1
-spinta
ll’appog.
la popo,
all irrioj.
a dalgo.
^ole ac.
ul, suolo
di fronte
iaii alca.
par'lamento
la popo,
ta co®,
otiti dei
»verno
dto conzionale,
oinistro
île deve
aliatine
mamen■izzare i
ne afgalankese,
1ère asiunodei
mondo,
lotrebbe
ministro
‘dottare
legislaìvrebbe
strabane
hiare il
e, fuori
me. Homo sulla
«inviare
lande di
0 i clania.
líese
ine non
idere un
ino nei
enti asimeno le
n fosseri di deoggetto
eguito a
di tendepres
sse prO:
ideilo di
lei prolei cen
0 delle
di sicu
e la Do
1 profu
vescovo
mons
iato da
Ha siiti
i profil
a stessa
rofugh
Egitto
ione di
:ec
nsiglio
re (Cec)
a ai reaustrazionale
dia per
iesta '
irio nel
ghi del
triste ser, se1 CeC'
ibblico
5 dagli
lia e le
ionen è un
li delle
nsiglio
; d’Au
icolat
alla se
politid
govef'
nfronti
Siamo
ti d
i delle
! offroina soversi!“
IO l’eoncrete
ongra
guesm
lano;
(en>)
WWW
b.'
-, y
l’taifonOTfcione
0i79ii¿plíea in fete
\
SETTIMANALE DELLE
Spedizione in a. p. 45% ■ art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino.
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
Lire 2200-Euro 1,14
EDITORIA!
azione addio?
k GIUDICI
.àà- ■■'■mmM L
fiBIBBIAEAnUALITÀB
TEMPO
DI ANGOSCIA
«Ahimè, perché quel giorno è gran■ dí¡ non ce ne fu mai altro di simile; è
un tempo di angoscia per Giacobbe;
tna tuttavia egli sarà salvato»
Geremia 30, 7
IL lettino dello psicoanalista è diventato uno dei simboli della civiltà occidentale. È un luogo in cui si
compie l’estremo tentativo di elaborare l’angoscia esistenziale. Non è il
caso di discutere suU’efficacia di questo sforzo, d’altronde Woody Alien
nei suoi film ha fatto una formidabile
riflessione sull’argomento e quindi
ogni parola in più pronunciata da un
non esperto sarebbe superficiale o ripetitiva. È stato proprio il grande regista e attore americano ad affermare, pochi giorni dopo gli attentati ne^ Stati Uniti, che U luogo di elaborazione dell’angoscia si è visibdmente
spostato dal lettino deH’analista verso
lo spazio pubblico. Improvvisamente
gb esseri umani hanno preferito il ritrovarsi insieme in piazza aU’intimità
dello studio di un terapeuta. Un
evento terribile ha rotto alcuni cerchi di isolamento, raddrizzando gli
guardi ricurvi su se stessi. Quel giorno grande e terribile che ha scatenato
un tempo d’angoscia per tutti.
L) ORACOLO profetico di GereI mia si riferisce al presente o a
un futuro non molto lontano, ed è
cobocato in una cornice storica nella
quale il profeta è invitato a scrivere le
parole ricevute dal Signore (Ger. 30,
2) e a divulgarle. La particolarità del
brano consiste nell’abbinamento delle espressioni «tempo di angoscia» e
«grande giorno». A prima vista le
due espressioni potrebbero sembrare
perfetti sinonimi. L’analisi del vocabolario suggerisce però un’ipotesi di
versa. La parola «giorno» nella sintassi ebraica rispondeva principalmente alla domanda «quando?» e indicava un determinato periodo nonché un riferimento cronologico abbastanza preciso che, di solito, fa
parte degli esordi profetici o si inserisce nelle frasi di apertura di una
narrazione. La parola «tempo» nel
brano di Geremia, invece, indica non
soltanto lo stato d’animo ma anche
una condizione esistenziale.
La promessa rivolta a Giacobbe,
ossia al popolo di Israele, è quella
di essere salvato. È una forma verbale. denominata «passivo teologico»,
che indica chiaramente l’azione di
Dio. La salvezza annunciata dal profeta è un cambiamento radicale della
condizione del popolo, è la liberazione dall’oppressione e dall’angoscia.
Sia nell’annuncio dell’angoscia che
nella proclamazione della salvezza, il
profeta si muove in una dimensione
collettiva che oltrepassa una semplice
somma di esperienze individuali. Gli
eventi del tempo presente ci stanno
insegnano piuttosto bene a condividere l’angoscia ma anche a trasformarla in gesti di solidarietà, la cui
concretezza percepiamo quasi fisicamente, anche se i destinatari delle
nostre azioni sono geograficamente e
culturalmente lontani. È importante,
tuttavia, essere consapevoli che la
sorgente della pace e della salvezza
non si trova nelle nostre mani. In
ogni caso questa affermazione non ci
dispensa dal porgere un bicchiere
d acqua-a chi trema di angoscia.
Pawel Gajewski
ihiesehhhhhì ■■■■■DIBATJITQI
/ muHatì di un'indagine: perché Giovani sempre più cattivi?
si diventa valdesi 0 metodisti? di Antonio fuscà lAjr
Visita negli Usa poco prima deH'inizio dei bombardamenti sull Afghanistan
Le conseguenze della guerra
Il pastore Franco Giampiccoli, in rappresentanza della Fcei, ho fatto parte di uno
delegazione del «Genoa Social Forum» che ho visitato Washington e New York
L’annuncio dell’attacco dato alla televisione del Qatar «Al-Jazeera», la Cnn araba
FRANCO GIAMPICCOLI
NE’W YORK - Dopo l’annuncio di
una «operazione di sicurezza» il treno
si ferma nella buia galleria della metropolitana e dopo un’attesa di diversi minuti lo stesso altoparlante invita
i passeggeri a scendere dalla vettura
di testa. Tutti si avviano con ordine,
percorrono tranquillamente il lungo
treno, scendono dalla prima vettura
che si è appena affacciata nella grande stazione di Times Square e salgono rapidamente la scala, chi verso
l’uscita, chi a prendere una coincidenza su un’altra linea. È uno dei
tanti «falso allarme» con cui la città di
New York convive da 3 settimane. La
gente si adegua senza apparente tensione, ma le statistiche dei sondaggi
psicologici dicono che 7 newyorkesi
su 10 presentano tuttora sintomi della sindrome da catastrofe, insonnia,
incubi, depressione, crisi di pianto.
Nella «città bassa», lungo il perimetro del «Ground Zero» (che intorno all’enorme vuoto delle due Torri
Gemelle comprende la fascia di un
isolato come margine inagibile) la
gente sfila accanto alle transenne, a
tratti accalcandosi in alcune strettoie. C’è chi dà l’impressione di essere per strada per lavoro. Molti altri
sono lì, come noi, per guardare, proteggendosi con una mascherina o
con il fazzoletto dalla polvere e dal
puzzo di bruciato. Molti si fermano
nei punti in cui, al di là dei palazzi
anneriti ancora in piedi, si intravede
il cumulo di macerie alto quanto una
casa di una decina di piani. La polizia, che presidia le transenne, invita
a non fermarsi per non bloccare il
traffico. Si percepisce un misto irreale di desolazione e di normalità.
Sono negli Stati Uniti, per conto
della Fcei, con una delegazione del
Genoa Social Forum (Gsf) per una visita a Washington e a New York tra il
29 settembre e il 3 ottobre. Sono insieme a Raffaella Bolini delTArci,
Alessandra Mecozzi della Fiom-Cgil,
Bruno Palladini dei Cobas, Maria Cristina Perugia di Rifondazione comunista e Vittorio Agnoletto che guida la
delegazione. Manca il rappresentante di Pax Christi (era stato annunciato mons. Luigi Bettazzi), il che sbilancia non poco la delegazione che
voleva rappresentare l’ampio ventaglio di posizioni presenti nel Gsf.
Segue a pag. 3
Dopo il primo bombardamento all'Afghanistan
La guerra non sia l'unica opzione
EUGENIO BERNARDINI
IL 7 ottobre l’Afghanistan è stato
colpito dal primo attacco aereo
delle forze militari anglo-americane.
L’amministrazione Usa continua a
parlare di iniziative militari limitate
e mirate e ad accompagnarle sia con
una massiccia azione investigativa
sia con un’«offensiva» politico-umanitaria: coinvolgimento nella sua
coalizione dei paesi arabi, della Russia e delle ex Repubbliche sovietiche:
distinzione netta tra islamici e terroristi e tra talebani e afghani; apertura
sul diritto dei palestinesi ad avere un
proprio stato indipendente insieme
al diritto all’esistenza e alla sicurezza
di Israele; aiuti umanitari al Pakistan
e alla popolazione dell’Afghanistan.
Non proprio una dimostrazione muscolare tipicamente «yankee», ma
un’iniziativa complessa e meditata
che tende a mettere in campo tutte
le opzioni possibili. Dall’altra parte
Bin Laden risponde ringraziando il
suo dio (mi permetto di scriverlo con
la d minuscola) per i morti ammazzati in America, per il dolore e la
paura che colpisce anche gli infedeli,
e chiamando alla guerra santa col fine di sradicare gli infedeli dalla Palestina e dalla penisola arabica. In
realtà, con il fine prioritario di egemonizzare l’Islam, perché quella di
Bin Laden e soci è soprattutto una
cruenta lotta intestina.
Di nuovo la nostra coscienza è lacerata’tra la coscienza delle responsabilità delTOc.cidente (ma anche
dei paesi musulmani), le esigenze
della giustizia per cui il male deve
essere combattuto, le ragioni del
dialogo politico e culturale per evitare che la guerra sia l’unico strumento per affrontare i conflitti. Ciascuno può e deve fare la sua parte
per superare questa difficile crisi.
Referendum
Il 64,2»/o di «SÌ»
al federalismo
Con il 34% di votanti (nel 2000, per
sette referendum su varie materie, la
percentuale era stata, a seconda dei
referendum, tra il 31,9% e il 32,5%) e
con il 64,2 di «sì» (il referendum era
confermativo e non necessitava di
quorum) è stata approvata la legge di
modifica del titolo V della parte seconda della Costituzione italiana che
conferisce nuovi poteri e nuove autonomie a Comuni, Province e Regioni. La riforma ha effetti immediati. I cambiamenti non saranno proprio irrilevanti e, certamente, darà al
nostro paese una configurazione di
tipo federalista, ponendo anche, a
legislatori e amministratori, il problema di raccordare efficacemente,
ed eventualmente incrementare, il
decentramento dei poteri dal centro
dello stato alla sua periferia.
Anno IX - numero 39-12 ottobre 2001
ECO DELLE VALLIBH
Il referendum costituzionale
1WSULTAR
I L'OPINIONE ■
ROGATORIE
INTERNAZIONALI
Mentre scrivo queste righe vanno in
onda i primi commenti sull’attacco in
Afghanistan e sono tormentato da un
dubbio: la combattuta approvazione
della legge sulle cosiddette rogatorie
internazionali ha davvero dei risvolti
importanti anche rispetto alla lotta
contro U terrorismo? Oppure si è consumata in Parlamento l’ennesima sceneggiata intorno a cavilli che, a tutto
voler concedere, possono tornare utili
a qualche corrotto o corruttore nostrano? Hanno ragione governo e maggioranza che ritengono di aver varato
una legge utilissima per garantire
un’efficace assistenza giudiziaria tra
Italia e Svizzera? Hanno ragione nel
dire che gli aspetti più formali di questa cooperazione rappresentano una
garanzia per tutti? Oppure bisogna dar
credito all’opposizione secondo cui alcune norme sono state costruite per
salvare alcuni politici del centro-destra? Davvero queste norme, a causa
dei loro formalismi, sono destinate
vergognosamente a favorire terroristi,
pedofili, corrotti e corruttori che mettono a segno e a frutto i loro crimini
su scenari intemazionali?
La guerra che incombe deve indurci
a riflettere in modo pacato e non emotivo. Da magistrato quale sono mi avvio, ovviamente, a rispettare la legge
come tutte le leggi dello stato salvo rilevarne eventuali profili di incostituzionalità. Da cittadino ritengo che non ci
sia miglior modo per valutare la vicenda se non quello di richiamare le osservazioni che il Consiglio superiore della
magistratura (Csm) ha inviato al ministro della Giustizia. Quell’istituzione,
che rappresenta il cuore del mondo
giudiziario, aveva mosso due censure
al testo di legge. Innanzitutto ha sollevato perplessità verso un meccanismo
che consente di sbarazzarsi di prove
lampanti tutte le volte che siano commesse anche delle semplici irregolarità
nell’acquisizione o nella trasmissione
di documenti o di altri mezzi di prova a
seguito di rogatoria all’estero. Ed è un
dato di fatto che nel processo penale i
documenti che vengono utilizzati (contratti, estratti bancari, ecc.) sono acquisiti informalmente, anche mediante
semplici fotocopie e a nessuno è impedito di contestarne l’autenticità quando vi siano le prove della loro falsità.
D’ora in poi, dunque, avremo maggiore
certezza circa l’autenticità dei documenti ma la strada per acquisirli sarà
più complessa e a volte irta di ostacoli
anche insormontabili, generati dalle
forme burocratiche per il loro rilascio.
In secondo luogo il Csm si è dimostrato molto sorpreso che debbano essere scartate anche quelle prove documentali che, pur acquisite regolarmente nel passato, non sono entrate nel
processo secondo le nuove, più rigorose procedure. Questa regola contraddice i principi di fondo sull’efficacia delle
norme processuali. Ciò significa che
nei processi in corso quei documenti,
anche se non è in dubbio la loro autenticità e provenienza e anche se contengono prove evidenti della responsabilità dell’imputato, hanno un valore pari
a zero e che il giudice non potrà tenerne conto nella sua decisione. Non credo
che prossimamente le porte delle carceri saranno più aperte di ora per i mafiosi o per altri criminali. Di certo però
il processo penale diventa più complicato e si allontana ancor più dalle regole che anche il comune sentire ritiene
indispensabili per rendere giustizia.
Marco Bouchard
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della
«'^[Giacobbe] andò
da suo padre e gli
disse: “Padre mio!”.
Isacco rispose:
“Eccomi: chi
sei tu, figlio mio?”
'^Giacobbe
disse a suo padre:
“Sono Esaìi, il tuo
primogenito. Ho
fatto come tu mi
hai detto. Alzati
ti prego, mettiti
a sedere e mangia
la mia selvaggina,
perché tu mi
benedica”. (...)
^'Allora Isacco
disse a Giacobbe:
“Avvicinati, figlio
mio, e lascia che io
ti tasti, per sapere
se sei proprio mio
figlio Esaìi, o no”.
^^Giacobbe
s’avvicinò a suo
padre Isacco; e
come questi lo ebbe
tastato, disse:
“La voce è la voce
di Giacobbe, ma
le mani sono le
mani diEsaù”,
e lo benedisse. (...)
Isacco gli disse:
“Portami da
mangiare la
selvaggina di mio
figlio, e io ti
benedirò”.
Giacobbe gliene
servì, e Isacco
mangiò. (...)
^Poi suo padre
Isacco gli disse:
“Ora avvicinati
e baciami,
figlio mio”.
^Pgli s’avvicinò
e lo baciò. E Isacco
sentì l’odore
dei vestiti, e lo
benedisse dicendo:
“Ecco, V odore di
fistio è come
l’odore di un
campo, che il
Signore ha
benedetto.
^^Dio ti conceda la
rugiada del cielo,
la fertilità della
iena e abbondanza
di frumento e vino.
"T/ servano i popoli
e le nazioni
s’inchinino davanti
a te. Sii padrone
dei tuoi fratelli e
di tua madre
s’inchinino davanti
a te. Maledetto
sia chiunque
ti maledica,
benedetto sia
chiunque
ti benedice”»
(Genesi 27,18-29)
LA VIOLENZA INGANNATA
Lo stona d Giacobbe e Isacco d insegna la necessità di elaborare una cultura
del confronto che riduca a! minimo la soglia del possibile ricorso alla violenza
MAURO PONS
ISACCO è vecchio. Pensando
di essere in punto di morte,
vuole benedire il figlio maggiore
Esaù. Prima, però, gli chiede di
andare a caccia per lui e di preparargli con la cacciagione un
«piatto saporito».
L'inganno di Giacobbe
minore.
ascolta la richiesta che Isacco rivolge ad Esaù. Egli avverte
la madre Rachele. Costei preleva
due capretti dal gregge della farniglia e con essi prepara un
piatto saporito che Giacobbe si
affretta ad offrire al padre, facendosi passare per Esaù. Isacco
è cieco. Questa cecità dovrebbe
favorire Giacobbe, perché lo
sguardo «velato» del padre gli
dovrebbe impedire di riconoscere la vera identità del figlio
minore. Invece Giacobbe teme
di essere riconosciuto qualora il
padre decidesse di toccarlo, perché la pelle delle sue mani e del
suo collo è liscia, mentre il corpo di Esaù è coperto di una fitta
peluria. Rachele ha la felice idea
di ricoprirgli il corpo con la pelle
dei due capretti scuciati e di fargli indossare i vestiti del fratello.
Quando Giacobbe si reca dal padre per offrirgli il cibo, questi
odora i vestiti che erano di Esaù
e palpa le mani e il collo del figlio, confondendo Giacobbe
con Esaù. Grazie a questo scambio di persona Giacobbe riceve
da Isacco la benedizione che era
destinata ad Esaù.
Il testo biblico è costruito con
Preghiamo
Padre nostro che sei nei cieli,
il tuo riome non venga più usato per giustificare
la vendetta e la guerra,
ma solo santificato;
da questo mondo venga cancellata ogni forma
di violenza,
ed U tuo regno di giustizia e di pace
SI realizzi fra di noi;
il tuo amore, che d hai manifestato in Gesù Cristo,
sia di esempio per coloro che vogliono testimoniare
la tua grazia nel mondo;
aiutad a non dimenticare che
non si può amare il nostro prossimo
se prima non gli abbiamo dato la possibilità
di mangiare;
non possiamo considerarci liberati dai nostri debiti
se prima non abbiamo restituito agli altri ciò che
gli abbiamo preso;
insegnad a resistere al potere del denaro
e dell’ abbondanza.
grande abilità narrativa. Le azioni dei personaggi messi in scena
sono ridotte al minimo, la tensione del racconto è tutta contenuta nel fitto intreccio del dialogo che si svolge tra Isacco e Giacobbe. La posta in gioco è alta,
perché la trasmissione della benedizione risponde a una logica
precisa che prevede l’esatta concatenazione del suo passaggio
dal padre al figlio primogenito.
Alla circospezione di Isacco, stupito dalla rapidità con cui Esaù
(quello che gli si presenta come
Esaù) è riuscito a cacciare la selvaggina e a cucinargliela, si contrappone l’abilità di Giacobbe
nell’evocare l’intervento di Dio il
quale, avendolo favorito nella
caccia, manifesterebbe così la
sua approvazione nei confronti
della decisione di Isacco.
Il confronto tra padre e figlio
ha dunque avuto inizio: entrambi si muovono con prudenza su
un terreno apparentemente sconosciuto, incerti sul modo di
procedere perché la benedizione, che il primo ha ricevuto da
Abramo e che il secondo vuole
per sé, anche a discapito del fratello a cui toccherebbe per diritto, in realtà è un dono che la loro famiglia ha ricevuto in dote
da Dio, come conseguenza della
risposta positiva data alla chiamata ricevuta da Abramo. La
benedizione ricevuta non appartiene ad Isacco, egli ne è il
beneficiato, il custode, la memoria e il narratore, ma non ne
è il proprietario. Un solo errore
e la benedizione ricevuta può
trasformarsi in una maledizione, esponendo così Isacco e la
sua discendenza all’ira e alla
violenza punitrice di Dio.
liberata dalle tenebre del caos
primordiale, esserne fuori significa essere esposti alle forze cieche di un imprecisato destino.
Un confronto drammatico
La drammaticità del confironto è stemperata dall’astuzia
Stare nella benedizione
Df ALTRA parte Giacobbe deve mascherare le proprie
sembianze, perché se fosse riconosciuto la violenza della maledizione, che il padre gli lancerebbe per salvare se stesso, lo allontanerebbe definitivamente
dalla grazia di Dio, condannandolo definitivamente a un’esistenza oscura, nelle tenebre. Sia
l’uno che l’altro vogliono rimanere radicati nel progetto che
Dio ha stabilito per la loro famiglia, perché esserne tagliati fuori
significa perdere il senso della
propria esistenza e della propria
storia. Stare nella benedizione
significa essere chiamati a partecipare alla storia di un’umanità
di Rachele. Se Isacco si rendesse
conto dell’inganno di Giacobbe
non potrebbe che maledirlo, ma
se si trova il modo di nascondergli la vera identità di quest’ultimo, se questa identità è dissimulata nell’identità di quell’altro, di Esaù, anche la potenziale
violenza che protegge la benedizione divina può essere attenuata, ridotta al minimo. Il problema è evitare l’esplosione di violenza che sembra minacciare il
rapporto tra padre e figlio. A
questo scopo Rachele usa due
capretti. La loro funzione è doppia; da una parte sostituiscono
la selvaggina che Isacco ha richiesto ad Esaù; dall’altra la loro
pelle nasconde ad Isacco la vera
identità di Giacobbe. Infatti
Isacco riconosce la voce di Giacobbe ma, per essere certo di
non ingannarsi, decide di toccare l’uomo che gli sta di fronte, e
in questo modo si convince di
avere a che fare veramente con
Esaù. Il piano di Rachele ha
dunque pienamente successo
ed essa riesce a sviare da Giacobbe la potenziale violenza che
lo minaccia. Per essere benedetto e non maledetto, il figlio deve
farsi precedere al cospetto del
padre dagli animali appena immolati che egli gli offre in pasto.
Allo stesso tempo, Giacobbe si
dissimula, letteralmente, dietro
alle pelli degli stessi animali. In
questo modo, interponendosi
tra il padre e il figlio, gli animali
impediscono qualsiasi contatto
diretto tra i due, i quali potrebbero scatenare la violenza dell’uno contro l’altro.
zione, lasciandocela intravedere, anche se in maniera indiretta
e sfuggente. Quello che si può
affermare è che, forse, in questo
testo ci troviamo di fronte ad un
tentativo di creare un mito fondatore di un sistema sacrificale.
La storia biblica di Giacobbe
insegna che il ricorso all’inganno, se da una parte ha permesso
a Giacobbe di ottenere la benedizione divina che tanto desiderava, evitando lo scontro con il
padre, dall’altra parte non gli ha
evitato un violento conflitto con
Esaù. La benedizione ricevuta gli
salva la vita, ma non riesce ad
evitargli la fuga, la vendetta di
Esaù, l’esilio, per molti anni,
presso la famiglia di Labano, la
beffa di essere a sua volta ingannato, nonché un confronto diretto con Dio («l’angelo di Penuel»)
che lo segnerà per sempre, anche nel corpo (dopo la lotta con
1’«angelo» Giacobbe zoppicherà
per tutto il resto della sua esistenza). Questa storia ha però,
per noi, un significato particolare; essa ci ricorda che l’insieme
delle relazioni costruite dagli esseri urnani sono sempre sottoposte al rischio di un confronto che
non può sottrarsi alla minaccia
di una violenza che è presente in
mezzo a noi e la cui esplosione è
sempre latente.
Per una cultura della pace
La storia di Giacobbe ci inseÍ ■
Due tipi di sostituzione
IL nostro testo mette dunque
in scena due tipi di sostituzio
ne; quella di un fratello ad un altro; quella di un animale all’uomo. Il testo mette in risalto soltanto la prima sostituzione,
mentre si limita a suggerire la
seconda. Si potrebbe concludere che il testo non vuole parlare
direttamente dello strano imbroglio definito dalla sostituzione sacrificale, ma è evidente che
non lo può nascondere. In realtà
Io mescola con un’altra sostitu
gna la necessità di elaborare
una cultura del confronto che riduca al minimo la soglia del
possibile ricorso alla violenza.
L’educazione e la pratica di una
cultura della pace, l’affermazione della legalità, la difesa della
dignità umana, la lotta per una
globalizzazione del diritto al lavoro, alla casa, a una alimentazione adeguata e sufficiente per
ogni persona, sono gli strumenti
che abbiamo a disposizione per
ingannare le ragioni delle mille
forme di violenza che continuano a mietere centinaia di migliaia di vite nel mondo. Per noi
cristiane e cristiani la violenza
che semina la morte in mezzo a
noi, non ha bisogno di essere
dissimulata, ma svelata, resa
evidente e condannata. I.a croce
di Cristo ne inverte il significato:
essa porta alla resurrezione.
(Seconda di una serie di quattro meditazioni in occasione del
decennio contro la violenza promosso dal Consiglio ecumenico
delle chiese)
VENERDÌ 12
ottobri: li (
Note
omiletich,
le
L’atto omicida hi
e I intrusione violi''
disordine origina
terno dell'ordin“
creazione voluta h
Nella creazione l-l
permane la presen
nacciosa, anche
na, di quel disordina
nario che le prin,e .
della Genesi defir,L
come «tenebre»: Iv
umano è esposto ani
tenebre Per pmte '
da esse l'essere uniaS
dapprima trovatori
nelle caverne e poi
alla sua abilità tecn^^
costruito delle abita ’
che lo proteggesse^
pencoli nascosti nella
circonda e allontanato
tificialmente dal ricor»J
m
¡0C
netti
fuoco o alla luce elo«j
MrtI u..:..________ . jittilCCÌI i
Nel buio assoluto S;
marno il respiro per a« ^
tare ogni minimo rutZ
che ci circonda, per|n2
da dove potrà venire
colpo che ci potrebbefe,
re, o addirittura far mij.
re; nel buio assoluto rià
damo a un soffio il
respiro al fine di
, mittente 1
non pee jòcnee
Uniti d'Ai
tofiuna
te,inqu!
