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Anno 117 - N. 45
6 novembre 1981 - L. 300
Spedizione .r abbonamento postala
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
tli risifM
Tra le tante notizie, più brutte
che belle, che hanno riempito in
queste ultime settimane i giornali, ne è scivolata una che non
ha avuto, mi pare, Tattenzione
che merita. L’USA di Reagan e
rURSS di Breznev hanno perfezionato un accordo per il quale
ben 23 milioni di tonn. di cereali, per un valore di quattro miliardi di dollari, pagati in contanti, viaggeranno tra i porti
americani e quelli russi durante
il prossimo inverno. Prima ovvia
considerazione, il perpetuarsi di
una insufficiente produzione agricola nei paesi del socialismo reale (Polonia, Romania e altri paesi dell’est sono nella stessa situazione); ci si può quindi vantare di nuovi missili, di conquiste
spaziali, e di altri simili successi tecnico-industriali, ma a pancia vuota.
Si può anche osservare che,
mentre trenta milioni di persone
corrono ogni anno il rischio di
morire di fame, ben 23 milioni
di tonn. di cereali (curiosamente proprio il quantitativo che statisticamente permetterebbe loro
di sopravvivere) vanno ad assicurare una ragionevole dieta a
chi non si può dire soffra realmente la fame. La televisione ci
inonda di immagini di gente in
Polonia o in Russia che fa le code, ma che in capo ad esse trova
di che nutrirsi ; e di altre immagini di popolazioni che non fanno neppure code, perché tanto
niente troverehhero alla loro fine. E si può aggiungere che l’amministrazione Reagan da un lato
preme sugli europei perché non
collahorino con l’est (la vicenda
del gasdotto siberiano non è ancora chiarita), mentre dall’altro
fa tranquillamente gli affari che
le assicurano l’appoggio del mondo agricolo americano, nonché
quattro miliardi di dollari. Se
almeno in parte questi cereali
andassero a chi ne ha più bisogno, gli USA dovrebbero rinunciare a una parte di quei quattro miliardi di dollari, che sono
poi una modesta frazione delle
enormi somme stanziate per costruire missili e bombe N, destinate a minacciare di uccidere coloro cui si dà da mangiare per
mantenerli vivi e... grassi. E si
può anche ricordare che Carter
tentò di ostacolare le imprese imperialistiche deU’URSS in Afghanistan bloccando (invero senza
successo) le vendite di cereali e,
pateticamente, la partecipazione
alle Olimpiadi, trascurando missili e sospendendo la costruzione
della bomba N.
Cosa si può concludere? che le
due potenze si preparano forse
ad Un confronto che sarebbe disastroso per l’umanità, ma si
comportano nei fatti come se di
questo confronto dovessero pagare le spese « gli altri ». Di guerre per procura fatte qua e là per
il mondo ne abbiamo già viste
tante; dalla Corea al Vietnam,
all’Afghanistan, all’Angola, all’Eritrea, al Medio Oriente; che sia
in arrivo una guerra per procura che avrà per teatro l’Europa?
Niso De Michelis
Questo numero esce a 8
pagine per via della partecipazione della quasi totalità della Redazione al Convegno della PCEI sul terremoto, a Vico Equense, su
cui riferiamo in questa pagina.
CONCLUSO IL CONVEGNO DI VICO EQUENSE SUL TERREMOTO
“Ricostruire una nuova speranza”
Intorno a questo slogan si sono date appuntamento circa 200 persone per verificare il lavoro sin qui svolto e le prospettive del più grosso progetto evangelico del dopo-guerra
In una società non più arretrata ma sostanzialmente dipendente nello sviluppo come quella del
Mezzogiorno, le comunità evangeliche rappresentano un momento di autonomia e di reale
democrazia. Nel progetto di trasformazione sociale del dopo-terremoto, la sfida che gli evangelici hanno raccolto e che portano
avanti non è quella di svolgere
un’azione puramente caritativa
ma di partecipare, in pieno, alla
realizzazione di uno sviluppo diverso rispetto ai vecchi criteri
clientelari e assistenziali.
Questa, in sintesi, la tesi sostenuta dal pastore Sergio Aquilante nella relazione che ha dato
il tono e il necessario inquadramento al secondo convegno nazionale della Federazione delle
Chiese evangeliche sul terremoto, svoltosi a Vico Equense (Napoli) dal 30 ottobre al 1“ novembre. _____________
Intorno allo slogan « Ricostruire insieme una nuova speranza »,
si sono date appuntamento circa 200 persone in rappresentanza delle Chiese evangeliche italiane ed in stragrande maggioranza provenienti dal Sud per verificare — come il Sinodo di tre
mesi fa auspicava — il lavoro
sin qui svolto. Si trattava anche
di cogliere le prospettive future
di quello che può essere definito
il più grosso progetto evangelico
del dopo-guerra. Nel dibattito
non sono mancati anche contributi esterni, ma importanti, come quello dell’assessore Langella
del Comune di Napoli, del Sindaco di Portici Cardano, di Ciro
Castaldo delle comunità di base,
e di Salvatore Ferrara per Democrazia Proletaria.
È noto che a circa un anno
dal terremoto la Federazione,
grazie agli aiuti di evangelici
stranieri e italiani, ha dato vita
a dieci interventi. Vediamoli. A
Napoli Ponticelli è previsto un
complesso di sessanta case più
quattro centri sociali. Sempre a
Napoli, a Vico Tiratorio, c’è il
progetto di un edificio, unico
provvisto di mercato rionale coperto, di un centro sociale e uffici. A Portici, undici case, già
consegnate, sono provviste di un
centro sociale. A Bosco Reale
è stata costruita una casa per
una famiglia sinistrata. A Salerno sono in corso trattative per
la costruzione di venti case. A
Monteforte Irpino, il 15 novembre si inaugura un villaggio di
trenta case con un grande centro
sociale. A Montoso Superiore e a
San Gregorio Magno (dove c’è
una comunità battista) sono state distribuite agli agricoltori
trenta vacche; dono delle Chiese svizzere. A Ruvo del Monte è
funzionante una cooperativa zootecnica, con trenta capi di bestia
Senerchia: la tenda allestita dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia nei primi giorni dopo il terremoto.
me, altrettanto dovrebbe realizzarsi a Senerchia entro breve
tempo. Ecco in sintesi la mappa degli interventi che complessivamente superano il valore di
cinque miliardi di lire. Si tratta
di uno sforzo enorme che va
ben al di là delle nostre forze e
che ha richiesto, specie nella
prima fase d’emergenza, scelte
rapide, spesso affrettate, che il
Convegno di questi giorni ha so
GENESI 11: 1-9
Babele
ieri e
oggi
Nei primi capitoli della Genesi,
che danno una sintesi della storia umana che continua a ripetersi nel corso dei secoli, si narra di uomini antichi, che nel peregrinare da un capo all’altro della terra, alla -fine si stabilirono in
una zona piana. Ed usando metodi nuovi (cioè i mattoni al posto delle pietre, il bitume al posto della calce), decisero di edificare una città ed una torre altissima la cui cima giungesse
fino al cielo. E auesto per due
scopi ben precisi: quello di acquistare fama (cioè potenza) e quello di non essere dispersi (cioè di
costituire una grande e potente
nazione).
Ebbene, tutto questo non è forse quello che gli uomini tutti,
quelli antichi e quelli moderni,
hanno fatto e fanno tuttora?
La più viva preoccupazione della società civile è sempre stata e
lo è ancora quella di cercare
nuovi metodi (la nuova tecnica,
la nuova scienza) per costruire
città, metropoli, nazioni ed oggi
per.sino blocchi di nazioni, e ciò
allo scopo di evitare una dispersione, di costituire potenze o superpotenze politiche e militari.
Tutto questo, secondo la logica
di questo mondo può essere ritenuto saggio ed ammirevole. Il
progresso tecnologico va apprezzato, poiché è appunto tramite
esso che l'uomo si evolve nei suoi
usi e costumi. Ma qui, nel nostro
racconto biblico, c’è un particolare che quasi ci stupisce: l’Eterno, visto e considerato quello che
gli uomini stavano facendo, intervenne e troncò i loro progetti
confondendo il loro linguaggio.
Perché? Come mai Dio non permette all’uomo di migliorare la
propria esistenza terrena? Dio è
forse contrario al progresso civile?
Lasciamo i retrogradi nelle loro vecchie e sorpassate concezioni e diciamo che è assurdo pensare che il Signore, il quale
ha dato all’uomo un luminoso
intelletto, non permetta lo sviluppo della convivenza umana.
Esiste sì un motivo che spinse
Dio ad intervenire per troncare
le iniziative di quegli uomini antichi, ed è quello contenuto nella
loro intenzione di costruirsi una
torre la cui cima giungesse fino
al cielo. E’ questo sentimento di
superbia, di orgoglio, questo pretendere di giungere « fino al cielo » in senso svirituale con mezzi materiali: con « mattoni e bitume »; è questa pretesa e questa illusione umana di raggiungere la potenza e la gloria di Dio,
che spinse l’Eterno ad intervenire. E questo non per una vana
gelosia del Signore, ma perché
egli sapeva e sa che più l’uomo
s’innalza nella superbia e con orgoglio, e più fatalmente egli precipita nell’errore e nella morte.
Ma gli uomini del nostro secolo, anche dopo la proclamazione
deU’Evangelo, anche dopo i ripetuti richiami di Gesù a nulla tentare senza tener conto dei valori
spirituali, gli uomini tutti proseguono sulla stessa linea e con le
stesse intenzioni degli antichi costruttori della torre di Babele.
Ancora oggi gli uomini sono mossi dalla preoccupazione di crearsi
non solo una città, ma una civiltà. Una civiltà magari fatta di
cemento armato e protetta da
missili nucleari, comunque fondata sulla ambizione di dominare tutto e tutti. Ed ecco ancora
oggi gli uomini affannarsi per
costruirsi una nuova torre di Babele, una torre la cui cima raggiunga il cielo e questo « per acquistare fama », ovvero per diventare gloriosi e potenti. Una
torre non più costruita con mattoni cotti col fuoco, come l’antica
torre di Babele, ma con gli inganni e i sotterfugi della politica, con la corruzione finanziaria,
con la corsa sfrenata agli armamenti! Ed al vertice della moderna torre di Babele c’è la pazzesca illusione dell’uomo il quale s'illude di arrivare ad essere il
padrone del mondo, di arrivare
a mettersi al posto di Dio.
Questa nuova torre è qui in
questo finire del XX secolo; è qui
nelle nostre istituzioni politiche
ed anche in quelle religiose; essa
è qui nel cuore e nella mente
deÙ'uomo moderno e pseudo cristiano.
Ma siccome non è possibile beffarsi di Dio, Dio interviene ancora per fermare l’uomo nella
sua sfrenata corsa verso la sicura morte. Ed ecco l’attuale confusione del linguaggio umano per
cui gli uomini non riescono più
ad intendersi fra di loro. Quante
volte ci siamo domandati: ma
perché gli uomini non arrivano
pili a capirsi l’un l’altro? Perché
gli uomini, magari della stessa
Giuseppe Anziani
(continua a pag. 2)
stanzialmente riesaminato in
quattro gruppi di lavoro: pianificazione degli interventi, i centri
sociali, le cooperative e il problema della testimonianza. Su quest’ultimo punto, dopo un ampio
dibattito sul carattere esplicito o
implicito della testimonianza, si
è affermata la necessità di concorrere a quella ricostruzione
etica, umana e sociale che parta
dalla reale « condivisione della
condizione dei terremotati » agendo, nel campo deh’evangelizzazione, con sensibilità e discrezione riguardo alle diverse situazioni. Aperte ad uno stile di lavoro teso a coinvolgere le popolazioni locali, le tre relazioni tecniche sulle cooperative, centri sociali e pianificazione hanno ripresentato, oltre alla necessità
di reperire personale professionalmente qualificato (che si spera evangelico), il bisogno di un
volontariato capace di esprimere
servizi continuativi ed organizzati. In particolare sulle cooperative si è chiarito che lo scopo ultimo di quest’impegno — al momento esso interessa Senerchia
e Ruvo del Monte — è il raggiungimento di una piena autonomia
da parte dei soci cooperatori. Ma
i problemi tecnici, e non solo
ideali, della cooperativizzazione
dei centri sociali sono così complessi che i partecipanti hanno
richiesto, nella mozione finale,
di ricostruire nell’ambito della
FCEI il vecchio servizio di azione sociale per orientare in modo continuativo l’intreccio delle
nuove scelte in campo economico
a cui comunque il Convegno ha
fornito indicazioni essenziali.
I motivi portanti del dibattito
di Vico Equense, presieduto da
Trotta di Palermo e Vicentini
di Bari, sono poi confluiti in un
documento finale approvato dai
convegnisti. Partendo dalla considerazione che per le nostre
Chiese il lavoro nelle zone terremotate è diventato una questione
centrale che riguarda il futuro
della testimonianza evangelica,
non solo nel Sud ma in tutto
il paese, il documento ripercorre i criteri e gli obiettivi con cui
affrontare i problemi concreti
posti dal terremoto («senza privilegi né clientelismi»), invitando a darne la massima diffusione a partire dai nostri ambienti.
Ma su queste ed altre riflessioni
Giuseppe Platone
(continua a pag. 2)
2
6 novembre 1981
Riesi: in piazza per ia pace
Anche a Riesi s’è voluto manifestare il 24 ottobre a favore della pace e del disarmo. Non è stata certo la manifestazione grandiosa di Roma, ma molto importante che anche in un piccolo
paese di periferia avvenisse qualcosa in sintonia, per una volta,
con ciò che accade nei grandi
centri.
Abbiamo reclamizzato la manifestazione, andando nei giorni
precedenti di casa in casa, parlando con le donne, distribuendo
volantini, per cercare insomma
di superare il muro, anzi l’abisso
di ignoranza che c’è tra il popolo
riguardo i missili, gli armamenti,
i giochi di guerra tra le potenze,
e di vincere anche le pregiudiziali, i luoghi comuni, le prevenzioni assurde, la paura dei « rossiche-ci-vogliono-invadere » e di
« quel-pazzo-di-Gheddafi », che abbiamo trovato nei ceti medi, tra
impiegati e gli insegnanti che
pensano di essere ben informati
perché leggono « Selezione », e i
liberi professionisti decisi a difendere (ma da chi?) con i denti
i piccoli privilegi raggiunti. Abbiamo parlato per più volte alla
radio locale, affisso manifesti;
ma soprattutto le sorelle di chiesa, insieme ad altri membri del
« Comitato cittadino per la pace
e il disarmo » di cui facciamo
parte attiva, si sono veramente
prodigate spiegando là dove potevano i rischi che corriamo, l’assurdità delle spese militari: un
vero insulto per un paese come
il nostro che vive di emigrazione
e di miseria. E dobbiamo dire
che molte volte sono riuscite a
farsi capire; a trovare comprensione, non solo formale, ma anche convinta.
Ma poi, a conti fatti, sulla
piazza eravamo un centinaio: il
nostro gruppetto di evangelici,
attorniati da qualche amico e
simpatizzante, e i compagni del
PCI più qualche altro. Di fronte
a noi, sul lato opposto della piazza un venditore reclamizzava i
suoi prodotti e rastrellava soldi.
In mezzo il solito andirivieni di
2-300 uomini occupati a discutere
i propri affari. Nelle vie adiacenti
il passeggio di forse un migliaio
di giovani, preoccupati di farsi
vedere nei loro abiti più belli, di
adocchiare e farsi adocchiare.
Tre solerti carabinieri controllavano l’ordine pubblico.
In questo quadro abbiamo comunque parlato. Ha parlato Giusy Montana, una giovane, cattolica, di famiglia democristiana,
per dire che non ci può essere
un futuro; anzi che i giovani si
rifiutano in questo clima di terrore nucleare di costruire una
famiglia. Veramente impressionante questo rifiuto di vivere in
un mondo come questo; rifiuto
che si esprime nel non voler mettere al mondo dei figli. Ha parlato Peppe Parrella, un operaio,
sindacalista, portando l’adesione
dei lavoratori al movimento per
la pace. Abbiamo sentito la voce del Comitato di Comiso, rappresentato da Saro Di Grandi,
cattolico del dissenso, che ci ha
detto quali sono le vere condizioni del paese di Comiso: ben
diverse da quelle descritte a suo
tempo dal ministro Lagorio e riprese dalla grande stampa. Ed
infine ha parlato il sottoscritto,
facendo un appello ai vari partiti, alle varie forze organizzate, ai
singoli, affinché aderiscano al no
stro Comitato, onde il movimento per la pace e il disarmo si allarghi il più possibile.
