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ECO
DELLE Wll VALDESI
pastore
TACCIA ALIERTO
ANGROGNA
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 98 - N. i
Una copia 1 ire 50
ABBONAMENTI
f Eco; L. 2.500 per l’interno
1 L. 3.500 per Testerò
Spediiione in abbonamento postale . I Gruppo hi:
Cambio di indirizzo Lire 50
TORRE FELLICE -[^26 Gennaio 1968
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.CJ*. 2-17557
La straordinaria operazione di Dio
cui ci chiama a partecipare
Telejoto ANSA
« Dio ci prende e ci utilizza nel
grande movimento d’amore che vuole salvare tutti gli uomini. Non si
capisce nulla della Chiesa e della
sua missione se non la situiamo nella prospettiva del grande movimento di Dio verso gli uomini. Il Dio
della Bibbia non è un Dio statico.
Non è la causa prima dei filosofi,
’ dalla quale procedono tutte le co: se,, bensì il Dio vivente, instanca
bilmente rivolto alla sua creatura
^ . che egli ha voluto libera per poter
* istituire con lei un modo di vita di
n, namico retto dall’amore reciproco
Dio pi invita a partecipare con lu
a questa straordinaria operazione »
Cosi scrive il pastore Jacques Ros
sei, direttore della Missione di Basi
lea, nella sua ultima opera, Mission
dans ime société dynamique.
Questo senso dinamico, questo
movimento ha fatto irruzione nella
teologia, sta lavorando nella coscienza della Chiesa, che comincia
ad avvertire il senso di queste che
sono fra le ultime parole di Gesù,
risorto: « Come il Padre mi ha
mandato, anch’io mando voi » (Giovanni 20: 21). Per quanto essenziale e irripetibile sia stato il mandato
degli apostoli, quelle parole costituiscono un mandato apostolico,
migsionario affidato a tutti i discepoli;''"Una Chiesa che prende realmente sul serio questo fatto, è automaticamente una Chiesa ’estroversa’,
rivolta agli nitri: una Chiesa per gli
altri, »ero/ /ilo significativo
che ha (Ioiììuììi-- la Conferenza
Ghie a e hot mil-i a Ginevra
neH’agosto Ivr- ¡.irebbe bluffare,
pretendere c];i ^ l.hiese. e le nostre comunil : particolare, vivano già queslr nuova coscienza: ina
occorre anche non disconoscere i segni d’inquietudine, le manifestazioni di ricerca, gli abbozzi ancora cosi frammentari e sperimentali di
rinnovamento.
Ì! * *
Essere una Chiesa per gli .altri,
dunque. Ma come si attua, (|uesto
movimento? Soprattutto, che contenuto ha? « Per gli altri », va bene, ma in nome di chi? Distinguendosi in che modo dairazione, ad
esempio, deH’UNESCO o della
FAQ? La grande parola d’ordine,
oggi, è (( essere presenti ». Ma quale presenza dev’essere quella cristiana? In uno dei documenti preparatori alla citata Conferenza Chiesa e
Società si poteva leggere : u La
Chiesa non può mai separarsi o distanziarsi dal mondo in un’impossibile posizione d’orgoglio spirituale ». Un’affermazione ambigua: infatti, se da un lato è indubbio che
la Chiesa non può isolarsi orgoglio.samente dal mondo (sarebbe del resto un atteggiamento irreale, illusorio o ipocrita), d’altro lato è altrettanto indubbio che il Signore nella
sua pura grazia l’ha scelta e « separata », distinta dal mondo; le ha
dato un compito nel mondo; le ha
affidato la diffusione di un Evangelo che non viene dal mondo ma
da Dio.
Una Chiesa che nella sua missione, nella sua presenza al mondo non
ha più coscienza di questa ’distinzione’, non ha più senso nè sapore,
non ’serve’ più all’intento di Dio;
farà tante buone cose, utili e lodevoli, ma non la cosa per cui è stata
scelta e ’separata’, non chiama più
gli uomini al Cristo della testimonianza apostolica. Non intendo dire
che questa sia oggi la situazione generale della missione cristiana; tuttavia è pur preoccupante che proprio là dove si è più sensibili alla
esigenza evangelica di essere « Chie
sa per gli altri », alle dimensioni
davvero sempre più ampie e complesse del mandato apostolico, proprio là si manifestino queste ambiguità, queste incertezze, queste confusioni.
Come scrive ancora J. Rossel, « è
tragico constatare che nel momento in cui riscopriamo la missione
28 gennaio
domenica missionaria
della Chiesa e ci prepariamo a darle le strutture dinamiche di cui ha
bisogno per adempierla, mólti teologi sembrano non essere più-in grado di dire qual’è il contenuto di
questa missione. Per ,i più radicali,
la Chiesa si confonde co# ij processo di secolarizzazióne a, .per ' altri
con quello rivoluzionàrio;^e si parla di « conversione '(della Chiesa)
al mondo» (!), fino ad affermare
che « il nuovo mètodo di evangelizzazione non consiste nell’offrire il
cristianesimo, bensì nell’esprimere
con simpatia la responsabilità umana nei confronti deH’altro »; una
Chiesa che marci secondo queste
direttrici, si presenterà come « una
Chiesa per gli altri » e sarà anche
apprezzata per tale; ma gli ’altri’
non riceveranno l’unica cosa per
cui la Chiesa è stata chiamata e inviata: Gesù Cristo.
Che cosa portano, in terra di mis
II vero problema della missione,
oggi, è quello * della consistenza
evangelica della Chiesa che invia i
missionari, o comunque dalla quale
essi partono, nella quale si sono
formati, alla quale in un modo o
neH’altro continuano ad appoggiarsi spiritualmente. Qual’è questa
Chiesa? quella che vaneggia della
« morte di Dio »? quella che vive
come se Dio fosse morto davvero?
quella che azzarda la presentazione
di un « ateismo cristiano »? quella
che riduce i fatti evangelici a esperienze esistenziali e, in ultima analisi, Dio alla fede? quella che si
orienta verso un’etica di situazione
che relativizza le affermazioni bibliche? quella che vede e presenta in
Gesù il maestro e nell’Evangelo il
piincipio della rivoluzione (come
ieri,, magari, della conservazione)?
Veramente, per il missionario che
parte oggi gli interrogativi e le incertezze non stanno solo di fronte,
nella situazione ’più o meno estranea e ignota in cui dovrà inserirsi;
stanno anche alle sue spalle, nella
situazione di disorientamento, diciamo pure di crisi profonda in cui
si dibatte la Chièsa da cui parte.
Un disorientamento e una crisi di
fede. "
4" #
Eppure si mamfestano vocazioni
missionarie. Il .^feiore veglia sulla
sua parola, per la vita del mondo.
E la missione è indubbiamente oggi
in piroga attraverso la savana del Dahomey (foto Cardi): leggere servizi a pag. 5.
sionari: pastori e teologi, ma anche, e sempre più numerosi, medici e infermieri, insegnanti a tutti i
livelli, specie i più alti, tecnici di
ogni genere? Qual’è il contenuto
della loro ’presenza’? E’ evidente
che non si tratta di una questione
puramente personale, che riguarda
la coscienza del singolo missionario, bensì di una questione che
coinvolge la responsabilità di tutta
la Chiesa da cui provengono.
In fondo il vero problema della
missione, oggi, non è tanto quello
del reclutamento di missionari. Cer.
to, ce ne vorrebbero molti di più, le
sione, le centinaia e migliaia di misrichieste piovono da ogni parte, in
tutte le Chiese nei paesi in evoluzione si chiedono specialisti cristiani per i servizi più vari. Tuttavia
le risposte agli appelli delle società
missionarie sono relativamente tempestive e numerose.
uno degli aspetti dell’esistenza della
Chiesa più vivi e intensi, più ricchi
di slancio e di speranza; ne costituisce il polmone, l’apertura, il
punto di contatto, di confronto e di
scontro con il mondo tanto amato di
Dio; insegna alla Chiesa a veder
grande, a sentire e vivere la sua
ecumenicità. Ma soprattutto, la missione è il momento in cui alla Chiesa disorientata nella sua fede, incerta del suo compito, il Cristo vivente dice oggi ancora: « Come il Padre mi ha mandato, anch’io mando
voi... Ricevete lo Spirito Santo. A
chi rimetterete i peccati, saranno
rimessi; a chi li riterrete, saranno
ritenuti » (Giov. 20: 21-23).
Sapere chi ci manda; sapere chi
viene con noi; sapere che cosa siamo mandati a fare: anche insegnando in una classe, curando un malato, lavorando accanto al compagno
in fabbrica o in ufficio, svolgendo
“Tutta la creazione geme insieme ed è in travaglio,,
(Romani 8, 22)
Dove il dolore r
è abbondato, l’amore
sovrabbondi
« Or tre amici di Giobbe, Elifaz,
Bildad e Tsofar, avendo udito tutti questi mali che gli erano piombati addosso, partirono ciascuno
dal suo paese e si misero d’accordo per venire a condolersi con lui
e a consolarlo. E, levati gli occhi
da lontano, essi non lo riconobbero, e alzarono la voce e piansero;
si stracciarono i mantelli e si cosparsero il capo di polvere gettandola verso il cielo. E rimasero seduti per terra, presso a lui, sette
giorni e sette notti; e nessuno di
loro gli disse verbo, perchè vedevano che il suo dolore era molto
grande » (Giobbe 2: 11-13).
Come gli amici di Giobbe non
10 riconobbero, perchè non era più
lui, tanto il suo volto era sfigurato
dal dolore e dal male, così i paesi
di Sicilia devastati dal terremoto
non si riconoscono più, sono un
deserto di macerie senza nome.
Sette giorni e sette notti stettero in silenzio gli amici di Giobbe:
11 loro non è il silenzio di chi non
si fa vedere, il giorno della sventura, il silenzio degli assenti e degli egoisti; no, essi son venuti da
lontano, sono lì con Giobbe, seduti per terra vicini a lui. Il loro è il
silenzio di chi capisce che il dolore degli altri va anzitutto rispettato, e non tormentato con tante
parole spesso banali e inutili. Al
dolore non si addicono molti commenti.
Inutile anche è cercar di spiegare queste catastrofi, quella di Giobbe e quella dei paesi siciliani investiti dal terremoto. Il male non
può essere spiegato ma solo combattuto.
Racconta il libro della Genesi
che, dopo aver creato i cieli e la
terra e tutto ciò che è in essi, « Dio
vide tutto quello che aveva fatto,
ed ecco, era molto buono » (Genesi 1: 31). Anche la terra era molto buona. Anche l’uomo era molto
buono. Oggi nè la terra nè l’uomo
sono molto buoni. C’è una misteriosa forza di distruzione all’opera tanto nella natura (lo si vede,
in particolare, nei flagelli cosiddetti naturali) quanto nell’uomo
( lo si vede, in particolare, nelle
guerre): ma Dio è creatore, non
distruttore. C’è una forza demoniaca che vuole distruggere le cose buone che Dio ha creato, portare disordine e morte dove c’era
ordine e vita. La terra creata per
essere il giardino dell’uomo può
diventare la sua tomba; creata per
dare all’uomo i mezzi per vivere,
può anche diventare una potenza
che gli toglie la vita.
un’attività civica, nel cuore dell’Africa, in una metropoli indiana, nel
poligono della fame del Nord-Est
brasiliano, in una sperduta isola
polinesiana, o appena fuori casa,
qui. Gino Conte
In Sicilia la terra ha tremato e
inghiottito ciecamente uomini e
cose. Trecentosessanta morti circa, un migliaio di feriti, molte decine di miliardi di danni. Veramente « tutta la creazione geme
insieme ed è in travaglio » (Romani 8: 22): ma non è così che
Dio l’ha creata, non è così che Dio
la vuole. Perciò la Bibbia annuncia un nuovo cielo ed una nuova
terra, in cui non ci saran più cordoglio, nè grido, nè dolore, poiché
le cose di prima'sono passate (Apocalisse 21: 4).
Oggi « le cose di prima » non sono ancora passate. Ci sono ancora
cordogltófgfidà, dolóre. Ogni giorno lo constatiamo. Il terremoto di
Sicilia ce lo ricorda.
Ma come Gesù non ha aspettato
che le « cose di prima » fossero
passate per venire in questo tragico mondo ed amare gli uomini,
così anche noi siamo chiamati ad
amare intensamente e concretamente le vittime della tragedia siciliana. A una così grande sventura deve corrispondere un grande
amore, un grande dono. Affinchè
si possa dire che dove il dolore è
abbondato, l’amore è sovrabbondato. Paolo Ricca
I primi aiuti
delle comunità evaugeliclie
Secondo le prime notizie pervenuteci, le
nostre comunità di Agrigento, Palermo e
Riesi si sono impegnate immediatamente inviando responsabili, giovani che si sono
uniti al Servizio Civile Internazionale, e i
primi autocarri di aiuti in viveri, vestiario e
coperte. I noy;ri Istituti nell’isola, ma pure
in altre zone d’Italia — il Ferretti e il
Gould di Firenze, fra i primi — hanno offerto ospitalità. Altri aiuti, in lavoro volontario, in natura e in denaro, vengono convogliati verso la zona colpita; in tutte le
comunità evangeliche la colleiha al culto di
domenica scorsa è stata dedicata a questo
scopo (v. l’appello del Consiglio della Federazione, in 2^ pagina). Pubblichiamo qui
sotto una corrispondenza da Palermo, giuntaci al momento di andare in macchina.
UNA LETTERA
DA PALERMO
Palermo, 20 gennaio — Il Gruppo di Servizio della Chiesa Valdese
di Palermo ha visitato le zone ter
remotate per prendere contatto di
retto coi sinistrati e per conoscere
le loro più urgenti necessità. Abbia
ino visitato le localifà di Salenti, Vi
ta, Gibellina, Partatina, Menfi, San
ta Ninfa ecc., ove si trovano degl
Evangelici, coi quali abbiamo pre
so il primo contatto, ai quali abbia
mo recato il primo soccorso e con
forto. Non è stato facile raggiunger
li, trovarli, individuarli nella massa
dei dispersi che spesso si sono al
lontanati di molti Km. dal loro luo
(continua a pag. 8)
2
^3?, ¿
N. 4 — 26 gennaio 1968
VIRGILIO SOMMAMI
Un pastore e un educatore che ha saputo servire il Signore in letizia
Appello alle Chiese della Fede
razione Evangelica Italiana
Con Virgilio Sommani è tutta una
generazione che s’allontana ulteriormente, una generazione che —
per un distacco qualitativo — sentiamo appartenere a un mondo che
stentiamo a individuare. Per i giovani di oggi, diciamolo pure, egli
era sparito da un pezzo ; da quando,
conclusa la moderatura, s’era quietamente appartato. Eppure la sua è
stata una di quelle esistenze attive
che, tese in un lungo arco di tempo, danno in scorcio la situazione
d’una società, di una comunità credente.
Egli ha vissuto gli anni dell’ultima evangelizzazione popolare con le
sue opere d’appoggio, è stato all ultima guerra ’per le terre irredente’,
quindi ha solferto gli anni lunghi
del ghetto italo-protestante nelle
maglie del clericofascismo, ha visto
emergere in fine nuove forze evangeliche mentre serviva come Moderatore nell’apocalissi del secondo
conflitto mondiale. L’ho udito dire,
con quel sorriso fine che l’illuminava meravigliandolo ancora per le
sorprese dell’esistenza, che nelle
due guerre s’era trovato a compiti
per i quali proprio non si era preparato: la prima volta, col corpo dì
spedizione italiano in Grecia, l’avevano fatto capostazione di Salonicco; la seconda, il Sinodo valdese lo
aveva eletto Moderatore.
La sua vocazione autentica, che
emergeva fra doni diversi indirizzati al servizio, era quella del pastore; anzi, dell’evangelista. Alunno
dell’Asilo di Giuseppe Comandi,
aveva mosso i primi passi come
maestro elementare ed evangelista
al Trebbiolo, una località alle spalle di Fiesole, dove a una scuola agricola s’affiancava revangelizzazione
fra i contadini. A quel tempo le
elementari arrivavano alla ottava
classe, si dava una cultura di base
solida, duratura, ed il maestro-evangelista Virgilio Sommani manifestò
subito le sue non comuni doti
di educatore evangelico : divenne
esperto di botanica, parlò alle menti ed al cuore di creature che restarono poi salde, d’una vita aderente
alla loro fede.
La lezione del Trebbiolo servì
anche dopo, quando affidò ai suoi
ragazzi dell’Istituto Gould dei fazzoletti di terra ed insegnò il tempo delle semine, e la gioia paziente
di curare i fiori, e l’ammirazione
per la compiuta bellezza del creato.
Alle gite della Scuola Domenicale,
era una sorta di gara a cercare fiori
o erbe per portarli in esame « al sor
Sommani » che dava il nome, le caratteristiche, l’uso nella farmacopea. Piccole cose che legavano il ragazzo cresciuto sul lastrico della città alla terra, e accrescevano la sua
umanità, e gli davano il senso della
grandiosità della creazione.
E dall’erba dei campi sapeva passare alle stelle, al salmo della gloria di Dio dispiegantesi nei cieli.
Una volta — aveva dato una serie
di studi su « la Bibbia e le stelle »,
interessando gente dell’Osservatorio
— fummo invitati a salire ad Arcetri col pastore: s’andava su in fretta per il vialone di Poggio Imperiale, quando si fermò di botto:
— Guardate Sirio. E’ splendido. Ma
se non s’arriva a tempo, se ne va. —
E noi di corsa, ad agguantare Sirio
prima cbe ci sfuggisse. Ci mostrarono invece la luna, e i silenzi freddi delle sue plaghe dai nomi fantastici. Ridiscendemmo in città che
era notte fonila, attruppati attorno
al pastore, gli occhi intenti alla meraviglia dei cieli che, fra le chiusure minacciose dei tetti cimanti le
muraglie dei palazzi, apparivano
misteriosamente lontani.
Se pensiamo, gli scritti di V. Sommani che restano sono: poesie, inni, musiche sui Salmi, racconti e
recite per ragazzi. Un mondo concluso, completo, nutrito di umiltà
e di un senso artistico sempre vigilmente sottomesso all’annunzio dell’Evangelo. Un mondo sereno, perchè fiducioso.
Quando fu mandato maestro-evangelista a Felónica Po, nel Mantovano, perseguì il compito d’edificare
la comunità formando culturalmente i ragazzi; quando fu all’Istituto
Gould, insistè sempre perchè ognuno imparasse ad amare una crescita
armoniosa delle proprie conoscenze. Insegnava il canto e la musica,
dava a tutti la possibilità d’apprendere l’uso di uno strumento, incoraggiava il disegno; e non aveva
paura d’essere frainteso se diceva ai
suoi ragazzi che avrebbero mangiato per companatico parecchie patate e fagioli, ma avrebbero avuto la
possibilità di studiare, d’imparare.
Ed era uomo che celava nella quieta serenità dei modi quel tipo di
pietà un po’ ferrigna, savonaroliana, che poteva risolversi in dure intransigenze. Era ancora il tempo in
cui per un furtarello fra ragazzi era
costernazione generale, quando il
parlare sboccato non aveva condono, dove il vestir vistoso o stravagante non era consentito.
E tutti quei ragazzi che sono passati dal 1922 al ’36 per il Gould .—
così diversi per indole e poi per riuscita — hanno serbato un affetto filiale per il loro direttore, l’hanno
capito nei motivi e nei modi della
sua opera quotidiana. Fra loro, lo
chiamavano « lo zio », ed è stato
davvero il loro padrino che in preghiera li ha condotti al Signore.