¡¡Otte. Pe
liaunari
ni sono
mente ui
lo una ri
messo q
tio tati I
portato
senza ni
prènder
Bei
¡lisi
mettere l’individuazioi*
della nostra presenza¡1
aggua^roitoli
to. Tutto questo è cert^
mente irrazionale, cosla.i
me potremmo definirei:
razionale» la violenza j'
Caino contro Abele! Ma
assediato dalle «tenebrai,
del disordine primordiali'
Caino uccide Abele, nof
riconoscendolo più con*
fratello, ma come unaii
naccia per la sua esistena;
Nella storia biblica la vie.
lenza e le tenebre diveiyl
tano una costante e mi
nacciosa presenza nella re
lezione tra gli esseri urne
ni (cfr. Gen. 4, 23-24).
Di fronte alla minacda
della violenza, la comunii
umana adotta delle difes
in modo da sviare da sé
pericoli potenzia- li che ri
schiano di colpire i suoi
stessi membri. Di fronti
all'esplosione della violenza terrificante, alla suede
ca brutalità, all'assurditi
del suo scatenarsi non c'Ì
alcuna difesa possibile, se
non il ricorso ad una sostituzione della vittima dai
gnata con qualche cosa
d'altro: la violenza si sconfigge con l'inganno. Nella
storia di Caino ed Abele
questo inganno nonsié
potuto attuare per mancanza di una «vittima sacrificale». Nel racconto del
sacrificio di Isacco (Gen.
22, 1-19) la violenza p^er^
de addirittura la formai
un ordine divino. Àbramo
non ha scelta: per evitare
che la violenza gli si scateni contro deve «sacrificare» Isacco. Dio risolve positivamente la situazione,
prima fermando la mano
omicida di Abramo, poi offrendo la vita di un montone in sostituzione della
vita di Isacco. Questo racconto biblico contiene due
elementi: la presenza mi;
nacciosa della violenza si
può manifestare anche nel
rapporto padre-figlioi
violenza trova la sua soddisfazione nella vittimasi
crificaie offertagli. É
zio di una riflessione sulla
possibilità di ingannai
quella violenza, figlia olell®
tenebre del disordine che
minacciano il creato, attm
riaieaz
Bpa
verso la sostituzione
della
vittima designata.
rac
viLumci uoiyno»-'^'
conto contenuto in Gen.
27 è un passo ulterior
compiuto da una par
deH'umanità nella lot'
contro la violenza, il ten'
tivo di liberarsene.
Per
approfondire
Genesi'
- G. von Rad, Brescia, Paideia, 1978.
- R. Girard, La violent»
e il sacro, Milano, edition^
Adelphi, 1980.
Nella foto. P. Bruegel=
trionfo della morte»
«Il
circolo
in Itali
letto
111 Si
mode
dovi
so.]
ffla,
che
3
OTTQBDfJ^I \l OTTOBRE 2001
PAG. 3 RIFORMA
icida di
® y°len^
'9'nario j
°;dine™
da
='°ne di,i,
presenza
iche se
¡sordine
prime pa,
' defini™
are»: l'ej
ostoaqi
■ Proteg
■'■® umani'
avato rifi
e poi, Q|
ià tecnica
¡e abitaai
99essero
osti ■
I La risposta delle chiese alla violenza del terrorismo
Globalizzare la giustizia
éten/ista o Ishmoel Noko, segretario generale della Federazione
\l0ana mondiale, all'indomani degli attentati negli Stati Uniti
ligANim
,,aapertoU3 ottobre a Ro■ aU «Summit islamico
lo» organizzato dalla
litàdiSant’Egidio. Fra
Eteri protestanti cera 11
tarlo generale della FeLjje luterana mondiale
' caverne internaziona
^“'0 ctiei -ti
?ritanato,rf|iSiaUUum.
lei ricorjjj SjfllliO üUd vigilia di un
meo militare degli Stati
'¡uto tratte ZmAfghtinistan: quali so■° '’®'' ^ limieti e i sentimenti che
^no le chiese luterane in
I, per il
'à venirif
>trebbe%
Ili settimane?
^reazione immediata alla
«jediadeim settembre è la
„„iiezzadinonpotereassolupente toUerare o accettare
- ..v„ 2 ^e è successo negli Stati
'iduazi^ Ijiiiti d’America. Si tratta cerresenzai toluna tragedia che ha copi. ¿Ito la nazione americana,
” " «rt). lagente, le chiese, tutte le co¡®' cosi co. ¿tà religiose ma ha anche
' toccato tutti noi, globalmen■ te, in quanto molte altre na¡¿ni soffrono in questa situaÉne. Penso che sia necessaliauna risposta “controllata”:
K rtigliore risposta resta
. ,.M„,ii. fiella diplomatica. Le nazioesistena' ni sono ancora sufficienteca la vifr, mente unite per mettere in atre diven- to una risposta di tipo diploite e itif. malico, affinché chi ha comI nella rt messo questi atti e chi sta dieseri Ulti} dptali crimini possa essere
portato davanti alla giustizia,
senza necessariamente intraiprèndere forme di intervento
ilare diffuso. La mia paura.
I in aggt,
to è ceri).
3ie, cosi®
definire «iij
violenza i
^bele
«tenebrai:
irimordialf
^bele, noi
' più come
ie una mi
1-24).
minaeda
comunitì
alle difesa;
re da sé
- li che riire i suoi
Di fronte:
la violeo
la sua de*
assurdi
ii non di
ssibile, se
una sostiima desiche cosa
a si scoino. Nella
ad Abele
non sii
ler manttima sa:onto del
co (Geo.
iza preir
forma di
Àbramo
r evitare
si scale
.aerificalive posilazione,
la mane
I, poi ofjn monne della
io; la
i sodnasa
l'ini
delle
a che
attradella
racGen-iore
arte
otta
i miei sentimenti e pensieri in
questo momento sono che un
intervento militare possa definitivamente portare a una
“escalation” della violenza nel
mondo, che oggi sta diventando sempre più piccolo e
interconnesso. Dobbiamo usare altri mezzi, ugualmente
efficaci. Le strade della diplomazia non sono ancora chiuse, siamo ancora in tempo».
- Lei crede che in questa situazione sia ancora possibile
pronunciare la parola «perdono»? Le chiese cristiane possono ancora predicare questa
parola così impegnativa?
«Sì, le chiese possono e devono ancora annunciare l’Evangelo del perdono. Ma ciò
può avvenire dopo un’analisi
attenta di che cosa è accaduto. Il perdono sarà possibile
insieme alla giustizia, che inciude il dialogo fra le persone.
Non possiamo intraprendere
un percorso di dicilogo e perdono senza prima comprendere che cosa è accaduto e
chi e perché ha compiuto
questi terribili atti. Prima di
perdonare, dobbiamo comprendere chi stiamo perdonando e perché lo stiamo facendo: insomma, intraprendere un vero dialogo».
- Quali legami è possibile
rintracciare fra gli attentati
dell’l 1 settembre e le più generali questioni dell’ingiustizia
economica e della povertà?
«Non possiamo isolare ciò
che è accaduto l’il settembre.
Ciò a cui abbiamo assistito è
stato l’apice, il clima di tragedie che sono già accadute nel
mondo. Pensiamo al Ruanda,
al Medio Oriente, alla Jugoslavia... il mondo è un luogo pericoloso in cui vivere, in cui
purtroppo gli esseri umani sono capaci di compiere molto
male: i recenti attentati ce lo
hanno ricordato in modo
scioccante. Esistono dei colle^
gementi stretti fra ciò che è
accaduto negli Usa e la situazione globale, proprio perché
viviamo in un mondo globalizzato e interconnesso».
- Esistono delle sfide comuni per le religioni in questo
momento di crisi, ih particolare nelle relazioni fra cristianesimo e Islam?
«Dobbiamo combattere insieme per un’autentica globaUzzazione della giustizia e dei
diritti. Nei giorni difficili che
ci aspettano dovremo continuare a rifiettere insieme sul
senso delle religioni in un
mondo oppresso dalla violenza e indicare aree di collaborazione per perseguire la pace
e la giustizia».
» Città di Roma
No allo
scontro
fra civiltà
Le religioni pregano insie-me per la pace: valutazioni
estremamente positive dal
mondo protestante dell’incontro interreligioso per la
pace voluto dal sindaco di
Roma, Walter Veltroni, e
svoltosi il 1° ottobre in Campidoglio. Fra gli evangelici
erano presenti il teologo valdese Paolo Ricca e la pastora
della Chiesa valdese di Roma
piazza Cavour, Maria Bonafede. «Le religioni possono
fare moltissimo in questa fase così delicata - ha commentato dopo l’incontro la
pastora Bonafede -. Il loro
compito è quello di aprire
strade, gettare ponti fra diverse comunità religiose, fra
cittadini e cittadine di diverse culture: favorire il dialogo,
insomma, e abbattere i pregiudizi che separano». Secondo Ricca è il pericolo
dell’idolatria che va in primo
luogo smascherato: «Troppe
volte - ha spiegato - c’è confusione fra religione e idolatria; ma l’idolo uccide». Anche per la pastora Bonafede
gli eventi dell’l 1 settembre
vedono da più parti una tragica strumentalizzazione della
religione: «È giusto che i responsabili vengano individuati e puiriti - ha aggiunto -.
Senza tentennamenti va affermato che il terrorismo è un
grave crimine; ma non si deve
mai scivolare verso l’idea di
uno scontro tra civiltà o tra
religioni; l’Islam non va criminalizzato, al contrario va
ricordato che è una religione
di pace e di tolleranza», (nev)
DALLA PRIMA PAriN
m
Le conseguenze della guerra
Lo scopo principale della
visita, oltre a prendere contatto con U pacifismo statunitense e a cercare di capire come
ha reagito l’America, è di esprimere una decisa solidarietà tri popolo degli Stati Uniti per la strage subita FU settembre. Lo facciamo nei diversi incontri a cui partecipiamo, ricevendo sempre apprezzamento e riconoscenza,
e in particolare affiggendo un
cartello con un messaggio che
in testa riporta il motto di Genova dal suono più che mai di
un anelito: «Un altro mondo è
possibile». Il luogo di questo
gesto simbolico è Union
Square, la piazza dedicata alle
manifestazioni del sindacato
in occasione di un episodio
degli Anni 20, quando un incendio bruciò completamente una fabbrica di camicie con
tutte le lavoranti, nessuna
delle quali si salvò perché erano state chiuse a chiave nel
posto di lavoro. Anche iii
quella circostanza ci fu chi si
gettò nel vuoto per sfupire al
fuoco, in una scelta inimmaginabile tra morte e morte.
Circolare alle chiese metodiste italiane
Benecchi: edificare
insieme un mondo migliore
Il post Valdo Benecchi, predille del Comitato permaddeU'Opcemi, nell'introdut^ne alla sua prossima lettera
drcolare alle chiese metodiste
inltalia, scrive tra l’altro:
Credo che abbiamo tutti
letto 0 ascoltato che dopo
l’il Settembre niente sarà
Piìicome prima, che l’ordine
mondiale va ripensato, che
A stato un cambiamento in
eui siamo tutti in qualche
■nodo coinvolti. A che cosa si
pensa? Alle ripercussioni in
“Orsa, nell’economia, nel tu■tsmo, sul sistema di merca0 al fatto che neppure gli
risa possono più sentirsi in!ri®erabili? Come cambierà
«nostro modo di vivere? Ma
aove è il nuovo? I nemici
aerano prima e ci sono adesc’era ieri e c’è
a®. Ieri c’erano i terroristi e
Mche oggi, anzi la lo, ~®trica è diventata additturapiù feroce. Sembra
e tutto continui come prianzi peggio.
dn domanda in mo“'^erso: in questa situa.. c’è qualcosa di nuovo
lun cercare di svi
. in vista di concorreedificare un mondo mi^ Ì’ di coabitazione, di pala? m di accoglien
. - Non arrivo a pronunciare
^^cre. Non vi chiefi„ di condividere necessan, ®ente ciò che io sento,
d.iii® pembra che, per eP^ce con grande
e con molti interroder» I. "’Odo di ve
nn.t ^ dltri, in particolare il
Don^n "’?do di guardare i
islaL- -d ’ singoli credenti
realtà''^- cambiando. La
'■"PO* dd costretti a ripenriostro rapporto con il
mondo islamico, alla maggioranza di noi sconosciuto,
a mettere comunque la questione sul tappeto delle priorità. Siamo stati costretti,
magari mossi dalla paura, a
guardare oltre i nostri confini
religiosi, politici, culturali
fatti spesso di pregiudizi e di
ignoranza e a misurarci con
una realtà più complessa.
(...) Per molti di noi il musulmano è ormai semplicemente colui che vive alla porta accanto, o che è in classe
con i nostri figli, che è loro
compagno di giochi. Decine
di milioni di islamici vivono,
pregano, lavorano, studiano
in Europa, in Italia, a Roma.
Siamo tutti consapevoli che,
sì, dei problemi possoiio nascere, ma anche che ciascuno di noi deve assumersi il
suo pezzo di responsabilità
nel rifondare le ragioni del
dialogo, per sviluppare e volgere al positivo le aperture
che qui e là si manifestano
affinché ciò non si limiti a
una stagione, a una triste
congiuntura. Non tocca solo
ai governi, agli organismi internazionali, o ai grandi della
terra, ma a ciascuno di noi.
..^ Alla rubrica di Rai2 «Protestantesimo»
Ricca: i nostri cuori
non diventino di pietra
«È molto difficile parlare
degli eventi dell’11 settembre.
Sono eventi enormi, che non
riusciamo a eiaborare, né con
il pensiero, né con i sentimenti. Per questo preferiremmo tacere, come gli amici di
Giobbe». Lo ha affermato ii
prof. Paolo Ricca, docente
della Facoltà valdese di teologia, in una intervista per la rubrica televisiva «Protestantesimo» (Rai2), del 30 settembre. «Vorremmo tacere proprio come gli amici di Giobbe
- prosegue il prof. Ricca - che,
in presenza della sua tragedia,
si sono seduti accanto a lui e
sono rimasti in silenzio senza
proferire parola per sette giorni e sette notti. Così vorremmo fare anche noi, ma forse
abbiamo paura di questo silenzio, forse abbiamo paura
del vuoto che gli eventi dell’11
settembre hanno creato.
Eppure una constatazione
si fa necessaria: quanto spietato, quanto disumano può
essere l’uomo... Nel mondo
animale non c’è terrorismo,
esso è un fenomeno umano,
soltanto umano. Chi lo esegue, chi lo pensa, sono uomini, uomini come noi. Nella
Bibbia c’è un passo che dice
che il cuore umano può diventare un cuore di pietra. È
terribile, ma accade: il cuore
dell’uomo può diventare di
pietra, come il cuore dei terroristi. li nostro cuore è forse
già anch’esso diventato, per
contraccolpo, un cuore di pietra? Potrebbe il nostro cuore
diventare un cuore di pietra
come quello dei terroristi?
Un’altra questione va posta: questo attacco evidentemente non era rivolto solo
contro l’America, ma contro
l’Occidente. (...) Perché siamo
tanto odiati? Che cosa può
aver suscitato un odio così feroce e implacabiie? Noi non
siamo innocenti: le vittime
degli attentati, quelle sì, sono
innocenti. Ma non rendono
innocenti noi. Il terrorismo è
un male spaventoso, ma noi
non siamo il bene. Noi speriamo che qualcosa cambi,
che ci si sforzi, come occidentali, di contribuire a costruire
un mondo in cui vi siano meno disuguaglianze, meno ingiustizia, meno morte. Soltanto così io credo si potrà
non solo combattere ma anche vincere il terrorismo».
s* RbK«* SiSiiwf!«
1 QCCOV.-Ì
del nidrc
La Edizioni Darkmatter
dopo le satire in fotografia Bacilli e Ombre di Riccardo Sabbadini
propone un nuovo libro:
I racconti del mare
di Iole Beatrice Sabbadini
una storà che vive tra fantasà, sogno e realtà
accompagnata da riproduzioni di suggestivi acquerai
in vendita; Libreria Claudiana ■ Torte Pellice
Ubreria Claudiana - Torino, Via Pnncipe Tommaso, 1
Ubreria di Cultura Religiosa - Roma, Piazza Cavour, 32
per e-maìl: darkmatter@mctink.it o wvw.darkmatter.it
«Non a nome nostro»
«Se prepari le guerra come
ritorsione - hanno scritto al
presidente Bush i genitori di
una delle tante vittime dell’11
settembre - questa non vendicherà la morte di nostro figlio, non sarà a nome di nostro figlio». Questa frase si è
trasformata nel segno unificante di quanti si oppongono
alla guerra. «Not in our nume», non a nome nostro, è ora
lo slogan di una rete che faticosamente si va costruendo
tra movimenti, gnippi e associazioni finora appartati e divisi. Sono visibilmente uniti a '
Washington, nella manifestazione di domenica 30 settembre, coordinata dal Washington Peace Center che opera
dal 1963 e ha quindi alle sue
spalle le lunghe lotte per i diritti civili, il disarmo nucleare,
i santuari per gli immigrati.
Prima della marcia si susseguono diversi oratori. L’estrazione è varia, cristiana, ebraica, laica, ma il linguapio di
molti è carico di riferimenti
biblici; le spade trasformate
in vomeri, il vero digiuno dello spezzare le catene della
malvagità e del dividere il pane con chi ha fame, giustizia e
pace che si devono baciare. 1
miei compagni di delegazione
non colgono queste allusioni
e quando le spiego si meravigliano, ma riconoscono che le
chiese negli Stati Uniti sono
non soltanto soggetti di primo
plano nel fronte pacifista, ma
spesso il luogo fisico che offre
il punto di incontro. Segue la
marcia, pittoresca, piena di
musica e fantasia, ma i partecipanti sono meno di 5.000, a
riprova dell’appoggio quasi
totale che il paese sta dando a
Bush per una guerra che non
esita a sollecitare a nome e
per conto proprio.
Guardare in faccia la realtà
«Non pensiate di poter tornare al vostro lavoro come se
tutto ormai fosse normalizzato. Siete pastori che si devono prender cura di pastori
che sono a diretto contatto
con una sofferenza finora
sconosciuta. Avete quindi bisogno a vostra volta di una
cura pastorale che vi aiuti a
guardare in faccia la realtà».
Due psicanaliste parlano con
sorridente gentilezza ma in
modo fermo alla cinquantina
di membri del Comitato esecutivo del Consiglio nazionale delle chiese cristiane in
Usa riuniti per la prima volta
dopo la catastrofe.
Nella loro agenda, in mezzo ai business che li occuperanno per due giorni, due ore
sono dedicate a uno scambio
di idee sull’attacco dell’ll
settembre. Hanno comincia
to con un giro di brevi interventi dal tono sicuro illustrando il materiale che hanno prodotto per le loro chiese, le dichiarazioni che hanno inserito sui loro siti web.
Ma le due psicanaliste, che la
presidenza ha accortamente
invitato, spiazzano l’uditorio
e pastori, presidenti e vescovi, protestanti e ortodossi,
cambiano tono e si aprono a
interventi più personali in cui
traspare la sofferenza individuale e il dolore sconosciuto
e inatteso dell’America è riconosciuto nel contesto del
dolore di lunga data di cui
soffrono larghe parti del
mondo. La discussione è intensa e sostanzialmente in linea con la bella dichiarazione che il Consiglio nazionale
ha pubblicato una settimana
dopo il disastro. Si avverte
comunque una certa prudenza nel linguaggio. Le grandi
chiese main line e cioè di
centro, tra il cattolicesinio e
l’evangelismo carismatico,
sono da tempo in calo numerico e i loro leader nazionali
temono che nell’America di
oggi critiche troppo esplicite
al governo, che esclude ogni
trattativa e include, nella
guerra, ogni mezzo, farebbero aumentare l’emorragia.
Quali alternative?
«Si, ma invece della guerra
che cosa proponete?». In risposta alla domanda dei giornalisti i pacifisti parlano di
legge penale internazionale,
di tribunale internazionale
sotto l’egida dell’Onu... «Va
bene - insistono i giornalisti
- ma per l’immediato, che indicazioni date?». Su questo
terreno i pacifisti si trovano
in difficoltà. Almeno in questa fase il loro è più il linguaggio del no, della denuncia, dell’allarme. Non solo nei
confronti della guerra troppo
velocemente evocata, invocata e predisposta, ma anche
nei confronti delle limitazioni dei diritti civili che l’amministréizione ha preteso di imporre. È questo il tema centrale di un seminario aperto
organizzato dalla New York
University, ospitato in una
chiesa della United Church
of Christ nota per il suo impegno sociale.
La limitazione della jibertà
Dopo le introduzioni di alcuni docenti e rappresentanti
di movimenti, gli studenti
fanno la coda dietro ai due
microfoni in sala per dire con
veemenza il loro rifiuto di
ogni limitazione dei diritti di
libertà. In questo sono meno
soli di quanto non siano
nell’opposizione alla guerra.
Seppur in modo molto più
moderato, il Congresso ha rifiutato l’illimitatezza dei
provvedimenti richiesti dall’amministrazione. La detenzione preventiva di sospettati
di terrorismo, prima della
eventuale incriminazione,
sarà possibile ma con il limite
massimo di 7 giorni, non per
una durata illimitata. Le facilitazioni riguardanti intercettazioni su telefoni fissi, mobili e sulla posta elettronica di
sospettati di terrorismo non
potranno avere vigenza indeterminata, come vorrebbe
l’amministrazione, ma dovranno invece «tramontare»
entro due anni.
Il popolo americano con
forme e intensità diverse è per
la guerra, ma con forme e intensità diverse pone dei limiti
alle restrizioni delle libertà civili di cui è estremamente geloso. Non è una cosa nuova:
gli Stati Uniti si preoccupano
di più delle conseguenze interne che di quelle esterne
della loro politica. Ma c’è da
chiedersi se abbiano pesato
con realismo le conseguenze
globali di una guerra.
Franco Giampiccoli
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 12
Documento conclusivo ^tla Consultazione organizzata a Sarajevo da Kek e Ccee
Cristiani e musulmani in Europa
Pubblichiamo il documento conclusivo della Consultazione promossa dalla Conferenza delle chiese europee
(Kek) e dal Consiglio delle
Conferenze episcopali in Europa (Ccee) sul tema «Cristiani e musulmani in Europa: responsabilità e impegno
religioso in una società pluralista», svoltasi a Sarajevo
dal 12 al 16 settembre scorsi.
«La Conferenza delle chiese europee (Kek) e il Consiglio delle Conferenze episcopali in Europa (Ccee) hanno
invitato cristiani e musulmani coinvolti in dialoghi interreligiosi a incontrarsi a Sarajevo, città che simboleggia
fortemente lo scambio culturale e religioso. Nella nuova situazione multietnica e
raultireligiosa della storia
d’Europa, musulmani e cristiani provenienti da 26 paesi hanno trascorso tre giornate di condivisione su tre
aree specifiche:
- le sfide deOa vita comune in una società largamente
secolare e pluralista;
- la guarigione delle ferite
dèlia memoria di cristiani e
musulmani, per impegnarci
per la giustizia e per la pace
per tutti;
- la condivisione di valori
attraverso cui le nostre comunità possano contribuire
attivamente a costruire una
società migliore.
Considerando il nostro
incontro come un dono di
Dio, abbiamo condiviso
convinzioni e speranze, Consapevoli delle responsabilità
delle comunità religiose nel
dare forma al futuro dell’Europa. Insieme desideriamo
contribuire a una identità
dinamica del nostro continente, e sosteniamo un’attitudine religiosa:
- che ci porterà a intraprendere Coraggiose azioni a
sostegno della vita, della libertà, della religione, della
qualità, della dignità e della
^ustizia umana;
- che darà a noi e alle nostre comunità di fede un
chiaro riconoscimento della
nostra comune umanità che
ci rende sorelle e fratelli, al
di là di differenti apparte
nènze religiose e politiche;
- che ci porterà a rifiutare
la giustificazione della violenza in nome della religione.
Il nostro impegno per il
dialogo ci porta ad elaborare
le seguenti raccomandazioni:
- portare i giovani a conoscere e rispettare ciascuno la
fede dell’altro attraverso
programmi educativi e pro. muovere nelle scuole pubbliche un’educazione religiosa, attraverso corsi inter
religiosi.
-j sostenere gruppi mterreligiosi a livello locale fra laici, per renderli consapevoli
di tutti gli sviluppi che vanno contro la cooperazione.
-^ incoraggiare al dialogo e
all’incontro interreligioso
preti, pastori, teologi, imam
e laici, attraverso scambi tra
facoltà e seminari cristiani e
musulmani.
- mantenere o istituire in
ogni paese europeo istituzioni per il dialogo interreligioso, per sostenere i valori
etici, sociali e politici nella
nostra società.
