1
PROPUGNA IL BENE SOCIALE
MORALE RELIGIOSO DEGLI ITALIANI.
AiRonAMENTI ; Interno ed Eritrea, anno L. 3 ; semeatre L. 1,50.
Estero : anno L. 5 ; — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi.
Diiettoie e Bffimlnlstíatoife ; Beovenuto Cclli^ Via fflagenta JÍ. 18, SOM
Homo, 5 maggio ^9J[0 = 3.nno m • ZÌ.
♦ Ascensione! — L’inalzamento
.OlllillClvlO ♦ di Gesù — Maggio — Pacifismo — Scienza e religione — Dobbiamo far lega?
fino a che punto ? — Da sacerdoti romani a ministri evangelici — Guerra all'Alcool! — Quel
che dev’essere il Cristiano — Giulio Bonnet — Paimira Canovai.Borgia — Costanza Baer Cavalié — Valli
Valdesi — Cifenaehetta Torinese — Da le antiche province — Il sigillo della confessione — Il grande sinodo diocesano — Nella città dei fiori — Rivista Cristiana — Bollettino Omiletico ^ Un periodico dal
nome poetico — Cronachetta Romana — Due minuti
alla Camera — Alcuni pensieri di Antonino Añile —
L’_ « Araldo cattolico » e il Battaini — Da Napoli luminosa — Oltre le alpi e i mari — Distribuzione di
premi — Un giudizio su la Critica e su l’abate Loisy
— Scristianizziamo la Francia ! — Un discorso del
Roosevelt — Granchietto da Infallibile — Se la Bibbia venisse distrutta — La sconfitta dei cattolici in
Oriente — Lettere d’America — Lo Sheldon e il teatro — Valdesi d’America — A più di mille metri —
Un sacerdote che vuol collaborare — Libri e periodici ricevuti — Sotto rincubo !
ASCENSIONE !
Leggete Epistola ai Romani capo Vili, versetto 34.
Qni in poche parole Paolo riassnme l’opera del
Cristo, e termina il suo riassunto con una frase che
indica l'attività presente del Salvatore : « Egli intercede per noi ». L’Ascensione è il culmine dell’opera terrena del Maestro, ma è al tempo stesso
l’inizio della sua opera celeste. Quest’opera celeste
— tSe ben la si consideri — altro non è che la
prosecuzione dell’opera compita qua giù in altra
forma, con altri mezzi, ma con lo stesso fine.
La storia dell’anima umana ha i suoi corsi e ricorsi. Noi viviamo della stessa vita dei contemporanei di Gesù. Abbiamo le loro stesse incertezze,
i loro dubbi, i loro difetti ; ma anche Gesù è quello
stesso di allora, pronto ad attirare a sè le anime,
a ricondurle all’ovile, a conquistarle, perchè vuole
salvarle. « Egli intercede per noi I ».
(Bai francese di A. 0.).
L’iNALZANIENrO Di CE5Ù
FU. il. 9.
Davide, parlando del Cristo a venire, e Pietro del
Cristo venuto, pongono sul suo labbro queste parole!
« Tu non lascerai l’anima mia sotterra e non permetterai che il tuo Santo vegga corruzione » (Sai 16[15 ;
Fat, 2i27). Come fu detto, avvenne : il terzo giorno risuscitò dai morti. La sua risurrezione provò che in
Lui. realmente non era alcun peccato e che il maligno
non aveva nulla di Lui, che quindi non era possibile
eh’ Ei fosse tenuto nei legami del sepolcro, e che era
vano cercar tra i morti Colui che è la risurrezione e
la vita (Giov. Ili25; Lue. 24i5).
Esso Gesù ha Iddio suscitato, avendolo innalzato
« per farlo seder sopra il suo trono ». Là, sul monte
degli Ulivi, ov’ Egli pianse sopra Gerusalemme ; là dove
egli benediceva gli Undici e loro imprometteva la virtù
dello Spirito Santo — una nuvola lo avvolse, non più
per trasfigurarlo essendo Egli entrato già nel regno
della gloria, ma per « innalzarlo », per rapirlo alla
terra e restituirlo al cielo. Egli riceve. l’esaudimento
della sua richiesta: « Padre, glorificami appo Te stesso
della gloria che ho avuta appo Te avanti che il mondo
fosse » (Giov, 17i5).
Dal suo trono di luce. Egli veglia sopra la Chiesa,
e sopra ciascuno dei suoi lasciati, ma non dimenticati
in questa valle terrena. Sopra ad ognuno, come sopra
al discepolo amato, egli pone la mano destra e dice:
« Non temere, io sono il primo e l’ultimo, e quel che
vive ; io sono stato morto, ma ecco son vivente nei seeoli dei secoli » (Apo. Iil7, 18).
A ciascun di noi, come ai fedeli di Laodicea egli
dice : « A chi vince, io donerò di seder meco nel trono
mio, siccome io ancora ho vinto e mi sono posto a sedere col Padre mio nel suo trono » (Apo. 3i21).
Colla risurrezione dèi morti, coll’ascensione al cielo,
colla seduta alla destra di Dio, Gesù è stato da Dio
« sovranamente innalzato », e gli è stato dato un Nome
superiore ad ogni nome che si nomina, non solo in
questo secolo, ma ancora nel secolo a venire (Efes. Ii21).
Dinanzi a Lui s’inchinano, non soltanto le creature celesti, fra le quali egli splende come il Sole infra le
stelle, ma ancor le creature terrestri e le infernali !
L’Apocalisse, sollevando un lembo di cielo, ci permette dì vedere e di udire gli Angeli dì Dio, i quali
vanno rispondendo gli uni agli altri: « Degno è l’Agnello
che è stato ucciso, di ricevere la potenza e le ricchezze
e la forza e l’onore e la gloria e la benedizione »
(Apo. 5il2).
A quel coro angelico un altro coro, composto di « ogni
creatura che è nel cielo e sopra la terra e di sotto
alla terra, e di tutte le cose che sono in essi » risponde : « A Colui che siede sul trono e all’ Agnello,
sia la benedizione e l’onore e la gloria e la forza nei
secoli dei secoli ». (Apo. 5il3).
Anche i redenti sulla terra onorano ed esaltano il
Signor Gesù. Siene chiusi nella loro cameretta o radunati in assemblea di culto, essi piegano le ginocchia dinanzi a Colui che Iddio ha innalzato, anelando
il tempo vicino in cui potranno spiegar l’ale e volar
cantando intorno al trono del Redentore. Li conforta
il pensiero che se Gesù ha dovuto morir per il loro
peccato, Egli è risuscitato per la loro giustificazione
e vive ora per tutti i secoli e intercede per essi alla
destra di Dio !
Risuscitando Gesù, Iddio lo ha, per cosi dire, confessato davanti agli Angeli ; — mandandolo, all’ultimo
giorno, a raccogliere i suoi eletti, Egli lo farà riconoscere ad ogni creatura umana. — Gesù altresì, riconoscerà e confesserà davanti al Padre suo e davanti ai
santi Angeli tutti coloro che non si sono vergognati
di Lui e della sua croce. Chi non avrà temuta l’onta
delle sue sofferenze, parteciperà alla sua gloria; chi
l’avrà proclamato figliuol di Dio in terra, sarà egli
stesso fatto figliuol di. Dio in cielo. Y.
Il prof. 9. dot ^6, ^ Romeyn St., Rochester N.
ti alla Luce,
'., Ameriba) riceve abbonamen
Svizzera, Eeraiania, Scandinavia
------- , . menti alla
Luce, rivolgersi al pastore Paolo Calvino, presso il
sig. O. Wauner, Königstrasse 36, Stuttgart (Germania).
Maggio
« Maggio, bel Maggio — Maggio, amor dei fiori »,
come cantava nn poeta e dopo lui ripeteva scherzosamente il caro De Amicis. Maggio è ricomparso col
sno bel trionfo di fiori, di rose, di letizia, di speranze. Perchè, si ha un bel dire, ma quando tutto
sorride attorno a noi, quando le giornate sono lunghe,
le albe limpide e le serate tiepide, un’onda di gioia
e di bontà invade ogni cuore, anche il più disilluso,
il più stanco, il più amareggiato. Se una tomba si
è aperta per uno dei nostri cari, non è forse il
Maggio. che torna a ripeterci che « tutto si ritrova,
che nulla può morire ?» Se una ferita ascosa sanguina apepra nel nostro cuore, il profumo delle rose,
la mite e pura risurrezione della natura vi dicono
che, come per essa, vi è un’eterna e divina primavera anche pei cuori... Che < Famore non perisce
giammai », ma si rinnuova attraverso le vicende
e le prove dolorose.
E cosi a mille a mille, udiamo i soavi inviti del
Maggio ; inviti all’esiatenza per chi è stanco e scoraggiato, alla speranza per chi piange, e paranco
inviti a una gioia più alta e serena per chi già gode
-r e forse troppo — dei beni fugaci della terra.
Ed è per questo forse che, sin dagli antichi tempi,
gli nomini scelsero quest’epoca dell’anno per le migliori e più soavi loro feste, quasi che l’anima loro
sentisse il bisogno di tenersi all’nnisono col gaudio
della natura.
Per noi, cristiani, è quasi sempre il Maggio che
ci porta due fra le nostre maggiori solennità :
YAscensione e la Pentecoste. La misteriosa salita
e la misteriosa benedisione scesa dall’alto : la promessa e l’adempimento.
Ed è bene che sia cosi : in questa stagione, più
che in qualunque altra, i nostri sguardi s’innalzano
facilmente verso Fazzurro del cielo, e noi possiamo
comprendere l’atteggiamento dei discepoli sul monte...
Essi speravano vedere ancora il loro Maestro, il
Trionfatore della morte. E non erravano, poiché
giunse loro la parola consolatrice : « Gesù... ritornerà ! ».
E se VAscensione è veramente festa primaverile
per le speranze che donh all’anima cristiana, non
lo è meno la Pentecoste, l’effusione dello Spirito
Divino sui primi nobili e generosi campioni della
Chiesa ; primavera veramente celeste che vide, come
dice il nostro maggior poeta : « innovarsi la pianta
che prima avea le ramora si sole ». E da quel bat-.
tesimo di fuoco, la povera schiatta umana sorse rinnovellata, pronta alla lotta ed al martirio.
Nei tempi medioevali che non ci ricordano solamente lunghe tenebre ed atroci superstizioni, ma
ci ricordano pure usanze gaie e leggiadre, il Maggio
era celebre per la fioritura di canzoni, di cortesie.
2
LA LUCE
di amori che seco recava. Era, io penso, come un
intermesso fra tante guerre, fra tante persecuzioni,
fra tante tristezze ; un intermezzo nel quale l’nomo
— e la donna sovrattntto — guardavano la natura
si bella e ridente, e tornavano, anche loro alle miti
e semplici gioie, agli affetti buoni, alla vita lieta.
Non fu forse in un Calendimaggio che fiori l’amore di Dante giovinetto per l’immortale sua Beatrice ?
Ora, il Maggio è consacrato — col suo primo
giorno almeno — alle speranze ed alle rivendicazioni del popolo. E’ un altro simbolo che si esplica,
un’altra primavera che fiorisce. Se siamo cristiani,
se pensiamo con gioia alle due feste del Maggio :
\Ascensione e la Pentecoste, non ci spaventiamo
e non ci irritiamo per questa terza festa, che il nostro Redentore — l’Amico degli umili e degli oppressi
— non avrebbe certamente disapprovata.
Se, ricordando VAscensione, noi sentiamo ardente
il bisogno e il desiderio di salire sempre più in
alto, verso le divine alture ove il nostro Maestro
ci ha preceduti ; se, nello splendore della natura
rinnovellata, possiamo e dobbiamo pregare per una
nuova effusione dello Spirito, che desti e trasformi
i nostri cuori e le nostre chiese ; se godiamo a ricercare i poetici Maggi dei nostri avi — che li cantarono nel dolce « stil nuovo » — si lontani ormai
dalla febbrile e talvolta fastidiosa esistenza moderna ; ah ! se tutte queste ricordanze noi le accogliamo con gioia e con speranza, guardiamo pure
all’avvenire... al nuovo e lieto Maggio che fiorisce
a noi d’attorno ! Lo so, non sono più trovatori, sono
operai arsi e stanchi dalle fatiche giornaliere ; non
sono più canti d’amore, ma di lavoro, di lotta e
ahimè ! talvolta d’odio... Eppure anche a questo Maggio — e forse più che non a quello dei poeti — Cristo
è vicino ; e le labbra stanche che chiedono giustizia ed amore, non sono lungi dall’invocarlo.