Il pastore V. Sommani ha atteso
al ministerio a Firenze ed a Roma
(via 4 Novembre). Ricordo un particolare : a ogni compleanno, per ogni
occasione importante, giungeva a
casa un biglietto del pastore, scritto con quella sua calligrafia roton
da, bella come un disegno. Era un
fatto personale che s’inquadrava
nella luce della fede, era il segno
d’una cura assidua del pastore che
seguiva le persone una ad una, con
una gentilezza schietta, amichevole.
Certo, i suoi doni artistici tornavano a beneficio dei culti, dalla liturgia ravvivata dal canto alla predicazione sempre biblica ma varia di
spunti, d’esempi. Ma nella cura d’anime, in quell’oscuro servizio presso ognuno, la sua vocazione s’esprimeva con un vigore e una incisività
non comuni. Uomo di preghiera,
portava di casa in casa la Parola di
Dio, e sapeva chiedere ad ognuno
la risposta.
Un uomo d’altro tempo, V. Sommani. D’un tempo che oggi accusiamo di molti mali, d’una Chiesa
che oggi mal giudichiamo volentieri. E non staremo a difendere ’quel’
tempo e ’quella’ Chiesa, ma riconosciamo che anche allora i doni
del Signore furono abbondanti, e
avemmo delle [n-rsonalità cristiane
autenticbe. Una di queste fu Virgilio Sommani. E nulla aggiungiamo,
perchè di questo scritto temo che il
signor Sommani non sarebbe poi
contento, tale era la sua autentica
umiltà, che non era poi virulenta e
complessata, ma quietamente serena, fatta di modestia, e d’esistere
così, servendo il Signore in letizia.
Luigi Santini
Solidarietà
con le popolazioni
colpite
Ancora una volta una regione del
nostro Paese è stata colpita da una
immane tragedia e noi desideriamo, a
nome di tutti gli evangelici italiani,
esprimere la nostra piena e commossa
solidarietà alle popolazioni della Sicilia che sono state colpite negli affetti più cari, che portano nelle loro
carni le ferite provocate dalle macerie delle loro case, che hanno visto distrutti i loro averi e sconvolte le loro
terre. Noi supplichiamo Iddio di voler
sostenere quelle popolazioni doloranti
col conforto della fede e di voler suscitare nel cuore del nostro popolo
una concreta solidarietà umana.
Non abbiamo ancora, purtroppo, notizie dei gruppi di evangelici presenti
in alcune delle località maggiormente
colpite dalle scosse telluriche: Montevago, Gibellina, Salemi, S. Margherita
di Belice, Camporeale, Santa Ninfa,
Menfì, ecc. Noi siamo vicini a questi
nostri fratelli con la nostra preghiera
e con il nostro amore e desideriamo,
appena ci sarà possibile, esserlo anche
con il nostro aiuto fraterno.
Pensiamo con animo solidale a
quanti in queste tragiche giornate si
stanno prodigando con ammirevole
abnegazione per recare soccorso a
quelle desolate popolazioni ed esprimiamo la nostra gratitudine a quelle
nostre comunità che già hanno intrapreso delle iniziative per inviare dei
soccorsi ed a quei nostri giovani che
attraverso nostri centri comunitari, o
con i gruppi organizzati dal Servizio
Civile Internazionale si preparano a
raggiungere le.zone terremotate.
In attesa di maggiori notizie che
possano dare un più preciso indirizzo
al servizio cristiano che desideriamo
iiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiimiiiii
iiiimiiiiiiiiiiiiiniiiiMiiiimiiiimiiiiMmi
»iiiiiimiiiMiiiiiiiiii
I ............................................................................. >
Una pagina di letteratura infantile
V. Sommani, rinventore di Buccino
Molti bambini hanno ricevuto ed
apprezzato l’insegnamento di Virgilio
Sommani attraverso la lettura di un
suo libro. Le avventure di Buccino, felicemente ristampato in questi ultimi
tempi dalla Claudiana. È stato un apprezzamento indiretto e spesso inconsapevole, come avviene quando si tratta di un libro per l’infanzia, dove l’Autore deve scomparire e abbandonare il
suo mondo adulto per lasciare parlare
il mondo magico e fantasioso, carico
di sentimenti e di emotività, caro ai
bambini.
Le avventure di Buccino è un vero
libro per bambini, un libro che deve
entrare a far parte di quel ristretto
numero di opere destinate all’infanzia e valida dal punto di vista psicologico e educativo. La narrazione è «infantile » non perchè l’Autore abbia
adattato il suo mondo di persona
adulta a quello del bambino, lo abbia
semplificato e in qualche modo rimpicciolito. Il mondo del bambino è
qualcosa di sostanzialmente e qualitativamente diverso dalla realtà adulta
ed anche i racconti adatti a questa prima età devono conservare le caratteristiche della freschezza, della novità,
dello stupore e della fantasia che popolano la mente del bambino e contraddistingono le sue prime esperienze, i
suoi primi contatti con la realtà.
Il libro di V. Sommani, scritto in
un italiano scorrevole e toscaneggiante, racconta le avventure del minuscolo Buccino, alle prese con le difficoltà
della vita e alla ricerca di uscire dai
guai in cui inevitabilmente finisce per
cadere. È insomma una fiaba, che ha
il suo inizio nella descrizione deH’im
orientale (indiana, per esempio), nella
quale da un ciottolo scaturisce un palazzo e da una piuma una principessa.
Nella fiaba di avventure, fra cui primeggia Collodi col suo Pinocchio, tutto il tessuto è magico, ma la magia
non è il fine del racconto, perchè la
trama e la struttura avventurosa riportano il lettore ’^mn continuo e ripetuto contatto con la realtà delle cose, ad accettare il rischio, a condividere o a respingere la sorte dell’eroe. Facendo leva su quest’ultimo fattore, la
fiaba introduce l’elemento etico e educativo, indicandolo al bambino.
Nel libro di Buccino tutti questi elementi si trovano simpaticamente combinati e la morale diventa essa stessa
trama ed avventura : sono le vicende
a spiegare
menti e di
1 perchè di certi comportacerte conseguenze. Ho avu
to occasione di leggere delle riflessioni
e delle composizioni e di vedere dei disegni di bambini di una seconda classe elementare, in cui si è usato il libro
di Sommani come lettura settimanale.
I bambini hanno apprezzato lo spirito
semplice che anima l’avventura, la
bontà dì Buccino ed anche l’amore per
la novità, l’imprevisto, caratteristico
dell’età. Nei disegni, si proiettava una
creatività che solo un buon libro di
fiabe poteva stimolare e al quale rimangono legate molte esperienze scolastiche. Leggere il libro di Buccino
non è solo un regalo per il bambino,
ma è un dovere per i genitori e per gli
insegnanti, perchè è un loro dovere
educare alla Verità e alla Bontà attraverso verità e bontà.
Roberto Eynard
La libertà
dei figli di Dio
possibile piccolezza dell’eroe che può
stare seduto in una mano d’uomo.
Non bisogna tuttavia pensare che la
fiaba sia il mondo dell’evasione, dell’irrealtà pura, anche se una certa teoria
realistica ha impostato il problema
proprio in questa direzione. Il fiabesco
non è nè una categoria perennemente
infantile, anche se creativa, nè una
deviazione pericolosa per la formaziodello spirito critico e realistico ; in
un’analisi psicologica e sociologica, il
fiabesco appare aperto ad un’interpretazione molto più vasta e non alieno
ad una considerazione storico-sociale
della composizione fiabesca stessa. Le
fiabe sono una combinazione, con diverso dosaggio, di fantasia, realismo
ed eticità. La fiaba occidentale, per
esempio, è gratuita e fantasiosa fin
che si vuole, ma non è mai avulsa dalla realtà quotidiana, al pari di quella
Già lo stesso titolo originale, « Hommes
libres », implica l’esclusione di ogni alternativa nella scelta del significato del termine libertà e il riconoscimento del fatto
che la libertà possibik per l’uomo sarà da
ricercarsi esclusivamente attraverso l'Antico
e il Nuovo Testamento.
La libertà ci è donata da Dio. la si perde con il peccato e la si ritrova con la riconciliazione.
L'A. T. « è una marcia verso la libertà » :
il Dio di Israele interviene nella storia e
guida il suo popolo verso la libertà affinchè lo serva. Si delinea fin dall’inizio quello che è il concetto centrale dell'opera : la
concidenza di libertà e obbedienza. La stessa emancipazione politica non è fine a se
stessa, è il segno di una libertà più profonda che si scopre attraverso l’esperienza
del peccato della sofferenza e della misericordia di Dio. Così Geremia inveiva contro le iniquità e proclamava la distruzione
come castigo per le colpe del suo popolo,
ma già in lui è presente il conceito della
misericordia. E con Isaia comincia la predicazione del perdono e della liberazione
finale.
La libertà, che si realizza come obbedienza di fronte aH’inlervento concreto di
Dio, può prendere anche la forma della
ribellione di fronte al suo silenzio; ma
« certe ribellioni sono atti di fede più autentici di tante pie rassegnazioni ». Giobbe
è un uomo libero perchè ha il coraggio di
ribellarsi a ciò che non capisce. Così come
l’autore dei Salmi è un uomo libero nella
forza delle sue interrogazioni tanto quanto
nella certezza che una risposta verrà.
Ma l'A. T. è un libro incompiuto: si
tratta di segni e di promesse che troveranno il loro compimento nel N. T. Qualcuno
deve venire, e proclamare alle nazioni la
libertà, la libertà dal peccato e dalla morte
che si attua attraverso la riconciliazione di
Dio col mondo, resa possibile dall’incarnazione del Figlio di Dio, unico uomo libero,
che ci vuol far liberi della sua stessa libertà.
L’esempio di libertà che Cristo ci dà si
rendere anche in questa tragica situazione, rivolgiamo un vivo appello a
tutte le nostre comunità perchè vogliano dedicare le offerte dei culti di domenica 21 gennaio, o della domenica
28, al soccorso delle vittime del terremoto in Sicilia e perchè vogliano prendere quelle iniziative che riterranno
più opportune per esprimere concretamente la nostra cristiana solidarietà
a quelle popolazioni. Eventuali necessità di aiuti in vestiario, coperte, masserizie, eco., saranno comunicate alle
nostre chiese appena in possesso dei
necessari elementi, con l’indicazione
dei centri di raccolta. Il Consiglio ecu
Telefoto ANSA
menico delle Chiese ed altri organismi evangelici dell’estero, ci hanno già
fatto sapere che ci saranno vicini in
questo nostro impegno di servizio cristiano ed umano e che interverranno
attraverso la nostra Federazione.
La parola di Gesù : « In verità vi
dico che in quanto l’avete fatto ad
uno di questi miei minimi fratelli,
l’avete fatto a me» (Matteo 25: 40), ci
sia di sprone nel nostro slancio
d'amore.
per il Consiglio della Federazione: Mario Sbaffl, presidente; Neri Giampiccoli e CarmeIo Inguanti, vice presidenti
Al Centro Evangelico
di S. Fedele Intelvi
3 - 4 Febbraio
Convegno monitori
attua nella dimensione dell’obbedienza: egli
sceglie la via del servo che diviene re attraverso la croce. Ogni atto di Gesù è segno
di una liberazione non solo esteriore ma interiore; infatti egli non è diviso come noi
siamo divisi, ma comanda ai demoni: al
demone della malattia per mezzo della
guarigione e della salvezza, due aspetti
di una sola liberazione, poiché il peccato
bolla tanto il corpo che l'anima; al demone del denaro, predicando la libertà tanto
dalla schiavitù della ricchezza quanto da
quella della povertà; al demone della paura,
poiché il suo « perchè temete? », avendo
Egli attraversato la morte, avvolge la nositra vita e la nostra morte.
La missione di Gesù è quella di esser
venuto ad affrancare degli schiavi e a dar
loro la condizione di figli: la libertà è ancora obbedienza, nel N, T., ma un’obbedienza che si realizza sul piano deH'amore.
Ed è una prospettiva, questa dell’amore,
che investe non solo il piano verticale del
rapporto con Dio, ma anche quello orizzontale del rapporto con gli altri uomini,
implicando un ordine nella carità, una interdipendenza dei credenti: «è la libertà di
un amore che va a cercare la creatura là
dove si trova, tenendo conto dell’ambiente in cui si è formata ».
L'aver filtrato attraverso la meditazione
teologica una indagine condotta anche in
senso sociale imprime una fisionomia di originalità a quest’opera, nei confronti di altre che trattano lo stesso problema assegando alla teologia una pura funzione di
sfondo. Notevole è anche la chiarezza della
sintesi offerta, anche se la continua parafrasi dei testi biblici rischia di banalizzarne
il linguaggio. Quanto alla tesi della libertà
come obbedienza, può nascere a volte l’impressione della forzatura; ma il rigore scientifico della ricerca e la profonda ed evidente conoscenza delle ScriKure danno all’opera una garanzia di serietà e di interesse.
Giovanna Pons
SuzANNE DE DiF.iRK H: La lihenc) elei figli
di Dio - Ed. Boria. L. 1.000.
TEMA:
LA FESTA DI NATALE
nrograiìima del fine seUimaiia:
Apertura del Centro; ore 18; Cena: ore
19,,10; Inizio del programma serale: ore 21 ;
a) Presentazione delle nostre Scuole Domenicali mediante le risposte alle domande
del questionario distribuito; relazione su che
cosa è riuscito, che cosa non è riuscito nella
festa di Natale.
b) Materiale usato per la festa di Natale con discussione sul medesimo e presentazione di alcuni materiali moderni tipici,
a cura del Maestro Franco Calcetti.
c) Esegesi del testo di Luca cap. 2 a
cura del past. Th. Soggin e suggerimenti
didattici per presentare il messaggio ai bambini. a cura del Maestro Franco Calvetti.
L'ora del pranzo e della partenza verranno stabiliti insieme all’inizio del convegno,
assieme a tutto l’orario dei lavori.
Prezzo del convegno (cena, colazione, pranzo e pernottamento): L. 1.300.
Per riscrizione scrivere al Past. Th. Soggin (via T. Grossi 17 . 22100 Como) o telefonargli: (031)273.440 al più presto, entro il venerdì 2 febbraio al più tardi.
25 - 27 Febbraio
Convegno teologico
TEMA ;
RECENTI STUDI
SUL SERMONE SUL MONTE
Tnlerverranno al Convegno il Prof. Bruno
Corsaiii del a Facoltà Valde&e di Teologia
(li Roma il Pastore Aldo Comba della
Chiesa di Dsrgamo.
Il programma prevede : a) alcune lezioni
sui recenti studi sul Sermone sul monte e le
sue interpretazioni, a cura del Prof. Corsani: b) Esame del problema del matrimonio
nell'etica del nostro tempo, a cura del Past.
A. Comba; c) Esegesi di alcuni passi.
L'arrivo è previsto per il pomeriggio di
domenica 25 febbraio; la cena è alle 19.30.
Iscriversi quanto prima presso il Past. Th.
Soggin.
PRO VALLI ~
Si cerca custode per la Gianavella (Lus.
S. Giovanni). Rivolgersi all lug. G. Pontet,
Via Rompicollo 2. Torre Pellice, tei. 91272.
3
26 gennaio 1968 — N. 4
pag. 3
Diano israeliano di Hoberto Eyoard
GERUSALEMME DORO
Il sacro e il profano nella Gerusalemme d’oggi, riuniiìcata ma non ancora pacificata
27-28 dicembre 1967.
La partenza da Nazareth è stata affrettata, ma il ricordo della città nrnane a lungo, prolungato dalla visione del monte Tabor che, come un cappello rovesciato, difende la bianca città della Galilea. Si viaggia in direzione di Gerusalemme, percorrendo una
strada fino a pochi mesi fa dominio
giordano e quasi deserta. Senza esagerazioni ed eufemismi, il passaggio dal
territorio israeliano a quello di recente acquisto dopo la « guerra dei sei
giorni » è troppo brusco per non, essere avvertito da chiunque; l’asfalto è
pieno di crepe e di larghe fenditure,
comincia l'abitudine di sostituire i paracarri con latte di bitume vuotate e
dipinte di bianco aH’esterno ; ogni tanto si incontrano piccola carovane di
passaggio, composte di carri ricoperti
di tende nere e pieni di bambini. In
quei carri, si svolge la vita di intere
famiglie, preda della calura diurna e
delle temperature rigide di notte.
Ma ciò che più colpisce in questo
territorio che arriva fino al Giordano è la desolazione, l’abbandono dei
campi, o di quelli che potrebbero essere dei campi. Le zone della Samaria
ex giordana sono rimaste incolte, la
gente non ha cercato di convogliare in
qualche modo le acque per irrigare i
terreni, ma ha permesso che il deserto
avanzasse con prepotenza.
Dopo la prima visione quasi impressionante, il viaggio per queste terre desolate si fa monotono ed allora si decide di cantare e si intonano le nostre
canzoni ; ad un tratto, Boris si fa avanti e ci propone di imparare un canto
israenaiio. « bhaiom Aleichem », che è
un Curo II. unorisrico di augurio. Ma,
prima di eri rare nei sobborghi di Gerusaie c stiamo avvicinan
do proveueir.r.u aa parte giordana, da
sola la guida nuona il suo «Jérusalem
d’oro », n canto composto da una
giovane israeliana e che ha guidato e
accompagnato tutti i combattenti della guerra dei sei giorni, dando — sono
parole di Boris — « coraggio e forza a
tutti per ridare una patria più sicura
agli israeliani ».
Le luci del tardo pomeriggio indorano le mura massicce che circondano
la città, erette dai turchi ottomani a
proteggere il gioiello del Medio Oriente. Il vero contatto con la gente di
Gerusalemme l’ho avuto entrando per
una delle otto porte che si inseriscono
nella cerchia protettiva e passeggiando per le viuzze a sali-scendi. Passo per
la porta di Damasco, forse la più imponente fra tutte e la più affollata, e
subito li;’ viene incontro un odore
aspro e penetrante di vivande fritte
aìì’aperto. Infatti, all’entrata e su tutti i lati del piccolo spiazzo antistante
alla porta si affollano bancarelle coperte di cibo e di frutta. L’impressione, però, è di decorosa pulizia, mantenuta con difficoltà e a un livello molto
elementare, tale tuttavia da non impedire al visitatore di entrate in una di
quelle sale dove si pranza a quattrocento lire e dove si può gustare, fra
una folla di avventori, vere specialità
locali, introvabili negli alberghi.
Al mio arrivo a Gerusalemme, ho
chiesto ad un cameriere l’indicozione
di un ristorante che servisse p.u'tate
locali, ma questi mi ha guani
àiO con
curiosità e commiserazione ed ha soggiunto che non è bene fidarsi della
cucina alla buona. Credo che una domanda come la mia sia stata conside
salsa biancastra fatta di latte di capra
cagliato : oppure friggono delle polpette di montone, in un altro tipo di salsa, accanto a grosse focacce rosate al
gusto di anice e di pinolo. È proprio
quest’ultimo aspetto — quello del cibo
e delle vivande cotte all’aperto — che
riesce a farmi distinguere le viuzze di
Gerusalemme da certi quartieri genovesi, o veneziani o dai vicoli delle cittadine dell’Italia meridionale. Per il
resto, tutto s’assomiglia: le scalinate,
i muri umidi e alti congiunti tra di
loro e sopra la strada da porticati, gli
slarghi improvvisi.
