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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO U’AKSOCIAZIO^ÌE
Torino, per un anno . . . L. G «
» per sei mesi ...» 4 »
Per le proviooie e l’estero franco sino
ai conlìni, un anno . . L. 7 20
per sei mesi , » S 20
La direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, via del Valentino, n" 12, piano S».
Le assuciazioni si ricevono da Cablotti
Bazzarini e Comp. Editori Librai in
Torino, via Nuova, casa Melano.
Gli Associai« delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla ditta sopradelta.
Cronologia Biblica li. — Società delle Misiioni di Londra, — Storia di alcune dottrine. — Rivista critica della stampa clericale. Notizie religiose ■■ — Genova —
Francia — lugbilterra. — Cronachetta politica.
CKOMOIiOGlA B1BI.ICA
IL
Se la facilità, e la tentazione che
ebbero gli’ Ebrei di falsificare le date
dell’antico Testamento nei codici originali per abbattere le prove che ne
deducevano i Cristiani per dimostrar
loro il Messia venuto nella persona di
Cristo ci rendono, come abbiam veduto, assai probabile la falsificazione
del testo ebraico piuttosto che del
greco dei Settanta, i documenti storici ne danno quasi una sicura certezza. Imperciocché sappiamo cbe non
lasciarono intentato nulla che valesse
a screditare la versione volgala dei
Settanta, della quale si servivano i
Cristiani, e nulla poteva mutarsi dagli
Ebrei senza che fosse all’istante la loro
frode scoperta. Per meglio riuscire
nell’intento i rabbini^, istituirono una
festa solenn? ogni anno agli otto di
Tebeth (decimo dei tredici mesi degli
Ebrei corrispondente a parte del nostro decembre e gennaio, incominciando essi a contar l’anno vej'so la*
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metà circa del nostro mese di marzo)
ili cui solevano »iwledirc la meinoria
del quaodo il re Tolomeo Filadelfo
fece fare la celebre versiorue del Settanta. Alcuni di que’maestri d’Israele
la paragonano alla fabbrica del vitello
d’oro. (Vedi Hodius rf« version. Gres.
pag. 121).
Tn processo di tempo cercarono
di sostituirle tre altre versioni greche fatta sul Testo librerò mutilato <la
loro.
La prima fu quella di un certo Aquila dell’anno 128. Sant’Epifanio io
accusa di avere contorto ¡1 senso
scritturale per togliere vutore alle testiiuoijjauze c0i)cfirnepli Cristo (V. de
Mensur. ed Pond. cap. 15).Uii aulico
trattato greco inedito die si conserva
nella Biblioteca liiidlejaua di Oxford,
veduto ed esaminato da Kennicott,
racconta l’aneddoto seguente:
« Aquila pieno di rabbia e di mal
» talento foatrp il eriètlaiieiituo, si è
« fatto giudei), e dojx) «vere imparato
gli eltìfflentj della lingua ebraica, e
« a coinpreiuJiii'iw ¡1
« significaiQ delle parul«, ha impreso
« a tradufre in grem la Bibbia, vor
« i^ìudo liascQjidere le testinionianz^
« che vi àopo rese a tristo, Quatidtj
« voi peptanto vi ajccorgefce che nei
« testo ebraico e nel grecg s4)no cas<e
» o travisate queste teslimouian&e ,
« abbiate pure per c<?r(o clje quella
« mutilazione o alterazione è opera
« insidiosa di Aqnila ».
Leggete, se vi aggrada , il passo
originale nella dissertazione premessa
al secondo volume delle collezioni
el)raiche della Bibbia di Kennicott,
al § 69.
Anche Giustino Martire nella sua
controversia con Trifone ebreo, pubblicità verso l’anno 148, fornisce
molti esempi di profezie circa la Divinità e passione e morte di Cristo, adult^rate o raschiate in alcune copie
della Volgata dei Settanta che si leggevan per solito nelle Sinagoghe Elleniche Il Io vi fo osservare, dice egli
V a Trilbiui, che i vostri rabbini
« hanuo assolutameule raschiato mol« tissimi testi dalla versione dei Set« lenita. Ma io uon teuio di ragionare
« con voi tenendomi a quei passi che
« ammettete, perchè siale pur certo,
(I che ove i voiìtri rabbini li avessero
« lien ow»i>i'esi, li avrebliero egual« mente cancelliiti ». Tale testimonianza di sijn (Jiustino martire, che
ej'a di nazione Samaritano e sapeva
benissimo di ebraica e di greco, ha
un gi’iin peso. Quella di Sant’ Ireneo
inort(0 neli’inintì 202 non è meno coiieludenliì. n Se gli Ebrei, egli dice,
« aveiisero immaginato mai che noi
« eravaino per trarre partito dalle cia tazioni della Bibbia, uon si saj tìb« ber« c«ito periloli di bruciare le
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« Sacre Scritture, ». Tanta smania
negli Ebrei, quaata notano questi Padri, di guastare o pervertire la Volgata dei Settanta che andava per le
mani dei Cristiani, cercando confonderla con altre traduzioni infedeli, ci
induce a credere die le falsificazioni
delle genealogie sieno state chetamente introdotte nel testo ebraico
della Bibbia anzi ehe nel greco ; perciocché di questo vegliavano custodi
i Cristiani, e non di quello.
Aquila pubblicò due edizioni della
sua versione verso Tanno 185.
Una seconda traduzione fu fatta da
Teodosione, il quale è da san Girolamo chiamato un giudeo ed un bestemmiatore. Suo principale intendimento fu di surrogare la sua alla Volgata dei Settanta che usavano gli
Ebrei, ciò che gli riuscì facilmente
perchè seppe imitare assai davviciuo
lo stile di questa Volgata sì venerabile
un tempo, ma presso le Sinagoghe di
allora già molto caduta in disprezzo.
