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ECO
DELLE VALLI VALDESI
VALDESE
torre PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
1 Anno XCVII - N. 20 .ABBONAMENTI f Eco: L. 2.500 per l’interno Spedizione in abbonamento postale . I Gruppo bis TORRE PELLICE — 19 Maggio 1967
1 Una copia lire 50 1 L. 3.500 per l’estero Cambio di indirizzo Lire 50 Ammin. Claudiana Torre PeUice - C.C.P. 2-17557
Fatima e Roma
Il nostro confratello « Nuovi Tempi », nel 11. 6 del 14 maggio u. s.,
commentando il recente viaggio del
pontefice romano a Fatima, ne dà
la seguente interpretazione : cc II
pellegrinaggio di Paolo VI in Portogallo rafforza la destra teologica
e politica ». Vorremmo qui vagliare la reale consistenza di questa interpretazione, che è del resto condivisa dal più impegnato e coraggioso cattolicesimo « progressista »
(francese, in particolare) oltreché,
s’intende, dalle correnti di pensiero
laiciste e dai partiti politici orientati a sinistra.
j¡! *
Anzitutto, la questione politica,
che comunque in questa circostanza riveste un’importanza secondaria. Non ci pare giusto fare di
Paolo V I un paladino del regime di
Salazar, in occasione del suo viaggio a Fatima, così come non era
giusto ravvisare un improvviso cedimento a sinistra del pontefice romano, in occasione delle udienze concesse ad alte personalità del mondo comunista. Non risulta che Paolo VI sia andato a complimentarsi
con Salazar e non è certo il regime
di questi che ha ispirato politicamente la Populorum progressio.
D’altra parte — come era facile prevedere — nessuna critica al regime,
neppure indiretta. Abbiamo cioè
un altro esempio del tradizionale
fair play vaticano nei confronti di
qualsiasi governo (compresi i più
reazionari) che sia un po’ sensibile
ai « diritti della Chiesa ». Abbiamo,
in altri termini, una ulteriore riprova che lo spirito concordatario continua a soffiare sul cattolicesimo politico. Sotto il profilo politico il
viaggio <h Paolo VI in Portogallo
non significa nulla di più. Esso non
va quindi situato in un nuovo contesto di « destra rampante », ma
nell’antico e sempre attuale contesto concordatario tipico dell’azione
vaticana.
La (ibiesa cattolica è una forza
politica sostanzialmente conservatrice proprio perchè è concordataria. Ma lo è in tutte le direzioni. Il
suo spirilo concordatario non conosce confini ideologici. Concordati a
destra, concordati a sinistra, concordati dappertutto. Quel che importa al Vaticano non è di rafforzare nè la destra nè la sinistra nè il
centro, ma di rafforzare la Chiesa
cattolica. Certo, sarebbe stato bello
se Paolo VI, anziché ricordare —
come ha fatto nel suo discorso a Fatima — « quei Paesi nei quali la libertà religiosa è praticamente oppressa », si fosse ricordato del Paese nel quale si trovava, il Portogallo, dove la libertà è altrettanto, se
non più, oppressa e messa al bando.
Sarebbe stato bello se Paolo VI
avesse detto pubblicamente una parola — una sola ! — non diciamo a
favore di tutti i detenuti politici
(sarebbe stato chieder troppo: molti di essi sono certamente comunisti!), ma almeno a favore dei numerosi sacerdoti imprigionati dal governo di Salazar perchè oppositori
del regime, e a favore del vescovo
di Oporto, mons. Gómez, esiliato
per lo stesso motivo. Sarebbe stato
bello, ma non sarebbe stato in armonia con lo spirito concordatario
ohe deve sempre trionfare. In realtà, la Chiesa cattolica è troppo compromessa con le potenze di questo
mondo, è troppo desiderosa di essere amica di tutti i governanti, perchè il suo capo possa ancora predicare liberamente l’Evangelo. Lo spirito concordatario uccide lo spirito
profetico.
Vi è poi l’aspetto spirituale e teologico del pellegrinaggio, che è senza dubbio il più importante. Ora
anche qui e soprattutto qui non ri
lo spirito concordatario continua a soffiare sul cattolicesimo e uccide lo spirito
profetico —Piaccia o dispiaccia ai protestanti, la mariologia è e resta parte
integrante della fede cattolica — L'intento del pellegrinaggio di Paolo VI :
rafforzare l'unità della Chiesa romana in un momento di forti tensioni intarma non è la pace che Cristo dà.
ne :
teniamo che il viaggio di Paolo VI
significhi un rafforzamento della
destra teologica cattolica. « L’Osservatore Romano » del 13 maggio ha
pubblicato la « esortazione apostolica » Signum Magnum rivolta da
Paolo VI all’episcopato cattolico in
occasione del cinquantenario delle
apparizioni di Fatima. Si tratta di
un vero piccolo trattato di mariologia, che riprende, precisa e sottolinea le affermazioni fondamentali
fatte dal Concilio riguardo alla dottrina di Maria: tra l’altro, il pontefice afferma che « la nostra èra può
ben dirsi l’èra mariana » ed esorta
quindi « a una pietà mariana sempre più fervida e fruttuosa », precisando, come già aveva fatto il Concilio, che la devozione a Maria non
nasce da un vago sentimentalismo
religioso o da vana credulità, ma
« procede dalla fede vera ».
E’ dunque chiaro che la mariologia, almeno secondo Paolo VI (che
certamente di cattolicesimo se ne
intende), è parte integrante della
fede cattolica, piaccia o dispiaccia
ai protestanti. Maria non sta a destra, ma al centro della fede cattolica (sia pure in posizione subordinata rispetto a Cristo). E la mariologia di Fatima non è una cc mariologia di destra » cui si possa contrapporre una cc mariologia di sinistra » del Concilio : l’una e l’altra
sono ugualmente cc al centro » della
fede cattolica. Analogamente, la
mariologia di Fatima non è cc meno
evangelica » rispetto a quella del
Concilio che sarebbe cc più evangelica »: l’una e d’altra sono ugualmente anti-evangeliche.
In realtà, andando a Fatima,
Paolo VI non ha inteso rafforzare
la destra teologica del cattolicesimo. Egli è andato a pregare Maria,
come centro unificatore e pacificatore della Chiesa cattolica anzitutto. Il pellegrinaggio a Fatima significa, sotto il profilo teologico, un
ulteriore rafforzamento del vincolo
tra Maria e la Chiesa cattolica,
cc Noi vogliamo chiedere a Maria
una Chiesa viva, una Chiesa vera,
una Chiesa unita, una Chiesa santa » ha detto Paolo VI. Ma è soprattutto cc una Chicia (cattolica) unita » che gli prertie in questo momento. cc II Con ; ilio Ecumenico ha
risvegliato molte energie nel seno
della Chiesa... O’iale danno sarebbe
se un’interpretazione arbitraria e
non autorizzata dal magistero della
Chiesa facesse di questo risveglio
un’inquietudine dissolvitrice della
sua tradizionale e costituzionale
compagine... ». i)uesta è dunque la
cc prima intenzione » (e probabilmente quella principale) del pellegrinaggio pontifìcio: rafforzare, nel
nome di Maria, non già la destra
teologica, ma l’unità interna della
Chiesa cattolica.
Tutto ciò, s’intende, a noi come
evangelici non di«e nuRa sul piano
spirituale. Rincresce doverlo ripetere, ma non se ne può fare a meno. Fino a prova contraria, secondo
il Nuovo Testamento, ohe rispecchia la fede dei primi cristiani, è
Gesù e solo Lui che può dare la pace, nella Chiesa e nel mondo. « Io
vi lascio pace; vi dò la mia pace.
Io non vi dò come il mondo dà »
(Giovanni 14: 27). E neppure come
Maria dà.
Paolo Ricca
VOTATO IL SINODO
CONGIUNTO
DeiriDtegrazioDti
Con il voto esipresso dalla Conferenza metodista tenutasi a Roma ai primi di maggio-, l'integrazione tra le
chiese valdesi e metodiste è stata avviata a più ampio sviluppo. Ce ne railegriamo vivamente perchè, dopo i
tentennamenti ed i rinvìi di questi
ultimi anni, lo studio condotto dalla
Commissione mista si è così felicemente concluso e si può passare ora
alla fase dell’attuazione concreta.
La decisione presa dalla Conferenza in relazione aU’art. 24 votato dal
Sinodo valdese del 1966, fa onore alla
Chiesa metodista in quanto la Conferenza ha respinto- ogni ulteriore
rinvio e, con buon senso e volontà
operativa, ha avallato il criterio procedurale suggerito dal Sinodo valdese
per attuare l’integrazione al livello sinodale. Conseguentemente non si dovrà dar vita ad un organismo nuovo,
fungente da supersincdo rappresentativo delle due Chiese, ma Conferenza
metodista e Sinodo- valdese operano
congiuntamente convocandosi in sessioni abbinate. Si conclude così il programma di lavoro di im quinquennio,
contenuto nel rapporto della Commissione mista vagliato da Sinodi e
Conferenze dal 1964 al 1967. A questo
risultato non si è però giimti dalle
due parti senza riserve e perplessità,
come risulta dalle ultime delibere vaidesi e metodiste ohe pubblichiamo a
parte. Ci sembra utile quindi cercar
di chiarire qualche punto per superare quello stato d’animo che soggiace ancora alle delibere prese.
È noto che la decisione del Sinodo
valdese del 1966 ebbe, prima facie, una
ripercussione negativa negli ambienti
metodisti; quasi che il proporre sessioni congiunte dei rispettivi Conferenza e Sinodo, costituisse uh recesso o una battuta d’arresto nel processo integrativo in corso. Il rammarico
manifestato dalla recente Conferenza
non nasconde tale riserva. Orbene a
nostro- avviso, la via ora prescelta costituisce invece un passo in avanti
assai più amino, chiaro e costruttivo
sulla via dell’integrazione in vista dell’unità delle nostre Chiese, ohe non
quello ohe sarebbe risultato dal varo
di un Sinodo unito. E ciò per le seguenti ragioni.
1. - Nelle nostre Chiese è radicato
il convincimento ohe sul piano della
....................mi.....
La sesta Conferenza Metodista
Fulcri d’interesse: l’impegno evangelistico, l’integrazione con la Chiesa Valdese,
una Federazione evangelica efficace, il dialogo con i cattolici, la presenza al mondo
La VI Conferenza annuale della Chiesa
Evangelica Metodista d’Italia ha avuto luogo a Roma dal 3 al 7 maggio. Membri
della Conferenza erano i ventisei Pastori
metodisti e trentacinque laici rappresentanti dei dieci Circuiti in cui sono raggruppate
le Comunità e i gruppi della Chie^. Rappresentante della Conferenza Metodista Britannica era il Rev. Cyril Davey. Era pure
presente il Sig. John C. Blache, membro del
Comitato esecutivo della Conferenza britannica e uno dei candidati alia vice-presidenza. Vi erano pure il Past. Keigley e il
Past. Mollar, rispettivamente delle Comunità di lingua inglese di Roma e Milano.
La delegazione valdese era rappresentata
dal Moderatore Past. Giampiccoli, dalring. Max Rostan, dal Prof. Eugenio Dupré Theseider, dal Past. Alberto Taccia oltre che dal Prof. Corsani, rappresentante
della Facoltà di Teologia. 11 Past. Valdese Umberto Beri era membro effettivo
della Conferenza quale Conduttore della
Comunità Metodista di Trieste.
LA SESSIONE PASTORALE
La Conferenza vera e propria è stata
preceduta dalla riunione della Sessione Pastorale, riservata quindi ai soli Pastori. La
sessione viene introdotta da una cerimonia piuttosto suggestiva denominata « esame del carattere morale e spirituale dei Pastori». 11 Presidente, seguendo un formulario liturgico fisso, invita ognuno a riesaminare il significato del proprio ministerio pastorale, a umiliarsi per la propria
inadeguatezza alla vocazione ricevuta e
riconsacrare se stesso al servizio del Signore. I Pastori vengono quindi chiamati per
nome, quasi a sottolineare l’jmpegno personale che ognuno rinnova davanti a Dio.