Ma ci si rende conto che i discorsi sono caduti neH'indifferenza. Il cammino è ancora molto
lungo. Per troppo tempo siamo
rimasti silenziosi, ed ora è difficile farsi capire. Bisognerà avere la costanza di lavorare con serietà e serenità, in mezzo all’incomprensione, se non talvolta addirittura alla ostilità, sapendo di
avere a che fare con la propaganda opposta di un clero ottuso oltre che reazionario; col discredito dei notabili nei nostri confronti perché, chiaramente, non vogliamo essere allineati, pecore
come gli altri; con la paura del
popolo di parlare, esporsi, per
non essere segnalati, schedati e
domani, chissà, forse anche perseguiti.
Siamo stati solo cento. Ma è
proprio una sconfitta? Non notrebbe anche essere un segno incoraggiante? Una indicazione che
comunque, sia pure nel disinteresse generale, nella paura, nell’ignoranza, anzi, proprio in mezzo a tutto questo, trovi tuttavia
sempre degli uomini e delle donne, dei fratelli e delle sorelle, che
sanno scegliere la causa giusta e
testimoniare per la vita?
Luciano Deodato
DALLE CHIESE
Forano: incontro con pastori tedeschi
Con una splendida mattinata
autunnale la comunità di Forano
ha accolto un gruppo di pastori
con rispettive consorti, provenienti dal Baden in soggiorno a
Roma presso la Facoltà Valdese
per conoscere meglio e da vicino il Protestantesimo e il Cattolicesimo italiani.
Un grazie da entrambe le parti
sarà opportuno rivolgere al prof.
P. Ricca che si è premurato per
l’incontro; per parte loro, i Foranesi, si sono preoccupati di
preparare un abbondante pasto
molto apprezzato anche dagli
amici stranieri.
Durante il culto in comune un
pastore tedesco sulla linea di
Filippesi 1: 3-11 ha sottolineato
il fatto che molto spesso badiamo a quello che c’è di brutto
nelle nostre chiese e non badiamo abbastanza a quello che c’è
di buono; molto sovente ci preoccupiamo di quello che facciamo
e non di quello che Dio ha fatto
per noi.
Queste constatazioni aiuteranno la comunità e la chiesa tutta
a valutare con più positività le
iniziative che vengono intraprese. Il past. Cappella ha dato il
benvenuto al simpatico gruppo
con le parole di Romani 1: 8
«poiché desidero vivamente di
vedervi per comunicarvi qualche
dono spirituale affinché siate fortificati; o meglio perché quando
sarò tra voi ci confortiamo a
vicenda mediante la fede che abbiamo in comune ». Effettivamente la comunità foranese dopo
molto tempo di stallo ha ritrovato la gioia di stare insieme ed
e stata rafforzata nella fede.
Durante l’àgape molte sono state le domande e le risposte su
vari argomenti tra cui anche il
papa: italiani e tedeschi si sono
trovati uniti nel giudicarlo molto « diplomatico », a parte il non
riconoscimento della sua funzione ministeriale.
Nel pomeriggio una visita in
diaspora, nella diaspora delle
diaspore, per cantare un inno e
pregare con la famiglia Grimani
colpita dalla malattia della sorella Aurelia deceduta dieci giorni dopo. Forse non capita spesso ad un gruppo di pastori in
giro ner motivi di studio di provare di persona sensazioni come
quelle di domenica 11 ottobre.
Tra i membri di chiesa e vicini
a Forano si parla ancora di questa ripresa di iniziative e l’entusiasmo di questo incontro dovrebbe consentire di andare
avanti e averne degli altri.
• Ancora una volta la comunità si è raccolta in preghiera
con la famiglia del fratello Giuseppe Di Pietropaolo che improvvisamente dopo un veloce ricovero all’ospedale è deceduto serenamente all’età di 70 anni;
aveva sposato con rito civile
«Nannina»; le figlie Milvia e
Gianfranca hanno seguito l’educazione Evangelica della mam
ma; però Peppe, come tutti lo
ricordano era più che un simpatizzante, frequentava i culti e rimaneva sempre colpito dal messaggio che ascoltava, ne parlava
con altri e così viene ricordato.
La comunità è unita in preghiera con queste famiglie che
soffrono per la dipartita a nuova vita dei loro cari.
Un fraterno e incoraggiante
pensiero per Gianfranca che vive a Terni con la comunità Metodista per la lunga malattia di
Leonello e l’augurio che possa
riprendersi al più presto.
Chiesa aperta per
l’evangelizzazione
SESTRI E SAMPIERDARENA.
Nel corso dell’estate e particolarmente in agosto i culti sono stati presieduti da un gruppo di fratelli e sorelle che noi ricordiamo; Giacomo e Ninfa Quartino,
Gianna Zanatta, Sasso Ennio,
Dante Mazzarello, Roberto Cavo, Mario Campagnolo; la chiesa è rimasta ogni giorno aperta
per l’opera di evangelizzazione
grazie all’impegno del fratello
Pietro Antichi; le migliorie nei
locali sono state effettuate per
interessamento del geom. Elio
Volpi, del fratello Sebastiano
Piu e Giorgio Deodato.
• Esprimiamo a Sonia, Ester e
Laura Campagnolo la nostra profonda simpatia per la dipartenza
di Maurizio, marito di Sonia, a
seguito di incidente stradale.
L’affetto per Maurizio era sentito nella comunità di Sestri che
egli aveva iniziato a frequentare
con molto interesse.
Inviamo pure un pensiero di
solidarietà alla famiglia di Arduino Arquà, deceduto, uno dei
veterani della comunità; il servizio funebre è stato celeljrato dal
pastore Gino Conte in assenza
del pastore Bouchard.
• Ripresa. Le due comunità
hanno programmato le linee
principali del loro lavoro che
prevede: proseguimento degli
Studi biblici settimanali in collaborazione con Via Assarotti, studi per predicatori curati da Gino Conte, canto corale in vista
dei culti per l’ospedale evangelico, partecipazione ai collettivi,
servizio per tenere aperto il locale di culto per Tevangelizzazione; a Sampierdarena si prevede per T8 novembre la nomina
di tre nuovi consiglieri poiché
scadono tre veterani del consiglio: Valdo Gay, Carlo Baiardi
e Roberto Cavo che ha superato
cinquantacinque anni di servìzio
quale anziano sempre molto impegnato in tutte le attività della
chiesa e al quale auguriamo di
continuare ancora la collaborazione quale anziano onorario.
• Di recente la comunità di
Sampierdarena si è rallegrata
per la presentazione ed il battesimo di Federico Zuffanti di Gaetano e Enrica Bravi; che il Signore sia vicino alla creatura
per la quale abbiamo interceduto con la comunità.
Una graditissima
sorpresa
BASSIGNANA - ALESSANDRIA — Domenica 25 ottobre le
comunità di Bassignana e di
Alessandria hanno voluto nel corso di una affollata agape fraterna, più di 70 i partecipanti, stringersi attorno ai predicatori di Savona e di Genova che nel corso
dell’ultimo anno ecclesiastico curarono la predicazione nelle due
comunità.
Graditissima sorpresa la presenza del pastore Alfredo Scorsonelli e della sua gentile Signora
che hanno guidato per vari anni
prima della II guerra mondiale
Ricostruire
(segue da pag. 1)
prodotte dal Convegno di Vico
Equense, torneremo con più respiro nei prossimi numeri. Qui
ci preme osservare, per prima
cosa, che il Convegno della Federazione ha fatto sua una nuova lettura del Mezzogiorno come
parte integrante della vita del
paese nei cui confronti non si
può agire sviluppando un’assistenza o una solidarietà calata
dall’alto. Il Convegno ha dimostrato che il problema della ricostruzione nel dopo-terremoto
è veramente sul tappeto di tutto
Tevangelismo italiano. Le soluzioni sin qui adottate sono audaci. Esse concorrono e propongono una trasformazione del Mezzogiorno non studiata a tavolino
ma nel vivo della situazione. È
una questione dunque che ha
coinvolto e coinvolge la solidarietà di tutte le nostre chiese. È
oggi ancor presto per tracciare
un bilancio conclusivo di quest’azione. Lo si potrà fare, con maggiore distacco, tra qualche anno.
Nel frattempo chi è direttamente impegnato nelTopera di ricostruzione non solo non dovrà
sentirsi isolato ma, come la partecipazione vasta ed attenta a
questo Convegno ha dimostrato, potrà contare su un retroterra di indicazioni e, lo speriamo
vivamente, di forze disponibili
per portare avanti negli anni ’80
la sfida raccolta dagli evangelici, un anno fa.
G. Platone
la comunità di Bassignana. L’agape è stata preceduta dal culto
e dall’assemblea di chiesa in comune tra le comunità di Alessandria e Bassignana presieduta dal
capo circuito Giorgio Castelli alla presenza del nuovo conduttore
delle due comunità, past. Nigro.
Un grazie di cuore alla brava
cuoca per i gustosissimi piatti
ed a quanti hanno collaborato
alla felice riuscita di questo fraterno incontro.
Giovani catecumeni
RIO MARINA — Dal 15 al, 22
ottobre nella Casa per Ferie di
Rio Marina sono stati ospiti graditissimi un numeroso gruppo
di giovani catecumeni provenienti da Thayngen (Zurigo) guidati
dal pastore Heinz Schmidt per
un Campo di Studi Biblici.
Sin dal mattino presto erano
già riuniti in circolo attorno al
loro Pastore per leggere e commentare alcuni versetti, dei quali
davano poi una originale rappresentazione teatrale.
Nel pomeriggio, favoriti da uno straordinario bel tempo, tutti
sulla spiaggia a fare il bagno
guardati con occhi increduli dai
Riesi per i quali, ottobre, è mese da funghi e non da bagni di
mare! Verso le 17 si riunivano
nel Tempio per pregare e cantare
con una serietà ed una partecipazione rara in ragazzi così giovani, un esempio di come si vive
la fede.
Numerosi e simpatici sono stati gli incontri con la nostra piccola Comunità, durante i quali
si è parlato di tutto grazie anche
alla instancabile e pazientissima
interprete del Gruppo Cristina
Comis friulana che vive in Svizzera, mentre in cucina a preparare i pasti ed il thè per tutti
erano i coniugi Wandvogel, sempre al lavoro e sempre sorridenti.
Babele
( segue da pag. 1 )
nazione, dello stesso paese e persino della stessa famiglia, pur
vivendo l'uno accanto all'altro,
non riescono più a capirsi, per
cui ciascuno pensa soltanto a se
stesso e non tiene conto dell'altro? La risposta è ovvia: perché
ognuno fuole fare e disfare senza
tener conto di Dio e dell'Evangelo di Cristo Gesù; perché ognuno pretende di essere arrivato al
cielo del potere; perché ognuno
proclama sfacciatamente: «Dio è
superato! Dio sono io con la mia
scienza, coi miei capitali, con la
mia istituzione! » Ed intanto continuiamo a non capirci più. Ed
ognuno è solo e disperso sulla
faccia della terra anche se vive
nelle moderne metropoli.
Ma se questa era la sorte degli uomini antichi, questa non è
più inevitabilmente la sorte della nuova umanità. La nuova umanità della quale Cristo è il primogenito, è la nuova umanità del
giorno di Pentecoste in cui uomini di ogni nazione e razza riescono a capirsi l'un l'altro sotto
l'azione dello Spirito Santo.
Questa nuova umanità però,
non è e non sarà il frutto di alcun sistema umano, non è e non
sarà il risultato della diplomazia
umana, né il successo degli sforzi
di sapienza di sommi capi ecclesiastici. Essa sarà raggiunta non
rnediante l'erezione di nuove torri di Babele, ma sarà il dono che
Dio farà a tutti gli uomini in
Cristo e mediante la potenza dello Spirito Santo. Ed allora crolleranno tutte le torri di Babele
costruite dalla superbia e dall'orgoglio umano, ed ogni lingua confesserà che solo Cristo Gesù è il
Signore e del cielo ed anche
della terra.
G. Anziani
Va bene inflazione, ma da
10 a 14.000 c'è un |bel salto
ma c’è un bel salto anche
da 10 a 12 pagine.
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una biblica e una di notizie dalle chiese.
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6 novembre 1981
DAI LAVORI DEL COMITATO CENTRALE DEL CEC
Sulle donne nasce un putiferio
In seguito alla consultazione mondiale di Sheffield è giunta al CEC una
« lettera alle chiese » che ha suscitato nervosismo fra gli ortodossi
L’hanno chiamata « la questione delle donne » ma a dir la verità non si tratta affatto della
questione delle donne, bensì del
programma intitolato « la comunità di donne e uomini nella
chiesa » : allora è stato il momento di maggior tensione di tutte
le sedute del Comitato Centrale,
a Dresda, nell’agosto scorso.
Il programma « comunità di
donne e uomini », diretto dalla
teologa luterana statunitense
Constance Parvey, ha terminato
la sua prima fase in luglio con
la Consultazione mondiale di
Sheffield, (di cui abbiamo riferito nelle pp. 4-5 del n. 44. N.d.R.)
certo una delle più importanti
di questi ultimi tempi. Da Sheffield è venuta una « lettera alle
chiese » e delle raccomandazioni
che i partecipanti chiedevano al
Comitato Centrale di ricevere e
trasmettere alle chiese.
Ne è nato un putiferio.
Una delle raccomandazioni
chiedeva che in futuro vi fosse
parità nel numero di donne e
uomini componenti i principali
comitati del Consiglio Ecumenico. Ma parecchi (non tutti!) rappresentanti ortodossi, senza sempre tener conto del testo reale
del documento, hanno detto che
si voleva imporre a forza alle
chiese di avere delle delegazioni
paritarie, hanno minacciato dimissioni, si sono rifiutati di votare, insomma hanno avuto un
atteggiamento che, se fosse stato di donne anziché di vesco
vi, si sarebbe senz’altro definito
isterico.
In conclusione : il Comitato
Centrale non ha fatto sua la lettera di Sheffield ma ne ha preso
atto, però, per accontentare gli
Ortodossi, non solo la lettera, ma
tutto il rapporto della Consultazione sarà inviato alle oltre 300
chiese membro (cosa assolutamente insperata), sia pure accompagnato da una lettera del
Segretario Generale che esporrà le ragioni del dissenso ortodosso.
Perché tanto
nervosismo
Perché tale dissenso? E soprattutto, perché tanto nervosismo?
Gli Ortodossi sono estremamente tradizionalisti ; si può dire
che in certo senso la Tradizione
(quella dei primi Concilii Ecumenici così, come è rivissuta dalla loro chiesa) è il loro vero e
supremo magistero. Ma la tradizione è nettamente antifemminile. Monaci e « padri della chiesa » sono quanto di più « maschilista » esista. Muoversi verso
l’uguaglianza di donne e uomini
nella chiesa significa non solo
una minaccia al potere personale di vescovi e metropoliti, ma
qualche cosa di contrario a tutta
la loro cultura e quasi di scandaloso per la loro fede. I cattolici presenti erano solo osserva
tori, quindi non coinvolti direttamente nel dibattito. Se lo fossero stati, che cosa avrebbero
detto? L’atteggiamento ufficiale
del cattolicesimo è nettarnente
ostile al sacerdozio femminile ;
ma d’altra parte vi sono esperienze di donne (per lo più suore) che in situazioni missionarie
hanno di fatto retto una parrocchia a tutti gli effetti, salvo la
consacrazione degli elementi eucaristici. E’ noto d’altra parte
che parecchie donne cattoliche
dei paesi più avanzati contestano apertamente le discriminazioni ecclesiastiche basate sul sesso.