La traduzione del libro di Daniele
fatta (la Teodosione fu aneli« accettata
dalle chiese cristiane come piti esatta
e corretta secondo la falsa opinione
predominante d’allora, non più come
era siala in passato cosi riverente a
quella dei Settanta. Questa però non
cadde in dimenticanza, e ci venne
provvidenzialmente conservata tale
quale; percioechè non ostante le cor«
ruzioni, gli errori (Jej copisti e del
tempi, ei giova ancora mirabilinente
a conoscere sopra tutto le profezie,
essendo essa affatto conforme agli
esetnplari anteriori al nascimento <jU
Cristo, quando nou poteva ancoi-a
essere nata negli Elwei la tentazione
di falsifìcArla
Una terza traduzione la <j«mpì
l’anno 200 un certo Simmaco.
La falsiflcazione delle genealogie
cominciò ad appaiù’e colla veräione
di Aquila circa l’anno 128. La sanzionò neU’anno 150 il rabbino Seder
Olam Rabba; tuttavia non setnbra che •
durante i due secoli appresso avesse
gran seguito nè levasse molto rumore.
Teofilo vescovo d’Antiochia morto
neil’anno 181 fu il primo cronista
cristiano che cercò di computare l’età
del mondo dalla Scrittura. Nel suo
terzo libro ad Autojico egli contava
2362 anni dalla Creazione al Diluvio,
e 1056 anni dalla nascita di Arphaxad due anni dopo il Diluvio flno alla
nascita d’Isacco che darebbe 936
anni dal Diluvio alla nast^ita di Aleramo. Queste date non sono esatte;
perchè troppo lunga la prima, e corta
di troi)})o Li seconda. Si vede però
che egli non le ha prese dai Settanta
perchè ne difTeriscono aiiaXto, e nel
computo delle generazioni, egli ommette quella di Chenan li, che trovasi
solo nei Settanta; c di coBs^uenia
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le deve aver prese da qualche testo
ebraico che seguiva il computo più
lungo, e da Adamo a Seth metteva
530 anni, ossia un secolo più dei Settanta. 11 computo infatti più breve
nelle Bibbie Ebraiche non apparisce
che dopo la niorte di lui; perchè Eusebio che morì nel 340 avendo consultato diversi esemplari di Bibbie ebraiche riferisce che gli uni abbreviavano, e gli altri allungavano le dale,
e riescivano differentissimi nella computazione dei lempi.
Quale fosse il motivo per cui gli
Ebrei mutilarono le genealogie patriarcali, è chiaramente spiegato da
S. EphremSiro, morto uell’aDno 578.
« Gli Ebrei dic’egli, hanno sottratto
« 600 anni dalle generazioni di Ada« mo, Seth ecc. per paura di essere
« convinti dagli stessi loro proprii li« bri santi della venuta di Cristo. La
« predizione della sua venuta a re" dimere il genere umano segnalando
" un termine di 5,500 anni, è chiaro
« che si sarebbe di già avverata ».
Questa stessa predizione o tradizione del Jlessia venturo nel corso
del sesto millesimo del mondo cosi
perfettamente avveratasi, ecco come
falsificando le cronologìe patriarcali,
intendevano deluderla gli Ebrei secondo che ci viene benissimo spiegaio
da queU’eccellenle annalista armeno,
che è il dotto e profondo Abulfaragi
p. 72. « Essendo stato predetto nella
Il legge e nei profeti che il Messia
<1 doveva essere inviato negli ultimi
« tempi, e non suggerendo ai rabII bini un ripiego plausibile di ripulì diare il Cristo ( Gesù figliuol di
Il Maria), pensarono di variare le geli nerazioni patriarcali da cui sola
<1 potevasi rilevare l’età del mondo.
« Sottrassero pertanto un secolo dalli l’età di Adamo fino alla nascita di
Il Seth, e raggiunsero al tempo che
Il sopravvisse a quella generazione.
Il Praticarono lo stesso verso gli altri
« discendenti di Adamo fino ad AbraII mo. Con tale espediente il loro com« puto provò che il Cristo dovea sili curamente essere manifestato agli
Il uomini nella metà del quinto mille« nario del mondo », la cui durata,
secondo loro, dovrebbe essere di sette
millenari, ossia 7,000 anni. Dicevano
pertanto « Noi, a conti fatti, siamo
<1 ancora in corso verso il quinto milII lenario, e di conseguenza, il tempo
Il assegnato iHla venuta del Messia è
« ancor lontano ».
Abulfaragi però non si dà per vinto,
ma computando i tempi .alla maniera
degli ebrei d’Oriente, risponde loro:
■I Voi mettete la creazione a 4220
anni innanzi la nascita del Cristo, che
noi cristiani riconosciamo pel Messia
venuto : vedete dunque che secondo i
vostri calcoli il Cristo adorato da noi
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sarebbe veramente venuto verso la
metià del quinto millenario del mondo,
termine, secondo voi dite, dalle sante
Scritture assegnato alia venuta del
Messia ».
Conviene per altro osservare che
computando i tempi alla guisa degli
ebrei d’Occidente, si hanno avanti
Cristo appena 5760 anni, conforme
ai calcoli di Seder Olam Rabba; onde
la nascita del Redentore dovrebbe
anticiparsi alla metà del quinto millenario.
L’origine di questa idea de’ sei millenari del mondo viene così spiegata
dal dottissimo Gregorio d’ Oxford :
« Nel primo versetto del primo capitolo della Genesi, la lettera ebraica
N {aleph), la quale nell’ai'itmetica degli ebrei conta ]>er mille, si trova sei
volte.
Di là gli antichi cabalisti traevano
la conclusione che il mondo sarebbe
durato seimila anni. Perciocché Iddio
impiegò sei giorni nell’opera della
creazione, e mille anni sono appo lui,
come il giorno di ieri {Salm. XC. 4.
