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Anno 128 - n. 13
27 marzo 1992
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10066 TOBRB PìJLìCE
elle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
FRANCIA
SUD AFRICA
paura, il voto
tanta incertezza
parte stia, se ripensi alle lacerazioni subite dalle famiglie oppure paventi la « marea montante » degli immigrati. Sarà un
veterocomunista? Voterà Le
Pen? Non voterà? Queste le domande una settimana prima.
Così, una settimana dopo, si
spiega buona parte del risultato di queste regionali e cantonali. Il Partito socialista perde
11 punti netti, la destra classica (giscardiani più chirachiani)
perde anch’essa (e fino al 22
marzo gestivano gran parte delle regioni), i comunisti perdono. Guadagna chi soma sui moco del nazionalismo (ma meno
del previsto, solo — si fa per
dire — il 13,9%), e fanno un
poderoso balzo in avanti le due
formazioni ecologiste (anch’esse quasi al 14%). La partecipazione al voto (70% circa) supera le aspettative.
Si apre allora un’ulteriore
« nuova stagione » per il presidente Mitterrand: finora ha battuto Giscard nel 1981, aprendo
la strada al governo coi comunisti, ha visto tale coalizione segnare il passo nell’85, ha condotto tre anni di «coabitazione»
col primo ministro Chirac, l’ha
stroncato al momento della propria rielezione. I governi Rocard
e Cresson tuttavia sembrano deludere un po’ tutti, e i partiti
classici vengono penalizzati. La
disaffezione dalla politica è netta. In attesa del secondo turno,
domenica 29, per molti è passata la paura. Per tutti c’è l’urgenza di trovare nuove strade
e inventare nuovi lin^aggi per
la politica. E da noi, fra due
settimane?
Alberto Corsani
La notte più lunga
Il referendum segna una svolta storica, che avrebbe avuto la guerra
civile come sola alternativa - I problemi che restano ancora aperti
Vigilia elettorale.
Parigi, una settimana prima
del voto. I grandi settimanali
affiggono nelle stazioni del metro le riproduzioni delle loro copertine, da cui risulta che tutti
si interrogano su quanti voti
avrà il Pronte nazionale, su « chi
è veramente Le Pen », sulle « verità che fanno paura », alla base del suo successo fra gli strati popolari.
I manifesti sono affìssi nei posti assegnati, solo in una stradina che parte da rue des Rosiers, cuore del quartiere ebraico, quelli del Pronte sono stati
strappati: gli ebrei sono accomunati agli arabi da una propaganda xenofoba, nazionalista e
antisemita.
Nei corridoi del mètro vive
come sempre la Parigi di tutti
i colori, nella musica dei suonatori improvvisati: qua dei sudamericani, là dei jazzisti; c’è
perfino un giovane indocinese
che canta melodie e parole di
un cantautore francese.
II gruppo più coinvolgente è
però come sempre quello dei
giovani di colore, che fanno del
blues e della musica giamaicana. Il disagio dei « francesi-francesi » è proprio qui: nella « visibilità » degli immigrati più
che nelle cifre assolute della loro consistenza sociale.
Ormai ci sono dei gruppi ben
definiti, sono pochi i « bianchi »
ad ascoltare e danzare; sembra,
in piccolo, la New York dei
grandi conflitti razziali. Nelle periferie c’è anche la violenza. E
a Marsiglia c’è l’ora della preghiera, quando un’intera strada
viene bloccata dai musulmani
inginocchiati.
Con queste sensazioni si confronta lo spirito del carattere
universale dei diritti umani, e
ci si confronta male, in questa
fase di disoccupazione, di ridimensionamento della « grandeur » nazionale ad opera dell’europeismo, di disillusione.
C’è anche una ricorrenza, che
aleggia sulla Francia di questi
mesi, ed è la guerra d’Algeria,
roba di trent’anni fa. Me ne parla un edicolante, a cui ho chiesto invano un’esauritissima monografia: « E’ stato un periodo
molto doloroso », dice con gli
occhi bassi, « mio fratello è stato ferito laggiù, una tragedia ».
Non capisco, tuttavia, da che
Quella tra il 17 ed il 18 marzo è una delle notti più lunghe
che la storia deU’apartheid abbia
vissuto. Il mondo attende col fiato sospeso i risultati del referendum per soli bianchi indetto da
De Klerk.
Il National Party ha da poco
subito una dura sconfitta, e la
destra oltranzista si sente sempre più forte, tanto da dichiarare che combatterà fino alla morte o vincerà, per vittoria intendendo la creazione di uno stato
per soli bianchi. Poi il 19 febbraio, nelle elezioni suppletive
de] Transvaal, da sempre roccaforte della destra più dura, il
Conservative Party riporta una
decisa vittoria sul nartito che guida il paese dal 1948.
Il governo teme una rivolta armata bianca o un golpe. E’ comunque messa in dubbio la fiducia a De Klerk e alla linea delle riforme.
A dicembre, all’apertura dei
negoziati cui partecipano quasi
tutte le parti in contesa, il presidente sudafricano aveva promesso agli elettori che essi avrebbero avuto modo di dire Tultirria
parola sulla nuova Costituzione
attraverso un referendum che
avrebbe conferito loro potere di
veto. Dopo la sconfitta di Potschefstroom non rimane che una
scelta: convocare il referendum
in anticipo chiedendo alla popolazione bianca un chiaro consenso sulle trattative in corso.
Ancora una volta, forse l’ultima, Pretoria ricorre ad uno strumento antidemocratico che per
fortuna i tre milioni e trecentomila cittadini chiamati a votare
«Solo per bianchi»: una scritta destinata a scomparire dal Sud Africa.
hanno usato in modo democratico.
Il referendum ha un indubbio
merito: aver costretto l’elettorato ad affrontare la realtà. Votare « sì » significava votare per la
rinuncia ad una parte notevole
dei propri privilegi in nome di
un difficile futuro. Votare « no »
significava correre il rischio di
una guerra civile ed essere abbandonati dai grandi capitali, timorosi dell’ instabilità politica.
Né sarebbe stata sufficiente una
vittoria di stretta misura, che
non avrebbe ridato in nessun modo la fiducia al regime.
Infine, la notizia della schiacciante vittoria. Il 68,6% degli
elettori ha votato per il sì: sì
al proseguimento dei negoziati,
sì ad una nuova Costituzione che
UNA SFIDA PER LA CHIESA
Ueconomia giusta
loro:
37).
date loro voi da man
« ...Egli rispose
giare... » ( Marco 6 :
E’ forse impossibile dire sull’episodio della cosiddetta « moltiplicazione dei pani » {perché in
realtà si è trattato di una divisione) qualcosa che
non sia ancora stato detto. Ma questo racconto
continua a costituire una sfida per la chiesa. Continua, perché deve aver costituito già per l'epoca
apostolica un elemento conturbante, se gli evangelisti hanno sentito il bisogno di raccontarlo tante
volte (2 Matteo, 2 Marco, 1 Luca, I Giovanni). Il
IV Evangelo poi, con una riflessione sua, del tutto
originale, aggancia l’episodio al grande discorso di
Gesù «pane della vita », rielaborando il nucleo centrale dei racconti sinottici sull’ultima Cena. Abbiamo dunque a che fare con un episodio fondamentale del messaggio evangelico.
E giustamente, perché la questione che qui viene
toccata è quella del pane e cioè, traslitterando per
il nostro tempo, quella della fame nel mondo: problema numero uno del mondo di Gesù e problema
principale anche nel nostro mondo moderno. Il problema del pane non può, ovviamente, essere isolato
dal problema delle risorse energetiche e del loro
controllo, dello sviluppo dell’economia, del lavoro,
del modello capitalista, della produzione e del
controllo delle risorse alimentari, dei trattati che
governano i prezzi delle materie prime, degli
scambi tra le nazioni, ecc.
Ma per rimanere nell’ambito evangelico, non
dobbiamo stupirci se la prima tentazione di Gesù
(cfr. Matteo 4: 3 ss.) è stata appunto quella del
pane; e su di essa il tentatore ha cercato di giocare
la credibilità messianica di Gesù.
Di fronte alla fame della « gran moltitudine »
(Me. 6: 34) e allo sconcerto dei discepoli e alle
loro scarse e insufficienti risorse, Gesù indica la
via della condivisione, paradossale e assurda, rovesciando la logica dell’avere in quella del dono: « Date loro voi da mangiare» (Me. 6: 37). Il «miracolo », il dato cioè stupefacente e inimmaginabile, è
che quel poco risulta essere sufficiente per tutti,
anzi sovrabbondante.
Il problema ritorna nel nostro tempo, con le
gran moltitudini che premono ai nostri confini, dagli albanesi ai croati, dai marocchini ai pachistani.
Dove trovare le risorse per provvedere ai loro bisogni? E’ inevitabile che nella gente comune scattino
meccanismi di difesa, dato « che mancano i posti
di lavoro per i nostri figli... ». La soluzione più immediata, che è quella della carità e dell’assistenza,
non appare essere quella vincente su un lungo periodo. La risposta, è chiaro, va elaborata e ricercata
su un altro terreno. Ed è probabile che essa vada
cercata, appunto, nella direzione indicata da Gesù:
nell’elaborazione, insomma, di un’economia diversa da quella attuale. Non soltanto (e magari già
così fosse) della condivisione, ma dove il criterio
dell’avere sia sostituito da quello dell’essere. Sarebbe, forse, l’inizio di un’economia giusta. Le chiese
nel mondo si stanno muovendo in questa direzione.
Luciano Deodato
preveda pari diritti per tutti, a
cominciare dal suffragio elettorale.
Non per questo lo scenario è
tranquillo. La delinquenza comune dilaga, ed alla violenza promossa dal governo con la collaborazione della polizia e delTInkatha si è aggiunta e sovrapposta già da mesi quella delle frange di estrema destra. Questo è
10 sfondo su cui si muove il negoziato ufficialmente avviato il
20 dicembre ed a cui partecipano una ventina di partiti; in sostanza ci sono tutti, ad eccezione
dell’estrema sinistra nera, il Pan
Africanist (Congress, e dell’estrema destra bianca, il Conservative Party.
Altro motivo di preoccupazione è dovuto alle iniziative che
11 governo continua a prendere
unilateralmente ed al di fuori
dei negoziati. L’introduzione delriinposta sul valore aggiunto ha
colpito i generi di prima necessità come pane e medicine. I prestiti contratti a dispetto delle
sanzioni finanziarie attraverso le
banche europee stanno ipotecando pesantemente le future scelte politiche ed economiche del
paese. La privatizzazione funge
da richiamo per i grandi capitali, ma concentra nelle mani di
chi sta per lasciare il governo
fette sempre maggiori di potere.
A Davos, in Svizzera, un mese
fa Mandela, De Klerk e Buthelezi rassicuravano i 1.300 delegati del mondo della finanza e
dell’economia sulla futura stabilità del paese e sulla prudenza
che il futuro governo userà in
fatto di nazionalizzazioni, ma c’è
ancora molto timore.
Tutte queste spinte hanno costretto l’African National Congress a cedere su molte delle richieste avanzate per tener duro
sui tempi: insediamento dell’autorità di transizione per la metà
dell’anno, tempo massimo per il
compimento del passaggio dei poteri diciotto mesi.
L’ANC, TONU e il Parlamento
europeo avevano chiesto all’Europa di attendere, per il ritiro
delle sanzioni rimaste, l’insediamento del governo ad interim
Laura Carlodalatrl
(continua a pag. 5)
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fede e cultura
27 marzo 1992
NOVITÀ’ CLAUDIANA
Il cristiano dilacerato
Un’alternativa etica che, comunque venga risolta, implica tutta la
sofferenza di una scelta di coscienza - Occorre « educare alla pace »
La scelta tra pacifismo e guerra
giusta è il dilemma contenuto
nel « Dossier » n. 27 \
L’autore, statunitense, docente
di teologia pratica presso la
Southern Methodist University,
sin dalla prefazione si esprime a
favore dell’idea di « guerra giusta » o, per meglio dire, di una
giustificazione della guerra come
estremo rimedio per impedire o
eliminare un male peggiore.
Altrettanto onestamente, Alien
afferma di non voler convincere
il lettore del proprio punto di vista ed a tale scopo presenta nel
suo studio, « nel modo più sereno ed obiettivo possibile », le tre
posizioni che hanno assunto o assumono i cristiani di fronte ad
un evento bellico; chi lo intende
come una vera e propria crociata
del bene contro il male; chi segue la tradizione della guerra
giusta proponendo criteri di distinzione sul piano etico e chi infine rifiuta di partecipare o di approvare qualsiasi guerra.
« La guerra di crociata — sottolinea l’autore — non contempla
mezzi termini: la distruzione deve essere totale ». A sostegno del
suo enunciato Alien fa numerosi
esempi: certe guerre dell’Antico
Testamento, guerre di religione.
COMUNITÀ' DI BASE
L'Esodo e
i più pìccoli
In questo volumetto ‘ abbiamo condensato il racconto dell’Esodo, così come i bambini e
le bambine delle comunità cristiane di base del Pinerolese lo
hanno riletto e rivissuto con i
loro genitori nell’incontro quindicinale di catechesi.
Il presente « quaderno » riprende le « schede » che hanno
costituito la base del lavoro di
gruppo nel 1991.
Come sempre succede quando
leggiamo un libro biblico con i
nostri figli, la « preparazione »
esegetica e la riflessione condotta nella commissione catechesi
diventano una gioiosa scoperta
anche per noi; forse... soprattutto per noi! Ci è sembrato di
leggere l’Esodo con lo stupore
della prima volta.
Franco Barbero, in dieci successivi incontri con noi genitori,
ci ha aiutato a scoprire le ricchezze del testo e la molteplicità affascinante dei problemi e
delle ipotesi interpretative.
Il racconto che appare nel volumetto ha dovuto necessariamente compiere alcune « semplificazioni » e « riduzioni », quelle
che a noi sono sembrate utili
0 addirittura necessarie per un
dialogo vitale con i nostri figli.
Non siamo così sicuri di aver
sempre compiuto le scelte migliori. Abbiamo fatto quel che
sapevamo.
Ci è sembrato di rivivere con
1 nostri bambini la gioiosa scoperta di un Dio che, per quanto nascostamente, accompagna
il cammino dell’umanità. Ci è venuta quasi spontanea la voglia
di sottolineare questa misteriosa presenza e azione di Dio, per
imparare a fidarci radicalmente
di lui come hanno fatto Àbramo, Mosè, Sara, Giuditta... fino
a Gesù di Nazareth.
Anna Marocco
^ DOSSIER '
Claudiana
la guerra Roma-Cartagine, ecc.
Questo tipo di conflitto è comimque inaccettabile in quanto si
fonda su un concetto inadeguato
di Dio (pag. 30): è come se Dio
« non si curasse affatto dei nostri
nemici, ma si schierasse esclusivamente dalla nostra parte » ed
inoltre è moralmente semplicistica in quanto trasforma ogni
valutazione in un « aut-aut », privo di sfumature e di comprensione.
Per il punto di vista pacifista,
Alien parte dalle posizioni dei
primi cristiani contro ogni violenza, fino all’elaborazione, da
parte di Ambrogio e di Agostino,
dei primi fondamenti di un’idea
cristiana della guerra giusta. Il
pacifismo ha comunque sempre
accompagnato alcuni settori della cristianità: il movimento monastico, i valdesi, i catari, un ramo degli bussiti, fino a giungere
ai mennoniti, agli hutteriti e poi
ai quaccheri ed ai ’’fratelli" tedeschi di matrice luterana.
Nel sottolineare come i pacifisti cristiani si ispirino al « non
uccidere » dell’Esodo (20: 13 e del
Deuteronomio (5: 17), l’autore
confuta la cosa in quanto questo
« non uccidere » è stato interpretato in senso troppo assoluto e
non nel senso « altrettanto corretto e meno restrittivo » (pag.
33) di « non commetterai un omicidio ». Su questa diversa interpretazione si innesta la dicotomia pacifismo-guerra giusta. Il
punto di partenza è, sì, comune.
Il cristiano non deve uccidere.
ma è altrettanto vero che il cristiano deve opporsi anche con
atti violenti per salvare o portare aiuto alle vittime di un attacco offensivo e ingiustificato. Alien
stesso si rende comunque conto
della problematicità di quest’interpretazione e si augura che le
conseguenti discussioni « avvengano in uno spirito di amore cristiano ».
Nel capitolo dedicato alla guerra giusta viene ulteriormente sviluppato il concetto di amore a
favore delle vittime (con relativo
intervento armato): la guerra
non si fa per odio o per vendetta
ma per amore tanto delle vittime,
quanto dei nemici. Anche questa
teoria della guerra giusta ha i
suoi limiti, ammette l’autore. Fra
questi, il degenerare del confiitto
verso stragi e distruzioni inutili,
la terribile potenza dell’odierna
tecnologia bellica, la corretta volontà di chi usa o ordina l’uso
delle armi. Si pensi alla guerra
193945 che, per distruggere il nazifascismo, è sconfinata negli spaventosi bombardamenti su tante
città tedesche e giapponesi, per
culminare nell’olocausto atomico.
« Anche i bombardamenti in Iraq
in occasione della guerra del Golfo hanno provocato — ricorda Alien — un gran numero di morti
fra i civili e la distruzione di molte strutture non militari ».
Concludendo, lo stesso autore
conviene che, più importante di
tutto, resta l’educazione alla pace
nella quale le chiese devono essere costantemente impegnate,
avendo presenti da un lato gli
aspetti teologici della questione
e. daH’altro, anche quelli politici.
La traduzione di questo saggio è del pastore Giorgio Girardet, che è anche l’autore di un’articolata introduzione. Il problema della pace e della guerra, dopo i potenti rivolgimenti che
hanno scosso mezzo mondo, si
pone ora in un modo diverso e
deve essere visto con occhi nuovi; « Si rifletta, si discuta e si
agisca sui modi e sulle prospettive che si aprono per far sì che il
nuovo secolo sia diverso da quello passato, che passerà — giustamente — alla storia come il secolo delle grandi guerre, delle follie militari, delle distruzioni illimitate, degli olocausti ».
Roberto Peyrot
IMPORTANTE MOSTRA A PARIGI
Lautrec: dal casino
al museo
Uno stile che anticipò le moderne tecniche di
comunicazione visiva - Una figura complessa
' Joseph L. Allen, Guerra; pacifismo assoluto o guerra giusta?, Torino,
Claudiana, 1992, pp. 84, L. 8.000.
UNA RACCOLTA A CURA DELLA CEVAA
Voci di credenti
• COMUNITÀ’ DI BASE DI PINEROLO, Con Dio verso la libertà, Bra, 1992,
pp. 112, L. 16.000,
Il testo (come gli altri quattro volumetti precedenti) è già in distribuzione. Basta richiederlo alla comunità di base di corso Torino 288 a Pinerolo (telefoni: 0121/322339 oppure
76481),
« Perché è vero, viene il mattino, viene il Signore nei nostri
cuori, nelle nostre vite. Un giorno verrà e sarà per sempre ».
Dopo Quando è giorno?, la raccolta di preghiere e altri testi
di fede pubblicata nel 1988 e già
esaurita, esce ora una seconda
raccolta, sempre curata e distribuita dal Comitato italiano per
la CEVAA che si è valso, come
per la prima, della incontestabile competenza di Renato Coisson '.
Chi ha abbondantemente attinto alla prima raccolta sarà lieto
di averne una seconda, ugualmente ricca e piena di proposte per dare espressione a quell’attesa di cui parla il testo che
abbiamo citato in apertura. Chi
si è lasciato sfuggire la prima,
si affretti a procurarsi almeno
la seconda. Troverà motivi per
la preghiera, spunti di riflessione, espressioni di fede e brevi
« Bas de cui », il nano morto
all’inizio del nostro secolo per
alcolismo e sifilide all’età di 37
anni (come Van Gogh, Raffaello,
Watteau) si è preso una rivincita. In questi giorni centinaia
di persone sono in coda a Parigi,
davanti al Grand Palais (anche
se la maggioranza dei parigini
prenota l’ingresso per Minitei)
per vedere l’opera multiforme
del pittore Henri de ToulouseLautrec-Monfa. Ho fatto due ore
di coda anch’io trovandomi di
passaggio a Parigi nel quadro
di una serie di conferenze in
Francia sul Servizio cristiano di
Riesi. E francamente ne valeva
la pena.
Chi ama l’impressionismo e in
particolare i colori e il tratto
vigoroso e caratteristico di
Lautrec, anticipatore delle moderne tecniche pubblicitarie, può
A revue
bianche
bi-merfsu&lle
tttirf'» »'.firvAnv.-v''
(sino al 1° giugno) vedere la
più grande collezione retrospettiva della sua vasta produzione.
Non staremo qui a raccontare come in vita questo aristocratico, che volle condividere la
quotidianità delle prostitute e
dei locali notturni di Montmartre, fu raramente apprezzato e
spesso deriso. Fratture varie alle gambe dovute ad una fragilità ossea causata pare dalla consanguineità (i Lautrec, come tanti altri nobili, si sposavano per
lo più tra parenti) fecero di
Lautrec un uomo piccolo, deforme, decisamente brutto.
