1
Anno 125 - n. 42
27 ottobre 1989
L. 900
Sped. abbonamento [»ostale
Gruppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
DOPO IL TERREMOTO
GINEVRA: ASSISE EUROPEA SUL DIRITTO D’ASILO
Giustizia di Dio? Europei, rifugiati:
Le sciagure, che fanno parte del nostro mondo,
sono superate dalla parola della resurrezione
« Apocalisse a San Francisco »:
così hanno titolato alcuni giornali, aU’indomani del terremoto,
non trovando nulla di meglio per
dare la sensazione immediata
delle dimensioni di guanto era
avvenuto. Bene, potrebbe osservare qualcuno con soddisfazione,
quando le parole ci mancano,
siamo costretti a prenderle in
prestito dalla Bibbia! Questo, infatti, non è un caso isolato.
Quante volte, troviamo altri termini tipici, come « esodo », « diluvio », e così via dicendo.
Forse, però, non è il caso di
essere granché soddisfatti, perché per ignoranza bibUca che
caratterizza il nostro popolo,
queste parole assumono un significato improprio, che finisce
fatalmente per imporsi e diventare primario.
« Apocalisse », per esempio,
non è sinonimo di catastrofe, di
^stro, o di cose spaventevoli ed
inimmaginabili, ma vuol dire
(stando alia parola greca dalla
quale deriva) « rivelazione ». E.
giustamente, in questo modo vie
ne chiamato in inglese o in te
desco l’ultimo libro della Bib
bia (« Revelation », « Offenba
ning »). Ma, domandiamoci, ri
velazione di che cosa? Dei mal
che colpiranno l’umanità e Funi
verso intero?
Non è necessario scomodare
Dio per conoscerli, soprattutto
•in quest’epoca nella quale le
proiezioni dqi computer ci forniscono previsioni quanto mai
preoccupanti circa il futuro del
mondo. A ben guardare, le catastrofi che troviamo annunciate
e descritte nell’Apocalisse sono,
molto semplicemente, gli eventi
della nostra storia. Non per
nulla intatti uno degli aspetti più
fascinosi del libro deil’Apocalisse
e che appassiona molte persone
è quello di decifrarne il linguaggio e trovarne i nessi con gli
eventi attuali. Ma la « rivelazione » vera e propria, che è al centro del libro deli’Apocalisse, è
l’annuncio del ritorno di Cristo
e dello stabilirsi del suo regno.
Non dunque un annuncio catastrofico, ma grandioso e pieno di
gioia!
Ma, come si sa, un terremoto
mette in discussione anche, il nostro universo religioso. E c’è
sempre qualcuno che si domanda preoccupato quali siano i criteri di giustizia di Dio, e chi
invece pensa con soddisfazione
che quanto è avvenuto è la manifestazione del giudizio di Dio
contro una città di peccatori;
continuerebbe, Insomma, la storia di Sodoma e Gomorra.
_ I francescani che fondarono la
città di S. Francisco non dovevano sospettare resistenza della
raglia sotterranea: la loro ignoranza è ovviamente scusata. Oggi invece si sa molto e infatti
sono state adottate misure tali di
sicurezza per cui sono stati contenuti il numero delle vittime e
I danni. Ma molto può ancora
^sere fatto, e certamente si farà.
Quindi il problema non è Dio e
la sua giustizia, ma la nostra
capacità (e volontà) di inventare ed adottare tutte le possibili
misure di sicurezza.
Per quanto poi riguarda l’equazione: terremoto = giustizia di
Dio, è del tutto aberrante. Condividendola, bisogna concludere
che I poveracci so'no i peggiori
peccatori di questo mondo, mentre invece i ricchi sono in genere
giusti e bravi. Già, perché sembra
fatto apposta, ma sono sempre
i più poveri a rimetterci la pelle, sia che si tratti di terremoti,
o di inondazioni, o di epidemie,
o di carestie, e anche di guerre.
Il che non è un caso, perché in
genere abitano case fragili e fatiscenti e vivono in condizioni
che li espongono a tutti i rischi.
Ma allora, se questo è il dato,
che cosa mette in evidenza un
terremoto? La giustizia di Dio,
o non piuttosto la nostra ingiustizia?
Terremoti, guerre, epidemie, e
tante altre cose del genere fanno
parte della realtà del nostro
mondo e della nostra storia.
Può anche darsi che, talvolta,
possano da noi essere presi come
segni, mediante i quali la parola
di giudizio di Dio riceve una
più chiara connotazione.
Ma possono anche essere presi
come segni di un mondo che attende la sua liberazione; ed allora, in tal caso, non possiamo
dimenticare che Dio, in Cristo,
ha pronunciato una parola infinitamente grande e bella: resurrezione!
stessa lotta, la nostra
Una presa di posizione contro gli accordi di Schengen - L’Europa non
sarà unita se i diritti umani non saranno garantiti anche ai profughi
Più di 450 partecipanti hanno
preso in esame a Ginevra dal 7 all’8 ottobre scorso le misure di « armonizzazione » delle legislazioni
dei vari paesi europei in materia
di diritti umani e del diritto di asilo in particolare, che i vari stati
dovranno adottare. Le Assise europee sul diritto di asilo sono state
create alcuni anni fa da una organizzazione svizzera e ad esse partecipano a titolo ufficioso alcune
chiese europee.
« Europei, immigrati, rifugiati:
stessa lotta, la nostra lotta », cosi
ha concluso Georges Henry Bauthier, avvocato a Bruxelles, il rapporto del suo gruppo di lavoro,
tra gli applausi generali.
Questa dichiarazione riassume
assai bene l’impegno preso dai 450
partecipanti contro le misure di armonizzazione delle leggi di polizia già sottoscritte a Schengen tra
la Repubblica federale tedesca, il
Belgio, l’Olanda, il Lussemburgo
e la Francia.
« Schengen significa misure di
controllo, liste di persone indesiderabili senza possibilità di ricorso, un permesso di soggiorno unico per tutti i paesi firmatari »,
spiega l’avvocato belga.
Ecco perché il diritto di asilo è
oggi in discussione. Non si tratta
del principio, che tutti gli stati dichiarano di voler salvaguardare,
ma della sua applicazione pratica.
Avremo una lista europea di proscrizione? E’ il timore più grande
di coloro che professionalmente
lavorano per l’applicazione della
carta dei diritti dell’uomo.
Per questo le terze Assise hanno
approvato una serie di proposte
allo scopo di proteggere il diritto
di asilo in Europa:
— le autorità religiose di tutte
le confessioni sono invitate a incoraggiare le chiese locali ad occuparsi dei rifugiati;
— l’immagine offerta dai governi e dai mezzi di comunicazione
di massa sulla pericolosità dei rifugiati deve essere messa in discussione;
— le procedure devono essere
ridotte e il permesso di soggiorno
deve essere automaticamente rilasciato se i tempi dell’accertamento diventano troppo lunghi;
— coloro che trasportano — in
aereo, battello, o con altri mezzi — i rifugiati privi di documenti non devono essere perseguiti
per questo fatto;
— non vi devono essere trattamenti differenziati dei rifugiati
MIRACOLO E MIRACOLI
Nel nome di Gesù
« ...Pietro disse: dell’oro e dell’argento io non
ne ho; ma quello che ho, te lo do: nel nome di
Gesù Cristo, il Nazareno, cammina! E presolo per
la mano destra, lo sollevò... » (Atti 3: 6-7).
Perché « nel nome di Gesù »? Certo, Pietro avrebbe anche potuto operare questa guarigione straordinaria dello zoppo nato nel nome dell’Iddio altissimo, creatore del cielo e della terra, del Padre
misericordioso che ha pietà dell’essere umano
afflitto.
Oppure la guarigione avrebbe potuto essere
compiuta nella potenza dello Spirilo santo; lo Spirilo che crea il mondo nuovo, secondo l'invocazione della chiesa antica: Veni, creator Spiritus!
Ma poteva anche essere compiuta in virtù della
propria potenza, quella ricevuta il giorno della Pentecoste: « Voi — aveva promesso Gesù — riceverete potenza quando lo Spirito santo verrà .su
voi... » (Atti 1: 8).
La « formula » usata da Pietro non ha nulla di
altisonante, o di magico. Anzi, non è neanche una
formula. E' molto semplicemente la menzione, o
forse è meglio dire l'annuncio, del nome di Gesù.
Non il nome di un essere misterioso, arcano, ma
quello di una persona la cui vita e la cui morte dovevano essere ben conosciute nella Gerusalemme di
quegli anni. Di più, Pietro non annuncia il Gesù
vittorioso, trionfatore della morte, il risorto luminoso e glorioso, l'inizio della nuova creazione, ma
lo annuncia nella sua dimensione umana: Gesù, il
Nazareno, originario dunque di un oscuro villaggio della Galilea.
Tutto questo è, in un certo senso, deludente:
troppo banale, troppo facile, troppo semplice e
soprattutto troppo umano.
In questo, credo, sta il nocciolo della questione.
Infatti è proprio nella umanità e nella storia ffi Gesù di Nazaret che è avvenuta quella che l'apostolo
Paolo chiama la riconciliazione tra Dio e il mondo.
Gesù, insomma, è il luogo storico di questo evento, unico ed eccezionale, veramente straordinario.
La guarigione dello zoppo fin dalla nascita, e
qualsiasi miracolo raccontato nel Nuovo Testamento, non è altro che annuncio ed attuaiizzazione di
quel fatto.
In genere si parla di « miracoli », attribuendo
ad essi grande importanza. Ma che cos'è il miracolo? E' il fatto che lo zoppo cammini, o che il
« nome » di Gesù sia predicato? Non a caso le autorità di Gerusalemme conducono una accurata inchiesta per appurare « in nome di chi » Pietro abbia operato la guarigione.
Il miracolo in sé, dunque, è in un certo senso secondario; importa invece ciò che sta dietro ad esso.
Di fronte ad una ripresa odierna del miracolismo
che attira la nostra curiosità, eccita o appaga il nostro bisogno religioso, non è superfluo ricordare
che Punico vero miracolo, inteso come irruzione
del divino nella dimensione umana, è Gesù Cristo,
e che i miracoli che non avvengono « nel nome di
Gesù» non sono annuncio dell'Evangelo, ma atti
che non mutano la realtà nella quale siamo.
Luciano Deodato
secondo la loro provenienza geografica (ad esempio, migliori condizioni per i rifugiati provenienti
dall'Est europeo);
— bisogna sensibilizzare l’opinione pubblica sulle cause che determinano l’esilio;
— deve essere organizzata una
giornata europea del rifugiato.
Si tratta di impegni che adesso
devono essere effettivi nella pratica di ogni paese. L’Europa unita
del 1993 non potrà essere tale se
i diritti umani non troveranno una
loro completa tutela. Bisogna ricordare — come ha fatto nel
corso delle Assise il segretario di
SOS Racisme, che oggi « l’Europa
accoglie ufficialmente solo 700 mila dei 13 milioni di rifugiati esistenti nel mondo! ».
Azioni particolari ed urgenti sono poi state chieste ai vari governi
europei in favore dei curdi, i cui
diritti sono limitati in Europa dal
desiderio di molti governi di ottenere contratti commerciali con
l’Iran e l’Iraq. Urgente è poi
l’azione nei confronti della minoranza magiara in Romania, i cui
esuli hanno occupato simbolicamente il campo di concentramento
nazista di Neuengamme, per attirare l’attenzione sulla loro situazione.
E’ certo che non bastano le azioni delle chiese, che sono le principali organizzazioni ad occuparsi
concretamente dei rifugiati, per dare soluzione al problema. Occorrono nuove leggi, che modifichino
però l’orientamento attuale simboleggiato dagli accordi di Schengen.
Le Assise hanno messo davanti
a noi il problema, la grande manifestazione di Roma contro il razzismo ha evidenziato la volontà della popolazione in questo senso.
L’appuntamento è a Roma, nel
1992, per le IV Assise. Lì si potrà
misurare se la democrazia e i diritti umani hanno fatto passi avanti o se, invece, dovremo registrare
nuove e inammissibili chiusure.
Giorgio GardioI
IN QUESTO NUMERO:
□ Chiese e Stato p< 3
□ Amnesty sui diritti dei bambini p. 5
□ Protestanti e società in Francia p. 5
□ Incontro dei cappellani ospedalieri p. 7
□ ... senza barriere:
immigrati a Nottola p, 9
2
commenti e dibattiti
27 ottobre 1989
CATTOLICESIMO POLACCO
Il credo politico
del cardinale Glemp
Il quotidiano francese Libération di mercoledì
20 settembre 1989 ha pubblicato alcuni estratti di
una lettera del primate polacco Josef Glemp indirizzata al Consiglio sociale della sua chiesa. Questa lettera, intitolata « Per il rispetto delle ideologie nello Stato della società », reca la data del 16
luglio 1988 ed è stata resa nota nel 1989 dal giornale
clandestino di Solidarnosc Promienisci, di Cracovia.
La lettera si commenta da sé. Essa documenta
in maniera lampante l’anima intimamente integrista del cattolicesimo polacco e la sottile ma reale
minaccia (la parola non è eccessiva) che esso rappresenta per la laicità dello Stato e quindi per la
democrazia e la stessa libertà. La laicità dello Stato, secondo Glemp, è una fase transitoria, destinata
a essere superata e sostituita da una fase nuova in
cui lo Stato sia di nuovo al servizio dei fini superiori della chiesa cattolica — e questo, s'intende,
per il bene dello Stato! La libertà di coscienza e di
« La nazione polacca battezzata, dunque totalmente impregnata dalla Chiesa, si è efficacemente opposta all’ideologia comunista. Questa nazione, di conseguenza, ha diritto a strutture
statali che rispondano al suo carattere e alle sue aspirazioni. La
rivendicazione avanzata dagli
ambienti laici per la neutralità
religiosa di determinate istituzioni dello Stato risponde soltanto
alla fase attuale poiché, per
l’avvenire, non si può pensare
che la neutralità religiosa, cioè
la laicizzazione, possa risponde
re ai veri interessi dello Stato.
In base a questa prima verità, non si può respingere la nozione del polacco cattolico (...).
Un vero polacco sarà sempre
cattolico. Ritroverà sempre i profondi legami che lo uniscono alla Chiesa, come avviene oggi persino presso i nostri principali dirigenti di partito (...). Tra gli
ambasciatori polacchi ne ho trovato uno la cui nipote fa parte
dei movimenti giovanili cattolici. Lui stesso mi ha detto di
non essere un uomo onesto. In
questa nozione del polacco cat
delle valli valdesi
settimanale deUe chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori: Alberto CorsanI, Luciano Deodato, Adriano Longo, Plervaldo
Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecohi, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri. Franco Chiarini, Rosanna Ciappa NItti, Gino Conte, Piera EgidI, Emmanuele Pascbetto, Roberto
Peyrot, Mirella Scorsonelli
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione: Mitzi Menusan
Revisione editoriale: Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
23
10066 Torre
Stampa: Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud,
Penice - telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoli
EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 - 10125 Torino - c.c.p. 20936100
Consiglio di amministrazione: Costante Costantino (presidente), Adriano
Longo (vicepresidente). Paolo Gay, Giorgio GardioI, Franco Rivoira (membri)
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
INSERZIONI
Pubblicità commerciale: L. 23.000 per modulo mm. 49 x 53
Economici: L. 450 ogni parola
Partecipazioni personali: L. 500 ogni parola
Mortuari: L. 500 ogni mm. di altezza, larghezza 1 colonna
Ricerche lavoro: gratuite. Se ripetute, dalla seconda L, 400 ogni parola
Finanziari, legali: L. 700 ogni parola
Prezzi non comprensivi dellTVA
REDAZIONE • AMbNNtSTRAZIONE: via Pio V, 15 - 10125 Torino - telefono
011/655278 — Itodaaion« valli valdoai: via Repubblica, 6 - 10066 Torre
Pellice - telefono 0121/932166
ABBONAMENTI 1990
Italia
Ordinario annuale
Semestrale
Costo reale
Sostenitore annuale
L.
L.
L.
L.
42.000
22.000
65.000
80.000
Estero
Ordinario annuale
Ordinario (via aerea)
Sostenitore (via aerea)
L. 75.000
L. 110.000
L. 130.000
Da versare sol c.c.p. n. 20936100 intestato a A.I.P. - via Pio V, 15 10125 Torino
FONDO DI SOLIDARIETÀ': c.c.p, n. 11234101 intestato a La Luce, via
Pio V, 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo: Maria Luisa Barberis, Renato Cotsson, Roberto Peyrot
Il n. 41/89 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 18 ottobre
e a quelli delle valli valdesi il 19 ottobre 1989.
Hanno collaborato a questo numero; Giovanni Anziani, Maria Luisa Barberis, Arrigo Bonnes, Pier Paolo Long, Roberto Peyrot, Eugenio Stretti.
tolico c’è una sola eccezione: il
polacco ebreo.
La tolleranza è altra cosa. Si
può parlare di tolleranza nella
cultura, ma non la si può confondere con la Chiesa e la religione (...). La libertà di coscienza
e di religione è soltanto un termine usato dalle moderne costituzioni. Ma la dottrina della
Chiesa non conosce questo termine {...). Lo Stato deve essere
democratico, cioè rispettare la
volontà della maggioranza. L’essenza della democrazia consiste
nel fatto che la minoranza accetti la volontà della maggioranza e lascia alla minoranza il diritto di diventare maggioranza
(...). Si parla spesso di uguaglianza di tutte le ideologie. Se contiamo fra queste ideologie le confessioni rappresentate dalle
Chiese e soprattutto dalla Chiesa cattolica, non ne resta gran
che. Quel che resta sono infatti
gli empi e la sinistra laica. Perché la Chiesa dovrebbe difendere i loro diritti? L’assenza di
fede o Tateismo non sono atteggiamenti naturali dell’individuo e tanto meno della società,
in quanto rappresentano il male. Gli individui e le nazioni senza Dio sono caricature. Nessuna
organizzazione laica potrebbe
avere il sostegno della Chiesa.
Senza per questo escludere l’organizzazione dei laici, la Chiesa,
in quanto rappresentante dei
sentimenti della nazione, non
potrà trascurare la propria visione cristiana dello Stato e
della scuola pubblica. La Chiesa è profondamente convinta che
la laicità, generalizzata nella seconda metà del XX secolo, sarà
vinta dalla civiltà dell’amore ».
(trad, di D. Garrone)
A colloquio con I lettori
L’UNITA’ IN
CRISTO
religione sono espressioni che la chiesa cattolica
ha preso a prestito dalla cultura moderna ma che
in fondo non le sono proprie né congeniali (in questo Glemp non ha torto). La chiesa cattolica non è
certamente la patria della libertà di coscienza e di
religione né, secondo Glemp, deve farsene carico e
promuoverle. L’unica libertà che la chiesa cattolica conosce e riconosce è la sua: tutte le altre le
subisce. Il « polacco ebreo », ma anche il « polacco
protestante », sono avvertiti.