11. Pieir. III. 8). Dopo dunque sei
giorni, vale a dire seimila anni di durata del mondo vi dovrebbe essere
un settimo giorno, o sabato millenario di riposo. ^
Questa tradizione primitiva degli
Ebrei fu altresì ritrovata fra gli oracoli sibillini, e nei versi di Esiodo, e
negli scritti di Dario Idaspe, l’antico
re dei Medi, o più probabilmente dei
Magi, e nelle opere di Ermete Trismegisto fra gli Egiziani, e venne adottata da alcuni primi Padri della Chiesa
cristiana, come Clemente, e Timoteo,
e Teofilo vescovo d’Antiochia, il quale
osservò, che siccome nel sesto giorno
Iddio ebbe creato l’uomo, e l’uomo
cadde in peccalo, così nel sesto giorno
del Chiliat (ossia nella sesta età millenaria del mondo ) nostro Signor
Gesù Crislo è venuto al mondo, ed
ha per la sua croce e per la sua risurrezione salvato l’uomo. Ma che si
sostenga o no questa tradizione, non
m’importa affatto, dice Gregorio. A
me, basta d’osservare che stando all’opinione di coloro che l’ammettono,
il nostro Salvatore dovrebl)e incarnarsi nel corso del sesto millenario
del mondo. L’essere pertanto uua tale
tradizione sparsa generalmente fra Pagani, Ebrei e Cristiani, si o no fondata che sia, obbligò gli Ebrei a studiar modo e via d’iuvalidarla, raccorciando i tempi della loro cronologia.
Questo raccorciamento apparisce nelle
genealogie degli Ebrei, e lo provano
gli stessi scrittori più antichi della
sùiagoga, non che l’esame accurato
dei Ubri santi. Nella genealogia antidiluviana la dizione centenaria si vede
ancora nelle generazioni sesta, ottava
é nona di Jared, di Metusala e di La-
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rnec. Se queste fossero state accorciate come le altre, le loro vite si sarebbero prolungate al di là del diluvio j in opposizione colla Scrittura ,
perchè sottraendone loro tre secoli,
il diluvio sarebl)e succedutone! 1356
anno del mondo, e per conseguente,
se si aggiungevano loro tre secoli
alla soprq>’vivenza, come si era fatto
cogli altri, Jared sarebbe sopravissuto
sessanlasei anni al diluvio, Metusala
200, e Lamec 95. Furono dunque gli
Ebrei costretti dalla necessità a non
alterare quelle date.
La testimonianza dell’antichità e
dei Padri della Chiesa primitiva è decisamente favorevole al computo de!
testo greco. Solamente Origene e Girolamo mettono la creazione all’anno
4850 avanti Crislo, e alcuni Ebrei
all’anno 3981. In simile conlrdyersia
però è da valutarsi assai ))iù l’autorità di Teofilo e di Eusebio, perchè si
sono espressamente applicati a studiare questa cronologia, e noi possiamo, senza esitare, tenerci ad Eusebio quando conchiude ; « La ragione
potentissima per la quale noi amiamo
di seguire la versione dei Settanta, è
perchè fu fatta sopra un originale
antico e intatto del testo ebraico ».
La nostra Bibbia ebraica indica
Tanno 4004 avanti Cristo per l'anno
della creazione. Qualunque sistema
però di cronologia si abbracci per
queste epoche rimotissime, non osta
mai alla intelligenza dei periodi indicati dai profeti,
SOCIETÀ
delle Missioni di liondra.
A prova sempre maggiore che le
missioni evangeliche promosse dalle
società protestanti vanno di bene in
meglio, alleghiamo i fatti seguenti,
che sono cavati dai rapporti letti nell’ultima assemblea della Società delle
■Missioni di Londra.
Africa bel Sud, Dopo la guerra,
che disgraziatamento scoppiala in Cafreria aveva sospeso la predicazione
evangelica de’ Missionari, e arrestato
in molti luoghi ogni esercizio di culto
cristiano, e disperso il gregge di molte
chiese , si spera vicino il ristabilimento delta pace, e i missionari hanno
già ripreso con uiolto zelo le loi’o fatiche apostoliche. Nelle numerose stazioni però, che erano lontane dal teatro della guerra, non è mai stalo interrotto l’esercizio del culto, e vi si
conserva una crislianilà tiorenle.
I missionari Modat, Ilamillon cd
Aslitou" sono presentemente occupati
a terminare la traduzione della Bibbia nella lingua sichmna, parlata da
quei popoli, di fresco venuti alla luce
delTEvanaelo.
7
n iev. LivingifoTi ha di rcc'ente
scoperto nuore (riWi popolose di Negri a circa loOO mislta dal Capo, fi
paese è intersecato da correnti d’acqua
abbondante , e ricco di grano e di
mele; gli abitanti mostrano molta intelligenza e sono assai à'ddesfrali nelJe
arti indasìfiali, ed hanno tutle le apparenze di una razza ben complessa,
robusta e forte. I/hitrodflzi(me dell’Evangelo fra loro non potfà che renderli uomini esatti neH'adempimento
dei propri doveri e quindi timorati di
Dio, utili al prossimo, sahti per Fonestà di costami, e operosi pel bene
della società. Il sig. Livingston spera
di presto addimesticarsi con loro, e
poter cominciare ad istruirli nella
scienza della salute.
Madag.vscab. La reazione pagafia
contro i cilstiani sostenuta dal fanatismo della Regina aggiunge sempre
martirii a martirii e vittime a vittime.
Le ultime notizie portano che 4 nistiani erano stati bruciati vivi, l i
gittati in fondo d’un precipizio, 8 Condannati in galera, 80 a redimersi
collo sborso di grosse somme e 1730
a multe più o meno gravi, secondo
la maggiore o mrnor colpa di cui furono dichiarati rei ver.^o la pagana
religion dello Sfato. Gli oiTicrali della
regia armata che avevano abbracciato
il cristianesimo sono stati condannaff
alla perdita del grado, degli stipcrtd}
e degli onori, è ridotti aiia còndizloriè
di .^empiici Soldati, cd obbligati a lavorare alla cosffuzIoTie faticosa d’tfn
edifizio in pietra per ùsoi del Governo
senz’altra paga ehe un duro e scarso
vitto, e senza vestimenta.
Con tutto ciò il giOvin principe,
senza atterrirsi dei furori della regina
madre, sta fermo nella fede evangelica che ha abbracciato. Il suo esempio dà coraggio à moTtì, che in faccia
ai tormenti non temono di confeásaríi
crísffam'.
Ponto LriGr, che è la città f)riiìcipale dell’isola, il missionario rev."