Alla luce degli sviluppi do
po l’attacco terroristico negli
Stati Uniti, sentiamo il bisogno di richiamare la nostra
precedente dichiarazione
[approvata airapertura dei
lavori, ndr]: «Siamo profondamente scioccati dai tragici
massacri a New York e Washington, esprimiamo il nostro profondo dolore per le
migliaia di vittime e condividiamo la sofferenza delle loro famiglie e amici. Noi condanniamo unanimemente
questo atto di violenza, così
come ogni altra distruzione
di vite umane, come una
violazione della volontà di
Dio e un peccato contro l’umanità. Riconoscendo il potenziale di violenza che è in
tutti noi, preghiamo che
questo avvenimento privo di
senso non provochi una risposta di ritorsione indiscriminata. Nello spirito di questa conferenza ci impegniamo a essere strumenti di
dialogo, di contribuire a costruire giustizia e pace, e di
lavorare per la riconciliazione nelle nostre società».
(nev)
i
■ Inaugurata il
Una cappella
È stata inaugurata a Bruxelles una cappella ecumenica per l’Europa, destinata ad
accogliere i membri delle
istituziom dell’Unione europea (Ue). L’apertura di questa cappella «conferma che i
legami ecumenici sono un
aspetto dell’integrazione europea», ha dichiarato Stewart
Lamont, segretario esecutivo
della «Commissione Chiesa e
società» della Conferenza
delle chiese europee (Kek).
Lamont, membro della Chiesa di Scozia, si è espresso così dopo l’inaugurazione della
cappella della Risurrezione,
nel corso di una cerimonia
ecumenica celebrata il 25
settembre scorso, alla quale
ha assistito anche il presidente della Commissione europea, Romano Prodi.
La cappella, di stile neoclassico, comprende una
cripta e delle sale di riunioni.
E situata in mezzo agli uffici
della Commissione europea,
del Parlamento europeo e del
Consiglio dei ministri, le tre
principali istituzioni della Ue.
La cappella, proprietà dei gesuiti, costruita nel 1908, è stata più tardi abbandonata,
quindi restaurata per un ammontare di 1,5 milioni di euro
da un’associazione ecumenica, con l’aiuto di organizzazioni religiose e di privati. Se
25 settembre scorso a Bruxelles alla presenza d\ Romano Prodi
ecumenica nel cuore del quartiere europeo
Bruxelles: il palazzo del Parlamento europeo
condo Monika Luke, rappresentante a Bruxelles della
Chiesa evangelica della Germania (Ekd), la nuova cappella rafforzerà i legami già
esistenti tra le chiese cristiane a Bruxelles. «Questo piccolo santuario ci ricorderà in
permanenza che la Ue non è
soltanto un’unione economica - ha dichiarato la Luke -.
Anche se la cappella sembra
schiacciata dai palazzi della
Ue, essa offrirà un luogo di riflessione silenziosa, e risponderà alle attese dell’Unione
europea nel campo del potenziamento della cooperazione tra le chiese».
La riapertura della cappella
è una «iniziativa cattolica»,
ma viene «attuata in uno spirito di apertura ecumenica»,
con la cooperazione degli anglicani, degli ortodossi e dei
protestanti, ricorda il comunicato pubblicato dall’associazione ecumenica responsabile della cappella. Ogni
giorno delle preghiere ecumeniche saranno pronunciate nelle diverse lingue della
Unione e ogni settimana la
cappella accoglierà servizi religiosi cattolici romani, protestanti e ortodossi.
Filippo Duvieusart, consulente finanziario a Bruxelles e
tesoriere dell’associazione
ecumenica, ha precisato che
la cappella porta un elemento
che prima mancava in quel
quartiere europeo della capitale belga: «Certo, l’Europa ha
sempre avuto una dimensione spirituale - ha dichiarato
Ma è bene che oggi ci sia un
luogo che rappresenti questa
dimensione, che rechi il messaggio del Cristo nel cuore
geografico delle istituzioni
europee. Anche se si tratta di
una cappella cristiana, il fatto
che essa aiuti a dare un’anima
all’Europa sarà molto apprezzato dai non cristiani e dai
non credenti». Questa cappella, ha aggiunto, è stata «largamente ispirata» dalla spiritualità della Comunità ecumenica di Taizé. «Ognuno è convinto che l’unico modo di trasmettere il messaggio del Cristo agli ambienti europei è di
farlo attraverso la cooperazione ecumenica - ha proseguito
È chiaro che l’integrazione
europea avvicina le chiese.
Per questo, essendo aperta a
tutti, questa cappella svilupperà e rafforzerà il processo
ecumenico». (erti)
«Leading Edge 2001 : a faith odyss
Viaggio alla conoscenza
delle chiese battiste ing|
ENRICO REATO
Pubblicato il 27 settembre un comunicato del Consiglio nazionale delle chiese
Pakistan: clima di timore e di insicurezza fra le chiese
Di fronte all’eventualità di
un intervento militare Usa
contro il regime dei talebani
in Afghanistan, le chiese del
vicino Pakistan temono rappresaglie contro la comunità
cristiana, minoritaria nel
paese. «La situazione è molto
tesa - ha detto Victor Azariah, segretario generale del
Ccrnsiglio nazionale delle
chiese del Pakistan -; la gente
si chiede con preoccupazione ciò che succederà ai cristiani». Al termine di una riunione d’urgenza tenutasi il
27 settembre scorso a Labore, il Consiglio delle chiese ha
pubblicato una dichiarazione
che esorta l’amministrazione
Usa a «dimostrare ritegno e
prudenza» dopo la crisi seguita agli attentati dell’ll
settembre a New York, «al fine di assicurare che nessun
paese subirà rappresaglie
senza prova credibile». Il
Consiglio delle chiese del
Pakistan riunisce fra l’altro la
Chiesa del Pakistan, la Chiesa presbiteriana, l’Esercito
della Salvezza e l’Associazione delle chiese presbiteriane
riformate. I membri del Consiglio rappresentano circa la
metà dei tre milioni di cristiani pachistani.
Circa il 90% dei cittadini
pachistani sono infatti musulmani. La minaccia di un
intervento Usa ha provocato
una «grande rabbia» in Pakistan, ha detto Azariah. «Secondo la nostra esperienza, i
manifestanti antioccidentali
indicano sempre bersagli cristiani per lasciare libero sfogo alla loro rabbia», ha fatto
notare. La Chiesa cattolica
del Pakistan, ha aggiunto, ha
«deliberatamente evitato» di
celebrare un servizio speciale
alla memoria delle vittime
degli attentati «perché non
vogliamo dare l’impressione
che siamo in connivenza con
la politica americana».
Due settimane fa alcuni
manifestanti avevano gettato
pietre contro una chiesa durante uno sciopero organizzato da gruppi musulmani
per protestare contro l’appoggio del Pakistan agli Usa,
ha ricordato Khalid Rashid
Asi, direttore della Commissione nazionale «Giustizia e
pace» della Conferenza episcopale cattolica del Pakistan. Guardie armate sono
state appostate attorno a diverse chiese.
Nonostante il sentimento
di insicurezza che si diffonde
nella comunità cristiana, le
chiese del Consiglio hanno
deciso di mettere insieme le
loro risorse per aiutare i mi
lioni di profughi afghani assiepati al confine. D’altra
parte il Consiglio nazionale
delle chiese dell’India, che
rappresenta 29 chiese protestanti e ortodosse, ha pubblicato un comunicato nel
quale chiede al governo Usa
di non vendicarsi e «di non
esercitare rappresaglie militari che non faranno che uccidere ancora più innocenti
e perpetuare la violenza e
che ci metteranno al livello
dei terroristi».
«Quello che ci vuole in
questo momento critico è
dare prova di pazienza e cercare sistematicamente di
identificare e localizzare i veri colpevoli per portarli davanti alla giustizia senza ricorrere ulteriormente alla
violenza», raccomanda il
Consiglio nel suo comunicato del 27 settembre. (eni)
..T EADING Edge 2001: a
“ J-<faith odyssey» questo è
il nome di un convegno organizzato dalle chiese battiste
inglesi a Dovencourt, un paese balneare sulla costa nel
Mare del Nord, dal 28 luglio
al 3 agosto scorsi. Ho partecipato al convegno facendo volontariato per avere una opportunità di praticare la lingua inglese e in questa occasione ho conosciuto centinaia di credenti provenienti
da tutta l’Inghilterra. Gli organizzatori del Convegno
battista hanno affittato un
College, immerso nel verde
di un grande parco dove tende e caravan di credenti inglesi avevano trovato una sistemazione per la settimana.
Musica e studi biblici
Le giornate erano programmate con studi biblici e riflessioni al mattino, approfondimenti biblici 0 dibattiti con
scambi di esperienze e culti
alla sera. Tutte le riunioni erano introdotte da ampi mornenti musicali, attraverso
l’uso di strumenti multimediali e con la guida di un complesso musicale, il culto serale
era invece introdotto da una
commedia comico-satirica
che metteva in evidenza il pericolo di rimanere troppo ancorati a tradizioni e a un linguaggio non più comprensibile, nella testimonianza del
Vangelo nella società contemporanea. Durante il convegno
sono state organizzate attività
secondo le diverse età; i bambini più piccoli venivano intrattenuti con animazioni e
attività pratiche, i ragazzi più
giovani venivano coinvolti
nelTawentura del campo attraverso spettacoli di musica
moderna, spettacoli teatrali e
proiezioni di film a cui seguivano dibattiti e verifiche.
Oratori molto noti
Per gli adulti e le famiglie
c’erano incontri specifici,
con l’intervento di relatori
conosciuti in tutto il mondo
dei battisti inglesi: tra di essi
dobbiamo nominare David
Coffey, segretario generale
dell’Unione battista inglese,
Derek Tidball, rettore del
London Bible College, Dennis Pethers, fondatore della
associazione «Vis-à-vis» che
intende promuovere il rinnovamento liturgico e la testimonianza evangelica all’interno del mondo battista attraverso l’uso di mezzi audiovisivi: concerti, spettacoli
teatrali, utilizzo di tecnologie
multimediali informatiche,
produzione di materiale di
uso per le chiese.
Prime impressioni
La mia prima impressione
è stata di stupore nello scoprire un modo diverso di
esprimere la religiosità rispetto alle chiese battiste in Italia:
partecipando agli incontri mi
sembrava di ricordare qualcosa degli incontri tenuti dalle chiese pentecostali a cui
partecipavo nella mia prima
appartenenza a quella area
evangelica (molto spazio dedicato alla musica, culti serali
estremamente la chiesa di via
Vittorio Emanuelecoinvolgenti dal punto di vista emotivo), anche se ho potuto osservare alcune diversità nella
maniera di interpretare la
Bibbia e nell’accentuazione
di fenomeni carismatici nel
culto. In particolare durante i
culti non veniva data enfasi a
manifestazioni carismatiche,
il momento della preghiera
veniva vissuto come un momento di intercessione reciproca piuttosto che un estraniarsi alla ricerca di manifestazioni mistiche.
Il messaggio pred^
Il messaggio che
predicato era basato
lettura della Bibbia eh “
brava abbastanza foni!
talista: anche se tafiì
avuto 1 impression
mancasse una parte di J &ul
sione teologica contem, '
nea ho però notato i
teologia che emergevi
questi incontri non era 1
pletamente estraniata
contesto culturale att
Quello che voglio dire e
ho riscontrato anche’,*,
verso i diversi colloqui
credenti delle varie chi,
battiste e con gli oratori»
sponsabili, è che laBitw-non veniva completam, Iquesto
estrapolata dal suo conta ìel®ri
culturale, per cui il suo “
iti fella
stinte!
lèi
'miete
Iflitali c
eli
^tì'tete
ai male?
lostrigus
Clizia sul
¡cede q
joca in
(tame:
lindi c
atta p<
¡tfiGesù Í
ichéla
inen
saggio in qualche maniiAd
veniva attualizzato e apph“
to alla situazione odia
con diverse esigenze ed.
diverso linguaggio.
La grazia di Dio
Il messaggio predicato tj
basato sulla grazia di DU-—completamente gratuita, adiieun’c
il credente può solo rispoi
re con la fede: nonostante
badisse la coerenza cristi
non veniva data enfasi,
necessità di comportamei
esteriori come per esempi
non fumare o vestirsi in it
niera decorosa; ognuno po™____
va sentirsi libero di essetei ^
stesso senza essere giudica SP™ *
attraverso l’uso della Bibli
come una spada, cosaci)
spesso non ho proprio riscoi
trato nei convegni penteoi
stali a cui ho partecipato«
passato. Le donne avevai ||)nsett
pari dignità e responsabl
sia nel ministero pastoralei
attraverso la partecipazioi
con interventi al convegno.
Gli stand espositivi dellei
verse componenti del
smo inglese e il materli
venduto e distribuito rifleft
____________ Cristo,
vano diversi orientameli («seduzii
pero ro
di telati
«L’Ap
teologici, anche se predoni
nava una teologia di estraà
ne anglosassone; alcune cl*
se, soprattutto nelle graii (®tori
città, sono impegnate in ini
ressanti progetti sociali ei
testimonianza, in alcune t
ne si esperimentano intere!
santi incontri ecumenici tosati sulla lettura della Bibbiif
scambi di materiale lituigii*
Durante questo incontroeitraverso i vari colloqui,!*
scoperto che è possibiledl’interno della stessa Unio®
battista la convivenza di diverse tradizioni, dalle pi'
conservatrici alle più inno»
trici nel modo di esprimereli
fede e la testimonianza.
Spinta al rinnovamentii
In generale in questo c*’
vegno ho notato una proW
da spinta al rinnovamene
attravèrso la riscoperta dell'
radici bibliche e del sen"
della propria fede e attravenj
un rinnovamento litu'#;
coinvolgente, cosa che ha [
me conseguenza una mag?'®
risposta di impegno
tarlo e un maggior coinvof
mento nella testimonianza’
prossimo anno è previsto
convegno ancora più
a Warwick, dal 19 al 26 ag
sto; ritengo che la parteo>l^
zione a convegni di
po sia una esperienza innp ,
tante per conoscere
e chiese battiste che
cose sono simili a noi baip ,
italiani, pur differenzian
talvolta nella prassi.
dell’Api
àedesc
to'dievi
lo non \
none et
provine
l'Ipoea
que seri
chia q
(Scende
preseti
una set
oliva
delTob
avida
citiunc
(...) L’A
afidati
abbonamenri
interno L,
estero L- L'qOO
sostenitore i
SOstiei
elette
stenut
ne del
litticai
Bedel
modo
%er
liavei
mitìe
Gli
tutto
broa
meni
eons
lese:
Testi
sieb
Nei(
Bone
«ed
bien
Joca
da n
5
12 OTTOBRE 2001
PAG. 5 RIFORMA
L'ultimo libro della Bibbia suscita innamoramenti fatali o grandi repulsioni
L'impero svelato (dairApocalisse)
ngL II più che dell'Imminente fine del mondo e del ritorno di Cristo, il libro biblico vorrebbe
Y0Ì)Ottere lo seduzione esercitato dall'Impero romano in un periodo di relativo benessere
^ che v{,
»asatosu
saches
fondai
'C talvoii^
'SSiopj
)arte i
aiWANNISARUBBI
IRA i libri della Bibbia
(i^ocalisse è quello che
ÌKdta grandi amori o granJwT7<.nulsione; innamoracontetS iitifetali o altrettanto fata'otato ci faisinteresse. Questo permergev! '¿èialetteratura apocalittica
aoner jiasernpre cercato di ri
traniat! ¿nder® a domande fondarale atto Sentali che trascendono il
iodirei Lpo e io spazio quali: Coanche a» ^^re in un mondo pieno
colloca ■ ¡»ale? Dio si interessa ai
■ Ltri guai? Ci sara mai giu""«rSs^lla terra? Che cosa
la B|
apletaiBi
suo conti
li il suo
:he manii
Ito e appi
ne ■
varie-ciiiXestriguf Ci sara mai giuioratori^zia sulla terra? Che cosa
he la BipSisde quando moriamo? ».
^esto il punto di partenza
.[libro di Wes Howardjiook e Anthony Gwyther*
»eha come sottotitolo «Riiprire la forza dell’Apocaeper il nostro tempo».
?enze edil GU autori propongono per
io. tóocalisse un approccio di
.. . terso da quello tradizionaldl Dio Jigote usato nelle facoltà
'redicatoa »logiche. In genere l’Apoazia di Dj disse viene presentata co;ratuita,at me un’opera scritta in un’edorisponil poca in cui le chiese erano
onostantei inamente perseguitate e
•za cristlai dndi che essa fosse stata
i enfasi al «ittaper aiutare i discepoli
iportaael i Gesù a conservare la fede,
ler esempi phé la promessa della fine
stirsi ini iBráiente avrebbe posto fignuno pò» ne alla loro grande tribolaziodi essetei no-Ma questa tesi, che lascia
re giudica spazio a una interpretazione
iella Bll dell’Apocalisse come libro
a, cosaci descrive la «fine del moniprio rise® do» (il termine apocalisse è in
ni pente® faere usato in tale acceziotecipatoR »ne), contrasta con il crescente
ne avevi
ponsabi
lastorales ¡
tecipazioi
onvegno,
tivi deEei
ti del batí
material
rito rifle»
entamenlfsseduzione esercitata dall’impero Tornano in un contesto
di relativo benessere».
«L’Apocalisse - scrivono gli
fra gli storici sul fatto'che verso la fine del I secob non vi era alcuna persecuàone contro i cristiani nella
provincia romana dell’Asia.
Apocalisse non è stata dunque scritta per annunciare la
fine imminente e il ritorno di
•fristo, ma per combattere la
e predo»
di estra»
Jcunecl*
elle graii l®tori - voleva aprire gli ocíate in infi- ohi a quanti erano tentati di
sociali ei ^»endere a patti con Roma:
alcune Zino inte»menici bilia Bibbiii
le liturgiffl
contro eiilloqui,bi
issibile alisa Unió*
;nza di didalle pi*
liù inno»
iprimereb
inza.
amento
jesto corna profoO'
ivamen»
jerta do®
del sensi
attraversi
litu'tgio'
che ha cola maggi®
3 comi)®'
coinvolgi
jnianza-*
revisto ni
iù gran“'
il 26 ago
jartècip?'
questo“'
za inaP"'.
; credof
. in moi®
oibattis'
nzianda*'
\adÌ0
nri
L lO-OSX
L 20-OSS
■ 200
presentava l’impero come
ima seducente prostituta che
offliva la bella vita in cambio
deirobbedienza e come un’
avida bestia che divorava
ifiiunque osasse resisterle.
(-) L’Apocalisse è un appello
a fidarsi di Dio piuttosto che
dell’impero». In quest’ottica,
aostiene Alex Zanotelli nella
sua presentazione del libro, la
contrapposizione fra profezia
e letteratura apocalittica, soatenuta da molti biblisti, viene del tutto a cadere: l’apocantticanon è una degenerazione della profezia, ma l’unico
modo per dare a essa forza,
per ^formare la profezia in
Movimento di popolo. «Il mol^ento apocalittico - scrive
jando Fabio Richard - è cocerca di ricostruire
ienza e la speranza atIO la creazione di nuovi
e simboli».
“li autori dedicano così
no 11 primo capitolo del 11. Mnftitare le tesi millecistiche e la dottrina del
Jinpnnento», cioè la creden^ Che Gesù verrà all’improv0 m un determinato moiito storico per prendere
» ttsé in cielo i veri credenti,
jjiue un capitolo che forni. uno sguardo generale sui
le « ^Ptt“)nlittici presenti nelr..fhtture (Antico e Nuovo
si eh e sulle apocalis
j“*^®Ì9he non canoniche,
ton successivi ven
tie * presentate una sebiem ttescrizloni dell’amDn storico nel quale l’Ada re ^ scritta, tali
iBim . ^1"^ comprensibili le
®gini e il linguaggio usa
Una veduta attuale dell’Isola di Patmos
ti nel testo, linguaggio e immagini che così numerosi
fraintendimenti hanno prodotto. Attraverso questo lavoro, il lettore viene portato
per mano a comprendere
che l’ApocaUsse è stata scritta per il presente dell’uomo,
per la sua vita terrena (come
del resto tutta la Bibbia), e
non per il «cielo».
L’impero svelato non è un
libro esegetico, non vi è una
esegesi parola per parola del
testo dell’Apocalisse, ma vi è
0 tentativo di situare l’apocalisse nell’attualità, neU’impero del male nel quale anche
oggi -vivono i cristiani. A tale
scopo, la parte forse più importante del libro, scrive Zanotelli, è l’ultimo capitolo,
quello nel quale si fa un’ana
lisi del capitale mondiale alla
luce dell’Apocalisse. Ultimo
capitolo, che si conclude con
un dialogo fra 1 due autori
che cerca di tradurre in pratica un modo di vivere diverso
da quello in cui noi uomini e
donne del primo mondo siamo abituati a vivere. Dice Antony: «Ma anche un’azione
apparentemente così insignificante come quella di comprare il tè Trade Winds prodotto nel pieno rispetto della
giustizia è un passo avanti.
L’Apocalisse mi dice che
“dietro il velo” un gesto così
semplice come quello di bere
un tè che non ha reso schiavi
coloro che hanno sudato per
produrlo ha un grande potere. Babilonia ci dice che è un
gesto inutile, ma Giovanni di
Patmos ha -visto che ciò che
noi facciamo nella nostra vita quotidiana produce grande gioia “in cielo”».
Nessuna torre o simbolo
dell’impero del male da buttare giù con azioni violente e
suicide ma, invece, presa di
coscienza, volontà di cambiare la propria vita quotidiana,
mettendo in comune le risorse, rifiutando lo schia-vismo e
lo sfruttamento dell’uomo
sull’uomo a partire da quello
che ognuno può fare in proprio, dando testimonianza
concreta del Vangelo di Gesù
Cristo che parla a ognuno.
(*) Wes Howard-Brook-Antony
Gwyther: L’impero svelato. Riscoprire la forza dell’Apocalisse
per il nostro tempo. Emi, 2001
pp. 464, £ 32.000.
Milano inaugura la stagione di San Maurizio
Unità d'intenti fra musica e poesia
PAOLO FABBRI
USCENDO dalla Scala dopo avere assistito allo
spettacolo modesto di Un
giorno di Regno di Giuseppe
Verdi (modesto sia per il contenuto musicale e teatrale intrinseco sia per la direzione
piatta e la prestazione incolore degli esecutori), mi capita
di imbattermi nell’Ottagono
della Galleria, dove il poeta e
traduttore Giovanni Raboni,
il -vicesindaco De Corato e il
prof. Gillo Dorfles dibattono
sulla Milano che i milanesi
vogliono. Una Milano piena
di affanni, con il traffico ingolfato e selvaggio, l’aria inquinata, i cittadini meno abbienti che vorrebbero abitazioni ma non le trovano perché sono troppo care; una
Milano da cui il piacere di vivere la città è scomparso, in
cui i valori di umanità sono
in declino, il dialetto milanese è destinato a scomparire
sommerso da nuovi idiomi,
emblemi di una identità ancora confusa e indefinita. Il
concerto inaugurale di Musica e poesia a S. Maurizio, dedicato, nel ventennale della
morte, a Sergio Dragoni, un
uomo che dell’umanità, della
rettitudine, del rispetto per
gli altri, dell’amore per la
musica è stato un simbolo,
ha invece fatto emergere
un’atmosfera particolare.
La Messa della Madonna
dai Fiori Musicali di Girolamo Frescobaldi eseguita da
Luigi Ferdinando Tagliavini
sull’organo Antegnati del
1554, il cui restauro è stato
voluto e sostenuto dal Dragoni, disegna un panorama di
limpida serenità in cui i suo
ni si appaiano ai valori, li
evocano, ne diventano simboli, fluendo nel canto gregoriano proposto dagli Ensemble Stirps Jesse, per stemperarsi nel rigore umanista degli affreschi, il cui restauro è
stato iniziato dagli amici di
Sergio Dragoni per ricordarne l’esempio. Lo straordinario Continuum per organo è
proseguito, dopo una breve
sospensione, con Edo-ardo
Bellotti, che ha eseguito rare
musiche napoletane seicentesche di Majone, Trabaci e
De Maque. Sul palco dove si
sistemava il gruppo musicale
per il canto gregoriano collocata in un angolo, quasi a dire «non vorrei disturbare»,
stava la bicicletta del compianto presidente del Conservatorio, usata come normale mezzo di trasporto da
chi avrebbe potuto permettersi ben altro, a simboleggiare una sobrietà in cui noi
protestatiti ci riconosciamo,
di fronte a una persona che,
nel suo cattolicesimo rigoroso, si proiettava verso valori
cristiani universali.
LIBRI
Storioerafia
Totalitarismi
Poi Alessio Corti ha fatto risplendere tutto il fulgore della Venezia seicentesca di Andrea Gabrieli e la pacata
compostezza di Jacob Massier, Johann Erasmus e Kindermann; e Lorenzo Ghieimi
ha esplorato le antiche intavolature per organo di Hans
Kotter per passare, attraverso
il genio di Frescobaldi, alla
sognante modernità di Arvo
Pärt (estone), che distende il
suo pacato canto In memoria
di un amico. I suoni e le parole delle testimonianze disegnano l’immagine di un uomo per cui la musica riusciva
a dire l’inesprimibile, come il
linguaggio poetico a cui ricórre l’apostolo Paolo, quando dice «lo Spirito sovviene
alla nostra debolezza; perché
noi non sappiamo pregare
come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per
noi con sospiri ineffabili»
(Romani 8, 26).