Oh, che su tutti, su chi lo invoca e su chi ancora
10 misconosce, scenda, come nel di della Pentecoste,
11 battesimo ardente, che tutto rinnuova e che tutto
trasforma, il quale — dei deboli figli di un secolo
affranto — può fare ancora degli eroi e dei vincitori
nel nome del Maestro !
Lisa Clerico.
Pacifismo
L’idea della pace va facendo contìnui e rallegranti
progressi. Con una piccola variante ad una celebre frase
di E. Zola, si può dire che ; « la paix est eu marche
et rien ne l'arrêtera ». Di pace parlano, in ogni circostanza più 0 meno solenne, i capi dì Stato e i rappresentanti dei governi ; inni alla pace echeggiano non
solo nei congressi, ma nelle aule parlamentari, e araldo
di pace si è fatto Teodoro Roosevelt, appena tornato
dalle sue tntt’ altro che pacifiche cacce africane.
L’ottima rivista « La Paix par le droit », organo
della Società francese per l’arbitrato fra le nazioni, nel
suo numero di febbraio, conteneva un articolo assai interessante del deputato C. Beauquier, in cui sono tracciati a grandi linee i progressi fatti dall’idea nel mondo
e specialmente neU’ambiente. parlamentare.
^ L’istituzione delle conferenze periodiche all’ Aia e del
tribunale arbitrale; la posizione pacifica delle qnistioni
di Fascioda e Casablanca ; il trattato di arbitrato obbligatorio già concluso fra l’Italia, la Danimarca e i
Paesi-Bassi ; lo sviluppo crescente dell’ Unione interparlamentare, la quale, fondata nel 1888 dietro iniziativa del deputato inglese Raudal Cremer, inaugurava
la sua Conferenza di Berlino nel 1908 in presenza di
ottocento deputati appartenenti a tutte le nazioni del
mondo, e riceveva i più alti elogi dal principe di Bülow allora Cancelliere dell’impero ; il fatto che nei parlamenti, per esempio in quello francese, si può parlare
per ore intiere in favore della pace, senza sollevare
clamori ed essere coperti d’insulti, come accadeva non
tanti anni addietro ; e queU’altro più importante ancora di un ministro degli affari esteri, Pichon, il quale
parla pubblicamente di patriottismo europeo, aprono
l’animo alla speranza di un avvenire migliore e giustificano, in parte le conclusioni ottimiste dell’on. Beauqnìer. c Si, » dice egli, « noi camminiamo a grandi passi
verso l’epoca in cui non saremo soltanto cittadini del
nostro paese, ma, in pari tempo, cittadini del mondo.
La fratellanza dei popoli, quella grande utopia di un
tempo, è già quasi diventata una realtà... Allo stesso
modo che un turbine di follia trascinò l’Europa nel
medio-evo, cosi oggi un’ onda di saviezza passa sul
mondo e la vivifica ».
Ma. a fatti cosi rellegranti e a cosi rosee speranze»
fa, pur troppo, duro contrasto la brutta realtà. Le spese
per gli armamenti sono in continuo pauroso aumento.
I bilanci della guerra per le sole nazioni europee crebbero in sei anni, dal 1901 al 1906, di 1151 milioni. Se
l’aumento continua, nel 1920 si oltrepasserà di molto
i 10 miliardi.
A cagione dì codeste spese, i bilanci della Germania
e dell’Inghilterra, si trovano in « deficit » di 500 milioni caduno e quello della Francia di 200. Nel periodo
di 10 0 15 mesi sì termineranno o s’imposteranno nei
cantieri inglesi non meno di 110 navi da guerra, per
la madre patria e per altri cinque stati Europei ! Quasi
ehè non bastasse coprire la terra di cannoni e fucììi e
il mare di corazzate, il demonio della guerra s’innalza
sbuffando anche nell’aria, che fin’ ora apparteneva agli
uccelli che il « Padre nutrisce », e si creano le fiotte
aeree, che gli elementi sì prendono però cura di distruggere. Per non restare indietro dagli altri, anche
il nostro governo si affretterà a domandare un credito
di 10 milioni per il nobilissimo scopo.
L’ou. Beauquier ha ragione ; le idee della pace trionfano su tutta la linea... a parole. Tutti vogliono la pace,
ma tutti si preparano alla guerra. La causa principale
e più diretta di codesta tensione europea, diceva Jaurès
neila seduta del 18 novembre 1909, « è il confiitto ora
sordo, ora acuto sempre profondo e pericoloso, tra la
Germania e l’Inghilterra ». Quel confiitto, vergogna e
onta delle due nazioni più civili e più religiose di Europa, pesa sulle altre genti e le fa « viver grame » ;
ma nissuno, neppure Roosevelt, osa prendere l’iniziativa per arrestare quella corsa pazza alla distruzione
e alla morte. E tutto questo si compie sotto il manto
magari del Cristianesimo ! Non è, in ogni caso, quello
di Cristo. Cosa ci vuole per far rinsavire gli uomini ?
Una buona sferzata della cometa di Halley otterrebbe
forse l’effetto.
L’accademico francese Lavisse diceva in occasione
del ricevimento di Poincarré nella detta assemblea ;
«Un giorno, in tutti gli Stati del mondo, bisognerà
scegliere tra le spese militari e le spese sociali. Quel
giorno verrà ; si avvicina. Esso metterà in presenza
due mondi, due concetti diversi dell’umanità. E sarà
il gran giorno, dies magna ».
Non vi pare che quel giorno debba essere ornai venuto ? Sarebbe ora, due mila anni dopo il pax hominibusChe cosa si aspetta ? un fallimento generale o qualche
cataclisma senza precedente nella storia dell’umana barbarie ?
E da chi dipende che quel giorno sia venuto? Dai
popoli, quando cesseranno, e sarebbe pur tempo, dìessare branchi di pecore che si conducono al macello.
A. Mangeot, fa alle società per la pace, una proposta
pratica. « In tutti i paesi civili », dice, « non c’è una per.
sona su cento che desideri la guerra ; interrogate i vostri vicini, e tutti vi risponderanno che non ne vogliono sapere. Orbene, ciò che vi dicono, fatelo mettere
per iscritto ; si facciano, cioè, ai governi delle petizioni,
0 meglio degli ordini rispettosi e formali, in cui il
popolo sovrano dica chiaramente che fra le spese militari e le spese sociali, esso sceglie quest’ ultime.
Hnvieo
SCIENZA E RELIGIONE (1)
COWCllIftZIOHEl
La miglior tattica.
Se la Religione è veramente quel che s’è detto nell'articolo precedente, la scienza critica non può rieBcirle in nessun modo fatale.
A superare gli assalti della Critica, il credente non
ha bisogno di mutilar la Religione; non ha neppur
bisogno d’approfondirsi nello studio tanto, da poter
radunar contro la Crìtica tutt’ un arsenale d'argomenti eruditi. V’ è una tattica più sicura, perfettamente sicura. Non richiede nè studio assiduo nè erudizione faticosa: questa tattica è in potere di tutti e
serve tanto al credente dotto — ohe sarebbe forse in
grado di opporre alla Critica una più o meno soda
Controcrìtica — quanto al credente senza cultura, il
quale, poveretto, in fatto di Controcritica ai sentirebbe forse impacciato come un pulcino nella stoppa.
La tattica eh’ io vi propongo non richiede il sacri
(1) Continuazione V. numero precedente.
fizio di nulla di ciò che al credente sta maggiormente
a cuore ; anzi, tntt’ altro, poiché la tattica eh’ lo vi
propongo consiste, appunto nel lasciar più intatta che
sia possibile la complessa esperienza religiosa.
Ecco dunque in che cosa essa consista. — La Critica dà l’assalto a un fatto e tende a menomarlo. La
Critica tehde a menomare la figura storica di Gesù
Cristo, i fatti storici della religione ; piglia i Vangeli,
li esamina e dice: « Bisogna modificarei Vangeli così
e così ». La Critica tende dunque a menomare un
fatto ormai passato e passato da diciannove secoli, —
La Religione invece è un fatto sperimentabile e dal
credente sperimentato in questo medesimo anno di
grazia 1910 ; la Religione è un fatto presente. Vero
è che uno degli elementi della Religione è obiettivo
ed è costituito da l’efficacia appunto che i Vangeli —
mediante il loro contenuto e segnatamente mediante
la figura'di Gesù Cristo in essi ritratta — esercitano
su lo spirito di colui che crede. Ma, se ci penserete
bene, dovrete al pari di me ammettere che anche qui
ci ai ritrova innanzi a un qualche cosa che appartiene,
non già al tempo che fu, bensì al tempo che è ; non
già al tempo di diciannove secoli addietro, bensì al
tempo d’ora, al nostro tempo medesimo. E, in verità,
non la vita vissuta qua giù da Gesù Cristo nei primi
decenni dell’era volgare esercita direttamente-su di
me l’accennata efficacia; ma la storia di que" vita^
la storia com’ella è contenuta nei Vangeli, la storia
eh’lo ho qui dinanzi a me e che vo ogni giorno leggendo e rileggendo con animo commosso. A primo
aspetto, parrebbe che il secondo elemento, che il momento obiettivo, esteriore della Religione avesse da
appartenere alla storia, cioè al passato; ma questa è
un’illusione: nel triplice fatto presente e inscindibile
che porta il nome di « religione », ogni elemento, ogni
momento appartiene al tempo in cui io vivo, in cui
io mi sento ridestar l’anima, attratto dal Cristo, e
divengo un uomo religioso, cristianamente religioso.
E’ la storia di Gesù Cristo da me letta in’’^na data
epoca della mia vita, o, se io sono analfabeta, è la storia
di Gesù Cristo da me udita raccontare più o meno
fedelmente quella che — risvegliando in me l’aspirazione già più volte precedentemente ricordata — rende
possibile una comunione di vita spirituale tra me e
Gesù Cristo ; comunione che è come l’esponente o il
risultato verificabile del triplice ma indivisibile fatto
religioso. Ora, se si tratta della storia da me letta o udita
raccontare, questo momento o elemento della Religione
apparterrà dunque anch’ esso al presente ; e la Religione «arà tutta quanta un fatto presente.
La Critica si occupa del passato ; la Critica si trasporta nel passato : segue Gesù o almeno pretende di
poterlo seguire passo passo ; e si stima anche in grado
di comporre e compone infatti una nuova biografia
di Gesù, la qual biografia non coincide con queila
candidamente esposta nelle pagine dei Vangeli. Per
far questo, il Critico piglia le mosse dai Vangeli stessi.
Quant’ a me, invece, quant’ a me che non sono un
critico, ma un.cristiano semplicemente— per mezzo dei
Vangeli mi son sentito bensì trasportare, come il Critico, nei passato, a diciannove secoli addietro; ma
non ho veduto un altro Gesù Cristo da quello che i
Vangeli mi avevano descrìtto. C’è dunque una grande
differenza tra ciò ch’è avvenuto nel Critico e ciò ch’è
avvenuto in me. Lui da un qualche cosa di presente
(i Vangeli) si è lanciato nei passato, ed ha imaginato
di vedere realmente questo passato : per lui il presente si è convertito in passato. Per me invece il passato (un passato non scoperto da me, un passato ch’io
ho accolto passivamente) è divenuto un presente. I
Vangeli mi hanno bensì trasportato nel passato; ma
nel passato io non ho scorto un Gesù Cristo diverso
da quello dei Vangeli: ho scorto unicamente e puramente il Gesù Cristo dei Vangeli, quasi che il suo
profilo si fosse staccato da quelle pagine e avesse ripreso vita (la stessa vita che i Vangeli gli attribuiscono) innanzi ai miei occhi ingenuamente ammiranti.
Per me il passato si è convertito in presente.
La Religione è in tutti i suoi indivisibili momenti
un fatto del presente ; la Religione è un fatto tutto
del presente ! Laddove la Critica ha la pretensione
di ricostruire il passato!
Cosicché la Religione — tutta quanta circoscritta nei
confini del presente — e la Critica, che vive nel passato e osserva il passato e ricostruisce, come si diceva
or ora, il passato, si rasenteranno bensì, ma non s’incontreranno giammai. Se non s’incontreranno, non
avverranno nè scontri nè urti di nessuna specie ; e
se non avverranno nè scontri nè urti, è assurdo l’asserire che la Critica possa riescir nociva alla Religione.