Posizioni di questo genere sono quelle che — si
pensava — il Concilio dovrebbe aver sepolto per
sempre. Sono loro invece che seppelliscono il Concilio e, se potessero, anche la nostra libertà. Ma
non praevalebunt, « non prevarranno » (Matteo
16: 18). Dio ci scampi dalla « polonizzazione », ora
e sempre. .Amen.
Paolo Ricca
L'Incontro fra II papa e il primate
anglicano Robert Runcie è ben lungi dal
rimuovere gli ostacoli che separano le
varie confessioni di fede, e perciò l'unità fra le varie chiese è molto lontana, anche se si affacciano parecchie
speranze reciproche. L'unità del cristianesimo deve fondarsi su ben altri
principi evangelici e non su formali
intese e su concordie, talvolta opportunistiche, come sta avvenendo da
Un ventennio con queU'ecumenismo
che di ecumenico vero e proprio non
vanta nessuna base apostolica, anche
se il movimento aveva una scaturigine
protestante nell'800, e ripreso poi da
papa Giovanni XXIII, dopo ohe la Chiesa cattolica io aveva osteggiato fin dal
suo sorgere.
Gli incontri e le « buone promesse ■
lasciano sempre il tempo che trovano,
quando l'unità cristiana non s'incardina
suH'Evangelo.
Per me, come per quanti ricercano
l'unità in Cristo e non nelle chiese
gerarchiche, la vera unità dei cristiani
non è quella in cui si sono incamminati i movimenti che si trovano su
strade del tutto opposte alla meta segnata da Cristo. La strada percorsa da
certe chiese non è quella che mira
alla vera pace dei credenti, ma solo al
connubio di capi, perciò ancora lontana
dalla via maestra che deve condurre
alla piena attuazione dell'Evangelo, unico riferimento della cristianità. Solo
su questa strada i cristiani potranno
formare un solo corpo col divin salvatore Gesù.
Elio Giacomelli, Livorno
BATTESIMO O
PRESENTAZIONE
Caro Direttore,
a seguito dell'articolo di Platone
pubblicato sul numero 33 concernente
l'Indagine svolta in undici chiese delle
valli sul significato del battesimo oggi, vorrei intervenire con una piccola
testimonianza sulla nostra esperienza
di fede.
Arrivati 17 anni fa da Riesi a Losanna siamo stati accolti fraternamente
dalla comunità locale della Chiesa evang'elica del Cantone di Vaud.
Appena nata nostra figlia Anna Maria, abbiamo deciso di presentarla alla
comunità ed a Dio, impegnandoci a darle una istruzione cristiana.
L'atto della presentazione era previsto da poco tempo e non era ancora
entrato nelle abitudini, ma ci pareva
importante viverlo per diversi motivi:
— questo atto coinvolge maggiormente la comunità verso i bambini;
— è un atto meno individuale e più
comunitario;
— inoltre la nostra speranza era di
poter trasmettere la nostra fede in
Gesù, lasciando a nostra figlia la deci
Fondo di solidarietà
Come già preannunciato nell’elenco precedente, pubblicato
il 22 settembre scorso, col corrente mese di ottobre chiudiamo la raccolta a favore dell’appello delle Chiese evangeliche
della Giamaica che hanno subito
gravi danni a seguito di un tifone; in modo particolare, la raccolta era finalizzata ad un aiuto alla Facoltà di teologia, che
prepara i pastori evangelici della Giamaica. Daremo successivamente conto della cifra esatta
inviata.
Rimangono ora due destinazioni della raccolta in corso. La prima concerne il centro agricolo e
socio-sanitario di Nyengo in Zambia, di cui abbiamo già dato
ampi dettagli in varie occasioni
(in cassa ca. L. 3 milioni 100 mila). La seconda riguarda invece
gli aiuti alla Chiesa presbiteriana dei Mozambico per sostenerla nel suo lavoro sia presso i rifugiati che fuggono dalla guerra
finanziata dal Sud Africa, e sia
per l’apertura di un centro di
sione di accettarlo come Signore e
in quale denominazione cristiana vivere
Il suo battesimo (pentecostale, del risveglio, cattolica, valdese o altre).
Durante la scuola domenicale Anna
Maria ha compreso di non essere come la maggior parte degli altri bambini: infatti il Sinodo del Cantone di
Vaud ha deciso di ammettere i bambini
alla Santa Cena.
In altre parole il bambino battezzato
può vivere un momento del culto come partecipazione alla comunità di fede, soprattutto se si sa dare al culto
un aspetto semplice, con preparazione
da parte dei bambini stessi all'animazione del culto.
La durezza del sentirsi diverso, nel
caso di un bambino non battezzato,
può essere un momento pedagogico intenso e positivo se la monitrice può
spiegare l’amore di Dio per tutti gli
uomini ed il suo avvicinarsi a noi.
E, come conseguenza, nel bambino
può nascere il desiderio di essere battezzato e poter vivere il momento comunitario della Santa Cena (non si può
dire che i bambini non possono capire; Gesù stesso diceva.,.).
Bisogna comunque anche prendere in
considerazione l'angoscia dei genitori,
malgrado la loro fede: che Dio la
guidi e la protegga; ohe possa riconoscerlo come suo Dio in Gesù Cristo.
Altro momento duro da passare: la
fine del catechismo; infatti il richiedere il battesimo è un atto più conseguente della confermazione, anche se
mi ricordo che il mio .« sì » era stato
incerto ed esitante, un momento anoh'esso intenso per me.
In quel momento, in conseguenza
delle carenze del catechismo (ma è
tutta la vita che dobbiamo imparare a
conoscere meglio Dio, le sue esigenze
ed il suo-amore), la paura di essere
esclusa dal gruppo di giovani è stata molto forte per nostra figlia, malgrado un inizio di fede. Il pastore stesso
l'ha convinta a fare il passo. (Qui ci
sarebbe da analizzare l'atteggiamento
di una chiesa multitudinista che rischia
di creare dei molluschi piuttosto che
dei credenti strutturati per testimoniare nel nostro mondo).
Concludo dicendo che ci ha fatto
piacere la scelta di nostra figlia, per
lei soprattutto.
Ma non abbiamo nessun merito in
tutto questo: è Dio che ci ha condotti
e protetti: ringraziando Dio per quello
che ci ha permesso di vivere, speriamo che questa testimonianza possa
essere utile e interessante.
Roberto Bleynat, Riesi
SERMONE
SPIRITUALE
assistenza per ragazze madri (in
cassa ca. L. 2 milioni 300 mila).
Ricordiamo con l’occasione che
le offerte vanno inviate a La Luce, Fondo di solidarietà, v. Pio V
15, Torino, conto corr. post. n.
11234101 possibilmente indicando
la causale del versamento (Zambia e/o Mozambico). In caso
contrario provvederemo noi stessi ad un riparto.
Il moderatore F. Giampiccoli, nel culto tenuto il 10 settembre, ha affermato che il Sermone sul monte è come la
nostra carta costituzionale, ed ha anche detto che dobbiamo sottometterci gli uni agli altri.
Il nostro giornale pubblica molte predicazioni, ma nessuna mi he mai toccato come questa.
Il Sermone sul monte viene spesso
ignorato, quasi non fosse un testo fondamentale della dottrina di Cristo. E
viene anche disattesa la parola sulla
sottomissione reciproca. Anzi, l’esperienza ci dice che i più forti dominano
Aui più deboli.
Per questo credo che il moderatore,
quasi per ispirazione dello Spirito santo, ha toccato due punti fondamentali
della nostra fede,
Antonio Russo, Cisternino
OFFERTE PERVENUTE IN SETTEMBRE
L, 163,000: Chiesa Battista Bussoleno.
L. 100,000: Eliada Resta; Edo e Nadia, Padova,
L. 60.000; N. N., ricordando Anita
Eynard Mathieu.
L. 55.000: Anonimo veneziano.
L. 50.000: Lydia Podio; Pietro e Anna
Longo: Maurizio Medola.
L. 30.000; Chiesa Valdese Pescolanciano.
L. 20.000; N. N.; Anonimo veneziano.
L. 15.000: Lidia Trezzi.
Totale L. 713.000: Totale precedente
L. 6.969.359; In cassa L. 7.682.359.
Nuovo telefono
iMit e Gianni Rostan comunicano
che dal 26 ottobre il loro numero di
telefono a Milano è il seguente:
02/2047991.
Nuovo indirizzo
Il past. Gianna Sciclone comunica il
suo nuovo indirizzo: Via Dalmazia 52
- 70121 BARI - Tel. 080/333091.
i
3
w:.
27 ottobre 1989
chiese e stato 3
L’8 PER MILLE DELLA CHIESA CATTOLICA
Alla messa si parla di tasse
Sono Stati illustrati i nuovi meccanismi che d’ora in avanti regoleranno il finanziamento degli enti ecclesiastici - Che rapporto si configurerà
tra questo nuovo sistema e lo stato di « deregulation » del nostro fisco?
Alla messa di domenica 15 ottobre in tutte le parrocchie cattoliche
italiane si è parlato di tasse, redditi imponibili, sgravi fiscali. La
Conferenza episcopale italiana
(Gei) ha infatti organizzato una
giornata di sensibilizzazione « al
sostegno economico » della Chiesa
cattolica italiana. Parroci e laici
hanno istruito i fedeli sui nuovi
strumenti di finanziamento degli
enti ecclesiastici cattolici previsti
dal nuovo Concordato al posto della
congrua e su come utilizzarli al momento della dichiarazione dei red
diti del 1990.
La Cei ha stampato centinaia di
migliaia di manifesti (vedi qui a
fianco), dépliant ed opuscoli illustrativi in due versioni: uno per
gli « operatori pastorali », l’altro
per i « professionisti ».
Monsignor Attilio Nicora, illustrando ai giornalisti l’iniziativa,
ha affermato: « La Chiesa cattolica
ha capito che la prossima deregulation fiscale è una occasione da
sfruttare e non vuole restare ai
margini ».
Perciò la Cei ha già avviato contatti col Rotary Club, la Confindustria e l’Opus Dei affinché anche
da questi organismi venisse un appoggio alla Chiesa cattolica. E i risultati non si sono fatti attendere.
I quotidiani finanziari «Il Sole 24
ore» e «Italia oggi» hanno dedicato
articoli e un inserto alle possibilità
che si offrono ai contribuenti italiani di risparmiare sulle tasse finanziando la Chiesa cattolica. Il
settimanale «Mondo economico» ha
predisposto un dossier per i suoi
lettori, come pure l’«Avvenire».
FINANZIAMENTO DELLE CHIESE
VANTAGGI FISCALI
Una rivoluzione? Le offerte premiate
I laici saranno più coinvolti nella gestione
« Una rivoluzione salutare ».
Così monsignor Attilio Nicora,
vescovo incaricato dalla Cei per
i problemi del Concordato, ha
definito il nuovo sistema che dal
1990 regolerà i rapporti finanziari tra la Chiesa cattolica e lo stato. « Si torna ai primi secoli
della chiesa quando erano i fedeli, e chi comunque aveva fiducia in essa, a garantirle il necessario per vivere ed annunciare il Vangelo. In un certo senso
la chiesa ringiovanisce, tornando
alle sue origini ».
Certamente nella mentalità del
cattolico medio italiano si tratta di una grossa novità: i laici
saranno più coinvolti nella gestione economica delle parrocchie
e dell’intera chiesa italiana. Le
parrocchie dovranno infatti attivizzarsi per raccogliere le offerte, dovranno rilasciare ricevute, spiegare i vantaggi fiscali, diventare consulenti di coloro che
faranno le denunce dei redditi.
Ma certamente questo non è un
ritorno alle origini, quando i contributi per il sostentamento della chiesa erano diretti e non mediati attraverso Io stato.
Il nuovo sistema prevede due
fonti di finanziamento principali per la Chiesa cattolica:
1) Defiscalizzazione delle offerte. Le offerte fino ad un massimo di due milioni l’anno, a
favore dell’Istituto centrale per
il sostentamento del clero (Ics)
6 dei 216 Istituti diocesani, saranno deducibili daH’imponibile
IRPEF. Chi verserà soldi alla
Chiesa cattolica (ma anche alle
Chiese avventiste e pentecostali
e airUnione delle comunità ebraiche, ed in quest’ultimo caso
fino al 10% del reddito e per
un importo massimo di 7 milioni e 500 mila lire annue) godrà di
benefici fiscali, che a parità d’offerta sono tanto maggiori quanto più è elevato il reddito del
donatore. Un esempio: chi versa un milione ed ha un reddito
fino a 30 milioni risparmia 260
tnila lire di imposta, chi versa
la stessa cifra ed ha un reddito
compreso tra 30 e 60 milioni risparmia 330 mila lire di imposta.
Le olTerte co.sì versate alla
Chiesa cattolica andranno al so
sieniamento del clero. Oggi i 43
'nila sacerdoti cattolici percepiscono mediamente 1 milione di
lire mensili, mentre i vescovi 1
milione e duecentomila, gli insegnanti di religione nelle scuole 1.200.000 mensili (sempre a
carico dello stato, ma del bilancio della pubblica istruzione).
Con questo meccanismo la
Chiesa cattolica conta di incassare, l’anno prossimo, 400 miliardi circa.
2) L'S per mille del gettito
IRPEF. Lo stato mette a disposizione dei contribuenti l’8 per
mille del gettito IRPEF complessivo e chiede ai contribuenti di
scegliere se destinarlo a fini sociali o umanitari gestiti dallo
stato o dalle Chiese cattolica, avventista e pentecostale. In pratica nei modelli 740, 101 e 202 della dichiarazione del prossimo anno troveremo quattro caselle da
sbarrare: quella dello stato, e
quelle di ognuna delle altre chiese. Per la Chiesa cattolica il riparto però si farà in percentuale sulle scelte effettivamente espresse. L’art. 47 della legge 222/
85 afferma infatti che « in caso
di scelte non espresse da parte
dei contribuenti, la destinazione
si stabilisce in proporzione alle scelte espresse ».
In pratica ciò significa che se
il 70% dei contribuenti italiani
non sbarrerà alcuna casella e
del rimanente 30% il 60% sbarrerà la casella della Chiesa cattolica, a questàiltima andrà il
60% del gettito IRPEF.
Poiché si prevede che il gettito IRPEF ’89 sarà di oltre 120
mila miliardi, l’8 per mille di
questa somma sarà attorno ai
1.000 miliardi. La Chiesa cattolica pensa di ottenere il 50% delle scelte, cioè almeno 500 miliardi di lire.
Questi soldi la Chiesa cattolica li potrà destinare a fini di
culto, educativi e sociali sia in
Italia che nel terzo mondo. In
totale la Chiesa cattolica pensa
di ottenere con questo sistema
circa 800/900 miliardi, contro i
388 ottenuti dallo stato nel 1988
quale supplemento di congrua.
Un raddoppio quindi delle sue
entrate.
Trovandosi a disporre di una
notevole somma di denaro, che
sarà a disposizione, una volta pagati gli stipendi dei preti, la Cei
diventerà un nuovo protagonista
finanziario del mercato italiano
e internazionale. Monsignor Nicora ha su questo le idee chiare: « I soldi dovranno fruttare ».
Le Chiese valdesi c metodiste
— è noto — hanno rifiutato, a
maggioranza, questo meccanismo
ed hanno scelto la contribuzione
diretta « personale, progressiva,
periodica ». Questa sì che sarebbe una rivoluzione per la Chiesa cattolica!
Giorgio Gardiol
I VANTAGGI FISCALI CHE SI OTTENGONO CON LE OFFERTE DEDUCIBILI
Reddito imponibile Irpef dovuta Contributo all’Ics Irpef dovuta tenendo conto del contributo Vantaggio fiscale Esborso reale per l’erogante
25.000.000 5.300.000 300.000 5.222.000 78.000 222.000
30.000.000 6.600.000 800.000 6.392.000 208.000 592.000
30.000.000 6.600.000 1.200.000 6.288.000 312.000 888.000
40.000.000 9.900.000 1.200.000 9.504.000 396.000 804.000
40.000.000 9.900.000 2.000.000 9.240.000 660.000 1.340.000
Fonte : Sole 24 ore
FISCO
RELIGIONE A SCUOLA
Finanziamenti
degii
avventisti
e pentecostaii
Tra le chiese evangeliche italiane solo quelle avventiste e le
Assemblee di Dio potranno beneficiare di finanziamenti attraverso lo stato (8 per mille) e le
offerte a queste due chiese beneficeranno della defìscalizzazione.
Nelle due leggi di Intesa tra lo
stato e le due confessioni religiose è previsto che a decorrere
dall’anno finanziario 1990 le due
chiese incasseranno una parte
dell’8 per mille del gettito IRPEF.
Il relativo riparto sarà fatto in
percentuale sulle scelte espresse
dai contribuenti. In pratica, se
l’l% dei contribuenti italiani sceglierà la casella degli avventisti
o dei pentecostali, sarà l’l% dell’8 per mille che andrà nelle
casse delle due chiese, che lo
devolveranno per il sostegno delle iniziative sociali ed umanitarie.
I contribuenti, analogamente a
quanto previsto per la chiesa
cattolica, possono inoltre dedurre — da quest’anno — le offerte
in favore del sostentamento dei
ministri di culto e per le altre
esigenze delle chiese fino ad un
importo di 2 milioni dì lire
annui. G. G.
No alle prevaricazioni
confessionali
Un significativo incontro su
« L’ora di religione cattolica nella scuola, la sentenza della Corte
costituzionale: e poi? », promosso dal centro comunitario ebraico « Pitigliani », si è svolto a Roma il 3 ottobre scorso. In questa
sede le «minoranze religiose» che
hanno recentemente firmato intese con il governo italiano (ebraica, valdese-metodista, avventista) hanno concordemente riaffermato di non desistere dalle
iniziative intraprese per ottenere
la piena attuazione della sentenza 203/89 della Corte costituzionale finché non sarà definitivamente e compiutamente affermata nella vita quotidiana della
scuola la piena facoltatività dell’insegnamento della religione
cattolica. Lo hanno dichiarato
Ignaz,io Barbascia, della Unione
italiana chiese avventiste, Giorgio Bouchard, come presidente
del Comitato delle Chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato, Franco Giampiccoli, moderatore della Tavola valdese, e Tullia Zevi, presidente dell’Unione
delle comunità ebraiche italiane,
nella tavola rotonda introdotta
dalla prof.sa Clotilde Pontecorvo
con cui si sono iniziati i lavori.