Non a caso Musica e Poesia
sono unite nel dare il titolo a
un programma: infatti la musica, con i propri suoni precisi ma sempre velati di mistero, trova riscontro nel linguaggio poetico, dove la parola resiste alla corrente che
vorrebbe trascinarla nel linguaggio classificatorio, per
restare ovattata nel suo «significato», che trae origine
dal «significante» semanticamente ben definito per immergersi nel cielo terso dell’immagine. Si fa strada la
speranza che certi valori non
siano definitivamente tramontati, che la fede sappia
trovare la strada per determinare un’etica e uno stile di vita diversi da quelli che vediamo trionfare intorno a noi.
Noto soprattutto per i suoi studi sulla Rivoluzione francese e
sui totalitarismi (si veda II passato di un'illusione, dedicato
all’«idea comunista nel XX secolo»), François Furet ha afiìancato alla ricerca l’attività pubblicistica, soprattutto per il Nouvel
Observateur. Di un percorso di 40 anni che arriva al 1997, anno
della morte, si pubblica in Italia una antologia parziale (l’originale francese comprendendo anche scritti
legati alla situazione politica transalpina)
ma significativa. La raccolta (Gli occhi della
storia, Mondadori, pp. XL-290, £ 35.000)
propone temi teorici, recensioni storiografiche, scritti di più stretta attualità (soprattutto sull’Urss e la sua fine) e un’introduzione
all’edizione italiana di M. Valensise che accentua senza necessità il rischio di un uso
«politico» del lavoro storico.
Medio Oriente Arabi e sionisti
Monumentale nelle sue dimensioni, lo studio di Benny Morris, storico dell’Università di Beersheba in Israele (Vittime. Storia del conflitto arabo-sionista 1881-2001, Rizzoli, 2001, pp.
941, £ 52.000), sfata una serie di luoghi comuni (fra i quali il carattere abbandonato dei territori palestinesi alla vigilia dei primi insediamenti ebraici prima ancora della
seconda guerra mondiale) e mette in rilievo
la ragioni e le percezioni che fanno sì che,
lungo tutto il secolo XX, le due componenti
della regione abbiano progressivamente ragionato in termini di sospetto l’una nei confronti dell’altra. L’autore, già al centro di polemiche in Israele, offre dunque uno strumento fondamentale e, nonostante la mole,
anche di agevole lettura.
Narrativa
In cerca del Male
Erede di una tradizione che ha a-vuto la propria rappresentante più nota in Agatha Christie, e che vuole le scrittrici
donne fra i massimi autori della narrativa a sfondo poliziesco, P. D. James ambienta l’ultimo suo libro (Morte in seminario, Mondadori, pp. 499, £ 35.000) in un
seminario della Chiesa d’Inghilterra in
una zona sperduta della costa orientale
britannica. Si tratta come è ovvio di un delitto (viene ritrovato il corpo di uno studente ucciso), ma il senso del romanzo sta
nella ricerca, oltre che dell’assassino, anche di un’«idea del Male» che aleggia in un
luogo abitualmente dedicato all’edificazione e alla formazione della spiritualità.
Un siorao, una Parola
Letture bìbliche quotidiane per il 2002
296 pp., L 14.000, e 7,23, cod. 383
Meditazioni bibliche
Le famose Losunsen - passi biblici e meditazioni siornaliere - edite osni anno, a partire dal 1731, dai Fratelli Moravi e tradotte in
43 linsue.
L'edizione italiana è a cura di Paolo Ricca.
L'architettura di Leonardo Rica
Agàpe e Rìesi
pp. 126, f.to 21 X 29,5 cm, iliustrato,
t. 25.000, c; 12,91, cod. 383
a cura di M. Loik, G. Rostan e C. Gavinelli
Nel doposuerra, il rapporto con il pastore T. Vinay indusse Ricci ad accettare la
sfida di tradurre l'Amore nelle linee architettoniche del Centro di Asàpe a Prali e,
negli Anni Sessanta, in quelle del Servizio
Cristiano a Riesi. Il volume, con interventi
di carattere architettonico e storico-teologico, esce in occasione del cinquantenario di Agàpe.
Fulvio Ferrarlo
I dieci comandamenti
pp, 64, L S.800, t- 3, cod. 386
Collana Cinquantapagine, n. 25
Secondo la Bibbia gli esseri umani non
hanno la capacità innata di vivere insieme
secondo giustizia, equità e libertà, tuttavia
possono riuscirvi seguendo la parola di
Dio. La libertà nasce dunque dall'obbedienza? Questa la presunta contraddizione analizzata da Fulvio Ferrarlo.
m mmetBtrìce
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011.668.98,04 - FAX 011.650.43.94 - C.C.P. 20780102
http:/Awww.claudiana.it
6
PAC. 6 RIFORMA
Uno strumonto innovativo che dovrebbe interessare giovani e meno giovani
La Resistenza in forma di atlante
La cartografia storica non ha mai avuto molta fortuna in Italia: ora la ripropone un volume
sulla guerra à liberazione nel nostro paese, a cui è dedicato anche il relativo dizionario
TCRESA ISENBURG
Due importanti strumenti
di studio e consultazione hanno recentemente fatto
il punto sulla storia della Resistenza. Si tratta di un atlante' e del primo volume di una
enciclopedia" che consentono a giovani e meno giovani
di acquisire una conoscenza
organica di quel periodo. Dal
dopoguerra a oggi le ricerche
sugli anni della Resistenza e
della lotta di liberazione si
sono moltiplicate soprattutto
attraverso il costante impegno della rete degli istituti
della Resistenza presenti in
molte città. Questi istituti,
coordinati dal capofila centrale con sede a Milano, hanno raccolto molto materiale
documentario che altrimenti
sarebbe andato certamente
disperso e hanno stimolato
una consistente messe di
saggi di varie dimensioni e
diversificato valore. Partendo
da questa esperienza e da un
lungo lavoro è stato ora possibile tirare le file in alcune
opere di peso.
Il primo volume del dizionario è costituito da oltre
venti articoli tematici quali
L’occupazione tedesca in Italia di Enzo Collotti o La campagna d’Italia 1943-45 di
Giorgio Rochat e da quasi
trenta articoli territoriali quali Piemonte di Mario Giovana
0 Roma di Gabriele Ranzato.
Seguirà in autunno un secondo volume con lemmi più
brevi e numerosi di persone,
luoghi e avvenimenti. L’ampiezza del volume non permette di sintetizzàrne in poche righe il contenuto: basti
in questa sede dire che una
sua lettura sistematica con
Partigiani e civili in Genova liberata
sente di avere una visione organica degli accadimenti e
un buon inquadramento del
bilancio storiografico. Ma è
anche possibile ritagliarsi dei
percorsi di lettura più mirati
a temi specifici o a territori
particolari. L’atlante si pone
come un contributo innovativo nel panorama italiano,
molto povero di cartografia
storica. In esso si integrano e
si completano reciprocamente tre diversi linguaggi: la cartografia vera e propria, la fotografia e le schede di commento. L’intreccio di questi
tre piani ci restituisce un
quadro del 1943-45 molto
completo e interessante.
Innanzitutto viene dato il
dovuto peso agli aspetti militari: il biennio in questione
viene giustamente considerato un momento della seconda
guerra mondiale e valutato in
tale contesto. Le 44 tavole a
diverse scale ci consentono di
seguire il movimento da sud
verso nord delle linee dei
fronti alleati e delle difese tedesche, la dislocazione delle
diverse divisioni e delle formazioni partigiane, la collocazione dei luoghi degli eccidi
e molto altro. La cartografia
permette inoltre di porre in
collegamento le relazioni fra i
fenomeni: così si può vedere
chiaramente la consequenzialità fra l’avanzata alleata, la
ritirata tedesca e l’esplosione
delle lotte contadine nel Sud;
l’utilizzo degli eccidi e delle
rappresaglie, che fecero almeno 10.000 vittime, come strumento diffuso di rafforzamento dell’occupazione tedesca; gli aspetti sociali delle insurrezioni cittadine.
Si tratta di due opere che
potranno avere un utilizzo
didattico, sia nella scuola superiore che all’università,
molto produttivo e stimolante per la ricchezza dell’infor
mazione e per l’impostazione
problematica della trattazione. Sono, tra l’altro, ricerche
aperte alle quali è possibile
collegare verifiche e puntualizzazioni locali che gli studenti potrebbero elaborare in
modo autonomo.
Ancora nell’ambito del recente passato che continua a
essere molto presente nella
nostra quotidianità, vorrei
segnalare il libro di Edwin
Black". Il tema del libro è l’attività commerciale dell’Ibm
con la Germania nazista e il
ruolo che l’intenso utilizzo
delle macchine selezionatrici
e delle schede perforate ha
avuto nel rendere efficiente '
la macchina bellica nazista e
la terribile organizzazione
dello sterminio ebraico e di
altre minoranze. La ricerca
permette di comprendere
aspetti altrimenti difficili da
chiarire del funzionamento
sistemico dell’organizzazione
nazista e offre spunti numerosi di riflessione sul problenia, oggi tanto preoccupante,
di come e a che fine viene
utilizzata la tecnologia e di
quali sono le responsabilità
di chi la detiene sul piano
commerciale e su quello del
funzionamento.
Le Giornate teologiche di Padova
Sette e culti emergenti
all'attenzione dell'lfed
PAOIO T. ANCELERI
cato e i limiti». In questa,
(1) Ist. nazionale per la storia
del Movimento di Liberazione in
Italia, Atlante storico deUa Resistenza italiana, a c. di Luca Baldissara. Milano, Bruno Mondadori, 2000, pp 160, £ 88.000.
(2) Dizionario della Resistenza, a c. di Enzo Collotti, Renato
Sandri e Frediano Sassi, voi. I
«Storia e geografia della Liberazione». Torino, Einaudi, 2000, pp
XXrV-617, £ 120.000.
(3) Edwin Black: L’IBM e l’olocausto. I rapporti fra il Terzo Reich e una grande azienda americana. Milano, Rizzoli, 2001, pp
603, £ 36.000.
onfixji
Seminario itinerante in Sicilia
3 I oitobre-5 novembre 2001
Un seminario itinerante sulle tracce della presenza araba in Sicilia passata
e presente attraverso la visita ad alcuni monumenti storici ma anche attraverso I incontro, il racconto e le esperienze di uomini e donne. Un seminario che vuole dare voce ad alcune presenze religiose antiche ma oggi
ancora molto vive; uno sguardo anche sulla presenza della mafia in Sicilia e
su alcune realtà che da diversi anni la combattono.
Mercoledì 31 ottobre
ore 19,45 Ritrovo dei partecipanti alla stazione «Termini» di Roma
ore 20,35
Giovedì r
ore 8,35
Ore IO
Ore 12
Ore 15.30
Partenza in treno
novembre
Arrivo a Palermo
Visita di S. Giovanni degli Eremiti
Visita della Cappella Palatina
Visita della moschea di Palermo e incontro con l’imam
Trasferimento del gruppo al Centro diaconale «La Noce»
Cena e pernottamento al Centro diaconale «La Noce»
Venerdì 2 novembre 2001
Ore 7 Prima colazione. Visita del mercato della Vucceria
Trasferimento a Portella della Ginestra e visita del luogo della strage. Trasferimento a Piana degli Albanesi e incontro
con rappresentanti della chiesa greco-ortodossa
Visita e incontri al Centro siciliano di documentazione «Giuseppe Impastato». Proiezione di alcuni filmati
Cena e pernottamento al Centro diaconale «La Noce»
Sabato 3 novembre 2001
Prima colazione. Visita di Segesta e Selinunte. Visita di Erice
Pranzo libero. Partenza per Mazara del Vallo
Incontro con la comunità tunisina di Mazara del Vallo
Cena e pernottamento al Centro diaconale «La Noce»
Domenica 4 novembre
Prima colazione. Trasferimento a Monreale e visita del duomo. Visita del Castello della Zisa e a La Cuba a Palermo.
Pranzo libero. Visita della chiesa di Santa Maria deH’Ammiraglio, detta della Martorana. Tempo libero
Trasferimento alla stazione centrale di Palermo
Partenza in treno
Lunedì S novembre
Ore 8,38 Arrivo alla stazione «Termini» di Roma
Ufficio programmi Confronti
Tel. 06 4820503 fex 06 4827901
e-mail: programmi@confronti.net
M Un libro dedicato al sacerdote
Don Pattaro: l'ecumenismo
che si fonda sulla Scrittura
EUGENIO STRETTI
Ore 19
Ore 20
INTELLIGENZA e amore in
una prospettiva ecumenica
e con un costante riferimento
alle Scritture; questo è stato
don Germano Pattaro (19251986)*, sacerdote e studioso
veneziano, raccontato negli
anni della sua seria malattia
da una suora che gli è stata
vicina nei suoi ricoveri ospedalieri, dapprima a Londra e
poi nel duro travaglio veneziano: un credente che sperimenta la presenza del Signore proprio quando vede sfuggire la vita. Come evangelici
deve farci riflettere il cinquantenne Pattaro che, dopo
la sua prima operazione, apre
il testo di Romani 8 e legge
con suor Franca Stefanelli
l’inno di vittoria dei credenti
in Cristo: «Poiché io sono
persuaso che né morte né vita
né angeli né principati, né cose presenti né cose future (...)
né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore
di Dio che è in cristo Gesù
nostro Signore» (38-39).
Era nato nel sestiere di Castello, dove i templi greco-ortodosso e valdese sono ben
visibili (meno lo è il Centro
culturale copto); professore al
Seminario patriarcale dove
insegna Teologia fondamentale, patrologia ed ecumenismo, insegna in vari istituti
teologici e anche Fenomenologia alla Scuola di perfezionamento in Filosofia dell’Università di Roma. Qui conosce Karl Rahner, Paul Ricoeur
e Raimundo Panikkar. Rima
ne affascinato da Karl Barth,
che ascolta all’Istituto ecumenico di Bossey. L’incontro
con il pastore valdese Renzo
Bertalot avviene nel 1962 con
un confronto sui matrimoni
interconfessionali.
Nella testimonianza di Guido Colonna Romano, anziano
per molti anni della Chiesa
valdese veneziana, e del trevigiano Mario Busetto, emerge
la figura di un sacerdote convinto, ma appassionato della
causa ecumenica che, per la
storia locale, a Venezia si pone in maniera unica rispetto
al resto d’Italia. Venezia, come è noto, porta nel proprio
tessuto urbano la presenza
delle minoranze: dagli ebrei
alla «parochia riformata», antico quartiere evangelico
nell’età della Riforma, non
lontano dalla stazione ferroviaria; dai greco-ortodossi agli
armeni e ai copti. In questo
contesto nasce il Segretariato
attività ecumeniche (Sae) per
impulso di Maria Vingiani e
dei teologi Germano Pattaro,
Luigi Sartori e Renzo Bertalot.
Siamo grati ai fratelli e amici Benedetto Calati, recentemente scomparso, Innocenzo Gargano, Alfio Filippi e
Brunetto Salvarani per questa commovente testimonianza di fede, ricordo e memoria per quanti amano vivere la fede cristiana in prospettiva ecumenica.
(*) S. Ganzi Cappeu.ari - F. CicCOI.O Fabbri (a c. di). Sul confine:
gli ultimi anni di Don Germano
Pattaro. Bologna, Dehoniane,
2001, £28.000.
E argomento di grande attualità quello delle sette e
del culti emergenti: il prof.
Pietro Bolognesi lo ha colto
con tempestività e le annuali
giornate teologiche padovane dell’Istituto per la formazione evangelica e la documentazione (Ifed) si sono occupate il 7-8 settembre proprio di un simile problema. I
punti di vista da cui sono state prese le mosse dal vari oratori sono in sostanza quattro:
teologico, pastorale, sociologico e giuridico. Ne è risultato un quadro molto complesso, con caratteri difficili da
districare e da restituire alla
chiarezza di un messaggio
pastorale evangelico.
Gli aspetti teologici, presentati dal prof. Eryl Davies
(Bridgemont, Gran Bretagna)
sono emersi da un’analisi su
tre direttrici: biblico-neotestamentaria, fondamentale
per l’oratore; storico-teologica, ricavata dalle meditazioni
effettuate, nel corso dei due
millenni da Cristo, a opera di
numerosi uomini di fede e
pensatori; e quella dei nuovi
culti emergenti (meglio evitare di parlare di sette, data la
connotazione negativa implicita nel termine). I riscontri
sociologici presi in considerazione dai proff. Massimo
Introvigne (Torino) e Aldo N.
Terrin (Milano) si sono basati
su un esame approfondito
delle principali nuove tendenze cultuali, dai pentecostali ai Testimoni di Geova,
per giungere ai Mormoni e al
movimento New Age.
Stessi diritti
per tutti i soggetti
Gli aspetti giuridici sono
stati affrontati con grande
competenza dal prof. Gianni
Long, presidente Fcei, sia sul
piano storico (dal Concordato del 1929 alle Intese previste dalla revisione del 1984)
sia su quello costituzionale,
alla ricerca di una legislazione dello Stato capace di offrire «Intese» a tutti coloro che
le richiedano; ma anche di
garantire a tutti (liberi religiosi, liberi pensatori, agnostici,
non conformisti, non disposti
ad accettare privilegi statali)
gli stessi diritti e gli stessi spazi giuridici di libertà e di finanziamento. Come è ovvio il
privilegio esteso a tutti finisce
per perdere il suo carattere
odioso di discriminazione.
«Interessante - ha detto
Long - è lo sviluppo della panoramica religiosa in questo
cinquantennio. Se negli Anni
50 i culti presenti eràno praticamente tre, il cattolico, l’ebraico e il protestante, tutti di
origine biblico-palestinese, in
questo inizio di secolo già
raggiungono e superano la
dozzina, dai buddisti agli induisti, dai musulmani ai Testimoni di Geova, a varie denominazioni protestanti. Inoltre la definizione di culto,
associazione religiosa volta
all’ultraterreno e alla cura
delle anime, ha subito un ampliamento: il raggiungimento
dell’Intesa a favore del buddismo, non incluso e non includibile in simili confini, ha posto la necessità di un diverso
modo di intenderne il signifi
pia panoramica si è inne.¡r
la riflessione pastorale dj
tori è quello di sapere «co»,
quando, perché e dove, '
pre
sentare l’annuncio forteTi
Cristo redentore (quesito sa
retorico: la mia parrocchia/
mondo, diceva Wesley)- ac,"
si aggiunge la necessità!
chiarire a tutti che il niessac
gio dei nuovi culti è incom
pleto e insufficiente in qua»'
to non collegato a una prono’
sta e uno spazio ultraterreno
in cui operi Dio attravers’
Cristo e lo Spirito Santo.
Spiritualità
evangelicale
Le conclusioni della gior.
nata sono state affidate al
prof. Davies per un inquadramento scritturale secondo le
linee della spiritualità evangelicale e fondamentalista. E
tema della purezza e purifi.
cazione delle chiese evangelicali è stato al centro della sua
riflessione, con la condanna
di qualsiasi atteggiamento
lassista in campo etico e teologico. La distinzione fra coloro che operano e credono
alla gloria del solo Dio e coloro che invece accettano l’invito del serpente («sarete come Dio», Genesi 3, 5) offre la
possibilità di individuare chi
sarà «figlio di Dio» e chi invece resterà figlio di Satana e
prigioniero di questo mondo.
Forse poco spazio è stato
dato al problema proposto
dal prof. Terrin riguardante
l’alterità. Occorre rendersi
conto che l’altro, per gli altri,
siamo noi. Per capire il diverso occorre partire dalla nostra alterità e offrire accoglienza, ospitalità: il buon samaritano della parabola dovrebbe averci ammaestrato
in questo senso. L’ostilità
all’altro è conseguente all’assunzione da parte nostra della posizione di indifferenza
malevola del sacerdote e del
levita, così ben esemplificata
nel racconto evangelico.
Pentecostalismo
Interessanti le notizie sull’espansione del movimento
pentecostale, che ormai conta
circa 400 milioni di aderenti
nel mondo. Si calcola che
ogni anno 20 milioni di persone passino al pentecostaljsmo. Il Sud America, tradizionalmente cattolico, è ormai per larga parte acquisito
a quel tipo di esperienza carismatica, che si basa sull’ef'
fusione dello Spirito ed è
perciò difficilmente controllabile. Laggiù le masse hanno
abbandonato la Chiesa cattolica e si sono rivolte, oltre
al pentecostalismo, a forme
paganeggianti di riti afroamericani, come l’umbanda
(magia bianca), la macurnba
(magia nera) e il candornb^
(religione dei lomba, popolo
africano trasferitosi a Bahia
in schiavitù).
Ampia, come al solito, la
presenza di giovani prò'’®!
nienti da tutta Italia, pih ®
trecento, e attenta, vivace, vibrante, anche entusiasmante, la partecipazione.
Per i vostri acquisti, per gli ebbonsmenti ai periodici evangelici
Librerie CLAUDIANA
MILANO:
via Francesco Sforza, 12/A
tei. 02-76021518
TORRE PELLICE:
piazza della Libertà, 7;
tel.0121-91422
TORINO:
via Principe Tommaso, 1
tei. 011-6692458
FIRENZE:
borgo Ognissanti 14/r
tei. 055-282896
ROMA: Libreria di cultura religiosa
piazza Cavour 32 - tei. 06-3225493
f
Le
Qi
P
HRf?
itodw
et
il chiesa
0tniss>
0erso
0orae
0sia,
jil0onc
ri
l£(ond
Leçon
e lavora
intervisti
lavoro 0
sene noi
ili prima
né) non
mesidis
pati? Gli
l^ede
ftrmie
piti da
jpfessii
^clusi'
^ne rii
ffltrate r
presenti
(jiStituis
leseguei
puppo;
hasato SI
Dia di di
appena
un’istru
una clas;
hacerto
Inoltre,
laposizi
ne, si ver
lo cultui
fratto p
una fori
pfessir
pio and
ami
.emo
d si avvi
munitàl
ne, non
dalla pi
sesso su
società I
glene»
vanno ir
sita dell’
ve cen i
piào m
persone
vivono 1
piccole),
gulràdo
sente sf
piano or
velli dir
solidità
soggetti
L'an
d
Abac
chi si a
chiese i
terizzat
sonane
si defir
cteden
Ptovien
forse SI
livaldei
cattoUc
zadubi
chiese i
Sono e
Proven;
®o in
ìhanto
parsone
hormali
’Asta, p
tton vi
Olenti
7
Vita Della Chiese ■
PAG. 7 RIFORMA
ista
au.
‘Mitre
3 evai),
astore
Chiriej
agnoli
Jredicj,
«colile^
re» pte!
irte del
àto solo
chiaèi
a cui
!sità di
nessag.'
incou.
1 quanPropo.
erreno,
averso
3.
a gloriate al
luadraindole
I evanlista, n
purifi.
angeliilla sua
danna
nento
e teofra condono
3 colo
0 rinite coiffreia
ire chi
1 invetanae
ondo,
stato
posto
dante
idersi
i altri,
divella noaccoon sala dostrato
itilità
all’asa delrenza
e del
ficaia
e sullento
conta
irenti
i che
lersostaliradiè oriisito
a caill’ef
edè
Ltrol
anno
cat
oltre
trine
Toa
iridio
mba
mblé
polo
ahia
0, la
ove
ìidi
vi
lan
risultati di un'indagine condotta da una commissione della Tavola valdese
perché si diventa valdesi o metodisti?
Lo cultura e l'informazione sono stati i due strumenti di evangelizzazione più efficaci
Quali motivazioni hanno spinto i «nuovi evangelici» ad avvicinarsi alle nostre chiese?
MARCO SCUDERI
pR aicals motivo si diventa valdesi o meWiiri? È quanto si era chiesto il Sinodo
(tttto 18) che invitava «le chiese (...) a
Stiate la propria situazione partendo dal^Ltivazioni e dai progetti di vita di quelle
itine e di quegli uomini che sono entrati neltéiesa ultimi vent’anni». Ecco allora,
gcondd Ict nostra più sacra tradizione, una
Emissione, nominata dalla Tavola che, at‘^tierso un questionario, interroga, scruta,
Mora e infine riporta i risultati sia al Sinodo
Zsia, tramite il nostro settimanale, al resto
umondo e in particolare a tutti coloro che ci
ynno risposto contribuendo alla buona riu
scita dell’indagine. Hanno risposto in molti da
tutta l’Italia, (tranne che dal I distretto, quello
delle valli valdesi; per fortuna il Piemonte è
rappresentato ugualmente perché fa parte anche del II distretto, che ci ha mandato molti
questionari). Sorelle e fratelli in egual misura,
di età superiore ai 37 anni per lo più (la scarsità di giovani ha colpito anche qui), quasi
tutti coniugati; la maggior parte delle persone
ha un diploma o una laurea, alcuni hanno
conseguito il dottorato di ricerca o una specializzazione post laurea. Questo livello culturale
è da tener presente quando andremo a esaminare quale tipo di aspettative avevano queste
persone quando hanno «cercato» qualcosa
nelle nostre comunità. ■
net
leómdiiioni economiche
Le condizioni economiche
■ lavorative rivelano che la
Jiaggior parte delle.persone
¡ntemstate ha un reddito da
lavoro 0 da pensione. Le persone non occupate (in cerca
di prima o nuova occupazione) non sono molte. Ma comesi distribuiscono gli occupati? Gli impiegati fanno la
parte del leone insieme agli
armieri professionali, sediti da insegnanti, liberi
Messionisti e dirigenti. In
prìn.sione dal nostro campione risulta che le persone
mirate negli ultimi 20 anni e
presenti nelle nostre chiese
(Istituiscono una classe con
le seguenti caratteristiche: un
gruppo sociale solidamente
basato sulla famiglia (la somma di divorziati e separati è
jppena il 6%), con un’età e
un'istruzione medio-alta. È
una classe borghese che non
kcerto problemi economici,
hioltre, collegando quanto
detto per i titoli di studio con
laposizione nella professione, si vede che il singolo livello Culturale è stato messo a
fratto positivamente, con
una fòrte diversificazione di
pressioni e un buon impepo anche nel campo dell’instoamento ai vari livelli.