Non vi sentite abbastanza saldi in staffe? Non affrontate la Critica : potreste — a cagione della vostra
inettitudine — aver la peggio, e sarebbe un grave
guaio per voi. Soprattutto non vi mettete in testa di
ievar nulla alla religione, non la mutilate; chè codesto sarebbe un pessimo modo di provvedere ai vostri propri interessi. C’ è una miglior tattica, ed io
ve l’ho indicata. Ai risuitati più o meno infaliibili
della Critica — risultati che concernono il passato —
3
LA LUCE
opponete... che dico?!... ponete dinanzi con la massima
semplicità un fatto reale, sperimentale. La Critica,
gelosa della sua[dignità di scienza, si guarderà bene dal
disconoscere un fatto sperimentale! Ponetele dinanzi
un fatto sperimentale presente ; cioè ponetele dinanzi
con la massima semplicità la vostra religione, che altro
non è che un’ esperienza presente ; e poi lasciate che
la Critica infurii !
La Religione è un fatto tutto d'esperienza e di esperienza tutta presente ; e quindi è un fatto verificabile come qualsiasi altro fatto d’esperienza presente.
Forte di quest’ esperienza, il cristiano... che la possegga veramente è iuTincibile. La Religione, intesa
come la intendo io [(e non credo che la si debba intender diversamente I) è una cittadella inespugnabile.
Leggesi in Giovanni, capo nono, che i Giudei si proposero un giorno d’indurre un cieco sanato da Gesù
a riconoscere che il suo Benefattore non si distinguesse per nulla da gli altri mortali ; gli dissero infatti, come a mettergli in bocca la risposta: c Da’ gloria
a Dio (cioè * di’ la verità e da’ così gloria a Dio ! >) (1)
noi sappiamo che quest’ uomo (cioè Gesù) è peccatore *.
Al che il cieco sanato rispose : « S’egli sia peccatore,
non so ; una cosa so : che ero cieco e che ora ci vedo ».
E’ per noi la Religione davvero un' esperienza ? Se
non è, non sarebbe religione e noi non avremmo religione! Ma se è, noi ci troviamo in grado di rispondere in maniera del tutto analoga, dicendo: < Se la
Critica dia nel segno o non dia, non so ; una cosa so :
che al contatto con Gesù Cristo, com’ Egli risulta dai
Vangeli eh’ io ho letto e riletto avidamente, mi son
sentito peccatore, ed ho provato una sete ardente di
santità, e l’anima mia è passata— come passa tuttora
— per ore soavi, forti e santificanti, come s’ella si trovasse in comunicazione con un Amico perfetto per
santità e per amore, e una vita nuova adesso rifluisce in me ». Chi possa parlare a questo modo sinceramente occupa, senza alcun dubbio, una posiziono
strategica assolutamente imprendibile difronte alla
Critica storica, della quale noi siamo andati qui in* trattenendoci.
(Continua)
(1) Vedi versione e note di « Fides et Amor ».
Dobbiamo far lega? fino a che punto?
Prendendo le mosse da un pensiero di Felice Bovet,
Giulio Gindranx — che è conosciuto anche tra noi per
la sua bella storia popolare illustrata del Cristianesimo — ha pubblicato neirültimo numero del Sètnénr
Vaadois di Losanna un importante articolo in cui ragiona delle relazioni tra Evangelismo e Cattolicismo
romano. Ne raccogliamo qui alcuni pochi pensieri tra
i principali.
Perchè noi Evangelici possiamo unirci alla Chiesa
papale è necessario che la Chiesa papale non solo rinunzi ai suoi errori (di dottrina) ma perda addirittura
la sua « essenza » e non sia più una chiesa monarchica 0 imperialista. Il Gindraux dubita che il Cattolicismo romano abbia mai a cessare di essere tale. Le
Chiese evangeliche sono in generale democratiche, sicché nessuna possibilità di unione. Eucken, il filosofo
spiritualista di Jena, che è credente ed ammette un
Dio personale, “disapprova la lotta tra Evangelici e
Cattolici romani, egli stima che le forze che si spendono in questa lotta sarebbero meglio impiegate nello
studio di una conciliazione del Cristianesimo con la
coltura moderna. Schneller, lo storico germanico, sospira una futura forma di cristianesimo superiore alla
forma cattolica ed a quella evangelica, la quale valga
a congiungere cattolicismo ed evangelismo in quel che
essi hanno di buono. Quanto al filosofo Ernesto Naville, tutti sanno ch’egli sognava un’alleanza tra evangelici e cattolici contro il libero pensiero e il materialismo.
Il Gindraux non condivide queste rosee speranze.
Senza disconoscere i meriti religiosi di nobili anime
cattoliche (e cita il Pasteur; il Dr. Murat dell’Accademia di Francia, il quale va studiando da vero spiritualista 1’ « idea di Dio nelle scienze contemporanee »;
Pascal ; Bossuet ; Francesco d’Assisi ; Francesco Saverio, e l’autore dell’ « Imitazione di Cristo ») ed egli
conclude dicendo : « Riconosciamo che lo spirito di Dio
soffia ancora su le anime, in grembo alla Chiesa cattolica romana, come vi ha soffiato in passato, nonostante
i terribili atti di violenza dai cattolici compiuti. Ma
riconosciamo in pari tempo gli errori e le superstizioni.
Ridestiamoci noi Evangelici, e smettiamo le vane arrendevolezze. Sul terreno neutro, stendiamo pure la
mano ai cattolici. Per terreno neutro io intendo quello
dell’arte, delle lettere, delle opere sociali, del patriottismo, della morale, dello spiritualismo cristiano. Ricordiamoci di tutto ciò che ci unisce, ma non ci scor
diamo di ciò che ci separa ... Il cattolicismo (romano)
nel mondo moderno rappresenta soprattutto Tobbedienza^
la sottomissione airnomo, al prete. Noi invece rappresentiamo la libertà, e la libertà ha diritto anch’essa a
un posticino sotto il bel sole di Dio . . . Dal cattolicismo impariamo la sottomissione, ma la nostra sottomissione sia verso Dio anzitutto . , . Con gelosa cura
il cattolicismo custodisce la propria tradizione. La nostra propria tradizione è più antica. Risale alla chiesa
dei primi tempi, al sermone sul monte, ad Israele. Merita dunque che la difendiamo. »
Da sacerdoti romani a ministri evanoelici
Completiamo le liste già pubblicate, valendoci del
gentile concorso della sig.ra Angela Thoeni di Venezia,
di un Anonimo di Genova, del prof. A. Clot di Rochester e del signor Antonio Cornelio di Orsara di Puglia.
Sunna (?) Giuseppe. — Falletti. — Prìsìnzano. —
Girardi. — Macioce. — Lnzzi Aleandro. — Naldi.
— Moretti L. — Borsari. — Stasio. — Volpi. —
Zocco Gaetano. — Ghignone, prete. — Danna Alceste, prof, all’ Apollinare. — Rivera, frate. — Graziosi,
frate. — Gioia,' canonico. — Boriglioni Fiorenzo, canonico di S. Pietro in Vincoli. — Ragghianti Salvatore, frate. — Prinzi, prete. — Laterza, prete. —
Guizzoni, prete. — Berla, frate. — Barbieri Tommaso, frate francescano. — Giardina Giuseppe, prete.
— Bongarzone Andrea, prete. — Cavarocchi, prete.
Milanesi A., prete. — Mazzncca M., prete. — Giampietro A., canonico. — Cingolani F., prete. — Vanoli A., prete. — Zotte Teodosio, prete. — Sabene
Alessandro, prete. — Rocca, prete.
Salvo errore ed omissione !
GUERRA ALL’ALCOOL
A un’adunanza della Croce Azzurra (contro l’alcoolismo) tenutasi a Renens (Svizzera) erano presenti
cento uomini all’ incirca, i quali non bevono nè liquori nè vino. Di questi cento: 20 erano agricoltori,
7 operai di opifici, 7 pastori, 6 stipettai, 6 giardinieri,
5 impiegati di banco, 4 orologiai, 3 sarti, 3 impiegati
di strada ferrata, 3 meccanici, 3 falegnami, 2 cantonieri, 2 carrettieri, 2 negozianti, 2 fornai, 2 mugnai,
2 maniscalchi, 1 maestro, 1 vignaiuolo (?), 1 pecoraio,
1 imbianchino, 1 carradore, 1 tipografo, 1 sellaio, 1
guardia carceraria, 1 elettricista, 1 vetraio, 1 tagliapietre, 1 beccaio, 1 legatore, 1 muratore, 1 manovale,
1 calzolaio, ecc. L’astinenza totale da le bevande alcooliche è dunque possibile — nota il Semeur Vaudois — in tutte le classi sociali e in tutte le professioni.
QUEL CHE DEUTSS^ IL CKISTlflnO
Secondo un articolista àeWEvangéliste, periodico
evangelico francese che si pubblica a Courbevoie, il
Cristiano deve essere: 1) Umile. Egli non ha meriti;
se è cristiano, è tale per la misericordia di Dio, che
perdona e benedice. — 2) Disinteressato. Il suo tesoro
è nel cielo e i beni terreni hanno per sè stessi un valore molto relativo. — 3) Pieno d’amor per Dio, per i
suoi fratelli, per il genere umano. Nato da Dio, egli
partecipa alla natura di Lui, che è amore. — 4) Pieno
di fiducia nell’ avvenire. Dio è il padre suo, e ogni
cosa coopera al bene di chi ama Dio. — 5) Morto &sh
stesso, al peccato, alla corruzione che è nel mondo.
Crocifisso col Cristo, egli è risuscitato col Cristo a
vita nuova. — 6) Grandemente operoso in tutto ciò che
è bene, bello, buono, utile. La sua vita è in Cristo, e
quindi deva imitare per attività quella del Maestro.
— 7) Sempre allegro. Nulla di essenziale gli manca.
Dio gli concede la pienezza dei doni. Dio provvede
via via ai bisogni del cristiano nel sentiero che al elei
conduce. — 8) Pieno di dignità morale. E’ figlio di
Dio, fratello di Gesù Cristo; è rigenerato, santificato,
trasformato, annobilito.
GIULIO BONWET
Torno in questo momento (1) da Cuorgné, dove abbiamo accompagnato alla sua ultima dimora la spoglia del
caro collega sig. Giulio Bonuet, che il Signore chiamò
a sè nella notte di Sabato a Domenica, dopo una breve
malattia. ’
Il tempo non mi permette di tessere la biografia del
caro estinto, ed a me mancherebbero anche i dati necessari a ciò, non avendo avuto l’occasione di vederlo
spesso. Ma se lascio ad altri di fare questo lavoro, non
voglio che il prossimo numero della Luce esca, senza
Questa lettera, giunta troppo tardi per il numero scorso,
porta la data di c Torino, 25 aprile ». N. d, D.
portare ai numerosi amici di quello che piangiamo la
dolorosa notizia, certo che essi ricorderanno come lo
fa cciamo noi, nelle loro preghiere, la famiglia profondamente afflitta composta della vedova, della figliuola,
d ottoressa in medicina, e del figlio impiegato ad Ivrea.
Nato a S. Germano Chisone nel 1851, il caro collega
non aveva ancora compiuti i 59 anni.
Finiti i suoi studi teologici a Firenze, egli venne
consacrato, se non erriamo nel 1875. Esercitò il suo
mi nisterio benedetto a Guastalla, a 'Venezia, in Sicilia,
poi in Piemonte. Umile e modesto, egli non ambi mai
i primi posti. Affabile con tutti e condiscendente con
i deboli, egli era amato da tutti. Nelle poche ore passate oggi a Cuorgné, ebbi più volte l’occasione di sentire quanto egli fosse apprezzato anche dai cattolici di
questa bella cittadina. In una bottega si domandò a me
forestiere se conoscevo queU’nomo « tanto eccellente »
che si stava per seppellire. In un’altra un giovane mi
disse : « Era tanto buono con tutti. Quando veniva qui
per comprare, e che la mamma gli domandava : Che
cosa comanda? — Egli rispondeva: — Non comando,
anzi prego di darmi la tale e tal cosa ». Chi ha potuto
passare qualche momento con lui sa quanto era piacevole la sua conversazione, quanto affabile e piena di
spirito. — Non conosco nissuno che abbia saputo come
lui mettere in pratica il detto dell’apostolo : « Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito con sale ;
per sapere come vi si convien rispondere a ciascuno ».
(Col. 4, 5). Chi ha assistito alla nostra ultima conferenza distrettuale del Piemonte, si ricorderà con quale
maestria egli, che occupava il seggio presidenziale la
condusse, e come ogni suo dire fosse penetrato da quello
spirito di carità e verità, che deve contraddistinguere
ogni vero ministro del S. Evangelo.
Sentendo la sua fine prossima, fece venire la maestra della nostra scuola di Drusaceo, e espresse a lei
(per un sentimento squisito di delicatezza verso i suoi
che non voleva contristare) quali fossero i suoi desideri per la sua sepoltura. « Nissun discorso, nissuna
parola sopra di me, si legga il Salmo 90 e si preghi ».
