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Anno 116 - N. 31
1 agosto 1980 - L. 300
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ARCHIVIO TAVOLA VALDESE
10066 TORRE FELLICS
delle valli vtddesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
INTERVISTA AL MODERATORE GIORGIO BOUCHARD
9 puntE
di vista
« Il mio governo è un governo
di ricostruzione nazionale, che
non ha davanti a sé nessuna scadenza. In questo senso io sono
come il generale Pinochet. Resterò vent’anni al potere. Le nuove
generazioni erediteranno un paese g^uarito dal cancro marxista ».
Cosi si è espresso il generale Luis
Garcia Meza, leader della giunta
militare che, dieci giorni fa, si è
accaparrata il potere in Bolivia con un golpe, il più violento e sanguinario della pur lunga
serie di golpe in questo paese.
Parole inequivocahili che non
lasciano dubbi sul senso e suUa
portata di questo colpo di stato.
Non si tratta infatti di uno fra
i tanti golpe latino-americani di
cui la Bolivia, appunto, detiene
il primato. Il paragone con il Cile di Pinochet s’impone, purtroppo, in tutta la sua tragica logica
di repressione, di torture e di
morte. Cosi come Pinochet ha ucciso una democrazia in atto, così Garcia Meza ha soffocato sul
nascere una democrazia in costruzione. In ambedue i casi, il
nemico ufficiale è il «marxismo»,
ma di fatto sono le masse popolari schiacciate da secoli di ingiustizia sociale ed economica, ad
opera dei latifondisti, delle oligarchie e delle multinazionali
americane.
Dopo le elezioni truccate del
luglio 1978 e del luglio 1979, le
recenti elezioni del 29 gpugno avevano segnato la vittoria delrUDP (Unione Democratica Popolare) e del suo leader, Hernán
Siles Suazo, già capo del governo negli anni ’50 e all’inizio degli
anni ’60, periodo in cui furono
varate profonde riforme nel paese. In mezzo a molte contraddizioni, la Bolivia è stata, negli ultimi anni, l’unico paese dell’America Latina a perseguire una politica di apertura democratica di
cui il responso delle urne è stato l’espressione naturale. Ma la
grande borghesia e i settori di
estrema-destra dell’esercito non
hanno permesso l’esercizio della
democrazia. Questo è il tragico
dato di fatto che rende esecrabile
questo golpe alla cilena, perché
chiude in modo brutale e cruento
l’ultimo spiraglio di speranza
che ancora esisteva nel continente sud-americano.
Ormai, insieme al Cile, all’Argentina, aU’Uruguay, al Brasile,
al Salvador, all’Honduras e al
Guatemala, vi è anche la Bolivia
dei generali fascisti (alla testa
dei torturatori c’è l’ex-capo della Gestapo a Lione, Klaus Barbie, condannato a morte in contumacia nel ’47).
Di fronte a questo quadro agghiacciante in cui ogni elementare diritto umano viene calpestato con una ferocia inaudita,
toma in mente il ricordo di un
uomo convinto che l’unica via
per liberare l’America Latina dal
giogo deU’imperialismo fosse la
rivoluzione, e che proprio in Bolivia venne assassinato nel 1967:
Ernesto Che Guevara. A tredici
anid di distanza, toma più che
mai attuale la causa per la quale egli si batté, quella della rivoluzione popolare, della libertà e
del socialismo, che è la stessa
causa per la quale si è battuto
per vent’anni ed ha vinto, un
anno fa, il popolo del Nicaragua.
■ Jean-Jacques Peyronel
L’ordine sparso è un lusso
a cui dobbiamo rinunciare
Problemi e prospettive dopo un anno di lavorocomune delle chiese valdesi e metodiste - L’esigenza di un coordinamento nei vari settori del lavoro delle chiese - Sei temi per il Sinodo
Incontro Giorgio Bouchard, da
un anno moderatore della Tavola Valdese, nel vecchio ufficio
della Casa Valdese di Torre Pellice. Accetta qualsiasi domanda
purché si faccia in fretta e bene.
L’efficienza sembra essere la
caratteristica principale di quest’uomo che, in questa splendida
giornata estiva, preferirebbe certamente un’escursione, con moglie e figli, sulle montagne delle
sue Valli anziché rispondere continuamente al telefono o sottoporsi ad una intervista. Ecco la
nostra conversazione.
Coordinamento
— C’è un termine che ricorre
di frequente nella relazione che
la Tavola presenta al Sinodo:
coordinamento. Si parla di coordinamento del lavoro teologico,
coordinamento a livello ecumenico, coordinamento tra le opere. Si tratta della linea d’azione
tra le chiese che la Tavola ha
svolto o di una programmazione
futura?
— Sette anni fa è uscito un
libro di Giorgio Tourn che aveva
un doppio titolo: « Una chiesa
in analisi - I valdesi di fronte al
domani ». Io preferisco questo
secondo titolo. Bene, in quel libro c’è scritto che una volta la
nostra chiesa era simile a un
cascinale in cui tutti vivono intorno al cortile, mentre adesso
somiglia più ad un condominio
in cui tutti vivono vicini ma
ognuno conduce la sua vita. Sono passati sette anni e forse è
giunto il momento di attuare le
cose scritte in quel libro, non per
ritornare indietro al cascinale
ma per creare una sorta di moderna cooperativa.
Una cosa che ha impressionato
quest’anno la Tavola è il fatto
che nelle nostre chiese esiste un
gran numero di iniziative e tutto
sommato, un numero considerevole di evangelici militanti. Soltanto che questo insieme di persone, di idee, di iniziative effettivamente non sono coordinate tra
loro. Secondo me non c’è da inventare un programma per gli
evangelici negli anni ’80 perché
in parte il programma lo si vede
nelle cose che si realizzano giorno per giorno, solo che queste cose non sono chiaramente coordinate.
— Potresti fare un esempio?
— Prendiamo il tema scottante delTecumenismo: ho avuto occasione di parlare con diversi
pastori e laici che si occupano
del problema e che hanno spesso ipotesi di lavoro considerevolmente diverse.
Ho avuto però la sensazione
nettissima che dietro a queste
ipotesi di lavoro ci fosse un fattore unificante: la passione evangelica. Si tratta quindi di meglio
spiegarsi, capirsi e in definitiva
coordinare meglio le iniziative
in un quadro organico. Altro
esempio: noi siamo una chiesa
in cui c’è un sacco di intellettuali: produciamo articoli, libri, ma
alla nostra chiesa manca un asse culturale. Sul piano della fede noi abbiamo un asse unificante che è la nostra confessione di
fede: ora bisogna realizzare, attraverso il confronto e il coordinamento delle iniziative, un asse
culturale. Si tratta di una azione che la Tavola ha iniziato a
compiere nella consapevolezza
che, con i tempi che corrono,
non possiamo permetterci il lusso di procedere in ordine sparso.
Sei temi
— Tra la vostra relazione e
quella della commissione d’esar
me non mancheranno certo argomenti che l’assemblea sinodale dovrà vagliare e discutere. Ma
personalmente su quali temi desideri che il Sinodo discuta o
decida?
— Ne indicherei sei. Primo, sicuramente, l’evangelizzazione che
rimane questione centrale per
tutti noi. Secondo: i valdesi del
Sud America. E qui dovremo se
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Davanti a Gesù
Luca 5: 17-26
Si avverte ogni giorno di più
l’urgenza di ripresentare l'Evangelo di Cristo, il messaggio della
salvezza personale, a una generazione disorientata, profondamente delusa per la mancata realizzazione di una società più
umana e più giusta, e che spesso si rifugia in forme di religiosità pagana. Vi è un fervore di
iniziative da parte delle confessioni cristiane, ma bisogna tener
presente che due debbono essere
i moventi essenziali dell’evangelizzazione: primo, piena fiducia
nella volontà e potenza liberatrice di Dio; secondo, amore e solidarietà verso il prossimo. Questi sentimenti ispirarono i quattro amici di Capernaum che,
avendo saputo del ritorno nella
cittadina di Gesù, la cui fama di
guaritore si era già diffusa, pensarono di prendere un loro amico paralitico con il suo lettuccio
e di portarlo « davanti a Gesù ».
Ma quando furono non lontano
dalla casa dove Gesù annunziava
la Parola (Marco 2: 2), si avvidero che una gran folla sostava
davanti alla porta e che sarebbe
stato impossibile attraversarla.
Ma non si perdettero d’animo,
né si diedero per vinti! Pensarono di salire sul tetto della casa
e di portarvi su il malato, forse
riluttante e sbigottito per il pericolo di una caduta. Riuscirono,
una volta lassù, a togliere alcuni tegoli dal tetto, a fare una
apertura e a calare il paralitico
davanti a Gesù nel bel mezzo della schiera dei Farisei e dei dottori della legge, venuti dalla Galilea, dalla Giudea e da Gerusalemme, ad ascoltare e a contestare il nuovo Maestro.
Anche nel nostro tempo molti
sono i paralitici nel corpo e nello spirito, inchiodati al loro letto
di sventura dalla malattia o dal
dolore per una delle tante tragedie quotidiane o dalla miseria o
da condizioni familiari o da situazioni di peccato e di rimorso.
Tutti costoro da soli non hanno
la forza di andare in cerca di
Gesù per chiedergli soccorso proprio come il paralitico di Capernaum. Ci vuole qualcuno che li
aiuti. Ma come calarli in un’altra dimensione di vita davanti a
Colui, che è la via, la verità, la
vita? Gli amici del paralitico dovettero superare non pochi ostacoli con una buona dose di spirito d’iniziativa e di sacrificio al
punto che Gesù rimase sorpreso
della loro fede: « Ed Egli, veduta la loro fede, disse: o uomo, i
tuoi peccati ti sono rimessi ».
Anche la comunità cristiana di
oggi deve superare non pochi
ostacoli, alcuni dei quali hanno
una qualche analogia con quelli
descritti dall’evangelista Luca. Ad
es. la folla e la barriera dei Farisei e dei dottori della legge. Non
si forzano di certo i testi evangelici quando si afferma che le
folle che circondano Gesù, che
cercano miracoli, pane e guari
gioni, o attendono una rivoluzione politica, sono mutevoli e conformiste, pronte a passare dall’osanna della domenica delle palme al crucifige della settimana
dopo. La folla, o la massa, come
ricettacolo di una religiosità epidermica ed emotiva, fatta più di
curiosità che di esigenza della
Parola di Dio, costituisce un impedimento alla ricerca della verità per coloro che non hanno'“
bisogno di un appagamento dei
sensi, ma della guarigione e liberazione dello spirito e del corpo.
Non lo è meno la barriera dei
Farisei e dei dottori della legge,
dei troppo zelanti chiusi nel bozzolo della loro religiosità, e dei
teologi, che spesso, invece di farci conoscere la buona e accettevole volontà di Dio, ci presentano la teologia di moda. Se spesso la nostra evangelizzazione è
sterile, lo è in quanto non ha come fine quello di portare « davanti a Gesù », ma di portare le
persone davanti alle nostre tradizioni religiose e alla nostra
chiesa. Spesso, inconsapevolmente forse, portiamo i paralitici davanti alle nostre teologie e ai nostri sistemi ecclesiastici dimenticando che essi non salvano e non
liberano dal peccato e dalla sofferenza. Soltanto Gesù può proclamare: Vai, i tuoi peccati ti sono rimessi! Solo l’Evangelo può
indicare la liberazione dal male
e dalla sofferenza.
Salvatore Caponetto
riamente chiederci se di fronte
ai nostri fratelli sudamericani
noi non siamo per caso dei benestanti europei e se non è venuta l’ora di manifestare in concreto maggiore solidarietà nei
confronti del valdismo latinoamericano. Terzo: i rapporti tra
battisti, metodisti e valdesi; si
tratta di verificare se siamo oggi maturi per una cooperazione
organica tra le tre denominazioni. Altro punto importante è la
questione del ruolo diaconale
della nostra chiesa che dal 1966
è considerato « ruolo provvisorio ». Non è forse giunto il momento di offrire a questi nostri
fratelli un riconoscimento e una
preparazione di tipo teologico?
Al proposito, c’è un piccolo progetto che presenteremo in Sinodo; non si tratta di decidere subito ma almeno di fissare i termini entro cui definire questa
materia. È ovvio che non s’intende fare dei diaconi una brutta
copia dei pastori ma d’inquadrare il problema nella pluralità dei
ministeri. In altre parole alle persone che desiderano dedicarsi
completamente al servizio nella
chiesa dobbiamo offrire qualcosa di più che non sia soltanto ed
esclusivamente la prospettiva
pastorale. Anche se quest’ultima
rimane fondamentale.
E per finire due altri argomenti: la CIOV ha proposto una nuova organizzazione degli istituti
ospedalieri e assistenziali che
amministra. Credo che questa
proposta sia di immensa importanza e mi auguro vivamente
che tutto il Sinodo dibatta a fondo il problema poiché il destino
degli ospedali concerne ognuno
di noi. Infine il tema dei malati
e dei morenti, sul quale la nostra predicazione e il nostro atteggiamento ha bisogno di essere approfondito e qualificato.
In piazza
— Curiosità ed attesa sembrano sin qui caratterizzare l’iniziativa della serata evangelistica dì
martedì in piazza a Torre Pellice. Si è discusso, nei mesi scorsi, anche sui rischi legati all’uso della piazza pq|’ evangelizzare:
superficialità d’ascolto, mancanza di un dialogo personale, per
alcuni si tratta di un metodo superato. Cosa ne pensi?
— Nella relazione del III Distretto si afferma che « le cose
che non si fanno in piazza si fanno nel « palazzo ». È poi così
vero che la piazza è superata?
Come cittadino italiano credo di
poter dire: piazze deserte = democrazia in crisi.
Probabilmente il tipo di programma che abbiamo organizzato per martedì prossimo, in avvenire dovrà essere modificato.
Non c*è abbastanza dialogo. Comunque proviamo a dire in piazza quelle cose che affermiamo
dal pulpito, o nei colloqui privati o alla radio e televisione. Poi
si vedrà.
— Due vi^gi in America, vìsite a comunità evangeliche italiane e straniere, partecipazione a
congressi, dibattiti, 30 giorni dì
a cura di G. Platone
(continua a pag. 2)
2
1“ agosto 1980
IL DOCUMENTO DI ALCUNE CHIESE LIGURI
DISCUTENDO LE NUOVE STRUTTURE
Proposte e richieste concrete Anziani e diaconi
Sul tema dei diritti dei malati e dei morenti pubblichiamo il
documento riassuntivo preparato da un gruppo di lavoro delle chiese valdesi di Genova e Sctìnpierdarena e metodista di Sestri approvato nella seduta conclusiva, il 16/6/1980.
II punto 3 della Raccomandazione n. 11911916 deH’Assemblea
parlamentare del Consiglio d’Europa può dare spunto per un
approccio alla problematica che
ci andiamo ponendo.
Vi sono infatti identificati alcuni elementi fondamentali per
una corretta impostazione della
problematica stessa: la condizione di « malato » e la dimensione della struttura ospedaliera,
dove per dimensione non s'intende soltanto il momento topografico, ma. il momento « ambiente »; un terzo elemento fondamentale è il personale ospedaliero e un quarto è la cultura (intesa come modo di essere e di
manifestarsi della società) quale
« quadro » dell'azione di cui ci
stiamo occupando; un quinto,
che ci riguarda più direttamente, è il momento pastorale, cioè
il nostro impegno evangelico nell’annunciare la speranza della
salvezza in Cristo.
Il malato
L’elenco dei diritti del malato
rischia di essere sterile perché
spesso il malato stesso non è cosciente né può esercitarli. Si ritiene quindi di modificare i termini del problema e di parlare
di doveri verso il malato. Vediamone alcuni:
a) dovere di non emarginare
il malato (v. par. 4 e 5);
b) dovere di costruire strutture a misura d’uomo con adeguate attrezzature tecniche;
c) dovere di rispettare la privacy, la dignità e la personalità
del malato;
d) dovere di informare lui
e/o i congiunti della diagnosi e
della terapia (v. 3.e);
e) dovere di rispettare il suo
diritto a vivere e a morire;
/) dovere di sottoporlo ad
adeguate terapie antalgiche;
g) dovere • di preparare adeguatamente il malato al suo futuro;
h) dovere di favorire la libera critica del malato in ordine
alle prestazioni dei presidi sanitari, anche per trarne utili informazioni (questionario standard
sul quale il malato può esprimere impressioni, giudizi, rilevanze);
i) dovere di ridurre all’indispensabile la spedalizzazione.
