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Anno 126 - n. 50
21 dicembre 1990
Ultimo numero dell’anno
L. 1.000
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Gruppo II A/70
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
NATALE 1990
Tra vecchio
e nuovo...
Quando ero ragazzino c’era
un’espressione scherzosa che si
ripeteva spesso: « Forse nel
2000... si andrà sulla luna »; e
un simile viaggio pareva altrettanto impossibile quanto avere
in casa frigoriferi e televisori o
vedere le strade intasate di auto di tutti i tipi. Ma siamo quasi allo scadere del secondo millennio e il progresso tecnico ha
raggiunto limiti ritenuti invalicabili che sono andati ben oltre la «passeggiata sulla luna»l
Così come altri limiti sono stati
superati: le frontiere tra gli stati europei stanno per cadere e
persino tra le chiese ci sono ora
possibilità di dialogo, di integrazione, di unione e di collaborazione altrettanto impensabili un tempo quanto certe evoluzioni della tecnica.
Di bene in meglio, dunque?
Veramente il nostro augurio
di buon 1991 ha solo il significato di ringraziamento a Dio
per i doni del passato e per
quelli che sicuramente ci vorrà
fare?
Certamente no! Ma se da un
lato la nostra deve essere una
preghiera di ringraziamento,
dall’altro deve essere anche una
preghiera di pentimento.
L’occidente europeo — che
si vanta di essere cristiano ■—,
non pago di avere scatenato
due guerre mondiali in meno
di cinquant’anni, ha poi sprecato risorse della natura e usato prevalentemente in modo
malvagio l’indubbio progresso
tecnologico. E oggi le previsioni per il futuro sono catastrofiche a livello mondiale, il 1991
potrebbe essere un anno di
guerra anche per gli europei e
le parole recessione, inflazione,
crisi, disoccupazione rimbalzano sugli schermi televisivi, raffreddando un’atmosfera natalizia già ormai scaduta a livelli consumistici.
Mi rattristano e mi angosciano quei suicidi a catena praticati dai giovani proprio servendosi delle auto, uno dei simboli più importanti del nostro
tempo, e il darsi alla droga di
altri come a un suicidio ritardato. Ma è vermente una moda, come si legge a volte, una
viltà, una debolezza, una incapacità di lottare, una mancanza di voglia di lavorare, come molti affermano?
Non c’è invece una disperazione fredda e terribile per un
avvenire... che forse non esiste
nemmeno, o un rifiuto di buttarsi nella « virile » lotta per
la vita, strappando lo spazio
agli altri, usando violenza e
sopraffazione per essere poi a
propria volta violentati e sopraffatti?
In questo periodo è quasi
d’obbligo aspettarsi un’iniezione di speranza e di conforto!
Ma non si può e non si deve
dire: pace, pace! quando pace
non c’è (Ger. 6: 14).
In quanto credenti siamo
perplessi ma — ricordiamoci ■—
non disperati (2 Cor. 4: 8) e
cerchiamo nella Parola la via
da seguire; per questo mi pare
sia giusto attualizzare e presentare come parola guida per il
tempo che ci sta dinanzi quella
profetica detta da Isaia al re del
piccolo regno di Giuda che,
stretto come in una morsa tra
due regni nemici, sembrava dover sparire irrimediabilmente
dalla faccia della terra:
« Stà attento, non ti agitare,
non aver paura e non lasciarti
intimorire... » (Is. 7: 4).
In altre parole, non temere i
potenti che ti vogliono annientare e non cercare scampo con
alleanze infide, anche se momentaneamente sembrano utili..., non pensare che l’uso della
forza sia una soluzione.
Così, per quanto sta in noi,
lottiamo pacificamente contro
l’uso delle armi e del denaro
per incrementare l’odio e le
guerre — tutte le guerre —
e insistiamo con costanza e tenacia nell’affermare che non si
otterrà mai pace umiliando o
annientando questo o quel popolo.
E magari ogni giorno, ispirandoci agli ugonotti, con cocciutaggine facciamo la « guerre du papier » (la guerra delle
scartoffie), una delle opposizioni pacifiche alla nostra portata.
Ossia resistiamo all’inerzia e all’indifferenza in tutti i campi
(per esempio pensiamo alla burocrazia), che minacciano di
soffocarci e annullarci. Non
possiamo guardare il male senza reagire e aspettare che Dio
punisca « gli altri », proteggendo la nostra pigrizia.
Il 1991 non potrà che essere
per i cristiani in Cristo un anno
di impegno per la giustizia e la
pace, che certamente potrà toglierci quella tranquillità a cui
teniamo tanto, magari coinvolgendoci in situazioni inaspettate.
Non tiriamoci indietro!
Quando Dio ci concede del
tempo, non sprechiamolo ma
riempiamolo di contenuti di fede e di speranza, contro la disperazione (Rom. 4: 18), convinti che ciò che vince veramente e in modo duraturo è
l’amore, l’agape di Dio per noi
tutti, annunciata nel Vangelo
di Natale!
Bruno Costabel
RACCONTO
Una Cena di Natale
Il freddo e la fame del dopoguerra nella povertà della Bassa - « Fu
chiesa » nel momento in cui i fedeli si riunirono intorno alla Bibbia
Luca 14: 15-24
Un inverno e addirittura
un Natale così li ricordava
solo ”il Batèl”, quello che
aveva fatto la campagna di
Russia. Le cavedagne erano
cinture di ghiaccio attorno a
campi bruciati dal gelo, gli
alberi esponevano ramaglie
rilucenti come cristalli di
Murano. Quanto alla neve, la
solita storia: favolosa, eccitante nelle distanze; ma sulle
strade un trogolaio infido di
fanghiglia e sbavature dell’ultima fioccata.
Le persone che passo su
passo, lente, praticavano il
sentiero proposto dai primi
avventurati, quelle donne e
gli uomini che ’’andavano in
chiesa”, non ricordavano ceri pastori di Betlemme. Anche
la chiesa, pur avendo l’aria
d’un rifugio di fortuna, mancava di quanto ci vuole per
allestire un presepe: invece
della mangiatoia col puttino,
per esempio, aveva un tavolo da cucina apparecchiato
solo con pane e vino.
Là dentro — adesso —
qualcosa doveva succedere.
Nelle chiese, fatte di gente
viva, sempre deve succedere
qualcosa. Lo avvertiva bene
anche ’’l’anziano” della piccola comunità: era un incrociarsi di sguardi che alludevano a qualcosa, senza altro
suono che non fosse lo scalpiccio delle persone che lente, come affaticate per una
lunga marcia, si avvicinavano alla tavola. Finalmente,
”il Batèl” parlò per tutti:
« Quest’oggi non possiamo
fare la Santa Cena ». E spiegò all’anziano: « Venerdì
scorso, quando c’è stato il
saccheggio dell’ammasso-grano, c eravamo anche noi. Nelle nostre case, oggi, mangiamo la minestra e il pane fatti
col grano rubato all’ammasso ». Aggiunse ancora: « Le
nostre famiglie sono alla fame, al freddo, ed è Natale ».
Era così, in quell’atroce
dopoguerra. Nella Bassa i bifolchi non facevano una giornata di lavoro da novembre;
alle mondine non restavano
che i dolori contratti nelle
risaie del Vercellese, perché
il riso e i pochi soldi riportati a casa erano finiti; il bottegaio aveva chiuso per non
dover dare altra roba a credito. Anche il pane per la
Santa Cena veniva dall’ammasso.
Ora ’’l’anziano” doveva
parlare, lui che veniva da un
altro paese con cibi e legna
in abbondanza. Prese coraggio: « Sentite, intanto facciamo con ordine un cerchio attorno alla tavola della comunione. Ascolteremo quanto il
Signore ha da dirci su questo
caso ».
L’uomo era così imbranato che scorreva le pagine del
Vangelo, senza un riferimento; mise tempo, prima che il
suo sguardo si fermasse sulla « parabola del gran convito »: fu deciso a leggerla.
La parabola non aveva bisogno di molte spiegazioni, bastava che la leggesse lentamente, a voce spiegata.
Tutti la compresero. Lo dicevano i loro volti, e gli occhi
intenti a non perdere un particolare della visione. No, loro non avevano biolche di
terra da comprare e misurare, né una stalla piena di
buoi da provare, e nemmeno
avevano una festa di famiglia
da curare. Loro si riconoscevano là, sulla strada e dietro
una siepe, fra i poveri e gli
storpi. E quel Signore non
disprezzava la loro umiliazione, ma li invitava, li chiamava a partecipare al suo convito. Era il Dio misericordioso che accoglieva le sue creature, le amava cosi come esse erano, dava loro la grande
allegrezza del Natale.
E spezzarono il pane, si
passarono il vino, e lo Spirito
Santo parlò di pace con Dio,
di grazia, nel profondo della
loro esistenza tribolata.
E fu chiesa nella squallida
stanza di riunione, perché
’’qualcosa” era successo. E
Dio prestò ai suoi angeli le
trombe delle sinfonie di Gustav Mahler perché i cieli e la
terra dicessero la sua gloria.
Luigi Santini
IL BAMBINO E I BAMBINI
Ideologia e realtà
Dicono che il
Natale sia la
giornata più religiosa.
E’ vero. Perché si può anche non vedere il Natalo;
non ricordare
o ricordare a
nostro modo
ciò che ci piace; fare l’albero o il presepio con o senza il Bambino
0 con un Bambino di carta,
di legno, di
celluloide, con
un Bambino
che pare una
bambola per
1 sentimentali,
un mito per gli
uomini forti.
Che l’incanto
del Natale rimanga, per carità, che il pur
tenue filo di ___
poesia 0 di fede o di bontà rimanga! Io non voglio tagliarlo;
sarei un sacrilego. Ma se penso che a forza di mettere insieme
Gesùbambini di cartapesta non vediamo più i bambini di carne; che possiamo far patire la fame a non so quanti milioni di
bambini, quasi fossero di cartapesta anch’essi; che possiamo
sparare, buttare giù bombe di due, quattro tonnellate, perché
gli uomini sono di cartapesta; minacciare l’uso dell’atomica,
perché gli uomini sono materiale umano; allora io mi chiedo
se è buona cosa questo incantamento che ci procuriamo per
distaccarci il cuore di carne dal cuore di carne del Natale.
Primo Mazzolar! (1950)
2
commenti
21 dicembre 1990
NATALE
Il Cristo è venuto
Il Cristo è diventato veramente uomo.
Si è completamente identificato con gli uomini veri
di ogni tribù, razza, colore e cultura.
Il Cristo è venuto per riscattare uomini veri e
non pallide immagini di altri uomini.
Il Cristo è venuto perché gli uomini possano avere
la vera vita per se stessi ed in se stessi.
Il Cristo è venuto perché io possa veramente essere
me stesso e perché tu possa essere veramente te stesso.
Il Cristo è venuto per interrogare me,
così come sono.
Il Cristo è venuto perché vuole me come sono, e vuole
te come sei, per fare di noi ciò che dovremmo essere.
Il Cristo è venuto perché tu ed io giungiamo ad essere
adulti, alla statura di Cristo nella sua pienezza.
Il Cristo è diventato veramente uomo.
Si è completamente identificato con ^i uomini veri
di ogni tribù, razza, colore o cultura.
(dichiarazione di fede - Bangkok, 1973)
FINE ANNO
Ricordati...!
Un dono da conquistarsi ogni giorno
« Ricordati di tutto il
cammino che il Signore,
tuo Dio, ti ha fatto percorrere... Ma se dimenticherai
il Signore, tuo Dio, farete
di sicuro una brutta fine... »
{Deuteronomio 8: 2, 20).
Ricordati...! Non per tornare indietro o per rifugiarsi nel passato, per sedersi e rinunciare all’iniziativa del movimento, ma
per considerare che il nostro cammino, fino ad oggi
e da oggi in avanti, è un
itinerario che Dio ci fa percorrere rimanendo al nostro fianco, con noi, intervenendo per noi e la nostra
salvezza.
Ricordati...! Non è stato
un cammino solitario, improvvisato, abbandonato a
se stésso, al caso; anche le
prove e le sofferenze che
abbiamo dovuto attraversare, personalmente e come
popolo di credenti, sono
state sotto il segno della
presenza di Dio « per conoscere se avevamo o no l’intenzione di seguire le sue
vie ».
Ricordati... che in alcuni
momenti siamo stati al limite di ogni resistenza,
quando ci è sembrato di essere abbandonati, dimenticati; ma poi è arrivata la
«manna del deserto», quella
a cui non avevamo più pensato, sulla quale non avevamo più contato, vero nutrimento, che dà forza allo
spirito interiore, « perché
l’uomo non vive soltanto di
pane, ma di ogni parola
che proviene dalla bocca
del Signore ».
_Ricordati...! In questa lu
RACCONTAMI
MA' COM'E'Ql)
STO OOVE andremo
IN FER|E'=’
ce ogni cosa che abbiamo
acquisito, anche con fatica,
ogni cosa che abbiamo a
disposizione personalmente
o collettivamente diventa
dono prezioso del Signore;
non si può più dire; le ho
fatte io, mi sono fatto io
da solo; perché solo lui ci
dà la forza per tutta resistenza e « mantiene la promessa fatta ai nostri padri ».
Ricordati... di non dimenticare il Signore, tuo Dio,
perché allora la mente ed
il cuore saranno attratti e
guidati da altre signorie, da
tante, qui sulla terra; una
scelta infinita, tanti quanti
sono i pensieri, le idee, le
etiche, le ideologie umane,
che salgono e che crollano
in continuazione. Seguendole ti allontanerai, ti perderai, smarrirai ogni riferimento all’insegnamento che
viene invece dall’amore del
Signore per te.
Ricordati... di questa tensione tra ricordo e dimenticanza, di questa misteriosa possibilità del dimenticare, che è in agguato e
dalla quale nessuno è al riparo. La fede non è un dato
acquisito una volta per tutte e conosce l’incoerenza,
la contraddizione, il peccato cioè della dimenticanza
di ciò che pure abbiamo
« veduto ».
A noi sta dunque di riconoscere questa tensione tra
ricordo e dimenticanza e di
muoverci ancora dalla dimenticanza al ricordo!
Ricordati...!
Sauro Gottardi
SUD AFRICA
li miracolo
« Io confesso. Confesso davanti a voi e davanti a
Dio il mio peccato. Sono colpevole perché fino
oggi ho sostenuto l’apartheid e ora mi accor
ad
go della responsabilità mia e della mia chiesa per
i torti e le ingiustizie strutturali, politiche, economiche e sociali, causa delle infinite sofferenze che
gravano su questo nostro paese, e che hanno toccato
personalmente molti di voi qui presenti. Chiedo perdono della mia colpa ».
Il prof. Willie Jonker, accademico dell’università
di Stellenbosch, pastore della Dutch Reformed Church
(la Chiesa riformata olandese, esclusa dalla comimione delle chiese riformate a causa della sua partecipazione al regime dell’apartheid, al quale ha dato supporto biblico teologico), con questa inattesa confessione ha rotto drammaticamente l’andamento dei lavori
della prima conferenza generale di tutte le chiese del
Sud Africa, che si è tenuta nella prima settimana
di novembre con 250 delegati.
Desmond Tutu, arcivescovo della Chiesa anglicana
a Città del Capo, subito si è alzato ed ha risposto con
uno straordinario e coinvolgente discorso sul perdono e la riconciliazione, dicendo che ogni colpa è già
perdonata per la grazia infinita di Dio, e che nel suo
animo il perdono dato è totale e incondizionato.
Le parole di Tutu sono state come un fulmine nel
cielo e nella assemblea si è scatenata ima tempesta.
I rappresentanti delle due chiese sorelle della Dutch
Reformed Church, la chiesa nera e quella meticcia,
hanno chiesto che si facesse chiarezza. Chi faceva atto di confessione, un singolo rappresentante della
chiesa riformata o tutta la chiesa? E chi dava il proprio perdono, un uomo — per quanto autorevole —
per se stesso, o era tutta l’assemblea che dava generosamente il perdono di colpe così gravi? E, comunque,
la Dutch Reformed Church davvero merita il perdono
senza condizioni? Troppo facile, così sembrava alla
maggioranza dei delegati.
Per i molti di questo avviso si sono susseguite le
voci di perseguitati e torturati che hanno passato una
vita intiera fra le sofferenze dei senza diritti e metà
della vita a far funerali di assassinati e consolare lacrime inconsolabili. Il dr. Khoza Mgojo, presidente
della Chiesa metodista del Sud Africa e presidente del
SACC (South African Council of Churches), ha riportato un po’ di ordine puntualizzando che la riconciliazione è il vero ed efficace frutto del perdono quando
e là dove si realizza la giustizia. « E' vero », ha allora
detto Desmond Tutu. « Dio ci ha condotti a questo
momento, atteso da oltre 30 anni; voglio solo dirvi che
nel più profondo mi sento piccolo e umile, e parlo soltanto per me, perché se qualcuno mi dice "perdonami!” non riesco a rispondergli "no!" ».
Poi è avvenuto il miracolo. Quella notte il moderatore della DRC, prof. Pieter Potgieter, non ha preso
sonno. La mattina per tempo ha riunito Tassemblea
e, in un silenzio denso di tensione, ha annunciato che
l’intiera chiesa riformata si riconosce nella confessione di peccato del pastore Willie Jonker e si impegnerà in azioni che ne dimostrino la sincerità. Non tutti
però si sono mostrati soddisfatti e fiduciosi: le parole
che più circolavano erano « riparazione » e « restituzione ». In realtà il grido non detto era: « Restituite la
terra rubata! ». I delegati delle chiese riformate nera
e meticcia, inoltre, provavano tutto l’amaro per i rifiuti, ancora i-ecenti, di essere ammessi alla Santa Cena con i bianchi e di essere un’unica chiesa senza divisione razziale.
Ma le sorprese non erano ancora finite. Le chiese
evangeliche fondamentaliste — le pentécostali, a-wentiste, alcune battiste ed altre ancora — riunite in una
federazione denominata Rhema, si sono dette convinte
di avere peccato: «Confessiamo davanti a Dio e davanti
agli uomini che il nostro silenzio e la nostra volontà
di restare fuori dalle questioni politiche di fatto sono
stati un peccato; confessiamo che la mancanza di una
presa di posizione e di azioni decisive contro tutte
le forme di apartheid ci ha fatto essere parte operante
di una ideologia politica disumana ».
Così, al concludersi dei lavori della conferenza, è
avvenuto un più piccolo ma pure straordinario miracolo; le delegazioni della famiglia riformata, che fino
a qualche ora prima stavano sedute ben distanti senza
rivolgersi una parola o uno sguardo, si sono sentite
costrette ad avvicinarsi e parlarsi. Anzi, a giorni, prima di Natale, si incontreranno e avranno molte cose
da dirsi. Una chiesa che per un paio di secoli ha predicato un Dio che vuole gli uomini ben divisi, che benedice alcuni e abbandona tutti gli altri, si è convertita
all’Eyangelo. Questo Natale in Sud Africa ha un germoglio meraviglioso; Iddio lo benedica e lo faccia crescere rigoglioso.
Febe Cavazzuttì Rossi
FCEI
AH, fantastico',.
DEI LAGHI MERAVI GLIOSI CIRCONDATI DA
montagne e da boschi
BELLISSIMI.' /— '
E CHI HA
FATTO TANTE cose
BELLE ^
TUTTE
QUELLE
BELLE COSE
LE HA FATTE
Solidarietà
per i terremotati
di Carientini
Prima risposta alle difficoltà di questi fratelli - Un appello finalizzato
Cari fratelli,
è ben vero, come ha
detto Gesù, che i poveri
li abbiamo sempre con
noi. E nel nostro paese,
ahimè, così spesso i poveri hanno il nome di
fratelli e sorelle privati
della loro casa da un
terremoto. E’ il caso, inquesti giorni, di tante
famiglie di Carientini, a
cui vorremmo far giungere la nostra solidarietà.
Per questo non esitiamo a rivolgervi questo
nuovo appello, mentre
ancora giungono le sottoscrizioni al nostro appello precedente, lanciato dopo l’incendio doloso della tipografia Filadelfia.