Lebrun, ha solfo la sua direziofie (nìa
con^egaxron nwmero'sa di l iO membri , la metà dei cjtiali sono indigeni
convertiti, e però esposti ad esSefe
un giorno a faltro fatti anch’essi bersagüo della persecuzione de’ reazionarif. 11 figliaolo primogenito del Missionario tiene scuola di teologia a
diversi giovani nel paese, che potranno un giorno evangelizzare i lor
Cittadini, nn altro figlio è agente della
Società a Moka, altra stazion principale deh'lsoia, e vi ha iritimamente
edificato una cqipella. Così sotto le
mfrtaccìe della più fiera persecnzione
i tnissicmari erangelid non si sgomentano, V vanno propagandò con
frutto il regno di Cristo.
ASKfttCA MEniDiowAi*. Le notizie
delia Giammaica, di Demerftra, e di
8
Berbice non possono essere più consolanti, e le stazioni della società evangelica in questi differenti luoghi
vi fanno sempre nuovi progressi. Ultimamente alla Nuova Amsterdam si
è consecrato al ministero pastorale
un giovine indigeno che è, il primo
predicatore somministrato da questi
luoghi al Vangelo.
Oceania. A Menckai, una delle isole Penzyn, due evangelisti indigeni
hanno avuto la gioia di trarre alla fede del redentore una folla incredibile
di pagani; 1 templi de’ falsi Dei sono
stali distrutti, le imagini che erano esposte alla venerazion de’ divoti sono
state tutte pubblicamente incendiate;
il giorno della domenica vi è religiosamente osservato, sono state aperte
diverse scuole pei fanciulli dell’uho e
deH’altro sesso, e due chiese cristiane
ultimamente erette di nuovo sono
sempre nei giorni e nelle ore dei divini uffici piene zeppe di una popolazione sitibonda della parola di Dio.
Nelle diverse isole di questi paraggi
sono molti gli evangelisti indigeni che
esercitano il sacro ministero. Nel collegio delle Missioni di Taiti, Barotonga e Samoa fondato dai missionari
della società protestante inglese si
contano sempre da 50 a 60 allievi
indigeni.
Indie orientali. La società delle
Missioni di Londra occupa in questo
vasto paese 21 stazioni principali a
cui sono annesse moltissime altre
succursali. Nella stagione dell’anno
che il calore non è cosi forte da impedire l’esercizio della predicazione
i missionari vanno sempre in giro
spiegando le sante Scritture e dispensando trattati religiosi. Le scuole della
Società nell’ìndia sono in numero di
300 ed hanno circa 1400 allievi
maschi e 1-230 femmine. Queste ultime sono per la maggior parte alloggiate ,nudrite, abbigliale, ed istruite
dalla pietà materna delle mogli dei
missionari. Molti allievi usciti di
queste scuole sono attuahnente impiegati in qualità d’istitutori ed istitutrici.
A Calcutta si è posto mano a fabbricare un nuovo collegio protestnnie
che potrà contenere 1100 allievi
mentre l’attuale uon ne contiene che
800.
Impero celeste della Cina. La
società protestante vi ha 4 stazioni
che sono stabilite a Cantori, a llongHong, a Moy, e a Sangai. Queste
Chiese hanuo fra i loro aggregati moltissimi cristiani Cinesi e due di esse
sono sotto la direzione di pastori in digeni, che godono riputazione di
profonda pietà, e posseggono perfettamente le scienze sacre. Le scuole
protestanti di Hong-Hong dirette dal
dottor Legge e da sua moglie sono
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asítü fi'e(¡uenlale du molli giovani Cinesi die vi si preparano per la carriera evangelica. Scrive da Cantón 11
dottore Hopson che l’ospedale fondalo in questa Città ha nel corso di
circa tre anni dato ricetto a 70,000
ammalati. 11 venerabile signore LeangAfa e il suo suffraganeo nou hanno
mancato mai d'annuaziare il Vangelo
a coloro che si presentavano per essere curati, e così molti venuti all’ospizio per ricuperare la salute del corpo, ne hanno riportato anche quella
dell’anima. Una nuova cappella evangelica è stata aperta a Shangai.
Si hanno molti indizi per credere
che le verità fondamentali dei Cristianesimo fanno progresso nella Cina
fra le classi elevale e forse sono già
penetrate colà dove non è ancora sUito
permesio di avanzare il passo a niun
ministro dell’Evangelo.
Taiti. Malgrado l’opposizione delle
■ autorità francesi, gelose deU’influenza
che si sono ivi acquistata i missionari Inglesi, l’opera del Signore va
innanzi in quest’isola. Le chiese migliorano visibilmente, e se qualche
cristiano indigeno se n’è allonlanato
per leggerezza, o tentato dalle seduduzioni di qualche francese, niuno
almeno ha abbracciato il papismo. La
regina Pomarè si mantiene costante
nel proteggere la fede Evangelica, e
non si smarrisce fra i pericoli che
le'suscita contro il partilo franoese.
Isole dei Navigatori. La pace vi
è stata ristabilita, e gli indigeni convertili. al'Cristianesimo sono tornati
a riprendere l’interrolto servizio del
loro culto, e in. pochi giorni si sono»
dispensate fra loro 1500 copie del
nuovo Testamento.
STORIA DI ALCUJ¡£ DOTTUISE
tja dottrina della g m/Ja
c del merito delio opere,
’{Condii. — V. il num. 38).
-IO Pelagio — 4 1 è assoluto drfun concilio — 12
è condannato in Africa e a Koraa ila Papa Innocenzo I. — 13 è assoluto e condannato di
nuovo <la Papa Zosinjo — li Cassia no e i Semipelagianì.
