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Anno 123 - n. 5
6 febbraio 1987
L. 700
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ROMA: ALBERGO DEL POPOLO
Che dei leaders delle due superpotenze l’uno fosse giovane,
dinamico, innovatore, e l’altro
vecchio e conservatore, oltre che
un po’ rimbambito, era diventato quasi un luogo comune giornalistico.
Ciò che è invece alquanto inconsueto, per l’opinione pubblica
occidentale, è che la parte più
brillante sia recitata da un capo di stato sovietico.
Dipinta per decenni — non
senza buone ragioni — come un
mondo chiuso, statico, impenetrabile, l’URSS ha in effetti infranto negli ultimi tempi, dopo
l’ascesa al potere di Mikhail Gorbaciov (ma segni premonitori
si eran potuti cogliere già durante la breve parentesi andropoviana) molti dei clichés che
Stalin e i suoi epigoni le avevano fatto cucire addosso. Beninteso, siamo sempre di fronte a
un regime di partito unico, le
croniche disfunzioni dell’econo, mia sovietica non sono per in,, canto guarite, l’URSS — solo in
questo simile agli Stati Uniti —
continua a mantenere in piedi
un enorme apparato militare.
1^All’attivo di Gorbaciov, però,
...óltre a molti buoni propositi,
stanno anche dei fatti, alcuni
dei quali siraordinariamente
corposi, come il rientro di Sakharov dal confino, o il progressivo disimpegno sovietico dall’Afghanistan. Inoltre, per il potere quasi assoluto di cui è investito il segretario del Partito Comunista sovietico, le stesse parole di Gorbaciov, almeno
quelle rivolte al suo paese, assumono un significato del tutto
particolare, non avendo egli bisogno di blandire l’elettorato
con promesse, o di rendere conto
del suo operato.
Con la recente riunione del
plenum del Comitato Centrale
del PCUS, il processo di rinnovamento ha indubbiamente subito una brusca accelerazione.
Proporre, come ha fatto Gorbaciov, reiezione diretta dei dirigenti da parte dei lavoratori,
il voto segreto negli organismi
statali e di partito (sì, proprio
quel voto segreto che vogliono
abolire nel parlamento italiano),
la possibilità per non iscritti al
partito di occupare posti di responsabilità significa infatti, almeno in teoria, minare alle fondamenta lo stato sovietico nella forma in cui si è sviluppato
fino a oggi.
Probabilmente Gorbaciov ha
compreso che relBclentismo da
solo non poteva bastare per arrestare la decadenza del socialismo sovietico; ciò che invece
poteva portare nuovo vigore al
gran corpo dell’URSS era solo
il consenso e l’attiva mobilitazione della gente comune. Se
questa — com’è verosimile —
è stata Tanallsl del leader sovietico, bisogna dire che le riforme annunciate sono con essa
coerenti.
Resta da vedere se questi
provvedimenti saranno effettivamente attuati, e quando, e in
quale forma, e fino a che punto:
è comunque legittima la speranza di un avvenire più libero per
il popolo sovietico: dalla politica alla cultura, aH’economia, alla religione.
Paolo Fiorio
I Rambo della capitale
L’episodio non è il primo: risse, violenze che trovano gli immigrati come primo bersaglio,
ma i nuovi giustizieri si proclamano non razzisti e si definiscono: « gruppo per la vita »
« Erano da poco passate le 23,
quando ho visto quel gruppo
sul marciapiede davanti all’Albergo. Ho avuto come un pnesentimento e ho detto al portiere di avvisare il 113. Infatti, non
aveva neppure finito di telefonare, quand’ecco dal gruppo è stata lanciata una bottiglia molotov
contro l’ingresso. Lo zerbino ha
subito preso fuoco. Poi hanno tirato sassi contro le finestre. Intanto sono arrivati i pompieri,
avvisati dalla polizia. Ma l’incendio era piccolo, ed è stato subito domato. Poi è anche arrivata la polizia, però il gruppo si
era già dileguato.
Saranno stati 15-20; impossibile identificarli. Avevano berretti e sciarpe nere intorno al volto.
E’ successo giovedì 22, ma i
giornali hanno cominciato a parlarne solo da sabato e domenica.
Sono venute anche televisioni
private. Mi sembra che abbiano
gonfiato molto la cosa — dice
con un po’ di fastidio Paolo Paone — e tutto questo non giova
alla serenità dei nostri ospiti ».
Paolo, con la moglie Maria, è
responsabile dell’Albergo del Popolo dal giugno scorso; un’opera
non certo facile da condurre,
collocata com’è al centro di miserie, frustrazioni, speranze. Ora
questo episodio, ingigantito e in
parte anche deformato dai mass
media, concentra l’attenzione sulTAlbergo. Ma forse è anche giusto che sia così.
L'episodio non va certamente
gonfiato più del necessario, ma
non può neppure passare sotto
silenzio. « Si fanno tante parole
— osserva ancora Paolo Paone
— ma poi cosa cambia? A che
servono? ».
E’ certo giusto diffidare dei
tanti discorsi, ma quello che è
successo merita una riflessiorie
e deve essere preso molto sul serio, anche se si tratta di un episodio di tipo teppistico.
L’aria che tira
a S.Lorenzo
C’è anzitutto da dire qualcosa
sul clima del quartiere S. Lorenzo. Costruito durante il re^me
fascista (case orribili, massicce,
pesanti, tutte uguali, abitato un
tempo da un ceto medio impiegatizio), è un quartiere che oggi
ha perso una sua fisionomia sociale univoca. Sui muri delle case s’incrociano scritte di tutti i
tipi, ma predominano quelle in
nero. Ogni tanto viene incendiata una macchina, forse un regolamento di conti; nei giardinetti si trovano le siringhe dei drogati. E’ questa la cornice del
quadro nel quale s’è verificato
l’episodio che ci preoccupa. Ed
in effetti la causa dello scatenarsi di quella violenza potrebbe
anche essere cercata nella droga.
Poco prima delle 23 uno dei tan
L'ingresso dell’Albergo del Popolo a Roma, gestito dall’Esercito della Salvezza. Contro di esso s’è scatenata la furia di un gruppo di
razzisti romani.
ti ospiti dell’Albergo, un ragazzo
egiziano, era riuscito a fatica a
sottrarsi ad una rissa scoppiata
in vm bar vicino. Lo accusavano
di trafficare in droga; ma probabilmente era solo im pretesto calunnioso. Insieme a lui c'erano
due marocchini: ad uno hanno
rotto una bottiglia in testa, l’altro se l'è data a gambe e, correndo, ha perso le scarpe. Dunque
un clima infuocato in cui si mescola l’odio razzista contro la
LUCA 19: 1-10
Per
i curiosi
Il messaggio di questo racconto è per coloro che, fra voi,
sono curiosi, che sono in ricerca, che sentono il bisogno di un
chiarimento con se stessi e con
Dio perché non sono più molto
convinti che il senso della loro
vita sia l'arrivismo, la carriera,
il benessere, la soddisfazione
dei bisogni veri o indotti.
Zaccheo, il capo dei pubblicani, gli esattori delle tasse, riscuoteva le tasse dai giudei per
passarle al dominatore romano,
ed in città si diceva che spesso
aumentava le tasse a proprio
vantaggio. Era ovviamente odiato dal popolo e considerato un
peccatore, e quindi emarginato,
dai ¡rii farisei, i custodi delle sacre tradizioni e della legge. Un
uomo che può aspettarsi solo
condanna e giudizio.
Zaccheo cerca di vedere chi è
Gesù, si mischia alla folla con
il rischio di essere riconosciuto,
ma è piccolo e sale su di un albero. Ha saputo della predicazione e dei miracoli di Gesù. Da
quello che succederà dopo possiamo dire che Zaccheo è spinto non solo da quel tipo di curiosità che muove per es. coloro che si accalcano in piazza per
vedere un famoso divo del cinema o del calcio. La sua curiosi
tà è attesa, ricerca, anche se non
riesce bene a precisare di che
cosa. Cerca un nuovo senso di
vita rispetto alla sua pur brillante carriera, al molto denaro
accumulato in banca ed investito in beni immobili. Una vita
più autentica, un chiarimento
con se stesso e del suo rapporto
con Dio. Tutte queste cose doveva rimuginare nella sua mente quando si faceva strada fra
la folla e saliva sull’albero. E'
un’occasione che forse non si
ripeterà.
Alcuni di voi guardano a Gesù ed alla sua predicazione come a un fatto culturale, altri
come ad una componente della
nostra tradizione religiosa. Ci
sono anche gli habitués di Gesù,
gli assidui frequentatori che di
lui sanno vita, morte e miracoli
e non provano più alcuna emozione. Uno sguardo e via.
Questo episodio è per i curiosi come Zaccheo, coloro che sentono che Gesù può fare per loro
qualcosa di importante.
La curiosità di Zaccheo non
cade nel vuoto: « Oggi devo essere tuo ospite », gli dice Gesù.
E’ l’oggi di Dio, il tempo in cui
egli compie in Cristo la promessa, il tempo in cui è ancora
possibile che Dio risponda alla
nostra curiosità, alle nostre attese. Colui che può solo aspettarsi condanna e giudizio si sente annunciare che il Signore entra in casa sua. L’attesa, la curiosità, diventano incontro personale. Gesù entra da noi, nella
nostra casa, nella nostra realtà
umana. Nessuno ci andrebbe in
casa dell'odiato e corrotto collaborazionista Zaccheo. Gesù ci
va. E’ il tempo in cui Dio in Cristo può ancora dare un senso
nuovo alla nostra vita.
« Devo essere tuo ospite ».
Quel devo esprime la decisione
di Dio. La visita di Gesù non è
solo un fatto contingente, uno
slancio di generosità e di buona
volontà. Fa parte della strategia
di Dio. Gesù non cede al fascino dell'uomo ricco e potente,
magari dimenticando l'ingiustizia e la corruzione che gli stanno dietro. Gesù è venuto « per
cercare e salvare ciò che era
perduto ».
Zaccheo è curioso, cerca, attende, ma la salvezza entra in
casa sua solo per la libera decisione della grazia di Dio. E' la
sua strategia di amore. Ed entra senza chiedere una pre-condizione, senza chiedere l'abito
Valdo Benecchì
(continua a pag. 2)
gente di colore: «Via i marocchini » si legge sui muri, verniciato di moralismo e giustizia.
In realtà sembra essere pura violenza di tipo fascista: « Gruppo
d'attacco S. Lorenzo » è firmata
una delle tante scritte farneticanti.
Ma chi sono? Cosa vogliono?
Una direzione in cui cercare una
risposta a queste domande può
essere fornita dalla « rivendicazione » dell'episodio, giunta con
una telefonata anonima alla redazione romana de II Manifesto
nel pomeriggio di martedì 27:
« Siamo il gruppo per la vita,
morte all'eroina e a tutte le droghe — ha detto la voce di un ragazzo —. Colpiremo ancora dove
ce ne sarà bisogno. Siamo stufi
di vedere i nostri amici morire
di droga. Non è questione di razzismo, non c'entra che quelli siano dei poveracci perché faremmo lo stesso con degli italiani.
Non ci siamo rivolti alla polizia
perché noi queste cose le risolviamo così. Non siamo di San
Lorenzo, siamo una ventina e
sappiamo per certo che all’Ostello del povero si smercia la
droga, perché è un posto dove
può entrare chiunque ».
Il giovane ha detto di avere
vent’anni, e alla domanda: «Che
lavoro fai? » ha risposto: « Mi
arrangio ».
Bande e gruppi
organizzati
Vera o falsa, pretestuosa o meno, questa rivendicazione apre
uno squarcio su una realtà inquietante. Alcune cose vanno,
rapidamente, sottolineate. Si
tratta anzitutto di un gruppo organizzato, non quindi nato casualmente. Non è l’unico gruppo
urbano di quel tipo. Ve ne sono
altri. Bande che si formano e
che si scontrano per motivi futili, banali come un certo tipo
di musica, una squadra di calcio ecc. L’elemento di coesione
del gruppo non è dato da ideali
Luciano Deodato
(continua a pag. 12 ì
2
2 commenti e dibattiti
6 febbraio 1987
A PROPOSITO DELL’AIDS
Il virus theologicus
Non solo una patologia medica, ma soprattutto un problema esistenziale - La percezione della malattia come dimensione del ”non-umano”
Ho letto con vivo interesse
l’articolo di Paolo Fiorio sul
problema dell’AIDS, apparso sul
n. 3 del giornale e ritengo che
ogni persona responsabile e di
buon senso non possa che concordare con le valutazioni che
egli ha dato del « fenomeno ».
Chi si ponga dal suo punto di
vista non potrà che deprecare il
modo spesso poco responsabile
con cui viene presentata la malattia, anche dai mass media, le
storture dell’opinione pubblica,
l’inpustificato panico che tocca
tutti riguardo alla eventualità
del contagio (e nelle nostre comunità ricrescono le riserve per
la comunione col calice comune
e le insistenze per la adozione
deH’individuale ).
Il titolo stesso dell’articolo, da
questo punto di vista, è una felice espressione, l’epidemia più
preoccupante non è tanto rappresentata dalla malattia (anche
la sua impressionante gravità è
evidente a tutti) quanto dalla
mala coscienza e dall’errato comportamento che essa genera.
Non penso però si possa ridurre il problema nei limiti di
un ambito così ristretto, di comportamento corretto sul piano
etico, di resistenza alle distorsioni della pubblica opinione;
l’AIDS non si può considerare
solo sotto il profilo del fenomeno sociale di comportamento, di
isteria collettiva; è una malattia, quella, che, forse senza valutare appieno il significato dei
termini, è stata qualificata la
« peste del 2000 ». Proprio da
qui vorrei partire per una modesta riflessione.
« Peste » significa morte, morte improvvisa, punta non si sa
da dove ed a cui non è possibile
sfugpre se non per miracolo,
per inattesa ed inspiegabile decisione dall’alto, io muoio e tu
ti salvi, senza motivo, nella stessa casa, nella stessa strada uno
è preso ed uno lasciato. La peste, pur non essendo più oggi
una malattia che conduce al lazzaretto, airosjjedale dei morenti, come allora, resta un simbolo che suscita emozione e paura.
Ed è naturale che parlando di
peste del 20(X) si dia voce a questa paura inconscia, si scatenino
fantasmi incontrollati. E c’è di
più: « peste » non è mai stato
nella cultura europea termine
esclusivamente medico, non ha
sianificato una fra le tante malattie infettive, è un giudizio; il
colera è una malattia, la peste
è il giudizio di Dio. A qualificarla tale è la violenza, il colpire
indiscriminato, il distruggere
con libertà insindacabile famiglie di potenti e di servi; è l'irrompere nella storia umana di
una dimensione non umana e
non biologica. Non diversa è la
percezione odierna rispetto all’AIDS.
Quando i mass media puntano l’obiettivo sull’uomo di successo, il « personaggio » che muore (fatto che giustamente ci infastidisce perché muoiono anche uomini e bambini che personaggi non sono) usano il linguaggio classico, iscritto da sempre nella logica del discorso della « peste ». L’attore di oggi è il
signore del ’300 ed il marchese
del ’600, l’immagine del successo e del potere; l'immagine della felicità che egli esprime deve
essere coltivata, mantenuta a
tutti i costi nel tessuto sociale
perché garantisce la possibilità
di un mio successo e di una mia
felicità. 11 marchese ridotto, come il suo garzone, ad un cadavere nerastro abbandonato sulla
via non è un uomo morto, è il
cixrllo di un simbolo, è la fine
di un mondo e solo potenze sovrastoriche possono compiere
questo stravolgimento dell’ordine. L’attore celebre che muore
di AIDS è la fine del grande mito di oggi, denaro più successo
= felicità, cioè vita. Se anche
lui muore che senso c’è a rincorrere un sogno, il sogno della
felicità? Ma può l’uomo vivere
senza sogni?
Quando si dice « peste » si dice o presuppone tutto questo e
non è possibile controllare, contenere, razionalizzare, come cercano di fare medici e ministri,
l’inconscio ed è l’inconscio a dirci che non c’è vaccino contro la
peste, anche se tutti sono certi
che un giorno o l’altro troveremo il vaccino contro l’AIDS.
Questa « peste » x>erò non è
più quella del Boccaccio o del
Manzoni, non produce evasioni
letterarie o riflessioni edificanti
ma muto sgomento; di fatto è
la peste del « 2000 », è tutt’altra
cosa di quella. Fra le due c’è la
differenza che c’è fra un’ascia
ed un computer. Nel ’300 la peste è cieca, brutale, colpisce uomini e bambini, ricchi e poveri,
credenti e peccatori, quella odiema ha un suo programma.
Il virus non si espande più in
modo disordinato, animale, caotico, è programmato, segue una
sua logica e secondo questa logica colpisce.
Ma è giusto dire colpisce? No,
perché la sua raffinata intersezione nel processo biologico è
l’introduzione non della morte
ma del morire; spostando il fattore incertezza, rappresentato
dalla morte, dalla fine al principio rende la morte compagna
della vita, perennemente sospesa
all’imprevedibile fatto casuale
che ne determinerà il precipitare. Ha il suo programma consequenziale, ferreo, definito e tu
ne sei il programmatore.
Le possibilità di contagio sono, allo stato attuale delle nostre conoscenze e se dobbiamo
credere a ciò che ripetono instancabilmente medici e ministri, chiaramente delimitate;
sangue e rapporti sessuali con
persone portatrici del virus. Qui
sta la fondamentale differenza
fra le due pesti, l’antica ti tra
volge oscura ed implacabile, questa sai dove sta di casa, non viene più dall’esterno, dal destino,
ma sorge in te quando l’accogli,
l’altra è fuori di te e mette fine
al tuo vivere, questa fa parte
del tuo vivere. Oserei dire che
la « peste del 2000 » corrisponde all’uomo adulto che siamo
diventati, o crediamo di essere, all’uomo che esplora i mondi e l’atomo, crea gli esseri e ritarda
la morte, è alla dimensione dei
Nobel e dei grandi laboratori,
la natura neH’infinitesimamente
piccolo ha accettato di misurarsi con noi sul terreno della intelligenza.
Ma resta giudizio e questo crea
inquietudine. Giudizio, è bene ricordarlo, non si identifica con
punizione. La punizione può essere la forma coercitiva dell’educare, il giudicare è altro, è
pronunziare la parola della verità sull’esistenza. La peste del
2000 ha mantenuto il suo carattere di giudizio, e perciò di incubo, e non può non conservarlo, con la differenza che giudizio
non è più intervento inatteso di
una potenza divina esterna alla
tua vita ma sta già iscritto nella programmazione della tua
stessa esistenza, ed iscritto da
te. Di peste medievale moriva
chiunque, di AIDS sai già chi
morirà e chi no, e lo sai di te
stesso.
Per questa ricchezza di cariche simboliche sta al vertice di
tutte le morti moderne che appartengono alla stessa categoria
programmatica, siano esse causate dalle varie droghe, dal fumo, dall’alcool, siano esse causate dalla sfida alla vita. Per questo non potrà essere ricondotta
alla patologia medica ma resterà, per quanto si faccia per informare, illustrare, educare, un
problema esistenziale, e che non
tocca solo il sociale, come ha illustrato molto bene Fiorio, ma
il profondo dell’essere. Il virus
non è più solo moralista, direi
che è diventato virus theologicus, la malattia riaffonda nuovamente le sue radici nel màle.
Giorgio Tourn
Per i curiosi
(segue da pag. 1)
buono delle grandi occasioni.
La visita di Gesù provoca profondi cambiamenti in casa di Zaccheo. Accoglie Gesù con allegrezza. Lo accoglie non come
avrebbe accolto l'ispettore del
ministero venuto per un controllo ai registri di cassa, ma
come si accoglie chi viene ad offrirci amicizia, fraternità, comunione, perdono. E’ entrata la salvezza e sono uscite la solitudine
e la tristezza. Uomini come Zaccheo sono persone tristi e sole.