Si ha dunque l’impressione che
gli ortodossi (che in molte cose
sono più vicino ai cattolici che
ai protestanti) sul terreno delle
rivendicazioni femminili temano
di trovarsi isolati. Perfino il papa in taluni suoi viaggi è stato
apertamente sfidato da donne
cattoliche che non l’hanno fatto
in modo individualistico, ma come esponenti di una più larga
base. (Questo è il segno che il niaschilismo ecclesiastico tradizionale ha ricevuto seri colpi anche
in ambienti teologicamente conservatori. Di qui, probabilmente,
il nervosismo degli Ortodossi. Di
qui anche il loro timore che se
veramente si fa largo alle donne
nei vari comitati ecumenici, anche le donne ortodosse vengano
spinte su posizioni di rinnovamento e di partecipazione.
Aldo e Fernanda Comba
(2 - continua)
Francia: « un anno al
servizio degli altri »
1981-1982
(B.I.P.) — La sessione di formazione del gruppo di volontari
per l’Anno Diaconale 1981-82 ha
riunito quest’anno 46 giovani provenienti dalla Francia, Germania, Belgio, Olanda e Stati Uniti.
L’Anno Diaconale è una associazione del Protestantesimo
francese che offre ai giovani ed
alle giovani di più di 17 anni la
possibilità di consacrare gratuitamente un anno della loro vita
a opere o istituzioni cattoliche,
protestanti o laiche nel campo
dell’assistenza e del servizio.
Quest’anno alcuni volontari
svolgeranno il loro servizio fuori
della Francia : 2 in Germania,
1 in Belgio, e forse 2 nel Cameroun.
Recentemente è stata firmata
una Convenzione con il Ministero della solidarietà in base alla
quale l’Anno Diaconale potrà accogliere anche gli obiettori di coscienza per il loro servizio civile.
Aiuto per le vittime
delle inondazioni
in Cina
(B.I.P.) — Un assegno di 150
mila dollari è stato consegnato
dal Consiglio Ecumenico delle
Chiese alla Lega delle società
della Croce Rossa, come primo
contributo in aiuto alle vittime
delle inondazioni che ci sono state recentemente in Cina.
L’inondazione ha toccato sei
Provincie lasciando dietro di sé
più di un milione e mezzo di
senza tetto, 750 morti e 30.000 feriti, 700.000 ettari di terre coltivate gravemente danneggiate. Anche le vie di comunicazione sono state toccate dal disastro ; 4
linee ferroviarie sono rimaste interrotte per circa due settimane
e 80 strade principali e 380 strade secondarie sono state portate
via.
« Questo assegno — ha dichiarato il rappresentante del CEC
■ Hanno collaborato per questo
numero: Bruno Bellion, Francesco Cacciapuoti, Mario
Campagnolo, Claudia Claudi,
Mario Colonna Romano, Giovanni Conte, Ivana Costahel,
Comunità di Rio Marina,
Franco Davite, Dino Gardiol,
Luigi Marchetti, Paolo Ribet,
Aldo Rutigfìliano, Franco Taglierò.
¡echi dal mondo cristiano!
a cura di RENATO COISSON
__ è un segno della solidarietà
dei cristiani del mondo intero
con tutte le popolazioni colpite
da tali catastrofi ».
Chiamati ad
una sola speranza
(BIP/SNOP) — Dal 16 al 20
novembre si terrà in Danimarca 11 secondo incontro ecumenico organizzato dalla Conferenza
delle Chiese Europee e dal Consiglio delle Conferenze episcopali europee.
Nel comunicato congiunto dei
due organismi si legge : « La ricerca dell’unità è un dovere indefettibile di tutti i cristiani.
L’unità della Chiesa di Cristo e
in ultima istanza un dono di
Dio Partendo da questa certezza gli organi responsabili hanno
deciso di organizzare questo incontro su piano europeo centrandolo sullo studio della preghiera e del culto. La preghiera
comune e la partecipazione alla
vita spirituale delle diverse tradizioni cristiane devono essere
il fondamento della testimonianza della speranza cristiana in
Europa ».
Il tema dell’incontro sarà;
« Chiamati ad una sola speranza,
la comunità ecumenica nella preghiera, la testimonianza ed il
servizio ».
In breve
Francia (BIP) — Sarà pronta
per l’autunno 1982 la nuova traduzione della Bibbia in linguaggio corrente.
Guatemala (BIP-SNOP) — Un
quotidiano della capitale ha annunciato l’assassinio del missionario J. D. Troyer a Tecpan, nell’ovest del paese dove lavorava
come consigliere agricolo.
Yugoslavia (BIP-SNOP) — Per
la terza volta in tre settimane
un prete ortodosso è stato condannato per aver « leso i sentimenti etici e patriottici dei concittadini nel corso di un funerale ».
DUE IMPORTANTI DOCUMENTI DEL CEC
Le chiese e la crisi
mondiale dei rifugiati
« Uno dei fenomeni più
drammatici dei nostri tempi
è quello dello spostamento involontario di milioni di persone costrette a lasciare le loro
case e il loro paese. Sono conosciuti con nomi diversi: rifugiati, profughi, espulsi ed
esiliati. Sono le vittime di
strutture sociali, economiche
e politiche ingiuste di diverse
società, della violazione dei
diritti umani fondamentali e
di brutali conflitti armati. Lottano per sopravvivere, alla ricerca di cibo, asilo, identità
e appartenenza. Hanno bisogno di giustizia, pace e riconoscimento della loro dignità
umana. Perciò i rifugiati hanno naturalmente dei diritti
da parte delle chiese ».
Il documento sottolinea vari aspetti del problema, in
particolare il fatto che sono
le nazioni più povere, politicamente più instabili che provocano il maggior flusso di
rifugiati e sono allo stesso
tempo costrette ad ospitare
la maggioranza dei rifugiati,
mentre l’aiuto internazionale
è insufficiente. Allo stesso
tempo molti paesi limitano
sempre più l’accoglienza di
coloro che cercano asilo, con
rigorosi controlli alle frontiere e richiesta di visti, e il nu
mero di rifugiati respinti o
espulsi cresce in modo allarmante.
Pertanto il Comitato Centrale « esorta le chiese membro
a intensificare i loro sforzi:
a) per approfondire la
comprensione delle complesse
realtà sociali, economiche e
politiche che creano e concernono i rifugiati;
b) per promuovere e intraprendere una riflessione
biblica e teologica come base
indispensabile per il ministero delle chiese verso i rifugiati... ».
Le esorta a collaborare con
i governi affinché i diritti
umani siano rispettati, e la
gente possa liberamente decidere di rimanere o partire, a
preoccuparsi delle necessità
immediate e di quelle a lungo
termine dei rifugiati, in parole povere, a intraprendere
tutte le azioni possibili a favore dei rifugiati.
Il documento termina esortando le chiese a « sottolineare la loro responsabilità pastorale nel rispondere alle necessità spirituali dei rifugiati... » e « ad appoggiare o iniziare programmi per assistere i gruppi di rifugiati più
vulnerabili, come minorati,
donne e bambini ».
Crescenti minacce
contro la pace e compiti
deile chiese
Svizzera (SPP) — La Federazione delle chiese Protestanti
Svizzere ha rifiutato di prendere
delle misure di ritorsione verso
il CEC per la sua decisione di
non servirsi più di alcune banche implicate negli aiuti al Sud
Africa per la sua politica razziale. I delegati hanno preferito fare atto di solidarietà verso il
CEC portando a 140.000 fr. sv. il
contributo delle chiese svizzere
per il 1982 (6.000 fr. sv. in più rispetto al 1981).
Germania (BIP-SNOP) — La
Conferenza episcopale tedesca si
è pronunciata per il diritto ad
una «morte nella dignità», ma
contro tutte le forme di eutanasia attiva. Questo significa che
il malato che lo desideri « deve
poter essere protetto contro un
prolungamento artificiale e inumano della vita, quando non sussista più alcuna speranza di guarigione. Ma l’eutanasia attiva,
quando consista nell’interruzione
delle cure, è inamissibile ».
E.gitto (SPP) — La Chiesa
Copta d’Egitto è in lutto. Ha perso uno dei suoi dirigenti, il vescovo Samuel, rimasto ucciso
nel corso dell’attentato per l’assassinio del presidente Sadat.
Membro del comitato centrale
del CEC il vescovo Samuel era
responsabile delle questioni sociali ed ecumeniche della sua
chiesa.
Germania (BIP-SNOP) — Il
segretario di stato alle questioni
religiose della Repubblica Federale Tedesca a diversi gruppi di
giovani (soprattutto cristiani)
che chiedevano che fosse riconosciuto un « servizio sociale per
la pace » in alternativa al « servizio militare armato » ed al
« servizio militare non armato »
ha risposto che questo non era
accettabile in quanto che la « forza militare è ancora il contributo più importante e adatto al
mantenimento della pace ».
Belize (BIP-SNOP) — Questo
nuovo stato (ex Honduras Britannico) che è diventato indipendente il 21 settembre u.s. ha
152.000 abitanti di cui 90.000 cattolici e 60.000 protestanti.
Riconoscendo la crescente
gravità della situazione mondiale, la continuazione di conflitti violenti in molte aree, il
peggioramento della situazione economica, l’incapacità di
raggiungere una conclusione
positiva alla Conferenza di
Madrid sulla sicurezza europea, lo stallo nelle discussioni
Nord-Sud sulle questioni economiche globali, la riduzione
degli aiuti ai paesi in via di
sviluppo e lo scandaloso aumento delle spese militari, il
Comitato Centrale fa appello
ai dirigenti politici affinché si
inizino seri negoziati per il
disarmo fra i capi dei due
blocchi militari, affinché si
rafforzino i meccanismi per
la pace delle Nazioni Unite e
di organizzazioni regionali, affinché ci si prepari adeguatamente a livello nazionale e internazionale per assicurare il
successo della seconda sessione speciale dell’ONU sul disarmo, si cerchi di colmare
il divario fra paesi industrializzati e gli altri, e s’inizino
in buona fede dei negoziati in
vista di un rapporto più giusto fra Nord e Sud.
In particolare, il Comitato
Centrale, che già in passato
ha rivolto alle chiese appelli
per azioni concrete per il disarmo e contro il militarismo
e la corsa agli armamenti,
« riafferma i compiti e le responsabilità delle chiese nel
contesto del rischio senza precedenti a cui è esposta l’umanità di una distruzione terribile e forse irreversibile ;
sottolinea la necessità di
stabilire più chiaramente la
base secondo la quale ci si impegna nelle questioni di guer
ra e pace nel contesto della
lotta per la giustizia... ».
« Esorta le chiese a sfidare
le politiche militari e militaristiche che conducono a disastrose distorsioni della politica estera..., ad opporsi alla
tendenza di caratterizzare coloro che appartengono ad altre nazioni o ideologie come
il ’nemico’, incoraggiando l’odio e il pregiudizio;.., a contribuire a demitologizzare le attuali dottrine sulla sicurezza
nazionale e a elaborare nuovi
concetti di sicurezza basati
sulla giustizia e il diritto dei
popoli... ».
Infine, il Comitato Centrale
« esorta le chiese membro ;
1) a intensificare ancora
di più i loro sforzi per la pace e a unirsi a coloro che cercan di scuotere la coscienza
pubblica sulla questione delle
minacce attuali alla pace ;
2) a impegnarsi per la pace come una testimonianza
continua resa mediante la predicazione, l’insegnamento e
l’azione ;
3) a promuovere discussioni bilaterali e multilaterali
fra le chiese con lo scopo di
giungere a una maggiore comprensione fra i popoli e a una
diminuzione della diffidenza e
della paura reciproche...
Incita le chiese, nel contesto della preparazione per la
Sesta Assemblea, il cui tema
è Gesù Cristo, la Vita del
Mondo, a fare dell’impegno
per la pace una preoccupazione particolare e a dare importanza a studi su questioni relative alla pace, prestando
un’attenzione speciale ai problemi teologici che ne sono
la base ».
TRIVENETO: ATTIVITÀ’ DEL S.A.E.
Convegno Gruppi Ecumenici
I gruppi Ecumenici del Triveneto, i soci e gli aderenti al
S.A.E. sono invitati a partecipare al 10' Convegno dei Gruppi
stessi che avrà luogo a Mestre,
presso la Casa Cardinale Urbani
in Via Castellana 16/A, telef.
041 '940355, domenica 8 novembre 1981.
II Convegno, che avrà inizio
alle ore 9,30, svolgerà il seguente ordine del giorno:
1) meditazione biblica - Pastore Avventista Giuliano Di Bartolo; 2) il Catechismo per gli
adulti e la prospettiva ecumenica. Parleranno : il teologo Don
Luigi Sartori e il Pastore Valdese Teodoro Fanlo Y Cortes;
3) discussione; 4) varie.
I lavori del Convegno si svolgeranno dalle ore 9,30 alle ore 13
e dalle 14,30 all’ora che, all’inizio
del Convegno, sarà stabilita dai
partecipanti.
4
4
6 novembre 1981
TRA I LIBRI
indiscutibili
a colloquio con i lettori
Ha visto la luce nei mesi scorsi
la quinta edizione (la prima usci
nel ’73) del Dizionario enciclopedico di Teologia morale, edito
dalle Edizioni Paoline (1).
L’opera può contare sul contributo di ben 63 collaboratori
ed è coordinata da due specialisti illustri, Leandro Rossi e Ambrogio Vaisecchi.
Anche questo volume si innesta nella già collaudata tradizione di analoghi dizionari editi
dalle EP (e dei quali abbiamo
già parlato in passato), caratterizzati soprattutto da una grande
preoccupazione di ampia comprensibilità, anche da parte del
lettore meno esperto; quindi con
un linguaggio che, senza attentare al valore dei contenuti, si
propone esemplarmente per l’efficacia comunicativa.
Il dizionario è stato compilato
avendo presenti due criteri principali: ridurre i temi ad un numero limitato di voci di ampio
respiro, accentrate sugli argomenti morali più importanti ;
mettere accanto alle voci più
tradizionali una serie di altre voci più « moderne », che tengano
conto dei nuovi problemi, presenti nella società contemporanea, e allo stesso tempo segnalare le revisioni dottrinali in corso.
Un’osservazione generale fatta
con la nostra ottica — e che riguarda non tanto l’opera in esame, ma lo stesso argomento —
è la seguente: forse più ancora
che nel campo strettamente teologico è proprio in quello morale
che appaiono più nettamente le
differenze « culturali » tra cattolici e protestanti.
Leggendo queste pagine, per
altro assai apprezzabili per il loro rigore e la ricchezza dell’impianto e dei contenuti, chi è abituato alla ricerca costante che
passa attraverso il confronto, la
dialettica, l’ipotesi, la verifica,
l’attento ascolto delle posizioni
divergenti — soprattutto per una
materia così « aperta » e problematica com’è l’etica — non può
non restare colpito da questo tipo di approccio.
Qui ci troviamo di fronte invece ad una serie di certezze indiscutibili, ad un inquadramento
minuzioso di ogni problema e di
ogni sua variante, ciascuno con
una precisa risposta pertinente.
Da qui traspaiono, molto fedelmente diremmo, i connotati
della Chiesa cattolica, la quale
più che mai si qualifica anzitutto come « istituzione » e più che
mai appare legata a quello che.
per essa, fu indubbiamente il
momento culturale migliore: la
grande epoca della Scolastica,
tanto feconda di « cattedrali ideologiche ».
Queste nostre considerazioni
non sono certamente un invito
a trascurare la lettura dell’opera; al contrario, poche pubblicazioni riescono, come questa, a
dare « in presa diretta » un quadro efficace di una realtà con la
quale non possiamo esimerci dal
confrontarci quotidianamente e,
auguriamoci, di dialogare.
Aurelio Penna
(1) Roma, 1981, pp. 1438, Lire 25.000.
Piccolo dizionario
biblico
E’ alla sua terza edizione il
Piccolo dizionario biblico, tradotto dal tedesco e dovuto all’opera di H, Obermayer, K. Speidel, K. Vogt e G. Zieler (1).
Si tratta di un’opera meritatamente fortunata, destinata soprattutto al pubblico medio, che
non è disposto ad affrontare
grossi tomi, ma chiede qualcosa
di agile, capace di fornirgli una
informazione precisa, concisa ed
essenziale, senza entrare in dettagli che interessano di più lo
specialista. Del resto questo è
l’intento dichiarato dagli autori,
i quali si ripromettono di offrire
un aiuto al comune lettore, cercando di illustrare e chiarire la
varietà dei concetti biblici, lumeggiandone nel contempo la
complessità.