IO Pelagio monaco iugtese aveva appresala teologia sugli scrini diOi igeue,
e sulle teorie dei (ilosofi pagani, anziché appreucTerla sul Vangelo, e sugli
Scritti apostolici. Una tale teologia non
poteva se non ciie ispirargli sentimenti
pagani sulla grazia, e sul libero arbitrio
dell’uomo. 11 di lui sistema teologico
uon era che un deismo mascherato dat
cristianesimo. Egli insegnava die l’uomo
poteva essere salvato tanto per la legge,
che pel Vangelo; negava il peccato originale, e la corruzione dell’uomo : sosteneva che, anche senza il soccorso di
Dio, l’uomo può osservare per intero e
con perfezione tutta la legge. Pelagio
non negava la grazia francamente; ma
ammettendola a s^o modo, e non secondo l’Evangelo, la distruggeva di
10
fatto. Egli diceva la grazia non essere
altra cosa che la liberlà naturale dell’uomo colla quale tutti nasciamo. Ma
siccome una tale definizione era iroppo
nianifestauiente contraria alla Bibbia ed
al senso comune, egli cercava darle una
apparenza evangelica aggiungendo, clie
la grazia consisteva ancora nella dollrina celeste, la quale ci traccia la linea
dei doveri da seguire, e ce ne facilita
l’osservanza proponendoci l’esempio di
Gesù Cristo, e presentandoci dei possenti motivi per agire.
Una tale eresia che riduceva al nulla
l’opera di Cristo si propagò con una
mirabile celerità. 11 monaco inglese percorse le principali città dell’impero per
spargere la sua nuova dotlriua. Incominciò a proporre le sue opinioni sotlo
la modesta forma di domande che fossero stale indirizzate a lui da altre persone : ma incoraggiato per qualche successo, si espresse più francamente, e
lasciò conoscere meglio 1:(, sua dottrina,
1 monaci, siccome abbiamo osservatg,
avevano già, nella pratica almeno, la
stessa dottrina della salvezza per le opere, Pelagio dunque credè che ! Mona,
sieri fossero il terreno più proprio per
seminarvi la sua eresia. Con tale scopo
si rese nella Palestina ove i Monasteri
abbondavano più cbe altrove; ma Girolamo che colà si trovava, si dichiarò
apertamente conlro di lui. Una guerra
più forte ebbe a sostener Pelagio per
parie di Paolo Orosio l’islorico spagnuolo, ed il grande amico di Agostino,
Lo zelante spagnuolo dichiarò eretica la
dottrina di Pelagio» Giovanni vescovo
di Gerusalemme raunò il suo clero a
concilio; Orosio sostenné l’aceusa di éresia, cd il clero di Gerusalemme era sul
punto di condannare Pelagio; allorché il
vescovo GioTsrnni, secreto fautore deire^
reti co parò il colpo dicendo che per giudicare una causa di eresia vi bisognava
un concilio di Vescovi. Intanto scrisse ad
Innocenzo I, die era allora vescovo di
Roma per avere la Sua opinione sulla
dollrina Controversa; e vietò a Pelagio
d’insegnare la sua dottrina, ad Orosio
ed àgli altri di attaccarla prima della
decisione di un concilio,
11. Trovavansi allora in Palestina due
vescovi delle Gallie, banditi per turbolenze dalle loro sedi, essi erano Ero e
Lazzaro: costoro amanti di querele, di.
spregiando il divieto del Vescovo di
Gerusalemnie si unirono ad Orosio, ed
attaccarono Pelagio. Giovanni si lagnò
perchè il suo divieto fosse così stalo violato per parie di codesti vescovi, e
fosse così riaccesa una querela che egli
si lusingava aver acquietata coll’imposizione del silenzio. La controversia divenne allora universale per tutla la Palestina, e si conobbe la necessità di un
concilio per porvi fine. Si ratinarono
duuque a sinodo tutti i Vescovi della
Palestina a DIospoll, e citarono i contendenti a comparire. Pelagio andò al concilio, ma I suoi accusatori Orosio, Èro,
e Lazzaro non comparvero. 11 concilio
esaminata la dottrina di Pelagio, la dichiarò ortodossa.
Pelagio alloia profitl-ò delta buona
posizione nella quale lo metteva la falsa
decisione del concilio Diospolitano, e si
mise ad insegnare pubblicamente la sua
eresia. Quasi lutti i monaci e gli ecclé-
11
sìbsIìcì i più rimarchevoli deU’Onetite,
diveouero Pelaglani: il celebre Teodoro Mopsuesteno divenne uno dei più
xelaali prolellori dell’eresiarca. La dot«
trina pelagiana divenne la dottrina delrOriente. Infatti era la dottrina già praticala dagli asceti, dagli entusiati, dai
platonici, dai mistici, dai monaci ; Pelagio non aveva fatto che formularla.
12. Un tale successo della eresia spaventò coloro che tenevano ancora per
la dottrina evangelica della salvezza per
la grazia. Girolamo esercitò ^sebbene
secondo il suo solito con poca misuraj
tutto il suo zelo contro Pelagio, e lo
accusò di eresia, e prociamollo eretico
nocevole. Agostino nelTAflrica non si
tacque; che avvisato dall’amico Paolo
Urosio di quello che si era passato iu
Palestina, mise sossopra le chiese della
Africa.. Due concili, uno di Cartagine,
l’altro di Milevi si raunarono in Afirica
per giudicare Pelagio e la sua dottrina,
ed ambedue condannarono questa, obbligando Pelagio ed i suoi aderenti ad
una ritrattazione sotto pena di essere#
dichiarati eretici. Innocenzo I era allora
vescovo di Roma. I vescovi Africani
dopo condannata la dottrina di Pelagio
volevano che i Vescovi di Occidente facessero altrettanto : scrissero perciò al
vescovo di Ruma, il quale dopo le formalità d’uso, condannò anch’egli la dottrina pelagiaqa.
13. Se iu quei tempi si fosse creduto
alla infallibilità del Papa, dopo la condanna d’Innocenzo, la causa sarebbe
stata finita, ma accadde precisamente il
contrario. Pelagio mandò a Roma il suo
discepolo Celestio, il quale seppe cosi
ben fare presso Papa Zosimo che era
succeduto ad Innocenzo, che non fidandosi all’infallibilità del suo predecessore,
volle provare la infallibilità propria, e
per renderla più solenne raunò uu concilio, esaminò di nuovo la causa già decisa dall’infallibile Innocenzo, e infallibilmente dichiarò ortodossa la dollrina
di Pelagio, e condannò i di lui accusatori degradando dal vescovato Ero e
Lazzaro; e quasi ciò fosse poco approvò
il formulario della dottrina di Pelagio,
che codesto eresiarca aveva inviato a
Ziosimo ed al suo concilio di Roma. Nel
tomo degli atti dei concilii alla pag.