E’ emerso chiaramente che è destinata a fallire la manovra di
chi, nel siglare l’intesa con la
Conferenza episcopale sull’insegnamento della religione cattoli
ca, pensava di ottenere la complicità degli israeliti e degli evangelici per avallare i privilegi concessi ai cattolici. « La libertà di
tutti e in particolare — ha sottolineato la prof.sa Pontecorvo —
la necessità di salvaguardare da
prevaricazioni confessionali i
processi formativi dei bambini e
dei giovani sono beni che non
possono essere barattati ». L’importanza di queste dichiarazioni è stata colta dai numerosi presenti e ripetutamente sottolineata durante il dibattito. Ad esso
hanno partecipato i rappresentanti del Comitato nazionale
« Scuola e Costituzione », del
Comitato genitori democratici,
della Federazione nazionale italiana insegnanti, delle Comunità
cristiane di base, del Sindacato
nazionale scuola CGIL e del
suo Ufficio legale, nonché esponenti delle comunità evangeliche
e israelitiche. Erano stati invitati
Aureliana Alberici, come responsabile dell’istruzione del governo ombra del PCI, che impossibilitata a intervenire ha inviato
un suo messaggio, e il ministro
della Pubblica Istruzione Sergio Mattarella, ugualmente assente per inderogabili impegni.
A lui l’assemblea ha inviato un
telegramma per chiedergli di fissare un’occasione di incontro
pubblico in relazione alle sue disponibilità. (ADI STA)
4
ecumenismo
27 ottobre 1989
1
BONN: INCONTRO INTERNAZIONALE
EVANGELICI IN SPAGNA
La chiesa nella città
Una chiesa
Un clima depresso fra i rappresentanti dei
tuazioni di minoranza, la Gran Bretagna e
paesi ricchi
l’evoluzione
■ Le sidell’Est
piena di coraggio
Novanta pastori (meno del
10% donne) di ventitré nazioni
europee, di cinquanta chiese luterane e riformate, si sono riuniti a Bonn dal 24 al 28 settembre scorso per il 3<> Congresso
della Conferenza delle Associazioni di pastori e di chiese. Il
tema; « La chiesa nella città ».
Fin dalle prime battute è apparso chiaro che, pur vivendo
in un contesto comune caratterizzato dalla « modernità » e dalla « secolarizzazione », ci sono almeno tre situazioni diverse per
le chiese: prima di tutto quelle
situazioni definite « privilegiate »
dei paesi dell'Europa occidentale di tradizione protestante. Nel
rapporto del presidium si afferma che queste esperienze stanno giungendo alla fine; denaro,
strutture, posizione sociale, influenza culturale e politica, partecipazione sono tutti indicatori
in calo. Le chiese evangeliche in
questi paesi, soprattutto nelle
città, devono rapidamente ripensare forme e contenuti della loro presenza. Purtroppo non abbiamo sentito cose nuove, neanche abbozzi di prospettive. Anzi, devo dire che sono rimasto
molto colpito dal clima un po’
depresso e « lamentoso » dei colleghi dei paesi « ricchi » (non solo di denaro ma anche di tradizioni!).
Impressionante la relazione di
un pastore olandese: in dieci anni la sua comunità si è ridotta
da 8.000 a 2.000 membri a causa dei trasferimenti dal quartiere che si è riempito di lavoratori extracomunitari, musulmani. La parrocchia è stata chiusa
perché non riesce ad autofinanziarsi e i locali ecclesiastici venduti. n pastore si chiede: è colpa mia? Dio è morto? Che si
deve fare?
C’è poi la situazione dei paesi
di minoranza protestante, quelli del sud Europa. In questa situazione, a parte la Francia, l'Italia appare quella meglio collocata. Con tutti i problemi che
conosciamo, ma ancora vitale,
almeno nelle speranze. Ci si è
trovati nella buffa situazione di
dare coraggio ai pastori dell’Europa opulenta!
Infine, c’è la situazione delle
chiese nei paesi dell’est. Lì la
situazione è in gran fermento,
tutti i pastori (Germania est,
Ungheria, Polonia, Cecoslovacchia, Romania, Estonia, Lituania,
Unione Sovietica) lo hanno confermato, Lì le chiese non si sono mai svuotate e dove lo sono
state per un periodo (Germania
est), ora si stanno di nuovo riempiendo. Le sfide di Gorbaciov e
degli altri dirigenti comunisti riformisti stanno scatenando un vero terremoto, anche culturale, anche religioso. Le speranze sono
grandi, ma una certa prudenza
(o parziale sfiducia o timore)
non manca. Indubbiamente i pastori delle chiese dell’est sono
stati gli ospiti d’onore: ascoltati
e salutati con interesse. Hanno
parlato con grande libertà, mi
sembra con più libertà di quanto abbia sentito nel passato in
occasioni simili. Hanno parlato
in modo critico, ma senza venature anticomuniste che tanto
esaltano i nostri mezzi di (cosiddetta) informazione.
E i britannici? La Gran Bretagna è un’isola (anzi due, con
rirlanda), non felice, ma in una
situazione particolare: è forse
quella che sta vivendo per prima la trasformazione di una
società multiculturale, multietnica e multireligiosa. E la sta vivendo con quello spirito pragmatico che è considerato tipico dei
britannici. Forse bisognerebbe
seguire con più attenzione quella realtà. Forse l'Italia, in futuro, potrebbe rassomigliare di più
alla Gran Bretagna che alla Germania. Forse.
In ogni caso, i partecipanti si
sono trovati concordi nel ritenere che la comunione tra le chiese evangeliche europee ha preceduto e rafforzato l’idea dell’Europa come « casa comune », più
ampia di quell’unione europea
che si attende per il '92 e che
riguarda solo dodici paesi occidentali.
Eugenio Bernardini
Ai vari problemi amministrativi si contrappone
una grande passione per il lavoro della chiesa
Trentacinque chiese per 5.000
membri, servite da una trentina
di pastori, distribuite in 9 presbiteri: la Iglesia evangelica española (lEE), di dimensioni ancor
più piccole della nostra, conosce
tutti i nostri problemi e qualcuno
in più.
Í membri del suo 62° Sinodo,
che si è riunito a Santander,
nella regione nordica della Cantabria, hanno affrontato quest’anno una lunga serie di problemi amministrativi. In mezzo a
diversi casi personali o partico
quest’anno i suoi battenti per un
« anno sabbatico » di riorientamento, al cui termine dovrà decidere se e come continuare. Per
quanto l’organizzazione della
chiesa sia modellata sul numero
esiguo dei suoi membri (nessun
servizio amministrativo o di altro genere è prestato a tempo
pieno), pure il rapporto pastore/membri resta molto elevato e
ciò comporta una permanente dipendenza dagli aiuti esteri.
Eppure l’impressione che si riceve partecipando al Sinodo del
II pastore Enrique Capò, al tavolo della presidenza in occasione di
un’assemblea del 1987, riconfermato segretario della lEE.
lari, discussi per esteso nel Sinodo (senza il filtro e l’importante
lavoro istruttorio che da noi è
compiuto dalla Commissione d’esame), emerge il quadro di una
chiesa che sta attraversando un
periodo critico. Molti membri del
corpo pastorale sono anziani e
prossimi all’emeritazione, mentre
manca interamente una fascia di
età tra i 35 e i 50 anni. La mancanza di limiti alla residenza di
un pastore in una chiesa provoca
una stasi che non favorisce l’immissione di nuove forze. D’altra
parte i limiti economici hanno indotto la lEE a stabilire un numero chiuso per l’organico pastorale
e agli studenti in teologia non è
assicurata l’assunzione. Ciò non
favorisce certo le vocazioni pastorali, già basse di per sé, e la
Facoltà di teologia ha chiuso per
la lEE non è per nulla di una
chiesa rassegnata, tutt’altro. Il Sinodo ha approvato un importante statuto dei rapporti tra i pastori e la lEE, destinato a risolvere molti problemi affidati finora alla discrezionalità dell’amministrazione.
DONNE PROTESTANTI IN SVIZZERA
L’argilla e il soffio di Dio
L’anno scorso è partito un piano finanziario decennale, confermato quest’anno, che intende
portare la lEE nel 1997 al completo autofinanziamento per la
gestione ordinaria (utilizzando
l’aiuto esterno per progetti particolari e di sviluppo).
I « dipartimenti » (fede e costituzione, chiesa e società, mezzi
di comunicazione, evangelizzazione, scuole domenicali, ecumenismo, diritti umani) sono stati razionalizzati in modo più funzionale ed economico sulla base di
équipe molto ridotte. Le elezioni
per la Commissione permanente,
con una notevole ricchezza di
candidature, hanno infine dimostrato una grande disponibilità
di pastori e laici ad assumere
le maggiori responsabilità nelramministrazione della chiesa.
Più di 150 donne svizzere,
con una ventina di straniere soprattutto del Terzo Mondo, si
sono ritrovate a Vaumarcus dal
22 al 24 settembre per l’incontro annuale della Federazione
svizzera delle donne protestanti.
sformato, cercando di approfondire la difficoltà del lasciaredare-ricevere, fino alla fase finale in cui nella « celebrazione »
conclusiva ogni gruppo ha portato un lavoro collettivo, spiegandolo all’assemblea.
conduce alla creatività e spesso
alla meditazione.
di
Il tema « argilla e soffio
vita» voleva approfondire Genesi 2 e 3 e Geremia 18, dove troviamo il simbolo della creatura
terrestre modellata dalla terra,
ma che prende vita solo con il
soffio di Dio, e quello del vasaio
che rifà con pazienza il vaso
rotto, simbolo collettivo del popolo di Dio ribelle.
L’argilla ci ha accompagnate
lungo tutto l’incontro — la si
manipolava senza tecnica particolare —, dalla fase iniziale in
cui ognuna si presentava dopo
aver modellato un oggetto appropriato, poi negli scambi silenziosi in cui ognuna passava
alla vicina una bozza di progetto che veniva continuato o tra
Così siamo passate dall’argilla fra le nostre mani a noi, argilla che resiste fra le mani di
Dio. D’argilla erano anche le
due brocche e le dodici ciotole
delle quali ci siamo servite per
la Cena del Bifore, fatte per
l’occasione. Abbiamo ammirato
l’intervento di una vasaia, che
conduce una ricerca sulla trasmissione delle culture, e che
attualmente lavora in Africa dove insegna le sue tecniche a
una quarantina di donne vasaie, ed intanto impara le loro.
Questi rapidi fiashes per dire
della ricchezza di doni e della
fantasia per afferrare la Parola
di Dio, accostando i testi a
cose concrete della vita. Ho
così imparato che la materia
Una sola cosa è mancata: la
Svizzera si prepara a votare,
tra due mesi, prò o contro l’esercito. Un tema importante, in
genere discusso tra le donne.
Invece a Vaumarcus non se n’è
parlato!
Sarà perché la Svizzera si è
assuefatta all’idea che ogni anno, per un certo periodo, tutti
gli uomini partono per l’addestramento militare?
Una di loro mi diceva: « Può
un popolo come il nostro dire
di no all’esercito, quando gli
obiettori di coscienza vanno ancora in prigione? ».
quella rurale, disarmata, ed
un’altra per motivi di sicurezza
interna.
Il convegno ha aderito alla
campagna « non un soldo per
l’apartheid », chiedendo il boicottaggio di 3 grandi banche
svizzere. Ha anche raccolto firme contro il reattore al plutonio
autofertilizzante, di Creys-Malville, che è il più potente del
mondo. Basti pensare che contiene 5 tonnellate di plutonio
(mentre in una centrale normale se ne trovano solo alcuni
quintali). Il plutonio è pericolosissimo per il cancro: è sufficiente infatti respirarne qualche
milligrammo per ammalarsi.
Ne è risultato un misto di continuità e innovazione, con reiezione di un nuovo presidente,
lidio Roberto Asensio, cinquantenne pastore a Saragozza, di una
donna, Lydia Carbonel, per la prima volta nella CP, e la conferma
di altri membri, tra cui il pastore Enrique Capò, che da 19 anni
svolge le funzioni di segretario
generale.
Ho anche parlato con una
donna del Costa Rica, prima nazione ad aver abolito l’esercito.
Questo succedeva già nel ’49;
le caserme sono state trasformate in musei, non esiste nel
bilancio la voce « difesa »; ci
sono solo due tipi di polizia.
Colgo questa occasione per
far sapere che la Federazione
femminile valdese e metodista
lancia anch’essa una raccolta
di firme contro quella centrale.
Con molto interesse ho seguito
i lavori di questo Sinodo — che
alterna annualmente sinodi amministrativi con sinodi tematici
di elaborazione teologica comune — e con molta simpatia ho
portato il saluto delle nostre
chiese, con la prospettiva di un
lavoro comune nella Conferenza
delle chiese evangeliche dei paesi latini (che terrà la sua assemblea il maggio prossimo, vicino a
Barcellona), neH’Alleanz.a rifor
mata, neH’organizzazione ecurnenica di aiuto reciproco delle chiese.
Marie-France Maurin Coïsson
Franco Giampiccoli
5
27 ottobre 1989
fede e cultura 5
CLAUDIANA
AMNESTY INTERNATIONAL
Protestanti
e società in Francia
Sono il due per cento dei cittadini, ma in molti occupano posti di
rilievo nella politica - Stessa fede, diverse storie di militanza
NeH’ottcbre di un anno fa un
lungo servizio su « Le Point »,
rivista francese di grande prestigio culturale, invitava i suoi
lettori a vedere nella minoranza
dei protestanti francesi (ottocentomila aderenti alla Fédération
Protestante de France su 58 milioni di abitanti) una indiscussa
forza intellettuale, sociale ed economica per il paese.
All’origine di questo ritrovato
interesse per il protestantesimo
francese sta certamente il fatto
che Michel Rocard è primo ministro, che Lionel Jospin è ministro dell’Educazione nazionale
e che Pierre Joxe è il ministro
dell’Interno. Tutti e tre appartenenti alla austera famiglia protestante. Senza dimenticare che
fanno parte del governo altri
protestanti quali Louis Mermaz
(ex presidente dell’Assemblea
nazionale). Giorgina Dufoix,
Georges Fillioud, Jean-Pierre Cot,
Louis Mexandeau, Nicole Questiaux e Catherine Lalumière. E’
un primato impressionante che
ci indurrebbe a dimenticare che
i protestanti rappresentano solo
il due per cento della popolazione
francese.
A cogliere in Italia questo interesse per il protestantesimo
francese e a riproporre anche da
noi suggestioni e riflessioni sul
mondo degli ugonotti d’oltralpe
è stata la nostra casa editrice
Claudiana, pubblicando il libro
di Massimo Olmi, Protestanti e
società in Francia.
Dobbiamo essere grati all’autore e all’editrice per aver saputo
darci la possibilità di non dimenticare che nel passato uno sguardo privilegiato alla Francia e ai
francesi aiutò i valdesi a « sprovincializzarsi » e a sentirsi europei.
Dal 1559 alla
guerra d’Algeria
Massimo Olmi, già corrispondente da Parigi, appassionato
delle tematiche legate a fede e
politica, traccia nei primi dieci
capitoli un’agile panoramica storica delle posizioni politiche espresse dai protestanti francesi
a partire dal 1559 (data di nascita delle Chiese riformate di Francia con il sorgere del movimento dei « bibliens » o « évangéliques ») fino alla guerra d’Algeria.
E’ proprio il conflitto algerino
che portò l’autore a interrogarsi sulle motivazioni per cui « la
condivisione della stessa fede
religiosa non portasse a scelte
politiche omogenee »; pare all’autore che il punto di divergenza
sia rappresentato dalla presenza
0 meno di nostalgia per il tradizionale regime di cristianità o
dal considerare il cristianesimo
incerto fra la scelta di mantenere l’ordine prestabilito o quella
di seguire rivoluzionariamente
il Cristo. Nella trattazione dei
dieci capitoli viene snocciolata
una quantità considerevole di documentazione sulla sinistra cristiana in Francia, con una particolare attenzione a quanto alcune personalità della H.B.P.
(« haute bourgeoisie protestante ») hanno realizzato nel campo
culturale e sociale: va ricordato
per esempio, glissando sulle posizioni conservatrici assunte in
vecchiaia, il calvinista François
Guizot. Egli, salendo le scale del
ministero dell’Istruzione, diede
un’indomani della rivoluzione del
luglio 1830 una soluzione di indiscusso valore alla riforma dell’istruzione popolare. Anche se l’o
biettivo di quella riforma era
quello di indurre la popolazione
« alla sottomissione, al rispetto
della legge e dell’ordine, ad una
maggiore produttività nel lavoro...» , non ci possiamo esimere
dal riconoscere che l’alfabetizzazione di base era per sempre varata in Francia, con largo anticipo sull’Italia.
Molto interessanti ci paiono
le pagine che trattano di problematiche ed argomenti più vicini
ai nostri tempi (valga per tutti il
capitolo sui militanti del « Christianisme social»); così come ci
appaiono strumenti di riflessione gli ulteriori cinque capitoli
che portano l’autore ad occuparsi dei protestanti francesi oggi,
visti nelle loro tensioni fra una
fede trasmessa dai padri e vissuta in modo nuovo ed una politica
che, quale fenomeno complesso,
li seduce ma nello stesso tempo
li disorienta.
Una serie di cartine di geografìa politica del protestantesimo
francese, anche se non ci convincono per l’essenzialità del di
scorso, forniscono un materiale
utile, prezioso.
Mancano, forse, documenti e
strumenti utili per cercare di
trovare una risposta ad una domanda che la rivista « Le Point »
insinuava nel servizio già citato
e che ci interessa, anche direttamente: « I protestanti hanno ancora poteri in Francia o questo
potere sta scomparendo? I protestanti sono o no assorbiti dalla
società in cui vivono? ». Ma si
sa, i buoni libri non danno mai
tutte le risposte ma ti mettono
dentro il gusto di proseguire da
soli.
Il libro sarà presentato a cura
del professor Nicola Tranfaglia,
presente l’autore, venerdì 27 ottobre 1989 alle ore 21 presso la
sede del Centro evangelico di
cultura, via Pio V 15, a Torino.
Franco Calvetti
MASSIMO OLMI, Protestanti e società in Francia. Dalla Rivoluzione a Michel
Rocard. Collana « Nostro tempo », Editrice Claudiana, Torino, 1989, L. 21.000.
SEGNALAZIONE
Sconsacrare
l’Eucarestia
Dalla parte degli oppressi contro tutto ciò
che è ingiusto, lontano dalla Chiesa-istituto
« E’ urgente sconsacrare l’Eucarestia, restituendole il suo vero senso: la condivisione, la comunione dei beni, la comunione
fraterna in memoria di Colui che
è arrivato fino ad unirsi a coloro che venivano crocifissi » (p.