La materia può approssimativamente venire divisa in tre settori, che ovviamente si compenetrano fra loro : la letteratura
(breve sintesi di tutti i libri che
compongono la Bibbia, struttura e problemi connessi con la
loro origine); la storia (che comprende anche voci sulle istituzioni religiose e civili); la teologia
(le voci sono basate su un metodo descrittivo, che tende anche ad evitare l’occasione di controversie confessionali).
A. P.
te dedicata al Terzo Mondo,
« Cittadella Editrice » di Assisi
pubblica un volumetto di Alison
Wynne, Non è il momento di
piangere (1). Si tratta della testimonianza diretta di numerose
donne filippine, ciascuna di esse
impegnata in attività sociali, assistenziali, sindacali o politiche.
L’efficacia e anche la suggestione di questa testimonianza
sta soprattutto nel fatto che
quelle raccolte sono per lo più
storie semplici, quasi banali, diremmo « di ordinaria amministrazione », nelle quali può anche mancare il fatto clamoroso
e traumatico; sempre presente è
tuttavia la tragedia che incombe
su un paese dominato da una
sanguinaria dittatura, « longa
manus » delle multinazionali e
dell’imperialismo internazionale.
In questo quadro, certamente
angoscioso, si inserisce una nota
positiva di speranza, che scaturisce dall’impegno umile, costante, ostinato, semplice ed eroico
insieme, di tante donne consavoli delle proprie responsabilità
e « impegnate » ; che soffrono, ma
operano giorno per giorno nel
proprio ambiente, con fede, senza arrendersi.
Non possiamo sapere quando,
ma è sicuro che un giorno esse
« erediteranno la terra ».
A. P.
(1) Edizioni Paoline, Roma, pp. 358,
Lire 8.000.
Storie di donne
Filippine
Nella collana « Testimonianza
e denuncia », per la maggior par
(1) pp. 215, Lire. 5.000.
Helder Camera: mille
ragioni per vivere
Di Helder Camara, il vescovo
del Nordest brasiliano, sono
noti l’azione pastorale nonché il
suo impegno nell’opporsi fermamente allo sfruttamento ed all’oppressione. Nelle sue « veglie »
notturne (egli dorme pochissimo) scrive lettere, relazioni, conferenze ed anche delle meditazioni, diverse delle quali sono riportate in « Mille ragioni per vivere » (1).
Eccone una: « Un giorno / per
ciascuno di noi / il sole sorgerà /
per l’ultima volta. / Luce, sorella
mia, / non ci sarà modo / di avvisarmi / che è arrivato il mio ultimo giorno? / Ma è meglio il
consiglio evangelico: / vivere ogni
giorno / come se fosse l’ultimo /
o, meglio ancora, / come se fosse sempre / il primo... ».
(1) Ed. Cittadella, pp. 135, L. 4.000.
TRIBUNA LIBERA
Diteci con chiarezza...
Nel sermone celebrativo del
trentennale del Centro di Agape,
pubblicato su « L’Eco-Luce » del
10/7 U.S., il pastore Neri Giampiccoli esalta l’impegno politico
della Chiesa in una direzione ben
determinata e, per mostrare la
sua poca stima degli argomenti
degli oppositori, con disinvoltura, tramuta la parabola della
« Pecora smarrita » in parabola
delle « Novantanove pecore belanti ».
Nel messaggio inviato per l’occasione, il pastore Tullio Vinay,
con disinvoltura ancora maggiore, dichiara che il concetto evangelico delTamore verso il prossimo è stato scoperto solo venticinque anni fa, il che significa
che tutte le Chiese cristiane, nei
secoli hanno predicato su fondamenti errati.
Egli ci spiega che la missione
della Chiesa è oggi prioritariamente politica, anche se non necessariamente partitica e che con
la politica dell'agape che travalica tutte le frontiere e tutte le
ideologie si può realizzare la frontiera decisiva che corre tra l’amore per sé e l’amore per gli altri.
Stupisce questa affermazione
perché l’antitesi tra l’egoismo e
i’altruismo è chiaramente definita in varie parabole ed è rappre.sentata con insistita esemplificazione nel « Giudizio » (Matteo
25: 31-46) in modo da non la
sciare alcun dubbio sulla condotta da tenere, anche se, in pratica,
naturalmente è T egoismo che
trionfa. Nessuna necessità quindi di moderne scoperte concettuali né delTirrompere di nuovi
messaggi.
Probabilmente la consapevolezza che l’insegnamento di Gesù ha dato frutti molto scarsi, ha
convinto Vinay che occorra percorrere un’altra via per trasformare il mondo con un « regno di
pace, di giustizia e amore ».
Allontanandoci dal genuino
messaggio di Cristo, il quale ha
predicato e praticato l’amore e
non la politica déll’amore ed ha
inteso liberare le coscienze dalla
soggezione alle leggi politiche,
egli ipotizza un movimento politico, forse partitico e forse no,
costituito da credenti e non credenti, accomunati nell’agape di
Cristo, unica bussola per il vivere as.wciato tanto in politica
quanto in economia e sociologia.
Siamo qui di fronte ad uno
speciale utopico « compromesso
storico » che tuttavia desta molte
perplessità, quando si considera
che la nostra attuale dirigenza
dopo aver proclamato che tutto
è politica e che la Chiesa deve
fare politica per non cadere nel
disimpegno ha dimostrato di
condividere il pensiero di Vinay,
con dichiarazioni simili alle sue
e altrettanto vaghe e reticenti. E
pur avendo, or son due anni, ri
chiarnato la Chiesa al suo vero
mestiere cioè l’evangelizzazione,
appare disponibile per il nuovo
combattimento che la vedrebbe
unita a milioni di non credenti,
etichettati come attratti dal Cristo, ma non « identificati ».
A questo punto non si può fare
a nreno di chiedere a Vinay ed ai
vari Bouchard, Ricca, Giampiccoli di abbandonare ogni scrupolo e di dirci con chiarezza:
che cos’è veramente una
missione politica non partitica,
— qual è la direzione ben determinata,
— che cosa significa l’espressione un certo pluralismo,
— chi sono coloro in mezzo ai
quali intendiamo operare per la
giustizia,
— chi sono gli uomini che pur
rifiutando la religione sono sinceramente attratti dal Cristo,
— chi sono i compagni che già
camminano con noi nella tensione verso un mondo nuovo,
— chi sono infine e dove sono
i milioni di uomini che non vivono per se stessi e che, in qualche
modo partecipano dell’agape di
Cristo, risorto ed operante.
Intanto ci si domanda come
mai nel campo dei credenti sono
così pochi coloro che riescono a
vincere l’innato egoismo mentre
gli altri in così gran numero sono « cristiani naturali »
Renato Paschetto
PACE E DISARMO
Egregio direttore.
Pace e Disarmo. Premesso che spero — pur temendo, in pari tempo, il
contrario — che quel problema rimarrà nelle coscienze anche quando la
marcia della pace... sarà in folle, così
riassumerei la mia opinione in proposito: Il diritto di non essere ammazzato
non può essere disgiunto dal dovere
dì non ammazzare; se poi qualcuno quel
mio diritto in una maniera o nell’altra
attenta, non mi esime tuttavia dal dovere di non ricambiargli la scortesia.
Tutto qui. Ogni altra considerazione
— storica, di giustizia, di individuazione « dei più cattivi », dello stabilire
• a chi giova » e via di questo passo
— non serve che ad appannare (cosa
che un cicaleggio ben orchestrato sta
facendo) il principio primo e vero.
Concludo questa mia breve riflessione
affermando che sottoscrivo ogni iniziativa per la Pace e il Disarmo, anche
unilaterale; ma, per piacere, non mi
si chieda di ragionarci su.
Ezio Pinardi. Milano
LA TRAGEDIA
DEGLI ALLOGGI
Questa tragedia coinvolge i meno
abbienti perché li espone, fra l'altro,
al ridicolo dopo averli oppressi negando
loro un alloggio. Perché chi cerca una
casa da abitare si sente rispondere; si
trovano solo in acquisto e con cifre così disoneste che mettono a nudo l’assoluta mancanza di civiltà dei tempi
sventurati che viviamo! E in tal modo
si espone cinicamente il cittadino onesto (seppur raro!) alla tortura di arangiarsi in tuguri ripugnanti o a convivere con altri. Ma qualche anno fa sui
muri comparvero dei manifesti (a vera
presa di bavero) da parte di certi Comuni per tentare di far rivivere (solo
quando loro torna comodo) le vecchie
leggi sugli alloggi, molto più sane di
quelle attuali. La Legge del R.D. del
4 febbraio 1915, n. 148; e quella del
R.D. del 28 aprile 1938, n. 1165, veramente eque, (non come quella ridicola
dell’Equo Canone), con le quali si autorizzavano le Amministrazioni Locali a
requisire i quartieri vuoti o, comunque,
adibiti alla villeggiatura, per farli occupare dai senza tetto. Ma l’attuale Parlamento, vera tribuna di autentica demagogia, continua a permettere la martirizzazione dei senza tetto, mentre gli
alloggi vuoti o a disposizione dei villeggianti sono miriadi. In Italia si vive
in un vero clima di emergenza trattandosi di questo scottante argomento.
Così ogni iniziativa non può avere seguito, bloccata com'è dalla caccia ai
voti da parte delle fazioni che, sotto il
nome di Partiti, formano una Repubblica Parlamentare che detiene ogrri potere e la funzione legislativa. Ecco perché questo è un vero Paradiso per gli
arraffatori ed un autentico Inferno per
la minoranza degli onesti.
Cosi, fra la demagogia e l’ostruzionismo si tira avanti, verso un baratro
dal quale nessuno potrà levarci se non
con le prevedibili drastiche soluzioni!
Ma intanto si continua a calpestare le
più elementari basi morali con il pretesto della libertà e della democrazia.
Elio Giacomelli, Livorno
CHIESA E POLITICA
Morale e moralismo
La « chiesa elettronica », con i
suoi dinamici predicatori televisivi, ha avuto una parte importante nella campagna per le elezioni presidenziali degli Stati
Uniti nel 1980. Come si collocano dunque le chiese di fronte al
fatto politico? Questo problema
— riporta « Information », il bollettino deH’Alleanza Luterana
Mondiale — è stato sollevato
dal professore di storia del St.
Olaf College di Northfield (Minnesota, U.S.A.) Erling Jornstad,
invitato dal Club della stampa a
parlare del suo ultimo libro « La
politica del socialismo ». Egli ha
affermato che se le chiese vogliono partecipare alla riflessione
politica, dovranno cogliere ben
chiaramente la differenza tra
morale e moralismo.
Secondo Jornstad, di fronte ai
problemi morali, sociali ed economici che preoccupano gli americani al momento attuale, le
chiese, a cominciare dalle comunità locali, dovranno assumere
un nuovo impegno. Quest’idea è
certo in contrasto con la concezione di quelli che considerano
che i compiti principali, se non
unici, della chiesa siano il culto,
la formazione teologica e la cura
d’anime. Non si tratta però (fi
trascurare questi compiti ma, dice Jornstad, di far sì, che i problemi politici possano essere
esaminati dalle chiese locali in
modo più equilibrato e più giusto di quanto non faccia la
« chiesa elettronica».
Nel suo libro Jornstad definisce la morale come ciò che determina il comportamento umano come giusto o sbagliato. E’
un fatto però che il problema
secolare di ciò che è giusto e di
ciò che è sbagliato è molto difficile da risolvere e che persone
di uguale rigore morale possono
dare risposte diverse al problema. Il moralismo invece, continua l’autore, è distinto dalla morale per tre aspetti.
1. Il moralismo presuppone
che per ogni problema etico non
esiste che una risposta morale
giusta.
2. Il moralismo si fonda su
una concezione infallibile delle
Sacre Scritture secondo la quale non può che esserci una sola
risposta ad ogni problema. Solo
coloro che condividono questa
concezione sono autorizzati a
decidere ciò che è giusto e ciò
che è sbagliato, morale o immorale, nel comportamento.
3. Queste persone possono
misurare la morale degli altri.
Per esempio, scelgono una serie
di problemi di attualità: il bilancio preventivo della difesa, il
controllo delle armi da fuoco, il
trattato di Panama, l’interruzione della gravidanza, l’omosessualità, la pornografia ecc., e misurano la morale dei deputati americani al Congresso a seconda
delle loro risposte su questi problemi.
E’ vero, riconosce Jornstad,
che alcuni di questi problemi sono di ordine morale, per quanto
le opinioni di persone aventi un
indubbio rigore morale possano
essere divise. Ma ciò che è più
diffìcile da determinare è la morale concernente problemi come
quello del bilancio preventivo
(iella difesa o del controllo delle
armi da fuoco.
L’autore mostra inoltre l’assurdità di questo tipo di « classifica » morale osservando che in
base a questo schema si attribuirebbero per esempio al senatore
Mark Hatfleld dell’Oregon, che
al Senato americano è conosciuto come un cristiano impegnato,
solo 23 punti, mentre ad alcuni
senatori che sono stati accusati
o perfino condannati per lo scandalo Abscam (uno scandalo di
bustarelle) sono stati attribuiti
100 punti o poco meno.
Nel suo libro Jornstad esamina nei dettagli il comportamento
dei dirigenti della (( chiesa elettronica » come Pat Robertson
del Club 7000, Jim Bakker del
Club PTL, Jerry Falwell e James
Robinson e i loro programmi.
Egli prende inoltre posizione nei
confronti di gruppi e organizzazioni ultraconservatrici come la
Maggioranza Morale, la Voce
Cristiana, la Tavola Rotonda Religiosa e la Coalizione Nazionale per l’Azione Cristiana.
F. G.
gioventù evangelica
anno XXXI - n. 70-71 - ottobre '81
editoriale:
Con la sinistra al governo la
Francia prova a cambiare, di
Saverio Merlo;
Studio Biblico;
La forza dell’aratro e la libertà del regno, di Maria Bonafede;
congresso fgei;
Relazioni e documenti,
ecumenismo:
Una chiesa che resta costantiniana. di Giorgio Girardet;
Ecumenismo: tre possibili significati, di Henry Mottu;
Un concreto impegno per la
pace di Giuseppe Platone;
Spunti di riflessione sulla Cena del Signore, del gruppo Fgei
di Roma;
5
6 novembre 1981
PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE
Per una scuola elementare democratica
Il Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti lancia una proposta di legge per una scuola che abbia per fine
la formazione laica deH’uomo e del cittadino ma non risolve in modo accettabile il problema dell’ora di religione
La legge di iniziativa popolare proposta dal Centro di Iniziativa democratica degli Insegnanti (CIDI) che si può leggere in
questa pagina rappresenterebbe,
qualora fosse approvata dal Parlamento, un superamento molto
importante non solo della struttura attuale della Scuola Elementare, ma della stessa politica governativa in questo campo. L’ordinamento didattico di questo
grado dell’istruzione è infatti
retto da un Regio Decreto del
1928 e da programmi di studio
che risalgono al 1955; epoca fascista per il primo; epoca dell’integralismo democristiano per i
secondi. Né l’uno né gli altri
smentiscono la loro origine. Il
primo stabilisce con una formula che era destinata l’anno successivo ad avere ben altra fortuna che « A fondamento e coronamento deiristruzione elementare in ogni suo grado è posto
l’insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica ». Pino all’approvazione del Concordato questo significava che per
i bambini delle elementari la religione poteva andar bene; in seguito, proseguendo gli studi, i
ragazzi sarebbero stati in grado
di capire il ben più serio pensiero idealistico e la politica fascista. Col Concordato, come è noto, si riconosce invece che lo
stesso fondamento e coronamento può andar bene per tutta l’istruzione pubblica. L’Italia « perciò consente che l’insegnamento
religioso ora impartito nelle
scuole pubbliche elementari abbia un ulteriore sviluppo nelle
scuole medie ».
Promozione deH’uomo
e del cittadino
La legge proposta dal CIDI
indica invece come « fondamento e finalità la promozione dell’uomo e del cittadino » per la
scuola elementare. L’uso dei termini ha anche un suo significato.
Si parla ancora di fondamento,
ma non più di coronamento, perché questo termine ha un vago
sapore di poesia, come del resto
credi, sulla libertà delle scienze e dell’insegnamento, sul rispetto dei diritti delle minoranze, e
non solo all’articolo 7 che mantiene validità al Concordato del
’29 fino a sua revisione pattuita
fra lo Stato e la Chiesa Cattolica.