1565 esiste ancora la confessione di fede
dell’eresiarca approvata da Papa Zosimo,
e nel medesimo tomo esistono le lettere
di codesto papa ai vescovi : uella lettera
quarta il papa dice che tutto il concilio
insieme con lui furono edificati dalla
lettura della professione di fede di Pelagio, fino a piangerne per la consolazione; e non potevano comprendere
come un uomo di fede cosi pura avesse
potuto essere giudicato siccome eretico.
I vescovi africani con Agostino alla
loro testa poco curandosi del giudizio
del papa e del suo concilio, persisterono
nella condanna di Pelagio; e seppero
così ben fare, che «Ila fine lo stesso Zosimo, (tanto ignorava la sua infallibilità!)
cangiò di parere, e condannò Pelagio,
Celestio, ed i suoi aderenti siccome eretici; e per portare la sua incostanza
al più allo grado possibile scrisse contro
di loro all’imperatore Onorio invocando
l’aiuto del bcaccio secolare onde perseguitarli (I),
(4) P. Pagi Oetl. Raoi. Pontif. ia Zoiim. 50.
12
14- L’autoriià di Agoslino e di Girolamo era grande in tutta la chiesa, e la
dottrina di Pelagio sarebbe forse stata
estinta nel suo nascere per l’autorità di
questi grandi uomini. Dna tale dottrina
rovesciava dalle sue basi ¡1 cristianesimo,
e spaventava chiunque aveva ancora a
cuore la santa dottrina del Vangelo.
Però la dottrina pelagiana sebbene condannata come dottrina, era però ritenuta
come pratica, specialmente dai monaci.
Spettava dunque ai monaci di trovare
un' ripiego curialesco onde difenderla
senza incoi’rere nella eresia. Cassiano
fondatore di un celebre monastero in
Blarsiglia si incaricò di accomodare la
bisogna. Egli prese ie due dottrine opposte, quella cioè di Agostino, e quella
di Pelagio ed invece di confrontarle
colla parola di Dio per vedere se per
avventura i due antagonisti avessero
dato in qualche eccesso, le paragonò fra
di loro, e quasi egli si fosse l’arbilro
delle credenze, compose delle due dottrine un sistema di transazione. Questo
sistema si chiamò semipelagianismo. Ecco
le fondamentali dottrine di questo sistema. Essi dicono che la grazia di Dio non
è necessario che prevenga l’uomo, il
quale può colle sue sole forze eccitarsi
a sentimenti di ravvedimento sincero:
dicono che l’uomo può da se stesso acquistare la fede in Gesti Cristo, e formare il progelto di una vera e compiuta
obbedienza: ma, aggiungono, che se
l’uomo può incominciare da sè, nou può
però da se continuare, e molta meno
perseverare, ed avanzare nella santificazione senza l’aiuto della grazia. Ecco i
-loro principii fondamentali. 1 " Dio non
da la sua grazia in seguito dell’eterno
decreto della predestinazione a coloro
che sono salvati; ma la dà a tutti, vo>
lendo salvare tutti coloro che adempiono
alle condizioni poste dal Vangelo. 2°
Gesù Cristo è morto per tutti gli uomini
e non soltanto per gli eletti. 3“ La grazia che Gesù ha acquistata e che è necessaria a salule, è offerta a tutti. 4"
Prima della grazia l’uomo può avere la
fede cd i buoni desiderii. 5“ L’uomo
essendo libero può resistere alla grazia
di Dio.
1 discepoli di Agostino attaccarono
con molta forza i semipelagiani : tutti
quelli che cercavano i dommi nella Bibbia piansero su questa ftuova'eresia ; ma
i raonaci, gli uomiui di mondo, e i cristiani superficiali l’abbracciarono con
entusiasme. Essa è così conforme ai
principii ricevuti nei monasteri, si accomoda così bene al cuore dell’uomo
non rigenerato che trovò dappertutto numero grande di partigiani. Ciò non ostante molti concilii la condannarono. Ma
le decisioni dei concilii uon poterono arrestare il torrente; la dottrina della propria giustizia invece della dottrina evangelica della giustizia di Gesù Cristo incominciava a radicarsi nel cristianesimo
decaduto fin dal quarto secolo.
K1T1!$TA CRITICA
Dell» stampa clericale
È curioso a leggere in un numero del
Cattolico questo concetto >• Noi catloHci
non ci armiamo che di preghiere n, e
poco sopra una litania d’insulti contro il
protestantismo, contro i protestanti, con*
13
tro VOpinione, conlro il Fischietto, e
contro la Gazzetta del popolo. Cosi è
curioso Hi leggere nello slesso numero
quest’allro concetto m iVbi cattolici capitanali dal sommo Pontefice Pio IX,
dal fedele suo Episcopato (osserviamo
qui tra parentesi, che l’Episcopato Piemontese non è più del Piemonte, ma
del Papa; e però non ci fa meraviglia,
se inalberando il vessillo del Papa coraballe le libere istituzioni governalivc
dei Piemonte che s’incontrano per le
calcagna colle anarchiche di Roma) abbiamo per elmo, per iscudo, per ispada,
la sola preghiera «, e iiiimedialamente
dopo vedurlo far uso della maldicenza
per render odiosi gli uomini che non
pensano cóme lui, chiamandoli i Siccardìani, i Nuytziani, i Boiiicompagni
etc. Curioso è poi che dalla sentenza di
condanna pronunciata in Torino dai
Giurati contro il signor Conte Costa
della Torre, che c certamente a giudizio
di lulti un magistrato integerrimo, e
non venne aflatto condannato per delitti
infamanti, ma solo per delitto di stampa,
il giornale cattolico deduce che tulli gli
scrittori clericali condannati per egpal
delitto di stampa sono sempre innocenli,
e di più souo tulli fior d’onestà; e fiu qui,
benché in buona logica il discorso non
corra, abbiasi pure o gli si passi per vero :
una persuasione clic nella sua modestia
lo consola, la tenga allegrameule per sé
e buon prò gli iaccia. Ma quell'allra deduzione, che in biasimo e vitupero della
Religione protestante egli trae daU’assolutoria del dottore Achilli in Londra,