TRE FEDI
A CONFRONTO
Proprio in uno di queste minuscole
piazzuole triangolari scorgo una scritta che indica la terza « stazione » della Via Crucis : fino ad ora, senza accorgermente e senza che niente e nessuno me lo facesse capire, avevo percorso un tratto della strada che vide
il dolore di Gesù nella sua terra. Ma
oggi, a distanza di secoli, le bottegucce
si moltiplicano, espongono la loro merce così come possono, tenendo la luce
sempre accesa per l’oscurità della via
incassata fra i muri. Solo avvicinandomi alla chiesa del santo Sepolcro
scorgo gruppi più compatti di pellegrini in sosta alle varie « stazioni » della
Via Crucis, intenti a recitare le loro
litanie, in mezzo ai musulmani che
passeggiano e parlano dei loro affari.
All’interno della chiesa si incontra
W ^
Una delle poi le della città.
rata veramente « indegna » e che io
sia sceso di uno scalino ai suoi occhi!
Le sale sono affollate di gente diversissima, venuta in città da non so
dove, dal deserto forse, con il primo
mezzo capace di accoglierla ed ora desiderosa di dissetarsi, di mangiare anche in piedi. Il denominatore comune
è il pane arabo, piatto e gommoso, che
serve per avvoltolare, come in un cartoccio, tutto ciò che si mangia ; fagioli,
uova, verdura, carne, non senza averlo
prima guarnito con qualche erba.
Nei pentoloni, dietro le porte delle botteghe, bolle la carne di capra
o di pecora (quella di vitello quasi non
esiste e la si paga carissima), in una
La moschea di Omar.
molta confusione e una massa di fedeli delle più diverse confessioni; la
chiesa, infatti, secondo precisi accordi
e ad orari fìssi in alcuni punti, è divisa in più settori, fra cattolici, armeni,
copti, ortodossi e abissini.
Ripercorro in senso opposto la strada
a larghi gradini e di colpo mi si para
davanti un muro, fatto di blocchi squadrati, qua e là cosparso di ciuffi d’erba.
Ai piedi del Muro del Pianto una folla di ebrei, col taleth indosso, recita i
suoi inni, muovendosi ritmicamente
sui due fianchi o avanti e indietro.
Nulla disturba la loro preghiera, neppure la folla dei curiosi non abituata
a questo tipo dì spettacolo. Su un tabernacolo, è già stato scoperto il candelabro a sette braccia, su cui ardono
due fiammelle. Durante la festa dell’anukka (la festa delle luci) che ricorda la vittoria e la ribellione dei
Maccabei alla dominazione greca, in
ogni casa, giorno dopo giorno, si accende uno dei bracci, per sette sere
consecutive. Molta gente è venuta qui
a pregare per la riunificazione della
città e per la pace e non posso fare a
meno di ricollegare il pensiero al pietoso spettacolo di quegli arabi giordani rimasti in Gerusalemme in attesa
della distribuzione della farina, a ridosso della porta d’Erode. Per loro la
guerra non è finita perchè ancora ne
soffrono le dure conseguenze e le restrizioni almeno materiali. In un clima
di festività speciale, dove l’avvento cristiano, la anukka ebraica e il ramadan
musulmano coincidono, c’è ancora
gente che è nella sofferenza e che
guarda con disprezzo o con rancore chi
si avvicini per vedere che cosa stiano
aspettando davanti agli spacci ancora
chiusi.
Si arriva sullo spiazzo della moschea
di Omar dopo avere salito una lunga
scalinata e sembra di trovarsi in un
altro mondo. Lasciato alle spalle il
dedalo di viuzze e di mercatini coperti, ci si trova all’aperto, sulla sommità
della collina su cui è sorta tutta la
città. Qui sorse nel X secolo il grandioso tempio costruito da Salomon.e, il
re che diede il nome a Gerusalemme;
nia oggi, è un luogo sacro ai musulmani e inaccessibile nelle ore della preghiera e il venerdì, quando i musulmani ricordano che questo è il luogo del
sacrifìcio di Abramo, in cui anch’essi
credono. La moschea di Omar è la seconda nel mondo, dopo quella della
Mecca, ed è di mosaico azzurro-verde,
sormontata da un’enorme cupola ricoperta di ventiduemila lamelle d’oro.
L’interno, tutto in penombra, è particolarmente silenzioso e raccolto; nessuno vi può accedere calzato, ma occorre lasciare all’esterno le proprie
scarpe. I musulmani che non possono
andare almeno una volta nella vita
alla Mecca, possono venire qui a pregare, vicino alla pietra di Abramo custodita dalla cupola d’oro.
All’ uscita voglio ritrovare le mie
scarpe, ma cerco inutilmente. Dapprima credo di avere sbagliato uscita, ma
poi mi accorgo che c’è una sola porta.
Non posso credere che qualcuno abbia
avuto bisogno di un paio di scarpe, ma
comunque l’idea di non avere di che
mettermi ai piedi e di non sapere co
me camminare fuori dal recinto mi
mette in imbarazzo. Mi siedo per vedere il da farsi, ma non ne ho il tempo : un giovane sabra se ne arriva con
un carretto, o meglio con una carrozzina come quelle che le bambine usano
per le bambole e dispone in ordine le
calzature.
Un piccolo contrattempo, forse dovuto alla nostra rapidità nella visita,
ha impedito che il tutto venisse fatto
quasi a nostra insaputa e che il « gioco » per guadagnare la monetina fosse
ancora più divertente e perfetto.
A Gerusalemme, il moderno si mescola e convive con l’antico. È il caso
del Museo che conserva i Rotoli del
Mar Morto, detto il Padiglione del Libro, di ardita concezione architettonica a forma di pagoda bianchissima.
L’interno, che mantiene temperatura, pressione e umidità costanti, conserva alcune pergamene casualmente
ritrovate nei pressi di Massada, sul
Mar Morto, sulle quali è riprodotto il
testo di Isaia. Questi manoscritti datano di mille anni in più rispetto ad ogni
altra copia ebraica conosciuta dell’Antico Testamento.
L’AVVENTURA
DEI ROTOLI
DEL MAR MORTO
Il ritrovamento, avvenuto vent’anni
fa, è dovuto ad un ragazzo di una tribù beduina nomade che, persa una
delle capre affidate alla sua cura, si
mise alla ricerca attraverso le rocce
calcaree. Ad un certo punto, il giovane Mohammed, sempre a caccia
della sua capra, s’accorse della presenza di un buco nel terreno, poco più
ampio della testa di un uomo e vi si
avvicinò. Prese un sasso e lo lanciò
nella cavità, ma la sua sorpresa fu di
non udire il solito colpo sordo contro
la parete, ma il distinto rumore metallico della ceramica urtata dal sasso. Il
ragazzo aveva scoperto i resti di una
biblioteca, ma sul momento venne preso dal panico, credendo che quella
grotta fosse infestata dai ginn, terribili spirito del deserto. Le vicissitudini
che accompagnarono il ritrovamento
dei rotoli sono tante, dalla vendita a
un mercante di passaggio di una delle
fasce che, allungata, occupava tutta la
lunghezza della tenda, fino agli studi
che hanno restituito a tutti e in buono
stato di conservatone queste rare testimonianze biblii^e.
Il Padiglione del Libro è poco distante dal Palazzo della Keneseth, il Parlamento israeliano, accanto al monumento di Yad Vascem a ricordo delle
vittime del nazismo e al terreno dove
ogni visitatore può piantare un eucalipto per lo shalom di qualcuno, di un
parente o di un amico. L’idea di fare
una « festa degli alberi » perenne, intitolandola coi nomi di tutti i paesi
del mondo, è una delle tante maniere
per ottenere il rimboschimento della
zona e la prosperità.
I « BOILER A SOLE »,
SIMBOLO DELLA GENIALE
INDUSTRIOSITÀ EBRAICA
Questo angolo di Gerusalemme, fuori dalle mura ottomane, è meno ricco
di colore locale, meno folkloristico, ma
pur pieno di attività, di opere in construzione in mezzo al verde dei cipressi. Ogni casa possiede, sul tetto piano,
il suo « boiler a sole » (così lo chiamano), che è una vera economia per il
bilancio familiare! Si tratta di un cilindro alto circa un metro e mezzo, collegato con un sistema di tubi all’impianto idraulico degli appartamenti
sottostanti; alla sua base, due specchi
orientabili proiettano l’energia solare
su una serpentina in cui scorre l’acqua
che poi va a riempire il boiler. In meno di due ore, il recipiente contiene
acqua bollente e le case sono cos'i fornite di acqua calda, utilizzando il calore gratuito del sole. Solo nelle rarissime giornate in cui non c’è il sole, gli
abitanti devono ricorrere all’energia
elettrica, ma questo accade per circa
un mese all’anno!
La visita alla città ed ai luoghi santi
richiede molto tempo, ma una visione
riassuntiva e panoramica la si può
avere dall’alto del monte Sion, sulla
cima del quale ardono centinaia di
fiammelle che guidano al luogo dove,
per tradizione, si trova la tomba del
re David. Tre volte all’anno, il monte
è affollato di gente che partecipa alla
rinnovata usanza di salire a Gerusalemme per Pasqua, per le Pentecoste e
per la festa dei Tabernacoli, cantando i salmi di David e portando con sè
i rotoli della Legge.
Ma anche la massiccia menerà, il
candelabro a sette braccia posto davanti alla Keneseth, è il simbolo di
tutta la città e la popolazione, e il
riassunto di tanti secoli di storia.
29 dicembre 1967
BETHLEHEM TURISTICA
E IL RACCOLTO, SUGGESTIVO
« CAMPO DEI PASTORI »
Oggi, Bethlehem è realmente a pochi passi da Gerusalemme, ma fino a
poco tempo fa non era cosi facile venire per terra giordana a vedere la
Il Muro del Pianto.
grotta di Gesù. Ci arrivo quando tutte
le impalcature predisposte per la notte di Natale sono al loro posto, compreso l’enorme schermo televisivo a
circuito chiuso, e danno un senso di
estraneità all’ambiente. Bethlehem assomiglia stranamente a Nazareth, per
le sue case regolarmente disposte intorno alla collina, su cui troneggia la
Chiesa della Natività e ai cui piedi si
apre il vasto, « campo dei pastori », incolto e suggestivo. Forse, è proprio
questo campo che più mi ha colpito,
per la genuinità, e che mi aiuta a distinguere nel ricordo Nazareth da
Bethlehem. Vi è un via-vai di gente,
molti tecnici sono intenti a smontare
le impalcature, incuranti dei possibili.
L arabo e l ebreo (foto Radovan, g. c. dalla
Ambasciata israeliana a Roma).
preannunciati attentati, e una folla
cosmopolita si affretta verso la piccola porta della Natività, che chiude
alle sedici.
L’interno è molto basso, quasi buio
e si arriva alla grotta scendendo una
tortuosa e stretta scalinata. Anche
qui, l’ambiente minuscolo è suddiviso
fra le varie religioni, ognuna delle
quali ha contribuito, con gli addobbi e
le sovrastrutture, a falsare l’ambiente
originale.
Molta gente, a Bethlehem come a
Nazareth, vive ancora nelle grotte,
,perchè in estate si è al fresco e in
inverno la temperatura è tiepida. Il
tufo mantiene una temperatura ideale, anche se l’igiene non permette sempre una vita di questo genere.
Penso, comunque, che le difficoltà e
i pericoli della vita nelle grotte non
siano maggiori di quelli della vita nelle capanne o nelle tende di capra, che
sono le abitazioni dei beduini del Negev, verso cui, domani, 30 dicembre, ho
in programma di andare.
Ma c’è ancora da passare una notte
a Gerusalemme e gli spari sentiti la
notte precedente non lasciano in verità dormire con tutta la pace che si
vorrebbe e che ci è stata augurata all’arrivo !
m iniiTO
Viag|io in Israele
Nel settembre di quest'anno, se le condizioni politiche lo permetteranno, avrà luogo, d'accordo col Church Travel Club inglese, l'annunciato viaggio in Palestina. Le
date esaite ed il prezzo definitivo saranno
resi noti quanto prima; il secondo dovrebbe
aggirarsi sulle L. 180.000, di cui il 10% dovrà essere pagato all’atto dell’iscrizione, da
effettuarsi non oltre il 31 marzo. Per informazioni rivolgersi al Prof. Alberto Soggin. Via Pietro Cossa 42, 00193 Roma, telefono (06) 37.11.29; ai richiedenti verrà
messo a disposizione un opuscolo in
iiiiiimiiiiiiiiiim
Äglese.
Hiitimiimiiiiniii
Non è pazzo, il mondo?
Meditate queste cifre :
— per «purificare» un uomo dalla lebbra occorrono... L. 1.500
— per spedire un Americano o un Russo sulla luna
occorrono... L. 340.000.000.000
Che cosa è più utile e più urgente?
« Il numero dei lebbrosi, nel mondo, aumenta di un milione ogni cinque
anni », comunica l'Ufficio Mondiale della Sanità.
Non volete anche voi prendere parte alla
Giornata mondialo delia lebbra
Domenica 28 gennaio
La Leprosy Mission, fondata nel 1874, ha una sezione europea con sede
a Morges (6, rue des Fossés, 1110 Morges, VD, Svizzera). Attende le vostre
offerte ed è a vostra disposizione per informazioni, conferenze, proiezioni
(v. servizio da Roma a pag. 7).
4
pag. 4
26 gennaio 1968 — N. 4
¡presentandosi la «domenica della Missione », offriamo ai nostri lettori corrispondenze, informazioni e riflessioni che
stimolino la nostra meditazione, la nostra
intercessione, la nostra offerta.
La visione « romantica » della missione in
terre lontane è tramontata : la rapidità dei
mezzi di comunicazione e d'informazione (il
nostro settimanale, spedito per via aerea,
arriva all’Asmara e a Tahiti prima che negli Abruzzi o in Sicil'a!), l'evoluzione stessa
di molte giovani nazioni e delle giovani
Chiese che vi sono sorte, fanno sì che anche il missionario che atterra nel cuore dell'Africa o del Mato Grosso, fra i Papua
della Nuova Guinea (scusate Irian!) o in
qualche sperduta isola polinesiana non è
più, salvo eccezioni sempre più rare, un
pioniere ridotto a condizioni di esistenza
primitive, radicalmente diverse da quelle
che ha lasciato in patria, tagliato fuori per
mesi dal suo mondo e dalla sua Chiesa, alle
prese con un mondo del tutto ignoto.
D'altro lato, il « mondo cristiano » si è
disintegrato e la secolarizzazione in atto ha
forse il vantaggio di chiarire le cose, di ricondurre gradatamente la Chiesa al suo
vero stato, quello di minoranza, per cui la
« terra di missione » comincia sull'uscio di
casa, ponendo qui da noi problemi non
certo più semplici di quelli che devono affrontare gli uomini e le donne impegnati
nella missione in terre lontane. Anche per
la Ch'esa « il mondo si è fatto più piccolo »
e l’azione che essa vi deve svolgere incontra situazioni parallele, problemi ed esigenze affini, e sempre più interdipendenti.
Fra i molti, sottolineiamo questi problemi :
— rintegrazione fra Chiesa e Missione.
Sempre più necessaria, è ormai in fase di
attuazione sia nelle Chiese occidentali (si
pensi ad esempio al « Sinodo missionario »
in funzione nelle Chiese protestanti della
Svizzera francese, o alla trasformazione della Société des Missions Evangéliques di Parigi) sia nelle « giovani » Ch'ese (si pensi, ad
esempio, aH’impegno nell’Azione Apostolica Comune),
— la secolarizzazione. Si fa sertire sempre maggiormente pure nei paesi in fase di
sviluppo, È stata anzi in larga misura prodotta dalla predicazione dell’Evangelo, che
ha battuto in breccia la religione, che sacralizza l'uomo, le cose, le istituzioni, la
natura. Ma là dove non sorge la fede, si
manifesta un umanesimo — di tipo spirituale o di tipo materialistico — che, eclissando il sacro, « evacua » pure Dio,
— il sincretismo. Accanto alla secolarizzazione, in molti paesi si nota una rinascita
della religiosità tradizionale, pagana, in
uno sforzo di mescolanza e di sintesi che
minaccia pure la fede e la comunità cristiana,
— la situazione rivoluzionaria. In molti
paesi, la Missione è chiamata a operare e
la Chiesa è chiamata a vivere in una situazione rivoluzionaria (in preparaz’one o
in atto). Il problema, per questa Missione
e per questa Chiesa, non è tanto quello di
essere coinvolte in queste situazioni inquiete, nelle conseguenze dei movimenti rivoluzionari; è, piuttosto, questo: qual'è il
loro posto, la loro « presenza » in queste
situazioni? qual'è la loro vocazione e 1 azione caratteristica cui sono chiamate? se
l’Evangelo di Gesù Cristo è indubbiamente una « dinamite », un fatto e un annuncio
trasformatore e rivoluzionario, in che senso
10 è?
n La Chiesa non può ignorare cl:e Dio
converte le nazioni agendo in seno al suo
popolo — ha scritto R, Martin-Achard in
"Israël et les nations" — Gli interventi di
lui, essi soltanto, fanno di Israele la luce
del mondo. La Chiesa evangelizza nella misura in cui il suo Signore la anima, allora
11 suo stesso esistere è in sè efficace. La Missione non ha nulla in comune con un'impresa politica o commerciale, come talvolta si
è pensato; essa dipende totalmente dall'azione segreta di Dio nella Chiesa, è il frutto
di una vita autenticamente fondata in Dio.
L'evangelizzazione del mondo non è in primo luogo questione di parole o di attività,
ma di presenza: la presenza del popolo di
Dio in mezzo all’umanità, la presenza di
Dio in seno al suo popolo ». Non è inutile
che l'Antico Testamento ricordi alla Chiesa quello che anche il Nuovo Testamento
le dice in tutte lettere: la missione del popolo di Dio si attua essenzialmente nell'irraggiare della sua vita « in Cristo »,
G, C,
UD’intervista del pastore Bruno Tron, segretario per l’Etitrea della Missione luterana di S
Vita di una
ortodossa
Abbiamo avuto il piacere e la
fortuna di incontrare il pastore
Bruno Tron, attualmente al servizio della Missione luterana svedese, all’Asmara (Etiopia), in occasione di un suo breve soggiorno in
Italia. Ne abbiamo approfittato
per porgli alcune domande, e mentre lo ringraziamo per quanto ci
ha voluto dire, inviamo il nostro
pensiero fraternamente augurale
a lui e alla sua compagna, per la
loro vita e la loro opera in seno
alla Chiesa evangelica d’Eritrea.
Quali sono i problemi di maggior
rilievo che si pongono alla Chiesa
evangelica nell’Eritrea?
Una certa difficoltà ad assumere
pienamente la propria indipendenza, sia sul piano finanziario, sia soprattutto per la carenza di personale qualificato, nei vari campi e
in particolare nelle numerose istituzioni. In ultima analisi, si tratta
di un’insufficiente formazione cristiana della chiesa nel suo insieme.
Naturalmente il problema ecumenico ha la sua incidenza pure in
Etiopia, anche se si pone in termini particolari che varrà la pena di
sottolineare più avanti.
Validità e peso
delle opere sociali
Qual’è il complesso delle istituzioni sostenute dalla vostra Chiesa?