Materia specifica della sessione pastorale
è Tesarne dei vari ruoli dei pastori, evan
gelisti, studenti in teologia, decidendo il
passaggio da un ruolo alTaltro o, per quel
che concerne gli evangelisti da un anno di
studio alTaltro, sulla base di una relazione della Commissione permanente per
gli studi.
Quest'anno l’Evangelista Gino Manzieri,
in seguito a studi compiuti è stato ammesso
al ruolo dei pastori e così pure lEvangelista Tullio Di Muro che ha compiuto in
questo ruolo, vent'anni di servizio. Questi
due fratelli sono stati consacrati al santo
ministero durante il culto di domenica
7 maggio.
I MESSAGGI
La Conferenza si è aperta la sera di
mercoledì con un breve culto e l’elezione
del presidente e del vice-presidente. Queste
elezioni non riservano generalmente delle
sorprese perchè i candidati sono già designati Tanno precedente. Per la sesta volta
da quando il Sinodo metodista si è costituito in Conferenza autonoma il presidente eletto è stato il Past. Mario Sbaflì. La
Bibbia che il Presidente uscente trasmette
con gesto simbolico al proprio successore
rimane dunque nelle sue mani ancora per
quest’anno. Il Past. Mario Sbafi! è stato
designato presidente anche per la Conferenza delTanno prossimo, la quale però
dovrà a sua volta designare un’altra persona, dato che, per regolamento uno stesso
pastore non può essere rieletto alla carica
di presidente per più di sette anni consecutivi.
Il vice-presidente eletto è stato il Signor Marcello Rizzi, di Genova-Sestrj. Il
suo predecessore, il Dott. Fulvio Rocco,
con appropriate parole gli ha trasmesso un
collare con un grande medaglione, con la
scritta (in inglese); «Il meglio è: Dio è
con noi », simbolo della funzione del vicepresidènte. Il vice-presidente designato per
Ud passo avanti
valdese-metodista
vita ecclesiastica la pienezza dei poteri risiede rispettivamente nel Sinodo e nella Conferenza. Il modo più
esplicito ed inequivoco per integrare
ail vertice la via delle nostre Chiese,
così come esse sono, è quindi quello
di portare le due massime assemblee
ad esaminare, discutere e decidere insieme tutti i problemi di interesse
comune.
2. - Nessun organo diverso e nuovo avrebbe potuto esprimere in modo
più completo, qualificato e pienamente riconosciuto da tutti, la rappresentanza di tutte le chiese valdesi e metodiste.
3. - Una tale soluzione non comporta alcuna rinuncia, alcun deterioramento dei poteri di cui oggi le due
assemblee sono rivestite nella rispettiva chiesa. Essa potenzia, nel loro integrarsi, la capacità operativa di entrambe facendo acquisire alle loro sessioni congiimte quel prestigio, quella
autorità, quel potere di impegnare
tutti con le loro decisioni, che era assai dubbio attribuire ad un organismo
nuovo. Questo avrebbe anche potuto
presentarsi come una fittizia sopra^
struttura, incapace di convogliare su
di sè il consenso che le due assemblee
ora esistenti già posseggono intiero
da parte delle chiese che ad esse fan
rispettivamente capo.
4. - In tal modo si abbandona
definitivamente al livello più alto
l’ambiguo strumento dei dosaggi proporzionali, sempre foriero di equivoci
e dì malintesi, nel costituire un’assemblea rappresentativa di entrambe
le Chiese.
CONTINUA
IN SECONDA PAGINA
il prossimo anno è stato il Dott. Emilio
Sfredda.
Il presidente Sbafi!, nel suo messaggio introduttivo, ha innanzitutto sottolineato Tind'isousso progresso compiuto dalle comunità metodiste sulla via delTautonomia amministrativa. L’entusiasmo destato a questo proposito circa dieci anni fa, quando
per la prima volta si parlò di autonomia,
non è stato un fuoco di paglia. Considerando le contribuzioni pro-capite, esse
hanno registrato in dieci anni un aumento
del 135%, passando da una media individuale di L. 7.000 circa a L. 20.000.
Un altro progresso si è avuto nell’inserimento più attivo da parte della Chiesa Metodista nella vita delTevangelismo italiano
e in quella delTecumenismo mondiale, tuttavia, ha aggiunto Taratore « altri valori più
squisitamente spirituali non sono stati curati a sufficienza. Abbiamo allargato i nostri orizzonti, ma non abbiamo approfondito la nostra pietà ». La Chiesa deve inserirsi responsabilmente nel mondo di oggi, non con atteggiamenti estremisti di rottura o con un linguaggio che volendo essere « choccante » corre il rischio di diventare più un conformarsi al presente secolo
che non la proclamazione della verità di
Cristo^ ma con Tessere autenticamente se
stessa, fondata sulla Parola e guidata dallo
Spirito. La orisi del culto, risentita da più
parti, è un sintomo negativo. Il culto è
realtà ineliminabile « in cui la grazia divina manifesta la pienezza dei suoi segni ».
È « latreia », cioè servizio. « Rendendo a
Dio il proprio culto la Chiesa edifica i suoi
membri, rendendoli idonei a servire nel
mondo nel quale vivono ». I culti dovrebbero essere più ricchi di spiritualità, la
CONTINUA
IN SECONDA PAGINA
TESTI DELLE ULTIME DELIBERE
SULL'INTEGRAZIONE
VALDESE-METODISTA
O.d.G. della Conferenza Metodista ’67
La Conferenza della Chiesa Evange.
lica Metodista d’Italia, riunita in Roma dal 3 al 7 maggio 1967, dopo ampia discussione sui rapporti con la
Chiesa Valdese, prende atto con soddisfazione dei positivi sviluppi del
cammino comune delle due Chiese ai
vari livelli; esaminata in particolare
la controproposta contenuta nell’ordine del giorno del Sinodo Valdese 1966
sulla riunione congiunta del Sinodo
Valdese e della Conferenza Metodista, pur rammaricandosi per il mancato accoglimento dei criteri in precedenza previsti circa l’attuazione
immediata del Sinodo unito; ascoltati
i chiarimenti forniti dal Moderatore
della Tavola Valdese, la giudica una
tappa concreta sulla strada dell’unione organica; dà mandato al Comitato Permanente di esaminarne le modalità di attuazione, auspica un sempre più rapido cammino verso l’unità
tra le due Chiese.
Articolo 24 del Sinodo Valdese 1966
Il Sinodo, preso atto dei voti
espressi dalle singole comunità circa
il Rapporto della Commissione Metodista-Valdese;
1 - approva in linea di massima la
impostazione ecclesiologica da esso
espressa nei capitoli I e II e le proposte di integrazione contenute nei
primi paragrafi del capitolo III;
2 ■ per quanto concerne la proposta del Sinodo Unito, pur riconoscendo che ad esso deve tendere lo sviluppo dell’integrazione, non lo ritiene — allo stato dei fatti — uno strumento adatto ai fini per il quale è
stato progettato, nel convincimento
che l’integrazione debba procedere so
prattutto dalla base. Pertanto espri
me il suo convincimento che quei
fini sarebbero meglio conseguiti me
diante sessioni congiunte della Con
ferenza Metodista e del Sinodo Val
dose, nelle quali la discussione prò
cedesse in comune e le conclusioni
venissero sancite dalle due assemblee
separatamente secondo le norme procedurali di ciascuna;
3 ■ il Sinodo incarica la Tavola di
comunicare ufficialmente al Comitato Permanente Metodista il pensiero
del Sinodo, affidandole il più ampio
mandato di concordare con esso la
convocazione della prima riunione
congiunta delle due assemblee, fermo
restando il principio che, per ora, esse
mantengono la loro piena sovranità.
2
Ph-.
N. 20 — 19 maggio 1967
r
Ld SP^tS CnnfPrPI17S jyipfAfljq'lo Uapa$$0 avanti neirintegraziuDeValdese-Metodista
_ .«ir» SEGUE DALLA PRIMA PAGINA mente venuto oer txjrre mano aira.ra
SEGUE -DALIìA
partecipazione più calda,'più vibrante,i lai
ci dovrebbero prendervi maggior parte attiva, sia nella preparazione che nella celebrazione, poiché « soltanto un culto nel
quale il credente è spiritualmente attivo, è
un culto che lo prepara a operare cristianamente nella vita quotidiana e nella società ».
Il messaggio del vice-presidente Rizzi è
stato una calda esortazione a pastori e
laici a fortemente collaborare e a impegnarsi affinchè le Comunità non diventino
« pacifiche parrocchie, che, paghe di non
dover nulla chiedere, credono di non
dover dar nulla », ma centri di vita
spirituale che esprimano una chiara azionedi testimonianza nel mondo del lavoro, verso i poveri e diseredati come
in ogni settore della società moderna. « Vogliamo ritornare a essere protestanti, conosciuti per la -profonda conoscenza della
Parola di Dio, per l’ardente spirito di sacrificio e per la calda e affettuosa fraternità che lega i membri di una stessa comunità e questi a tutti gli altri fratelli in fede.
Dobbiamo ancora essere capaci di esprimere tra noi un nuovo spirito di servizio
con la creazione, in- ogni nostro campo di
lavoro di quella attività benefica che fu
un tempo peculiare prerogativa delle chiese protestanti. È evidente che questo impegno deve esser assunto dai fratelli laici
delle nostre comunità sorretti ed animati
dai nostri pastori che nel nostro impegno
troveranno appunto motivo di sempre maggiore consacrazione ». Nell’anno della costituzione della Federazione la Chiesa Metodista è chiamata a portare a questo organismo il contributo dei suoi doni spirituali
nella marcia comune verso l’unità di tutto
il protestantesimo italiano.
1 anche questo lavoro è in gran parte inte
O'.ratn iin un r.rwmìtatrv în,ti».r/ÎAnr*.mîni»*TÎrtnal^*
I LAVORI
Non è possibile dare un resoconto dettagliato su tutti gli argomenti che hanno
costituito il lavcwo della Conferenza che
hi rispecchiato i problemi, le difficoltà, ma
anche gli sviluppi positivi della vita delle
comunità e delle «pere sociali della Chiesa
Metodista. In base a un piano di lavoro
impostato lo scorso anno e già reso operativo, è stata riorganizzata l’opera ih Abruzzo, dove accanto a parecchi gruppi sorge
un lavoro sociale di notevole importanza a
Villa San Sebastiano (un asilo e la Cooperativa agricola evangelica). È stata pure
posta attenzione all’opeca nella città di Milano dove si prospetta un lavoro nelle zone
periferiche in concomitanza con un esperimento simile in sede valdese. Anche in Lucania, a Rapolla si prospetta la possibilità
di sviluppo dell’azione sociale. Molti gruppi della Chiesa Metodista sorgono in zone
socialmente depresse per cui l’anouncio
evangelico non può essere disgiunto da
una particolare attenzione e sensibilità
per la situazione sociale del popolo a cui
si rivolge il messaggio.
Sono stati presentati in seguito i rapporti delle varie commissioni in cui si articola la vita di questa Chiesa sorella; sui
predicatori laici (la Chiesa Metodista ha
ben 36 predicatori laici iscritti a ruolo);
sulla gioventù, in cui si è sottolineata la
forte collaborazione con i movimenti valdese e battista; sulla attività femminile anche questa in parte in collaborazione con
le sorelle valdesi; sulle Scuole Domenicali,
grato io un comitato interdenominazionale;
su Voce Metodista; suH’az/one sociale, presentata dal Dott. Santi in tutta la vastità
della sua prospettiva; sulle varie opere;
Centro sociale dii Villa S. Sebastiano, Asilo
di Rapolla, Asilo E. Pestalozzi, Casa Materna, Ecumene, Casa Evangelica di San
Marzano, Centro evangelico interdenominazionale S. Menegon di Tramonti di Sopra, ecc. Si ha l’impressione di un vasto
quadro di operosità ricco di vitalità e di
fermenti positivi anche se non privo di difficoltà e di problemi.