La dimensione
ospedaliera
Non è più ammissibile resistenza di ospedali con corsie di
40 letti e servizi comuni in numero limitato. Le stanze devono
essere fino a 4 letti al massimo,
con il servizio. Ogni malato ha
diritto a un certo numero di metri cubi. La stanza a 2 letti può
essere usata per l’accompagnatore, se occorre.
In pediatria deve essere prevista una zona di foresteria per
parenti; l’afflusso di questi e dei
visitatori in genere deve essere
dosato a seconda dei reparti (un
reparto geriatrico è diverso da
un reparto neurologico), anche
in senso quantitativo.
Lo Stato deve tener conto di
queste elementari necessità nei
finanziamenti per opere ospedaliere e nelle leggi da emanare
sull’edilizia ospedaliera. La comparazione fra Nord e Sud in
campo ospedaliero è tutta a favore del Nord e anche di ciò lo
Stato deve tener conto.
Il personale
ospedaliero
Anche l’attività del personale
ospedaliero richiede un’attenta
disamina per identificare gli
aspetti sui quali si può intervenire proprio a) fine di predisporre il personale stesso a un
corretto rapporto con il malato.
Si propone:
a) valorizzazione della vocazione;
b) verifica delle strutture
per la preparazione professionale;
c) aggiornamento e valoriz
zazione della professionalità, con
adeguati corrispettivi economici;
d) nel rapporto con il malato:
1) rispettarne la dignità,
perché sia riconosciuto persona
e non numero;
2) non umiliarlo perché dipende;
e) l’informazione:
1) vedere caso per caso, attraverso un gruppo specialistico, il più adeguato trattamento
psicologico;
2) in caso di necessità, assicurare l’informazione anche sotto l’aspetto dell’assistenza sociale;
3) disporre un questionario,
standard per quanto possibile,
che il malato possa compilare in
qualsiasi momento segnalando
utilmente disfunzioni e altre deficienze;
/) doveri di carattere tecnico;
1) il rispetto della vita e
della morte;
2) la riduzione della durata
delle degenze (tutte le indagini
diagnostiche possibilmente in regime ambulatoriale e tutte le
attività terapeutiche possibilmente con il Day Hospital, etc.);
3) la cura dell’alimentazione
e dell’igiene;
g) autoregolamentazione del
diritto di sciopero.
La «cultura
(Diritti di informazione del possibile utente del Servizio Sanitario Nazionale).
Il cittadino non solo deve essere informato sui propri diritti
in campo sanitario, ma sui mezzi che la società gli offre per la
tutela della propria salute. E’
notoria refficacia di stampati che
tali diritti e tali mezzi espongono in forma divulgativa. Il momento culturale diviene anche
momento civico. I punti in cui
si può identificare la possibilità
di assumere feconde iniziative
sono i seguenti:
1) l’educazione sanitaria;
2) il costo sociale della malattia e il costo morale (ad es.,
infartuati e infortunati ricuperati devono poter fornire una
attività adeguata alle loro possibilità reali);
3) quindi, il momento preventivo e riabilitativo;
4) il problema del medico di
famiglia; ricupero di questa tradizionale figura professionale che
pare opportuno rivalorizzare nel
nuovo contesto sociale;
5) riconoscimento e sviluppo — in conformità con la Raccomandazione del C.d’E. — di
iniziative miranti a creare commissioni nazionali e regionali per
la tutela dei diritti e degli interessi degli assistiti, analogamente a quanto realizzato a Roma
con l’istituzione del « Tribunale
per i diritti del malato ».
Il momento pastorale
La missione pastorale negli
ospedali deve essere consentita
a tutte le chiese, senza oneri per
10 Stato, nel pieno rispetto delle
coscienze. La presenza religiosa
negli ospedali deve anche tendere alla piena valorizzazione della personalità del malato e al rispetto del pluralismo culturale e
spirituale. Particolare importanza assume in questa prospettiva
11 volontariato previsto dalla legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale.
Non so da quando anche in
Italia gli anziani e i diaconi sono eleggibili per periodi limitati, rinnovabili per poche volte,
come nei consigli di amministrazione. Nella regione rioplatense,
Tart. 139 dei regolamenti dice
che sono rieleggibili per tre periodi consecutivi di 5 anni.
Al principio non era così. Si
pensava infatti che tutti i ministeri della Chiesa venissero da
Dio o, come dice Ef. 4/11 ss., da
Cristo risorto. Se non ricordo
male, il limite del periodo di 5
anni, rinnovabile a vita in un
primo momento, fu imposto per
dare alle Assemblee una possibilità di controllo sui ministeri.
Un controllo similare sarebbe
opportuno anche sul ministero
dei pastori.
Ma ora siamo entrati nella logica dei consigli di amministrazione. Per questo, le nostre chiese mancano spesso di cura pastorale. Hanno molti amministratori e governanti, ma pochi
pastori. Si parla troppo delle contribuzioni e poco della fede che
le produce. Evangelizziamo poco. Ma si può evangelizzare con
amministratori e governanti?
Penso ai lunghi anni che sono
necessari ad un anziano per guadagnarsi la stima dei membri di
chiesa, non come persona, certo.
Questa già la gode, ma precisamente come ministro di Cristo,
come anziano. Qui, nella regione
rioplatense, sono tuttora viventi
alcuni anziani di vecchio stampo. Faccio l’esempio di don Osvaldo Eichhorn, argentino, conosciuto in tutta l’area rioplatense
della chiesa valdese, un uomo
che ha ricevuto da Dio l’autorità
del ministero che esercita, un
buon predicatore contadino che
può ricevere l’incarico di presiedere tutti i culti mattutini del
Sinodo (1979) ed ha tanto pre
DALLE CHIESE
Sampierdarena: nuòve adesioni
Professione di fede: nella comunità di Sampierdarena a Pentecoste abbiamo accolto quali
membri: Ninfa Quartino, Saro
Solarino, Dante e Anna Mazzarello, Gaetano Zaffanti; ognuno ha
dato la sua testimonianza alla
chiesa espressione di itinerari
spirituali diversi: Ninfa, responsabile per un certo tempo delle
universitarie cattoliche genovesi, frequentatrice del gruppo biblico del «Gallo», in ricerca e
approfondimento della Parola, è
collaboratrice della Scuola Domenicale. Saro, di famiglia pentecostale ha ricevuto il battesimo nel corso del culto: l’entusiasmo, lo zelo ed uno spirito di
certezza delle chiese pentecostali e nel caso di Saro l’influenza
Durante
e dopo
il Sinodo
Iniziative delle Chiese
Valdesi e Metodiste durante la prima quindicina di agosto:
— Martedì 5 agosto, ore
20.30 in Piazza Muston
a Torre Pellice: Quale
Italia? Pubblico incontro con Franca Long,
Sergio Aquilante, Giorgio Bouchard.
— Festa del XV agosto
1980. Il tradizionale incontro valdese si terrà
al Bagnau, località Vaccera, in Val d’Angrogna.
Programma:
Ore 10: Culto presieduto dal Moderatore,
past. Giorgio Bouchard.
Segue una tavola roton'da sulle lezioni di religione nelle scuole di
stato.
Pranzo al sacco.
Nel pomeriggio informazione e dibattito sulla missione contro la
lebbra e sull’attività
della CEvAA.
della madre sono elementi preziosi per la sua formazione e la
sua testimonianza in una chiesa
istituzionale. Dante ed Anna hanno fatto l’esperienza di gruppi
cattolici di ricerca e in particolare hanno fatto parte della comunità di base di Oregina dalla
quale si aspettavano una ricerca
biblica più intensa; sono già elementi attivi nella catechesi e predicazione. Gaetano appartiene ad
una famiglia molto affezionata
alla chiesa e proveniente dalla comunità di Eiesi, ben nota per
l’influenza delle Scuole evangeliche e la passata solidità, prima
della grande migrazione.
Durante il culto oltre al messaggio, preghiere spontanee, letture bibliche, molto canto con
1’« a solo » di Paolo Cattaneo ed
un clima di gioiosa commozione
della folla di credenti, simpatizzanti e amici cattolici.
Incontri: sul tema « diritti dei
malati e morenti » si sono avute
varie riunioni con la partecipa
zione delle nostre chiese valdometodiste di Genova, Sampierdarena e Sestri, il contributo di
medici, infermieri anche cattolici nonché il gruppo amministrativo del nostro ospedale internazionale; si è nominata una commissione per preparare un documento in vista del sinodo.
L’attività giovanile prosegue le
sue riunioni con Genova, in contatto con i gruppi biblici universitari e il gruppo giovanile delle Assemblee di Dio.
Simpatìa: oltre la notizia della
dipartenza di MarceUo Rizzi ricordata a parte nel nostro settimanale, ricordiamo Francis Major amico affezionato della chiesa di Sestri, la mamma di Elisa
Roncagliolo e Carlo Baiardi
membri del nostro consiglio.
Nozze d’oro: a Mario ed Angela Rizzo che hanno festeggiato in occasione del culto i loro
cinquant’anni di vita in comune
il nostro pensiero augurale d’ogni benedizione da Dio.
V CIRCUITO
Convegno monitori
Anche quest’anno alla casa valdese di Vallecrosia una cinquantina di monitori, monitrici, genitori e figli si sono ritrovati per
discutere alcuni temi importanti: è possibile creare una comunità educativa nella chiesa? La
Bibbia e la crescita dei più piccoli. Inoltre si sono fatte osservazioni critiche all’opuscolo « io
sono evangelico » richieste dalla
Commissione della Scuola domenicale. I temi sono stati introdotti dalla dr.ssa Rita Gay e dal responsabile delle Scuole Domenicali dr. Franco Girardet.
L’interesse per i temi trattati
è stato molto vivo ed ha offerto
la possibilità d’un buon dibattito
sia nel gruppo dei « grandi »
che dei « piccoli »; per quanto
si riferisce all’opuscolo sono state proposte alcune correzioni
specialmente su argomenti di di
scutibile interpretazione come
quello sul diavolo e l’inferno. Si
è pure parlato del programma
futuro e deH’importanza sempre
crescente della Scuola Domenicale; si è ricordata la mancanza
di materiale adeguato per i più
piccoli compresa la Scuola Materna; si è insistito sull’importanza degli incontri tra monitori,
genitori e Agli per una maggiore conoscenza e confronto sul
piano della ricerca biblica e del
rapporto di vita comunitaria.
La domenica mattina Dante
Mazzarello ha presieduto il culto a Bordighera mentre Ninfa
Quartino ha dato un messaggio
al convegno. Siamo grati ai nostri relatori, a Sergio Nisbet e
signora per la sempre fraterna
accoglienza, alla segretaria Jell’organizzazione Anita Simeoni.
stigio che si può permettere di
impostare quei culti come richiamo vigoroso a tutti i pastori,
sulla base di una serie di meditazioni su Gv. 10. Come si può
dire a un simile anziano che non
è più rieleggibile?
Ma c’è di più. Nel Sinodo dello scorso febbraio fu avvertita
la necessità di formare urgentemente dei ministeri intermedi
che si pongano fra i pastori e i
contadini. Fu segnalato l’esempio
della chiesa di Mi^elete, la quale, fin dal mio arrivo, dispone di
una squadra di giovani catechisti (49 - SR - 80). Però ben presto
ci si renderà conto che la creazione di ministeri intermedi passa necessariamente per la rivalutazione del ministero degli anziani e dei diaconi in senso non
più solo amministrativo, ma pastorale.
Si dovrebbe anche rivalutare
l’istituto dell’autonomia delle
chiese che non è solo autonomia
finanziaria. Autonoma è una chiesa che, come quella di Antiochia, ha tanti ministeri locali che
può dire ai suoi pastori venuti
da fuori che se ne vadano a evangelizzare (cfr. At. 13/1-3).
Gli anziani e i diaconi dovrebbero essere la struttura portante dei ministeri della chiesa. I
pastori passano, ma gli anziani
e i diaconi rimangono. Una chiesa che abbia anziani e diaconi
che fanno le visite e riscuotono
la fiducia dei credenti, i quali
confidano ad essi i segreti più
gelosi e li cercano per consigli
e tengono in conto le loro esortazioni, non entra in crisi per il
cambio del pastore o per un ministero pastorale discutibile.
In tutto il nord deH’Argentina
(Chaco) ci sono solo due pastori. In un mese arrivano a fare
fino a 1.000 chilometri per cura
pastorale. Nel Sinodo si è discusso sulla necessità di inviare un
terzo pastore. Questo ci sarà, se
Dio vorrà, al più presto possibile.
Ma anche ci si è resi conto che
la vera soluzione consiste nel formare ministeri intermedi.
Però, come la mettiamo coi
regolamenti? Che le Assemblee
siano messe in condizione di
esercitare un controllo sui ministeri mi sembra salutare. Ma che
le Assemblee siano impedite di
riconoscere i ministeri che il Signore suscita nella Chiesa non
mi sembra giusto.
Spero vivamente che nelle due
aree della Chiesa Valdese si dedichi al più presto a questo problema la attenzione che merita.
Samuele Giambarresi
Intervista
al Moderatore
(segue da pag. 1)
sedute della Tavola: che impressione hai di questo anno di lavoro?
— Anzitutto la Tavola quest’anno ha registrato un cambiamento profondo sia per la presenza
qualificata della componente metodista e sia perché per la prima
volta la maggioranza dei suoi
membri svolge, diciamo così, un
lavoro nel mondo. Questo fa si
che la discussione sia più tra
evangelici militanti che non tra
pastori. Riguardo al mio lavoro
potrei dire che per metà ho fatto l’ambasciatore e per metà ho
fatto il capo-divisione di un ministero. Certo ho viaggiato molto, ma se non si viaggia non si
capisce niente: non si può leggere la nostra realtà solo attraverso i dossier dell’ufficio. Ci vuole l’uno e l’altro. In particolare
quattro situazioni mi hanno profondamente colpito: le Puglie e
la Sicilia, il Sinodo della chiesa
evangelica in Germania, il Rio
de la Piata e il Nord America.
Ogni volta si ripete la difficoltà
di adattarsi, di capire e di parlare in lingue diverse in contesti
culturali spesso lontani... ma forse per questo è interessante e
non nascondo il privilegio di avere avuto esperienze così profonde.
— Come si sta dietro a quella
scrivanìa?
— Scomodo.
3
BBsa
1° agosto 1980
VI Assemblea del Comitato per l’Emigrazione
Una svolta nel lavoro
per gli emigranti
Si è svolta dal 2 al 9 maggio
a Figuera da Foz (Portogallo) la
VI Assemblea del Comitato delle
Chiese Europee per i Lavoratori Emigrati. Erano presenti i rappresentanti di chiese e federazioni di chiese protestanti di 15
paesi (inclusi due paesi dell’Est).
Per la prima volta questa assemblea si è tenuta in un paese
di provenienza dell’emigrazione.
Segno di un nuovo orientamento nell’analisi del problema? In
effetti sempre di più ci si rende
conto che i problemi dell’emigrazione non si limitano ai diritti
deU’enaigrato nei paesi di arrivo
(diritti politici, sociali, culturali),
ma che i problemi dei paesi di
partenza — il sottosviluppo di
certe regioni che impedisce o
rende molto difiBcile il ritorno,
la tensione tra i centri industriali
sovraffollati e vaste campagne
deserte — diventano sempre più
urgenti e richiedono immediate
soluzioni per evitare un continuo aumento ed aggravamento
della disoccupazione e quindi
della sofferenza umana specialmente nel settore dell’agricoltura.
La svolta verso una nuova ottica, che prenda in considerazione le conseguenze disastrose della dipendenza politica ed economica dei paesi sottosviluppati
nei confronti dei paesi industrializzati, non è stata tuttavia facile e senza ostacoli. Lo dimostrano le lunghe e appassionate discussioni nell’assemblea. In realtà il Comitato direttivo precedente (in cui — per caso? —
mancava un rappresentante del
Sud europeo) aveva proposto per
il futuro lavoro priorità che sembravano ignorare questa realtà.
Era addirittura previsto il cambiamento del nome del Comitato che avrebbe consentito un
orientamento diverso in cui i
problemi degli emigrati sarebbero diventati marginali rispetto
ad altri problemi come quelli delle minoranze cristiane in Turchia
e nel Medio Oriente, dell’Islam e
del razzismo.
Dopo diversi interventi e rap
porti dell’assemblea sui problemi del ritorno, delle difidcoltà incontrate daila seconda generazione, deH’allargamento della Comunità europea, si è giimti ad una
rideflnizione delle priorità per il
lavoro futuro del Comitato.