Gli elementi della legge discendono dalia sua premessa. Possiamo sottolinearne alcuni. Intanto
è bene dire che la legge abroga
il decreto del ’28 ma non altre
leggi che riguardano la scuola
elementare e che hanno permesso esperienze più avanzate anche
se in parziale contraddizione col
decreto del ’28. Pensiamo in particolare alla legge che riguarda
l’attuazione del tempo pieno; alla legge che istituisce gli organi
collegiali e che garantisce la libertà di insegnamento; alla legge che detta norme in vista del
diritto allo studio anche degli
alunni handicappati, nonché di
esperienze didattiche tali da permettere il recupero degli alunni
socialmente svantaggiati. Sono
tutte leggi di quest’ultimo decennio, che hanno permesso anche
un superamento di fatto di alcuni aspetti particolarmente rozzi
dei due testi (decreto e programmi) che la legge CIDI vuole abrogare.
Sapere
e saper fare
un po’ tutti i programmi del
’55, in testi scritti da chi, in verità, anche di ispirazione poetica
ne aveva poca. Dicevamo che
questo si pone anche come superamento della politica governativa. Infatti mentre l’attuale Ministro della Pubblica Istruzione
ha riconosciuto l’inadeguatezza
dei programmi del ’55 nominando una Commissione per la loro
revisione, non sembra rendersi
conto, invece, che anche la legge
fascista va abrogata e sostituita.
È necessario avere una legge che
si ispiri a tutta la Costituzione
repubblicana, compresi gli articoli sulla pari dignità di tutti i
Nei dettagli sottolineiamo che
le « conoscenze e abilità devono
essere integrate nella prospettiva organica del sapere e del saper fare ». La scuola non si rivolge quindi soltanto agli aspetti conoscitivi, come era quella
delle informazioni filtrate attraverso la cultura cattolica, ma
anche a quelli operativi.
Questo avviene a livello di linguaggi, quando si riconosce che
esistono altri linguaggi espressivi oltre alla lettura e alla scrittura. I programmi del ’55 recitavano « si cercherà ogni occasione per disabituarli (gli alunni)
dagli idiotismi... ». Gli idiotismi
non sono le espressioni degli
idioti, ma quelle di coloro che
si esprimono nelle parlate minoritarie (dialetti e lingue locali).
La proposta di legge
Art. 1
La scuola elementare ha come fondamento e finalità la
promozione e lo sviluppo dell’uomo e del citatdino.
A questo fine essa fornisce
gli strumenti basilari per un
primo livello di comprensione
della realtà e promuove le capacità di intervento su di essa, avvia il bambino alla riflessione, al confronto, allo
spirito critico, ai rapporti sociali, e alla vita democratica.
Sono momenti essenziali di
tale formazione, in cui conoscenze e abilità devono essere
integrate nella prospettiva organica del sapere e del saper
fare ;
a - la graduale acquisizione delle tecniche di base della lettura, della scrittura e dei
vari linguaggi espressivi;
b - l’avvio e lo sviluppo
delle capacità scientifiche di
base attraverso l’acquisizione
delle prime abilità matematiche di tipo sia operativo che
logico e degli strumenti operativi di osservazione, analisi
e intervento nella realtà naturale ;
c - un primo approccio alla conoscenza delle organizzazioni sociali e della loro
evoluzione e del rapporto tra
l’uomo e l’ambiente, avviando l’indagine storica e geografica ;
d - la costante attenzione
alle attività motorie in quanto supporto dell’apprendimento nel quadro di un armonico
sviluppo psico-fisico.
Art. 2
I programmi da emanarsi
in base alla presente legge
dovranno ;
1. indicare i quadri di conoscenze e di abilità intermedi e finali da conseguire
nelle varie aree formative;
2. indicare i criteri per la
programmazione didattica,
per' la valutazione e per le
operazioni di verifica periodiche e finali;
3. dare indicazioni sulle
strategie e gli itinerari formativi-cognitivi, tenendo presente quanto prescritto dalla legge n. 517 del 1977 in modo da
garantire la necessaria differenziazione degli interventi;
4. raccordarsi organicamente con i programmi della
scuola media, tenendo conto
dei livelli richiesti per un proficuo inserimento.
Art. 3
L’insegnamento della religione, da impartirsi su esplicita richiesta dei genitori degli alunni, dovrà essere svolto da rappresentanti delle singole confessioni o da persone
da esse delegate. I programmi di tale insegnamento saranno stabiliti dalle autorità
delle singole confessioni.
Art. 4
Entro un mese dall’entrata
in vigore della presente legge
il Ministro nomina una commissione di esperti, secondo
criteri di pluralismo culturale di competenze disciplinari
e professionali. Tale commissione dovrà, entro sei mesi
dal suo insediamento, elabo
rare il testo dei nuovi programmi in conformità a quanto prescritto nella presente
legge.
Art. 5
Il Ministro, sentito il parere del Consiglio nazionale della P.I., entro un mese dall’elaborazione dei programmi di
cui all’art. 4, stabilirà con un
decreto ;
1. le norme e gli strumenti di applicazione dei nuovi
programmi ;
2. un piano di aggiornamento per tutti i docenti della scuola elementare;
3. un piano di spesa per
l’applicazione di quanto disposto nel presente articolo.
Art. 6
Tutte le norme del R.D. del
5 febbraio 1928 n. 577 e del
R.D. 26 aprile 1928 n. 1297 in
contrasto con la presente legge sono abolite. In particolare
sono aboliti gli artt. 27, 28, 29,
30, 31, 32, 34, del R.D. 5/2/1928
citato, concernenti l’ordinamento didattico della scuola
elementare. Tali artt. sono
sostituiti a tutti gli effetti con
la presente legge.
Art. 7
Coerentemente con le nuove impostazioni della istruzione elementare, la Commissione di cui all’art. 4 ha mandato per procedere alla completa revisione ed armonizzazione degli Orientamenti dell’attività educativa nelle scuole
materne statali, già emanati in
base agli artt. 1 e 2 della legge del 18 marzo 1968 n. 444.
Inoltre i linguaggi figurativi, gestuali, simbolici erano visti come espressioni meno mature di
quelle verbali (ignorando il peso
che hanno, ad esempio, nella pubblicità). La nuova legge riconosce, invece, la ricchezza di possibilità espressive data aU’uomo
e invita a sfruttarla. Stupisce un
po’ che, oltre che della lettura
e della scrittura non si parli dell’ascoltare e del parlare, ma questa lacuna potrà essere colmata
in sede di stesura dei programmi, sulla scorta di quanto già
previsto da quelli della scuola
media del 1979.
La stessa dimensione operativa
è prevista anche per l’educazione scientifica che, oltre allo sviluppo delle capacità scientifiche
prevede anche « analisi e intervento nella realtà naturale ». Stupisce un po’ che non sia esplicitato lo stesso aspetto a proposito della «conoscenza delle organizzazioni sociali » che sfocia
nel primo approccio aH’indagine
storica e geografica. È infatti
possibile in qualche modo anche
nella scuola elementare attuare
interventi sul territorio (esempio classico quello della ripulitura di un ambiente dai rifiuti) o
sulle strutture sociali (esempio
classico quello della richiesta di
un incontro col sindaco per chiedere un provvedimento che permetta una migliore gestione della scuola o di una struttura ricreativa per il tempo libero). Appare ovvia, invece, la dimensione
operativa nell’attenzione alle
« attività motorie » che non si
esauriscono nel gioco e nella
ginnastica, ma devono aiutare
gli alunni ad avere un armonico
sviluppo psico-fisico.
Programmazione
didattica
L’articolo 2 della legge proposta sottolinea che è necessaria
l’acquisizione non solo di conoscenze, ma anche di abilità e
prevede che i programmi indichino anche i criteri per la programmazione didattica. Questo
significa che si richiederà un discorso molto preciso. Non sarà
necessario indicare solo alcuni
contenuti (qualche poesia, la storia di Orazio Coelite e di Muzio
Scevola, l’elenco delle province
italiane), ma anche degli obiettivi didattici esattamente formulati ed analizzati. Si dovrà in altre
parole stabilire, ad esempio, in
quanto tempo si passerà con una
classe dalla semplice conoscenza di dati alla loro comprensione; dalla comprensione all’applicazione per la soluzione di problemi; dall’applicazione pratica
all’analisi teorica e cosi di seguito. Oppure, per l’educazione motoria, come si passerà dall’imitazione di un altro, alla manipolazione personale di un dato materiale; dalla manipolazione a
movimenti precisi, controllati dal
soggetto e riproducibili in modo
esatto; da questa precisione al
coordinamento dei movimenti
delle varie parti del corpo. Sulla base del raggiungimento di
questi obiettivi andrà anche formulata la valutazione, non più
consistente in un voto dato a intuito dall’insegnante, ma, come
già stabilisce una legge richiamata dalla proposta del CIDI, in
un giudizio che anziché classificare un alunno rispetto agli altri, stabilisca quale grado di preparazione ha raggiunto e che cosa si deve fare per farlo andare
avanti.
Pur con qualche incongruenza
e qualche lacuna la proposta di
legge è apprezzabile da un punto di vista didattico. Farebbe fare un balzo avanti rilevante alla
scuola elementare, allineandola
a quello che è — sulla carta —
la scuola media. Se il progetto
andrà avanti avremo certamente
una scuola dell’obbligo possibile
(quindi non ideale), ma comunque accettabile e al passo con la
riflessione pedagogica del nostro
tempo.
Claudio Tron
A carico di chi?
Ai pregi della proposta di legge del CIDI esposti in questa
pagina, fa purtroppo da contrappeso una non chiarezza sul piano dell’insegnamento religioso
COSÌ! com’è definito nell’art. 3. Su
questo punto specifico si è concentrata la discussione di un
convegno svoltosi a Torino che
ha condensato un giudizio ambivalente nell’o.d.g. riportato qui
sotto. In sostanza si è osservato
che l’art. 3 non risolve la questione dell’insegnamento religioso
ma si limita a rovesciare la situazione attuale rendendolo da
obbligo dispensabile a opzione
facoltativa e ad allargarlo ad altre confessioni religiose. Per il
resto, a parte la totale delega
dello Stato ad insegnanti « rappresentanti delle singole confessioni » e a programmi stabiliti
dalle loro « autorità » ( con un
dirigismo concordatario che dall’una confessione vuol stringere
sulle eventuali altre), l’art. 3 lascia volutamente nel vago la quetione centrale di chi sia destinato a portare il carico finanziario
di tale insegnamento.
E’ purtroppo la stessa vaghezza dell’art. 36 del Concordato. Là
c’era un pudico « l’Italia consente » ; qui il finanziamento è ancor più sottinteso. Ma la sostanza è la stessa; l’Italia con una
mano si chiude gli occhi e con
Franco Giampiccoli
(continua a pag. 8)
RACCOLTA
DI FIRME
Le 50.000 firme necessarie per la proposta di legge del CIDI si raccolgono
tra il 7 settembre 1981 e il
7 marzo 1982.
A Torino, tutti i giorni
dalle 15 alle 16, presso la
segreteria comunale in Via
Garibaldi 25.
A Pinerolo, presso il Sindacato Scuola, Via Demo
8, ogni lunedì dalle 17 alle 19.
Per altre località, chiedere informazioni alla segreteria del CIDI a Roma,
Piazza Sonnino 13, telef.
06/5809374.
CONVEGNO INSEGNANTI EVANGELICI
Il Convegno degli insegnanti evangelici dì Torino e dintorni riunito in Torino
il 22 ottobre 1981, presa in esame la proposta di legge di iniziativa popolare del
CIDI per una riforma della scuola elementare,
rallegrandosi per questa iniziativa che rivendica una riforma della scuola
elementare al posto di un rimaneggiamento dei programmi esistenti,
concorda pienamente con l'esigenza dì abrogare il R.D. n. 577 del 5 febbraio 1928 rrella linea di un rifiuto del permanente carattere confessionale della
scuoia elementare;
esprime tuttavia il proprio disaccordo con la soluzione prospettata dalla
proposta CIDI in merito alla presenza della religione nella scuola (art. 3) che
perpetuerebbe il patrocinio della religione (o delle religioni) da parte della
Stato;
riafferma la richiesta degli evangelici di una scuola né confessionale né
atea ma aperta all'apporto delle confessioni religiose nel quadro deiragibìlità
scolastica e delle richieste emergenti dalla scuola stessa.
6
6 novembre 1981
ALLE VALLI OGGI
cronaca delle valli
LA COMUNITÀ’ MONTANA PER I TERREMOTATI
Lo spreco Intervento della Val Pellice nel Salernitano
In vari campi della vita del nostro paese si ha l'impressione
che le lungaggini burocratiche e
la. mancanza di efficienza ci portino sempre ad adottare per i nostri problemi soluzioni che sarebbero andate bene in una situazione ormai superata. Si sono costruite anche alle Valli molte
scuole nuove in questi ultimi vent’anni, che sono servite per pochissimo tempo per ospitare delle scolaresche, perché lo spopolarriento le ha rese ben presto inutili. Con una buona dose di amarezza i nostri montanari hanno
notato da tempo che molte strade carrozzabili sono servite quasi
esclusivamente per l'emigrazione,
perché la loro costruzione è avvenuta quando ormai i centri
raggiunti non erano più salvabili. Il discorso potrebbe continuare a lungo: sono esemplificazioni diverse del fatto che non
solo in campo militare l'Italia è
sempre in ritardo di una guerra.
Ci sembra che anche nel campo dell'energia si possa fare la
stessa riflessione. Da quest'anno
uno dei comuni che hanno atteso più a lungo una fornitura di
energia elettrica all'altezza dei
tempi, cioè Massello, gode di una
linea nuova che allaccia le borgate sparse per il vallone a quella
dell'ENEL.
Tuttavia c'è da domandarsi se
in questo modo anche Massello
dà il suo modesto contributo alla
creazione più o meno artificiosa
della necessità di centrali nucleari. Eppure chi percorre la
Valle ed i sentieri dei suoi boschi non può non essere colpito dall'abbondanza — rispetto alle necessità del luogo — delle
fonti di energia che sarebbero
teoricamente sfruttabili. Come lo
notava giustamente un lettore di
Angrogna sulle pagine di questo
giornale, sono numerosissime le
piccole cadute d'acqua che opportunamente utilizzate, potrebbero
far funzionare varie minicentrali idroelettriche. C'è il problema
della loro sorveglianza, naturalmente. Ma nell'epoca dell'elettronica non dovrebbe essere difficile
una sorveglianza anche a distanza, unica per tutte.
Probabilmente il costo di impianto e quello di gestione non
sarebbero stati molto superiori
a quello della costruzione di una
linea a dire il vero forse un po'
faraonica di fronte alle necessità
del territorio. La gratuità della
materia, prima — l'acqua —
avrebbe forse compensato abbastanza velocemente ùn eventuale
maggior, costo, tanto più che
l'esigenza di utilizzare i piccoli
salti dei corsi d'acqua alpini è
ormai riconosciuta anche dai più
accesi fautori dell'energia nucleare.
Lungo i sentieri dei boschi —
quelli ancora praticabili —, poi si
assisfe all'intreccio inestricabile
dei rami morti, delle piante abbattute dal. vento, o dalla neve,
che un tempo fornivano energia
gratuita ai poveri per il loro riscaldamento e oggi, invece, costituiscono solo facile esca per incendi più o meno dolosi. E' utopistico ripulire i boschi e utilizzare il prodotto così ricavato per
azionare impianti termici? Forse,
perché oggi è anche antieconomico. Ma un corpo di servizio civile dedicato a questo lavoro non
costerebbe di più dei vari corpi
armati dello Stato. E difenderebbe la patria molto meglio di quelli. Avremmo la prevenzione degli
incendi, la facilitazione dell'opera di spegnimento quando dovessero scatenarsi, oltre alla raccolta di un prodotto che, se
sfruttato razionalmente, non è
poi neanche detto che sarebbe
necessariamente di costo superiore a quello di altre fonti di energìa non rinnovabili.