Spesso si è voluto leggere tutta la sua opera attraverso la
lente deformata della sua biografia: nobile ricco, viziato, in
costante, organizzatore di orge...
In realtà, come studi più attenti hanno finito col mettere in
luce, lo sguardo del pittore di
Albi (dove tra l’altro esiste un
bellissimo museo con molte sue
opere) è denso di ironia e ricco
di vita e di colori. Non è stato
il pittore della borghesia o della
nobiltà decaduta. Ha preferito
la gente semplice, gli emarginati come lui che ha ritratto con
un’intensa capacità di penetrazione psicologica. Sarà forse per
quest’ultima ragione che gli occhi e le espressioni dei suoi personaggi non stancano mai.
Ma c'è una questione più profonda, che merita di essere sottolineata riflettendo sull’opera
di Lautrec. E’ la sua capacità di
vivere positivamente il proprio
handicap, che brilla persino nella solitudine e nella tristezza
delle ultime tele del declino prodotto dalla malattia.
Al momento della sua rnorte
un importante quotidiano di Parigi commentò: « ...questo nano
deforme ingigantisce le brutture
della vita sottolineando ogni tara e perversità ». In realtà
Lautrec fu un testimone libero
della Parigi degli artisti, la Parigi alternativa, e scelse d’identificarsi nel proletariato del suo
tempo; non appartiene in fondo
a nessuna scuola (come disse
di sé) e certamente non ebbe
preoccupazioni di carriera. Condivise generosamente gran parte del patrimonio familiare con
compagni e compagne di strada,
gli stessi che popolano le sue
tele, gli stessi che ritrasse, mai
con occhio voyeuristico ma sempre con estrema sensibilità e
dolce ironia. La vita di Lautrec,
a parte alcuni eccessi che ebbero comunque (checché se ne
dica) carattere secondario, racchiude un grande insegnamento
che demistifica il vizio come filosofia della vita.
E’ proprio la vita che riemerge in ogni quadro in tutta la
sua drammatica bellezza. Prima
di morire l’ultima parola rivolta alla madre fu: « C’est bougrement dur de mourirl » (E
maledettamente duro morire).
Ma attraverso i colori della sua
verità Lautrec continua ad indagare la complessità della persona umana. Tutto ciò è straordinariamente attuale, come in
Picasso, Chagall... in un gioco
senza fine.
Giuseppe Platone
Appuntamenti
racconti per la meditazione personale. Ma la pubblicazione non
ci fa giungere le voci di credenti dal mondo intero perché le
ascoltiamo soltanto nella solitudine: è al contrario un invito a
comunicare, a uscire dal chiuso, a operare insieme per un
mondo più umano. Questi testi
sono fatti soprattutto per essere letti nei culti, nelle riunioni;
meglio ancora se sono seguiti
da una rifiessione comune.
A parte la gradevole aggiunta
di una serie di proverbi, la successione dei temi è ripresa dalla prima raccolta, e permette di
orientarsi facilmente nella scelta dei testi. Ma attenzione: una
volta aperto il libro è diffìcile
fermarsi.
Bruno Rostagno
' in aUesa del mattino. Raccolta di
testi di fede della chiesa universale.
Comitato italiano per la CEVAA, 1991.
Sabato 28 marzo — GENOVA SESTRI; Alle 15,30 inizia un collettivo
teologico con introduzione del past.
Fulvio Ferrarlo e relazioni del prof,
don Maurilio Guasco (« Teologia e politica nel pensiero di L. Boff ») e del
past. Eugenio Stretti (• Protestantesimo e teologia della liberazione »).
Sabato 28 marzo — MILANO: Il
corso di informazione biblico-teologica
per adulti (che si tiene tra le 15 e
le 17 nella sala al 1° piano di via
Sforza 12/a) apre una serie di incontri sul tema L'etica protestante.
Sabato 28 marzo — TORINO: Alle
ore 15, nel salone di corso Vittorio
Emanuele II 23, si tiene un dibattito
sul tema Le donne pensano Dio. Introducono Letizia Tomassone e Adriana Zarri.
Giovedì 2 aprile — FIRENZE: Il SAE
organizza per le ore 18, nella sala di
riunioni della Comunità luterana (via
de' Bardi 20), un incontro della serie
dedicata ai profeti delle chiese, sul
tema: Dietrich Bonhoeffer. un luterano scomodo. Relatore il past. Jiirg
Kleemann.
Sabato 4 aprile — MILANO: Alle
ore 17, presso la sala attigua alla libreria Claudiana (v. Sforza, 12/a), si
tiene una conferenza sull'IsIam. Relatore il prof. Sergio Noja dell'Università cattolica.
Sabato 4 aprile — MILANO: Dalle
ore 15 alle 17, nella sala al 1° piano
di via Sforza 12/a, il corso di informazione biblico-teologica per adulti
prevede il primo incontro sul tema:
L'etica protestante.
Martedì 7 aprile — PADOVA: Il centro « Salizzato » organizza per le ore
21, presso il Collegio universitario
■ Don N. Mazza », in via Savonarola
176, un dibattito sul tema: Preghiera
e filosofia. Relatori II prof. Massimo
Cacciari, dell’Università di Venezia, e
don Piero Coda, della Pontificia università lateranense.
16-20 aprile — PRALi: Il centro di
Agape organizza il « campo di Pasqua »
sul tema: Sorprese e difficoltà del dialogo interculturale.
Parallelamente si tiene anche il campo: Il serpente, viaggio nel simbolico femminile. Per informazioni tei.
0121/807514.
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27 marzo 1992
coinmenti e dibattiti
PROBLEMI DI COSCIENZA
Responsabili,
non colpevoli
Oltre alle autorità penali e politiche il credente deve rispondere a Dio
Qualcuno è rimasto stupito che si possa dichiarare: « Mi sento responsabile, ma non colpevole ». Ha
senso questo?
Il cristiano protestante
andrà volentieri oltre, citando il salmista: « Non
un giusto, non uno solo ».
Dostoevskij gli suggerirà il
seguito: « Colpevole di tutto, davanti a tutti ». La
stessa persona sarà rassicurata per mi momento, ripetendo con i riformatori:
« Allo stesso tempo peccatore e giusto ». Poi ridiventerà perplessa, chiedendosi se questa frase altamente dialettica non finisca con il diluire tanto la
colpevolezza quanto la giustificazione, oltre alla responsabilità.
Confessiamolo: siamo
passati tutti per tutte queste fasi. Eppure è possibile dimostrare che vi sono
circostanze e luoghi in cui
ognuna delle frasi pronunciate è vera: dipende davanti a chi, davanti a quale istanza esse vengono dette.
L’ambito civile
e penale
Davanti al tribunale sono ammessi i contenziosi
che danno luogo al processo civile e che finiscano con
il riconoscimento della responsabilità civile e quindi con la riparazione finanziaria; altri rientrano nel
campo del codice penale,
il quale tratta i delitti che
richiedono punizione. E’
chiaro: si può essere responsabili civilmente, cioè
costretti a riparare un danno, senza essere colpevoli
penalmente, cioè punibili.
E’ vero che, nel definire il
danno, si può fare riferimento ad una colpa, soprattutto a causa di negligenza o di omissione. Tuttavia è l’idea di danno che
prevale. La qualificazione
penale si riferisce ad una
violazione effettiva della
legge, con inizio di esecuzione.
Di fronte ad una istanza
politica gli atti possono essere qualificati diversamente. Un ministro può essere
responsabile senza essere
colpevole, nel senso che
deve « pagare » — cioè subire una sanzione — per
gli errori e le colpe commessi da un subordinato,
nei limiti del patto di fiducia reciproca risultante,
da un lato, dalla delega di
autorità del superiore, dall’altro dall’obbedienza del
subordinato. Questo caso
ricorda del resto quello
previsto dal codice civile
quando qualcuno viene ritenuto responsabile dei
danni causati da una « cosa affidata » o da una « persona sotto tutela ». La responsabilità aggiunge a
questo caso le regole parzialmente non scritte che
regolano il patto di fiducia
di cui si è detto.
La coscienza
morale
Di fronte alla coscienza
morale e al suo tribunale,
i principi di giudizio sono
ancora diversi; in questo
caso l’intenzione, seguita
o no da esecuzione, passa
in primo piano. La colpevolezza morale si estende
allora ben al di là della colpevolezza penale e ancora
più in là della responsabilità civile. Se prendiamo
Kant come pensatore-testimone della presente riflessione, la colpevolezza inizia nel momento in cui una
azione non viene fatta nel
puro rispetto della legge
morale, anche se è esteriormente conforme ad essa.
Si insinua il sospetto che
nessuna azione sia mai stata compiuta senza il concorso deH’interesse, della
ricerca del piacere o della
felicità. Il male è radicale:
raggiunge la radice degli
atti, come la brutta massima di tutte le brutte massime. A tale livello di radicalità non si può essere
responsabili senza essere
colpevoli. Ma occorre subito aggiungere che nessuno
è in condizione di accusare, se non ponendo se stesso fuori del giudizio. Lo
può fare soltanto la voce
della coscienza, nell’intimo
di ciascuno.
Ma da dove la coscienza
trae la propria autorità?
E’ qui che interviene prima la predicazione ebraica, poi quella cristiana. Essa dice in primo luogo che
la voce della coscienza non
è altro che la forma interiorizzata della parola viva del profeta. In secondo
luogo, dice che l’accusa
profetica raggiunge il suo
obiettivo solo se crea contemporaneamente la capacità di ascoltarla e di intenderla. Dice inoltre che
questa capacità di ascolto
è inseparabile dalla capacità di entrare in un’economia diversa da quella
della giustizia, vale a dire
l’economia del dono nella
anale la gratuità del perdono è strettamente contemporanea alla severità
dell’accusa. Ma davanti a
chi questo può essere confessato se non davanti a
Dio, all’interno della comunità che trasmette questa
confessione? Tutti i concetti precedenti vengono allora distribuiti diversamente: usciti dal sistema dell’accusa altrui, entrati nell’economia del dono che
conosce solo peccatori perdonati, siamo resi responsabili non più soltanto di
riparare dei danni ma di
proteggere e di f^ve crescere il perituro affidato alla nostra vigilanza: il bambino, il vivente, la terra,
la città.
La domanda posta può
dunque ricevere diverse risposte a seconda dell istanza davanti alla quale un
atto viene giudicato. Diventa allora concepibile che
un personaggio pubblico,
giudicato in base alla sua
attività pubblica, si riferisca solo alle istanze cornpetenti in quella precisa situazione: codice civile, codice penale, patto di fiduci'a che regola la responsabilità politica, e si dichiar'
responsabile e non colpevole, anche a costo di portare su se stesso un giudizio diverso di fronte ad altre istanze, ma fuori della
portata degli accusatori
pubblici.
Paul Ricoeur
UN ’’CULTO DELL’UOMO”?
Calabria:
terra di utopie
e miracoli
Terra aspra, rude, forte e di grandi contrasti,
la Calabria ha mille facce. Se ne può ricordare la
bellezza del territorio nel contrasto tra mare e
montagna e poi molti altri contrasti: la Calabria
all’ultimo posto nella graduatoria del reddito pro
capite e la Calabria al quarto posto nella graduatoria dei consumi; la Calabria della Magna Grecia, di Cassiodoro, di Gioacchino da Fiore, di Tommaso Campanella e Corrado Alvaro e la Calabria
dei sanfedisti, della strage dei valdesi, dei sequestri
di persona e dei morti ammazzati. Di recente, la
rapina alle cassette di sicurezza della BNL di Reggio Calabria ha fruttato ai banditi ben trenta miliardi in gioielli, oro e brillanti, e questo nonostante il fatto che si sia trattato di una sola banca in
una tra le città più degradate d’Italia, situata in
una terra che ha punte altissime di disoccupazione
giovanile.
Si è molto parlato di maña e politica, ma in
Calabria si deve parlare anche di mafia e miracoli. Tutti sanno dei miracoli di Padre Pio, ma
non tutti sanno di Natuzza Evolo di Paravati o
di Maria Marraffa o di altri santoni calabresi.
Il numero di febbraio 1992 del periodico catanzarese « dai Calabria » pubblica le foto di una
bella diciassettenne di Crosìa, in provincia di Cosenza. Si tratta di Anna Blasi, che ebbe la prima
apparizione della madonna il 22 maggio 1987, quand’era ancora tredicenne. «E’ bellissima — dice —;
dimostra cicra 19 anni*. E’ alta quasi come me (1,60
m. circa). E’ vestita di bianco con il velo celeste.
Capelli castano scuro e gli occhi chiaro-celesti ».
In mano tiene il rosario, dice, rievocando così la
madonna di Fatima e l’immagine di una donna
che passa il suo tempo a recitare Tavemaria a se
stessa. Il miracolo di Fatima è ricordato anche
dal fatto che il 31 maggio 1987, alle ore 18,45, il
sole si mise a fare acrobazie in cielo, fenomeno ripreso da un cineamatore locale! Ma c’è il fatto
nuovo della statua della madonna che s’incarna e
piange, di un carabiniere che, al veder lacrimare
la statua, sviene, e ci sono aur'he i miracoli, come
quello di ima ragazza paralitica che si è alzata
dalla sedia e si è messa a camminare.
Il denominatore comune tra la mafia e questo
genere di miracoli è che promuovono il culto di
esseri umani. Non succede mai che si promuova
davvero la gloria di Dio. La settimana scorsa ho
ricevuto ben tre telefonate da una famiglia in
provincia di Messina che voleva informazioni dettagliate sul come mettersi in contatto con Natuzza
di Paravati e non è servito a niente dir loro che,
se sono cristiani, possono rivolgersi direttamente
a Dio, per mezzo di Gesù Cristo. In casi come
questi conta la santona, come nella mafia conta
il boss.
Grossomodo, si può dire che la mafia è per i
ricchi e i miracoli per i poveri. Il capomafia può
fare qualsiasi cosa, se vuole. Per lui non ci sono
limiti. La legge non esiste. In teoria, la situazione
del santone o della santona dovrebbe essere diversa. I loro favori li devono chiedere a Dio. Ma il
potere che attribuisce loro la gente è tale da somigliare a quello di un mediatore necessario. Se
non c’è la mediazione di quella determinata persona non si ottiene nulla. E la cosa diventa più grave quando il mediatore necessario non è altro che
una statua.
Dal 4 al 9 gennaio 1992 era di scena a Catanzaro in una chiesa evangelica! dei « Fiumi di potenza », Alberto De Luca, un missionario argentino di origine cosentina. Anche lui basava il successo delle sue affollatissime riunioni sui miracoli.
Alla fine della predica c’era l’invito a farsi avanti
per chi volesse ricevere ima particolare benedizione del Signore. Il missionario si avvicinava ad
ognuno degli aspiranti in modo che i due si trovavano in piedi l’uno di fronte all’altro. Il missionario gli/le metteva una mano sulla fronte e pronunciava in spagnolo delle parole che sembravano quasi magiche ; « Toca, toca, toca ». Alla fine, la maggior parte degli aspiranti cadeva all’indietro ed
erano raccolti/e da un anziano della comunità che
si era piazzato opportunamente. Le persone rimanevano distese a terra per circa un minuto; poi
si alzavano e tornavano al loro posto. Di miracoli
veri e propri non ce ne sono stati, però la parvenza- del miracolo era sufficiente a far accorrere la
gente da ogni parte.
Il risultato è che la predicazione «normale»
della Parola di Dio risulta sempre più screditata.
La gente è stanca di parole e vuole fatti. Ma i fatti
che vuole la gente portano soltanto al sorgere di
nuovi santoni. Tra non molto i cattolici avranno
un nuovo santo. Padre Pio, e non mancano i santoni evangelici. Le chiese si arricchiscono di nuovi
altari, mentre restano regolarmente quasi vuote
all’ora del culto. Cristo non è di moda e non è più
possibile parlare di ravvedimento e di ubbidienza della fede. Per dirla con Bonhoeffer, si chiede
la grazia a poco prezzo.
Samuele Giambarresi
CREDENTI E SOCIETÀ’
Debolezza
deH’Evangelo
Un clima che non sembra molto favorevole alla predicazione; e tuttavia...
Negli ultimi mesi chi ha
seguito la stampa ne ha potuto trarre Timpressione
che nel nostro paese ci sia
un clima ideologico e culturale non particolarmente favorevole all’Evangelo.
Parlo, appunto, di Evangelo e non delle varie forme
di religiosità che, anzi,
stanno raccogliendo un consenso sempre più vasto.
Ci sono alcuni segni che
sembrano dirci che il messaggio dell’Evangelo di Gesù Cristo è circondato da
una certa indifferenza, sempre più spesso se ne parla
con una certa ironia. L’Evangelo di Gesù Cristo ha
perso molta audience. Occupa un posto molto marginale nella mappa dei valori del nostro tempo.
Gesù non sembra essere
più competitivo con i grandi comunicatori della nostra informazione. Non è
più superstar.
Tutto questo ci scoraggia? Come discepoli e testimoni di Cristo e del suo
Evangelo dovremmo, invece, rallegrarcene. Vediamo
il problema da un altro
punto di vista. L’Evangelo
si è svincolato dalle nostre
grinfie, dal nostro controllo che lo aveva promosso
a valore morale. Si è come
restituita la sua libertà. E’
tornato ad essere il piccolo
seme da cui germoglia il
grande albero, il regno di
Dio con il quale si entra in
contatto solo con la conversione. Dio ha scelto per
realizzare i suoi progetti la
via povera e debole della
croce e non la via della
competizione e della popolarità.
Prendere coscienza della
nostra debolezza di discepoli non vuol dire fare i
conti con le nostre statistiche, anche se hanno il loro
senso, ma essere sempre di
nuovo testimoni di un
Evangelo che non è accompagnato da una evidenza
gloriosa, ma anzi dalla discutibilità e dalla debolezza. E’ un messaggio su cui
si può ironizzare, che è perdente nei sondaggi, che non
trova posto nel catalogo dei
miti umani, ma in cui si
rende presente ed operante
il regno di Dio. Un avvenimento che è riconoscibile soltanto nel discernimento della fede illuminata dallo Spirito Santo.
Un discernimento che viviamo giorno per giorno
nel nostro discepolato che
è legato a doppio filo alla
stessa vita ed allo stesso
destino del nostro maestro
e Signore.
Valdo Benecchi
FCEI
Soddisfazione
Il referendum sudafricano dimostra la
fondatezza della linea delle chiese
' Gesù è morto a oltre 30 anni e aveva una madre
dell'apparente età di 19 anni!
In seguito alla proclamazione dei risultati del
referendum relativo alla
prosecuzione del processo
democratico in Sud Africa,
il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). pastore Giorgio Bouchard, ha
dichiarato; « Esprimo la
mia più viva soddisfazione
per un risultato che dà forza al processo di democratizzazione del Sud Africa e
apre quel grande paese a
prospettive di una maggiore giustizia sociale. Mi rallegro anche per l’indubbio
peso che in questa decisione hanno avuto le forze
spirituali ».
« Fin dal suo sorgere —
ha 'affermato Bouchard —
la FCEI ha seguito con passione le vicende sudafricane. Lo ha fatto lungo due
binari principali; a livello
politico un appoggio cordiale all’African National
Congress e ai suoi militanti; a livello spirituale, la
FCEI ha dato un appoggio
completo alla lunga opera
svolta dal Consiglio ecumenico delle chiese sia per incoraggiare i milioni di credenti neri sia per spingere
i credenti bianchi ad una
radicale revisione delle loro posizioni. Questo processo ha avuto i suoi vertici nel famoso documento
’’Kairos” del 1985 e nella
dichiarazione di Rustenburg del 1990 in cui i rappresentanti di cento chiese sudafricane hanno ribadito il giudizio sull’apartheid come "peccato”, già
confessato dalla Chiesa riformata olandese nel 1986».
« L’esito del referendum
del 15 marzo — ha concluso il presidente della FCEI
— dimostra che questa linea era oggettivamente
foudata; non ci rimane che
augurarci che essa continui
a svilupparsi col cordiale
appoggio dei credenti di
tutto il mondo ».
(nev)
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4
vita delle chiese
27 marzo 1992
FCEI-FDEI
CONOSCERE LE NOSTRE CHIESE
Per il popolo
jugoslavo
La sottoscrizione indetta dalla
Federazione delle chiese evangeliche in Italia (PCEI) il 10 dicembre 1991 ha raggiunto finora la cifra di 18 milioni di lire,
somma destinata al miglioramento delle drammatiche condizioni di vita delle popolazioni jugoslave. Si è avviata inoltre una
collaborazione con le chiese
evangeliche del luogo: il progetto è coordinato dal presidente
dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI), pastore Claudio H. Martelli. Da Trieste è in partenza un
Tir con 500 colli contenenti vestiario e medicinali. Il materiale proviene dalla raccolta effettuata dall’Esercito della Salvezza, dal centro diaconale « La Noce » di Palermo e dalle chiese
metodiste del Friuli-Venezia Giulia. Il Tir raggiungerà la Chiesa evangelica di Fola da cui si
provvederà alla distribuzione del
materiale nelle zone più colpite.