Prospettiva di fondo
Il documento conclusivo che
delinea questo programma parte dalla constatazione che emigrazione significa disuguaglianza sociale ed economica nel quadro di un sistema economico che
riduce gli esseri umani a mera
forza lavoro producendo una alienazione che non solo non va
a vantaggio dei paesi di partenza ma neppure di quelli di arrivo. Il Comitato condanna nel suo
documento questo fenomeno e le
strutture economiche che lo sostengono. Di conseguenza il Comitato sostiene che vanno continuate le analisi e le strategie
di intervento che pongono come
punto di riferimento centrale la
partecipazione e l’interesse delle
vittime dell’emigrazione. Scopo
dell’impegno del Comitato deve
essere la fine della schiavitù che
tuttora continua e in questo senso le chiese e le opere devono
essere sollecitate ad assumere
questa prospettiva e questa finalità come punto di partenza per
il loro impegno.
Le priorità
In particolare, le priorità di
lavoro per i prossimi due anni
riguardano in primo luogo i diritti politici.
Nella lotta a favore degli emigrati è necessario un rafforzamento che deve consistere in primo luogo nel diritto attivo e passivo nelle votazioni comunali. È
inoltre necessario battersi per
separare il diritto di soggiorno
dal diritto di lavoro, opporsi alla
discriminazione nella legislazione
e promuovere la sensibilizzazione dell’opinione pubblica riguar
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Giustizia e salvezza
Il Corriere è andato pubblicando nelle ultime settimane una
serie di interventi (Carlo Bo,
Baget-Bozzo, Martelli, Calogero)
sul problema della compatibilità
tra cristianesimo e marxismo.
Ultimo, per ora, un articolo di
Luciano Pellicani nel numero del
21 luglio dal titolo « Marxismo e
cristianesimo ’paradisi’ in concorrenza ».
Tutti questi articoli hanno destato un certo interesse, per
quanto sia da osservare che i
diversi autori hanno finito col
discuterò il problema identificando il cristianesimo negli atteggiamenti culturali e pratici
della chiesa cattolica, il che ha
ovviamente falsato, almeno ai
nostri occhi, alcuni dati del problema. Il Pellicani è forse riuscito, meglio degli altri, ad allargare il discorso ad una visione
più complèta del cristianesimo;
per quanto anch’egli ignori
Barth e possa quindi scrivere
che « tutto è accaduto come se
cristiani e socialisti si siano considerati spiritualmente affini e
tuttavia destinati a confliggere ».
Il ragionamento successivamente sviluppato può essere riassunto come segue: il marxismo
è «la rigenerazione della umanità », si trova, solo per ciò, in
condizione di negazione assoluta
di qualunque progetto analogo,
cristianesimo compreso. «Il socialismo è, rispetto al cristianesimo, una religione concorrenziale » in quanto « proclama di
aver trovato il metodo... per materializzare la promessa evangelica: la liberazione definitiva e
totale dell’uomo dal male fisico,
metafisico e morale ». Lo stesso
Gramsci «non ha esitato a definire il socialismo la religione
che ammazzerà il cristianesimo »,
attribuendo al partito, « tratti
della divinità e dell’imperativo
categorico». Tutto questo è pe
rò. secondo Pellicani, una visione « apocalittica » del marxismo,
ma non ne rappresenta Tunica
interpretazione nei suoi rapporti col cristianesimo. E, aggiungiamo noi, i paesi nei quali il
« socialismo reale » si è concretato su basi culturali « totalitariamente » marxiste finiscono
col dimostrare che tale visione
« apocalittica » non è sempre madre solo di risultati positivi.
« Fortunatamente », dice il Pellicani, « il socialismo non coincide con il marxismo ’apocalittico’ ». Se si scorpora, come molti studiosi socialisti han fatto,
«la questione sociale dalla questione teologica, il problema della giustizia da quello della salvezza » tutto risulta più chiaro
e il socialismo diventa un invito
a tutti, cristiani compresi, « a
mobilitarsi a favore della emancipazione degli sfruttati». Sembra di capire che il metodo marxista di analisi della società viene offerto come mezzo per realizzare la giustizia, mentre viene
abbandonato il fine del marxismo « apocalittico » della liberazione totale dell’uomo dal male
metafisico e morale, oltreché da
quello fisico. Il socialismo, allora, « non combatte la religione,
proprio perché non ha risposta
da dare ai problemi metafisici »
che pure affliggono l’umanità. La
cultura contemporanea, conclude il Pellicani, « ci insegna che
le verità scientifiche non sono
che congetture. Nessuno pertanto può pretendere di aver risolto
gli enigmi della condizione umana »
Noi possiamo solo aggiungere
che il Cristo si è fatto Uomo per
incidere nella storia degli uomini e che, a tal fine, tutti i mezzi
che la storia ci offre, metodo
marxista compreso, non possono non essere utilizzati.
Niso De Michelis
do ai diritti pubblici (diritti sociali, culturali, di educazióne dei
figli, ecc.).
Sul problema del ritorno è stata decisa la preparazione di un
dossier su questo problema e in
un secondo tempo dovrebbe essere sviluppato un modello di
azione tenendo conto dei problemi sociali, culturali e di educazione (educazione al ritorno)
connessi.
Appoggiando il lavoro pastorale nell’emigxazione il Comitato si è pronunciato a favore della II Conferenza dei pastori nell’emigrazione (Europa latina)
che si terrà a Vallecrosia (sett.
’80) e della III Conferenza europea che si terrà a Liebfrauenberg
Francia (maggio ’81). In questa
sede si intende elaborare una
solida base teologica e criteri per
la valutazione del razzismo e
della discriminazione.
Sono state inoltre date direttive al Comitato esecutivo per ciò
che riguarda i problemi dell’allargamento della Comunità europea, da seguire a contatto con
gli organismi della Comunità
stessa, la continuazione del lavoro sulla situazione deile donne
emigrate e sulle minoranze cristiane in Turchia e Medio Oriente, l’inizio di un lavoro sui rapporti con l’IsIam a contatto col
gruppo di lavoro della Conferenza delle Chiese europee che già
è all’opera.
Sitta Campi
__________________NAPOLI
F. Brescia
sospeso a divinis
Franco Brescia, prete-operaio
di una comunità cattolica di base, è stato sospeso « a divinis ».
Si tratta di una notizia che tocca
in modo diretto anche il mondo
protestante di Napoli, dal momento che la comunità di Franco, scacciata per la sua posizione
a favore della legge sul divorzio
dalla sua sede originaria (1974),
ormai da qualche anno si riunisce nei locali della comunità
valdese del Vomero.
I motivi della sospensione di
Franco Brescia sono la sua candidatura ed elezione a consigliere di quartiere come indipendente nella lista del PCI, e lo « scandalo » rappresentato dal fatto
che egli celebri la messa nei locali di una comunità evangelica.
Cosa pensare, cosa dire di fronte ad un simile avvenimento?
Due cose soprattutto sembrano
essere importanti: la prima è
notare il carattere autoritario e
antievangelico di un provvedimento come la sospensione « a
divinis », che è il tentativo di impedire a un credente quello che
che è un comandamento di Dio,
e cioè la predicazione delTevangelo. Il compito degli evangelici
dev’essere quello di ricordare a
Franco, alla sua comunità, a tutto il movimento delle comunità
di base quello che risposero gli
apostoli Pietro e Giovanni in una
situazione simile (Atti 4, v. 19).
Del resto, lo stesso Franco Brescia ha già dato prova di fermezza, dichiarando di non avere intenzione di dimettersi da consigliere di quartiere (eppure i
« suggerimenti » in questo senso
non devono essere mancati). A
questo punto è necessario che
Franco e la sua comunità possano sentire ora intorno a sé
un clima di solidarietà che li incoraggi e li sostenga.
Un’altra considerazione che si
rende necessaria è la constatazione delTinocrisia dei 'discorsi
e degli atteggiamenti « ecumenici » della gerarchia cattolica. Come si può pensare che il vescovo
Ursi sia realmente aperto al dialogo con gli evangelici se non è
disposto ad avere un rapporto
fraterno neanche coi cattolici
che la pensano diversamente da
lui? Se per qualcuno, anche in
campo evangelico, ciò non è stato ancora chiaro, è opportuno
che lo diventi oggi: con gli esponenti della gerarchia cattolica ci
si deve incontrare solo per polemizzare, e non per scambiarsi
abbracci che fanno dimenticare
tutta la distanza che ci separa da
loro. Se dunque bisogna fare
delTecumenismo. ecco davanti a
noi una magnifica occasione: andiamo a portare una parola di
fraternità e di speranza a quei
nostri fratelli cattolici che oggi
vivono un momento difficile per
i provvedimenti adottati da una
chiesa cattolica che più che al
concilio pare richiamarsi alla
Controriforma.
Paolo Fiorio
Germania: importante discorso di H. Kiing
Dall’alto ci minaccia
la chiesa repressiva
Nel mese di giugno si è svolto
a Berlino (Ov.) il convegno dei
cattolici tedeschi (Katholikentag) che corrisponde in qualche
modo a ciò che è il Kirchentag
evangelico. Accanto al programma ufficiale al quale ha preso
parte un numero elevatissimo di
cattolici (le manifestazioni di
massa sono state tenute allo stadio olimpico), era stato organizzato dal dissenso e da organizzazioni di base tm «convegno
dal basso », nel quale hanno trovato spazio manifestazioni che
non erano state accolte nell’incontro ufficiale: tra queste ima
serata dedicata ad Amnesty International, un pomeriggio di incontro con le comunità di base,
e una tavola rotonda alla quale
erano invitati, con altre persone,
due famosi teologi cattolici :
Hans Kùng e Joh. Bapt. Metz.
La riunione era indetta nell’aula magna dell’università di
Berlino Ovest, e benché alcuni
altri auditori dell’università fossero collegati con Tauditorium
maximum con audio e video,
una numerosa folla seguiva anche dall’esterno la voce che giungeva dagli altoparlanti attraverso le finestre aperte. La maggior
parte dei presenti erano giovani,
che portavano il distintivo del
Katholikentag — erano dunque
venuti per il programma ufficiale, ma quel sabato mattina avevano scelto la manifestazione alternativa.
Il Kùng ha pronunziato con
voce tesa un discorso molto fermo, articolato in tre punti:
1. Dall’alto ci minaccia una
chiesa della repressione. Anche
se ufficialmente si sostiene il
contrario, nelle comunità si registra il congelamento del Concilio, delTecumenismo, degli esperimenti ecclesiali e così, via. Si
ha sempre più paura di dire quello che si pensa per timore di discriminazioni ideologiche (bloc
co della carriera, licenziamento...).
2. Dal basso non ci minaccia
nessuna chiesa della rivoluzione,
cioè nessun tentativo di ribaltamento violento della situazione.
Anche se i teologi di corte (Hoftheologe) sostengono il contrario, la chiesa non è soltanto la
chiesa dei prelati romani, ma è
la chiesa di Gesù Cristo. Solo
nei sistemi totalitari si esige un
allineamento totale — ma la chiesa non è quello. Non si devono
demonizzare le istanze di rinnovamento.
3. Dall’alto e dal basso TEvangelo esige una chiesa del rinnovamento. I vescovi non sono i
padroni della chiesa, ma coloro
che aiutano la nostra allegrezza.
Non si può pretendere che fuori
della chiesa vengano applicati i
diritti umani, e poi rifiutarli nella chiesa (per esempio: seconde
nozze dei divorziati; celibato dei
preti; consacrazione delle donne
al ministero sacerdotale; collaborazione con i protestanti,
smettendo di contestare la legittimità del ministero pastorale).
Conclusione: la chiesa si occupa di questioni di « ortodossia» e non si accorge dell’ora
che il mondo attraversa. Questa
cecità è il giudizio più grave che
pesa sulla chiesa.
Fin qui, molto riassunto, l’intervento di Kùng ; quello di
Metz, più sfumato, andava ugualmente nella direzione del rinnovamento e non ha rappresentato
affatto un contraddittorio dell’intervento precedente. Tutti e
due sono stati interrotti da frequenti applausi e consensi dell’uditorio.
Mi sembra che queste tesi del
Kùng acquistino una certa attualità anche per noi in relazione ai contrasti fra il card. Siri
e don Gianni Baget-Bozzo.
Bruno Corsani
Attività ecumeniche
Padova: concluso
1 anno di attività
Mercoledì 11 giugno invitati
dalla sorella metodista Febe
Rossi Gavazzati i componenti
del gruppo ecumenico di studio
biblico di Padova hanno concluso con una cena fraterna, offerta
dalla sorella Febe in casa sua,
un anno di incontri. Nonostante
alcune assenze per malattia o
per sopraggiunti improrogabili
impegni i partecipanti erano circa venticinque: metodisti, avventisti, cattolici romani, comunità di base, indipendenti, mancanti per malattia alcuni della
Chiesa di Cristo. La preghiera di
ringraziamento è stata tenuta da
Paolo Benini pastore avventista
mentre la preghiera di chiusura
da G.L. Giudici (indipendente).
Don Giovanni Brusegan, delegato vescovile per l’ecumenismo,
don Pretto del collegio Mazza ed
il pastore avventista hanno servito la cppa al gruppo. <
Prima di lasciarci ciascuno ha
avuto il modo di esprimere il
proprio pensiero su questo anno
di incontri e tutti hanno manifestato la ferma intenzione di proseguire con migliore slancio ed
impegno per il prossimo 1980-81.
(?ome altrove nel Triveneto anche a Padova oggi l’ecumenismo
è un fatto irreversibile e lo sta
a dimostrare l’interesse della
stampa locale e della radio diocesana nonché la disponibilità
dimostrata dal Centro Universitario Cattolico che ha ospitato
tutti i nostri incontri oltre alla
tavola rotonda di Paolo Ricca e
Mons. Lugi Sartori durante la
nota settimana di preghiera per
l’unità dei Cristiani. Anche la
stampa diocesana: La difesa del
popolo, settimanale, ha dato spazio ai nostri interventi di chiarimento. Di tutto rendiamo grazie a Dio nostro Padre ed alla
Sua Parola che aiuta tutti noi
alla sincera conversione a Gesù
unico Signore e Salvatore.
G. L. G.
Bethel: convegno
di gruppi femminili
Incoraggiate dal tempo bello,
un gruppo di sorelle del 14° Circuito (Pagliara, Messina, Reggio
C. - battiste - e Catanzaro) si sono date convegno al Centro montano di Bethel dal 6 alT8 giugno.
Lunga e impegnata è stata la
discussione sul tema « La Santa
Cena ai bambini »: tema che —
pur non trovando l’unanime consenso delle partecipanti — ha
però permesso a ciascuna di
avere una panoramica del molto
dibattuto problema.
Con altrettanto interesse e partecipazione è stata seguita la
meditazione su Rom. 12 fatta da
Lilia Puzzanghera. Ma di particolare interesse, per le convenute, è stato lo studio « La donna
valdese nella storia », presentato
da Paola Tron, seguito poi, in
serata, da una proiezione di diapositive.
Il convegno s’è chiuso con
un culto di S. Cena, preceduto
da una meditazione di Paola
Tron sul testo Fil. 4: 4-9.
Un ringraziamento particolare
desideriamo esprimere a Gianni
Sagrìpanti, Nuccio Milàsi e Vittorio Matarese, membri del Comitato Bethel, nonché ai ragazzi del gruppo « lavoro », i quali
si sono prodigati, in ogni modo,
per rendere confortevoli questi
tre giorni di vita comunitaria
che speriamo siano preludio di
ulteriori incontri.
L. P.
Hanno collaborato a questo
numero: Mario Polastro,
Franco Davite, Enrico Tron,
Lilia Puzzanghera, Giovanni
Giudici, Enzo Tron.
4
RIFLESSIONI IN MARGINE AD UNA INCHIESTA RADIOFONICA
Quale educazione
per i nostri figli?
La fedeltà alla Parola del Signore implica un rimettere in discussione
tutta la nostra vita al fine di reimpostarla insieme ai nostri figli
« Eh, sapesse, sono disperata;
mio figlio appena torna a casa
da scuola accende il televisore,
si piazza lì davanti e si guarda
tutti quei fumetti, sa, Mazinga,
Goldrake... ». « Io non li ho visti
in TV, ma mio figlio ha tutti gli
Ufo Robot, e ci gioca tutto il giorno... ». « Si, quei fumetti televisivi insegnano solo violenza, ma
cosa posso farci, mio figlio non
si stacca mai dalla televisione... ».