Ma ascoltate: « Signore, la metà dei miei beni la do ai poveri;
e se ho frodato qualcuno di qualcosa gli rendo il quadruplo ». E'
il segno di una persona rinnovata. E lo dimostra proprio in
un campo nel quale aveva investito proprio tutto e per il quale aveva sacrificato anche la propria dignità umana. Torna ad
essere un uomo libero. Si desolidarizza in pratica da una logica
perversa, che non ha limiti, che
diventa sempre più ingiusta e
violenta. A chi gli rimprovera
l’imprudenza della sua visita,
Gesù risponde che ora anche
Zaccheo è figlio di Abramo, Isacco e Giacobbe, cioè figlio della
promessa. La visita di Gesù ricostituisce, ricompone la comunità umana.
La salvezza è entrata nella casa di Zaccheo, è entrata nella
nostra umanità, nella creazione.
Essa ci libera anche dalla schiavitù del mito di un certo sviluppo che ci sta distruggendo giorno dopo giorno, ci restituisce la
libertà di tornare a godere dell’acqua, dell’aria, della terra come creazione buona di Dio.
Il racconto non si conclude
con l’invito a Zaccheo a lasciare
la sua attività per entrare nel
gruppo dei discepoli. Gesù lascia Zaccheo nella sua casa, nella sua attività. E’ lì che la sua
conversione, che la sua libertà
dovranno produrre dei frutti. E
questo si vedrà nella misura in
cui i suoi colleghi, la sua amministrazione sapranno convincerlo o meno a reintegrarsi nel vecchio sistema, con le lusinghe di
un aumento di guadagno, uno
scatto di carriera o con la minaccia. Nella vita quotidiana si
vedrà come sapremo usare la libertà, la salvezza che in Gesù di
Nazareth è entrata in casa nostra.
Valdo Benecchi
VERO
ECUMENISMO
Egregio Signor Direttore
sabato, 24,1.1987, alle ore 20.30,
presso la chiesa evangelica valdese,
sita In C.so Vittorio Emanuele il, 23
ho partecipato all'incontro ecumenico
di preghiera per la pace. Indi, era
anche un incontro di riflessione, e di
riconciliazione, con altri credi religiosi. Sono Cattolico Cristiano Romano,
e posso dire che ho sentito, durante
la preghiera, la partecipazione di tutti
I credenti in Dio. La pace non deve
essere la moda del momento, e tanto meno concepita come un fattore
folcloristico. Bensì, come parte di noi
stessi, la vera pace sta in noi stessi, cioè nel nostro cuore. Ho sempre concepito un Dio universale e non
antropomorfico.
I veri Cristiani dovrebbero essere
i figli dell'amore, e non dell'odio.
Ognuno di noi, però, è solo cristiano
neH’aspetto esteriore, e non interiore.
Nel passato, come nel presente, ci
sono state guerre di religione. Da entrambe le parti, nel nome di Dio, si
sono compiute delle ecatombi assurde. Torture, persecuzioni, guerre fratricide. Altro ohe figli di Dio, semmai figli del Diavolo. Gli errori madornali del passato servono come
punti di riferimento, per non ripeterli
nel presente. Non basta recarsi in
chiesa alla domenica, pregare, salmodiare, e fare la comunione, e poi,
una volta usciti dal tempio di Dio,
serbiamo dei rancori assurdi verso i
nostri fratelli, solo perché essi non
appartengono al nostro credo religioso. E piuttosto di tendere loro una
mano, gli tendiamo una spada. Cosa
è che più ci manca a noi cristiani è
l'umiltà. Nel vangelo di Luca 10: 21-22
a riguardo dell'umiltà si dice: “ In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: lo ti rendo lode,
Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai
dotti e ai sapienti e le hai rivelate
ai piccoli. Sì, Padre, perché così a
te è piaciuto. Ogni cosa mi è stata
affidata dal Padre mio e nessuno sa
chi è il Figlio se non il Padre, né
chi è il Padre se non il Figlio e colui
al quale il Figlio lo voglia rivelare ».
Da buoni Cristiani, dobbiamo pregare
più con il cuore, ohe con la mente.
Nel vangelo di Luca, c'è scritto (11:
9 ss.) sull'efficacia della preghiera:
« Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e
vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa
sarà aperto. Quale padre tra voi, se
il figlio gli chiede un pane, gli darà
una pietra? 0 se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una
serpe? 0 se gli chiede un uovo, gli
darà uno scorpione? Se dunque voi,
che siete cattivi, sapete dare cose
buone ai vostri figli, quanto più il
Padre vostro celeste darà lo Spirito
Santo a coloro che glielo chiedono! ».
Debbo però confessare un fatto che
mi sta a cuore: nell'Europa, come in
altre parti del mondo, c'è il « Nazionalismo religioso », Del tipo; io sono cattolico, protestante, anabattista,
e così via di seguito. Dov’è, la vera
pace? La guerra psicologica è dura
a morire.
in fede.
Francesco Sansotta, Torino
CRISTIANI
E CONFORMISMO
Gentilissimo Direttore,
vorrei prima di tutto ringraziare il
pastore Giovanni Conte per l'articolo
equilibrato, persuasivo ed anche coraggioso, apparso sul n. 1 del giornale.
Se mi è consentito aggiungere qualcosa, in senso più generale, a quanto esposto tanto autorevolmente, vorrei dire che, secondo me, siamo tanto accecati dal benessere materiale
che ci circonda che finiamo per non
renderci conto di quanto esso ci costi. Nell'ambito umano, seguendo le
illusioni delle moderne teorie socioeconomiche, abbiamo sostituito le
prepotenze individuali — sulle quali
qualche volta la voce di Dio poteva
intervenire — con la sopraffazione da
parte di gruppi l'organizzazione dei
quali, spesso disonesta, sempre buro
cratica e arida, non consente alcuna
pietà od umanità, ma solo la logica
del più forte o quella della carta bollata, L'individuo nell'ambito di tali
gruppi ha perduto ogni possibile libertà ed ogni possibilità di emancipazione perché il rigido corporativismo
ivi regnante costringe chi vuol essere
ascoltato a parlare la lingua dei più,
non quella che ritiene più giusta.
Da un punto di vista più generale
la corsa sfrenata verso un benessere sempre più superfluo — i maggiori
irrinunciabili guadagni e la connessa
imprescindibile riduzione degli orari
di lavoro, sono destinati in gran parte agli indumenti più lussuosi, alle automobili più potenti, alle villeggiature importanti, ai viaggi all'estero... —
ci rende complici della distruzione
della natura intorno a noi. Cristo non
ci ha mai promesso benessere materiale, ma sudore e sacrificio: provi
qualcuno a parlare della necessità di
fare qualche passo indietro, di rinunciare a qualche caloria consumata, di
mangiare qualche frutto « toccato »
perché non inzuppato di anticrittogamici o di lavorare per qualcuno che
non è in grado di pagare alcuna retribuzione e sentirà le risposte! Sono tutti ben consapevoli dei loro diritti e, forse, anche noi troppo spesso
convalidiamo questa persuasione.
Che cosa aspettiamo per dissociarci
completamente dal conformismo che ci
circonda e che sostanzialmente ci induce verso l'interesse della nostra
casta, verso il successo delle nostre
idee politiche, cioè verso la sopraffazione di una parte dell’umanità sulla
parte restante?
Se ci mancano la fantasia e l'ispirazione per suggerire al mondo una
pratica completamente nuova, basata
realmente suH'Evangelo, per mitigare
i tantissimi mali che opprimono la
umanità, facciamo intanto il “ bene »
che possiamo intorno a noi, senza
riempirci vanamente di tronfia soddisfazione per aver saputo elencare alcune cose che altri, secondo noi, dovrebbero compiere.
Con i saluti più cordiali.
Reto Bonifazi, Terni
PER LA
VERITÀ’ STORICA
Nel n. 2 del giornale, in data 16
gen., nel riquadro contenente i dati
della ■■ documentazione fornita al Convegno indetto dalla FCEI sulla storia
del Culto Radio », ho notato una dimenticanza alla quale ritengo opportuno rimediare.
Tra le città nelle quali sin dal '45
ebbe inizio la trasmissione del « Culto
Evangelico », è stata dimenticata Genova. Anche in questa città il « Culto
Radio » fu organizzato a cura del locale Consiglio dei pastori, presieduto
dal past. Francesco Peyronel. Lo si
organizzò come testimonianza interdenominazionale convenendo su alcune
norme volte ad evitare ogni possibile
accentuazione propagandistica denominazionale. Alle trasmissioni — sempre
in « diretta » — si alternavano Valdesi, Metodisti, Battisti, Avventisti e
Fratelli.
Avevamo a disposizione oltre 30
minuti; per il canto degli inni i pastori facevano venire alla sede EIAR
di piazza della Vittoria le corali delle
rispettive Comunità: l'orario iniziale
del pomeriggio alle 14.30 fu in seguito portato alle 9 del mattino. Come
in tutte le altre città, la trasmissione
locale cessò nel 1951, sostituita da
quella su rete nazionale.
Quale unico superstite dei pastori
che allora attivarono e sostennero
quelle prime trasmissioni genovesi
del Culto Evangelico ho creduto doveroso segnalare la lacuna e colmarla.
Alfredo Scorsonelli, Pisa
QUESTA PAGINA
è dedicata ai commenti evangelici su fatti di attualità e non, ed
al dibattito dei lettori.
Preghiamo i lettori che desiderano intervenire di contenere i loro
scritti (dattiloscritti con interlinea
2) ad una cartella se lettere, ed
a due cartelle se interventi per il
dibattito.
3
6 febbraio 1987
pelinone a scuola 3
La religione nella scuola secondo le Intese
con gli Avventisti e le Assemblee di Dio
Presentiamo qui, aderendo alla richiesta di alcuni lettori, una tavola
comparativa tra i diversi testi dei
preamboli e degli articoli riguardanti
la materia scolastica delle Intese sinora raggiunte tra il Governo della
Repubblica italiana e le confessioni
religiose ai sensi dell’art. 8 della Costituzione. Il testo relativo all’Intesa
colla Tavola valdese è quello firmato
il 21 febbraio 1984, integrato colla
modifica del secondo comma dell'art.
9, firmata il 3 aprile 1986. L’Intesa
colla Tavola valdese è stata recepita
nella Legge n. 449 dell’ll agosto 1984.
Il testo delle Intese colle Assemblee di Dio e coH’Unione delle Chiese cristiane avventiste del 7° giorno è
quello firmato il 29 dicembre 1986.
Relativamente alla questione dell’ora di religione cattolica i testi dell’Intesa awentista e pentecostale pre
cisano, oltre quanto già affermato
nell’Intesa valdese, che è escluso nella scuola pubblica il cosiddetto insegnamento diffuso e che « in ogni caso
non possono essere richiesti agli
alunni pratiche religiose o atti di culto ».
Diversità si ritrovano anche in materia di agibilità scolastica. Per l’Intesa valdese il diritto di rispondere
ad eventuali richieste della scuola in
ordine alla conoscenza del fatto religioso è delle chiese e le modalità di
questo intervento sono concordate
con gli organi scolastici competenti.
Per le Intese awentista e pentecostale il diritto è degli incaricati delle
chiese e questa eventuale attività si
inserisce tra le attività culturali della
scuola. Per tutte le Intese non sono
previsti oneri a carico dello Stato.
G. G.
Intesa tra il Governo e la Tavola Valdese
Art. 1.
La Repubblica italiana, nel richiamarsi all’art. 8 della Costituzione,
e la Tavola valdese, nel considerare la legislazione
sui culti ammessi del 1929-30 non rispettosa della uguale libertà riconosciuta dalla Costitiizione a tutte le confessioni religiose e pertanto non idonea a regolare i
rapporti tra le chiese da essa rappresentate e lo Stato,
convengono che la legge di approvazione, ai sensi
dell’art. 8 della Costituzione, della presente Intesa sostituisce ad ogni effetto, nei confronti delle chiese rappresentate dalla Tavola valdese, la suindicata legislazione.
Le parti pertanto concordano nel precisare che, a
partire dalla data di entrata in vigore della legge predetta, le disposizioni della legge 24 giugno 1929, n. 1159
e del regio decreto 28 febbraio 1930, n. 289, cessano di
avere efficacia ed applicabilità nei confronti delle chiese rappresentate dalla Tavola valdese, degli istituti ed
opere che ne fanno parte e degli organi e persone che
le costituiscono.
Art. 9.
La Tavola valdese, nella convinzione che l’educazione e la formazione religiosa dei fanciulli e della gioventù sono di specifica competenza delle famiglie e
delle chiese, non richiede di svolgere nelle scuole gestite dallo Stato o da altri enti pubblici, per quanti hanno parte nelle chiese da essa rappresentate, l’insegnamento di catechesi o di dottrina religiosa o pratiche di
culto.
La Tavola valdese prende atto che la Repubblica
italiana nell’assicurare l’insegnamento della religione
cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di
ogni ordine e grado, riconosce agli alunni di dette scuole, al fine di garantire la libertà di coscienza di tutti,
il diritto di non avvalersi delle pratiche e dell’insegnamento cattolico. Tale diritto è esercitato, ai sensi delle
leggi dello Stato, dagli alunni o da coloro cui compete
la potestà su di essi (’^).
La Tavola valdese prende altresì atto che, per dare
reale efficacia all’attuazione di tale diritto, l’ordinamento scolastico provvede a che l’insegnamento religioso ed
ogni eventuale pratica religiosa, nelle classi in cui sono
presenti alunni che hanno dichiarato di non avvalersene,
non abbiano luogo in occasione dell’insegnamento di altre materie, né secondo orari che abbiano per i detti
alunni effetti comunque discriminanti.
Art. 10.
La Repubblica italiana, allo scopo di garantire che
la scuola pubblica sia centro di promozione culturale,
sociale e civile aperto all’apporto di tutte le componenti della società, assicura alle chiese rappresentate
dalla Tavola valdese il diritto di rispondere alle eventuali richieste provenienti dagli alunni, dalle loro famiglie o dagli organi scolastici, in ordine allo studio del
fatto religioso e delle sue implicazioni. Le modalità
sono concordate con gli organi previsti dall’ordinamento scolastico. Gli oneri finanziari sono a carico degli
organi ecclesiastici competenti.
Art. 15.
Le lauree e i diplomi in teologia rilasciati dalla Facoltà valdese di teologia sono riconosciuti dalla Repubblica italiana.
Gli studenti della predetta Facoltà possono usufruire
degli stessi rinvii dal servizio militare accordati agli studenti delle Università statali.
La gestione ed il regolamento della Facoltà, nonché
la nomina del personale insegnante, spettano agli organi
ecclesiastici competenti ed a loro carico rimangono i
relativi oneri finanziari.
l
(*) Il secondo comma è stato così modificato con
l’Intesa del 3 aprile 1986.
Intesa tra il Governo della Repubblica italiana
e le « Assemblee di Dio in Italia »
La Repubblica italiana e le « Assemblee di Dio in
Italia» (ADI), riconosciute in ente morale di culto con
decreto del Presidente della Repubblica 5 dicembre 1959
n. 1349, richiamandosi ai principi di libertà religiosa
sanciti dalla Costituzione e ai diritti di libertà di coscienza e di religione garantiti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, dalla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, ratificata con legge 4 agosto 1955 n. 848 e successive integrazioni e ratifiche, e dai Patti internazionali relativi ai diritti economici, sociali e culturali e
ai diritti civili e politici del 1966 ratificati con legge
25 ottobre 1977 n. 881;
considerato che in forza dell’articolo 8, commi secondo e terzo della Costituzione, le confessioni religiose hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano e che i loro rapporti con lo Stato sono
regolati per legge sulla base di una intesa con le relative rappresentanze ;
ritenuto che la legislazione sui culti ammessi del
1929-30' non sia idonea a regolare i reciproci rapporti;
riconosciuta l’opportunità di addivenire alla predetta intesa;
convengono che la legge di approvazione, ai sensi
dell’art. 8 della Costituzione, della presente intesa sostituisce ad ogni effetto, nei confronti delle chiese cristiane evangeliche associate alle ADI, la citata legislazione sui culti ammessi.
Nell’addivenire alla presente intesa la Repubblica
italiana prende atto che;
le ADI, convinte che la fede non necessita di tutela
penale diretta, riaffermano il principio che la tutela penale in materia religiosa deve essere attuata solamente attraverso la protezione dell’esercizio dei diritti di
libertà riconosciuti e garantiti dalla Costituzione, e non
mediante la tutela specifica del sentimento religioso;
le ADI, nella convinzione che l’educazione e la formazione religiosa dei fanciulli e della gioventù sono
di specifica competenza delle famiglie e delle chiese,
non richiedono di svolgere nelle scuole gestite dallo
Stato o da altri enti pubblici, per quanti fanno parte
delle chiese ad esse associate, l’insegnamento di catechesi o di dottrine religiose o pratiche di culto.
Art. 8.
La Repubblica italiana, nel garantire la libertà di
coscienza di tutti, riconosce agli alunni delle scuole
pubbliche non universitarie il diritto di non avvalersi
di insegnamenti religiosi. Tale diritto è esercitato ai
sensi delle leggi dello Stato dagli alunni o da coloro
cui compete la potestà su di essi.
Per dare reale efficacia all’attuazione di tale diritto,
l’ordinamento scolastico provvede a che l’insegnamento religioso non abbia luogo secondo orari che abbiano per gli alunni effetti comunque discriminanti e che
non siano previste forme di insegnamento religioso diffuso nello svolgimento dei programmi di altre discipline. In ogni caso, non potranno essere richiesti agli
alunni pratiche religiose o atti di culto.
Art. 19.
Intesa fra la Repubblica italiana
e l’Unione italiana delle Chiese cristiane
avventiste del 7° giorno
Art. 9.
La Repubblica italiana, nel garantire il carattere
pluralistico della scuola, assicura agli incaricati dalle
chiese associate alle ADI, designati dal Consiglio Generale, il diritto di rispondere ad eventuali richieste
provenienti dagli alunni, dalle loro famiglie o dagli organi scolastici, in ordine allo studio del fatto religioso
e delle sue implicazioni. Tali attività si inseriscono nell’ambito delle attività culturali previste dall’ordinamento scolastico.
Gli oneri finanziari sono comunque a carico degli
organi delle ADI competenti.
Sono riconosciuti i diplomi di formazione teologica
e cultura biblica rilasciati dall’Istituto Biblico Italiano,
secondo il vigente regolamento, al termine di corsi
triennali, a studenti in possesso del titolo di studio di
scuola secondaria superiore.
I regolamenti vigenti e le eventuali modificazioni sono comunicati al Ministero della Pubblica Istruzione.
Gli studenti del predetto Istituto possono usufruire
degli stessi rinvii dal servizio militare accordati agli
studenti delle scuole universitarie di pari durata.
La gestione ed il regolamento dell’Istituto nonché la
nomina del personale insegnante spettano agli organi
competenti delle ADI ed a loro carico rimangono i relativi oneri finanziari.
La Repubblica italiana e l’Unione italiana delle Chiese cristiane avventiste del 7® giorno, richiamandosi ai
principi di libertà religiosa sanciti dalla Costituzione e
ai diritti di libertà di coscienza e di religione garantiti
dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, dalla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, ratificata con legge 4
agosto 1955, n. 848, e successive integrazioni e ratifiche
e dai Patti interjiqzionali relativi ai diritti economici,
sociali e culturali e ai diritti civili e politici del 1966,
ratificati con legge 25 ottobre 1977, n. 881, considerato
che in forza dell’art. 8, commi secondo e terzo, della Costituzione le confessioni religiose hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano, e che i
loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge, sulla base di intesa con le relative rappresentanze; ritenuto che la legislazione sui culti ammessi del 1929-1930
non sia idonea a regolare i reciproci rapporti; riconosciuta l’opportunità di addivenire a tale intesa; convengono che la legge di approvazione, ai sensi dell’art. 8
della Costituzione, della presente intesa sostituisce ad
ogni effetto, nei confronti dell’Unione delle Chiese cristiane avventiste, la citata legislazione sui culti ammessi.
NelTaddìvenire alla presente intesa, la Repubblica
italiana prende atto che;
l’Unione delle Chiese cristiane avventiste conferma
la validità dei valori del separatismo ai quali la presente intesa si ispira.
L’Unione delle Chiese cristiane avventiste, nella convinzione che l’educazione e la formazione dei fanciulli e
della gioventù sono di specifica competenza delle famiglie e delle Chiese, non richiede di svolgere nelle
scuole gestite dallo Stato o da altri enti pubblici, per
quanti fanno parte delle Chiese ad essa associate, Tinsegnamento di catechesi o di dottrine religiose o pratiche di culto.