Un rapporto di solidarietà si
è sviluppato anche tra il « Mo'vimento delle madri jugoslave
per la pace » e la Federazione
donne evangeliche italiane
(FDEI), che ha deciso di devolvere la colletta della Giornata
mondiale di preghiera delle donne (6 marzo) all’organizzazione,
utilizzando come canale il Dipartimento delle donne del Consiglio ecumenico delle chiese.
« Credo che la situazione in Jugoslavia — ha dichiarato la pastora battista Adriana Cavina,
presidente della FDEI — abbia
bisogno delle nostre preghiere e
del nostro impegno per la pace
e la giustizia. La speranza per
una società multiculturale, multirazziale, multireligiosa e pacifica è il centro del nostro impegno cristiano oggi ». (nev)
Sestri Ponente
La Chiesa metodista è presente in Genova-Sestri dal 1895.
L’« Evangelista » del 18.6.1895
riporta la notizia deU’inaugurazione del primo locale di culto
del piccolo gruppo, circa sedici
persone. Nella sua storia ormai
quasi centenaria, la comunità
non si è occupata solamente delle proprie attività ecclesiastiche;
culti, studi biblici, scuola domenicale, attività femminile, ma anche di attività sociali e culturali
in linea con la tradizione metodista più autentica.
Nel 1900 la comunità apre a
favore di tutti i cittadini una
scuola di alfabetizzazione diurna e serale che anno dopo anno
vede crescere la frequenza di ragazzi e di adulti. L’iniziativa va
avanti per molti anni.
Nel corso della prima guerra
mondiale viene costituito un comitato di assistenza ai soldati,
assorbito poi dal comitato cittadino di assistenza civile presieduto dal sindaco e che ha come vicepresidente il pastore Daniele Contino.
Negli anni ’20 si tengono corsi di lingua italiana e francese.
Nel 1922 viene fondato il circolo giovanile di cultura spirituale « Vita nova », che organizza conferenze su temi religiosi
e sociali. Ricordiamo la « cura
marina » gestita nella stagione
estiva dalle sorelle della comunità e che raccoglieva ogni anno un centinaio di bambini poveri sestresi. Sempre nel 1922
le sorelle danno vita all’associazione femminile « Tabita », che
si occupa di beneficenza verso
l’esterno e di assistenza ai malati con turni diurni e notturni. In questo periodo i giovani
evangelici dedicano il primo
giorno di ogni anno a una raccolta di fondi a favore dell’ospedale cittadino per le vie di Se
TAVOLA VALDESE
Comunicato
La Tavola ha compiuto una valutazione globale dell’attuale attività temporanea di Villa Olanda sulla base delle relazioni della delegata della Tavola nel Comitato di Villa Olanda e soprattutto del rapporto dettagliato di una verifica disposta dalla Tavola stessa e afBdata ad im membro della
Commissione finanziaria.
Tenuto conto del fatto che il Comitato in carica porta
avanti con impegno un’impostazione gestionale che ha ereditato dal passato ma che non è più compatibile con le
attuali esigenze e normative concernenti case di riposo per
anziani;
constatato che gli adeguamenti indispensabili in campo
amministrativo e strutturale avrebbero costi proibitivi;
considerato che la convenzione con l’USL, rinnovata di
sei mesi in sei mesi, si va esaurendo nei suoi contenuti e
nella sua autonomia finanziaria e che la precarietà della vita
dell’opera ha fatto scendere l’utilizzo della struttura al di
sotto del livello di guardia;
ritenendo per certo che la chiusura della attuale gestione di Villa Olanda sia condizione e passaggio obbligato per
qualsiasi utilizzo della casa il Sinodo vorrà decidere (anche
e soprattutto quello di un’attività diaconale per anziani);
la Tavola ha mosso i passi necessari in vista della cessazione dell’attuale attività della casa.
Ha incontrato direttori e presidenti dei Comitati di diverse opere delle Valli per verificare le possibilità di trasferimento degli ospiti di Villa Olanda in altri nostri istituti
per anziani e le possibilità di impiego per il personale di
Villa Olanda, con buone prospettive di assorbimento sia per
gli ospiti che per il personale.
Ha incontrato il Comitato di Villa Olanda per comunicargli le prospettive di chiusura esplicitandone le motivazioni. Pur incontrando nel Comitato dissenso e contrarietà, la
Tavola ha discusso con esso le modalità e i tempi per la
chiusura. Nella discussione è stata avanzata l’ipotesi di una
chiusura a settembre, di fronte alla quale la Tavola ha manifestato la propria apertura.
Verificata tuttavia la maggiore difficoltà per una tale data, al termine dell’incontro la Tavola ha confermato il proprio orientamento per una chiusura al 30 giugno.
La Tavola intende operare a stretto contatto con il Comitato e il direttore al fine di rendere meno traumatica possibile questa chiusura.
Essa è convinta che la decisione della chiusura, dolorosa
ma inevitabile, sia l’unica veramente risolutiva per il problema gestionale attuale e quella che è in grado di spianare
la strada al futuro utilizzo della casa, secondo le decisioni
che il Sinodo vorrà assumere.
La Tavola valdese
Roma, 23.3.1992
stri al canto dei nostri inni.
Gli anni del fascismo sono un
periodo buio per la comunità.
La polizia è spesso presente ai
culti, alle conferenze. Nel 1931,
per ordine dell’autorità, viene
sciolto il circolo giovanile.
I fermenti che lo spirito evangelico aveva suscitato nella comunità si sarebbero risvegliati
nel periodo dell’opposizione al
fascismo e dell’occupazione nazista.
Con la riconquistata libertà riprendono le attività comunitarie.
Siamo stati presenti con un
nostro contributo ad un convegno organizzato dalla pubblica
assistenza « Croce verde » su « I
diritti dei malati e dei morenti ». In questi ultimi anni la comunità ha organizzato cicli di
conferenze con il patrocinio della circoscrizione.
Di recente abbiamo preso contatto con la locale « Università
popolare sestrese » per esaminare la possibilità di una collaborazione con la ultracentenaria
prestigiosa istituzione sestrese,
con la quale c’erano stati dei
rapporti nel 1914.
A Sestri, il 10 maggio, ospiteremo l’annuale festa delle corali che si svolgerà, con il patrocinio del Comune di Genova
e della circoscrizione, al Teatro
« G. Verdi ». Confidiamo che tale manifestazione, che inizierà
domenica mattina con un culto
pubblico nel teatro, possa essere im’occasione di testimonianza evangelica per la cittadinanza.
Siamo una piccola comunità,
circa quaranta membri, ma sappiamo che la potenza del Signore può manifestarsi nella debolezza dei suoi figU. Continueremo in ogni caso ad essere fedeli alla nostra vocazione di testimoni dell’Evangelo nella città nella quale siamo stati posti.
Mario Campagnolo
COIVIUNITA’ DI BASE
Incontri
sulla casa
La cdb di Pinerolo ha proposto al collegamento Giustizia,
pace e salvaguardia del creato
(GPSC) di dedicare gli incontri
mensili da marzo a giugno al
tema della casa.
In questi ultimi anni è sempre più diffìcile trovare una casa in affìtto a un prezzo ragionevole; purtroppo molti proprietari hanno trovato il modo di
eludere bellamente la legge sull’equo canone e gli afiStti hanno
raggiunto cifre proibitive. Questo è anche dovuto all’aumento
del prezzo di acquisto degli alloggi, nonché alla sempre minore edificazione di case popolari.
Stiamo andando verso una situazione in cui fasce sempre più
ampie della popolazione saranno
escluse dalla possibilità di abitare in alloggi decorosi ad affìtti
accessibili. Ciò varrà (vale) a
maggior ragione per i ceti economicamente più deboli: anziani, disoccupati, extracomimitarì.
Come credenti, eredi di una
tradizione biblica che riconosce
ad ogni donna e ogni uomo il
diritto ad una abitazione e ad
una terra in cui vivere, ci sentiamo interpellati.
La proposta della cdb è quella di un culto ecumenico da tenersi in piazza nell’autunno in
cui venga denunciata questa situazione e si invitino le comunità e le persone a prendere coscienza del problema casa.
La giornata autunnale sarà
preparata da una serie di incontri « di avvicinamento »; giovedì
9 aprile, presso il convento dei
Cappuccini, alle ore 20,30, si svolgerà un incontro biblico sul tema « La casa della donna e dell’uomo e la Parola di Dio ».
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Una domenica di...
genitori e figli
VILLAR PEROSA — Domenica
8 marzo si è svolta la « domenica di genitori e figli »; diversi
genitori hanno contribuito alla
liturgia ed i bambini hanno cantato accompagnati alla chitarra
da una monitrice ed una catecùmena. Questo culto è stato rallegrato dall’insediamento dell’anziana Claudia Ribet Badariotti
e dal canto di Marian Dwyre
accompagnata all’organo da Alan
Hynde, del Maine (USA).
• Un ringraziamento va al pastore Paolo Ribet che ha presieduto il culto di domenica 15
marzo.
• La comunità si rallegra per
la nascita di Patrick, di Ornella
e Dino Tron.
• Continuano i corsi di chitarra e tastiera, ogni lunedì, organizzati per animare il canto
nel culto ed alla scuola domenicale.
Deputazioni
LUSERNA SAN GIOVANNI —
L’assemblea di chiesa, convocata al culto di domenica, ha eletto quali deputati alla Conferenza distrettuale Damele Gardiol,
Marcella Benecchio Tourn ed
Enrico Fratini. Deputati al Sinodo sono stati eletti Enrica Benech Malan e Luciano Jourdan.
Campo di lavoro
alla ’’Rocciaglia”
ANGROGNA — Il comitato
della Foresteria « La rocciaglia »
di Pradeltomo organizza sabato
28 marzo, con inizio alle ore 8,30,
un campo di lavoro volontario
il cui scopo è la pulizia della
struttura in vista dell’inizio delle attività.
Come è ormai consuetudine,
a tutti i volontari verrà offerta
una spaghettata.
• Col mese di aprile inizia
l’ultimo ciclo di riunioni quartierali prima della pausa estiva.
Il tema di questi incontri è La
Pasqua ebraica.
Questo il calendario delle
prossime riunioni: martedì 31
marzo, Jourdan (ore 20); mercoledì r aprile, Pradeltomo
(20); giovedì 2, Baussan (20,30);
lunedì 6, capoluogo (20); martedì 7, Martel (20); giovedì 9,
Odin-Bertot (20); lunedì 13, Serre (20); martedì 14, Buonanotte
(20); mercoledì 15, Prassuit-Verné (20,30).
Per conoscere il
problema-lebbra
PRAMOLLO — Sabato 28 marzo è organizzata una serata comunitaria, con cena insieme alle ore 19,30, a cui interverrà il
pastore Bertolino che proietterà delle diapositive e parlerà
del problema della lebbra. Tutti sono invitati a partecipare ed
a prenotarsi presso il pastore
(tei. 58020).
• Domenica 29 marzo ci sarà
l’assemblea di chiesa per nominare un nuovo anziano per il
quartiere Pellenchi e i deputati
alla prossima Conferenza distrettuale e al Sinodo.
• Ci hanno lasciati i fratelli
Ettore Balmas (83 anni) di Pomeano e Enrico Ribet (89 anni) dei Bocchiardi. Alle famiglie
in lutto esprimiamo la solidarietà cristiana e la fraterna simpatia di tutta la comunità.
Assemblea dì chiesa
TORRE PELLICE — L’assemblea di chiesa, che si è riunita
domenica 22 marzo alla Casa
unionista, ha avuto come principale argomento di rifiessione
« La chiesa ed il Rifugio Carlo
Alberto ».
Il direttore dell’istituto, il presidente del comitato di gestio
ne ed una rappresentante dell’Associazione « Amici del Rifugio » hanno parlato dei numerosi problemi di quell’opera e risposto a domande dei presenti.
La comunità di Torre Pellice,
nella sua assemblea, ha deciso
di dare la priorità al Rifugio
fra le opere da sostenere.
L’assemblea ha anche ascoltato una breve relazione sull’attività e sui progetti della Commissione diaconia e migranti.
Rinnovo delle
cariche
VILLAR PELLICE — L’assemblea di chiesa di domenica 15
marzo ha riconfermato quali
membri del Concistoro Riccardo Catalin, Marina Garnier, Roberto Geymonat. Ha eletto quali nuovi membri: Piera Barolin
in Piston, Yvonne Davit in Marletto, Luciano Geymonat e Ginetta Grill in Vernò, che ringraziamo per la disponibilità dimostrata ed ai quali auguriamo un
periodo sereno al servizio della
chiesa. Un vivo ringraziamento
è stato anche espresso a Ada
Cairus e a Franco Charbonnier,
che hanno concluso il loro mandato. Nel corso della stessa assemblea è stato pure approvato il preventivo dell’impegno
contributivo per la cassa culto
(Tavola valdese) per il 1992.
• Un benvenuto a Anna, giunta a rallegrare la famiglia di
Luigino Rambaud, con l’augurio
di ogni benedizione a lei ed ai
suoi familiari.
Solidarietà
SAN GERMANO CHISONE —
La sorella Maria Coìsson in
Comba, dopo un lungo periodo
di sofferenza, ci ha lasciati all’età di 67 anni. Durante il servizio funebre, che ha avuto luogo sabato 21, è stato evidenziato il fatto che la cara scomparsa ha lasciato quale suo ultimo
messaggio il primo versetto del
salmo 57. Le parole del salmista siano dunque la speranza ed
il conforto dei familiari della
nostra sorella, ai quali ancora
la comunità rinnova l’espressione della sua fraterna solidarietà, e servano a tutti noi di incoraggiamento a porre la nostra fiducia nel Signore all’ombra delle cui ali possiamo sempre trovare rifugio ed aiuto sinché nei momenti più tristi della nostra esistenza.
Benvenuta!
POMARE’TTO — E’ nata Luisa Meytre di Marco e Nadia
Pons. Un benvenuto alla piccola Luisa e vivi rallegramenti a
Marco e a Nadia dalla comunità tutta.
Domenica 29 marzo
□ AMICI
DELL’OSPEDALE
VALDESE
TORRE PELLICE — Alle ore 15, presso la Casa unionista di via Beckwith
5, si svolge l'assemblea annuale dei
soci deil'associazione « Amici deli'ospedaie vaidese di Torre Pedice ».
_______Giovedì 2 aprile_____
□ COLLETTIVO
BIBLICO ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle 20,45, presso la biblioteca della Casa valdese,
si tiene un incontro pubblico con il
prof. Mario Miegge sul tema: Etica
cristiana e democrazia.
5
27 marzo 1992
vita delle chiese 5
ROMA: COORDINAMENTO PER GLI IMMIGRATI
CINISELLO BALSAMO
Essere chiesa insieme Un anno ai
Una struttura che organizza gli interventi a favore di questa categoria debole - Aspetti operativi e indicazioni per la riflessione
Il « Coordinamento romano
per rimmigrazione-Chiese evangeliche, YWCA, cdib San Paolo » è
stato organizzato dalle nostre
comunità ormai da parecchi anni
e possiamo dire che è diventato
un punto di riferimento quasi
automatico quando entriamo in
contatto con la problematica della presenza degli immigrati nelle
nostre chiese e nella società.
E’ necessario tuttavia fermarsi
ogni tanto per fare il « punto sulla situazione ». Insieme dobbiamo riflettere sul lavoro effettuato, suU’efficacia dei nostri interventi, sulla crescita delle nostre
comunità, sull’evolversi della situazione e sugli impegni futuri.
Le comunità si sono date uno
strumento di verifica con rincontro regolare dei « Concistori riuniti », tuttavia può essere utile se
ogni membro di chiesa cerca di
fare propria ed esamina in prima
persona questa tematica per poter capire quale può essere il suo
apporto all'interno delle comunità stesse.
Per rispondere alle esigenze
più pressanti, negli anni passati,
il Coordinamento aveva organizzato alcune attività regolari da
svolgere con e per gli immigrati.
Ai corsi di lingua italiana era
stata data una priorità e tuttora
essi rimangono estremamente
utili, nonostante a livello cittadino siano aumentate le iniziative
in tal senso.
La formazione professionale ha
cercato, in passato come adesso,
di rispondere ad esigenze di formazione che non trovano risposte convenienti in altre istituzioni pubbliche o private: l’YWCA
organizza da parecchi anni un
corso di economia domestica e
cucina, in via sperimentale que
26-27 MARZO
Visita del
Moderador
Il pastore Hugo Malan, moderador della Mesa vaidense
(Tavola valdese in spagnolo)
sarà a Pinerolo (Chiesa valdese, via dei Mille 1) giovedì 26 marzo aUe ore 20,45.
Si tratta di un appuntamento importante perche si
potrà conoscere direttamente la situazione e l’azione delle Chiese valdesi nel Rio de
la Piata (Uruguay e Argentina).
Le chiese stanno sviluppando — nonostante le difficoltà economiche — un’intensa
attività ecumenica che si manifesta in una rinnovata collaborazione con la Chiesa riformata in Argentina e con
le altre chiese aderenti alla
Concordia di Leuenberg (riformati e luterani) presenti
nei due paesi.
In questo spirito il Sinodo
del Rio de la Piata ha deciso di sospendere le pubblicazioni del « Mensajero vaidense » inserendo il medesimo
come supplemento del « Dialogo », che sarà il mensile di
riformati e valdesi.
La visita del moderador
continuerà venerdì 27 marzo
(sala valdese di corso Vittorio Emanuele 23) a Torino,
dove alle ore 21 si terrà un
incontro pubblico sul tema
1492-1992: le caravelle ritornano. In questa occasione Hugo
Malan illustrerà la posizione
delle Chiese valdesi sudamericane sul tema delle celebrazioni colombiane.
Per le strade di Roma.
sfanno ha proposto un corso per
assistenti domiciliari, inoltre si
sono effettuati corsi di computer e corsi speciali estivi. E’ ora
in cantiere l’organizzazione di un
corso di cucito.
Il gruppo internazionale, che
riunisce giovani delle nostre comunità e giovani immigrati, rimane una valida occasione di incontro che porta frutti di amicizia e fratellanza; sarebbe bello
se lo sapessimo utilizzare meglio
aumentando il nostro interesse.
La partecipazione finanziaria
delle comunità, sia con le quote
che per appelli sipeciali, alimenta
tm fondo che viene usato in particolare per emergenze alloggiative e di assistenza, oltre che per
i servizi sopra citati.
Viene inoltre svolto un regolare lavoro di ascolto ed assistenza agli immigrati presso gli uffici del Servizio rifugiati e migranti della FCEI e dell’YWCA.
Le singole comunità seguono la
cura pastorale e casi particolari.
I servizi che abbiamo brevemente esposto qui sopra costituiscono l’aspetto più operativo del
Coordinamento e le comunità
giustamente lo sentono come un
riferimento ed una risposta concreta valida.
Tuttavia, se esaminiamo il percorso fatto finora, ci rendiamo
conto che sono maturate delle
nuove esigenze da entrambe le
parti.
Da un lato i nostri fratelli immigrati si rivolgono a noi o cercano le nostre comunità non solo
per ricevere servizi o consigli ma
per incontrare dei fratelli nella
fede, per condividere difficoltà e
speranze, per partecipare alle attività della chiesa dando il loro
apporto, spesso per cercare di
proseguire un loro impegno comunitario che avevano nelle loro
chiese evangeliche d’origine.
Dall’altro sentiamo l’esigenza di
capire meglio il senso del nostro
impegno, sentiamo una responsabilità di testimonianza nella nostra società che ci chiede di saperci aprire ai cambiamenti e alle persone nuove.
Forse una risposta valida per
queste nuove esigenze può venire
dall’ « Essere chiesa insieme »,
una indicazione ancora in embrione che tuttavia ci fa percepire la possibilità di lavorare insieme per rinsaldare le nostre
comunità, per affrontare l’insorgere del razzismo con progetti
comuni, per rafforzare il nostro
impegno di testimonianza e la nostra fede.
Lucilla Tron
(da ”La comunità di piazza
Cavour”)
AIUTO Al PROFUGHI
Onorificenza cilena
al past. Guido
Un riconoscimento che è un’occasione per
porre all’attenzione di tutti i problemi odierni
LUGANO — Il pastore Guido
Rivoir è stato recentemente insignito dall'ambasciatore del Cile in Svizzera di una onorificenza del presidente per l’aiuto dato ai profughi cileni successivamente al golpe del 1973.
In questa occasione il pastore
Rivoir ha detto di accettare
l’onorificenza, mettendo però in
rilievo alcuni punti fermi. « Ho
accettato — ci ha detto per telefono — ma a nome di tanti altri, perché la mia azione era
un’azione di molti; inoltre ho tenuto a sottolineare l’elemento
valdese: un valdese deve ereditare un certo spirito di aiuto verso i più bisognosi; infine l’aiuto
che abbiamo potuto dare non è
stato solo svizzero, ma internazionale: molto contribuirono i
membri della comune di Cinisello ».