204). Così afferma Paul Gauthier
— ex prete ma sempre cattolico
— a conclusione del lungo cammino di fede che l’ha condotto
al rifiuto di ogni separazione fra
sacro e profano, sacerdote e laico, uomo e donna, giudeo e pagano, stabilita dalla Chiesa/istituzione (cfr. p. 169). « E il velo
si squarciò » è il racconto di questo straordinario viaggio verso
la « nuova alleanza ». Missionario in Palestina, in India, in Brasile, prete operaio prima e poi
semplice operaio, Paul Gauthier
è sempre stato dalla parte degli oppressi. Nemico di ogni forma di razzismo, incluso quello
biblico fondato sulla differente
elezione (e maledizione) di Sem,
Cam e Jafet, comincia ad imparare il dovere della disubbidienza durante la lotta contro il nazifascismo. Nel 1962, il suo opuscolo diffuso fra i Padri conciliari ( « Gesù, la Chiesa e i poveri ») apre il dibattito — a livello di Concilio — sulla povertà,
ponendo le prime basi di quella
che verrà in seguito chiamata
« teologia della liberazione ». E
Paul Gauthier prosegue il suo
cammino di disubbidienza a
tutto ciò che è ingiusto: al Santo
Uffìzio che vorrebbe impedirgli di
continuare a fare il prete operaio; alla istituzione ecclesiastica, che cerca di imporgli la rinuncia alla sua compagna, costringendolo al celibato. In polemica con tutto ciò che rappresenta tradimento di Cristo e dell’Evangelo, egli prende le distan
ze dalla Chiesa/istituto — con i
suoi paramenti, con la sua teorizzazione del sacro, con il suo
sacrificio officiato su un altare
« da un uomo che, in esclusiva,
ha il potere di consacrare quel
pane, cambiandolo per sacra magia nel corpo di Cristo » (p. 204).
Egli avverte insomma l’enorme
distanza che separa Cristo dalla
Chiesa istituzionale visibile. Che
cosa resta dunque al credente
bisognoso di soccorso e di assistenza nel pellegrinaggio in
questo mondo? « Quel che rimane, risponde Paul Gauthier, è la
fede nella indicibile presenza di
Dio (-..), la convinzione che davvero ”i puri di cuore sono beati” (...), la certezza che il grande
pericolo per la Chiesa, più che
la ricchezza, è il potere e soprattutto il potere sacerdotale. Rimane una serena, illimitata fiducia in Gesù di Nazareth (...), in
Colui che ha spazzato via ogni
ombra di sacralità (...), il sacerdozio, i templi, i pontefici, la
Città del Vaticano, la proprietà
privata, la superiorità dell’uomo
sulla donna, del Nord sul Sud
(...). Rimane (...) la sconfinata
speranza che l’umanità intera
possa un giorno essere liberata
da questa schiavitù, un giorno
nel quale per tutti sarà irreversibilmente squarciato il velo del
tempio, da cima a fondo- » (p.
250). Che dire di più? Se questo
fosse il cattolicesimo reale, la differenza fra cattolici e protestanti sarebbe davvero solo una
questione di nome. E l’ecumenismo una realtà.
Paolo T. Angeleri
I diritti dei
violati
Una settimana per la difesa dei più deboli Dichiarazione di Ginevra e Convenzione ONU
PAUL GAUTHIER, « E il velo si squarciò », Ed. Qualevita, Torre dei Nolfi
(Aq), 1988, pp. 254, L. 20.000.
Amnesty International — il
movimento che si batte per la
liberazione dei prigionieri per
motivi d’opinione e per l’abolizione della tortura e della pena
di morte — ha dedicato la terza settimana di ottobre ad una
particolare categoria di vittime
delle violazioni dei diritti umani: i bambini. La scelta del tema
di questa « settimana » è stata
motivata dalla constatazione che
purtroppo sono numerosissimi i
casi di violenza subita dai bambini in ogni parte del mondo,
perché usata dai governi per colpire e punire l’attività politica
di opposizione dei loro genitori.
L’opuscolo edito da Amnesty
in questa occasione presenta diverse tragiche storie di « bambini arrestati torturati uccisi violati nel corpo e nella psiche ».
Sono denunciate in queste pagine le violazioni dei più elementari diritti dei fanciulli commesse da alcuni stati.
I diritti violati
da alcuni stati
Nel Benin, lo studente dicia.ssettenne Apollinaire Akpo, arrestato nel 1987, è ancora trattenuto in carcere senza accuse né
processo e così molti altri studenti che parteciparono a scioperi nelle scuole e all’Università.
Nel Ciad due fratelli di 13 anni, arrestati anch’essi neH’87, sono scomparsi. Il governo si rifiuta di dare informazioni. La
triste storia del piccolo José
Estuardo Sotz, colpito nel 1985
quando aveva tre anni da una
pallottola sparata a suo padre,
che lo teneva in braccio, è diventata emblematica.
Questo fatto è accaduto in Guatemala; il padre di José era un
sindacalista. Il bambino restò paralizzato e suo padre, rimasto
senza lavoro, non fu più in grado di sostenere le spese per le
cure mediche necessarie a suo
figlio. Amnesty International si
occupò di questo caso e volle
che il bambino fosse ricoverato
in una clinica di Boston dove
lavorava un gruppo di « Medici
per i diritti umani ». Dopo tre
anni José riuscì a fare i primi
passi con le stampelle e il sostegno di un accompagnatore.
Nessuna indagine fu mai fatta
dal governo del Guatemala su
questo caso.
In Nigeria è in vigore la pena
di morte e un giovane di diciassette anni, Matthew Anu, fu condannato a morte per omicidio e
rapina a mano armata. L’esecuzione ebbe luogo davanti a una
folla di migliaia di persone.
In USA il 26 giugno 1989 la
Corte Suprema decretò che i minorenni e i ritardati mentali potevano essere giustiziati. Da un
continente all’altro: in Sud Africa si calcola che per lo stato
di emergenza siano stati detenuti, tra il giugno ’86 e il giugno
'89, 9.800 ragazzi, molti dei quali
torturati in carcere con il sistema delle scariche elettriche e dei
cappucci di nylon.
I bambini
palestinesi
Si può morire in tanti modi,
magari sulla sedia elettrica o
impiccati, ma si può anche morire per un colpo d'arma da fuoco alla testa, come è successo a
tanti bambini palestinesi daH'inizio dell’Intifada, oppure morire
dopo essere stati selvaggiamente
picchiati dai soldati israeliani.
Può dunque capitare di morire
per strada anche quando non si
tirano sassi, ma si gioca al pallone, come è successo a Samer
’Aruri di 11 anni, colpito alla
testa il 19 marzo da un soldato,
oppure quando si torna dall’aver
comperato delle medicine, come
è successo ad As’ad Hammuda
di 14 anni.
I bambini curdi
in Iraq
Imprigionati, deportati, scomparsi, uccisi a centinaia i ragazzi curdi, perché figli di oppositori politici del governo iracheno
o semplicemente rastrellati nei
villaggi in operazioni militari.
NeH’opuscolo già citato « Bambini », si legge la testimonianza di
un ex prigioniero politico: « In
genere tengono i bambini in una
cella separata vicino alla cella
della madre o del padre e li privano del latte per costringere i
genitori a confessare; ho visto
un bambino di 5 mesi gridare
in queste condizioni ». I curdi
che vivono in Iraq subiscono del
continuo dei massacri. Ci sono
stati certamente dei bambini tra
le circa cinquemila vittime di
un attacco con armi chimiche
effettuato dalle forze militari irachene. « Dopo quel fatto molte
centinaia di famiglie curde sono
state uccise e decine di migliaia
sono rimaste senza casa, i loro
villaggi sono stati rasi a] suolo,
le coltivazioni e i frutteti sradicati e le sorgenti chiuse con il
cemento ».
Si possono immaginare le terribili sofferenze dei bambini superstiti in seguito a questi atroci fatti!
Le Convenzioni
internazionali per i
diritti dei bambini
A garanzia dei diritti dei bambini già nel 1924 viene proclamata la Dichiarazione di Ginevra sui diritti del fanciullo.
I.’Assemblea generale delle Nazioni Unite adotta nel 1959 questa Dichiarazione. Negli anni ’8385 si elabora un progetto di Convenzione su! diritti dell’infanzia
ad opera di organizzazioni mondiali non governative, tra cui Amnesty International.
La nuova Convenzione delle
N.U per i diritti del bambino
verrà presentata entro il 1989 all’Assemblea dell’ONU e, si presume, adottata. Si pensa che
possa entrare in vigore entro due
anni. Questo sarà un passo molto importante a salvaguardia dei
diritti dei bambini, creature deboli e indifese.
Anna Marnilo Reedtz
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 29 OTTOBRE
ore 23.30 circa - RAI DUE
Replica: Lunedì 6 novembre
ore 10 - RAI DUE
Lettura biblica del Salmo
29 con il commento di Daniele Garrone e Giorgio Girardet e la partecipazione
di attori e musicisti.
6
6 prospettive bìbliche
27 ottobre 1989
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Per voi è la promessa
e per i vostri figlioli
« Udite queste cose,
essi furono compunti nel cuore,
e dissero a Pietro e agli altri apostoli:
Fratelli, che dobbiamo fare?
E Pietro a loro:
Ravvedetevi,
e ciascuno di voi sia battezzato
nel nome di Gesù Cristo,
per il perdono dei vostri peccati,
e voi riceverete il dono dello Spirito Santo.
Perché per voi è la promessa,
per i vostri figli,
per tutti quelli che sono lontani
e per quanti il Signore, nostro Dio, ne chiamerà »
(Atti 2: 37-39)
Ci sono due modi di leggere le promesse. O guardiamo indietro nella nostra storia, al passato, e allora sentiamo il peso
dei successi (pochi) e la frustrazione degli
insuccessi (tanti) che costellano i secoli di
storia valdese e il secolo e mezzo di presenza metodista in Italia, o guardiamo in
avanti, e allora prendiamo sul serio le questioni che la Chiesa primitiva pone per
bocca di Pietro e degli altri apostoli. Se
guardiamo avanti, possiamo leggere il nostro presente con fiducia e con speranza.
Certo esistono problemi, incomprensioni,
barriere, ma, nonostante ciò, c’é ancora tra
noi chi ha voglia, come gli apostoli, di annunciare Gesù Cristo quale Signore e Salvatore. Malgrado tutto c’è ancora iella gente che viene verso di noi a chiedere: « Fratelli, cosa dobbiamo fare? ».
Chiesa metodista di Salemo: una piccola realtà (circa 150 persone)
immersa in un vasto meridione, confrontata con problemi sociali enormi;
un nucleo di credenti disseminati su un largo territorio.
In occasione dell’inaugurazione del nuovo locale per il culto, il pastore Claudio H. Martelli, presidente del'l’Opcemi, ha pronunciato il
sermone che qui pubblichiamo.
Il richiamo biblico è all’evento della Pentecoste, quando i discepoli
di Gesù escono all’aperto per annunciare l’evangelo della resurrezione,
senza timori e senza complessi di inferiorità, ma rivestiti della forza e
della potenza dello Spirito santo. (red.)
Se guardiamo avanti leggiamo la promessa in senso positivo, con il desiderio forte che essa diventi una realtà, per noi e
per i nostri figli e per tutti coloro che Dio
ci invia e che sono in ricerca di un cammino di fede, speranza, giustizia, libertà.
Se impariamo a guardare avanti, allora
vuol dire che siamo capaci ancora di credere alla parola di Gesù che ci invita ad
avere fiducia, che abbiamo vinto la paura,
che desideriamo lasciare indietro le nostre
sicurezze umane così tante volte, senza che
ce ne accorgiamo, peso e gabbia per frenare il nostro spirito con mille calcoli e prudenze nello slancio di gratitudine verso
quel Dio pieno di amore e di pazienza che
ci offre la fede come dimensione di vita.
Saper guardare lontano
Recentemente ho avuto modo di visitare
il Portogallo e per la prima volta ho avuto modo di osservare a lungo l’Atlantico.
L’oceano non è come il nostro mare
Mediterraneo ridente quasi sempre: è
un elemento vivo, potente, grigio e forte quando si agita. Alla vista di questo
spettacolo, per giorni e notti di fila, di queste onde alte, piene di spuma, che si frangono instancabilmente sulle alte scogliere o
sulle sterminate spiagge, alla vista dello
sconfinato orizzonte dietro al quale ci sono
3, 4, 5, 10 mila chilometri d’acqua, ho capito perché i portoghesi hanno dato al mondo Magellano e gli altri grandi navigatori.
Ho compreso perché quegli uomini hanno
saputo sfidare l’ignoto, osare oltre ogni ragionevolezza, seguendo un sogno.
Sapevano guardare lontano, non restavano fermi, attaccati alle loro piccole o grandi certezze, volevano di più, osavano farsi
protagonisti della ricerca di un nuovo mon
do, non si rassegnavano a divenire succubi
spettatori di una realtà ben nota e spesso
assai grigia e priva di prospettive.
Se noi guardiamo oltre l’orizzonte, anche
noi possiamo osare, cercare nuovi territori
per il nostro spirito, nuove dimensioni per
le nostre comunità, nuove persone che
hanno bisogno di riscoprire tutta la loro
autentica umanità riscoprendo l’Evangelo
di Cristo, la sua forza, il suo valore per il
domani del mondo. Come metodisti dovremmo ricordare altre situazioni e altre testimonianze: i « Circuit drivers » della frontiera del West, l’Inghilterra della prima
grande industrializzazione con le sue fabbriche nere di carbone e le operale costrette a prostituirsi per comprarsi un palo di
scarpe, i neri della Georgia o gli schiavi di
Haiti, le sconosciute città della Cina interna dove gli europei venivano indicati per
la strada come i « diavoli bianchi »: uomini e donne che volevano guardare avanti,
sapendo che c’era un lavoro da compiere,
rendendosi conto che- il Signore li aveva
chiamati allora, come chiama oggi ognuno
di noi, per evangelizzare ogni angolo del
mondo, per far loro capire — come fa capire oggi a noi — che il tempo del Regno
viene anche in mezzo al consumismo, all’inquinamento, ai problemi sociali e politici,
alla camorra, alla disoccupazione, al fatalismo, alla paura, alla solitudine dei vecchi,
allo scetticismo dei sazi.
testimonianza del Regno di Dio del quale
siamo fin da ora cittadini a pieno titolo, sia
pure in terra d’esilio, nel continente oscuro dell’uomo pieno di promesse e di in
ganni.
Sì, liberi dal conformismo che fa sempre
piegare la testa e le spalle in ossequio a
quel potere che non viene usato per servire
il mondo, ma per dividerlo e dominarlo.
Sì, liberi dal preconcetto che avvelena i
nostri pensieri e le nostre scelte, impedendoci di andare verso l’altro armati di proposte anziché di giudizi.
Sì, liberi dall’orgoglio così da trasformarci in sale della terra, facendo nostra quell’umiltà che ci spinga oggi sulle orme di
Gesù Cristo che, pur essendo il Figlio, non
ebbe vergogna di essere l’obbediente servo
di Dio e dell’uomo.
Liberi di creare le nostre comunità, di
formare i nostri giovani, di affrontare i problemi che la società, la famiglia, la persona incontra sapendo che la nostra lente
d’analisi è sempre e solo l’amore di Dio
per noi e per l’altro.
Liberi di dire di no e di dire di sì, rifiutando l’astuto calcolo dei se e dei ma che
ci fa contare soprattutto su di noi anziché
soprattutto su Dio.
come sono, litigiosi, incapaei di capire, pieni di paura, traditori a volte, a volte interessati. Come noi, pieni di contraddizioni.
Ma Dio è così. Egli che è grande sceglie
noi e ci dice: per voi e per i vostri figli,
per un mondo di gente come voi, è la promessa.
Il cristianesimo è una paradossalè sfida
alla ragione, alla ragionevolezza, alla sicurezza, alle cose sapute, alle strade battute.
E’ ogni giorno una via nuova, una eterna
discussione con noi stessi e con Dio. Ma all’insegna della speranza e della fiducia in
un Signore che non promette invano, che
non inganna.
Giovanni Wesley diceva: « Non si può
essere cristiani a metà ». Dietrich
Bonhoeffer aggiungeva: « Il mondo ha bisogno non di mezze parole, ma di parole intere ». Possiamo aggiungere: parole che diventano gesti, pieni di passione per Cristo
e per il suo Evangelo e perciò per l’uomo e
la sua salvezza.
Il nuovo
davanti a noi
Ciò che conta
è l’elezione di Dio
La libertà
deil’Evangelo
Promessa di cosa? Cosa ci promette Dio?
Una consolazione a buon mercato, un'illusione che attenui la realtà che abbiamo davanti? Ci promette un’oasi di serenità, un
ombrello sotto il quale ripararci dalle delusioni, dalle malattie, dall’ingiustizia, dalla
morte? Un’assicurazione che ciò che colpisce gli altri non toccherà noi e le nostre
famiglie?
La promessa del Vangelo può essere riassunta in una parola sola: libertà. « La mia
parola vi farà liberi », dice il Signore.
Sì, liberi di spenderci per l’annuneio e la
Per noi è la promessa, per i nostri figli.
Se lo vogliamo. Se abbiamo il coraggio di
osare, di fare ciò che il Signore ci dice:
cambiare vita, dare una scala di valori alla
nostra esistenza, aprirci al nuovo di Dio e
del mondo. Accogliere la stessa sfida che
Dio lancia ad Abramo, a Mosè, a Gesù, agli
apostoli.
Certo, sembra impossibile che Dio abbia
scelto noi. Non siamo niente, conosciamo i
nostri limiti, i nostri errori, la nostra pochezza. Ma chi erano Pietro, Giacomo, Andrea, Matteo...? Povera gente, i nessuno di
allora, pochi e senza mezzi, qualche donna,
un esattore delle tasse, un paio di pescatori. Il Vangelo non li trasforma in santi perfetti come fa il cattolicesimo. Ce li mostra
Impariamo a guardare ayanti e a muoverci verso il domani di Dio come persone e
come Chiese. Solo così saremo diversi da
questa generazione, ricchi di speranza, fiduciosi testimoni di un Regno che non è utopia e menzogna solo perché sta lontano dal
nostro piccolo orizzonte.
Ogni giorno, nella quotidianità dei gesti
usuali, dei contatti personali e familiari, nei
rapporti sociali, impariamo ad essere coloro
che sanno guardare avanti dando un senso
alla loro esistenza: quel senso pieno di
vita vera che Gesù porta all’umanità.
Impariamo con umiltà da Dio e dagli
altri, dalla storia, dalla scienza, dalla natura. Impariamo a scorgere i segni di speranza che il Signore ci oltre per unirci alla miriade che in ogni angolo della terra chiede,
implora, pretende giustizia, pace, nutrimento per il corpo e per lo spirito, libertà di
movimento, partecipazione, dignità. Impariamo ad ascoltare, nella consapevolezza
che noi non possediamo le risposte e i mezzi per risolvere i problemi dell’umanità:
queste risposte sono in mano al Signore
della vita e della storia. Quel Signore che
ci indica la via del servizio come unica
percorribile dalla sua Chiesa.