Art. 9.
La Repubblica italiana, nel garantire la libertà di
coscienza di tutti, riconosce agli alunni delle scuole pubbliche non universitarie il diritto di non avvalersi di
insegnamenti religiosi. Tale diritto è esercitato ai sensi
delle leggi dello Stato dagli alunni o da coloro cui compete la potestà su di essi.
Per dare reale efficacia all’attuazione di tale diritto,
l’ordinamento scolastico provvede a che Tinsegnamento religioso non abbia luogo secondo orari che abbiano
per gli alunni effetti comunque discriminanti e che non
siano previste forme di insegnamento religioso diffuso
nello svolgimento dei programmi di altre discipline. In
ogni caso non possono essere richiesti agli alunni pratiche religiose o atti di culto.
Art. 10.
La Repubblica italiana, nel garantire il carattere pluralista della scuola, assicura agli incaricati designati
dall’Unione delle Chiese cristiane avventiste il diritto
di rispondere ad eventuali ' richieste provenienti dagli
alunni, dalle loro famiglie o dagli organi scolastici, in
ordine allo studio del fatto religioso e delle sue implicazioni. Tali attività si inseriscono nell’ambito delle attività culturali previste dall’ordinamento scolastico.
Gli oneri finanziari sono comunque a carico dell’Unione.
Art. 11.
La Repubblica italiana, in conformità al principio
della libertà della scuola e dell’insegnamento e nei termini previsti dalla Costituzione, garantisce alle Chiese
cristiane avventiste il diritto di istituire liberamente
scuole di ogni ordine e grado e istituti di educazione.
A tali scuole, che ottengano la parità, è assicurata
piena libertà ed ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni delle scuole dello
Stato e degli altri enti territoriali, anche per quanto
concerne l’esame di Stato.
Art. 12.
Sono riconosciuti i diplomi di teologia e di cultura
biblica rilasciati, secondo il vigente regolamento, al
termine di corsi triennali, a studenti in possesso del
titolo di studio di scuola secondaria superiore, dall’Istituto Awentista di Cultura Biblica.
I regolamenti vigenti e le eventuali modificazioni
sono comunicati al Ministero della Pubblica Istruzione.
C>li studenti del predetto Istituto possono usufruire
degli stessi rinvii dal servizio militare accordati agli
studenti delle scuole universitarie di pari durata.
La gestione e il regolamento dell’Istituto, nonché la
nomina del personale insegnante, spettano agli organi
competenti dell’Unione delle Chiese cristiane avventiste.
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6 febbraio 1987 |
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LUTTO NELL’AMBIENTE LETTERARIO
Carlo Cassola
Lo scrittore, definito da alcuni « illuminista cristiano », ci ha lasciato importanti riflessioni sul compito delle chiese per la pace
Nel volgere di pochi giorni, sono scomparse in Italia tre personalità nel campo artistico-letterario: dopo il romanziere Piero
Chiara, dopo il pittore Renato
Guttuso, è ora mancato lo scrittore e saggista Carlo Cassola.
Non è certo questa la sede per
dilungarsi sulla sua opera letteraria; a questo hanno già provveduto i mass media. Vorrei invece qui ricordare di Cassola un
aspetto quasi totalmente trascurato — o per lo meno appena accennato — della sua attività di
scrittore impegnato contro gli armamenti e contro le spese militari. Tale impegno lo tradusse anche nella resdià, fondando la
Lega per il disarmo unilaterale.
Ho sotto gli occhi alcuni suoi
libri che contengono articoli e
saggi contro gli apparati militari,
contro i signori della guerra, contro il disimpegno e Tindifferenza
della cultura. Sono titoli ohe invano cercheremo di leggere fra
le recensioni e le commemorazioni di questi giorni. Si tratta di
« Disarmo o barbarie », di « Letteratura e disarmo », di « Ultima
frontiera », di « Il gigante cieco »
ed altri ancora. Ma c’è anche un
romanzo storico del 1980 dal titolo «Il ribelle » ambientato a
Roma nel IV secolo, che affronta
quello che egli ha definito « il
compromesso storico fra Chiesa
e Stato ». Il protagonista, un san
to immaginario dal nome Severiano, cerca invano di opporsi ad
una simile jattima, giacché egli
è consapevole che il cristianesimo, con le sue promesse di giustizia e di pace, verrà inevitabilmente eluso e deluso.
Qualcuno aveva definito Cassola — laico nel senso più totale
della parola — un "illuminista
cristiano”. Lo scrittore non solo
non se ne era adombrato, ma
aveva sottolineato quanto fosse
difficile essere veramente cristiani, apprezzando nel contempo
quanto facevano le Chiese nel
mondo in favore della pace e
della giustizia.
Vorrei concludere queste brevi
note riportando un brano tratto
dal libro « Contro le armi » e che
costituisce un punto nodale di
quello ohe è stato l’impegno civile e politico di Carlo Cassola:
« ..America e Russia sono portatrici di due opposti modelli di
sviluppo economico, quello capitalista e quello collettivista; ma
sul piano politico, che è enormemente più importante, sono portatrici della stessa concezione. In
particolare, sono ferme all’idea
di un mondo diviso in tanti Stati sovrani armati e condannati
quindi alla fine. Quello che è
peggio, questi Stati sono tanti:
circa 140 ormai. Né vi è alcuna
proposta per modificare questo
assurdo stato di cose (...). Quel
che tiene in piedi questo aberrante stato di cose è una mistificazione culturale in grande stile.
La quale per prima cosa diffonde
la credenza che tutto dipenda
dai rapporti fra le due superpotenze, o dal fatto che l’una prevalga sull’altra. L’essenziale è che
la gente non si accorga che si
tratta di una contrapposizione
fittizia. E’ un vecchio trucco quello di presentarci l’uno come il
diavolo, l’altro come Dio: ha
sempre funzionato a meraviglia
per ingannare la gente e spingerla a rifarsela col diavolo di turno.
Si dirà: va bene, smascherare
l’inganno è cosa meritoria, ma si
può far qualcosa per opporci a
questo fatale andare? Ñon solo
si può far qualcosa ma si può
far tutto. Il Paese che avesse
l’intelligenza, il coraggio e l'immaginazione per attuare il disarmo unilaterale e per rinunciare
unilateralmente alla propria sovranità, dichiarandosi pronto a
federarsi coi popoli maggiormente affini diverrebbe un nuovo faro per l’umanità. Il mondo ha urgente bisogno di un nuovo modello di sviluppo politico, giacché
l’America e la Russia gliene forniscono uno (la divisione degli
Stati sovrani armati) che porta
dritto dritto alla autodistruzio
Roberto Peyrot
GEORGES CASALIS
La fede di un contestatore
Georges Casalis è stato sicuramente uno degli uomini più contestati e più contestatori del protestantesimo contemporaneo. Era
impegnato fino all’intransigenza
anche nei confronti dei suoi amici più vicini. E, allo stesso tempo, non lasciava nessuno nell’indifferenza.
Impegnato e militante lo fu da
sempre. Nel nome e al servizio
dell’Evangelo, che aveva imparato da Karl Barth a riconoscere
come una potenza irrecusabile di
contestazione nei confronti di
tutte le forze della morte: ed in
DAL 22 FEBBRAIO
Nuovo orario di
Protestantesimo
(nev) — La rubrica televisiva
« Protestantesimo », curata dalla
Federazione delle chiese evangeliche in Italia (PCEI), cambia
giorno di trasmissione: a partire dal 22 febbraio andrà in onda a settimane alterne la domenica sera, alle ore 22.50 circa,
sempre su Rai II, abbandonando la tradizionale collocazione
del lunedì. La prima trasmissione nella nuova collocazione, dal
titolo « Karl Barth : una vita al
servizio della Parola», è dedicata alla vita e al pensiero del
grande teologo protestante.
La scelta della domenica (decisa dalla Bai congiuntamente
con i responsabili della rubrica,
a seguito della programmazione
di una nuova rubrica quotidiana
serale) dovrebbe consentire una
maggiore puntualità nella messa
in onda cfi questo servizio che
procede ininterrottamente dal
gennaio 1973, informando sulla
vita e la cultura del protestantesimo italiano e mondiale.
effetti, negli ultimi anni precedenti la guerra, al tempo della
lotta della Chiesa protestante tedesca (detta « confessante ») contro il nazismo, fu, a Basilea, allievo del principale ispiratore di essa.
Da allora, egli non ha mai cessato di ergersi fra di noi a testimone irremovibile dell’esigenza
di giustizia e liberazione che è in
Gesù Cristo. Dapprima, durante
l’occupazione, come segretario generale della Federazione francese
delle associazioni cristiane degli
studenti, quando, basandosi sulle
parole rare ma preziose che venivano dall’altra parte del Reno,
parole impegnate nella lotta contro la perversione nazista, ci insegnava la Resistenza. Ed egli
stesso la visse nella redazione di
Témoignage chrétien, e nella partecipazione attiva al salvataggio
di molti ebrei.
Poi, ritornata la pace, fu a Berlino come cappellano militare, al
fine, in particolare, di dirigere
l’indispensabile riallacciarsi dei
contatti con tutti i cristiani che,
laggiù, si risvegliavano dolorosamente da quegli anni di incubo.
Non cessò mai di tenersi all’angolo della storia e di rendervi attenti i fratelli e le sorelle vicino
a cui svolse il proprio ministero,
a Strasburgo, alla facoltà di teologa di Parigi, e, in questi ultimi
anni, a Noyon (Oise), presso il
museo Calvino.
F, sempre fu testimone dell’Evangelo, nelle lotte più svariate, al servizio della riconciliazione nel quadro della Conferenza Cristiana per la pace, che cercò di stabilire un dialogo essenziale tra cristiani dell’est, dell'ovest e del sud. In questa stessa
dinamica fu il principale avvocato, tra i protestanti francesi,
dei teologi latino-americani della
liberazione.
Nelle istituzioni della Chiesa
riformata, al Consiglio Ecumeni
Protestanteslmo
in TV
LUNEDI’ 9 FEBBRAIO
ore 23 circa - RAI 2
L’apertura idi questo nu>mero è dedicata alla nuova
legge per i lavoratori stranieri. Una scheda filmata
presenterà l’impegno ed il
lavoro finora svolto dall’Esercito della Salvezza, YWCA e
Servizio migranti della FCEI.
Seguiranno le rubriche
« uno -I- uno » ed « Il riflettere » acceso su Paul Ricoeur.
DALLA STAMPA ITALIANA
AIDS: è l’ora
dell’occulto
Nell’iniziare il secondo anno di compilazione di questa rubrica
tengo a ringraziare quanti vi collaborano, ed in particolare Giovanni
L. Giudici, con l’invio di materiali tratti dai principali quotidiani e
periodici italiani.
co, nella Federazione protestante,
con il testo Eglise et Pouvoirs, di
cui fu uno dei principali redattori, e soprattutto nella predicazione, energica e calorosa, ma
anche al di là dei limiti dell’istituzione stessa, per esempio presso
il Tribunale Russell, Georges Casalis pagava sempre il prezzo della propria fede senza barare mai
con essa, come mostrò anche come principale artefice della preparazione e della pubblicazione
della Traduzione ecumenica della
Bibbia (TOB).
Ci restano ora le sue numerose
pubbliceizioni \ tutte testimoni
della sua convinzione essenziale:
l’Evangelo riguarda la storia del
mondo e dei popoli, e occorre seguirlo a qualunque costo. Casalis ha tanto diffuso questa certezza che non è solo il protestantesimo francese ma la comunità ecumenica mondiale a perdere qualcosa con la sua scomparsa.
Jacques Maury
'■ Portrait de Karl Barth (Labor,
1960). Luther et l’Eglise confessante
(Le Seuil, 1962). Prédication, acte et
politique (Le Cerf, 1970). Les idées
justes ne tombent ]ms du ciel (Le
Cerf, 1977).
« Gli americani vogliono andare in paradiso »: così suona il
titolo di un servizio di Giuseppe
Josca sul Carriere della Sera
del 13 gennaio. Quattro diversi
sondaggi rivelano la nuova ondata di successo da parte di
chiese, sette e gruppi di tutti i
generi. Oltre al rilancio della
religione nelle confessioni e denominazioni tradizionali, prosperano altre forme, forse più al
passo con i tempi, di devozione
e di interrogazione sui problemi dell’aldilà e della trascendenza : « Nel Colorado c’è un festival di musica rock ispirata a
temi cristiani (...) e un altro
fantasioso impresario ha costruito ima specie di Disneyland dello spirito (...): salotti per meditare, battesimi in piscina (...),
e, per i nottambuli, comunione
alle due del mattino, a base di
wafers e succo di pompeimo (...).
Guru, predicatori, maghi percorrono il Paese o attirano nelle loro ’comuni’ schiere di seguaci ai quali promettono una
vita nuova e impongono nomi
orientali, abbigliamenti eccentrici, teste rapate ». Non tutto è
però tanto facile, anzi « la ’vitalità’ si manifesta anche attraverso le controversie (...). Tra i
mormoni qualcuno contesta la
credibilità del ’libro sacro’ su
cui è fondata la loro dottrina, o
i costumi morali del fondatore
della setta, Joseph Smith, che
predicò e praticò la poligamia.
I battisti discutono se la Bibbia
è infallibile e va presa alla lettera, o deve essere interpretata
in modo più libero. Migliaia di
fedeli hanno lasciato la Chiesa
episcopale, per protesta contro
la decisione di ammettere le
donne al sacerdozio. E i presbiteriani, orgogliosi del loro ecumenismo, rischiano la spaccatura su un tema cruciale, la ’divinità’ di Gesù; si può ancora accettare, nel mondo moderno, la
tesi della natura fisica della reincarnazione? ».
Etica, morale, trascendenza e
in alcuni casi superstizione e
oscurantismo si affacciano invece un po’ dovunque nella « caccia alle streghe » scatenata a
proposito dell’AIDS. E non stupisce che la religione venga infine tirata in ballo, eventualmente al pari di predizioni e divinatori. A parte i titoli a scatola su
tutta pagina che propinano diverse testate. Stampa sera, nell’edizione del lunedì mattina (26
gennaio), dedica alla malattia,
sempre più definita peste dei
nostri giorni, un articolo di Nazareno Fabretti in prima ( « Muore di AIDS - lo aiuto a morire »)
e tutta la terza. Fabretti rievoca le ultime giornate, vissute
nel conforto della fede, di un
proprio amico; più decise conclusioni traggono dal diffondersi della malattia le alte sfere
della chiesa inglese. George Basii Hume, arcivescovo di Westminster, leggiamo in questa pagina che reca il titolo complessivo « AIDS, lo spettro cambia
le nostre vite », afferma ; « Come Cernobil ha costretto l’umanità a riflettere sul proprio rapporto con il progresso tecnologico, cosi l’Aids rimette In questione i rapporti degli uomini
fra di loro, e in particolare le
relazioni personali ». Inoltre, l’articolo di Marco Tosatti dal titolo « La Chiesa e i rischi di una
’Cernobil morale’», prosegue citando il caso, anzi, i dodici «casi di Aids accertati fra religiosi
e preti statunitensi (...). Finora
è stata osservata la regola del
silenzio. Ma un benedettino che
sta morendo di Aids, Mario Riveccio, ha raccontato la sua storia a una televisione privata di
Washington (...): ’Voglio diventare un caso pubblico perché
non penso che la Chiesa stia
trattando il problema con realismo. Si deve sapere che i religiosi non sono immuni da questo virus’».
Nella ricerca delle cause della malattia, che troppo facilmente si è voluto considerare
come « castigo » per la vita dissoluta di alcune categorie di
soggetti maggiormente esposti,
si finisce per scovare anche Nostradamus: il maestro arancione Bhagwan Shree Rajneesh
« ha riconosciuto l’Aids in una
quartina di Nostradamus, quella che profetizza un male oscuro sul finire del millennio che
decimerà il genere umano » < G.
Pennacchi).
Un richiamo alla ragione e alla correttezza che le fonti d’informazione dovrebbero osservare (basta con i titoli a sensazione, basta con i casi dei singoli, evocati più o meno pateticamente, e, piuttosto, più interrogazioni pressanti al mondo
scientifico e soprattutto a quello
politico!) viene dal n. 1/1987 di
ASPE, Agenzia di stampa sui
problemi dell’emarginazione, edita dal Gruppo Abele di Torino. « La moltiplicazione indiscriminata degli articoli, delle
trasmissioni (...), suscita timori, non solo sulla correttezza
(quale poi?) dei messaggi inviati ma soprattutto sugli effetti
indotti da tale comunicazione.
(...) tanta abbondanza, anche se
fosse qualitativamente ineccepibile — il che non è — spesso ha
il sapore di un grande rito di
esorcismo collettivo in cui l’oggetto reale delle azioni non è
il problema ma la paura che suscita. (...) L’AIDS non è (e lo
sarà sempre meno) appannaggio di alcune categorie (omosessuali, tossicodipendenti), ma un
problema di tutti (...) non solo
perché colpisce anche soggetti
non a rischio, ma soprattutto
perché un’informazione corretta
non può dare adito ad alcuna
tendenza emarginante di per
sé ».
Due segnalazioni in chiusura;
si è aperto un centro culturale
a Montai to Uff Ugo (Cosenza):
ne dà notizia il Corriere della
Sera dell’ll dicembre scorso
(« ... crocevia della presenza romana nel Sud con il nome di
’Aufugum’, vide nei secoli l’arrivo dei commercianti ebrei, i soldati normanni, gli Angioini, e la
strage dei valdesi nel 1561 nella
chiesa di San Francesco: furono ottantasei le vittime»).
Sulla Stampa del 17 gennaio,
invece, nella rubrica « Specchio
dei tempi », una lettera di R. Nisbet commenta la trasmissione
di Protestantesimo sull’omosessualità: in quanto al merito c’è
da chiedersi se davvero « i presentatori (...) rappresentano una
esigua, se pur turbolenta frangia del protestantesimo ».
Ma soprattutto stupisce che
copia della lettera non sia arrivata al nostro giornale, particolarmente attento a raccogliere
idee e dibattiti, espressione di
varie correnti.
Alberto Corsani
La rubrica vive delle segnalazioni dei lettori: chi dispone di articoli e giornali
può inviarli a: Alberto Corsani - Casella Postale - 10066
Torre Pellice (Torino).________
5
6 febbraio 1987
ecumenismo
5
BILANCIO DELLA « SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI »
Uniti in Cristo, nuova creazione
co mensile, tenuto alternativamente in sede cattolica e protestante, cui partecipano mediamente una cinquantina di persone ».
« Uniti in Cristo, una nuova
creazione » ; il testo biblico della « settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani » — svoltasi
dal 18 al 26 gennaio — tratto
dalle lettere di Paolo (II Corinzi da 5 ; 17 a 6; 4) toccava il
tema della riconciliazione e della fedeltà nella vocazione cristiana. Le prime valutazioni che
ci sono pervenute in redazione
dal ’fronte protestante’ o che
abbiamo sollecitato telefonicamente sono indubbiamente discordi. C’è chi sbotta e dà un
giudizio radicale : « Basta con
questa liturgia dell’immobilismo.
Un dialogo con chi cavalca l’ora
di religione nella scuola di Stato, con chi applaude alle repressioni di Ratzinger o al culto della Madonna del papa non ha
più senso ». Ma c’è anche chi
raccomanda pazienza e speranza: «Non si può tornare indietro. Le divisioni complete, totali non esistono più. Stiamo vivendo, che piaccia o no, il trapasso dalla divisione all’unità
del cristianesimo. Porse ci vorranno cento o duecento anni, ma
cosa sono davanti ai duemila anni di storia del cristianesimo? ».
Non c’è neppure chiarezza per
cosa si debba intendere con la
parola unità: unità piena e visibile di tutti i cristiani o unità
nel pluralismo delle confessioni?
Dalla vasta rassegna di iniziative grandi o piccole promosse
nella ’settimana di preghiera’ ci
limitiamo, in rapida sintesi, a
segnalarne alcune.