RAPPORTO CON I VALDESI
Un momento particolare della Conferenza è stato dedicato alla discussione di
questo argomento, che fu introdotto da un
messaggio del Moderatore Valdese jl quale,
dopo aver ancora una volta sottolineato la
profondità ormai acquisita dei rapporti di
fraternità che legano le due chiese, ha illustrato l’o.d.g. del Sinodo Valdese del 1966,
che poteva presentarsi effettivamente a
fraintendimenti. Infatti in parecchi ambienti metodisti il nostro o.d.g. che non accedeva alla prosata del sinodo unito fatta
dalla commissione valdo-metodista (e che
invece era stata accolta dalla conferenza
metodista), aveva suscitato un sentimento
di vivo disappunto parendo trattarsi di un
passo' indietro o comunque di una battuta
di arresto nella marcia verso l’integrazione.
Questa nota di disappunto è pure risuonata in Conferenza. Tuttavia a una minoranza che chiedeva un rinvio ai cirouiiti di
tutta la questione onde udire il parere della
base sulle nuove proposte valdesi, prevalse
una maggioranza che decise di aderire alla
proposta del nostro Sinodo incaricando il
Comitato permanente di prendere i contatti necessari con la Tavola Valdese per
giungere alla attuazione del Sinodo congiunto. L’od.g. conclusivo è riportato in
altra parte del giornale.
Per quel che concerne rattuale situazione di « integrazione pastorale » vi sono tre
Pastori metodisti che servono presso Chiese o gruppi valdesi; Pastore M. Tara nella
diaspora veneta; Past. V. Incelli a Biella e
Past. Scorsonelli a Sampieidareoa. Tra breve non vi sarà nessun pastore valdese
presso opere metodiste, dato che il Pastore
Bert di Trieste si occuperà esclusivamente delle Comunità valdese ed elvetica,
mente il Past. Carrari tornerà a occuparsi
della Comunità metodista.
CATTOLICESIMO
Uno dei momenti felici della Conferenza
è stato una discussione franca e aperta sui problemi dei rapporti con di Cattolicesimo. Ecco l’o.d.g. che ne è seguito ;
« La Conferenza della Chiesa Evangelica Metodista d’Italia, dopo aver discusso sui rapporti con i Cattolici, rileva l’esigenza di una nuova impostazione
che scaturisce dalla ricerca comune di
tutto il protestantesimo italiano. Auspica che un chiaro orientamento a tale
riguardo sia espresso dalla costituenda
Federazione delle Chiese Evangeliche
Italiane. Si impegna a recare il proprio
contributo a questa ricerca comune e
esprime la ferma convinzione che il colloquio con i Cattolici nelle sue diverse
forme e articolazioni debba avere come
condizione indispensabile: a) una chiara
coscienza della rinnovata funzione dì
«iiinnintimiiniiitiimiiimiiimiiimmiiMiiiimiiiiiitiiimiiii
iniiiiiiitiiimiiiiiiiiiiiiii
iiiitliiiiiiiiiiiiiimimnmmiM Ululili
LUSEUNA S. GIOVANNI
Festa di canto
delle corali della Val Pellice
Atmosfera di gioia e di festa, domenica 7
maggio, nel Tempio di San Giovanni. Gioia
di ritrovare vecchi amici di varie Comunità
della Valle ed anche di Torino. Gioia di poter insieme manifestare nel canto la propria
fede e la riconoscenza al Signore.
Il Tempio era gremito in tutti i posti normali ed anche in quelli supplementari da
un pubblico attento, che sottolineava spesso,
con mormorii di approvazione, le varie esecuzioni.
Graditi ospiti di questa festa, i trombettieri valdesi, sotto la direzione del M® Ferruccio Rivoir, nonché, come è ormai tradizione, la Corale di Torino.
Pensiamo di fare cosa gradita ai cultori
del canto sacro che non hanno potuto essere
presenti, dando il programma, nell'ordine in
cui è stato eseguito:
Schein - Corale « Quando siamo in distretta » (trombettieri); Innario cristiano,
n. 2 (canto d’insieme); I. C., n. 357 (Rorà);
I. C. n. 212 (Angrogna); I. C. n. 255 (Bobbio); Psaumes et Cantiques n. 159 (insieme); I. C. n. 186 (Villar Pellice); Praetorius,
Corale « A Dio solo sia gloria » (trombettieri); I. C. n. 53 (insieme); Sibelius, « Veglia
al mattin » (Torre Pellice); Ps. et C. n. 101
(Lusema S. Giovanni); J. S. Bach, Preludio
e fuga in mi minore (organo, M® Ferruccio
Rivoir); Ps. et C. n. 24 (insieme); Ps. et C.
n. 93 (Rorà); « 0 vous qui dans l'obscurité »
(Angrogna); I. C. 210 (Bobbio); Corali e
Cantici pag. 12 (insieme); Mendelssohn,
« La domenica mattina » (Torino); Bourgeois-Goudimel. Salmo 150 (ViUar Pellice);
Vaugham Williams, « Pour tous Ics saints »
(Torre Pellice); Ps. et C. n. 159 (San Giovanni); Schein « Pezzo da suonare » (trombettieri); I. C. n. 342 (insieme).
Il programma, come si vede, era ricco e
vario; 1 alternanza dei pezzi d’insiesme e delle singole corali, le esecuzioni dei trombettieri e il bellissimo intermezzo d’organo, hanno fatto di questo pomeriggio musicale un
vero godimento per gli amatori della musica sacra.
Come ha sottolineato il Presidente della
Commissione del Canto sacro, Past. E. Aime,
non sì trattava di una gara, e neppure dì
un concerto, ma di una testimonianza dì
fede. Non faremo perciò degli apprezzamenti o delle graduatorie; potremmo ricordare
qui il valore che Gesù attribuiva alPofferta
deUa vedova, che aveva dato tutto quanto
possedeva. Anche le corali, piccole o grandi, di modeste o di notevoli possibilità, hanno dato tutto quanto potevano, dopo il lungo impegno per la preparazione, ed è proprio questo dono umOe e fraterno che è stato apprezzato da tutti i presenti e che costituisce, dopo tutto, la validità di queste
(( feste di canto ». D'altra parte, le corali
delle nostre Comunità non sono delle formazioni di professionisti del canto, ma sono
soggette a mutazioni, a morti e a risurrezioni, o a lunghe agonie; basta la chiusura
dì una fabbrica., o i cambiamenti di sistemi
di turni in un'altra per determinare la crisi
o il rifiorire dì una corale. Tuttavia, se le
nostre corali avessero una più larga base nella comunità, risentirebbero meno di questi
fattori contingenti e indipendenti dalla, nostra volontà.
Una esortazione particolare è stata rivolta
alla Corale di San Giovanni, quest’anno ridotta al lumicino, e una parola di solidarietà
e di incoraggiamento al suo Direttore, sig.
Gustavo Albarin, nella speranza che Tanno
prossimo, superata la attuale crisi, potrà far
vedere (e sentire!) di essere la corale di una
delle più numerose comunità della Valle.
Un ringraziamento vivissimo al Past. Aime, che ha organizzato e presieduto la manifestazione e al comitato della chiesa di
Luserna San Giovanni che ha preparato per
tutti i coralisti un thè ben guarnito nella
sala Albarin, festosamente fiorita.
POMAFiEÏ
Domenica 21 la nostra parrocchia ospita
i bambini delle Scuole domenicali della Valle nonché della diaspora eporediese; il 25
maggio i catecumeni di quarto anno andranno alla Rocciaglia per una « retraite ».
presenza e di stimalo evangelistico delle nostre Chiese nell’attuale fase dei
rapporti ecumenici; b) una realistica valutazione dei fermenti e delle revisioni
che emergono in vari settori del mondo
cattolico; c) un coerente atteggiamento
fondato sulla perenne validità della predicazione della Parola di Dio, secondo
i principi della Riforma protestante ai
credenti di ogni confessione e soprattutto ai non credenti. Mette in rilievo
la necessità di diffondere in tutte le nostre Comunità la conoscenza dei termini e dello spirito del colloquio con i
Cattolici, affrontati nel presente o.d.g. ».
FEDERAZIONE
Sulla questione della costituenda Federazione Evangèlica Italiana è stato approvato
il seguente o.d.g. ;
« La Conferenza della Chiesa Evangelica Metodista ditalia preso in esame il progetto di federazione delle Chiese evangeliche in Italia, riafferma l’importanza della Federazione al fine di
promuovere una sempre più incisiva
azione evangelistica comune e una più
manifesta presenza del Protestantesimo
nella società italiana. Ritiene che condizione indispensabile per construire
una Federazione capace di conseguire
tale risultato, sia una rinuncia convinta e concreta alle pregiudiziali di denominazione. invita i rappresentanti metodisti nel Comitato per la Federazione
e i delegati che parteciperanno all’Assemblea costituente a sostenere tutte le
modifiche al progetto di Statuto atto a
garantire la funzionalità della Federazione, a estendere e a rafforzare i poteri di decisione e di rappresentanza del
Protestantesimo italiano che le sono
proprie ».
NUOVI TEMPI
Come era da prevedersi il nuovo giornale
è stalo molto variamente giudicato in una
discussione piuttosto vivace in cui gli opposti pareri si sono confrontati e scontrati.
L’opinione della maggioranza è comunque
stata positiva e si è espressa con il seguente o.d.g. ;
« La Conferenza della Chiesa Evangelica Metodista d’Italia, nella linea degli o.d.g. approvati dalle precedenti
Conferenze, si rallegra per l’inizio delle
pubblicazioni del settimanale del Protestantesimo italiano ’’Nuovi Tempi” e
impegna le Comunità a sostenerlo e
diffonderlo. Auspica che alla pubblicazione del periodico unitario faccia seguito un sollecito ridimensionamento
della stampa denomìnazionale ».
Per parte sua la Conferenza Metodista
ha già indicato alcune linee atte a trasformare l’attuale periodico « Voce Metodista »
in un bollettino interno di informazione.
ELEZIONI "
Oltre al Presidente Mario Sbaffi e al
Vice Presidente Marcello Rizzi il Comitato
permanente è stato eletto nelle seguenti
persone ; Segretario della Conferenza Pastore Sergio Aquilante; Past. Membri del
Comitato permanente; Pier Paolo Grassi
Massimo Tara, Aurelio Sbaffi. Laici membri del Comitato permanente Sergio De
Ambrosi, Franco Becchino, Giorgio Spini.
Rispondendo all’invito del Consiglio
ecumenico alle Chiese affinchè premano sui rispettivi governi affinché intervengano per la pace nel Vietnam,
la Conferenza ha votato un ojd.g. in
cui si afferma che « l’ingiustizia, lo
sfruttamento, l’oppressione e la guerra di cui è vittima l’intero popolo
vietnamita, impegnano tutti i credenti
nell’Evangelo di Gesù Cristo ad adoperarsi, con la preghiera e con l’azione
concreta, per una pacificazione fondata sul pieno riconoscimento del diritto di quel popolo alla libera scelta
del suo destino storico; si rivolge un
vivo ap^pello alle comunità metodiste
in Italia i»rchè àano, in tal senso,
consapevoli testimoni della pace di
Cristo. Si chiede al Parlamento e al
governo italiano di prendere coraggiose ed efficaci decisioni per appoggiare attivamente le iniziative di pace
che le Nazioni Unite propongono tramite il segretario generale U Thant ».
Infine, domenica 7 maggio con un culto
di Santa Cena presieduto dal Past. Acquilante e la Consacrazione al Santo Ministerio dei due Candidati, si è conclusa la VI
Conferenza della Chiesa Evangelica Metodista d’Italia.