In occasione della cerimonia il
pastore Rivoir (91 anni che non
dimostra!) ha voluto richiamare
l'attenzione sul problema attuale
del divario Nord-Sud: « Gli onori non contano; per me contava
l’opportunità di parlare dei problemi di oggi, e oggi è necessario che ci sia meno egoismo da
parte dei paesi industrializzati.
Inoltre, qui in Svizzera, non possiamo tacere della vergognosa
violenza ai danni di chi cerca rifugio. Sono state bruciate delle
case di profughi, ci sono anche
stati dei morti... ».
Una cerimonia, possiamo immaginare, poco ufficiale, ma che
sarà valsa come monito a non
dimenticare le odierne situazioni
di sofferenza.
centro “Lombardini”
La novità di alcuni arrivi e i settori di lavoro - Nuovi rapporti con il mondo cattolico?
La relazione annua del centro
culturale « Jacopo Lombardini »
di Cinisello Balsamo inizia presentando il gruppo della comune di via Monte Grappa, che
proprio nel corso del 1991 si
è rinnovata. Innanzitutto è arrivata la famiglia Berlendis Pozzani, proveniente da Venezia; si
è poi aggiunto un, gruppo di
quattro giovani della EGEI che,
come si scrive nella relazione,
« hanno portato freschezza di
anni, di idee e di... lauree »; si
tratta infatti di laureati che hanno deciso di andare a vivere nella comune, portandosi dietro le
riflessioni, i dibattiti e le discussioni che da anni si fanno sia
nella EGEI che ad Agape e su
Gioventù evangelica.
Sei sono state le coordinate
lungo le quasi si è mosso il «Lombardini» nel corso del 1991: pace
e giustizia, immigrati, scuola e
formazione culturale, presenza
protestante evangelica a Cinisello, rapporti in Italia e all’estero,
vita comunitaria.
In particolare i primi mesi dello scorso anno hanno assorbito
Fimpegno sul versante delle iniziative per la pace durante il periodo della guerra del Golfo, impegno che si è intrecciato con
l’analisi economica, il problema
delle risorse, il divario Nord/Sud.
Sono state espresse piccole forme di solidarietà con curdi e palestinesi e prosegue l’attività un
coordinamento degli affidatari a
distanza di bambini, che ha aderito all’iniziativa Salaam, i ragazzi dell’olivo.
Per quello che riguarda il lavoro per e con gli immigrati il
« Lombardini » si è mosso sul
piano deH’istruzione e dell’ospitalità, oltre a piccoli ma significativi interventi sul piano cittadino
(collaborazione ad una rubrica
sugli immigrati sul quindicinale
cittadino).
L’arrivo del pastore Berlendis
ha anche significato un momento
fondamentale per quello che vuole essere l’esplicitazione della presenza protestante a Cinisello attraverso il « Lombardini ». E’ partita nel corso del '91 una serie
di iniziative coordinate dal nuovo pastore, che prevedono tra
l’altro il coinvolgimento di un
gruppo più vasto oltre quello residente nella comune.
Prosegue, cercando di migliorare e aggiornare la didattica,
l’attività della scuola popolare
per gli italiani, con obiettivi che
tengano conto dell’integrazione
europea sul piano scolastico e
del prossimo biennio obbligatorio dopo la terza media.
Si intravedono anche dei nuovi
obiettivi per quanto riguarda il
campo dei rapporti internazionali
tra il « Lombardini » e altri gruppi, chiese, assemblee, soprattutto
europei, mentre sul piano nazionale la presenza di un nuovo pastore potrebbe significare un nuovo contatto col mondo cattolico.
Infine non sono mancati, nel
corso del 1991, riflessioni e incontri sul senso e il significato della
vita comunitaria, ricerca che prosegue, anche e soprattutto alla
luce dei nuovi arrivi che si sono
verificati al « Lombardini » proprio durante lo scorso anno.
C. M.
ALLA CASA VALDESE
Record di presenze
VALLECROSIA — Con le sue
1.613 giornate di presenza, pari
a 55 presenze medie giornaliere,
questo mese di febbraio la Casa valdese ha battuto tutti i record precedenti! Ma febbraio
non sarà ricordato solamente
per la sua attività ricettiva; infatti, e con grande sollievo per
tutti, i lavori di rinnovo dei servizi igienici, iniziati nel novembre scorso, sono finalmente giunti a termine. E non possiamo
esimerci dal ringraziare gli ospiti per la pazienza e disponibilità dimostrateci nel gestire l’indubbio disagio. La formula da
tanti adottata è stata quella di
impegnarsi oltre il consueto nei
più disparati settori: stireria, lavanderia, giardinaggio e restauro di mobili... per non parlare
della cucina dalla quale si sono
sfornate imponenti quantitativi
di « bugie » per la delizia di tutti quanti!
Abbiamo avuto occasione di
offrire un pranzo a due giovani
nordafricani di passaggio; si sono verificati i primi avvicendamenti tra il gruppo volontario:
Lucia e Silva sono rientrate per
i loro studi in Cecoslovacchia
(ma contano di poter ritornare
nei mesi estivi), abbiamo altresì salutato Maria Ferrarese e
Antonio Panaroni ringraziandoli
per il loro prezioso contributo.
Nel contempo sono giunte a darci man forte dalla Svìzzera Ester
e Madeleine, che si fermeranno
per i prossimi sei mesi.
Per quanto concerne i lavori
di manutenzione, ci siamo impegnati in modo particolare nella
tinteggiatura e controsoffittatura
di numerosi locali, corridoi e
scalinate.
La notte più lunga
(segue da pag. 1)
ma la CEE, dopo la vittoria del
« sì », ha anticipato i tempi.
Pochi sembrano porre attenzione al fatto che il National Party, sul tavolo delle trattative, ha
gettato delle proposte costituzionali che calpestano la democrazia: una seconda camera che abbia il compito di tutelare le minoranze, che di fatto nuovamente eserciterebbe una sorta di potere di veto; una presidenza col
legiale sancita ab aeterno dalla
Costituzione; creazione di regio
ni autonome fortemente autogo
vernate; forze armate soggette
alla Costituzione e non al Parlamento, ossia praticamente auto
nome. A sostenere il movimento
democratico rimangono ora solo
gli embarghi su armi e petrolio,
che l’ANC vedrebbe ritirati di
buon occhio, con giusta causa,
solo dopo l’approvazione della
nuova Costituzione.
Laura Carlodalatri
6
6 prospettive bibliche
27 marzo 1992
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Libertà e vita cristiana
Non è raro che dei lettori della lettera ai
galati rimangano disorientati arrivando agli
ultimi due capitoli. Ma come! — dicono —
Paolo ha parlato fin qui di libertà, di riscossa dal giogo della legge, di resistenza
nei confronti di chi cerca di imporre osservanze legali ai credenti... e ora troviamo
una parte finale della lettera intessuta di
esortazioni morali, di divieti, di consigli
utili per adempiere « la legge di Cristo »
(6: 2)!
Sembra quasi che Paolo si dimentichi di
lasciare che la condotta nel quotidiano sia
dettata unicamente dalla fede dei credenti
e che egli faccia rientrare dalla finestra la
legge che aveva scaraventato fuori dalla
porta! In 5: 14 arriva a dire che nel comandamento dell’amore del prossimo « tutta la legge è adempiuta ». Non c’è forse
qui una contraddizione con la prima e la
seconda parte dell’epistola, in cui Paolo
aveva sostenuto vigorosamente la sua libertà come apostolo e la libertà di tutti i
credenti chiamati dal Signore a una vita di
libertà e a un rapporto di libertà con lui?
La vita cristiana
non è un’appendice
Chi ragiona nel modo accennato qui sopra finisce per considerare l’ultima parte
della lettera ai galati come un’appendice
incongrua e scomoda, che Paolo avrebbe
scritto per abitudine, uso com’era a concludere le sue lettere con esortazioni etiche
(crf. Romani 12 e segg.), per non parlare
di chi arriva fino all’estremo di considerare la sezione etica come un’aggiunta posteriore.
In realtà, i riferimenti alla vita cristiana
che leggiamo da 5: 13 in poi non sono né
un’aggiunta né un’appendice, ma sono una
parte integrante del messaggio di Paolo ai
galati.
Paolo ha parlato della libertà come di
un dono di Dio in Cristo, come di una vocazione; ora deve anche ricordare ai galati
che la libertà si può perdere! E ci sono
due modi per perderla;
— si perde la libertà quando ci si rimette sotto il giogo della legge (5: 1-12);
— si perde la libertà quando si diventa
schiavi delle proprie passioni, che Paolo
chiama «carne» (5: 13-21).
L’epistola della libertà sarebbe incompleta se non considerasse questi due pericoli.
Dopo aver potentemente affermato e rivendicato la libertà che si ha
in Cristo (cap. 3-4), Paolo termina la sua lettera con una serie di esortazioni morali e di consigli utili per adempiere « la legge di Cristo ». La
libertà cristiana infatti non è un possesso di cui possiamo servirci per assecondare i nostri interessi egoistici. E’ invece una vocazione che va realizzata nell’amore (agape) e nel servizio, sotto la guida dello Spirito. (Red.)
al primo posto, al centro del mondo:
davanti al prossimo e persino davanti a Dio.
E’ una tendenza che si manifesta non solo
nella vita sociale e familiare, ma persino
nella vita religiosa: se ci esaltiamo della
nostra pietà, se ci vantiamo (con gli altri o
dentro di noi) di essere molto religiosi, se
supponiamo che le nostre opere buone siano
un segno di distinzione agli occhi di Dio,
è la nostra « carne » che ha il sopravvento! Il fariseo della parabola di Luca 18;
9-14 era molto più « carnale » del povero
pubblicano!
Che qui « carne » abbia questo significato è confermato da quanto Paolo propone come alternativa; « Servite gli uni
agli altri » (v. 13) e « Ama il tuo prossimo come te stesso » (v. 14).
La libertà
come vocazione
E’ questo che Paolo ha in mente quando
scrive: « Fratelli, voi siete stati chiamati a
libertà ». La vocazione è l’inizio di un
cammino, e la libertà è la strada per realizzare la vocazione cristiana. Essa dev’essere riscoperta ogni giorno e percorsa ogni
giorno, come una nave in mezzo all’oceano deve ogni giorno « fare il punto » per
stabilire dove si trova e se la sua rotta è
giusta.
Se la libertà è una vocazione, significa
che non è un possesso, qualcosa che si possa mettere in tasca (o in cassaforte) per
poi vantarsi di possederla e basta. Se è
una vocazione, è qualcosa che si realizza
nel cammino della vita cristiana, attraverso l’amore e il servizio.
In 5; 13-15 Paolo definisce la vocazione
alla libertà spiegando quello che non è e
quello che è. La libertà sgorgata dall’incontro con Cristo non è il « vivere secondo
la carne », ma è il « servirsi gli uni gli altri » e l’amare « il prossimo come te stesso ».
« Carne » e « vivere secondo la carne » ;
ecco dei termini biblici molto difficili da
spiegare. La TILC rende così il v. 13:
« Non servitevi della libertà per i vostri
comodi » (al v. 16 invece: « Non seguirete
i desideri del vostro egoismo »). E’ già un
passo sulla via che permette di capire che
la parola « carne », nella Bibbia, non significa soltanto né in primo luogo quel che
noi chiamiamo « le tentazioni carnali » o i
« peccati carnali » (con cui per lo più si allude al sesso o ai peccati di gola). Dietro
ai « nostri comodi » e al « nostro egoismo »
c’è la tendenza a mettere il nostro « io »
Chi ci guida
su questo cammino?
Il cammino della libertà può essere percorso affidandoci alla guida dello Spirito.
Anche questo è un termine che la Bibbia
usa in senso diverso dalla gente comune:
per l’uomo della strada, la carne è la parte
materiale di noi stessi, mentre lo spirito è
la parte migliore: ragionevole, morale, religiosa. Quasi sempre nella Bibbia (e sicuramente in questo passo di Paolo) Spirito
è l’attività operante di Dio che rinnova la
nostra vita, ci fa accogliere il messaggio
dell’Evangelo, ci fa amare i nostri fratelli
(in Romani 5; 5 Paolo scrive che l’amore è
stato sparso nei nostri cuori mediante lo
Spirito Santo che ci è stato dato).
L’alternativa al dominio della « carne »
è il camminare « secondo lo Spirito » (v.
16), il lasciarsi condurre dallo Spirito (v.
18). Mi vengono in mente racconti come
quello di Sansone che, trascinato dallo Spirito dell’Eterno, spezza i suoi legami e stermina i filistei (Giudici 15: 14-15), o quello
di Saul che si mette alla testa delle dodici tribù per combattere gli ammoniti
(1 Samuele 11: 6). Nella Bibbia, lo Spirito
è la potenza di Dio che fa compiere cose
al di là di ogni immaginazione e speranza,
e dunque può anche farci vincere le tentazioni egocentriche della « carne » e amare
il prossimo come noi stessi.
Guardiamoci allo specchio!
Lo specchio che Paolo ci propone non è
la lastra di cristallo riflettente ma è la lista
delle « opere della carne » dei vv. 19-21 di
Galati 5. La chiamo specchio perché Paolo
non la presenta come una legge (« Non fate queste cose! ») ma come un esemplificazione di ciò che impedisce alla comunità
cristiana di considerarsi veramente guidata
dallo Spirito. Specchiandoci in questi versetti, abbiamo modo di renderci conto se è
ancora la « carne » a determinare la nostra esistenza quotidiana (malgrado le nostre professioni di fede cristiana).
Dev’essere chiaro però che si tratta solo
di un’esemplificazione: lo vediamo bene
dalle parole conclusive dell’elenco («e altre
simili cose »). Sono questi esempi molto
concreti che ci aiutano a scoprire quello
che ci può ancora essere da correggere nella nostra vita. E perché gli esempi siano efficaci, Paolo ci mette trasgressioni sessuali
(fornicazione, impurità, dissolutezza), intemperanze (ubriachezze, gozzoviglie), peccati contro la fraternità (inimicizie, discordia, gelosia, ire), peccati sociali (contese, divisioni, partiti) e anche peccati « religiosi »
(idolatria, stregoneria).
Vien fatto di chiedersi: possibile che i
galati fossero esposti a tante e tali tentazioni? Risponderei anzitutto che Paolo non
dice che questi siano peccati presenti in Galazia, anzi forse si ispira a elenchi di peccati come se ne trovano anche nel libro
della Sapienza, in Filone e nei filosofi stoici.
Ma vorrei anche far notare che i peccati più
numerosi di quest’elenco sono quelli sociali e contro la fraternità (v. 20), quella fraternità che in Galazia era messa in pericolo
dall’insegnamento degli avversari di Paolo.
Infine la lista — anche se non corrispondeva interamente a tentazioni precise che
minacciassero i galati — era pur sempre
una denuncia coraggiosa dell’immoralità
corrente dell’epoca.
L’ideale cristiano
C’è un’altra lista, al v. 22, che fa da
pendant a quella sulle « opere della carne ».
E’ quella del «frutto dello Spirito».
Com’è diversa dalla prima lista! Non solo perché elenca gli aspetti buoni dell’esistenza cristiana e non quelli negativi, ma
anche perché li definisce « frutto dello Spirito »: i comportamenti positivi non sono
opere (come quelle della « carne »), ma
frutto, cioè prodotto o risultato dello Spirito che conduce i credenti. Anche qui predominano i rapporti umani, però in testa
a tutti c’è l’amore, l’agàpe, che è sempre un
dono di Dio (ho già citato Romani 5: 5).
Dall’amore derivano la gioia, la pace e
tutte le altre espressioni di rapporti umani
rinnovati dall’amore; perciò Paolo ha intitolato questa lista non « i frutti dello
Spirito » ma « il frutto dello Spirito ».
Lo Spirito di Dio produce questo frutto dalle molte facce, che è uno solo nella somma delle sue componenti. Non è
consentita una selezione: prendo questo,
lascio quello. Soltanto l’insieme di questi
nove doni costituisce il frutto o prodotto
dello Spirito. Al credente e alla comunità
cristiana si richiede di essere come un
terreno fertile che consenta il formarsi, lo
sviluppo e la maturazione di questo prodotto. Le sue manifestazioni pratiche nella
comunità saranno l’assenza di vanagloria
(5: 26), il perdono e la comprensione per
chi si rende colpevole di qualche mancanza (6: 1), la solidarietà con chi ha dei carichi gravosi da portare (6: 2), la capacità di
autocritica e il senso di responsabilità personale (6: 4-5 e 7-8), la riconoscenza degli allievi per i loro maestri (6: 6), la bontà e la beneficienza (6: 9-10).
Il significato della
condotta cristiana
Dicevo all’inizio di questo articolo che
alcuni trovano sorprendente questo gran
parlare di condotta quotidiana del cristiano, di comandamenti, di servizio alla fine
di un’epistola dedicata al tema della libertà.
Purtroppo Paolo non spiega molto il rapporto ifra libertà e condotta cristiana nella
lettera ai galati. Lo illustra più chiaramente
nella lettera ai romani.
In Romani 6: 11 Paolo spiega che grazie
all’opera di Gesù i credenti sono « morti al
peccato, ma viventi a Dio » (forse sarebbe
più chiaro, invece di al e a, dire per il e
per). Poi dal v. 18 al v. 22 chiarisce cosa
vuol dire « viventi a Dio » : vuol dire « siete diventati servi della giustizia» (v. 18),
« prestate le vostre membra a servizio della
giustizia per la vostra santificazione » (v.
19, « fatti servi a Dio, avete per frutto la
vostra santificazione e per fine la vita eterna » (v. 22).
Per Paolo, in Romani 6, non esiste una
libertà astratta: quando l’uomo è servo del
peccato, è libero riguardo alla giustizia (v.
20); quando è liberato dal peccato, diventa
servo della giustizia (v. 18).
E’ come un pendolo che deve sempre
spostarsi da un estremo all’altro della sua
corsa e non può fermarsi nel centro, a meno che l’orologio si scarichi o si rompa
(questo corrisponde alla morte dell’uomo).
L’uomo reale e vivo non può esistere senza lealtà per l’uno o l’altro ideale: l’ideale
del servizio di Dio oppure l’ideale del servizio della « carne », cioè di se stesso.
delle sue ambizioni o del suo interesse. E’
l’alternativa posta da Giosuè al popolo
d’Israele: « Scegliete oggi a chi volete servire » (Giosuè 24: 15).
Scegliendo fra « le opere della carne » e
« il frutto dello Spirito » l’uomo manifesta
la sua disponibilità al servizio di Dio. Tutto ciò, naturalmente, viene da Dio: non
è che l’uomo possa da solo affrancarsi dal
dominio della « carne ». Paolo lo dice chiaramente in Romani 6; 22 (« liberati dal
peccato e fatti servi a Dio » : chi ci libera
e ci arruola al suo servizio, se non Dio
stesso?) e in 6: 11 (« morti al peccato, ma
viventi a Dio, in Cristo Gesù ». Questo trapasso di poteri avviene « in Cristo » e per
mezzo di lui).
L’agape, anticipo
della nuova creazione
Che la parte finale di Galati non sia
un’appendice o una caduta di tono si vede
anche da uno sprazzo di luce che ci viene
come da uno spiraglio aperto sulla nuova
creazione. In 5: 6 Paolo scrive: « In Cristo Gesù non ha valore né la circoncisione
né l’incirconcisione: quello che vale è la
fede che opera per mezzo dell’amore ».
Un po’ più avanti, in 6: 15, troviamo un
versetto in parte simile: « Tanto la circoncisione che l’incirconcisione non sono nulla;
quello che importa è l’essere nuova creazione ».
Le nostre Bibbie qui dicono « nuova
creatura », ma il greco ha la parola « creazione », ed è questa che usa anche la francese TOB. Vorrei riportare qui il commento che fa appunto la TQB a questo passo.
« L’apostolo, nella sua introduzione, aveva proclamato: il Cristo, con la sua morte, libera gli
uomini da questo mondo malvagio (1 ; 4). Ora alla
fine afferma : il Cristo, con la sua croce, introduce
gli uomini in una nuova creazione. Contrapponendola al vecchio mondo. Paolo indica un’ultima
volta ai galati ciò che lo separa radicalmente dai
suoi avversari. Loro sono ancora del vecchio mondo : predicando la circoncisione, cercano di evitare d’essere perseguitati (6; 12 ; 5: 11) e di inorgoglirsi dei successi della loro propaganda religiosa (6: 13); la loro certezza e il loro vanto
appartengono a un mondo ’’carnale”, ripiegato
su se stesso e separato dal suo creatore (cfr. 4: 3,
8-9). Paolo invece ricava la sua fiducia e la sua gioia
soltanto dalla croce di Cristo, perché è quella, e
quella soltanto, che lo libera completamente; gli
consente di sfuggire all’attrazione schiavizzante del
mondo che ormai è morto per lui ; gli consente
di non avere più la preoccupazione di assicurare le
certezze del suo ”io” carnale, che ormai è stato
crocifisso con Cristo (6: 14; cfr. 2: 19; 5: 24).