Anzitutto vi è tutto un complesso
di scuole, da quelle elementari a
quelle secondarie; in genere, vi sono annessi dei convitti. L’attività
scolastica potrebbe essere fiorente,
se non si presentasse, grave, il problema della ’’fuga degli insegnanti”,
in particolare dei maestri elementari. Per molti di loro, infatti, la scuola della missione costituisce una specie di pedana di lancio ; dopo avere
iniziato lì il loro lavoro, ed esservisi fatti le ossa, passano a scuole
statali ovvero a impieghi, in particolare nella burocrazia di Stato, ove
gli stipendi sono superiori e vi sono
maggiori possibilità di ’carriera’. In
tal modo non si forma una tradizione d’insegnamento, un’élite compatta di insegnanti; e l’attività scolastica risente di questo continuo ricambio. I rapporti con lo Stato, in
proposito, sono buoni; lo Stato è lieto di questa azione della Chiesa e
della Missione, che giunge là dove
esso non potrebbe attualmente giungere. Tuttavia si va facendo gradatamente più forte il suo controllo
sui programmi, sui libri di testo,
ecc., in modo tale da determinare
qualche disagio nella nostra attività.
Vi è poi tutta una serie di opere
sociali: ambulatori, asili infantili e
j)er anziani; fiorente un Centro di
riedu.'azione per sordomuti. Anche
in questo camjto, tuttavia, si fa sentire la carenza di personale qualifi
Chiesa evangelica in una società
(copta), in un paese in evoluzione
‘ato. K/Strpmntfi lÌTTiìfnt-ii. il 1-,^ »1-: _ _ .
cato. Estremamente limitata, per il
momento, [’attività editoriale, il che
va di pari passo con la scarsa formazione biblico-teologica dei membri della Chiesa. Non voglio, evidentemente, pronunciare qui un
giudizio sulla fede personale dei nostri fratelli, ma è un fatto che è quasi assente, salvo lodevoli eccezioni,
una riflessione di fede. Molto spesso i nostri evangelici... sanno che
non sono copti, ma la loro coscienza evangelica non va molto più in
là; 8 questa è la causa del mancato
slancio missionario che purtroppo
ci caratterizza attualmente.
A proposito di testimonianza all’esterno e di formazione teologica,
si fa qualcosa attraverso la radio e
la televisione? L’emittente evangelica di Addis Abeba vi è di aiuto?
Le nostre trasmissioni-radio sono
quelle statali etiopiche: non vi è alcuna trasmissione religiosa in tigrigna, la lingua di larga parte dell’Eritrea.
Vi sono programmi religiosi della Chiesa ortodossa, o copta, che è
Chiesa di Stato; sono in genere programmi discreti, ma sono appunto
trasmessi in amarico (o in altre lingue etiopiche). Attualmente anche
la « Mechane Jesus » — la Chiesa
evangelica etiopica, sorella della nostra, eritrea — cerca di ottenere alcune ore nei programmi della radio
di Stato; ma naturalmente sarebbero sempre programmi in amarico.
Quanto all’emittente evangelica di
Addis Abeba, sostenuta dalla Federazione Luterana Mondiale, nei suoi
programmi settimanali vi è un’ora
di trasmissione in amarico (di cui
20 minuti sono attribuiti alla Chiesa copta). Ma la questione della lingua rimane grave, per noi: infatti
benché Tamarico sia lingua sorella
del tigrigna, solo chi è stato a scuola è in grado di ccjjnprenderlo, e se
si pensa che l’80% della popolazione è analfabeta... Quanto alla televisione, vi è un solo programma, da
Addis Abeba, estremamente limitato; e mancano totalmente programmi d’istruzione, sviluppati invece in
altri paesi.
Accennava al problema dell’analfabetismo; che cosa si fa per lottare
contro di esso?
Per quel che concerne l’Eritrea,
sono al lavoro un’organizzazione statale, un’organizzasiione copta e infine quella della nostra Chiesa evangelica, che in questo campo ha svolto opera di pioniere. L’attività della nostra organizzazione comporta
corsi di tre anni, finanziati dalla
Federazione Luterana Mondiale (cui
la nostra Chiesa è associata); si
tratta per lo più di scuole serali, sia
nelle città che nei villaggi, con maestri volontari.
te di collaborare, per risparmiare e
concentrare le forze.
La nostra Chiesa è in fraterna comunione, molto stretta, con la Mediane Jesus, la quale a sua volta collabora con altre Chiese, ad esempio
con la Chiesa riformata d’Etiopia,
con cui divide la responsabilità della Scuola teologica di Addis Abeba.
Difficili invece i rapporti degli
evangelici con la Chiesa copta: questa cerca infatti con tutte le sue forze di contrastare il passo alle altre
Chiese e di soffocarne tutte le iniziative, in particolare nell’Etiopia
meridionale (dove del resto la Chiesa evangelica è più viva e attiva);
si tratta della Chiesa di Stato, e ci
si può fare un’idea della situazione,
in Italia, ripensando all’atmosfera
preconciliare e anzi anteguerra. La
tattica della Chiesa ortodossa copta
è di negare l’esistenza stessa delle
altre Chiese. Per questo la Mechane
Jesus si dispone a chiedere l’ammissione nel C.E.C. : trovandosi alla
pari, membri gli uni e gli altri di
questo stesso organismo, la Chiesa
copta dovrà pur rivedere il suo atteggiamento.
Vitalità
evangelizzatrice
Si rileva un progresso, nella vita
delle Chiese evangeliche?
NeH’Etiopia occidentale, in particolare, il progresso è fortissimo (il
che spiega anche le preoccupazioni
della Chiesa di Stato); vere e proprie masse accettano la predicazione evangelica, tanto che v’è da chiedersi in che misura questo movimento sia tutto genuino. Tuttavia,
è indubbio che, in questa zona in
particolare, la Chiesa mostra una
vitalità notevole. In Eritrea, invece,
si deve rilevare una crescita press’a
poco ’naturale’, per sviluppo delle
famiglie evangeliche. Come accennavo prima, la scarsa riflessione e
coscienza evangelica hanno come
riflesso anche questo scarso slancio
missionario. Ad Addis Abeba si nota un certo interesse, per la predicazione evangelica, nell’ambiente
degli studenti universitari; anche
qui, è possibile che giochino pure
fattori estranei, come la naturale ribellione dei giovani, e di quelli colti in particolare, per le venerabili
tradizioni dei padri; tuttavia vi è
anche, qui, un campo promettente,
che occorrerà curare a fondo.
La secolarizzazione si fa sentire?
Ho già accennato alla ’fuga’ di
molti maestri missionari. Indubbia
inenté, in particolare fra la gioventù, vi è molto scetticismo. La cosa
è comprovata dal fatto che i matrimoni civili, un tempo del tutto inesistenti, sono oggi tutt’altro che infrequenti : e si tratta di matrimoni
celebrati civilmente non per eventuali obiezioni... ’anticostantiniane’,
ma per chiaro e aperto agnosticismo. E il processo pare intensificarsi.
Il sincretismo costituisce un problema, come per tante altre Chiese?
Di un sincretismo pesantemente
pagano, come quello che minaccia
ad esempio le Chiese del Madagascar (culto degli antenati, ecc.), non
si può parlare in un paese come
l’Etiopia, di antica tradizione cristiana. Non c’è alcuna rivalutazione
moderna di riti e di culti pagani
(come in varie zone dell’Africa nera o nei culti ’vudu’ delle Antille o
del Brasile). C’è, tuttavia, un vecchio sincretismo di sottofondo, un
sincretismo atavico, che condividiamo con molte altre Chiese, in forma
ora più evidente ora più segreta, e
di cui certamente non mancano gli
esempi anche in Italia: antichi riti
e credenze pagani amalgamati da
tempo nella prassi e nelle credenze
dei cristiani. Sappiamo, come ogni
Chiesa viva oggi sa, di dover lottare a fondo per dissolvere questo
amalgama che snatura tanti aspetti
della nostra vita cristiana. E si ritorna una volta ancora aU’esigenza
di una maggiore riflessione di fede.
Un’ultima domanda, più personale. Da alcuni mesi Lei ha assunto un
lavoro nuovo. Può dircene qualcosa?
Sono attualmente segretario per
TEritrea della Missione luterana di
Svezia; si tratta di un lavoro essenzialmente amministrativo, che a dire il vero ho assunto lasciando con
rincrescimento (e spero non definitivamente) quello precedente, più
pastorale. Sono dunque alle dipendenze della Direzione missionaria
di Stoccolma (la Chiesa indigena è
indipendente dal 1925), ma opero
in stretta collaborazione con quella
della Chiesa d’Eritrea. Mentre la
Missione attualmente preme per la
piena autonomia della Chiesa, questa esita, perchè teme che l’integrazione (cioè l’assunzione della responsabilità delle opere, ora ancora
sostenute dalla Missione) significhi
in realtà evacuazione delle forze
missionarie, in uomini e in mezzi :
8 la Chiesa non è assolutamente in
grado di assumersi queste responsabilità, nè oggi nè in un futuro immediato.
A che punto sono
i rapporti ecumenici
Qual’è il tessuto di rapporti ecumenici in cui vive la Chiesa evangelica in Eritrea e quali problemi le
.si presentano in questo campo?
Come ho già detto, la nostra Chiesa è membro della Federazione Luterana Mondiale, e tramite questa
partecipa a organismi interconfessionali, come il C.E.C. Attualmente non siamo ancora membri della
Conferenza panafricana delle Chiese. I rapporti con il cattolicesimo
sono quasi inesistenti : sul piano generale vi è oggi rispetto e comprensione reciproci (questo è tutto quanto abbiamo risentito della ventata
del Vaticano II), non collaborazione. Si è avuto il caso sporadico di
una riunione di preghiera comune
fra una missione cattolica e una comunità evangelica. Il clima è quello di una cortese freddezza; di fatto ci si ignora. Quanto ai rapporti
fra le varie missioni protestanti,
presentano aspetti contrastanti : da
un lato perdurano le vecchie rivalità concorrenziali, daU’altro si avverte sempre più la necessità urgen
Mezzo litro per capo di bestiame è già
un successo! (foto Cardi)
Nella terra di origine
dei culti “vudu„
Dal punto di vista della religiosità e del
culto Fon, ecco quanto scrive il past. Pierre
Cader sul 'Journal des Missions Evangéli"
ques : (( L’animismo è particolarmente denso e strutturato. Le divinità sono di tre ordini :
— il Dio creatore, Mawu, in generale sen.
za culto (rare raffigurazioni, con attributi
sessuali maschili e femminili sulla medesima statua):
— le divinità diverse: tuono, serpente,
vaiolo, ecc., talvolta raffigurate;
— le divinità ancestrali, raffigurate con
estrema abbondanza nelle case e nei campi.
« Le raffigurazioni vanno dal piccolo tumu’o di terra alla statua grande e ben modellata. Il culto è celebrato di fronte ad esse:
preghiere, sacrifici, libazioni, abluzioni del
feticcio, danze, transes, prostrazioni, morti
apparenti, ecc. La maggior parte dei riti religiosi sono rivolti alle divinità ancestrali,
ma in genere sono accompagnate dall'invocazìone di Mawu. Si tengono cerimonie particolari in occasione di mercati, nascite, funerali, siccità, ecc. e si praticano esorcismi
per allontanare calamità.
« Queste credenze sono formulate in una
vera teologia e cosmogonia, in dottrine relativamente complesse, mai fissate in modo
definitivo, anzi in costante evoluzione, oggi
ancora.
a Tutto ciò che è divinità si chiama Vudun : la parola, con elementi di queste credenze, è stata trasportata pure in America
latina e nelle Antille.
« 11 Dio, in generale, c temuto: bisogna
fare di tutto per conciliarsene il favore. Nel
culto non appare alcuna preoccupazione sociale, nè d’istruzione. Ma l’educazione e la
vita sociale dei Fon è tutta impregnata di
questo culto.
« Sacerdoti e sacerdotesse sono iniziati e
formati in numerosi conventi, retti da regole molto severe.
« Il cullo è di rado segreto: avviene alla
luce del sole, anche di fronte a estranei, ma
non si tenta di farlo pas.sare nel folklore turistico.
« Nel periodo coloniale si è avuto un leggero calo apparente di questo culto, ma è
rimasto e rimane tutt’ora straordinariamente vivace. A partire dall’indipendenza è spesso dichiarato apertamente, quando non ufficiai mente.
(f Molti dei membri di Chiesa, fra i Fon
e le popolazioni vicine, sono segnati da queste credenze tenaci. Il rischio del sincretismo è indubbio, e non c’è da stupirsi ned
veder prosperare nel Dahomey Chiese dette
’indipendenti’ a tinte sincretistiche : Eledjia,
Serafini, Cherubini, Apostolici, per lo più
provenienti dalla Nigeria ».
5
■26 gennaio 1968 — N. 4
pag. 5
Il campo è il DAHOMEY, terra di contrasti affacciata sul golfo di Guinea
L'articolo che segue è apparso
sull' ultimo n. del « Journal des
Missions Evangéliques » di Parigi.
L’autore, noto studioso di problemi africani, ha cosi presentato il
paese nel quale ■— o più precisamente in una regione del quale, la
zona « Leu > — sarà prossimamente la,mato il primo programma deLlhi A-ione Apostolica Comune », l’azione missionaria condotta congiuntamente da elementi
europei e delle giovani Chiese; ne
.abbiamo già parlato ripetutamente.
lin piccolo paese
iicìginale e vario
Fra il Togo, a ovest, e la Nigeria, a
est, il Dahomey si presenta sulla carta come una sottile fascia di territorio
disposta pernendicoiarmente al Golfo
di Guinea e che si allarga a nord, confinando con rAlto-Volta e con il Niger. Lungo T la sua larghezza
non s Una regione di
lagune d d.stese di palmizi.
Là SOI a p g andi città di Por
to Novo e ui uotonu. Risalendo verso
il nord, una zona di colline, di modesta altezza, occupata soprattutto da
colture alimentari. Più a nord, infine
— a eccezione del massiccio dell’Atakora, molto originale — vaste pianure
Si stendono fino al fiume Niger.
Il clima è caldo e relativamente secco, anche sulla costa. Complessivamente, pur essendo due volte più esteso del Togo, il Dahomey non conta
che poco più di due milioni di abitanti.
Il contrasto dei paesaggi e dei i fimi,
la zona lacustre del sud basterebbe a
dare al Dahomey una fisionomia originale, Ma una storia lunga e complessa
gli ha dato, d’altro lato, una personalità culturale tutta sua. Circa quattro
secoli e mezzo fa, i Portoghesi, seguiti
da altre nazioni europee, si sono impiantati sulla costa per la tratta degli
schiavi. I contatti con i bianchi, positivi e negativi, sono stati numerosi.
D’altra parte, ci troviamo nella zona
della famosa civiltà del Benin. Il Dahomey, soprattutto quello meridionale, si presenta fin dal primo contatto
come una terra di antica civiltà, seducente e avvincente.
(Jn paese povero
e complicato
Concentrata soprattutto nella fascia
meridionale, dove raggiunge densità
notevoli, la popolazione del Dahomey
può sembrare relativamente evoluta.
Non muore certo di fame : le colture
alimentari, l’allevamento, la pesca,
sebbene di reddito mediocre, fanno vivere bene o male gli abitanti. Ma lo
sviluppo economico di uno Stato è inoncepibile senza industria, senza infrastrutture, senza capitali. E in primo
luogo senza esportazione. Non basta
sfamarsi, nutrendosi di manioca e di
pesce. Bisogna anche poter pagare
strade e porti, comprare macchinario,
costruire scuole. Ora, a tutt’oggi, il
Dahomey pare penosamente privo di
risorse naturali. Il suo sottosuolo non
ha rivelato alcun tesoro. La sola coltura d’esportazione, la palma da olio,
dà risultati deludenti sul mercato mondiale.
Sicché in questo paese in cui gli abitanti non sono più miseri che altrove,
lo Stato sembra essere sull’orlo della
bancarotta; importa due o tre volte
più di quel che esporta; incontra gravi difficoltà a ottenere crediti o investimenti, il cui reddito a breve termine
appare estremamente problematico;
non riesce sempre a pagare i propri
funzionari; è frenato nello sviluppo
dei serv’zi pubblici e sociali più urgenti.
Queste difficoltà sonO; ulteriormente
accresciute dal fatto che il paese raccoglie un mosaico di gruppi etnici diversi (che una storia secolare ha opposti fra loro) e delle peggiori tradizioni politiche ereditate dalla Francia.
Tre formazioni politiche rappresentano il sud, il centro e il nord, ma, eredi
pure dei vecchi regni precedenti la
conquista, non hanno cessato di opporsi e di raggrupparsi in coalizioni
effimere. Le difficoltà croniche delle
finanze dello Stato portavano periodicamente a un cambiamento di governo 0 di regime.
Di fronte a una situazione del genere, nel 1966 l’Esercito ha assunto il potere, del resto nel modo più pacifico.
Il suo capo, il gen. Christophe Soglo,
con indubbia buona volontà, circondato di giovani funzionari convinti che
il Dahomey può uscire dalle sue difficoltà, si sforza di rimettere ordine nel
Qui Sta
per metter s
al lavoro
la^ prima équipe
plurirazziale
dell’AZIONE
APOSTOLICA
COMUNE
Le illustrazioni di queste pagine
(foto Cardi) sono state tratte e
gentilmente concesse dal ’’Journal
des Missions Evangéliques” di Parigi, che ringraziamo vivamente.
A sinistra, un villaggio lacustre:
a destra, una piantagione di palme da olio, runica coltura su larga scala, ma di basso reddito.
ramministrazione e di ridare ai contadini fiducia in sè stessi.
Un paese
«civile e primiiivo»
Esito a servirmi di termini cosi, usati e in fondo così privi di significato.
Vorrei solo sottolineare un contrasto
caratteristico del Dahomey, che colpisce a prim’acchito il visitatore.
Da un lato, s’incontrano persone
gentili e ammodo, di una finezza e di
una cortesia che conquistano. Nella
capitale, almeno, gli intellettuali abbondano. Vi fu un periodo in cui il
Dahomey (come del resto il Togo)
forniva i quadri amministrativi di
tutta l’Africa Occ. Francese. Emmanuel Mounier credeva di ritrovare a
Porto Novo una specie di « Quartiere
Latino » d’Africa.
Tuttavia, quest’impressione è ingannevole. Il tasso di scolarità non è,
di molto, il più alto dell’Africa. Troppi
intellettuali preferiscono esercitare
fuori del loro paese, soprattutto in
Francia, professioni liberali lucrative.
Si dice che i medici dahomeani stabiliti in Francia siano più numerosi dei
med’ci francesi nel Dahomey... È vero
che la fuga di materia grigia («brain
drain ») è un fenomeno mondiale. Malgrado ammirevoli eccezioni, non si può
dire che l’élite intellettuale dahomeana sia divenuta una vera élite sociologica, capace di inquadrare e trascinare
il resto della popolazione. Questa, in
molte zone, sembra più che in altre
regioni rinchiusa nella disperante routine ancestrale.
Bisogna poi parlare del paganesimo.
Questo tema supera il quadro del mio
scritto. Si deve però sottolineare che
la ricchezza e l’originalità della civiltà del Dahomey meridionale si manifestano, in modo sconcertante, con
una straordinaria impermeabilità di
certi gruppi etnici all’evangelizzazione.