Un numeroso seguito di amici e di fratelli rese al
caro estinto gli ultimi onori. Erano venuti molti correligionari da Pont, da Drusaceo, da Ivrea e da Torino.
Presiedette la sepoltura il pastore signor E. Giampiccoli di Torino, e pregarono nella casa mortuaria il pastore signor G. G. R. Tron di Susa, e sul camposanto
il pàstore' signor Maurin d’Ivrea.
Ed ora riposa in pace, caro collega e fratello ! Noi,
evangelici, serriamo le file d’intorno alla tua tomba,
domandando a Dio di darci di essere fedeli in ogni cosa
fino alla morte. Possano le parole dell’apostolo Pietro
(I, 1, 3-4) essere il balsamo potente, divino, che, versato nella piaga profonda dei cuori che ti piangono, li
consoli e li rinfreschi, c Benedetto sia Iddio, e Padre
del Signor nostro Gesù Cristo, il quale, secondo la sua
gran misericordia, ci ha rigenerati in isperanza viva,
per la risurrezione di Gesù Cristo da’ morti : all’ eredità incorruttibile ed immacolata, e che non può scadere, conservato nei cieli per noi ».
D. Peyrot
Paimira Canoya-Borgia
Fanno circa qnarant’anni che il pastore Damiano
Borgia sposava Paimira Canova, nata a Como nel 1839,
e allora residente a Milano con la madre e la sorella.
A Bologna la signora Borgia seppe cattivarsi la simpatia di tutti i membri di quella Chiesa.
Verso la fine dell’anno 1875, i coniugi Borgia erano
trasferiti a Milano, e quivi la signora, di cui noi piangiamo la morte, si acquistò subito l’affetto di tutta la
congregazione, come a Bologna, e quello specialmente
delle sorelle in fede, che l’avrebbero voluta sempre in
loro compagnia.
Donna virtuosa, tutta casa, tutta famiglia, di carattere severo ma sincero, si dedicò ai suoi figli che adorava, facendo per essi grandi sacrifici. Quando questi
furono grandicelli. Paimira Borgia spiegò allora tutta
la sua attività cristiana in favore dei poveri. Nel principio dell’anno 1882, lei e il marito in lunghe conversazioni andarono meditando sul progetto di formare un
Comitato di beneficenza. Paimira Borgia, riesci a persuadere due signore della Chiesa, la compianta Angela
Sommariva ed Emilia Biaggi, ad accettare la prima la
carica di presidentessa, eia seconda quella di segretaria-cassiera. Tenne poi per sè la carica di economa, che
voleva dire addossarsi il maggior peso del lavoro. Altre due sorelle della chiesa furono aggiunte come consigliere e nel mese di marzo dello stesso anno il Comitato era belle costituito.
4
LA LUCE
Lo scopo di questo Comitato che oggi conta 28 änno
di vita, fu sempre quello divenire in aiuto alla Chiesa,
soccorrendo i poveri, le vedove, gli orfani e gli ammalati miseri, stendendo la mano caritatevole anche verso
i cattolici e particolarmente verso i forestieri, di passaggio, privi di mezzi, senz’alcun appoggio e senza diritto alla beneficenza cittadina. S’avvide ben presto la
buona signora Paimira che i bisogni andavano sempre
più crescendo, ed allora eccola ideare fiere di beneficenza e bazzar di carità, trascinando dolcemente le sue
colleghe per la stessa via filantropica e di sacrificio,
con l’ardore e l’entusiasmo di una novella Tabita (Fatti
IX 36-39).
Oltre alle tante cose fatte colle proprie mani la signora Paimira raccoglieva i doni consistenti in oggetti
di vestiario per fanciulli ed adulti e li metteva in buon
ordine per distribuirli quando i bisogni si presentavano.
Il maggior lavoro era durante l’inverno e specialmente
in occasione dell’Albero di Natale, quando cioè Occorreva provvedere per tutti i fanciulli della scuola domenicale. Essa, che conosceva tutti gli alunni, sapeva
a seconda della loro et^, della statura e della condizione, assegnare gli oggetti che si convenivano meglio.
Le sue buone colleghe non “sapevano far nulla senza
di lei e bisognava ch’ella fosse sempre presente.
Questa madre dei bimbi e dei poverelli ebbe a passare per varie malattie e a sostenere perfino due operazioni, ma non appena guarita, ella si rimetteva all’opera benefica. Solo tre anni or sono, sentendosi troppo
stanca, la zelante economa rassegnò le sue dimissioni
lasciando il posto a sua figlia, che era già entrata al
nobile servizio. Tuttavia Paimira Borgia continuò a
trovarsi presente alla preparazione dei doni ai fanciulli
della scuola domenicale fino all’Albero di Natale dell’anno scorso.
Una malattia che la tormentava già da tempo, si
manifestò più violenta che mai nella settimana avanti
la Pasqua ora scorsa. Il medico scopri trattarsi di nefrite con qualche lieve attacco cerebrale.
Colpita nella memoria, senza forze per reggersi in
piedi, si mise in letto. Non era più la donna grave e
seria d’nn tempo, la malattia la converti come in una
bimba sempre serena e lieta di sentirsi circondata dai
suoi cari, inconsapevole delle gravi condizioni della propria salute. Solo la notte del giovedì 21 Aprile accusò
un dolore al cuore e la mattina del venerdì cadd^ in
forte assopimento.'Sembrava che 'dormisse, ma ben presto si scorse ch’era entrata in agonia. Non riconosceva
più nessuno e alle ore 15 spirava tranquillamente. Il
Signore raccolse l’anima eletta nel riposo dei giusti.
Tale la vita e la fine di Paimira Borgia la benefattrice dei fanciulli e dei miseri, tale la vita e la morte
della madre mìa!
Voglia Iddio neH’immenso suo amore concedere a noi
superstiti, la forza di sopportare con cristiana rassegnazione questo doloroso distacco, avendo sempre presente il pensiero che giorno verrà in cui ci sarà dato
di rivederla e di viver con lei nella beatitudine dei
redenti.
I funerali ebbero luogo domenica 24 aprile, alle ore
14. Vi parteciparono tutti i pastori delle varie chiese
di Milano ed il pastore sig. Eevel di Como in rappresentanza del Comitato di evangelizzazione della Chiesa
Valdese. Il primo servizio, alla casa dell’estinta, fu diretto dal pastore sig. Costabel, e chiuso, con la preghiera, dal pastore sig. Bani.
Quindi il carro funebre si mosse, ricoperto di fiori
fra cui una grande e splendida corona, che, con gentil
pensiero, aveva offerto la Chiesa Metodista. Il carro era
preceduto dal vessillo del Circolo missionario ed ai cordoni stava là rappresentanza del Comitato di beneficenza ; il corteo era composto di 400 a 500 persone in
gran parte signore, appartenenti a tutte le chiese.
Alla cappella mortuaria, del Cimitero Monumentale,
il servizio funebre venne diretto dal pastore sig. Eevel; disse brevi ma commoventi parole il pastore sig.
Cervi e terminò quel servìzio funebre il pastore sig.
Severi, con la preghiera.
Al cimitero di Musocco,. dove la famiglia ha acquistato un < giardinetto », calata la salma nella fossa,
pronunziò l’ultima preghiera il pastore sig. Eevel.
Tanta simpatia dimostrata al pastore sig. Borgia e
alla sua famiglia, rese palese, d’intorno alla salma della
rimpianta estinta, il comune cordoglio e lo spirito fraterno ^^\\’Alleansa Evangelica Milanese.
Daniele Borgia
Borgia Daniele ringrazia tutte quelle gentili persone
che hanno voluto rendere l’ultimo tributo d’affetto alla
sua cara madre o che hanno mandato lettere di simpatia ; ringrazia in modo speciale e di tutto cuore ì signori pastori che si assunsero il servizio religioso. Ai
fratelli e alle sorelle della Chiesa di Via Fabbri rivolge
una calda esortazione: « Il vostro pastore, privato della
sua consorte, sente intorno a sè un gran vuoto, egli ha
bisogno del vostro aiuto, e della vostra assistenza; circondatelo quindi col vostro affetto, siate zelanti ai culti
e alle adunanze, sarà, per quel veterano dell’ evangelizzazione, un grande conforto nel suo dolore ! »
D. B.
il
Costanza Bacr Cavalle
Ecco un’ altra enorme perdita. La signora Baer Cavalié è « spirata nella pace del Signore » il 26 aprile
scorso ; e la diletta salma fu trasferita il giorno 29 da
Dossobuono al cimitero evangelico di Verona. Non ahbiam ricevuto notizie particolari sul funerale ; non abhiam neppure ricevuto un cenno biografico intorno alla
defunta (1). A che pi*o del resto? La lettera di partecipazione dice abbastanza e i versetti del salmo 71 e del
capitolo 11° deirEpistola agli Ebrei, che la lettera di
partecipazione reca, sono in forma splendidamente sintetica la pittura di quella nobilissima figura di cristiana.
Sentiteli : « Tu sei la mia speranza, o Signore Iddio ;
e colui nel quale io mi confido fin da la mia fanciullezza! » — « Stette costante come veggendo l’Invisihile ! »
Ai figli signori Emilio, Lidia, Matilde, al fratello signor Alberto Cavalié e famiglia, alla sorella e nostra
ottima conoscente signora Paolina de Heinzelmann
e famiglia, alla sorella signora Luisa Cavalié, alla nuora
signora Emilia Baer Henking e agli altri parenti tutti
l’espressione della nostra profonda condoglianza.
(1) Aggiungiamo al momento dell’impaginazione che
ci è pervenuta una corrispondenza di A. C. Non era
più possibile comporla. Al prossimo numero adunque.
Torrepellioe. — Sotto gli auspici delle società di
studenti « La Balziglia », della società missionaria
« Pradeltorno » e dell’Unione Cristiana della Gioventù,
il prof. G. Luzzi ripeterà nell’Aula magna del Liceo le
4 conferenze sul < Libro de’ libri », in queste prime
serate di maggio (5, 6, 7 e 8) alle 20 li2. Primi posti :
L. 0,60 ; secondi L. 0,30 ; abbonamento a tutta la serie’:
primi posti L. 2; secondi L. 1.
— I membri della Commissione pel canto sacro
(Augusto Jahier pastore a Torrepellice, Eugenio Revel pastore a Pramollo e Giovanni Bonnet pastore al
Perrero) hanno pubblicato n&WEcho des Vallées il
programma delle feste di canto, alle quali parteciperanno le scuole domenicali delle valli. Queste feste
si terranno: per il Val Pellice, il 12 Maggio, a Torre ;
per Valle Porosa, il 19, a S. Germano ; per la Valle
di S. Martino, il 22, a Villasecca.
CROW?VCHEm TORINESE
L’Ospedale evangelico ha ricevuto da benefattori
anonimi un’ importante somma, che dovrà servire
alla fondazione di due posti perpetui per maestre
evangeliche nubili o vedove senza prole, italiane che
preferibilmente abbiano insegnato all'estero e straniere che abbiano insegnato in Italia, t I due posti
non potranno mai essere occupati contemporaneamente da due straniere ». (Dal Lien)
— Da lo stesso Lien apprendiamo che il pastore
Giampiccoli, coadiuvato da la signora C. Bastie, dirigerà in Luglio una c squadra » di bambini di sèi
anni almeno, non poveri, non infermi, ma bisognosi
di bagni marini. Per informazioni circa alla retta da
pagarsi eoe., rivolgersi al suddetto pastore (Via Pio
Quinto 15).
— Oggi, giorno dell’Ascensione, gita unionistica
della Gioventù evangelica torinése a Torrepellice (Inverso). Vi partecipano anche le Associazioni delle
Valli Valdesi. Al culto presiede il sig. Giampiccoli.
Parleranno anche i professori Luzzi, Falchi e Jalla.
J)a le antiche province
Pinerolo. — II 31 aprile alla cattedrale il padre dottor Agostino (al inondo: Edoardo) Gemelli ripetè la
sua conferenza su Lourdes. L’.Eco del Chisone no prese
occasione per pubblicare il ritratto del conferenziere
e un cenno biografico. Padre Gemelli ha 32 anni.
Compiuto con plauso nel 1902 lo studio della medicina a Pavia, ove dirigeva il periodico socialista La
Plebe, e ottenuta la libera docenza d’istologia in quell’università, si convertì alla fede cattolica e si rese
frate nell’ordine dei Minori. Per le sue benemerenz
prò Lourdes fu creato * Cavaliere della Vergine ».
Dirige la « Rivista di Filosofia Neoscolastica ». —
Peccato che il Gemelli (questo lo diciamo noi, non
VEco del Chisone !) non sia assorto a una forma meno
erronea di cristianesimo e di filosofia !