Per l’apostolo c’è solo da ricevere la grazia di
Cristo ed essere così introdotti nella nuova creazione, al fine di viverci per Dio, in comunione col
suo Figlio risuscitato (6: 15; cfr. 2; 19-21 ; 5; 6;
Filippesi 3; 3-11)». (TOB, pp. 562-563).
Nei due versetti che ho riportato sopra
(5; 6 e 6: 15) la prima parte è quasi uguale; Paolo dichiara che non ha nessuna irnportanza essere circoncisi o incirconcisi.
Quelle distinzioni, per lui, appartengono al
passato, al tempo prima di Cristo. Con Cristo il tempo ha avuto una svolta; se non
osiamo arrivare a dire che è già cominciato (con la risurrezione di Gesù) il tempo della fine, possiamo sicuramente dire
che abbiamo già delle primizie o delle caparre del tempo finale: la risurrezione di
Gesù, appunto; il dono dello Spirito Santo;
l’agape e le altre trasformazioni dell’uomo
che lo Spirito Santo produce.
La seconda metà dei versetti 5: 6 e 6: 15
invece è diversa; nel primo Paolo dice che
conta soltanto « la fede operante per mezzo
dell’agape »; nel secondo che conta soltanto
la nuova creazione. Ma se in quei due versetti le premesse sono uguali, si può ben dire che le conclusioni, se non sono identiche,
sono equivalenti, cioè che una « fede operante per mezzo dell’agàpe » e la « nuova
creazione » si equivalgono, almeno in embrione. La « Gerusalemme di sopra » (4:
26) manda già la sua luce nella Gerusalemme del tempo presente, ed è una luce
di salvezza, di novità, di libertà, libertà nell’amore per Dio e nell’amore per i fratelli
e per tutti gli uomini per i quali Cristo è
morto e ai quali siamo debitori dell’annunzio dell’Evangelo.
Con queste luminose prospettive verso il
futuro termina questa lettera iniziata sotto
nere nuvole tempestose, cariche di minacce, di asservimento, di scismi e di scomuniche.
Bruno Corsani
Leggere Galati - 4 (fine)
7
27 marzo 1992
obiettivo aperto
DAL SECOLO SCORSO A OGGI
Protestantesimi
in America Latina
Una realtà composita, che comprende anche elementi contraddittori ■
Modernizzazione « autoritaria » e modalità religiose di adattamento
L’arrivo di Hernán Cortés e
dei « conquistadores » spagnoli
sulle coste messicane nel 1519
fu contemporaneo alle tesi afBsse a Wittenberg dal monaco
Martin Lutero. Per cui la Riforma interrogò le società coloniali fin dalla loro origine.
Bisognerà però aspettare il
XIX secolo per vedere una presenza del protestantesimo nell’America Latina. La resistenza e
l’arroccamento della Chiesa cattolica di fronte al liberalisrno
spinsero una seconda generazione di liberali, fin dagli anni 1850,
a ricercare tentativi di scisma
cattolico e di frammentazione
del potere religioso della chiesa,
dopo averle sottratto gran parte
del suo potere economico e politico.
Queste minoranze liberali imposero allora, con le armi. Costituzioni che instauravano i
grandi principi liberali, fra cui
quello della libertà di culto, e
incoraggiarono la fondazione di
chiese cattoliche non romane e
di associazioni religiose « protestanti » modellate sulle logge
massoniche, nello stesso tempo
in cui si stavano organizzando
altre associazioni moderne come
le mutue.
Il movimento
missionario
A questo slancio di minoranze liberali verso la vita associativa moderna rispose il movimento missionario protestante
nordamericano — le chiese europee non considerarono l’America Latina come un campo missionario fino alla metà del XX
secolo — il quale, fin dalla fltne
della guerra civile americana
(1861-1865) fece dell’America Latina un campo di attività privilegiato.
Le società protestanti — metodiste, presbiteriane, battiste, episcopali, congregazionaliste, tra le
altre — si diffusero rapidamente
nei settori sociali in trasformazione. Non peones di « hacienda » o indigeni, né borghesi o
oligarchi, i membri delle chiese protestanti provenivano dal
ceto operaio nascente: lavoratori agricoli salariati o piccoli proprietari rurali favoriti dalle riforme liberali, impiegati dei servizi urbani e della scuola el^
mentare e secondaria. Meticci,
bianchi o immigrati europei, a
seconda del paese, dalla condizione economica sempre modesta, essi non superarono niai
l’uno per cento della popolazione dei loro rispettivi paesi.
La loro posizione sociale e la
pedagogia liberale che assimila
rono spiegano la loro presenza
attiva all’interno dei movimenti
rivoluzionari posteriori. La partecipazione delle minoranze protestanti fu nota all’origine della
Rivoluzione messicana (19101911), nella scia di Raúl Haya de
la Torre e dell’Alleanza popolare rivoluzionaria americana
(APRA) nascente in Perù (19191924), e ancora in seno al movimento democratico contro la
dittatura di Machado a Cuba
(1933).
Anticattolici e antioligarchici,
i settori protestanti sposarono
le cause populistiche, per lo meno nella loro versione democratica e laicista, senza riuscire però a crescere al di là delle geografie liberali che li avevano visti nascere.
Religione ’’fredda”,
religione ’’calda”
Religione « fredda », con una
pedagogia dello sforzo individuale inculcato dalla lettura della
Bibbia e dalla scuola, il protestantesimo liberale ristagnava
mentre un altro tipo di protestantesimo, religione « calda »,
spontanea e magica, il pentecostalismo, nasceva all’inizio del
XX secolo in seno alla Chiesa
metodista di Valparaiso, in Cile,
fin dal 1910, e si diffondeva per
mezzo dei lavoratori stagionali
messicani di ritorno dal sud degli Stati Uniti (1914) o degli operai italiani migranti da Chicago
al Brasile durante la grande crisi (1929).
Tuttavia i pentecostalismi erano ancora debolmente radicati
verso la fine degli anni ’40. L’ampiezza dei mutamenti economici
degli anni ’50 provocò la destrutturazione rapida delle società rurali tradizionali, indigene o ladine, e la migrazione di milioni di lavoratori verso le periferie delle città. Questo favorì
l’emergere del pentecostalismo e
di molti nuovi movimenti religiosi.
E’ in questo contesto che, durante la sua recente visita in
Brasile nelTottobre scorso, Giovanni Paolo II ha attaccato nuovamente le « sette protestanti »
che proliferano oggi in questo
paese — circa il 15% della popolazione — così come nel resto dell’America Latina.
Come spiegare questo fenomeno in una regione in cui la Chiesa cattolica sembrava così fortemente radicata? Si tratta di una
esplosione protestante o piuttosto di un rinnovamento della religione popolare? Infine, qual è
l’impatto politico di siffatti sconvolgimenti del campo religioso
Una delle nostre chiese rioplatensi: l’uscita dal culto
a Fray Bentos.
in un subcontinente dove la secolarizzazione è relativa?
Uno spazio
da dividere
Nella maggioranza dei paesi
latinoamericani, decine di società religiose diverse si dividono
lo spazio che, fino a un secolo
prima, era monopolio della Chiesa cattolica. L’egemonia di quest’ultima infatti si sta sgretolando molto rapidamente, come
dimostrano i dati statistici globali che, anche se non precisi,
riflettono una tendenza: a seconda dei paesi, dal 5 al 30% della
popolazione apparterrebbe a
queste dissidenze religiose.
Questi movimenti religiosi, la
cui espansione è recente, sono
« sette protestanti », come affermano tanti osservatori?
Anzitutto, occorre sottolineare
che pochi fra loro appartengono
al protestantesimo storico dal
passato democratico e liberale,
dallo spirito ecumenico e spesso ancora oggi difensore dei diritti umani. La maggior parte
non si riallacciano a Calvino, Lutero o Wesley, ma ad un approccio libero e spontaneo alla Bibbia, intrecciato a pratiche religiose di tipo taumaturgico e
sciamanico, in continuità con
la religione popolare dei settori
sociali emarginati, rurali e suburbani in particolare, dai quali
provengono.
Così i pentecostalismi, che
rappresentano la grande maggioranza dei nuovi movimenti religiosi, sono scarsamente collegati
al protestantesimo. Con le loro
pratiche, la loro struttura e il
loro tipo di leadership, essi sono piuttosto simili alle società
messianiche, anch’esse molto diffuse, quali « Gli israeliti » in Perù o « La luce del mondo » in
Messico.
Inoltre, occorre rilevare che
questi pentecostalismi sono
frammentati, non hanno alcun
progetto di riforma religiosa, intellettuale e morale, e non sono
in dialogo con la loro cultura.
Si tratta piuttosto di una religione popolare subalterna e eterogenea, sprovvista di intellettuali, che riproduce i modelli autoritari propri della cultura religiosa e politica latinoamericana. Sembra quindi che si abbia
a che fare con dei cattolicesimi
di sostituzione, con questa religione popolare senza prete che
è una delle costanti della storia
religiosa dell’America Latina.
Grandi mutazioni
economiche
Per capire questa esplosione
religiosa popolare, bisogna partire dall’enorme mutazione economica subita dal subcontinente
e dalla conseguente destrutturazione delle società rurali. Inoltre il fortissimo sviluppo demografico rende ancora meno presente un clero cattolico insufficiente, malgrado l’importante
contributo di preti europei o
nordamericani.
Le masse latinoamericane,
emigrate verso le città, vivono
in una condizione di anemia, di
perdita dei valori, oltre che in
una miseria assoluta o in una
precarietà permanente. Le nuove società religiose, grazie a una
riformulazione della religione
popolare, offrono una risposta
organizzativa rispetto ad un cattolicesimo « romanizzato » che si
accontenta di mediazioni tradizionali, poco incisive in un con
Un gruppo pentecostale in America Latina.
testo di mutazione sociale, o che
è in lotta con il « magistero parallelo » delle comunità di base,
troppo legate alla teologia della
liberazione.
La religiosità eterodossa diventa allora un mezzo per costituire reti parallele a quelle della Chiesa cattolica o a quelle
create dallo stato, dalle organizzazioni parastatali (sindacati) o
dai partiti politici. Questi ultimi
in particolare hanno perso gran
parte della loro credibilità e formano ormai pochi quadri popolari.
Visibilità politica
dei nuovi gruppi
Le nuove associazioni religiose
invece offrono questa possibilità
grazie alla diffusione di nuovi
« notabili » religiosi che organizzano la sopravvivenza, rinforzano la relativa autonomia, anche
se subalterna, dei settori sociali rurali e suburbani, e riescono
anche a negoziare con il potere
stabilito, abile recuperatore di
questi canali corporativi di accesso al voto popolare. Ciò spiega la loro visibilità politica che
si è recentemente affermata in
Perù, in Brasile, in Guatemala,
tra l’altro. Infatti, questi settori
sociali subalterni accettano il negoziato politico secondo i rapporti tradizionali di padronato
e di clientelismo, simili a quelli
che i loro dirigenti religiosi eterodossi hanno creato all’interno
delle nuove società religiose.
Questo spostamento, religioso
e politico allo stesso tempo, instaurato dai nuovi movimenti religiosi e espresso in un contesto di crisi economica acuta,
non è pertanto un segno di rinnovamento e di democratizzazione, e tanto meno di modernità
pluralistica o di riforma protestante. Si tratta di, una modalità
religiosa di adattamento e di
resistenza delle masse indiane,
nere e meticce alla modernizzazione autoritaria imposta loro
dalle élite, per la maggior parte bianche, e che la Chiesa cattolica, spesso strettamente legata ai poteri stabiliti, non mette
fondamentalmente in causa.
Jean-Pierre Bastian
(Traduzione di J.-J. Peyronel)
Dal settimanale svizzero
« Le Protestant » n. 3, marzo 1992
Jean-Pierre Bastian è stato pròfessore di storia moderna e contemporanea dell'America Latina
a Città del Messico. La sua tesi
di laurea riguardava il ruolo sociale e politico delle società protestanti nella rivoluzione messicana. Attualmente è consulente
scientifico di politica dello sviluppo presso l’organismo svizzero
« Pain pour le prochain ». Di
Jean-Pierre Bastian è stato recentemente pubblicato, dalle Edizioni Labor et Fides, il libro
Amérique Latine 1492-1992, conquête, résistance et émancipation.
Casa valdese di Rio Marina - Isola d’Elba
La direzione comunica che sono aperte le prenotazioni
presso la Casa che entrerà in funzione dal
1° aprile 1992
Si offrono particolari facilitazioni a quei pastori che
siano disponibili ad offrire il loro contributo spirituale
durante il loro soggiorno.
Sono previste riduzioni speciali per nuclei familiari e
per situazioni particolari.
Rivolgersi alla direzione:
Sig.ra Ornella Grein - Piazza Mazzini, 1
tei. 0565/96.26.56 - 96.21.41 - Fax e tei. 0565/96.27.70
8
8
ecumenismo
27 marzo 1992
SUD AFRICA
Quale comportamento
per le imprese?
Un confronto tra rappresentanti del Consiglio delle chiese e vescovi cattolici per affrontare i problemi economici del dopo-apartheid
Di fronte all'imminenza della
fine delle sanzioni economiche
contro il Sud Africa, rappresentanti del Consiglio delle chiese
del Sud Africa (SACC), della Conferenza dei vescovi cattolici del
Sud Africa (SACBC) e di altri organismi ecclesiastici si sono incontrati, nella seconda settimana
di febbraio, per discutere su un
codice di comportamento delle
imprese e sulle regole etiche in
materia di investimenti.
Secondo l’agenzia di stampa
delle chiese deU’Africa australe,
la preoccupazione delle chiese è
dovuta al fatto che la maggior
parte dei cristiani sudafricani
fa parte della maggioranza povera del paese. Il « nuovo » Sud
Africa si farà carico degli enormi
problemi — disoccupazione, persone senza casa e senza terra,
analfabetismo, malnutrizione —
ereditati dall’eresia dell'apartheid?
« L’economia è legata alla vita,
allo sviluppo della popolazione,
ma può anche portare all’opposto, allo sfruttamento », ha affermato Smangaliso Mkhatanwa, segretario generale dell’Istituto di
teologia contestuale.
Le chiese ricordano a coloro
che elevano la teoria dell’economia al rango di dottrina che i
sistemi economici non sono fine
a se stessi né sono « sfere autonome rette da leggi naturali proprie ».
Al contrario, affermano, « l’attività economica deve essere valutata sulla base di ciò che dà a
tutti, in particolare ai poveri, agli
emarginati e agli oppressi ».
Le chiese ritengono che la formazione di un governo provvisorio possa essere la soluzione alla
fine delle sanzioni economiche.
Esortano « le comunità confessionali » a collaborare con le associazioni di lavoratori e di cit
AFRICA
Rifugiati in aumento
Nel 1991 si è registrato un aumento del numero di rifugiati e
di altre persone dislocate in Africa. E’ quanto riferisce om rapporto dell'Unità IV (condivisione e
servizio) del Consiglio ecumenico
delle chiese.
Secondo il rapporto, la guerra in Liberia ha provocato il maggior movimento di persone in
Africa. La maggioranza dei 600
mila liberiani fuggiti dai combattimenti è stata costretta all’esilio nei paesi vicini: Guinea, Sierra Leone e Costa d'Avorio. Altri
hanno cercato rifugio in Nigeria,
Ghana e Gambia. In Sierra Leone, gli attacchi sui confini da parte delle forze ribelli di Charles
Taylor hanno provocato la partenza di 170.(XX) persone verso il
Ghana. Le tensioni tra la Mauritania e il Senegai hanno inoltre
provocato lo spostamento di migliaia di persone aH’intemo dei
due paesi. NeH’Africa centrale e
nel Ciad, più di 20.000 persone sono state spostate a causa dei
combattimenti.
Lo Zaire ha dovuto accogliere
migliaia di rifugiati provenienti
dall'Angola, dal Ruanda, dal Burundi e dal Sudan. A loro volta,
migliaia di zairesi hanno dovuto
abbandonare il proprio paese per
cercare rifugio nei paesi vicini,
dopo le ribellioni e i saccheggi
alla fine dello scorso anno.
In Ruanda e in Burundi, le lotte etniche hanno provocato massacri e hanno costretto molte persone a cercare rifugio nei paesi
vicini. Durante il secondo semestre ’91 i combattimenti tra il governo e le forze ribelli hanno costretto 40.000 persone a lasciare
il Burundi ner andare nello Zaire. 1 continui combattimenti in
Somalia e la situazione instabile
in Etiopia hanno obbligato migliaia di abitanti a fuggire in Nenia.
Nell’Africa australe sono l'Angola e il Mozambico ad avere il
maggior numero di rifugiati e di
persone dislocate nel paese stesso. 1,5 milioni di mozambicani
hanno dovuto rifugiarsi fuori del
paese, e un milione di angolani
in Zaire, in Zambia e in Namibia.
Il numero crescente di rifugiati. secondo il rapporto, pone le
chiese di fronte a nuove responsabilità. In diverse zone di con
flitto, esse hanno cercato di promuovere la pace e la riconciliazione tra le parti in conflitto, e di
sviluppare le operazioni di aiuto
e di soccorso per rispondere ai
bisogni dei profughi.
(SOEPI)
CATTOLICESIMO ITALIANO
Dialogo con l’IsIam:
prudenza
Il «sussidio pastorale» Cristiani
e musulmani in dialogo pubblicato recentemente dalla Commissione per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, presieduta dal
vescovo di Bolzano-Bressanone
Wilhelm Egger, fornisce alcune
direttive pastorali dei vescovi del
Tri veneto sulle relazioni tra cattolici e musulmani. In particolare il documento afferma:
« La situazione in cui vengcmo
a trovarsi gli immigrati, oltre a
richiedere particolari impegni di
accoglienza e di fraternità umana, pone alcuni problemi di carattere religioso che le comunità cristiane sono invitate ad affrontare insieme.
a) Iniziative comuni di preghiera: possono essere promosse d’intesa con l’Ordinario e devono essere accuratamente preparate; è necessario, per un rispetto reciproco, prevedere interventi distinti delle diverse religioni, evitando forme sincretistiche di preghiera.
b) Luoghi di culto: compete
all’autorità civile garantire l’esercizio del diritto alla libertà religiosa. Non si concedano locali
e spazi destinati al culto o alle
attività pastorali anche per evitare possibili confusioni.
c) Richieste di battesimo: il
battesimo degli adulti va valutato con prudenza pastorale secondo le prescrizioni del can. 851/1
del Codice di diritto canonico.
d) Matrimoni misti fra cristiani e musulmani: le persone che
dal mondo
cristiano
tadini e con i movimenti di liberazione per stabilire un codice
delle imprese con clausole di controllo.
« L’investimento straniero deve essere considerato con prudenza — dice la dichiarazione —
perché esso tende a portare il denaro fuori del paese ». Il responsabile del SAGC, Frank Chikane,
ha messo in guardia contro gli
elevati prestiti concessi dalla
Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale, precisando che le condizioni economiche
legate a tali prestiti potevano
« togliere al popolo la libertà democratica della scelta ».
Durante un incontro a Rotterdam, in gennaio, docenti universitari, uomini d’affari e responsabili sindacali hanno messo in
guardia i rappresentanti europei
di organismi di aiuto e di sviluppo: « la bomba a scoppio ritardato » rappresentata dalla povertà dei btmtustans e delle località nere del paese non sarà disinnescata dai soli cambiamenti
politici.
Il sistema economico attuale,
concepito per sostenere la politica dell’apartheid, è stato purtroppo impotente a risolvere i bisogni di una maggioranza lasciata
da parte. Tutti i partecipanti hanno criticato la teoria secondo la
quale l’attuale sistema economico del Sud Africa sarebbe « la locomotiva che metterà in moto la
trasformazione economica nell’Africa australe ».
(SOEPI)
vogliono contrarre matrimonio
misto devono essere istruite sulle difficoltà e conseguenze molto
gravi di carattere religioso, culturale e giuridico cui vanno incontro: ci si attenga alle disposizioni emanate dalla Cei nel Decreto generale sul matrimonio,
entrato in vigore il 17 febbraio
1991, e ci si rivolga in ogni caso fin dall’inizio all’Ordinario diocesano ».
Queste affermazioni hanno provocato proteste e dure reazioni
sia sulla stampa laica che tra
gli stessi operatori sociali cattolici che operano quotidianamente con gli immigrati di religione
islamica.
Wilhelm Egger, rispondendo alle osservazioni, afferma che quanto scritto nel documento è stato
mal interpretato in quanto non
è in discussione l’accoglienza dei
musulmani e aggiunge: « Anche
nella mia diocesi, come in moltissime altre, c’è una parrocchia
che accoglie questi fratelli. Ma
ciò non significa che si debbano
ignorare e sottovalutare problemi e difficoltà di carattere religioso » e proprio per questo « le
direttive pastorali dei vescovi del
Triveneto chiedono prudenza e
un’attenzione particolare come
segno di responsabilità e non certo di chiusura. E’ nella chiarezza che nascono il rispetto reciproco e il dialogo; diversamente
il rischio che si corre è quello
della confusione ».