Il paganesimo, qui, non è necessariamente sinonimo di stato primitivo.
Funzionari di medio livello e relativamente istruiti vanno a consultare lo
stregone, che talvolta ha la sua licenza media, perfino superiore. Le feste
pagane non sono celebrate nel mistero della foresta, ma in piena città,
presiedute dal deputato sindaco, talvolta perfino dal Presidente -della Repubblica e con gran spiegamento di
servizio d’ordine. I culti sincretisti abbondano. Una delle originalità dei
Dahomeani è proprio quella di essere
pronti ad ammettere qualunque idea
o credenza nuova e di accostarla ad
altri pensieri. Si giunge a un qualcosa
che non è una sintesi, ma che è pieno
di vita e di movimento; e che pone
pure all’azione delle Chiese cristiane
problemi molto seri.
Robert Jumeaux
Venuti (da altre
(dalla Francia
e (dalla Polinesia
I sei membri della prima équipe dell’Azione
Apostolica Comune davanti alla loro abitazione,
a Porto Novo. D:t sinistra: Mathieii Zinhoidn,
30 anni, D-rhomeano, sposato e padre di tre bimbi; i suoi genitori sono animisti; evangelista dal
1960 al scifi izio della Chiesa metodista nel Dahomev; originario della regione fon, in cui l’équipe svolgerà la sua opera, costituisce per i suoi
compagni il trait-d’union con il paese, gli abitanti, la loro lingua, la loro mentalità e la loro religiosità - Pierre Tissot, 50 anni, francese, celibe; pastore della Chiesa riformata di Fr,ancia e
poi del Madagascar - Ernest Rakotoarison, 24 anni, Malgascio, celibe; insegnante, ha servito la
sua Chiesa come direttore scolastico - Mésach
Tchakoiinté, 35 anni. Camerunese, sposato con
un figlio; pastore, licenza in teologia della Facoltà di Parigi - Elisabeth Denyigba, 23 anni, Togolese, nubile, figlia di ¡¡astore; licenza secondaria e diploma di ’animatrice sociale’ - Georges
Kelly, 28 anni, sjiosato con un figlio; nato a Rarotonga (Polinesia) da genitori cristiani, appartiene alla Chiesa Evangelica di Tahiti; studi alla
Scuola pastorale di Papéété e all’Istituto biblico
europeo in Francia, numerosi soggiorni negli
Stati Uniti e presso la sede centrale delle UCDG,
a Ginevra, ’animatore della gioventù’.
Si attendono ancora, a completare réquij)e,
un’infermiera, un ’animatore rurale’, uno s])ecialista in mezzi audio-visivi. Segretario amministrativo dell’AAC è il pastore togolese Seth Nomenyo, di cui abbiamo pubblicato un’intervista,
alcune settimane or sono. Il lavoro di preparazione dell’équipe, a Porto Novo, è diretto da un
altro pastore togolese, Emmanuel Ayivi, il quale
presenta in questi termini il periodo di preparazione: « Sappiamo dai libri profetici che ogni
volta che Dio chiama e invia un messaggero, prima lo prepara. Gli fa conoscere, o piuttosto gli
rivela i caratteri e le particolarità del popolo o
delle persone a cui lo manda, e quale dev’essere
il suo mes.saggio. Dio dice pure .sotto quali forme
e con (¡unii immagini o con quali atti simbolici
dev’essere annunciato il messaggio.
« Siamo per sei mesi a Porto Novo, per im
corso di formazione, in ascolto di Colui che invia, per ricevere il messaggio e i metodi della
nostra azione. Il nostro programma comporta a
tale scopo lo studio della lingua fon, chiave del
terre africane, (dal Madagascar,
si preparano insieme a Porto Novo
la penetrazione ; co.sì pure lo studio dtdla geografìa, della storia, dille religioni, dei costum ,
d(dle strutture .sociali, della vita politica ed eronomica, ecc. dei Fon, del Dahomey e in genere
dell’Ovest africano. A Porto Novo si trovano facilmente i docenti per le materie suacc(>nnate.
Tutta l’équipe .segue pure corsi di Antico e di
Nuovo Testamento alla Scuola pastorale evangelica: siamo alloggiati proprio a fianco di e.ssa, in
una bella casa costruita dalla Chiesa metodista
del Dahomey-Togo quale Centro di formazì(me
cristiana. Ogni settimana fruiamo pure di un'ora
di cor.so di .studi africani. Infine la .scuola (prof(\ssori e studenti) ci offre una possibilità di più
ricca vita comunitaria.
« Il nostro programma pr<>vede visite nella
regione fon. Il primo viaggio si è st^olto a fine
novembre. Più tardi prenderemo pure contatto
con l’opera d’evangelizzazione nel Togo e con uli
sforzi di rinnovamento che sono in atto in (¡nella
Chiesa, sotto il motto: ’’Tutto TEvangelo a tutto
Fuomo" ».
La lingua present.a notevoli difficoltà per qua
si tutti i membri dell’équijte. Così ne parla Mathieu Zinhouin, il solo Fon del gruj)po: « La mia
lingua è (¡nella più largamente parlata nel Dahonuy. E' molto difficile, pare, a causa delle sue
molteplici tonalità; ad (>.sempio, una parola semplice come 'do’ ha almeno otto significati diversi
a s( ’'onda delle tonalità con cui è pronunciata
la '()': dormire, il muro, mettere, contro, buco,
topo, sping(>re! Ma credo di es.sere anche riuscito
a convincere i miei compagni che s' t. atta di una
lingua as.sai bella; i togolesi la app. endono più
facilmente, perchè è apparentata '• in la loro lingua, Feicé. Per tutti c’è la ricoinpensa di trovare ( spre.s.sioni eloquenti e saporose come (¡ueste:
— E ve nu mi: (¡iiesto è amaro per me = mi
dispiace.
— Eni a iva o, xomé na hu mi: se sei venuto,
le mie viscere mi dilateranno = sarei felice se tu
v( tlissi.
« Vi .salutiamo, infine, dicendovi: Mi yi iva
nu mi trala: Prendiamo molto il vostro odore =
vi amiamo intensamente! ».
Ricambiamo!
6
pag. 6
SocJfHà delle Missioni si stà trasformando
Oggi Società... domani Servizio?
Missione cristiana e religiosità pagana
Nell opera di uno storico indù, le missioni cristiane viste dall’altra parte della barricata
Il numero di dicembre del « Journal des Missions Evangéliques » di
Parigi contiene un lungo editoriale
del Direttore, past. Ch. Bonzon, in cui
egli fa il punto a proposito dello studio delle riforme di struttura che da
anni vengono auspicate da molti sostenitori della Società.
Fin'ora le varie tappe sono state le
seguenti :
Novembre 1965, l'Assemblea Generale della Società domanda al Comitato Direttivo di studiare, d'accordo con le Chiese Svizzere e Francesi,
le riforme considerate necessarie per
un efficace proseguimento dell'opera
missionaria.
1966. Un comitato di studio presieduto dal Sig. Louis Joubert prepara un progetto di riforme che è presentato al Comitato Direttivo nel luglio 1967.
Novembre 1967. II Comitato dopo
aver esaminato il progetto in varie
sedute lo approva come base di discussione per l'elaborazione di una
nuova costituzione.
Dicembre 1967. Il progetto è esaminato e discusso con i rappresentanti delle Giovani Chiese fondate
dalla Società delle Missioni di Parigi,
Le prossime tappe previste : Nei
primi mesi del 1968 (forse febbraio)
il comitato spera di poter inviare ai
Comitati Ausiliari, che formano la
base della Società, secondo la costituzione attualmente in vigore, un
progetto maturato dal confronto delle idee delle Chiese Svizzere e Francesi, con quelle del Comitato della
Società. In Aprile o Maggio 1968 verrà probabilmente convocata l'Assemblea Generale per la discussione e la
eventuale approvazione della nuova
costituzione. Potrebbe darsi che le
Chiese Francesi chiedano di consultare i Sinodi regionali prima di giungere ad una decisione finale. In questo caso le riforme previste non potrebbero essere effettuate prima della fine del 1969 o il principio del
1970.
Quali «ono le linee direttive di questo progetto?
Si prevede che questo nuovo organismo, chiamato « Entr'aide missionnaire évangélique », assorbirebbe le varie attività della Società delle
Missioni, mantenendo la sua collaborazione con le Chiese che fuori della
Francia sostengono la sua opera, e
continuando a sostenere l'opera delle Giovani Chiese da lei fondate, ma
allo stesso tempo sarebbe aperto a
nuove iniziative e capace di assorbire attività missionarie ora indipendenti dalla Società delle Missioni. Dal
lato amministrativo il cambiamento
più radicale sarebbe che il Consiglio
Direttivo (che sostituirebbe l'attuale
Comitato Direttivo) non sarebbe nominato da una assemblea degli amici delle Missioni, ma comprenderebbe i rappresentanti delle varie Chiese
protestanti, nominati direttamente da
iiijiimiiiiiimiiiiiiMiiiKiMinimii
Offerte Pro Missioni
In memoria di Lily Caisson :
Adele, Elide e Ida L. 10.000; Famiglia
De Petris 1.000; Ida Coisson-Mathieu e figli
5.000; Amilcare Paaquet 5.000; Sorelle Giardina i.OOO; Selma Longo 2.000; Letizia lotti
500; Margherita Micci 500; Roberto e Lisa
Coisson 10.000; Edith e Jeannette Coisson
10.000; Lydie Meynier 10.000; Elvira De
Bettini 1.000; Lalla Conte 5.000. Totale lire 61.000.
At LETTORI
Avvertiamo i nostri lettori che con
la metà di febbraio saremo costretti a
sospendere l’invio del settimanale a
coloro che non avranno inviato il loro
canone d’abbonamento nè avranno
espresso altrimenti la loro volontà.
Ringraziamo i molti che ci hanno
già confermato la loro adesione. A
quanti intendono ancora versare il
loro abbonamento, raccomandiamo di
indirizzarlo a Torre Pellice (c.c.p.
n. 2/17557 intestato a « Libreria Claudiana»), di scrivere chiaramente e di
indicare il proprio codice di avviamento postale: Pindirizzario ha dovuto
essere ordinato in base alle nuove
« linee » del c.a.p., e la ricerca delle
schede degli abbonati è resa assai più
agevole e rapida se viene indicato il
codice. Grazie.
Una parola di particolare riconoscenza a quanti ci hanno inviato la
loro offerta di appoggio; pubblichiamo a poco a poco queste offerte : l’elenco è assai in arretrato, i lettori pazientino... E grazie ancora.
La redazione
esse. Regionalmente verrebbero costituite delle commissioni regionali e
sinodali, che sostituirebbero i Comitati Ausiliari attuali.
In ogni caso il carattere internazionale e interdenominazionale della
Società verrebbe integralmente mantenuto.
Alcuni aspetti del progetto richiedono ancora uno studio preciso e serio e saranno esaminati negli incontri futuri dei Comitati che elaborano
il progetto definitivo. Di particolare
importanza sono le relazioni con le
Giovani Chiese, quelle con il Sinodo
Missionario della Svizzera Francese,
e l'allargamento ad altre attività di
aiuto reciproco, che potrebbe facilmente, se non si sta attenti, diminuire l'efficienza dell'azione. Infine si
tratta di determinare la misura del
controllo esercitato dalle Chiese sul
nuovo organismo; il pastore Bonzon
precisa: «Converrebbe limitare il
più possibile il numero di questioni
che dovrebbero essere riferite alle
autorità ecclesiastiche ». Cioè si tratta di dare al Consiglio Direttivo abbastanza indipendenza perchè possa
agire tempestivamente e liberamente.
Speriamo ricevere fra qualche settimana il testo definitivo del progetto e potremo allora dare informazioni più precise, indicando pure come
questi cambiamenti potranno eventualmente modificare le relazioni della nostra Chiesa con l'opera missionaria. R. Coisson
In quella che può dirsi la prima storia del
genere, vista, per cosi dire, dall’altro lato
della barricata, la settima parte « Le missioni cristiane » (p. 383-467) presenta un interesse particolarissimo per i nostri lettori,
al corrente certamente degli appunti mossi
alla missione cristiana ed ai missionari che
le incarnarono sia da parte dei popoli cui
si rivolsero, sia da parte degli elementi teologicamente più responsabili dei paesi d’origine. Essi sono però forse poco al corrente
del sistema organico e coerente di critiche,
che sovente toccano l’essenza stessa della
fede cristiana, facendo passare tutto il resto
iri secondo piano; nella fattispecie si tratta
di un Indù, educato in scuole missionarie,
laureato in Europa e quindi familiare con
l’ambiente sociologico e culturale, altrechè
ecclesiastico, dal quale una parte delle missioni ebbe origine. Personalmente feci conoscenza con le tesi del Panikkar durante una
conferenza ecumenica a Bossey nell’estate
1963, e ricordo di esserne stato, insieme a
buona parte degli altri ascoltatori, notevolniente impressionato; qui non si trattava
più di questioni di metodo o di politica, ma
una problematica di fondo diveniva visibile.
Prescindiamo subito dalle prime fasi dell’attività missionaria: si tratta di gruppi ed
individui essenzialmente cattolici, sovente
(con la luminosa eccezione di Francesco Saverio, S. 1., per il quale l’Autore ha una
particolare stima), troppo compromessi con
interessi politici diretti ovvero troppo disposti all’adattamento alle situazioni locali, da
rasentare il compromesso nell’una o nell’altra direzione. Furono tentativi che ebbero
una vita breve e che c’interessano qui solo
relativamente. È dalla metà del secolo passato che ebbero inizio le missioni in grande
stile, accompagnate anche dalla credenza
che il Cristianesimo avrebbe « ingentilito »
quelle popolazioni, introducendo forme europee d’ordine e di disciplina... Fino a che
punto tali concetti non teologici o teologicamente errati stessero alla base di elementi interessati a finanziare le missioni non è
sempre chiaro, ma certo è che esistettero ed
in misura non esigua. Le accuse che poi
l’Autore rivolge ai missionari sono principalmente *e seguenti:
1) Primeggia quella deH’intolleranza
religiosa, quella dell’esclusivismo della fede
cristiana, in contrapposizione alla tolleranza o addirittura alle tendenze sincretistiche
in Cina e nell’India in campo religioso (specialmente potremmo citare al proposito lo
interesse che la classe colta indù ha sempre
mostra'tO verso il Cristianesimo, o, meglio,
nei confronti di Gesù, per es. il Mahatma
Gandhi).
2) Un secondo rimprovero è quello
della stretta connessione tra missione cristiana e politica imperialistica, scandalosamente appariscente specialmente nella Cina,
ove in calce agli «iniqui trattati» (ed anche a trattati meno iniqui, ma in ogni caso
più o meno imposti) venivano inserite clausole protettive per i missionari (ne risultava
sovente una specie di extraterritorialità non
solo per questi ultimi, ma anche per i loro
adepti, per cui si ebbero conversioni effettuate col solo fine di mettersi al sicuro dal
diritto comune!).
3) Un terzo rimprovero è il disprezzo
che notevoli quantità di elementi missionari
dimostravano nei confronti delle culture
orientali, che cercavano di sostituire nei convertiti o nei loro figli mediante infarinature
di cultura occidentale, facendoli apparire ai
propri connazionali come dei barbari o peggio. Potremmo ancora, giacché l’Autore ha
sollevato quest’argomento, segnalare le cause di questo fenomeno : le missioni erano
spesso sostenute da movimenti pietisti o
conservatori di tipo fondamentalista, diffidenti verso ogni cultura, anche verso la propria, sicché in Oriente altro non facevano
che ripetere quanto avevano già fatto in
Occidente! Ma spesso si credeva che il missionario si recasse tra « gente semplice » {le
bon sauvage di illuministica memoria) e che
pertanto non fosse necessario una cultura
generale e teologica particolarmente ade
• !<~<Mmimiiiiiiiiiiuiiiiiii
QUARANTANNI NELLA SAVANA AFRICANA
Ricordi ed esperienze missionarie
Quarant’anni vissuti nella savana africana sono densi di ricordi giovanili ed entusiasti, nella realizzazione del sogno della
mia infanzia; tornare in quel lontano paese natio, attraversato dallo Zambesi azzurro
e limpido.
Alcuni mesi di studi regolari per familiarizzarmi con la lingua bantù; quant’è
prezioso quel legame che permeiate di penetrare nella vita, negli usi e costumi dei
Malozi. Talvolta mi stupisce di non utilizzarla più ora se non per corrispondere con
gli africani rimasti fedeli e di averla sepolta come una vecchia zappa inutile.
Anni intensi di lavoro scolastico, di visite
nei villaggi, di nuove porte aperte dinanzi a
noi; inaugurazione della Scuola Femminile
e Maschile a Mabumbu (media e superiore),
della Scuola di Economia Domestica; organizzazione del Movimento Guide Scouts;
il Giardino d’infanzia per i piccoli orfani
di madre morta di parto, e che l’usanza voleva venissero sepolti con la mamma che li
chiamava nella tomba. Sempre più numerose le iniziative missionarie che, man mano,
hanno preparato le tribù africane, uomini
e donne, all’indipendenza e che oggi fanno
parte della Repubblica di Zambia.
Speranze e inciampi, gioie e delusioni; difficoltà di ogni genere, ma sempre la certezza che Colui che chiama è fedele ed é con
noi tutti i giorni fino alla fine dell’età presente. Come condensare tutte queste impressioni, gli eventi appassionanti vissuti nel
continente africano? quale esperienza scegliere, che sia la più bella, quando tutta la
vita missionaria è un tessuto di alternative
di tristezza e di profonda felicità; battesimi
di giovani e di adulti che hanno acceKato
il Salvatore, o la giornata natalizia vissuta
in comune, all’aperto; mukiti wa tabo, Natale festa della gioia! o il giorno della ripresa dell’anno scolastico, quando i genitori accompagnavano le loro figliuole sempre
più numerose, che sarebbero diventate, per
parecchi mesi, la nostra famiglia; o ancora
i raduni di diverse Chiese sparse nella foresta e nella pianura, per il week-end spirituale in riva al fiume! Si dormiva soito la
tenda; ma più spesso gli africani in una
mezz’oretta avevano costruito un piccolo
ricovero con rami e paglia.
E così vi descriverò alcuni episodi, che
tutti convergono in un’unica esperienza bella, reale e profonda, quella della presenza
di Dio. 0 Chi dimora nel ritiro dell’Altissimo alberga all’ombra dell’ Onnipotente ».
* * *
Inonge, figlia di una Mulozi e di un bianco cacciatore di bufali, ucciso da un bufalo
infuriato, era una meticcia di carattere assai difficile. 11 sabaio dopo pranzo, tutte le
ragazze scendevano la collina e facevano
il bagno e il bucato nella piscina. Quelle
due ore per noi erano di riposo e ci tenevamo molto per riuscire a leggere il mucchio di giornali, che a quel tempo giungevano ogni due o tre settimane.. Balzammo
in piedi quando una voce ci chiamò ; « Berne! Inonge sta morendo, si è strangolata».
Facciamo un salto al dormitorio. Era chiuso! Una delle sorveglianti aveva portato
via la chiave e, mentre noi cercavamo di
parlare con la poveretta, un’alunna faceva
una corsa a prenderla; dopo dieci minuti,
che ci parvero un’ora, la porta si aprì. Il
tempo di snodare il foulard legato stretto
stretto intorno al collo. Eravamo tremanti,
ma riconoscenti di essere giunte in tempo!