A Palermo si è tenuto un incontro ecumenico tra ortodossi,
cattolici ed evangelici ben frequentato e significativamente definito « una piccola Pentecoste » ;
anche a Catania, nell’arco di tutta una giornata, si è tenuta ima
riunione di dialogo e preghiera
tra cattolici ed evangelici.
i
E per la prima volta a Riesì,
durante la ’settimana ecumenica’ il pastore ha predicato nella
chiesa cattolica e il prete in quella valdese, lo stesso è successo
a Caltanissetta. « Ma qui — precisa il pastore Mauro Pons —
rinizlativa ecumenica s’inquadra
nelle periodiche riunioni di studio che abbiamo con il gruppo
dei ’Focolarini misti’.
Risalendo la penisola, a Foggia e Bari si sono avuti alcuni
incontri ecumenici di rilievo. In
quest’ultima località, oltre allo
’scambio di pulpiti’ tra il pastore Vicentini e un sacerdote che
ha predicato nella chiesa valdese, il metropolita ortodosso
Damaskines ha tenuto una conferenza suH’ecumenismo nell’Aula magna universitaria.
A Napoli le difficoltà e le prospettive deH’ecumenismo oggi in
Italia sono state illustrate nel
corso di una riuscita tavola rotonda animata dal prof. Paolo
Ricca, dalla prof. Maria Vingiani e da Monsignor Riva.
Con un ’taglio’ più popolare
al ’Goethe Institut’ partenopeo
si è tenuto un dibattito sull’ecumenismo, non molto frequentato. Dove invece la partecipazione
ha superato ogni più ottimistica
previsione è stato nella chiesa
di Santa Chiara in occasione della predicazione del pastore Calcò che ha trattato il tema paolinico : « essere ambasciatori per
Cristo ». Sempre a Napoli il
gruppo G.I.A.E.N. (Gruppo interconfessionale attività ecumeniche napoletano) che si riunisce periodicamente nella ’cappella della riconciliazione’, un
edificio ecclesiastico che il cardinale d’Ursi ha dato in uso per
attività ecumeniche (8 incontri
nel corso del 1986), auspica che
al di là della ’settimana ecumenica’ si faccia ecumenismo tutto
l’anno : « Non solo nei giorni festivi ma anche in quelli feriali ».
In Abruzzo, a Villa San Sebastiano, a ridosso della ’settima
na di preghiera’, si è preferito
riflettere, cattolici ed evangelici
insieme, su un tema più sociale:
i caratteri emergenti in America
Latina, introdotti dal pastore
Berutti, rientrato recentemente,
da un anno di lavoro, dall’Uruguay.
A Roma, nel tempio valdese di
Piazza Cavour ha predicato (per
la prima volta) il sacerdote della parrocchia di Cristo Re in
cui, di rimando, ha predicato
(ed è la terza volta) il pastore
Sommarli. Questo ’scambio di
pulpiti’ s’inquadra in un calendario annuale di ricerca ecumenica e biblica.
A Firenze la ’settimana’ si è
articolata in tre momenti significativi: una tavola rotonda nella gremita Aula degli Scolopi
tra il teologo cattolico Bruno
Porte, il pastore battista Piero
Bensi e Mons. Chiavacci; un
momento liturgico presso la chiesa battista con un messaggio di
Mons. Abiondi e, infine, in chiesa cattolica una predicazione del
pastore avventista Leonardi sulla ’centralità di Cristo’. « Finita
la ’settimana’ — nicchia un po’
scettico il pastore Alfredo Sonelli — restano aperti i problemi di sempre. In particolare
quello dell’ora di religione che
getta un’ombra sui sinceri sforzi e intenzioni degli ecumenisti ».
A Milano, martedì 20 gennaio.
c’è stata una buona partecipazione alla riflessione biblica condotta, nella chiesa luterana, da
un sacerdote cattolico e dallo
studente in teologia Massimo Aquilante. Presente, tra gli altri,
anche il cardinale Martini, noto
biblista internazionale. In memoria di M.L. King si è, inoltre,
tenuto un incontro su ’fede cristiana e non violenza’ introdotto
da Paolo Naso e da don Paretto.
Durante la ’settimana’ i pastori
evangelici di Milano hanno predicato a Radio A, emittente della Curia milanese. « La ’settimana di preghiera’ — aggiunge il
pastore Benecchi — è un momento dell’attività ecumenica annuale che attiva lo studio bibli
AL COMITATO CENTRALE DEL CONSIGLIO ECUMENICO
Verso il decennio della donna
(nev) - Disarmo nucleare e riduzione delle armi convenzionali.
Conferenza mondiale su pace,
giustizia, salvaguardia della creazione, Sud Africa, AIDS, proclamazione di un decennio ecumenico della donna; sono questi i più
importanti temi trattati dal Comitato Centrale del Consiglio
ecumenico delle chiese (CEC) che
si è svolto a Ginevra dal 16 al 24
gennaio, con la partecipazione dei
suoi 145 membri, provenienti da
circa 100 paesi, e di numerosi osservatori e giornalisti. Per ritalia
ha partecipato il pastore battista
Gioele Fuligno.
disarmo nucleare, in cui si dice
che è altrettanto importante la
fine della corsa agli armamenti
convenzionali: i due fanno parte
di una stessa strategia. Di fronte
alla gravità della situazione in
Sud Africa, il CC ha riaffermato
Timportanza dell’impegno delle
chiese a ritirare i loro fondi da
banche che commerciano con il
Sud Africa. E’ stata inoltre decisa
la proclamazione di un « Decennio ecumenico di solidarietà con
la donna » che inizierà con la Pasqua del 1988 e terminerà nel
1998, allo scopo di analizzare la
situazione della donna nella chiesa e l’impegno delle chiese per
migliorare la posizione della donna nella società.
A Torino, oltre al riuscito incontro di giovedì 22 nella chiesa
battista, di ’ecumenismo interno’
(sono state invitate tutte le denominazioni evangeliche della
città), si è svolta un’importante
assemblea di credenti sui temi
della pace presso il tempio valdese dì Corso Vittorio. Più di
settecento persone hanno pregato, cantato e ascoltato testi ed
interventi sulla pace. « Da questa assemblea ecumenica — dice
il pastore Rivoir, uno degli organizzatori — ci auguriamo nasca un gruppo ecumenico stabile
di riflessione e ricerca sui temi
concreti della pace ». Infine nelle Valli Valdesi, a Pinerolo, presso il convento dei Cappuccini, il
25 gennaio si è svolta una riunione di dialogo e preghiera con
interventi di don Mario Polastro, Antonio Denanni (autore
di una ricerca su: ’l’ecumenismo
nel pinerolese’), il pastore Sergio Ribet, L. Trossarelli (per
conto del SAE) e Marino Boaglio, in rappresentanza delle Comunità di base. Nel corso dell’incontro il vescovo di Pinerolo
Giachetti ha espresso la convinzione che « le cose che ci uniscono sono più forti di quelle
che ci dividono, ma queste ultime non possono essere dimenticate ».
Il Consiglio ha accettato come
membri associati il Consiglio ecumenico di Cuba e il Consiglio nazionale delle chiese cristiane del
Brasile. E’ un fatto importante
perché di quest’ultimo Consiglio
fa parte la chiesa cattolica romana e si produrrà quindi qualche
forma di rapporto istituzionale
con la più grande comunità cattolica del mondo.
In conclusione: malgrado le
rigidezze gerarchiche della chiesa cattolica o l’indiflerenza di
alcuni ambienti (anche protestanti) nei confronti della ricerca ecumenica, il cammino iniziato prosegue. E su questo percorso non bisognerà dimenticare che l’unità piena, visibile del
cristianesimo non potrà essere
che un dono della Grazia di Dio.
E non il semplice risultato degli sforzi ecumenici.
Giuseppe Platone
I lavori del Comitato centrale
(OC) sono stati introdotti dalla
relazione del moderatore del CC,
Hans Joaohim Held, che ha richiamato l'attenzione su due temi
particolari: il programma « Giustizia, pace, salvaguardia della
creazione », in vista della conferenza mondiale su questi temi
che si svolgerà nel 1990; tutte le
chiese, compresa la chiesa cattolica, sono invitate a partecipare
al « processo conciliare » che si
svolgerà in preparazione di questa conferenza. In secondo luogo,
Held ha sottolineato la necessità
di elaborare una « teologia vitale
e coerente », secondo l’invito delTassemblea di Vancouver del
1983. Su questo tema il teologo
Miguez Bonino ha affermato che
« è forse giunto il momento per
il CEC di pensare da pionieri,
conducendo le chiese a riflettere
insieme sul significato teologico
ed ecclesiologico degli atti che
esse compiono e su ciò che questo implica per il loro pellegrinaggio verso l’unità ».
RIFLESSIONE
Impariamo l’ecumenismo di Dio
Il segretario, generale del CEC,
il metodista argentino Emilio Castro, nel suo rapporto ha indicato
tre direzioni nelle ouali il CEC si
deve muovere: la preghiera, che
è la prima risposta che i cristiani possono offrire di fronte alle
ingiustizie del mondo; l’unità delle chiese, ha detto ancora Castro,
si deve manifestare nella solidarietà: « Noi dobbiamo annunciare nel cuore della storia umana,
con atti concreti di solidarietà,
che esiste una logica diversa da
quella del mondo ». Infine, il movimento ecumenico è missionario: annunciare il Regno di Dio
significa entrare inevitabilmente
in conflitto con le situazioni di
oppressione, di alienazione e di
dominazione, ma si tratta « della
espressione concreta della nostra
comunione nello Spirito ».
Il CC ha anche indicato una
linea di solidarietà con coloro
che si ammalano di AIDS e un impegno delle chiese per la prevenzione e l’informazione. Ha inoltre
approvato una dichiarazione sul
« Colui che non ha conosciuto peccato, Egli
l’ha fatto peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in Lui ». E' l’ultimo versetto
di un brano del cap. 5 della II lettera di Paolo ai
Corinzi, significativamente scelta quest’anno per
la riflessione nelle chiese cristiane per la settimana
di preghiera per l’unità dei cristiani. Tutto il brano
converge verso una parola piena di speranza per
tutti noi: riconciliazione. Questa parola contiene
l’ecumenismo di Dio di cui ci testimonia tutta la
Bibbia, cioè il rapporto che egli decide di costruire con l’ecumene, con la terra abitata, con noi, il
mondo, con i popoli, con le nostre vicende umane.
Impariamo il nostro ecumenismo daH’ecumenismo di Dio.
Ripercorriamo brevemente i temi di questo
brano per cogliere gli aspetti più significativi della
riconciliazione di Dio.
« Tutto viene da Dio che ci ha riconciliati con
sé per mezzo di Gesù Cristo ». « Dio riconciliava
con sé il mondo in Cristo ».
La croce non è il simbolo del sacrifìcio di una
vittima illustre, Gesù Cristo, che plachi l’ira di Dio,
che soddisfi il suo bisogno di risarcimento per le
offese ricevute dall’umanità. La croce è il luogo
che rivela il vero volto di Dio. Dio, in Cristo, prende l’iniziativa, si cala fra di noi, soffre, muore di
una morte debole e sprezzante. Nella morte di
Cristo c’è Dio. Dio sulla croce paga di suo. Visto
che gli uomini non cambiavano, cambia Dio, diventa debole ed impotente ed è questa sua iniz.iativa che rende possibile ciò che è impossibile
anche ai nostri sacrifici più pesanti, compreso
quello della vita: Dio riconcilia a sé il mondo. La
riconciliazione è dunque una strada che non percorriamo un po’ per ciascuno per incontrarci ad
un certo punto. Dio nella croce di Cristo la percorre da solo, ci incontra nel nostro peccato, ci riconcilia a lui. E’ il percorso del suo amore. Un’iniziativa che non riguarda solo le chiese o gli uomini di buona volontà, ma tutti, i popoli, le nazioni, la creazione stessa. Ma che cosa comporta per
noi questa iniziativa di Dio?
1 ) « L’amore di Cristo ci costringe ». Ci possiede, ingloba tutta la nostra vita, ci pone a vivere nella zona di influenza dell’amore di Dio. E’
qui che ora si gioca il nostro destino futuro.
2) « Se uno è in Cristo egli è una nuova creatura ». Si può anche tradurre: E’ una nuova crea
zione. Non vuol dire che di punto in bianco non
siamo più peccatori, non è l’invito alla ricerca di
una perfezione interiore. Nuova creazione: siamo
posti sotto un nuovo Sovrano, un nuovo Signore
che sta modellando una nuova immagine dell’umanità, più conforme alla sua volontà e ai suoi progetti. « Le cose vecchie sono passate, ecco son diventate nuove ». Non solo l’umanità, ma anche la
storia, i nostri progetti, la nostra fatica non sono
cose che Dio straccia e butta via per ricominciare
tutto da capo. E neppure vuol dire che sopravviverà solo la somma del bene, del bello, del vero
che potremo produrre, ma che nulla andrà perduto
perché sarà rinnovato, ricreato, reso adatto ai progetti del nostro nuovo Sovrano e Signore, magari
passando attraverso il crogiuolo del giudizio della
sua Parola.
3) « Affinché diventassimo giustizia di Dio
in Cristo ». Non giusti in noi stessi ma giustificati,
perdonati, riabilitati davanti a Dio. E’ la possibilità
che ci viene donata di accedere di nuovo alla sua
presenza, di riprendere la nostra posizione di creature davanti al Creatore. Tornare a fare ogni giorno di nuovo l’esperienza della sua misericordia.
Dunque Dio, nella croce di Cristo, pagando di
persona, ci pone a vivere nello spazio del suo
amore, ci riporta sotto la sua sovranità, noi, la
storia delle nazioni, la creazione, tutti riprendiamo
il nostro posto di fronte al Creatore; ecco la riconciliazione di Dio, ecco il suo ecumenismo, ecco il
suo rapporto con il mondo.
Il nostro ecumenismo si configura dunque nell’essere « ambasciatori » della riconciliazione di Dio,
del suo ecumenismo. « Facciamo da ambasciatori
per Cristo », ci esorta Paolo. Il nostro compito di
chiese che si lasciano afferrare dalla dinamica
della riconciliazione di Dio, è essere ambasciatori
del « nuovo » di Dio.
Ecumenismo per noi vuol dire essere ambasciatori, testimoni della riconciliazione di Dio, del
nuovo di Dio e non solo gestori del vecchio che è
ancora troppo presente nelle nostre chiese al punto che corriamo sempre il rischio di autoescluderci
dal progetto di Dio che pure predichiamo. Un progetto che no« prevede né privilegi, né sconti, ma
solo fedeltà alla vocaz.ione ad esercitare la diaconia, il servizio della riconciliazione affinché giunga
a tutti l’appello urgente per il futuro dell’umanità:
« Lasciatevi riconciliare con Dio ».
Valdo Benecchi
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prospettive bibliche
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6 febbraio 1987
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S'
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
SAPIENZA
DEI PROVERBI i
festosa
...già io [/a Sapienza] figlia
diletta \l'architetto, la pupilla etc.]
ero accanto a lui
e giorno dopo giorno non ero
altro che festa
giocando continuamente in
sua presenza [del Signore],
giocando con il mondo intero,
in festa con gli uomini.
Questo splendido passo di Prov.
8; 22-31 contiene problemi
che probabilmente non risolveremo mai, quaggiù, e che
sono salutari per la nostra umiltà.
Ad esempio: chi è, realmente, questa Sapienza? una semplice creatura?
un essere intermediario? il Verbo
(il Logos) di Giovanni 1: 1? etc. Oppure ancora, al v. 22, il verbo è « acquistare », « creare » o « concepire »? E qvd: qual è il senso dell’espressione tradotta con « figlia diletta », ma della quale ho indicato
anche alcune altre traduzioni possibili (1)? Eppure, malgrado questo,
il nostro pasoso, ci-’pórta evidenze abbaglianti, che compenseranno abbondantemente le nostre ignoranze.
E’ la gioia del Signore
Forse in passato non era così, ma certo oggi è assai raro che un testo
dei Proverbi sia predicato, in uno dei nostri culti, ed è probabile che pochi attingano a questo libro biblico, per la propria lettura personale. E
allora, perché non farci qualche scorribanda, guidati da quel tipo vivace
e originale di Alphonse Maillot? Gli articoli, i libri che questo studioso
e predicatore riformato francese pubblica da anni, sono pascoli verdeggianti e succosi per molti dei nostri predicatori e forse, per interposta
persona di questi, di molte nostre assemblee di culto, di gruppi di studio
biblico. 11 Maillot — autore con il collega Lelièvre di un vasto e notevole commento ai Salmi — ha dedicato molta attenzione alla letteratura sapienziale d’Israele; e recentemente abbiamo letto sul settimanale
francese « Réforme » tuttà^ una serie di suoi brevi scritti su « Sapienza
dei Proverbi ». Invitiamo i nostri lettori a condividere alcuni di essi. Ritraduciamo la sua traduzione francese del testo biblico, i lettori la confrontino con la Riveduta e la TILC.
a cura di GINO CONTE
ed evidenza infantili; c'è indubbiamente l'ordine di un architetto, ma
di un architetto che sia anche poeta, senza saper calcolare esattamente (sono del resto molti gli architetti così...). E la Sapienza non è forse
anche quella che in una corte — o
in un’aula di lezione — troppo compassata, portata all'ossequiosità e alla malinconia, viene a portare il sorriso dell’humour e a volte il gran
riso, immenso, della grazia (si pensi
a Lutero!) che polverizza i nostri inchini acidi e tristi?
Sfortunatamente l'uomo ha reinventato sapienze che sono tutte, tut
te tristi, rigorose, irrigidite e fisse
(...salvo il grande Nietzsche), e i nostri figli si annoiano quando li iniziamo alla Sapienza. Sfortunatamente, pure, si dimentica che questa Sapienza non è semplicemente la festaper-Dio, ma è anche la festa degli uomini. Attenzione, non ho detto che
qualsiasi festa sia Sapienza; ma sicuramente non c'è vera Sapienza là
dove l'uomo non si diverte più, dove il suo cuore diventa triste.
Al dunque: i nostri culti contengono un po’ di questa Sapienza vera, festa di Dio e vera festa dell’uo-'
mo?
Attento a con chi vai
Anzitutto, questa Sapienza è la
gioia del Signore, e non dobbiamo
aver paura dell'antropomorfismo
[cioè di questo modo così umano
di parlare di Dio]. Il contesto, che
parla di cose concretissime, indica
chiaramente che non si tratta di una
gioia eterea sublimata, spiritualizzata al massimo, bensì di una gioia
reale. La Sapienza introduce la festa nella corte del Signore. Una vera festa! Attenti, non quella di Dioniso; ma pur sempre la festa, perché l'ultima parola del mondo non
è l’ordine glaciale degli Egiziani, o
le matematiche rigorose dei Greci,
o la logica implacabile di Aristotele,
bensì la festa, la gioia, la poesia con
tutto ciò che esse implicano di... disordini, di rischi, di imprevisto.
Per questo, del resto, mi domando se le espressioni: figlia diletta,
pupilla, architetto etc., si escludono.
Nella Sapienza ci sono un sorriso
Ragazzo mio, se dei bricconi
vogliono trascinarti,
noti andarci insieme!
O: Ragazzo mio, se il peccato
ti piace,
non lasciarti andare!
(Proverbi 1: 10)
Cominciamo con due parole di
esegesi. Se il testo ebraico sembra
richiedere la prima traduzione, la
seconda non ha nulla d’impossibile,
un plurale « bricconi » può nascondere un termine astratto, « peccato », e il gioco di parole fra « trascinare » e « piacere, sedurre » è... seducente; mentre è curiosa la forma
intensiva del secondo verso.
Il mio intento non è di coinvolgervi nei miei imbarazzi e nelle mie
difficoltà a scegliere, è piuttosto di
farvi entrare di tanto in tanto nella
polifonia biblica, di farvi partecipare alla fortuna e alla gioia che abbiamo di ascoltare varie voci, anziché
una sola. Lo faccio affinché gustiate
un’intera sinfonia, mentre spesso le
nostre Bibbie svolgono un'unica secca melodia. E infine vi renderete
conto che queste Bibbie, che trovate
così « grosse », dovrebbero, per essere più fedeli, essere due o tre volte più « grosse », e questo spingerebbe coloro che le utilizzano a essere
assai più sfumati, a non dire un secco « La Bibbia dice... », punto e basta, ma a dire, soprattutto per ciò
che riguarda l’A.T. e le parole di
Gesù: « La Bibbia dice che..., o
che... ». Così facendo coloro che
ascoltano sarebbero portati a discernere armonie là dove la nostra
secchezza fa scoppiare delle disso
tore ne scoprirebbe un terzo). Contiene un avvertimento che forse ci
è salutare ritrovare in quest’epoca
in cui « la chiesa si dissolve nel mondo », un programma presentato come il non plus ultra dell’ubbidienza
cristiana: le compagnie non sono
mai neutre.