come perdonargliela? Se il doltor Achilii, come il Cattolico asserisce, e colla
sua solita carità crisliana mostra di credere anche dopo una sentenza giuridica,
non era un buon Ecclesiastico* nella
chiesa di Roma dove fu Predicatore e
Professore, ne hauno forse colpa i Protestanti? Fosse l’Achilli stato mille volte
peggiore di quello che pretendeva il suo
accusatore Nev^man, ai Protestanti che
monta? Vedendo noi evangelici che quésto soggetlo nella chiesa di Roma ha,
no'n ostante una condotta si apertamente viziosa come voi dite, continuato
per anni l’esercizio del sacro ministero,
avremmo ogni drillo a conchiudere che
nella vostra chiosa non si guarda così
per sottile come fra noi alla morale dei
ministri del culto, c ove fossimo al par
del Caltolico amanti di tirar conseguenze
diremmo che nella chiesa dei Papi dura
pur troppo aucho ai uostri di non corretta ia perversità dei costumi, che regnava alla corte di Alessandro VI e di
Leone il X. Ma noi che evitiam volentieri simili questioni sempre odiose, perchè personali, e sempre scandalose perché di materie lubriche, e sempre irreligiose perchè offensive della carità,
vogliam francamente riprovare lo spediente preso dal signor Newman di
intentare un processo da cui non poteva
venire la edificazioue di nisssunoj e solo
scapilo alla riputazione della cliiesa di
Roma. E il trionfo che oggi ne mena il
Cattolico richiamando memorie che Io
dovrebbero far arrossire per poco che
avesse riguardo all’onor della sua chiesa,
e sperando con ciò creare disprezzo alia
religione evangelica, è quanto si può
mai.dire stomachevole. Finalmente se
un cristiano delia chiesa di Roma dopo
14
di avei’e come s. Agoslino percorso tutte
le vie del peccato e delia iniquità, un
bel gidrno è tocco dalia grazia di Dio,
e si converte alla lede evangelica, sarà
questa forse uu’azione da doversene vergognare i cristiani evangelici, o come li
chiama il Cattolico, i protestanti? E se
quest’uomo dopo la sua conversione ricade, dovrà dirsi che la fede evangelica
sia malvagia? favorisca il vizio? meni al.
l’e’npietà? Conosce forse il Cattolica
qualche chiesa nel mondo, la quale
possa dare a’ suoi seguaci la iinpeccabilità? La sua certamente non è, perchè,
quando fosse iu questa persuasione, a
che, le domanderemmo, tanto spreco di
confessioni e assoluzioni? Se dunque non
vi ha chiesa die doni la impeccabilità,
non bisogna mai chiamarla in causa delle
male azioni che possono commettersi
dai singoli fedeli che le appartengono.
Ognuno deve rispondere individualmente
a Dio e agli uomini, tìuai al Cattolico
se dovesse la sua chiesa rispondere dei
malfattori tutti, che vanno a messa, e si
confessano I
Il Cattolico. Ogni matrimonio legiltimo
ossia celebrato secondo voglioD ie leggi
non dà cbe prole legittima, e di conseguenza tutti i figli nascituri in Piemonte
da malrimoni fatti colle formalità legali,
prescritte dalla nuova legge Buoncompagni saranno legittimi,'ossia riconosciuti
dalle leggi e protetti nei loro dritti come
veri figli. Ciò è chiaro per chiunque abbia
non dirò imparalo, ma salutato da lungi i
primi elementi di dritto civile. Ebbene, un
teologo del giornale Catiolico se n’esce a
cantarci che quei figli con tutta l’approvazione della legga civile posson essere
tuttavia bastardi. E sapete perchè? perchè
stando alla legge Boncompagni può essere
riconosciuto per valido un matrimonio invalidato da impedimenti canonici. Non è
questo o sig. Cattolico un burlarvi de’voslri lettori? La nuova legge abolisce appunto in materia matrimoniale il gius canonico per sostituirvi il civile, e voi ragionate come se colla l^'gge Boncompagni
dovesse o |)otesse restar in vigore la legge
canonica.
Se il matrimonio colla nuova legge è
tolto dalla giurisdizione ecclesiiVstica per
venir consegnato alla civile, vedete betie
che da questa e non più da quella dipende
lalegiitimitàdel connubio, e quindi ancor
della prole. Il parlar dunque di bastardi
e di bastardume in matrimonllegali non
ha senso, ed è un’assurdità la vostra di
mettervi a persuadere la gente, che obbedendo alla nuova legge avrà figli bastardi.
Tutto ciò che la chiesa ha potuto e diciamo
anche dovuto ordinare perla validità dei
matrimoni, quando lo Statone lasciava a
lei interamente la cura, non ha pili luogo
dal momento che questa cura è restituita
allo Stato, a cui incombe obbligo di tutelare i dritti e i doveri di famiglia.
La Chiesa rimane libera da tutte queste
brighe, e non pensa nè deve pensare che
a quella sola parte ministeriale, la quale
consiste nel celebrare il solito rito religioso, quando ne sia richiesta dagli sposi,
ed abbiano essi adempito alle prescrizioni
ecclesiastiche puramente spirituali; perciocché le canoniche per gli elTetti legali e
civili sono abolite in tutti i paesi anche piti
cattolici come Francia, Austria e Napoli, e
nou vivono che negl’infelicissimi Stati Romani, dove regnano ancora gli Oracoli teologici iq luogo di legge, «d è permanente
15
l’anardii^ che casce dalja confusione dei
due poteri.
IVOTIZIE RElilCIOSE
\ Gencwì, Lanotttì del 28 agosto è gran
convegno ai santuario della Madonna
della Guardia, santuario ricchissimo situato sopra il comignolo di luj alto monte
distante un 12 luiglia da Genova.
È udìciato da quattro cappellani. 11
giorno 28 uu pellegrinaggio composto
per la maggior parte di contadini e di
villanelle accede a frptte al santuario;
ivi è un ospizio, ma esso basta appena a
ricettare una decima parte dei pellegrinanti 5 nove decìjni prendono alloggio io
diiesa, ed ivi senza distinzione di sesso,
sdraiandosi alla rinfusa pernottano.