Alberto Taccia
Le Chiese britanoiche contro
l’armainento nucleare
HODDESTON, Gran Bretagna (soepi). - Il
Consiglio britannico delle Chiese. aU’unani.
mirà meno uno, ha votato un appello al governo britannico affinchè rinunci a possedere una forza nucleare indipendente.
Perchè si giunga a un accordo soddisfacente sulla non-proliferazione delle armi nucleari la Gran Bretagna dovrebbe essere
pronta a rinunciare a possederne di proprie.
Al tempo stesso dovrebire sforzarsi di agire
presso i governi clic già ne detengono (gli
U.S.A., ril.R.S.S. e la Cina) affinchè limitino il loro armamento nucleare. Ciò costituirebbe un passo verso il controllo internazionale e la soppressione totale delle armi
nucleari.
Il Consiglio ha rivolto queste richieste al
proprio governo per favorire l’adesione degli
Stali non-nucleari al trattalo di non-prolifcrazionc e per aiutare la Comunità europea
a svilupparsi su una base non nucleare.
5. - Il discutere e decidere insieme non solo consente di maturare
Tintegrazione agli altri minori livelli,
ma costituisce strumento idoneo per
far superare ai rappresentanti dele
due Chiese ogni residua riserva incomprensione, dlflìidenza o sospetto
eventuali sulle effettive intenzioni dell’altra parte. In tal modo si verrà formando col tempo ima mentalità nuova, comune e comprensiva, più che
ora non sia, delle rispettive situazioni
reali e delle necessità degli uni e degli altri.
6. - Le decisioni prese in comune
saranno il portato chiaro ed Inequivoco della volontà delle rispettive assemblee espresso con un linguaggio comune; e saranno di per sé valide come decisioni di ciascuna di esse, cementando così; in seno alle Chiese locali il senso della effettuata integrazione, consentendo altresì un’applicazione univoca e controllabile dalle due
parti.
7. - In tal modo, integrando senza
alterare aprioristicamente gli organismi esistenti, si potranno di poi rivedere e migliorare, sul fondamento di
una esperienza comune, la veste ed il
funzionamento delle attuali assemblee
per renderle più adatte a svolgere un
lavoro comune.
8. - Si consentirà anche la diffusione della conoscenza, oggi assai carente, delle situazioni rispettive da
parte delle assemblee responsabili di
ciascuna Chiesa, sviluppando altres"’,
la migliore conoscenza diretta di un
più gran numero di persone.
9. - Si attua così, senza nuHa togliere a ciascuno del proprio carattere specifico, una integrazione per somma dei rispettivi valori, consentendo
di conferire al lavoro comune tutto
T apporto che ciascuna parte può
darvi.
10. - Il sistema ora accolto potrà
dimostrare col tempo come l’integrazione delle cose esistenti poste in comune, andrà ad attuare quella unità
ohe tutti desiderano tra le due Chiese, senza dover dar vita ad una Chiesa nuova che ripresenterebbe di fronte agli altri protestanti italiani tutti
gli inconvenienti insiti nel denominazionalismo eoolesiastico.
11. - Il risultato conseguito ora
attua in definitiva in modo pieno il
voto espresso dal rapporto della Commissione mista, sia .pure con una procedura diversa, ma sostanzialmente
più rispondente di quella precedentemente proposta. Non bisoigna dimenticare infatti che la Commissione
nel suo rapporto afferma che « la base
del nostro progetto è dunque la convocazione di un Sinodo congiunto,
rappresentativo della realtà ecclesiastica delle nostre Chiese e avente piena autorità senza che sia necessaria
Tulteriore ratifica da parte del Sinodo
valdese e della Conferenza metodista» (pag. 13).
Qualche incertezza può aver data la
formulazione della proposta valdese
ora accolta anche da parte metodista.
Essa precisa che i fini voluti dalla
commissione « sarebbero meglio conseguiti mediante sessioni congiuinte...
nelle quali la discussione procedesse
in comune e le conclusioni venissero
sancite dalle due assemblee separatamente secondo le norme procedurali
di ciascuna ». Ovviamente ciò non significa che le due assem;blee convocate congiutamente esaminano e discutono schemi e proposte comuni e poi
si ritirano ciascuna per conto suoi per
deliberare (e magari ricominciare a
discutere da capo ogni cosa). È chiaro
ed evidente ohe oigni decisione viene
presa insieme e nello stesso tempo, ma
nel rispettoi delle rispettive procedure
con cui ciascuna assemblea regola il
suo funzionamento comune. Tale sistema garantisce ohe le delibere prese
in comune sono ad un tempo delibere
di ciascuna delle due assemblee, sulle
quali non sarà possibile ritornare in
altra diversa sede. Perciò tali delibere
saranno vincolanti per entrambe le
assemblee oltre che per la sessione
congiunta in cui esse son prese. Inoltre il sistema adottato assicura ohe
una decisione avrà valore di delibera
comune della sessione congiunta, solo
quando su di essa saranno stati convogliati i voti della maggioranza dei
metodisti e di quella dei valdesi secondo il dettato dei rispettivi regolamenti. In pratica per poter riscontrare tale condizione sarà sufficiente che
i metedisti ed i valdesi votino avendo
a mani schede di colore diverso, in
modo da poter conteggiare distintamente le rispettive maggioranze e raccogliere cosi; la manifestazione delle
sue volontà confluenti in un solo eguale pronunciamento sorto dal dibattito
condotto in comune.
Nella fase iniziale si avrà anzitutto
una convocazione congiunta di carattere straordinario rispetto alle convocazioni ordinarie delle due assemblee.
Di poi esse stesse decideranno insieme, seguendo la precitata procedura,
come meglio crederanno di doversi regolare nella conduzione del lavoro comune. Ed è noto che il lavoro per
rintegrazione da attuare è molto. Chi
volesse riandare agli articoli pubblicati dal novembre 1965 al febbraio
1966 sulle colonne delTEco-Luce, può
farsene un’idea. Dopo la stasi di questi ultimi anni, il tempo sembra flnal
mente venuto per porre mano all’aratro lasciando da parte le discussioni
oziose. L’integrazione è ora un fatto
irreversibile tra le nostre Chiese ; occorre adoperarvisi in modo concreto
e fattivo senza proseguire ulteriormente nella politica dei sogni o delle
tergiversazioni. La capacità ecumenica di noi tutti di attuare il programma dell’integrazione è posta ora alla
prova dei fatti. 'Voglia il Signore dare
alle nostre Chiese Io Spirito che vivifica per l’opera che andranno ad intraprendere.
Giorgio Peyrot
iiiiiiiiiiiiiimuiniiMiiiiMtiiiiiiMiiMuiiiiiitniii-oiiimimiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiii
ll■lmlllmMllllllllltllllu
A partire dal gennaio 1967 i documenti
conservati negli archivi segreti del Vaticano,
datanti dal 16 giugno 1846 al 7 febbraio
1878, potranno essere consultati, in applicazione di una decisione di papa. Paolo VI, il
quale ha voluto così rendere accessìbile una
nuova sezione del materiale trasmesso agli
archivi dalla Segreteria di Stato e da varie
altre congregazioni romane. Fra il 1846 e
il 1878 — epoca del pontificato di Pio IX —
si svolsero il primo Concilio Vaticano e ia
guerra franco-prussiana; l’Italia raggiunse la
propria indipendenza, come molti paesi americani, e molte ideologie, fra, cui il socialismo, fecero la loro apparizione sulla scena
del mondo.
I lettori ci scrivono
Don Mazzolari
prete
rivoluzionario
Torino, 13 maggio 1967
Caro pastore Conte,
Le scrivo queste righe dopo a\ i i
assistito, ieri sera, in un primo ini-mento per curiosità, e poi sempre co-.,
maggior interesse, alla trag-mission
televisiva del documentario dedicai',
alla memoria di don Primo Maz7oi<
ri. Le premetto che conoscevo piuLl»sto genericamente Tattività del pres;;
« rivoluzionario » e, se ben ricorcl;=.
tempo fa la cosa fu dibattuta su quu
sto giornale, sotto particolari aspetti;
di conseguenza, la testimonianza eh
desidero dare sulla sua persona è e senzialmente dovuta, ripeto, alla tru
smissione cui ho assistito, e per !..
quale dò atto alla RAI-TV di un inconsueto, seppur prudente, atteggiómento.
Mi ha profondamente colpito la po,
tente carica d’amore cristiano ohe ha
sempre guidato ed ispirato quest’ut
mo e che lo ha fatto passare altrave.i’so dure prove ed incomprensioni.
Chiamato dagli avversari del mo
mento rispettivamente « comunista
« fascista », « capitalista ». « miscre
dente », ed in vari altri modi, pu
Irebbe semplicemente essere deiinh
un « cristiano », avversano com'er
dell’ingiustizia, della violenza, deT
guerra,, qualunque origine avessero.
Lo definirei anzi un « santo », rii'
turalmente non nel senso dato a qiu
sta parola dalla chiesa di Roma (da!
la quale penso non si staccò, malgr.t
do i contrasti, per una profonda coO’
vinzione personale), ma nel senso li
«appartenere al Signore», di « ni:i
tersi al servizio della giustizia», d;
« essere povero », di « amare il prossimo », di « sperare nella grazia div i
na » (come ebbe a dire il pastori
F. Giampiccoli nel suo opuscolo « Cosa vuol dire essere santi » della colla
na « Attualità protestante »).
Penso che i lettori sappiano dei vari ed energici « richiami alTordine »
da parte dei suoi superiori, ma forse
non tutti conoscono la risposta che
diede per iscritto al suo vescovo;
« Parlerò e testimonierò finche mi
sarà possibile, nei limiti delTobbedienza da me dovuta; oltre questi limiti, testimonierò col silenzio ».
Carica d amore, dicevo, che, oltre
ad ispirare le sue azioni, era anche
fulcro dei suoi sermoni, carica che
gli faceva bandire la parola « nemico » e proclamare Giuda Iscariota suo
fratello, nella certezza che Cristo,
chiamandolo « amico » nelTatto slesso del suo tradimento (Matt. 26: 50),
già lo aveva perdonato.
Significative le espressioni di simpatia e di affetto di avversari politici
e religiosi (e significativa pure Tassenza di personalità democristiane),
specie per quanto eblie a fare durante il periodo della « guerra fredda » e
per il risveglio della fede nelle masse: penso che se in ogni nazione del
mondo vi fossero un po’ più di per*
sone di tal fatta, (a qualunque Chiesa, ideologia o partito appartengano)
le cose forse andrebbero assai meglio
di quanto non stiano andando oggi.
Vorrei concludere ricordando una
frase, contenuta nel suo testamento,
e sempre citata ieri sera : « Sto per
recarmi nella Casa dell’Eterno, dove
nessuno è assente » : testimonianza al.
ti-^ima della sua certezza e della sua
fede nella grazia divina e nelTincomparabile amore del Padre Celeste verso Tumanilà intera.
Mi creda fraternamente Suo
Roberto Peyrot
3
r
19 maggio 1967 — N. 20
pass. 3
UNO Dei TEMI DIBA^TTUTI NELL’INCONTRO DI VIEFING
Il rispelto della persona nniana nella
lo Spirìhi della verità
L'argomento del rispetto della persona
umana nell’ambito familiare richiede una
■competenza specifica deH’argomento, competenza che non ho, illuminata da una chiara visione deH’attuale situazione socio-culturale direi non tanto europea, quanto italiana (pensiamo a films come Divorzio alTitaliana). Il problema della famiglia sta
diventando un problema di costume: ne
parlano i giornali più o meno s.pecializzati,
la televisione, la radio, il cinema, le rivi;ste laiche o confessionali. D’altra parte,
stanno avvenendo dei profondi cambiamenti in seno alla nostra società e non sappiamo, sociologicamente parlando, quali conseguenze possano avere simili mutamenti.
La classica istituzione familiare patriar•cale (o matriarcale) sta scomparendo, per■ehè un maggior benesse ed un nuovo tipo di lavoro non soltanto agricolo (la fattoria richiede molte braccia e dà da mangiare a molte bocche) permettono ai giovani
dopo il matrimonio, di allontanarsi dal nucleo originario per fondare tante nuove
piccole unità indipendenti.