Sia chiaro: non ho detto né scritto che gli increduli sono tutti dei
bricconi, mentre tutti i cristiani sarebbero candidi agnellini. No di certo! Ho avuto troppe sorprese per
azzardarmi a dire una cosa simile.
Ma un avvertimento non costa niente, e un colpo di clacson, superfluo,
può evitare un grosso incidente.
E se sono d’accordissimo nel condannare la nostra vecchia mentali à
da ghetto, da "puri” ritirati dal mondo, penso che se si tratta di perdes si
nel mondo a corpo (e anima!) morto, tanto valeva non aver ricevuto
un nome di battesimo.
Di fatto, forse uno dei significarti
della parabola del sale detta da Gesù (in Matteo 5: 13) è questo: se rimane nella saliera, se diventa pazzo
d'orgoglio e di solitudine (il verbo
greco vuol proprio dire impazzire),
perde qualsiasi sapore e significato;
ma se lo si butta nel mare, se lo si
dissolve al punto di perdere qualsiasi originalità e sapore propri, non
è più se stesso, ha perso la sua identità. Non serve più a nulla.
Come non si doveva lasciarsi andare alla « retr-azione », non dobbiamo marciare al passo altrui (Romani 12: 1 ss.)!
Alphonse Maillot
nanze.
Un salutare
colpo di clacson
Ma veniamo al Proverbio (o ai due
Proverbi, e magari un altro tradut
(1) Le difficoltà e le incertezze, quando
si tratta di tradurre molti termini dell’Antico Testamento, derivano non solo
dall’esistenza di più di un manoscritto,
0 dal carattere lacunoso, ’guasto’ di questo o quel manoscritto, ma anche dal fatto che in ebraico, come in molte lingue
semitiche, almeno antiche, si scrivono
solo le consonanti. La vocalizzazione è
stata inserita tardi, nel quadro del grosso lavoro compiuto negli ultimi secoli del
1 millennio della nostra era, da tutta una
grande scuola di rabbini, detti i Massoreti, per mettere a punto un « testo riconosciuto » (detto appunto « massoretico »); la loro ’scelta’ è stata sempre felice, esatta, indiscutibile? Il confronto
con altri testi (in cui le stesse consonanti,
con diversa vocalizzazione, potevano formare una parola diversa), nonché con
l’antica versione greca dell’A.T., la Settanta, rende talvolta molto arduo, ipotetico, il lavoro del traduttore. (N.d.r.)
7
6 febbraio 1987
obiettivo aperto 7
DOPO IL RICONOSCIMENTO COME ENTE MORALE
La carta d'identìtà dei Testimoni di Geova
19.000 nel 1919, oggi tre milioni nel mondo: una forza di attrazione dovuta anche a molteplici cause esterne - Difficilmente definibile la composizione sociale degli aderenti - Il « rispetto reciproco » prevale nei confronti del dialogo
ecumenico - La consapevolezza di portare un messaggio di salvezza universale che sarà seguito solo da pochi
I Testimoni di Geova (TdG) costituiscono un fenomeno religioso che si diffonde nella società
occidentale parallelamente alTaffermarsi della secolarizzazione e
aH’ampliarsi dei settori sociali
che necessitano di sicurezza ideologica e psicologica.
Qualche ricercatore ha parlalo della loro capacità di coinvolgere quei settori marginali della
società i quali, per il venir meno
delle sicurezze offerte dalle chiese e dalle religioni tradizionali,
cercano nuove forme di sicurezza, che garantiscano dalTangoscia
esistenziale della società secolarizzata.
Sorti nel 1872 ad Allegheny
(Pennsylvania) i TdG entrarono
in Italia nel 1891, e nel 1903 a Pinerolo iniziarono l’edizione italiana de « La torre di guardia »,
rhista che viene pubblicata tuttora.
A livello internazionale, nel
1919, alTindomani della prima
guerra mondiale, avevano raggiunto i 19.000 membri. Nel 1950
erano 373.430, ed oggi superano i
3 milioni di membri.
In Italia, dal primo nucleo di
Pinerolo di inizio secolo, nel 1950
avevano raggiunto i 2.000 membri, ed oggi superano le 140.000
unità.
Paolo Piccioli, responsabile dell'ufficio-stampa dei TdG in Italia, insieme ai collaboratori Giovanni Scolari e David Scott, ha
accettato di mostrarmi la « carta d'identità » dei TdG, i quali
impressionano l’osservatore estenio per la rapidità della loro
diflusione.
Qual è allora la loro forza di
nitrazione?
Paolo Piccioli ammette senza
difficoltà l’influenza dei fattori
esterni: la delusione di molti
nell’impegno politico, o anche il
bisogno di solidarietà umana
quando la famiglia e i gruppi
tradizionali di aggregazione non
offrono all’uomo integrazioni
soddisfacenti, hanno sicuramente favorito l’espansione dei TdG.
Tuttavia Piccioli non ha dubbi
sulla forza intrinseca di attrazione dei TdG: se il loro numero cresce continuamente e
se alcuni dei nuovi adepti prima
erano stati « delusi » da forme
di militanza politica o religiosa,
ne deduce che i TdG « evidentemente devono offrire qualcosa
che gli altri non offrono ». Ed
anche il « forte spirito di amore
e di solidarietà » esistente tra i
TdG è un fenomeno che « deve
essere così », senza porsi troppe
domande sull’ universalità dell’amore evangelico, che deve essere rivolto non solo ai membri
della stessa confessione religiosa,
ma anche agli estranei e a coloro che sul piano dei rapporti
umani potrebbero essere perflno
dei nemici.
La composizione sociale dei
TdG è difficilmente determinabile. La percentuale maggiore dei
140.000 TdG italiani è da ricercare fra gli operai, e sopraL
tutto fra le casalinghe, le quali
costituiscono oltre il 30%. Seguono poi i pensionati (10%) e i
commercianti (10%), soprattutto
i dettaglianti.
Una osservazione: le casalinghe
e i pensionati, due categorie che
soffrono in maniera accentuata
la solitudine e Temarginazione.
Sono categorie che per loro natura tendono alla conservazione
dei rapporti esistenti e della mentalità comune. Tuttavia sentono
la necessità urgente di uscire
dalla solitudine, di trovare un
ambiente solidale e rassicurante,
e un ruolo positivo nella società.
Si può pensare che probabilmente quel mutamento di mentalità che, forse, non sarebbe facile attuare in forza di
motivazioni solo religiose (metanoia) sia invece reso possibile da
motivazioni psicologico-sociali.
I TdG e la vita
sociale e politica
E’ legittimo chiedersi quale
partecipazione propongano i TdG
alla vita sociale e politica, dopo
la loro proposta di non partecipazione alle elezioni politiche e
amministrative.
« La nostra presenza e il nostro modo di operare, crediamo
che abbiano un notevole mflusso
sulla vita sociale » — afferma
Paolo Piccioli.
Egli cita il caso di Remigio Cuminetti, il primo obiettore di coscienza in Italia, condannato nel
1915 a tre anni di carcere.
Anche rispettò ai grandi probleni'i deH’umanità, quali la fame e la guerra, lé ingiustizie sociali e il rapporto Nord-Sud, i
TdG credono di non doverne
cercare i rimedi nella partecipazione diretta ai problemi e alla
ricerca di soluzioni: la loro stessa presenza è una « soluzione ».
A loro non interessa la sorte
degli « altri »; Timportante è che
gli uomini diventino, sempre più
numerosi, dei « loro ».
« Noi non ci impegniamo politicamente... non assumiamo iniziative nell’ambito internazionale; — prosegue Paolo Piccioli —
però la nostra presenza, la nostra attività... sono uno stimolo,
ovunque noi operiamo, a raggiungere queste mete ».
« Noi non facciamo lotte sociali — afferma ancora il responsabile-stampa dei TdG —. La
lotta è sempre un elemento disgregatore e di divisione. E fra
nói TdG non abbiamo divisioni.
Se tra kpi c’è uno che ha più
beni, l’dfnhìaestramento che riceve, lo aiuterà a distribuirli ».
Una sicurezza ancora più ferma caratterizza i TdG sul piano
delle convinzioni propriamente
religiose e nei rapporti con le
Chiese cristiane.
Essi non propongono un dialogo, né tanto meno un progetto
ecumenico, ma solo un « rispetto
reciproco ». Auspicano e favoriscono « il rispetto di ogni idea
religiosa », anche se è legittimo
chiedersi quale volontà di comprensione delle altre esperienze,
religiose ed umane, sia possibile
in chi ha come scopo principale
il proselitismo.
I TdG infatti desiderano sopra
ogni cosa far conoscere e proporre agli altri la propria identità religiosa, mentre non hanno
interesse afl instaurare un dialogo teologico con le Chiese cristiane: « L’ipocrisia non ci va bene, e la perdita di tempo neppure — commenta sbrigativamente
Piccioli —. D’altra parte, non vogliamo perdere la nostra identità, appianando dottrine, motivi
di contrasto, ecc. ».
La lettura
della Bibbia
La sicurezza contraddistingue
i TdG sia sul piano teologico che
nelle scelte operative. Per questo
pongo un interrogativo, una domanda che esprime la perplessità
di molti nei loro confronti: « Non
vi sorge il dubbio che altre letture e altre interpretazioni della
Bibbia siano legittime quanto
quella attuata dai TdiG, anche se
conducono a conclusioni differenti o addirittura contrastanti? ».
La risposta di Piccioli esclude
ogni dubbio:
« Se per "legittimo” si intende
che ogni persona è libera di credere e di avere te sue convinzioni, è legittima. Se per "legittimo” si intende che le interpretazioni di altri siano rigorosamente scientifiche e in armonia con la
Bibbia, dobbiamo dire quello che
direbberp la Chiesa cattolica o
anche i protestanti nei nostri riguardi: non è scientifica ».
I mutamenti di opinione e di
prassi avvenuti nel tempo, sono
ritenuti non « inversioni di marcia », ma semplicemente conseguenze di « una migliore conoscenza della Bibbia ».
Fino agli anni 1925-1926, per
esempio, i TdG celebravano il
Natale. « Ma in quel tempo capimmo che il Natale era di origine pagana », conclude Piccioli.
Il dialogo
e rintegrismo
Il TdG svolge gran parte della
sua missione sulle strade. 'Va in
cerca della gente, molto più di
quanto la gente cerchi di propria iniziativa i TdG.
Eppure il TdG non ha nessuna
intenzione di « capire » gli altri,
mentre ha una ferma volontà di
« convincere » gli altri. E’ convinto di non avere nulla da imparare, ma molto da insegnare.
« Possiamo offrirle questa rivista, che parla del Regno di Dio? »
— mi disse qualche settimana fa
una signora che mi avvicinò ad
una fermata dell’autobus. La signora espresse un profondo disagio quando le risposi; ,« Conosco
la "Torfé di guardiài", la quale
garla in realtà non del Regno di
io, ma del pensiero, secóndo me
discutibile, dei Testimoni di
Geova ».
Questo integrismo ohe rischia
di raggiungere il fanatismo, non
ostacola la comprensione e la collaborazione fra gli uomini di diversa cultura e religione?
« Certo, noi non possiamo dialogare sull’esistenza della Trinità o meno, cioè venire a patti,
perché questi sono principi inamovibili di fede — risponde Piccioli —. Se questo non recedere
su certi principi significa assolutismo, allora siamo assolutisti. Ma
allora lo sono tutti, perché tutti
hanno le proprie convinzioni ».
Piccioli aggiunge però che , i
TdG hanno una valvola di sicurezza nel fatto di « non utilizzare
lo Stato come longa manus per
realizzare i nostri fini ».
Inoltre i TdG, pur « consapevoli di essere portatori di un messaggio universale benefico per
tutti, sappiamo già in partenza
che sarà seguito da pochi, in una
società in cui tanti la penseranno diversamente ».
« Tutti costoro — conclude Piccioli — non .saremo certamente
noi a condannarli e a combatterli ».
« Non sfocaremo mai in atteggiamenti fanatici e intolleranti »
aggiunge, anche se deve ammettere che i TdG, come « ogni movimento che ritiene di essere depositario di certe verità, può sfociare nel fanatismo ».
Leinì (Torino) — Sala dei Congressi della Congregazione Cristiana
dei Testimoni di Geova. Un momento dei lavori dell’assemblea di
circoscrizione sul tema « Camminiamo in modo progressivo nelle
vie di Geova ».
I TdG, pur non avendo nessuna intenzióne di imparare qualcosa dalle persone che incontrano nel loro lavoro proselitistico,
ritengono di rendere ugualmente
un servizio agli altri: « Se parlo
con una persona — afferma Giovanni Scolari — io ho l’intenzione di parlarle delle cose che io
penso. Se l’altra persona è disposta al dialogo, il dialogo nascerà ». In ogni caso, conclude Scolari, « io gli avrò fornito un ulteriore elemento di valutazione,
su cui confrontare i suoi problemi. E questo costituisce sempre
un servizio ».
I rapporti
con lo Stato
Ottenuto il riconoscimento come Ente IfOirale comflni di-cùlto,
lo scorso 31 ottobre, i TdG ora
prèmono per' titìa rapida ; stipula
di un’intesa con Io Stato italiano — possibilmente entro i tempi del governo Craxi, temendo
maggiori difficoltà da una presidenza democristiana.
Fra le richieste ohe i TdG
avanzano al governo, c’è la possibilità di prestare un « servizio
socialmente utile » da parte di
tutti i cittadini, in attuazione
dell’art. 52 della Costituzione, che
parla della difesa della patria
come « sacro dovere del cittadino ».
In particolare, i TdG non vogliono che il servizio civile sostitutivo di quello militare sia condizionato dal servizio militare
stesso e dalle leggi che lo regolano.
D’altra parte la Corte Costituzionale, nel 1985, si è già pronunciata in favore di una simile reinterpretazione dell’art. 52 della
Costituzione.
« Noi chiediamo che sia data
attuazione a questo orientamento costituzionale — precisa Piccioli —. Se sarà previsto un servizio civile nazionale, noi saremo
d’accordo ».
Alcune linee
di dibattito
1) I TdG costituiscono un
’’problema” per le chiese cristiane, perché indicano uno sbocco
possibile delle correnti fondahientaliste presenti al loro interno.
Alcune letture della Bibbia somigliano troppo — nel metodo
se non nei contenuti — a quella
dei TdG. Perciò, mentre si contestano le loro conclusioni, ci si accorge di non avere affinato a sufficienza un approccio storico-critico alla Bibbia e alla storia del
Cristianesimo, sì da aver posto
le comunità realmente al riparo dagli errori ravvisati nelle posizioni dei TdG.
2) I TdG hanno realmente offerto un inserimento in una comunità e attribuito un ruolo positivo ad anziani, casalinghe, operai di recente urbanizzazione, e
ad altre categorie di persone più
marginali.
Con una tecnica di approccio
e di proselitismo apparentemente semplice, ma molto raffinata
nella successione delle fasi e
nelle <sue-> attuazioni concrete, si
sono inseriti efficacemente nelle
crepe aperte della società in rapida trasformazione.
Si possono criticare le soluzioni che propongono, sia da un
punto di vista teologico che antropologico-culturale, ma non si
possono negare i risultati che
hanno raggiunto.
3) I limiti culturali dei TdG
ognuno li può riscontrare, più o
meno accentuati, nella propria
chiesa.
L’interessarsi solo delle persone che fanno parte della propria
« cerchia » e non dei problemi più
gravi dell’umanità, l’equiparare
senza troppi scrupoli il proselitismo alTevangelizzazione, l’accentuare simboli e momenti associativi che distinguono il piccolo
gruppo dal resto della società,
sono limiti propri non solo dei
TdG, ma di ogni piccolo gruppo
che vive chiuso in se stesso, invece di cercare il bene oggettivo
dei fratelli e un effettivo scambio con loro.
4) Questo movimento, non
esente dal fanatismo, per ammissione dei suoi stessi responsabili, e che rifiuta la partecipazione politica diretta, è stato capace però di porre all’attenzione degli italiani un concetto di servizio alla società ohe supera in solidarietà molte proposte di servizio civile alternativo a quello
militare, provenienti sia da forze
laiche che dalle chiese cristiane.
Cesare Mllaneschi
8
8 vita delle chiese
6 febbraio 1987
DAL 15 AL 19 FEBBRAIO
CORRISPONDENZE
I
L’evangelizzazione:
dibattito
del Sinodo rìoplatense
In una società divisa da contrasti politici, come annunciare la buona
notizia deM’amore di Dio? - Alvaro Michelin Salomon nuovo pastore
Le chiese valdesi del Rio de La
Piata dedicano il mese di febbraio
al loro Sinodo, che in ricordo del
nostro XVII febbraio si tiene appunto in quella settimana.
Quest’anno il Sinodo dell’area
rioplatense si terrà tra il 15 e il
19 febbraio a Colonia Vaidense,
che è un po’ la Torre Pellice dei
valdesi sudamericani. Durerà un
giorno in meno del nostro Sinodo;,
le elezioni infatti si terranno nella
mattinata del giovedì.
La commissione d’esame è già al
lavoro da metà gennaio e sta preparando la sua relazione. Tutto è
ormai pronto per Tesarne di fede
dell’unico candidato che verrà presentato al Sinodo: Alvaro Michelin Salomon, che, se supererà l’esame di fede alla Casa Vaidense sabato 7 febbraio e dopo aver tenuto il sermone di prova nel tempio di Colonia Cosmopolita venerdì 13 febbraio, sarà consacrato
nel tempio di Colonia Vaidense
domenica 15 febbraio nel corso
del culto, presieduto dal past.
Ariel Charbonnier.
Il Sinodo, che si terrà al Parque
17 de Febrero, svolgerà gran parte del suo lavoro in commissioni,
ma dedicherà due serate al dibattito col pubblico. La sera di domenica sarà dedicata alla discussione sulla « Strategia per la missione ».
Da pochi anni sia l’Uruguay che
l’Argentina hanno ritrovato una
dimensione democratica della vita
sociale. Ciò pone alle chiese problemi sul modo di porgere l’annuncio evangelico in una società
che rimane divisa tra coloro che
hanno appoggiato ‘la dittatura e
coloro che Thanno subita, in cui i
desideri di vendetta sono ancora
forti.
« Se vogliamo avere una strategia missionaria — ha scritto il
past. Carlos Delmonte nell’ultimo
numero del Mensajero Vaidense
— dobbiamo innanzitutto cambiare noi stessi... Ci sentiamo compagni di alcuni e avversari di altri.
No, non siamo solo compagni o
avversari, siamo fratelli in Cristo...
Se siamo fratelli in Cristo e questa fratellanza ha origine nell’amore di Dio, dobbiamo dimostrarlo
nelle nostre relazioni con gli altri.
Dio col suo amore ci forza a trovare una nuova (rinnovata) relazione con l’altro ».
Questo però non può far dimenticare le contraddizioni, ciò che
ciascuno pensa e fa nella vita
quotidiana. Ma la ricerca di fedeltà al messaggio evangelico che
verrà fatta nel corso del Sinodo,
osserva ancora Carlos Delmonte,
« ci permetterà di rispondere ad
una chiamata, ad una vocazione
che ciascuno di noi ha ricevuto
da Dio ». Cambiati noi stessi, possiamo « pensare all’evangelizzazione — prosegue il direttore del
Mensajero —. (...) In questa situazione dobbiamo portar il messaggio
di amore nel mondo della politica. Molte volte invece portiamo la
divisione politica nella comunità
cristiana, mentre le nostre chie
Centro di evangelizzazione a Piedras Coloradas nel nord dell’Uruguay (Arroyo Negro e Paysandù).
se, la nostra comunità esistono solo in funzione della Parola, perché
è la Parola che decide qual è la
relazione che deve esserci col
mondo circostante. (...) Su questa
base ’’missione” è anche prendere posizione sugli avvenimenti politici e sociali. La chiesa non è
un’isola...