La fioca 1ucȓ di poche lampade riV schiara scarsamente le tenebre ; trascorse
poche ore le lampad? si spengono o ^emlspengono.....Non tutti i pellegrinanti si recano a quel santuario per sentimeoto di devozione.
Francia. Il vescovo di Luijon per uc
alto di fanatismo iocredi bile, lia ricusato
di festeggiare il 15 agosto. Ricorderanno
i lettori dell» Buoiitt Novella (N° 37)
che l’autorità municipale di Cugand sostenuta dal prefetto fece seppellire il
cadavere d'un protestante nel cimitero
unico di quella parrochia, she*ic di soli
cattolici. Il ministro dei culti l^fciaud^si
piegare alle del cJerp appoggialo
dal proprio yescovp, che è appunto
quello di Luoon aveva contro l'espressa
disposizione delle leggi ordinato che
fotpe qgel Cidavere disseppellito per
essere sotterrato luori del cimitero. Le
autorità locali pon diedero esecuzione a
simil ordine perchè contrario alle leggi,
11 vescovo se n’è adontato, e in occasione
che il Governo prescrisse la celebrazione della festa del 15, come la sola
fesla nazionale della Francia, mandò
fuori il seguente avviso : « La Diocesi è
X immersa nel dolore iu seguito dell’inau dempimento degli ordini dati dal sig.
« Ministro deli’ Istituzione pubblica e
» dei culti riguardp al cimitero di Cu« gand. 1 cantici di rigraziamento suo•< nerebbero male in così deplorabile
«condizione, e S. E. R™“ secondochè
M ha già fatto sapere al Governo uon
« intende far cantare il Tv Dcuhi pel 15
u agosto, se prima non siasi riparato a
•< questo disordine ».
—11 card. Segretario di Stato di S.
Santità Pio IX ha voluto metter bocca
nella quistione dei classici tra VUnivers
e il vescovo d’Orleans, e ha dato torto
al primo conchiudendo che il secondo
non aveva ragione. Cosi decidevansi le
liti dagli oracoli sibillini.
jNGniLTERRA. Martedì 3 agosto sette
persone, quattro uomini e tre donne
hanno abiurato il cattolicismo nella
Chiesa di s. Giovanni a Liverpool, c
sono itati ricevuti nel seno della Chiesa
anglicana.
CROSACHEnA POLITICA
Tpajíio. U 23 corr. verso le 3 pomeri,
diane, così VQpinione, fu trovato in Po
vicino alla Madonna del Pilone il cadavere del cavaliere Lentorna, pensionato
dol ministero 4ella guerra. Egli si era as»
16
seutato di casa da ciuque giorni. Agiato
cd iuoltrato in età, si atlribiiisce il suo
suicidio a fastidio della vita per
¡Tiolestia di preti per affari di famiglia. Poche ore prima che uscisse
di casa per andare al Valentino a far
getto della sua vita, era stato a trovarlo
un ecclesiastico, che ebbe con lui una
conferenza, in seguito alla quale ei parve
preso da stanchezza e da cupi pensieri. '
Genova. Il Corriere Mercantile pubblica ia seguente protesta :
». L’avvocato Carlo Muzzarelli si crede
in debito di smentire pubblicamente e
nel modo più assoluto la voce sparsasi
da (jualc}ie dì ch'egli appartenga in alcuna guisa ad una socielà biblica od altra qualunque con intenzione di propagare il protestantismo. Quindi nega simllnìenlè l’autenticità e il valore di
qualunque preteso documento che si ponesse innanzi per confermare l’accusa *i.
Bologna. Alle notizie riportate da
alcuni gioruali sugli arresti eseguiti non
ha guari in Bologna di 28 sludenti, se
ne aggiungono ancora altri, e specialmente in Perugia del barone Danzetta,
Bòrelli e Pettini, e di due soldati di finanza, uno graduato e l’altro comune.
Oltracciò fu fatta dagli Austriaci una
perquisizione in casa del conte Omero
Montesperelli.
Roma. Sua Santità il papa è decisamente colpito da idropisia. Il santo Padre può durarla qualche lempo, ma alfine
sarà giuoco forza che si lasci forare.
Napoli. —È stata chiusa a forza per
mano di sgherri la pensione protestante,
dove da anni erano educati ed istruiti I
Irgliuoli delle poche famiglie evangeliche
domiciliate nel Regno. Il minislro Inglese
presso la R. Corte . della Due Sicilie ha
preeo ha cuore la cosa, perchè la direttrice era inglese e non avea mai mancato
alle leggi ; onde si spera che sarà quanto
prima riparato ai danni ed interessi delle
parti offese, e verranno ripristinati i Protestanti nel dritto sacrosanto di educare
la prole.
— Il Re ha fatto grazia a .“ieO galeotti
rei di delitti comuni, se pochi se ne eccettuano, e lascia languire ne’ ferri l'immacolata anipja di Poerio, di Settembrini, di
PiroDti ecc. !
Parigi, 11 principe di Canino Carlo
Bonaparte, già vice-presidente dell’Assemblea repubblicana di Roma, intraprenderà, dicesi, sotto gli auspici del govèrno francese'un viaggio di esplorazione
scientifica nella Oceania. Pare che l’illustre Humboldt abbia approvato piènamente il programma ed il disegno di
questo viaggio che può tornare utilissimo
alle scienze naturali, dove si è sempre
assai segnalato l’ingegno del Principe,
come ne fanno fede le voluminose opere
da lui date alla stampa.
— Il Moniteur pubblica il decreto
che convoca i collegi elettorali della
terza e quarta circoscrizione di Parigi
onde nominare i due deputali in surrogazione dei signori Cavaignac e Carnet
dimissionari per rifiuto di giuramento.
— Scrivono alla Nailon che la sera
del 15 si osservò che il palazzo di residenza della Legazione Russa non era
illuminato.
— Il Journ. de Debats annunzia, che
la convenzione fra la Francia e il Belp’o
intesa a tutelare la proprietà letteraria,
e stala firmata.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gcrenfe.
Torino, — Tip. Soc. di A. Pom e C.