Queste erano alcune risposte
che una inchiesta radiofonica ha
mandato in onda qualche tempo
fa; le altre ovviamente erano tutte sullo stesso tono: il figlio (di
7, 8, 10 anni) che si piazza davanti alla TV, a volte non vuole nemmeno fare i compiti, passa da un canale all'altro in cerca
dei famigerati fumetti giapponesi, e i genitori, che pur lamentandosi sembrano impotenti davanti a questo fatto. Dell'aspetto
educativo, anzi diseducativo, che
l'ondata di fumetti giapponesi
ha per i ragazzi, si è parlato
e si è discusso molto; questo
problema è giustamente posto
nel contesto della riforma RAITV e sulle scelte che essa fa nei
programmi da mandare in onda;
di questo non vorrei parlare ora.
Quello su cui sento l'esigenza di
riflettere è la reazione istintiva
e immediata che ho avuto sentendo l'inchiesta: è mai possibile, pensavo, che i genitori siano
così impotenti di fronte ai loro
figli e che questi debbano essere
lasciati liberi di fare tutto ciò che
gli piace?
Ecco, questo mi sembra il problema su cui riflettere, in prima
persona, direttamente, mettendoci immediatamente in questione come genitori, senza sempre
delegare responsabilità alla RAITV o alla scuola o alla società:
come mai i genitori non hanno
niente da dire ai loro figli che
venga accettato e seguito?
Tre possibilità
Vorrei dire subito che la prima cosa da rifiutare è la tentazione di risolvere il problema in
maniera autoritaria: spegnere il
televisore. E' la soluzione più
semplice ma anche la più dannosa perché incrina il rapporto
tra genitori e figli; agire reprimendo, senza dare spiegazioni
crea nei figli la sensazione di essere stati colpiti ingiustamente
e fa sorgere un sentimento di ribellione nei confronti dei genitori. In fondo questo modo di
agire è il riflesso delle frustrazioni e delle ingiustizie che gli
adulti subiscono in fabbrica, negli uffici, in tutti i rapporti di
lavoro che la civiltà tecnologica
ha costruito; è giusto che noi
scarichiamo sui figli (e sulla moglie) le nostre tensioni e delusioni? No, il ritorno aH’autoritarismo con i nostri figli non fun
TORINO
Angelo Croci
In luglio è morto a Torino
Angelo Croci, nato 86 anni fa a
Selci Sabina, appartenente alla
Chiesa dei Fratelli. Uomo di mitezza e bontà veramente evangelica, e di grande modestia, era
tuttavia noto fra gli antifascisti
e i vecchi militanti nel movimento operaio torinese per le sue
ferme posizioni politiche di repubblicano di stampo mazziniano. Per esse nel 1931 fu arrestato e rimase per qualche tempo
in carcere.
La sua attività è stata rievocata da Vittorio Parmentola in
un ciclo recentemente svolto a
Torino presso l'Unione Culturale sulle correnti politiche democratiche e liberali in Piemonte
dall'Unità a oggi; questa testimonianza dovrebbe prossimamente essere pubblicata nel volume che a tale ciclo verrà dedicato.
ziona anche perché tra l'altro i
figli non Faccettano più: quando
i genitori sono autoritari e repressivi i figli semplicemente se
ne vanno di casa e il problema
rimane. D'altra parte è altrettanto da rifiutare il permissivismo, l'abdicazione alla funzione
educatrice e di formazione che
1 genitori devono avere. E' illusorio e sbagliato dire: non gli
impongo niente così sono liberi
di scegliere la loro strada. Questo ragionamento lo si ritrova
frequentemente quando si discute dell'insegnamento della religione; si pensa che non parlandogli della Bibbia i figli siano
liberi di orientarsi e da adulti
fare delle scelte.
Niente di più sbagliato. I ragazzi, i giovani, i nostri figli, assorbono continuamente quello
che vedono e sentono, tanto di
più quanto più sono giovani, e
se noi non diciamo niente assorbiranno di più quello che dicono
gli altri, i loro amici, la 'TV, i
mass-media; e che cosa assorbono? qualunquismo, violenza, consumismo sempre più costoso e
inutile, adeguamento alla logica
della carriera e del benessere;
bella roba. Oppure c'è una terza
via; oltre all'autoritarismo e all'abdicazione ci può essere la
strada della « trasmissione dei
valori ». Si dice: se la vita insegna odio e violenza noi dobbiamo insegnare che l'amore, la solidarietà, sono dei valori assoluti
da custodire, da assumere, da
imparare. Questa è la strada che
vede la vita come luogo di lotta
del Bene contro il Male, in cui
noi dobbiamo schierarci a favore di una delle due Potenze.
E’ una logica dualistica che in
buona parte de-responsabilizza
la persona perché, si dice, quello che succede non dipende da
noi ma dallo scontro di queste
due enormi Forze.
In questa logica, per tornare
al tema della TV e dei figli, si
vedono i due maggiori partiti,
la DC e il PCI, da cui poi in definitiva dipende la riforma della
RAI-TV, come l'espressione del
male e del bene, o viceversa a
seconda dei punti di vista, e ci
si schiera o per l'uno o per l'altro. Intendiamoci la riforma della RAI-TV è una cosa urgente e
necessaria, ed è quindi giusto
che noi, tutti noi, seguiamo questa battaglia con passione e iniziative; quello che non deve succedere è che ancora una volta
proiettiarno fuori di noi alcune
responsabilità, l'educazione dei
nostri figli, che ci competono direttamente.
Ora, mi chiedo, noi siamo degli Evangelici, dei credenti in
Gesù Cristo; ci bastano queste
tre alternative: autoritarismo,
abdicazione, trasmissione di valori? Ci ritroviamo in una delle
tre, probabilmente la terza?
Una prospettiva
evangelica
Le Epistole di Paolo ai Calati e
ai Corinzi secondo me ci possono aiutare a vederci più chiaro.
Di queste due epistole, rispetto
al tema di questa riflessione, gli
elementi che mi sembra giusto
far emergere sono i seguenti.
Nei Corinzi Paolo polemizza con
la corrente di pensiero che concepisce la vita in maniera dualistica, lo spirito e la materia; secondo questa logica i credenti
non sono più schiavi della materia, il corpo, ne sono liberati,
possono vivere una dimensione
diversa, lo spirito, in cui allora
non ci sono più restrizioni o impedimenti, si può fare ciò che si
vuole e va sempre bene tutto
(mi perdonino i teologi di queste forse eccessive semplificazioni). Paolo, oltre a ricordare che
« tutto ci è lecito ma non tutto
è utile » ricuce il corpo allo spirito, dichiara che noi siamo un
tutt'uno, che non c'è una parte
corruttibile e una incorruttibile,
che non c'è il Bene e il Male, ma
che c'è il fatto della vita concreta e reale di Gesù, figlio di Dio,
morto e resuscitato per la nostra
liberazione. Nei Galati Paolo sottolinea fortemente il fatto di essere uomini liberati. In questa
epistola egli polemizza con quanti vedevano una continuità tra
la legge e Gesù per cui i pagani
che diventavano cristiani dovevano prima osservare le indicazioni della Legge tra cui la circoncisione. Paolo dice: la risurrezione di Gesù ci ha fatti uomini rinnovati, nella mentalità,
nella vita, nelle scelte concrete,
di tutti i giorni e strategiche; a
che cosa ci serve allora la legge
che ci era da guida, come i binari di un treno, finché eravamo
uomini vecchi?
Ecco, il no al dualismo di valori e il sì all'uomo concreto,
rinnovato mi sembra siano gli
elementi che nella nostra vita ci
devono guidare. Questo significa
allora che rispetto all'educazione
dei figli non dobbiamo tanto trasmettere dei valori ma vivere
con loro uno stile di vita che sia
diverso, non tanto per il gusto
della diversità quanto per lo
sforzo di fedeltà alla Parola del
Signore. Dobbiamo farci l'autocritica sulla troppa, eccessiva
accettazione delle ideologie correnti che vedono nell'individualismo, carriera, consumi, disimpegno, lo stile di vita da avere.
Dobbiamo forse rivedere alcuni
concetti sull'etica che ci sono
stati trasmessi dalla Riforma ma
che forse adesso sono fuorvianti. Dobbiamo in sostanza avere
il coraggio di rimettere in discussione tutta la nostra vita e
reimpostarla insieme ai nostri
figli.
Non è facile né immediato; è
un lavoro lungo e faticoso, ma
secondo me indispensabile se vogliamo essere, come diciamo fin
troppo spesso, strumenti efficaci
nelle mani del Signore.
Paolo Bogo
a colloquio con i lettori
LA COMUNITÀ’
Spett. Redazione,
Invio questa lettera per la rubrica
■■ Dibattiti » sperando che possa suscitare una discussione con i lettori su
un punto fondamentale della vita e
cioè i rapporti all'interno di una comunità. I punti che ritengo fondamentali
sono i seguenti:
— una comunità si stabilisce tra persone che si impegnano a vivere la vita
insieme, nell'amicizia e nell’amore e
si scambiano una promessa di fedeltà,
cioè che questo loro impegno è per
sempre;
— questo impegno è preso per la
grandezza della persona umana e, per
chi è credente, per l'obbligo di fedeltà
fraterna che un cristiano ha avendo ricevuto fedeltà fino alfa morte da parte
di Gesù Cristo;
— questo impegno verso la comunità e questa fedeltà si realizzano in
una presenza assieme costante; nell'aiuto reciproco pratico e spirituale:
nella disponibilità a cambiare se stessi
(cioè carattere ed idee) per il bene
comune; nella condecisione della vita;
in totale nella profondità dei rapporti;
TRIBUNA LIBERA
Sul terrorismo
Argomento, il terrorismo, di
grande attualità che certamente
non può lasciare indifferente chi
ha ancora una coscienza perché
riveste uno dei momenti più tragici della storia del nostro Paese e del mondo intero. Ciascuna
mente ben nata può esprimere il
suo giudizio in merito; o, meglio
ancora, dare il suo contributo
per sanare una società così guasta. Sarebbe tuttavia un grande
en-ore se affrontassimo questa
situazione così tragica e complessa con i due criteri estremisti di giudizio; parziale severità
o indulgenza acquiescente. Nel
primo caso si cadrebbe nella
trappola della caccia alle streghe, errore più volte ripetutosi
nella Umanità, sovente spinti
dalla intolleranza politica e religiosa. Nel secondo vorrebbe dire secondare la violenza, colla
quale non è possibile farsi giustizia. Le cause della Storia dei
popoli hanno radici molto profonde per cui quasi sempre certe verità affiorano solo abbastanza tardi, E noi vediamo che
nell’assetto del dopoguerra, come in tanti altri tempi, non pochi sono stati vittime della mancanza di giustizia. Certo che l’uomo, anche colle sue istituzioni
pur sag^e che vogliano essere, è
troppo imperfetto. Ecco perché
in ogni tempo è valida la massima evangelica: « Chi è senza
peccato lanci la prima pietra ».
Ma quello però che stupisce è
che ad inveire contro il terrorismo in modo inesorabile talvolta sono uomini e correnti politiche i cui trascorsi non sono
stati esenti da spirito di violenza
e che adesso, dopo una palingenesi delle loro idee e program
mi, ripudiano quanto non a caso avviene nella nostra società!
Ho trovato veramente encomiabile la frase del Presidente Sandro Pertini, uomo giusto in modo incontestabile, quando nel
presenziare a Milano la celebrazione del 25 aprile, ha detto: « Il
terrorismo si combatte soprattutto rendendo giusta la nostra
società ».
Pochi, finora, hanno avuto il
coraggio civico di pronunciare
frasi così sagge! E a me sembra
di ritornare molti anni indietro
quando ho ascoltato alla radio
Vaticana un commento, credo,
ad un discorso di Paolo VI, che
diceva, fra l’altro: « Guardate bene, che anche non operare giustizia equa, non concedendo i
diritti agli Invalidi, ai lavoratori,
tenendo il popolo senza casa,
fare ingiustizia contro gli oppressi, perseguitare gli innocenti,
non concedere la giusta libertà
al prossimo, tutto questo è violenza! ». Orbene, se fare ingiustizia al prossimo è violenza, pochi
davvero sono immuni da questo
orribile delitto, da qualunque
istituto od uomo sia perpetrato!
A me pare che, ad incominciare
dagli invalidi di ^erra, dopo oltre trenta anni di questo bel paradiso repubblicano, troppi siano quelli che attendono ancora
un po’ di giustizia! Troppi sono
ancora i senza tetto, pur avendolo largamente concesso a chi (per
dileggio politico) ha abbandonato le sue terre prospere per creare
quell’urbanesimo insensato che
rovina le nostre città! Ma se poi
per giustizia e per benessere si
voglia intendere un buon salario,
sempre suscettibile di aumento
mediante scioperi demagogici
(con la terribile conseguenza del
galoppante aumento dei prezzi e
della inflazione rovinosa) allora
di benessere e giustizia ce n’é anche troppa. Però se dovessimo
considerare benessere, progresso
e civiltà lo sconsiderato aumento di macchine che ingombrano
cinicamente le nostre strade, allora sarebbero profanati i sacri
nomi del benessere e della giustizia, basandosi spavaldamente
su dei principi privi d’ogni senso
etico e sociale! Infatti noi ci stiamo saziando di un benessere che
ci porterà tutti in un baratro
dal quale se ne potrebbe uscire
solo colle solite soluzioni drastiche di pessima memoria!
Elio Giacomelli
— chi si impegna sui punti detti sopra in piena coscienza e libertà e poi
recede dai suoi impegni e magari da
anni di vita fraterna commette un tradimento.
Questo non è un nuovo monacheSimo, come sostengono anche alcuni eminenti pastori valdesi, ma è il libero
dono della propria vita agli altri che
tutti dovrebbero fare e tanto più dei
credenti.
Ci mancherebbe che per essere fedeli a Dio occorresse essere infedeli
agli uomini.
le chiese protestanti, confrontate
con questa visione della comunità,
sembrano strutture rigide in cui la
maggior parte delle persone sono estranee fra loro, dove ci sono tante attività forse, ma poco rapporto umano
profondo, in cui la cosa più importante è una famiglia per bene e delle attività socialinpolitiche-religiose.
È chiaro che se ai membri delle
chiese protestanti, tra cui le valdesi,
si chiedessero impegni del tipo detto
sopra ci sarebbe una fortissima diminuzione di persone.
Ma la crisi delle chiese protestanti
non è forse nell'essere poco comunità?
Invitando i lettori a rispondere ringrazio e saluto.
Francesco Spinelli, Milano
PRIMO PASSO
Egr, direttore,
ho letto con grande interesse l'articolo di A. Carri (Convertiamoci per
primi). Condivido soprattutto il suo
dubbio... « se esista una vera corrispondenza tra quel ohe proponiamo e quel
che veramente siamo ». A parer mio
il • ravvedimento », serttpre predicato
per « gli altri », è faccenda che dovrebbe essere invece assunta In prima persona; come • Tensione », se non altro.
Perché unicamente dal Solo Spirito può
essere in noi realizzato appieno.
Un primo passo che però potremmo
fare da soli, io credo che sia quello
di strapparsi di dosso la presunzione
di essere della giustizia i detentori;
cosa che — volendo precipitare nella
politica — sia i conservatori che i progressisti si guarderanno sempre bene
dal fare. Con i risultati ohe sappiamo
e che si preannunziano sempre più
foschi.
Ezio Pinardi, Milano
RADIO E TELEVISIONE
“In soffitta”
Mi è capitato, complice un periodo di ferie, di assistere a una
simpatica serie di telefilm:
« Amore in soffitta », con Judy
Carne e Peter Deuel nei panni di
due sposini senza soldi, rete 1. I
motivi per cui consiglio anche ad
altri lettori di seguire queste
trasmissioni sono parecchi: in
mezzo a tanti film noiosi o violenti le disavventure di Judy e
Peter costituiscono un’autentica
boccata d’aria, presentando situazioni realistiche (genitori e vicini invadenti, problemi d’affitto,
cambiali) con semplicità e umorismo. In un’epoca complicata e
inquieta, mentre si parla moltissimo della crisi della coppia e
di fidanzati alla spasmodica ricerca di un alloggio che risponda alle loro molteplici esigenze,
Judy e Peter dimostrano che,
grazie all'amore e a un po’ di
fantasia, anche una soffitta può
diventare un domicilio accettabile, e che se c’è disponibilità
e tenerezza da ambo le parti il
famoso « dialogo » non è poi cosi
difficile da portare avanti. I telefilm saranno anche un po’ vecchiotti (1965), ma i contenuti mi
sembrano quanto mai attuali.