Dobbiamo dire all’esterno la Parola sulla quale la chiesa è fondata e correre il rischio di essere
suoi testimoni ».
Un secondo dibattito pubblico
FDEI
(nev) — Il Comitato nazionale della Federazione delle donne evangeliche italiane (FDEQ,
riunito a Roma il 22-23 gennaio,
ha formulato un documento in
cui dichiara il proprie dissenso
sulla proposta di legge che estende il servizio militare alle
donne. « Uno degli ostacoli che
si frappongono alla realizzazione della pace nel mondo — dice il documento — è dato dal
fatto che la gente non riesce
ad immaginare un mondo senz’armi, non riesce a superare il
concetto dei confini nazionali,
non riesce ad operare la trasformazione dell’attuale nozione di
sicurezza ». « Rifiutare il servizio
militare delle donne — prosegue
il documento — non significa
negare alla donna il diritto alla
parità in ogni sfera della vita
umana e in ogni settore del campo del lavoro. Per questo la
FDEI si è battuta e continua a
battersi. Rifiutare il servizio militare per le donne significa dire
no alla crescente militarizzazione in atto nel mondo, no all’impiego di somme ingenti per la
’’difesa”, mentre intere popolazioni soffrono la fame, no al po
Chiese
“denuclearizzate”
con la partecipazione delle delegazioni delle chiese sorelle si terrà mercoledì 18 febbraio.
A questo proposito il Sinodo
studierà la proposta della Chiesa
Riformata Argentina di un piano
d’azione comune verso i ’’disseminati”, cioè verso coloro che vivono
nella grande diaspora del sud Argentina, e la possibilità di avere
con questa chiesa sinodi nello stesso periodo a sessioni congiunte.
Giorgio Gardiol
« Gesù Cristo, nostra unica
pace... Lui che dei due popoli
ne ha fatto uno solo...». Così,
con questa antica confessione di
fede, iniziano le dichiarazioni
votate dalle assemblee della chiesa metodista di Sestri Ponente
e della chiesa valdese di Sampierdarena: le ultime chiese, in
ordine di tempo, ad aver deciso
di dichiarare « zona denuclearizzata » le aree sulle quali esistono i locali di proprietà. Le motivazioni non sono dissimili da
quelle delle altre chiese: si condanna la corsa agli armamenti,
causa di miseria e fame nel mondo, si condanna il concetto di
« sicurezza » fondata sulla deterrenza, il mercato delle armi in
cui l’Italia ha anche delle gravi
responsabilità. Di fronte a questa complessa e preoccupante situazitme la chiesa non può tacere; « Il silenzio è segno di sottomissione, di rinunzia, di abbandono; è la morte della chiesa ». Il gesto di queste due chiese non è privo di significato per
un’area, come quella genovese,
dove si tiene regolarmente la mostra navale, una vetrina in cui
vengono esposti i nuovi sistemi
di armi per le marine militari.
SAVONA — Due anni fa la
chiesa di Savona aveva dichiarato « denuclearizzati » i propri
locali. La decisione di allora aveva suscitato una certa eco in
città. Ora il Consiglio Comunale si sta muovendo per denuclearizzare tutto il territorio. La
chiesa si trova così ad avere, insieme ad altri movimenti pacifisti, una certa responsabilità
per sensibilizzare la cittadinanza
e creare una reale coscienza di
pace.
Nuovo pastore
FELONICA PO — Tra breve
un nuovo pastore si occuperà
dell’ottavo circuito; Ursel Kònigsman, tedesca, curerà in particolare la comunità di Felonica
almeno per un anno, ma dovrebbe anche presenziare ai culti in
lingua tedesca per la comunità
di Rimini.
No al servizio
militare per le donne
tsrziamentc delTindustria bellica e al commercio delle armi ».
Il Comitato nazionale della
FDEI ha aderito al progetto ARCI-Dcnna per un Coordinamento
mondiale di donne per la pace.
Ha deciso di inviare delegate al
Congresso mondiale delle donne che si terrà a Mosca dal 23
al 27 giugno 1987 sul tema; « Avanti verso Tanno 2000. Senza armi nucleari! Per la pace, l’uguaglianza, lo sviluppo ». Vi parteciperà la presidente della FDEI,
Vera Velluto. Al Congresso prendono parte anche donne di altre religioni. Un incontro preparatorio avrà luogo a Praga dal
15 al 17 marzo. Il Congresso mondiale delle donne si propone di
promuovere una migliore cornpren sione e collaborazione reciproca tra le donne, per la pace,
l’indipendenza nazionale, la sovranità, l’integrità territoriale,
Tautedeterminazione e la democrazia, i diritti delle donne e
dei bambini; di discutere la messa in opera di strategie di azione fino all’anno 2000 adottate
dalla Conferenza mondiale per il
Decennio della donna delTONU.
domenica successiva presso il
Rifugio degli anziani di Aosta.
• Un saluto ed un invito ai
fratelli in fede; «Venendo in Valle d’Aosta, programmate una
sosta presso di noi, l’Agape è
grande anche per queste piccole-grandi cose ».
Quarant’anni di
Concistoro
FIRENZE — Nel lontano 17
marzo del 1947 si tenne il primo incontro dei Consigli delle
Chiese evangeliche fiorentine ovvero il Concistoro. Nel 40° anniversario si potrebbe — suggerisce il pastore Sonelli di Firenze — cogliere questa occasione
« per intensificare i rapporti fraterni tra le Chiese fiorentine ».
Si pensa quindi di organizzare,
per marzo, un incontro di verifica delle prospettive attuali. A
tal fine (l’incontro dovrebbe svolgersi in via Manzoni il 14 marzo alle 17) si attende il parere
dei vari Consigli di Chiesa interpellati prima di stilare un
programma di rilancio della
fraternità e dell’iniziativa evangelistica alTinterno delle Chiese
evangeliche di Firenze.
Presenza
valdese
TARANTO — Domenica 15
febbraio, dopo il culto, presso
la chiesa valdese si terrà una
agape fraterna in occasione della festa del XVII febbraio. All’agape farà seguito una informazione del pastore Eugenio
Stretti sul tema; « Presenza valdese nel contesto latino-americano ».
Attività
AOSTA — Anche quest’anno
la partenza delle attività è avvenuta in modo « dinamico ».
Comunità e pastore sono impegnati in molti campi;
— Otto gruppi di studio (Viering, Brissogne, Aosta con sei
corsi, due di studio biblico, uno
di catechismo, uno dei giovani,
due di scuola domenicale).
— Siamo membri costituenti
del « Comitato per la laicità della scuola » che terrà la sera del
10 febbraio una conferenza presso il Palazzo della Regione.
— Cura delle opere ricettive
di Viering e Aosta.
— Visite alle famiglie della
diaspora, St. Vincent, Chàtillon,
Courmayeur.
• Fondando la nostra fede in
Cristo Gesù, predicato e testimoniato secondo una solida teologia riformata, si tenta di riscoprire o far scoprire l’esigenza
delTEvangelo nella libertà, nella
responsabilità e nella dignità
di ogni singola persona.
• Uno dei compiti che dovremo affrontare al più presto è
quello di assicurare la nostra
partecipazione presso quei comitati cittadini che hanno finalità di solidarietà e di servizio.
• Ricordiamo con gratitudine
l’agape del 6 gennaio, la successiva recita dei bambini e la ripetizione della stessa, tenuta la
MONTEFORTE IRPINO — La Scuola
Biblica organizza per sabato 7 febbraio, alle 16.30 presso il « Centro
incontri » del Viilaggio evangelico, il
secondo incontro del corso su Storia e geografia biblica. Introducono
Gerardo Capone e Daniele Garrone.
MILANO — Il Consiglio nazionale
della FFEVM in occasione della sua
riunione di lavoro a Milano incontrerà le sorelle delle Unioni di quella
città e della provincia. L'incontro si
svolgerà sabato 7 febbraio alle 14.30
nei locali della Chiesa Valdese di via
Sforza 12/a.
MILANO — NeM'ambito del corso
su « La visione biblica della storia »,
organizzato dal Centro culturale protestante, si tiene mercoledì 11 febbraio, alle ore 21, in via F. Sforza 12 A,
con ingresso dalla Libreria Claudiana,
un incontro sul tema: Storia e profezia, il presente come luogo della scelta, del giudizio e della speranza. Relatori il prof. Paolo de Benedetti, docente di giudaistica, e il pastore Daniele Garrone.
PADOVA — Per gli incontri del Gruppo di attività femminile, venerdì 13
febbraio, alle ore 16, presso la Chiesa
metodista di C.so Miiano 6, viene affrontato il tema; Il libro della Genesi I Patriarchi; miti, leggende, messaggi. Relatrice Maddalena Costabel.
PADOVA — Il Centro di studio e documentazione « Marco Salizzato » organizza per sabato 21 febbraio, alle
ore 21 nel Salone di Casa Pio X, in
via Vescovado, una conferenza dal titolo: Dimensione ecumenica della catechesi alla luce del Documente Pastorale « Comunione e Comunità Missionaria ». Relatore è Carlo Ghidelli,
dell’Università Cattolica di Milano.
9
6 febbraio 1987
vita delle chiese 9
XVII FEBBRAIO
Las obras de barrio
il moderador, R. Ribeiro, spiega il lavoro sociale di molte chiese vaidesi del Rio de La Piata cui è devoluta la colletta di quest’anno
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Visita agli istituti
Le chiese valdesi in Italia devolveranno le somme raccolte nel
corso delle manifestazioni del
n Febbraio, alle « obras de barrio » (opere di quartiere) promosse dalle chiese valdesi del Rio de
La Piata. Il Moderador della Mesa Vaidense, Ricardo Ribeiro, ha
risposto ad alcune nostre domande:
— Dove sono e come sono nate
le obras de barrio?
— Le cosiddette « obras de barrio » (opere di quartiere) sono si
in questa rubrica pubblichiamo le
scadenze che interessano più chiese
valdesi delle valli. Gli avvisi vanno fatti
pervenire entro le ore 9 del lunedì
precedente la data di pubblicazione
del giornale
Giovedì 5 febbraio
□ COLLETTIVO BIBLICO
TORRE PELLICE — Presso la sala
del centro di incontro di via Repubbiica, alle ore 20.45, Il pastore Giorgio Tourn parla sul tema Amos,
profeta della giustizia ».
Venerdì 6 febbraio
□ COORDINAMENTO
STRUTTURE
RECETTIVE
TORRE PELLICE — Alle 20.30 presso la Foresteria Valdese si tiene la
prima seduta del » Coordinamento delle strutture recettive » della chiesa
valdese in Val Pellice. La riunione,
cui partecipano i membri dei diversi
Comitati delle strutture d'accoglienza, sarà introdotta dal sovrintendente
di Circuito.
Domenica 8 febbraio
□ CONVEGNO
FCEI-VALLI
PINEROLO — Si svolge presso la
chiesa valdese di via dei Mille 1 l’incontro su: Giovani e movimenti giovanili: il programma prevede:
ore 10: Partecipazione al culto;
ore 11.15: Il movimento dell’85, la situazione giovanile a Parigi.
Dopo il pranzo, nel pomeriggio lavoro in gruppi e dibattito pubblico sul
tema « rapporto giovani e politica,
quali cambiamenti negli ultimi 15 anni •• con intervento della prof. Isa Demaria.
Lunedì 9 febbraio
□ INCONTRO PASTORALE
1 DISTRETTO
TORRE PELLICE — Si svolge presso
la Casa Unionista a partire dalle 9.15.
Meditazione a cura del pastore
Renato Coi'sson.
A seguire: A. De Lange: I nuovi metodi storiografici.
Celebrazioni dell'89.
Nel pomeriggio: I testi ed I gesti
liturgici.
Giovedì 12 febbraio
□ COLLETTIVO BIBLICO
PINEROLO — Prosegue l’attività con
la lettura del libro deH’Apocalisse. Il
prossimo incontro si tiene alle ore
20.45 presso la chiesa valdese di via
dei Mille 1. E' prevista la lettura comunitaria dei capitoli 6-11 (■< I sette
sigilli e le sette trombe»).
tuate nelle piccole e medie città
o nelle zone semirurali vicine agli
insediamenti storici dei valdesi
ed in alcune grandi città, ma in
questo caso hanno un carattere
ecumenico.
Alcune di queste opere sono
molto antiche, per esempio quella di « el Pueblito », nata 50 anni
fa in un piccolo villaggio vicino a
Tarariras, una città con una numerosa comunità valdese.
È anche molto antica l’opera
iniziata dalla chiesa di Arroyo
Negro (Arroyo Negro è una comunità rurale, con più di venti
famiglie valdesi) nei piccoli villaggi del nord Uruguay abitati
principalmente da lavoratori rurali: Algorta y Piedras Coloradas.
Ci sono molte altre opere sia in
Argentina che in Uruguay e ciascuna di esse è legata all’attività
di una parrocchia valdese.
— Chi gestisce queste opere?
— Praticamente tutti i gestori,
gli animatori di queste opere sono laici volontari delle varie chiese. Sono persone che offrono
un servizio al Signore, servendo
il loro prossimo. La maggioranza
dei volontari sono giovani, ma c'è
anche qualche adulto che, avendo
iniziato il lavoro giovane, non è
più andato via. Le opere sono
spesso aiutate dalle associazioni
femminili, dai gruppi giovanili
e da persone singole. In molti casi queste opere sono iniziate all’aria aperta, sotto gli alberi, però man mano che si rafforzavano,
sorgeva la necessità di poter disporre di un locale, di un certo
numero di persone capaci. Ogei
queste opere non possono essere
semplicemente dei luoghi in cui
si cerca di risolvere questo o
quel problema singolo, ma devono affrontare tutta la problematica più vasta dei luoghi in cui
sono insediate.
— Ma cosa sì fa in queste
opere?
— Alcune opere sono iniziate
come « scuole domenicali » o
« scuole bibliche » per ragazzi.
C’era una intenzione evangelizzatrice. Col passare del tempo si
sono scoperte le necessità più
concrete e materiali dei ragazzi
e delle loro famiglie. Si sono così
aggiunti servizi di mensa, di distribuzione o di vendita di vestiario a basso costo. Poi si è iniziato
a lavorare con le madri in iniziative di assistenza completa ai ragazzi: mensa, vestiario e in alcuni casi anche doposcuola per migliorarne il rendimento scolastico.
A Fray Bentos, si è costruito
un centro per l’artigianato (abbigliamento, tessitura, lavori in legno al tornio) che organizza periodicamente r esposizione dei
suoi lavori.
Le necessità di questi quartieri
e di queste comunità rurali sono
molteplici e non sono soddisfatte
daH’organizzazione sociale. Mancano acqua potabile, elettricità,
fognature ed altre cose. Le costruzioni sonoi precarie e i servizi
sanitari praticamente inesistenti
o situati in ospedali molto lontani da questi villaggi.
La situazione costituisce perciò
una sfida alle chiese che per rispondervi devono formare meglio
le persone impegnate in questo
servizio, devono avere locali modesti ma adeguati ed un minimo
di materiali di lavoro.
ASSEMBLEA DEL 1» CIRCUITO
Obiezione fiscaie
alle spese militari
Ospite della chiesa di San Giovanni, si è riunita il 1® febbraio
1987 l’assemblea del 1® circuito.
Come è ormai tradizione, la seconda assemblea di circuito dell’anno ecclesiastico, è quella dedicata ad un tema specifico da
studiare e da dibattere. E il tema scelto quest’anno dal Consiglio è uno dei più complessi, per
le difficoltà che esso presenta a.
tutti i livelli: l’obiezione fiscale
alle spese militari.
L’argomento è stato introdotto da una relazione molto chiara e problematica di Aldo Perrero, il quale ha posto sul tappeto tutte le possibili riserve
che come protestanti possiamo
avere rispetto a questo strumento di disubbidienza civile. Innanzitutto i protestanti non hanno
un modello integralista di società da costruire, ma lavorano nelle società esistenti per farvi lievitare determinati elementi di
umanizzazione della società: è
lecito quindi che essi si pongano in conflitto diretto con lo stato quando potrebbero democraticamente lottare nelle sue istituzioni perché sia il governo
stesso a modificare le leggi che
vengono da noi considerate ingiuste?
Il protestante è poi tradizionalmente «leale» nei confronti
dello stato democratico: può usare strumenti che travalichino
questa lealtà? Se si, chi e in che
modo decide, senza che la proposta di obiezione fiscale porti
semplicemente ad una anarchia
di fatto nella quale tutte le componenti che agiscono in una società obiettino a questo o a quell’aspetto di una legge che vanno
contro le proprie convinzioni (e
Comunione e liberazione ha già
ventilato la possibilità di una
obiezione fiscale alle spese sanitarie che concernono l’aborto)
rendendo così impossibile la gestione delle risorse tributarie?
Quand’è che siamo pronti « a disubbidire lealmente a leggi ingiuste seguendo leggi più alte» come diceva Martin Luther King?
Questi alcuni degli interrogativi che la relazione poneva sul
tappeto ricordandoci anche che
quanto facevamo rispondeva ad
un preciso atto sinodale che invitava tutte le chiese a riflettere
e discutere lo strumento della
obiezione fiscale alle spese militari, che da alcune altre istanze
ecclesiastiche ( i religiosi cattolici del ’Veneto nel dicembre ’85)
è invece già stata accettata. Non
aderire a facili entusiasmi ma
ponderare tutto alla luce della
fede, non adeguarsi alla decisione di una gerarchia ma lasciar
scaturire una decisione dalla base delle chiese: è la lentezza che
viene dalla nostra visione della
chiesa e ringrazio il Signore che
sia proprio così.
Claudio Pasque!
POMARETTO — I ragazzi e le
ragazze del quarto anno di catechismo di Pomaretto, Perosa
ed Inverso hanno trascorso la
giornata di domenica 11 gennaio all’Uliveto di Luserna San
Giovanni.
Al mattino visita dell’istituto
e incontro con gli operatori;
poi pranzo insieme ad alcuni
ospiti e passeggiata con alcuni
altri ospiti che sono autosufficienti o che non creano difficoltà particolari anche se accompagnati da chi non è continuamente insieme a loro. Ritorno all’istituto e lavoro in gruppi per
cercare di capire meglio la realtà di una soluzione simile, per
cercare di scoprire le reazioni e
l’interesse che giovani come questi hanno verso un certo tipo di
problemi, e l’approccio che ognuno di loro ha con persone
portatrici di handicap.
Una giornata positiva al punto
che una parte dei catecumeni
stessi ha chiesto di ripetere a
breve scadenza una giornata simile in questo istituto.
Domenica 25 gennaio lo stesso gruppo di catecumeni ha fatto visita agli anziani di ’Villa
Grazialma ad Avigliana, asilo
dei vecchi appartenente alle
chiese battiste.
Dopo la partecipazione al culto all’interno della casa, c’è stata la visita guidata e commentata dalla direttrice e dalla vice-direttrice dell’istituto stesso.
Dopo il pranzo, visita alla Sacra di San Michele e ritorno a
Villa Grazialma dove i catecumeni hanno avuto modo di andare nelle stanze degli ospiti e
parlare con loro, intervistandoli sui loro problemi e le loro
gioie, la realtà delle chiese battiste ed il funzionamento dell’istituto in cui sono ospitati.
Colletta speciale — Rispondendo all’appello lanciato alle
chiese dal Moderatore sul deficit della cassa culto per il 1986,
il Concistoro ha deciso di inviare la colletta del culto di domenica r febbraio ammontante a
630.000 lire.
• L’assemblea di chiesa prevista per domenica 8 febbraio è
stata rinviata a data da destinarsi.
• L’evangelo della resurrezione è stato annunciato in occasione dei funerali della giovane
Monica Orsello di Vivian (Inverso Rinasca) rapita all’affetto dei
suoi cari all’età di 15 anni. La
comunità esprime alla famiglia
duramente colpita la sua cristiana solidarietà.
• Venerdì 23 gennaio ha avuto luogo il funerale del nostro
fratello Gino Peyran di Perosa
Arg.na, deceduto improvvisamente all’età di anni 58, presso
l’Ospedale Valdese di Pomaretto. Ai familiari in lutto la simpatia cristiana della comunità.