G. G.
Decennio ecumenico
di solidarietà
GINEVRA — Il Decennio ecumenico di solidarietà delle chiese con le donne (1988-1998) era
stato lanciato dal Consiglio ecumenico delle chiese per mettere
in piedi una struttura che permettesse alle chiese di esprimere in modo tangibile la loro solidarietà con le donne.
Al momento dell’avvio del programma era stato deciso che sarebbe stata necessaria una riflessione critica, a metà strada,
per fare il punto e per trovare
i mezzi per realizzare tutti gli
obiettivi del decennio.
In vista di tale riflessione un
certo numero di donne, membri
del personale del CEC e 18 rappresentanti di Consigli di chiese regionali e nazionali si sono
incontrate, dal 10 al 18 febbraio,
presso l’Istituto ecumenico di
Bossey, vicino a Ginevra. Hanno presentato i rapporti sull’attività delle chiese e delle organizzazioni di donne di varie regioni del mondo.
Le partecipanti hanno posto
l’accento su tre problemi prioritari che richiedono una maggiore solidàrietà da parte delle
chiese: la crisi economica mondiale e il carico che pesa sulle
donne per via dei programmi
di installazione di strutture imposte dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale; la violenza contro le donne nella chiesa e nella società;
il razzismo e la xenofobia e le loro conseguenze per le donne.
Hanno inoltre rilevato che i
problemi riguardanti la partecipazione delle donne nella chiesa
sono sempre preoccupanti. In
particolare, hanno sottolineato
come certi insegnamenti e pratiche impediscono, secondo loro, la piena partecipazione delle donne alla vita della chiesa.
Le partecipanti hanno inoltre
proposto che le chiese membro
del CEC osservino un giorno di
preghiera a metà del decennio,
tra Pasqua e Pentecoste, l’anno
prossimo, onde ravvivare di nuovo gli obiettivi del decennio.
(SOEPI)
Chiese degli USA
e Chiesa cattolica
NEW YORK — Nel quadro degli sforzi messi in atto per rafforzare i suoi legami con la Chiesa cattolica romana, il Consiglio
nazionale delle chiese degli Stati Uniti (CNC) ha ricevuto, il
14 febbraio, il cardinale Edward
Cassidy, presidente del Consiglio
del Vaticano per la promozione
dell’unità dei cristiani.
Anche se nel campo delle relazioni cattoliche romane il CNC
collabora essenzialmente con le
strutture già esistenti negli USA,
esso ha inviato, nel ’69 e nell’89,
delle delegazioni in Vaticano e
ha ricevuto, nell’87, la visita del
predecessore di Cassidy, cardinale Jan Willebrands.
Il cardinale Cassidy si è intrattenuto con un gruppo di responsabili del CNC e ha poi tenuto una conferenza stampa.
La segretaria generale del
CNC, Joan Brown Campbell, ha
dichiarato a Cassidy di non
aspettarsi che i cattolici romani aderiscano al CNC nella sua
forma attuale, ma ha aggiunto
che il CNC era pronto a scomparire qualora questo potesse
portare alla nascita di una nuova struttura ecumenica alla quale parteciperebbero i cattolici romani e altri, che oggi non aderiscono al CNC. Il cardinale ha
osservato che i cattolici romani
erano già membri di diversi Consigli nazionali e che la decisione dipendeva dalla natura di
questo specifico Consiglio.
Parlando delle critiche ortodosse in riferimento ad alcune
azioni dei cattolici romani nell’Europa dell’Est, il cardinale ha
rilevato che l’Assemblea del CEC
a Canberra e il CNC avevano insistito sulla necessità di porsi
all’ascolto dei cristiani di altre
chiese.
(SOEPI)
No alle restrizioni
in Venezuela
LONDRA — L’Associazione
mondiale per la comunicazione
cristiana (WACC), la cui sede è
a Londra, ha esortato il governo del Venezuela a togliere le
restrizioni imposte ai media in
seguito al tentativo di colpo di
stato del 3 febbraio. In una dichiarazione pubblicata il 17 febbraio la WACC ha precisato che,
pur appoggiando il governo venezuelano « in quest’ora difficile», deplora la sospensione da
parte del governo del diritto costituzionale « alla libertà di
espressione e di pensiero, senza
censura ». La WACC ha inoltre
chiesto al governo di « astenersi da ogni altra misura repressiva suscettibile di frenare il libero movimento d’informazione
e la pratica del giornalismo indipendente ». La dichiarazione è
firmata da Randy L. Naylor,
presidente della WACC e da Carlos A. Valle, segretario generale.
(SOEPI)
Ebrei e musulmani
adirati con Bush
USA — Il presidente George
Bush sta incontrando parecchie
difficoltà nella sua campagna
elettorale. Secondo il « Lutheran
World Information », ha provocato l’ira dei musulmani e degli
ebrei americani per aver ringraziato, durante una convenzione
evangelica di professionisti della radio e della televisione, gli
evangelici « per il loro appoggio
durante la guerra del (Solfo e
per avere aiutato l’America, come Cristo ha ordinato, ad essere la luce del mondo ». Il segretario generale del Consiglio
nazionale per gli affari islamici
ha dichiarato che « collegare cristianesimo e politica nazionale
è profondamente offensivo per i
musulmani e conferma, agli occhi del mondo musulmano, che
la guerra contro l’Iraq era di
fatto una nuova crociata dei cristiani contro l’Islam. Bush viola gli insegnamenti di Gesù di
Nazareth parlando in questo modo ».
Il rappresentante del Congresso ebraico americano ha ricordato di avere, in dieci anni, più
volte dibattuto « della follia dell’America nel voler essere una
nazione cristiana ». Alcuni evangelici presenti alla convenzione
affermano di non essere stati
convinti dal discorso di Bush,
che «mancava di sincerità». Inoltre sanno che la visita del presidente non era gratuita; in
quanto professionisti dei media
audiovisivi, sanno di avere influenza su un grande numero di
voti.
( Riforme)
Un papato per
tutti gli ebrei?
ISRAELE — Il gran rabbino
d’Israele, Abraham Schapira, ha
proposto che i due grandi rabbini di Israele (ashkenazita e sefardita) siano considerati, dagli
ebrei di tutto il mondo, come le
loro istanze supreme, come avviene con il papa per i cattolici
romani. Fin dalla distruzione di
Gerusalemme non vi è più un
capo della gerarchia spirituale
israelita. Ogni paese è sotto la
giurisdizione di un gran rabbino che non dipende da nessuno.
(SPP)
9
27 marzo 1992
valli valdesi
DIBATTITO A POMARETTO
AMNESTY
Torna
il treno
Dunque toma il treno in vai
Pellice.
Dopo nove mesi di interruzione del servizio per i lavori di automatizzazione dei passaggi a livello con un costo di oltre 4 miliardi, dal 29 marzo i treni riprenderanno a circolare con gli orari
precedenti l’interruzione.
Con l’orario estivo, in vigore
da maggio, verranno istituite tre
nuove corse, un collegamento diretto tra Pinerolo e Torino con
un treno a due piani, consentendo così il triplicamento dei posti
a disposizione.
Resteranno ’’presenziate” le
stazioni di Torre Pellice e Bricherasio mentre le altre si trasformeranno in semplici fermate; con l’automatizzazione dei
passaggi a livello si avrà una forte riduzione di personale e i tempi di attesa ai passaggi a livello
diminuiranno.
Tutto questo verrà illustrato
sabato 28 a quanti parteciperanno
alla giornata organizzata dalle
FS per la riapertura del servizio:
un apposito convoglio inaugurale
partirà da Torino alle 9,30, arriverà a Pinerolo e con fermate
successive a Bricherasio, Bibiana, Luserna e Torre Pellice, sarà
salutato da sindaci, amministratori, cittadini; l’appuntamento a
Torre è per le lì; farà seguito,
dicono le FS, una visita alla città
e al museo valdese: una festa in
piena regola. Anche le stazioni
sono state interamente rimesse a
nuovo: non solo ripulite, ma addirittura ristrutturati i vecchi depositi, i serbatoi che alimentavano d’acqua le vecchie vaporiere;
le stazioni insomma si avviano
ad essere il 'biglietto da visita"
di un servizio che vuole rilanciarsi.
Si è arrivati a questo giorno
dopo anni di timori, speranze e
aspettative che hanno visto veramente la gente, spesso più ancora di taluni politici, volere fortemente la sua ferrovia, fin dall’85,
quando l’allora ministro Signorile voleva tagliare tutti quelli
che venivano definiti "rami secchi". Quante raccolte di firme,
manifestazioni, ricerche di confronto con FS, Regione, Provincia per arrivare a questo punto.
Restano, al di là della soddisfazione per un servizio che riprende, alcuni nodi da sciogliere,
a partire dal tipo di gestione che
in futuro linee come questa
avranno.
Alcuni nodi che non vorremmo continuassero ad essere sogni. Una stazione a Pinerolo "passante", senza quell’inutile andirivieni, consentirebbe un’ottima penetrazione nella zona scolastica
della città ed un aumento di
utenza.
Uno scalo merci al servizio dell’area industriale di Luserna non
solo valorizzerebbe la linea, ma
libererebbe da molti camion la
provinciale della vai Pellice.
Un servizio pullman (non importa da chi gestito, tanto in ogni
caso è la Regione a sopportare
buona parte dei costi) realmente
collegato alla ferrovia, con orari
coincidenti, parcheggi annessi
ecc., creando una rete di trasporti pubblici efficienti e non sovrapposti, magari anche una fermata a Cappella Moreri come
viene richiesto da San Secondo.
Soprattutto occorrerà una_ politica di investimenti che privilegi la rotaia sulla strada: in nessun paese europeo si investono
miliardi per affiancare superstrade a ferrovie, si fanno invece delle scelte: ciascuno dovrà fare la
sua parte.
Piervaldo Rostan
Occupazione a rischio
La crisi dell’economia locale e la disoccupazione che colpisce soprattutto le donne - Un comitato per la « rinascita del Pinerolese »
t)ell’occupazione in valle si è
parlato nel dibattito di domenica 15 marzo a Pomaretto, organizzato dal 3® circuito delle chiese valdesi.
I relatori hanno affrontato il
tema nel contesto del Pinerolese; Enrico Lanza, sindacalista,
ha trattato le problematiche della fabbrica e del lavoro negli
ambienti di produzione; Giorgio
Gardiol, direttore deH’Éco delle
Valli, partendo da dati IRES, si
è soffermato sugli effetti che la
crisi e le scelte padronali e politiche determinano nella realtà
sociale.
Tra gli aspetti trattati da Lanza si ricorda il ruolo determinante sull’economia locale di grandi complessi industriali quali la
Fiat e la RIV (oggi SKF), la
loro influenza anche culturale,
lo stretto legame con il settore
delle piccole aziende.
La crisi dell’Indesit, quale set
tore in parte alternativo a quello dell’auto, ha avuto gravi effetti soprattutto sull’occupazione femminile (si è passati da
6.000 addetti a 600). La situazione Fiat e SKF, che tutti conosciamo, pone interrogativi anche
su quale sia stata l’azione sindacale negli ultimi anni. Il caso
SKF è un chiaro segno di un
sindacato meno conflittuale e sicuramente meno attento alla gestione dei processi di ristrutturazione e ai relativi errori gestionali.
All’arretratezza del sistema industriale si cerca di ovviare con
la riduzione dei costi; si osserva
un netto aumento dello sfruttamento, il prolungamento degli
orari e un maggior utilizzo degli impianti; pare che la SKF
sia in procinto di richiedere turni di lavoro anche il sabato e la
domenica. Dati statistici riportano per il Pinerolese un aumento in media del 10% degli infortuni sul lavoro.
La disoccupazione è crescente
e colpisce soprattutto le donne
(75% degli iscritti al collocamento). Gardiol ha sottolineato come la zona del Pinerolese diventi una delle più degradate: al
problema occupazionale si somma quello dei giovani, ed ha ag,giunto: « Non si punta ad investimenti con buoni livelli di tecnologia, ma si punta ad una produzione con sfruttamento intensificato della manodopera».
L’80% delle assunzioni per contratti di formazione-lavoro riguarda persone che hanno frequentato solo la scuola dell'obbligo; appena lo 0,4% riguarda
laureati, contro un 10% di Te
rino. Dalle scuole di Pinerolo
ogni anno escono diplomati 50
periti industriali e 250 ragionieri e maestri, destinati ad emigrare o ad essere lavoratori pendolari al di fuori della zona.
Un altro aspetto, a dire il ve
ro curioso, è che nei servizi per
le persone anziane, nella sola
zona di Pinerolo, viene devoluto
quasi il 10% dell’ammontare gle
baie a disposizione per gli investimenti della Regione Piemonte
per l’assistenza agli anziani nella provincia di Torino, mentre
manca in zona una scuola di formazione per operatori nel settore assistenziale.
I progetti in programma sono
pochi: esiste la proposta di case di edilizia sowenzionata a Pinerolo, il rafforzamento della rete delle comunicazioni viarie e
ferroviarie, in funzione del pendolarismo, la costruzione di una
discarica nella zona di Piscina
per la città di Torino, nessun
progetto per le valli. Per alcune zone è stata individuata la
vocazione a diventare dormitorio, per altre l’immondezzaio di
Torino, per le valli la creazione
del vuoto, con effetti forse più
drammatici dei dragoni di Luigi XIV.
Dai relatori e dal dibattito sono però emerse alcune proposte.
Nell'immediato, per quanto riguarda la fabbrica, di fronte alla situazione attuale rimane centrale la difesa dell’occupazione
esistente, recuperando tra gli operai i valori solidaristici. In prospettiva, di fronte ad un oggi dove « si punta alla costruzione di
flussi di reddito, si punti invece
a costruire il lavoro e la dignità del lavoro », In tal senso Gardiol propone la formazione di
un comitato per la rinascita del
Pinerolese (come in vai Bormida), che formuli un piano con
la partecipazione dei vari soggetti sociali (sindacati, imprenditori, popolazione) coinvolti nella
produzione. Una seconda istanza
è quella di un osservatorio permanente sulle scelte che si operano nella zona, con fusione di
divulgazione di dati socio-economici e di controllo democratico.
Noi oggi siamo anche chiamati a fare delle scelte di giustizia; ciò implica una dura critica all’attuale modello di sviluppo, che non tiene conto dei nostri bisogni ma neanche dei diritti di tanti altri popoli, vittime
di questo modello.
E’ emerso il tema della solidarietà, innanzitutto tra i lavc>
ratori ma non liniitata ad essi,
che trovi punti di convergenza
con i paesi del Terzo Mondo, una
battaglia da combattere anche
contro le « false coscienze ».
Mauro Meytre
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Escartons e valli valdesi
Anche la vai Pellice, dopo l’alta
vai di Susa e la vai Chisone, ha
aderito all’ associazione degli
« Escartons e valli valdesi »; lo
ha deliberato, all’unanimità dei
presenti (era praticamente assente il gruppo DC), l’ultimo Consiglio della Comunità montana vai
Pellice.
Il consigliere Toum ha illustrato il significato di questa iniziativa mossa da alcuni amministratori pubblici francesi, segnatamente di Briançon, riprendendo territorialmente le circoscrizioni amministrative del Delfìnato nel Medioevo: due sul versante francese e tre su quello italiano. Le valli valdesi non facevano
parte allora degli Escartons ma
sono state ora coinvolte, tramite
enti ed associazioni, in quanto
confinanti con l’area del Queyras.
« L'idea — ha aggiunto Toum
— è quella di costituire un gruppo amministrativo a cavallo delle Alpi, che nell’attuale diritto
europeo possa definirsi "gruppo
europeo di interesse economico",
visti anche i problemi spesso comuni che contraddistinguono
l’area ».
Il dibattito che è seguito ha
sottolineato l’interesse per questa nuova associazione, pur nella consapevolezza di almeno due
elementi: non occorre aspettarsi
risultati nel breve periodo, non è
possibile muoversi senza progetti che coinvolgano effettivamente
anche le Comunità montane vicine.
Affrontando poi le variazioni di
bilancio il Consiglio ha discusso
di nuovi progetti relativi al disagio giovanile e alla tossicodipen
I diritti in Perù
Venerdì 27 marzo alle ore 21,
presso la sala polivalente di
Dubbione di Rinasca, il Gruppo
Amnesty di Pinerolo (in collaborazione col Gmppo giovani di
Rinasca) presenterà una mostra
fotografica riguardante le violazioni dei diritti umani in Perù.
Sarà possibile assistere anche
alla proiezione di una serie di
diapositive scattate da Andrea
Sorbino, reduce da un recente
viaggio in Perù. La mostra rimarrà nella sala, a disposizione
del pubblico, sino alle ore 12 di
sabato 28. Nel pomeriggio di sabato e per tutta la domenica 29
la mostra fotografica di A. I. sarà esposta a San Secondo di Pinerolo, ospitata nella sala comunale.
Oltre alle foto, i visitatori potranno assistere anche alla
proiezione di un video curato
dalla sezione italiana di Amnesty e incentrato sul tema dei
« desaparecidos » pemviard e sugli orrori della guerra civile in
corso in Perù tra le truppe governative (appoggiate da « squadroni della morte » paramilitari)
e i guerriglieri maoisti del movimento rivoluzionario « Sendero luminoso ». Alle ore 17 di sar
bato vi sarà una breve presentazione della campagna Perù a
cura di un attivista di Amnesty.
La mostra osserverà i seguenti
orari: sabato 28, ore 15-18; domenica 29, ore 9-12,30, 15-18.
Oggi .
e domani
denza; essi saranno possibili garanzie di specifici interventi da
parte del ministero degli Interni,
per altro limitati nel tempo.
« Cosa succederà quando questi finanziamenti non ci saranno
più? — si è chiesto il sindaco di
Bobbio, Charbonnier — Dovremo
chiudere un servizio da poco avviato? ».
Anche l’assessore Borgarello ha
detto di condividere queste preoccupazioni, affermando di averle
anche esternate in sede di ministero.
In vista del 25 aprile il presidente ha informato dell’intenzione di ricordare un episodio di
lotta partigiana in vai Pellice, erigendo un monumento in località
Rio Grò; per affrontare le spese
presidente, giunta e consiglieri
rinunceranno a parte delle indennità di carica; iniziative volte
a diffondere la conoscenza del
significato della Resistenza verranno condotte anche nelle scuole.
P. V. R.
Mostre
LUSERNA SAN GIOVANNI — Dal
28 marzo al 12 aprile, nella saletta
d’arte di via ex Deportati e internati,
organizzata dal Comune, sarà aperta
al pubblico una mostra di pittura: « Artisti visivi della vai Pellice »; esporranno Laura Battaglino, Elena Deodato, Tiziana Fornero, Maddalena Martinengo, Andrea Nisbet, Pasqualino Ricossa, Guy Rivoir, Gianna Santoro.
Concerti
TORRE PELLICE — Dopo il buon successo della prima serata prosegue, venerdì 27 marzo, ore 21, nel tempio
valdese, la stagione concertistica primaverile organizzata dalla Comunità
montana vai Pellice; l'organista Irena
Wiselka-Cieslar (Polonia) presenterà il
programma « Dall'800 ai giorni nostri »;
musiche di Franck, Peters, Messiaen.
Mulet, Dowlasz, Surzynsky.
TORRE PELLICE — Sabato 28 marzo,
organizzato da Radio Beckwith in collaborazione con la Pro Loco, nel salone della Foresteria valdese, si svolgerà un concerto di musiche sudamericane con il gruppo « Umami •; inizio ore 21.
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10
10 valli valdesi
27 marzo 1992
SCUOLA ELEMENTARE
Le lingue straniere
Una « possibilità di arricchimento » per la personalità del bambino
A beneficio dei lettori che risiedono
nelle valli valdesi, pubblichiamo in
questa rubrica brevi notizie sulle iniziative elettorali delle varie liste.
APPELLO PER LA RETE — E' stato
diffuso un appello “ contro la svolta
autoritaria, per l'affermazione dei principi di libertà, pace, solidarietà ». I
firmatari (tra i quali i consilieri comunali di Pinerolo Chinotti e Calliero, della - Lista per l'alternativa », ed
esponenti della Comunità di base, dell'Associazione per la pace, della Lega ambiente, tutti ovviamente a titolo
personale, affermano che votare RETE
significa » non accettare il sistema
dei partiti » che ha occupato le istituzioni e lottare contro la mafia, le
collusioni tra criminalità e politica ».