Anche se le nostre
collette e sottoscrizioni
non sono che una goccia nel mare delle sofferenze e del dolore, esse
rappresentano una risposta almeno alle situazioni che incrociano
la nostra strada, o per
la loro risonanza in tutto il mondo, o per la loro specificità. Quest’ultimo è il caso di Carientini, dove anche una fa
miglia evangelica è rimasta senza casa. Qui
l’appello che rivolgiamo
non è generico ma finalizzato, per il momento,
alla costruzione di due
abitazioni prefabbricate.
Il pastore Enrico Trobia, che ha accettato a
suo tempo dalla FCEI
l’incarico di responsabile del Servizio di pronto
intervento, è già sul posto e assicurerà il buon
fine delle azioni che intraprenderemo, a questo e ad altri livelli.
Non cadremo nella
fastidiosa trappola dei
’’buoni sentimenti”, che
secondo la cultura che
ci circonda dovrebbero
abbondare in questo
tempo di Natale. Ma cogliamo l’occasione per
inviarvi un caldo augurio. I poveri li avremo
sempre con noi, ma anche il Signore, l’Emanuele Dio, con noi. Che
Egli ci benedica e ci
guardi.
Giorgio Bouchard
'Presidente FCEI
(Versamenti sul c.c. postale 38016002, intestato alla
FCEI, specificando la causale).
Abbonamenti 1991
ITALIA
Ordinario annuale L. 46.000
Semestrale L. 25.000
Costo reale L. 70.000
Sostenitore annuale L. 85.000
ESTERO
Ordinario annuale L. 80.000
Ordinario (via aerea) L. 140.000
Sostenitore L. 150.000
Semestrale L. 45.000
Da versare sul c.c.p. n. 20936100 intestato a A.I.P. - via Pio
V, 15 - 10125 Torino.
■ A chi si abbona per la prima volta, gratis II settimanale
fino alla fine del 1990. -
■ Chiedete tre copie saggio gratis telefonando al n. 011/
655278 0 Inviando un fax al n. 011/657542.
Il Cenacolo
MEDITAZIONI PER OGNI GIORNO
L’abbonamento :
L. 10.000 per l’Italia e L. 12.000 per l’estero
sul ccp n. 26128009 intestato a :
« IL CENACOLO » - via Firenze, 38 - 00184 ROMA
Chi lo desidera può ottenerne una copia in saggio.
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n
21 dicembre 1990
ecumenismo
INAUGURATO L’ISTITUTO DI STUDI ECUMENICI ”S. BERNARDINO”
Un passo avanti
Un centro che promuove lo studio e la conoscenza delle varie confessioni, ma che lavora soprattutto con spirito e metodo ecumenici
Echi dal mondo
cristiano
Il 15 novembre 1990 l’ecumenismo ha fatto nel nostro paese un importante passo avanti.
In quel giorno infatti è stato
inaugurato a Venezia l’Istituto
di studi ecumenici « S. Bernardino », nato a Verona, nell’omonimo convento francescano, una
decina d'anni or sono. Inaugurazione tardiva, dunque, in un
certo senso, ma fondamentale
perché ha posto il suggello al
riconoscimento accademico delristituto, avvenuto quest’anno
con la sua « incorporazione » alla Facoltà di teologia del Pontificio Ateneo Antonianum di Roma. Quest’ultimo — che è come
Pire l’Università francescana di
Italia — è articolato in varie
facoltà e istituti; negli ultimi
anni due istituti fuori sede sono stati incorporati: lo Studio
biblico francescano di Gerusalemme ed ora l’Istituto di studi ecumenici di Venezia. L’incorporazione abilita l’Istituto a rilasciare la licenza in teologia con
Specializzazione in ecumenismo.
All’inaugurazione erano presenti alte personalità del mondo cattolico, come il patriarca
di Venezia card. Marco Cé, ed
esponenti di spicco dell’ordine
francescano, come il ministro generale p. John Vaughn e il rettore magnifico dell’Antonianum
p. Martino Conti. Ma era presente anche il sindaco di Venc2da
Ugo Bergamo e — fatto significativo e rallegrante — un rappresentante del Consiglio ecumenico delle chiese e dell’Istituto ecumenico di Bossey, prof.
George Kandothra. Per la Comunità evangelica luterana di Venezia era presente ed ha portato un saluto il dr. Rock, mentre la Facoltà valdese di teologia era rappresentata dal sottoscritto. La prolusione è stata tenuta dal prof. Michele Cassese
sul tema « Il dibattito sulla religione nel protestantesimo contemporaneo ».
Quest'anno gli studenti sono
complessivamente 49, 20 al primo anno e 29 al secondo. E’ facile prevedere che nell’immediato futuro il numero degli iscritti crescerà ulteriormente, ora
che l’Istituto ha la facoltà di
conferire i gradi accademici. Da
alcuni anni l’Istituto pubblica
una rivista quadrimestrale, « Studi Ecumenici », prima e unica
nel suo genere in Italia. La sede
dell’Istituto è situata (dopo il
trasferimento da Verona, dovuto
in sostanza all’ostilità del vescovo nei confronti di questa iniziativa) nel vasto e ospitale convento di S. Francesco della Vigna, che è il più antico insediamento francescano nella città di
Venezia: risale al XIII secolo e
vi ha operato il Sansovino.
Gli studi ecumenici — si sa —
non sono in Italia una pianta
molto coltivata. Vi sono in alcune università cattoliche cattedre
o insegnamenti di ecumenismo,
ma esistono nel nostro paese solo due istituti accademicamente
qualificati per lo studio dell’ecu
menismo: l’Istituto S. Nicola, a
Bari, che peraltro si è fin dall’inizio concentrato e specializzato nel dialogo con l’ortodossia
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 30 DICEMBRE
ore 23 circa - RAIDUE
replica:
LUNEDI’ 7 GENNAIO
ore 9.45 circa - RAIDUE
AL DI LA’ DEL GIORDANO
Trasmissione musicale di fine anno dedicata ai canti degli schiavi neri d’America e
alla loro espressione di fede.
orientale, specialmente con quella bizantina, e, ora, l’Istituto di
Venezia, che affronta invece l’intera tematica ecumenica nelle
sue tre grandi articolazioni: cattolicesimo, ortodossia e protestantesimo.
E’ con viva gioia che, per parte nostra, ne salutiamo la nascita, il riconoscimento e l’avvenuto « battesimo » accademico ufficiale. Siamo certi che renderà un importante servizio alla causa ecumenica nel nostro
paese. Non solo e non tanto perché promuove la scienza delle
confessioni e la conoscenza del
movimento e della problematica
ecumenica. Ma anche e soprattutto perché lavora con spirito
e metodo ecumenici. E’ questo
che più conta. L'Istituto — è superfluo precisarlo dopo quanto
s’è detto — è cattolico, incorporato in un ateneo pontificio, abilitato a conferire gradi accademici riconosciuti nell’ambito dell’ordinamento universitario cattolico. Ma allo stesso tempo è
ecumenico, non solo per la materia che tratta ma anche per
il modo in cui la tratta. I docenti appartengono a confessioni diverse: sono cattolici, protestanti, ortodossi. Il programma
non obbedisce a preoccupazioni
di carattere confessionale ma
tende a suscitare e alimentare
una coscienza ecumenica della
fede, consentendo alle confessioni diverse di esprimersi e mettendole in dialogo tra loro. « Dialogo — ha detto p. Tede Vetrati,
direttore dell’Istituto, nel suo ottimo discorso programmatico —
che diventa non già veicolo o
tattica di comunicazione in vista di un convincimento o di
una supremazia, ma sa vivere con
uguale intensità i due poli o momenti della relazione: assieme
alla propria proposta e al dono
della propria ricchezza sa vivere l’ascolto sincero e l’accoglienza senza pregiudiziali, in vista
di un nuovo cammino comune ».
E ancora: « Questa fiducia nel
dialogo ci rende consapevoli dell’obbligo di una triplice fedeltà.
Prima di tutto fedeltà a Cristo
e alla sua Parola, che lo Spirito
continuamente vivifica e rende
feconda. Fedeltà che significa umile e disponibile ascolto, nella
consapevolezza che essa è l’unico, assoluto e definitivo punto
di riferimento delle nostre scelte e l’unica vera sorgente di unità... Un umile e attento atteggiamento di ascolto produrrà
quell’atteggiamento di conversione che ci farà capire che non
la Verità ma le nostre verità ci
hanno diviso e ci dividono ».
Se questo Istituto è nato, ed
è cresciuto fino a raggiungere
l’attuale livello accademico, è
grazie a una persona, p. Tede Vetrali che abbiamo appena citato. E’ lui che l’ha voluto,
progettato, fondato, organizzato
e animato fino ad oggi, in mezzo a non poche e non piccole
difficoltà e traversie, con inesauribile pazienza e incrollabile fiducia, con mano ferma e cuore
saldo, sperando contro speranza. La speranza sua e di molti
altri con lui non è andata delusa.
Paolo Ricca
KIRCHENTAG ’91
Liberi per far vivere
« Lo Spirito del Signore libera
per far vivere »: questo è lo slogan del prossimo Kirchentag
(KT), ispirato al capitolo 61 del
libro del profeta Isaia. La festa
del protestantesimo tedesco —
la prima volta si tenne nel 1949
ad Hannover — si svolgerà dal
5 al 9 giugno nella regione industriale della Ruhr. Anziché
concentrare le manifestazioni in
una sola città, come è in genere tradizione del KT, questa volta tutto dovrà svolgersi lungo
un’ellisse di quaranta chilometri
con 16 punti d’incontro (Zentren
am Wege), che attraversa la zona della Ruhr e tocca le città
di Essen, Bochum e Dortmund.
Il culto finale si terrà nello stadio di Gelsenkirchen. Anche questa volta si prevede un afflusso
pari, se non superiore, a quello
dell’ultimo KT di Berlino del giugno ’89 (« Il nostro tempo è nelle mani di Dio ») che ha visto
la partecipazione di 100.000 persone, nella stragrande maggioranza giovani.
Il prossimo KT affronterà
principalmente quattro tematiche: fede e cultura; tedeschi in
Europa; per un’economia responsabile; per una vita pienamente realizzata. Ogni tema sarà oggetto di dibattiti, tavole rotonde, conferenze, spettacoli.
Le tre giornate del KT inizieranno, com’è consuetudine, con
uno studio biblico. Tra i teologi più noti che animeranno le
mattinate bibliche è prevista la
presenza di Philip Potter, Walter Hollenweger, Jiirgen Moltmann, Dorothee Solle e Luise
Schottroff. Dall’Italia, anche questa volta, verrà Paolo Ricca, della Facoltà valdese di Roma, che
terrà una serie di studi biblici
in lingua francese.
All’ultimo KT di Berlino gli
incontri con Ricca furono fre
quentati quotidianamente da circa 300 persone. Alcune manifestazioni saranno tradotte simultaneamente in inglese, in particolare l’atteso dibattito sul futuro dell’Europa, al quale parteciperanno rappresentanti di
ogni paese europeo. Tutto, da
bravi tedeschi, è già stato programmato con forte anticipo,
salvo l’aver lasciato libero appositamente un grosso « buco » per
eventualmente riempirlo con il
problema della crisi del Golfo
Persico. Il 1991 potrebbe infatti essere l’anno tragico di una
guerra internazionale. Se così
fosse — e auguriamoci fortemente che non lo sia — tutta
l’attenzione del KT sarebbe concentrata su questo nuovo Vietnam alle porte d’Europa.
Al prossimo KT l’Italia sarà
presente nel grande « Markt der
Möglichkeiten » (mercato delle possibilità) — localizzato ad
Essen — con uno stand informativo sulla realtà delle nostre
chiese. Altre presenze dall’Italia
sono previste sia a titolo di visitatori, sia di ospiti presso stand
organizzati da chiese tedesche.
L’interesse per il KT tedesco è
andato via via aumentando in
questi ultimi anni non solo nel
nostro ambiente evangelico, ma
anche nell’ambito della stampa
nazionale che ormai regolarmente accredita alcuni « vaticanisti »
presso il grande « Pressezentrum » aperto 24 ore su 24. Maggiori informazioni sul KT possono essere richieste al pastore
Giuseppe Platone, Servizio eristiano, 93016 Riesi (CL), rappresentante per le nostre chiese nel
comitato internazionale preparatorio del KT, presieduto dalla
teologa zurighese Reinhild Traitler.
G. P.
La Chiesa cattolica
in cifre
ROMA — Le dimensioni della
Chiesa cattolica sono state rese
note da una recente pubblicazione della Gei in vista della prossima campagna di sensibilizzazione in favore dell’8 per mille
Irpef da assegnare alla Chiesa
cattolica. I dati raccolti dal Servizio per la promozione ed il sostegno alla chiesa mostrano un
quadro delle dimensioni e della
presenza religiosa del cattolicesimo.
Le persone impegnate direttamente nelle attività pastorali sono circa 212 mila, di cui 412' vescovi, 37.128 sacerdoti, 25.770 religiosi (di questi 19 mila sono
sacerdoti), 133.128 religiose, 785
diaconi permanenti. In rapporto
alla popolazione italiana c’è un
sacerdote ogni 1.500 abitanti e
una parrocchia ogni 2.500 persone. Ogni anno vengono ordinati 500 nuovi sacerdoti. I seminaristi sono circa 2.000. Nelle scuole e nelle attività d’iniziativa cattolica la presenza è notevole. Gli
istituti di vario ordine e grado
(dagli asili alle scuole superiori) sono 11.500 e sono frequentati da un milione e 100 mila
giovani. I volontari a tempo pieno impiegati nelle 4.600 opere di
servizio sono 76 mila circa.
Nel settore dei mass media la
presenza e il pensiero cattolico
sono diffusi da 3.000 testate che
comprendono periodici di prestigio: Famiglia Cristiana, Avvenire, Rocca, Città Nuova, ecc., fino ai bollettini diocesani e parrocchiali. Le radio sono poco più
di 400 mentre le televisioni dì
ispirazione cattolica sono 60.
(SCC)
Alleanza evangelica:
conclusa l’assemblea
ROMA — L’Assemblea generale dell’Alleanza evangelica italiana (AEI), svoltasi nella Chiesa
evangelica internazionale di via
Chiovenda, il 27 ottobre scorso,
si è conclusa con un impegno
di mobilitazione per la rifondazione organizzativa dell’associazione, la sua estensione in ogni
regione e provincia d’Italia e
per la preparazione di una conferenza delle chiese evangeliche
in Italia entro un triennio.
I partecipanti alla riunione
provenivano da tutta Italia in
rappresentanza di diverse denominazioni e chiese locali. Nel discorso d’apertura David Howard, direttore dell’Alleanza evangelica mondiale, ha tracciato un quadro dell’evangelismo attuale nel mondo, soffermandosi
in particolare sulle difficoltà che
ancora esistono per la diffusione del messaggio evangelico in
alcuni paesi dell’America centrale e meridionale, come il Messico e la Bolivia.
In Italia, un primo tentativo
di formare un’Alleanza nazionale, avviato poco meno di venti
anni fa, non ha avuto felice esito e, dopo un lungo periodo di
crisi e di riflessione, si sta tentando di rifondare questa associazione con rinnovata fiducia,
cercando con attenzione di non
commettere gli errori che hanno portato al fallimento precedente. Il primo passo verso la
formazione di una nuova AEI
è rappresentato dalla carta che
fissa gli obiettivi dell’Alleanza e
regola i rapporti all’interno dell’associazione.
La Costituzione delTAlleanza
— approvata con 33 voti su 35
— ha negli artt. 3, « Dichiarazione di fede », e 4, « Finalità e
mezzi », i punti fondamentali. Le
finalità vengono così articolate:
a) comunione nell’Evangelo; b)
difesa e conferma dell’Evange
lo; c) progresso della proclarnazione dell’Evangelo. Le attività
debbono essere ricondotte: 1) alla promozione dell’identità evangelica; 2) al rafforzamento dei
rapporti tra le chiese; 3) all’istituzione, al mantenimento ed al
potenziamento della diffusione
della Parola di Dio.
(SCC)
Soldati di Cristo
e della Repubblica
ROMA — « Un credente, in
quanto ’’soldato di Cristo”, è e
deve essere anche un ’’buon soldato della Repubblica” » ha affermato il comandante del gruppo Como, ten. col. Francesco Riviezzo, aprendo il primo incontro fra agenti delle forze dell’ordine di fede evangelica, organizzato dalla guardia di finanza
nella sala di culto della chiesa
di via Galvani, a Roma, il 29 settembre scorso.
Il pastore Alberto Ricchiardino, della Chiesa evangelica di
Torino e Moncalieri, ha sottolineato come oggi sia quasi del
tutto ignorata l’umiltà del riconoscere i propri bisogni. Detta
umiltà la si può trovare solo
hell’insegnamento della parola
di Dio, « ascoltando la Parola,
leggendo la Parola, meditando la
Parola, memorizzando la Parola,
praticando la Parola ». Numerose sono state le testimonianze
dei credenti biblici della polizia
di stato e dell’Arma dei carabinieri: « Essere cristiani nella società moderna, così corrotta ed
egoista, vuol dire testimoniare,
sia nel lavoro che nel privato,
l’incessante opera dello Spìrito
Santo ». Molto interesse ha
poi suscitato la notizia che in
Svizzera esiste un’Associazione
giuridicamente riconosciuta che
annovera tutto il personale di
polizia di fede evangelica.
Fra gli intervenuti: ii pastore
Croce e il pastore Caputo, di
Messina, il cantautore Maurizio
Secondi, il pastore Jeva, della
chiesa di Roma-Magliana, il pastore Thomas, della chiesa di
Roma-Fiumicino.
(SCC)
gioventù
evangelica
n. 124-125 ottobre 1990
Paolo Naso: La crisi del Golfo
Maria Bonafede: Il Dio che lascia aperti i conti che non
tornano
Gianna Urizio: Quando le teologie aiutano la riconciliazione
Naim S. Ateek: Giustizia e solo giustizia seguirai...
Maurizio Girolami: Almeno
suU’analisi mettiamoci d’accordo
Giorgio Girardet: Agape e la
CCP
Milan Qpocenski: Saluto ai
fratelli italiani
Giorgio Guelmani: Mercato
unico o casa comune
Catherine Madsen: Se Dio è
Dio, non è molto simpatica
Giovanni Gönnet: Lettera
aperta e conviviale
Daniela di Carlo: Ho visto una
donna anziana
Daniele Bouchard: Vivere l’etica nella contraddizione
SOTTOSCRIZIONE 1990
ordinario L. 32.000
sostenitore L. 50.000
estero L. 40.000
per i vostri versamenti servitevi esclusivamente del ccp
n. 35917004 intestato a gioventù evangelica.
4
4 vita delle chiese
21 dicembre 1990
LA TAVOLA INFORMA
Incontro in Sicilia
Conosciuti « sul campo » le attività e i problemi di importanti opere
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Con gli immigrati
A memoria del pastore Pietro Valdo Panasela, era dal 1963
che la Tavola non si riuniva in
Sicilia. Allora la Tavola, moderatore Ermanno Rostan, scese al
Sud per controllare l’irrequieto
pastore della chiesa di via Spezio, che muoveva i primi passi
in campo diaconale che lo avrebbero portato alla costruzione del Centro della Noce. Nel
dicembre di quest’anno la Tavola — la cui continuità è segnata anche dal fatto che tra
i suoi membri c’è un figlio del
pastore Rostan — è tornata a
Palermo per visitare il Centro
diaconale, in funzione da più di
15 anni, e per incontrare i responsabili del distretto Sud e
della Sicilia.
Negli ultimi anni la Tavola —
a parte la riunione organizzativa, che segue immediatamente il
Sinodo, con Commissioni distrettuali e sovrintendenti di
circuito — ha preferito incontrare ad uno ad uno i distretti
« in casa loro » anziché chiamare a raccolta i responsabili, come si faceva ima volta alTinizio dell’anno a Ecumene. La visita a Palermo ha così permesso di incontrare la CED del IV
distretto, presieduta dal pastore Enrico Trobia, il sovrintendente del circuito siciliano, past.
John Hobbins, il Comitato di
Adelfla con il suo direttore past.