Tutto il discorso fin qui fatto
è un discorso da incompetente,
quindi deve forse essere buttato
tutto al macero. Ma la premessa
sui ritardi con cui spesso vengono presi i provvedimenti nel nostro paese lascia pur sempre il
sospetto che l'ENEL a Massello
fosse una soluzione buona per la
fine degli anni '60, ma che oggi,
se fosse stata adottata allora, si
dovrebbero porre le premesse
per uno sfruttamento dell'energia delle piccole fonti, per Massello e per tutte le vallate alpine.
Claudio Tron
A San Rufo realizzata una struttura al servizio della locale cooperativa agricola
A quasi un anno dal tragico
sisma che colpì la Campania e la
Basilicata, abbiamo voluto incontrare il Direttore dei Servizi
Tecnici della C. M. nel suo ufficio per avere una conoscenza
diretta deH’impegno della Comunità Montana nella zona terremotata.
Si ricorderà che la C. M. si
fece promotrice, immediatamente dopo il tragico evento, di un
Consiglio aperto alla popolazione per verificare la possibilità di
portare avanti un progetto di interventi tenendo conto delle altre iniziative. Questo Consiglio a
cui parteciparono i gruppi che
operavano nel territorio (CRI,
Pro Loco, CAI, Soccorso Alpino,
VV.PP, Donatori Sangue e rappresentanti comunità valdesi e
cattoliche) dette vita ad un Comitato Pro-terremotati che fu
espressione di questi gruppi ed
ebbe finalità operative e decisionali.
La Comunità Montana voleva
verificare sul posto le iniziative
migliori da prendere e l’intervento non doveva limitarsi al solo
finanziamento ma doveva tendere al recupero sociale della popolazione.
Per raggiungere l’obiettivo, l’intervento doveva essere di tipo
strutturale in funzione di una rinascita economica.
Anche se il concorso della Comunità Montana poteva essere
modesto davanti alla vastità delle distruzioni, occorreva coinvolgere la popolazione. Ne sarebbe
così derivato un tipo di rapporto per il futuro, improntato alla
collaborazione ed al mantenimento di uno scambio di idee e di
cultura.
Frattanto la C. M. aveva aperto
una pubblica sottoscrizione fra
gli Enti Locali e la popolazione
della Valle.
Successivamente prendeva contatto con la Regione Piemonte
che coordinava gli interventi al
Sud. In febbraio due tecnici e
un amministratore potevano recarsi nella zona indicata dalla
Regione e incontrare i responsabili del Centro operativo regionale di Buccino (Salerno) che li
indirizzarono nel Comune di S.
Rufo (SA) ove ebbero i primi
contatti con gli amministratori
locali.
Questo Comune a 600 metri
d’altitudine, tipicamente agricolo, la cui prevalente attività è la
zootecnia e l’olivicoltura, ebbe
seri danni alle abitazioni; su
296 unità immobiliari, 212 riportarono danni gravi, 76 gravissimi
e otto furono parzialmente distrutti. (Vi fu un solo morto
per infarto).
Durante la loro permanenza i
tecnici e l’amministratore ebbero modo di confrontarsi con la
realtà del Comune e di incontrarsi con gli agricoltori di una cooperativa agricola costituitasi poco tempo prima del sisma. Furono riscontrati una serie di problemi sul piano sociale e sui rapporti degli agricoltori con i centri comunali costituiti, analoghi a
quelli della nostra valle, che ricercano di risollevarsi in qualche modo.
Gli amministratori di S. Rufo
proponevano la sistemazione di
una piazza nel paese cui annettevano particolare importanza e,
in alternativa, la realizzazione di
una struttura al servizio della
cooperativa agricola.
Il Comitato Pro-terremotati si
orientava verso un intervento a
favore della cooperativa. La Co
munità Montana, dopo un incontro in valle con il Presidente ed
il segretario della cooperativa di
S. Rufo, deliberava in maggio
l’acquisto di una struttura prefabbricata avente una superficie
coperta di circa 170 mq. Affidava
alla cooperativa stessa i lavori
per lo scavo, le fondazioni, la
muratura laterale di tamponamento e le opere accessorie. I
lavori iniziarono nel mese di luglio. Per la struttura prefabbricata la spesa è stata di lire
9.500.000; la fornitura e la posa
di finestre e porte in ferro sono
costati L. 2.000.000, mentre le
spese dei lavori in economia eseguiti dai soci della cooperativa
sono ascesi a L. 8.500.000.
Questi interventi furono resi
possibili con la sottoscrizione
cui accennavamo, che ha raggiunto 20 milioni così ripartiti;
L. 12.132.714 di privati; L. 1.114.655
degli scolari e studenti delle
Scuole pubbliche; L. 66.850.000
degli Enti Locali e altri..
Il capannone destinato a stoccaggio dei prodotti agricoli della cooperativa, viene temporaneamente utilizzato a parcheggio del bestiame di alcuni soci.
D’intesa con la Cooperativa si
amplierà il capannone per realizzare un centro di vitelli. L’opera
sarà realizzata utilizzando i rimanenti 7 milioni stanziati al momento della sottoscrizione dalla
Comunità M. e dai Comuni, ma
non ancora corrisposti.
Ci vengono forniti alcuni significativi dati. Nel Comune di S.
Rufo su 212 domande per circa
1 miliardo di lire per la riattazione degli immobili, il Commissario finora ha emesso 21 Buoni di riattazione per complessivi
207 milioni.
La ricostruzione si scontra con
la folle corsa delle ditte al rialzo
dei costi, sia per forniture che
per mano d’opera e ne deriva
un rallentamento nelle opere di
ripristino.
a cura di A. Kovacs
_____AUTUNNO IN VAL D’ANGROGNA
Un nuovo mulino
Pomaretto - Lettera all’Assessore Provinciale
Protesta dei contadini
I contadini del comune di Pomaretto sono scontenti per le
decisioni prese dall’assessorato
alla caccia e pesca della Provincia e dal presidente del 4° settore caccia controllata; e cioè la
istituzione della zona di rifugio
in questo comune, senza la consultazione dei contadini proprietari dei terreni in detto settore.
A questa evidente forma di arbitrio antidemocratico da parte
dell’assessorato alla caccia e pesca, i contadini di Pomaretto dicono un no assoluto. La Provincia non ha il diritto di stabilire
tale rifugio senza il benestare
dei proprietari.
Anni addietro, e precisamente
nel 1970, 71, 72, 73, 74, 75, quando il Consorzio Riserve Comunali Alpi Val Germanasca istituì
in tale zona una riserva di caccia i contadini hanno dovuto assistere all’avvelenamento di più
di 40 cani da guardia e da custodia del bestiame ed all’uccisione della totelità dei loro gatti. In più hanno visto la totale
distruzione dei loro raccolti da
parte dei branchi di cinghiali
immessi nella riserva dalla Provincia.
Questo fatto è servito da monito ai contadini che non accet
SAN GERMANO
Il cittadino e
la questione morale
• L’amministrazione Comunale organizza per venerdì 6 novembre alle ore 20.30 un dibattito
pubblico sul tema; « Il cittadino
e la questione morale ». A questo
dibattito parteciperanno il Moderatore Giorgio Bouchard, l’Avv.
Ettore Serafino e il prof. Alberto Barbero. A questo scopo il
Concistoro Valdese ha concesso
la Sala Valdese. In conseguenza
la riunione quartierale dei Garossini ba dovuto essere spostata a martedì 10 c.m.
tano più di subire nuovamente
dei danni molto gravi, perché
sanno che tale zona di rifugio
servirebbe soprattutto per i cinghiali. Sarebbe questo l’aiuto per
la montagna tanto propagandato
dalla Provincia?
Se la Provincia di Torino vuole fare delle zone di rifugio le
faccia più in alto nella zona boschiva, lontano dalle colture e
sposti i suoi cartelli di divieto a
tale altezza.
Per discutere di questi problemi la invitiamo ad indire una
assemblea pubblica a Pomaretto,
in modo da poter ascoltare tutti
gli interessati; perché una cosa
non accettata non ha un lieto
fine.
(Seguono 52 firme)
Nell’ ambito delle manifestazioni organizzate per l’Autunno
in Val d’Angrogna, si è tenuto
martedì 20 ottobre, a Chiot dl’Aiga, un incontro-dibattito sul tema; « Iniziative cooperativistiche
pp gli anni ’80; la Cooperativa
di Consumo, il Macello e il mulino di Chiot dl’Aiga ».
Presente un buon numero di
persone, è stato introdotto e spiegato nei suoi particolari il progetto, oramai in fase attuativa,
per la ristrutturazione dei fabbricati comunali annessi al vecchio mulino di Chiot dl’Aiga.
L’iniziativa, che fa riferimento
alla neo-nata Cooperativa di Consumo, rientra in un vasto programma comprendente e la messa in funzione di un macello e il
riutilizzo del locale mulino a pietra attivato daH’acqua. In realtà
a suscitare vivo interesse ha contribuito soprattutto la breve fotografia della situazione agricola
valligiana e la presentazione del
piano di lavoro della Coop. di
consumo fatta dagli intervenuti al
dibattito. Come sottolineato dall’ex assessore alla montagna della provincia di Torino, sig. Baridon, la condizione della Val d’Angrogna è un po’ anomala rispetto
alle altre realtà della Val Pellice,
in un certo senso più grave; e
questo in particolare per quanto
riguarda la zootecnia. Infatti qui
Pallevamento del bestiame ha,
negli ultimi anni, subito una flessione rapportabile ad oltre il 40%
(25% circa nell’Alta Val Pellice);
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Corsi in patois
A Pomaretto, nella sede della
Comunità Montana, ha avuto luogo la scorsa settimana un incontro di un gruppo di insegnanti
con il presidente e l’assessore alla cultura della Comunità per
esaminare la possibilità di istituire nelle due valli dei corsi di cultura locale in patois, allargando
un esperimento già in corso nel
Comune di Roure. L’assessore
Merlo, sindaco di Roure, si è detto assai soddisfatto dell’esperienza condotta nella sua zona ed ha
chiesto agli insegnanti presenti
il loro parere in merito.
L’iniziativa è stata giudicata
da tutti abbastanza favorevolmente, anche se l’aspetto folkloristico e rievocativo è stato indicato come un pericolo da evitare. La scelta delle persone idonee
e degli obiettivi dei corsi ha causato pure alcune perplessità. Si
tratta infatti di far rivivere una
cultura che si sta perdendo e
che non deve essere tradotta in
termini letterari, ma piuttosto
in forme concrete di vita pratica.
Più che di insegnanti, quindi, c’è
bisogno di animatori ben inseriti nella realtà locale e al tempo
stesso capaci di vedere con chiarezza le finalità da raggiungere.
Gli amministratori hanno assicurato il contributo della Comunità per la parte finanziaria, chiedendo di far conoscere anche ad
altri la proposta. Sotto il profilo didattico, si è ritenuto che
fosse indispensabile lasciare la
più ampia possibilità di espressione agli sperimentatori, tenuto
conto della complessità delle varie situazioni ambientali, riservando ad un secondo momento
incontri di collegamento e di informazione reciproca.
L. V.
ciò significa che mentre nel recente passato venivano foraggiati 100 capi, ora, invece, nelle stalle degli angrognini ne rimangono solo più 60.
Un calo sensibile (anche se confortante di fronte alla ben più
alta percentuale statisticamente
rilevata per il resto del Piemonte) che si aggiunge ai mille problemi del settore agricolo.
Quali le ragioni di una simile
crisi? Una, viene spontaneo rispondere, è forse data dalla mancanza sul territorio di strutture
funzionali tali da garantire ai
contadini un continuo smercio
dei loro prodotti. D’altronde è
ovvio che, pur avendo a disposizione pascoli in abbondanza, chi
trovi difficoltà a vendere il vitello o il latte a un prezzo giusto
rinunci ad allevare del bestiame.
Ed è altrettanto logico che chi
possieda un ^„campetto, magari
a terrazze, non lo coltivi a patate
se poi glie le pagheranno 80 lire
il chilo; e che neanche lo semini
a grano se per un piccolo raccolto dovrà spendere, troppo nel
trasportarlo a 15 chilometri per
farlo macinare.
E’ proprio partendo da questi
presupposti che, nella primavera del 1979, la Cooperativa di Angrogna ha lanciato l’idea, in seguito appoggiata pure dalla Cooperativa di Villar Pellice e dalla
Terranova di Luserna S. Giovanni, per la rimessa in funzione del
mulino di Chiot dl’Aiga e la parallela costituzione di un Centro
per la lavorazione del latte, la
panificazione e la vendita al minuto.
Sulla base della prima proposta ha preso,piede l’attuale progetto die include, come riferito,
anche la lavorazione della carne.
Ma il particolare del tutto nuovo
di questa iniziativa sta nell’aver
voluto dare vita a una Cooperativa, gestita dagli stessi contadini suoi soci, di consumo e non
più unicamente agricola. Una
cooperativa quindi il cui scopo è
di assorbire la produzione locale,
compresa quella ortofrutticola,
rivendendo subito ai consumatori
i prodotti lavorati. Il che permette da una parte di valorizzare la
provenienza e la genuinità della
merce, dall’altro di lasciare agli
agricoltori un equo margine di
guadagno incentivando il lavoro
agricolo e ai compratori al dettaglio un risparmio non indifferente.
Tuttavia perché, l'iniziativa venga realizzata in ogni suo aspetto
e, inoltre, perché una volta portata a termine l’opera di ristrutturazione, quanto fatto non rimanga una cattedrale nel deserto, occorrerà un vasto coinvolgimento di tutti, non dei proverbiali addetti ai lavori.
Marco Borno
7
6 novembre 1981
CRONACA DELLE VALLI
PER I 175 ANNI DEL TEMPIO DI S. GIOVANNI
1° novembre 1806
Da alcuni mesi, precisamente
dall’inizio di maggio, gli occhi di
tutti i valdesi di San Giovanni
erano volti verso la collinetta che
sovrasta il borgo dei Bellonatti.
Una imponente costruzione stava rapidamente elevandosi in
quel punto fortemente panoramico ed i progressi erano seguiti
con occhio attento e affettuoso
da tutt’intorno, in particolare
dalla collina allora fortemente
popolata. E finalmente, il 1” novembre, la costruzione era ultimata ; il tetto era terminato e la
cattiva stagione poteva anche irrompere. Non c’era più pericolo.
E’ difficile immaginare la gioia
e la soddisfazione per quel momento che vedeva realizzato un
sogno di tanti anni. Tutto ciò
era stato reso possibile dalla ventata di libertà religiosa che la rivoluzione francese aveva portato
e che in qualche modo attenuava le sofferenze dovute alle guerre napoleoniche in cui i valdesi
erano arruolati e avevano versato anche abbondantemente il
loro sangue. Avere un tempio
a San Giovanni era certamente
più comodo e più centrale che
recarsi ogni domenica per il culto al vecchio tempio del Ciabas,
in territorio di Angrogna. Ma era
anche una questione di « prestigio », un affermarsi pubblicamente, visibilmente, di fronte al borgo di Luserna che era sempre
apparso temibile perché rappresentante del potere dei duchi sabaudi, e di fronte alla pianura
verso Campigliene e Cavour quasi a riannodare i legami con i
Varaglia o i Lentolo, e con tutta
quella schiera di credenti che nel
’500, dalla pianura e in genere
dairitalia, erano stati attratti
dalla preclicaziore della Riforma.
Quella vecchia costruzione esiste ancora oggi e vuole continuare ad essere un punto di riferi
mento e di incontro per tutti i
valdesi di Luserna San Giovanni, anche se non è più, e giustamente, un elemento di « prestigio ». E’ unicamente uno strumento per la predicazione e la
testimonianza evangelica. Ed è
unicamente per mantenere tale
strumento che la chiesa di Luserna San Giovanni ha deciso di
intraprendere seri lavori di manutenzione e di restauro che stanno procedendo anch’essi rapidamente, quasi come per la costruzione.
Ed è parso opportuno al Concistoro di sottolineare i 175 anni
di esistenza del tempio con una
serie di manifestazioni, quasi a
riproporre a tutti di riguardare
a quell’edificio con la stessa gioia
dei valdesi di 175 anni fa.
Speriamo che molti vorranno
unirsi alla gioia ed alla riconoscenza della chiesa di San Giovanni in onesti incontri. Il primo appuntamento è fissato per
il sabato 7 novembre alle ore 20,
al tempio del Ciabàs. Dopo un
momento di culto, fiaccolata verso il tempio dei Bellonatti, dove
concluderemo con un breve culto di ringraziamento .