* * *
Che belle vacanze trascorremmo a Nalu
lao con le giovani guide! Una mattina si
decise di fare il giro del lago pittoresco dove facevamo il bagno allegramente. Gl’indigeni del posto ci assicurarono che si poteva
farne il giro completo. Tutto andò bene
per la prima metà, poi si raggiunse in fila
indiana un tratto piuttosto erboso. Presto
però ci accorgemmo che ci eravamo incamminate nei «matindi». erbe molto fitte le
cui radici intrecciate sembrano offrire un
appoggio solido che però cede, e più uno
si dibatte, più affonda. Quanti africani sono
spariti così nei « matindi », magari gettati
là dentro dai loro capio nemici! Se fossimo state più numerose certamente questa
sarebbe s>;ata la nostra fine! Alla medesima
ora in Isvizzera, la madre di Marie Borie
enti ava nello studio del marito pastore, e
gli diceva angosciata : « Sono certa che Marie e Graziella sono in pericolo, preghiamo! ». Di ritorno a Mabumbu, mio padre,
commosso, ci lesse il Saimo 91: «Nessuna
piaga s’accosterà alla tua tenda, poiché Egli
comanderà ai suoi angeli di guardarti in
tutte le tue vie ».
È l’una, l’ora più calda della giornata afosa : non un soffio d’aria, non una foglia
si agita. Il sole è di fuoco. Alle due le lezioni ricominciano. Un’allieva, seduta davanti aH’edificio scolastico, per caso si accorge che dal tetto del grande padiglione
della Scuola d’Economia domestica esce un
fumo nero insolito, poi le fiamme si sprigionano. Subito dà l’allarme. Come spegnere
il fuoco, quando l’acqua si trova in fondo
alla collina e la salita rende i secchi ancora più pesanti? Ma c’è la provvista d’acqua piovana gelosamente serbata, da una
stagione all’altra, nel grande serbatoio e
Marie organizza un lavoro a catena. L’edificio é molto aito, non si può nemmeno ge<:tare sabbia per spegnere le fiamme. I maestri e gli uomini della stazione ci vengono
in aiuto. Kayawe, il segretario scolastico, è
il più deciso ed il primo a salire in cima.
Senza paura, toglie la canapa a una certa
distanza dal camino in fiamme. Altri si
passano i secchi per inondare il più possibile il tetto ed arrestare l’incendio che rischia
di spandersi. Che caldo, e quanta paura! ma
il pericolo è scongiurato; altrimenti un
buon terzo della stazione sarebbe stato in
preda alle fiamme.
*
È la fine della settimana. Maplanka, il
guardiano, va a suonare la campana, per
ricordare alla popolazione che l’indomani
è il giorno del Signore, il giorno del riposo. La sentiamo sempre con piacere, la nostra bella campana, squillante e gioiosa.
Ma... ci chiamano, ci affrettiamo a rispondere e vediamo un Maplanka disfatto, che
vomita senza tregua e si torce gemendo. Nel
buio, avrà disturbato un cobra, che l’ha
morso alla caviglia. Per un anno intero
eravamo state prive del prezioso siero, ma
proprio la vigilia un nostro amico missionario ce ne aveva portato! Senza vaccino
avremmo assistito impotenti e desolate al
lento martirio del nostro fedele Mulozi.
* ♦ *
Siamo a Pasqua e, per le vacanze, con
un pugno di ragazze, troppo distanti dai loro villaggi per recarvisi per poco tempo, decidiamo di trascorrere quei pochi giorni
nella foresta, in una regione pittoresca di
laghi. Un uomo, Sacasa, viene con noi, tanto per sentirci più al sicuro! Le vacanze,
ovunque, sono sempre troppo brevi ed ec
coci sulla via del ritorno. Una barchetta,
con tre o quattro barcaioli ci viene a prendere ed in piroga Nusheke e Sacasa ci precedono con la tenda e gl’indispensabili utensili da campeggio. Prima della confluenza
col largo fiume Lyambai, all’improvviso
Sacasa cade nell’acqua; svelto Nusheke lo
afferra. Nessuno sapeva che Sacasa soffriva
di epilessia! Quando la nostra barca li raggiunge, il malato è adagiato sulla sponda
a fatica, cerchiamo di fargli bere un po’ di
tè caldo. Cogli anni le crisi epilettiche si
accentuarono, fino a diventare un susseguirsi terribile; infine quel povero corpo torturato trovò riposo nella morte.
Siamo in piena stagione delle piogge; acquazzoni vengono giù, come un diluvio,
spesso accompagnati o preceduti da temporali spaventosi. Tutto l’orizzonte è un susseguirsi di fulmini che abbagliano e, quando questo frastuono si trova sopra le nostre
teste, vicinissimo, non possiamo che rimetterci sotto losguardo dell’Eterno! Nel cortile del Convitto, Kabuku era seduta sotto
un albero, il fulmine cade e lo brucia. Se
la ragazza si fosse appoggiata al tronco,
avremmo avuto un triste lutto a Mabumbu.
Eccomi alla vigilia delle vacanze. Dopo 4
o 5 anni di vita intensa, faticosa, in un
clima piuttosto malsano, ci rallegriamo del
ritorno in Europa, per alcuni mesi di riposo in mezzo ai nostri cari.
Dodici barcaioli remano ritmicamente sulla grossa barca dove possiamo adagiarci in
due. Già ii viaggio di 8 a 10 giorni sul fiume
c'invita al dolce far niente. Prima del tramonto si approda in un posto dove, in poco tempo, barcaioli ci aiutano a sistemarci : piantano i pioli della tenda, fanno la
provvista di legna. Prima di addormentarci
attorno al fuoco dove si starebbe volentieri
tutta la notte, ci ritroviamo per leggere un
passo biblico e cantare l’inno dei barcaioli:
Lu zamaya nuva lifasi
Sina batu nuva nuka
Jesu ki ndambo ni Nulena
U zamaisa ni wa luna mukolo.
Camminiamo in terra
Come barcaioli sul fiume,
Gesù è il nostro Pilota, è il Signore,
Egli guida la nostra barca.
Una notte il barcaiolo s’accorse che la
barca era sparita. Si era slegata ed aveva
seguito la corrente. Aspettammo fino all’indomani mattina prima di essere rassicurati.
Correndo lungo la riva, i barcaioli l’avevano vista nel bel mezzo del fiume che
continuava tranquillamente la sua discesa.
Per fortuna si erano fatti imprestare una
piroga in un villaggio e avevano raggiunto
l’imbarcazione poco prima delle rapide, dove senza « Ndambo » si sarebbe sfracellata.
* * *
Da sette anni sono tornata in Italia dove,
fra tanti amici e familiari e nella comunità
mi sento felice. Talvolta la nostalgia degli
africani, diventati per noi fratelli e sorelle
in Cristo, si fa sentire. Però l’esperienza
vissuta sotto il vasto cielo stellato dell’emisfero sud rimane la stessa a quella delle
ore invernali, più solitarie, accanto al fuoco ; la presenza del Signore ci è vicina.
Come in Africa, Egli ci rassicura « Ecco Io
sono con voi fino alla fine dell’età presente ». Graziella Jalla
guate.^ Ancora una quindicina di anni fa la
società missionaria di Basilea, una di quelle
culturalmente più avanzate, ebbe difficoltà
nel rendere obbligatorio per tutti i suoi niF
nistri l’esame teologico finale, riuscendovi
per altro alla fine... Naturalmente non era
possibile richiedere ad elementi troppo soverte svincolati dalla cultura del proprio
paese un interesse speciale per quella di altre nazioni ch’essi consideravano « pagana »
e quindi demoniaca. Ciò non ha impedito,
per altro, a parecchi missionari di differente
formazione, d’essere i primi etnologhi ed i
primi storici delle religioni del proprio campo di missione; ma in paesi d’antica civiltà
come 1 India, la Cina ed il Giappone (per
rnenzionarne solo alcuni), la scarsa preparazione di certi missionari doveva certo apparire scandalosa. E non è un caso, aggiungo
sempre, che polemiche sorte in Europa onel Nordarrierica, siano state trapiantate nei
campi di missione, per es. quella tra liberali
e fondamentalisti, quelle che portano alla
separazione di determinati gruppi etc., senza pensare non solo allo scandalo che ledivisioni dovevano ovviamente produrre, ma
neanche al fatto che i presupposti storicosociologici e dottrinali che vi portarono erano incomprensibili in un ambiente differente!
Per la questione dell’intolleranza, la situazione è naturalmente difficile da spiegare
ad un non crisiiano. Coll'avvento di Gesù
e col giudizio, e quindi col superamento, di
ogni religione umana, si doveva giungerequasi necessariamente alla svalutazione del
fenomeno religioso in sé; non comprenderequest’atteggiamento, tanto più che il Cristianesimo in quelle regioni non ebbe mai
occasione per imporsi con la forza (.se prescindiamo dalla missione spagnola e portoghese dei sec. XVI-XVII, che fu di breve
durata), non comprendere quest’atteggiamento, dicevo, significa non comprendere
uno dei punti fondamentali del CrisCianesimo.
11 secondo elemento ci tocca invece da
molto vicino e non vi è in occidente cristiano cosciente che non ne senta la bocca
amara, troppo tardi, malauguratamente!
Manca per ora uno studio che illumini se
e fino a che punto i Cristiani siano stati
direitamente responsabili (mediante pressioni
ufficiali od ufficiose etc. sui loro governi) o
abbiano semplicemente subito anch’essi una
situazione iniqua di fatto, cercando di ricavarne il bene maggiore. Non cerco di scagionare, mi domando solo : cosa dovevanofare questi Cristiani nel secondo caso, per
es. annunziare ai governi che non avrebbero
più fatto missione finché le clausole favorevoli o addirittura tutti gl’iniqui trattaci fossero stati eliminati? Sarebbe come se noi
rinunciassimo oggi a predicare il Vangelo
perché la nostra società così ingiusta garantisce alla Chiesa determinati privilegi e non
vogliamo comprometterci con essa... D’altra
parte l’Autore sa di missionari chiaramenteribelli ai governi locali per sostenere le
classi più umili e perseguitati appunto perchè sovversivi (in India).
Infine, l’occidentalizzazione dei convertiti,
invece d’un valido inserimento della nuova
fede nel contesto culturale che la circondava è un elemento che si presta ad essere
discusso. È vero che sovente essa era il fruito della scarsa cultura dei missionari... ma
attenzione; anche a noi evangelici italiani
viene spesso rimproverata la medesima cosa, ed anche tra di noi si nota spesso una
notevole (e poco realistica) simpatia per
situazioni politiche, culturali e sociali d’oltralpe e disprezzo per le nostre; ciò dovrebbe bastare a dimosirare la difficoltà del
problema. Del resto in Cina, in Giapponeed in India vi erano fontissime correnti occidentalizzanti. indipendentemente da ogni
proselitismo cristiano, ben contente di potere porre le basi d’una civiltà moderna, e
sono le correnti che hanno oggi il sopravvento. Impossibile sembra certamente cos'truire una società moderna là dove un sistema di caste rende difficile una collaborazione di éqidpes in fabbriche ed in miniere
ovvero introdurre sistemi agropecuari moderni là ove l'allevamento industriale di certi animali è impossibile, data la loro sacralità. Parlare quindi di « Fallimento delle
missioni cristiane » con un certo compiacimento come fa l’Autore è facile, specialmente quando non si indica quale alternativa viene proposta : se una religioso-nazionalis'lica, ovvero una completamente secolarizzata! Perchè una certa quale soluzione
a questi problemi di fame e di sottoccupazione cronica va pure cercata, e bisognerà,
farlo andando alle radici del male, cioè a
certe forme nazionali di religiosità.
In ogni caso, in questi paesi si trovano
oggi comunità cristiane ferventi, che vivono
sotto un peso di eredità non sempre facili^
e con le quali, forse, ci sentiamo particolarmente uniti proprio a causa di questo pesoche abbiamo loro lasciato. Che possa riuscire a noi insieme a loro di rimediare a
quei mali che i nostri nonni hanno lasciato?
1 pochi elementi che ho stralciati dovrebbero bastare per dare un’impressione
di questo libro stimolante come non pochi,
le cui tesi potrebbero servire ottimarnente
ad uno di quei campi di Agape che si occupano appunto di una collaborazione più
intensa con le Chiese giovani. Dalla lorodiscussione scaturisce, infatti, non solo una
sana autocritica, ma anche una rinnovata
coscienza della nostra fede e della nostra,
vocazione.
J. Alberto Soggin
K. M. Panikkar - Storia della dominazioneeuropea in Asia. G. Einaudi, editore, Torino 1965; p. 543 -I- 29 tav. f. t. e 2 cartine. Rileg. L. X. 5.000.
Questa presentazione è apparsa sulla rivista « Protestantesimo ».
7
■26 gennaio 1968 — N. 4
pag. 7
ROMA
!l sif'f'iaiio riìii!'
Iji iilissillllC il'il
il
I
lejirosy
kiblii'iisì ;
ISIOII
Martedì 16 gennaio le sorelle delle
Chiese evangeliche di Roma, hanno
potuto ascoltare una conversazione
del Pastore D’Ans, segretario per 1 Europa della Leprosy Mission (Missione
tra i lebbrosi) di Londra.
Prima dì assistere a un impressionante e bel film sul curriculum di un
ra'^azzo indiano colto dalla lebbra, poi
clinicamente guarito, ma responto dalla società che lo considera con paura
come impuro, il pastore D’Ans ci ha
esposto i problemi concernenti la lebbra e il lebbroso.
Dei 20 milioni di lebbrosi attualmente esistenti al mondo (ogni 5 anni aumentano di 1 milione), 3 milioni sono
curati nei lebbrosari, ma gli altri vivono più o meno come al tempo di
Cristo. L’India ha il numero di gran
lunga maggiore : 15 milioni. Viene poi
l’Africa: 3 milioni (a Lambarené esiste un lebbrosario che costituisce un
problema, perchè il Dr. Schweitzer vi
ammetteva anche le famiglie e ora dovrà essere ridimensionato a ospedale).
Anche l’Europa, dove la malattia è importata, conta un certo numero di lebbrosi: in Portogallo, Spagna, Francia,
Jugoslavia, Grecia e isole, ecc. In Italia vi sono 15.000 lebbrosi ricoverati
nei lebbrosari di Genova, Cagliari,
Bari, Messina. Una cura, recentemente scoperta in America, rende i malati
immuni da contagio, clinicamente guariti, ma impossibilitati a usare quelle
parti che la malattia ha distrutto.
Non è possibile ottenere un vaccino,
perchè il microbo muore appena
isolato.
Rimangono dunque aperti problemi
medici e sociali e (U coscienza molto
gravi: nei paesi sihtosviluppati, oltre
il problema della miseria, vi è quello
della superstihone, per cui, anche in
caso di guaiigioi.ie, difficilmente chi
era stato affetto di lebbra, riesce a rientrare nella vita civile. E nei nostri paesi occidentali, dove forse la medicina
porge il suo aiuto, la indifferenza ral
lenta le iniziative. Ora non è più lecito che solo 7 lebbrosi su 100 siano
curati (secondo la testimonianza evangelica, Gesù ne aveva guarito 10 su 10).
Non è lecito che la loro vita infelice e
tragica sia in bai a della generosità o
meno degli uomini sani.
Siamo riconoscenti di questa visita
del pastore D’Ans, che ci ha promesso
un più ampio resoconto su queste colonne.
Berta Subilia
Una riunione
inlerdenominazionale femminile
la \m fraternità rristinna
Il 18 gennaio ha avuto luogo una riunione interdenominazionale delle Unioni
Femminili, nei locali della Chiesa Battista
di via Urbana. Le sorelle battiste ci hanno
accolio con la consueta, cordiale e generosa ospitalità e fraternità.
Nello studio biblico (B. Subilia) si è tentato di vedere come l’autore della 1 Epistola di Giovanni intenda Tamore dei fratelli,
esigenza così sentita oggi, e di confrontare
la sua visione con la nostra concezione attuale. più a>ttivistica. Siamo state messe in
guardia dal pericolo di rovesciare Taffermazione II Dio è amore» dicendo; l’amore è
dio (R. Bultmann. Die Jnharmes - Briefe,
p. 71).
È seguito un notiziario (G. Titta) sulle
decisioni del Comitato interdenominazionale che si è riunito ultimamente a Milano e
sulle direttive della nostra attività seitoriale
in seno alla Federazione, con proposte varie per la giornata di preghiera del 1 marzo e per la costituzione di un Comitato romano interdenominazionale che sappia ideare iniziative comuni. Il tutto nella più simpatica aimosfera.
Il 13 dicembre, dinanzi ad una numerosa
assemblea, abbiamo avuto nella cappella un
apprezzato culto di appello promosso dai
Trombettieri valdesi diretti dal maestro Rivoir. letture e preghiere fatte a turno dai
Trombettieri stessi e vibrante messaggio del
Pastoie Bertin.
Il '21 dicembre, come tutti gli anni, abbiamo dito alla KIV-SKF i messaggi natalizi
ai tre turni nel grande Refettorio, ad opera
dei Pastori Rogo, Santoro e Geymet. Abbiamo pure distribuito i calendarietti con passi
biblici offerti dai nostri amici valdesi di
Léomberg e eidorati dai nostri bimbi.
Natale. Culto aHollato con la partecipazione della Corale e dei Trombettieri di Villar
e Pomarelto diretti da Luciano Ribet.
Quasi totale la partecipazione alla Santa
Cena. Durante gli annunzi è stato comunicato il dono di una campana per il tempio
costruendo, da parte di una chiesa estera e
la promessa di buone contribuzioni da parte
di fratelli villaresi.
Festa deir Albero. Ha sofferto un po' per
l’abbondante neve caduta che ha bloccato le
strade e persino il nostro pullman di servizio! Il programma però è stato svolto quasi
per intero e ringraziamo i nostri monitori
e le insegnanti di religione per la loro fatica
e per l’ottimo programma.
31) D cembre. 11 nostro fratello Alberto
Co.stantino si c sposato con la giovane insegnante Enrica Godine. La funzione ha avuto luogo nel tempio di S. Secondo, patria
della sposa, ed è stata presieduta dal Pastore Genre che ha rivolto a questi giovani, en.
Irambi membri attivi nelle loro comunità,
commosse parole di augurio. Il Pastore di
Villar ha pure dato un fraterno me.ssaggio.
Rinnoviamo a questi cari sposi i nostri
cordiali auguri e diciamo alla sposa: benvenuta al Villar!
31 Dicembre. Al mattino, ottima predicazione del Pastore Bertin; la sera, culto con
S. Cena e commemorazione dei dipartiti.
Poi. nelle catacombe, agape fraterna preparata con diligente cura dalla nostra sorella
Vittorina Chambon e dalle sue collaboratrici.
Questa serata ha lasciato un gradito ricordo nel cuore di tutti, giovani e vecchi. E’
bello cominciare l’anno insieme sotto lo
sguardo del Signore in uno spirito di famiglia e di spiritualità.
Il 7 gennaio il nostro culto è stato presieduto dalla signora Ruth Tourn dei Chiotti e
la ringraziamo per il suo incisivo messaggio
che ci ha fatti riflettere e ci ha edificati.
itiiiiiiiiiiii’ iMiimiMiltrti.
Rinnovando una tra' dizione più chu secolare. V2 dicemlire
.*ii è Lmula. nel Tempio
Valdese ili Via dei Cimbri 8. la ù. Fe.‘^ta deìl'Albero d per gli alunni della Scuola Kvangelica di Cappella Vecubia. in ¡Najioli.