Questo fenomeno di fluttuazione e quindi
di minore influenza « paternalistica » (almeno per durata) avrà senz’altro delle conseguenze, a cui — pare — siamo impreparati, Tutti gli stati sono passati attraverso
questo fenomeno di rinnovamento istitutivo
■e ne hanno sopportato la crisi inerente. Ora,
mi sembra che proprio nel nostro nuovo tipo di famiglia ancora così incerto ed eterogeneo (mi riferisco ad esempio alle differenze in questo campo fra abitudini del
Nord e del Sud) esistano delle rinunce che
è arduo accettare e delle innovazioni che
è diffìcile assimilare.
Di fronte all’incertezza, è necessario proporre una via d’uscita, una delle tante che
ci servano per illuminaiici sul cammino da
intraprendere. E’ certo che, per quanti sono
vissuti o vivono in una visione « evangelica » della famiglia, esistono dei presupposti
positivi per uscire indenni dalla orisi inevitabile. Uno di questi presupposti è appunto
il rispetto deH’altro, del prossimo, esaltato
dalla Bibbia come amore del prossimo.
L’Evangelo ci paria di un rispetto così alto che si trasforma in aiuto, in dedizione
(pensiamo alla « dedizione » delle nostre
Diaconesse) agli altri, soprattutto a chi soffre o si trova nella difficoltà.
Questo vale in una visione « credente »
nella Parola di Dio; ma — riconosciamolo
— è difficile partire da questa disposizione,
in quanto richiede una totale dedizione delTessere che non è solo eroica, perchè è
stabilita e voluta da Dio. A questa conclusione è più facile giungere, con un itinerario dal basso, dopo avere percorso tutte le
tappe deirumana e terrestre ricerca di una
soluzione. Per questo motivo, mi è sembrato più opportuno — anche perchè più
congeniale — prospettare il problema dal
punto di vista pedagogico: ogni rapporto
umano è essenzialmente fondato su un rapporto educativo che lo informa e lo valorizza, in quanto reducazione è quel modo di
vedere le cose, il mondo e gli uomini sotto
l’aspetto della libertà e del rispetto. Un simile discorso ci porta ad essere assai concreti e ne chiedo scusa, anche perchè ogni
tanto farò ricorso ad esempi tratti dalla
mia esperienza per comprovare qualche affermazione.
La vita familiare è il risultato di una
lunga azione educativa, che inizia ancor prima della nascita. 11 modo di comportarsi
dell’adulto è il risultato (non deterministico) di molte acquisizioni conscie ed inconscie e di fatti ereditari presenti fin dall’inizio. D'altra parte, i giovani d’oggi diverranno in futuro dei genitori e gli attuali adulti
sono stati in passato dei bambini, per cui
il problema del rispetto deirinfanzia è un
problema squisitamente familiare.
In altre parole, l’esigenza educativa, oggi più che mai. è presente nel mondo moderno, al di là del semplice moralismo, e
ne caratterizza la fisionomia. La persona
che pensasse di poter abolire un rapporto
educativo con chi gji è vicino, non solo sarebbe una persona ignorante, ma una persona che nega se stessa, in quanto apportatrice di valori.
Il primo atto di rispetto per la persona
lo compiono i genitori che aspettano con fiducia il lieto evento; gli studi medico-psicologici annettono una sempre maggiore
importanza, nel futuro sviluppo delTindividuo, alla condizione di accettazione o di rifiuto anche nel periodo pre-natale da parte
dei genitori. Vi è un rapporto intimo di
scambio non solo materiale fra madre e
nascituro, nel senso che un clima affettivo
positivo facilita l'armonico sviluppo dell’essere. La casa stessa deve essere pronta al
lieto evento, predisponendo il necessario,
nia con cura, con amore; se poi in famiglia
Vi sono altri fratellini, la prima co<sa da farsi è di preparare serenamente la comunità
al fatto che fra breve il nucleo familiare
sarà più ampio. In questo senso, nessuno
si sentirà usurpato nella sua posizione, perchè non c'è sorpresa o soipraffazione : sarà
giusto, agili occhi di tutti, che i familiari
rivolgano dapprincipio le loro attenzioni al
neonato, perchè necessita di maggiori cure
c non perchè desiderano dimenticare gli
altri. Questo senso di accettazione significa
reciproco rispetto e profonda sincerità di
comportamento, A questo proposito occorrerebbe parlare degli antifecondativi: il
problema però sarebbe estremamente ampio
e specifico, per cui è bene che ognuno, senza
aspettare le decisioni papali che tardano (!).
risolva personalmente la questione. Inoltre,
mi pare che questo, più che un problema
di rispetto della persona, sia una questione
di valore della vita di un essere.
La situazione di rispetto della persona,
che per ora è soprattutto operata dall’adulto per ovvi motivi, continua in modo ancora
Rispetto = affetto intelligente — Il bambino ( e non solo lui ! ) non impara
guardando soltanto, ma toccando e rompendo — Armonizzare casa e scuola
— Esigenza del rischio — Da come viene impostato il rapporto con i genitori dipende fortemente il futuro di un individuo.
più evidente nei primi tempi di vita del
bambino : egli deve sentirsi ascoltato, amato
da chi lo circonda. Il suo pianto ha sempre
un Significato, che può andare dal bisogno
fisico (fame, dolore, sonno) al bisogno affettivo (presenza di una persona). Non sono le
eccessive cure a renderlo contento e soddisfatto; bastano poche attenzioni, al momento giusto, per fare sentire al piccolo l’affetto e la comprensione.
Quando il bambino poi comincia a manifestare i suoi sentimenti, con voce e gesti,
la famiglia è chiamata a rispettare questo
desiderio Lstintivo del soggetto di fare conoscenza con tutto ciò che lo cjrconida. La
sua volontà di apprendere si manifesta attraverso il desiderio di appropriarsi degli
oggetti che gli sono offerti, di romperli per
vedere come sono fatti dentro e per saggiarne la consistenza. 1 genitori hanno cura
di assecondare questa volontà e di considerarla un mezzo insostituibile nella formazione del piccolo : è bene dare al bambino
degli oggetti che egli possa rompere e a
cui non si è troppo affezionati. Le belle
bambole o i giocattoli troppo complicati
non servono a nulla, perchè il bambino non
impara solo guardando, ma toccando e rompendo.
* « *
Con Tarrivo dell’età scolare, aumentano
anche i problemi perchè il bambino esce
dall’ambito familiare per compiere nuove
esperienze intellettuali e sociali. L’importante è che il ragazzo non sii trovi obbligato a
dover seguire due metodi, quello familiare e
quello scolastico, nel senso che egli venga
indirizzato e valutato in modo diverso a
casa e a scuola. In entrambi i casi egli deve
avere la massima possibilità di produrre, di
esprimersi liberamente, di interrogare in un
clima di stima e di fiducia.
Molte volte, a scuola arrivano sogget'i
che disei©nano in modo veramente curioso,
direi preoccupante: usano solo un angolino del foglio, ripetono sempre le stesse cose,
non lavorano di fantasia. La diagnosi di
questi disegni è facile e la colpa dell’eocessivo schematismo è da attribuirsi all’aduT
to. Si tratta di soggetti inibiti, i quali sono
stati malamente rimproverati mentre dipingevano e che ora, ogni quel volta debbono disegnare, si sentono « bloccati » mentalmente, perchè non hanno ricevuto una
spinta incoraggiante fin daU’inizio.
Il ragazzo che si sente rispettato nelle
sue ambizioni, che non si vede preso in
giro se sbaglia o se tenta di uscire con
una compagna, con i soliti « se ai miei
tempi...», stabilisce con i genitori una sincera amicizia e oserei dire alleanza. I pericoli maggiori sono da vedersi negli adulti
che credono di avere assolto nel modo migliore al loro compito : di solito, nei figli
non nasce un senso di rispetto per questi
genitori, perchè capiscono che padre e madre li considerano impotenti se non sono
loro a consigliarli o a guidarli. Dare la
poissibilità al ragazzo di rischiare, porlo di
fronte alla difficoltà di una scelta è per
lui fargli comprendere che qualcuno ha fiducia nelle sue possibilità e, d’altra parte,
che c’è pur sempre qualcuno che vigila e a
cui può ricorrere nella .difficoltà troppo
grande.
Mi è sembrato utile tratteggiare questo
breve panorama delle varie fasi dello sviluppo del ragazzo in famiglia, perchè come
viene risolto il problema dei rapporti figligenitori dipende tutto il futuro di un individuo. E il problema può essere risolto
solo nel rispetto del singolo. Non si richiede aU’adulto di abdicare sempre alla
sua potestà si sottolinea la necessità di fare
accettare ai giovani, adattandolo ai tempi e alla mentalità, quello che è l’ideale del
bene per l’adulto. L’importante è di non
volersi sovrapporre a nessuno e non voler
compiere delle scelte nell’assenza dell’interessato.
Dal rispetto delTindividuo nasce quella
sicurezza in se stessi, nella scelta della compagna, della professione, dell’ideale: insomma, di un determinato tipo di vita.
Molto spesso al centro di orientamento arrivano individui che si considerano (o sono considerati) dei falliti, perchè hanno dovuto scegliere una professione o uno studio
che piaceva ai genitori, ma non a loro. In
questi casi, è necessario rifare tutt’una esistenza, che sembra vuota, perchè tutta costruita dagli altri e per accontentare gli
altri. Non ¡si pensa mai a quanto danno si
possa fare cercando di « dare una posizione » ai propri figli senza consigliarsi con
loro: essi non potranno mai apprezzare
questo sforzo, perchè li ha solo fatti soffrire.
Quale sia la conclusione di queste poche
considerazioni (non è neppure il caso di
dire che una quantità enorme di problemi
è stata trascurata per necessità) per un
credente è possibile rinatracciarla nello
stesso comandamento biblico « Ama il tuo
prossimo come te stesso ». 'Vi è una dialetticità insopprimibile fra rispetto ed amore, per il credente, tiuit’è che il rispetto si
trasforma immediatamente in dedizione. Si
tratta di un rispetto che lascia all’altro la
completa disponibilità di se medesimo nel
ricambiare o meno questo atto; è comunque una testimonianza di fiducia nel prossimo, di mantenimento della libertà nei
presupposti e nelle conclusioni: è quindi
un rapporto educativo e come tale va trat-<
tato, con tutta la problematica che gli inerisce. L'individuo, consapevole delle sue
azioni e del suo comportamento, deve acquistare una mentalità critica e sperimentale : andare alla ricerca dei motivi, delle
cause di un determinato tipo di atteggiamento (pensiamo al problema dei « capelloni »), per vedere se sia possibile a lui trovare una soluzione al problema. La vita
deH’uomo appare in .tutta la sua problematicità, in tutta la sua angoscia di scoprire
i « perchè » del suo essere.
Roberto Eynard
La presenza dello Spirito Santo
nella vita dei discepoli di tutti i
tempi è chiaramente preannunziata
da Gesù negli ultimi discorsi della
sua vita terrena. Secondo l’Evangelo di Giovanni, Gesù disse: alo
pregherò il Padre ed Egli vi darà
un altro Consolatore, perchè stia
con voi in perpetuo ».
Il termine greco « Paracleto » si
gnifica consolatore, difensore, awo
cato; è colui che sta vicino, che aiu
ta, che difende. Gesù sta per ginn
gere alla fine del suo ministero; sa
che i suoi discepoli rimarranno soli
e dispersi, così come sono dispersi
nel mondo i credenti del nostro
tempo, tutt’altro che estranei alle
lotte della vita.
Avranno anch’essi la loro parte di
sofferenze in un mondo che « geme
ed è in travaglio »; ma dovranno
essere particolarmente sostenuti e
fortificati in vista del buon combattimento, cioè quello della fede. E’
evidente che anche oggi i cristiani
hanno bisogno della guida e dello
Spirto Santo: per rimaner fedeli al
loro Signore, per affrontare la vita
come Lui seppe affrontarla, per non
cedere allo scoraggiamento ed alla
fuga.