Il sabato 21 novembre, alla Sala Albarin, organizzata dal gruppo cadetti, una « dama vivente »
e una « gara di pasticceria ».
Domenica 22, nel pomeriggio,
concerto di voci bianche del
gruppo Milanollo di Savigliano,
organizzato dalla Corale.
Domenica 29, culto di ringraziamento seguito da un’agape
fraterna nella Sala Albarin a cui
parteciperanno anche i pastori
che sono stati in passato a Luserna San Giovanni.
Domenica 13 dicembre, nel pomeriggio, concerto delle Corali
di Villar-Bobbio Pellice e di Luserna San Giovanni.
B. B.
SAN GERMANO
Grazie all’interessamento di
Giorgio Baret ed alla disponibilità dei componenti del complesso
« Pro-Musica Antiqua » ci rallegriamo di poter invitare tutti gli
amici della bella musica ad un
concerto che avrà luogo, nel tempio di San Germano sabato 21
novembre p.v., alle ore 21. Il
complesso è composto da Silvano Magnani e Luciano Micol,
trombe, Mario Passino, tromba
e filicorno, Mario Maurino trombone. All’organo sarà Giorgio
Baret. Il programma comprende
musiche di T. Susato, G. Frescobaldi, A. Banchieri, D. Zipoli, G.
Guammi, G. Gabrieli, A. Bonelli,
J. S. Bach, V. Haussmann, F. Daquin. Ringraziamo sin d’ora i
musicisti per il loro aiuto disinteressato e ci auguriamo che il
pubblico sia numeroso, come in
occasione del concerto inaugurale dell’organo. Oltre a tutto questo ci aiuterà a continuare lo
sforzo per portare a termine l’operazione « restauro organo ».
• Il programma delle riunioni
al Centro (che però non sono
soltanto per i membri del Centro!) è stato così .fissato per i
mesi di novembre e dicembre:
le riunioni avverranno settimanalmente il venerdì sera, alle ore
20.30, a partire da venerdì 13 novembre e fino a venerdì 18 dicembre. Il programma prevede,
per i primi due incontri, i seguenti argomenti: venerdì 13 novembre: Tutti missionari: l’avventura della CEvAA è cosa nostra; venerdì 20: studio biblico
su Genesi 1: 27 -2:24. Vorremmo
che si formasse un’équipe di
membri della comunità che seguisse regolarmente la riflessione
che cercheremo di fare e di ripercuotere poi in mezzo a noi.
• Prossima riunione deU’Unione Femminile mercoledì 11 novembre, ore 14.30.
Assemblea TEV
La 50" Assemblea del Movimento di Testimonianza Evangelica
Valdese si riunirà domenica 15
corr. alle 14,30 precise a Torre
Pellice nell’ex refettorio del Convitto Valdese, gentilmente concesso.
Tutti sono i benvenuti.
PRAMOLLO
Sabato 31 ottobre ha ripreso
l’attività anche la corale; quasi
tutti i partecipanti sono quelli
degli anni scorsi, una voce nuova si è aggiunta e speriamo che
se ne aggiungano altre; proporzionalmente sono numerosi i giovani ed è un segno positivo : vuol
dire che ci piace ancora cantare, nonostante quel che si sente
dire da molti, vuol dire che vediamo nel canto non solo un
mezzo per stare insieme, per ritrovarci almeno una volta alla
settimana, ma anche un modo
per testimoniare, per esprimere
qualcosa che sentiamo dentro.
Quest’anno abbiamo un nuovo
direttore, il sig. Elio Rostan di
S. Germano, che vogliamo ringraziare per aver accettato di
venire a darci una mano.
Vogliamo anche esprimere la
profonda gratitudine, non solo
della corale, ma di tutta la comunità, a Damaris Bisi per la
sua disponibilità e impegno in
tutti questi anni, augurandoci di
poter stare ancora insieme e di
poter cantare ancora insieme
tante volte.
Il prossimo incontro per i coralisti è fissato per sabato 7 novembre alle ore 20.
• Domenica 8, alle 15, si riunirà il gruppo della filodrammatica per discutere e decidere cosa
fare, come riprendere l’attività
interrotta nei mesi estivi. Anche
qui sono invitati tutti coloro che
pensano di poter dire qualcosa
anche attraverso il « teatro ».
10 DISTRETTO
Incontro
pastorale
11 prossimo incontro pastorale del 1° Distretto
avrà luogo al Castagneto
di Villar Pellice lunedì 9
novembre 1981 con inizio
alle ore 9.
Riflessione biblica (B.
Rostagno: Salmo 1: 1-3;
Marco 11: 12-14, 19-24).
Tema del giorno: La
comprensione del battesimo (Terzo documento B.
M.V., giugno 1981; cfr. 24/
SI/81).
VILLASECCA
• Renzo Clot e Catia Giorda
sono stati uniti in matrimonio
sabato 24 ottobre.
Ai giovani sposi vada l’espressione di gioia di tutta la comunità per questa loro unione che
essi hanno voluto certificare pubblicamente davanti al Signore ed
alla nostra comunità. Il Signore
dia a questi sposi di vivere il loro matrimonio nella obbedienza
e nella testimonianza della loro
fede.
• Domenica 25 ottobre è stata
battezzata Paola di Rosalba Ferro e Aldo Ferrerò. Rinnoviamo
ai genitori la gioiosa partecipazione fraterna della comunità e
l’invocazione delle benedizioni del
Signore.
• E’ sempre motivo di gioia
vedere alcuni nostri giovani partecipare alle attività della comunità. Al culto di domenica 25 ottobre abbiamo visto Dario Massei nella funzione di lettore. Al
culto con celebrazione della Santa Cena abbiamo udito la predicazione da parte di Elvio Peyronel, mentre Mauro Rostan e Ivano Bertalot hanno partecipato
allo svolgimento di alcune parti
della liturgia.
Questa partecipazione rientra
nel quadro più ampio delle attività programmate dal Gruppo
giovani impegnati in attività cultuali.
• Il Concistoro è convocato
per sabato 7 novembre, ore 19.30,
nella saletta.
SAN SECONDO
Domenica 1° novembre abbiamo ricordato la Riforma con un
culto di Santa Cena cui hanno
partecipato i Trombettieri Vaidesi che ringraziamo di cuore.
SOBRIO PELLICE
POMARETTO
• Sabato 31 ottobre si sono
svolti i funerali del nostro fratello Garou Guido di Pomaretto
(oriundo di Frali), deceduto presso l’Ospedale Valdese di Pomaretto all’età di anni 69. Ai familiari in lutto la simpatia cristiana della comunità tutta.
• L’assemblea di Chiesa, tenutasi domenica 1" novembre, ha
decìso di tenere i culti nella Sala
del Teatro di Pomaretto anziché
al Tempio a partire da domenica
prossima 8 novembre 1981 fino
alla domenica precedente la Pasqua ’82. Restano escluse le solite feste di prammatica: Natale,
17 Febbraio e Pasqua.
Domenica 15 novembre alle ore
10 avrà luogo la preannunciata
Assemblea di chiesa, decisiva per
la situazione pastorale futura
della chiesa di Bobbio. Tutti i
membri, in particolar modo quelli elettori, sono invitati a non
mancare.
• Domenica 8 novembre il culto con Santa Cena (partecipa la
Corale) sarà presieduto, in lingua francese, da un membro del
gruppo di studenti in teologia di
Neuchâtel, che, accompagnati dal
pastore Thierry Benotmane, visiteranno Bobbio e la Val Pellice. Incontreranno il gruppo giovanile in una serata aperta a
tutti venerdì 6 alle ore 20.30.
• L’Unione Femminile avrà la
sua prima seduta domenica 15
alle ore 15.
• Un tragico episodio ha provocato il decesso dei coniugi Italo Fumagalli e E velina Negrin,
già proprietari della ex-locanda
del Camoscio. La stufa a gas
della loro piccola cucina ha bruciato tutto l’ossigeno dell’ambiente, mentre essi guardavano la televisione. Sono stati trovati esanimi sabato mattina dai vicini.
Alla figlia residente ad Aosta,
dove sono state portate le salme,
la comunità esprime la sua simpatia cristiana.
Mercoledì 28 ha avuto luogo,
con il concorso di una grande
folla commossa, il funerale di
Mario Geymonat di 60 anni, persona stimata e conosciutissima
in tutta la Valle per la sua attività di macellaio. Il decesso è
avvenuto all’Ospedale di Torre
Pellice, dove lo scomparso era
stato ricoverato per un infarto,
che ormai pareva essere felicemente superato. La comunità si
unisce con fraternità al dolore
della famiglia.
TORRE PELLICE
• Domenica 8 novembre si ti^
ne l’Assemblea di Chiesa mensile. Il tema del dibattito sarà
quello del Collegio. La comunità
è caldamente invitata a partecipare, in particolar modo i genitori degli studenti attuali e futuri, in modo che il Comitato possa avere delle chiare indicazioni
sulle linee da adottare in merito alla deliberazione del Sinodo
scorso.
• La Società di Cucito si riunisce venerdì 6 alle ore 14,30 alla Casa unionista. Le riunioni
avranno luogo il primo e il terzo
venerdì del mese anziché il mercoledì, come nel passato.
• L’Unione Femminile ha iniziato con le sorelle del Cucito la
riflessione sul tema del « Peccato » proposto dalla F.F.E.V.M. Ci
auguriamo che la partecipazione
continui ad essere così numerosa
come nel primo incontro, in modo che la discussione possa essere sempre altrettanto vivace.
• Da domenica 8 i culti al Centro si terranno nel salone del
Convitto.
PERRERO-MANIGLIA
MASSELLO
RODORETTO
Abbiamo già detto che durante
l’estate molti lavori sono stati
portati a compimento in tutte e
tre le parrocchie attorno a diversi stabili delle Chiese. A Massello
il Tempio è stato ritinteggiato
dentro e fuori ed è stato rifatto
il tetto ed è stata ritinteggiata
anche la sala del Reynaud. A
Rodoretto è stato sistemato il
presbiterio e nella vecchia scuola
si sono predisposti i nuovi locali
per il Museo, che verrà così ampliato. A Ferrerò, infine, è stato
ultimato il restauro del Presbiterio e del Tempio. Tutta questa
massa di lavori, che è costata
diversi milioni, sarebbe certamente stata impossibile se non
ci fosse stata la collaborazione
— si potrebbe talora dire: l’entusiasmo — dei membri delle tre
chiese. Le collette hanno sempre
dato oltre lo sperato (ed anche
la Tavola ha dato il suo contributo) e abbiamo sempre trovato
chi donava delle giornate di lavoro volontario. Non vogliamo
fare dei nomi, qui, per non fare
antipatiche graduatorie, ma tutti
sono davanti alla nostra mente
ed a tutti diciamo un sincero
grazie.
• Domenica 18 ottobre si è
avuto a Frali il primo incontro
fra i Concistori di Frali e di Rodoretto, in vista di una più stretta collaborazione tra le due chiese, come richiesto dalla Conferenza distrettuale di Angrogna.
Durante il prossimo inverno il
pastore di Frali inizierà a prendere contatto con la realtà di
Rodoretto e presiederà alcune
riunioni quartierali, il Concistoro di Rodoretto , intanto, si prenderà cura di informare tutti i
membri di questa parrocchia
della nuova situazione che si verrà a creare. Vogliamo ringraziare il past. A. Genre e l’anziano
Tron per i culti che hanno presieduto durante l’estate.
• Diamo l’elenco delle riunioni
quartierali dei mesi di novembre e dicembre.
Novembre: 5: Grangette e Gros
Paset; 6: Bessé; 12: Fontane; 13:
Baissa; 19: Pomeifré e Roberso;
20: Forengo; 27: Ferrerò. Le riunioni di novembre saranno tenute dalla Scuola Domenicale
che presenterà i suoi programmi
e le sue attività. Un invito particolare è dunque rivolto ai genitori per un incontro il più possibile utile con i monitori.
Dicembre: 3: Gros Paset e Bessé; 4: Grangette; 9: Fontane (pastore Rostagno); 10: Baissa; 17:
Forengo; 18: Pomeifré, Roberso
e Ferrerò.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Persida Coss in Martina
ringraziano tutte le gentili persone che
si sono unite al loro dolore, con scritti,
parole di conforto e presenza al funerale. Un ringraziamento particolare rivolgono al Pastore Bruno Bellion, ai
medici ed al personale paramedico
dell’Ospedale Mauriziano di Luserna
S. Giovanni e di Torino.
Luserna S. Giovanni, 27 ottobre 1981
« Riinani con
si fa sera... »
noi perché
Luca 24: 29
Ci ha lasciati il fratello
Luigi Romussi
della comunità di Torino, all’età di
81 anni. Lo annunciano i familiari,
consapevoli della serenità del loro congiunto per la Nuova Vita a cui va
incontro.
Torino, 29 ottobre 1981
RINGRAZIAMENTO
« I miei giorni sono in Tua
mano. »
Salmo 31: 16
La sorella Alma e la figlioccia Alma
Bertocchio in Bounous ed i cugini dello scomparso
Aldo Ribet
ringraziano tutti coloro che con la loro
presenza, fiori e scritti hanno preso
parte al loro dolore. Un ringrawamento
particolare al personale deU’Ospedale
Valdese di Pomaretto, al Civile di Pinerolo, al personale della Croce Verde
di Perosa Argentina ed al Pastore Renato Coìsson.
Pomaretto. 26 ottobre 1981
AVVISI ECONOMICI
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LUSERNA
SAN GIOVANNI
Rinnoviamo la nostra solidarietà fraterna e la nostra simpatia ai familiari di Persida Goss
in Martina, dei Marauda; di Romilda Bubbio ved. Pisano, della
chiesa di Milano, ospite della
Pro Senectute di Luserna e di
Adolfo Coìsson, ex maestro di
scuola, deceduto presso l’Asilo
Valdese all’età di anni 97. Il maestro Coìsson era stato per molti
anni membro attivo del concistoro e valente direttore della nostra corale: la comunità lo ricorda con affetto e riconoscenza.
COMUNITÀ' MONTANA
VAL PELLICE
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
notturna • prefestiva - festiva
dal sabato ore 14 al lunedì ore 8
dalle ore 14 della viglila del giorno festivo Infrasettimanale alle
8 del giorno suceessivo presso
l'OSPEDALE MAURIZIANO - Luserna San Giovanni - Tel. 90884.
Nella notte del giorni feriali, dalle ore 20 alle ore 8 (escluso sabato. domenica e yigilia dei festivi) presso rOSPEDALE VALDESE - Torre Pellice - Tei. 938433.
GUARDIA FARMACEUTICA
festiva e notturna
DOMENICA 8 NOVEMBRE 1981
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON - Via Repubblica. 22 Tel. 91.328.
CHIUSURE INFRASEniMANALI
A Torre Pellica: martedì chiuaa
la farmacia Muston. giovedì chiuaa la farmacia Intemazionale.
A Luserna San Giovanni: mercoledì chiusa la farmacia Prati,
giovedì chiusa la farmacia Gaietto.
AUTOAMBULANZA
SERVIZI FERIALI E FESTIVI
Croce Rossa - Torre Pellice
Telef. 91.288.
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91365 - 91300
Luserna S.G.: Tel. 90884 - 90205
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GUARDIA MEDICA
dal sabato ore 14 al lunedi ore 8,
dalle ore 14 della vigilia dal
giorni festivi alle ore 8 del giorni
successivi ai festivi
le notti dalle ore 20 alle 8.
Il recapito del servizio è presso
la CROCE VERDE di Perosa Argentina - Tel. 81.000.
GUARDIA FARMACEUTICA
festiva e notturna
DOMENICA 8 NOVEMBRE 1981
Rinasca
FARMACIA BERTORELLO - Via
Nazionale, 22 - Tel. 840707.
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Croce Verde Pinerolo - Tel. 22664
Ccoce Verde Porte - Tel. 201454
Croce Verde Perosa - Tel. 81000
8
8
6 novembre 1981
CONVEGNO INTERNAZIONALE A PIACENZA
Turismo di massa e cultura
La « Ligue internationale de
l’Enseignement, de l’Education e
de la Culture populaire » ha dedicato quest’anno al tema « turismo di massa e cultura » il suo
Convegno annuale producendo
un documento finale che è riportato a parte in questa pagina.