Mauro Pons, una delegazione
della chiesa di Catania, e i membri siciliani del Comitato generale del Centro diaconale di Palermo con il direttore pastore
Sergio Aquilante. La domenica
9 dicembre, le due chiese di Palermo, quella ospitante metodista-valdese, e quella valdese che
per l’occasione aveva sospeso il
culto in via Spezio, presente anche una rappresentanza di Trapani-Marsala, si sono riunite alla Noce per il culto in cui ha
predicato il moderatore GiampiccoU. Pur nelle limitate possibilità di tempo e spazio, la Tavola ha così potuto entrare in
contatto con una buona parte
della realtà valdese-metodista del
Sud e in particolare della Sicilia, ricavandone un’impressione di dinamismo e di vivacità,
malgrado le molte difficoltà.
Adelfla e La Noce
Essenziale è stato, in questa
serie di incontri, quello con il
Comitato e il direttore di Adelfìa. Screzi presenti anche nel distretto e una persistente difficoltà della Tavola ad essere
coinvolta nel lavoro del Comitato e in particolare nell’elaborazione di ipotesi di ristrutturazione del Centro, avevano indotto la Tavola ad attendere questo incontro prima di rinominare il Comitato, che per parte
sua denunciava segni di emarginazione e di isolamento. L’incontro è stato fraterno e schietto. Si è preferito un confronto
di autocritiche ad uno di reciproche accuse e ciò ha dato i
suoi frutti. Tra le decisioni prese in accordo tra Tavola, CED
e Comitato citiamo la modifica
dello statuto di Adelfia, che consentirà un allargamento del Comitato e quindi della base por
Calendario
tante di chi conduce con impegno e fatica un’opera che ha
bisogno di molti apporti per
continuare a funzionare nell’ambito del volontariato, e cioè di
una diaconia « leggera » che dobbiamo stare attenti a non appesantire.
Altrettanto importante è stato per la Tavola vedere da vicino i problemi del Centro diaconale della Noce, una struttura
diaconale indubitabilmente « pesante », con immobili che occupano quasi un intero isolato,
con un personale di alcune decine di persone e con un bilancio che equivale a metà di quello della Tavola valdese. Calcolando che più cresce il « tasso
di disagio minorile » che il Centro affronta, più crescono le sovvenzioni pubbliche, ma ugualmente decresce l’efiìcacia dell’intervento, il Centro diaconale sta
attraversando un difficile periodo di cambiamenti e riorientamenti. Quest’anno sono stati
chiusi scuola media e convitto, mentre ci si sforza di sviluppare programmi speciali per i
minori, tra cui di grande importanza è la « Comunità di accoglienza » di ragazzi affidati al
Centro dal Tribunale dei minorenni. La trasformazione approderà, speriamo vivamente, ad im
riequilibrio dell’opera. Per il
momento il bilancio del 1989 ha
segnato un pesante passivo, coperto in buona parte da contributi straordinari dall’estero.
Quest’anno si prevede un deficit minore (e un pareggio per
il ’91) ma pur sempre ingente.
Gli aiuti straordinari sono finiti
e la Tavola da sola non può
portare il peso di quest’opera.
Altre opere
Giovedì 20 dicembre
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 20.45,
presso il centro di incontro, prosegue lo studio del libro del Deuteronomio.
Nel corso delle sue sedute —
durante l’8, il 9 e il 10 dicembre mattina — la. Tavola si è
occupata anche di altre opere.
Ha assunto una importante delibera in vista della costituzione della Fondazione evangelica
Befania, da cui dipenderà in futuro l’Ospedale Villa Betania di
Ponticelli. Ha nominato il proprio responsabile nel Consiglio
di formazione diaconaie di Firenze, che risulta pertanto così
composto: Marco Jourdan, coordinatore (rappr. Tavola); Letizia Sommani (rappr. del Cornitato del Gould); Massimo Aquilante (rappr. OPCEMI); Lidia
Giorgi, Paolo Marziale (rappr.
UCEBI); Ciro Fraccacreta, Paolo
Moretti (designati dalla componente dei Fratelli del Comitato
promotore iniziative evangeliche). Il Comitato potrà ora iniziare il proprio lavoro di inquadramento strutturale del Centro
e di programmazione in vista
dell’inizio delle attività col prossimo autunno.
Ancora, la Tavola ha dato il
via alla fase finale della ristrutturazione dell’edificio della Comunità alloggio di via Angrogna
di Torre Pellice.
Infine, a seguito di contatti
tra Centro culturale, CIOV e Tavola, ha contribuito a liberare
gli spazi dell’ex Convitto di Torre Pellice che saranno utilizzati
per l’impianto del Museo etnografico, la parte più « divulgativa » del discorso di presentazione della realtà valdese, che
il Centro culturale di Torre Pellice sta predisponendo. Siamo
lontani dall’aver completato la
copertura finanziaria dei lavori
che sono stati fatti per collocare il Centro culturale nel punto mediano delle celebrazioni
del Centenario. Alcuni contributi su cui contavamo (uno dagli
Stati Uniti) ci sono venuti a
mancare o sono slittati. Ma dall’altra parte alcune spese ulteriori sono inevitabili, se voglia
mo che questo notevolissimo
strumento giri a pieno ritmo e
sviluppi tutte le sue potenzialità. La Tavola ha quindi esaminato il problema della gestione
del Centro e nello stesso tempo ha dato il proprio appoggio
ad una sottoscrizione, che il
Centro culturale lancerà per finanziare l’allestimento del Museo etnografico.
BMV e FCEI
La Tavola si è occupata delTAS ’90 di Roma dell’l-4 novembre: cominciando a trasferire
sul piano operativo i risultati
così rilevanti e impegnativi delTAssemblea-Sinodo, da tutti ritenuta di importanza primaria
per il lavoro futuro delle nostre
chiese, alcune decisioni sono state prese. Non appena i battisti
comunicheranno le loro decisioni, prese nello stesso week-end
dell’8-9 dicembre, verrà nominata la commissione che dovrà occuparsi di mettere in piedi il
progetto operativo del giornale
unico. Gli esecutivi BMV hanno affidato ad una loro « giunta » di 6 persone il compito di
stimolare, seguire e curare la
realizzazione dei mandati delTAS ’90. Per parte della Tavola
faranno parte di questa «giunta » Gianna Sciclone e Franco
Giampiccoli. E’ stato altresì nominato un gruppetto di lavoro
per studiare da vicino le implicazioni del documento sul reciproco riconoscimento, di cui è
membro, per parte valdese, il
prof. Ermanno Genre.
Infine, riprendendo i risultati
dell’incontro tra Consiglio della
Federazione ed esecutivi delle
chiese facenti parte della FCEI
(Ecumene, 24 novembre), la Tavola ha incaricato Gianna Sciclone di far parte del Comitato
(tre membri nominati dal Consiglio FCEI e un rappresentante per ogni esecutivo) che dovrà elaborare un piano per il
futuro dei tre Centri di Senerchia. Monteforte e Ponticelli da
presentare agli esecutivi, ad una
nuova riunione congiunta (30
giugno) e poi all’Assemblea della FCEI (novembre ’91).
Il campo di lavoro
Accanto a decine di voci particolari concernenti l’amministrazione, gli stabili, i rapporti
con l’estero, con lo stato, con
il cattolicesimo, menzioniamo —
questa volta in coda — il campo di lavoro e le finanze. Dopo
una pausa (e qualche passo indietro!) nel periodo tra i due
Sinodi, ordinario e straordinario, la Tavola ha nuovamente
lavorato alla sistemazione del
campo di lavoro per l’autunno
’91. Alcuni passi avanti sono stati compiuti con l’assegnazione,
a partire dall’ottobre ’91, dei pastori Valdo Benecchi a Sampierdarena-Sestri, Sergio Ribet a
Pomaretto e Renato Coisson a
Trieste. Per altri spostamenti sono in corso consultazioni con
chiese e con pastori che speriamo di poter continuare a condurre nella fraternità, nella disponibilità e nella reciproca
comprensione.
Dulcis in fundo, lo stato delle finanze. Non è né tragico né,
ancora, rallegrante. Le chiese
valdesi hanno un ritardo di 270
milioni (213 contribuzioni, 57
fondo di riconoscenza) sui loro
impegni; ma a questo dovranno aggiungere uno scarto di più
di 100 milioni tra impegni delle chiese e richieste Tavola. Ce
la faremo? Sì, se come singoli
e come chiese miriamo oltre il
bersaglio che ci siamo prefissi,
nella riconoscenza al Signore
per tutto ciò che abbiamo ricevuto.
PINEROLO — L’anno che si
chiude ha visto nascere una nuova opera di « diaconia leggera »:
un centro di ospitalità per immigrati extracomunitari. In occasione del Natale è previsto un
incontro tra questi ospiti e la
comunità, che avrà luogo sabato 22 dicembre, a cui tutti sono invitati: è un’occasione preziosa per conoscere la vita concreta di questi fratelli che vivono in mezzo a noi.
• L’assemblea di chiesa del 16
dicembrè ha confermato l’esperimento di avere durante la Santa Cena i calici individuali contemporaneamente al calice comune.
Per venire incontro a particolari esigenze, e affinché tutti possano accedere alla celebrazione
della Santa Cena, è stato altresì
deciso di sostituire il vino con
il succo d’uva.
• Il 23 dicembre avrà luogo
il tradizionale culto natalizio
preparato dagli alunni della
scuola domenicale.
• Il messaggio di gioia e speranza della prima domenica di
avvento ha coinciso con il battesimo del piccolo Andrea Coisson.
Rielezione
del pastore
SAN GERMANO — Il nostro
pastore è stato rieletto con ima
votazione assai lusinghiera durante l’assemblea di chiesa di
domenica 2 dicembre, assemblea
in cui sono anche stati chiamati a far parte del concistoro i
fratelli Clemente Beux, Renato
Long, Italo Meytre. Ci rallegriamo vivamente con il pastore
Paolo Ribet, che potrà così rimanere fra noi per un altro settennio ed auguriamo a lui ed ai
nuovi anziani tanta gioia nel Signore nel loro servizio per i fratelli. Ringraziamo intanto i membri uscenti del concistoro Walter Meytre e Frida Massel Griot,
la quale per ben quindici anni
ha lavorato per la chiesa con
vero zelo e grande impegno. Un
grazie anche al pastore Vito Gardiol, a cui è spettato il non facile compito di presiedere l’assemblea ed al fratello Aldo Garrone
che ha condotto il culto di domenica 9 dicembre in assenza
del pastore che, con l’anziano
Franco Fornerone, ha accompagnato a Roma i catecumeni di
IV anno.
• Chiediamo ancora al Signore di benedire la piccola Michela Peyronel, di Enrico e Marina
Grangetto, che domenica 16 è
stata presentata al battesimo ed
auguriamo ai genitori di poter
sempre mantenere la loro promessa con l’aiuto di Dio e sostenuti dalla preghiera della comunità.
Manifestazioni
natalizie
ANGROGNA — Questo il calendario dei culti del periodo di
Natale e di fine anno:
— domenica 23 dicembre, alle ore 10.30, culto della Scuola
domenicale nel tempio del Serre. Il culto consisterà essenzialmente nella lettura « drammatizzata » di un testo di Roland de
Pury dal titolo: Il fidanzamento
di Giuseppe e Maria. Il culto
sarà seguito da un pranzo comunitario per i bambini e i genitori nella sala unionista del
capoluogo alle ore 12.30. Alle ore
14.30, festa di Natale;
— il 25 dicembre, alle ore 10,
culto son Santa Cena nel tempio del Serre, con la partecipazione della Corale e del Coretto della Scuola domenicale; alle ore 21 culto con Santa Cena
al tempio di Pradeltorno, con
la Corale;
— domenica 30 dicembre, alle
ore 10.30, culto nella Scuola
grande del capoluogo;
— lunedì 31 dicembre, alle
ore 21, culto di fine d’anno nel
tempio del Serre.
TORRE PELLICE — Sabato 22
dicembre, alle ore 14.30, presso
la Foresteria valdese, si svolgerà la festa delle scuole domenicali.
o Domenica 23, al tempio, pomeriggio comunitario con inizio
alle ore 15, con la partecipazione della corale, del gruppo flauti e dei coretti; per terminare
un tè alla Foresteria.
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Domenica 23, alle ore 10, presso la sala Albarin, si svolgerà
il culto con la partecipazione
dei bambini della scuola domenicale.
• Lunedì 24, alle ore 21, presso il tempio del Ciabas, si svolgerà il culto prenatalizio con la
partecipazione della corale.
RORA’ — Domenica 23 dicembre, alle ore 14.30, si svolgerà la
festa dei bambini della scuola
domenicale. Alle ore 20.30, « Tutti insieme aspettando il Natale »,
serata di canto, preghiera e letture bibliche a cura della corale e del gruppo canto dei bambini nel tempio.
• Martedì 25 culto nel tempio con Santa Cena e partecipazione della corale.
® Lunedì 31 dicembre cena comunitaria presso la sala delle attività.
Battesimo
COAZZE — Domenica 28 ottobre abbiamo partecipato con
gioia al battesimo del piccolo
Ivano Ostorero, di Elia e Sara
Sassone; che il Signore guidi il
piccolo ed i suoi genitori lungo
le proprie vie.
• Un grazie va ad Anna Rosa
Brusin che ha seguito i lavori
del Sinodo e a Silvano Pons che
ha partecipato all’Assemblea-Sinodo dello scorso novembre a
Roma.
• Proseguono regolarmente
sia i culti che lo studio biblico,
curati dal past. Giuliana Gandolfo.
• La famiglia di Enrica e Luciano Ostorero è stata allietata
dalla nascita del piccolo Daniele.
TAVOLA VALDESE
Comunicato
Contrariamente a quanto
pubblicato a suo tempo sul
calendario « Valli Nostre »,
preciso che le chiese di Sciaffusa e San Gallo della Svizzera orientale non sono curate dal sig. Peter Fehr. Le
due chiese — attualmente prive di una propria cura pastorale — sono visitate da Zurigo e da Basilea secondo un
calendario predisposto nell’ambito del IX circuito.
Le chiese di Sciaflusa e San
Gallo hanno inoltre presentato una domanda per essere
accolte nell’Unione delle chiese valdesi e metodiste. La Tavola ha recentemente ricevuto con gioia questa domanda
e sta predisponendo la relativa istruttoria, come previsto
dai nostri regolamenti.
Franco Giampiccoli
Roma, 17 dicembre 1990
5
21 dicembre 1990
vita delle chiese 5
MANTOVA
CORRISPONDENZE
Il tempio “centenario”
Un tempo era la chiesa di S. Lorenzino, oggi avrebbe bisogno di restauri - Una serie di conferenze pubbliche per ricordare l’evento
Il locale di culto dove oggi si
riunisce la comunità valdese ha
una lunga storia. E’ conosciuto
come chiesa di S. Lorenzino in
omaggio alla famiglia del duca
Vincenzo Gonzaga, particolarmente legato alla figura di S. Lorenzo.
La fece costruire, nel 1590, il conte Tullio Petrazzani, consigliere
segreto del duca. Dal 1810 fu degradata a magazzino e nel 1890 fu
acquistata dalla Chies¡a valdese e
dedicata al culto riformato. Siamo dunque al primo centenario.
Quasi spenti negli archivi più
reconditi sono gli echi di una presenza protestante nel XVI secolo.
Si trattò prevalentemente di movimenti popolari contro quella
corruzione del clero denunciata
in tante parti d’Europa dall’umanesimo e dalla Riforma. Non dimentichiamo però l’esule Bernardino Ochino, che rifugiatosi in un
primo tempo a Ginevra, si spense
itinerante ancora e sempre bramoso di libertà per l’Evangelo.
La comunità valdese ha ricordato il centenario del suo tempio
attuale con una serie di conferenze pubbliche tenutesi in quattro
riprese durante Tanno e intelligentemente organizzate sotto la
direzione della Tavola e del Distretto in collaborazione con le
autorità civili cittadine.
Venerdì 31 novembre ha avuto
luogo un’ultima tavola rotonda
su un tema spinoso per il nostro
tempo e per l’incontro ecumenico
delle nostre generazioni: « Religione a scuola: come superare
l’attuale contrasto? ».
Hanno parlato mons. Egidio
Caporello, vescovo della città, il
past. Franco Giampiccoli, moderatore della Tavola valdese, e il
prof. Bruno Moretto di Bologna
a nome dell’associazione « Scuola e Costituzione ». Il sottoscritto
è stato invitato a presiedere l’incontro.
Il primo intervento ha messo
in evidenza l'urgenza cattolica di
essere presente nelle scuole su richiesta degli studenti, che si abbandonano sempre più facilmeiv
te ed acriticamente ai dettami del
consumismo (nuovo oppio dei popoli) e di un secolarismo privo
di valori. Senza entrare nel vivo
delle difficoltà segnalate dagli
evangelici, ha auspicato che la
proposta e la testimonianza comune di un nuovo modo di concepire la vita siano attentamente
seguite e qualificate con la ricerca più avanzata alla quale possiamo oggi abbondantemente attin.aere.
Il prof. Moretto ha voluto, invece, mettere in rilievo i disagi
della situazione concordataria
per chi si trova a vìvere la propria vita e libertà secondo prospettive diverse. Ha segnalato esempi significativi di zelo eccessivo (una madre ebrea è stata invitata a produrre la giustificazione
per il figlio che non aveva partecipato alla messa delle scolaresche).
Il past. Giampiccoli, muovendosi tra le due posizioni precedenti,
ha illustrato la corrispondenza intercorsa tra la Tavola valdese e
la GEI, tra il moderatore e il cardinale Ugo Poletti. Nel massimo
rispetto delle rispettive esigenze
confessionali rimane pure il fatto
del malessere dei "non avvalentisi”, che si sentono usati (e quindi
non liberi) per assicurare e garantire la presenza dei compagni
di scuola all’ora di religione.
La discussione è stata chiara e
serena sotto ogni aspetto, alla
presenza di circa una cinquantina di persone qualificate. Le difficoltà registrate non sono state
un’occasione per aprire nuove
trincee — risposta facile e istintiva — ma di un incontro intorno
ad un tavolo per ascoltarsi, verificarsi e progettare insieme. E’ lo
stile che ha percorso tutta la storia del movimento ecumenico e
che l’incontro di Mantova non ha
fatto che sottolineare ancora una
volta. E’ necessario incontrarsi e
parlarsi. Non erano forse maturi
i tempi prima del nuovo concordato e delle intese?
La domenica 2 dicembre la comunità si è riunita nel suo piccolo tempio, bisognoso di riparazioni urgentissime (la facciata è oggi una vera spada di Damocle). Il
culto con S. Cena è stato presieduto dallo stesso moderatore. I
pastori Colucci e Carera hanno
espresso con la loro presenza la
solidarietà più ampia della famiglia distrettuale. Numerosi telegrammi hanno ulteriormente allargato i confini della comunione
fraterna dell’incontro e dell’occasione. Infine il pranzo comune ha
raccolto buona parte dei partecipanti e ci ha resi attenti alla simpatia molto estesa di cui gode la
nostra comunità nel suo contesto
cittadino.
Al past. Felice Bertinat, al Consiglio di chiesa e a tutta la comunità un grazie sincero per il
lavoro svolto e un fraterno augurio per un futuro benedetto dal
Signore.
Renzo Bertalot
UNIONI FEMMINILI
Animazione bibiica ai femminiie
« Cercasi giovani animatrici per
ricerca biblica nelle unioni femminili ». Questo potrebbe essere
l’appello delle sorelle che hanno
preparato l’incontro di animazione « La nostra eredità è la nostra
forza », che si è svolto alla Foresteria di Torre Pellice nei giorni
24 e 25 novembre 1990.
Queste sorelle non più giovanissime ma animate, oltre che
dalla buona volontà, anche da
uno spirito ultragiovanile, si sono cimentate nella presentazione
di tre episodi riguardanti altrettante figure femminili menzionate nelTEvangelo: la donna dal
flusso di sangue, la sirofenicia, la
samaritana.
Una sessantina di partecipanti,
suddivise in gruppi, ha condotto
una profonda analisi e una ricerca sulla personalità di donne anonime (in quanto mai nominate
precedentemente) che hanno dato
un esempio di coraggio, di fede e
di testimonianza.