Le motivazioni per le quali
òsi avvicina a una nostra comunità (e poi ci si resta), infine, non sono influenzate né
dalla preponderanza di un
sesso sull’altro (spesso nella
società si pensa che la «religione» è le per donne che
tamo in chiesa) né dalla densità dell’ambiente in cui si vive con 1 suoi stimoli culturali
pitto meno forti (perché le
pèrsone che ci hanno risposto
vivono in città sia grandi sia
pittale). La riflessione che seguirà dovrà quindi tener presente sempre due piani: sul
piano oggettivo ci sono alti livelli di cultura, professione e
solidità economica: su quello
soggettivo ci sono alti valori
èoinela solidità familiare.
L'ambiente religioso
di provenienza
n bacino di provenienza di
ohi si avvicina alle nostre
ohtese è decisamente carattèrizzato da credenti. Biso6¡tu anche dire che, in Italia,
definiscono un po’ tutti
otedenti! La maggior parte
Ptoviene dall’area cattolica,
orse su questo risultato intuisce la mancanza delle valnaldesi (perché il rapporto
TOolici-protestanti lì è sen^ dubbio diverso che altro
ma, di fatto, nelle nostre
mese negli ultimi venti anni
Sono
entrate persone che
Provenivano, dal cattolicesi0 in misura maggiore di
guanto si siano confermate
P rsone che provenivano dal
hnale iter valdese e metosta. Nel nostro campione
0 vi sono persone prove6nti da altre religioni e
Nev
notizie evangeliche
dall’area anglicana. Ci sono
anche avventisti, provenienti
dall’Esercito della Salvezza,
apostolici, riformati (alcuni
specificano «Svizzera», altri
«di Napoli Portici»), della
Chiesa di Cristo.
Una delle domande che ci
siamo posti è stata: Coloro
che dal cattolicesimo giungono a noi lo fanno perché provengono già da un percorso
«critico» (come le comunità di
base) 0 per reazione a un movimento cattolico (focolarini,
neocatecumenali, altri)? La
quasi totalità dei rispondenti
non ha avuto contatti né ha
partecipato alla suddette realtà. Questo significa che le
sorelle e i fratelli cattolici che
ci hanno incontrato non hanno cercato prima una risposta
nelle critiche o negli allineamenti movimentisti del cattolicesimo e poi, non trovandola, sono arrivati a noi. Semplicemente hanno lasciato da
parte la religione ufficiale e si
sono messi in ricerca verso
un’alternativa
La provenienza delle
famiglie di origine
Chiediamoci ora da dove
veniva la loro famiglia di origine. Qualcuno proviene da
una famiglia ortodossa, battista, luterana o pentecostale.
La maggior parte proviene da
una famiglia cattolica. C’è
uno strano fenomeno. La percentuale delle persone che
hanno una famiglia cattolica
alle spalle è più alta di quella
di coloro che si dichiaravano
provenienti dal cattolicesimo.
Questo perché molti, pur provenendo da fanaiglie cattoliche, si sono dichiarati non
credenti o indifferenti. Non
così per i valdesi e i metodisti,
tra i quali si verifica il contrario. La quantità di credenti
che hanno una famiglia valdese o metodista alle spalle è
minore di coloro che si dichiarano provenienti dall’area
valdese-metodista. Esiste allora un gruppo di persone
che, pur avendo una famiglia
di origine diversa dalla valdese e metodista, sente comunque in questa chiesa una «familiarità» tale da dichiararsi
proveniente comunque da
quell’ambiente, perché magari i genitori lo frequentavano
come simpatizzanti.
Nell’ambito della provenienza religiosa, abbiamo rivolto una domanda sull’atteggiamento che si aveva verso le religioni. Supponevamo
che chi si avvicina a una nostra chiesa con spirito di ascolto non potesse essere che
ecumenico! Ma la percentuale degli «ecumenici» non è
stata così schiacciante come
si potrebbe supporre. Alcuni
si sono dichiarati «tollerante»,
«ignorante», «ecumenico solo
verso evangelici». Possiamo
dire allora che chi si avvicina
a noi non necessariamente fa
una ricerca tra diverse confessioni cristiane, ma spesso
è indifferente al discorso religioso, o si avvicina con l’intenzione di conoscere qualcosa di nuovo. Più avanti vedremo cosa lo attrae.
La testimonianza
di familiari e amici
L’offerta religiosa è varia e
abbondante. Ma che cosa ha
spinto queste persone a scegliere noi e come hanno preso i primi contatti con una
delle nostre chiese? Indubbiamente il pastore o la pastora resta un punto di riferimento. È a lui, 0 a lei, che ci
si rivolge la prima volta e ci si
attende una risposta, un dialogo, un punto di riferimento. Del resto come poter pensare, ad esempio, a un progetto di evangelizzazione
senza un pastore di riferir
mento impegnato sul campo? Ma la laicità, per fortuna,
da noi si difende bene! Al secondo posto abbiamo «amici
e conoscenti» e «altri parenti»: possiamo ritenere che sono dei laici. Quindi, tutto
sommato, i membri di chiesa
con il loro comportamento,
la loro disponibilità ad ascoltare e testimoniare sono in
realtà la nostra vera forza.
Una parola la spendiamo sul
«coniuge». Sono pochi gli
ambienti sociali in cui il o la
coniuge diventa un punto di
riferimento e la forte crisi dei
ruoli familiari nella società
odierna ne è una prova. Qui
la solidità della famiglia non
è solo formale: all’ascolto del
coniuge e di altri parenti si dà
un’importanza che spesso si
è perso nella società di oggi.
Abbiamo quindi un primo
fondamentale risultato su cui
riflettere: nella testimonianza
della famiglia e degli amici c’è
una motivazione a venire in
contatto con le nostre chiese.
La cultura e l'informazione'
come evangelizzazione
Attraverso quali mezzi si è
giunti alle prime informazioni sulla chiesa di cui attualmente si fa parte? A quanto
pare la cultura (attraverso
conferenze, mostre, ecc.), la
stampa e la televisione che
divulgano le nostre idee sono
i mezzi fondamentali di contatto con gli altri. Quindi sono
le nostre posizioni, che cosa
pensiamo, che cosa facciamo
. che ci rendono «attraenti».
L’evangelizzazione è al penultimo posto. Del resto, non
abbiamo l’abitudine di piantare tende in piazza, di avere
televisioni dedicate allo scopo ma parliamo dell’Evangelo
attraverso la nostra cultura,
perché lo testimoniamo durante le conferenze, ne scriviamo sulla stampa, lo divulghiamo parlandone e mostrando in televisione come il
nostro operare dipenda dalla
coerenza a esso, e questo è il
nostro modo di evangelizzare. Un piccolo plauso a tutti
coloro che si occupano dei
nostri siti Internet. Sta diventando un mezzo usato da chi
vuole conoscerci.
Alcuni sono semplicemente «entrati nel tempio» e, tra
questi, diversi hanno ascoltato il culto. Tempio aperto e
accoglienza durante il culto
sono quindi ottime occasioni
di incontro. Qualcuno si è
trovato da estraneo a uno
studio biblico, qualcun altro
faceva parte di un movimento e ci ha incontrato fi, e diversi si sono incuriositi facendo «ricerche storiche». Ci
sembra pertanto di poter
concludere che i mezzi attraverso i quali si cominciano a
frequentare le nostre chiese
sono diversi, ma per lo più di
carattere culturale.
Le motivazioni
Ed eccoci al punto focale di
questa indagine: le motivazioni che hanno spinto a cercare
il primo contatto con una nostra comunità. Abbiamo tre
frequenze percentuali simili.
1) «Un modello di chiesa
alternativo alla romana». È
stata la motivazione priheipale. Si tratta quindi di persone in ricerca di un modo
comunitario di vivere la propria fede, un «essere chiesa»
non più calato dall’alto, con
relativa gerarchia, ma più vicino alla nostra sensibilità e
organizzazione.
2) «Il senso di appartenenza alla comunità». E il secondo motivo scelto. Ancora la
comunità, con il suo vivere
da sorelle e fratelli, con il suo
condividere l’esistenza, con
la possibilità di partecipare
attivamente dando il proprio
contributo senza dover subire direttive superiori spesso
in contrasto con la nostra coscienza. Sembrerebbe una risposta simile alla precedente,
ma è diversa. Infatti nel primo caso c’è per lo più un cattolico o una cattolica che, dopo aver vissuto l’essere chiesa nel suo ambiente, cerca un
modello alternativo alla propria chiesa (così era impostata la risposta proposta), nel
secondo caso può essere non
solo un non cattolico, ma anche un non credente, un indifferente, chiunque senta il
bisogno di una comunità vissuta come la sentiamo noi.
3) «La ricerca teologica (a
fondamento della fede)» (non
come ricerca culturale). Ecco
una grande motivazione: la
fede non cala dall’alto delle
speculazioni, dai dogmi, dalle formule ripetute, dai riti
ma, per chi si è avvicinato a
noi, è un dono di Dio che
dev’essere coltivato con la ricerca teologica.
Ci sono anche sorelle e fratelli che si sono avvicinati
senza un’idea ben precisa,
solo per curiosità. La curiosità, del resto, sta alla base di
ogni ricerca. Guai se ne fossimo privi! Qualcuno risponde:
«Una nota famiglia valdese»,
e questo ci rallegra per l’opera di testimonianza sempre
viva tra noi; qualcun altro:
«Un’alternativa alla chiesa...»
(una chiesa protestante), e
questo ci rallegra un po’ meno: altri: «Le mie origini»,
confermando quel senso di
appartenenza storico di alcuni di noi. Vi sono anche risposte apparentemente opposte, dal «desiderio di spiritualità» a «l’impegno sociale». Insomma, vi sono tanti
casi singoli che sarebbe interessante conoscere. Le tre
motivazioni fondamentali
comunque restano quelle viste sopra e da esse abbiamo
già una prima risposta allo
scopo della nostra indagine.
L'indice di soddisfazione
Tuttavia le motivazioni che
hanno spinto le persone a entrare in contatto con noi sono
state soddisfatte? Ci sono state difficoltà nell’integrazione
iniziale con la comunità? Ecco, la persona ora è in una nostra chiesa. Inizia un suo percorso. Che cosa le è riuscito di
fare e/o ricevere meglio? Che
cosa la ha interessata di più?
studio biblico
Innanzitutto la partecipazione al culto. Indubbiamente
la predicazione resta il punto
centrale del nostro culto ed è
su quella che gli intervistati
hanno detto di concentrare
l’attenzione. Anche la liturgia
è apprezzata e ha un forte impatto su chi entra nelle nostre
chiese. Questo potrebbe essere anche uno stimolo a porre
maggior attenzione alla nostra liturgia, con maggior impegno sia personale (per
esempio istruendoci nel canto) che tecnico (per esempio
studio dell’acustica). Inoltre,
la nostra liturgia con la Parola predicata al centro è proprio quel modello alternativo
alla chiesa romana la cui ricerca è una delle motivazioni
principali per le quali le persone si avvicinano a noi. Una
curiosità: qualcuno è stato
colpito positivamente nel
trovare un «pastore donna».
Anche le attività hanno avuto
un ruolo importante: studio
biblico e catechismo sono al
primo posto, seguiti dalla vita
comunitaria di gruppo (femminile, giovanile, corale).
Da un punto di vista più
generale l’interesse è sempre
improntato per lo più sul
modello alternativo di chiesa.
In particolare ci si riconosce
nella risposte: «La mancanza di un magistero che dà interpretazioni univoche» e
«l’uguaglianza tra i membri
nell’usare i doni ricevuti da
Dio». Possiamo dire in conclusione che il primo incontro
non ha deluso le aspettative
iniziali. Le tre motivazioni iniziali ricercate nelle nostre comunità hanno trovato un riscontro ed è iniziato un nuovo modo di vivere la fede per
queste nuove sorelle e fratelli.
Proprio nessuna difficoltà?
Siamo sicuri che i nuovi arrivati non abbiano trovato alcuna difficoltà? Abbiamo visto
che hanno trovato occasione
di sviluppare ciò che cercavano, ma è stato così facile integrarsi nelle nostre comunità?
Domanda cruciale perché a
che vale prepararsi a offrire
qualcosa se poi in pratica non
siamo capaci di accogliere le
persone? Qual è stata la difficoltà maggiore avuta all’inizio
per integrarti con la comunità? Al primo posto c’è la timidezza. È normale per chi si
avvicina per la prima volta,
non è normale invece che
questa diventi una difficoltà
così fortemente sentita. Non
dobbiamo certo «invadere»
l’altro, ma un ministero di accoglienza, magari durante il
culto, forse aiuterebbe un po’.
Una buona percentuale di
persone ha segnato la risposta
«un senso di chiusura a riccio
della comunità», altri lamentano «il tradizionalismo confessionale». Ci conosciamo, è
inutile commentare.
Particolare attenzione però
dobbiamo dedicare a coloro
che, tra le possibili difficoltà,
hanno scelto la risposta «la libera scelta senza una “guida
spirituale” che imponga linee
precise di comportamento».
(foto G. Alabiso)
È una nostra prerogativa che
abbiamo sempre difeso e che
fa parte della nostra ecclesiologia. In chi cerca un modello
alternativo a quello cattolico
romano questa è l’alternativa
evidentemente più forte o
comunque più difficile da attuare. È un principio fondamentale per noi, ma se è vissuto come una difficoltà vuol
forse dire che è stato offerto
in modo pesante, senza un
aiuto iniziale, un accompagnamento adeguato, pastorale o pratico, che non si può
negare a chi deve fare delle
scelte o a chi si assume un incarico per la prima volta.
Ed eccoci alla fine: questi
fratelli e sorelle entrano come
parte integrante di una comunità. Alcuni, e alcune, con im
atto litingico (confermazione)
altri senza un preciso atto.
L’iter normale per entrare a
far parte delle nostre comunità è l’ammissione per professione di fede. C’è comunque una significativa percentuale che ha segnato la risposta «Faccio parte della comunità senza aver mai fatto uno
specifico atto liturgico». La
maggior parte di coloro che
non hanno fatto la confermazione si considerano parte
della comunità perché condividono la Cena con le altre
sorelle e gli altri fratelli. Gli altri si riferiscono ad un atto liturgico fatto una volta nella
loro vita (matrimonio, battesimo) e per questo si sentono
parte della comunità.
Ricevere e dare
E oggi? È passato del tempo
da quando queste persone
hanno preso il primo contatto con la comunità a cui ora
appartengono. Le difficoltà
iniziali sono state superate?
Sì, per un buon numero di
persone. Ma molte ne restano. Sicuramente sarà stata
superata quasi del tutto la timidezza iniziale. La chiusura
della comunità e il forte tradizionalismo temiamo proprio che esistano ancora.
Finora abbiamo interrogato i nuovi membri sul «ricevere»: che cosa vi aspettavate
di ricevere e che cosa avete
ricevuto e come. In chiusura
abbiamo però fatto una domanda che è cruciale: «Che
cosa ritieni di aver dato alla
tua comunità?». Incuriosiscono alcune risposte. Qualcuno
ha risposto «niente», qualcun
altro ha risposto «quello che
il Signore mi ha chiamato a
fare», e questa è la risposta
che ci piace più ricordare.
L’ultima domanda fatta riguardava il ruolo che i «nuovi
evangelici» possono svolgere
nella comunità. È evidente
che c’è il bisogno di reinventare occasioni d’incontro e
testimonianza e di rinnovare
il proprio essere credenti nella società. Questi due impegni però non possono essere
assunti soltanto dai «nuovi
evangelici», anche coloro che
sono da molti anni membri di
comunità dovrebbero rinnovare la propria testimonianza
e presenza nel mondo.
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
i Campo giovani a Tramonti di Sopra
Danza e nuovi linguaggi
musicali entrano nel culto
Dal 20 al 25 agosto il Centro «Luciano Menegon» a
Tramonti di Sopra (Pd). recentemente ristrutturato, ha
accolto per il secondo anno
consecutivo il campo giovani
multiculturale, che ha visto
la partecipazione di una
trentina di ragazzi e ragazze
di età compresa tra i 17 e i 27
anni. Questo campo, finanziato in parte con l’8%o, vuole essere un’occasione importante in cui confrontarsi e
imparare a «essere chiesa insieme». Ciascun partecipante (le nazionalità rappresentate erano Italia, Brasile, Argentina, Nigeria e Albania), si
è posto in dialogo con l’altro/a riflettendo sul tema «I
nuovi linguaggi nel culto». In
particolare lo staff organizzativo si è soffermato sulla
drammatizzazione, sulla musica e sulla danza. Il pastore
Carmine Bianchi ha proposto
un laboratorio di drammatizz^ione. I ragazzi, con creatività e talento, hanno riscritto
e drammatizzato i dialoghi
tra i personaggi di due episodi del Nuovo Testamento (la
resurrezione di Lazzaro e la
guarigione del cieco nato).
attualizzando e facendo rivivere i testi biblici.
Il linguaggio musicale e il
suo uso aH’interno di una liturgia è stato illustrato dall’animatore musicale Carlo Leila
che ha coinvolto i partecipanti nell’apprendimento ed esecuzione di nuovi canti utilizzati di volta in volta durante i
momenti liturgici e nelle meditazioni mattutine, guidate
dal pastore Manuel Fiorendo.
Infine la danza, linguaggio
ancora estraneo ai nostri culti, utilizzato soprattutto nell’ambito di liturgie «speciali»,
preparate dalle donne e dai
giovani. In particolare la pastora Elizabeth Green ha animato un interessante laboratorio di biodanza, in cui il movimento del corpo, l’ascolto
della musica, di parole e immagini bibliche si sono intrecciate divenendo preghiera. I giovani presenti al Centro
ecumenico di Tramonti si sono dati appuntamento alla
prossima estate consapevoli
che costmire la chiesa di tutti
e di tutte è un processo impegnativo che continua quotidianamente nella propria
chiesa locale, (m.d.)
Chiesa metodista di Bassignana
La comunità si è stretta
intorno a Maria Allerlei
ERMINIO PODESTÀ
Grande festa, domenica
23 settembre per la comunità metodista di Bassignana. Maria Allerici vedova
Cortella ha compiuto 100 anni. Non li dimostra davvero,
hanno esclamato tutti i presenti. Era in splendida forma,
e durante in pranzo, in cui il
figlio Dario ha patito un po’
l’emozione, abbiamo rivolto
alla festeggiata alcune domande alle quali Maria ha risposto con grande lucidità.
-Quanti anni aveva quando è entrata nella Chiesa metodista di Bassignana?
«Avevo 22 anni e mezzo.
Era il 23 aprile 1924».
- Perché è passata al protestantesimo?
«È curioso lei. Lo vuol sapere; perché mi sono innamorata di un bel giovanotto,
bravo come mio figlio, che
faceva parte della Chiesa metodista di Bassignana. Ho cominciato a frequentare la
chiesa con lui e il Signore mi
ha fatto capire che quella era
la strada giusta. E da quel
giorno non sono più mancata
ai culti domenicali».
- Quanti figli ha avuto?
«Tre. Uno è morto quando
aveva solo un anno. Gli altri
due, un maschio e una femmina, sono ancora vivi».
- Che cosa c’è di diverso fra
il periodo della sua gioventù
in cui frequentava la chiesa e
adesso
«Sono cambiate tante cose.
Allora c’era più gente in chiesa; tante famiglie unite, c’era
più attaccamento alla comunità; c’era più fede. La domenica la mia famiglia, quando
c’erano i lavori urgenti da fare in campagna, interrompeva il lavoro alle 10 per recarsi
al culto alle 10,30. Io sono rimasta vedova in giovane età,
perché mio marito è morto di
tumore a 42 anni. I protestanti non avevano la libertà
di oggi. A volte erano anche
perseguitati. Ma noi abbiamo
avuto il coraggio di continuare a manifestare la nostra fede e a credere in momenti
migliori».
- Quali sono le cose belle
che più ricorda?
«Le agapi, la gioia di stare
insieme con le sorelle e i fratelli; l’Unione femminile era
ben organizzata e attiva».
Foto di gruppo dei partecipanti al campo
La signora Allerici festeggiata per il suo centesimo compleanno
Ampliamenti in vista per numerose strutture dell’ospedale evangelico di Napoli
A Villa Befania la tecnologia fortifica I rapporti umani
CECE ROCCHI
Avrei voluto iniziare comunicando che, dopo
lunghe trattative e instancabile perseveranza del presidente Sergio Nitri nel seguire
le complesse vicende burocratiche per ottenere il permesso edilizio per il miniampliamento dell’Ospedale evangelico Villa Betania, erano
finalmente avviati i lavori
ma, approvato da tempo il
progetto fedele e rispettoso
di ogni legge ed esigenza anche di Asl e Regione Campania, manca ancora l’ultima
firma per dare il primo colpo
di piccone. L’ampliamento è
un’esigenza imperante specie per quanto concerne il
Pronto Soccorso. Attualmente sta operando in uno spazio
ridottissimo facendo veri miracoli per soddisfare una
utenza in continuo aumento.
In uno spazio di pochi metri
quadrati sono state fornite
oltre 50.000 prestazioni in un
anno. Il progetto comprende
lavori di primaria necessità,
dato che Villa Betania è in costante ascesa.
Nel sottosuolo il reparto di
Radiologia verrà dotato di
spazio per ricevere le apparecchiature per la Risonanza
magnetica, mentre al piano
terra si potenzieranno gli ambulatori. Al primo piano sono
previsti ampliamento di sale
operatorie e terapia intensiva
adulti; uguale potenziamento
al secondo piano (sala parto e
terapia intensiva neonatale
«Tin», fiore all’occhiello). Per
quanto riguarda il reparto
oculistico, è già strutturalrnente adeguato per quanto
riguarda degenze, ambulatori
e apparecchiature.
Questa l’ossatura del progetto. Poi vi è tutto in mondo
che vive dentro; pazienti gravi e meno gravi, piccoli che
rallegrano con il loro vagito
medici, infermiere, personale
vario e, per quel che mi riguarda, la diaconia, cioè visita agli ammalati, un sorriso,
un aneddoto per diminuire la
tensione di chi deve entrare
in sala operatoria oppure sottoporsi a chemioterapia.
Non tutte le visite, grazie a
Dio, sono così impegnative,
c è anche chi viene ricoverato per una semplice appendicite. Cerco di introdurre
spesso parole di testimonianza, sulla.fiducia in un
Dio che ci accompagna e sorregge, e quando una stanza
si libera vado a raccogliere
«santi e madonne» dimenticati dai degenti. Padre Pio
non manca mai; ogni domenica mattina invito i pazienti
che possono lasciare il letto a
partecipare al breve culto che
si tiene a turno a cura delle
diverse denominazioni evangeliche. Mi si chiede; c’è anche la madonnina? No, preghiamo solo il Cristo risorto.
A questa risposta alcuni desistono, altri invece partecipano per contestare, ma la
maggior parte ascolta il messaggio attentamente. A questo punto capisco quanto sia
importante seminare la Parola. L’ospedale evangelico dà
generosamente anche questa
opportunità.
FACOLTÀ VALDESE DI TEOLOGIA
Inaugurazione del 147° Anno Accademico
Sabato 20 ottobre 2001 ore 17,30
Aula Magna - via Pietro Coesa, 40 - Roma
Prolusione
prof. DEMETRIO NERI
(Università di Messina)
La novità culturale della bioetica
Culto d’apertura
Domenica, 21 ottobre ore 11
Chiesa metodista, via XX Settembre
Predicazione del prof. Paolo Ricca
Roma, 6 settembre 2001
il decano
prof. Ermanno Genre
Fondazione «Doti Enrico GardioI»
Via Beckwith 1 - 10066 Torre Pellice (To)
Bando di concorso
per l’assegnazione di borse di studio per l’università
Gli studenti valdesi che intendano avviarsi agli studi universitari per esercitare nelle valli le attività professionali conseguenti,
possono richiedere una borsa di studio per l'a.a. 2001/02, entro il 31 ottobre 2001, indicando;
- facoltà universitaria prescelta
condizioni economiche personali e familiari (copia della dichiarazione dei redditi)
- previsione delle spese che intendono pagare con la borsa di
studio.
Saranno preferite le facoltà di Giurisprudenza e di Medicina.
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla presidenza del Collegio
valdese, via Beckwith 1 - 10066 Torre Pellice (To), Tel +39
121-91260, fax +39 121-932272. E-mail coliegio@tpellice.it
CRONACHE DELLE CHIESE
l’inte^ento di una rappresentante del 2° circuito°I'
Durante l’assemblea del 2 settembre
ma rappresentante del 2° circuito è
insediato il pastore Massimo Marottoli. ’
• Nelle scorse settimane sonò mancate le sorelle e i fili Mary Long. Luigi Martinat, Eli Long, Frida Chaml*®’’
ved. Comba, Giancarlo Baret, Samuele Emanuele p “"
ran, Renzo Bouvier. Con tutti, con i familiari e eli .3'
ricordiamo l’Evangelo della resurrezione.