Edì Morini
5
1° agosto 1980
LE DIVERSE CORRENTI RELIGIOSE IN UNA ORIGINALE VALUTAZIONE DEGLI ANNI ’70 NEGLI STATI UNITI
Negli Stati Uniti i giornalisti che si occupano di religione sono esperti delle più varie forme del fenomeno
religioso (a differenza di quanto spesso succede nel nostro paese in cui, significativamente, questi giornalisti
sono chiamati « vaticanisti » ). Sono quindi persone i
cui vasti interessi e competenze U rendono particolarmente adatti a « sentire il polso » religioso di un paese.
Hanno conoscenza di tutti gli avvenimenti di carattere
religioso tramite i relativi comunicati stampa e servizi
d’agenzia che passano sul loro tavolo da lavoro; intervistano le celebrità e i santi, i burocrati e i profeti; riferiscono direttamente su avvenimenti e incontri denominazionali ed ecumenici, nazionali e intemazionali, e
hanno così sviluppato un alto grado di competenza e
di sensibilità critica nella valutazione degli aspetti più
diversi della materia che trattano giornalmente. Perché
non chiedere quindi a loro una specie di « quotazione »
delle varie azioni del mercato religioso americano?
E’ quanto ha pensato di fare Martin E. Marty, brillante e dinamico professore di Storia del Cristianesimo
alla Facoltà di teologia di Chicago e membro della
Chiesa Presbiteriana Unita in USA, invitato sul finire
dell’anno scorso come oratore al pranzo annuale della
« Religión Newswriters Association », l’associazione che
raccoglie i giornalisti esperti in materia religiosa. Jn
vista di un originale sondaggio d’opinione sulla religione negli Stati Uniti negli anni ’70, ha così preparato e
distribuito a ciascuno dei giornalisti presentì quella
sera (27 esperti tra cui protestanti, ortodossi, cattolici,
ebrei, agnostici) 13 diagrammi su ognuno dei quali era
indicata una determinata forma religiosa (comprendente una singla chiesa o un gruppo di chiese o movimenti). Ogni diagramma era costituito da linee verticali indicanti gli anni del decennio ’70-’79 e da 5 linee
orizzontali di cui la m^ana indicante una situazione
media (rispetto al tempo precedente gli anni ’70), le linee superiori un progresso e le linee inferiori un re,gresso. La richiesta rivolta ad ogni giornalista era quindi la seguente ; « Come indicherebbe, disegnando una linea in ciascuno dei diagrammi, l’andamento delle di
verse forme religiose durante il decennio degli anni ’70? »
Raccolte le risposte dei 27 esperti interpellati, il prof.
Marty per ognuna delle forme religiose prese in esame
ha elaborato numericamente e graficamente le risposte e ha ridlsegnato una linea che rappresenta l’andamento secondo la media delle risposte. Ne è risultata
una vasta valu^ione che è stata pubblicata dalla rivista The Christian Century in un ampio articolo di cui
riportiamo la parte centrale inserendo alcune note in
parentesi quadre per rendere più agevole la lettura al
lettore italiano.
Si tratta certo di un’indagine condotta su valutazioni anziché su dati e relativa ad un altro universo rispetto a quello europeo e in particolare al mondo italiano. Ma tenendo conto dell’alta competenza dei giornalisti interpellati e dei legami che uniscono l’evange^
lismo italiano alle diverse chiese degli Stati Uniti, riteniamo che queste « quotazioni » della religione negli
Stati Uniti siano di grande interesse anche per noi.
(f.g.)
Ho fissato le risposte in tre
sezioni principali: I. la corrente
principale; II. protestantesimo
revitalizzato e conservatore; III.
religioni di evasione.
Religione civile
Bilancio di un decennio
di religione in America
rappresentato come una « fuga »
da parte delle chiese protestanti
conservatrici [pentecostali, apostolici, avventisti, ecc.]. Lasciate
spesso da parte nei resoconti
giornalistici durante gli anni ’60,
da allora hanno aumentato costantemente e il 67% dei nostri
diagrammi indica una linea ascendente, mentre il 19% indica
una tendenza verso la flessione
dopo un periodo di prosperità.
Queste chiese hanno avuto solo
un concorrente.
70 71 72 73 74 75 76 77 78 "9
La « religione civile » [quella
forma particolare di patriottismo caratteristica dell’America
in cui si mescola l’ideologia liberale e un’etica laica di derivazione protestante] ha avuto successo nella prima parte degli anni ’60. Poi venne il Vietnam e lo
scandalo del Watergate. Malgrado il bicentenario del 1976 e alcuni sforzi del presidente Carter
per rilanciare la fede nella « religione della repubblica », questa forma di fede non ha prosperato. Il 56% degli esperti ha visto un declino per tutto il decennio; il 19% ha indicato un
aumento al tempo del bicentenario e in seguito una caduta.
Solo uno ha tracciato una linea
ascendente per le fortune della
religione civile.
Le grandi chiese
70 71 72 73 74 75 76 77 78 79
Le grandi chiese protestanti
— metodista, episcopale, presbiteriana, luterana, ecc. — hanno
sofferto la loro condizione di
chiese principali insieme alla religione civile. Avendo prosperato negli anni ’50 ed avendo attraversato indenni il tumulto degli
anni ’60, hanno avuto difficoltà
nell’affrontare l’ultimo decennio.
Il 40% delle risposte ha disegnato una linea discendente per tutto il decennio e il 7% una linea
scendente, mentre altri hanno
indicato fortune diverse per queste chiese durante im decennio
in cui con sofferenza hanno dovuto constatare che era messa
in questione la legittimità della
loro stessa esistenza.
Religione
e teologia nera
Può sembrare strano collocare
la religione e la teologia nera
nella corrente principale, accanto alla religione civile e alle chiese protestanti bianche, data la
storica marginalità delle istituzioni nere e il conservatorismo
della loro teologia. Ma grazie ai
suoi successi negli anni ’60, la
religione pubblica nera è considerata dagli esperti come appartenente al filone principale della
cultura americana.
Il 56% dei giornalisti ha indicato un costante declino rispetto alle fortune e alla fama degli
anni ’60; il 16% ha indicato una
ascesa e solo quello stesso 16%
ha valutato che alla fine del decennio la fede nera aveva un livello superiore a quello di partenza all’inizio degli anni ’70.
Giudaismo praticante
Chiesa cattolica
Abbiamo incluso il pentecostalismo tradizionale nel settore
dell’evangelismo fondamentalista
e abbiamo isolato il movimento
carismatico nelle chiese cattolica, episcopale, luterana, metodista e in altre chiese per un’analisi a sé. Il 35% ha indicato che
il movimento è salito di quota
durante tutto il decennio, ma
secondo il 62% ha raggiunto l’apice circa 3 anni fa e poi ha cominciato a discendere per poi
stabilizzarsi.
Secondo i giornalisti il cattolicesimo romano ha avuto una
esplosione nel periodo del Vaticano li e dopo la fine degli anni
’60 ha cominciato una lenta crescita attraverso gli anni ’70. Il 54
per cento dei giornalisti ha disegnato una linea ascendente
mentre solo il 19% l’ha disegnata
discendente. Molti hanno disegnato la loro linea ascendente
negli ultimi due anni forse indicando il lancio pubblicitario
avvenuto con l’ingresso del papa
Giovanni Paolo II sulla scena
mondiale.
Il Femminismo
religioso
70 71 72 73 74 75 76 77 78 79
Il giudaismo praticante, distinto cioè dal giudaismo in generale o da un particolare rapporto con Israele, non è cresciuto, né diminuito, né ha creato
linee ondeggianti. Per il 63% delle risposte ha sperimentato un
decennio senza tendenze e senza
eventi e questo giudizio è espresso con tratti molto più lineari
che per qualsiasi degli altri dodici grafici. Neppure la guerra
del Kippur in Israele ha avuto
ripercussioni sul giudaismo praticante tali da essere rilevate dai
giornalisti come qualcosa degno
di esser riportato.
Il movimento
carismatico
70 71 72 73 74 75 76 77 78 79
Naturalmente l’evangelismo [il
protestantesimo « di movimento », risvegliato, conservatore,
vedi la sezione II] rivendica a sé
le femministe, ma la maggior
parte di queste, nella considerazione della stampa, fanno parte
della corrente principale protestante, del cattolicesimo e del
giudaismo e il loro movimento,
che si batte per una consapevolezza più alta e per un maggior
potere, è stato il tratto più vivace della corrente principale
della religione in America. Il 55%
delle risposte ha indicato una
crescita progressiva delle femministe per ciò che riguarda il
loro status e la considerazione
che riscuotono. Tuttavia il 38%
pensa che per quanto siano cresciute, sono già arrivate all’apice e adesso stanno declinando.
Il
L’associazione
Billy Graham
Nel campo del protestantesimo revitalizzato e conservatore
Billy Graham si è allontanato
parecchio dal centro del palco
scenico, secondo l’opinione dei
giornalisti. Faceva notizia da prima pagina negli armi ’50; ha avuto ima leggera flessione agli inizi degli anni ’60, quando la macchina da presa della televisione
si è volta verso gli attivisti, ma
poi è risalito a nuove altezze. Alcuni diagrammi hanno indicato
una caduta molto brusca intorno al 1974, un segno forse della
La chiesa
elettronica
identificazione, da parte del pubblico, di Graham con Nixon e
la sua caduta. Comunque la maggior parte ha indicato una generale tendenza verso il basso, corrispondente al fatto che Graham
stesso ha dato qualche segno di
stanchezza. Il 74% ha disegnato
un declino per l’intero decennio
e solo una persona ha visto una
ripresa.
I « nati di nuovo »
Essere « nati di nuovo » è una
vecchia nozione della cultura
americana, ma i mezzi di comunicazione di massa harmo scoperto questa realtà durante la
campagna di Carter per cui il
movimento ha avuto la sua esplosione dal 1976 al 1978. Ora tuttavia sembra dissolversi.
Il 70% ha disegnato una linea
ascendente fimo al ’76-’77 e poi
ha disegnato una linea discendente; il 18% vede il movimento ancora in crescita.
Evangelismo
fondamentalista
All’inizio del decennio poche
persone badavano alla religione
per radio e televisione: a parte
Billy Graham e Orai Roberts,
questa era relegata nelle ore
morte. Ha invece preso piede
nell’era della televisione via cavo, dell’imprenditorialità televisiva, delle celebrità carismatiche,
e ha dato un enorme impulso
alle esperienze religiose strettamente private. Considerata in
principio come un alleato — ma
adesso sempre più considerata
dall’evangelismo fondamentalista come un aiuto molto selettivo e altrettanto spesso come un
concorrente frontale per ciò che
riguarda dollari, tempo a disposizione, lealismo e emozioni —
questa « chiesa elettronica » è
stata la pretendente al trono delle chiese protestanti conservatrici. Il 67% dei giornalisti hanno
indicato un aumento e solo il
26% hanno indicato un aumento fino ad un apice seguito da un
declino.
Ili
Nuovi movimenti
religiosi
Se la religione americana dovesse essere visualizzata come
una gara ciclistica, il decennio
degli anni ’70 potrebbe essere
Con « nuovi movimenti religiosi » intendiamo quelle credenze
e gruppi originati all’est o in
qualche modo a carattere occultistico. Sono venuti in primo piano durante la controcultura della fine degli anni ’60 e sono stati
al centro dell’attenzione dei mezzi di comunicazione di massa all’inizio degli anni ’70 quando i
giornalisti facevano a gara nello
scrivere servizi sul guru della
settimana. Se avessimo fatto una
indagine d’opinione a metà del
decennio avremmo rilevato una
marea tumultuosa, ma ora c’è
stato im drastico declino, il
massimo indicato neH’insieme
dei grafici. Il 93% delle risposte
ha indicato un declino per questi gruppi fino alla fine del decennio.
Martin E. Marty
(continua a pag. 8}
6
1” agosto 1980
cronaca delle valli
INFORMAZIONI IN VISTA DELLA DISCUSSIONE SINODALE
Il programma di
ristrutturazione della CIOV
La Conferenza del 1° Distretto
nel prendere atto del programma di ristrutturazione presentato dalla CIOV, aveva dato mandato alla CIOV stessa di presentare al Sinodo un dettagliato e
concreto programma della ristrutturazione stessa. Tale programma avrebbe dovuto essere
portato a conoscenza delle Chiese prima del Sinodo stesso. Non
c’è stato molto tempo per elaborare, discutere e concordare il
documento necessario e conseguentemente non resta che questo mezzo, la stampa, per portare a conoscenza dei membri della Chiesa, che cosa e in che forma la CIOV propone al Sinodo
per attuare una razionalizzazione dell’organizzazione regolamentare e amministrativa dei nostri
Istituti: evidentemente non proponiamo di riformare i servizi e
le finalità delle istituzioni, ma
solo dar loro una struttura più
agile e articolata, adeguata ai
tempi ed alle leggi attuali, in sintonia con i programmi socio-assistenziali dello Stato.
Concretamente la CIOV avanzerà al Sinodo le seguenti richieste:
1) l’Asilo di San Germano,
« aggregato » agli Ospedali per la
sua amministrazione in virtù
dell’Art. 4 dello Statuto degli Istituti Ospitalieri Valdesi, venga
« disaggregato » ed affidato per
FERRERÒ
Eletta la
nuova giunta
Nella nuova sala del Consiglio,
situata nell’ex albergo Regina, è
stata eletta a Ferrerò la giunta
municipale.
Con nove voti su quindici è stata eletta sindaco Alma Ghigo e
la stessa quantità di voti hanno
riportato l’assessore anziano Riccardo Léger e l’altro assessore
Gianni Martin.
Supplenti sono risultati Sergio Gelato e Giuseppe Laupretre.
Il sindaco uscente Jahier, che
ha presieduto la seduta come
consigliere più votato, si è astenuto da tutta la votazione, dando come motivo il fatto di non
essere mai stato invitato ad alcuna consultazione preliminare
né informato sulle persone da
eleggere.
Il discorso del nuovo sindaco
è stato seguito dal silenzio generale, mentre im applauso ha commentato la dichiarazione del sindaco uscente di non poter collaborare con l’attuale maggioranza e l’elencazione delle opere pubbliche avviate dalla passata amministrazione. L. V.
l’Amministrazione e la gestione
ad apposita Commissione nominata dalla Tavola, in analogia a
quanto avviene per altri Istituti
di proprietà della Chiesa e gestiti quindi dalla Tavola valdese. Si
suggerisce che i Membri della
Commissione Amministrativa dell’Asilo siano scelti preferibilmente nella Comunità di San Germano e nelle altre Chiese del 2° e 3°
Circuito.
2) Gli Istituti Ospitalieri Vaidesi mantengono l’amministrazione degli Ospedali di Torre Pellice e Pomaretto studiando una
più profonda collaborazione con
l’Ospedale Evangelico di Torino.
3) Lo Statuto del « Rifugio
Re Carlo Alberto » venga modificato a partire dalTArt. 3 in modo
che l’Istituto sia amministrato e
gestito da una propria commissione nominata dal Sinodo e ciò
per avere il Rifugio personalità
giuridica propria e quindi autonomia patrimoniale e gestionale.
Come conseguenza di tali proposte, se esse saranno approvate
dal Sinodo, questi dovrà provvedere anche alla nomina di una
nuova e distinta Commissione
per l’Amministrazione del Rifugio Re Carlo Alberto, oltre all’integrazione della Commissione
I.O.V. per sostituzione dei membri decaduti o dimissionari.
Non è qui possibile, evidentemente riprodurre il testo proposto delle varianti allo statuto del
Rifugio: esso si compone di 32
articoli che seguono in gran parte lo Statuto degli I.O.V., salvo i
necessari adattamenti alle peculiarità dell’Istituzione e alle vigenti normative.
Il testo proposto sarà distribuito a tutti i membri del Sinodo perché possa essere tempestivamente letto e studiato prima
della sua discussione in aula
mentre, in conformità del secondo ordine del giorno approvato
dalla Conferenza Distrettuale in
occasione del Sinodo stesso, tutti gli interessati potranno prendere visione presso il Seggio di
Presidenza del rendiconto finanziario e patrimoniale nonché della pianta organica degli Istituti
gestiti. La C.I.O.V.
INTERVISTA Al FRATELLI DI VALDESE
Una gradita visita
AH’inizio del mese di luglio, le
nostre comunità hanno avuto la
gradita visita di un gruppo di
100 fratelli e sorelle provenienti
dalla cittadina americana di Valdese, nella Carolina del Nord.
Discendenti da famiglie valdesi
originarie delle Valli, è la prima
volta che vedevano la terra dei
loro padri. Durante una breve
pausa della loro intensa visita,
sono andato a porre alcune domande al sig. Schubert, organizzatore del viaggio e al sig. Pascal, membro della comunità
valdese.