Dobbiamo riferirci alla preghiera di Gesù Cristo in ogni tempo,
non soltanto nel periodo pentecostale. La comunità cristiana sparsa
sulla terra e la comunità locale non
pensino di poter fare a meno del
« Consolatore », cioè dello Spirito
Santo, nello svolgimento della loro
missione ohe consiste innanzi tutto
nell’annunzio dell’Evangelo, predicato e vissuto. La moltiplicazione
dei programmi di attività, le politi
COLOMBm
Quanti protestanti?
BOGOTA’ {soepi) — In 39 chiese protestanti colombiane il numero dei membri comunicanti è raddoppiato dal 1960 ad oggi,
passando da 33.156 a 63.810, secondo un
censimento dell’ufficio informazione della
Confederazione evangelica della Colombia,
effettuato dai sovrintendenti delle Chiese fra
il novembre 1965 e il luglio 1966.
La comunità protestante, compresi i bambini delle Scuole domenicali e i non comunicanti, è valutata a un po’ più di 250.000
persone. Malgrado un tasso d’aumento delril% all’anno, questa comunità protestante
rappresenta ancora meno dell’1,5% della popolazione (18 milioni).
Gli avventisti (19.213) e i pentecostali
sono le più numerose comunità cristiane non
cattoliche. Il tasso d’aumento degli avventisti, come delle chiese protestanti, si aggirerebbe suini,5%, mentre il numero dei
membri della Chiesa pentecostale si è quintuplicato nel corso degli ultimi sei anni.
lIllimilimilillMllllllliMli
SPIGOLAJSDO NELLA STAMPA
Echi della settimana
DA « LE MONDE » :
(10-5-1967)
E’ noto che la soppressione del partito
comunista tedesco (KjPjD.), decisa nel 1956
nella Germania Occidentale in seguito a
sentenza della Corte Costituzionale Federale. venne attuata con grande rigore, non paragonabile con quello d’alcun’altra nazione
democratica dell’Occidente. La detta sentenza fu pronunciata in forza (si disse) dell’articolo 21 della Costituzione Federale; nel
cui comma 2 si legge : « I partiti che, per
quanto risulta dai loro scopi e dall’atteggiamento dei loro aderenti, cercano di minacciare l’ordine fondamentale libero e democratico, di rovesciarlo o di compromettere
l'esistenza della Repubblica Federale, sono
anticostituzionali ». Ma recentemente alcuni
avvenimenti gravi hanno fatto sorgere un
fermento nell’opinione su tale questione.
Uno dei più gravi è stata una dichiarazione
scritta del ministro degl’interni di Bonn..
Paul Luecke, secondo il quale: a) l’interdizione del K.P.D. dev’essere mantenuta; b) ma
il partito neo-nazista (il famoso N;P.D. di
recente fornuizione, che è già riuscito ad
ottenere la rappresentanza in ben quattro
parlamenti locali) non ha carattere anticostituzionale perchè (sono le parole testuali
del Luecke) « certe idee d’estrema destra
possono venir riaffermate da una nuova organizzazione, mentre il .marxismo-leninismo
non può manifestarsi che in un partito comunista ». Giustamente si è rimproverato
al Luecke l’uso di due pesi e due misure: o
essere ugualmente severi verso entrambe le
formazioni politiche estreme, oppure totgliere l’interdetto al K.P.D. In favore di queSto secondo provvedimento s è espressa una
assemblea tenutasi (il 6 corr.) a Düsseldorf,
alla quale hanno preso parte duecentocinquanta personalità: uomini politici, sindacalisti, scienziati, giuristi ecc. Il pastore Niemoeller ha qualificato l’interdetto « un errore permanente, che esercita un influenza no
a cura ci# Tullio Viola
civa sul regime democratico ». I congressisti haimo avuto difficoltà ad ottenere in affitto la loro sala, e la riunione è stata severamente sonfegliata, dalla polizia, tanto all’interno che alle uscite della sala. I poliziot.
ti prendevano nota dei numeri di tutte le
automobili dei partecipanti...
(11-5-1967)
La prospettiva che all’attuale governo
francese, o piuttosto all’attuale presidente
della repubblica, vengano ben presto conferiti i « poteri speciali », allarma molti francesi. Pierre Mathias per es. cosi si esprime
in proposito :
« Se noi avessimo un presidente ”di di
ritto divino”, è evidente che egli sarebbe
al difuori, o piuttosto al disopra delle leggi,
anche di quelle da lui stesso promulgate
Questo per le altre prerogative che lo di
stinguerebbero: FinfaUibilità, l’onnipotenza
Tubiquità e la maestà ohe impone un ri
spetto assoluto. Un tal uomo s’identifiche
rebbe con la Provvidenza stessa, nella con
siderazione del paese al quale egli si sareb
be degnato di concedere la sua grazia.
<c Ma non abbiamo noi forse proprio questo presidente provvidenziale? Com’è possibile che egli si sbagli? L’arma nucleare non
gli conferisce forse la più grande potenza,
e la televisione il privilegio d’essere ovunque presente e di farsi ascoltare come dall’alto d’un Sinai domestico? In mancanza
dell'eterna giovinezza, non gode egli forse
dell'immortale vecchiaia?
(c Quanto alla questione di sapere chi, in
virtù della Costituzione, abbia maggiore autorità, se il capo dello Stato o il Parlamento, essa è del tutto superflua (letteralm.: è
una superfetazione). Tuttavia l’eletto da Dio
si degna d’accordare agli eletti dal popolo,
previa assicurazione della raggiunta maggioranza e salva la minaccia di scioglimento, la
libertà di discutere e di votare la propria su.
perfluità (superfetazione) ».
DALLA « GAZETTE DE LAUSANNE » :
(6-7.5.1967)
Cassius Ciaf, il famoso pugile negro,
attuale campione dei pesi massimi, del quale è noto il recente rifiuto dl’indossare la divisa müitare, in un’intervista concessa al
giornale « Africa giovane », ha stigmatizzato
con le seguenti terribili parole la situazione
dei negri in U.S.A.: « Noi siamo compietamente morti. Ci è stata rubata la conoscenza di noi stessi. Io ritengo che « negro » derivi dal greco « nekro », che vuol dire qualcosa di morto. Noi siamo economicamente
morti, socialmente morti, spiritualmente
morti. 22 milioni di uomini che non valgono un laccio da scarpa ». Nel corso dell’intervista, Clay ha ripetuto che, a suo parere,
là religione mussulmana gli vieta qualunque partecipazione a una . guerra.
DAL «JOURNAL DE GENEVE»:
(12.5.1967)
L’autorità dell’ONU, già gravemente
indebolita dalla guerra del Viet-Nam, decade sempre più, e ciò anche per altre ragioni
gravi e preoccupanti.
Ora è la volta del problema del Sud-Ovest
africano. Dopo ben quindici giorni di dibattito, l’assemblea dell’ONU, riunita in sessione straordinaria, ha dovuto constatare la
propria impotenza a risolvere quel problema
« Questo scacco era prevedibile (scrive Re
né Payot). La maggioranza dei membri del
rONU dimostra di avere delle ambizioni
che superano largamente i mezzi dell'istitu
zinne, e questa si assume certi compiti che
non è in grado di assolvere. Questo nuovo
insuccesso dovrebbe servire di lezione perchè, votando ’’fiammeggianti” risoluzioni
coN’nmjA
IN QUARTA PAGINA
che ecclesiastiche o le ecclesiologie
politiche, i bilanci finanziari, l’alto
grado di cultura accademica, la creazione di nuovi organismi ecclesiastici
e tante altre cose ancora non possono sostituire nella vita della Chiesa e
dei credenti la presenza del « Consolatore ». Senza lo Spirito Santo,
creduto e invocato, anche la testimonianza dei singoli cristiani si affievolisce; malgrado molte loro attività, la lampada dell’Evangelo può
esser messa sotto il moggio invece
di far luce a tutti quelli che sono
in casa.
E’ difficile oggi parlare dello Spirito Santo. Che cos’è lo Spirito Consolatore promesso da Gesù Cristo?
Una ebbrezza mistica o spiritualistica? Un’ esperienza entusiastica?
Un’azione interiore diversa da quella che Gesù Cristo è venuto a compiere in noi e per noi? Assolutamente no. Lo Spirito Santo è innanzi tutto il dono che Dio ci fa di poter riconoscere il Signore Gesù Cristo oggi e nel tempo della nostra
vita. E’ il dono di credere in Lui,
di intendere la Sua rivelazione e di
annunziarla semplicemente, senza
confusioni, senza adattamenti allo
spirito del mondo o dei tempi. Lo
Spirito ci consola, nell’assenza esteriore del Cristo, ci libera dai nostri sogni e dalle nostre tristezze,
apre il nostro cuore, per natura duro e carnale, al messaggio della Parola di Gesù, e ci guida nella via
della verità, s’intende della Sua verità: cc Lo Spirito della verità v’insegnerà ogni cosa e vi rammenterà
tutto quello che v’ho detto... vi guiderà in tutta la verità, perchè non
parlerà di suo, ma dirà tutto quello
che avrà udito... prenderà del mio
e ve lo annunzierà ».
Dobbiamo rimanere su questo solido terreno, proprio oggi, in un
tempo in cui nella chiesa occorre
attenersi alla verità insegnata da
Cristo. Ogni volta che un uomo crede in Gesù Cristo e ne accetta la
Parola, quivi lo Spirito è all’opera.
Accettare la Parola significa anche
esprimerla in una testimonianza
esterna. Ma è chiaro che, anche in
quella testimonianza, lo Spirito conduce a Cristo, non altrove; e, se
conduce a Cristo, ci condurrà anche
verso gli uomini in favore dei quali
Cristo è morto ed è risuscitato.
Gli ultimi discorsi di Gesù mettono in intimo rapporto lo Spirito e
la Parola: « Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre Vanterà e noi verremo a lui e faremo
dimora presso di lui ».
La Parola senza lo Spirito che la
mette nei nostri cuori e la illumina
può rimanere lettera morta. Lo Spirito, senza il controllo e l’ubbidienza della Parola di Dio, può essere
inteso come una esaltazione mistica
o spiritualistica, non una confessione di fede in Cristo.
La comunità cristiana è guidata
dalla Parola e dallo Spirito. Così
era al tempo della prima Pentecoste, così dev’essere oggi. Senza quei
segni inconfondibili, la chiesa sarà
un’associazione religiosa, culturale,
politica, assistenziale o altra cosa
ancora. Non sarà la chiesa del Nuovo Testamento.
Anche in questo campo è necessario vegliare e pregare.
Ermanno Rostan
Scuola Latina di Pumatetto
Offerte ricevute fino al 30-4-67 dalla Direzione che, riconoscente, ringrazia.
Micci Annalisa (Massello) L. 5.000; Micci
Willy (MasseUo) 5.000; Bleynat Annalisa
(Poomaretto) 25.000; Gay. Ugo e Iolanda Rivoiro-Pellegrini (Torino) 40.000; Lucilla e
Laura Mathieu (Roma) 10.000; Rostan Cesarina (Pomaretto) 5.000; Coucourde Luciano (Inverso Pinasca) 7.000; Monnet Graziella (S. Germano Chisone) 10.000; Baret Mar.
ta e Italo (Pomaretto) 2.000; Gardiol Elena
(Pomaretto) 5.000; Baret Giorgio (S. Germano Chisone) 5.000; Balmas Emilio (id.)
5.000; Masscl Nelia (Pomaretto) 20.000;
Pons Marcella (id.) 3.000; Meytre Mauro
(Salza) 2.000: Bleynat Laura (Pomaretto)
20.000; Marchetti Valdo (id.) 2.000; Silvio
Long (Lugano) 3.500: Alice Pastre (Cannes)
2.000.