• Negli ultimi mesi la chiesa di San Germano Chisonok
partecipato alla gioia per il battesimo di Alice RUcni
Michela Comba, Chiara Romano, Roberta Micol s
muele Peyronel, Federica Peyronel, Tania Mary Massri
• E stato celebrato il matrimonio di Michele Stefano pcolo e Margaret Rut Bentlin; di Fabrizio Long e ClaiiH^'
Maero; di Riccardo Romano e Daniela Plavan; di Enu
Balmas e Patrizia Maccari.
TORRE PELLICE — La nostra chiesa ha salutato il pasto.
Bruno Rostagno, esprimendogli molta riconoscenza
il suo semzio, e ha iniziato il proprio nuovo anno di atf'
vità con il pastore Claudio Pasquet, sul cui ministerio in
vochiamo la benedizione del Signore.
• Molti auguri a Giulia Rostan, che è stata battezzata
Maurizio Soulier e Luisa Ricca e a Laurent Meyer e Ml
riam Bellion, che si sono recentemente sposati.
• Numerosi sono i fratelli e sorelle che in queste ultimp
settimane ci hanno lasciato; Willi Charbonnier, Maria
Stallé ved. Bruno, Maddalena Gönnet ved. Sibille, Mitzi
Martina ved. Bonnet, Orlina Avondet ved. Geymet
Benech, Ettore Bert, Eraldo Paschetto.
CHIESA EVANGELICA VALDESE
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
Commissione permanente per
la formazione diaconale - CPFD
Corso di formazione delle diacone, dei diaconi
e degli operatori diaconali
r
1 ottobre ai 5 novembre 20
Casa Cares - Reqqeilo
Il mondo intorno a noi cambia sempre più rapidamente. Il nostro lavoro e la nostra vita personale ne risentono. Siamo in grado di reagire o subiamo solamente quello che accade? Come
singole persone ma anche come chiesa e diaconia siamo chiamati a prenderne coscienza e a reagire. Vogliamo quest'anno
approfondire di più cosa succede e quale posizioni potremmo
prendere.
Il corso, come ogni anno, è aperto a tutti, ed è rivolto in
modo particolare ai diaconi e alle diacone in ruolo, ai membri
dei comitati e al personale delle opere diaconali.
PROGRAMMA
Mercoledì 31 : arrivo per l'ora di cena
Giovedì 1°
Venerdì 2:
Sabato 3:
Pastore Claudio Pasquet: «La reazione delle
chiese protestanti di fronte a un grande cambiamento nella società: la rivoluzione industriale - il risveglio»
Pastore Franco Giampiccoli: «La globalizzazione:
possibili posizioni».
Continua past. Giampiccoli: «La globalizzazione, la nostra chiesa, la nostra diaconia»; lavoro
in gruppi.
Pomeriggio: «Che cosa stanno facendo gli altri?» incontro con membri di organizzazioni che svolgono
dei lavori che vengono sostenuti da contributi
dell’otto per mille della Chiesa valdese ■
Serata: incontro delle e dei diacone/i iscritti a ruolo.
Domenica 4:
Lunedì 5
Partecipazione a Firenze alla giornata conclusiva del corso di formazione nazionale «Servire
qualità»; pomeriggio libero.
Diacona Karola Stobàus: «Studio biblico con
elementi del bibliodramma»; partecipazione
delle studentesse del Cfd e apertura dell’anno
accademico.
Dott. Gianluca Barbanotti: «La diaconia che
non c’è ancora»; lavoro di fantasia per un possibile futuro.
Quota di partecipazione £ 200.000. Per le Iscrizioni rivolgersi
direttamente a Casa Cares: tei. e fax 055-8652001.
[l] ■ mmeditrice via Principe Tomaso, 1 claudiana http://www.arpnet.it/-valdese/claudian.htm
OLIMPIADI ED EVANGELICI
NELLA VALLE DI SUSA
Meana di Susa - 13 ottobre 2001
Centro battista Martin Luther King
(via Campo del Carro - ore 9,30-12,30
- Saluto della chiesa di Meana di Susa
- Obiettivo dell’incontro (Luciano Deodato)
- La presenza evangelica in vai di Susa (Emmanuele
Paschetto)
- Progetti in corso e proposte (Ferdinando Blefari)
- Dibattito aperto e programmi
Moderano l’incontro Marco Piovano e Roberto Russo
1 lavori terminaranno con un pranzo comunitario prega'
rato dalla chiesa locale (per prenotazioni rivolgersi a MaO'
dalena Bolley, tei. 0122-39138).
Per informazioni; segreteria Comitato 2006, via VinçoF
6 San Germano Chisone; tei. 0121-58614.
E-mail; comolimp@chiesavaldese.org.
tulles
eo
f AÖ
[jpiaz:
ìiàdoP'
.»)
¿etodisi
¡jáonei
colta di
ileEechi:
perla, Fi
che hai
ir
lasottoi
lieche
sia per j
student
pannell:
"3 orli
corrente
Fra ici
¡posti s
cunabo.
i;uni
Martini
le prime
Éne le
(umani
IISW); h
DO di Gii
«1641)
sentati u
IO lumir
rione di
lingua la
ta; una i
della .«s
modello
cilio das
Il VI
L
Ase
setti
ncevuto
Dpensie
aqut
decenni
un peri
'teologi
per irne
era stai
\
in cui Hi
tunitàd:
zaeilte
n«i era
pieno si|
Nel c(
Morale ì
dio(
della cii
Troia (p
npDaur
Sta) Fra
Sturisdi;
®unitài
, „ -1, l
derio di
“tunità
deUa pa
c, P''*
ialvatoi
De Ange
otto in j
fratell
barn
'attolicl
fatto
avide
^»»Utà
Umpeg,
, nume
Voltolini
'oíate e
''olle chi
Conp
Pfesa,]
^’int«
9
il ,2 OTTOBRE 2001
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
re, con
Astato
fratei.
imboa
[e Pey.
i amici
?neha
issolo
al, Sa!
assel,
IO Pie.
laudij
Enrico
astore
za per
li attirio in
la, e a
e Mi.
Jltime
Maria
Mitri
¡E
e)
)coni
I
. Il noin graCome
) chiafanno
emmo
alto in
lembri
delle
cam
indu
zione:
razio
avoro
ncon
Igono
ributi
nclu
ervire
I con
[ione
anno
1 che
pos
gersi
ISO, 1
9804
eie
;on
Inaugurata il 20 settembre nella chiesa metodista di Savona
La «Mostra della Bibbia»
fallestifnento è avvenuto in collaborazione con la Chiesa dei Fratelli
e con il patrocinio dell'assessorato alla Cultura della città ligure
y^iiPOCOTTARPI
LI Chiesa metodista di
„¡azza Diaz e la Chiesa
Jim dei Fratelli di via
‘Si hanno ripreso le attii dopo la pausa estiva, alando e inaugurando il 20
.Seinbre la «Mostra della
Sa», nella sala di culto
!ltodista. Si tratta dell’espoTgne di una preziosa racrtlta di Bibbie di proprietà
cOedtiese dei Fratelli di Imeria. Finale Ligure e Pegli,
he ha già fatto il giro delritalia in una cinquantina di
Llità e che viene presentatasottovetro in svariate baAeche di facile approccio,
sia per gli adulti sia per gli
studenti, e in una sene di
jannelli storico-esplicativi
Sle origini della Bibbia fino
alle attuali edizioni in lingua
corrente e interconfessionali.
Fra i cinquecento esemplari
esposti sono da segnalare: incunaboli risalenti al 14821J84; una delle prime edizioni
Iella traduzione in tedesco di
Martin Lutero (1593); una delle prime edizioni della traduàone letterale in latino dell'umanista Sante Bagnino
(1564); le traduzioni in italiaBo di Giovanni Diodati (1607
el641) e molte successive
edizioni. Inoltre vengono presentati un modello del «tabernacolo» di Mosè; un planisfero luminoso per l’identificarione di vari paesi nella cui
Inguaia Bibbia è stata tradotta; una riproduzione ridotta
della «stele di Rosetta»; un
modello funzionante del torchio da stampa di Gutenberg.
L’assessorato alla Cultura
di Savona ha colto l’importanza della manifestazione,
che durerà fino al 14 ottobre,
e ha dato il suo patrocinio
offrendo anche il supporto
pubblicitario esponendo sulla facciata del Municipio un
grande striscione che annuncia l’evento. Alle scuole sono
stati offerti tre turni di visita
guidata al mattino e uno il
pomeriggio, e le prenotazioni
sono arrivate. All’inaugurazione era presente un folto
pubblico, il prefetto, il vescovo, un senatore, l’assessore
alla Cultura e vari presidi delle scuole medie, a dimostrazione dell’ottima accoglienza
da parte della città: un notevole strumento, quindi, di
evangelizzazione.
In concomitanza con la
mostra sono state organizzate tre conferenze, il sabato
pomeriggio, nella sala stessa:
«Archeologia e Bibbia» (Davide Valente, 29 settembre);
«La Bibbia nei secoli» (Paolo
Ricca, 6 ottobre); «La Bibbia
parola di Dio» (Paolo Moretti, 13 ottobre). La mostra è
stata resa possibile con gli ottimi rapporti personali tra i
membri delle due comunità
evangeliche, ed è certamente
un esempio per altri possibili,
contatti, che languivano da
tempo, per una presenza attiva nella vita cittadina e per
l’evangelizzazione. La mostra, di sicuro interesse spirituale e morale, oltre che culturale, vuole avvicinare il visitatore alla Bibbia, il libro il
cui messaggio veritiero ed efficace si rivolge agli uomini
di tutti i tempi; è il libro più
letto nel mondo, non solo
per la sua bellezza intrinseca
o per i più svariati motivi di
interesse, la soprattutto perché è la parola di Dio.
«
■ Riuscito incontro ecumenico a Orsara di Puglia
Il vescovo in visita alla Chiesa valdese
UONARDO CASORIO
^üechre
La sera di mercoledì 26
settembre la comunità
valdese di Orsara di Puglia ha
ricevuto il vescovo cattolico.
Ipensiero per alcuni è andato a quei momenti di alcuni
decenni or sono, quando in
onperiodo in cui il clima
•teologico» era ben diverso,
pet intervento di un vescovo
orastato fatto chiudere la
oniesa valdese. Erano tempi
® cui non esistevano opporrifflità di reciproca conoscendo e il termine «ecumenismo»
era conosciuto nel suo
pieno significato.
Nel corso di una visita pastor^e alle varie chiese della
ua diocesi infatti il vescovo
ella circoscrizione Lucera™ia (paesi del Subappenni? in provincia di Fog8|0) Fraiicesco Zerrillo, con
Wisdizione anche sulle co“'iwtà cattoliche di Orsara di
fra manifestato il desilo di visitare la locale coJ valdese. In assenza
sfac P®®f®ra, i contatti sono
0,1 * Pfosi tra il parroco don
[1 0 la presidente del
rii chiesa, Adelina
. 8®lis- E quella sera, alle
e sorelle
chini il riuniti nella
'ria Vittorio Emanueniti I d'ioevuto con frater
catti? ^balificata delegazione
Adelina De Angelis
Ito le presentazioni di riin ,^®anziando come anche
Diutiifii^^ riella pastora la co"iiTinn ferie con
li nii predicazione
j0H„|^®*^t)si predicatori laici,
coiari^^^tido in modo parti»... 0 questa caratteristica
Pr^a ^j?’^t)le di piacevole sorali’i facendo riferimento
“tenso cammino ecume
prótestanti.
nico e al comune messaggio
cristiano che la salvezza degli
uomini e delle donne è data
dalla fede in Gesù Cristo, il
diacono Salvatore Monaco,
membro del Consiglio di
chiesa, ha dato un gioioso e
fraterno benvenuto al vescovo
Zerrillo, evidenziando come
sia fortemente radicata anche
in questa piccola comunità la
passione dell’Evangelo, la sua
voglia di testimonianza e la
consapevolezza che, come
nella tradizione riformata, la
parola di Dio viene predicata
con efficacia e timore da fratelli e sorelle laici e ricordando che recentemente, la comunità valdese ha celebrato
100 anni di presenza protestante nel paese.
Il vescovo, riferendosi al
versetto scritto a grossi caratteri nell’abside «Credi nel Signor Gesù e sarai salvato»
(Atti 16, 31), ha sottolineato
l’importanza dell’amore che
accomuna i credenti in Cristo, esaltando in particolare
la missione dell’evangelizzazione che, come mandato,
Gesù ha dato ai suoi sacerdoti, a quegli uomini cioè che
hanno accettato, senza condizioni, di seguirlo e di annunciare la salvezza delle
anime, concedendo il perdono a quanti confessano il loro peccato. Si è detto lieto di
aver potuto incontrare la comunità e grato per la fraterna
e simpatica accoglienza, riconoscendo alla comunità
una ricchezza di doni scaturiti dalla costante meditazione della parola di Dio. Si è
quindi dichiarato disponibile
ad avere un momento liturgico comune con qualche
lettura biblica.
La sorella Rosalba Marottoli ha letto per tutti il Salmo
117 e chi scrive queste note
ha letto e brevemente commentato i versetti dal 22 al 25
del primo capitolo della prima Epistola di Pietro: «Se la
chiesa è il luogo dove è possibile vivere in pace con il fratello, con il vicino di casa,
con il compagno di lavoro in
quanto tutti sono stati rigenerati a vita nuova, perché
talvolta è cosi difficile, anche
nella chiesa, vivere di amore
fraterno?» additando due ragioni suggerite dal testo: gli
uomini non hanno purificato
le anime loro con l’ubbidienza alla verità: l’Evangelo è rimasto alla superficie, non è
sceso in profondità nei cuori;
hanno dimenticato, inoltre, a
quale prezzo sono stati rigenerati; non da seme corruttibile, ma incorruttibile, mediante la parola di Dio vivente e permanente.
La comunità ha quindi intonato il canto «Santo, santo,
santo è il Signore degli eserciti», a cui si sono uniti in coro
anche gli ospiti. Il parroco
don Salvatore ha ricordato
come siano costanti e frequenti i contatti fra la comunità cattolica e quella valdese
di Orsara, contatti che si intensificano durante la Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani; in particolare si
è riferito ad alcune Iniziative
concrete di solidarietà cristiana avviate con la collaborazione della pastora Patrizia
Pascalis. Il parroco ha quindi
letto alcuni versetti da Giovanni 17, riferendosi in particolare al mandato di Gesù
nella preghiera sacerdotale.
Ha quindi avviato la recitazione del Padre Nostro a cui
si sono uniti tutti i presenti.
L’incontro è terminato con
un fraterno e cordiale saluto
scambiato tra il vescovo e il
Consiglio di chiesa.
I Conegliano
Due «uscite»
della chiesa
per parlare
alla città
JEAN-FÉLIX KAMBA NZOW_
IL 2 settembre scorso si è
tenuta a Conegliano la manifestazione delle associazioni presenti a Conegliano.
Una manifestazione che ha
già preso piede da alcuni anni e che vedeva tutte le associazioni riunite lungo le vie
centrali della città. A questa
occasione anche la Chiesa
valdese e metodista di Conegliano è stata ammessa a partecipare benché non rientri
nel quadro delle realtà associative. Ma, al di là di questo,
rimane il fatto che la partecipazione è stata lasciata libera
a chi ne fa la domanda presso
l’ufficio competente del Coniune. La nostra partecipazione è stata motivata dal
profondo desiderio di cambiare un po’ l’aria che si respira nella routine delle solite
attività comunitarie.
Occorre uscire di tanto in
tanto dai soliti e comuni luoghi d’incontro e di preghiera
per incontrare la città e per
far conoscere la nostra esistenza come unici evangelici
del protestantesimo storico
presenti, senza alcuna pretesa ispirata da intenzioni proselitistiche, come si era detto
in un’assemblea comunitaria
di fine anno, proprio perché
come chiesa ci sentiamo parte della città e perciò consideriamo che il nostro contributo e la nostra testimonianza
verso di essa devono cogliere
le occasioni come questa.
Per la giovane comunità di
Conegliano è stata un’occasione senza precedenti per
incontrare la città e presentarsi a essa nella sua forma
multicolore e multiculturale,
caratteristica questa di una
associazione multietnica ma
soprattutto di una comunità
di fede in cui le diversità sono
ricchezza per una convivenza
e una fraternità sincere. Al
banco valdese-metodista
predisposto dal Comune sono stati esposti alcuni libri
della Claudiana e distribuiti
dei materiali di informazione
sulla realtà della nostra chiesa. Il banco è stato visitato
dal sindaco della città e dall’assessore alle politiche giovanili, i quali hanno salutato
con entusiasmo la partecipazione della nostra comunità
alla manifestazione. Oltre ai
membri residenti della comu
nità di Conegliano hanno preso parte alla manifestazione il
pastore emerito Giulio Vicentini di Verona, sua moglie e
alcuni fratelli e sorelle di Venezia e Mestre, il che ha rafforzato la presenza valdesemetodista a Conegliano e reso
effettiva partecipazione alla
manifestazione.
L’altra occasione di incontro nella città, fuori della no
stra chiesa, è stata sabato 22
settembre quando la comunità si è riunita nella palestra
polisportiva per ricordare la
sorella Mavis Buerki, moglie
del fratello Eric Darko, del
Ghana, morta alcuni mesi fa.
Tutta la comunità si è unita
al dolore di Eric nell’ascolto
dell’Evangelo della risurre
zione in Cristo. Sono stati let
ti due testi biblici; Salmo 121
e Romani 8,31-39. Hanno
partecipato alla serata i fratelli e le sorelle del Ghana
delle comunità di Vicenza e
di Brescia. Nella stessa occa
sione è stato presentato il
nuovo pastore di Venezia
Gregorio Plescan, che ha già
intrapreso le sue attività pastorali nelle comunità di Ve
nezia e Mestre, con culti an
che a Conegliano.
AGENDA
12 ottobre
RIVOLI (To) — Alle 21, nella chiesa battista (v.le Baas^i 1),
la past. Giovanna Pons introduce il tema «Eutanasia. È possibile giustificare questa azione dal punto di vista cristiano?».
12-14 ottobre
TORINO — Con inizio alle 9,30, nella sala del Primo Parlamento (Palazzo Carignano), si tiene il convegno internazionale organizzato dall’associazione Biblia sul tema «Pace e
guerra nella Bibbia e nel Corano». Intervengono fra gli altri
Giovanni Filoramo, Riccardo Di Segni, Harvey Cox, Mohammed Arkoun, Giovanni Miccoli, Andrea Riccardi, Amos Luzzatto. Per informazioni tei. 055-8825055.
12-19 ottobre
IMPERIA — Al Centro culturale polivalente (piazza del Duomo) si tiene la mostra sulla Bibbia (orario 10-12,30; 16-19).
13 ottobre
FIRENZE — Alle 14,30, al Gignoro (via del Gignoro 40), viene
ricordata la figura e l’opera del past. Luigi Santini, con relazioni di G. Spini, E. Campi, P. Ricca e G. De Cecco.
BERGAMO — Alle 17, al Centro culturale di via Tasso 55, Rita Gay parla sul tema «Jan Amos Comenio pedagogista».
SIRACUSA — Alle 17, a Palazzo Vermexio, i proff. Dorothee
Sofie e Fulbert Steffensky dialogano sul tema «Ansie e speranze per il cristianesimo del XXI secolo», per cura della
Chiesa battista e dell’Istituto Imsu.
MEANA DI SUSA (To) — A partire dalle 9,30, nei locali del
Centro battista «Martin Luther King» (via Campo del Carro),
il Comitato 2006, insieme alle chiese battiste della valle di
Susa, organizza un convegno dal titolo «Olimpiadi ed evangelici nella Valle di Susa». Il convegno si conclude con un
pranzo comunitario (prenotazioni 0122-39138; informazioni; segreteria Comitato 2006, via Vinçon 6 San Germano Cbisone; tei. 0121-58614; e-mail; comolimp@chiesavaldese.org).
TORINO — Alle 9, all’ex Seminario arcivescovile (via XX Settembre 83), per il corso Sae sul tema «Per la riconciliazione
delle memorie», si tengono le relazioni di Andrea Bacini
(«L’autodefinizione storica dell’ortodossia. Linee di fondo»)
e di Amba Barnaba el Soryany («Le chiese precalcedonesi. La
chiesa copta»). Alle 14, relazione di Sarlds Sarkissian («La
Chiesa ortodossa armena») e a seguire vespro in rito armeno. Per informazioni tei. 011-5215190.
15 otto^e^ _______________...........
MANTOVA — Alle 21, al Centro per i problemi dell’anziano
(v. Mazzini 28), per il ciclo del Sae su «Conoscere l’ortodossia», a cura di Vladimir Zelinskij, si tiene un incontro sul tema «Tracciato storico geografico delle chiese ortodosse».
CATANIA — Alle 17,30, nella sala della Biblioteca Ursino Recupero (piazza Dante), i teologi Dorothee Sofie e Fulbert
SteffenslQ^ parlano sul tema «II dolore di Dio e il nostro dolore (il problema del Male)».
MILANO — Alle 18, nella sede di piazza San Fedele 4, il Sae
inizia il ciclo di incontri sul tema «A proposito della Charta
oecumenica; l’Europa ebe sogniamo». La past. Gianna Sciclone parla su «La Charta oecumenica; guida per la crescita
della collaborazione tra le chiese».
16 ottobre
IMPERIA — Alle 21, al Centro culturale polivalente (piazza
del Duomo), il prof. Yann Redalié parla sul tema «La riscoperta della Bibbia all’epoca della Riforma e oggi».
MILANO — Alle 18, nella sala della libreria Claudiana (via
Sforza 12/a), il past. Fulvio Ferrario tiene il secondo incontro
del ciclo «Nel principio» parlando sul tema «“E Dio vide che
questo era buono” (Genesi 1,10); il giardino di Dio».
18 ottobre
TORINO — Nella sala valdese di via Pio V 15 (I p.), per il corso di formazione sull’attualità del valdismo medievale, Carlo
Papini parla sul tema «Valdo di Lione e i poveri nello spirito».
20 ottobre
MILANO — Alle 17, nella chiesa metodista (v. Porro Lambertenghi 28), per il ciclo «Perché Dio? La ricerca religiosa nella
letteratura europea del Novecento», Bruno Gallo parla sul tema «Motivi religiosi nella letteratura inglese del Novecento».
MESSINA — Alle ore 17, nella sala dell’Accademia Peloritana. Università, piazza Pugliatti, le chiese battista, luterana
evaldese organizzano la conferenza della teologa Dorothee
Sofie «Portare il cielo in terra; verso un’altra spiritualità». A
seguire la meditazione del teologo Fulbert Steffensky.
22 ottobre
ALESSANDRIA — Alle 18, alla libreria delle Paoline (p. Libertà 11), si tiene un incontro di presentazione del volume di
D. Bonhoeffer «I Salmi. Il libro di preghiere della Bibbia». Intervengono il prof. Maurilio Guasco e il past. Maurizio Abbà.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse a domeniche alterne e, in replica, il lunedi seguente
alle ore 24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 14 ottobre, ore 24 circa, andrà in onda; «Contro i venti
di guerra; negli Usa e in Italia l’impegno ecumenico e interreligioso per promuovere un clima di dialogo e di pace»;
«Novità editoriali». La replica sarà trasmessa lunedì 15 ottobre alle ore 24 e lunedì 22 ottobre alle 9,30 circa.
10
PAG. 10 RIFORMA
CONCERTAZIONE
ADDIO?
DORIANA GIUDICI
Il ministro Maroni
dichiara inutile
il metodo della
concertazione;
ha ragione o torto?
Negli Anni Ottanta anche in
Italia si cominciò a discutere di
«concertazione», fino ad allora
una parola o sconosciuta o «aliena». Infatti, la concertazione è
stata fondamentalmente usata
dalla socialdemocrazia tedesca o
scandinava per introdurrete
rafforzare la strategia economico-politica dello «stato sociale».
Negli Anni Sessanta e Settanta i
sindacati, soprattutto di cultura
marxista, avevano osteggiato la
pratica concertativa perché prevede, attorno uno stesso tavolo,
tre attori con la stessa valenza
contrattuale: il governo, le imprese e le organizzazioni sindacali. Un «triangolo» che, in quegli anni di scontri frontali fra
I movimento sin• dacale e partiti
di centro o di destra, non era certo gradito a chi
doveva, sui posti
di lavoro, conquistare a fatica
le leggi sul lavoro e i contratti
nazionali di cui
ancora oggi godono le giovani
generazioni.
La «pratica» sociale di quegli
anni, in Italia, era di duro scontro fra rappresentanti di interessi contrapposti. Il muro contro muro pagava: pensare di intraprendere un nuovo tipo di
«dialogo sociale» era impensabile. Poi, i rappresentanti dei
governi cominciarono a fare da
mediatori, puntando a una funzione di pacificazione fira le parti, anche impegnando il loro potere politico ed economico per
raggiungere obiettivi di «interesse comune», cioè dell’intera
società. Aver raggiunto negli
Anni Ottanta un certo livello
economico; aver conquistato
leggi sociali, in qualche caso più
avanzate di tutti gli altri paesi
europei, avere esecutivi disponibili a mettere in campo risorse
economiche e, qualche volta, la
loro stessa credibilità, hanno
convinto anche i più restii fra i
sindacati a intraprendere questa
nuova strada, la concertazione.