— Quali sono le origini della
vostra città « Valdese »?
— Nel 1893, alcune famiglie
provenienti dalle Valli vennero
a stabilirsi a Valdese. Formavano una colonia. Nel novembre
successivo giunsero altre famiglie. Non possedevano nulla all’infuori di pochi arnesi. Quell’anno lì,, Tinvemo fu durissimo e alcuni bambini morirono
di fame e di freddo. Più tardi,
altre famiglie che erano emigrate a New-York o a Chicago, dopo aver fatto fortuna, vennero a
stabilirsi a Valdese e vi impiantarono delle industrie. Attualmente la città è abitata da circa
3.000 persone, tutte con profonde radici etniche. Circa 10-15 famiglie vengono ogni anno a incrementare la popolazione di
Valdese.
— Quale percentuale dell’attuale popolazione discende da famiglie delle Valli?
— Circa un terzo. La comunità valdese-presbiteriana conta
700 membri, ma non tutti sono
originari dalle Valli. Quando sono arrivati in America, i primi
valdesi erano troppo poveri per
potersi costruire una chiesa e
formare una comunità autonoma. La chiesa è stata costruita
ANGROGNA
Louis Rivoire
Les Vaudois de Genève et leurs
amis ont appris, avec une profonde douleur, le décès de Louis
Rivoire, survenu à Angrogne le
5 juillet 1980. Venu, en Suisse,
dans les années d’immédiat après-^erre, il avait connu la vie
parfois difficile de l’émigré, mais
il avait su s’intégrer facilement
dans le milieu genevois.
Dès son arrivée à Genève, il
avait pris une part active à
« l’Unione Giovanile » qui réunissait alors, chaque semaine, les
jeunes vaudois. En 1964, il devint
trésorier de l’Union Vaudoise qui
venait de se fonder et, cela, jusqu’à son départ en 1979. C’est à
lui qu’on doit particulièrement
l’organisation impeccable des fêtes du 17 février, dans la maison de paroisse des Eaux-Vives.
Il était aussi très apprécié par
la paroisse des Eaux-Vives dont
il fut le dévoué concierge pendant plus de 15 ans.
C’est peut-être comme surveillant de la cathédrale de SaintPierre, qu’il donna le meilleur de
lui même. S’intéressant à son
travail et à l’histoire de ce sanctuaire il sut accueillir de nombreux touristes et participer pleinement à la vie de la communauté genevoise toute entière. Il
ne manquait cependant pas, chaque fois que l’occasion se présentait de témoigner de son attachement à l’Eglise Vaudoise.
Admirablement secondé par
son épouse, il avait su faire de
son foyer un lieu de rencontres
pour de nombreux vaudois de
Genève. Il partit en février 1979
pour retourner à Angrogne et il
était heureux de pouvoir cultiver sa terre. Lors de son arrivée
dans la ville de Calvin, il avait
été particulièrement frappé par
ce verset qui était la devise de
«rUnione Giovanile »: « Nous n’avons point ici bas de cité permanente, mais nous cherchons celle
qui est à venir ».
Nous répétons ces paroles de
TEpitre aux Hébreux à sa mémoire et nous disons à sa famille notre profonde sympathie.
J. Picot
da una missione presbiteriana e
i valdesi entrarono a far parte di
quella chiesa.
— Che senso ha essere valdesi
oggi negli Stati Uniti?
— E’ un sentimento limitato
ai pochi che ancora hanno conservato la memoria del passato
alle Valli, col duro lavoro e i
sacrifici. Ma ora tutto ciò sta
scomparendo. Rimane solo la
tradizione. Abbiamo fatto un
grosso sforzo per costruire un
museo valdese. E’ costruito secondo il modello dei templi vaidesi delle Valli. Fra pochi anni
i valdesi saranno del tutto scomparsi, per via dei matrimoni misti ; rimarrà questa chiesa-museo.
— Parlate ancora il patois?
— Anche questo sta scomparendo con l’attuale generazione.
Alcuni anziani che lo conoscevano ci hanno fatto delle lezioni in
vista della nostra visita qui.
— Siete soddisfatti della vostra visita?
— Enormemente. Quando siamo arrivati da Milano, domenica
sera, siamo stati accolti meravigliosamente da oltre 200 fratelli
e dalla Corale. E’ stata un’esperienza davvero commovente. Abbiamo anche apprezzato molto
i ricevimenti organizzati in alcune chiese e i saluti dei Sindaci.
a cura di J. J. Peyronel
OPINIONI
I valdesi e la politica
Ho letto con interesse i due
interventi di Giuseppe Platone e
di Guido Baret, che si chiedevano rispettivamente come sia possibile per un evangelico dare il
proprio nome per una lista democristiana o per una comunista.
E’ un dibattito sempre vivo, se
non certo nuovo: mi sembra però che a questo punto sia necessario continuare il discorso; altrimenti si rischia di fermarsi ad
uno sterile battibecco o di giungere a scomuniche, tutt’altro che
cristiane, di chi non la pensa come noi.
Dobbiamo cioè tutti domandarci come possa un credente avallare con il suo appoggio qualunque tendenza politica, visto che
tutti i partiti hanno colpe più o
meno gravi, da quello liberale,
con il peso di ingiustizie e di violenza economica e razziale che ha
contraddistinto il suo prevalere
nella nostra società occidentale,
a quello socialista, con la desolante distanza fra le splendide
istante di liberazione umana e i
meschini intrallazzi, l’avidità di
denaro e di potere di troppi che
si dichiarano socialisti. E si potrebbe continuare ner tutti i partiti e i movimenti.
D^altra parte mi pare che in
ogni caso la scelta. peggiore sia
quella proposta dal'partito radi- ‘
cale, il rifiuto del voto o la scheda annullata, che è praticamente
servita a rafforzare proprio i partiti contro cui più energicamente
intendeva protestare.
E neppure mi convince la teoria esposta da A.C Temolo nel
suo editoriale sulla Stampa del
19 giugno. Se ho ben capito,
egli sostiene che oggi non ci sarebbe più spazio per un’attività
collettiva e che l’unica via di salvezza consisterebbe nell’impegno
rigorosamente individuale. Questo atteggiamento porta a conclusioni analoghe a quelle di alcuni movimenti cristiani che
predicano l’astensione da un
mondo in ogni caso corrotto.
Quindi, tanto per fare un esempio pratico, non servirebbe a
nulla cercare di dare alle nostre
scuole programmi migliori: basterebbe lo spirito di sacrificio e
l’impegno del singolo insegnante.
Questo mi pare un « aut-aut »
non solo gratuito, ma quasi al
trettanto pericoloso quanto l’ingenua speranza di chi si aspetta
tutto dai mutamenti di programma e sostiene che l’impegno individuale è inutile o addirittura
dannoso perché « non lascia
esplodere le contraddizioni ».
E allora? Come sfuggire all’indifferenza rassegnata e qualunquista?
Se vogliamo, come Gesù Cristo
chiede ai suoi discepoli, essere
nel mondo senza essere del mondo, io credo che la nostra coscienza ci costringa da una parte
a riconoscere che qualunque scelta umana è pur sempre intrisa
di peccato, e quindi a dare una
partecipazione sempre critica e
« disillusa » in partenza, ma che
dall’altra abbiamo una guida sicura che ci aiuta nella scelta fra
i vari programmi e le diverse
persone.
Così personalmente io non capisco come un cristiano riesca
ad accettare quel fascismo la cui
unica caratteristica costante, nei
suoi disinvolti voltafaccia dalla
monarchia alla renubblica, dall’ateismo al cattolicesimo concordatario, è sempre stato la
mancanza di rispetto ner l’uomo.
Stento anche a capire come si
possa apprezzare la DC dopo
tanti decenni di malgoverno.
Ritengo invece . positive, per
motivi diversi, scelte che appoggino il rispetto della libertà d’opinione di un certo liberalismo alla
De Nicola, il tentativo di conciliare libertà e giustizia dei socialisti come Lelio Basso, il rigore
morale e l’intransigenza coraggiop di un Giorgio Amendola, e
così via.
Certo, in questo scegliere di
agire per gli altri, sia a livello
politico, sia nelle iniziative individuali, dovremo sempre sopportare queir inevitabile parte di
corresponsabilità negativa a cui
non possiamo in ogni caso sottrarci, ma che dobbiamo sempre
cercare di ridurre al minimo opponendoci a tutto quello che riteniamo ingiusto.
E la corresponsabilità peggiore
mi pare sempre quella di chi non
fa nulla per non sporcarsi le mani, e così diventa, di fatto, il primo complice della violenza altrui.
Marcella Gay
Incontro del
Colle
della Croce
Circa 300 persone si sono riunite domenica 20 luglio al colle
della Croce. Erano presenti francesi provenienti da Nizza, Montpellier, Gard e Abries, italiani
dalla vai Pellice, da Barge, Bagnolo, un gruppo della chiesa dei
Fratelli da Torino; molto rappresentata era anche la EGEI
della valle.
I vari gruppi sono stati presentati dal past. Bruno Bellion il
quale ha curato anche il culto
del mattino insieme al pastore
francese Pivot, a cui era affidata
la parte liturgica. Il testo della
meditazione era Galati 6: 2:
« Portate i pesi gli uni degli altri, e così adempirete la legge di
Cristo ». Bisogna saper portare anche il peso del peccato degli
altri; questo fatto è indispensabile perché la comunità di cui
facciamo parte possa veramente
essere tale. Questo ci insegna
Gesù, il quale si è caricato del
peccato degli uomini. E il fatto
che le rencontres siano state riprese dopo la guerra testimonia
che le comunità francesi hanno
dimostrato una solidarietà cristiana verso quelle italiane, direttamente coinvolte nella storia
del fascismo.
E’ seguita poi la S. Cena.
L’incontro è proseguito al pomeriggio con la relazione del pastore Jacques Galtier sulla attività di Amnesty International
per la salvaguardia dei diritti dell’uomo. Galtier ha ricordato la
tragica realtà della persecuzione
e della tortura, realtà vissuta attualmente da circa 150 paesi, per
10 più sudamericani ed africani;
per le proprie ideologie politiche
e sodali, o per il proprio credo,
vengono violati ogni giorno i diritti di milioni di uomini. Altri
interventi hanno ampliato l’argomento, sottolineando la necessità di lavorare per la salvaguardia dei diritti umani non solo in
America Latina ed in Africa, ma
anche nei nostri paesi occidentali, impegnandoci a fianco dei
deboli, dei drogati e degli handicappati e intercedendo nella preghiera per coloro che hanno
grosse e precise responsabilità in
questo campo
In seguito D. Abate, che era
tra l’altro il più anziano presente all’incontro, ha raccontato una
antica leggenda della Valle, cogliendo l’occasione per ricordare
11 prof. Augusto Armand-Hugon
dal quale Taveva ascoltata trenta
anni or sono al Prà.
Al termine, prima del tradiziozionale Chant des adieux, il pastore emerito R. Mordant ha
espresso l’augurio che le rencontres proseguano poiché sono
espressione della fede comune;
per questo esse non perderanno
mai di significato.
Da parte nostra auspichiamo
per l’anno prossimo una migliore organizzazione e informazione, dato che quest’anno molta
gente non ha saputo in tempo la
data della rencontre.
Anna Bosio
LETTERA
Poiché sull'Eco delle Valli si continua
a scrivere « Luserna » oppure Luserna
S. G.. sia per la cronaca sia per gli
altri articoli riferentesi al nostro Comune, colgo l’occasione per spiegare
dal lato storico come venne forgiato il
nome • Luserna San Giovanni ».
Quando ancora nel 1871, San Giovanni e Luserna facevano comuni a sé,
coll'intenzione di entrambi di congiungersi, si intavolarono le trattative... e la
fusione fu sigiata. L'estrazione a sorte
per la denominazione favorì « Luserna
San Giovanni » contro « San Giovanni
Luserna ».
Sarebbe quindi opportuno evitare di
scrivere un nome errato quando si parla di questo comune che ha una sola
denominazione: Luserna San Giovanni
e non altri nomi composti di sigle e
tanto meno adoperare il nome « Luserna » che delimita una frazione sulla
destra del Pellice e che erroneamente
è anche chiamata « Luserna Alta ».
Diamo a Cesare quel che è di Cesare.
Con ossequio
Gustavo Albarin
7
1° agosto 1980
CRONACA DELLE VALLI
— 7
INCONTRO ’’FOCOLARI MISTI’
Sulle tracce di Valdo
Una piccola comitiva di
svizzeri e di francesi (una
ventina), guidati da padre
René Beaupère di Lione e
da due pastori evangelici
Ecklin e Honegger, è stata
ospite della Foresteria valdese di Torre Pellice il 1516 luglio.
La mattinata del primo
giorno è trascorsa in un
dialogo fraterno, attraverso il quale gli amici svizzeri e francesi sono entrati
in contatto con la realtà
della Chiesa valdese di oggi e con i rapporti ecumenici nella zona. Hanno parlato il pastore Bruno Rostagno, il canonico Gabriele Mercol e la coppia interconfessionale Myriam e
Gianni Marcheselli.
Erano presenti alcuni
pastori, alcuni preti e il vescovo di Pinerolo monsignor Giachetti. Sono state
illustrate le linee generali
di un documento sui matrimoni misti, che dovrebbe apparire presto in diocesi. L’argomento è stato
ripreso anche nella serata,
con la partecipazione di tre
coppie miste della zona.
Con quello di quest’anno
siamo arrivati al 10° incontro dei « foyers mixtes »
francesi, svizzeri, italiani.
Però gli amici svizzeri e
francesi hanno inserito
questo incontro in un programma ben più ampio e
coraggioso: un viaggio di
riflessione, di studio, di ricerca « sulle tracce di Valdo » (12-20 luglio).
Dopo aver percorso le
Alte Alpi francesi (Pallon,
Valle di Freissinières, Vallouise, Vigneaux, Mur des
Vaudois, Queyras), un
gruppo ha attraversato il
Colle della Croce per arrivare a Torre Pellice, mentre l’altro gruppo è giunto
COMUNITÀ MONTANA
VAL PELLICE
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
notturna - prefestiva - festiva
dai sabato ore 14 al lunedì ore 8
dalle ore 14 della viglila del giorno festivo infrasettimanale alle
8 dei giorno successivo presso
l'OSPEDALE MAURIZI ANO - Luserna San Giovanni - Tel. 90884.
Nella notte dei giorni feriali, dalle ore 20 alle ore 8 (escluso sabato, domenica e vigilia dei fe-'
stivi) presso l'OSPEDALE VALDESE - Torre Pellice - Tel. 932433.
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
DOMENICA 3 AGOSTO
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON - Via Repubblica, 25 Tel. 91.328.
Luserna S. Giovanni: FARMACIA
PRETI - Via Inversegnl - Luserna Alta - Tel. 909060.
CHIUSURE INFRASETTIMANALI
A Torre Pellice: martedì chiusa
la farmacia Muston, giovedì chiusa la farmacia Internazionale.
A Luserna San Giovanni: mercoledì chiusa la farmacia Preti,
giovedì chiusa la farmacia Vasario.
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice: Tel. 91273
Luserna S. Giovanni: Tel. 90118
DOMENICA 3 AGOSTO
PEYRONEL - Tel. 90355.
o tei. 91288 - Vergnano « Noccioleto »
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91365 - 91300
Luserna S.G.: Tel. 90884 - 90205
COMUNITÀ' MONTANA
VAL CHISONE-GERMANASCA
GUARDIA MEDICA
DOMENICA 3 AGOSTO
dal sabato ore 14 al lunedì ore 8,
dalle ore 14 della vigilia del
giorni festivi alle ore 8 dei giorni
successivi al festivi
le notti dalle ore 20 alle 8.
Il recapito del servizio è presso
la CROCE VERDE di Perosa Argentina - Tel. 81.000.
FARMACIE DI TURNO
DOMENICA 3 AGOSTO
Farmacia Casolati - Perosa A.
Tel. 81205.
AUTOAMBULANZA
Croce Verde Pinerolo - Tel. 22664
Croce Verde Porte - Tel. 74197
Croce Verde Perosa - Tel. 81000
in autobus attraverso il
Colle di Sestriere, per passare poi al Luberon.
Il programma è stato intenso. Visita alla Val d’Angrogna guidata dal pastore
A. 'Taccia; visita al Priorato di San Giusto in Mentoulles per conoscere, con
don Trombotto Giuseppe,
la storia religiosa della Val
Chisone; infine escursione
nella Val Germanasca per
visitare il museo valdese
di Frali e il Centro ecumenico di Agape con la guida
del pastore E. Rivoir.