Il titolo della ricerca era « Grazia senza frontiere » ed aveva lo
scopo di evidenziare, ancora una
Volta, che la grazia di Dio non è
legata ad una categoria di eletti,
ma è aperta a coloro che hanno
una fede sincera.
Paolo ne ribadisce il concetto
nelTEpistola ai Galati: « Non c’è
né schiavo né libero, né maschio
né femmina, poiché voi tutti siete uno in Cristo Gesù ».
Domenica mattina, sfidando
1 improvvisa nevicata, le partecipanti all’incontro si sono recate
nel tempio dei Coppieri dove il
culto con Santa Cena è stato presieduto dal past. Erika Tomassone, con la collaborazione delTU.F.
di Prarostino per la liturgia e del
piccolo gruppo di flauti guidato
da Gisela Lazier per l’accompagnamento musicale.
Il testo della predicazione, tratto dall’Epistola ai Romani, cap.
16, ha messo in risalto figure singole o coppie che, pur essendo solo state ricordate come destinatarie di saluti, sono state le fondatrici. di comunità cristiane mettendo a disposizione la loro casa
e permettendo così la diffusione
del messaggio cristiano.
Riallacciandosi al sermone del
mattino il pastore Erika Tomassone ha ripreso questo tema, nel
pomeriggio di domenica, per una
analisi più dettagliata. E’ stato
un peccato che, forse a causa del
cattivo tempo, siano state poche
le partecipanti esterne ad approfittare di questa occasione. Le ricerche bibliche sono state alternate a momenti distensivi di
canti che la sorella Gisela, con
molta bravura e buona volontà,
riesce ad insegnare e a non far
dimenticare.
Il « pozzo dei nostri ricordi »
ha fatto riflettere su persone e
fatti che hanno contribuito al rafforzamento della nostra fede e
da queste confessioni anonime è
emerso che, nonostante la contestazione della generazione che
ci ha precedute, la mamma è stata — per molte — non solo colei
che ci ha trasmesso la vita, ma
anche la fede.
Non ultima è la gioia di ritrovare, anno dopo anno, le sorelle
più assidue ma anche conoscere
le nuove partecipanti, rallegrandoci se sono giovani.
A queste in particolare rivolgo
un appello per offrirsi come animatrici.
«Bibbia aperta»
e aitre iniziative
Per me che l’ho fatto per la prima volta — e che giovane non sono — è stata una bella esperienza: la sola condizione è credere
in quello che si fa.
Al termine dell’incontro le sorelle hanno formulato un breve
documento con il quale invitano
le comunità delle Chiese evangeliche ad impegnarsi per il « Decennio di solidarietà delle Chiese con le donne » con un programma di rapporti internazionali che, fino ad ora, non si è ancora avviato molto qui da noi.
Dopo la tradizionale tazza di
tè ci siamo separate ricordandoci delTesortazione a non dimenticare il debito di riconoscenza
che abbiamo verso le sorelle che
ci hanno precedute e, fortificate,
cerchiamo di camminare insieme
fiduciose verso il futuro.
Mariuccia Grill
Il documento
Dopo aver riflettuto su alcuni
incontri di Gesù con delle donne, ed aver ricordato delle sorelle che sono state per noi una
testimonianza vissuta di coraggio nella fede,
ci rivolgiamo alle chiese evangeliche raccomandando di tenere conto del « Decennio ecumenico: chiese solidali con le donne », 1988-1998.
Vorremmo chiedere di non
ignorare l’importanza di questo
tema sul quale insistere in ogni
incontro ecumenico.
Corso di animazione biblica,
Federazione femminile valdese metodista. I Distretto Torre Pellice, 25 nov. 1990.
PADOVA — Pare che l’interesse per gli studi connessi in qualche modo con l’argomento religioso vada ormai per la maggiore.
« Bibbia aperta » si occupa da
anni di queste tematiche e la
fondazione « Salizzato » — con
il suo impegno già assai noto
per l’ecumenismo — è diventata
un punto di riferimento obbligato.
Ora anche l’U.P.E.L. — l’Università padovana dell’età libera
— propone ai suoi iscritti un
ciclo di tre lezioni su « Le grandi religioni mondiali nel mondo
contemporaneo ». Nei prossimi
mesi (dicembre/gennaio) parleranno il dottori Achille Viterbo,
rabbino della Comunità ebraica
di Padova sull’ebraismo e il prof.
Enzo Pace, ordinario di sociologia delle religioni (Università di
Padova) sull’Islam, mentre don
Giovanni Brusegan, responsabile per la pastorale delTecumenismo e della cultura (diocesi di
Padova) e Maddalena Costabel
— della Tavola valdese — esporranno i principi e i punti di
vista rispettivamente del cattolicesimo e del protestantesimo.
• Per il centro Salizzato, parleranno su « San Bernardo tra
mistica e politica » il prof. Franco Dal Pino dell’Università di
Padova (gennaio); don Bruno
Forte, teologo, su « Parola e silenzio di Dio » (febbraio); il prof.
Paolo Ricca, teologo della Facoltà valdese di teologia di Roma,
su: « Giustizia, pace e integrità
del creato: realtà o utopia »
(marzo); il dott. Giancarlo Zizola, giornalista, su « Giovani, totem e tabù », (aprile); il prof.
Piero Stefani su « Il sabato ebraico e la domenica cristiana »
(maggio).
• Anche il gruppo femminile della nostra Chiesa metodista non è da meno in questo
campo di attività: il comitato
direttivo, sotto la presidenza
della sorella Yvette Presciutti,
ha stabilito, per arricchire e
completare il corso sulla preghiera tenuto da Maddalena Costabel, di chiedere l’intervento
della teologa valdese past. Erika Tomassone, di un rabbino
e di don Roberto Tura del seminario diocesano per tre conversazioni sullo stesso tema visto da ottiche differenti.
• Continua intanto l’impegno
da parte della comunità metodista nelToffrire una prima accoglienza agli extracomunitari in
arrivo a Padova. Il presidente
del Consiglio della nostra chiesa, Danilo Passini, svolge un’opera assidua di presenza e di assistenza.
Nei locali sociali viene data
già ospitalità a un giovane extracomunitario della chiesa metodista del Ghana; sono state avviate le pratiche per il suo inserimento nel mondo del lavoro.
• La raccolta dei fondi — nel
quadro del programma per l’acquisto di una casa di accoglien
za per malati di Aids (« Il Sostegno », presidente Luigi Giudici) — procede con lentezza ma
anche con costante determinazione.
Per chi volesse contribuire, ripetiamo il numero dei conti correnti:
— Gruppo « Il Sostegno » - casella postale 582 - Cassa di Risparmio di Venezia, agenzia di
Mestre - n. 025789.
— Conto corrente postale n.
18830307 « Il Sostegno » C. P.
582, Mestre (Ve).
Chiesa cattolica
in dialogo
VICENZA — Il 29 ottobre, al
corso « La chiesa cattolica in dialogo » promosso dal centro ecumenico Eugenio IV, mons. Dal
Ferro ha trattato la seconda
parte della sua lezione sulTecumenismo, dando informazioni
sui dialoghi intercorsi fra la
Chiesa cattolica, riformati e metodisti. L’incontro è risultato
particolarmente vivace e fruttuoso per la partecipazione di
un gruppo della chiesa metodista di Vicenza guidato dal past.
Bruno Costabel. Erano presenti
anche fedeli della chiesa anglicana e della fede Baha’i. Si è
potuto così discutere insieme le
diversità esistenti fra queste
chiese soprattutto sulle questioni legate alla infallibilità del papa, al ministero sacerdotale e all’Eucarestia.
• Si è svolta l’annuale assemblea per il rinnovo delle cariche sociali nella nostra Chiesa.
Sono stati eletti membri del Consiglio Daniele Busetto, Daniela
Campbell, Angelina Pavinato,
mentre restano come membri di
diritto Lina Weller, Laura Vignaga e il past. Bruno Costabel.
Alla presidenza è stata riconfermata Gabriella Gianello.
• Lo studio biblico interconfessionale continua con l’esame
de « Il credo apostolico ». Le
riunioni hanno luogo nella nostra chiesa il primo giovedì di
ogni mese.
• Dopo un lungo periodo di
interruzione riprende quest’anno la scuola domenicale sotto la
guida di Gabriella Gianello.
• Anche il gruppo femminile
prosegue nella sua attività con
riunioni quindicinali (primo e
terzo giovedì del mese alle ore
16).
Confermato Soggin
BERGAMO — Si è svolta domenica 18 novembre l’assemblea
per la votazione sulla riconferma del pastore Thomas Soggin
per un secondo settennio. Buona è stata Taffluenza di membri elettori e quasi plebiscitaria
la riconferma, ottimo inizio per
un nuovo periodo di lavoro ricco di frutti.
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21 dicembre 1990
UN TEOLOGO RIFORMATO ED ECUMENICO DEL CINQUECENTO
UN MOVIMENTO POCO NOTO
Girolamo Zanchi
Un protagonista originale nella vita religiosa europea - Nonostante I Inquisizione, sperò sempre di vedere una cristianità più unita
I bogomili
Due correnti per una dottrina particolare: analogie con i catari, critiche alla « Chiesa »
Davvero innumerevoli sono stati nel corso dei secoli coloro che
hanno mostrato un’autentica solidarietà fraterna per le vicende,
spesso drammatiche, delle chiese valdesi. Sarebbe un tema di
l'icerca avvincente tracciare la
mappa — europea prima e mondiale poi — dell’aiuto internazionale di cui hanno beneficiato i valdesi nel corso dell’età
moderna. A mo’ di esempio, sia
qui ricordata la figura di Girolamo Zanchi (1516-1590), di cui
ricorre quest’anno il quarto centenario della morte.
In una lettera a Giovanni Calvino del 29 ottobre 1561 (O.C.
19, 86) Zanchi informava il riformatore di Ginevra di aver raccolto, con l’aiuto del pastore Houbraque della chiesa francese di
Strasburgo, dei fondi in favore
dei valdesi. Dallo scritto traspare chiaramente la compassione
e il dolore di Zanchi per le perdite umane, i saccheggi di case
e le distruzioni dei locali di culto nelle Valli, per il feroce e
sanguinoso sterminio delle comunità della Calabria.
Chi era quest’uomo che da
Strasburgo era così bene a conoscenza e si interessava con
tanto fervore delle vicende dei
valdesi? Girolamo Zanchi fu un
teologo riformato di statura europea; assieme a Pier Martire
Vermigli e Bernardino Ochino
fu, tra gli esuli italiani per motivi di religione, uno dei protagonisti più originali della vita
religiosa europea del Cinquecento.
Anni di monastero
e di studio
Egli nacque ad Alzano, nei
pressi di Bergamo, il 2 febbraio
1516, in una famiglia dedita per
lunga tradizione alla professione forense. Appena quindicenne,
alla morte dei genitori, entrò
nel monastero dei canonici regolari lateranensi di Bergamo,
ove rimase dieci anni (1531-1541).
Mentre il giovane novizio attendeva alla sua formazione, la svolta riformatrice di Lutero, Zwingli e Bucero stava operando un
rivolgimento radicale della cristianità europea. Non sembra
tuttavia che la drammaticità degli eventi abbia in qualche modo coinvolto lo Zanchi, il quale
trascorse quegli anni dedicandosi agli studi delle lingue classiche, della filosofia e della teologia tomistica. Nel 1541 fu nominato predicatore dell’ordine, carica che gli permetteva di percorrere la penisola soffermandosi
nelle principali città.
Appena venticinquenne lo Zanchi fu inviato a Lucca, presso
il monastero di S. Frediano, dove avvenne rincontro decisivo
della sua vita. Infatti il priore
del monastero era Pier Martire
Vermigli, che con tenacia e intelligenza lo aveva trasformato
in una vera scuola teologica di
orientamento protestante, grazie
anche all’aiuto di fidi collaboratori come Emanuele Tremellio e
Celso Martinengo. Fu qui che
Zanchi venne a conoscenza e si
avvicinò alle idee dei riformatori transalpini e maturò, attraverso un rinnovato studio della
Scrittura, la sua conversione al
protestantesimo.
Nella cristianità italiana del
Cinquecento non vi erano tuttavia le condizioni per un libero
dibattito di idee. Nel 1542, il
Santo Offizio dell’Inquisizione,
appena riorganizzato, pose bru.scamente fine aH’esperimento di
S. Frediano. Lo stesso Vermigli,
minacciato di morte, fuggì all’estero e trovò asilo e ampia stima come dottore in Sacra Scrittura nelle università di Strasbur
go, Oxford e Zurigo. Numerose
famiglie lucchesi, che avevano aderito alla fede protestante, ab
bandonarono la patria e si rifugiarono a Ginevra, dove diedero vita ad una fiorente comunità riformata di lingua italiana,
da cui sorgeranno i geni teologici di Giovanni Diodati e Francesco Turrettini. Allo Zanchi riuscì invece di restare a Lucca, almeno fino al 1551.
Nell’autunno di quell’anno,
per « motivi di coscienza », come ebbe a scrivere più tardi, e
per poter professare liberamente la nuova fede, abbandonò l’Italia e si rifugiò dapprima nei Grigioni, poi a Ginevra, dove ebbe
occasione di conoscere personalmente Calvino di cui divenne
uno dei discepoli più brillanti.
Professore
a Strasburgo
Il soggiorno ginevrino fu di
breve durata. Dopo appena dieci mesi, nel 1553, ricevette cd
accolse l’invito della facoltà teologica di Strasburgo a sostituire il riformatore Heido, apnena
deceduto. Nella capitale dell’Alsazia Zanchi trascorse dieci anni (1553-1563) insegnando teologia biblica e filosofia. Quello che
doveva essere un approdo sereno, dopo la drammatica esperienza della fuga, non fu senza travaglio. La Strasburgo di quegli
anni era scossa da aspre controversie teologiche sulla Cena e
la predestinazione. La grande
competenza teoloaica di Zanchi
e il Suo carattere pugnace lo videro come il principale difensore delle dottrine riformate. Ma
è fuori di dubbio che le estenuanti polemiche con il partito luterano capeggiato dal pastore
Johann Marbach lo stancarono
al punto che nell’autunno del
1563 preferì lasciare la cattedra
universitaria e la città stessa.
Accolse l'invito della chiesa riformata di Chiavenna e, per quattro anni, dal 1563 al 1567, Zanchi fu pastore in quella città, che
era allora sotto il dominio della Lega dei Grigioni. Ma anche
questo soggiorno non fu privo
di strascichi polemici, sicché ben
volentieri accettò la richiesta
del principe elettore del Palatinato Federico III di insegnare
teologia a Heidelberg, ove morì
il 19 novembre 1590. Polemista vivace, autore fecondo e dotato
di notevoli capacità di sintesi,
con il suo insegnamento e i suoi
scritti l’esule bergamasco esercitò una funzione educatrice fuori del comune e contribuì in modo decisivo a definire i lineamenti della teologia riformata in tutte le regioni d’Europa. Fu inoltre il maestro venerato di quei
puritani inglesi che si stabilirono nel Nuovo Mondo, in America.
Sarebbe impossibile tracciare
qui, sia pure sommariamente, il
pensiero di Zanchi. Un aspetto
almeno può comunque essere
rammentato: il carattere irenico, ecumenico della sua riflessione teologica. Anche nei tempi
Girolamo Zanchi, un "riformatore ecumenico”.
bui dell’ Inquisizione, Zanchi
non abbandonò mai la speranza che la chiesa romana potesse
un giorno riformarsi e purificarsi. In un’opera scritta pochi anni prima di morire, egli poteva
alfermare di « non essersi separato dalla chiesa romana in ciò
che può ritenere di buono, ma
solo quanto a’ dogmi ne’ quali
ha degenerato dalla chiesa apostolica... quale era prima nella
sua purità. Che non se n’era ritirato per altro fine che per ritornarvi Un giorno ed aver comunione con lei nelle sue raunanze purché, corregendosi
degli abusi, ritornasse alla primiera forma di chiesa... Con tutto il cuore pregava Iddio che
ciò succedesse un giorno ».
Rinnovare
la vita delia chiesa
In queste poche righe è racchiusa, in mirabile sintesi, la
concezione che Zanchi ebbe della Riforma protestante del secolo XVI, la sua comprensione
dell’essenza del protestantesimo.
La Riforma fu per lui il richiamo perenne, costante a rinnovare la vita della chiesa. Essa non
fu un’esplosione orgogliosa dell’ingegno umano, bensì l’appello
a vivere la fede cristiana senza
il Issante edificio gerarchico-giuridico eretto sul corpo di Cristo durante i secoli, ma secondo
la viva, sapida e semplice intelligenza del cristianesimo delle
origini. Tale fu il convincimento
che guidò il travaglio teologico
di Zanchi. Si potrebbe osservare che esso non può essere appannaggio di un’unica confessione, che ne disponga come di
un privilegio acquisito. Dovrebbe
essere l’ideale di ogni comunità
cristiana che « corregendosi dagli abusi, la chiesa ritornasse alla primera forma ». Ristabilire
la comunione tra le chiese cristiane attraverso la comune conversione a Cristo fu l’ideale di
Zanchi e, non v’è dubbio, in questo risiede la sorprendente attualità ecumenica del suo pensiero.
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Nel mio articolo sui catari (n.
39 del 5.10.’90) ho accennato ai
bogomili. Il termine è prestigioso, è la trascrizione letterale
di due vocaboli slavi: bog =
Dio, mil = amico, cioè gli amici di Dio, nel preciso senso dei
Gottesfreunde dei secoli XIVXV. E la cosa non cambia se
il termine è usato non tanto
per indicare genericamente gli
« amici di Dio » quanto per ricordarne il presunto iniziatore,
il pope Bogomil, che per primo
avrebbe predicato delle opinioni, ritenute poi eretiche, in Bulgaria, all’epoca dell’imperatore
Pietro (927-969). Era patriarca
di Costantinopoli Teofilatte, che
avrebbe visto in quelle opinioni
un misto di manicheismo (sec.
Ili), di messalianismo (un’eresia
del sec. IV, che non riconosceva né i sacramenti né la gerarchia ecclesiastica, ritenendo la
preghiera l’unico mezzo per avvicinarsi a Dio) e di paulicianesimo (dualisti assoluti, nell’Armenia del sec. VII).
La fonte più importante è lo
slovo (discorso) del prete Cosmas, redatto nel 972 circa in
un periodo critico della storia
bugara, aH’indomani dell’occupazione del paese da parte dei
Bizantini: gli eretici criticano la
chiesa ufficiale, per il lusso dei
suoi prelati e per l’insufficienza
della predicazione, ma sono anche ostili alle autorità temporali, per cui essi si presenterebbero come i sostenitori di una
causa nazionale bulgara sia contro il conquistatore bizantino,
sia contro una chiesa ormai bizantinizzata. Ma, in pratica, Cosmas distinguerebbe due correnti nel bogomilismo bulgaro: una
rappresentata da quelli che nel
posteriore catarismo occidentale saranno i « perfetti », l’altra
squisitamente evangelica, molto
simile ai futuri poveri di Lione. Comunque, il dualismo professato allora dalla maggioranza dei bogomili era quello « mitigato », mentre quello dei pauliciani di Anatolia era chiaramente « assoluto ».
Tra le dottrine particolari osserviamo il rifiuto dell’Antico
Testamento (fatta eccezione per
i Salmi e qualche profeta), l’accettazione del solo battesimo
dello Spirito, i digiuni e le preghiere frequenti, l’astensione dei
rapporti sessuali nel matrimonio, la confessione reciproca dei
peccati, il rifiuto di mangiar
carne e di bere il vino, la fractio pañis invece deH’eucaristia,
ecc. Molte le analogie con una
corrente dei catari italiani di
Concorezzo (detta dell’ordo Buigariae), contrassegnata appunto
dal suo dualismo mitigato. Ma
un bel giorno del 1167, ad un
concilio cataro tenutosi a SaintPélix de Caraman nel Lauragais
(a nord-ovest di Carcassone),
giunse da Costantinopoli il pope Nicetas, che li avrebbe convertiti al dualismo assoluto dell’ordo Dragovitiae, originario dell’odierna Macedonia greca.