Impariamo a guardare avanti dunque,
non per sognare o sfuggire ai problemi dell’oggi, ma per indirizzare i nostri piccoli
passi nella direzione medesima dalla quale
Cristo è venuto e viene, per essere fine di
un tempo e inizio di un tempo nuovo,
Claudio H. Martelli
I
7
27 ottobre 1989
obiettivo aperto
INCONTRO INTERNAZIONALE DEI CAPPELLANI OSPEDALIERI
VIVERE IL LUTTO
Una riflessione importante per il lavoro di cura d’anime - Dio conosce la sofferenza del suo popolo - Fiducia nella scienza e fede
« Vivere il lutto », questo
il titolo del 16° incontro dei
cappellani ospedalieri, che ha
avuto luogo a Séte, nel centro protestante "Le Lazaret”,
dal 21 al 24 maggio di quest’anno.
Tre giornate intense su un
argomento non facile da
esplorare ma estremamente
reale; direi, sovente, drammaticamente presente nel lavoro, che coinvolge pastori, medici e personale infermieristico, di accompagnamento
dei morenti e di sostegno alla
famiglia in lutto.
Principalmente tre sono
stati gli aspetti messi in evidenza dai relatori intervenuti, che hanno permesso di
ampliare ed arricchire la riflessione su questo aspetto
del lavoro di cura d’anime
che, da alcuni anni, si sta
compiendo con particolare
attenzione negli ospedali
francesi e svizzeri:
a) i riti funerari nella
preistoria;
b) il credente di fronte
a Dio;
c) l’incontro con la persona in crisi.
I riti funebri
nella preistoria
a) N. Lambert (ricercatrice
presso l’università di Montpellier) ha messo in evidenza
come le manifestazioni del
lutto nella società moderna
abbiano la loro origine nei
primi riti funerari celebrati
dall’uomo preistorico.
I più antichi documenti,
in questo ambito, ci sono
pervenuti dagli uomini di
Neanderthal. Distribuiti in
Europa e nel vicino Oriente,
da La Ferrassie in Dordogna
a Qafzeh in Israele, essi seppellivano i loro morti, depositando presso il corpo delle
offerte. Le pratiche funerarie
delle epoche seguenti, fino all’inizio dell’età del bronzo.
sono segni delle preoccupazioni non materiali e riflesso
delle credenze e delle usanze, delle culture e dei sistemi
economici che prepareranno
il sorgere delle grandi civiltà
dell’antichità.
Tutti questi riti evidenziano la stessa inquietudine di
fronte alla morte che ha afferrato l’uomo da quando sa
di essere mortale. Come più
volte sottolineato dalla relatrice, il fatto di seppellire i
propri morti significa diventare coscienti della morte e
nello stesso tempo della sua
esistenza.
Passando dai pitecantropi
all’uomo di Neanderthal e da
quest’ultimo a noi, le testimonianze fornite dagli utensili dimostrano una maturazione progressiva deU’intelligenza tecnica e nello stesso
tempo della presa di coscienza di ciò che consideriamo il
religioso. Il comportamento
religioso è tanto pratico
quanto il comportamento
tecnico. Esso assicura, come
quest’ultimo, l’integrazione
dell’uomo in un mondo che
10 supera e con il quale egli
tratta fisicamente e metafisicamente.
L’inumazione volontaria è
stata un grande tema di battaglia a favore o contro la religione paleolitica. E’ certo,
tuttavia, che il fatto di seppellire un corpo costituisce
una forte presunzione a favore dell’idea della continuazione della vita al di là della
morte apparente.
11 credente di
fronte a Dio
b) J. Pons (docente aU’uiiiversità di teologia di Montpellier) ha animato lo studio
di tre testi biblici in riferimento al tema « il credente
di fronte a Dio ». Premettendo che ogni rito, o cerimonia,
o preghiera presuppongono
che si abbia di fronte a noi
una divinità, si è posto la
questione di come ci rapportiamo a Dio, come lo definiamo, e che tipo di interlocutore riconosce in lui il malato.
Partendo da tre esperienze dove, nell’AT, l’individuo si è posto di fronte a Dio,
ha evidenziato, innanzitutto,
come in Esodo 2: 23-3: 17
Dio dia a Mosè la certezza
che lui « conosce le sofferenze » del suo popolo, e non si
disinteressa della storia dell’uomo; ha poi sottolineato, a
partire dal testo di Samuele
2: 1-10, come Dio non sia solo il Dio dei grandi avvenimenti, ma desideri vivere accanto agli uomini ed alle donne nell’esistenza di tutti i
giorni: il povero, la donna
sterile, infatti, non sono maledetti, ma al contrario costituiscono la preoccupazione principale di questo Dio
che non ama lo statu quo;
infine, considerando il testo
di Giobbe 42: 1-7, ha rilevato
come Dio accetti di parlare
con Giobbe nonostante quest’ultimo rappresentasse ben
poco nell’immenso universo
di Dio. Anzi, sembra che Dio
sia addirittura grato a Giobbe di essersi così accanito
contro di lui, per aver permesso che l’onnipotenza di
Dio potesse essere manifestata pienamente.
c) Grande spazio ha avuto
lo studio sugli aspetti teorici
del lutto, preparato da R.A.
Paletti. E’ stato innanzitutto
sottolineato come, in questi
ultimi anni, medici ed altri
operatori professionali nell’ambito della salute abbiano
evidenziato l’importanza crescente del processo di separazione e di lutto nella nostra
società moderna.
Moltissimi sono i casi verificatisi dove all’origine di
malattie psicosomatiche vi
erano situazioni di lutto vissute male o non ancora del
tutto superate. Accade sovente che un lutto non superato impedisca alla persona
colpita di riprendere a tutti
gli effetti la sua vita affettiva.
Si è poi ricordato quanto legati siano il lutto e la separazione alla perdita della persona, individuando quattro
grandi tipi di perdita:
Lutto e
separazione
1. La perdita della persona significativa.
La perdita di una persona
importante nella propria vita può non includere necessariamente la perdita fisica
di questa persona, ma la perdita dell’amore, degli affetti
connessi a questa persona, o
ancora l’amarezza di non
aver potuto affezionarsi a
questa persona.
2. La perdita di alcuni
aspetti di se stessi.
E’ la perdita di certi parti
del corpo durante la malattia, la perdita dell’integrità
fisica o la perdita della capacità di affrontare problemi di
dipendenza o di senilità. E’
anche la perdita della fiducia
in se stessi, quando ad esempio si è perso il lavoro.
3. La perdita di oggetti
esteriori.
Può essere la perdita della
casa, del lavoro, del proprio
denaro, di una situazione
gradevole, di ricordi; la maggior parte degli oggetti esteriori ha un forte valore
simbolico ed è sovente questo aspetto che rende la perdita estremamente difficile.
4. Le perdite legate allo
sviluppo.
Ogni persona attraversa
delle fasi di sviluppo durante tutta la sua vita. C’è lutto,
ad esempio, quando il neonato nasce ed abbandona il
grembo materno, lutto per la
perdita della sicurezza del seno materno, lutto quando
l’adolescente abbandona la
casa dei genitori.
Oltre a questi tipi di perdita, occorre aggiungere la perdita di senso della vita, di
ideali, di illusioni, ecc. .Aver
creduto, per esempio, ad una
causa per 20 o 50 anni, aver
consacrato ad essa i migliori
anni della propria esistenza
ed a un certo punto rendersi
conto che ci si è sbagliati,
può, come facilmente ci si immagina, rappresentare un
lutto tremendo.
Le varie tappe
di un processo
La relatrice si è poi soffermata a lungo sulle tappe attraverso le quali il lento processo del lutto si compie (il
rifiuto, la collera/protesta, la
tristezza, la paura, la razionalizzazione, r accettazione
della perdita, la nascita di
nuovi affetti, il perdono...)
sottolineando, naturalmente,
che si compierebbe un grosso errore se si pensasse che
in seguito il lutto sia superato una volta per tutte. Dopo le tappe descritte si verificano dei momenti in cui la
persona mancata rivive nella
memoria di chi rimane, producendo momenti di tristezza, di dolore, ecc.
E’ tuttavia importante che
anche questi momenti vengano vissuti e non repressi, se
si vuole che l’esperienza del
lutto non si ritorca contro di
noi impedendoci di continuare a vivere, ma ci permetta di
accettare la morte come parte integrante della nostra vita.
Una riflessione, dunque,
particolarmente importante
in un’era in cui l’uomo pone
una sempre più grande fiducia nella scienza, creando
un’attesa enorme nei confronti della tecnica ed un
impoverimento altrettanto
grande nella riflessione sull’esistere della sofferenza come parte integrante del vivere, e sulla morte come limite
inevitabile di ogni essere vivente.
Vito Gardiol
8
8 vita delle chiese
27 ottobre 1989
1
GENOVA: OSPEDALE EVANGELICO INTERNAZIONALE
Si rinnovano
le sale operatorie
Un salto di qualità reso possibile anche dall'attuazione della convenzione a suo tempo stipulata con l'USL di competenza territoriale
Sono da poco iniziati i lavori
di costruzione delle nuove sale
operatorie deH’Ospedale evangelico internazionale.
L’ente, con una gara a livello
CEE, ha affidato ad un consorzio
di 4 imprese — la Società
Comesa di Milano capogruppo
— l’incarico di dare funzionanti
— chiavi in mano — un gruppo
di tre sale operatorie prefabbricate prodotte dalla Società tedesca Maquet (due sale di chirurgia e una sala di ginecologia).
L’importo complessivo dei lavori è stato fissato in L. 3 miliardi e mezzo con consegna in
240 giorni di calendario.
in conformità allo schema nazionale approvato con DjPCM
18 luglio 1985).
L’art. 7 della convenzione prevede infatti;
« Con mutui, qualora trattasi di nuove opere edilizie, di manutenzione straordinaria dei beni
patrimoniali, dell’acquisizione di
beni immobili strumentali per
l’esercizio dell’attività ospedaliera; di tali mutui, se contratti d’intesa con la Regione, la Regione
stessa assicura il finanziamento
degli oneri di ammortamento ».
Interessante, a livello di problematica generale (anche in considerazione della discussione sinodale su questi temi), il fatto
che la Regione Liguria, per l’esecuzione dèlie opere, ha assicurato
il rimborso delle rate del mutuo
di L. 3 miliardi contratto dall'ospedale, secondo quanto previsto ^ dalla convenzione stipulata
dall’Ospedale evangelico internazionale con l’USL di competenza
territoriale (convenzione del tutto simile a quella sottoscritta dagli ospedali valdesi in Piemonte
In pratica l'ente è stato incaricato dalla Regione Liguria di approntare una gara ufficiale tra i
migliori istituti di credito fondiario nazionali per proporre alla Regione l’istituto praticante le
migliori condizioni.
Successivamente, con apposita
deliberazione della Giunta, la Regione ha recepito quanto deliberato dall’Ospedale evangelico internazionale e si è accollata l’onere deH’ammortamento, in spesa
corrente, delle rate relative al
mutuo decennale che l’ente ha
stipulato con l’Istituto di credito fondiario della Liguria.
La differenza tra l’importo globale dei lavori e Tammontare del
mutuo accollato alla Regione deriva dal fatto che, nel progetto
complessivo, sono ricomprese anche delle attrezzature che l’ente
è tenuto a finanziare con il proprio bilancio, avendo a dispc.sizione ogni anno per le spese in
conto capitale — sempre a norma della convenzione (art. 10) —
il 10% dell’importo globale di
parte corrente iscritta a bilancio
(per l’anno ’89 L. 1.350.000.000).
Pensiamo che queste procedure derivino da una corretta applicazione delle norme convenzionali e che debba essere questa la
strada per risolvere i problemi
di straordinaria manutenzione o
ristrutturazione degli immobili di
uso ospedaliero degli enti obbligatoriamente convenzionati.
Naturalmente tutta la documentazione viene anche trasmessa in copia alla nostra USL per
opportuna conoscenza in quanto
il rimborso delle rate di mutuo
avviene direttamente dalla Regione, per il tramite dell'USL,
con vincolo di destinazione.
Luciano Giuliani
dir. amm. O.E.I., Genova
TORINO
Riparte il nuovo corso biblico
Ogni anno la Chiesa valdese
di Torino organizza dei corsi di
formazione cristiana: a turno i
pastori portano il loro contributo. In tre periodi all’anno i temi variano secondo le richieste
filtrate attraverso il Concistoro,
i gruppi dei frequentatori dei
quattro centri torinesi, i gruppi
giovanili, le assemblee di chi vi
si iscrive.
Il pastore Luciano Deodato ha
convocato questi amici per una
agape. Non un’istruttoria, ma
un’agape ci accoglie in tono fraterno. Ognuno è chiamato a presentare il suo vicino o vicina.
I presenti
Il gruppo di lingua inglese:
la signora Anna e suo marito
Kenneth Hougland, pastore della comunità di lingua inglese,
alcuni giovani, fra i quali una
diciottenne, venuta dal Galles
per studio e lavoro (metodista,
conosce la storia dei minatori,
del Risveglio metodista, delle correnti laburiste), alcuni impiegati,
un ingegnere presso la Fiat, alcuni isolati, un certo numero di
amici costanti, che ogni anno
non mancano all’appuntamento.
Per loro il corso è didattico, comunicazione delle variazioni effettuate durante l’anno nel movimento ecumenico, nelle assemblee come Basilea, ecc.
Altri hanno conosciuto i vaidesi mediante il loro matrimonio. Un anziano intende continuare a frequentare un ambiente conosciuto con la moglie valdese: la figura della sua compagna non è separabile dalla figura di una credente, capace di
superare le tristi ore della malattia e della separazione. Un cinquantenne proviene da un’esperienza pentecostale; ne ha riportato una esperienz.a spirituale importante, ma sente la necessità di aggiungervi una conoscenza dottrinale, un approfondimento biblico, per passare da
una forma troppo individualistica ad una comunità « calvinista ».
Un paio di fidanzati, che vogliono approfondire la loro conoscenza biblica per arrivare ad un
matrimonio consapevole di una
connotazione evangelica. Alcuni
oriundi dalle yalli: il marito è
un buon alpinista, appassionato
di marmotte e di camosci, da
poco pensionato; la moglie, di
estrazione cattolica, intende approfondire la sua fede e la fede
delle sue due figlie. Un piccolo
gmppo è appassionato di musica, canti; un giovane, studente
al Conservatorio, è interessato al
repertorio degli inni evangelici
e dei corali luterani. Una giovane proviene dalla Chiesa valdese
di Buenos Aires: consapevole
della « varietà » di una diaspora
protestante in un immenso paese come il Sud America, intende conoscere meglio la « funzione » di una chiesa protestante
in un continente movimentato
come l’America Latina. Forse si
può ancora imparare qualcosa
dalla vecchia Europa...
l.'na giovane signora, olandese,
è impegnata nel lavoro della
Colonia infantile di Borgio Verezzi. Sente l’utilità di un aggiornamento biblico, di un miglioramento pedagogico per la scuola domenicale, nella quale opera per i pochi ragazzi che sono
affidati alle sue cure.
Il corso
EDILUX
COSTRUZIONI EDILI
di JALLA’ e PAYRA s.n.c.
INFORMAZIONE
E VENDITA
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Via De Amicis, 67/1
© 0121/909088
VENDE in LUSERNA S. GIOVANNI - P.za Parrocchiale in
uno stabile del '700 completamente ristrutturato alloggi
in varie metrature composti da: soggiorno, cucina, 1 o 2
camere -f servizi - riscaldamento autonomo - ascensore.
Personale in loco: giovedì - venerdì 15-18; sabato 9-12.
Nel trimestre autunnale il pastore Deodato seguirà la traccia
dell’Eyanaelo di Marco. Esegesi,
esegesi! dice Karl Barth, e Luciano ha imparato che non si finisce mai d’imparare dall’ascolto di un Vangelo... Alcune proposte per i prossimi trimestri
vengono dal pastore Alberto Taccia.
Presenti: una cinquantina. Clima notevolmente favorevole ad
un rapporto con la Chiesa valdese. Atmosfera ecumenica, sensibile alla ricerca biblica, ottima
la collaborazione pastorale.
Carlo Gay
CORRISPONDENZE
Girare è beilo
FIRENZE — La solidarietà e
la collaborazione fra le nostre
strutture è quanto mai positiva,
non tanto per presentarsi agli
altri come una « carta di credito », un « modello di vita », o di
« forza ». Ognuno nel suo piccolo, in modo differenziato e con
tutti i limiti umani, opera con
coscienza, svolge un particolare
tipo di predicazione che viene
senz’altro colta ed il suo frutto,
anche se non sempre manifesto,
è nella speranza, nella fiducia
che quanto è volto al bene non
è mai vano e non avrà fine.
In questa linea ci hanno dato
risposta Ecumene e Casa Cares nel mese più buio dell’anno... E’ Un controsenso, ma
è vero. Il tanto desiderato agosto, assolato, riposante e .stimolante, a seconda dei casi, non offre che il nulla più assoluto a
chi non è in grado di organizzarsi in modo autonomo, a chi
viene a mancare il giornaliero
« punto di riferimento ».
Alcuni giovani del « Centro occupazionale e di socializzazione »
hanno respirato un po’ di aria
di casa a Velletri e a Reggello
e noi ringraziamo Ecumene e
Casa Cares per quanto hanno
fatto per loro.
Nella prima settimana di settembre, una parte del gruppo
(16 persone più gli operatori)
ha ripetuto l’esperienza di
un « campo-ferie » ad Ecumene,
con visite a Roma, alle catacombe di S. Callisto, all’Appia Antica, a Tivoli, Anagni, Seroneta,
Palestrina, ecc. L’esperienza è
stata quanto mai positiva perché si sono consolidate vecchie
amicizie, per chi era già stato
ad Ecumene, e si sono aperti
nuovi orizzonti a chi non conosceva la struttura e quanto di
bello e di istruttivo si è visto
nelle nostre « girate ».
Il lavoro è ripreso in pieno,
con nuove prospettive che vanno studiate a fondo.
Il gruppo è ritornato a casa
ed è quasi al completo. Ulteriori
richieste di inserimento, che ci
vengono fatte quasi giornalmente, vanno esaminate con serietà
e con oculatezza, perché si mantenga sempre un giusto equilibrio fra le problematiche, il sesso e l’età delle persone che frequentano giornalmente le attività del Centro occupazionale e
di socializzazione.
Ci è di sostegno l’amicizia, la
preghiera, il consiglio di quanti
condividono l’interesse e la validità di un lavoro per i « minimi » più vicini a noi.