I due giorni alle Valli sono stati completati dalla
proiezione delle diapositive
sulla storia valdese, col
commento efficace del pastore G. Tourn.
A questo punto il dibattito nella comitiva incominciava ad arricchirsi e
ad estendersi. E’ stato toccato specialmente il tema
della « riforma » della chiesa oggi; riforma che deve
passare attraverso la conversione alTecumenismo
(dialogo tra diverse chiese
cristiane) e attraverso la
conversione alla universalità della chiesa cristiana
(dialogo delle « vecchie »
chiese d’Europa con le
« giovani » chiese del terzo
mondo, apertura al mondo
da parte di parrocchie e
comunità locali spesso
chiuse e ripiegate su se
stesse). m. p.
AVVISI ECONOMICI
CERCASI persona fidata per
accudire casa con un bimbo
di anni 2 e mezzo. Garantita
indipendenza. Per chiarimenti telefonare Purpura Vincenzo - Torino 011/326579.
PENSIONATO 67enne cerca
signora o famiglia disposta a
prenderlo a pensione in Torino, a partire dal prossimo
autunno. Scrivere o telefonare a G. Beiforte, Asilo Valdese, Via Malan, Luserna S.
Giovanni (Torino) - Telefono
0121/90285.
RINGRAZIAMENTO
Nell’ impossibilità di farlo
personalmente, i familiari del
compianto
Enrico Stallé
profondamente commossi e riconoscenti per la sincera dimostrazione tributata al loro caro
Estinto, ringraziano di vivo
cuore tutti coloro che con la
loro presenza, fiori, scritti e parole di conforto, hanno voluto
prendere parte al loro grande
dolore. Un ringraziamento particolare al pastore Ayassot, al
dott. E. Gardiol ed alla Sig.na
Giorda.
Torre Pellice, 24 luglio 1980
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Edoardo Barai
nell’impossibilità di farlo singolarmente ringraziano tutti coloro, ohe con presenza, scritti, fiori, parole di conforto, si sono
uniti al dolore per la scomparsa del loro papà. Un grazie particolare alla signorina Angela
Chambon.
« Venite a me, voi tutti.,
che siete travagliati ed aggravati, ed io vi darò riposo (Matteo 11: 28)
RINGRAZIAMENTO
Franca e Massimo Parisa,
commossi per la simpatia e l’affetto dimostrato loro in occasione della dipartenza del loro caro papà e suocero
Emilio Cougn
maresciallo maggiore
dei carabinieri in pensione
cav. della Repubblica
ringraziano : il Comandante interinale della Stazione Carabinieri di Luserna S. Giovanni, i
Carabinieri in congedo di Torre
Pellice e Luserna S. Giovanni,
TAss. Naz. Invalidi e Mutilati
di Guerra; la famiglia PegoneTourn; il pastore Antonio Ada
mo, amici e conoscenti.
Luserna S. Giovanni, 21-7-1980
RODORETTO
Domenica 13 luglio, ore
15, la porta del Tempio si
apre per accogliere un numeroso pubblico. Ad eccezione di un nutrito gruppo
di Olandesi che arriva da
Pomaretto, gli altri sono
Rodorini che in un modo
o nell’altro hanno contribuito al rifacimento del
soffitto ed alla tinteggiatura delle pareti. È un momento importante che vuole ribadire la solidarietà
che esiste fra una popolazione anche se disseminata fin nella pianura. Unica
nota triste: xm quartiere
« jadis » colonna della
« Paroisse » è scarsamente
rappresentato.
Dopo il Culto presieduto
dal past. Ribet, che ci ha
rivolto un messaggio che
volere o no fa meditare
sulla realtà attuale della
vita cristiana, una tazza di
thè ed un bicchiere di vino accompagnati da una
buona fetta di torta, ci hanno dato la possibilità di
scambiare ancora quattro
parole fra conterranei che
ormai s’incontrano raramente. Non è mancata l’opportunità di ricordare che
il nostro Tempio era stato
consacrato il 20 luglio 1824.
Dovrei ora ringraziare
tutti quelli che hanno dimostrato di avere ancora
un posticino nel cuore per
il nostro Tempio. Non me
la sento perché commetterei qualche errore oppure dimenticanza. Per non
sbagliare, sia gradito a tutti l’augurio di ritrovarci
ancora come il 13 scorso.
e. t.
Ecco il 2° elenco degli offerenti: Eliana ed Olga Tron, In
memoria del Padre Ernesto L.
20.000; Genre Eraldo e Vera, in
memoria del Padre Umberto 50
mila; Tron Rolando e Rosemma
50.000; Pons Enrico 30.000; Pons
Aldo 20.000; Genre Fernanda, in
memoria del Papà Umberto 50
mila; Barai Amato 20 mila; Tron
Renato, Elda e Wanda 100.000;
Tron Augusto e Alma 35.000;
Tron Graziella in PezzottI, in
memoria dei Nonni 15.000; Gönnet Roberto e Sig.ra 16.000; Gaydou Ester, In memoria del Marito Tron Carlo 50.000; Vinçon
llda nata Tron, In memoria dei
Genitori 70.000 e tappeto tavolo S. Cena; Tron Franco, in memoria del Padre Ernesto 10.000;
Tron Alberto e fam. 30.000;
Pons Maria, in memoria del Marito Talmon Giovanni 50.000; In
memoria del Papà Talmon Giovanni, Elena e Oreste Bertalot
20.000; Richard Dario e Mirella
40.000; Tron Irene ved. Riceli
50.000; Genre Giovannino e
Mamma 42.500; Tron Pietro e
Ines 70.000; Tron Caterina 20
mila; Tron Enzo e Ida 120.000;
Riceli Guido 10.000; Rino Tron
e fam. 20.000; Talmon Augustlna, in meimoria dei Suoi Cari
10.000; Peyrot Vera, in ricordo
dei suoi Cari 10.000.
SAN SECONDO
Giorgio Gombe (Centro)
si è unito in matrimonio
a Pinerolo con rito civile
con Albertina Bianciolto
(Pinerolo). Auguri alla coppia che si è stabilita a San
Secondo (Barbé) e un cordiale benvenuto alla sposa.
ITINERARI ALLE VALLI - 5
Rifugio Lago Verde
A cura di Raimondo Genre
RIFUGIO LAGO VERDE
2583 m
Località di partenza: Bout
du Col 1742 m (Frali)
Dislivello in salita: 841 m
-F 207 m
Tempo complessivo: h 2,30
+ h 0,30
Questo itinerario è di interesse prevalentemente escursionistico in quanto si
svolge in una zona priva di
abitazioni permanenti e
con caratteristiche tipiche
di alta montagna, anche se
siamo ancora a quote relativamente basse, ma non è
meno interessante dei precedenti.
Lasciate le magnifiche
praterie di Bout du Col,
ora valorizzate dalla costruzione di una moderna
e razionale bergeria, ci si
inoltra in un rado lariceto,
ricco di esemplari ultracentenari di severa bellezza, fra cui vegeta una abbondante flora tipica del
sottobosco. In questa zona vive ancora qualche
esemplare di fagiano di
monte e qualche volta transitano i camosci in spostamento da una zona all’altra.
"Verso il lìmite superiore
della vegetazione arborea
possiamo ammirare alcuni
esemplari di pino cembro
(elvou) abbarbicati sulle
balze rocciose.
Poi i ricchi pascoli del
pianoro di Freibougio, caratterizzato dalla presenza
dei ruderi delle costruzioni militari e della teleferica portaferiti. Più in alto
la natura si fa man mano
più aspra, con un alternarsi di pascoli per ovini, zone rocciose ed ampi nevai che stentano a sciogliersi malgrado la stagione avanzata. La fioritura è
sempre molto ricca e la
fauna è rappresentata da
numerose marmotte, lepri
variabili, ermellini, pernici
bianche, gracchi. E' pure
presente una coppia di
aquile che nidifica nelle
rocce strapiombanti del
Rasin.
Tutta la zona conserva
abbondanti tracce delle
fortificazioni (casematte e
reticolati) approntate in vista del conflitto mondiale.
Al centro dell’ampio anfiteatro formato dalle creste rocciose che vanno dalla Gran Guglia al Rasiti,
sorge il grazioso rifugio
del Lago Verde costruito
sulle sponde del lago omo
Assemblea TEV
L’Assemblea annuale di
Testimonianza Evangelica
Valdese avrà luogo sabato 9 agosto alle ore 9.30
nel Tempio del Ciabas anziché il 2 agosto come precedentemente annunziato.
Tutti sono cordialmente
invitati a questo incontro.
stalé
di a. charbonnier
materiale apistico
miele - polline - pappa reale
10062 luserna s. giovanni
località bianchi, 1 - tei. 0121/932272
nimo. Data la notevole frequenza di alpinisti ed
escursionisti, nei prossimi
anni questo rifugio sarà ulteriormente ampliato ner
consentirne una utilizzazione più razionale.
Il rifugio è aperto, con
servizio di alberghetto, nei
mesi di luglio e agosto,
mentre nei mesi di giugno
e settembre è aperto al sabato e alla domenica. Negli altri periodi chiunque
voglia usufruire del rifugio
può ritirare le chiavi presso Rostan Ezio - negozio
alimentari (tei. 0121/^22)
a Ghigo.
Per ragioni di affollamento si sconsiglia il pernottamento al rifugio al sabato sera, salvo prenotazione. Il periodo in cui si
può effettuare questa escursione va da giugno (notevole innevamento) a ottobre.
Percorsa la S.S. 23 del
Sestriere fino a Perosa, seguire la strada provinciale
per Frali fino a Ghigo (20
Km) poi svoltare a destra
e percorrere la strada che,
superato il piazzale della
seggiovia e gli ultimi condomini, si inoltra, non più
asfaltata, verso Ribba 1550
metri e quindi, con un ampio tornante, sale al pianoro di Bout du Col 1742 m.
Lasciata l’auto nei pressi della nuova bergeria (attenzione a non intralciare i
lavori!) seguire la strada,
ancora carrozzabile ma un
po’ dissestata, per circa
duecento metri, poi imboccare sulla sinistra la bella
mulattiera (EPT 208) che
sale tra radi alberi alternando tratti più ripidi ad
altri pianeggianti. In circa
30 minuti si raggiunge il
limite della vegetazione arborea e la strettoia delr Eitrangoulòou, superata
la quale la mulattiera prima procede in piano poi,
con leggera discesa, scende
nell’ampio pianoro di Freibougio che i fascisti avevano ribattezzato Pian Littorio, nome tuttora molto
usato.
Attraversato tutto il pianoro (acqua abbondante)
risalire per breve tratto il
canalino seguendo la mulattiera che poggia a de
stra fino a ridosso del torrente Germanasca, che in
questo tratto scorre molto
incassato. La mulattiera
procede ora parallela al
torrente ed in breve raggiunge la zona del Fontanone 2256 m posto sulla
sponda opposta.
Superata la comba che
scende dalla Gran Guglia
ed una serie di brevi tornanti si perviene all’inizio
del pianoro dei Founzet
2450 m circa.
Qui si deve abbandonare la mulattiera che attraversa il torrente e poi sale
con numerosi tornanti al
colle d’Abries ed imboccare il sentiero (23 blu, cartello indicatore e segni sulle pietre) che con una lunga serie di brevi tornanti
sale al rifugio Lago Verde
2583 m che si scorge solo
all’ ultimo momento. Qre
2.30 da Bout du Col.
Il rifugio, capace di una
trentina di posti letto, sorge sulla sponda del bel laghetto incastonato nella
piccola morena glaciale.
Questo rifugio è stato costruito come base di partenza per numerose escursioni e per le salite al Bric
Bucie.
Il ritorno si può compiere sullo stesso itinerario di
salita, ma noi preferiamo
consigliare un percorso alternativo.
Dal rifugio imboccare il
piccolo sentiero che, costeggiando due piccoli laghetti, sale in direzione del
colletto della Gran Guglia
2790 m circa h 0,30, prima
con tracciato di tutto riposo, poi con alcuni tornanti
un po’ più ripidi. Splendido panorama su tutto il vallone di Frali. Dal colletto
seguire la magnifica mulattiera, splendido esempio di
ingegneria stradale montana, che scende prima alla
sella erbosa su cui è stata
eretta una campana in onore dei Caduti della montagna, poi nei Piani di San
Giacomo e da qui, con numerosi tornanti, nel pianoro di Freibougio. Senza
scendere nel pianoro, seguendo una breve scorciatoia ben segnata, riprendere la mulattiera che conduce al Bout du Col. Qre
1.30 circa dal colletto della
Gran Guglia.
ANGROGNA
Concluso felicemente il
campo del mese di luglio
dei giovani tedeschi a Casa
Pons. Il gruppo di Qberhausen, con il past. Gerritsmann, che ha partecipato
ai culti bilingue domenica
27 saluta e ringrazia la comunità per l’accoglienza.
di Aragno e Nicolino
P.LM. - Habitat
arredamento d’interni
Via Vittoria Veneto, 16 - Tel. 0121/909962
LUSERNA S. GIOVANNI
API - ONORANZE
E TRASPORTI FUNEBRI
— - Disbrigo di tutte le pratiche inerenti ai
decessi
— Prelievo salme da tutti gli ospedali
— Trasporti in Italia e all’estero
— COFANI COMUNI E DI LUSSO
— Unica ditta autorizzata con diritto di
privativa ai trasporti nei Comuni di Torre Pellice e Luserna S. Giovanni.
— Servizio ininterrotto
TORRE PELLICE ■ Via Matteotti, 8, - Tel. 932052
LUSERNA S. GIOVANNI - Viale De Amieia, 6 - Tel. 90771
BIBIANA ■ Via Pinerolo, 6 - Tel. 932052
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MONTANARO ■ Piazza L. Matta, 17 - CALUSO . Via Micheletti, 3
NOTTURNO E FESTIVO TELEF. 932051
8
DALLA RIVISTA AMERICANA «CHRISTIANITY AND CRISIS»
Preservare gli ostaggi ma
anche la libertà dell'Iran
nostro diritto di primogenitura
di esseri morali alle tendenze
monopolistiche dello stato sovrano ».
Per i popoli
A seguito del mio articolo
« Alleati, ma non complici » scritto all’indomani del fallito raid
americano in Iran (Eco-Luce del
2.5), un lettore mi ha scritto sollecitando un giudizio su « un atto ingiustificabile come il sequestro di personale diplomatico:
non si tratta forse di ima violazione del diritto dei popoli, che,
oltre a costituire un pericoloso
precedente minaccia alle fondamenta il sistema internazionale? ». Mi pare che il problema
sia ben posto, soprattutto in riferimento al diritto dei popoli, e
che sia molto importante affrontarlo. Vorrei cercare di farlo
parlando poco di mio, ma riferendo invece per sommi capi il
contenuto di un numero che la
solida rivista protestante americana Ghristianity and Crisis ha
dedicato al problema (marzo
1980).
Memoria storica
Anzitutto va notato che per
questo come per ogni problema
politico è necessario tenere il
massimo conto del contesto storico per evitare di essere determinati nel proprio giudizio unicainente dall’ultimo avvenimento in ordine di tempo. È quanto
ha cercato di fare un giornalista
americano nella conferenza stampa del 13 febbraio u.s. — riferisce la presentazione editoriale di
C- e C. — chiedendo al presidente Carter: « Signor presidente, ritiene che sia stata una cosa giusta da parte degli Stati
Uniti rimettere lo Scià sul trono
nel 1953 contro la volontà popolare dell’Iran?». Risposta del
presidente: « Quella è una vecchia storia e non ritengo sia giusto o utile che io mi pronunci
sulla correttezza di qualcosa che
è avvenuto trent’anni fa». La
domanda, nota la rivista, meriterebbe una medaglia, mentre
per la sua risposta il presidente
Carter dovrebbe essere spedito
nell’angolo dei somari finché non
si sia letto per bene la storia
dell’Iran. I fatti di 30 anni fa. e
degli anni successivi in Cile, Cuba, Vietnam, Cambogia, Guatemala e in molti altri paesi, « sono ben lungi dall’essere lontani e
irrilevanti. Non solo essi bruciano nella memoria di altri popoli,
ma continuano a vivere nelle pretese di troppi americani i quali
ritengono che noi abbiamo sia
il diritto naturale di determinare il destino di altri popoli, sia
il potere di far prevalere le nostre decisioni».