APPELLO DEGLI INDIPENDENTI DI
SINISTRA — Alcuni indipendenti di sinistra della vai Pellice (tra cui siedaci, assessori e consiglieri comunali
di Angrogna, Villar Pellice, Torre Pellice, Bricherasio, Lucerna San Giovanni) hanno rivolto un appello agli elettori per il voto ai candidati del PDS
Marco Bellion, Pina Bertone, Giorgio
Ardito (per la Camera) e Rinaldo Bontempi (per il Senato). I firmatari individuano in questi candidati PDS persone impegnate a difendere la democrazia, la giustizia, l'equità fiscale, i
più deboli e l'ambiente, e capaci di
appoggiare progetti di sviluppo delle
Valli e di proporre leggi per favorire
le autonomie locali.
RIFONDAZIONE COMUNISTA — Lucio Libertini ed Elio Marchiato terranno un comizio mercoledì 1° aprile a
Pinerolo, ore 17,30 in piazza Facta.
VERDI — Erica Maian incontrerà gli
elettori venerdì 27 marzo dalle ore 10
alle ore 12 al mercato di Torre Pellice.
Sabato 28 marzo alle ore 10 si terrà a Pinerolo (portici di corso Torino)
un incontro tra alcuni candidati verdi
e la popolazione.
Domenica 29 marzo alle ore 10 al
mercato di Perosa Argentina incontro
tra alcuni candidati verdi e la popolazione.
Mercoledì 1° aprile alle ore 21 presso il Centro sociale di via Bravo a
Pinerolo Pina Grassi, candidata al Senato per I Verdi, parlerà sul tema
« Mafia e politica »
AUTONOMIE LOCALI — Il Circolo
rinnovamento di Bricherasio organizza,
per martedì 31 marzo alle ore 20,45
presso la scuola media, un dibattito
sul tema delle autonomie locali con
la partecipazione di esponenti di tutti i partiti.
QUATTRO DOMANDE OCCITANE —
il MAO (Movimento autonomia occitana) denuncia il fatto che nella lista
« Federalismo » sono « entrate persone e movimenti estranei allo spirito
della lista stessa ». Pertanto il Movimento chiede di votare per quei candidati di tutte le liste che si impegneranno « a sostenere un processo
di autonomia alpina tra la vai Susa
e il Monregalese, da concretizzare in
una o più province alpine; in caso di
riforma elettorale a far coincidere tale zona con uno o più collegi elettorali; a sostenere una legge della montagna per la gestione delle risorse economiche e naturali a cominciare dall'acqua; ad approvare la legge di tutela delle minoranze linguistiche, ivi
compresa quella occitana.
UN PATTO TRASVERSALE — Un patto per la riforma elettorale è stato
sottoscritto dai seguenti candidati alla Camera della Circoscrizione nord del
Piemonte: Ardito, Carpanini, Negarville. Turco, Violante (PDS), Costamagna
e Galotti (DC), Grilli (PRI), Meneghel
(Rete). Nessun candidato al Senato
per il collegio di Pinerolo lo ha sottoscritto.
Il patto prevede l'impegno dei candidati per l'approvazione delle riforme elettorali, impegno che sarà sottoposto a verifica da un comitato di
garanti (Paolo Barile, Franco Morganti,
Piero Scoppola).
PDS — Incontri fra candidati e popolazione: venerdì 27, ore 17 in corso
Torino 18 a Pinerolo, intervengono Chiara Acciarini e Rinaldo Bontempi; lo
stesso giorno, a Perosa Argentina, al
cinema Piemont, interverranno alle ore
18,30 Livia Turco e alle 20,30 Marco
Bellion e Rinaldo Bontempi.
Nel 1977, quindi quattordici anni fa, il ministero della Pubblica
IsiruZiOiie avvio una sperimentazione cne aveva come scopo la
valutazione e le moaantà per introdurre la lingua straniera nella scuola elementare.
Il progetto coinvolse circa 500
classi nelle città di Torino, Milano, Roma e Napoli, per un periodo di 5 anni; successivamente
oltre 40 province italiane furono
coinvolte in questa operazione.
I nuovi programmi didattici della scuola elementare dell’85 introducono per la prima volta il capitolo lingua straniera. Senza
dubbio la prima sperimentazione
ha dato i suoi frutti. « L’educazione linguistica, in un’epoca di intense comunicazioni e nella prospettiva di un crescente processo
di integrazione nella Comunità
europea, non può prescindere da
un approccio alla conoscenza di
una lingua straniera ». Così recitano i programmi.
Ma l’introduzione di una lingua straniera nella scuola elementare comporta tutta una serie di interrogativi: quale lingua
insegnare? Quando iniziare questo studio? Quanto tempo dedicare? Chi è l’insegnante di lingua
straniera?
A queste domande risponde un
decreto ministeriale del 1991 che
nel proprio testo programmatico
propone e mette in moto una delle più importanti innovazioni-sfida della nuova scuola elementare: « Nella scuola elementare l’insegnamento della lingua straniera riguarda, di norma, le quattro lingue più diffuse: francese,
inglese, spagnolo, tedesco.
VAL PELLICE
Quattro
drammi
PINEROLO — Il cinema Hollywood
ha in programma, fino a mercoledì
1° aprile, « Hook, capitano Uncino »;
feriali 19,45 e 22,15, festivi 14,45,
17,15, 19,45, 22,15.
Al Rìtz, fino a lunedì 30 marzo,
«Lanterne rosse»; feriali 20 e 22,15,
festivi 15, 17,30, 20 e 22,15.
L'Italia ha in programma « Scacco
mortale », thrilling, USA '92; feriali 20
e 22,20, sabato 20 e 22,30, domenica
15, 17,30, 20 e 22,20.
BARGE — Il cinema comunale ha
in programma, venerdì 27 marzo, ore
21, «Cortesie per gli ospiti», di P.
Schrader,
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma, venerdì 27, ore 21,15,
« Il Signore delle mosche »; sabato e
domenica, ore 20 e 22,10, « Maledetto
il giorno che t'ho incontrato ».
I criteri di scelta della lingua
nelle varie parti del territorio devono tener conto delle reali disponibilità dei docenti... ».
Ma chi sono questi docenti?
Quale formazione hanno? Sono
dei laureati in lingue?
L’articolo 4 del suddetto decreto recita: « L’insegnamento di
questa disciplina è affidato ad un
insegnante elementare specializzato... ». E continua con Tart.
5: « Per consentire il raggiungimento e lo sviluppo di una adeguata competenza linguistica e il
miglioramento delle competenze
proprie dell’insegnante elementare verranno realizzati appositi
corsi di formazione in servizio ».
Per cui nessun professore di
lingue entrerà nella scuola elementare, perché l’insegnamento
della II lingua rimane compito
dell’insegnante elementare, adeguatamente preparato.
Guardando alla nostra provincia il 16 marzo, a Torino, sono
iniziati i corsi di formazione ministeriale, che vedono impegnati
312 insegnanti, che tra il gennaio del 1990 e il marzo 1991 superarono i test scritti e orali.
Questo progetto prevede 100
ore di aggiornamento, con esonero dal servizio: una prima parte prevede un approfondimento
specifico della lingua da insegnare, col supporto dei professori
del Centre culturel français per
gli insegnanti di francese, dell’Qxford Institute per l’inglese,
del Goethe Institut per gli insegnanti di tedesco, e del Colegio
de Salamanca per gli insegnanti
di spagnolo.
Franco Calvetti, direttore didattico alla Collodi di Torino, direttore del comitato tecnico, che
dal 1977 segue con passione e
competenza Tinserimento della
II lingua, sostiene che una seconda lingua, qualunque essa sia,
arricchisce la personalità del
bambino, contribuisce ad allargare i suoi orizzonti culturali dandogli la possibilità di conoscere
altre culture, altre abitudini.
Calvetti si ritiene molto soddisfatto: « Dal progetto ILLSE (Insegnamento lingue straniere) del
1977 al decreto ministeriale del
1991^ molta strada è stata fatta
grazie all'impegno dei maestri
sperimentatori e delle "équipe”
di formatori. Con questa impresa l’Italia si allinea ai paesi della
CEE, che da anni tentano di abbassare il livello di età di inizio
per l’apprendimento di una lingua straniera ».
P. R.
PEROSA ARGENTINA
500 anni di inganni
Tre suicidi nel giro di due settimane a Torre Pellice; persone
in difficoltà con problemi di salute hanno drammaticamente posto fine alla propria vita.
Da circa tre settimane è invece
scomparso un uomo. Beniamino
Agli, meglio conosciuto come
« Ricou », allontanatosi dal Foyer
di Angrogna.
Inutili finora le ricerche; coinvolte in un primo tempo le persone del posto e successivamente i
volontari dei vigili del fuoco, sono intervenuti anche i sommozzatori per esplorare i « tumpi »
del torrente Angrogna, le squadre del soccorso alpino, guardacaccia, volontari del soccorso alpino anche con l’ausilio di unità
cinofile.
Anche il vento ha reso più difficili le ricerche che ora proseguono su scala più ridotta.
Cinquecento anni, cinquecento
anni di inganni: così suonava il
titolo della serata dedicata ad
una riflessione sulla conquista
delle Americhe, che si è tenuta
nella sala Lombardini di Perosa
Argentina venerdì 20 marzo, a
cura del Comitato pace delle
valli Chisone e Germanasca.
Letizia Tomassone ha presentato l’argomento con molta scioltezza e competenza rilevando
come il clamore delle celebrazioni colombiane, con il consueto spreco di miliardi, abbia risvegliato lo spirito di solidarietà tra le popolazioni colonizzate, che si sono unite per reclamare i loro diritti: l’uso della
terra, la rivalutazione della pro
pria cultura, la libertà di espressione religiosa.
Poche voci nel mondo, però,
si levano in loro appoggio, anzi è in atto un tentativo del potere politico, ma ancor più economico, di mantenere la supremazia affermatasi nei secoli
contro le razze e i popoli che
chiedono di vivere un’esistenza
sicura e dignitosa.
Che cosa si può fare per aiutare concretamente chi si trova
in questa situazione? Per esempio, sostenere le cooperative che
cercano di sottrarre la produzione agricola al monopolio delle multinazionali, con lo scopo
di rendere più autonomi e quindi meno soggetti al ricatto i lavoratori del terzo mondo.
Osservatorio regionale
□ Associazioni di volontariato
TORINO — Un registro regionale raccoglierà tutte le associazioni di volontariato operanti sul territorio piemontese.
Lo stabilisce una delibera del Consiglio : il procedimento di iscrizione è assegnato a diversi servizi regionali. Il Servizio programmazione e promozione attività socio-assistenziali si occuperà delle richieste delle organizzazioni che operano nell’ambito dei servizi sociali; il Servizio progetti obiettivo-azioni programmate di quelle
che operano nel campo della sanità; il Servizio protezione civile di
quelle che operano nell’ambito delTimpegno civile; il Servizio educazione ambientale e formazione di quelle che operano nell’ambito
della tutela e risanamento ambientale.
Il registro regionale verrà articolato in sei sezioni: socio-assistenziale, sanitaria, impegno civile, tutela e risanamento ambientale,
cultura, sport e tempo libero.
Potranno richiedere l’iscrizione nel registro regionale le organizzazioni con sede legale o articolazioni locali che svolgono, da almeno un anno, la propria attività nei diversi campi, qualunque sia
la forma giuridica assunta, sempreché con fini solidaristici.
Tali associazioni devono essere senza fini di lucro, con strutture
democratiche, cariche associative elettive e gratuite, devono svolgere
prestazioni gratuite agli aderenti, avvalendosi prevalentemente di
prestazioni volontarie, personali e gratuite dei propri aderenti e non
possono assumere lavoratori dipendenti o avvalersi di prestazioni di
lavoro autonomo se non per assicurare il regolare funzionamento
delle strutture o qualificare e specializzare la loro attività.
La domanda di iscrizione nel registro del volontariato andrà indirizzata al presidente della Giunta regionale e dovrà specificare la
sezione in cui il soggetto richiedente intende essere iscritto. Dovrà
essere sottoscritta dal legale rappresentante deU’organizzazione o
della sua articolazione territoriale.
Mostra
’’poliespressiva”
LUSERNA SAN GIOVANNI —
L’assessorato per la Cultura
ospita per il periodo 14 marzo 12 aprile la rassegna « Segno e
materia », dedicata ad Adriano
Tuninetto.
La mostra comprende una
trentina di pezzi: dipinti, ceramiche e vetri di recente e recentissima creazione com’è, ad es.,
per i « verox », sculture in vetro che l’artista espone qui per
la prima volta e che costituiscono il frutto della sua ultima ricerca espressiva e materica, perfezionata col contributo tecnico
di maestri dell’arte vetraria di
Murano.
Adriano Tuninetto, nato a Pancalieri il 12 maggio 1930, è stato allievo di Filippo Scroppo, alla cui scuola si è formato negli
anni 1957-1960.
La mostra sarà inaugurata alle ore 17 del 14 marzo 1992 e
resterà aperta fino al 12 aprile
presso la sala mostre del Palazzo civico.
Un ufficio per
caccia e pesca
TORRE PELLICE — Da un
po’ di tempo è aperto in piazza
Gianavello un ufficio distaccato
dell’assessorato Caccia e Pesca
della Provincia di Torino. Si possono così svolgere celermente e
senza ulteriori indugi le pratiche inerenti questo settore; Tufflcio è aperto al pubblico il martedì dalle 9 alle 12,30; funziona
comunque un servizio di segreteria telefonica al n. 95.30.86.
Il PSI su temi
di interesse locale
TORRE PELLICE — La sezio
ne PSI ha recentemente approvato, all’unanimità, due ordini
del giorno su temi di interesse
locale; nel primo si chiede al ministero della Pubblica Istruzione
di mantenere l’autonomia della
scuola media di Torre Pellice in
odore di accorpamento con quella di Luserna. Nel secondo ordine del giorno, di fronte alla crisi SKF, si protesta per l’assenza
di progetti mirati allo sviluppo
delle valli montane del Pinerolese e si chiede al governo e alle
istituzioni maggiore interessamento di fronte alla perdita di
posti di lavoro.
La coscienza
autonomista
TORRE PELLICE — Il previsto incontro sul tema dell’autonomia con Massimo Salvadori,
organizzato dal Centro culturale
valdese, ha avuto luogo il 14-3
presso la Biblioteca della Casa
valdese; un’assemblea numerosa
ed attenta ha seguito l’esposizione e ha intrecciato con l’oratore
un vivace dibattito. Salvadori ha
messo in evidenza alcuni fatti di
cui si ha conoscenza ma che non
si coordinano sempre in modo
chiaro: la coscienza autonomista
è un fatto di cultura antico, ha
trovato la sua piena espressione
in paesi come gli Stati Uniti
d’America, è un equilibrio delicato fra rispetto della realtà locale e coordinamento generale,
è apertura e non chiusura.
Sono stati menzionati nel dibattito altri elementi complementari : la difficoltà per una
cultura di tipo cattolico come la
nostra a percepire i valori di
una vera autonomia, la necessità di un impegno costante per
far maturare una coscienza autonomista fra i giovani, la sfida che
ci viene dalla nuova realtà europea a costruire una politica federalista autentica.
11
27 marzo 1992
lettere 11
UN PASTORE
STUDIOSO
Caro Direttore,
ho visto i signori Scuderi per l’ultima volta nell'autunno del '90. Mi ricordo molto bene che il pastore mi
accompagnò ad incontrare un gruppo
femminile che stava per decidere su
di un programma di studi biblici. Si
discuteva su quale libro studiare. In
breve si pervenne al consenso di
tutti ad eccezione di una signora anziana, la quale disse che avrebbe preferito studiare un altro libro della Bibbia. « Va benissimo », rispose Giovanni, « programmeremo un'altra classe
per noi due ». Sono sicuro che intendeva far ricerche e prepararsi bene
tanto per il gruppo quanto per la persona singola. Che pastore studioso!
Frank Gibson, New York
NOTERELLE
SCOMODE
Mi permetto di rendere alcune noterelle scomode e, per certi versi,
controcorrente.
1) Pacifismo ad oltranza e a tutti
i costi; un comodo slogan per evitare
10 sforzo raziocinante, per defilarsi,
insomma, con una buona, pulita coscienza. 2) Soccorso-accoglienza dei
profughi albanesi. Due temi che vanno tanto di moda tra le comunità evangeliche pugliesi; quel che va di moda
è, propriamente, l’autoglorificazione
permanente... soprattutto nelle pagine
del bollettino interno di collegamento
delle Chiese evangeliche di Puglia e
Lucania (■• La tela »). Basta sfogliare
11 bollettino per rendersi conto che
la guerra nel Golfo non è ancora finita e che gli albanesi sono ancora
nelle rade delle coste pugliesi. Tutto
questo con un sol fine: ribadire, fino
a stordirti, l'impegno delle eroiche comunità in questi ed altri ambiti.
Viene allora da pensare a quante
« indulgenze » si guadagneranno con
queste opere di bene, sostenute da
un fitto autoconsenso sulle pagine del
nostro giornale. Si scrive l'articolo sulr» Eco/Luce » per poi riportarlo, in edizione integrale, sul bollettino.
E’ il caso del prof. N. Pantaleo e
del suo ultimo scritto « contro Cossiga », riportato ora, per intero, nelle
sue poderose sei colonne, ne «La tela»
(nella diffusione nazionale era in ver
sione ridotta, come si tiene qui a precisare).
Cosicché si legge di chi tuona, imperterrito, contro questo o quell'uomo politico, sparando a zero, a destra e a manca, come se parlasse
da Montecitorio. C'è chi trova facile
senso di autogiustificazione, additando
l'immancabile presidente Cossiga come il vero responsabile, a questi imputando tutte le colpe dello sfascio
repubblicano. Come ci si deve sentire
soddisfatti, avendo trovato su chi scaricare le proprie velleità da giudice
inquisitore!
Voglio dire che sono totalmente contrario a queste facilonerie, a questi
schematismi elementari da assiduo,
benpensante membro di chiesa. Con
quale e quanta grazia ci si può sentire davvero liberati, con questo paniere di buone opere?
Mi sembra, invece, che ci si debba un po' di più confrontare con l’umiltà dell'anonimato, con la vasta, silenziosa schiera di quelli che lavorano,
operano, ciascuno nel proprio specifico campo, nel silenzio della propria
coscienza, nel confronto diretto con
le proprie responsabilità etiche. Dei
senza etichetta, dei tanti buoni samaritani che ritengono bastante rispondere al dovere di incontro verso il prossimo, senza per questo andare a gridarlo ai quattro venti e, soprattutto,
senza il timore di avere persa la propria stabile collocazione nella pace
dell'aldilà!
Lettera firmata. Foggia
LA NOSTRA
VOCAZIONE
La criminalità, la violenza hanno dilagato nel nostro paese rompendo gli
argini residui.
Sgomento, sdegno e anche paura.
Come reagire?
Penso che ancora una volta, come
credenti in Cristo, non ci possiamo
far tirare dentro questo clima di paura, non possiamo lasciarci andare alla rassegnazione traducendo magari
questo stato d'animo nell’astensione
dal voto. Non possiamo neppure ap
reco delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato (vicedirettore), Giorgio Gardiol (direttore). Carmelina Maurizio, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan.
Comitato editoriaie: Paolo T. Angeleri, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi,
Adriano Longo, Emmanuele Paschetto, Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
Mirella Scorsonelli.
Collaboratori: Daniela Actis (segreteria), Mitzi Menusan (amministrazione), Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò (revisione editoriale).
via Arnaud. 23
10066 Torre
Stampa: Coop. Tipografica Subalpina
Penice - telefono 0121/61334
Registrazione: Tribunale di PInerolo n. 175. Respons. Franco Glampiccoll
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V. 15 - 10125 Torino ■ telefono
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Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 ■ 10125 Torino - c.c.p. 20936100
Consiglio di amministrazione: Roberto Peyrot (presidente), Silvio ReveI
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ABBONAJVIENTI 1992
Italia
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FONDO DI SOLIDARIETÀ': c.c.p. n. 11234101 intestato a La Luce, via
Pio V, 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo: Maria Luisa BarberIs, Renato Coìsson, Ro' berto Peyrot
poggiare quei partiti o quei movimenti che prosperano sul disorientamento
della gente.
Nelle nostre chiese evangeliche, per
una visione laica della politica che rifiuta la clericalizzazione dell’attività
umana, ed anche per un tradizionale
rispetto per le coscienze, non diamo
l’indicazione di votare per un particolare partito. Si tratta di fare una scelta fra le proposte che la società ci
mette a disposizione.
Non possiamo, però, dimenticare che
la nostra vocazione è quella di « cercare il bene della città » (Geremia 29:
7). Un impegno positivo e motivato
appoggiando coloro che si propongono,
come recita un documento approvato
dalle chiese di Sampierdarena e di
Sestri, di impegnarsi per estendere la
libertà e la democrazia perché solo
così « è possibile garantire la sicurezza ed il diritto di tutti contro la
prepotenza ed il terrore di una minoranza ».