Il docetismo
Il termine (dal verbo greco
dokéin = parere, sembrare, aver
l’apparenza) indica l’opinione di
chi, in particolare presso i bogomili e i catari, ritiene che Cristo fosse solo apparentemente
un uomo in carne e ossa, quasi un fantasma, in base alla credenza che la materia era il prodotto del Dio cattivo: cosa incompatibile con la natura puramente spirituale del figlio del
Dio buono.
I tre miti
a) del cavallo (per spiegare
la metempsicosi): l’anima di un
uomo, lasciato il suo corpo, entrò in quello di un cavallo, che
rimase per un po’ di tempo al
servizio di un nobile. Una notte,
mentre quel nobile inseguiva i
suoi nemici, il cavallo da lui
cavalcato perse un ferro tra le
rocce. Poi, morto il cavallo, l’anima di quell’uomo rientrò in
un corpo umano, diventando un
buon cristiano. Un giorno, »'assando con un suo compagno oer
i luoghi dove il cavallo avsvc
perso il suo ferro, gli narrò l’episodio e, messisi alla sua ricerca, lo ritrovarono proprio tra
le rocce (da una deposizione
fatta davanti all’inquisitore Jacques Pournier della prima metà del sec. XIV; cfr. Jean Duvernoy. La religion des Cathares,
Toulouse 1976, p. 64);
b) del pellicano (per spiegare la redenzione): c’è un volatile, il pellicano, che è luminoso quanto il sole e che lo
segue nella sua corsa celeste.
Aveva dei piccoli, che lasciava
nel nido quando seguiva il sole. Veniva allora una bestia, che
li mutilava tagliando loro il becco. Poiché la cosa si ripeteva, il
pellicano finì per mascherare la
sua luminosità e, nascostosi dietro i suoi piccoli, potè catturare
la bestia ed ucciderla. Similmente le creature del Dio buono erano danneggiate dal Dio cattivo,
finché il Cristo nascose la sua luminosità (Giov. 17: 22 e 24: in
greco dóxa, nel latino della Vulgata claritas, nella nostra Riveduta gloria) incarnandosi nella
vergine Maria e, catturato il Dio
cattivo, lo ricacciò nell’inferno
(da una deposizione di un predicatore nell’Ariège a sud-ovest
di Carcassonne, davanti al suddetto Fournier; cfr. Duvernoy,
cit., p. 82);
c) della testa d’asino (per
spiegare il composto umano tripartito corpo-anima-spirito); due
credenti catari si trovavano un
giorno sulla sponda di un ruscello. Uno si addormentò, l’altro, rimasto sveglio, vide qualcosa che somigliava ad una lucertola uscire dalla bocca del
dormiente e attraversare il ruscello su una tavoletta, approdando dall’altra parte dove c’era
una testa d’asino ridotta a scheletro. Vi entrava e ne usciva
scorrazzando attraverso i buchi
di quella testa, poi tornava alla
bocca del dormiente. Poiché il
fatto si ripetè due o tre volte,
il credente sveglio aspettò che
la cosa fosse dall’altra parte del
ruscello, vicino alla testa d’asino, e tolse quella tavoletta dall’acqua perché essa non potesse più tornare dal dormiente.
Costui allora fu preso da una
grande agitazione, ma non potè destarsi malgrado gli sforzi
e gli scossoni del suo compagno sveglio. Allora costui rimise la tavoletta in acqua in modo che la cosa, servendosene,
potè rientrare nella bocca del
dormiente, che si svegliò subito. Al compagno che gli aveva
riferito che durante il sonno si
era molto agitato, egli rispose
che aveva fatto un sogno, durante il quale attraversava il ruscello su una tavoletta per approdare e entrare in un grande
palazzo dove c’erano molte torri e stanze, ma quando volle
tornare la tavoletta era stata
tolta dal ruscello, ed egli rimase molto turbato finché non potè tornare indietro (da una deposizione fatta davanti allo stesso Pournier, dalla quale risulta
che un « perfetto » cataro, a cui
era stato raccontato l’apologo,
spiegò che l’anima dell’uomo rimaneva sempre dentro il suo
corpo fino alla morte, mentre
il suo spirito ne poteva entrare
ed uscire; cfr. Duvernoy, cit., P68). Giovanni Gönnet
7
^"’■21 dicembre 1990
prospettive bibliche
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
lo sono l'Alfa e l'Omega
« lo sono l'alfa e l’omega, dice il
Signore Iddio che è, che era e che
viene, l'Onnipotente »
(Apocalisse 1: 8)
Tempo fa ho avuto con un amico una
discussione sul problema di Dio.
Egli diceva: « Sapendo che hanno scoperto una galassia a 13.000 miliardi di anni luce (ti rendi conto cosa voglia dire!),
pensando alla scissione dell'atomo, allo
zero assoluto, a tutto l’universo... non è
possibile ’’ingabbiare” tutto questo nella
parola umana ’’Dio”. Con questa definizione l’uomo pone dei limiti all’universo che
gli fanno comodo e che lo tranquillizzano.
Invece non c’è un bel niente, tranne il
puro fenomeno scientifico e basta. Io
aspetto di capire con "la ragione”: solo
quella mi soddisfa e conta. Dio lo abbiamo creata noi con la nostra mente, perché
ci fa comodo, possiamo dormire tranquilli
se sappian-io che c’è ».
Essendo abituata puie io ad un ragionamento scientifico che non posso rifiutare « a priori », tutto questo mi ha fatto
pensare, ma ho sentito, non capendo dove esattamente, che c’era un vizio d'impostazione del ragionamento.
Perdonatemi se mi avventuro su questo
terreno minato ed arduo. Ma ognuno di
noi ha in sé questi interrogativi, questo
problema: che cosa è Dio, che cosa egli
significa per noi. Ed io, come voi, sono
ogni giorno alla ricerca di questo significato. Non è un argomento comodo, ma
dobbiamo riconoscere che è Targomento
per eccellenza ed il significato ultimo di
ogni cosa.
Scriveva mio padre: « Noi lavoriamo in
modo affannoso e sorprendente a perdere tempo, a fare cioè tutto, salvo ciò che
realmente importa: conoscere Te, credere
in Te, abbandonarci .a Te. Accorti e pigri
quali siamo, eludiamo sempre, in ogni
nostro affaticarci, il grande problema fondamentale: Dio ».
Cioè quello della sua conoscenza e della
ricerca della verità.
La Parola ti attende
Mi rendo perfettamente conto di aver affrontato un argomento squisitamente teologico e forse neppure adatto ad una meditazione domenicale, né ho la pretesa di
risolverlo. Ma non siamo noi a scegliere
gli argomenti, sono loro che ci aspettano,
che sono lì nell’attesa che li incontriamo.
Scriveva Wiechert, il grande romanziere
credente tedesco: « Il versetto aspetta l’uomo e l’uomo il versetto. L’uomo apre il libro in un certo modo ed è esso a rivelarsi,
a porsi sulla via, e allora non si può più
deviare e scansarlo. E’ esso che ci possiede ».
Così, nel primo capitolo dell’Apocalisse,
da tempo mi aspettava il versetto 8 che
dice: « Io sono l’alfa e l’omega, dice il Signore Iddio che è, che era e che viene,
l’Onnipotente ».
Questo è il nostro testo.
In queste parole ho trovato immediatarnente il colpo d’ala liberatorio e la risposta alle argomentazioni del mio amico.
Anzitutto esso contiene il significato di
« eternità » di Dio: colui che è, che era e
ohe viene. Questi tre tempi travalicano
immediatamente i fenomeni fisici di spazio e di tempo, proiettando il cosiddetto
Dio al di là di ogni limite umano.
Nella Bibbia « eternità » non indica un
tempo infinito e neppure un eterno presente, poiché la parola ebraica « òlam »
indica un mondo misterioso al di là del
In questo scorcio d’anno offriamo ai lettori queste riflessioni, testo
di una predicazione tenuta alla chiesa di Como. Sono un tentativo (perché di più non si può fare) di risposta a una serie di interrogativi della nostra esistenza: tempo ed eternità, limite e conoscenza. Parola e creazione, fede e incredulità, (red.)
tempo e dello spazio e di ogni limite conosciuto.
Il creato non viene qui « ingabbiato »,
anzi.
« Io sono quegli che sono » dice Iddio a
Mosè nel pruno ardente.
« Avanti che i monti fossero nati e che
tu avessi formato la terra e il mondo
anzi ab eterno in eterno tu sei Dio » dice
il Salmo 90.
E sempre nell’Apocalisse viene ripetuto:
« Io sono l’ialfa e Tomega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine ».
E ancora: « Santo, santo, santo è il Signore Iddio, rQnnipotente che era, che è
e che viene ». Eterno è perciò non tanto
quello che ha una durata infinita, quanto
ciò che è fissato nella volontà di Dio che
trascende il mondo temporale e spaziale
dell’uomo.
L’eternità di Dio,
il limite del creato
Dio è immutabile al di sopra delle eternità {« Il tuo trono, o Dio, è per ogni eternità » (Salmo 45: 6).
Dio è perciò al principio, prima che i
mondi fossero («Nel principio Iddio creò
i cieli e la terra » (Genesi 1), ed è alla fine,
dopo ogni cosa.
Questo per quanto riguarda il concetto
di « eternità » di Dio.
Ma noi chiediamo di più, chiediamo che
questo Dio ci venga in qualche modo rivelato. Dio non si inventa. E se non lo si
inventa, bisogna che questo Dio-Verità si
manifesti. Il problema della conoscenza di
Dio è il problema che sta alla base della
vita di tutti gli uomini.
Ogni animo umano è arso dalla sete di
questa verità e di questa conoscenza.
Dove trovare la rivelazione di questa
verità? Dove e come essa si manifesta?
Nella natura risponde la filosofia, essa
ha in sé la dimostrazione dell’esistenza
di Dio: armonia, ordine, bellezza. Ma d’altro canto questa natura è anche cieca e
può provocare il caos, il disordine. Tòrrido.
« La natura geme ed è in travaglio » dice Paolo, schiava anch’essa di una insuperabile servitù. Nella storia si rivela Iddio, nelTevoluzione, nella marcia dell’umanità... Forse il romantico ’800 poteva
pensare così, ma se così fosse oggi per
noi, dovremmo concludere che Dio è il
principio della sopraffazione, dell’odio, dell’omicidio.
E quand’anche la natura, il creato e la
storia portassero le vestigia delTEtemo
Creatore, l’uomo non le può vedere né
comprendere se non discende in se stesso
e non trova in sé il modo col quale
Dio dimostra la sua vita e la sua sapienza.
Un medesimo paesaggio può suscitare
nel bovaro considerazioni di possibili allevamenti di m'andrie ed in Segantini armonie eterne di luci e colori.
I più perfetti ordini stellari, l’armonia
macrocosmica come la microcosmica Tastano per l’uomo pure ed aride leggi fisiche, come diceva il mio amico, se in lui
non è accesa la lampada dello Spirito di
Dio che, dall’armonia delle leggi del creato, risale alla bontà del creatore.
« Per la tua luce noi vediamo la luce »
(Salmo 36).
Ed ecco sorgere questa strana antitesi.
Io cerco Dio, ma non lo trovo se egli non
è già in me. Io non vedo che fenomeni,
non il Creatore di essi.
« La lampada del corpo è l’occhio, se l’occhio tuo è sano, tutto il tuo corpo sarà illuminato... » (Matteo 6: 22): solo agli occhi
della fede natura e storia appaiono quali
testimonianze dell’Eterno, e non a quelli
della scienza ridotta ai soli lumi della ragione.
E’ qui che il nostro pensiero deve fare
un salto di qualità, dalla ragione alla fede.
(Un salto cioè dalla normale situazione
delTuomo al centro delle possibilità di
Dio).
La rivelazione della presenza di Dio è
una rivelazione interiore, non basata sul
nostro cieco istinto o sul nostro naturale
senso religioso.
Si può obiettare che è una pura questione di fede, ma per chi la fede non ce
Tha?
Bene, il salto non mi pare così difficile,
poiché la rivelazione di Dio non è campata per aria, ma è basata su dei fatti storici: che sono le Sacre Scritture, realtà
storica del Verbo divino, manifesto appunto nella legge, nei profeti ed in Gesù Cristo, dove trova la sua solare pienezza.
Inoltre la verità non la troviamo in tasca,
dobbiamo cercarla con fatica.
« Cercate e troverete; picchiate e vi sarà aperto... » (Matt. 7: 7).
Le linee di forza
dei messaggio biblico
La possibilità di trovare questo Dio che
cerchiamo, di capirlo, di conoscere la verità, promana esclusivamente da un ritorno ad un serio, meditato, personale studio
e conoscenza della Bibbia, il libro che, contenendo la Parola di Dio, ha la capacità di
svegliare in noi l’afflato dello Spirito rigeneratore.
E qui si chiude o si apre, come meglio
credete, il cerchio di questa strana antitesi: la ricerca di Dio e del suo significato,
la rivelazione interiore, lo studio delle
Sacre Scritture e viceversa.
Che cosa ci insegnano queste Sacre
Scritture?
1) Anzitutto attraverso di esse Dio parla, il che significa che è un Dio vivente che
comunica con l’uomo mediante la sua Parola. « E Dio disse: sia la luce » (Genesi
1: 3). Il creato, l’uomo, sono figli del « sia »
divino; della sua Parola, del Logos giovannico: « Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio e la Parola era Dio. Qgni
cosa è stata fatta per mezzo di lei. In lei
era la vita, e la vita era la luce degli
uomini» (Giov. 1: 1-5).
2) In secondo luogo Dio dà al creato una
legge, ed ecco i comandamenti (Esodo 20:
2). L’uomo è chiamato ad ubbidire non
alla legge in sé, ma a Dio che sta dietro
alla legge e di cui la legge è rivelazione.
3) Ma la rivelazione vera e piena di
Dio si concreta nel momento storico delVincarnazione. Qui si rivela l’amore di Dio
Padre che ci dona il suo Figlio che, come
noi, è vero uomo. Questo è il momento in
cui Dio si avvicina di più all’uomo, ed in
cui ne diviene il Consolatore. Egli discende dalle alte sfere del « sia » e della « legge » per divenire uomo in mezzo a noi.
Dinanzi a questo Dio, spirito e vita d’a
more, nasce la fede, che è « la certezza
delle cose che si sperano, la dimostrazione di quelle che non si vedono » (Ebrei
11: 1), la contemplazione del mondo di
Dio, non ancora scoperto dalTocchio uma:ao.
Dio mistero creatore è adorato.
Dio legge è temuto.
Dio Padre è creduto, cioè amato.
La fede nasce con Cristo, « perfetto
esempio di fede » (Ebrei 12: 2).
4) Dio è infine, secondo le Scritture, giudice del mondo. Re e Signore.
« L’Eterno siede come re in eterno; egli
ha preparato il suo trono per il giudizio »
leggiamo nel Salmo 9.
« Levati, o giudice della terra » (Salmo
94). « Il Signore, il giusto giudice » (Timoteo). « Non un iota o un apice della legge
passerà che tutto non sia adempiuto »
(Matt. 5: 18).
Dio è quindi colui che parla, la cui parola è atto creatore. Dio è legislatore. Dio è
salvatore e Padre. Dio è giudice.
A questa quadruplice rivelazione dell’essere, che spero di aver reso chiara con le
mie modeste parole, deve corrispondere
da parte umana una quadruplice attività
dello spirito: adorazione, ubbidienza, fede,
timore.
Conoscenza razionale
e conoscenza d’amore
Cari fratelli in Cristo (vedete come è importante poter dire qui fratelli in Cristo),
non so se con questa breve meditazione su
un argomento così arduo e vasto io sia
riuscita a dare sia pure una parvenza di
risposta alla nostra sete di conoscenza della verità. Non ho questa pretesa, tuttavia
vorrei sottolineare, per concludere, che
nell’insegnamento biblico vi sono due tipi
di conoscenza: la conoscenza che promana dal primo frutto dell’albero dell’Eden,
quello della conoscenza del bene e del male, che è la nostra conoscenza filosofica, titanica, senza Dio e fratelli, chiusa in un
cerchio d’ombra.
E un’altra conoscenza, quella che promana dal frutto del secondo albero, l’albero della vita, chiuso nella barriera di
fuoco formata dalla spada roteante dell’angelo, che è la conoscenza del figlio, che
è passato col sacrificio (con Tubbidienza)
attraverso la cortina di fuoco, per rivelarci la vera conoscenza, che è rapporto
d’amore, nella fede in colui che ci ha creati ed amati.
Io penso che credere significa capire
(«Questa è la vita eterna: che conoscano
te » - Giov. 17: 3). E questa conoscenza è la
fede. « Se tu credi vedrai la gloria di Dio »
dice ancora Giovanni (11: 40).
Vorrei infine che la nostra meditazione
ci lasciasse una parola di consolazione e
di fiducia. Questa conoscenza, a cui siamo
giunti apparentemente con un ragionamento complesso, è semplice; essa è la conoscenza della vita poiché ci insegna ad
accettarla come è, a viverla senza evadere,
ma lavorando e confidando in Dio.
Essa non crea il superuomo, ma semplicemente l’uomo per il quale Cristo è
morto, risorto e vivente in ogni credente.
La conoscenza di Dio non è il possesso
di un’idea, ma un rapporto di fede in
quel Signore e Padre, al quale non possiamo sfuggire senza negare noi stessi.
« Io sono l’alfa e Tomega, dire il Signore,
colui che era, che è e che viene, TQnnipotente ».
La fiducia in questa onnipotenza ci sia
di conforto e guida. Essa saprà destare in
noi quella fede che è la chiave di ogni
conoscenza.
Graziella Lupo
8
8
ecumenismo
21 dicembre 1990
Alle valli
oggi
COMUNITÀ’ MONTANA VALLI CHISONE E GERMANASCA
Tutti insieme
Lingua? per un impegno comune
no, lingue
La nuova giunta unitaria subito alle prese con la nuova impostazione delle autonomie locali - II problema delle USSL e dell’Istruzione
Il dibattito sulle parlate del
Piemonte e della Val Pellice, apertosi per una circostanza forse occasionale (una seduta di
consiglio comunale, l'applicazione di una legge regionale), è in
realtà piu ampio e avvincente
Vari interventi, tutti stimolanti
e, in modi diversi, propositivi
hanno individuato di volta in
volta le matrici linguistiche che
sarebbe più opportuno tutelare,
promuovere, valorizzare (francese, piemontese, occitano).
Senza entrare nel merito della legge e delle sue possibili applicazioni, senza essere un esperto di politiche locali, vorrei tuttavia esprimere alcune idee.
Partiamo proprio dalla legge
n. 26f’90. Essa parla di « originale patrimonio linguistico del
Piemonte». Bisogna capire bene
che cosa significhi, perché forse
il testo stesso di legge non è
espresso in modo chiarissimo.
Non credo, per esempio, che
un patrimonio linguistico possa
esser fatto coincidere con una
sola parlata, un solo dialetto,
una sola lingua. Si sarebbe dovuto scrivere: originale lingua,
ma originale in che momento?
Abbiamo dei criteri certi per stabilirlo? (Mi sembra che su questo punto siano più che legittime le domande di Malan).
Un patrimonio linguistico lo
vedo più come un insieme di parlate, che convivono, si influenzano a vicenda, ammettono dei
« prestiti » da altre lingue o rielaborano in maniera originale
forme linguistiche nate altrove
con cui vengono in contatto.
Un sistema di influenze reciproche, insomma, più che un pezzo isolato. La ricerca di un’eventuale prima lingua parlata in una
data area mi sembra invece una
irnpresa notevole, seria e scientifica, ma un tantino « roba da
esperti, addetti ai lavori ». Mi
sembra più un lavoro per la ricerca universitaria che non la
promozione delle culture locali,
che invece meritano, tutte, di essere valorizzate e divulgate fra
la gente.
Purché lo si faccia, appunto,
sforzandosi di capire che la lingua riflette la cultura, e la cultura è, anche nelle zone alpine
(sia pure con tempi e modi diversi), anche una maniera particolare di confrontarsi con il mondo circostante.