Ora si annuncia una svolta da
parte del governo Berlusconi: il
suo ministro delle Politiche sociali, Roberto Maroni, dichiara
inutile la concertazione, che ha
tempi eccessivamente lunghi
per raggiungere con celerità, come si richiede in questo periodo
di globalizzazione, risultati certi. E parla di dialogo sociale. La
presa di posizione del ministro
ha provocato la protesta dei sindacati ma non pochi tra loro
re al tradizionale braccio di ferro. Ma se la concertazione è stata figlia della cultura socialdemocratica, se il confronto «a
muso duro», con chi ci sta, può
piacere alla cultura pragmatica
del leghista Maroni, non si capisce quale altra cultura alternativa sia pronta a scendere in campo per contrastare l’ipotesi di
lavoro del «Libro Bianco» presentato dal ministro delle Politiche sociali. Cè anche un diffuso
timore che dietro l’attacco al
metodo della concertazione ci
sia solo la volontà di tutto il governo di assumere sui temi del
lavoro e dello «stato sociale» un
atteggiamento decisionista.
..........Non vi è dubbio che il mondo
del lavoro, quello
della finanza e
dello sviluppo economico-produttivo hanno,
oggi, dinamiche
assai diverse dagli Anni Cinquanta o Ottanta. Le
tensioni sui mer.......... cati mondiali coinvolgono ogni paese ed è difficile una programmazione a medio termine sia della spesa pubblica sia dell’investimento privato. In queste settimane poi
l’effetto «attesa» della guerra
genera paure e incertezze a tutti
i livelli: dalle scelte delle singole
famiglie ai provvedimenti economici dei vari paesi. Ma, a nostro parere, proprio questa condizione, cosi nuova e così difficile, dovrebbe indurre l’esecutivo a ricercare il consenso più
ampio, a far crescere la coscienza delle difficoltà oggettive in
cui ci troviamo: non si sa come
faremo a pagare le pensioni nel
2010; continua lo squilibrio fra
Nord e Sud del paese; l’occupazione garantita è in calo; il «sistema Italia» perde colpi nella
competitività con gli altri paesi
e non solo in Europa.
Ricordiamo che il grande dirigente sindacale Giuseppe Di
Vittorio, di fronte alle difficoltà
del paese dopo la seconda guerra mondiale, propose al governo, un «Piano del lavoro» in cui
accanto alla difesa dei diritti di
chi lavora venivano puntualmente elencati i doveri ma, contestualmente, sottolineava anche quali erano i diritti-doveri
delle imprese e i diritti-doveri di
chi governa. Siamo convinti che
la via del confronto democratico sia sempre la più valida e
producente e la storia ci ha anche insegnato che solo le conquiste ottenute con metodi de
giovani sono i figli di libertà molteplici e diverse fra loro
Giovani sempre più cattivi?
Molti concetti e ricette della prima modernità sono ormai inadeguati
Oggi, più che una caduta dei valori c'è un conflitto tra valori diversi
ANTONIO FUSCA
VIVIAMO davvero nella società deH’egotismo? Passando in rassegna la congerie
di slogan oggi in voga, viene
la tentazione di rispondere
affermativamente: caduta dei
valori e della solidarietà, cultura del narcisismo, trappola
dell’egoismo, logiche rivendicative, edonismo sono tutte
espressioni che riecheggiano
continuamente nello spazio
I pubblico. Franz Kamphaus,
vescovo cattolico di Limburgo, così si è pronunciato nel
suo ultimo seminario: «Qualsiasi movimento sul terreno
della libertà va di pari passo
con crisi relazionali, con il venir meno di rapporti di lealtà,
con il crearsi di spaccature
nella catena della tradizione.
Chi vuole godere fino in fondo della propria libertà è poi
in grado di esprimere compiutamente se stesso? Le società moderne non stanno
piuttosto andando in rovina
proprio a causa dell’atomizzazione e del venir meno della
solidarietà al loro interno?».
pensano che forse è bene torna- mocratici sono le più durature
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - lax
011/657542 e-mail: redazione.torino@riforma.i1;
REDAZIONE NAPOLI:
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185
fax 081/291175, e-mail: redazione.napoli@riforma.it;
REDAZIONE PINEROLO:
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo, tei. 0121/371238
fax 0121/323831, e-mail: edipro@tpellice.it
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D’Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Pienraldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Toum. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawiel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nini, Nicola Pantaleo. Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons,
Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
ABBONAMENTI sul c.c.p. n. 14548101 - intestato: Edizioni Protestanti (vedi sopra)
^ ordinario: L. 110.000; ridotto: L. 85.000: semestrale. L. 58 000
^ sostenitore: L. 200.000.
Italia
Estero ordinario: L. 175.000; v. aerea: L 200.000; semestrale: L. 90 000
sostenitore: L. 250.000.
Tariffe inserzioni pubblicitarie; a modulo (42,5x38 mm. Riforma - 37x45 mm, L'Eco delle
valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 38 del 5 ottobre 2001 è stato spedito dall Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoiedi 3 ottobre 2001.
2001
Astociato alta
Union# stampa
priodlca Italiana
L'elogio verbale
della libertà
I paesi dell’Europa occidentale non stanno vivendo una
crisi culturale, né tantomeno
una caduta dei valori, ma sono minacciati da qualcosa di
molto più grave; l’elogio verbale della libertà si trasforma
in azioni e in vita quotidiana,
e questo mette in discussione
i fondamenti della convivenza
così come l’abbiamo intesa fino a oggi. La catastrofe sta nel
fatto che siamo chiamati a
comprendere, riconoscere e
sopportare libertà molteplici
e assai diverse dalle parole
asettiche, dalle migliaia di
promesse ripetute nel libro
della democrazia. L’espressione «figli della libertà» significa
questo: noi viviamo nelle condizioni di una democrazia interiorizzata, rispetto alla quale molti concetti e molte ricette della prima modernità sono ormai inadeguati. Nessuno
sa in che modo la tradizionale
struttura autoritaria della famiglia si potrà cambiare con
le nuove esigenze di libertà e
di piena realizzazione personale di uomini e donne. L’altro numero di divorzi e di
«single» ci dovrebbero insegnare proprio questo.
Se questa interpretazione
re^e, il discorso sulla «caduta
dei valori» nasconde in realtà
qualcosa di diverso, ossia la
paura della libertà, e anche la
paura dei suoi figli, i quali devono combattere con i problemi del tutto nuovi e diversi
posti daH’interiorizzazione di
questa stessa libertà. Come
coagulare la molteplicità di
opinioni diverse di cui consta
Lf ALTRA notte ho fatto uno
I strano sogno. Ero andato
a letto dopo aver seguito con
attenzione un lungo servizio
televisivo sul dispiegamento
delle forze anglo-americane
introno all’Afghanistan, per
terra e per mare. Uno spettacolo impressionante: 35.000
soldati, 350 aerei da combattimento, una sessantina di
navi fra cui 5 portaerei immense e poi armi e missili di
ogni genere. Se si pensa che
ogni portaerei ha un equipaggio che va dai 2.500 ai 4.000
uomini, è facile immaginare il
costo di una operazione del
genere. Si tratta di miliardi e
miliardi di dollari. Con questa
visione nella mente mi sono
addormentato, ma stranamente il mio sogno ha trasformato ogni cosa.
Anche nel sogno vedevo
ciascun abitante di questo
mondo opaco in prese dì posizioni e azioni politiche non
effimere? Gli spazi della responsabilità e della percezione morale da una parte si sono ridotti e intensificati, si riferiscono al nostro mondo
quotidiano, in cui le rivendicazioni, crescono a dismisura
fino a diventare irrealizzabili;
dall’altra parte tali spazi si
ampliano anch’essi, diventando quindi sempre meno gestibili, fino a risultare inaccessibili all’azione politica.
La morale
dei figli della libertà
1 giovani sono mossi da
questioni che la politica in
larga parte ignora o esclude
dalla propria agenda: come
fermare la distruzione globale
dell’ambiente? Come schivare
o oltrepassare il tunnel della
disoccupazione, che minaccia
proprio i figli del benessere?
Come si può vivere e amare
con il pericolo dell’Aids sempre incombente? Tutte questioni che le maglie larghe
della rete delle grandi organizzazioni politiche non riescono a trattenere. Il risultato
è un rifiuto molto politico della politica da parte dei figli
della libertà.
I giovani hanno scoperto
per proprio conto una cosa
con cui possono gettare nel
panico gli adulti: il divertimento, sia esso sotto forma di
sport, di musica, di consumo
o di semplice gioia di vivere.
Tuttavia, nel loro essere impolitici c’è qualcosa di molto
politico: i figli della libertà si
ritrovano e si riconoscono in
una variopinta ribellione contro la monotonia e i doveri
che devono assolvere senza
apparente ragione e quindi
senza partecipazione. Con la
loro smania di divertimento,
talvolta i figli della libertà
danno prova di una maliziosa
consapevolezza della forza
sotterranea del loro comportamento e del suo potenziale
ironico e so'wersivo, una consapevolezza degna dell’arte di
un romanzo più ancora che di
un trattato di sociologia. I figli
della libertà praticano una
morale innovativa e accattivante, che riesce a mettere in
connessione termini apparentemente antitetici: autorealizzazione e impegno per
gli altri, impegno per gli altri
come autorealizzazione. Alla
fin fine, essi contestano agli
amministratori del bene comune il monopolio della definizione di quest’ultimo.
In sostanza non abbiamo a
che fare con una caduta dei
valori ma con un conflitto tra
valori, tra due concezioni diverse, per siile e pci contenuto, della sotietà. della iioliiica
e della democra/ia. Goloio
che si lamentano della caduta
del valori commettono iti re
altà un pericoloso peccato di
presunzione. Dal piedistallo
delle loro convinzioni deplorano l’ingratitudine della società e dei giovani, che non
vogliono riconoscere la straordinaria efficienza delle nostre istituzioni e dei loro capi.
I figli della libertà devono
confrontarsi con un mondo
che non è più diviso in due
schieramenti avversi, ma è
comunque pieno di spaccature, di crepe e di fenditure tra
le quali nessuno è più in gra
do di destreggiarsi.
Il fenomeno condannato
come caduta dei valori in realtà crea quegli orientamenti
e quei presupposti che soli
possono mettere questa società in grado di padroneggiare il proprio futuro. Che cosa
significherà estendere e rafforzare la libertà politica, e la
società dei cittadini che ne
costituisce la forma sociale,
come pure affermare il valore
immateriale della vita? Per
esempio che una maggior disponibilità di «tempo per se
stessi» conta più di un reddito
elevato o di una carriera brillante, in quanto il tempo è la
chiave di accesso ai tesori dell’«epoca della propria vita»:
conversazione, comunicazione, amicizia, autonomia, simpatia cultura, spiritualità, ecc.
Le sfide
della seconda modernità
Oggi si prospettano, sia pure sommessamente, orientamenti e priorità che potrebbero essere in grado di rispondere alle sfide della seconda modernità; responsabilità e organizzazione politica autonoma costituiscono
per la gente e per tanti giovani una chance realistica da
accogliere senza pregiudizi,
ed è venuto il momento che
anche la politica, che si sta
scontrando con i propri limiti
dappertutto, sfrutti queste risorse in vista di una nuova
(con)divisione delle responsabilità e del potere.
Catari e black block
j ,, -C—V tÙ uXI 10- .
' * *
PIERO bensì
questo poderoso spiegamento di forze, ma le navi erano
stracariche non di armi e di
armati, bensì di sacchi di farina, di grano, di riso; gli aerei
trasportavano dei medicinali; le portaerei erano cariche
di lattine di olio e damigiane
di acqua potabile; e, miracolo
dei sogni, i soldati si erano
trasformati in medici e infermieri volontari che sulla
schiena delle loro tute bian
che portavano una scritta:
«Risposta degli Usa». E la
stessa scritta era sui sacchi di
farina e di riso. Era la risposta
dell’Occidente ai vili attentati
dell’11 settembre.
Mi sono svegliato: non era
che un sogno e non so neppure fino a che punto giustificabile. Penso però che quella sia
stata la risposta che Gesù ha
dato ai suoi carnefici, cioè a
noi tutti. È chiaro che i colpe
Curioso accostamento
parte di Alessandro Cotn,
in data 30 agosto. «Oog,
scrive - si diconò “Tute
re”. Intorno all’anno Mille i
monaco borgognone rÀ
dolfo il Glabro li definiva
(...) “banda di diavoli vesti«
di nero”, i precursori deic»:
tari, la setta più importati«
che nel XII e XIII secolo!
diffuse in quasi tutta l’Euro
pa (il mondo g/obafe di allo!
ra) per contestare quei]!
che, in termini attuali, pos.
siamo definire la primaW
balizzazione». E ancora: ^i!
lora le eresie celavano sotto
l’aspetto di controversie religiose una complessa rivolta, che era economie a, speeie tra i contadini e i picco!
artigiani (...) ma anche poli,
tica, perché gli “eretici” trovavano appoggi in molti nobili che, da un lato, miravano ad appropriarsi dei beni
della Chiesa e, dall’altro difendevano una specie di nazionalismo “regionale”, limitato ai loro feudi, contio
la spinta centralizzatrice
perseguita dalle monarchie,
paragonabile (...) aU’odiema
globalizzazione che intacca
le prerogative degli stati nazionali». Forse i catari o fioro precursori erano un po'
meno violenti...
IL FOGLIO
Religione senza privacy
Un articolo di prima pagina (7 settembre) riferisce
della controversia tra stato
greco e Chiesa ortodossa in
merito ai documenti. «Da
un anno [l’arcivescovo Christodoulos] ha trasformato
quasi ogni omelia in un comizio contro il governo socialista di Costas Simitis,
che ha osato recepire una
direttiva dell’Unione europea la quale impone di eliminare, in nome della privacy, ogni riferimento alla
fede religiosa dei cittadini
dai documenti. Un’omissione naturale per qualsiasi
altro stato del vecchio continente ma non per la Grecia, dove ancora oggi ogni
nuovo governo deve giurare davanti all’arcivescovo».
E ancora: cancellare queha
dicitura sarebbe «un attentato contro la storia e l'orgoglio nazionale, secondo il
sacro Sinodo, che teme sia
solo l’inizio per altri colpi di'
spugna laici: per esempio
sull’insegnamento della religione nelle scuole». L’arcivescovo vorrebbe chiedere
un referendum, ma la Corte
costituzionale ha ritenuto
che non ne esistano al momento gli estremi.
voli vanno scoperti e punih
,\1.i (]uanti morti costerà questa punizione? Dopo TU
lembre «il mondo - scrivono
giornali - si è svegliato neU
globalizzazione deH’insioU
rezza, della fragilità, della^
cuità di una società che Pf®
tende di collocare le mS».
dell’economia e del i.
centro di sé. Leggi die si riw
tano contro chi le ha stani
te... Globalizzazione della g*“;
stizia distributiva e della so
darietà: questo è il
dell’unico scenario di im ■
per l’umanità». Troppi mm
di bambini muoiono ano
di fame e di malattie in ” ’
in Africa: questa deve ess
la nostra guerra.
(Rubrica «Un fatto, unc^.
mento» della trasmissione
diouno «Culto evangelico"
Fcei di domenica 7 ottobre)
F
Ui
ra
DA
A
un i
tasti
intese fa
'margina
Se subit
tsie
apere di
iicurezz
l’arco de
sono sta
zkmipiìi
soFinasi
natura
joif
stati sta
venti sui
diverse i
messe i
versante
nemme
all'appri
fetenza i
sisuoldi
oici, doi
favorev
istituzioi
aspetta
viaagli i
perirci
lentezzi
delle, in
,, sca
di fino £
Mnicas
Olimpia
“ovate i
Unod
dell’aUu
lue del;
Chisone
il suo CI
su gom
Silice (
F
teiiotta
tiattath
seni
tizzata
' ie;ti
'erto s
ponte f(
'Ile SOI
uia atra
* linea
proprie
- ei
i“opo
? parti
linciale
PtOgett
'Ostruii
« ■ mi
fonti, u
stra
feali:
«la dii
Nmo
^inro
®Uccessi
11
3BREj
pi 12 venerdì 2001
PAG. Il RIFORMA
ock
Cotn^
fOggit
uteiieL
Mille,^
ne Roj
nfinivi
> vestiti
deiCa.
ortante
ÌCOlo
l’Euro,
di allo,
quella
li. posna
ira:(#,
n sotto
rsie rea rivol.
a, spe.
picco!
le poli,
ci” trooltinoniravaei beni
Itro diidi naie", licontro
:atrice
ardile,
idiema
ntacca
:ati naioilounpo’
[0
vacy
fia paFerisce
i stato
issato
i, «Da
ro Chrmato
an cono soraitis,
e una
eurodi eliapri;o alla
ladini
oiiiisalsiasi
) cont Grei ogni
giura:ovo».
quella
atten; l’orndoil
ne sia
lipidi’
mpio
lare,'arciedere
Corte
muto
1 mo
puniti'
rà quo11 set;
ivono'
0 nell*
nsiciidilavale pt®;
; legs!
ifittof
li rivolitabilillagi«'
la solinoto®
futuro
nilioiii
incoi®
1 Asi®'
essere
n col»'
de«®
Ä Torre Pellice e Mörfelden-Walldorf
Il gemellaggio va avanti
Nuovo atto, lo scorso fine settimana, del gemellaggio fra i Comuni di Torre Pellice e quello tedesco di Mörfelden-Walldorf.
Un legame nato soprattutto partendo dalla storia valdese
(quelle comunità tedesche sono nate anche a seguito dell’emigrazione 300 anni fa dalle valli valdesi) e rinnovatosi dai frequenti contatti con il Collegio. Un concerto delle due bande
musicali cittadine è stato l’unico momento pubblico di un fine
settimana che ha visto in valle la presenza di circa 300 tedeschi.
La data del 3 ottobre che ricorda l’unificazione delle due Germanie dopo la caduta del «Muro» è infatti occasione di festa
che ben si sposa con i viaggi; anche Bobbio infatti, la domenica
precedente, aveva ospitato un gruppo di Waldensberg.
Consueto appuntamento a Prarostino
L'annuale Festa dell'uva
Nuovo appuntamento con l’ormai annuale Festa dell’Uva a
Prarostino organizzata dall’amministrazione comunale in
collaborazione con la Pro Loco, le varie associazioni di Prarostino e gli agricoltori, in concomitanza quest’anno con il referendum nazionale. Domenica 7 ottobre, lungo i viali del capoluogo San Bartolomeo, produttori locali hanno esposto e
venduto i loro prodotti agricoli, artigianali e commerciali accompagnati da altri vari altri stand. Le novità di quest’anno
sono state la presenza delle scuole elementari di Prarostino
con i loro lavori e di una rappresentanza del Comune di Bricherasio nella simpatica sfilata dei carri allegorici, realizzati
volontariamente da vari gruppi di prarostinesi, giovani e non.
Riforma
Fondato nel 1848
1^' Pronto l'accordo di programma per la ricostruzione delle parti stradale e ferroviaria
Ponte Chisone: è Torà degli appalti
Un complesso iter, minato fin dall'inizio dalla burocrazia edalja scarsità di finanziamenti, ha
folientato le procedure di progettazione; ora bisogna attendere le decisioni dell'ente Ferrovie
DAVIDE ROSSO
A un anno dalla catastrofica alluvione
dell'ottobre 2000, il Pinelolese fatica ancora a rimarginare le sue ferite.
Se subito dopo la calamità si è provveduto alle
opere di messa in prima
sicurezza dei fiumi, nell'arco dei mesi successm
sono state trovate soluàonipiù 0 meno tampone perla viabilità, come i
guadi di Pinerolo e Inverso Pinasca, lavori di arginatura sono stati fatti
i fiumi, fondi sono
stati stanziati per interventi sui corsi d’acqua e
diverse opere sono state
messe in cantiere. Sul
versante ponti, e quindi
coEegamenti, la situazione in molti casi è arrivata
all'approvazione in contenza dei servizi, come
sisuoldire in termini tecmci, cioè ci sono i pareri
layorevoli dei soggetti
istituzionali coinvolti e si
appetta in alcuni casi il
*15 agli appalti. Ovunque
perir ci si lamenta delle
lentezze burocratiche,
nelle incomprensioni,
, scarsi finanziamenti fino ad arrivare in ale®i casi a sperare nelle
wmpiadi del 2006 per
tovare una soluzione,
fino dei ponti simbolo
teli alluvione dell’ottodel 2000 è quello sul
leeone a Plnerolo. Con
®uo crollo, la viabilità
““gomma verso la vai
etlice è stata compro' per giorni e tutt’
. iella su rotaia e inDopo mesi di
native la situazione
ra sembra essere indicata verso una solu.JJ®’ l’altro non ha
(Ilio • “®oiplificato la
Wfione il fatto che il
(.Lg cosse comunale e
sopra ci passasse
la ii®*cada provinciale e
ferroviaria, di
Spiifctetà ovviamente
Ferrovie.
d, °Po l’approvazione
vinpfV^ regionale, proptn e comunale dei
ST* preliminari di
eli un ponte
p2®"3re, cioè di due
Unn .1 e®jO ferroviario e
la affiancati, e
tessa?«
l'area® ®courezza delaaiaa’i * diverse centite a ~ ^^fcl di arginatufu,i.®°ctte e a valle del
Hicro* .Pocrte, il passo
essivo per dare il via
libera ai lavori sarà quello della firma dell’accordo di programma per la
costruzione del ponte
cosa che con ogni probabilità avverrà la prossima
settimana.
Lunedì 7 ottobre a Pinerolo, intanto, vi è stato
un incontro preparatorio
fra i rappresentanti politici e tecnici di tutti ¿li enti
coinvolti che hanno chiesto ai progettisti alcune
precisazioni tecniche che
presenteranno appunto
la prossima settimana
quando vi sarà la firma
dell’accordo. Con questo
atto l’iter che dovrebbe
portare alla ricostruzione
del ponte sul Chisone con
l’assegnazione degli appalti entro la fine dell’anno, consentendo la
realizzazione dell’opera
non prima di due anni
dall’inizio lavori (anche
se per la linea ferroviaria
potrebbe bastare un anno) sarebbe concluso.
L’auspicio a questo
punto è che gli appalti
possano essere affidati
nei tempi previsti, e pare
che sarà proprio così a
quanto si dice in Comune a Pinerolo, sperando
che nel frattempo le
piogge autunnali non
portino via il guado costruito per il passaggio
delle auto, guado che i
progettisti hanno detto
chiaramente non essere
previsto per sopportare
l’impeto di una piena
consistente.
Il referendum costituzionale di domenica 7 ottobre
Il Pinerolese va a votare
e approva la riforma
Malgrado una scarsissima pubblicità
il referendum costituzionale sulla legge
di riforma in senso federalista dello
stato ha fatto registrare nel Pinerolese
una buona partecipazione al voto. Sia
chiaro: se si fosse votato col meccanismo del quorum al 50% la consultazione non avrebbe alcuna validità. Ma
poiché invece non c’erano soglie da
superare si può a buon diritto afermare che sulla legge votata dallo scorso
Parlamento Si è registrato il consenso
di una forte maggioranza di pinerolesi.
La partecipazione al voto. Nei casi migliori è sta-to superata la soglia del 40%
(Prali ad esempio è al 43%,Torre Pellice
al 40,5%); in altre situazioni non si è
raggiunto neppure il 30%. A Pinerolo la
partecipazione è stata buona (più di
11.000 cittadini sono andati al voto) così come in generale nei Comuni più .
classicamente definibili «valdesi».
Sulle scelte di voto invece c’è quasi
unanimità: ovunque, tranne a Pragelato, ha prevalso nettamente il «sì». 11
consenso verso la legge già votata è
nell’ordine del 70%, con molte punte
verso l’80%, tranne, appunto a Pragelato dove il «no» prevale con un 52%. Assai più basso del solito l’impatto del voto nullo e delle schede bianche, in taluni Comuni addirittura assenti.
In sede di valutazione non è possibile
fare raffronti politici, al di là di una
semplice constatazione: nei Comuni
tlove maggio si è imposto il centro-sinistra si è votato di più e più massiccia
mente per il sì. Sarebbe invece interessante capire quale grado di conoscenza
e condivisione vi sia sulle questioni
contenute nella legge: sull’onda dei
successi altalenanti della Lega Nord negli ultimi dieci anni si è fatto un gran
parlare di federalismo; oggi l’argomento
sembra interessare sempre di meno.
Anche fra gli amministratori (e su questo argomento dedicheremo un approfondimento la prossima settimana)
si ha la sensazione che il passaggio di
molte competenze sia stato vissuto più
come un problema che come un’opportunità. Con l’entrata in vigore delle varie «Bassanini» molte incombenze sono
state decentrate, a livello locale, compresa la tanto citata possibilità di imporre tributi. Ma quasi sempre al passaggio di responsabilità non ha fatto seguito un analogo passaggio di personale, penalizzando soprattutto gli enti più
piccoli. Anche la questione delle risorse
presenta aspetti contraddittori: gli amministratori locali sono in difficoltà a
imporre nuove tasse, specie quando si
sommerebbero alle vecchie tassazioni.
C’è poi la questione del maggior ruolo
della Regione; se è vero che i processi
decisionali si avvicinano (da Roma a
Torino nel nostro caso) non è fin qui
parso che si semplifichino, anzi la burocratizzazione ha raggiunto livelli mai
toccati. Forse anche per questo il non
voto è diventato la maggioranza e chi
ha votato lo ha fatto più per indicazione
politica che per reale convinzione.