Marinella Barai, alunna della 3» classe
della Scuola Ijitina di Pomaretto si è classificata al 9» posto della graduatoria .provinciale della Scuola Media nel concorso per
la XIV giornata europea della Scuola ed è
stata premiata durante una solenne cerimonia. svoltasi il 5 maggio a Palazzo Madama
a Torino. Ci rallegriamo con la cara Marinella e le facciamo i nostri auguri.
4
pag. 4
P
AL MOMENTO DELLA CONFERMAZIONE
Come i nostri Giovanissimi vedono la vita crìsiiana
N. 20 — 19 maggio 1967
Umiltà e riconoscenza, gravità e allegrezza, serietà d'impegno nella professione di fede di un gruppo di catecumeni : « Noi non vogliamo^ altro fondamento che quello già posto : Gesù Cristo » — « Non sono io' che l'ho scelto,
è Lui che mi ha scelto » — « La confermazione è una confessione di fede, ancor prima di un impegno, e un : grazie. Signore I » — Sensibili all'impegno
di testimonianza, nel mondo ma in comunione con tutta la Chiesa — Una fede
cieca e al tempo stesso consapevole, fiducia, fedeltà — « Non ancora, oggi
sarebbe ipocrita ; un giorno, spero ».
La Confermazione mi impegna ora a
riconoscere che appartengo a Dio, il quale
mi chiama al suo servizio e a chiedere
perciò la Confermazione. La mia vita non
avrebbe infatti alcun senso se non vivessi
come un membro di Chiesa, sottomesso
alla sua Parola che mi giudica e mi salva.
Significa essere segnati iper la vita e per
la morte col nome del nostro Salvatore.
Non appartenere più a sè stessi, ma a Gesù
Cristo. D’ora innanzi si vive quindi per la
potenza del Suo spirito e Dio è il nostro
alleato.
4: ^
Gli evangelici non hanno dunque nè scoperto nè inventato nulla di nuovo. Si sono
semplicemente basati scrupolosamente sul
grande annunzio.
Vi è quindi tra evangelici e cattolici romani la stessa specie di rottura che vi è
tra Gerusalemme e la Chiesa. La Chiesa
Evangelica è dunque la Qiiesa Cattolica,
ma riformata, vivificata, purificata, semplificata dalla testimonianza apostolica alla
quale lo Spirito Santo ha restituito la sua
piena autorità.
Conoludendo, per l’Evangelico non è la
Chiesa che ha autorità sulla Scrittura, hens! la Scrittura che l’ha sulla Chiesa.
La Bibbia racchiude in sè tutto quel che
dobbiamo sapere circa la verità, poiché
l’unico fondamento su cui è edificata la
Chiesa è la Sacra Scrittura adempiuta in
Cristo. E noi non vogliamo altro fondamento che quello già posto, cioè Gesù
Cristo. ®
Questo è il compito dell’uomo nella
vita: evangelizzare, cioè portare a tutti la
verità del Cristo; però non bisogna pensare come tanti che dopo aver portato la
parola di Gesù Cristo, si sentono pienamente soddisfatti, poiché si sa bene, (tramite i profeti) che non è l’uomo che parla,
ma Gesù stesso tramite la nostra bocca;
(« Aprì loro la mente per intendere le scritture » Luca V. 45). Non bisogna neppure
credere di poter di nostra volontà credere
in Lui poiché è Dio stesso mediante lo
Spirito Santo che mi dà la vera fede in
Gesù Cristo. (« Non siete voi che avete
scelto me, ma sono Io che ho scelto voi »).
* * *
Chiedo di essere confermato perchè voglio ripetere nel nome di Gesù Cristo quell’atto compiuto quando non ero cosciente
di quello che mi succedeva (cioè il battesimo). Ora che sono stato educato secondo
l’Evangelo chiedo con fermezza di ripetere
il battesimo, poiché la confermazione non
è altro che il battesimo, cioè la rivendicazione da parte di un adulto del battesimo
fatto da fanciullo; la confermazione è ratto
col quale la chiesa conferma nel patto di
Grazia coiloro che giunti all’età della ragione ed istruiti sul senso del loro battesimo,
personalmente e liberamente dichiarano di
credere in Gesù Cristo e di volerlo servire.
G. B.
L’essere cristiani presuppone una fede,
ma se si crede, allora tutta la vita deve
dipendere da questa fede, chè altrimenti
sarebbe una fede sterile, non vera. Bisogna
cioè testimoniare; ecco che cosa credo voglia dire vivere da cristiani : testimoniare,
nel senso più vero della parola, nel suo
senso più pieno.
Fede e-testimoBÌanza, alla luce dell’Evangelo appaiono così inscindibili, complementari tra di loro ; ognuna di esse da di « senso » all’altra e viceversa..
• • *
Dopo 4-mRai IH’catechismo e di rifiessione più o meno discontinua preferisco ora
rimandare, se non escludere la confermazione. Non mi sento per il momento pronto a poter fare una confessione di fede ed
entrare come vero credente in una Chiesa.
Questo credo sia il primo motivo e forse
l’unico. Spero solo che altri anni di studio
e di riflessione possano darmi la certezza che
ora non ho. Quindi fare ora una « con
Culto radio
domenica 21 maggio
Past. SALVATORE BRIANTE
Messina
domenica 28 maggio
Past. FRANCESCO CASANOVA
Reggio Calabria
fermazione » della mia fede, sarebbe in
realtà una ipocrisia. Forse comoda, disimpegnante, ma che non desidero fare. Noti
voglio del resto escludere del tutto ogni
pensiero sulla confermazione. Ho il dubbio
di non volerla fare anche perchè non voglio prendermi una responsabilità troppo
grossa. Oppure temo che non sia ancora
giunto il momento di farla e questo possa
venire in seguito. In questo senso penso
di continuare ancora il catechismo e di
aspettare. D. I.
Cristiano vuol dire « di Cristo », appartenere a Cristo. Il cristiano è il provato
(«la fornace accesa in mezzo a voi per
provarvi »), il cristiano è colui che partecipa alla sofferenza di Cristo, che è « vituperato per il nome di Cristo ». Il cristiano
dunque patisce e di questo suo patire non
deve aver vergogna, ma glorificare l’Eterno. Cristiano è colui che appartiene alla
« casa di Dio ».
Una rinuncia degli affetti terreni dove
l’uomo è di fronte ad una scelta, o con
Cristo, o contro Cristo (...). Bisogna essere
assetati ed aridi, vedi Isaia 44 v. 3 : « Poiché io spanderò delle acque sul suolo assetato, e dei ruscelli suHa terra arida». Il
giovane ricco non era nè assetato, nè arido;
non poteva dunque, come dice Gesù, « essere mio discepolo ».
nostra vita è improvvisamente turbato da
ima scelta, è Cristo che irrompe nell’uomo,
è la chiamata: l’uomo di fronte alla scelta:
o con Cristo o contro Cristo (« Così, perchè sei tiepido, e non sei nè freddo in
fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca »).
Non c'è dunque una via di mezzo, un compromesso. È una scelta diffìcile, soprattutto
quando viene fatta ad una età tanto giovane; se chiedo d’essere battezzato è per
appartenere al Cristo, è per seguire il Cristo nel cammino della croce. Credo in
Cristo e di conseguenza desidero pormi al
suo servizio, consapevole che; «Non v’è
sotto il cielo alcun altro nome che sia
stato dato agli uomini per il quale noi abbiamo ad essere salvati ». E con questa consapevolezza potrò dire ; « Signore, aprimi
le labbra, e la mia bocca pubblicherà la
tua lode ». D. A.
Chiedo la confermazione perchè desidero prendermi rimpegno che, col battesimo, i miei genitori hanno assunto per me.
Desidero questo perchè voglio entrare
nel patto di grazia che Dio ha stabilito con
gli uomini, perchè ora che Dio mi ha
dato di sfiorare, in certi momenti di gioia,
il significato del sacrificio del Signore, ora
In molte delle nostre comunità nel corso del culto della Pentecoste i
catecumeni die hanno comipietato il loro corso di preparazione hanno
professato la loro fede, confenmaodo l’alleanza del loro battesimo (e ve
ne sono sempre che sono battezzaiti in quell’occasione). A Torino ai giovani era stato chiesto di rispondere per iscritto ad alcune domande
— oltre al colloquio davanti a membri del Concistoro — ; eccole: «Ohe
cosa significa essere cristiani, vivere come cristiani? », « Ohe cosa significa essere evanigelico nei confronti del cattolicesimo romano? », « Perchè chiedi di essere confermato? ». Alcune risposte ci sono sembrate vera^
mene degne di essere segnalate. Non che tutto il gruppo dei catecumeni
fosse a questo livello, purtroppo ; uno di loro chiarnava il figlio prodigo
« figlio prodigio » (ima »specie di idolo beatnick ante litteram? ! ) e un’altra
avrebbe cercato nella Genesi il racconto della passione di Cristo ; anche
queste cose avvengono e chiese e famiglie devono preoccuparsene, poiché
di anno in anno la inedia dei nostri giovani sembra indicare im calo progressivo di conoiscenza biblica. Tanto più rallegranti alcune delle risposte, per la serietà, la maturità, il calore che rivelano. Vi è pure uno che
dice peirchè non ha chiesto di essere confermato, pur senza chiudere la
questione: ancora un segno idi serietà (benché in altri casi abbiamo l’impressione che possa diventare la tradizione dell’anti-tradizione, tale_ rifiuto, il conformismo deiranti-conformismo). Noi ascoltiamo con gioia
questi giovani. Non con la nostalgia della passione giovanile (sottinteso :
che nel frattempo la vita, anche ecclesiastica, si è data da fare per smorzare • ma per im momento, viva l’entusiasmo e la freschezza dello slancio ! ), ma con l’allegrezza di fronte all’opera misteriosa dello Spirito^ che
con il suo soffio pentecostale smuove costantemente le nostre chiese in
continuo rischio di disseccamento.
Primo dovere del cristiano è riconoscere
in Cristo, la possibilità di salvezza, non in
se stesso; di conseguenza la fede assoluta
in Lui, che lo farà operare in bene. Una
fede cieca e nello stesso tempo consapevole,
ma anche una fiducia, che il Cristo è presente e ci aiuta: « Ecco, io sono con voi
tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente », e una fedeltà, compito arduo, uno
dei più diffìcili per il cristiano : « Sii fedele
fino alla morte, ed Io ti darò la corona
della vita eterna ».
Vivere da cristiano, vuol indicare vivere
secondo l’insegnamento avuto nel Vangelo da Cristo, Cristo rende l’uomo libero.
Cristo conduce all’amore e ci ricorda tre
cose; fede, speranza, carità. Ed è in questa abnegazione, in questo prendere la propria croce ogni giorno, che Cristo ci salva. Un lungo cammino che avrà per fine
il Regno di Dio.
Vivere da cristiani, vivere nell’obbedienza a Cristo. «Non chiunque mi dice; Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli
ma chi fa la volontà del Padre mio, che
è nei cieli ».
Penso, per concludere, che l’essere e il
vivere come cristiani è cosa assai diffìcile,
che sempre abbiamo bisogno del Cristo,
che è bene pregarlo affinchè fortifichi la
nostra fede, tale da essere come la casa costruita sulla roccia.
Vivere da cristiani, è vegliare: « Vegliate
dunque, perchè non sapete nè jl giorno; nè
l’ora ».
Vivere da cristiani, è evangelizzare;
« Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e
del Figliuolo, e dello Spirito Santo, insegnando loro d’osservare tutte quante le
cose che v’ho comandate. Ed ecco, io sono
con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente » ; e il versetto così severo ;
« Guai a me, se non evangelizzo ».