Del resto, anche le lingue nazionali si scambiano parole che
entrano nell’uso comune. A partire dal ’600 i musicisti di tutta
Europa... parlavano italiano (adagio, allegro, bravo!), e tutte le
lingue si rifanno all’inglese se
si parla di informatica. Anzi,
molti linguisti, di diverse scuole, sostengono che è sclerotizzata quella lingua che rifiuta il
« prestito » e si chiude in se stessa. E’ un po’ il rischio che corrono le città d’arte come Firenze o Venezia: vivere nel passato
che è sì straordinario, ma da
dietro una bacheca di vetro, per
esporsi al turista affrettato e superficiale.
In definitiva credo, sperando
di non essere andato troppo fuori tema, che una lingua, come
una cultura, è tanto più viva
quanto più... si « contamina ». E
la ricerca, sul campo, .sui testi
antichi, sui documenti, nel patrimonio folclorico, è a quel punto appassionante, e può coinvolgere tutte le parlate di questa
zona. Compreso l’accento un po’
curioso con cui i marocchini di
Barge parlano piemontese.
Alberto Corsani
Da Un paio di settimane la
Comunità montana delle valli
Chisone e Germanasca - USSL
42 ha una nuova giunta ed un
nuovo presidente; la formula è
quella unitaria, il presidente è
Erminio Ribet, 36 anni, del gruppo socialista, sindaco di Inverso Pinasca e fino alla scorsa tornata amministrativa assessore
alla cultura.
Perché tanti mesi di trattative per una formula che vede tutti i gruppi insieme?
« Anzitutto bisogna considerare
le difficoltà oggettive nel formare il consiglio (alcune nomine
dai comuni sono arrivate in autunno) e di conseguenza i gruppi politici; poi, una volta individuati gli uomini ed i problemi,
bisogna anche trovare le soluzioni programmatiche: nel nostro caso, di fronte al ridisegno
delle autonomie locali, secondo
la legge 142, e ai problemi dei
piccoli comuni, ai cambiamenti
possibili all’interno delle USSL,
si è ritenuto di arrivare al coinvolgimento di tutte le forze politiche nella gestione diretta. Penso che comunque questa possa
anche non essere la soluzione
ottimale e che una buona minoranza rappresenti uno stimolo
importante per fare meglio ».
Recentemente, parlando alla
giornata deH’ospedale valdese di
Pomaretto, a proposito della possibilità di accorpamento delle
USSL del pinerolese, lei ha parlato di necessità di rilanciare la
lotta contro questa ipotesi; cosa intendeva dire?
« Prima di tutto va chiarito
che il futuro delle USSL non è
certo ben definito; non si sa che
fine faranno queste proposte né
se il decreto che istituisce il commissario per le USSL verrà effettivamente convertito; certo, se
penso alla rete di servizi messa
in funzione in questi anni nella
nostra, come da altre USSL vicine, siamo consapevoli che andare ad una unificazione sia per
noi perdente e quindi, una volta chiarito il quadro generale,
dovremmo trovare forze e strategie di intervento ».
La nuova giunta è nata sulla
base di un programma; sostanzialmente sul confronto col programma che il suo gruppo ha
POMARETTO
La memoria e l’identità
Si è concluso in bellezza per
la qualità — anche se non per
la partecipazione, limitata dallo
stato delle strade innevate — il
ciclo di incontri culturali promossi dalla Comunità montana
valli Chisone e Germanasca. Martedì 11 dicembre Bruna Peyrot
ha presentato con un intervento ricco di stimoli il suo libro
sulla memoria valdese, recensito da Giorgio Tourn sull’ultimo
numero del nostro giornale.
Non stiamo a ripetere le linee
della ricerca, che ormai sono
note. Il pubblico, attento e interessato, è intervenuto nel dibattito che è seguito alla presentazione con varie osservazioni, forse anche facilitate dal numero limitato dei presenti. Sono state poste varie domande
di approfondimento — per esempio sull’omogeneità o meno di
certe usanze come quella del costume valdese nelle varie zone
delle Valli — ma, soprattutto,
si sono posti i problemi di fondo del senso di una ricerca come quella di Bruna Peyrot e
dei rapporti tra memoria e identità.
Ci sembra che il problema fondamentale sia quello dei condizionamenti reciproci tra queste
due cose. Dalla ricerca presentata si ha la sensazione che la
memoria, e per conseguenza le
testimonianze orali, più che attestare la realtà storica, l’adeguino all’autocoscienza di chi le
presenta. In altre parole, se è
vero che la memoria forgia in
parte l’identità, è anche vero il
contrario. Ognuno ricorda quello che è coerente con l’immagine che ha di sé. Questo spiega
in parte come mai, per esempio, delle attività ecclesiastiche
si ricordino meglio gli spazi e
i tempi che non il messaggio. Poco rilievo ha nella memoria il
fatto che in questo secolo ci
siano state svolte di rilievo nell’impostazione della predicazione — risvegliata prima, barthiana, in seguito e, infine, «politica ». O, al massimo, è solo
quest’ultima svolta a essere ricordata e, forse, anche ingigantita rispetto a quello che è effettivamente avvenuto. Ma lin
generale la memoria del falò del
XVII febbraio prevale su quella dei sermoni; il « tempo delle
persecuzioni » su quello dell’evangelizzazione.
Il problema non è di grande
interesse storico, essendo di natura piuttosto spirituale. Ma anche lo storico può essere messo in guardia nel proprio lavoro dal modo in cui la gente sente la propria storia. Infatti non
è che il « mestiere » metta al
riparo dalle tentazioni di dire
del passato piuttosto quello che
interessa il nostro presente che
non quello che ha avuto maggior peso quando è avvenuto.
Claudio Tron
presentato; quali sono i tratti
più significativi di questo documento?
« Occupazione, istruzione e sviluppo puristico sono tra i punti
’’forti” del nostro programma,
forti nel senso che su questi argomenti non abbiamo certo un
passato brillante ma su cui è
importantissimo intervenire.
Sull’istruzione abbiamo una
tradizione secolare di un livello superiore a tutto il resto del
territorio piemontese, ma oggi
siamo fra le valli a più bassa
scolarità. Alla base di questo fenomeno ci sono varie ragioni;
da oggettive difficoltà di trasporto alla ricerca del posto sicuro
in fabbrica, cosa che però ci ha
fatti diventare tutti pigri rispetto alla voglia di studiare; occorre ormai cambiare questa mentalità.
Infatti la caccia al posto di
lavoro sicuro e duraturo ha oggi meno possibilità di avere successo che in passato; al di là delle infrastrutture che sono carenti, in valle manca ancora quasi totalmente l’attività nel terziario, nei servizi, in un turismo
legato al territorio e all’ambiente e che dunque si possa definire qualificato. Se in Francia,
in zone analoghe alle nostre, sono molto più avanti è anche perché gli enti pubblici hanno giocato un ruolo ben diverso nel
sostegno alla montagna. La Comunità montana, in quanto ente di programmazione, può contribuire a rilanciare e diffondere
l’immagine di queste valli sotto
questo profilo ».
Di fronte alla scarsa attenzione che i governi centrali da tempo riservano alle zone periferiche, altrove si è assistito ad una
avanzata del fenomeno autonomistico delle leghe; ciò è avvenuto in modo assai scarso, ad
esempio, in vai Germanasca; secondo lei perché?
« Ci sono delle ragioni ben precise — aggiunge Ribet —; c’è
ancora una buona identità con
il proprio passato e la propria
cultura: per noi le leghe sono
lontane e fuori dal nostro mondo. Credo che spesso il voto alle leghe rappresenti la speranza
che qualcuno risolva problemi
che altri non hanno saputo risolvere; è invece evidente che
nessuno ha questa ’’bacchetta
magica" e noi siamo piuttosto
portati ad affrontare qui, sul territorio, i problemi, che pure sono gravi. In più vorrei aggiungere che l’idea federativa e autonomista qui esiste da sempre e
quindi in qualche misura essa
è presente un po’ in tutti i partiti tradizionali; sarà interessante a questo proposito verificare ora, di fronte a quanto stabilisce la nuova legge sulle autonomie locali, quanto di nostro,
di creativo, sapremo inserire
negli statuti di cui i vari comuni dovranno dotarsi ».
Plervaldo Rostan
Per la salute
mentale
PINEROLO — Si è costituito
ufficialmente in associazione il
gruppo di persone che da alcuni anni lavora sul tema della salute mentale; le prime riunioni si erano svolte all’inizio
del 1988 ma da allora le risposte delle istituzioni hanno tardato ad arrivare.
Anche per dare maggior peso
al rapporto con gli enti e le istituzioni è perciò stata fondata
1’« Associazione per la promozione della salute mentale ». Fra
gli obiettivi dichiarati nello statuto segnaliamo: « l’impegno sui
problemi del sofferente mentale
nell’ambito sociale, sanitario, economico e politico; il dar vita
ad iniziative culturali che favoriscano la sensibilizzazione nei
confronti del disagio mentale; il
farsi portavoce presso le autorità sanitarie e politiche delle attese dei disagiati psichici e delle loro famiglie; il favorire il
coinvolgimento dei familiari nei
programmi terapeutici ».
L’azione dell’associazione per
la promozione della salute mentale è rivolta al territorio delle
USSL 42, 43 e 44; neH’immediato ha all’ordine del giorno l’esame della situazione dei servizi
psichiatrici nel pinerolese al fine di costruire una scheda informativa.
Questo proprio perché l’associazione non intende offrire direttamente servizi alle persone
in difficoltà, visto che questo
compito spetta alle istituzioni
che possono contare su personale professionalmente qualificato.
Le riunioni dell’associazione
si tengono in via Savorgnan 3
a Pinerolo ed il primo incontro
del ’91 è stato convocato per
mercoledì 9 gennaio aile ore 21.
Foto su: « Il treno
e il suo mondo »
TORRE PELLICE — L’associazione culturale Francesco Lo Bue
e Radio Beckwith indicono un
concorso fotografico sul tema:
« Il treno p il suo mondo », articolato in un’unica categoria di
opere: diapositive a colori. Ogni
concorrente dovrà presentare
non più di 5 diapositive; le opere dovranno pervenire, entro il
28 febbraio, presso il negozio Sibille dischi, in piazza Gianavello
a Torre Pellice e saranno esaminate da un’apposita giuria.
La premiazione e la proiezione di una selezione delle diapositive pervenute avranno luogo
presumibilmente (la data verrà successivamente confermata)
nella serata di sabato 23 marzo
1991.
Le prime tre opere classificate verranno inviate, con possibilità di pubblicazione, a riviste
specializzate nel campo ferroviario. La quota di partecipazione
al concorso, aperto a tutti i fotoamatori, è fissata in lire 5.000,
indipendentemente dal numero
di diapositive presentate.
SPORT ^^41 *11
DA FAVOLA ìlÉ\b61ll6
Assicuraziora AGENZIA GENERALE DI TORRE PELLICE
Corso Gramsci, 23 - © (0121) 91941
10066 TORRE PELLICE (To) Via Repubblica 14 • tei. 0121/91820
9
21 dicembre 1990
valli valdesi
COMUNITÀ’ MONTANA VAL RELUCE
Niente Giunta
sotto l’albero
L’accordo è ancora lontano, mentre sorgono
dubbi anche sulla composizione del Consiglio
VOLONTARI OSPEDALIERI
Un po’ di tempo,
un grande regalo
In breve
Ormai pare certo: entro Natale non sarà formato il nuovo esecutivo della Comunità montana vai Penice.
Dopo la prima convocazione
del 1° dicembre, gli incontri fra
i gruppi politici sono proseguiti ma raccordo è ancora lontano. Un confronto fra gruppo unitario della sinistra e socialisti
è stato rinviato, né sorte migliore ha avuto l’appuntamento
fra il gruppo di sinistra e la
DC.
Nelle trattative si inseriscono
anche le novità del settore USSL,
l’arrivo di un commissario, l’impossibilità che nel comitato di
gestione entrino sindaci o assessori comunali: in questo modo
il valzer delle poltrone potrebbe accontentare un po’ tutti.
Sulla stessa composizione del
consiglio pendono alcuni interrogativi: qualcuno ha sollevato
dei dubbi circa l’eleggibilità di
alcuni consiglieri e la cosa andrà
verificata; la Lega Nord Piemont
pare intenzionata a cambiare il
proprio rappresentante, eletto a
Torre Pellice. Continuerà il silenzio di quest’ultimo gruppo, che
spesso fa di quella contro la
partitocrazia una delle sue bat
AIDO
Collaborate !
Ormai da diversi anni esiste
in vai Pellice un gruppo delTAIDO (associazione donatori
organi), che conta circa 450
iscritti.
Il consiglio direttivo dell’associazione ha tentato in passato
il coinvolgimento della popolazione sulla base di momenti di
dibattito e con la partecipazione a manifestazioni pubbliche;
il tutto però senza un grande
riscontro. In realtà sembra che
gli iscritti all’AIDO facciano una
specie di testamento rispetto al
proprio corpo, senza per altro
farsi coinvolgere più di tanto in
altre iniziative. Analogamente le
assemblee di fine anno vedono
normalmente una partecipazione molto scarsa; perciò il direttivo ha in questi giorni fatto circolare una lettera con la richiesta di collaborazione; chi fosse
interessato può mettersi in contatto con l’AIDO a Luserna San
Giovanni, presso la sede in via
Roma 41 o telefonicamente al
numero 0121-909027.
Galleria d'arte
Via Vescovado 8 -10064 PINEROLO
Tel. 0121/795522
In mostra
STEEL LIFE
Grafica - Edizioni d’arte
ORARIO
martedì-venerdì 16-19,30
sabato 9,30-12,30/16-19,30
aperto
domenica pomeriggio
taglie centrali, rispetto ai tempi
lunghissimi che ormai si sono
dati i politici locali?
Intanto, da noi interpellato.
Franco Pasquet, l’ex capogruppo
dei liberali (oggi praticamente
scomparsi dalla scena politica
della vai Pellice dopo decenni di
forte presenza), ha a sua volta
voluto sottolineare come « secondo me, e lo si era già visto
nel corso degli ultimi cinque anni, siamo arrivati alla caccia alla poltrona, né più né meno di
quanto spesso denunciamo che
accade a Roma ».
Se la situazione è diversa dovranno essere gli amministratori della valle a dirlo nelle prossime settimane: la nuova giunta si fa attendere da quasi otto
mesi.
P.V.R.
La vita
dell’ammalato
porta con sé anche
la solitudine;
una possibile
risposta è
l’attività
dei volontari.
In questi giorni anche gli ospiti degli istituti per anziani della
valle stanno ricevendo dei doni;
è tradizione che sia così. Ma
DROGA IN VAL CHISONE
Presentata la Consulta
E’ stata presentata, alla presenza di una quarantina di persone, presso la biblioteca comunale di Villar Perosa, la consulta contro le tossicodipendenze
delle valli Chisone e Germanasca.
Costituita ufficialmente all’inizio di dicembre, essa ha come
scopo di « contribuire alla prevenzione dell’uso della droga, assistere ed aiutare i tossicodipendenti e le loro famiglie, informare quanti siano interessati al
problema ».
Della consulta fanno parte operatori, membri delle comunità cristiane delle valli, semplici
cittadini; presidente è stato nominato Andrea Garrone di San
Germano.
Com’è noto da fatti di cronaca, e come è stato ancora di
recente ricordato anche in incontri pubblici, il fenomeno delle tossicodipendenze in vai Chisone è allarmante e coinvolge
giovani e giovanissimi, che molte volte hanno abbandonato la
scuola trovando magari anche
un lavoro.
Alcuni di questi giovani oggi
sono in comunità, altri vengono seguiti in loco (l’USSL ha
praticamente distaccato a tempo pieno una psicoioga).
Anche nel campo della prevenzione sono stati effettuati vari tentativi, in particolare nei
settori della cultura e del tempo libero.
Proprio in questi giorni si sta
parlando di un progetto di recupero di un piano dell’ex convitto Filseta di Perosa per adibirlo a centro diurno; su una
superficie di oltre 200 metri quadri si potrebbero ospitare i ragazzi che sono nello stadio iniziale; in questo contesto dovrebbero operare alcune figure di
riferimento quali animatori o
psicologi e dovrebbe essere possibile aumentare lo spazio per
il confronto con le famiglie.
Naturalmente la consulta sulle
tossicodipendenze si occuperà
non solo delle droghe in senso
stretto ma anche del fenomeno
dell’alcoolismo, che nelle nostre
vallate alpine ha raggiunto livelli notevoli anche se spesso le
persone con questi problemi sono, a partire dal piano culturale, considerate in modo molto diverso. La consulta ha comunque come sede la biblioteca comunale di Villar Perosa,
in via Asiago 5, ed avrà la sua
prossima riunione il 7 gennaio.
Re. Nard.
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esposizione e laboratorio :
via S. Secondo, 38 ■ tei. (0121) 201712
(di fronte alla caserma alpini)
quelle stesse persone ricevono da
vari anni un dono quotidiano,
una visita che oltre a portare uii
po’ di calore, il contatto con il
mondo esterno, rappresenta un
aiuto indispensabile nel momento di consumare il pasto: si tratta dei volontari e delle volontarie deU’AVO (volontari ospedalieri).
« In vai Pellice — ci spiega la
presidente signora Giuliana Pizzardi ■— siamo oggi una cinquantina; persone che danno per l’attività dell’associazione una o più
ore la settimana ».
L’AVO non ha carattere confessionale, tant’è che gli interventi
avvengono sia in strutture valdesi che cattoliche.
« Un piccolo gruppo cominciò
nel 198ì — aggiunge la signora
Pizzardi — intervenendo presso i
malati dell’ospedale di Torre Pellice; col tempo questa presenza
accanto alle persone in difficoltà
si è estesa alla Casa di riposo S.
Giuseppe e successivamente all’Asilo dei vecchi di San Giovanni ed al Rifugio Re Carlo Alberto.
Con dei turni riusciamo ora a coprire entrambi i pasti sia all’ospedale che al S. Giuseppe, mentre
abbiamo un forte bisogno di ampliare il numero di persone che
collaborano rispetto al Carlo Alberto; al momento una decina di
persone garantisce l’assistenza
dal lunedì al venerdì per i soli
pranzi, ma è evidente a chi conosce quella casa che si tratta di
una situazione in cui sarebbe importantissima una presenza anche
alla sera; per questo stiamo lanciando un vero e proprio appello
a persone di buona volontà disponibili ad offrire una piccola parte
del proprio tempo a favore di
questa attività ».
Il problema di quelle persone
che, anziane, hanno grandi difficoltà anche solo per consumare
un pasto e che il personale delle
case non può seguire più di tanto è naturalmente non solo locale, al punto che ormai sono oltre 25.(X)0 i volontari dell’AVO in
tutta Italia; per quanto riguarda
la vai Pellice, chi fosse disponibile
alla collaborazione può recarsi
presso la sede di Torre Pellice,
nella casa adiacente il municipio
in via Repubblica 3, ogni venerdì
dalle 17 alle 18, dove potrà prendere contatto con degli esponenti
dell'associazione.
O. N.
I problemi delle
elementari
BRICHERASIO — Genitori ed
insegnanti insieme denunciano
una situazione della scuola elementare che da anni si trascina con gli stessi problemi: manca personale ausiliario, la pulizia dei locali lascia a desiderare, è diffìcile anche garantire l’apertura pomeridiana della scuola.
Genitori ed insegnanti, in una
recente presa di posizione, vogliono chiedere per gli oltre cento bambini « non solo il diritto
allo studio ma anche le più elementari norme di sicurezza.
Non quindi cose futili, ma soltanto un bidello durante tutto
l’arco delle lezioni, e quindi anche di pomeriggio. E’ già successo che qualche bambino si
sia sentito male di pomeriggio;
cosa deve fare l’insegnante? lasciarlo solo? « Noi genitori avevamo già fatto varie proposte, che
non graverebbero eccessivamente sul bilancio comunale, quali:
volontariato, obiettore di coscienza, ecc..., che sono sempre
state respinte.
Iniziative del genere in molti
Comuni sono già in atto, perché a Bricherasio non si può
fare niente? ».