Associazione
di cultura
UDINE — L’Associazione evangelica di cultura « Guido Gandclfo » ha felicemente portato
a termine il suo terzo anno di
vita e, come da statuto, ha provveduto, oltre ad approvare la relazione del lavoro svolto, nel corso dell’assemblea che si è tenuta il 22 settembre, ad eleggere
il nuovo direttivo. Riconfermati
tutti i membri uscenti e, nella
sua qualità di presidente, la signora Giovanna Gandolfo Taverna. Il consiglio, riunitosi subito
dopo, ha provveduto a distribuire le cariche interne.
Nel corso dell’assemblea sono
emerse alcune proposte di lavoro
per il prossimo anno: un approfondimento della conoscenza
della variegata presenza evangelica nel nostro paese, il proseguimento della ricerca sulla storia della Riforma nei paesi dell’Est — in questo caso « La Riforma in Polonia » —, un incontro con la comunità di Treffen
(in Austria) e una gita alle valli
valdesi, la presentazione di alcuni testi della Claudiana, tra cui
l’attesa introduzione all’A. T. del
Rendtorff.
Nutrito il calendario di lavoro
anche per i prossimi due mesi.
Dopo l’ottimo concerto vocale
presentato dal coro della chiesa
battista di Pordenone conclusosi con un momento di viva fraternità, è prevista per il mese
di novembre, nei locali della
chiesa in piazzale D’Annunzio,
la mostra sul metodismo che
sarà aperta con una presentazione del libro di Sergio Carile « I
metodisti » e, il 24 novembre, si
concluderai con una conferenza
del presidente delTOPCEMI, pastore Claudio Martelli, Nel mese
di dicembre il pastore Giuliana
Gandolfo presenterà il libro di
J. Zink « Come pregare », in abbinamento con i risultati dell’inchiesta sulle abitudini alla
preghiera raccolti in Udine.
Federazione
femminile
VERCELLI — Martedì. 10 ottobre le sorelle della comunità hanno avuto il grande piacere di una
visita della signora Wanda Buffalo Rutigliano, cassiera della
FFEVM.
La sorella ha illustrato gli scopi e le finalità della Federazione femminile.
Un nuovo « gruppo donne »,
quello della comunità vercellese,
entrerà a far parte della Federazione femminile valdese metodista!
Collettivo
teologico
LA SPEZIA — Si è tenuto con
una larga partecipazione di monitori, il 30 settembre-l” ottobre
scorso, il convegno, organizzato
dal Collettivo teologico, sul tema « famiglia e chiesa ». Ha introdotto l’argomento il prof. Ezio
Ponzo, dell’Università di Roma,
che ha parlato della « scomparsa
deH’infanzia nella società moderna e della Bibbia come ricupero
dell’infanzia ».
Iniziative
evangelistiche
GROTTAGLIE — Nel corso
dell’estate i giovani della chiesa
si sono impegnati in due iniziative evangelistiche. A luglio, in
occasione dell’assassinio del maresciallo Alfredo Catalani, hanno
distribuito oltre 500 ciclostilati,
avvicinando un sabato pomeriggio molti loro concittadini.
Dal 21 al 24 settembre, nel
corso della locale festa de « l’Unità », sono stati diffusi la Bibbia
ed il libro « Claudiana », tra lo
stupore di molti passanti, abituati da queste parti ad associare i credenti con la sola Democrazia Cristiana. Piccole iniziative, volte alla evangelizzazione
ed alla diffusione del pensiero
evangelico.
« L’il settembre si sono sposati nella nostra chiesa Maria Vitale e Francesco De Mola. Alla
cerimonia erano presenti alcuni
fratelli delle Assemblee di Dio. Il
Signore benedica il nuovo focolare.
Gruppi di svizzeri
in visita
TARANTO — Ehie gruppi di
fratelli svizzeri hanno visitato a
settembre e ottobre la Puglia. Il
17 settembre il pastore Achille
Deodato ha predicato nei culti a
Taranto e a Grottaglie. Venerdì
6 ottobre un secondo gruppo ci
ha visitati, sempre accompagnato
dai pastori Wartenweiler e Deodato. In entrambe le occasioni vi
sono stati momenti di agape fraterna.
i
9
27 ottobre 1989
vita delle chiese 9
MOTTOLA: ACCOGLIENZA PER GLI STRANIERI
VITTORIO RAVAZZINI
Rifugiati in un campo profughi. Le nostre chiese sono impegnate
nel cercare di dare accoglienza ai migranti.
Un appartamento
senza barriere
Il contatto con questi fratelli è una benedizione - Occorre preparare l’intervento, per evitare qualunque paternalismo o pregiudizio
Già da un po’ di tempo avevamo cominciato una riflessione
sulla « diaconia ». Il libro pubblicato dalla Claudiana che raccoglie alcune interessantissime
conferenze di J. Moltmann ci ha
molto stimolati. Ne è nata una
discussione che ha coinvolto i
partecipanti allo studio biblico.
Abbiamo capito che non si trattava di teorizzare, ma di dare
corpo ad una parte del Vangelo
per la quale spesso deleghiamo
altri, gli specialisti.
La diaconia è parte integrante della vita di una comunità cristiana e, se è vero che certi servizi richiedono una specializzazione professionale, è anche vero^ che ciascun membro della
chiesa è chiamato e può svolgere un servizio a favore degli
altri, di quelli meno « fortunati ».
Quésta riflessione, dalla quale
nasceva una certa inquietudine,
si combinava poi con una serie
di iniziative di informazione e
di solidarietà con il Sud Africa.
Questo tema è stato ed è tuttora estremamente importante per
la crescita della nostra chiesa.
La vicenda sudafricana, con tutto il suo carico di sofferenze, di
ingiustizie e di protervia da parte della minoranza bianca, ci ha
insegnato molte cose. Per esempio che molti dei problemi del
Sud Africa nascono nella storia
e nella cultura europea; che quel
regime si regge sulle complicità
anche del nostro Paese e che
dunque, oltre ad un razzismo rozzo e becero, ce n’è uno politico
ed economico non meno pernicioso e lento a sparire. Ma il Sud
Africa ci ha anche aiutati a riflettere teologicamente. Non solo
in maniera autocritica rispetto
alle nostre teologie « bianche e
colonialiste », ma siamo stati anche avvinti in positivo dal pensiero, dalle preghiere, dai canti,
dai sermoni di uomini e donne
di colore che in nome di Gesù
lottano contro il razzismo.
Un nuovo campo
dì intervento
Tutto questo, ed altro ancora,
ci ha fatto costantemente ehiedere che cosa potessimo fare noi,
per evitare di aggiungere parole
a parole. Con l’aiuto della stampa evangelica e del Servizio migranti, abbiamo cominciato a
renderci conto che quello degli
immigrati poteva essere un nostro campo di intervento. Forse
avremmo potuto dare un po’ più
Corpo alla solidarietà spirituale
che già sentivamo per questi nostri fratelli e sorelle africani. Ci
siamo interrogati a lungo sulle
nostre capacità e sul progetto.
Come fare ad aiutare senza
mortificare, ad essere solidali
senza fare l’elemosina? Avremmo retto ai possibili problemi
dovuti all’impatto culturale? A
Mottola non ci sono immigrati
di colore; come avrebbe reagito
Ja popolazione?
La cosa divenne ben presto argomento di discussione della nostra assemblea. Decidemmo di
dare un appartamento della nostra struttura per accogliere dei
profughi o degli immigrati di
9olore. Ma decidemmo anche di
impegnarci economicamente per
Il progetto e di impegnarci a
« tare compagnia » a questi nostri amici. Sì, perché, ci dicemipci. Senza compagnia non vi può
essere vera solidarietà.
Qa qualche parte però fu osservato che bisognava anche essc
re prudenti, che bisognava evitare traumi che potessero essere controproducenti, che bisognava che ci mettessimo alla prova per misurare anche le nostre
capacità sulla media e lunga durata.
Il suggerimento ci sembrò saggio, fu aceolto e si decise di
procedere nel seguente modo:
1) Prendere contatto col Servizio migranti per ospitare per
un mese una famiglia di immigrati già sistemati altrove e disposti a trascorrere una vacanza da noi.
2) Fare una nuova assemblea
per verificare l’ipotesi di una accoglienza di più lunga durata.
Fu così che arrivò una famiglia di eritrei. Dopo pochi giorni era come se ci conoscessimo
da sempre. Queste sorelle, con
i loro bambini, sono state una
grande benedizione per tutta la
chiesa. Qgni riserva, ogni eventuale pregiudizio, ogni esitazione è stata subito superata. L’abitazione della famiglia ospitata è
divenuta subito luogo di incontro, di visita, di scambio di idee.
Ci hanno raccontato le loro storie. Storie di guerra, di sangue,
di sofferenze per tanti innocenti, troppi. Abbiamo sentito il bisogno di approfondire le nostre
conoscenze di storia e geografia
e così, insieme a loro, abbiamo
organizzato delle serate di discussione.
Dopo quel mese eravamo più
sereni, potevamo osare. L’assemblea approvò all’unanimità un
progetto di massima e di concerto col Servizio migranti si cominciò ad analizzare le possibilità per una futura esperienza.
Così arrivarono Kid e Angelina, coi loro due figli Franco, di
tre mesi, e Paolo, di due anni;
poi arrivò anche Giuseppe, il fratellino di Kid, di dieci anni. Tutti angolani, profughi in attesa di
espatrio. Non si sapeva quanto
tempo sarebbero potuti rimanere. Forse quattro mesi, forse di
più. In effetti sono rimasti per
un anno intero, ma il tempo è
volato.
La comunità si
è mobilitata
Praticamente tutta la comunità si è mobilitata. I Simao non
si sono sentiti soli. In questo anno si sono costmiti dei legami
di fraternità tanto profondi che,
dopo la loro partenza, si è
avvertito il vuoto che hanno lasciato.
Non vorrei che però da queste
righe si concludesse che tutto è
stato facile e che non abbiamo commesso degli errori, tutt’altro. Aiutare senza cadere nel
paternalismo o, peggio, nel pietismo non è affatto facile. Aiutare
senza creare dipendenze psicologiche, spirituali non è impresa da niente. Noi ci abbiamo provato e sappiamo che, pur avendo
commesso degli errori, il Signore ci ha perdonati. D’altra parte è vero oppure no che anche
nelle azioni più nobili noi restiamo sempre dei peccatori? Anche
di questo abbiamo fatto più diretta esperienza.
La reazione
della gente
In questo anno sono successe
delle cose importanti. Per esempio la reazione della gente. La
diversità genera spesso rifiuto e
paura ma può anche generare
una curiosità che, se non diventa invadente, può preludere ad
ottimi risultati. Kid e Angelina,
ma soprattutto i loro bambini,
hanno conquistato Mottola. La
gente ha avuto modo* di conoscere, apprezzare e voler bene a
delle persone, indipendentemente
dal colore della loro pelle o dalla loro condizione di profughi.
Fin dall’inizio abbiamo considerato questo come una parte
fondamentale del progetto: cogliere l’occasione di questa presenza per incoraggiare tutti a
superare le barriere e i pregiudizi. Inoltre una nostra ipotesi
ha trovato conferma: se la presenza di persone diverse, per lingua, cultura o razza, viene mediata da qualcuno, e si verifica
in condizioni che non sono di
emergenza, ci sono maggiori probabilità che la gente reagisca
bene. Non crediamo, infatti, che
l’unica ragione della buona riu
scita di questa esperienza sia riconducibile alla pur nota ospitalità del popolo mottolese. Se
invece di una famiglia fossero
arrivati cento o forse mille africani in una sola volta, senza nessuna preparazione, senza una discussione, senza un incontro, forse, anzi certamente anche da noi
si sarebbero creati dei problemi.
Noi speriamo che questa esperienza sia servita all’intero paese
perché quando nel futuro verranno in tanti alla ricerca di lavoro, ci si possa sentire più fratelli e parte di una stessa famiglia.
Massimo Aprile
Un uomo sereno
Attraverso l’esperienza professionale aveva
trovato il modo per lavorare per la sua chiesa
Mercoledì 18 ottobre;
è una giornata di sole.
La collina di S. Giovanni è uno splendore. Saliamo al Rifugio Carlo
Alberto per rendere
l’estremo saluto a un
caro fratello, stimato ed
amato, al quale eravamo molto legati: Ting.
Vittorio Ravazzini, deceduto serenamente all’età di 87 anni.
La cappella dell’Istituto è colma di gente,
molti sono costretti fuori. La figliola Elena, col
marito F. Corsani e i
nipoti, sono sereni. Manca solo la sorella, la cui
salute le ha impedito di essere
presente. Un gruppo di amici di
Torre Pellice canta un inno. La
meditazione della Parola, semplice, lineare, è ascoltata con sereno raccoglimento. Il vicemoderatore Bruno Bellion esprime la
riconoscenza della Tavola e delle chiese per il servizio qualifieato e prezioso che il fratello
Ravazzini ha reso, per gran parte della sua vita, a tante eomunità ed istituti.
Aveva vissuto con serenità in
mezzo a molte difficoltà, soprattutto dopo la morte del padre,
che gli aveva lasciato l’onere
della famiglia.
Se ne è andato in silenzio e
con serenità nella notte.
Con serenità lo abbiamo deposto nella tomba. Chi lo ha conosciuto ha avuto l’impressione
che la serenità del suo vivere
fosse contagiosa.
Una svolta
nella vita
Della sua personalità vorrei ricordare molte cose; forse altri
lo farà.
Per quel che mi concerne mi
limiterò a ricordare il momento che costituì la grande svolta
della sua vita.
C’era stata forse una preparazione inconsapevole, un desiderio
di servire il Signore, come suo
padre, pastore evangelico. Si era
nel dopoguerra. Ravazzini era
ormai capo divisione del Comune di Torino e anche membro
del Concistoro della chiesa di
Torino, il cui pastore era Elio
Eynard. Questi aveva dato impulso all’evangelizzazione nella
diaspora, coadiuvato dal past.
svizzero Hardmeier, e l’espansione di questa attività aveva offerto a Ravazzini l’occasione di impegnarsi lui pure, quale predicatore laico, soprattutto ad Asti,
ma anche a Susa, Coazze, Chivasso.
Ma accanto a questo aveva cominciato ad aprirsi per lui un
campo più vasto nel quale esplicare la sua attività professionale. In tutta Italia, a cominciare
da Torino stessa, i nostri stabili
avevano sofferto non poco a causa dei bombardamenti. Ripetutamente la Tavola valdese aveva richiesto a Ravazzini di fare
dei sopralluoghi per constatare
quali lavori di risanamento delle ferite fossero più urgenti e
possibili con le limitate risorse
a disposizione. Le richieste pe
rò piovevano da tutte le parti
e occorreva provvedere in maniera più razionale e continuativa. In Sinodo si era parlato più
volte della necessità della creazione di un ufficio tecnico edilizio, ma la Tavola era esitante,
sia per la spesa che questo avrebbe comportato, sia per la
difficoltà di trovare un professionista qualificato che volesse
assumerne la direzione, rinunciando alla propria carriera.
Accadde che nel maggio 1956
mi trovassi a Roma per presiedere le sedute della Tavola. Si
era di nuovo parlato dell’argomento che ci angustiava. In una
pausa dei lavori, camminavo sul
lungotevere con Ravazzini che
era lui pure membro della Tavola. Ad un tratto mi fermai e,
senza molto riflettere, gli dissi:
« Ma tu, non te la sentiresti di
lasciare il tuo posto al Municipio di Torino e lavorare a pieno
tempo per la chiesa? ».
Lo colsi di sorpresa, e forse
né io, né lui ci rendemmo conto, sul momento, della gravità
del sacrificio che gli avevo richiesto. Al Comune di Torino egli
era bene avviato, era amato e
stimato, sicuramente sarebbe
avanzato nella carriera, nella retribuzione, fino al raggiungimento del massimo della pensione.
Rimase per un attimo tra l’incredulo e il sorpreso, poi sussurrò commosso: « Avevo sempre
desiderato servire la chiesa a
tempo pieno, come mio padre,
ma dovevo provvedere alla mamma, alle sorelle, al fratello. Forse adesso è il momento buono ».
I colleghi della Tavola plaudirono alla sua deeisione, ma col
tempo mi resi conto che gli avevamo chiesto veramente molto,
in quanto le condizioni che potevamo offrirgli erano di gran
lunga inferiori a quelle di cui
godeva nel suo impiego al Comune di Torino.
La ristrutturazione
di molti stabili
Intraprese il suo nuovo servizio con gioia e piena dedizione,
viaggiando per tutta la penisola,
dalle Alpi alla Sicilia, curando
la rimessa in sesto di tanti nostri stabili mal ridotti, sorvegliando i lavori delle nuove costruzioni, risolvendo non pochi
problemi edilizi. Ne troviamo un
elenco nei rapporti della Tavola
al Sinodo di quegli anni. Mi limito in questo scritto a ricordare con quanto impegno e assiduità sorvegliò i lavori del nuovo tempio di Milano e dello stabile annesso; e poi anche i lavori di quel gioiello che è la
chiesa di S. Secondo, e ancora
la trasformazione dei locali annessi alla chiesa di Pinerolo, per
adibirli a convitto per gli studenti delle nostre valli, e infine
qucH’adattamento di vecchi stabili per farne la Foresteria di
Torre Pellice, creando al centro
di essi quel magnifico salone che
ne è come il cuore pulsante.
Modesto e riservato e umile
come era, nessuna delle sue opere porta il suo nome, eppure le
ha messe in condizione di rivivere e .sei'vire utilmente e degnamente. Esse, meglio di noi, parlano di lui.
Lo ricordiamo con ammirazione, con gratitudine, con affetto
profondo e ne ringraziamo il Signore.
Achille Deodato
10
10 vita delle chiese
27 ottobre 1989
ni
ASSEMBLEE DI CIRCUITO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Evangelo, città, povertà
Per i migranti
In linea con l’atto sinodale sulla povertà è
stione del razzismo - Da rilanciare anche i
stata affrontata la querapporti con i battisti
NAPOLI —■ Sabato 7 ottobre
si è riunita a Napoli Tassemblea
autunnale del 13” Circuito (Campania). E’ stato un incontro abbastanza positivo, con chiari impegni di lavoro per le comunità della regione.
Il Consiglio aveva presentato
una relazione dal titolo: «Evangelo, città, povertà del mondo », seguendo l’atto sinodale sulla solidarietà con i popoli più poveri
del mondo. L’assemblea, partendo da questa relazione, si è soffermata maggiormente su tre
problemi: il razzismo nel nostro
paese (l’assemblea si riuniva
mentre a Roma era in corso
l’importante manifestazione antirazzismo e molti evangelici napoletani vi avevano partecipato),
i rapporti con le comunità battista, i rapporti tra le opere sociali in Campania e la vita delle
comunità.
libro sull’insegnamento della religione a scuola, libro che raccoglie un lavoro di ricerca fatto
dalle nostre comunità.