Genova. — (R. G.) Il 28 aprile, sotto gli auspicii
della Associazione Cristiana della Gioventù, il pastore
di Sampierdarena, sig. F. Balmas, tenne nel tempio
di Via Peschiera 31, gentilmente concesso dal locale
pastore sig. Adolfo Comba, una piacevolissima conferenza su le Valli Valdesi, illustrandola mediante cento
bellissime proiezioni luminose.
Sanremo. — (Matuzio). Siamo stati colpiti da un
altro lutto: la morte del fratello sig. Augusto Leuthold.
Oriundo svìzzero, era stabilito da molto tempo in Sanremo e da circa cinque anni si ora rannodato alla
nostra Chiesa Valdese. Morì quasi improvvisamente,
tanto fu rapida e fiera la polmonite fulminante che
ce lo tolse. Era assiduo ai culti, generoso nelle contribuzioni, fedele testimonio dell’Evangelo nella vita.
Un insieme di circostanze non imputabili a nessuno,
tra cui l’essere il nostro fratello morto al Poggio e
non a Sanremo città, fecero sì che il funerale non
venne celebrato nel Tempio, e che solo alcuni pochissimi fratelli ebbero sentore dell’avvenuta morte. Ma
la Società degli agricoltori, della cui direzione il defunto era membro, intervenne in massa — con altri
amici — fino al Cimitero, dove un amico cristiano
della famiglia ed il pastore della Chiesa nostra dissero le parole della speranza e della vita.
— La Federazione Operaia, la Società Marittima e la
Società Filodrammatica hanno collocato al Cimitero
una bellissima lapide sulla tomba della nostra non
mai abbastanza rimpianta Sorella Laura. Notevole il
modo come nella bellissima epigrafe — dettata dall’illustre avv. Giacomo Cassini — si parla della fede
cristiana della Sorella, e della nostra Chiesa.
Ve la trascrivo :
A perenne memoria di Carolina Eleua Laura Heye
— Intimamente religiosa — affermò in tutti gli atti
della vita — il principio della solidarietà umana —
nella comune origine e nel comune destino dei popoli — ogni uomo Le fu fratello — si chiamò Sorella Laura.
Legò la fede di Lutero — in cui nacque — alla antica tradizione di Valdo — radicata col sangue e col
fuoco nelle nostre alpi — cui elargiva il tempio — in
Sanremo — prediletto soggiorno.
Nel raccoglimento — imposto dalla infermità del
corpo^ intrecciava — le glorie della sua Brema —
alle glorie delle nostre città marinare — nel colloquio
colle anime dei nostri grandi — di Mazzini, di Garibaldi — teso ognora l’orecchio ai dolori altrui — assorta — nella opera costante — della elevazione degli umili.
Serena in una aureola di luce — trapassando —
volle qui sepolta la spoglia mortale.
E’ radiosa in Dio — il popolo la benedice.
La Federazione Operaia, la Società Marittima, la
Società Filodrammatica — riunite nel vincolo della
gratitudine — posero.
XXVII marzo MCMX.
Arnaldo Fraccaroli ha in questi giorni pubblicato
un bell’articolo sul Cavour. Attraente in ispecie l’ultimo punto in cui il Fraccaroli fa parlare la vecchia
cameriera del grande statista. Il Cavour s’era confessato in morte a un certo padre Giacomo. Dipoi
padre Giacomo se n’era ito a Roma, e a Roma avevano cercato di cavargli di bocca qualche cosa, non
ostante il famoso segreto della confessione. Ma sentiamo il Fraccaroli :
« Povero padre Giacomo! — esclama la vecchia
donna — quante gliene han fatte passare, allora. Mi
ricordo che al ritorno da Roma dove era stato chiamato subito dopo, mi raccontò che al Vaticano gli
avevan fatto un sacco di domande, c Ma io non ho
parlato — mi diceva — e avrei taciuto anche a costo
della morte, perchè la confessione è segreta ». Però,
vede, ha avuto un compenso, perchè il Governo l’ha
fatto cavaliere... ».
Il grande sinodo diocesano
Intorno al famoso sinodo diocesano che anche quest’anno fu indetto dal Cardinal Ferrari nella capitale
lombarda si è occupato in uno degli scorsi numeri
il Corriere della Sera, che, tra le altre cose, dice:
« C’è qualche cosa di sacro e di archeologico in queste adunanze ambrosiane, dove i congressisti stanno
in silenzio ad ascoltare con le ginocchia della mente
inchine: e pensare che tra essi si trovano dei democristiani militanti, cappellani del lavoro, giovani di
pensiero moderno, tutti buoni, e raccolti in una congregazione che va ancora all’antica, dove tira un ven-
5
LA LUCE
to di obbedienza che pare venga dai tempi di San
Carlo ».
Il clero rispetto al Sinodo — è diviso in più
categorie; e c’è chi deve intervenirvi, pena la scomunica; e c’è chi deve intervernirvi, ma, se manca,
non è scomunicato; e c’è chi è invitato, ma non ha
il minimo obbligo d’intervenirvi. Tutti devono pagare una tassa d’iscrizione. I membri del sinodo non
possono prender alloggio nei pubblici alberghi. E
che si conclude nel sinodo ? Un bel nulla, a quanto
pare, se si deve credere al pur tanto benevolo Corriere,
Il quale ha . preso lingua » da molti dei membri componenti il gran congresso, tutti più o meno hlasés
a questo riguardo.
Nella città^eTflori
— (g. e. m.). Nei recenti esami per l’abilitazione
all’ insegnamento delle lingue estere nelle scuole secondane governative, la Signorina Gemma Melarti
figlia dell’evangelista valdese Sig. P. Melani e attuale
direttrice dell’Educatorio Popolare Evangelico di Firenze (Via de’ Serragli 51) riportava brillantemente
li titolo di professoressa di lingua inglese.
Alla gentile e colta Signorina le nostre felicitazioni
sincere ed i migliori auguri di brillante carriera.
— (Ico) Domenica sera, 1. maggio, nella Chiesa Valdese di Via de’ Serragli, il pastore a E, Meilie, cogliendo l’occasione della festa del lavoro, ha dato una
conferenza sulle « Preoccupazioni mofali del Socialismo ».
L’oratore esordì domandandosi se sia possibile parlare di preoccupazioni morali del socialismo e rispose
che se ciò non era una realtà circa vent’annl sono—
perchè il socialismo andava strettamente legato al
positivismo ed al materialismo storico e si trovava
troppo impegnato nella lotta contro il Cattolicismo
che falsando il concetto di vera religione, non addimostra nella vita quello che in teoria afferma _
è però una realtà adesso, essendosi finalmente capito che il materialismo non può dar ragione di tutti
quanti gli svariati fenomeni della vita, così complessa da non poter essere spiegata come semplice
funzione della materia. E qui l’oratore confutò il lato
debole del materialismo, dimostrando poi, in una seconda parte della conferenza, come un ritorno allo
spiritualismo non sia un sogno soltanto, ma una confortante realtà, come la morale non abbia esulato
completamente dal campo socialista, anzi tenda a
prendervi, salde radici. E ad appoggio della sua qsj
serzione citò molti passi di socialisti eminenti che
nella loro propaganda non dimenticano le alte idealità dello spirito: Jaurés, Morgari, Bonomi. Ma v’è
qualcosa di più e di meglio delle parole; parlano più
chiaramente i fatti : dei socialisti si sono presentati
tra i più strenui combattenti nella lotta contro l’alcoolismo, contro la guerra, contro la pornografia,
contro il lotto, contro la tratta delle bianche, contro’
la pubblicazione dei processi scandalosi, contro le esecuzioni capitali. In una terza parte l’oratore esaminò
brevemente quali siano i motivi che spingono il socialismo, a non occuparsi solo della questione economica, ma di tutto quanto può contribuire ad aumentare il benessere fisico e morale del popolo. La
preoccupazione morale è condizione necessaria del
socialismo, senza di essa, senza le alte idealità dello
spirito, esso non sarà mai una forza, una energia capace di trasformare le masse, secondo il pensiero
stesso del capo dei socialisti belgi. Il moralismo è
destinato a dare al socialismo un nuovo e più saldo
orientamento, a condurre alla vera libertà e grandezza: il Socialismo — conclude l’oratore — sarà
tutto compenetrato di spirito o non sarà.
Rivista Cristiana
Sommario del N. d’aprile : La « S. Bartolommeo • della Valtellina, G. Lazzi. — Gesù di Nazareth nel pensiero degli ebrei
contemporanei, E. Senàrega. — . Giudizi di un credente sull’arte, E. Bianciardi. — La fede e la credenza, U. Janni. —
La pagina dei pastori. Et. — Cronaca del movimento religioso,
Ü. Janni. — Note bibliograflche, G. R. - A. B. - V. M. — Dalle
Riviste e dai Giornali, G, R,
che mira a scopare via tutto, anche l’idea di Dio.
Nel numero 17, infatti il Dott. O. Gnocchi Viani rifrigge le rancide prove della non esistenza di Dio,
che non occorre confutare, perchè sono già state
troppe volte confutate. Lo sa il dottor Gnocchi?
Vediamo con piacere che il maestro evangelista di
Dovadola, sig. E. Eobutti, in quel medesimo numero
risponde a certi scritti comparsi precedentemente
nella Scopa stessa ; i quali tendevano a scopar via,
insieme col Cattolicismo romano, anche il Cristianesimo di Gesù Cristo.
Bollettino Omiletico
Sommario del N. 2 (marzo-aprile) ; c ^La camera alta ». —L’azione dello Spirito Santo in noi. — Di gloria in gloria. —
« Il frutto dello Spirito è... allegrezza ». — L’Ascensione e il
Simbolo degli Apostoli. — . Ricordati del tuo Creatore ». —
« Abbiamo un Avvocato preiso il Padre ». _Il Paradiso. _
L’adoratore cristiano. — Il dovere cristiano di contribuire al
mantenimento e al progresso dell’opera del Signore. — Il nuovo
tipo del cristiano. — « Cercate il Signore ». — Allocuzione
antialcoolista. — Condizione ideale d’una Chiesa,
Un periodico dal nome poeHco
Il periodico cui alludiamo e.... La Scopa che si pubblica a Santa Sofia (non di Costantinopoli tuttavia!)
Ebbene La Scopa è un . settimanale anticlericale »
6ronachetta Romana
Domenica sera all’Associazione Cristiana della Gioventù (Via della Consulta 67) doveva aver luogo una
conferenza del giudice R. Majetti sul tema: « Un
giudice istruttore e i suoi minorenni delinquenti »;
ma l’uditorio — per il cattivo tempo e per la mancanza di tram (era infatti il 1. maggio) — riesci
scarso; sicché la conferenza fu rimandata. — Il benemerito magistrato ha aperto un rifugio pei fanciulli
abbandonati in Via del Consolato 5. Chi trovi nottetempo per le vie di Roma bambini addormentati, li
affidi a un agente della forza pubblica, dicendogli :
“ Conducete questo bambino in Via del Consolato 5
— Nell’Aula magna del Collegio Romano, Angelo
Maria Tirabassi disse i suoi bei “ Canti umani „. Lo
ringraziamo assai del gentile invito favoritoci.
— Perdurando lo sciopero dei muratori, i Repubblicani affissero alle cantonate un nobilissimo manifesto, in cui dicevano agli scioperanti con lodevolissima franchezza : Avete torto; non si manca a un impegno preso, a un patto firmato. — Era bello —- aggiungiamo noi — riudir la voce della coscienza morale in questa Roma, ove pareva che la coscienza
morale fosse assopita.
Due
Parla il deputato cattolico on. Meda, che espone i
suoi ideali. Egli vorrebbe « vedere gli Stati moderni e
la Chiesa, non attraverso dedizioni e compromessi, ma
in una nobile e dignitosa collaborazione(uzwi commenti)
contenuta nei confini delle funzioni rispettive, svolgere armonicamente l’attività propria per condurre
l’umanità verso una mèta più luminosa, più alta, più
degna : verso una condizione di cose nella quale le
ragioni dello spirito non sentano più la coazione delle
urgenze materiali, e di queste nessuna per soddisfarsi sia trascinata a dimenticare i destini superiori
della vita : non sarebbe questa concezione l’utopia dei
pensatori medioevali e tanto meno il futurismo politico religioso dell’onorevole Murri ; sarebbe semplicemente una riviviscenza di quello spirito cristiano,
che ha conquistato il mondo, non coll’arte dei suoni
e dei colori... (Viva ilarità, commenti).
Voci. — La Santa Inquisizione !
Chiesa. — Col rogo !