Sei battaglie
Ma non c’è solo il colpo di
stato organizzato dalla CIA per
riportare sul trono lo Scià. ?er
capire l’Iran è necessario rendersi conto che per ben sei volte negli ultimi cent’anni (e il
’53 è l’ultima data della serie) in
Iran il movimento nazionalista
ha vinto una battaglia di indipendenza per poi perdere la
guerra unicamente a causa dell’intervento straniero, inglese prima e americano poi. Lo ricorda
in un ampio articolo Eqbal Ahmad, un pakistano membro dell’Istituto-americano di Studi politici, specializzato in problemi
del "Terzo mondo. Ogni volta tra
la vittoria del movimento nazionalista e l’intervento straniero è
trascorso un periodo di autonomia, alcuni mesi, un paio di anni, 5 anni (come quando nel 1911
Russia e Inghilterra intervennero a rovesciare il governo costituzionale formato sulla base della prima Costituzione moderna
dell’Iran stabilita nel 1906).
Come non pensare che anche
oggi non si ripeta la storia di
sempre? Come non ascoltare la
sinistra voce di un Kissinger e
di un Rockefeller che hanno
espresso la speranza che il risultato della rivoluzione iraniana
non sia considerato né finale né
irreversibile? Come credere —
al momento in cui lo Scià è stato trasferito negli Stati Uniti dal
Messico — che questo avvenisse
solo per ragioni di salute? Gli
ostaggi sono un atto di pirateria
internazionale. Eppure sono Tunica àncora a cui l’Iran sembra
aggrapparsi disperatamente nell’intento di evitare che nei suoi
confronti si ripeta l’illimitata e
cruenta pirateria di sempre.
Gli ostaggi
Su questo sfondo si innesta il
problema giuridico, ed è questo
l’argomento trattato dall’ultimo
saggio di C. e C. scritto da Richard Falk, professore di Diritto
internazionale all’Università di
Princeton e autore di diverse
pubblicazioni sul Medio Oriente
e sul Golfo Persico.
« Ciò che è successo in Iran
mostra che alcune chiare regole
del diritto intemazionale sono
state infrante, ma lascia intendere anche che il contenuto e la
forza di pressione di questo diritto sono arbitrari e unilaterali ». La prima parte di questa
affermazione è chiara e indiscutibile e molti notano che neppure Hitler ha infranto le regole
dell’immunità diplomatica, cardine del diritto intemazionale.
D’altra parte si tratta di im diritto ambiguo, ricorda Falk, perché considera una cosa gravissima la violazione delTimmunità diplomatica, ma non altrettanto grave il fatto che un’ambasciata sia usata per sovvertire l’ordine costituzionale di un paese, ¿^er
riportare sul trono un tiranno
estromesso dalla volontà popolare, per addestrare una polizia
segreta a commettere crimini innumerevoli. In risposta a queste osservazioni si dice con un
certo fatalismo che tutti sanno
che le ambasciate sono covi di
spie e non può essere altrimenti. Ma appunto: si considera inevitabile che non siano rispettate
le vaghe disposizioni contro l’ingerenza di un paese negli affari
interni di un altro paese, ma si
esige che sia garantita nel modo
più assoluto l’immunità a chi al
Toccorrenza metta in atto una tale ingerenza illegale.
La stessa unilateralità si nota
nel diritto di asilo che procura
ai tiranni che spadroneggiano in
un paese un sicuro retroterra
per i loro crimini, (alla peggio
si rifugeranno all’estero coperti
dalla regola che nessuno può
essere estradato per motivi politici), mentre non c’è nessuna
protezione per popoli che subiscono crimini a livello di stato
e non haimo la possibilità di appellarsi ad una imparziale magistratura internazionale perché
siano giudicati i loro tiranni
siano essi deposti o meno. Il
fatto è, osserva Richard Falk,
che il diritto internazionale che
abbiamo è nato in un contesto
molto preciso; la nascita del sistema degli stati nazionali che
comportava il dominio del forte
sul debole, l’intervento egemonico e gli strumenti connessi a
questo sistema. Il diritto internazionale è cioè un diritto costruito dai governi e per i governi (soprattutto i più forti)
e per la loro autodifesa e la
conservazione del loro potere,
rna non necessariamente un diritto dei popoli a protezione dei
loro interessi.
Ciò che è accaduto in Iran iion
dovrebbe allora essere occasione
per rivedere diversi aspetti del
diritto internazionale e in particolare della Convenzione di Vienna sull’immunità diplomatica e
consolare? Ma è necessario rendevi conto che senza una forte
spinta esterna i governi non si
muoveranno per modificare il
diritto internazionale. Questa
spinta esterna deve venire da
individui, chiese, associazioni volontarie di diverso genere, sostiene il prof. Falk, che portino
avanti questa esigenza fondamentale: « che il futuro del diritto internazionale non sia solo
questione dei governi, che non
cediamo incondizionatamente il
Doni Eco - Luce
DONI DI L. 1.500
Frali; Pascal Oreste — Pinerolo: Besson Ida.
DONI DI L. 2.000
Frali: Menusan Luciano — Luserna
S. Giovanni: Armand Bosc Emma —
Boves: Bocconello Dorino — Savona:
Rossi Delia — S. Secondo: Dardanelli
Anita — Sampierdarena: Chiesa ev.
valdese — S. Domenico Fiesole: Spini
Giorgio — Grugliasco: Gindri Franco.
DONI DI L. 3.000
Frali: Grill Oreste — Sondrio: Centro
evang. di cultura — Prarostino: Avondetto Bruno; GardioI Guido — Villastellone: Oiivero Fernando — Foggia: Rutigliano Romeo — S. Secondo: Ribet Umberto — Pinerolo: Poét Adele — Milano: Pagllani Adriano; Pueroni Giovanni
— Torre Pellice: Negrin Daniela — Genova: Lucchetti Giorgio; Bounous Erminio.
DONI DI L. 5.000
Svizzera: Meyland Rivoire Emilia; Foglisi Tullio; Tierque Emilia; Frel Louise
— Milano: Scrivani Emilio: Viti Paolo;
Comunità evangelica battista — Olanda:
Operti Claudio — Padova; Presciutti
Calzavara Yvette — Catania; RItter
Elien — Torre Balfredo: Prassa Rosa —
Ciriè: Tedino Forapani Angela — Livorno: Melodia Lydia — Bollengo: Di
Giorgio Michele — S. Germano Chisone: Casa di riposo —- Pisa: Manfrini
Vinicio — Firenze: Gattini Franco —
Torino; Marletto Ugo — Pinerolo; Rivoire Adriano — Luserna S. Giov.: Rivoira Umberto — Venezia: Sipandrl
Elena — Monza: Cionini Giorgio — Torino: De Carli Jolanda — S. Maria Capua Vetere; Storino Mario.
DONI DI L. 6.000
Ferrerò: Gente Nadina; Poèt Enrico
— Torre Pellice; Decker Marco. Ganz
Emilio — Grotte; Morreale Calogero —
Milano: Manfredi Pier Francesco — Riclaretto: Massel Ettore — Portici: Costagliela Vincenzo — Torino: Ricca Elsa — S. Giovanni Lupatoto: Kesseiring
Clara — Alessandria: Ferrari Chiara —
Casalmaggiore: Valenti Paolo — Cuneo:
Bertaglia Diana — Alte di Montecchio
Maggiore: Campbell Donald — Moncalieri: Blsi Valdo — Luserna San Giovanni: Emanuelli Giuseppina ved. Meynet
— Roma: Rossi Mary; Zuimstein W.
Arthur — Leinì: Marchini Ismaele —
Savona: Ubaldi Sisto — Savigliano: Joss
Janse — S. Pietro in Bagno: Ceseri
Samory Vincenza — Rezzonico: Gilardoni-Morel — Cannerò Riviera : Fonie
Bianca — Firenze: Vanni Francesca —
Alessandria; Ruffo Miranda — Milano;
Malan Liliana — Albenga: Ricci Mingani Luisetta — La Maddalena: Albano
Vallato Olga — Cinisello B.: Vola Enrico — Codogno: Vola Dahò Luisa —
Frali; Richard Silvio.
ABBONAMENTI SOSTENITORI
Milano: Baridon Silvio, Ferrare Giovanni, Scrivani Emilio, Gay Sergio, Cernerán Sergio — Torino: Varese Dario,
Operti Franco — Brescia: Fenu italo,
Sandri Carlo — Villar Pellice: Garnier
Gioele — Madonna di Tirano; Papacella Carlo — Pieve Ligure: Gay Giampiccoli Lily — Cuneo: Malanot Alberto
— S. Fedele Intelvi: Boiocchi Clementina — Napoli: Fiorio Marco Tullio, Decker Bruno — Roma: Vinay Gianni —
Prarostino: Bertoli Giulia — Perosa Arg.
Rostan Gino— Opera: Incerti Curai —
Biella; Schwelzet Grac, — Pinerolo: Gay
Marcella — Inverso PInasca: Prelato
Giovanni — Cascine Vica: Rostan Adolfo — Conegliano: Calassi Ampello —
Torre Pellice: Geymonat Gabriele —
Trieste: Del Pesco Giovanni — Campo
di Giove: Santoleri Gianfranco — Frali: Baud Emanuele, Richard Alberto, Richard Aldo (Villa), Concistoro Valdese.
DONI DI L. 1.000
Prali: Artus Ada, Barus Amedeo,
Baud Filippo, Garrou Anita, Genre
Alessio, Genre Enrichetta, Gente Valdo,
Grill Alda, Grill Edoardo, Grill Elena,
Pascal Edina, Pascal Ghigo Renata, Peyrot Giovanni, Peyrot Gino, Richard Emilio (Ghigo), Richard Giovanni Luigi, Rostan Ezio, Rostan Luigi fu Pietro, Grill
È ovvio che mettere in questione un diritto internazionale arbitrario e unilaterale non
significa giustificare il sequestro
dell’ambasciata americana di
Teheran. E questo non solo per
ragioni morali ma anche per il
fatto che questa è una pericolosissima arma a doppio taglio.
Se da un lato per l’Iran sembra
essere la sola leva per indurre
il mondo occidentale a creare
un tribunale che giudichi lo Scià,
dall’altra è un’arma potentissima donata alla parte più conservatrice degli Stati Uniti perché
crea quel clima favorevole ad
azioni di forza (il fallito raid
ne è un esempio) che altrimenti
non sarebbero pensabili; quali
altre azioni nel Golfo persico
gli Stati Uniti si sentiranno giustificati a intraprendere sulla
base del sequestro della loro
ambasciata?
In questo senso una nota dominante della Conferenza sulle
interferenze americane in Iran,
che si è tenuta recentemente a’
■Teheran, è stata da parte di molti occidentali un avvertimento
sui pericoli che il protrarsi di
questo sequestro comporta. Penso si debba condividere questo
avvertimento e la richiesta all’Iran di liberare gli ostaggi. Ma
questa richiesta è seria e ha peso, solo nella misura in cui una
buona parte delle forze politiche
e non politiche dell’Occidente si
dimostra disposta a sostituire
il puntello illegale del sequestro su cui si appoggia l’Iran
con un puntello altrettanto e più
solido fatto di opinione pubblica informata che impedisca al
potere di seguire soltanto la logica della propria conservazione e sostenga la necessità di rivedere le norme sull’uso e l’abuso delle ambasciate e il problema della possibilità di processi per coloro che sono seriamente accusati di crimini a livello
di stato. Se non è avanzata su
questa base, la richiesta di rispettare l’immunità diplomatica
non va nel senso del rispetto del
diritto dei popoli ma solo nel
senso del potenziamento degli
strumenti oppressivi e repressivi del colonialismo occidentale,
Franco Giampiccoli
Germano, Rostan Stefano Alberto, Grill
Giovanna ved. Pascal, Turchi Laura,
Grill Enrico — Pomaretto: Lantaret
Emilia, Baschera Pierangelo, Genre Beri
Pietro — Luserna S. Giovanni: Bonino
Vera, GardioI Paolo, Rivoira Danilo,
Chauvie Luciana, Girardon Clelia, Janavel Caterina — Roma: Deodato Laura, Saocomani Ezio, Piacentini Paolo —
Perrero: Peyrot Luigi, Chiesa valdese
— Pachino: Napolitano Carubba Laura,
Malandrino Giovanni — Milano: Leali
Francesco, Durand Piervaldo, Rodelli
Luigi — Genova: Maguaghi Carla, Gras
so Passini Franca — Castelvecchio Pa
scoli: Guidi Marchi Bruna — Pieve Ema
muele: Balestrini Ermanno — Rio Ma
rina: Soldani Valerla — Biandronno.
Arcar! Guido — Como: Minotti Edmea
— Lusigliè: Notar! Vincenzo — Viering
Durand Armando — Bobbio Pellice; Ce
drone Gianfranco — Portici: Baglio Giuseppe — Guglionesi: Romanelli Antonio — Pisa; Giovannini Ferruccio —
Castellammare di Stabia; Colonna Romano Vittoria — Prosinone: Costa Luigi — Campobasso; Gattullo Leonardo —
Asti: Cendola Leonardo — Piossasco:
Chiesa valdese — Prarostino: Gay Rinaldo — Venezia: De Langes Jeanne —
Orsara di Puglia: Ferrara Ascanio — S.
Secondo di Pinerolo: Mauro Mario —
Collevecfehto; Grimani Giuseppe___Bar
baiana: Censi Giùnio — Cascine Vica:
Comba Aldo — Frossasco: Ferrerò
Guido — Abbadia Alpina: Castellucci
Gino — Palermo: Monreale Paolina —
Vendone: VIo Vlttorina — Piverone: Lobrano Baratto Annamaria — Ivrea: Metallini Eliada — Vitulazio: Papale Maria
— Perosa Argentina: Griglio Adelina —
Padova: Panzera Fiorenza — Torre Pellice: Gelso Elsa —Cinisello Balsamo:
Fantino Valeria — Bologna: Manescalchi
Liane Venaria: Buso Vincenzo —
Grotte: Spitali Celestina — Pinerolo:
Tavella Nicola — Angrogna: Tomasini
Mario — Enemonzo: Leonardi Gianflliberto Torino: Pons Ezio, Monnet
Mariton Alice.
ALTRI DONI
S. Marzano Olivete: Terzane Teonesto
L. 800 — Aldus 20.000 — Angrogna; Platone Daniela e Giuseppe 20.000 — N.
N, 20.000 — Svizzera: Aeschiimann
Margrit 1910; Chiesa Berneck Am Heerbrugg 199.091; Meyer Erich 10.000;
Chiesa evangelica di lingua italiana di
Religione
in America
. (segue da pag. 5)
La chiesa unificata
Abbiamo scelto la Chiesa unificata [del sud-coreano Moon]
perché è stata per tanto tempo
sotto gli occhi dell’opinione pubblica in questo decennio. Ma gli
esperti di cose religiose vedono
attualmente le sue fortune nettamente in calo. Il 67% ha indicato una crescita praticamente
da zero fino al 1976, ma da quel
momento c’è stato un netto recedere dalle luci della ribalta.
Basta ad ogni decennio la sua
indagine. Alla fine del prossimo,
chissà che non mi sia dato di
prender parte ad un altro incontro di esperti in materia religiosa tracciando così la prosecuzione di queste linee. Come diceva
un tale, dobbiamo essere pronti
a tutto perché tutto è precisamente ciò che accadrà.
Martin E. Marty
Nel prossimo
numero
Nel numero delT8 agosto, che esce durante il Sinodo, pubblicheremo il sermone del culto di apertura
che sarà tenuto dal pastore Roberto Comba e una
pagina con stralci dalla relazione della Commissione
d’Esame.
Basilea 25,000 — Germania: Muller
Kollmar Klaus 6.298; Chiesa evang. di
lingua italiana del Baden 150.000 —
Ivrea; Regali Augusta 800 — Pomaretto: Laetsch Giovanni 3.714 — Cosenza:
Sciclone Vincenzo 9.000 — Como: Lupo
Lily 10.000 — Genova: Alessio Jole
27.930 — Bergamo: Maffeis Romano
4.000 — Vittoria: Jurato Emanuele 7
mila — U.S.A.; Ricciardi Natale 700 —
Forni di Sotto: De Luca Tonello Angelica in memoria di Tonello Lidio 10.000
Cinisello B.: Centro culturale « J.
Lombardini . 21.000 — Roma: Fanelli
Marcella 10.000 — Argentina: Saracco
Cesare 185.000 — Pordenone; Chiesa
evang. battista 20.000 — Pentecoste
'80: 200.000 — Prali: Grill Ugo 500 —
Ferrerò: Ferrerò Adelina 21.000.
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Pasquet, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Ornella Sbaffì, Liliana Viglielmo.
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