Scuola media: no
all’accorpamento
TORRE PELLICE — Questa
volta la possibilità di accorpamento riguarda anche la scuola media; visto che il numero
delle classi, sia alla « Leonardo
da Vinci » di Torre Pellice che
alla « De Amicis » di Luserna,
è in diminuzione si è fatta strada l’ipotesi di un accorpamento delle due scuole a partire
dall’anno scolastico ’92-’93. Immediata è stata la reazione dei
docenti delle due scuole che in
una presa di posizione esprimono il loro netto dissenso alla
proposta, sia alla luce del contesto geografico e culturale dei
sette paesi interessati alle due
scuole, che dei diversi progetti
di sperimentazione avviati dai
due istituti.
Anche il sindaco di Torre Pellice Armand Hugon ha, con un
telegramma al provveditorato ed
al consiglio scolastico provinciale, chiesto la sospensione del
provvedimento.
L’autostrada si fa
ROMA — La « Conferenza dei
servizi » presso la presidenza del
Consiglio ha approvato, martedì
11 dicembre, il progetto dell’autostrada dal Drosso ad Airasca.
Si tratta della prima parte dell’autostrada Torino-Pinerolo che
sarà realizzata dalTATIVA, la società che gestisce la tangenziale di Torino e l’autostrada Torino-Aosta. Questo primo tratto
costerà 72 miliardi che saranno « autofinanziati » dall’ATIVA
stessa. Si tratterà dunque di una
autostrada a pagamento. A favore dell’autostrada si è espresso, quale delegato della Provincia, l’assessore Claudio Bonansea, democristiano la cui corrente, la Coldiretti, si è espressa più volte contro la costruzione dell’autostrada.
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10
10 valli valdesi
21 dicembre 1990
PREVENZIONE DELL’ALCOOLISMO IN VAL PELLICE
Soli, dietro il vetro
di un bicchiere
Ricercare una migliore qualità deila vita per arginare il fenomeno Il gruppo di « autoaiuto » e l’importanza dei rapporti con i familiari
Da alcune settimane il servizio
per le tossicodipendenze delrUSSL 43 ha cambiato sede; ora
è in via Guardia Piemontese 22
a Torre Pellice, ma la novità più
sostanziale è che un aumento dell’organico degli operatori consente ora di occuparsi anche dei problemi legati alFalcool.
« Il nuovo servizio — spiega
Alida Sirianni, una delle due assistenti sociali del servizio — si
pone sostanzialmente due obiettivi: la promozione di una migliore qualità di vita affinché il bere
non costituisca più l'unica risposta a dei disagi personali e sociali e il contenimento del fenoìneno alcoolismo sia con la prevenzione che con la riabilitazione ».
Come lavorate su questi obiettivi?
« E’ noto che non è possibile
fare una prevenzione specifica rispetto alle dipendenze; ciò che
invece viene fatto è un accompagnamento di tipo educativo che
mette la persona in grado di affrontare in modo adeguato i rischi che via via può incontrare
nella sua vita. In questo senso
vanno i progetti con le scuole; il
nostro intento è comunque quello di fare un discorso più ampio,
in grado di coinvolgere la popolazione, con momenti informativi,
uriche attraverso trasmissioni radiofoniche su Radio Beckwith ».
Spesso, rispetto ai problemi legati all’alcool, sorgono difficoltà o
pregiudizi; qual è la pur breve
esperienza del vostro servizio?
« L’attività più importante rispetto ai problemi alcool correlati è senz’altro la nascita del CAT
(club alcoolisti in trattamento);
le riunioni sono settimanali, al
lunedì dalle 18 alle 19,30 presso
la sede del servizio. Il CAT è in
pratica un gruppo di autoaiuto
che comprende fino ad un massimo di una dozzina di persone (dopo di che si sdoppia) a cui partecipano, oltre ad alcoolisti in trattarnento, se possibile, anche i familiari, proprio perché il problema
di solito viene vissuto da tutto il
nucleo; talvolta partecipano al
CAT anche dei volontari ».
Al CAT dunque partecipano
alcoolisti in trattamento; anzi sono loro stessi che sovente diventano, proprio partendo dalle
proprie esperienze, veicolo di testimonianza e di recupero; il
sig. Domenico è uno di essi e con
lui parliamo del problema, proprio partendo dalla sua storia;
sig. Domenico, come, ci si può
trovare ad essere ’’alcoolista”?
« Dovessi stabilire esattamente
quando ciò è accaduto non ne sarei in grado; certamente a me pia
ta dipendenza dall'alcool è legata spesso alla mancanza di prospettive nella vita sociale: il problema riguarda tutti.
ceva bere e mi è capitato di esagerare, ricavandone delle conseguenze anche fìsiche estremamente negative ».
Lei aveva un medico di famiglia; quale ruolo ha giocato questa figura?
« Mi segnalò la possibilità di
partecipare all’attività di un dispensario in Pinerolo; per alcuni
mesi ignorai questo suggerimento
e fu solo successivamente che mi
recai ad un primo colloquio con
il servizio tossicodipendenze-alcoolismo; mi venne spiegata la
terapia utilizzata, che consisteva
sostanzialmente nel partecipare
ad un gruppo dove fossero anche
presenti i familiari. Nel mio caso,
essendomi da tempo staccato dalla mia famiglia, rimasi molto
sconcertato; poi decisi di riprendere i contatti e trovai i miei figli
molto disponìbili. La partecipazione,'nel periodo successivo, alla
mia riabilitazione è stata importantissima ».
Così, incontro dopo incontro, è
rinata da una parte la fiducia verso un genitore, dall’altra si è rafforzato l’impegno per l'astinenza
(oggi sono oltre 650 giorni); ma
di cosa si parla in questi incontri?
« Nei gruppi si parla di vari
problemi; certo lo scopo principale è quello dì portare la persona a
diventare, o restare, astinente, ma
si affrontano un po’ tutti i problemi della vita quotidiana, proprio perché si tratta di una terapia di comunità ».
E’ possibile che partecipino a
questi incontri anche dei bambini, spesso le prime vittime di dif
Osservatorio
regionale
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Sono aperte le iscrizioni
ai nuovi corsi preserali e serali
INIZIO 21.1.1991
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fichi rapporti familiari?
« Ho vissuto esperienze molto
interessanti proprio per la partecipazione di bambini, anche di pochi anni, i qual; non seguivano
tutti i discorsi, ma notavano,
giorno per giorno, il miglioramento del genitore; in altri casi, in
età sui 10-12 anni, non solo si sono dimostrati determinanti nella
guarigione del padre o della madre, ma sono diventati poi propagatori di queste terapie, ad esempio nelle scuole, agganciando a
loro volta altri genitori con problemi analoghi ».
Signor Domenico, lei da alcoolista è diventato una persona impegnata direttamente nella lotta
a Questa sofferenza, partecipa ad
incontri pubblici, nelle scuole, è
segretario di una associazione regionale, l’ARCAT; qual è lo scopo
di questo gruppo?
« Si tratta appunto di una organizzazione che mantiene il collegamento fra i vari club, ma ha
anche creato un centro di documentazione e si fa promotrice di
iniziative di sensibilizzazione. Tra
le nostre attività c’è anche quella
di vìsite a quanti sappiamo afflitti da questo problema o anche a
chi di noi magari ricade; credo
di poter dire che generalmente
l’alcoolista accetta più facilmente il confronto con una persona
quando sa che è stata coinvolta
nello stesso problema ».
Fin qui la testimonianza raccolta con il signor Domenico, un
incontro importante, anche per
far capire quanto debba essere
grande l’impegno di quanti operano nel recupero di alcoolisti e
che ben sanno come il problema non possa essere risolto soltanto con il pur importante intervento medico.
Piervaldo Rostan
Risorse idriche
TORINO — Negli ultimi due
anni in Piemonte sono stati scavati quasi duemila nuovi pozzi,
ma molti captano l’acqua a una
profondità superiore ai 50 metri previsti dalla legge. Lo hanno
affermato esponenti della Lega
per l’ambiente nel seminario organizzato sabato 15 scorso a Torino sulla « Tutela e la qualità
delle risorse idriche ». Il segretario piemontese Alberto Santel ha
sollecitato il varo di una legge regionale per l’utilizzo delle falde
profonde « da riservarsi — ha affermato — in esclusiva al consumo umano » e ha espresso preoccupazione per « l’eventualità che
la gestione delle acque diventi un
monopolio di imprenditori privati ».
Malati terminali
TORINO —Il bilancio positivo
di un anno di lavoro, la necessità
di far conoscere a tutti i cittadini
gravemente malati di cancro la
possibilità di venire assistiti a domicilio da personale altamente
qualificato e volontario, sono stati discussi a Torino, in un incontro organizzato dalla Fondazione
Faro (fondazione assistenza ricerca Piemonte). « La nostra Associazione — ha detto il presidente prof. Alessandro Calciati — è
nata nel 1985 con scopi di ricerca,
informazione e prevenzione, e dall’anno scorso abbiamo cominciato a portare aiuto sia medico che
psicologico ai malati di cancro
allo stadio terminale. Il gruppo
dei volontari è formato da dieci
persone tra medici e infermieri
dell’ospedale San Giovanni, e ha
in cura attualmente una cinquantina di malati ».
Cassa integrazione
TORINO — Tra il novembre
del 1989 e l’ottobre di quest’anno
c’è stato un balzo in avanti delle
ore di cassa integrazione in Piemonte. Sono state 37 milioni, con
un incremento del 65% di quella
ordinaria e del 9% di quella
straordinaria rispetto all’anno di
riferimento precedente. I dati sono stati forniti dall’Assessorato
regionale al lavoro.
A determinare il forte aumento
è stato soprattutto il settore metalmeccanico, che ha utilizzato il
54,4% delle ore di ordinaria effettuate in tutta la regione. Per
quanto riguarda la CIG straordinaria, nelle industrie metalmeccaniche c’è stato un aumento del
34% (2,3 milioni di ore in più) e in
quelle metallurgiche del 123% (1,3
milioni di ore in più). L’area torinese è quella che in maggior
misura ha determinato la crescita (la CIG ordinaria è addirittura raddoppiata: da 5 a 10 milioni
di ore), anche per la presenza
degli stabilimenti della FIAT, nei
quali le sospensioni dal lavoro
hanno interessato migliaia di lavoratori dopo l’estate. Oltre che in
quello metalmeccanico, cresce la
CIG anche nei settori chimico
(cala però quella straordinaria),
tessile, dell’abbigliamento e arredo. Quella ordinaria diminuisce
invece nell’edilizia.
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pinerolo »ot
Natale
in musica
VILLAR PELLICE — Sabato 22 dicembre, nel tempio, alle ore 20.45 la
Corale di Bobbio-Villar Pellice ed il
Gruppo flauti vai Pellice terranno una
serata di canti e musiche natalizie. Ingresso libero, colletta a favore di Casa Miramonti.
TORRE PELLICE — La Corale valdese organizza un « Concerto per l’anno nuovo » per sabato 5 gennaio 1991,
alle ore 20.45, nel tempio.
Saranno presenti: i Cantori pinerolesi, la Schola Cantorum di S. Martino e la Corale valdese. Le offerte
saranno destinate all’Ospedale valdese di Torre Pellice.
PINEROLO — Sabato 22 dicembre,
alle ore 20.45, presso la chiesa di
Madonna di Fatima avrà luogo la sesta edizione dell'appuntamento prenatalizio con dei cori della zona; quest’anno sarà la volta dei Cantori di
Osasio, del Coro del duomo di Chieri, della Schola cantorum di S. Martino di Torre Pellice e del Coro di
N. S. di Fatima.
PRALI — Sabato 22 dicembre, alla
ore 20.30, nel tempio valdese, le corali della vai Germanasca offriranno un
concerto di canti natalizi.
RADIO BECKWITH, FM 91.200 per la
vai Pellice e 102.350 per il pinerolese,
in occasione del prossimo Natale, proporrà il culto alle ore 10 in collegamento con il tempio valdese di Torre
Pellice.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 31154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 23 DICEMBRE
Perosa Argentina: FARMACIA Dott.
BAGLIANI - Piazza Marconi 6 Telef. 81261.
MARTEDÌ’ 25 DICEMBRE
Villar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
MERCOLEDÌ' 26 DICEMBRE
Perosa Argentina: FARMACIA PORNERIS - Via Umberto I - Tel. 81205.
DOMENICA 30 DICEMBRE
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Perrero: FARMACIA VALLETTI - Via
Monte Nero. 27 - Tel. 848827.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 23 DICEMBRE
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
MARTEDÌ’ 25 DICEMBRE
MERCOLEDÌ’ 26 DICEMBRE
DOMENICA 30 DICEMBRE
Bricherasio: FARMACIA FERRARIS ■
Via Vittorio Emanuele 83/4 - Tel.
59774.
Villar Pellice: FARMACIA GAY Piazza Jervis - Tel. 930705.
MARTEDÌ’ 1° GENNAIO
Luserna San Giovanni: FARMACIA
SAVELLONI - Via F. Blando 4 - Luserna Alta - Telef. 900223.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
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SERVIZIO ELIAMBULANZA, ellco^
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11
21 dicembre 1990
lettere 11
manifestazioni di cultura occitana a guardia piemontese
Due culture <cgemelle»
Una presenza linguistico-tradizionale significativa, che è sopravvissuta alla persecuzione e al passare del tennpo: quali prospettive?
Il gruppo di musica popolare
« La Cantarana » dì Pinerolo, in
una breve tournée in Calabria,
ha offerto un ampio repertorio
di canti e danze tradizionali delle
valli Chisone e Germanasca e
della pianura pinerolese.
La sera di sabato 24 novembre,
« La Cantarana » si è esibita presso l’Università della Calabria,
nell’ambito di un meeting regionale sul tema: « Vecchie e nuove
immigrazioni - Risorsa per una
società multietnica e multinazionale ».
Il meeting, organizzato dall’ARCI, è stato realizzato con l'apporto, fra gli altri, del Centro
studi « G. Gangale » di Catanzaro e del Centro di cultura « G.L.
Pascale » di Guardia Piemontese.
Gli organizzatori e gli spettatori
(non molti questi, ma qualificati
e molto partecipi all’iniziativa)
hanno potuto apprezzare le peculiarità della cultura occitana sia
in se stessa, nelle espressioni che
ha assunto nel canto e nella danza popolari, sia per il fatto che
quella cultura fa parte anche del
patrimonio calabrese, attraverso
una presenza piccola ma significativa, che va dal secolo XIII ai
nostri giorni.
'Il pubblico, costituito prevalentemente dagli studenti deU’Unìversità che seguono da vicino le
attività culturali deH’ARCI, ha riservato a « La Cantarana » una
calda accoglienza, che sembrava
ripetere, nelle nuove generazio
ni, le antiche ospitalità che la Calabria ha riservato nei secoli ai
diversi gruppi etnici e religiosi
che si sono inseriti nel suo territorio: greci, ebrei, valdesi, albanesi, zingari.
^Domenica 25 novembre, « La
Cantarana » si è esibita a Guardia
Piemontese. Era, questa, una « sede naturale » per un gruppo folcloristico che proponeva una cultura « gemella » a quella propria
del paese. Un pubblico di oltre
150 persone, tutti abitanti di
Guardia Piemontese, ha seguito
10 spettacolo con gioia e con partecipazione. Per l’occasione, « La
Cantarana » aveva preparato numerosi canti in patuà, che hanno dato ai guardioli la soddisfazione di un collegamento stretto
con altre terre, quelle di origine,
come raramente è avvenuto nella
sua storia.
L'idea di questo spettacolo era
venuta aH’indomani di un seminario su « Presenza occitana in Calabria », tenutosi la scorsa primavera, durante il quale circa un
centinaio di persone di Guardia
Piemontese aveva seguito con
molta attenzione le discussioni
relative alla memoria storica di
questo paese e alle prospettive
della lingua occitana, parlata tuttora dalla popolazione.
Quel seminario (che fu animato
dai proff. G. Gönnet e A. Genre) e
11 concerto de « La Cantarana »
hanno indicato la possibilità di
un impegno che sarà certamente
m r delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore; Giorgio Gardioi
Vicedirettore; Luciano Deodato
Redattori; Alberto Corsani, Adriano Longo, Piervaldo Rostan
Comitato editoriale; Paolo T. Angeleri, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Franco Carri, Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino Conte,
Piera Egidi, Emmanuele Paschetto, Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
Mirella Scorsonelli
Segreteria; Angelo Actis
Amministrazione; Mitzi Menusan
Revisione editoriale; Stello Armand-Hugon. Mariella Taglierò
Spedizione; Loris Bertot
Stampa; Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud, 23 - 10066 Torre
Penice - telefono 0121/91334
Registrazione n. 175 Tribunale di Pinerolo. Resp. F. Giamplccoli.
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V. 15 - 10125 Torino - telefono
011/655278, FAX 011/657542 — Redazione valli valdesi; via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pelllce - telefono 0121/932166.
FONDO DI SOLIDARIETÀ'; c.c.p. n. 11234101 intestato a La Luce, via
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EDITORE: A.I.P. - via Pio V. 15 - 10125 Torino - c.c.p, 20936100
Consiglio di amministrazione: Costante Costantino (presidente). Paolo
Gay, Roberto Peyrot, Silvio ReveI, Franco Rivolta (membri)
Registro nazionale della stampa; n. 00961 voi. 10 foglio 481
Il n, 49/'90 è stato consegnato agli Uffici postali delle valli valdesi il
13 dicembre e a quelli di Torino il 14 dicembre 1990,
Hanno collaborato a questo numero: Valter Cesan, Dino GardioI, Giorgina
Giacone, Vera Long, Ruggero Marchetti, Bianca Ruffino.
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Iniziative
fecondo di risultati per la presenza valdese in questo paese della Calabria.
L’animazione di questa cultura
minoritaria è probabilmente la
maniera attraverso la quale la
Chiesa valdese è chiamata oggi
ad esprimere un servizio fraterno verso questa popolazione che
ha conservato non solo la lingua
occitana, ma anche una memoria
storica e una consapevolezza
pronte a manifestarsi ad ogni sollecitazione.
Questo fatto è tanto più notevole, se si pensa che la presenza
valdese che venne schiacciata nel
1561 non era quella di una chiesa
con strutture e dottrina ben definite, ma quella propria del movimento in divenire, qual era il
valdismo sul nascere, e a quell’annientamento seguirono secoli
di cattolicizzazione obbligata e di
isolamento dalle altre regioni occitane, e in particolare l’isolamento più totale dalla Chiesa valdese.
Se l’isolamento ha favorito la
conservazione della lingua occitana, la cattolicizzazione obbligata e il continuo contatto con la
religiosità calabrese hanno certamente inciso, trasformandola profondamente, sulla cultura religiosa originaria dei guardioli.
Un fenomeno
da approfondire
La cattolicizzazione obbligata
dei valdesi e degli albanesi è ancora da studiare in profondità,
ma si hanno argomenti sufficienti per ritenere che sia stata una
operazione più ampia e articolata di quanto comunemente si creda. Nel secolo XVII i domenicani
della Calabria programmarono
una pastorale intensiva per le
popolazioni di origine valdese e
albanese, e nei primi decenni del
secolo XIX Bernardo Li Causi, dei
"minimi” di S. Francesco di Paola, nativo di San Sisto dei Valdesi, si poneva ancora il problema
della totale sottomissione dei vaidesi alla gerarchia cattolica.
Qra se, nonostante questa insistenza della gerarchia cattolica,
alcuni guardioli asseriscono di
sentirsi « discendenti dei valdesi » e di ritenere come « propria »
non solo la storia più recente del
paese, ma anche quella più antica — come è stato asserito da
parte di più persone durante il
seminario della scorsa primavera —, questa è un’asserzione alla
quale la Chiesa valdese non può
essere indifferente. Non è una
confessione di fede valdese, ma è
una dichiarazione di comunione,
sebbene in termini che sono ancora da definire.
Si tratta ora di vedere come
sviluppare e come poter esprimere questa comunione.
Si può partire dal servizio e
daH’animazione culturale. Ma non
ci si deve fermare di fronte al
necessario approfondimento e al
possibile progresso di questa comunione... Il coraggio darà sicuramente 1 suoi frutti.
Cesare Mìlaneschi
TORINO — Pro Natura organizza un
corso di erboristeria e utilizzo delle
erbe presso i locali dell'ottava circoscrizione in via Campana 18. I corsi
inizieranno martedì 15 gennaio dalle
18 alle 19 per proseguire a cadenza
settimanale fino a marzo.