Meda —... ma con la predicazione del sacrificio, dell’amore, della virtù, che noi persistiamo a ritenere
fattore non sostituibile di vera educazione individuale
e collettiva e che, se è decaduto in mezzo al prevalere
delle concezioni materialistiche della vita, richiede da
noi opera assidua per essere rinvigorito e ricollocato
in onore ».
C’è dell’ottimo negli ideali... astratti dell’on. Meda.
Non si dimentichi tuttavia che egli parla, non in nome
del Cristianesimo, ma del Cattolicismo romano, cioè
della Chiesa papale, che non può rinnegare —genza'
uccidere sè stessa — e non ha mai rinnegato del resto
i sogni di supremazia assoluta.
ALCOIII PEÌEBI di ANTONINO IINIIE
Da un recente articolo di Antonino Anile — che
scrive sempre ottime cose — pubblicato nel Giornale
d’Italia, caviamo pei nostri Lettori questi pensieri :
« I nostri scienziati preferiscono discutere di questioni superiori e fare della facile e falsa filosofia.
Tra i danni che alle nazioni latine sono venuti dal
positivismo di Auguste Comte bisogna contare anche
questo: l’idea da lui bandita che Io scienziato sia un
propulsore di verità e che possa intervenire in tutte
le questioni e reggere i destini del mondo ».
« Quale è stata la preoccupazione più viva della
nostra « Società », da pochi anni in vigore, per il
progresso e la unificazione delle scienze?: creare
dentro di sè una sezione filosofica. Nei volumi degli
Atti, finora pubblicati, non v’è un solo problema pratico posto e risoluto ».
« I rapporti tra lo Stato e la coltura superiore debbono essere i meno intimi che sia possibile. Lo Stato |
in Italia, specialmente nell’ora che volge, è come |
Siebel del « Faust » : fa intristire ogni fiore che |
tocca ».
« I nostri concorsi universitari, per il modo come
si svolgono, sono una sorgente inesausta di scandalo.
I titoli, ai concorrenti che non fanno parte di alcuna
chiesuola, vengono rimandati indietro vergini di lettura ».
L’ « Araldo cattolico » e il Battaini
L A.raldo cattolico di Roma, che noi non leggiamo
più, perchè non ne mette proprio il conto, pare abbia lanciato con un coraggio veramente da leone la
seguente sfida: « Se vi ha chi sappia indicarci mostri
più crudeli di quello che siano stati i protestanti, se
vi ha chi riesca ad indicarci chi sia stato nemico della
libertà di coscienza più di quello che non siano stati
i protestanti, ce ne dica il nome e noi avremo la santa
franchezza di dire che ci ingannammo sino a qui ».
Ma pare anche che vi abbia qualcuno disposto a raccogliere il guanto àQ\VAraldo; e questo qualcuno non
è un € protestante », ma il sacerdote prof. Domenico
Battalni, che dirige a Mendrisio (Svizzera) la Cultura
Moderna. Nel N» del 1- aprile, il Battami scrive:
« Siccome la storia passata della chiesa cattolica romana entra nel nostro programma di studio, così ben
volentieri raccogliamo la sfida dell’Ambo cattolico
di Roma, congratulandoci però coll’articolista per la
strabiliante buona fede con cui lancia una sfida, ohe
qualche buon padre riproverebbe come temeraria. E
lo facciamo con tanto piacere che saremmo anche disposti a depositare una piccola somma, qualora egli
riuscisse a smentire anche uno solo dei fatti che esporremo. Ai prossimi numeri, dunque ».
DA NAPOLI LUMINOSA
« Un piccolo paradiso per signore » cosi poteva intitolarsi la fiera di beneficenza tenutasi giovedì scorso
nella grande aula sovrastante alla chiesa valdese. Essa
fu una riprova luminosa di quanto siano capaci queste industri mani femminili, ed i pazienti lavori d’ago,
ricchi ed eleganti, andarono a ruba. Egregiamente funzionò il servizio di buffet sotto la direzione intelligente della signora Iwing. Del felice risultato può a
ragione andare altiero il Comitato delle signore, degnamente presieduto dalla sig.ra Tron. Un grazio dunque di cuore a quanti vi cooperarono col lavoro o
colla borsa, donando o comprando. E... arrivederci ad
una fiera... futura prossima !
Napoletano.
OLTRE LE ALPI E 1 flARI
Svizzera
Ginevra. La Chiesa Nazionale ha conferito il
voto alle donne.
Il € Journal de Genève » calorosamente invita
i cittadini a un trattenimento di beneficenza, che si
darà dopodomani nella « Sala comunale » di Plain-palais, a beneficio degli Italiani evangelici che emigrano a Ginevra e che spesso si trovano in preda
alla miseria per malattia o per mancanza di lavoro.
1 biglietti d’ingresso costeranno rispettivamente franchi 2, 3, 5 e 10.
Francia
Parigi. La chiesa evangelica dell’Ascensione (rue
Dulong) ha ricostruito il suo tempio, rendendolo più
vasto e più bello.
Martedì scorso, sotto gli auspici del periodico
« Foi et Vie », l’illustre filosofo credente E. Boutroux tenne una conferenza (44, rue de Rennes) su
la « morale e la religione ».
I lettori ricordano che il missionario medico de
Prosch morì a Gondokoro su le rive del Nilo, il
giorno dopo che Teodoro Roosevelt l’aveva invitato a
desinare seco. Ora, il Boegner direttore della casa
missionaria parigina — da la quale il de Prosch dipendeva — ha avuto un’udienza dal Roosevelt, che
— dice il « Témoignage . — rendette una bella testimonianza del caro defunto.
Tolosa. — Per cura della . Società delle Pubblicazioni » ha veduto la luce un opuscolo di Eugenio
Diény c Contro l’ateismo », che, secondo la c Semaine
Religieuse » è la migliore risposta fin qui pubblicata
contro gli attacchi antireligiosi del famoso ateo propagandista Sebastiano Paure; al quale aveva già risposto — tra gli altri — il prof. Giorgio Fulliquet.
Germania
Cassel, — Il chimico Mond, testé morto a Londra,
ha lasciato 40000 marchi per l’ospedale di Cassel.
Svezia
Stoccolma. — Festeggiandosi (alla fine d’aprile
scorso) il 25.0 anniversario dell’Associazione cristiana
dei Giovani, un discorso in danese fu proferito dal
segretario generale del Comitato internazionale, signor Fermaud; una seduta <fu diretta da l’ex ministro di stato Hammarskjold, e una radunanza di preghiera fu tenuta sotto la presidenza del principe
reale Oscar Bernadette.
6
6
LA LUCE
Inghilterra
Londra. — Nella Scuola dei Pastori, fondata dal
celebre Carlo H. Spurgeon, sono stati preparati in
46 anni al ministerio cristiano 1135 uomini, di cui
688 vivono tuttora, e predicano l’Evangelo in Inghilterra, in Francia, in Russia e altrove. A Pietroburgo
si sta per costruire un edilizio ad uso di culto, il
quale conterrà circa 2000 persone.
Stati Uniti
Nuova York. — Dovendosi ristaurare e trasformare il tempio in cui predica il pastore Dr. Aked,
si è fatta una colletta che in mezz’ora ha fruttato ‘
due milioni di lire italiane. Il Rockefeller — che è
membro di quella chiesa — ha offerto 900 mila lire.
Turchia
Se si deve credere all’ « Orient Chrétien, » il maomettismo farebbe anc’oggi enormi conquiste nel NordEst della Russia, in Asia e in America.
Dlsfrlbuzìone di premi
Il 21 aprile a Losanna (Svizzera) ci fu la distribuzione
dei premi agli alunni di quelle scuole elementari.il
pastore Secretan, rivolgendosi ai fanciulli, proferì un
discorso, ch’egli stesso riassunse in queste quattro parole: « Amate i vostri maestri ». — Eccone un brano:
t L’amore è l’adempimento della legge (Rom. 13, 10).
L’amore è anche il segreto per fare buoni studi; e,
secondo me, tutta l’arte dell’ educatore si compendia
nell’amore. Per acquistar l'amore, sapete voi che occorra ? Occorre la preghiera. Dovete pregare per i vostri maestri, com’essi pregano per voi. Pregate ogni
giorno, e voi vi avvedrete quanto il vostro cuore diverrà capace d’amare, e vi avvedrete del pari quanto
le vostre facoltà si svolgeranno e quanto il vostro carattere acquisterà di ampiezza e di energia ; perchè
pregare è vivere in comunione col Padre che è nei
cieli >.
Quando si parlerà così agli scolaretti italiani?
Un giudizio su la Critica e su l’abate loisy
La critica storica non è mai stata scienza esatta
come le matematiche, nè scienza sperimentale come
la fisica e neppur scienza d’osservazione come l’astronomia. La critica si studia di ricostruire un passato
ormai lontano, come fa la geologia, e si muove tra ipo
tesi. Se l’abate Loisy accusa gli autori dei Vangeli d
mancare d’imparzialità perchè credentf, gli si può ri
spendere che la critica ha anch’essa il più delle volte o
pinioni preconcette.(X>a«« arfieoZo di Giulio Gindraux’
dezza, d’egoismo, di viltà innanzi al dolore, allo
sforzo e al rischio, delitti che tosto o tardi la natura
punisce più severamente d’ogni altro... Adoperiamoci
all’eguaglianza di tutti gli uomini; ma miriamo a un
eguaglianza ohe inalzi, non a un’eguaglianza che abbassi >.
Italia. Spero di poter dare i particolari del ricevimento che verrà loro fatto e dei risultati pratici ottenuti. Con ansia aspettiamo di fare la conoscenza dì
quel servo di Dio che onora la Chiesa Valdese — voglio dire del prof. Bartoli.
Qranchicjlo^^nfallibile
Il periodico Wartburg ricorda un granchietto pescato da Papa Sisto Quinto, al quale premeva di
provare la propria infallibilità. In una bolla concernente una nuova edizione della Vulgata, Sisto Quinto
affermò essere il papa infallibile, perchè Gesù Cristo
disse per tre volte (ter) a S. Pietro : * Ho pregato
tre volte (ter) per te, affinchè la tua fede non venga
meno ». Quell’Infallibile dunque confondeva il versetto 31 del capo 22 di Luca col versetto 34, dal quale
risulta invece la fallibilità di S. Pietro !
Se la Bibbia venisse distrutta
Se la Bibbia venisse distrutta, c’è in Inghilterra il
signor William Ward, presidente del Consiglio Nazionale delle associazioni missionarie, che potrebbe dettarne quasi la metà. Da 41 anno in qua egli è andato
imparandone a memoria alcuni versetti ogni giorno.
La sconfitta^de^^^tolki io Oriente
Sotto questo titolo, VAzione di Catania commenta
un articolo contenuto nel fascicolo d’Aprile del periodico italo-arabo (ma più italo che arabo, secondo
l’Azione) che il dottor Enrico Insabato pubblica al
Cairo. Deposto il sultano Abdul - Hamid, 1’ unione
delle chiese cristiane acattoliche di Costantinopoli —
unione avversata da quel sultano, che temeva le ire
di Roma — è avvenuta in grazia dell’azione diplomatica anglo-germanica. Sì che adesso — in cospetto
della Francia che, essendo dilaniata da lotte intestine,
non può e non vuole occuparsene ; e in cospetto dell’Italia in cui regna il « non te ne incaricà » — i
cristiani acattolici si daranno la mano, stringendo un
patto d’alleanza ad * attuare in Oriente un Los von
Rom in piena regola ». E ne verrà una sconfitta dei
cattolici ; sconfitta di cui si scorgono già i primi sintomi ; 1) in certe scuole armene insegnano professori
evangelici ; 2) in certi seminari si studia lo Hainaok.
I giovani abituati da gli insegnanti cattolici a volgere
lo sguardo verso Roma, come a faro di civiltà, lo volgeranno invece verso Londra o verso Berlino
Soristianizziamo la Francia!
Questo grido si è fatto sentire anche ultimamente.
.Un certo Chirao — secondo Hélo che scrive néK)Jhréiian — si sarebbe espresso così, e avrebbe aggiunto :
€ Il cristianesimo ha seminato nell’Universo tutti gli
elementi atti a corrompere e a distruggere i popoli ».
In risposta a questa.... bomba, Hélo fa notare : 1)
che c’è del gran male nella storia della Chiesa, ma
che la Chiesa non è il Cristianesimo; 2) che se una
dottrina (la dottrina del Cristo) è stata male applicata, non ne deriva che detta dottrina non abbia valore’e non costituisca la più bella e più sublime morale ; 3) che Gesù Cristo ha insegnato l’amor del prossimo, il disprezzo delle ricchezze egoiste, l’abnegazione, il sacrifizio, l uguagiianza ( « Voi tutti siete
fratelli » — « Se fate bene solo ai vostri amici... » —
« Amate i vostri nemici » — « Il minimo che è tra
voi è grande ») ; sicché la dottrina di Gesù Cristo —
praticata - sarebbe, tra le altre cose, il più puro
dei socialismi.