I partecipanti, quasi tutti membri della sezione italiana della Ligue internationale, provenivano
da varie città: Torino, Torre Pellice, Milano, Trieste, ecc. (1).
II Convegno è stato aperto dal
prof. Carlo Ottino, del Consiglio
Direttivo della Sezione italiana.
Erano presenti; il Presidente onorario della Ligue internationale,
Monsieur Lamarque, la vicepresidente internazionale, prof.ssa
Frida Malan. Per la stampa, un
^ornalista del quotidiano piacentino « Libertà » ha esposto, giorno per giorno, con chiarezza ed
obiettività, lo svolgersi dei lavori.
Amnesty,; _
International
Sull’ultimo numero del giornale, abbiamo presentato il caso
del Reverendo Gudina Tirnisa,
Segretario Generale della chiesa
Evangelica Etiopica Mekane Yesus, e di sua moglie Tsehai Tolessa. Per chiederne il rilascio
immediato e senza condizioni,
scrivere lettere cortesi a
Lieutenant-Colonel
Mengistu Haile Mariam,
Head of the Provisional Military
Government of Socialist Ethiopia, Provisional Military Administrative Council,
PO Box 5707,
Addis Abeba, ETIOPIA
Dalla prima relazione si deduce
che « l’oggetto — il turismo — è
diventato bene di consumo ». Interviene, fra gli altri, M. Lamarque nell’intento di sottolineare il
fatto che, fino al 1938, il turismo
era un turismo di élite e che solo
dopo di allora, con il prolungarsi
delle ferie, le riforme sociali, ecc.
si è potuto assistere all’estendersi del fenomeno. Tuttavia, non essendosi approfondito proporzionalmente l’interesse culturale, è
nata la necessità d’inserire il turismo nell’educazione delle masse.
La seconda relazione permette
di rivivere le prime grandi ascensioni sulle Alpi dovute in gran
parte a stranieri; di apprezzare
il soccorso alpino che si prodiga
instancabilmente pur sapendo
che non meno del 53% delle disgrazie sono dovute a cause provocate da macroscopica impreparazione; ed inoltre di venire a
conoscenza dell’esistenza dei Musei alpini.
La terza relazione riflette la situazione turistica odierna. Il turismo degli anni ’80 interessa la
sociologia, la geografia, la psicologia, così che il carattere del turismo è variabile in quanto
« umano ». Ciò mette in imbaraz
zo gli operatori turistici che spesso, dovendo seguire la moda imposta da una pubblicità non ispirata certamente dalla cultura, rinunciano ad offrire viaggi e soggiorni con « parte culturale ». Poche le speranze di migliorare la
situazione. Un suggerimento del
relatore, dott. Buffa di Ferrerò:
seguire gli esempi delle regioni
Piemonte e Toscana che sono all’avanguardia del turismo sociale.
E’ seguita una breve relazione
dello studente Roberto Casale
suH’incontro europeo dei giovani,
organizzato dalla Ligue française
de l’Enseignement nell’estate ’81,
a port-Leucate, sulla costa mediterranea occidentale.
Per tutta la durata del Convegno, i partecipanti hanno discusso con calore sì, ma con spirito
cordiale (caratteristica di tutti i
convegni). I vari interventi sono
stati fatti nella convinzione che il
laicismo può e deve ispirare e
guidare ogni azione compiuta a
beneficio degli altri.
Liliana Ribet
(1) La sede della sezione italiana è
a Torino, C.so Re Umberto, 42.
Per un turismo educativo
Il XVII Convegno di studi della Sezione Italiana della Ligue Internationale de l’Enseignement, de l’Education et de la Culture populaire,
svoltosi a Piacenza il 2, 3 e 4 ottobre 1981, sentite le relazioni della
dott. Rosselli del Centro Studi del ICI, del geom. Giovanni Gay della
Sezione di Torino del CAI e del dott. Carlo Buffa di Perrero, operatore turistico,
rileva II crescente affermarsi del turismo non soltanto come attività
di servizi, ma come scienza da affrontarsi con approccio pluridisciplinare;
sottolinea che, al di là della tradizionale concezione del turismo di
élite, il turismo di massa — presentandosi come momento significativo
dell’educazione permanente — è nato in epoca contemporanea dalle conquiste delle classi lavoratrici e deve essere considerato come un fattore
delia cultura delle masse;
evidenzia la più recente e comprensiva accezione di » bene culturale »
entro cui rientrano, nel quadro dell'attività turistica, arte ed ambiente, in
una prospettiva di profondo rapporto e di progressiva comprensione fra
diverse culture;
stigmatizza la dannosa contraddizione tra l’attività culturale e turistica
di massa e gli interessi privatistici che per lo più strumentalizzano il
turismo non contribuendo alla formazione generalizzata del gusto ed al
rispetto dell'ambiente in tutti i suoi aspetti;
constata anche in questo campo la funzione per molti versi determinante dei mass media che possono orientare sia in senso positivo che
negativo i complessi rapporti del » consumatore-turista » con l'ambiente;
valuta positivamente l’esistenza di un impegno per una politica turistica europea e le recenti raccomandazioni dell'Assemblea Generale dell'Organizzazione mondiale del turismo circa la reale misura culturale ed
umana da realizzare in tale settore: il tutto sulla base del principio della
libertà degli scambi turistici mondiali, in un clima di necessaria pace e
collaborazione:
auspica, in particolare per l’Italia, la presa di coscienza dell’Importanza, anche ai fini economici, di una seria e qualitativamente valida politica turistica coordinata a livello nazionale e locale: in tale quadro è altresi opportuno che le associazioni culturali e ricreative operanti o non su
larga base e le stesse strutture scolastiche indirizzino programmaticamente
sempre più le proprie attività verso la realizzazione di un turismo educativo e alla portata di tutti.
ANCORA SULLE MARCE DELLA PACE
Paura di una prossima “Euroshima”
A carico
di chi?
(segue da pag. 5)
l’altra tira fuori il portafoglio.
Ben altra posizione ci si dovrebbe aspettare da un’iniziativa
democratica in un tempo in cui
le varie bozze di revisione del
Concordato non si sono fatte alcuno scrupolo nel sostituire disinvoltamente al « consente » un
ben più preciso : l’Italia « assicura » l’insegnamento religioso.
Sotto questo aspetto è molto
più precisa la proposta di legge
presentata da Teodori e altri deputati laici, (a seguito dell’iniziativa a suo tempo presa dall’ALRI) che è anche stata presa in
esame dal Convegno. In essa le
lezioni di religione organizzate
su richiesta sono facoltative, sono « al di fuori dei programmi
e dall’orario scolastico » e con
oneri finanziari « a carico di ciascuna chiesa ».
In conclusione, non si è fatto
che ribadire la posizione espressa nell’Intesa che auspica una
scuola né confessionale (di una
o più confessioni non importa)
né atea (in cui il fatto religioso
sia emarginato come un fatto irrilevante o inesistente) bensì
aperta all’apporto che le diverse
confessioni siano chiamate a dare a seconda delle richieste provenienti dalla scuola, là dove il
programma e il suo sviluppo lo
rendono opportuno, utilizzando
anche in questo campo 1’« agibilità scolastica » e cioè la possibilità di un profìcuo interscambio tra la scuola e il territorio.
Fermo restando che questi interventi siano a carico delle confessioni religiose e che per ciò
che riguarda una formazione catechetica completa e autonomamente strutturata sono competenti la chiesa e la famiglia e
non la scuola.
Il progetto del CIDI nel suo
insieme non si pone su un livello
di compromesso politico bensì
su un piano di chiarezza di principio. Ben altra forza avrebbe
avuto se al merito di aver impostato rettamente il problema del
fondamento e della finalità dell’istruzione elementare avesse
unito anche quello di impostare
con chiarezza quello del rapporto tra la scuola di stato, in questo caso elementare, e il fatto
religioso.
F. Giampiccoli
La febbre pacifista che gira per
l’Europa è arrivata in Germania
al massimo della temperatura.
Il 10 ottobre, a Bonn, 300 mila
persone sono scese in piazza a
contestare l’installazione dei missili atomici. Tutti puntati sulrURSS i nuovi Pershing/2 e
Cruise in 4 minuti raggiungono Mosca eludendo le più moderne apparecchiature radar. La
vecchia scusa delle armi difensive cade poiché i missili della
nuova generazione atomica hanno caratteristiche d’attacco : vince il primo che arriva. Parlo di
queste cose, in termini non specialistici, con Reinhard Vogel, libraio della Kreuz Verlag e animatore giovanile in una comunità evangelica che ha portato a
Bonn un numeroso gruppo di
pacifisti.
— Impressioni su questa grande manifestazione?
— E’ stata la più grande del
dopoguerra in Germania — ammette Vogel — e nuova sotto tutti i punti di vista. Se i centomila
pacifisti del Kirchentag di Amburgo erano soltanto giovani, a
Bonn la paura di un apocalisse
nucleare ha toccato tutte le età:
moltissime le donne, anche con
bambini piccoli, e moltissime le
persone anziane che hanno già
conosciuto le distruzioni della
guerra.
— Quale ruolo ha svolto la
chiesa evangelica nell’organizzare l’appuntamento pacifista di
Bonn?
— Ufficialmente la chiesa si nasconde dietro uno slogan piuttosto ambiguo ; « Friedensdienst
mit und ohne Waffen » (servire
la pace con e senza armi) e in
definitiva funzionale alla politica filoreganiana di Schmidt. Ma
all’interno delle chiese evangeliche, e al di là delle equidistanti
prese di posizione dei grandi dirigenti ecclesiastici, il movimento per la pace cresce a vista d’occhio. I circoli ecclesiastici che
s’informano, promuovono iniziative e riflettono, anche teologicamente, sui temi della pace sono in questi mesi in piena espansione. A giorni inizierà in tutte
le chiese la « settimana della pace » e non si potranno eludere le
esperienze derivanti dalle grandi
manifestazioni di Amburgo e
Bonn.
— Alcuni giornali tedeschi hanno accusato gli organizzatori della manifestazione di Bonn di essersi lasciati strumentalizzare dal
piccolo, ma combattivo, partito
comunista tedesco (DKP). E’
un’accusa fondata?
— Anche questo, all’indomani
di Bonn, è stato detto. Come è
stato detto che i pacifisti tede
schi sono ubriachi di antiamericanismo. Ma queste accuse sono
false. A Bonn lo slogan « Lieber
rot als tot» (meglio esser rosso
che esser morto) non ha avuto
seguito anche se nella Repubblica Democratica Tedesca (DDR),
per ovvie ragioni politiche, si è
amplificata al massimo la partecipazione dei comunisti occidentali alla manifestazione. Ma
questo lo si poteva immaginare
anche prima della manifestazione. In realtà la partecipazione
è stata estremamente diversificata, moltissimi i cristiani sia
evangelici che cattolici. Quattro
gli oratori ufficiali, tutti schierati contro l’installazione dei missili atomici e tutti contro l’assurda corsa al riarmo di USA e
URSS. Hanno parlato Erhard
Eppler, uno dei presidenti del
Kirchentag e membro del Präsidium del partito socialista
(SPD), Heinrich Albertz, pastore, ex-sindaco di Berlino, Ceretta King, la vedova di Martin Luther King, espressamente venuta
dall’America, e Dorothea Solle,
teologa protestante. In particolare Albertz, che come predicatore è noto per non avere peli
sulla lingua, ha detto chiaramente che un cristiano oggi deve
schierarsi contro la fabbricazione delle armi che uccide già nel
distogliere immense ricchezze finanziarie che potrebbero essere
dirottate nei paesi poveri.
— Installare 1 missili e trattare 11 disarmo con l’URSS (do^
pia posizione della NATO), disarmo unilaterale, disarmo bilaterale; quale delle tre posizioni
è prevalsa a Bonn?
— Lo slogan ufficiale della manifestazione — continua Vogel —
era indirizzato contro la prossima scadenza del 1983 ; « Keine
Atomraketen in Europa» (No
ai missili atomici in Europa). In
quanto al disarmo unilaterale o
bilaterale c’è ancora poca chiarezza. Negli ambienti evangelici
il movimento « Ohne Rüstung leben» (vivere senz’armi) ha già
raccolto più di un milione di firme. La paura che si potrebbe
chiamare, con un gioco di parole, di una futura « Euroshima »
cresce. Ai cristiani spetta il compito di dare una prospettiva di
speranza a questa battaglia che,
apparentemente utopica, procede
a piccoli passi. Se fin d’ora —
conclude Vogel — il grande movimento di massa per la pace
riuscisse a convincere il governo
Schmidt a devolvere una parte
del bilancio per la difesa in favore di quei paesi dove la gente
muore letteralmente di fame s’invertirebbe la vecchia tendenza.
Ma anche su questo punto la
battaglia è lunga.
intervista
a cura di G. Platone
si esprime tutta la nostra potenzialità; movimento, gestualità,
ragione, previsione, fantasia, odio, amore, storia degli altri e
delle altre, oppressioni, ingiustizie...
Le donne propongono un progetto di esistenza individuale e
collettivo più sincero, libero ed
egualitario che per crescere e
mettere radici ha bisogno di legarsi, in questo momento, alla
lotta per la pace. Chi giocherella
oggi con la bomba N ed i missili
piantati qua e là ha interesse anche a mantenere le diseguaglianze fra ricchi e poveri, fra paesi
sottosviluppati e sviluppati, fra
maschi e femmine. Il movimento
per la pace sta dimostrando cento anime fra le quali è possibile
una alleanza, al di là degli schematismi partitici e ideologici. Sta
diventando un incrocio di movimenti e di esperienze, (dagli
ex sessantottini alle bande musicali) e le donne possono essere
un piccolo regolatore di traffico;
dimenticare la loro presenza, le
loro problematiche, dalla soggettività alla critica della politica,
sarebbe far retrocedere un movimento per la pace che ha le
premesse per essere qualitativamente diverso dai soliti.
Bruna Peyrot
Donne e pace
Di ritorno dalla manifestazione per la pace pensavo che a Roma le donne c’erano e tante, fra
i 500.000 che componevano il serpentone del corteo, ma poche
dietro gli striscioni dei collettivi. Era una presenza diffusa che
spumeggiava nel colore e nella
rabbia pacata dei manifestanti.
Le donne per prime hanno portato sulle piazze, nelle loro manifestazioni, le danze, la musica,
le maschere e le sceneggiate; ora,
in questo movimento per la pace,
nato e consolidato in tanti nuclei di base queste forme comunicative diventano a pieno titolo politica e usate da tutti. Può
essere segnale che qualcosa delle
donne è entrato nell’identità della sinistra e nel modo di lottare
delle nuove generazioni, ma certo non è sufficiente, è solo la facciata più pubblica, più da piazza.
Dobbiamo chiederci con che
specificità e con quale attenzione le donne sono dentro il movimento per la pace, oltre al contributo e al patrimonio elaborato
in dieci anni di femminismo.
C’è incertezza da parte dei
gruppi e dei collettivi femmini
sti, forse dovuta ancora al grosso sforzo di mobilitazione in difesa della legge 194, tuttavia non
dobbiamo fermarci, ma parlare
« con la nostra lingua » di pace.
Perché?
Perché abbiamo parlato fino a
ieri, nei dibattiti, a piccoli gruppi, di donne e di uomini, capillarmente, della vita, della sessualità,
dell’autodeterminazione, del diritto a scegliere una maternità.
E la pace, non intesa come quieta accettazione dell’esistente, ma
come progetto per un cambiamento della vita di ognuno dal
lavoro al tempo libero, è la naturale prosecuzione delle nostre
battaglie.
Maternità e paternità responsabili significano infatti non solo mettere al mondo figli e lasciare che tutto proceda a caso, ma
preoccuparsi per il mondo in cui
i figli vanno a nascere. Il rapporto fra genitori e figli è frutto della storia ed è influenzato dalla
cultura sociale, dai pregiudizi,
dall’ideologia. La vita non è solo un embrione o qualcosa di fìsico, è una relazione fra due, fra
tre, fra tante e fra tanti, in cui
Comitato di Redazione; Franco
Becchino, Dino Ciesch, Niso De
Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot,
Giuseppe Platone, Marco Rostan
Liliana Viglielmo.
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