XVII Febbraio
ANGROGNA — I biglietti per
l’agape del 17 febbraio (prezzo
L. 14.000) sono in vendita presso gli anziani.
• Proseguono le riunioni quartierali (10 febbraio al Martel,
11 Prassuit, 12 agli Odin) che
vedranno la proiezione di diapositive su « l’Egitto ieri e oggi ».
• Il culto previsto per domenica 8 febbraio presso la
scuoletta del Serre alle 14.30 sarà presieduto dall’Unione femminile in apertura della propria
riunione.
elezione di tre anziani del Concistoro è convocata per domenica 8 febbraio; i membri elettori
sono invitati a partecipare ed in
particolare quelli dei quartieri
interessati di S. Margherita, Inverso e Chabriols.
• E’ deceduto il fratello Roberto Monnet. La comimità esprime la sua solidarietà fraterna alla famiglia.
• In occasione della serata del
17 febbraio l’Unione giovanile
dei Coppieri presenterà un libero adattamento del dramma di
Edina Ribet Rostain dal titolo
« Il sapore del sale ». Interverrà
la corale valdese di Torre. '
Assemblea di chiesa
PRAROSTINO — Il culto di domenica 8 febbraio sarà seguito
dalla assemblea di chiesa già
prevista per gennaio e poi rinviata per il maltempo; si invitano i membri di chiesa ad intervenire numerosi.
Valdesi in Calabria
RORA’ — Un caloroso benvenuto alla^omimità di Dipignano
che, accompagnata dal pastore
Gianni Genre, visiterà la comunità rorenga dal 15 al 18 febbraio.
Lunedì 16 febbraio alle ore
20 circa accensione del falò con
la partecipazione canora della
Corsi©
Martedì 17 febbraio alle 10.30
culto a cui seguirà l’agape alla
Sala Comunitaria. Nel primo
pomeriggio verranno proiettate
diapositive con dibattito sulle
Comunità valdesi in Calabria.
Prenotazioni per l’agape entro
e non oltre il 13 presso Sig.ra
Vilma Martina, tei. 93143 oppure presso il pastore, tei. 93108.
Relazione finanziaria
FRALI — Con la partecipazione del vice moderatore della Tavola Valdese Gianni Rostan, si
è svolta domenica 25 gennaio
l’assemblea di chiesa sulla relazione finanziaria 1986. Di fronte
alla grave situazione di deficit è
stato deciso di inviare per l’86
ancora la somma di 1.200.000
lire.
• Buon successo ha riscontrato il pomeriggio dei ragazzi della scuola domenicale venerdì
30 U.S.; i giochi scelti hanno
tentato di essere non solo occasione di divertimento ma anche
di maturazione.
• Il culto del XVII febbraio
sarà presieduto dal pastore A.
Taccia che parteciperà all’intera giornata; per il pranzo (15.000
lire e 7.500 per i ragazzi) sono
necessarie le prenotazioni presso il pastore o gli anziani.
• Il prossimo incontro dell’Unione femminile, previsto per
giovedì 12 febbraio alle 14, vedrà la partecipazione di Bruna
Peyrot.
• La comunità esprime la sua
cristiana solidarietà ai familiari di Beniamino Peyrot deceduto dopo lunghe sofferenze.
Elezioni
TORRE PELLICE — Unas
semblea di chiesa dedicata alla
L’Asilo dei Vecchi di S.
Germano cerca volontari per
i servizi generali (richieste 6
ore giornaliere con argent de
poche). Gli interessati possono mettersi in contatto
con la segreteria dell’Asilo
(tei. 0121/58607).
10
10 valli valdesi
6 febbraio 1987
Verso
la libertà
Nel febbraio di trecento anni
fa quasi tremila persone marciavano, divise in drappelli, verso la libertà. Denutriti, reduci e
sopravvissuti dalle carceri di
Verrua o Ivrea o Vercelli o Possano o Saluzzo, fantasmi umani
sbattuti dalle tormente di neve
della Valle dell’Arc o dell’Isère
giunsero, decimati dal freddo e
dalla fame, a Ginevra: terra delta loro libertà.
Ma tre anni dopo libertà significò per loro lasciare quella terra ospitale per rientrare in una
terra ostile ormai svenduta al
nemico e ’cattolicizzata’. Libertà
significò, per i valdesi, tornare
in Italia per predicare l’Evangelo nel loro Paese. E libertà significò anche, prima e dopo, dar
vita ad una resistenza (armata)
contro chi aveva voluto calpestare e massacrare un popolo
’diverso’.
Riflettendo a quel momento
storico — che in questi giorni
ci viene cosi bene riproposto nel
leggibilissimo e documentato
opuscolo del XVII febbraio a cura di Giovanni Gönnet: « Dalla Revoca al Rimpatrio », edito
dalla Società di Studi Valdesi —
affiora una prima domanda: per
noi, uomini e donne di questa
fine degli anni ottanta del XX
secolo, cosa significa lottare per
la libertà? Non abbiamo più i
Janavel o gli Arnaud che ci guidano; il nemico non è più schierato di fronte a noi, anzi spesso
è dentro e in mezzo a noi; i programmi, gli scopi, gli obiettivi
del nostro essere valdesi oggi sono molto più sfumati. La nostra
proposta di fede e di cultura affascina, suscita spesso ammirazione ma raramente convince e
converte. La libertà in cui crediamo è la libertà costruita insieme nella democrazia, nel confronto e nella solidarietà. Ma la
libertà che vorremmo veramente vedere realizzata è quella di
un mondo senza guerre o pericolosi preparativi di guerre, senza
profughi, senza disoccupati, senza miseria, frutto della rapina.
Certo, la libertà che abbiamo
è grande. E per arrivare a tanto, nei secoli, è stato pagato un
prezzo altissimo in vite umane
e interminabili lotte. Tuttavia il
cammino della nostra libertà non
è ancora pienamente concluso
fin quando ci sarà chi crepa di
fame, o chi muore sotto l’artiglieria nemica o a causa di una
bomba nascosta in una valigia.
E’ un sogno credere che un giorno vedremo un mondo di libertà nella pace e nella collaborazione tra i popoli? Anche il popolo valdese schiacciato dalle
milizie franco-sabaude nel 1687
sognava ciò che più tardi, troppo tardi, divenne realtà. Chi morì nelle prigioni del vercellese o
sulle nevi della Savoia nel gelido febbraio del 1687 non vide risultati della propria lotta per
la libertà. Trecento anni dopo
noi godiamo i frutti di chi ha
lottalo prima di noi. Così altri
vivranno domani ciò che oggi
siamo, o non siamo, in grado di
costruire.
Giuseppe Platone
Hanno collaborato a questo
numero: Maria Luisa Barberis, Valter Cesan, Luigi Marchetti, Paola Montalbano, Roberto Romussi, Piervaldo Rostan, Franco Taglierò, Erika
Tomassone, Dario Tron.
APPELLO ALLA SOLIDARIETÀ’ DELLE CHIESE
Rifugio Cario Aiberto:
un grosso deficitji
La costituzione del Comitato di gestione, punto qualificante della
riforma della CIOV - Problemi per il bilancio e la nuova costruzione
La CIOV nella sua seduta del
24 gennaio ha nominato il Past.
Marco Ayassot membro del Comitato di Gestione del Rifugio Carlo Alberto. A sua volta, il Comitato di Gestione, conformemente
al proprio Statuto, lo ha eletto
Presidente. Adelio Cuccureddu,
che aveva ricoperto precedentemente tale incarico, ha chiesto, e
la Tavola ha accolta la sua richiesta, di entrare nel servizio
diaconale della chiesa. La Tava
la, sempre in accordo con la
CIOV, lo ha destinato aU’attività
del Rifugio quale Diacono sotto
prova. Ringraziamo Adelio per il
servizio svolto quale Presidente
del Rifugio e formuliamo per lui
l’augurio di un lavoro prcrfìcuo a
fianco degli altri operatori che
con dedizione e impegno svolga
no il loro compito in questo nostro Istituto.
Il Comitato di Gestione risulta
così costituito: Past. Ayassot
Marco, Presidente, Erminia Ermini Correnti e Marco Revel,
membri, Claudio Pasquet e Marcella Gay, rappresentanti CIOV,
Carla Beux Longo rappresentante CBD. Prendono parte alle sedute Franco Sappé, direttore di
Istituto, Marina Bertin, responsabile dei servizi sanitari e il
dott. Ignazio Prinzivalle, segretario amministrativo. La costituzione di un Comitato di Gestione
ohe si occupi esclusivamente del
Rifugio è stata fuor di ogni dubbio uno dei risultati positivi della
riforma della CIOV. Oltre alle
riunioni mensili ufficiali del Cdg,
i suoi membri sono di norma pre
VAL PELLICE
Il mercato più caro
Nell’ultima tornata di consigli
comunali le amministrazioni hanno provveduto all’applicazione
dell’addizionale sui constimi di
energia elettrica; seppur a malincuore ma nella consapevolezza di una situazione finanziaria
diffìcile per gli Enti locali.
Punto particolarmente atteso
per quanto riguarda Torre Pellice il regolamento per il mercato ambulante, da parecchio
tempo atteso. Per altro è stato
rilevato che questo tipo di vendita estremamente caratteristico
si sta discostando ormai dai vecchi cliché per diventare spesso
un vero centro di vendita fisso
con prezzi neppure concorrenziali. Il regolamento, ovviamente, poco potrà nel merito di un
calmieramento dei prezzi, ma
verrà comimque inviata a tutti
gli ambulanti una lettera con l’invito a tener in conto i diritti dei
consumatori (perché ad esempio il mercato di Torre pare abbia prezzi più cari di quello di
Luserna?).
Allo studio anche l’istituzione
di una nuova fiera estiva nel mese di agosto.
Anche il rendiconto ’86 dell’asilo-nido comunale è stato presentato ed approvato; attraverso la partecipazione alla gestione del comune di Lusema si è
arrivati alla utilizzazione completa della struttura diminuendo anche i costi per l’ente pubblico. La gestione si chiuderà
comunque, malgrado le entrate
delle rette ed i contributi regionali, con un disavanzo di circa
100 milioni di lire. Altro argomento, su cui varrà la pena di
ritornare, la richiesta, da parte
della Comunità Montana, di inserimento della vai Pellice nelle
aree di insufficiente sviluppo: risposta positiva, che dovrebbe incentivare, secondo le aspettative,
nuovi insediamenti industriali od
artigianali.
P. R.
Consiglio
comunale
ANGROGNA — Nella sua ultima riunione il consiglio comunale di Angrogna ha risposto
positivamente alla ipotesi di inserimento della valle fra le zone
a scarso sviluppo.
Due argomenti vanno inoltre
segnalati. La costituzione di una
commissione urbanistica consultiva comprendente esponenti delTamministrEizione e tecnici, ciò
in vista soprattutto di studiare
attentamente i problemi collegati al piano regolatore e ad una
sua eventuale modifica.
Il programma di incontri culturali in occasione della ricorrenza del prossimo 25 aprile :
oltre alla partecipazione di personaggi significativi quali A. Galante Garrone ed altri, annunciamo fin d’ora la proiezione
nei quartieri del filmato sullo
spettacolo « Ninna nanna della
guerra » trasmesso sulla pressoché invisibile, alle valli, rete 3
della RAI.
senti al Rifugio tutti i lunedì pomeriggio per esaminare con il
direttore e il personale tutti i
problemi che via via si presentano.
Attualmente il Rifugio si trova di fronte a due grossi problemi: il primo è costituito dalTancora mancato utilizzo della nuova costruzione (inaugurata a luglio del 1986). 1 lavori deH'allacciamento fognario, a causa di
difficoltà burocratiche e della nevicata del mese di gennaio, sono
ancora rinviati malgrado la buona volontà e l’interessamento di
tutti gli organismi responsabili.
E il secondo è dato dalla grave
situazione di bilancio: il deficit
di 200 milioni per il 1986 previsto e prospettato alla scorsa
Conf. Distrettuale, è stato purtroppo confermato. Sono in corso
contatti con l’ente pubblico locale per il possibile convenzionamento di alcuni posti e per la
questione della quota sanitaria.
Ma se tali provvedimenti potranno alleviare molto parzialmente
la situazione economica non la risolveranno. La scelta della solidarietà ecclesiastica, base della nostra autonomia, deve esprimersi
in modo concreto!
Alberto Taccia
Concerto
La Comunità Montana Val
Pellice, nell’ambito delle iniziative di « Spazio Giovani », organizza un concerto per la sera
di sabato 7 prossimo, alle ore
21, presso la Palestra comunale
di Luserna S. Giovanni. Partecipano i Whitefìre (heavy metal),
e i Controvento (musica italiana). Il prezzo del biglietto è di
L, 3.000.
Società
di Studi
Valdesi
Pista aperta
Programma
televisivo
Contrariamente a quanto annunziato nei n. precedenti la
proiezione del filmato sulle Valli Valdesi realizzato da Présence
Protestante e proiettato su Antenne 2, non avrà luogo sabato
14 ma sabato 28; resta invariata
la sede: Collegio Valdese.
Lo spostamento è dovuto alla
concomitanza con la serata organizzata al -Gilly dalla Comm.
Evangelizzazione della chiesa di
Torre Pellice sui Testimoni di
Geo va.
RORA’ — La Pro Loco Rorà
in collaborazione con il Comune
di Torre Pellice e la Comunità
Montana, comunica a tutti gli
appassionati dello sci di fondo
che la pista in località Piamprà
è aperta.
Protezione civile
TORRE PELLICE — Su richiesta della Prefettura l’Amrainistrazione Comunale ha deliberato la costituzione di una
commissione in vista della stesura dì un « Piano comunale di
Protezione Civile ».
Della commissione fanno parte
i consiglieri Danna, De Bettini,
Stefanetto (maggioranza); Sacchino (minoranza), rappresentanti dei Vigili del Fuoco, Carabinieri, Croce Rossa, Soccorso
Alpino, Squadre antincendi boschivi, Scout, ANA, AEV. La stesura del piano sarà compito
deU’Ufiìcio Tecnico del Comune.
Non dobbiamo dimenticare
che le nostre vallate si trovano
su un territorio riconosciuto
come zona sismica di seconda
categoria e che nei secoli scorsi
vi sono state scosse telluriche
con notevoli danni. E’ fra l’altro
intenzione della Prefettura organizzare nella nostra zona nel
prossimo futuro una esercitazione di Protezione Civile coinvolgendo tutte le forze interessate.
Amici del Collegio
TORRE PELLICE — E’ uscito
in questi giorni il numero 66
(febbraio ’87) del Bollettino dell’Associazione Amici del Collegio.
Negli « appunti » sulla vita dell’istituto redatti da Roberto Giacone, si segnala in particolare
l’avvenuta introduzione di due
nuove materie d’insegnamento:
la IV ginnasio, dopo qualche
iniziale difficoltà è bene avviata
allo studio di « economia e diritto », mentre al 3° anno del curriculum di studi (corrispondente alla r liceo) è stata attivata
la disciplina della « storia locale »: un modo significativo per
avvicinarsi al passato mediante
lo studio di fonti tangibili, utile, oltreché nello specifico (si
tratta di documenti medievali
sui conti dì Luserna), a impratichirsi di un certo metodo di
lavoro.
Fiaccolata
PERRERO — La presenza dell’abbondante nevicata di tre
settimane fa non ha mancato di
farsi sentire: un’allegra fiaccolata ha animato la sera del
31 gennaio; approfittando di uno
strato di neve abbastanza alto,
un gruppo dì sciatori più o meno giovani è disceso lungo la
strada di Porta Cialancia fino
all’inizio della strada asfaltata
del vallone di Faetto.
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11
6 febbraio 1987
valli valdesi 11
r
TRA CHISONE E GERMANASCA
POMARETTO
Pomaretto: contro l’isolamento
La progressiva riduzione dei posti di lavoro nella vallata - La comunità valdese tra i problemi di spopolamento e di disgregazione, che rendono difficile il mantenimento dei legami
Pomaretto con i suoi 1250 abitanti è un piccolo paese situato
alla confluenza del Germanasca
col Chisone e per la sua posizione geografica è un punto di
riferimento per tutta la vallata
che sale fino a Frali. Da una parte come sede in cui vi sono o
vi sono stati alcuni servizi: l’Ospedale valdese, gli uffici della
Comunità Montana-USSL 42 nella adiacente Perosa, il Convitto
e fino allo scorso anno la Scuola Latina. Dall’altra, è luogo in
cui il tessuto di relazione ha una
sua unità ed il « patois » è strumento ancora efficace di comunicazione.
Le tre realtà
In questo contesto si trova la
comunità valdese, che con i suoi
1161 membri comunicanti equivale praticamente al numero degli abitanti, ma che comprende
un territorio ben più vasto coin\ olgendo i comuni di Perosa, Inverso Pinasca, Pinasca e con una
diaspora in Val Chisone che si
Spinge sino al Sestriere. Mentre
Pomaretto è il posto privilegiato dove, per i legami ancora visibili, è concentrata la maggior
parte dei valdesi, con un attaccamento ancora forte al piccolo
lembo di terra o di vigna che lì
si può coltivare, vi è di fronte la
realtà di Perosa, industriale, sempre più caratterizzata dal pendolarismo dei suoi abitanti, con
difficoltà crescenti circa le possibilità aggregative non dissimili da tutti gli agglomerati periferici industriali.
.\ltra realtà con delle caratteristiche sue specifiche ancora diverse è quella di Inverso Pinasca. Per una maggiore facilità
nei collegamenti, le borgate sono ancora popolate; le nuove generazioni abitano ancora le antiche case, si sente meno l’esodo domenicale che è tipico della
civiltà dei condomini. Con queste tre realtà principali il numero dei membri comunicanti si è
così mantenuto sostanzialmente
in equilibrio. « Abbiamo però un
problema di saturazione; — ci
dice Guido Baret — Pomaretto
non ha aree edificabili, per cui è
impossibile prevedere una sua
espansione per raccogliere le richieste che provengono dalla
parte alta della valle. Nello stesso tempo vediamo che il suo
centro storico va gradatamente
spopolandosi, in quanto le vecchie case risultano difficilmente
ricuperabili alle esigenze abitative odierne ».
« La richiesta soprattutto per
le giovani coppie, si sta rivolgendo verso Perosa » interviene
Renato Coisson, pastore della comunità, « dove sono sorti dei
condomini e vi è ancora spazio
per una espansione edilizia; in
più, non essendoci l’equo canone
e quindi con affitti più elevati si
ha una maggior mobilità e disponibilità di alloggi. Rileviamo
ancora un altro movimento: con
la riduzione progressiva dei posti di lavoro in vallata, le attività lavorative si sono decentrate
maggiormente e alcune famiglie
i cui figli frequentano le scuole
superiori decidono di trasferirsi più a valle. Ci sono stati ben
tre casi nell’ultimo anno ».
Qui giungiamo ad un nodo cruciale: l’occupazione è il capitolo
sul quale sono avvenuti i maggiori cambiamenti negli ultimi
10 anni. La crisi che ha attana
FACCIAMO
CHIAREZZA
Leggo sui numeri 3 e 4 de « L'Eco
delle Valli », la continuazione della discussione, cui ho partecipato, sulla
tassa per la raccolta rifiuti e mi stupisco sempre più che un giornale cosi serio sia disponibile a portarla avanti senza fare chiarezza.
Infatti occorre chiarire una volta
per tutte se si vuole discutere di problemi personali inerenti all’applicazione della tassa suddetta, nel qual caso
c’è la sede opportuna per farlo ed
ogni Comune ha degli orari d'apertura
al pubblico disponibili per questo, o
se si vuole discutere della Legge Nazionale istitutiva della tassa relativa
allo smaltimento dei rifiuti, nel qual
caso può anche essere opportuno aprire un vasto dibattito e suggerire,
con opportune iniziative politiche, una
proposta di modifica alla Legge esistente. Ma è inutile continuare a fare un discorso confuso, in cui si mescolano situazioni personali dei cittadini ed obblighi di legge messi in at
to dalle amministrazioni locali.
Infatti non si può dire che i Siedaci
sono per la tassa a mq. e i cittadini
per la tassa in base al reddito, quando una legge impone ad entrambi di
applicarla in base ai mq.