Noi non diamo un'indicazione di voto, ma abbiamo il dovere di fare delle scelte che, più di altre, ci aiutino
ad essere il « sale » che dà sapore,
cioè segni di speranza e di novità di
vita in una società cinica ed amara,
in una umanità sfigurata che talvolta
è capace di grandi slanci umanitari,
ma che offre soprattutto lo spettacolo
di vite violate e spezzate e di disprezzo per la vita.
Valdo Benecchi, Genova
NON CONDIVIDIAMO
LO SCETTICISMO
Con interesse e nello stesso tempo con dispiacere abbiamo letto la
predicazione « ecumenica » su Luca 18:
9-14 del pastore Gino Conte (n. 9 del
28.2.'92, p. 7). Siamo pienamente d'accordo sui contenuti dottrinali affermati con grande vigore e ampiamente documentati.
Ci dispiacciono e non ci trovano per
niente d’accordo invece lo stile con
cui vengono descritte le altre chiese
(non sarebbe bastato limitarsi alla propria?) e lo spirito da crociata con cui
viene data la preferenza alla verità
rispetto alla carità (nonostante il ricordo di Ef. 4: 15). A questo proposito sarebbe utile una rilettura di Luca 10: 25-37 (il buon samaritano: l’immediatezza della compassione provocata dall’uomo ferito e malconcio nell'animo dell'« eretico » samarftano,
l’aiuto concreto che ne segue).
L’autore poi cita Vittorio Subilia
« oltre quarant'anni fa », riportando
tranquillamente la parola « fariseismo »
che con la nuova sensibilità verso i
fratelli ebrei e con il doloroso perdurare di falsi stereotipi a nostro avviso avrebbe richiesto almeno una piccola nota esplicativa.
Non condividiamo lo scetticismo
espresso a proposito del movimento
ecumenico, perché anzi siamo convinti che oggi esso è l'unica dimensione
ecclesiale in cui con decisione in tutte
le chiese vengono affermati quei criteri evangelici (conversione a Cristo,
ritorno alla Scrittura, incontro sotto la
croce) che tanto ci stanno a cuore,
mentre il vero rischio delle chiese oggi ci sembra il rinascente confessionalismo: avviene allora uno sterile
« confronto » fra sordi al posto di un
dialogo dinamico fra partner alla pari.
J. Kleemann e F. Roch,
delle comunità luterane
di Firenze e di Venezia
Come si noterà dall’elenco qui
pubblicato, abbiamo provveduto
all’invio di L. 2 milioni alla Casa Eben-Ezer di IVIestre per malati di AIDS, considerando con
questo chiusa l’iniziativa. Eventuali ulteriori offerte saranno
tempestivamente reinoltrate.
Al momento abbiamo in corso
due altre iniziative. La prima, ormai quasi giunta alla sua conclusione (9 milioni in cassa), è
quella a favore dell’opera del
Consiglio delle chiese del Medio
Oriente per i profughi della guerra del Golfo. Al raggiungimento
dei 10 milioni provvederemo all’invio.
La seconda, da poco iniziata
(in cassa L. 1 milione e mezzo),
concerne il Centro sociale di
Ntolo (Camerún, Africa) gestito
dalla locale chiesa evangelica e
che ospita un centinaio di bimbi e ragazzi da zero a 14 anni.
Come abbiamo già precisato,
questo centro ha urgente necessità di migliorie sia per quanto
riguarda il settore del personale e delle attrezzature, sia per
l’annesso allevamento di animali da cortile, per gli orti e per
la coltura di piante da alimen
ONORANZE FUNEBRI
di
MAURO & C.
Disbrigo di tutte le pratiche inerenti ai decessi
Trasporti in Italia ed all’estero
Servizio ininterrotto
Via Gianavello, 31 (Cavalcavia) 10062 Lusema S. Giovanni
Tel. (0121) 909565 - nott. fest. 901632 - 909745
cc L’Eterno è il mio pastore
nulla mi mancherà »
(Salmo 23)
Ha terminato la sua giornata terrena
Rosalia Sanfilippo
ved. Catalano
di anni 84
Ne danno il triste annuncio i figli
Giovanna, Giuseppina, Vito, Nino, nuore, generi, nipoti, cugini e parenti
tutti.
Pizzolungo (Tp), 12 marzo 1992.
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
Iniziative in corso
Le chiese del Medio Oriente per i profughi
della guerra - Un centro sociale in Camerún
fazione. Lo stato non è in grado di sostenere queste iniziative ausiliarie e la chiesa a sua
volta ha grosse difficoltà economiche. Questo centro è peraltro
estremamente utile, in un paese dove il problema della popolazione giovanile e del suo disagio (sociale, economico, educativo) è di notevole gravità.
Le offerte vanno inviate al
conto corr. postale n. 11234101
intestato a La Luce - Fondo di
solidarietà - via Pio V, 15 • 10125
Torino, possibilmente indicando
la causale del versamento.
Elenco offerte pervenute in febbraio
L. 300.000: Unione femminile valdese, San Germano.
L. 100.000: Mirella Argentieri Bein;
Alessandro Vetta; Bruno Cavallo; Giuseppe Di Gesù.
L. 50.000: Roberto e Gianna Zanatta;
Stefano Costa.
L. 20.000: N. N., Unchio Verbania.
Totale L. 820.000.
Totale precedente L. 11.682.999.
In cassa L. 12.502.999.
Inviate per la Casa Eben-Ezer L.
2.000.000.
Restano in cassa L. 10.502.999.
La Comunità evangelica valdese di
Trapani e Marsala partecipa al dolore
della famiglia per la scomparsa della
sorella
Rosalia Sanfilippo
ved. Catalano
Trapani, 14 marzo 1992.
RINGRAZIAMENTO
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbata la fede »
(II Timoteo 4 : 7)
La moglie, il figlio e i familiari tutti
del caro
Enrico Ribet (Richetu)
ringraziano di cuore tutti coloro che
con presenza, scritti e parole di conforto honno voluto prendere parte al
loro dolore. Un grazie particolare al
pastore Ruben Vinti, al dottor Vaiter Broue, airAssociazione carabinieri
di San Germano Chisone ed ai vicini
di casa.
Pramollo, 15 marzo 1992
<t L’Eterno muta Vomhra di
morte in aurora »
(Amos 5: 8)
Ha concluso la sua vita terrena
Giulia Maria Ravazzini
La ricordano con amore le cugine
Elisa e Lisetta e i nipoti Bajardi, Corsani, König, Rosso e Vinti, grati alla
comunità della Casa di riposo cc II Gignoro » per la serenità che le ha saputo dare nei suoi ultimi giorni.
Firenze, 18 marzo 1992.
RINGRAZIAMENTO
(c L’Eterno è ü mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23)
A tutti voi miei cari parenti ed amici, a cui non posso rivolgermi personalmente. Tramite queste righe desidero dal fondo del mio cuore dirvi
grazie per le vostre parole di conforto,
per il vostro incoraggiamento, il vostro
abbraccio fraterno, per i fiori, e specialmente per il vostro affetto dimostratomi per la dipartenza della mia cara
mamma
Clementina Genre ved. Canal
Mentre scrivo, con gli occhi della
mente vi vedo. Ognuno di voi mi e
molto caro.
Un grazie particolare ai pastori Lucilla Peyrot e Arnaldo Genre; alla direzione e al personale dell’Asilo di S.
Germano e dell’ospedale di Pomaretto,
alla Comunità montana.
Un grazie in modo particolare a te,
cara amica, che fino all’ultimo hai voluto assistere la mamma! Vedo che
tutti ricordate la parola del nostro Sir
gnore Gesù Cristo : « Amatevi gli uni
gli altri, come io vi ho amati ».
A nome di tutta la famiglio Canal,
un caoro grazie! In agape,
Oreste
Ferrerò, 29 febbraio 1992.
RINGRAZIAMENTO
Il marito, il nipote Franco Cangioli ed i familiari tutti della cara
Fiorentina Elena Bonet
in Blanc
nell’impossibilità di farlo singolarmente ringraziano tutti coloro che con presenza, scritti e parole di conforto hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al personale tutto dell’Asilo valdese di San
Giovanni, al personale medico e paramedico dell’Ospedale valdese di Torre
Pellice e al personale del reparto ortopedia dell’Ospedale civile di Pinerolo,
al signor Livio Gobello, direttore dell’Asilo valdese, ai pastori Franco Davite e Bruno Bellion.
Luserna S. Giovanni, 25 marzo 1992.
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27 marzo 1992
IL PREMIO NOBEL PER LA PACE 1991
IL DALAI LAMA A OSLO
Le mimose di Suu
La vicenda emblematica di una donna coraggiosa, che lotta contro la
repressione e l’assenza di democrazia - Per lei si impegna Amnesty
Sabato 7 marzo, alla vigilia
della festa della donna, mi domandavo quale 8 marzo avrebbe trascorso una collega orientalista, Aung San Suu Kyi, il cui
aspetto minuto ma al tempo
stesso forte ed il cui fare gentile ed insieme sicuro mi colpirono profondamente quando la
conobbi, nel corso di una gita
ad Oxford, una dozzina di anni
fa. Nel dicembre dello scorso
anno la casa editrice britannica
Penguin ha pubblicato un libro
di Suu, Freedom from Fear
(« Libertà dalla paura »), una
paura di genere diverso da quella « paura di volare » con la quale Erica Jong intitolò il suo celebre best-seller. La paura della
quale Aung San Suu Kyi parla
è ben nota non soltanto ai seguaci del buddhismo, ma anche
ai cultori della politica in generale: è la paura di perdere il
potere, che corrompe chi lo detiene; ed è la paura della ritorsione del potere, che corrompe
chi ne è l’oggetto.
In questi ultimi mesi Suu è
salita alla ribalta della cronaca
internazionale di tutto il mondo
non in virtù dei suoi studi sui
movimenti nazionalisti asiatici o
dei suoi altri interessi nel campo deU’orientalistica, ma perché
il 10 dicembre 1991 le è stato
assegnato il premio Nobel per
la pace. Il premio è stato ritirato a Oslo dalla famiglia, che
Suu non vede da due anni, da
quando cioè viene trattenuta in
stato di isolamento, senza accuse o processo, agli arresti domiciliari nella sua casa di Rangoon, prigioniera della giunta
militare che governa la Birmania con l’appoggio del Partito socialista di quel paese.
Gli anni della
formazione
Suu è figlia di un eroe nazionale birmano, Aung San, a un
tempo fondatore della Lega della libertà del popolo, antifascista all’epoca della lotta contro
l’occupazione giapponese in Birmania, e fautore dell’indipendenza del suo paese dall’impero britannico. Ammiratore e seguace
delle teorie politiche nonviolente di Gandhi, Aung fu assassinato insieme ai suoi più stretti
collaboratori da un rivale, il 19
luglio 1947, circa sei mesi prima
che la Birmania ottenesse l’indipendenza dalla Gran Bretagna.
Sua moglie, Khin Kyi, fu deputata fino al 1948 e poi ambasciatrice di Birmania in India. Suu
frequentò la scuola metodista di
Rangoon, ma a quindici anni si
recò in India con la madre per
completarvi la sua istruzione superiore, e nel 1964 partì alla
volta della Gran Bretagna per
proseguire gli studi a Oxford,
dove si laureò in filosofia, politica ed economia tre anni dopo.
Nel 1972 sposò lo storico e tibetologo britannico Michael Aris,
attualmente docente all’Università di Harvard. L’anno dopo
diede alla luce il primo figlio,
Alexander. Il secondo figlio, Kim,
nacque nel 1977. Dieci anni dopo il matrimonio Suu decise di
ritornare agli studi, che dovette però abbandonare nuovamente quando, nel 1988, decise di
ritornare in patria per assistere la madre, gravemente malata
di cuore. Il marito ed i due figli l’avevano raggiunta da poco
a Rangoon quando, improvvisamente, la situazione politica birmana esplose.
La Birmania è retta da un regime dittatoriale dal 2 marzo
1962, quando il generale Ne Win,
con l’appoggio dell’esercito, arrestò il primo ministro in carica,
sospese il Parlamento e proclamò un governo anticomunista
sotto la direzione di un Consiglio rivoluzionario. In seguito al
Il
Il premio Nobel Aung San Suu
Kyi con il marito.
colpo di stato l’intera economia
venne nazionalizzata, tutti gli
stranieri, per lo più indiani, furono espulsi, e gli oppositori politici vennero arrestati; il Partito del programma socialista birmano rimase da quel momento
l’unico partito legale. Il potere
rimase nelle mani dello stesso
gruppo dirigente anche dopo
che, nell’aprile del 1972, Ne Win
diventò primo ministro di un governo civile dopo dieci anni di
dittatura militare.
Opposizioni
al regime
L’opposizione popolare, tribale
e del clero buddhista ad un regime che non ha esitato a ricorrere alla detenzione arbitraria ed alla tortura pur di mantenere il proprio potere continuò a farsi sentire negli anni
successivi, e trovò la sua espressione carismatica nel discorso
tenuto a Rangoon da Aung San
Suu Kyi la mattina del 25 agosto 1988. Tale discorso, ispirato
ai principi democratici e pacifisti nei quali aveva creduto il
padre di Suu, raccolse un consenso di popolo troppo vasto per
potere venire tollerato dal regime. Le dimostrazioni che seguirono nel settembre del 1988 vennero schiacciate con una strage
che fece oltre mille vittime, le
quali si aggiunsero alle migliaia
di dimostranti massacrati fra il
marzo e l’agosto di quello stesso anno: una Tien-an-Men senza telecamere a trasmetterla in
diretta e senza giornalisti a raccontarla.
Incurante del pericolo, Suu
continuò la sua strenua campagna propagandistica viaggiando
in lungo ed in largo per il paese, diffondendo in oltre mille discorsi le sue teorie di un confronto non violento con il si-,
sterna politico al potere, e trasformando il movimento di opposizione al governo militare in
una organizzazione forte e coordinata, che sfidava il regime e
che raccoglieva consensi nello
stesso esercito.
Arresti domiciliari
e repressione
Non riuscendo a dissuaderla
con le minacce, il governo la mise agli arresti domiciliari, mentre migliaia di lavoratori aderenti alla Lega nazionale per la
democrazia, della quale Suu era
segretaria, venivano arrestati in
tutto il paese. Successivamente,
però, sotto la spinta degli avvenimenti ed in un ultimo tentativo di legittimare il loro governo, i dirigenti del Partito socialista birmano decisero di permettere libere elezioni nel pae
se, convinti di vincerle e ricorrendo ad ogni sorta di intimidazioni, perfino quella di tappezzare Rangoon con manifesti che
rappresentavano Suu in atteggiamento osceno.
Ma in seguito alle elezioni tenute il 27 maggio dell’anno scorso, nonostante le divisioni interne nell’opposizione e nella stessa Lega, il partito di Suu ottenne 392 dei 485 seggi al Parlamento. Fu una vittoria senza seguito: da allora i militari non hanno accettato di cedere il potere,
il nuovo Parlamento non è mai
stato convocato, ed è stata anzi
avviata una vera e propria caccia all’oppositore, nel corso della quale sono state arrestate altre migliaia di attivisti e sostenitori della Lega, fra i quali sessanta deputati neoeletti.
Il regime
vive del papavero
Isolato dalla comunità internazionale, incapace di uscire dalla bancarotta in cui l’ha condotto la « via birmana al socialismo », il regime sopravvive soltanto grazie alla coltivazione del
papavero ed al commercio dell’oppio, che costituisce attualmente la maggiore fonte di ricchezza per la Birmania: il paese fornisce l’80% delle quasi tremila tonnellate di oppio (equivalenti a circa trecento tonnellate di eroina) prodotte annualmente nel « triangolo d’oro »,
formato appunto da Birmania,
Laos e Thailandia. A mantenere tale situazione contribuiscono
naturalmente in maniera determinante anche la criminalità internazionale, trafficanti, politici
corrotti e magistrati compiacenti, spacciatori e consumatori occidentali, ai quali è destinata
l’eroina che, attraverso la Repubblica popolare cinese e Hong
Kong, raggiunge l’Europa e gli
Stati Uniti d’America. Gli introiti derivanti dalla vendita dell’oppio servono a tenere in piedi il
regime militare ed a finanziare
la guerriglia delle varie etnie che
lo combattono.
La situazione
non è migliorata
In una lettera speditami dall’Università di Harvard il 24 febbraio 1992 il marito di Suu mi
ha confermato di non avere più
alcun contatto con la moglie, alla quale le autorità birmane da
due anni impediscono di vedere
il marito ed i figli, ed osserva
che il conferimento del premio
Nobel per la pace non sembra
avere modificato in alcun modo
né la situazione di Suu né quella delle migliaia di prigionieri
politici detenuti nelle galere birmane: al contrario, la situazione generale in Birmania continua a peggiorare, ed il governo
ha istituito un apposito organismo, il Consiglio per la restaurazione della legge e dell’ordine
dello stato, dipendente dal ministero della Difesa, che è specificamente preposto al mantenimento dell’attuale regime ed alla repressione di ogni opposizione politica nel paese.
Erberto F. Lo Bue
Non siamo complici
della guerra!
Il leader spirituale tibetano in esilio solidale con Suu - Appello per tutte le religioni
Anche se Aung San Suu Kyiera agli arresti domiciliari in
Birmania e per questo non era
presente a Oslo il 10 dicembre
per ritirare il premio Nobel per
la pace, il Dalai Lama, che aveva vinto il Nobel prima di lei,
ha applaudito in mezzo al pubblico, quando il figlio di Aung
ha ricevuto l’onorificenza in sua
vece.
Il Dalai Lama, leader spirituale esiliato del Tibet, ha espresso la sua soddisfazione per il
fatto che il premio per la pace
fosse andato ad un’esponente
buddhista asiatica.
Egli ha notato come vi fosse^
ro molte somiglianze tra la lotta tibetana e quella birmana.
« Anche Aung San Suu Kyi sta
lottando con la nonviolenza per
la democrazia ».
Il Dalai Lama si è impegnato
per il diritto del suo popolo
all’autodeterminazione da quando è fuggito dal Tibet nel 1959.
E’ il capo del governo in esilio
del Tibet a Dharamsala, nel
nord dell'India.
Un aiuto alla
causa del Tibet
Il Dalai Lama ha detto che l’avere ricevuto il premio Nobel nel
1989 ha aiutato la causa del Tibet.
« Quando la gente dice che il
Dalai Lama ha ricevuto il premio Nobel per la pace, si specifica sempre che il Dalai Lama
è del Tibet. Nessuno dice più
che è della Cina ».
« Premio o non premio, la
compassione, il perdono e la
nonviolenza fanno parte della
mia pratica... Resto un semplice
monaco buddhista e niente di
più... Il premio è un riconoscimento dei valori della nonviolenza e della compassione e ciò
mi fa felice ».
Egli è convinto che la Cina
alla fine si ritirerà dal Tibet,
proprio come l’ex Unione Sovietica ha infine rinunciato ai suoi
diritti sull’Estonia, la Lettonia
e la Lituania.
« Vi sono già chiari segnali
di come il governo cinese sia
diventato più nervoso dopo che
è avvenuto questo storico evento nell’ex Unione Sovietica. E'
per questo che esso usa sempre
più la forza nei confronti del
Tibet ».
Le potenzialità
di un popolo
Il Dalai Lama ha detto che
il futuro del suo paese verrà
deciso dalla popolazione del
Tibet. « Sono in maggioranza e-d
hanno realmente sofferto sotto
il dominio cinese », ha spiegato.
In più i tibetani che hanno vissuto in esilio hanno avuto l’opportunità di istruirsi in diversi
campi e possono così offrire delle capacità importanti quando
faranno ritorno nel Tibet. « Oggi disponiamo di numerose centinaia di laureati: medici, avvocati, storici, ingegneri ed economisti ».
Il Dalai Lama dispone di un
dettagliato programma per il
passaggio del potere politico al
Tibet: « Non appena potremo ritornare in pace, il mio primo
compito sarà l’istituire un governo ad interim e fare eleggere un
capo di governo ». L’attuale governo tibetano in esilio si scioglierà per un governo ad interim
per mezzo deH’introduzione di
un nuovo sistema politico che
sarà democratico. Il Dalai Lama
desidera favorire un’economia
mista ed un passaggio al secolarismo. « Il nuovo sistema politico sarà completamente democratico. Non vi è un solo tibetano che sogna la restaurazione del vecchio sistema di governo ».
Il Dalai Lama ha annunciato
la diffusione di un appello ai
leader religiosi di tutto il mondo
affinché venga ripudiato qualsiasi coinvolgimento in guerre: « La
religione non può più essere
complice della guerra, dei conflitti, del terrorismo o di qualsiasi altra forma di violenza ».
(Peace Media Service, genn. ’92)
Coloro che credono nella giustezza
della lotta pacifica di Suu, adottata come prigioniera di opinione da Amnesty International, e che desiderano contribuire alla sua liberazione, possono
scrivere a: General Saw Maung (Chairman), State Law and Order Restoration Council, The State Law and Order Restoration Committee, c/o Ministry of Defense, Jangon (Rangoon),
Myanmar (Birmania). I modelli di lettera sono disponibili presso le locali
sezioni di Amnesty International.
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