Per Informazioni e iscrizioni (entro
il 12 gennaio ’91), tei. 011/512789,
presso la sede della Pro Natura di
Torino.
Manifestazioni
LUSERNA SAN GIOVANNI — Nell’ambito di una serie di manifestazioni coordinate sotto la sigla « Natalearte ’90», l'assessorato alla cultura
ha allestito una mostra di sculture
ispirata a « Il presepe », Inaugurata sabato scorso presso il palazzo civico.
La rassegna si compone di una trentina di pezzi ispirati alla natività cristiana realizzati in materiali diversi
(cartapesta, vetro, ceramica, terracotta, porcellana, gesso) e resterà aperta al pubblico fino al 6 gennaio dalle ore 16 alle 19 nei giorni feriali e
dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19
nel giorni festivi.
In contemporanea è esposta al pubblico la mostra di dipinti dedicata a
« La farfalla ».
TORRE PELLICE — • Aspettando il
Natale » è il tema su cui si svolgeranno alcune manifestazioni nei prossimi giorni.
Sabato 22 e lunedì 24, a partire dalle 16, per le vie del paese « vin brûlé » per tutti e Babbo Natale offrirà
caramelle ai bambini.
Domenica 23 dicembre, ore 21, tradizionale fiaccolata accompagnata da
melodie natalizie eseguite dalla Banda cittadina; al termine, in piazza Muston, distribuzione di dolci ai bambini.
Sabato 22, nell’Isola pedonale, edizione straordinaria del mercatino dei
prodotti biologici.
BORA' — Nel periodo natalizio si
svolgeranno alcune manifestazioni; il
25 scenderà in piazza « Babbo Natale »;
mentre il 26 sarà organizzata una presentazione di torte caserecce con premiazione presso il punto ristoro >■ Koliba »; domenica 30, presso il parco
montano, si svolgeranno gare di sci
e bob per i bambini e sabato 5 gennaio ci sarà la tradizionale fiaccolata
con vin brûlé finale offerto in piazza.
Corsi
TORRE PELLICE — Il CAI di Pinerolo e della vai Pellice organizzano il
XV corso di sci alpinismo; le domande devono pervenire entro il 10
gennaio alle sedi CAI di Torre Peliice (piazza Gianavello) e Pinerolo (via
Sommelier).
Amnesty International ~
TORRE PELLICE — Giovedì 20 dicembre, alle ore 16.45, avrà luogo una
riunione nella sede di via Repubblica
3, 2° piano, con il seguente o.d.g.: a)
proseguimento dell'azione di indagine
presso il governo ed altre istituzioni
del Vietnam riguardo al caso del monaco cattolico John E Mai Huu; b) liberazione dell'ultimo dei tre prigionieri del Bahrein, in favore del quale
era in atto un’azione urgente; c) rinnovo iscrizioni per il 1991 e campagna per l'aumento del numero dei soci; d) elezioni per la carica di respon
sabile del Gruppo Italia 90 Val Pellice.
Cinema
POMARETTO — Si conclude venerdì 21 dicembre la rassegna di cinema d'autore; alle ore 21, presso il
cinema Edelweiss, viene posto in visione il film S.weetie.
______________Teatro________________
TORRE PELLICE — Venerdì 21 dicembre, alle ore 17.30, presso ì locali
del CIAO in via Volta, la compagnia
di teatro di figura ■■ Teatro aiegre »
-presenterà il suo spettacolo di guarattelle napoletane A nnammurata mia.
a II Signore dice: le sofferenze
del passato saranno dimenticate,
svaniranno davanti ai miei occhi »
(Isaia 65: 16)
Leandra De Santis in Scarinci
Con commozione esprimono il loro
affetto allo zio e cugine Isolde, Lara,
Giuseppe.
Torre Pellice, 12 dicembre 1990.
RINGRAZIAMENTO
(( Io canterò in perpetuo le benignità delVEterno: con la mia
bocca farò nota la tua fedeltà
d^età in età ».
(Salmo 89: 1)
I figli e i familiari tutti del compianto
Fernando Bertalot (Dino)
commossi e riconoscenti, nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che in vari modi
hanno manifestato la loro solidarietà
e la loro simpatia per i] dolore provato.
Un grazie particolare ai medici e a
tutto il personale dell’ospedale valdese
dì Torre Pellice, alle dott.sse G. Seves
e S. Pons, al doti. Giovanni Peyrot, ai
pastori B. Bellion e F, Davite.
Luserna S. Giovanni, 19 dicembre ’90.
RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno e il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
I familiari di
Gina e Ida Bertalot
riconoscenti per la dimostrazione di stima e affetto tributata alle loro care,
ringraziano di cuore tutti coloro che
sono stati loro vicini nella triste circostanza.
Un ringraziamento particolare ai
pastori Erika Tomassone e Bruno Tron,
al medico curante dott. Forneris, a
Giorgina Prandino, a Clelia Bakuas, ai
medici, alle suore e personale dell’Ospedale Cottolengo, reparto medicina.
Abbadia Alpina, 21 dicembre 1990.
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12 fatti e problemi
21 dicembre 1990
CRISI DEL GOLFO
GELA
Azioni di pace
Alcuni antefatti poco gloriosi per l’Occidente - Si auspica un’iniziativa di base che sostenga una linea diplomatica in Medio Oriente
Dobbiamo sperare, pregare ed
operare affinché il dialogo proposto da Bush e accettato da
Saddam disinneschi la guerra e
conduca ad una pace stabile e
giusta in Medio Oriente; ritiro
iracheno dal Kuwait, conferenza internazionale che avvìi a soluzione, sotto l’egida dell’ONU,
il problema dei territori palestinesi invasi da Israele, del Libano invaso dalla Siria, dei curdi, ecc. La liberazione degli ostaggi, la disponibilità a ritirar
si da parte di Saddam, la volontà di evitare la guerra emersa con forza negli USA, sia nel
Congresso che nella popolazione, autorizzano a sperare ma
non a dare per risolta la « crisi del Golfo ».
Le mire di Saddam erano; 1)
ottenere una riduzione del debito accumulato con il Kuwait ed
altri paesi arabi, in nome e per
conto dei quali aveva condotto
una guerra decennale e crudele contro l’Iran; 2) aprirsi uno
sbocco sul Golfo arabico; 3) appropriarsi di una parte dei pozzi petroliferi del Kuwait. Di qui
l’invasione e il tentativo, finora
parzialmente riuscito, di accreditarsi presso le popolazioni arabe come leader della « nazione » araba e paladino del popolo palestinese oppresso.
Una mossa odiosa
e ben calcolata
La mossa di Saddam, pur nella sua odiosità, era calcolata; la
mancanza di reazioni deil’ambasciata USA a Baghdad ai suoi
propositi di invasione dovette
rassicurarlo circa la tenuta dei
buoni rapporti tra USA e Iraq.
Rapporti costruiti nel decennio
’79-’89, durante ia guerra con
l’Iran; l’Iraq diventa il primo
acquirente del riso e l’ottavo del
grano statunitense mentre in pochi anni gli scambi USA-Iraq si
quintuplicano. A partire dall’82
il governo USA apre un ampio
credito all’Iraq di Saddam, presentato come antagonista « laico » e occidentalizzante del demonio di turno Khomeini. Nello stesso tempo, aggirando il divieto di vendere armi ai contendenti, consente l’esportazione
in Iraq di licenze per la fabbricazione di sistemi di guida
missilistica, ed altro materiale
bellico per un totale calcolato
intorno ai 700 milioni di dollari. Altri prestiti vengono resi
possibili anche dalla mediazione
della nostra Banca Nazionale del
Lavoro. L’Iraq è d’altronde partner di varie compagnie petrolifere americane. Le malefatte di
Saddam (torture, assassini! di
oppositori, ecc.) sono già note
per le denunce di Amnesty International, eppure quando lo
sterminio con bombe chimiche
di 5.000 curdi, in buona parte
donne, bambini e vecchi del villaggio di Halabia, viene denunciato airONU per essere condannato e sanzionato, il governo USA si oppone al voto. Una
lobby di senatori e funzionari amministrativi USA, espressione degli interessi economici americani in Iraq, influenza così la politica estera verso Saddam. Ancora nel maggio 1990 alcuni senatori vanno a riconfermare al
dittatore iracheno, preoccupato
per le critiche a lui mosse da
parte della stampa, l’amicizia
del popolo americano.
Ma l’importanza strategica, politica e militare, di tutto il Medio Oriente per gli USA è legata al petrolio. Accanto al vertiginoso aumento dell’interscambio commerciale globale degli
USA con il Medio Oriente (dal
1970 ad oggi è aumentato di 20
Una manifestazione per la pace nei primi anni ’80.
volte e dal 1982 è secondo solo a quello con l’Europa) c’è nei
governanti statunitensi la chiara consapevolezza che chi controlla direttamente o indirettamente i flussi del petrolio mediorientale controlla quella che
è ancora la principale risorsa
energetica del pianeta. In Medio
Oriente si trova circa il 60%
dei giacimenti mondiali di petrolio (25% in Arabia Saudita,
9% circa ciascuno in Iraq, Kuwait, Emirati Arabi) facilmente
estraìbile ed a bassi costi. Se
si considera che gli USA importano dal Medio Oriente solo il
14% del petrolio a loro necessario contro il 50% dell’Europa
e circa il 70% del Giappone, appare evidente come dal controllo del petrolio mediorientale dipenda la leadership politica ed
economica mondiale. Da questo
punto di vista, ci sia o non ci
sia la guerra, un corpo di 400
mila soldati nella regione serve
a vari scopi; rafforzamento dell’influenza politica nell’area, controllo degli alleati europei attraverso il rubinetto petrolifero, rilancio in grande dell’industria
bellica e del bilancio militare
americano.
Ma ci sarà la guerra? Per
quanto possa sembrare strano
ciò dipenderà da vari fattori, di
cui l’ultimatum dell’ONU rappresenta solo una variabile di scarso rilievo politico (anche se di
dubbio significato morale; che
senso ha autorizzare la guerra
per un organismo nato e concepito per evitarla?).
Occorre evitare
un nuovo Vietnam
La domanda fondamentale è;
in che modo gli interessi americani sono meglio salvaguardati?
Secondo un grappolo di grandi
multinazionali USA (i 2/3 della
forza lavoro, il 60% della produzione industriale) la guerra
sarebbe rovinosa per i futuri
rapporti politici ed economici
degli USA con il Medio Oriente; secondo una larga parte di
opinione pubblica, la maggioranza del Congresso, settori influenti della grande stampa si
deve evitare un nuovo Vietnam.
Questo è lo schieramento che
ha premuto su Baker affinché
ricercasse l’intesa con URSS e
Francia in vista di una soluzione negoziata e non guerreggiata della crisi. Dietro al generale
Cheney, sostenitore della soluzione militare, ci sono il Pentagono
(1 milione di impiegati), l’apparato e l’industria militare con
un bilancio di oltre 300 miliardi
di dollari (il 10% della manodopera americana), le lobby filoisraeliane e naturalmente lo
stato d’Israele, preoccupati di
infliggere un duro colpo alla
macchina militare irachena. Se
vince il primo schieramento le
armi saranno servite a dare forza al dialogo; se vince il secondo l’offerta di dialogo sarà servita a « giustificare » la guerra
agli occhi degli oppositori interni. In nessun caso l’armata
statunitense lascerà il Medio
Oriente. Qualcosa si potrà capire dal modo in cui evolverà
la fase dei contatti diretti faticosamente avviatasi; se Bush rifiuterà di concedere qualcosa a
Saddam, per consentirgli di « salvare la faccia » in cambio dello
sgombero del Kuwait, sarà vera la seconda ipotesi.
E’ possibile un’iniziativa « di
movimento » che si unisca alla
pressione per la pace crescente
negli USA e contribuisca per il
futuro a prevenire nuove crisi
in Medio Oriente? E’ possibile
e necessario far sentire la nostra volontà di pace ad una diplomazia italiana inerte sul piano diplomatico e ad un governo
sdraiato sull’ipotesi bellicistica
(oltre al contingente nel Golfo,
tutte le basi della penisola. Nato
e non, in allarme rosso dal mese di agosto) con la benedizione di gran parte della stampa.
Occorre diffondere la consapevolezza degli effetti disastrosi di
una guerra sia, ovviamente, per
le popolazioni arabe (non solo
irachene), sia per l’Italia e l’Europa che si troverebbero presto
a far fronte ad un flusso accresciuto di immigrati extracomunitari e ad un flusso di petrolio ridotto dalle inevitabili distruzioni di pozzi provocate dalla guerra.
Quanto a disinnescare le tensioni in Medio Oriente, varie sono le svolte da compiere. Nell’immediato occorre mostrare
alle popolazioni arabe che i paesi ricchi e industrializzati sono
sensibili non solò ai diritti del
Kuwait, ma anche a quelli dei
palestinesi, del Libano, dei curdi, e passare dalla mobilitazione militare alla convocazione di
una conferenza internazionale
che veda un ruolo preminente
deirONU e dei paesi arabi nella soluzione di tutte le controversie territoriali.
Per il futuro prossimo occorre cambiare l’attuale regime di
scambi fondato sugli interessi
del Nord del mondo e delle aristocrazie mediorientali; armi in
cambio di petrolio, petrodollari
investiti in Occidente anziché in
Medio Oriente, aiuti allo sviluppo che servono più agli aiutanti
che agli aiutati.
E’ possibile un impegno degli
insegnanti evangelici nelle scuole e dei monitori nelle scuole
domenicali per estendere la conoscenza di questi problemi e
favorire la nascita di idee e soluzioni ispirate alla « pace, alla
giustizia e all’integrità del creato »?
Maurizio Girolami
Una scuola
da riformare
Dalla dispersione scolastica derivano altri
mali: isolamento, incultura, devianza minorile
A Gela non si muore solo di
lupara. Si muore anche per ignoranza; i dati su quella che gli
addetti ai lavori chiamano « dispersione scolastica » sono lì a
dimostrarcelo.
Ho potuto rendermi conto di
questo partecipando all’inaugurazione di un corso per maestri
e professori delle scuole elementari e medie di Riesi avente per
obiettivo quello di capire i fenomeni presenti in Sicilia quali
la ripetenza, l’abbandono della
scuola, l’analfabetismo, il disamore per la cultura, la disaffezione per il sistema scolastico,
la devianza minorile.
Il progetto, che vede compartecipi i Ministeri degli interni,
dell’istruzione, della sanità, di
grazia e giustizia, l’Associazione comuni d’Italia, l’Unione
province italiane ha un obiettivo chiaramente dichiarato; quello di pilotare un movimento socioculturale in favore della persona umana e dell’esercizio dei
suoi diritti all’istruzione e all’educazione. Il progetto, invitando
gli operatori a riflettere sulle disfunzioni del sistema, mette sul
. tappeto le grosse questioni del
diritto allo studio, deH’uguaglianza delle opportunità, delle sperequazioni strutturali tra aree privilegiate e aree depresse e deprivate del paese facendo leva
sull’autonomia degli enti locali
e,sul rapporto tra scuola ed extrascuola. La dispersione scolastica tende a configurarsi, specie ne] Sud, come connotazione
patologica non solo del sistema
scolastico ma anche del sistema
sociale; è un problema che tocca la scuola, ma ha le sue radici
nella società.
Il progetto interessa 28 province (tra cui anche Torino per
alcune zone a rischio nella periferia della città); su 28 province italiane 9 sono appartenenti
alla Sicilia, Tutte le province siciliane sono chiamate in causa
da questa iniziativa, che potrebbe assumere come slogan « capire ed intervenire ».
Quali sono i fattori interni ed
esterni alla scuola che hanno fatto nrecipitare la situazione in
Sicilia?
Fra i fattori interni alla scuola sono stati ricordati le insufficienze deH’informazione e della
formazione degli insegnanti, le
condizioni oggettive di lavoro degli operatori, la difficoltà di dialogo fra famiglia e scuola, lo
scollegamento fra le istituzioni
del territorio cointeressate ai
problemi giovanili.
Fra i fattori esterni sono stati evocati la precarietà del nucleo familiare che attraversa una
profonda crisi, il basso livello
di istruzione delle famiglie, l’incertezza economica che provoca
necessità al minore di lavorare
in modo precario, l’emarginazione sociale, l’insalubrità di certi
ambienti di vita. La carenza di
strutture scolastiche {il 70% delle
aule in Sicilia è in affitto)
e di quelle extrascolastiche (il
tempo libero dei ragazzi non è
preso in considerazione da nessuna struttura pubblica), l’inesistenza di servizi socioassistenziali meritano un capitolo tutto
vissuto come denuncia o rassegnazione.
Ascoltando queste segnalazioni di situazioni tutte al negativo vien da pensare che nelle 9
province siciliane non è di casa
la Costituzione italiana con il
suo articolo 3; « E’ compito della
Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno
sviluppo della persona... »,
« L’insuccesso e il fallimento
della persona — ha detto Tispettrice Rosalba Anzalone di Cal
tanissetta — denunciano il sostanziale fallimento delle istituzioni, la loro incapacità di avviare interventi innovativi coerenti con i principi fondanti della nostra democrazia ».
Caltanissetta, secondo i dati
ISTAT degli ultimi due anni, si
trova al quinto posto tra le province d’Italia per il tasso di abbandono della scuola, che raggiunge nella scuola media punte
del 28%; si trova al sesto posto
tra le province d’Italia per il
tasso di ripetenza di classe (la
Sicilia complessivamente risulta
al primo posto tra le regioni di
Italia); per if tasso di bocciatura Caltanissetta è al 15° posto per
la scuola elementare e al 5° posto per la scuola media (ma la
Sicilia è al 2o posto in Italia
per le bocciature).
Secondo una ricerca condotta
nel 1985 sulle liste di collocamento a Caltanissetta risulta che il
15,7% degli iscritti per la prima
volta in quell’anno non possiede alcun titolo di studio, il 61,8%
solo la licenza media, il 20,3%
il diploma e solo il 2,2% la laurea. Nei grafici che illustrano la
situazione del 1988/’89 Gela, in
provincia di Caltanissetta, risulta sempre quella che evidenzia
le maggiori carenze in fatto di
dispersione scolastica. Per esemplificare la situazione di Gela;
su 100 alunni in età scolastica
20 abbandonano la scuola elementare, 40 la scuola media, 20
la scuola superiore e 18 l’università. Due su cento riescono a
terminare i loro studi imiversi tari. L’impresa scuola produce
a costi elevatissimi pochissimo
o quasi niente sul piano dello
sviluppo culturale e sociale.
Le strategie che il progetto pilota di recupero per if diritto
allo studio si propongono di adottare sono;
— coinvolgere i responsabili della scuola e dell’extfascuola;
— condividere una serie di
interventi abbandonando personalismi e clientelismo;
— creare, attraverso spazi di
confronto, le condizioni per un
cambiamento del sistema culturale complessivo.
Nel corso del vivacissimo
scambio di opinioni sono emerse come prima e insormontabile difficoltà la resistenza psicologica all’innovazione, la riserva
e la diffidenza su tutto e su tutti.
Ma quello che sembra mancare di più ai siciliani è la fiducia
in loro stessi; essi paiono non
ritrovare in loro stessi la capacità
di uscire dal magma che la complessa società ha creato intorno
a loro.
II diritto allo studio, in Sicilia come altrove, non va identificato nduttivamente come diritto all’assistenza ma come onportunità di crescita dell’individuo che, abbandonando atteggiarnenti sia di facile entusiasmo
sia di scetticismo pregiudiziale,
si muova da protagonista all’intemo del suo territorio e lo trasformi con la cooperazione di
tanti in uno spazio di giustizia
e di pace.
Nel corso di una trasmissione di Samarcanda una ragazza,
interrogata sul da farsi a Gela
perché non si ripetano i gesti
di violenza tristemente noti, ha
acutamente enunciato che gli abitanti di Gela abbisognano di
rnaggiore cultura e maggiore igiene mentale.
Riandando con la memoria all'intenso dibattito di Riesi, a cui
ho partecipato e contribuito, penso che fra le tante cose dette
sulla tragedia di Gela le parole
di quella ragazza siano le più
accusatorie ma anche le più propositive.
Franco Calvetti