LETTERE P’fvMERICjV
Un biscorso ììooscoolt
Nella grand’aula della Sorbona a Parigi, innanzi
a un € immenso uditorio » Teodoro Roosevelt, l’ex
-presidente degli Stati Uniti, ha proferito in inglese
un discorso, trattando di quel che (Jev’essere . il
cittadino d’una repubblica ». Il • Témoignage » nota
che il titolo del discorso avrebbe potuto benissimo
essere invece questo: « Ciò che manca alla Francia
per divenire una grande repubblica ». E pare infatti
che l’egregio uomo abbia parlata senze reticenze e
con la massima franchezza. Un pensiero o due basteranno a dar un’idea dell’intonazione generale deila
conferenza. * H modo peggiore di considerar la vita
consiste nel considerarla con un sorriso di scherno
su le labbra... E' un essere inutile colui la cui anima
nè calda nè fredda ignora le grandi e generose commozioni, le grandi alterezze, le austere credenze,
l’alto entusiasmo degli uomini che sfidano il fulmine
e le tempeste... H peggiore flagello è la sterilità. Se
essa dipenda da cause volontarie, non è solamente
una sventura, è anche uno di quei delitti di morbi
Ci scrivono da Me. Donald :
La grande notizia dei giorni scorsi era quella che
ci avete fornita voi da Roma nel mandarci i dettagli
che cagionarono il gran rifiuto di Roosevelt. Il gesto
ardito e virile del nostro caro ex presidente ci rallegrò il cuore e non credo esagerare dicendo che la
sua azione onesta, di fronte alle pretese puerili del
Vaticano, sarà motivo sufficiente perchè alle prossime
elezioni presidenziali il nome di Roosevelt sia la parola d’ordine intorno alla quale si troveranno uniti
tutti i veri liberali. Ci volevano alcuni incidenti simili ai due fornitici dal viaggio a Roma di Fairbanks
e Roosevelt, per fare aprire gli occhi al popolo americano. Quando noi parliamo di clericalismo ed intolleranza papale in Italia, i nostri amici di qua credono
che esageriamo. Quando vedono le monachelle andarsene «on passo grave e viso ascetico domandando contribuzioni per ospedali, scuole, istituti cattolici, gli
Evangelici americani contribuiscono liberalmente, e
non sembrano capire che quei loro sacrifici concorrono ad allestire un cavallo troiano pieno di soldati
nemici, che aspettano solo l’occasione favorevole per
aprire le porte del paese all’eterno nemico di ogni
libertà, il papato. ^
* •
Gli amici della Chiesa Valdese si raliegrano nei pensiero che il Presidente signor Muston, il prof. Bartoli
ed il prof. Clot saranno presto con noi per una troppo
breve visita di poco più di una settimana. Sono aspettati a Pittsburg, domani 14 aprile. Se sapessi l’ora
dell’arrivo è certo che sarei alla stazione per dar loro
il benvenuto. Non sapendolo mi dovrò contentare di
salutarli venerdì quando si farà il grande ricevimento
ufficiale nella Trinity Episcopal Chureh, Tutte le denominazioni ohe si interesseranno all’Evangelizzazione
d’Italia per mezzo della Chiesa Vaidese' saranno rappresentate. I tre oratori rappresentanti la Chiesa Valdese in America avranno più pulpiti offerti loro di
quanti potranno accettarne. L’impressione generale è
ohe la loro visita qui sarà benedetta dal Signore. Il Comitato Valdese di Pittsburg è composto di persone influenti e capaci. Alla testa di esso, quale presidente, sta
il dott. Me Clurkin della Chiesa Presbiteriana Unita,
uomo pieno d’ingegno e di amore per l’opera in
Il caro amico nostro dott. G. T. Ribetti passa per
una prova veramente dolorosa. Una malattia di pochi
giorni soltanto gli ha rapito la cara sua compagna, e
ciò in circostanze eccezionalmente penose per lui.
Circa nove settimane or sono, il caro amico nostro
correva presso un ammalato. Mentre egli passava sul
marciapiede di uno di quei palazzoni di altezza sconosciuta tra noi in Italia, un uomo che era intento
a pulire una finestra al quarto piano, perso l’equilibrio, cadde con rapidità vertiginosa e andò a battere sulla schiena del povero dottore. Tutti e due furono portati malconci all’ospedale. Per parecchie settimane il dott. Ribetti fu tra la vita e la morte. Allorquando i sintomi di un miglioramento si manifestarono, ecco che la sua cara Signora cadde ammalata,
j Dapprima ebbe l’influenza, poi si manifestò la pleurite
ed in ultimo la malattia di cuore che la rapì all’affetto del marito dei conoscenti tutti e delia Chiesa
Valdese, di cui era un’amica devota ecostante. li dott.
Ribetti, quantunque fosse ancora incapace di muoversi, volle ad ogni costo essere trasportato a casa il
giorno del funerale. Dato l’ultimo addio alla sposa amata, fu riportato all’ospedale, ove trovasi tuttora.
Quale sia lo sta'to suo in slmili circostanze, possono indovinarlo i lettori. Egli ha bisogno delle preghiere
dei suoi amici, perchè Iddio lo sostenga.
La defunta era nata a Gourack sul fiume Clyde,
vicino alla città di Glosgow in iseozia. Era stata educata a Edimburgo ed a Glasgow ; ma la fede e la pietà
le erano state, destate in cuore dai genitori, veri tipi
scozzesi, pieni di energia, di integrità e di sentimento religioso.
Il padre della signora Ribetti, Isacco Buchanan, essendosi trasferito a Hamilton (Canadá) colla famiglia,
vi prosperò ed acquistò influenza tanto che fu per
molti anni membro del Parlamento Canadese. Morto
il padre, la famiglia Buchanan si trasferì a Pittsburg.
Le sorelle Buchanan, incontrando Italiani nelle vie
della città e soffrendo nel sapere che essi non conoscevano ia lingua, apersero prima una scuola serale
ove l’inglese veniva insegnato, quindi cominciarono
una scuola domenicale ove insegnavano le verità del
Vangelo. Quando l’opera ebbe raggiunto proporzioni
,^g^p0rìori alle forze loro, venne il signor Ribetti ad
aiutarle, e per sei anni lavorarono con zelo ed entusiamo, finché una chiesa italiana fiorente fu fondata.
Quando il dott. Ribetti lasciò l’opera per darsi tutto
quanto alla professione medica, la signora Ribetti continuò a spendere tempo, denaro ed inteliigenza a favore di quella cara chiesa italiana di cui era la fondatrice.
Il giorno del suo funerale fu giorno di lutto per
tutti i membri di quella chiesa. Perfino i bambini
vollero accompagnare al Camposanto la loro benefattrice. Fiori a profusione adornavano il feretro di colei
che durante la sua vita tanti fiori aveva cosparso
sul sentiero dei poveri e degli afflitti. In casa il culto,
solenne nella sua semplicità, fu fatto in lingua inglese ; al Camposanto parlò il pastore Fragaie, successore del dott. Ribetti nell’opera fra gli Italiani di
East Liberty. Cantammo commossi il cantico : « O
beati sul nel cielo » e deposto un fiore di riconoscenza
sulla fossa della cara defunta, ritornammo profondamente mesti alle nostre case.
La signora Ribetti ha finito il corso, ha serbato la
fede, l’aspetta la corona di vita ; ma rimangono un
marito, due sorelle, tre fratelli e molti conoscenti che
piangono. Li consoli Iddio e li aiuti a dire : « Non
la mia, ma la Tua volontà ».
Enrico Garrón.
Lo Sheldon e il teatro
Il notissimo romanziere americano Sheldon, dice la
Vie Nouvelle, richiesto che permettesse la riproduzione drammatica per le scene del suo romanzo più
in voga, ha risposto con un no, dicendo : Perch’ io
concedessi, sarebbe necessario mi si assicurasse che
gli attori fossero tutti quanti ferventi cristiani; considero d’altra parte il teatro moderno come fonte di
corruzione, anziché elemento di forza morale: perciò
ricuso, a costo di parer « gretto e puritano • ; e son
tale infatti per ciò che concerne le rappresentazioni
teatrali.
Valdesi d’America
Si è adunata quella conferenza distrettuale a Iris.
Tra le deliberazioni principali, notiamo: 1) un voto
di gratitudine alla società delle signore di S. Giovanni
(Valli Valdesi del Piemonte) e al pastore di questa
Chiesa Dr. cav. T. Gay per la colletta fatta a prò dei
7
LA LUCE
Valdesi d’America; 2) la risoluzione di far collette ogni
mese per le chiese valdesi d'Italia. — La commissione
esecutiva è risultata così costituita: pastore D. A. Ugon pres. ; Luigi Jourdan vicepres. ; pastore Paolo Davyt segretario. A membri del futuro sinodo sono stati
eletti i professori Tourn, Longo e Falchi.
fV PIU’ PI nULLE METRI
i Pralini sono» un’ottima popolazione : educata sobria, pacifica e laboriosa.
Il forestiere s’accorge subito, arrivando, eh’ eo-li si
trova in mezzo agente educata. É difficile ch’egli incontri un .Pralino senza che questi lo saluti con un
€ bonjour, monsieur . oppure con un € cerea », se ha
i impressione che il viandante non sia un correligionario. ®
I ragazzi pralini, come tutti i figli dei contadini
non ancora eccitati dall’Inglese, non concepiscono la
mancia per piccoli servizi ch’essi possono prestare al
forestiere, e se questi insiste ed essi accettano, s’affrettano 8 portarla ai genitori, i quali la mettono da parte
insieme ad altri piccoli regali, finché possano comperar loro « uno splendido cappello » o una cravatta più
unica che rara ».
La temperanza è un’ altra caratteristica innegabile
de Pralini in generale. Di liquori non fanno uso, tranne
quando non possono fare a meno come medicina
bi racconta che un oste, ^ora defunto) quando'vedeva entrar dei giovanotti, diceva, rivolgendosi alla
moglie : . Guarda mo’ che ardire hanno questi sbarbatelli ; hanno ancora il latte sulle labbra, e vengono
a ordinare i litri e le mezzette! Fammi questo piacere : vai a far loro vedere la fontana, se non sanno
piu dove sia ». — Oh se tutti gli osti del mondo sonngliassero a questo ! Meglio però sarebbe sopprimere
addirittura le osterie!
Salvo eccezioni i Pralini non adorano il dio Bacco
e quindi i Pralini sono gente tranquilla. ’
Le risse e i fatti di sangue son cose che qui ignoransi del tutto. Diceva, non è molto, il pretore di Perrero al Sindaco Postan, d’aver consultato i registri
delle multe e delle condanne dell’ ultimo decennio e
di non avervi trovato il nome d’un solo Pralino E
M altro da fare che di spendere
il lorowfempo nei tribunali. Un popolo lavoratore come
questo credo non esista altrove neppure nelle Valli. Lo
sanno molto bene le ragazze degli altri comuni di
montagna : ci pensano su due volte avanti di sposare
un Praline. Nè hanno tutti i torti, perchè la sorte della
® davvero delle più invidiabili,
NeHe Puglie ove trascorsi alcuni mesi, osservai che
la donna, salvo rare eccezioni come in tempo di vendemmia, non esce mai a lavorare nei campi ; tutto il
compito suo è di attendere alle cure di casa e all’ educazione dei figliuoli. La donna pralina invece, oltre
al disimpegnare le domestiche faccende, lavora in campagna al pari dell’uomo. Sbaglio.,, avrei dovuto dire
__________^^<iSr
piu dell’uomo, perchè, mentr’essa cammina curva sotto
la sua gerla, trova ancora modo di fare la calza.
Spesse volte, quando per esempio ha da « fare il
cacio », per non arrivar troppo tardi ai lavoro, si alza
un ora innanzi giorno e questo nell estate, all’epoca
dei fiori, quauUo le notti non sono che di cinque o
sei ore 1 E bisogna vedere che montagne di fieno ! e
con quale disinvoltura le ragazze specialmente sono
capaci di portarle 1 Bisogna dire che c’è tra loro una
specie di gara, la sveltezza nel lavoro e la resistenza
al medesimo essendo considerate, e a ragione, come
una dote. I giovani, dal canto loro, fanno lo stesso:
corrono come avessero i questurini alle spalle.