Indicazioni
per l’attività
SAVONA — Si è tenuta sabato
7 ottobre l’Assemblea del V Circuito con la partecipazione di
tutte le chiese. Queste le indicazioni per l’attività del circuito :
— riflettere sui documenti dell’assemblea di Basilea, « pace
e creato»;
— occuparsi dei problemi diaco
nali di chi serve nelle nostre
chiese ;
— prepararsi all’assemblea congiunta dei battisti, metodisti
e valdesi.
Inoltre :
— si è espressa solidarietà per i
migranti dal sud del mondo;
— si è salutata la nuova chiesa
battista di Mondovì;
— si è approvata la preparazione
di un corso per predicatori ;
— si è approvata la organizzazione del convegno pastorale
francese ad aprile;
— si è eletto il nuovo membro
del consiglio in Milca Gerani.
La prossima assemblea è convocata a Genova il 12 maggio ’90.
PINEROLO — Nel corso della
settimana ecumenica per la pace, dal 16 al 24/10, si è tenuta
martedì 17, nei locali della Chiesa valdese di via dei Mille, una
assemblea ecumenica di riflessione, di digiuno e di preghiera,
promossa dalle Chiese cattolica,
valdese e dalla Comunità di base.
La serata ha avuto come punto focale di interesse e discussione la questione dell’immigrazione. Si è parlato delle varie
esperienze locali di assistenza
ai migranti terzomondiali (una
mensa, una scuola di italiano, un
volantino informativo) e, in
gruppi di lavoro, si è affrontato
il problema sotto il punto di vista teologico.
L’incontro è proseguito con una relazione da parte di un
membro residente di Agape, Albert, che ha parlato dell’esperien
za fatta all’assemblea europea di
Basilea, e che ha indicato le principali differenze di quest’ultima
con la prossima assemblea di
Seoul (un salto di qualità teologico, una maggiore importanza
data alla parola « giustizia », più
partecipazione della «base»).
E’ stato poi proiettato un videotape sul fenomeno statunitense dei « santuari »: alcime comunità praticano un atto di disobbedienza civile per accogliere gli immigrati illegali.
Ai partecipanti (un’ottantina
circa) è stato richiesto di versare l’equivalente del pasto, non
effettuato', per una colletta in favore di iniziative per gli immigrati presenti nel pinerolese. Il
gruppo di collegamento permanente su « Giustizia, pace e integrità del creato » si incontra il
16 novembre alle ore 20.30 presso i Padri Cappuccini.
RIFLESSIONI SUL TERREMOTO Gradito ospite
Dopo un buon dibattito l’assemblea ha approvato all’unanimità le seguenti linee operative per le nostre chiese:
— impegno per una chiara sensibilizzazione delle nostre comunità di fronte al fenomeno del
rsizzismo nel nostro paese e sostegno al lavoro di ricerca per
un impegno concreto verso i
terzomondiali da parte dei giovani evangelici napoletani;
— impegno per un nuovo rilancio della collaborazione con le
comunità battiate della Campania (già in passato la collaborazione è stata più che positiva)
in vista della comune Assemblea
del 1990;
Già pronti a ricominciare
Un richiamo al testo biblico in cui, pur nel prospettarsi (dei disastri, Gesù non trascura di rivolgere il suo quotidiano messaggio
— migliorare i rapporti tra
l’impegno sociale (molte opere
diaconali sono presenti nel circuito: Monteforte, Portici e le
opere di Ponticelli) e la vita delle comunità.
L’assemblea ha poi accolto come nuovo predicatore locale la
sorella Silvana Nitti, ha ricevuto
una buona informazione sulle
nuove pubblicazioni della Claudiana e ha dato alcuni mandati
operativi al Consiglio.
A conclusione ricordiamo che
l’assemblea ha voluto sostenere
la prossima pubblicazione di un
Mercoledì mattina, presto, il
nostro telefono squillò. Era uno
dei nostri membri di chiesa che
ci chiamava per dirci che c’era
stato un terribile terremoto a
San Francisco. Accendemmo la
radio per sentire le notizie: il
ponte di Oakland era crollato
alle cinque del pomeriggio, nell’ora di punta del traffico, e lo
stesso era accaduto a ima sezione lunga un chilometro della
Nimitz Freeway a Oakland. Gli
incendi provocati dai gas usciti
dalle tubature spezzate stavano
distruggendo molte case nel quartiere di Marina. Per noi era una
grande tristezza: avevamo abitato a San Francisco e io avevo
lavorato dove ora infuriava il
fuoco degli incendi, attraversando regolarmente il ponte della
baia di Oakland per recarmi alla facoltà di teologia di Berkeley.
Molti nostri amici e dei nostri
figli vivono tuttora in quell'area.
Con questi pensieri in mente ci
recammo al consueto incontro
pastorale per uno studio in comime dei testi della predicazione di quella domenica, e leggendo il capitolo 21 di Luca udii Gesù parlare di distruzioni a venire: « Vi saranno ovunque terremoti, carestie e pestilenze... ».
Gesù annunciava patimenti e persecuzioni. Poi Carlo Gay richiamò la nostra attenzione sui versetti conclusivi (37-38): « Di
giorno insegnava nel tempio e
di sera usciva e trascorreva la
notte sul monte degli Ulivi. E
tutto il popolo, la mattina di
buon’ora, veniva al tempio per
ascoltarlo ».
Ma ogni mattina
insegnava al popolo
Claudiana editrice
NOVITÀ’
AUTORI VARI
Casa o fortezza?
L’Italia, l’Europa del 1992 e l’iminigrazione :
quali scelte politiche?
pp. 110, Lire 14.000, coll. F.C.E.I n. 5
Gli atti e interventi del Convegno organizzato dal Servizio migranti della Federazione chiese evangeliche in Italia
tenutosi a Roma il 22.2.’89 presso la Facoltà di teologia.
STEFANIA BIAGETTI
Emilio Comba (1839-1904)
storico della Riforma e del movimento valdese medievale
pp. 127, L. 22.000, coll. Fac. vald. teol. n. 17
La biografia e l’opera di una delle figure più notevoli del
protestantesimo italiano del XIX secolo, professore di storia
ecclesiastica e teologia pratica nella Facoltà valdese di teologia e uno dei fondatori de « La rivista cristiana ».
“FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I.A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 00601900012
II pastore Gay osservò: « Gesù
parlava di terribili calamità per
il popolo, e stava per salire egli
stesso sulla croce. Ma cosa faceva intanto? La sera andava alla casa dei suoi amici e dormiva. Poi, ogni mattina, tornava
per insegnare al popolo ». Stavano per sopraggiungere dei disastri, ma Gesù continuava a
occuparsi dei suoi compiti quotidiani. E questo è quello che
sta facendo la gente della California. Molti erano privi di acqua e di elettricità, ma tutti continuavano ad andare al lavoro
c le scuole erano state riaperte.
Poi telefonai per sapere come
stavano i nostri figli, che vivono
vicino a Los Angeles: mia figlia
era molto più interessata ai suoi
progetti dopo la laurea, il prossimo giugno, che preoccupata
per la questione dei terremoti.
Sì, è vero che i sismologi prevedono che il grande terremoto avverrà presto (entro una
trentina di anni) nel bacino di
Los Angeles nel cui sottosuolo,
a 50-60 chilometri di profondità,
si sono formate delle crepe causate dalla tremenda pressione
della crosta terrestre. Ma una
laurea in arrivo è più importante delle preoccupazioni sul momento in cui il grande terremoto arriverà.
Significa questo che i californiani vivono allegramente senza
preoccuparsi per il futuro? No,
perché una delle ragioni per cui
la vita laggiù sta tornando così
rapidamente alla normalità è che
la gente era preparata. Molti
avevano seguito i consigli circa
il modo in cui prepararsi a un
terremoto che si trovano sul fron
tespizio di ogni guida del telefono: chiudere il gas per sventare gli incendi, tenere pronte
candele e lampadine d’emergenza e mia scorta d’acqua potabile. Dopo il terremoto del 1971
nella valle di San Fernando (Los
Angeles), la CaUfomia ha adottato i più severi regolamenti edilizi del mondo. Nel Candlestick
Park, dove 60.000 persone si erano ammassate per assistere alla
finale di baseball tra le squadre
di San Francisco e di Oakland,
Io stadio oscillò, apparvero delle crepe e caddero dei pezzi di
cemento, ma ci furono soltanto
alcuni feriti leggeri. Quasi tutti
i danni e gli incidenti mortali
si ebbero in edifici, e specialmente su autostrade, costruiti quando i regolamenti edilizi erano
meno severi. E’ sempre, sicuramente, una terribile tragedia. La
sezione di mezzo chilometro della Nimitz Freeway non avrebbe
mai dovuto crollare, facendo piovere la morte su centinaia di
automobilisti. Per il prossimo
terremoto, di cui è certo l'arrivo,
si dovranno prendere precauzioni più accurate, e costose.
ANGROGNA — Per la domenica della Riforma, il 29 ottobre,
avremo' con noi Mario Cignoui,
della Società biblica, che s’incontrerà con la comunità nel culto,
con i bambini della scuola domenicale ed i catecumeni e con
l’Unione femminile. Avremo così
modo di capire in « presa diretta » come si sviluppa il lavoro di
diffusione della Scrittura nel nostro Paese.
Calendario
Giovedì 26 ottobre
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — L'attività riprende
alle 20.45, presso il Centro d’incontro.
Il pastore Bruno Rostagno curerà una
introduzione alla tematica del profetismo.
Sabato 28 ottobre
□ CONCERTO
DELLE CORALI
POMARETTO — Alle ore 20.30, presso
il tempio, avrà luogo un concerto della corale « La licerne » di Charenton
(Parigi), con la partecipazione della corale di Pomaretto e dell’organista Walter Gatti.
Nel frattempo la vita continua.
Sono vissuto nove anni in California e non mi risulta che
nessun membro delle nostre chiese sia morto o sia rimasto ferito nei numerosi terremoti di
cui fummo testimoni. Ma nei nove mesi che abbiamo finora trascorso a Torino ho avuto due
funerali di persone morte in incidenti stradali, e in questo momento ho altre due persone in
ospedale per gravi ferite, riportate sempre in incidenti stradali. Poche ore fa ero su un tram
che investì un’auto che gli tagliava la strada. Forse, qui in
Italia, abbiamo anche noi bisogno di prepararci in vista di
eventuali disastri.
TORINO — Venerdì 10 novembre alle
ore 20.45 nella sala valdese di via Pio
V, n. 15 Filippo Gentiioni e Luca Negro
presenteranno il mensile « Confronti ».
intervengono Domenico Agasso, Alberto
Chiara, Giulio Disegni, Giorgio GardioI,
Giuseppe Pelizza. Organizza il Centro
evangelico di cultura “ A. Pascal ».
Ken Hougland
TORINO — Sabato 18 novembre alle ore 20.45 nella sala valdese di via
Pio V, n. 15, Lidia Wlenapace, Adriana
Valerio, Erika Tomassone parleranno
sul tema « Le scomode figlie di Èva:
donne, chiesa, società negli anni '90 ».
DIMAGRIRE NON E’ PIU' UN SOGNO
CENTRO DI DIMAGRIMENTO
ACCELERATO
VIA RAVIOLO, 10/A - PINEROLO - TEL. 0121/793.613
I
11
27 ottobre 1989
valli valdesi 11
AUTUNNO IN VAL D’ANGROGNA
Lassù si continua a sperare...
La ricostruzione dopo il Rimpatrio - Le diapositive del RIGRAP e la
presentazione della «miniguida» realizzata dai bambini della scuola
Favorita da una splendida giornata di sole, domenica 22 si è
conclusa la serie di manifestazioni dell’Autunno in Val d’Angrogna.
Tra gli appuntamenti recenti e
più interessanti ricordiamo quello con la geografa Paola Sereno
dell'Università di Torino, che ha
descritto la strategia di ricostruzione adottata dai valdesi alTindomani del ritorno alle valli dopo l’esilio in Svizzera. Sono gli
anni in cui i superstiti nei villaggi distrutti e nei campi abbandonati cominciano a piantare migliaia di castagni per trarne nuovo sostentamento, gli anni in cui si contano più « terre
comuni » che proprietà private.
L’« Autunno » ha anche aperto
le porte — a Pradeltorno — al
Gruppo corale e strumentale « A.
Gabrieli » di Bagnolo Piemonte
che ha presentato, con professionalità, brani del XVI secolo. Ed
infine, tra sabato e domenica la
gente ha potuto visitare le mostre dei prodotti agricoli ed artigianali.
Quest’anno erano più numerose le donne con lavori a maglia,
mentre sempre ben presenti sono stati gli artigiani del legno.
Si è trovato anche il tempo di
presentare una bella serie di diapositive sulla recente traversata
a piedi da Ginevra alle valli
(RIGRAP) e una nuova miniguida della Val d’Angrogna. Quest’ultima è stata realizzata sulla base di una accurata ricerca
dei bambini della 3“, 4“ e 5” elementare. E’ la prima volta, a
PERRERO
Continua la lotta per
la scuola materna
Alla ricerca dei locali idonei - Una battaglia
che può risolversi per la tenacia dei genitori
La possibilità di aprire una
sezione di scuola materna statale
a Ferrerò, in sostituzione dell’asilo privato retto dalle suore e
chiuso ormai da anni, è venuta
nuovamente alla luce, in un clima di violente discussioni e pesanti accuse.
L’iniziativa dei genitori di barribini in età inferiore ai sei anni
era partita a gennaio con una
petizione rivolta al consiglio comunale, con la quale si chiedeva
che l’amministrazione di Ferrerò
svolgesse le pratiche necessarie
all’apertura della scuola materna
e cercasse i locali idonei per questa attività educativa.
Il 18 ottobre, la giunta convocava le famiglie in una seduta
aperta e forniva dati tutti negativi: le scuole elementari non più
in uso non hanno spazi sufficienti
e sono troppo decentrate, è impossibile fornire un servizio di
trasporto e l’ex asilo delle suore
dipende ormai dall’Istituto diocesano per il sostentamento del
clero, che non aveva dato risposte precise alla richiesta di uso
dei locali.
I genitori, sufficientemente inviperiti perché la riunione era
stata indetta a ridosso della scadenza per la presentazione della
domanda al Frovveditorato, raccoglievano in tutta fretta sessanta firme per un’altra petizione rivolta all’Istituto diocesano, chiedendo che venissero prese in considerazione le necessità delle famiglie di Ferrerò. La risposta, altrettanto veloce, era positiva, si
chiedeva soltanto che il comune
TORRE PELLICE
in villa signorile ullimo piano con
termo autonomo appartamento composto da : ingresso, salone, 3 camere, cucina, doppi servizi, cantina,
box auto. L. 210 m.
corrispondesse un affitto adeguato.
La palla veniva perciò rilanciata al sindaco, che si impegnava
ad inviare al più presto la richiesta, perché fosse ancora presa
in considerazione dalle autorità
scolastiche.
A tutt’oggi non si può sapere
quale sarà l’esito della pratica,
ma se la scuola materna sarà riaperta lo sarà soltanto grazie alla
tenacia dei genitori, che non si
sono lasciati scoraggiare dalle
difficoltà pur di avere un servizio così importante per la crescita dei propri figli.
Liliana Viglielmo
nostro avviso, che appare una
guida della Val d’Angrogna (ma
su questa pubblicazione, edita dal
locale Centro di documentazione,
torneremo prossimamente). Tutto si è concluso con una gara
sportiva attraverso la valle con
un centinaio di partecipanti, divisi tra skyrollisti. podisti e ciclisti.
E’ stata anche organizzata una
mensa dai giovani della comunità che ha registrato il « tutto
esaurito » e il pomeriggio si è
ballato sotto l’antica ala medioevale. Per 1’« Autunno » angrognino tutti i gruppi si sono attivati.
L’organizzazione generale non ha
fatto una grinza e se in questi
quindici giorni di manifestazioni
non ci sono stati « grandi nomi »,
nei dibattiti la partecipazione,
soprattutto agli appuntamenti di
carattere popolare (come quello
dei cori), è stata superiore al previsto. La filosofia di fondo di
questa rassegna culturale — tiene a dire Jean-Louis Sappè —
è un reagire alla rassegnazione,
allo spopolamento.
In sostanza, di analisi e di convegni sulla montagna se ne sono fatti tanti. Ma altrettanto importante è il lanciare concretamente dei segni di speranza, è
inventare dei momenti di incontro là dove ancora in montagna
si vive e si lavora.
«Tutti gli anni ritorno volentieri a questa manifestazione —
afferma Cristiana De Bettini —;
c’è sempre più gente e più allegria ». Nel suo piccolo (814 abitanti) questa valle alpina tenta
non solo di dire no alla rassegnazione, ma vuole rilanciare la
montagna come luogo in cui vivere in modo più autentico. E’
una sfida che si oppone alla
tendenza generale che vuole concentrare tutte le risorse nelle zone produttive ed intensamente
abitate. Si tratta di fare scelte
difficili, se si vuole sul serio difendere e valorizzare la montagna. Ma in quanto a compiere
scelte difficili gli angrognini non
sono secondi a nessuno, finché
lassù ci sarà qualcuno di loro.
Giuseppe Platone
TORINO
Ouando io Stato uccide
VALPELLICE IMMOBILIARE
Luttrna S. Giovanni
Viale Da Amida 3/1
Tel. (0121) 001.5S4
Importante appuntamento per quanti
hanno a cuore i diritti umani nel mondo. Nel quadro delle iniziative contro
la pena di morte si svolgerà a Torino
(Cinema Massimo, via Montebello 8)
sabato 28 ottobre un convegno su « la
pena di morte nel mondo ».
Questo il programma:
ore 10.00: Presentazione del Convegno
(Marziano Marzano):
ore 10.15: Presentazione della Campagna 1989 di Amnesty International per l'abolizione della
pena di morte in tutto il
mondo (Daniela Molino);
ore 10.30; La pena di morte nella storia e nella cultura del passato (Carlo Ottino):
ore 11.00: Il mito della deterrenza e
la pena di morte come violenza legalizzata (Amedeo
Cottino):
ore 11.45: La pena di morte in Cina (Paola Bonini):
ore 15.00: Legislazione internazionale e
prospettive del movimento
abolizionista (Maurizio Lana);
ore 15.15: La pena di morte e il mondo islamico (A. Al Abbar);
ore 15.45: Pena di morte e cristianesimo: riflessioni sotto il profilo storico e morale (Ermis Segatti):
ore 16.15: La pena di morte In Italia:
B Oggi
e ckMTiani
Festa d’autunno
LUSERNA SAN GIOVANNI — Dome
nica 29 ottobre, presso l'area del mercato coperto, si tiene la Castagnata gigante. L'apertura è alle 14. A seguire
giochi per i ragazzi, alle 16.30 la premiazi'one dei partecipanti al concorso
per dolci alle castagne.