Ho sempre-detto in qualsiasi sede
che i Cdmuiii non fanno le leggi, ima
devono applicarle, altrimenti commetterebbero illegittimità se non omissioni
di atti dovuti con le relative conseguenze per i loro amministratori; se
le leggi non soddisfano, come spesso
accade, perché sono inadeguate alla
nostra realtà, bisogna fare di tutto
per modificarle seguendo gli itinerari
che il nostro ordinamento democratico
consente. Ma non mi si può incolpare delle modalità prescritte da una legge nazionale per il pagamento di una
tassa che si applica così in tutta Italia e non solo ad Angrogna!
Cordiali saluti.
Franca Coi'sson, Angrogna
In genere, il nostro giornale non
entra nel merito delle questioni che i
lettori, liberamente, sollevano. Vi entra quando è direttamente chiamato in
causa.
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(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
gliato la Filseta ultimamente si
è aggiunta a tutta una serie di
riduzioni di personale avvenute
ancora quando la gestione era
Gùtermann. Il ridimensionamento progressivo e continuo
degli organici alla RIV-SKF di
Villar Perosa, la sostituzione della BOGE alla FIAT dei lupini
hanno costituito un’ulteriore riduzione dei posti di' lavoro; la
zona industriale di Villar, se
non avrà al più presto i benestare necessari, rischierà di dirottare su altre zone gli insediamenti probabili o possibili. Se
comparata con la Val Pellice, la
situazione dell’occupazione appare qui ancora più grave. La
crisi della Mazzonis avveniva in
un momento al quale ha fatto
ancora seguito uno sviluppo industriale ,— delle piccole fabbriche hanno trovato uno spazio
ed anche una certa diversificazione nella produzione. In Val
Chisone la presenza della RIV e
della FIAT sembra aver polarizzato l’attività industriale come se sotto quelle aree di influenza sia più difficile alle nuove iniziative di poter nascere.
Per quanto riguarda il turismo, in Val Germanasca c’è solo il polo di Frali, rimasto però
in questi anni svantaggiato, come diverse altre stazioni turistiche di media quota, dal ritardo
con cui arriva la neve. La piscina di Perosa, nonostante sia stata terminata da qualche anno,
non è ancora in funzione perché
oltre ai costi di gestione elevati,
non sembra essere sufficientemente recepita come proposta
turistica.
L’impegno
della comunità
« Ritornando alla comunità valdese, come sono i legami dei
Suoi membri con le comunità di
alta valle da cui molti provengono? ». « Si stanno affievolen
do — ci dice il pastore Coi'sson
—. Un tempo c’erano le persone
anziane, nel momento in cui vengono a mancare, la gente fa ancora ritorno nei villaggi ma come ad una casa di vacanza e non
come alla casa di origine. Le radici incominciano a diffondersi
qui, ma questo non significa che
la presenza nella chiesa sia più
consistente. La difficoltà iniziale
di molti che si immettevano è
rimasta come un paravento; vi
è una specie di reverenza verso
i pomarini originari, come se
fossero più importanti ».
« Quello che la comunità poteva fare, lo ha fatto — dice
Guido Baret —. Se guardiamo la
composizione del concistoro coloro che provengono dall’alta valle sono la maggioranza ».
« Stiamo assistendo — riprende Renato Co'isson — all’espandersi di un problema che prima
ha toccato le città ed ora raggiunge anche noi; la gente è
sempre più isolata e, di conseguenza, secolarizzata in una condizione di possibilità finanziarie
ed abitative migliori che nel pas
sato. Nella relazione sull’attività
dell’anno rilevavamo come il nostro tentativo sia un andare contro corrente. Tutto spinge l’individuo a vivere isolato, questione
dei turni di lavoro, le proprie
comodità... e noi invece chiamiamo la gente a discutere, a fare
le cose insieme, a ritrovarci nell’ascolto della Parola e a prendere le nostre responsabilità. Su
questo punto è difficile spuntarla, alcuni problemi sono superabili, altri no. Pensiamo a chi fa
i tre turni in fabbrica: rimane,
con l’andar del tempo, fatalmente tagliato fuori dall’incontro con
gli altri ».
Eppure, dalle statistiche, vediamo che il numero delle persone impegnate è abbastanza
grande, questo è un segno positivo: una ventina di monitori,
altrettanti membri del concistoro e parecchi di loro li si trova
anche impegnati in altre attività, sia interne alla comunità che
esterne, dalla corale alla banda
musicale, dalla filodrammatica
alla pro loco c da qualche anno
anche nel settore giovanile.
Il problema giovanile
« Il discorso dell’isolamento
che subiamo si ripercuote sull’anello debole — riprende il pastore —. Esso è costituito dal
settore giovanile. La loro incertezza circa gli sbócchi scolastici,
circa le possibilità di lavoro e
sul mondo che sta loro davanti;
l’essere più informati tramite la
televisione dei problemi negativi,
da Cernobil agli inquinamenti...
queste incertezze li segnano e
li portano a vivere intensamente, quasi a buttare la vita che
ai loro occhi altrimenti non varrebbe. In questo, anche le famiglie non sempre sono loro di
aiuto; se si valuta il valore di
una persona dai soldi che ha, la
conseguenza è che per valere
bisogna dimostrare di averne...
e a tutti i costi. C’è quindi un
pericoloso sbilanciamento che
mette in forse la dimensione della solidarietà. Sarebbe importante rendersi conto in tempo di
quanto questa china che sembra
allettante possa finire invece in
un precipizio ».
Un’ultima domanda si pone;
« Vi sono delle novità o delle proposte che state esaminando? ».
« Sì, alcune. A partire dallo
scorso agosto stanno prestando
un servizio presso di noi il vicario
tedesco Martin Hanauer ed il
candidato in teologia Daniele
Bouchard. La loro presenza è
molto utile nel momento in cui
per malattie o congedi per maternità si sono aperti degli spazi
da ricoprire in ambito valligiano.
Questo loro servizio si affianca
a quello di Dario Tron, animatore giovanile nel circuito. Altre
novità: una nuova edizione dello
studio biblico richiesto al concistoro ed infine, stiamo pensando alla possibilità di organizzare
un XV agosto in qualche località
della Val Chisone significativa
per la storia valdese ».
Adriano Longo
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Avvisa la Spett. Clientela che a partire dal 25.1 sono iniziati i saldi di fine stagione
Corso Gramsci, 28 TORRE PELLICE
Rinnovato
il direttivo
della Pro Loco
Il 17 gennaio scorso è stato rinnovato il direttivo per il 1987-88
della Pro Pomaretto. Sono stati
eletti: Giovanni (Nino) Genre
presidente, Livio Costantino vicepresidente, Danilo Breusa segretario, Johnny Genre vicesegretario, Alessandro Griglio cassiere.
Sono consiglieri: Ilario Alcalino,
Giovanni Rostan, Guido Ribet,
, Andrea Zanella, Giorgio Chiurato, Daniele Volat, Giacomo Bernard, Arturo Riceli, Filiberto Rastre, Valdo Pons, Severino Bounous, Marco Volat, Roberto Ribet, Romano Breuza, Danilo Morello. Revisori dei conti: Guido
Ribet, Marco Ribet, Ettore Pons.
« Beati i puri di cuore perché
vedranno Iddio »
(Matteo 5: 8)
Il giorno 8 -gennaio è mancato ai
suoi cari
Aldo Gay
Lo annunciano la sorella Bi-bi, i cognati e i nipoti Gay, Ciaranfi, Revel e
i parenti tutti che lo ricordano con affetto.
Firenze, 2 febbraio 1987
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Croce Verde Porte: Tel. 201454.
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(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
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Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
12
fatti e problemi
6 febbraio 1987
RIFLESSIONI SUL VOTO TEDESCO
AMNESTY INTERNATIONAL
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I Í»,
Dove va la Germania? < prigionieri
del mese
Più complesso il quadro politico- Smentiti i teorici del «riflusso » giovanile - Partiti e chiese - Appuntamento al Kirchentag
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ì 5t;<
I fe
!%:
i: i/., ■
Nelle , intenzioni della leadership socialdemocratica, le ele, zioni del 25 gennaio dovevano
segnare, col rovesciamento della
maggioranza democristiano - liberale, una svolta nella situazione
politica tedesca. Analogamente,
per il cancelliere Kohl e il suo
alleato-rivale Franz Josef Strauss,
le elezioni erano l’occasione per
conquistare una buona volta la
maggioranza assoluta ai due partiti democristiani e governare
senza la piccola ma a volte scomoda appendice liberale.
Il nuovo Bundestag rispecchia
invece una realtà ben diversa, caratterizzata dairinsuccesso dei
due grandi partiti, il socialdemocratico (SPD) e l'alleanza democristiana (ODU-CSU), e dall’avanzata invece dei piccoli, liberali
(FìDP) e verdi.
La prima sensazione è che ü
quadro politico tedesco stia diventando più complesso, pur senza pungere agli incomprensibili bizantinismi del nostro paese.
E’ stata bocciata senza riserve la
... _ linea demporistiana del « Welter
* So, Deutschland » (« Avanti così,
permania») con la quale Kohl
è la CDU avevano cercato di acquetare le inquiete coscienze tedesche con la forza del marco e
'St la scomparsa dell’inflazione; è
cresciuta àncora, soprattutto nelle giovani generazioni, la preoc_ cupazione ambientalista; di certo
il peso dei partiti « minori »
nella formazione dei governi sarà d’ora in avanti maggiore ohe
in passato. Questi ì dati certi.
Su altri punti esistono ipotesi
e studi statistici, la cui attendibilità peraltro è da valutare (pensiamo ai sondaggi pre-elettorali,
che avevano tassativamente escluso la possibilità di ima sconfitta democristiana). Uno studio
sugli spostamenti di voti, realizzato daU’Infas, un prestigioso
istituto demoscopico di Bad Godesbérg, informa fra l’altro sulla
provenienza dei voti conquistati
dai verdi: essi proverrebbero in
gran parte da due fonti, gli elettori che hanno votato per la prima volta, e la SPD. Ma consensi
i verdi avrebbero ottenuto anche
fra gli elettori del centro-destra,
liberali e — addirittura — democristiani.
Di qui due considerazioni: innanzitutto, viene sfatata Topinione corrente di un « riflusso » della gioventù tedesca, che secondo
qualche commentatore sarebbe
invece ormai più attratta dall’ordine democristiano che dall’altemativa verde. In secondo
luogo, il fatto che i verdi conquistino voti non solo ai socialdemocratici, ma anche agli altri
partiti « storici », sta a indicare
come il ruolo di questo partitomovimento vada ben al di là di
una semplice ridistri'buzione (o
dispersione) di voti a sinistra, ma
sia invece quello di im più generale rimescolamento di carte
nel quadro politico. Rimane per
altro aperto il problema di una
certa mancanza di chiarezza dei
verdi, che oscillano tra la pura protesta della corrente « fondamentalista » e un’alleanza con
la SPD, sostenuta dai realisti.
Il problema del rapporto SPDverdi, comunque, è aperto anche
per i socialdemocratici, che oscillano anch’essi fra posizioni molto chiuse e offerte di dialogo.
Fra tutti i partiti tedeschi, però,
è proprio la SPD a trovarsi oggi
nella situazione più difficile: a
cavallo fra un passato recente di
riformismo burocratico e grigio
e un futuro prossimo ma ancora
indistinto di attenzione ai problemi deU’ambiente e di rilancio
deirOstpolitik, i socialdemocratici sono oggi chiamati a definire
in modo nuovo non solo cosa vo
gliono fare, ma anche la loro
identità ideologica.
In Germania non esistono partiti confessionali nel senso che
conosciamo in Italia, e CDU-CSU,
pur essendo spesso assai più conservatori, sono comunque partiti più laici della DC italiana. E’
noto, peraltro, che la confessione religiosa è un fattore che influenza Torientamento politico
dei tedeschi: così, per esempio, i
cattolici più facilmente sostengono i partiti democristiani, e gli
evangelici la SPD. Esistono naturalmente numerose eccezioni a
questa tendenza (e il già citato
studio dell’Infias segnala ohe la
polarizzazione confessionale sarebbe in diminuzione), ma, tanto per dirne una, è un fatto che
il leader dei socialdemocratici è
quasi sempre stato un evangelico. Altro dato su cui riflettere è
il fatto che una delle « anime »
più consistenti del poliedrico
partito verde sia costituita da
persone cresciute politicamente
negli anni scorsi nel movimento
pacifista, fra cui molti credenti.
Anche se i protagonisti politici
son ben diversi da quelli cui siamo abituati (la SPD non è il
PCI, e tanto meno il PSI, i verdi
tedeschi non sono i verdi italiani, e tanto meno i radicali, e
così via) le poste in gioco in Germania — pace e ecologia innanzitutto — e, anche, il ruolo che
in questa vicenda direttamente
o indirettamente giocano le chiese evangeliche sono cose che ci
riguardano da vicino. A giugno,
Frankfurt ospiterà il Kirchentag
— l’appuntamento biennale degli evangelici tedeschi — e sarà
un’occasione, oltre che per far
festa e per discutere di Bibbia
e di teologia, anche per tastare
il polso a questa Germania indecisa su dove andare.
Paolo Fiorio
I Rambo della capitale
(segue da pag. 1)
politici; la politica, anzi, non
c’entra per niente. Secondo: è
un gruppo che vuole « giustizia ».
■ Ma quale giustizia? La propria.
E’ un gruppo quindi che rompe
la solidarietà con lo stato democratico. Terzo: può anche esse.^re vero che l’obiettivo non era,
in primis, il negro'. Ma sta di
fatto che così è stato. Ma perché
il negro, e non un altro? Forse
perché gli altri è più diffìcile
colpirli, anche se, negli stadi,
questo avviene con una certa
frequenza! Ma si colpisce il più
debole, l'indifeso; oggi è il negro, domani il bianco, e poi via
via si andrà sempre più avanti
in questa spirale di disgregazione e violenza. Per questo non
possiamo lasciar passare inosservato il fatto dell’Albergo del
Popolo di via degli Apuli a Roma. E’ il segno, se già non l’avevamo percepito prima, di un
profondo mutamento della nostra società. Compaiono anche
da noi le squadre di « giustizieri
della notte », di « angeli delle tenebre » che rendono invivibili le
grandi metropoli statunitensi.
Difendere oggi lo « straniero, l’orfano, la vedova », secondo Í1 detto biblico, non è un’opera superflua, secondaria, ma torna ad
essere in primo piano come critica ad una mentalità e proposta per una società nuova.
Lasciando il quartiere S. Lorenzo entro in una tabaccheria
e chiedo alla padrona, una signora già anziana: « Chi è stato? ». « Boh — mi risponde — se
sa, i soliti ». « Che soliti? » chiedo. « I soliti, no? ».
La minaccia per la nostra società è certo data dalle bande
organizzate di giovani « Rambo »
nostrani; ma la morte della nostra società è rappresentata dalla passività, dall’omertà, dalla
rassegnazione e dall’indifferenza
dell’anziana tabaccaia del quartiere S. Lorenzo di Roma.
Luciano Deodato
I
per la stampa di
libri, giornali, riviste,
locandine e manifesti,
lavori commerciali.
in genere
Coop.TIPOGRAFICA
SUBALPINA
Via Arnaud, 23 - ® 91334
10066 TORRE PELLICE (To)
L'ingresso del ‘‘Padiglione”, un settore dell'Albergo del Popolo; può
ospitare fino a 140 uomini; accanto il reparto ‘‘Gioietta", per le donne. Qui bisognosi di tutte le razze trovano un letto e un pasto caldo.
Contro questa umanità si sfoga la violenza della nostra società.
Presentiamo qui, molto brevemente, la storia di tre prigionieri per motivi di opinione ed
invitiamo i lettori a mandare
appelli in loro favore e in difesa dei diritti umani alle autorità
di governo dei loro paesi. Le notizie riportate sui tre prigionieri
sono tratte dal Notiziario di dicembre di Amnesty.
POLICARPIO CONDORI VAR
GAS - PERÙ’
Agricoltore, 48 anni, arrestato nel giugno ’84 da membri della « Pattuglia di difesa civile »,
im gruppo organizzato dall’esercito contro i guerriglieri di Benderò Luminoso. Consegnato alla
Guardia Civile, è stato torturato e poi trasferito nell’isola penale di E1 Frontòn, dove è avvenuta la rivolta dei detenuti
del 18 giugno ’85. Contemporaneamente in altre due prigioni.
Santa Barbara e Lurigancho, i
detenuti sono insorti; in quest’ultima ne sono rimasti uccisi 124, di cui 100 giustiziati sommariamente. Nel carcere di E1
Frontòn sono morti 30 prigionieri, ma sono stati trovati solo 4 corpi; gli scomparsi sono
115 tra cui Policarpio Condori
Vargas.
Perchè sia fatta piena luce
sulla sua scomparsa, scrivere a:
Presidente Alan Garcia Pérez
Presidente della Repubblica del
Perù
Palacio de Gobierno
Plaza de Armas - Lima - Perù
KOSTADIN KALMAKOV
BULGARIA
Elettrotecnico, 56 anni, sposato con tre bambini. E’ stato
arrestato nell’82 a Karnobar e
accusato di « propaganda antistatale ».
Kalmakov e suo figlio sono
pentecostali e si sono rifiutati
di compiere il servizio militare.
Kostadin Kalmakov è stato condannato a 4 anni di carcere in
base all’art. 108 del codice penale bulgaro e a un altro anno
per aver protestato per la scarsezza dei generi alimentari in
Bulgaria. Secondo le denunce
giunte ad Amnesty, è stato maltrattato e torturato in prigione.
Scrivere per il suo rilascio a:
His Excellency
Mr Todor Zhivkov
Chairman of thè State Council
Darzhaven Savet na narodna
Repubblica Bulgaria
Bui. Dondukov 2 - Sofia
The People’s Republic of Bulgaria
NORMAN ZIKHALI
ZIMBABWE
Sindacalista, già membro del
Comitato Centrale dello ZAPU.
E’ stato arrestato nell’84 da funzionari dei Servizi segreti nel
Fondo di
solidarietà
offerte pervenute nel dicembre 1986
per Chipembi
L. 215.OD0: Chiesa Battista di Bussoleno
L. 70.000: Matilde Fabiole,
L. 50.000: Famiglia Baratto; Gaetana
e V. Del Priore.
L. 45.000: Sara e Sauro GottardI.
L. 40.000: Dario Falbo.
L. 30.000: Primo Violo.
L. 10.000: Giovanni Vezzosi.
Totale L. 510.000 — Totale precedente L. 4.667.049 — In cassa 5.177.049.
sud del paese e trattenuto in
carcere in base alla legge d’emergenza che permette la detenzione senza accusa e limiti di
tempo. Egli non ha commesso
atti di violenza. Negli anni 60
era stato uno dei pionieri del
movimento sindacale e per la
sua opposizione al governo rhodesiano allora in carica era già
stato in prigione per 5 anni. Per
la sua liberazione scrivere a:
Hon. Robert Mugabe
Prime Minister
Munhumutapa Building
Private Bag 7700, Causeway
Samora Machel Avenue
Barare - Zimbabwe (Africa)
Nell’interesse dei prigionieri,
in ogni caso, scrivere lettere
cortesi.
RILASCI E NUOVI CASI
A.I. ha appreso del rilascio di
178 prigionieri in adozione o in
investigazione ed ha assunto
187 nuovi casi nel mese di ottobre 1986.
PENA DI MORTE
A.I. ha appreso della condanna a morte di 55 persone in 8
stati e di 47 esecuzioni in 10
stati nel mese di settembre ’86.
A cura del
Gruppo « Val Pellice » di A.I.
Via Beckwith 8 - Torre Pellice
• L'Eco delle Valli Valdesi »: Rea.
Tribunale di Pinerolo n. 17!«.
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Giorgio GardioI (direttore), Paolo Fiorio, Roberto Giacone, Adriano bongo, Giuseppe Platone (vice direttore). Comitato di
redazione: i redattori e: Mirella
Bein Argentieri, Valdo Benecchi
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nit
ti, Piera Egidi, Claudio H. Martelli
Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Mas
simo Romeo, Cesare Milaneschi
Marco Rostan, Mirella Scorsonelli
Liliana Viglielmo.
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Tel. 011/
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