La cerimonia :^i è
»volta in un clima di
litizia e di serenità ed
è. stata confortala dalla
presenza del Pa.sl. Davide Cielo, del Corpo
insegnante al completo,
degli alunni della Scuola Materna e della
Scuola Elementare c da
un nutrito stuolo di
rappresentanti delle famiglie degli alunni.
Ha preso, per primo, la parola il Pastore. il <|uale ba porlo il benvenuto al numero.<o pubblico pre.sente ed ha espresso il pròprii) rammarico per Vassenza del presidente
del comitato della Scuola. Sig. Michele Andreozzi. cui una noiosa indisposizione aveva
impedito di trovarsi come sempre in mezzo
ai fanciulli, cosi airetluosamenle seguiti
DONI RICEVUTI
PER ECO-LUCE
Past. Moncada (Canada) L. 1.800; Elvidio
Mattone {Coazze) 200: Irma Zecchin (Venezia) 1.000: Elisa Beux Soulier (Inv. Pinasca) 100; Paolo Gay (Chiavari) 500; fam.
Romano (Vercelli) 500: Giordano Bensi (Ur.
bino) .500: Antonio Cannobbìo (Lerici) 500;
Livio Codino (Montreal) 2.320: Claudio Ber.
tin (Ivrea) 500; G. e A. Peruggia (Arezzo)
500; Maria Migliali (Afona) 500; Enrico Vigliaiio (Bari) 1.000: Lidia Rosa Brusin
((.oaz’ze) 500; Ernesto Pini (Bergamo) 500:
Mario Bassetto (Vicenza) 1.000; Eco Giorgi
(Pi.sa) 500; Basso Ragni (Cormano) 500; Ma.
tilde Zavaritt Steiner (Bergamo) 500; Emilia Ilonegger (Albino) 2.500; Carlo Neidhart
(Berna) 1.500: Frida Gardiol (Trieste) 500:
Bruno Morena (Bergamo) 500; Remigio Bai.
doni (Bologna) 2.500; Giovanni Mantelli
(Alessandria) 500: Caterina Ereoiie (Pomaro
Moni.) 500: fam. Trocello (Chivasso) 1.500;
Irma Venturi (Villar Perosa) 200; Enrico
Martinat (Pomaretto) 500: sig. Bonin (Villar Perosa) 300: Augusto Pascal (Perrero)
500): Aldo Vinçon (S. Germano Chis.) 500;
(ìalcrina janavel Gönnet (Villar Peli.)'500;
Melania Malanol Grill (Ridarello) 500;
Paolina Ribet Coucourde (Pomaretto) 500;
Felice Cattaneo (Genova) 500: Cosma Mancini (Milano) 500: Aldo Ferrerò (Perrero)
500; Ellena Geymonat (Angrogna) 500: ins.
M. Rivoira (Angrogna) 400.
Grazie! {conlinua)
Ha ((uindi presentato il vice-presidente
del comitato della Scuola, Sig. Frollo Aurelio. il quale ha formulato ai presenti l’augurio di un felice Natale e di un prospero
Anno Nuovo ed ha messo nel dovuto risalto
lo spirilo di sacrificio e Lamore, con cui le
insegnanti della Scuola assolvono al loro
delicato compito.
Il significato della Natività di Gesù è stato. poi. illustrato a grandi e piccini dal Pastore con parole semplici e, per questo, toccanti: (.(Dalla grotta di Betlemme — egli
ha detto fra Taltro — viene a noi un esempio ed un insegnamento: Vumillà e la purezza di cuore e di vita. Solo se il nostro
spirito si informerà alla semplicità e al sacrlficio di Cristo, potremo percorrere in serenità le vie della nostra esistenza e portare
in noi e negli altri il conforto, la gioia, la
felicità di cui sono piene le pagine del Vangelo ».
Sono, quindi, seguite recite di poesie e
Culto radio
domenica 38 gennaio
Past. SERGIO AQUILANTE
L’Aquila
domenica 4 febbraio
Past. GIOVANNI LENTO
Palermo
VILLASECCA
Battesimo. Domenica 29 ottobre abbiamo
baltezjtato il piccolo Mario Giacomino di Attilio e di Peyronel Marta del Giulherso. Iddio benedica il tenero agnello che Egli si
compiace di aggiungere al suo gregge.
Nozze. Il 14 ottobre abbiamo imito in matrimonio il Signor Barus Adolfo di Chiotti
con la Sig.na Tron Alma di Villasecca Superiore. II 6 gennaio abbiamo celebrato il
matrimonio di Tron Romildo con la Sig.na
Ferro Luciana, entrambi di Villasecca Superiore. Alle due nuove coppie rinnoviamo i
no.stri fraterni auguri di ogni benedizione
del Signore.
Lutto. Dopo lunghe sofferenze, sorretto
dalla fede e<i amorevolmente assistito dai
suoi cari, è deceduto nella sua abitazione al
Cro di Faelto. il nostro fratello Barus Francesco. il 10 dicembre .scorso. Il Signore consoli lutti quelli che sono nel lutto e nell'afflizione.
Il Moderatore Cíaeipíccolí ha visitato
la cooiooità evaogelica
dì liodoa ìtaliaoa a Zorìgo
brani ispirati al Natale e canti di inni glorificanti il Signore.
La simpatica manifestazione si è conclusa
con la rituale distribuzione agli alunni di
doni in dolciumi. a. /.
TORRE PEILICE
Due conferenze di jiarticolare interesse
sono stale offerte questa settimana alla nostra comunità (la prima, anzi, era stata organizzata da tutte le comuintà della Val
Pellice, ma...); purtroppo la partecipazione è
stata deludente.
Giovedì sera, nella sala del Centro, il
prof. Bruno Corsani, della Facoltà V^aldese
di Teologia, ha parlato su « Il principio scrit.
turale nelle Confessioni di fede della Riforma ». L’indomani, in occasione di un colloquio pastorale, ha dato una lezione su « Lo
Spirilo Santo nelTEvangclo di Luca e nel
libro degli Atti ».
Domenica sera, nel quadro delle attività
della associazione « E. Arnaud », il past. AL
do Comba di Bergamo ha tenuto una conferenza sul tema « Il divorzio ». Sebbene an.
che qui i presenti avrebbero potuto essere
assai più numerosi, l'esposizione è stata seguita da una vivace discussione, ricca d in
Celebrazioni Natalizie. Il culto di Natale
è stato quest’anno particolarmente ben frequentato; e buona anche la partecipazione
alla Santa Cena. La Corale ha cantato due
inni dì Natale. Anche il culto di Fine d’Anno ha visto raccolta nel Tempio una numerosa ed attenta assemblea. Anche questo culto è stato arricchito da due inni cantati dalla
nostra corale. La nostra Corale è quest’anno
più numerosa grazie ad alcuni giovani che,
pur abitando e lavorando molto lontano, si
sono offerti volonterosi e si sono impegnati
con veri sacrifici.
Segnaliamo ancora le 5 Feste dell Albero
di Natale, al Trussan, a Bovile, a Faetto, a
Villasecca e a Roccia che hanno rallegrato
piccoli e grandi. Un plauso ed un ringraziamento ai pìccoli attori che ci hanno dilettato con le loro poesie e i loro canti, e a
tutti gli organizzatori e collaboratori e donatori.
La seconda domenica d'Avvento. la Chiesa evangelica di lingua italiana di Zurigo è stata onorata dalla
visita del past. Neri Giampiccoli, Moderatore della
Tavola Valdese, e la visita è stata segnalata pure dalla stampa cittadina e cantonale.
il past. Elio Eynard ha dato il più fraterno benvenuto al capo della Chiesa Valdese che, come d’uso,
nel corso della sua moderatura, visita non soltanto le
comunità in Italia, ma anche quelle all’estero, in
particolare nella Svizzera. Il past. Giampiccoli ha portato il saluto della Tavola Valdese. Nella sua predicazione egli ha insistito sul compito e sulla responsabilità missionaria che la Chiesa Valdese ha sempre
avuto, malgrado la sua situazione di piccola Chiesa
minoritaria, e a cui in qualche misura ha pur risposto. fino ad oggi.
Dopo il culto, fortemente frequentato, il Moderatore ha salutato personalmente ogni membro di chiesa. il che ha offerto a più d’uno l’opportunità di
scambiare ricordi della terra natale.
La visita, estremamente gradita, ha lasciato in
tutti un lieto ricordo.
Otto W'ólekner
...............................rii»
POMARETT
Corsi di aggiornamento biblico
Interuista a una casalinga, a un artigiano, a una studentessa
Festa natalizia aiia Scuola di Cappella Vecchia
Sono entrato anch’io nell’aula delle Scuole
valdesi dove si tengono i corsi biblici di
aggiornamento; alle pareti : carte geografiche. versetti biblici, ricordi unionisti; vedo
un enorme ferro di cavallo attorno al quale
conversano una trentina di studenti con
Bibbia, cantico e il libro di testo d’un teologo inglese; lo Hunier.
Mescolati democraticamente, studenti giovanissimi, mamme di famiglia, operaie e
contadini; provengono da Massello, Ferrerò, Inverso Pinasca e Pomaretto. Approfitto
dell’attesa del docente per intervistare rapidamente alcuni alunni. Domando a una casalinga ; (I Non le pare un po’ difficile questo corso? Non le sembra sia ad un livello
un po’ troppo elevalo per lei? » Risponde ;
<( Le confesso che la prima volta che son
venuta, sono rimasta come intontita ; non
ho capito molto. Son tornata a casa e nella
noitte ha rimuginato le cose che avevo
sentito e mi son detta : difficilmente ritornerò. Poi, il venerdì successivo ho voluto
ancora tentare e le confesso che poco per
volta ho cominciato a vederci chiaro, ad
afferrare la profondità delle spiegazioni.
Adesso mi dispiacerebbe molto se il
corso non dovesse più continuare ». È
vero: il tesoro lo si scopre soltanto nella
misura in cui si fruga, si affonda il piccone
della nostra meditazione per cogliere la ricchezza del tesoro!
Domando ad un padre di famiglia ; « Non
le sembra che la Bibbia perda moKo del
suo carattere sacro, nel modo critico con
cui vi è spiegata? » Risposta : « Le confesso che l’anno scorso sono rimasto piuttosto costernato quando uno dei docenti ci
parlava per esempio di Davide; io ero abituato, nella mia chiesa, a considerare tutto
sacro, tutto parola di Dio, anche le virgole
della Bibbia e poi mi sento dire che il
grande Davide, l’autore di tanti salmi, è stato in fondo un capo di mezzi briganti e
che Gerusalemme era in fondo una città
pagana e il tempio era fatto sullo stile dei
templi pagani! Ho capito che il problema
non era di vedere degli uomini-dei, ma
uomini come noi, che hanno ascoltato la
Parola e pur nelle loro debolezze hanno
realizzato il piano di Dio sotto il segno
della fedeltà. Ho capito che è molto meglio sentirsi vicino a quegli uomini antichi,
nella loro debolezza come nella loro fedeltà, anziché farne dei miti; ho notato che
qui hanno tutti la Bibbia in casa, ma se
l’aspetto sacro corrisponde alla vernice di
polvere che reca sopra, è meglio scrollare
il sacro e così si scrolla anche la polvere! ».
Domando ancora ad una alunna : « che
cosa pensa della massa valdese che non
s’interessa più alla Bibbia?». Risponde:
« Sono stata anch’io in quella massa e come la maggior parte delle persone ero anch'io religiosa: cioè andavo qualche volta
in chiesa, seguivo puntualmente le cerimonie. ho frequentato l’Unione giovanile, ma
in fondo il messaggio biblico era staccato
da me, racchiuso in una lettura o meditazione senza ch'io potessi gustare e comprenderne l’intimo valore. Da quando frequento il corso mi sento come in una vera famiglia spirituale e mi sento direttamente
impegnata nello studio della Parola di Dio
che mi arricchisce, mi impegna nella mia
vita d’ogni giorno. Ormai non leggo più la
Bibbia come ero solita fare; un versetto
qua e là (>er consolarmi o per accontentare
la mia cattiva coscienza... ».
Chiude il ferro di cavallo il democratico
tavolino del docente; ad esso si alternano
ogni quindici giorni Franco Giampiccoli e
Giorgio Tourn; due linguaggi diversi, tessuti di immagini, di esempi, di raffronti, intesi a illustrare il pensiero, a far rivivere
nel presente il mondo forse troppo mitico
d’Israele; e con semplicità e profondità ad
un tempo; nell’uno v'è pacatezza, gesti che
s’armonizzano col pensiero, mentre nell’altro
arieggia lo stile del tribuno e con movimenti. contrazioni del viso che annunciano l’immagine forte, il pensiero tagliente. Io «choc»
nell’uditrice che per la prima volta lo ascolta. con occhi grandi e pupille dilatate...
Scendono da Agape i « barbi » docenti,
con qualunque tempo e fanno rivivere un
po’ del ricco medioevo valdese, nell’« ospi
tium » pomarino. in comunione con altri
« ospitia » che sorgono nella frangia milanese e in altri luoghi perchè le radio riceventi la Parola possano diventare tutte radio
trasmiKenti del Regno di Dio che viene con
potenza e gloria. Gustavo Bouchard
La riunione biblica anziché venerdì 26
gennaio si terrà venerdì 2 febbraio, nella se.
de consueta.
Domenica il culto sarà presieduto dalla
past. Carmen Ceteroni Trobia. Contemporaneamente si terrà il culto all’Inverso, alle
ore 10,30.
Martedì 30 si terrà una riunione alla
Paiola, sul tema « Gesù guarisce ».
Ringraziamo tutta la Comunità per la immediata, generosa risposta all’appello di solidarietà per la Sicilia : alunni della Scuola
Latina e giovani dell’Inverso hanno raccolto
in ogni famiglia doni in natura e in danaro, inviati direttamente con U pulmino di
Agape e con un camion organizzato dalla
Chiesa di S. Germano. L’offerta al culto e
dei privati ha reso L. 100.000.
Fiori in memoria di Virgilio Sommani,
per la Scuola Materna: Past. Gustavo Bertin
e Signora L. .5.000; Franco e Giovanna Calvetti 2.000; Gino Conte 5.000; Lalla Conte 5.000.
Scuola Latina di Pouiari'tio
Doni ricevuti dal 30-9-1967 al 31-12-1967
dalla Direzione che, sentitamente, ringrazia.
Bleynat Giorgio (Pomaretto) L. 25.000;
Tron Vanda (Perosa Argentina) 10.000; Vin.
?on Danila (Pinasca) 10.000; Rostan Marilena (Pinasea) 2.200; Peyronel Valdo (P. Ar.
gemina) 2.350; Morello Nadia (Pomaretto)
5.000: Barus Giovannino (Frali) 10.000;
Long Adelina, Cesare. Alice (Pinerolo) 5.000;
Baret Carlo (Pomaretto) 30.000: Rostan Clara (Pomaretto) 10.000; Pons Marcella (Pomaretto) 5.000: Pascal Vanda (Fontane)
10.000; Alice e Conrad Peter (Perosa Argentina) 2.000; Pons Guglielmo (Pomaretto)
5.000; Bleynat A. Lisa (Pomaretto) 25.000;
Marchetti Silvana (Pomaretto) 10.000.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Gönnet, Pagetto, Gai e
Polliotti commosse e riconoscenti per
le dimostrazioni d’affetto ricevute in
occasione della dipartenza del loro
caro marito e papà
Carlo Emanuele Gönnet
nell’impossibilità di ringraziare particolarmente, esprimono la più profonda riconoscenza a quanti, amici e conoscenti, vollero, con scritti, fiori e di
persona, porgere l’ultimo saluto al
loro caro estinto.
In particolare ringraziano i dottori
Demo e Narcisi, le suore e infermiere
dell’Ospedale Civile di Pinerolo per le
assidue cure, i Pastori dalla e Ceteroni
per le parole di conforto rivolte nella
luttuosa circostanza e i compagni di
leva.
S. Germano Chisone, 8 gennaio 1968
« Enseigne-nous à bien compter
nous jours afin que nous appliquions notre coeur à la sagesse »
(PS. XC)
Luned. 15 gennaio dopo lunga malattia Si è spenta serenamente
Edina Ribet ved. Comba
Lo annunciano la figlia Nella ’Vacatello ; i nipoti Orietta col marito Gianfranco Cerrina Peroni e i piccoli Simone e Francesca; Fabrizio e Marzio
'Vacatello; i parenti tutti. Le esequie
hanno avuto luogo mercolecff 17 al cimitero degli Allori di Firenze.
8
pag. 8
Lettera da Palermo
{segue dalla P pag.)
go di origine. Ma naturalmente il
nostro aiuto sarà esteso ad una cerchia sempre più larga.
I dirigenti delle Assemblee di Dio
in Italia, venuti da Roma, da Agrigento e da varie altre località, hanno recato i primi soccorsi e una tenda, destinata ad accogliere le famiglie della zona, è sorta a Menfi.
La Chiesa Awentista ha dei gruppi a Montevago e a Santa Margherita Belice, le due località compietamente distrutte dal terremoto. Il
past. Giovanni La Marca si è subito
recato sul posto e anche a Santa
Margherita è stata piantata una tenda per gli evangelici avventisti. Gli
avventisti hanno avuto la sola vittima evangelica accertata, la sorella
in fede Maria Grazia Cavalcante, zia
del pastore awentista Giuseppe Cavalcante.
L’opera di assistenza e le forme
che essa può assumere sono oggetto
di attenta riflessione e argomento di
preghiera per noi tutti. E’ sempre
possibile che l’egoismo, la speculazione da una parte e l’esibizionismo
dall’altra, avvelenino e rendano ancora più penosa la situazione. Attualmente avviene che presso i centri maggiormente colpiti affluisce
una quantità enorme di materiale,
che spesso rimane inutilizzato o addirittura deperisce, mentre nelle zone periferiche manca il necessario.
A Palermo abbiamo istituito un
Centro di Assistenza presso i nostri
locali della Chiesa Valdese (Via
Spezio, 43), ove possono essere inviati generi alimentari (scatolame,
latte, generi di conforto), vestiario,
coperte e materassi. Urgono soprattutto indumenti per i bambini. Diecine di migliaia di persone non possono entrare nelle loro case perchè
queste possono crollare da un momento all’altro. Perciò esse sono
sprovviste di tutto. La pioggia e il
freddo, che flagellano i senza tetto
e che sono sopravvenuti in queste
ultime ore, rendono la situazione
più drammatica e dolorosa.
Vorremmo almeno aiutare i bambini che, dopo tutto quello che è
accaduto, vivono nel fango, spesso
coi piedi scalzi, bagnati, infreddoliti. Le famiglie non si separano volentieri dai loro figli, soprattutto
nello stato di angosciosa apprensione in cui si trovano. Le scuole inoltre resteranno chiuse per chi sa
quanto tempo, perchè gli edifici scolastici sono in rovina.
Dopo il secondo giorno di visita
alle zone terremotate, abbiamo trovato delle famiglie che, benché ci
conoscessero da pochi minuti e già
a notte inoltrata, ci hanno affidato
cinque bambini al di sotto dei dieci
anni che abbiamo attualmente ospitato presso il nostro Convitto Valdese di Palermo. Il numero è destinato ad aumentare. La condizione
delle loro famiglie è delle più dolorose. L’Istituto Ferretti e il Gould
di Firenze hanno messo a disposizione, con commovente slancio, alcuni posti per bambini e bambine.