Tutto questo agitarsi si spiega col fatio che la stagione^ utile per i lavori campestri si riduce a cinque
o tutt’al più a sei mesi durante i quali devesi far tutto:
non s è finito di zappare i campi e di gettarvi le prime
sementi che bisogna cominciare a falciare il fieno;
non s'è finito di falciare il fieno che bisogna cominciare la mietitura ; non s’è finita la mietitura che bisogna cominciare a seminare il grano per l'anno successivo; anzi, in alcune località come agli Indritti (1600
metri) si deve seminare prima d’aver mietuto, quindi
hanno perfettamente ragione coloro che dicono ohe a
Frali si semina d’agosto e si miete di settembre.
Penso qualche volta alla condizione dei giovani sposi
(parlo più volentieri dei giovani, perchè non mi sento
ancora tanto vecchio neppur io) e i miei occhi si inumidiscono di lagrime, fcii uniscono generalmente in
matrimonio in primavera, cioè all’inizio dei grandi lavori campestri e fino all’inverno non hanno più un
momento di requie. Il giorno delle nozze è il primo
e 1 ultimo giorno che gli sposi vanno a braccetto.
Eppure essi non sono piu infelici anzi molto meno
infelici di tante coppie cittadine, le quali, non sapendo
come uccidere il tempo, si domandano ogni mattina
qual ritrovo mondano le attende. Ho viaggiato discretamente ; ho frequentato differenti classi di persone, ma posso dire che in nessuna di esse ho trovato tanta contentezza d’animo, tanta rassegnazione,
non al destino, ma alla volontà di Dio come in queste_ popolazioni montane. Ho sempre davanti agli occhi, una cara figura del mio villaggio, una donnetta
snella, tutto brio, rimasta vittima, si può dire, poco
piu che cinquantenne, del soverchio suo affaticarsi.
Gantava o meglio canticchiava sempre: la mattina,
mentre preparava la colazione; la sera, quando gli altri membri della famiglia erano già a letto ed oliasi
tratteneva un altro po' in cucina a sbrigare qualche
urgente faccenduola ; nei giorni di bel sole, sui prati
falciati, aspettando che il fieno fosse sufficientemente
secco per portarlo al fienile ; nelle giornate di pioggia_ quando, seduta alla finestra, le sue mani più celeri^ d una macchina da cucire, rammendavano i logori calzoni dei suoi figli, uno dei quali ero io...
Povera madre! Quante volte, discorrendo con le nostre buone campagnuole che la conobbero da vicino,
non mi sono sentito dire : se vivesse ancora sua madre... ora che Lei è il nostro pastore... come sarebbe
felice! » — Sì, indubitatamente, sarebbe felice; eppure
ogni qualvolta passo davanti all’umile cimitero ove
riposano le sue stanche membra, non posso, ripensando
al passato, che ammirare le vie dell’eterna sapienza e
dirmi, malgrado e contro tutto : Quanto è buono Iddio !
Pietro Griglio
Un sacerdote che vuol collaborare
Un sacerdote da le idee evangeliche, il quale collabora in un giornale cattolico, ci ha scritto per significarci che intenderebbe divenire nostro corrispondente. Poiché egli desidera una risposta nelle colonne
della Luce, eccola : Grazie per l’abbonamento semestrale inviatoci. Quanto al collaborare, ahimè, abbiamo
già parecchi collaboratori e non ci è possibile assumerne altri regolari ; tuttavia s’Ella di tanto in tanto
ci favorirà, senza pretendere un compenso, qualche
breve scritto, conforme all’indole del nostro periodico, lo pubblicheremo volentieri.
LI5RI e PERIODICI RICCVÜTI
La Pace, maggio 1910. — L’idea moderna, N. 1
(aprile 1910), Corso Buenos Aires 35, Milano. — Luce e
ombra, fascicolo 3-4 (marzo-aprile). — Perchè non credi?
di L. M. Galassi, Firenze, tip. diretta da 0. dalla. — Il contadino sapiente, idem. — Cristianesimo marianizzato,
idem. — Imperiale reale socialismo triestino di Folco
Testena, La Seminagione editrice, Milano. — Il Seminatore,
Via Bertola 53, Torino. — The G-ospel of thè Kingdom,
studies in social reform (rolume II, N. 5), Astor place, New
York. — Lodi, preghiere e cantici cristiani, raccolti e
pubblicati per cura di Giovanni Arbanasijh, una copia L. 0,75;
oltre le 15 copie, L. 0,50 l’una. Presso l’autore Via Demarini
30, Sampierdarena. — Perchè e come noi siamo cristiani sociali di Elia Gonnelle (0,01 la copia, presso G. E.
Melile, Via Serragli 51, Firenze) — Il nostro ideale e il
nostro programma di Lodovico Pasehetto (idem, idem).
— La Cultura contemporanea. Anno II, N. 7. — Cultura Idodema, Anno III, n. 4. — L’Etica evoluzionista, nota critica di Giorgio del Vecchio, professore nella R.*
Università di Messina. — Dello stesso : Un punto controverso nella storia delle dottrine politiche. — Tra
il Burlamachi e il Bousseau. — Sull’idea di ima
scienza del diritto universale comparato, comunicazione letta al Congressb filosofico di Heideiberg il 4 settembre
1908, 2.” edizione con aggiunte, F.lli Bocca, Torino. — Il comuniSmo giuridico del Fichte.
9oete pagato rabbonamento ?
Domenico Giocoli, gerente responsàbile
Tipografia dell’Istituto Gould, Via Marghera 2, Roma
^oHo rinouBo!
Proprietà riservata — Kiprodaeione proibita
E’ ancora un po’ malato, è ancora debole — dicevano tutti — ma si rimetterà...
^ Certo, a poco a poco le forze tornarono, il passo si
rifece franco e spedito ; tuttavia l’espressione del volto
non mutò, e il buon sorriso sereno non riapparve. Nel
profondo dell’anima, là dove nessuno poteva vedere,
stava nascosta la piaga della quale Don Angelo non
doveva guarire mai più.
La vita al presbiterio sembrò riprendere il suo corso
normale. La signora Tilde si riattaccò alla cintola il
mazzo delle chiavi, i bambini ritornarono a casa e le
grandi stanze risuonarono ancora di gridi e di risate
festose.
Pure le rughe non si spianavano sulla fronte della
vecchia Rachele. Anzi, col passar del tempo, la buona
donna si andava facendo sempre più nervosa, sempre
più inquieta ; tanto inquieta, chè quasi non poteva
più dormire la notte. E voltandosi e rivoltandosi nell’antico letto di legno dal pagliericcio di foglie di
granturco, che frusciava e scricchiolava ad ogni più
lieve movimento, lassù nella cameretta sotto il tetto
accanto al granaio, ella pensava e pensava e pensava
e inutilmente, inutilmente sempre cercava le risposte
ai cento perchè insistenti che la tormentavano durante la giornata. Ah, ormai per Rachele tutto era
avvolto nel mistero al presbisterio : l’umor nero e il
contegno strano di Don Angelo, la musoneria della
signora Tilde, i lunghi colloqui di Maria col parroco
su nello studiolo, l'attaccamento dei bambini per Do»
mitilla, l’abbandono in cui essi lasciavano la loro antica compagna di trastulli, l’aria di trionfo con cui
Domitilla si aggirava per la casa, i suoi sorrisi enigmatici, le sue prepotenze senza fine a cui nessuno
osava fare la menoma rimostranza...... Rachele si do
mandava se il Biondo era cambiato !
Com’ è fatta la natura umana ! Essa rifugge da tutto
ciò che è mistero e si stanca e si tortura e si arrabatta, finché non sia riuscita a stracciare ii velo
che le impedisce di vedere al di là. Poi ?... Ah !... poi.^
quanto meglio se non avessimo stracciato quel velo,
«e non avessimo veduto mai !....
Anche per Rachele si fece finalmente la luce.
Il giorno otto di dicembre era festa grande a Pietraviva. La mattina vi si celebravano quattro messe,
delle quali una cantata ; nel pomeriggio,' dopo i vespri e la benedizione solenne, si portava in processione la statua della Madonna. Per assistere alle funzioni e per godere lo spettacolo della lunga sfilata di
giovanotte e di bimbe vestite di bianco, con bianchi
veli strascicanti dietro le spalle e grossi ceri accesi
nelle mani, i contadini e le contadine traevano in
folla dalla campagna e dai villaggi circostanti.
Tutti gli anni in quella ricorrenza Don Angelo aveva
la consuetudine di dare un gran pranzo in onore dei
sacerdoti forestieri, che venivano ad assisterlo nella
celebrazione delle funzioni sacre, e d’invitare alla sua
tavola i più importanti personaggi di Pietra vi va. Perciò
la vigilia della festa e la mattina stessa del gran giorno
tutti erano in faccende al presbiterio e Rachele più di
tutti ; ma quell’ anno poco mancò che ella dovesse rinunciare al piacere di sentir lodare la sua perizia
dì cuoca dagli ospiti del suo padrone. Circa un mese
prima, per la festa d’Ognissanti, scendendo da una
scaletta, che per una bodola conduceva dalla dispensa
in cantina, la vecchia era caduta e s’era malamente
storto un piede. Aveva dovuto allettarsi e controvoglia obbedire agli ordini del medico. Il male era andato per le lunghe ed aveva messo a dura prova la
pazienza di Rachele. Sul finir di novembre però, stanca
dell’ozio forzato, la vecchia aveva deciso d’alzarsi a
qualunque costo, dichiarando che neppure il Papa le
avrebbe più potuto impedire di fare a modo suo. Cocciuta come tutti ì montanari, aveva mantenuto la
parola, e cosi fu che ger la festa dell’Immacolata, con
sua grande sodisfazione, potè scendere in cucina a
dirigere i preparativi del gran pranzo.
Ed eccola anche quell’ anno seduta sulla pietra del
focolare, intenta a spennare pollastrini giovani e grassi
e galline faraone gialle come l’oro. Era la mattina
assai di buon’ora e già ì fornelli ardevano, e i bricchi
del latte e la caffettiera e l’enorme pentola del brodo
cantavano la loro solita allegra canzone. Pronto era
lo spiedo per schidionare i polli, pronte le legna per
arrostirli. Dallo sportello socchiuso della credenza
usciva e si spandeva nella cucina il profumo delicato
delle grosse ciambelle e dei biscotti casalinghi, che la
signora Tilde aveva preparati il giorno avanti, e che,
freschi freschi, eran venuti allora dal forno.
— Queste ragaaee si fanno aspettare — disse Rachele
a un tratto, posando per terra il pollo mezzo spennato
I
e accostandosi zoppiconi alla finestra. — Sarebbe bella
che dovessi rassegnarmi a far tutto da mel
La giornata era grigia e faceva già molto freddo.
Gli alberi nel frutteto non avevan più che piccoli
ciuffetti di foglie vizze in vetta a qualche ramo, e le
siepi stecchite spiccavano come linee nere serpeggianti
su e giù per i colli sul terreno secco e bianchiccio
di brina.
— Ah! eccole! —Nannetta e Amandina, due belle e robuste ragazzo di campagna, venivan su per la viottola,
tenendosi per mano e chiacchierando con animazione.
Veduta Rachele dietro i cristalli, le fecero degli amichevoli cenni di saluto ed affrettarono il passo.
La vecchia si tolse dalla finestra e andò alla madia,
donde trasse una grande zuppiera colma di farina
bianca, che rovesciò sull’asse della pasta; poi colle
mani fece della farina un monticello, colle dita della
destra, tese e strette le une contro le altre, vi praticò
un incavo a guisa di cratere, e in quello lesta lesta
ruppe un certo numero d’uova fresche, badando con
cura meticolosa che non scappase l’albume giù pei
fianchi della candida montagnola.
Intanto, per la porta che dava sull’orto, le ragazze
erano entrate in cucina.
— Buon giorno, buon giorno, Rachele — esclamarono
tutt’ e due insieme, correndo ai fornelli per riscaldarsi
le mani intirizzite.
— Beato chi vi può finalmente rivedere ! — disse
Nannetta.
— Più d’un mese siete stata rintanata come un gufo,
eh, Rachele ? fieato davvero ohi vi può rivedere —
aggiunse Amandina.
— Uhm! — brontolò la vecchia — se aveste avuto
smania di rivedermi, la strada la sapevate per venirmi a trovare.
Le ragazze tossirono, si guardarono di sottecchi e
senza dir altro si diedero a rimboccarsi le maniche
per esser pronte al lavoro.
— A te, Amandina, disse Rachele — qui c’è da impastare e da far le tagliatelle. Nannetta preparerà ì
polli sbuzzati, lavati e schidionati. Presto, chè è già
tardi, ragazze! Presto, presto!
Subito si misero oll’opera. Le mani industriose andavano, andavano e poco dopo anche le lingue non
vollero più starsene chete.
(Continua).
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