• La mostra « Dal grano al pane »,
presentata dal gruppo di ricerca di Piscina, sarà presentata nei locali della
ex Posta, nei giorni di mercoledì 1, giovedì 2 e venerdì 3 noveimbre.
9 Venerdì 3 novembre, alle ore
20,30, presso la Sala del bocciodromo
comunale, l'Assessorato aH’agricoltura
e l'Associaz. Pro Loco organizzano un
dibattito sul tema; « Problemi e qualità
nell'allevamento del bestiame oggi nella nostra valle ». La relazione introduttiva sarà curata da Gabriella Toscano
Pagano, della Facoltà di agraria di Torino.
Incontri
TORRE PELLICE — Venerdì 27 ottobre, alle 20.45, presso il Priorato mauriziano, si tiene un incontro-dibattito
sul tema « L'adozione e l'affidamento
familiare », con la partecipazione del
giudice Piercarlo Pazè, a lungo impegnato presso il Tribunale dei minori di
Torino.
Dibattiti
dagli anni '70 ad oggi (dal
pericolo di una sua reintroduzione alla mozione parlamentare per la sua abolizione
dal Codice militare penale
di guerra). (Bianca Guidetti
Serra);
ore 16.45: L'impegno della città di Torino contro la pena di morte - Tavola rotonda con gli
esponenti dei gruppi consiliari del Comune di Torino.
Moderatore; Maurizio Lana;
ore 17.45: Dibattito e conclusioni.
Per informazioni: Amnesty International - Via Valgioie, 10 - 10146 Torino
- Tel. 011/7412702.
Teatro
RINGRAZIAMENTO
ec Gesù dice: Io sono la risurrezione e la vita: chi crede in me,
anche se muore, vivrà »
I familiari tutti della com'pianta
Maria Fries ved- Bouvier
riconoscenti per la dimostrazione di
stima tributata alla cara estinta, ringraziano tutti coloro che in qualsiasi
modo hanno partecipato al loro dolore.
In particolare ringraziano il pastore
Vito Gardiol, i vigili urbani, Enrico
Pollo e Ivana Priotto.
Lusenietta, 19 ottobre 1989.
RINGRAZIAMENTO
I figli di
Erminia Paschetto
ved. Rostaing
commossi per la dimostrazione di affetto tributato in occasione della dipartenza della loro mamma, sentitamente
ringraziano tutti coloro che in vario
modo sono stati loro vicino con aiuti
e conforto.
San Secondo, 19 ottobre 1989.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia di
Leontina Carrou in Peyrot
ringrazia tutti coloro che le sono stati
vicino e particolarmente il personale
medico e paramedico dell’Ospedale valdese di Pomaretto.
Frali, 19 ottobre 1989.
TORRE PELLICE — L’Associazione per
la pace organizza per sabato 28 ottobre, alle ore 15, presso il cinema Trento, un dibattito sul tema ■■ Traffico di armi e aiuti al Terzo Mondo: un nodo da
sciogliere ». Partecipano Claudio Canal
(ricercatore presso l'Osservatorio sull'industria bellica di Torino), Alberto
Castagnola (economista), Gabriele
Smussi (collaboratore di ■ Nigrizia » e
« Rocca »).
Rassegna ~
SAN SECONDO — NeH'ambito della
rassegna « Bimotauto » (il mondo a 23-4 ruote), a cura del Gruppo Biblioteca dei comuni di San Secondo e Prarostin'o, sono organizzate due serate
di video, filmati e incontri con tecnici,
atleti e amatori, con inizio alle ore 21
presso la Sala comunale.
Venerdì 27 ottobre il tema sarà • Metti una sera in bici... »; venerdì 3 novembre " Un'avventura in mountain bike ».
Cinema________________
TORRE PELLICE — La programmazione del cinema Trento prevede per venerdì 27 (ore 21.10) La piccola ladra;
per sabato 28 (ore 20-22). e domenica 29
(ore 16-18-20-22) Leviathan.
il
AVVISI ECONOMICI
SIGNORA sola residente Como cerca
aiuto per governo casa. Telefonare
0344/55182 oppure 02/5454263.
ANZIANA signora di Milano cerca
collaboratrice fissa per lavori di casa
e compagnia. Stipendio, contributi,
vitto, alloggio in zona centrale Milano. Telefonare 02/4153714.
PRIVATO acquista mobili vecchi e antichi, oggetti vari. Tel. 0121/40181
(dopo le ore 18).
PINEROLO — Sabato 28 ottobre, alle
ore 21, presso l'Auditorium di c.so
Piave, prosegue la rassegna di teatro
dialettale organizzata dal circolo culturale « Pablo Neruda » in collaborazione con l'assessorato alla cultura del
comune.
Lo spettacolo in programma sarà
« L'atelié », a cura del gruppo « Alfa
Tre » di Torino.
Per sabato 4 novembre sarà invece
in programma • Amò Cleopatra », presentato dal Gruppo Alpini borgata Patella.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 29 OTTOBRE 1989
Rinasca: FARMACIA BERTORELLO
Via Nazionale, 22 - Tel. 800707
Ambulanza :
Croce Verde Penosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte; Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo; Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 29 OTTOBRE 1989
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice; Telefono 91.996.
Croce Verde Bricheraslo: tei. 598790
AUTORIPARAZIONI 1 .LUSERHAS.6I0VANNH
Costantino Marco 1 grandioso appartamento ristrutturato a nuovo composto da : ingresso, salo-1 1 ne, 2 camere, cucina abitabile, bagno,
Officina autorizzata FIAT ripostigli, cantina, box auto. L. 72 m. |
LA PRIMA IN PINEROLO VALPELLICE IMMOBILIARE 1
Lutarne S. Giovanni g
Via Montebello, 12 10064 PINEROLO • vW" Viale Da AmioJt 3/1 | 1 ^ Tel. (6121)901.554
Tel. 0121/21682 1 J
12
12 fatti e problemi
27 ottobre 1989
A COLLOQUIO CON I PARLAMENTARI DI STRASBURGO
Per un’Europa solidale
e non violenta
Le richieste dei movimenti pacifisti, ambientalisti e di solidarietà - Il più urgente nodo da sciogliere è ancora quello istituzionale
Sui 22 europarlamentari eletti
nella circoscrizione nord-ovest
alla consultazione del giugno
scorso, sei avevano sottoscritto,
nel corso della campagna elettorale, due appelli. L’iniziativa,
intitolata « Per un’Europa solidale e nonviolenta », era stata
lanciata da associazioni ambientaliste e pacifiste, da movimenti dell’area cattolica come Pax
Christi, AGLI, Mani tese, dalle
riviste ’’Nigrizia” e ’’Missione
oggi” e dalla FCEI. Altre associazioni, organizzazioni non governative, di volontariato e solidarietà con il Terzo Mondo
avevano stilato il secondo documento, dal titolo « Un avveni
re comune o nessun avvemre ».
Le tematiche dell’ambiente si
sono affacciate prepotentemente
e drammaticamente sulla scena
internazionale (e hanno avuto
un notevole riconoscimento anche da parte degli elettori); i
pacifisti non si accontentano dei
passi fin qui compiuti verso la
distensione; scoppiano inoltre
nuove emergenze, da quella sui
diritti per gli immigrati extraeuropei, a quelle dell’Est e del
Terzo Mondo.
Tre negli eurodeputati presenti all’incontro. Da sin. Virginio Bettini,
Maria Luisa Cassanmagnago, Rinaldo Bontempi.
Per discutere di queste e altre tematiche si sono ritrovati a
Torino il 7 ottobre alcuni di questi eurodeputati: Maria Magnani Noya (PSD, Rinaldo Bontempi (PCI), Maria Luisa Cassanmagnago (DO e Virginio
Bettini (Verdi arcobaleno).
Ad incontrarli sono stati i
« portavoce » Beppe Reburdo,
Beppe Gamba e Luca Jahier,
rispettivamente per le aree della pace e disarmo, dell’ambiente, e della solidarietà.
L’incontro è stato caratterizzato da una serie di questioni, di
« punti », di priorità, come sono
stati chiamati di volta in volta: da parte delle associazioni,
dei movimenti, del pubblico è
stata prodotta una lunga teoria
di impegni da chiedere ai rappresentanti a Strasburgo. Sarebbe illusorio pensare di riportarli tutti, e d’altra parte essi
sono noti.
Più interessante è forse cercare di cogliere alcuni nodi politici su cui è doveroso richiedere
impegno attivo ai sottoscrittori
degli appelli, ma anche continuare la sensibilizzazione da
parte dei movimenti stessi.
E il primo di questi nodi è,
potremmo dire, istituzionale,
solo in apparenza estraneo alle
tematiche degli appelli. L’ha detto bene Maria Luisa Cassanmagnago nel suo intervento: questa ampia « piattaforma » di
intenti resterà lettera morta se
il Parlamento europeo non sarà
dotato di prerogative che vad.ano al di là degli « orientamenti » e dei buoni principi che
sancisce e che poi restano inapplicati nei singoli stati. Per far
sì che le risoluzioni di Strasburgo diventino in qualche modo
« cogenti » nei confronti dei governi nazionali c’è d’altra parte
bisogno di una notevole partecipazione e mobilitazione \di
base.
Sull’aspetto istituzionale e
sulla necessità di una maggiore
relazione con i parlamenti nazionali si è detto d’accordo anche Bontempi, e, via via che si
procedeva con gli interventi, è
apparso chiaro che gli appelli
di cui si discuteva mettevano
in questione l’idea stessa di Europa: dell’Europa comunitaria
quale essa è oggi; dell’Europa
del ’92-’93; dell’Europa che rischia di diventare una fortezza,
chiudendo le proprie frontiere
esterne.
Le risposte ad alcuni problemi particolari sono fra l’altro
improponibili a livello nazionale: il lancio di un programma
di « ecosviluppo », sostenuto da
Gamba e ripreso nell’intervento
di Bettini, per esempio, non ha
senso se non è concertato a livello comunitario. E, ammesso
che vi si giunga in quella sede,
non basterebbe ancora, visto
che il nostro attuale sviluppo
è in gran parte fondato sul sistematico depredamento delle
materie prime e della forza lavoro del Sud del mondo.
Questa forza lavoro (ma bisognerebbe dire questi uomini)
attualmente preme, mossa dalla
/Ì * -4 ,,
I « portavoce » dei movimenti: da sin. Beppe Reburdo, Beppe Gamba, Luca Jahier, M. Magnani Noya.
LUCANIA
fame e dalla guerra, per entrare
in Europa e trovare lavoro e
condizioni di vita migliori. Come ci attrezziamo per rispondere a questa richiesta? Solo con
le misure restrittive degli accordi fra ministri in materia di
ordine pubblico (TREVI) o con
le norme di controllo firmate
dal gruppo di Schengen, per le
quali si chiede l’adesione dell’Italia? O con il numero chiuso?
Il discorso si sposta questa
volta in Italia: la nostra particolare economia, il « sommerso »,
il lavoro nero hanno bisogne di
manodopera a basso costo, di
immigrazione, ma possibilmente
clandestina, cioè più facilmente
ricattabile. Come conciliare questa caratteristica con le richieste degli altri paesi?
Non solo: sempre in tema di
Italia ci sono collegamenti fra
le richieste dei pacifisti-ambientalisti e alcune battaglie
istituzionali da condurre a Strasburgo. Perché, per esempio, l’Italia può permettersi di contravvenire a più di 120 direttive europee? Può permettersi, per non
citare che un caso eclatante, di
ignorare certi limiti di pericolosità rispetto a sostanze inquinanti come l’atrazina? C’è evidentemente qualcosa che non
funziona, e su cui è bene che i
rappresentanti italiani chiedano
per primi maggiore attenzione,
come maggiore attenzione va
chiesta nel controllo della ricerca
scientifica; ogni ricerca, sospettata di coinvolgere aspetti militari o di produzione bellica,
deve essere bloccata. E al proposito c’è un preciso impegno del
gruppo dei verdi europei.
Infine c’è appunto l’idea di
Europa: ancora non si intravvede quale possa essere, al di là
dei discorsi puramente monetaristici che si vanno facendo.
L’impressione, emersa da alcuni
interventi, e avvertita a molti
altri livelli, è che la corsa esasperata ad una più redditizia
concorrenza nei confronti di
USA e Giappone faccia perdere
di vista la necessità di un’Europa dei cittadini, della cultura,
della solidarietà. Occorrono nuovi parametri, nuove priorità: i
pacifisti e gli ambientalisti ne
hanno indicati molti, riferiti
alle loro esperienze ed esigenze: forse, nel porre tali questioni, hanno ricordato che il primo problema è per chi ci rappresenta — e per tutti noi —
quello di ricuperare terreno rispetto a chi gestisce l’Europa
dell’economia.
Incontro con
Benny Nato
Attese e speranze del popolo nero del Sud
Africa - Un appello per il rispetto delle nazioni
Benny Nato, rappresentante in
Italia dell’ANC (African National
Congress), organizzazione di opposizione al regime di apartheid
in Sud Africa, ha parlato ad im
centinaio di persone convenute
nello spazio-dibattiti della Festa
deirUnità organizzata nella cittadina lucana di Melfi, per una
giornata di solidarietà con i popoli del terzo mondo: un no al
razzismo, un sì ad una società
multirazziale, senza pregiudizi.
Hanno risposto all’invito le forze politiche e sociali del circondario di Melfi, le chiese evangeliche metodiste di Rapolla-Venosa: una presenza riconfermatasi
di pari entità a quella avutasi in
precedenti dibattiti suH’ambiente,
sui servizi sociali, sui diritti dei
cittadini.
E’ stata una manifestazione
ben riuscita, che ha avuto il suo
culmine nell’intervista a Benny
Nato da parte di giornalisti della « Gazzetta del Mezzogiorno »
e della « Rai 3 » della Basilicata.
Alla domanda sulle recenti elezioni avvenute in Sud Africa, secca e precisa è stata la risposta:
« Quando solo il 14% ha diritto
al voto, mentre il restante 86%
non ne ha, come si può dar senso
e significato a queste elezioni? Lo
stesso primo ministro sudafricano è stato chiaro: mai un voto a
ciascun uomo o donna.
La vera novità, nei recenti avvenimenti del Sud Africa, è che
nelle manifestazioni contro l’apartheid si vedono sempre più bianchi che insieme al popolo nero
dicono no al fatto che 5 milioni
di bianchi opprimono e sfruttano
29 milioni di neri.
Le recenti elezioni hanno riconfermato al regime gli stessi personaggi di una volta: al ministero della difesa lo stesso che aveva
ordinato i bombardamenti sulla
Namibia per bloccare il processo
di indipendenza. Al ministero dell’interno, rimane chi nel 1962 ha
fatto arrestare Nelson Mandela.
Al premier Botha è succeduto De
Klerk, ma nula è cambiato nel regime di apartheid in Sud Africa ».
Alla domanda se, per uscire dalrinfemo del Sud Africa, la via da
seguire sia quella violenta delle
rivolle o sia ipotizzabile una via
pacifica, come quella delle trattative, della nonviolenza anche da
parte dei neri. Nato ha chiarito
che fin dal 1961 era stata presentata al governo l’esigenza di una
risoluzione pacifica dell’intera
questione.
« Mandela aveva nel merito anche scritto una lettera al governo
di Pretoria, ma la lettera appena
arrivata fu cestinata e dal 1962
Mandela è in prigione, le nostre
manifestazioni pacifiche sono
sempre state represse nel sangue,
interrotte dall’irruzione della polizia. La violenza in primo luogo
è tutta dalla parte del regime
di Pretoria. Ultimamente si registra una inversione di strategia
imposta dai governi inglese ed
italiano, recentemente visitati da
De Klerk, al fine di superare una
crisi economica che attualmente
investe il Sud Africa.
Le manifestazioni non vengono
più. represse, anzi autorizzate, le
immagini circolano più facilmente anche all’estero, ma questo
non significa che il regime dell’apartheid stia cambiando in meglio; infatti, al termine di queste
manifestazioni, gli organizzatori
delle stesse e gli esponenti più in
vista vengono puntualmente arrestati ».
Ma in queste condizioni, incalza il giornalista di turno, la trattativa è da escludere?
« No, ha proseguito Benny Nato, ma poniamo delle condizioni
per avviarla: in primo luogo la liberazione di Nelson Mandela e di
tutti i prigionieri politici. Poi
l’abolizione dello stato di emergenza. Infine il ristabilimento di
una vita politica normale: rispetto delle regole democratiche, pari dignità tra bianchi e neri, libero confronto, libertà di eleggere propri rappresentanti.
Al momento queste proposte
non vengono ascoltate. Il primo
ministro preferisce parlare con
coloro che non sono dei veri neri,
ma collaborazionisti che non hanno nessun consenso e credibilità
alla base del popolo nero. Nell’ambito di questo dialogo di regime, rimane la compattezza del
gruppo dei bianchi, la divisione
del popolo nero in gruppi, ben
orchestrata dal regime dell’apartheid ».
Che cosa può fare l’occidente
per porre fine alla tragedia del
popolo nero del Sud Africa?
Informare, discutere di quello
che accade in Sud Africa, firmare
petizioni, smascherare le tendenze razziste nresenli nelle maglie
della società civile; e poi la cosa
più importante è quella di appli
care realmente delle sanzioni nei
confronti del governo del Sud
Africa per isolare politicamente,
culturalmente, economicamente
il regime di Pretoria. Finora, da
parte italiana, il governo sottoscrive delle sanzioni contro il Sud
Africa e nello stesso tempo la
Fiat e la Olivetti intensificqno
i loro rapporti economico-finanziari con il Sud Africa e l’Italia rimane il primo importatore di
oro proveniente da quel paese.
Il popolo nero chiede che sia;
no applicate delle sanzioni nei
confronti del governo, nonostante
il premier inglese dica di temere
ripercussioni negative sulla stessa popolazione nera. Se nei confronti del Sud Africa si pensasse
di più alla democrazia e alla giustizia e sempre meno agli interessi e ai profitti del capitale,
l’occidente apporterebbe un vero
contributo alla causa del popolo
nero contro l’apartheid.
« Come nero — ha concluso Nato — conosco che cosa significa
essere emarginato, qual è la violenza del razzismo, ma credo che
il tempo rimarginerà le nostre ferite e asciugherà le nostre lacrime ».
Dobbiamo muoverci insieme
per costruire un'umanità che viva in pace cd in armonia, una .società unita c solidale.
Francesco Carri
Alberto Corsani
per la stampa di
biglietti da visita, carta e buste intestate,
locandine e manifesti, libri, giornali, riviste,
dépliants pubblicitari, pieghevoli, ecc.
coop, tipografica subalpina
VIA ARNAUD, 23 - ■© 0121/91334 - 10066 TORRE RELUCE
I
1