Essere evangelico o protestante significa
prospettare sempre un esame di chiarezza
di fronte al Vangelo, non di fronte agli
uomini o alle chiese. Non un rimanere
fermi, statici nelle proprie opinioni, bensì
un continuo riformarsi, ogni qualvolta scopriamo nel Vangelo qualcosa di nuovo,
pronti a cambiare ogni nostra ideologia,
filosofia religiosa, se si può dire, di fronte
all’annunzio di Cristo. Un rinnovarsi continuamente, in quanto l'uomo non ha la
verità dentro di sè, non è possessore della
verità, la Chiesa non è la verità, immutabile, bensì la verità stà nell’Evangelo, ed è
una sola, è la verità del Cristo, una verità
che l’uomo cerca ma di cui non si può impadronirsi, perchè allora diverrebbe Dio.
Essere evangelico o protestante significa
porsi continuamente di fronte al Cristo solo,
chiedersi assiduamente se facciamo la volontà del Padre nostro che è nei cieli, se
non seguiamo piuttosto la nostra via, quella dell’io, dell’egoismo e dell’orgoglio. E
si ridurrebbe un po’ ad un dramma perchè,
quando mai l’uomo potrà sapere con certezza di fare la volontà del Padre?
Essere evangelico o protestante significa
fare un continuo esame di chiarificazione
col Cristo, vedere in Lui solo la sorgente
di vita e di redenzione eterna.
Ad un certo momento il tran-tran della
che Dio mi ha fatto comprendere qual’è il
nostro modo di agire, che è quello di Cristo, qual’è la nostra vita, che è vissuta
nella speranza, qual’è la nostra gioia, che
sta nel perdono, nel dare e non nell’avere,
non posso fare a meno di confermare la
mia fede in Cristo.
Dopo aver ricevuto tanto, voglio e devo
dare quello che ho. Dopo che Cristo è
morto anche per me, io non posso non
dirlo a nessuno. La confermazione, secondo me, è una confessione di fede, prima
di essere un impegno, ed è anche un ringraziamento.
* * %
Se io non fossi già battezzata, chiederei il mio battesimo, perchè significherebbe
meglio il mio entrare nel patto di Dio, la
speranza di un rinnovamento continuo, la
morte e la vita nuova in Cristo. La confermazione è un desiderio espresso a Dio,
è una testimonianza espressa agli altri. È
una testimonianza sulla via delle testimonianze, perchè questo rappresenta il mio
impegno con Dio e verso gli uomini. Il mio
impegno, a questo punto, è naturalmente
quello di vivere cristianamente la vita che
rni è stata data e questo comporta prima
di tutto una grande umiltà, da parte mia, e
un continuo voler sottostare alla volontà
di Dio, Io voglio chiedere a Dio che cosa
devo fare perchè ora desidero appartenergli. Dovrei prima di tutto cercare di chiarire io me il concetto di una vita cristiana :
è il porsi sempre davanti l’Evangèlo" è il
chiedersi, ad ogni azione : « Dio vuole
questo da me? », è il continuo sacrificio
di noi stessi a favore degli altri, è il chiedere qualcosa per se per distribuirlo al
prossimo, è il mettersi sempre in seconda
linea, è lasciare il posto migliore all’altro,
è l’essere sinceri, è testimoniare della verità, è l’essere pieni di speranza, pazienti
nell’afflizione, forti nel dolore, è accettare
ogni cosa come buona perchè viene da Dio,
è il ringraziare Dio attraverso la labbra e
le opere. Credo che sia tutto questo e
molto di più. Vivere cristianamente vuol
dire vivere in Cristo, vivere sapendo che
non siamo più noi, ma è Cristo che agisce
in noi. Dio mio, realizza questo in me,
se vuoi!
Dobbiamo testimoniare dentro la Chiesa e nel mondo. Non devo però pensare alla testimonianza nella Chiesa e nel
mondo come a due cose diverse ; esse
comportano nella prima una predicazione
umile, un annuncio che non faccia troppo
paura, che non urti troppo e nel secondo
invece un metodo più aperto, più di critica ma anche di inserimento, di alleanza.
Il nostro comportamento è sempre lo
stesso, ma deve essere volto in tutte le dilezioni.
C’è anche il fatto che se io faccio parte
della comunità, non devo testimoniare solo
come voce a parte, ma come membro di
questa chiesa. Nella vita di tutti i giorni e
non solo in quella della domenica mattina,
10 faccio parte della comunità. Ho però un
mio impegno personale, ma no.n visto in
separazione dagli altri. Ho l’impegno di
ricercare la verità, che è il Cristo. Verso
la comunità e verso il mondo devo cercare non il mio interesse ma quello degli
altri, anche se questa è una frase piuttosto
vaga, se non l’accettiamo come forma di
vita. Devo stare non con chi è più forte, è
più sicuro, è più comodo, ma con chi è
povero, con chi non si cerca come amico,
con chi si schiva per la strada, con chi
chiede Telemosina mentre io ho il superluo,
con chi è difficile e scomodo trattare, con
chi è abbandonato perchè è minorato, perchè è malato, con chi è crudele perchè
tutti sono crudeli con lui, con chi si chiude
iu se stesso perchè tutti gli chiudono le
porte in faccia, con chi non conviene stare.
Tutto questo per avere una sola convenienza, che è la convenienza ; la via di Cristo.
Credo che dobbiamo prendere una posizione, come cristiani, anche nella politica,
perchè è uno dei grandi interessi, ideali,
modi di vita e religione degli uomini. E
noi non possiamo stare al di fuori degli
uomini, ma adattare, nella politica, la politica di Cristo. Anche qui vale il servizio,
11 dono verso gli altri. La vecchia frase
« la mia morte è la tua vita ». E poi, come
uomini liberati da Cristo, e non più schiavi
dei grandi padroni (il benessere, la ricchezza, il successo, tutto ciò che dà affidamento) dobbiamo prendere una chiara posizione, che non sia di compromesso.
Ht *
La nostra fede si basa su Cristo, la nostra fonte è l’Evangelo e come evangelica
io devo testimoniare nei confronti della
Chiesa ro.mana.
Anche qui non mi devo mettere assolutamente in una posizione di privilegio o di
presunzione, ma devo entrare, devo conoscere i problemi della Chiesa cattolica,
prima di metterli in discussione. Ci sono
delle cose che non posso accettare, perchè
vanno contro alle concezioni evangeliche.
Io credo che la nostra sola dottrina venga dalla Bibbia e questo devo dire di fronte
ad una religione di dogmi. Credo che tutti
gli uomini siano uguali di fronte a Dio e
che tutti i credenti siano santi, e questo
devo dire di fronte ad una distinzione tra
uomini normali e uomini che sono giunti
alla santità come ad un privilegio da conquistare, uomini domenicali, preferiti e più
vicini a Dio. Credo che la nostra preghiera
salga direttamente a Dio, perchè Cristo è
morto per riconciliarci con Lui, e questo
devo dire di fronte a tutte le intercessioni
possibili, che non siano quelle di Cristo.
Ma per tutte le cose che ho detto di credere, di volere, di chiedere, io non posso dire
una parala sicura, perchè per tutto ho
bisogno di chiedergli: « permettimi di fare
la confermazione. E grazie». F. B.
Echi della settimana
SEGUE DALLA TERZA PAGINA
che poi non può applicare, l’ONU itidebolisee il proprio prestigio e la propria autorità ».
Nell’ottobre u. s. l’ONU decise di sopprimere il mandato che il Sud-Africa esercitava a partire dal 1920, sull'antica colonia
che i tedeschi avevano dovuto cedere ai loro
vincitori. L’ONU giudicò che il governo, di
Pretoria non adempiva alla propria missione, sia perchè non si occupava affatto d’avviare il Sud-Ovest africano all’indipehdenza, sia perché quel governo vi applicava il
sistema dell’« apartheid ».
Bisogna riconoscere che I’ONU s’era dimostrata paziente perchè, a dispetto dei
molti ripetuti interventi, il Sud-Africa non
ne tenne mai alcun conto. Una commissione
di 33 membri fu incaricata di presentare un
progetto, per sostituire alla tutela abolita (in
linea di principio)^ un'organizzazione internazionale ohe avrèbbe dovuto durare fino al
giorno in cui il paese avrebbe acquistato la
propria indipendenza e si sarebbe dato un
regime politico. Ma la commissione (della
quale nè la Francia, nè l’Inghilterra vollero
far parte) non è riuscita ad elaborare un
rapporto unico talché, limitandosi a sottomettere all’Assemblea deU’ONU tre rapporti
diversi (espressioni dei tre gruppi nei quali
la commissione si è frantumata), essa stessa
ha provocato rinsabbiamento di tutte la
questione. Questo insabbiamento durerà verosimilmente a lungo!
CACCIA E PESC/
« L’Osservatore Romano » pii
settimanalmente, nel num. del venere
commento biblico nella rubrica « 1. Li
lo della Domenica ». Nel num. del I ;
l’articolo scritto da B. Matteucci per !
menica di Pentecoste è dedicato a « i
stero della Chiesa ». In pari data- sul
scorso del nostro settimanale, ne .ab!
dedicato uno a « Il mistero dello .Sjj
La contrapposizione è significativa cil
cita.
blica
. un
Auge' ò7
!)o: mi;;um.
' ino
riiO ».
-ph
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Terre PeUit» : To)
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To
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092
I ere• iza
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Pietro Bertin
ringraziano di cuore tutti coloro
con la loro presenza, con fiori o sc.^i iti
presero parte al loro dolore.
Un grazie particoiare al Dott. Pel
lizzare e al Past. Sig, Alberto Taccta
'3r
Una oSeltimaga del Vietnamí)
LONDRA (soepi) ^— Il Consiglio generale delle Associazioni cristiane studenti
(ACS) di Gran Bretatgna ha chiesto alle
300 associazioni locali di partecipare alla
« settimana* del Vietnam » prevista a fine
giugno; e ha suggerito alle chiese locali e
ai loro consigli che il 25 giugno sia celebrata una domenica del Vietnam, con intercessioni particolari. E’ stato pure chiesto al
Consiglio britannico delle Chiese di organizzare servizi ecumenici all’aperlo e di sostenere le attività locali e nazionali della
« Settimana del Vietnam », in particolare
quelle dei gruppi di pressione al Parlamento, fra il 26 ;e il 28 giugno. Inoltre è stato
chiesto al Consiglio esecutivo dell’ACS di
indire un giorno di digiuno nazionale come
segno di solidarietà con il popolo vietnamita: saranno raccolti fondi in vista di una
assistenza sanitaria.
Dal 29 giugno il Convitto Ma
sellile Valdese di Torre Pellice
(Torino) adcogiie ragazzi-dai 7
ai 15 anni per le VACANZE o le
RIPETIZIONI. Snort - passeggiate . piscina coperta - ambiente familiare - rette modeste tutto compreso. - Telefonare al
n. 91.230 o scrivere. Sono aperte
anche le iscrizioni per il prossimo anno scolastico.
Associazione Insegnanti Cristiani Evangelici
Incontro di primavera
L'incootro A.
25 maggio p. v., a
C. E. di primavera avrà luogo quest’anno, D. v., giovedì
PRAMOLLO
11 Convegno inizierà alle ore 9,30 (nella sala delle attività della Comunità di
Pramollo, g. c.), con un culto liturgico e proseguirà col seguente programma:
1) Relazione sul tema: «Atteggiamento scientifico-matematico nella scuola
dell obbligo». Relatrice l'insegnante Sig.na Daria Ridoifli, del M.C.E. (Movimento
di Cooperazione Educativa) di Torino.
2) Pranzo in comune in una trattoria locale.
3) Nel pomeriggio, discussione sulla relazione .presentata il mattino; scambio
di esperienze; comunicazioni varie.
Per ragioni organizzative, è consigliabile a tutti partecipanti di trovarsi, alle
ore 9,30, a S. Germano Chisone, davanti al Tempio Valdese. Per comodità si riconda
che da Pinerolo parte un regolare (servizio di pullman alle ore 8,15 con arrivo
a S. Germano alle ore 8,45. Tutti insieme poi si proseguirà per Pramollo.
Ricordando l’importanza del tema trattato rivolgiamo un caloroso invito a tutti.
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