Offerte di aiuto ci sono pervenute
dall’Italia e dall’Estero e il nostro
preciso dovere, in questo momento,
è di rispondere all’appello che ci
viene rivolto dall’una e dall’altra
parte.
Temiamo che la situazione sarà
grave ancora per molto tempo, cioè
fino a quando le case per quasi
85.000 persone non saranno ricostruite. L’inverno è ancora lungo e
mentre piove, fa freddo, pensando
ai senza tetto delle zone terremotate, dovremmo tutti sentire che la
stessa pioggia e lo stesso freddo colpisce le carni nostre e dei nostri figli, fino a che ci sarà un fratello
che, rimasto accanto alle rovine della sua casa e accanto ai suoi morti,
si bagnerà e sentirà freddo insieme
ai suoi ffigli che cerca inutilmente di
riscaldare fra le sue braccia.
P. V. Panascia
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La Chiesa epgelìca nella Pelinesia
Si convertirono, il re in testa, ma la formazione cristiana resta largamente da
t^sre — Comunità plasmate da un Antico Testamento letto in chiave moralistica_
Immensa diaspora geografica, gli evangelici polinesiani hanno un certo peso nella vita pubblica — Legami sempre più stretti fra le Chiese evangeliche dei vari
arcipelaghi — Riflessi positivi e negativi dello sviluppo tahitiano, dopo l'avvio
degli esperimenti nucleari nella vicina isoletta di Moruroa.
N. 4 — 26 gennaio 1968
Quali elementi caratterizzano e distinguono la Chiesa Evangelica della
Polinesia Francese, sia dal punto di vista delle strutture, sia soprattutto nella sua vita spirituale?
Conformemente alla prassi seguita
in tutti i campi di missione della Società rnissionaria di Parigi, la Chiesa
di Tahiti ha preso il nome di « evangelica» senza che si sia voluto darle un
altro aggettivo. Ciò non toglie che la
sua struttura è quella di una chiesa
presbiteriana, con un forte accento posto sull’autorità degli anziani (che qui
si chiamano diaconi). Non esiste l’equivalente della nostra Assemblea Distrettuale. Il governo del distretto è assicurato da un ccm.itato distrettuale
relativamente ristretto e comprendente in pratica un pastore e uno o
due diaconi per comunità. Al Sinodo
annuale sono delegati i pastori e un
numero uguale di diaconi per ogni distretto.
L’equivalente della nostra Tavola si
chiama « Commission permanente »,
composta di 13 membri di cui dodici
eletti ed uno ex officio: il direttore
della Scuola pastorale. Il presidente, il
vice-presidente, il segretario ed il cassiere della commissione sono eletti
dalla commissione stessa nel proprio
interno. Questa consulta spesso e volentieri chiunque possa esserle utile
per un determinato problema.
È difficile parlare in qualche riga
della vita spirituale di questa chiesa.
Non bisogna dimenticare che, anche in
seguito alla conversione al cristianesimo del re Pomaré II e di un gran sacerdote pagano dell’epoca, nel 1830 si
ebbe una conversione in massa di
gran parte della popolazione di Tahiti
e Moorea, e che un fenomeno simile
si verificò parallelamente nelle isole
Sotto Vento (Raiatea, Huahine, BoraBora, Maupiti). Con ciò mi guardo
bene dal voler sminuire in alcun mo
do l’opera dei missionari inglesi in Polinesia, che dovettero attendere quasi
una veiitina d’anni di duro lavoro per
vedere i primi frutti della loro fatica.
D’altra parte è facile intuire che una
simile conversione in massa non poteva irnplicare una chiesa evangelica costituita unicamente da « membri confessanti ». Non è dunque sempre molto facile fare una divisione netta tra
fede e tradizionalismo religioso. Il che
spiega anche certi attaccamenti irragionevoli a usanze di cui pare oggi difficile giustificare l’esistenza. Un forte
moralismo percorre il protestantesimo
polinesiano e rende ancora difficile
parlare pienamente di « gloriosa libertà dei figlioli di Dio ». La pietà è essenzialmente personale e c’è ancora un
grosso sforzo da fare perchè tutti i
membri di chiesa comprendano che
l’Evangelo ha qualcosa da dire al di
fuori della sfera della nostra piccola
vita personale.
Fra le giovani Chiese quella polinesiana è una delle più anziane. Come si
pone, in essa, il confronto con il paganesimo? Le difficoltà vengono dal persistere di forme e mentalità pagane e
dal sincretismo religioso, come in altre
regioni del mondo, o piuttosto dalla
secolarizzazione?
Certamente alcuni atteggiamenti denotano ancora la venatura pagana della fede di certi tahitiani. Penso, ad
esempio, ad un certo culto dei morti,
ad un modo ben curioso di considerare il pulpito e... il sacro recinto che lo
circonda. Difficilmente, specie nelle
campagne, un laico entrerà in tale recinto, reagendo, magari inconsciamente, come avrebbe reagito ancora 150' fa
dinanzi a un « marae » pagano, regno
incontestato dei sacerdoti. Dal che potete dedurre facilmente che non sempre la visione del ministero pastorale
è molto chiara...
Naturalmente la secolarizzazione si
Echi della settimana
ANCORA TORTURE
La settimana scorsa abbiamo dato
notizia di torture che gli americani infliggono ai vietnamiti. Ma sappiamo che le
torture fioriscono in molti paesi del mondo : oggi vogliamo parlare di quelle, gravissime, del Sud-Africa.
« Seco.ndo un rapporto pubblicato lunedì
da un comitato di lavoro della commissione
per i diritti dell’uomo (dell’O.N.U.), "l’Africa del Sud tende a diventare una vasta prigione per le persone che si oppongono alla
politica d’apartheid’’, e "i prigionieri e i detenuti sono vittime di condizioni di detenzione inumane, di torture, di discriminazione razziale e d’altre violazioni dei diritti
dell’uomo’’.
Il rapporto raccomanda al governo sudafricano "di por fine alla torture e ai trattamenti crudeli, inumani ed umilianti, inflitti
ai prigionieri durante gli interrogatori e la
detenzione”.
Affermando che le leggi e i metodi adottati sotto la legislazione d’apartheid assomigliano sempre più a quelli dei regimi fascisti, il comitato insiste nella richiesta che
vengano mobilitate, senza interruzione, delle inchieste internazionali sul sistema dell’apartheid. In particolare, il rapporto protesta contro le "sanzioni collettive" in vigore nelle prigioni, e raccomanda uno studio
approfondito per determinare se esistono
nell'Africa del Sud elementi di genocidio,
cioè tentativi di distruzione sistematica d’un
gruppo razziale, nazionale o religioso.
Il comitato aveva preparato il suo rapporto dopo aver ascoltato venticinque testimoni. Questi fecero le loro deposizioni
l’anno scorso a New-York, a Londra e a
Dar-Es-Salam. Il presidente del comitato è
il sig. Ibbrahim Doye, procuratore generale
del Senegai.
È da notare che, in comunicazioni anteriori, il governo sud-africano aveva affermato di non aver conti da rendere all’ONU
nè sull’amministrazione delle proprie prigioni, nè sulle condizioni di vita nelle prigioni stesse, potendosi queste condizioni paragonare favorevolmente a quelle esistenti
in altri paesi. Aveva affermato anche che i
rappresentanti della Croce Rossa avevano
Ubero accesso alle prigioni sud-africane,
cose non ammessa in tutti i paesi ».
Sempre più emergono singolari analogie
fra il Sud-Africa e la Germania di Hitler.
Analogo anche il prodigioso progresso tecnico-scientifico : basta pensare alle operazioni
chirurgiche del prof. Barnard.
POVERA INGHILTERRA!
Non diciamo « povera! » pensando
alle sue malandare condizioni economiche,
ma a ben altro. Tutti sanno che, in Inghilterra, l'alternativa di governo è di fatto,
fra due soli partiti : il labourista e li conservatore, e che l’attuale governo è labourista. Ma si sa che questo non gode più
dell'approvazione della maggioranza.
Infatti « la popolarità del governo labourista ha raggiunto il suo livello più basso a
partire dalle elezioni legislative del 1966,
come rivela un sondaggio dell’opinione pub
a cura di Tullio Viola
Mica, apparso mercoledì 17 c. sull'edizione
della sera del giornale "Evening Standard”.
Il giornale attribuisce al partito conservatore un vantaggio del 17% sul labourista:
ciò implicherebbe una vittoria schiacciante
dei conservatori, in caso di nuove elezioni.
Il sondaggio è stato effettuato prima delle
misure d’austerità annunciate martedì 16 c.
da Harold Wilson. Da esso risulta che 51%
degli elettori voterebbero attualmente per il
partito conservatore, contro 34% che voterebbero per quello labourista. Le cifre d’un
sondaggio effettuate in dicembre scorso, erano del 47% in favore dei conservatori, del
36% in favore dei labouristi. Soltanto 15%
degl’inglesi si dichiarano soddisfatti della
situazione inglese attuale ».
Parliamo allora dei conservatori. È noto
l'atteggiamento antiprogressista, diremmo
anzi cinico (mai smentiio durante la sua
lunga vita) di W. Churchill di fronte al fascismo. Ebbene, « in un’intervista diffusa domenica 14 c. dal programma ABC della televisione americana, il sig. Harold Macmillan, ex primo ministro conservatore inglese, ha dichiarato d'avere "la più grande
simpatia e il più grande affetto" per il popolo americano in guerra nel Vietnam.
"Mi dispiace, ha detto, che l’attuale governo inglese abbia sì della simpatia, 'ma
che esso si astenga da ogni aiuto attivo. Me
ne dispiace veramente! Se si vuol partecipare all’elaborazione d’una politica, si deve
anche partecipare alla sua esecuzione. Bisogna parteciparvi, anche se molto limitatamente.
—"Sono rattristato di vedere la Nuova Zelandia e l’Australia prendere parte attiva,
mentre il vecchio paese, la madre patria, se
ne astiene. Quelli che non condividono il
fardello e il danno, non hanno il diritto
di criticare” ».
LA NUOVA RELIGIONE
DELLA CINA COMUNISTA
Recentemente tutte le linee aeree cinesi .si sono aggiornate alla rivoluzione culturale. Appena un aereo cinese s’è distaccato da terra, le hostess invitano l passeggeri a cantare in coro le lodi del presidente
Mao Tse Tung, poi esse li impegnano in
una discussione generale sulla rivoluzione
culturale (notizia data dall’agenzia "Nuova
Cina"). L’interno degli apparecchi è stato
decorato con ritratti a colori del presidente,
affinchè i passeggeri possano "vedere il
sole ro.sso che brilla più intensamente nel
cuore dei popoli del mondo".
Quando gli aerei sorvolano i "luoghi santi" cinesi, per es. Shaoshan, città natale di
Mao, oppure Yenan .capitale del comunismo durante la guerra, le hostess declamano
poesie appropriate che ricordano la lotta
del popolo cinese. Le stazioni degli aeroporti sono anch’esse trasformate in vere e
proprie scuole per lo studio del pensiero del
presidente ».
(Da « Le Monde » dei giorni 16, 17 e 19
gennaio 1968).
fa sentire in modo assai intenso, specie qui a Papeete. Dovunque le pareti
sono poco solide, crollano sotto i colpi
di una mentalità piattamente materialistica che si è venuta ad innestare
sul fondo scaccia-pensieri deT’animo
tahitiano.
Per fortuna la chiesa (o "carte di espi sembra voler reagire a questo stato di cose e si sta comniendo uno sforzo serio per formare la fede dei molti.
Finora si era convinti che la Bibbia
bastava ampiamente per tutto cos'
com’era, senza che si attendesse da
qualcuno una parola di commento,
una guida nella lettura. La razione di
Antico Testamento (letto moralisticamente) che ogni fedele riceveva fino
a pochissimo tempo fa era decisamente sproporzionata e le stesse parole
neotestamentarie sono del resto spesso viste in una luce nettamente giudaizzante.
Lo «sviluppo» degli ultimi anni ha
avuto, oltre alle conseguenze negative,
anche aspetti positivi nella vita della
Chiesa?
Credo di s':. Intanto Tahiti è uscita
da un isolamento marcato. Inoltre il
processo di adattamento alle condizioni di vita attuali è stato forzatamente accelerato. Come stupirsi che
molti abbiano il fiatone e che si sentano spesso e volentieri disorientati?
La Chiesa è stata forzata a strutturarsi p a porsi dei problemi di organizzazione e di fede che forse non si sarebbe posti altrimenti. In un certo senso, se prima si ragionava in termini di
decenni, oggi ci si sta finalmente rendendo conto che tutto dev’essere fatto
urgentemente, che domani sarà forse
troppo tardi.
Com’ è avvertito ¡1 problema ecumenico?
La posizione della Chiesa tahitiana
è assai curiosa, perchè in fondo non
c’è alcun interlocutore valido in campo protestante. Infatti v’è soltanto
una Chiesa awentista che mi pare assai americaneggiante e con cui i rapporti sono amichevoli, ma nulla più.
Inutile dire che non abbiamo assolutamente nulla in comune coi Mormoni o i Testimoni di Geova!
Per quel che concerne il cattolicesimo, l’atmosfera è certamente migliore,
sul piano umano, di alcuni anni fa. Il
cattolicesimo tahitiano è sempre stato assai polemico e senz’altro « di linea dura» sul piano della ricerca del
potere e delle influenze. Una distensione sensibile si è fatta sentire per
quel che concerne le nostre rispettive
scuole, nonché per qualche altra questione sociale.
• Naturalmente sia da parte laica
cattolica sia da parte di un gruppo di
sprovveduti protestanti si vorrebbe che
« dopo il 'Vaticano » tutti si abbraccino
e che non se ne parli più. Il dialogo è
reso, secondo me, impossibile proprio
per questo malinteso senso « neo-ecumenico ». D’altra parte credo personalmente che sia impensabile organizzare, ad esempio, una settimana di
preghiera con una Chiesa con la quale non si può cercare l’unità proprio a
causa dell’Evangelo. Inutile dire che i
« si capisce, sei italiano » fioccano dappertutto (e se sapessero che anche
tanti italiani...) e che alcuni colleghi
missionari vorrebbero andare assai più
avanti nella collaborazione coi cattolici pur « restando sè stessi », come
vanno cantandoci certe sirene pseudoecumeniche. Nel suo insieme la Chiesa
evangelica ha ancora un atteggiamento di chiusura « a priori » ( mi direte
che è anche il mio caso!) ma vorrei
che tutti sapessero perchè dicono no
a Roma.
Per quel che concerne i rapporti con
Chiese all’esterno di Tahiti va notato
che, in seguito alla sua adesione alla
Conferenza delle Chiese del Sud-Pacifico, la nostra Chiesa è ormai regolarmente in contatto con numerose Chiese anglo-meto-presbiteriane. Purtroppo
gli anglicani sono in generale di tendenza anglo-cattolica pronunciata.
D’altra parte, attraverso l’Azione
Apostolica Comune, partecipiamo a
quello sforzo ecumenico di evangelizzazione insieme a diverse Chiese africane e, naturalmente, europee.
Su quali linee si muove oggi la Chiesa Evangelica polinesiana nella sua
testimonianza e quali sono i problemi
e gli sforzi che con più urgenza deve
affrontare?
Si può dire che la Chiesa polinesiana sta scoprendo i ministeri. Le circostanze hanno fatto comprendere a
molti da un lato che il ministero pastorale doveva man mano diversificarsi e dall’altro che molti ministeri nuovi e non necessariamente « pastorali »
si imponevano all’ attenzione della
Chiesa. Penso ai responsabili dei movimenti giovanili, agli insegnanti (che
non vedono sempre abbastanza il loro lavoro come un «ministero»), alle
persone di un certo livello culturale e
che occupano dei posti di responsabilità, all’informazione, all’evangelizzazione in senso lato, al lavoro di educa
tore nel nostro centro di rieducazione
per giovani semi-delinquenti, ecc. Persino ^ la politica comincia ad essere
considerata come un modo, pericoloso
certo, ma valido, di testimonianza cristiana (parlo della politica attiva).
Naturalmente, man mano che si scoprono i ministeri si scopre anche che..
mancano le persone preparate. E lo
Sforzo di trovare, preparare e preparaTB bene tali persone è lungi dall’essere
terminato.
’V’è tutto un lavoro da compiere per
dare una letteratura protestante, almeno parzialmente m tahitiano, a
quanti leggono poco e male e avrebbero invece bisogno di leggere assai.
Penso che la Chiesa non raggiungerà
la sua statura adulta, per quel che
concerne la sua vita spirituale, se non
quando la formazione dei suoi membri
sarà un po’ meno rudimentale.
Inutile dire che in mezzo a tutti questi problemi la testimonianza da rendere è quella di una Chiesa che ha un
punto di riferimento e che sa indicarlo agli altri, che Thanno dimenticato
o non l’hanno mai veramente conosciuto.
Notiziario
ecumen ico
a cura di Roberto Peyrot
CHE COSA SUCCEDE
Al MISSIONARI IN INDIA?
Nuova Delhi (soepi) — Il governo indiano^
ha deciso di ridurre il numero dei missionari stranieri nelle « regioni critiche » e dì sostituirli con degli indiani, ha dichiarato in
Parlamento il primo ministro, signora Indirà Gandhi.
Col suo discorso, ella rispondeva così alle
numerose domande poste dalla Camera Alta
in merito ad « attività antinazionali dei missionari stranieri » ed alle contromisure che
il governo intendeva prendere.
Nel nord-est delPIndia, lungo le frontiere
cinese e birmana, le tribù Mizo e Naga hanno organizzato una rivolta armata contro il
governo centrale, reclamando la creazione di
uno stato autonomo all’interno della Confederazione indiana, o persino l’indipendenza
nazionale.
In queste regioni, i cristiani sono assai
più numerosi che nel resto deH’India. L’opin Olle pubblica indiana disapprova Tinfluenza dei missionari, per via delle loro attività
rivoluzionarie.
La signora Gandhi ha detto inoltre che
ormai più nessun missionario sarà più autorizzato a recarsi in dette regioni. Ha inoltre
affermato in Parlamento che le autorità locali esercitano una costante sorveglianza sul.
le attività dei missionari che, se oggetti di
critica, sono pregati di abbandonare il paese. Inoltre, essa ha aggiunto: ci Noi riteniamo che le popolazioni di queste regioni limitrofe dovrebbero, malgrado la loro diversità, vivere nelVunità. Ma certuni cercanodi rompere queStW^^ unità assicurando loro
che non hanno nulla in comune cogli altri
abitanti del paese... E’ un^attività anti-nazionale ».
Questa controversia dura già da un cerlo
tempo. Numerose personalità politiche, particolarmente negli Stati interessati, hanno
reclamato il rinvio dei missionari stranieri..
TEOLOGIA E VITA QUOTIDIANA
IN AFRICA
Durban (soepi) — I trenta teologi sud
africani che parteciperanno al seminario dì
teologia al principio del prossimo anno a
Johannesburg studieranno le possibilità di
adattare la teologia cristiana alla vita africa,
na quotidiana.
Questo seminario è organizzato dall’Associazione degli Istituti teologici dell’Africa
del Sud dipendenti dalle più importanti
Chiese del paese, eccezion fatta per la Chiesa
riformata olandese e la Chiesa battista.
avvisi economici
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Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
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