ICONTRAPPUNTOl
11 SETTEMBRE
PAURA DEL SILENZIO
FRANCESCA SRANO
Una delle paure maggiori dopo l’il settembre è
stata quella del silenzio
imposto: la paura che l’orrore per i morti, la confusione di un domani in cui
«niente sarebbe stato più
come prima», l’urgenza di
doversi comunque «schierare», la specularità semplicistica delle reazioni
(dal «adesso
festa con la
tolleranza
buonista verso
il terrorismo e
il suo brodo di
cultura» al «gli
americani raccolgono oggi
quel che hanno seminato in
passato»), che
tutto questo ci
rendesse incapaci di ragionare e parlare. E il sonno
della ragione e la mutezza
di fronte all’impensabile
genera , come sappiamo, il
mostro della fine della democrazia.
Consolante dunque è
stato partecipare ad una
assemblea affollata, con
molti giovani, che si ostinava a voler capire e con
relatori che intendevano
porsi domande. Di questa
serata ho conservato alcune suggestioni importanti.
Per prima cosa: nessuna
causa, nessun Dio, nessuna
idea astratta può giustificare il massacro degli innocenti, soprattutto quando
la responsabilità di queste
azioni è di un gruppo di
persone che crede di rappresentare la causa senza
avere un minimo mandato
per farlo: come ci dice la
voce insospettabile di Edward Said e dunque: la condanna del terrorismo non è
bandiera esclusiva di chi
oggi si «schiera» con gli
Usa e il suo presidente; ma
essa non può essere velocemente enunciata per poi
«passare ad altro», per
esempio alla conta dei
morti che è inaccettabile
come inaccettabile è la
morte anche di uno solo;
l’attacco terrorista colpisce
a fondo, perché riduce al silenzio, anche chi in questi
ultimi mesi ha messo in discussione l’ordine del secolo presente, sostenendo che
un altro mondo è possibile.
In secondo luogo la preparazione, la logica, la simbologia dell’attentato a
New York indicano la presenza dominante, nella
strategia del fondamentalismo islamista (da non
confondere mai con la cultura o la «civiltà islamica»)
della mistica della morte:
Contro
il terrorismo
è importante
ritrovarsi
per discutere
la morte del nemico e in
sieme la mia morte, la
morte a tutti costi, la morte come fine e non come
possibile costo da pagare
in conseguenza della propria azione. Tutto questo
richiama - usando una parola che può suonare de=
sueta ma risulta culturalmente appropriata - la logi———i«, ca fascista, il
vecchio «viva
la muerte» di
franchista
memoria.
La domanda è allora:
che efficacia
potrà avere
una guerra, la
minaccia deimorte contro chi ha fatto della morte il proprio fine, il proprio strumento, la
propria ideologia? E ancora: ragionare sulla novità
inquietante del terrorismo,
capire che l’uso di interpretazioni sedimentate
non basta più a leggere cosa è successo o sta per accadere nel mondo è un
compito faticoso a cui non
ci si può sottrarre, pur partendo dalla considerazione
che la logica aberrante del
fine che prevarica fino al
paradosso sui mezzi usati è
una logica che, come occidentali, conosciamo bene
perché è profondamente
radicata dentro alla nostra
tradizione culturale: le carte si mescolano e la distinzione a tinte forti tra bene
e male diventa impossibile.
E infine: scontro di civiltà? È la voce di una donna marocchina a salvarci
dalle semplificazioni inaccettabili delle tesi preconfezionate: raccontando di
cose tanto piccole in apparenza quanto fondamentali
nella sostanza: ad esempio
del bambino, che vive da
immigrato la realtà della
scuola in cui si intrecciano
gli immaginari di allievi e
genitori e torna a casa in
veendo contro «gli arabi
terroristi, i palestinesi terroristi, gli islamici terroristi» di fronte agii occhi
esterefatti di una madre
marocchina e di un padre
tunisino; oppure ricordandoci il lavoro tenace, oscuro, importantissimo delle
donne islamiche che lavo
rano teologicamente sul
Corano per liberare quel testo e quella tradizione culturale dai lacci che ad essi
vengono tesi dalla opzione
fondamentalista. Persone
in ricerca e domande importanti: segni di speranza
in questi tempi oscuri.
12
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle "\àlli Aàldesi
Incontro tra gli amministratori locali e il «Toroc»
La vai Chisone verso il 2006
La protesta degli esercenti
Preoccupazione per la scarsità di finanziamenti Frali sede
di allenamento, potrebbe fruire di alcune «opere connesse»
Pochi posti sul bus
della Pinerolo-Torre
Ennesima storia infelice al riguardo dell
DAVIDE ROSSO
CENTRALINE ELETTRICHE: UN SEMINARIO —
Quale compatibilità ambientale per le centraline
idroelettriche che sempre più frequentemente si
costruiscono nelle nostre valli? Ci sono ricadute
positive? Coinè incidono sull’andamento dei
corsi d'acqua in un tempo di precipitazioni sempre più concentrate in pochi periodi dell’anno?
Sono alcuni degli interrogativi su cui si svolgerà,
per iniziativa del consigliere regionale dei Verdi
Enrico Moriconi, una giornata di studio sabato
13 ottobre a Torino alla sala Pasquale Cavaliere.
Interverranno gli esponenti dei vari comitati sorti contro le centraline ed esperti del settore.
INCIDENTE MORTALE A PINEROLO — Una giovane abitante a Pinerolo, Vera Bleynat, di 35 anni, è
stata travolta e uccisa nella notte di sabato scorso
nei pressi della birreria «Roadhaouse» a Roletto.
La vittima era appena uscita dal locale quando è
stata investìta da un’autovettura Alfa 146 guidata
da un altro pinerolese. Luigi Villafranca.
CORSO DI ARRAMPICATA — Il Cai-Uget Valpellice
avvia un corso di approccio all’arrampicata
sportiva aperto a bambini e ragazzi dagli 8 ai 18
anni. Le lezioni, tenute da Paola Pons, diplomata Isef e istruttrice di arrampicata, si articoleranno in quattro uscite su strutture naturali o artificiali precedute da un pomeriggio introduttivo
che si terrà sabato 13 ottobre dalle 15,30 alla palestra del Collegio valdese di Torre Pellice. La
prima uscita è prevista per domenica 14 ottobre;
per i più piccoli è consigliata la presenza di un
- genitore. 11 costo di adesione è di 110.000 lire per
i soci Cai e di 150.000 per i non soci. Iscrizioni
venerdì sera dalle 21 alle 22 aUa sede Cai in piazza Gianavello a Torre Pellice. Informazioni presso Marco Fraschia, 0121-933193.
QUALI PROSPETTIVE PER I PATTI TERRITORIALI?
— Con un’interrogazione presentata al ministro
del Tesoro, i parlamentari piemontesi Buglio,
Merlo, Napoli e Vernetti hanno posto l’accento
sulle prospettive incerte dei «patti territoriali»
della Provincia di Torino, fra cui quello pinerolese. «Sono previsti 1.200 miliardi di investimenti,
una mole di risorse a favore dello sviluppo del
territorio che possono svaporare per una mancanza di iniziativa dell’attuale ministero», scrivono gli interroganti. Già nel novembre dello
scorso anno una delibera Cipe prevedeva il finanziamento ma manca a tutt’oggi il decreto di
finanziamento. «Qual è la reale volontà del ministero?», chiedono in conclusione i parlamentari.
LUSERNA SAN GIOVANNI: A RISCHIO LA FIERA —
Un «bluff»; questo rischia di essere la parte eventi
abbinata alla fieta dei Santi su cui il Comune di
Luserna San Giovanni ha deciso di puntare in
modo massiccio investendo notevoli energie. La
fiera raddoppia (in quanto a giorni di vendita),
propone una_ settimana di dibattiti e spettacoli. I
nomi? Gianni Morandi, Little Tony, la Littizzetto,
Paolo Flendel. Se ne parla da mesi e si aspettano i
biglietti, senonché... «Dopo tante parole - puntualizza il vicesindaco, Gardiol - la scorsa settimana ho chiesto alla persona che avevamo incaricato delle gestione degli spettacoli. Marco Armoni, le copie dei contratti inerenti gli spettacoli
e si è scoperto che non era stato sottoscritto un
bel nulla». Per ora si cercano alternative.
UN incontro informativo e di chiarimento
quello che i sindaci delle
valli Chisone e Germanasca hanno avuto martedì
2 ottobre a Perosa Argentina con il presidente del
Toroc, Valentino Castellani. L’incontro era stato
chiesto dagli ammmistratori della Comunità montana valli Chisone e Germanasca per chiarire i
dubbi e le preoccupazioni espressi ancora nel
corso dell’ultima riunione di Consiglio di ComuI nità soprattutto da alcuni
amministratori della vai
Germanasca che avevano
manifestato in quell’occasione la loro amarezza
per le notizie di scarsi o
nulli finanziamenti previsti per gli impianti sciistici di Prali e per gli interventi sulla viabilità riguardanti la provinciale
169 per Prali.
Fin da subito Castellani
ha voluto porre sul tappeto che da un lato non
può che essere visto con
favore il fatto che Prali sia
stato inserito fra i siti di
allenamento per le olimpiadi di Torino 2006 e
dall’altro proprio questo
fa ben sperare per un inserimento dei progetti
pralini fra quelli finanziabili come opere connesse
alle olimpiadi, «opere
cioè non strettamente necessarie allo svolgimento
dei giochi ma per le quali
mento delle Ferrovie; questa volta la protesta
dagli agriturismi della vai Pellice. In
dagli agriturismi della vai Pellice. In sostanza^
non sono in grado (o non vogliono) aumentami
snnnihilità rii r»r»cti oh
sponibilità di posti neppure su prenotazione
quenti gite scolastiche da Torino e dintorni - ^
agriturismi della vai Pellice comportano su ain
corse un aumento significativo di passeggeri (da x
50); nessun problema con i treni, caos invece sid i
mann. «Fino a qualche mese fa, lamentano i tiM ■
del "Bacomela” di Luserna San Giovanni, se si
tava per tempo le Fs aggiungevano un autobus
in pii,
Una veduta invernale di Prali
è necessario che sia attivata una pista preferenziale di realizzazione».
«In questo periodo - ha
detto Castellani - sono
state avanzate in Piemonte circa 2.000 domande
per altrettante opere connesse. Ora si dovrà procedere al vaglio di queste richieste alla luce dei tre
criteri che ci siamo imposti: territorialità, funzionalità ai giochi e utilità alle strategie di sviluppo
del territorio. Le richieste
che non rientreranno in
almeno due di questi criteri saranno scartate ma è
probabile che comunque
l’insieme rimanente sia
ancora superiore alla disponibilità eff'ettiva dei finanziamenti, cioè 500
miliardi a partire dalla finanziaria 2003».
La decisione definitiva
sulla finanziabilità delle
opere connesse però, ha
ricordato Castellani, non
spetta al Toroc ma alla
Regione e alla Provincia
mentre il Toroc darà solo
un parere, se pur importante «ed è fuor di dubbio che un parere positivo arriverà sugli impianti
di Prali così come sugli
interventi previsti sul sistema ospedaliero». Incontro confortante quindi quello di martedì per
gli amministratori della
vai Germanasca che hanno però ricordato i problemi della provinciale
169, con gli scarsi finanziamenti previsti per la
variante di Chiotti per
esempio, e quelli relativi
alla provinciale 166 dell’inverso della vai Chisone. «La preoccupazione ha detto il sindaco di Prali, Franco Grill - è che se
non saranno previsti certi interventi importanti le
olimpiadi rischieranno
non solo di non portare
vantaggi ma addirittura
di creare svantaggi per
una parte delle valli».
ora pare non sia più possibile». Con grave danno
quelle aziende che, dopo aver realizzato cospirni^
vestimenti sulle proprie strutture, rischiano di np.?
re a causa delle Ferrovie buona parte dei potenTi v
clienti. Dunque al danno già prodotto daU’alluvi^
si aggiunge questo disservizio delle Fs; di frc ®
questa ennesima dimostrazione di inefficienza e tra
scuratezza enti locali, pendolari e Provincia si annra
stano a scendere sul terreno della protesta.
La legge sulle parlate locali
Rilanciare il patuà
pronto un progetto
Si ne discute alla Comunità montana vai Pellice
Accordo difficile per la latteria
MASSIMO CNONE
COLORI E SAPORI A TORRE PELLICE — Dopo la
felice esperienza di «Fiori & sapori» di questa
primavera il Comune e la Pro Loco di Torre Pellice provano a realizzare una giornata all’insegna delle castagne e dei prodotti autunnali. Così
domenica 14 ci sarà spazio per i prodotti agricoli
e artigianali, nonché per il vivaismo e le macchine agricole legate alla frutticoltura montana.
Sempre domenica la castagnata e spettacoli musicali per le vie del paese e alla rotonda di piazza
Muston. Nella settimana i ristoranti della cittadina proporranno menù con prodotti locali, in
particolare a base di castagne.
DA GENOVA A... — Sabato 13 ottobre alle 16,30 al
cinema Trento di Torre Pellice, il Val Pellice Social Forum organizza la proiezione del video realizzato da Indymedia «Le giornate di Genova».
L’ingresso è libero; seguiranno alcune testimonianze e il dibattito, alla luce della nuova situazione internazionale. Intanto si può aderire, anche individualmente, al Forum mandando una
e-mail a vsf@noicom.net.
LE POSTE SI i^EGUANO ALL’EURO — Gli sportelli
automatici delle Poste (nelle valli del Pinerolese
solo a Perosa Argentina) sono già predisposti per
la scadenza Euro del 1« gennaio 2002. Entro la
prima settimana i Bancomat erogheranno esclusivamente la nuova banconota.
Ly IPOTESI di un accordo fra le Comunità montane e la Latteria
sociale Alta vai Pellice per
la raccolta e la trasformazione del latte prodotto
nelle valli del Pinerolese
si fa sempre più remota,
ma la porta non è ancora
sprangata. Sullo sfondo
resta l’amarezza per il
mancato finanziamento
regionale; niente da fare
per i 500 milioni stanziati
per il caseificio bobbiese
e andati in fumo. «Abbiamo avuto un incontro per
ripartire con un progetto
comune alle tre Comunità montane - spiega
Claudio Rivoira, assessore àll’agricoltura della
Comunità Pinerolese pedemontano -; al momento esiste la Cooperativa
produttori agricoli prarostinesi, che ha registrato
un aumento del numero
dei soci, provenienti sia
dalla valle Chisone che
dalla vai Pellice. Questi
ultimi sono in parte vecchi soci della latteria sociale e in parte nuovi soci
della bassa vai Pellice.
L’incremento di soci ha
fatto lievitare il latte raccolto, anche se la quantità non è ancora sufficiente per coprire i costi».
Effettivamente molti produttori, soprattutto i più
grandi, trasformano il latte per proprio conto, producendo formaggio e altri
derivati direttamente nei
caseifici annessi alle proprie aziende.
Il futuro resta incerto.
Per chiudere la filiera del
latte non bastano il conferimento e la raccolta
presso l’unica cooperativa attiva. Per coprire i costi, e quindi pagare i produttori, serve la trasformazione, attualmente affidata a un caseificio privato, per la quale si cerca
ancora la collaborazione
con la Latteria sociale.
«Questa è l’ultima occasione - dice Piervaldo Rostan, consigliere delegato
all’agricoltura della Comunità montana vai Pellice se non si arriverà a
un accordo, saremo costretti a cercare altrove e
si rischia di andare fuori
vai Pellice». Si potrebbe
arrivare anche a costmire
un nuovo caseificio. Sarebbe un peccato, tenendo conto dell’esistenza
della struttura bobbiese
che fra l’altro negli ultimi
anni ha beneficiato di finanziamenti pubblici.
Per mantenere vitale il
territorio alpino non si
può prescindere dalla
memoria. E la memoria
si trasmette attraverso la
lingua parlata e vissuta
dagli abitanti. Negli ultimi anni non sono mancate le iniziative di valorizzazione delle lingue di
minoranza, dando concretezza alla legge 482,
approvata dal Parlamento italiano alla fine del
1999. Il patuà, la lingua
occitana, è al centro del
progetto che sarà presentato (termine ultimft
il 15 ottobre) alla Regione, dalle comunità montane vai Pellice, valli Chisone e Germanasca e Alta vai Susa, con il Centro
culturale valdése di Torre
Pellice e le associazioni
«Amici della Scuola latina» e «La Valaddo».
«L’iniziativa si rivolge
alle generazioni più giovani e interesserà le scuole - spiega la direttrice
del Centro culturale valdese, Donatella Sommani
-; si tratta di un progetto
didattico dedicato particolarmente alla cultura
materiale, cioè come la
popolazione ha saputo
organizzare gli elementi
dello spazio secondo le
proprie esigenze, esprimendo la propria visione
del mondo». Il materiale
didattico comprenderà
un alfabetiere illustrato
preparato dagli Amici
della Scuola latina, dove
saranno messi in evidenza i suoni che si diversicano dall’uso ortografico
italiano, una raccolta di
canti e proverbi e l’illustrazione di alcuni modellini della collezione di
Carlo Ferrerò sul lavori
tradizionali. La particolarità sta nel fatto che l’alfabetiere sarà prodottoci
tre versioni: nei patuà
della vai Germanasca,
della vai Pellice e dell’alta
vai Susa. Sarà anche tradotto dal piemontesei
sillabario destinato alle
scuole elementari. Il progetto prevede la ripubblicazione in 3.000 copie del
quaderno La benna à
patuà curato da Graziella
Tron, migliorando lavaste grafica.
Il Centro culturale presenterà anche un progetto per proprio conto. Siè
deciso di preparare un
secondo quaderno «Recitare in patuà» da mettere
a disposizione delle filodrammatiche delle valli
Pellice, Chisone e Ger
manesca. Nel 2000 il primo quaderno comprendeva la commedia di Èva
Leconte Lou moulinìf
Chantarana, portato in
scena con successo dalla
filodrammatica valdese
di Villar Pellice.
u
Ùoi
fn
La statistica nazionale inizia contando gli edifici
Avviato il censimento 2001
PINEROLO ALLA PERUGIA-ASSISI — Domenica 14
ottobre, in occasione della Marcia per la pace
Pemgia-Assisi, il Comune di Pinerolo organizza
il viaggio in autobus. Le iscrizioni per la partecipazione si raccolgono presso l’Arci, telefonando
allo 0121-322529. Il costo è di 30.000 lire.
Con la rilevazione degli
edifici è iniziato da qualche giorno il nuovo censimento Istat 2001, che terminerà il 10 novembre, e
che fornirà un quadro
completo della popolazione, degli alloggi,
dell’industria e dei servizi
presenti sul territorio.
Con qualche ritardo
l’operazione è partita anche nel Pinerolese, dove
sono all’opera gli uffici di
censimento comunali e
alcune decine di rilevatori che devono vincere la
diffidenza, soprattutto
degli anziani, di fronte a
persone sconosciute.
Non a torto per altro. Sono sempre più frequenti
infatti i casi di truffatori
che, spacciandosi per
ispettori dell’Enel o del
Comune, si introducono
in casa con l’intenzione
di derubarne i malcapitati residenti. I rilevatori incaricati dall’Istat proprio
per questo devono disporre dei questionari regolamentari e del tesserino di riconoscimento che
esibiranno alle persone
che contatteranno.
Il Censimento generale,
che si effettua ogni dieci
anni, ha come finalità il
conteggio esaustivo delle
persone residenti e presenti sul territorio. Fornisce anche una serie di
informazioni sulle caratteristiche delle abitazioni
e del sistema economico.
L’Istat raccomanda la
massima collaborazione
con i rilevatori, ricordando che il censimento corrisponde a un obbligo di
legge che impone a tutti
di fornire i dati e le notizie richieste dai questionari. Nel corso di queste
settimane saranno censiti
gli edifici, le famiglie, le
convivenze (alberghi, opedali e case di riposo) e
le attività economiche.
Lingue minoritarie in Piemonte
«Viure le lenga»
Valorizzare una delle lingue minoritarie del territorio piemontese. Questo lo scopo di «Viure le lengf
(vivere la lingua) il volume Iniziale di una collana adattica multimediale nata dalla-collaborazione
l’assessorato alla Cultura della Regione Piemonte e
1 associazione Chambra d’Oc, che comprende anch®
il manuale «Valadas Occitanas e Occitania grando;
Ren d’autre qu’una partia de la pianeta», con teso®
Dario Anghilante, Gianna Bianco, Rosella Pellerino®
la collaborazione di Predo Valla, presentazione deb
valli occitane dal punto di vista linguistico, storie»'
culturale ed economico.
Per il Pinerolese pedemontano
Il futuro sostenibile
La Comunità montana Pinerolese pedemontano»
collaborazione con la cooperativa «Meridiani
futuro sostenibile», per il secondo anno consecuO
organizza una serie di iniziative di documentazio ’
informazione e sensibilizzazione in campo ambien
- - -osaràri
le. Quest’anno l’iniziativa, che partirà a giorni e t—
volta alle scuole, prevede un incontro per fare P^q
a un anno dall’alluvione dello scorso ottobre e un»;
di attività su prevenzione e difesa dai rischi naturali
Valori
clàproi
dia é a
con^w
■ del
gßpo;
«ila C(
vai peri
unprog
10,000 e
jni sdo
etano d
bdfldon
birale s
croén
(leddo
perlas»
steazit
Ilo da ;
con COI
ione d
io.,Se
laglo
»Itoti
Msti 0
titolo p
iiecessr
settore.
Pai
eil
L’ori
apponi
con i f
Dilania
vai Pel
rione c
interni
gna, ei
ventur
to”», a'
serata,
rione I
forte al
fama i
^0StO
2001:1
Alpi da
tante r
inltato
invaile
facilini
ce l’ita
netti a
ma, ir
compì
cornei
eMagr
due cii
Pihdif
ve; la SI
da, le
Cervini
^s, pe
naha c
in pier
Starai
in Bare
13
pi 12 OTTOBRE 2001
E Eco Delle Valu "äldesi
PAG. 13 RIFORMA
taarrih
iza le li
»re lai
»■Lefts,
yersog
(da 25
sui pel,
i dtolaii
'* pretil).
lsinpii^
.nnopej
3ÍCUÍÍ11.
li perde
’tendali
iluviotK
fronte a
raetia.
i apptf.
Jstrato,
Amici
a, dove
eviden¡versi»grafico
roltadi
e l’illtini mo;ione di
i lavori
rticolahe ¡’allotto iti
patuà
nasca,
lelTalta
he traitesei
;to alle
Il prooubbliipiedel
ino à
raziella
I lávele pre
to. Siè
are un
«Recilettete
leffloe valli
e Gerii priiprendi Eva
Unid'
ato in
) dalla
tldese
Ite
irrito
enga»
ria diletta
mtee
incbe
nde;
jstidi
lino a
delle
oricOi
10
e
10,1“
griitt
utivo
ionO'
enta
ràii
lunte
cicle
li.
Verso la mostra di associazioni e produttori
ricchezza del castagno
fpopo l'esperienza di apicoltori e allevatori dello pecora
frobosana è tempo di incoraggiare lo castanicoltura
attizzare uno dei portó piodotti di cui la me«a e alta valle è ricca;
Lfuesta finalità è nata
iapochi giorni l’«AssoiLlone produttori castaftella vai Pellice». Di
Lre tm gruppo orgafra i castanicoltori
^ valle si palava da
0po; fin dai primi Anni
gola Comunità montana
,al pellice aveva avviato
iinftdgetto di ricerca sul
¿gno, anzitutto verifi^do l’esatta consistenadel patrimonio di alberi bistenti; «censiti» circa
10,000 esemplari di castagni secolari, i problemi
^aiio di diverso tipo: ablìaidono di ogni cura colturale su molti appezzanieati, diffusione di cancro é mal dell’inchiostro
rie due più gravi minacce
perla salute delle piante),
jkliazione di mercato in
te^e di quasi monopollo da parte di un solo
.^fissista in tutta la valle
con conseguente imposi¿one di prezzi di acqui,|o. Se si aggiunge che la
jiaggioranza del castanitoltori sono ormai, hobbisti 0 agricoltori non a
titolo principale, ecco la
necessità di rivitalizzare il
settore. Lunghi momenti
La vagliatura delle castagne
di confronto, le prime
adesioni, nuove opportunità di finanziamenti derivanti da regolamenti
dell’Unione europea hanno infine facilitato la nascita dell’associazione.
«La scelta che stiamo
perseguendo - commenta il consigliere delegato
aH’Agricoltura della Comunità montana vai Pellice, Piervaldo Rostan - è
quella di favorire la nascita di associazioni di produttori per quei prodotti
che hanno una storia e
una potenzialità. Così negli anni sono nate le associazioni degli apicoltori,
quella legata all’allevamento della pecora frabosana e ora è la volta dei
castanicoltori. A breve, in
collaborazione con la
Provincia di Torino, contiamo di dar vita anche a
un’associazione dei produttori di sarass in modo
da tutelare, con un apposito marchio, un prodotto
tipico di un territorio».
Il primo passo della
neonata associazione,
che ha come presidente
Marco Priotto di Bibiana, è stato quello di avviare una indagine di
mercato che ha contribuito a stringere importanti accordi economici
con la grande distribuzione, spuntando prezzi
interessanti in un anno
fra l’altro assai negativo
a causa della siccità che
ha ridotto di molto le
produzioni.
Ospedali di Torre e Pomaretto
Un servizio comune
per le mense?
Sembrano arrivare notizie positive per gli ospedali valdesi delle Valli
dall’incontro che si è tenuto martedì 2 ottobre
tra i sindaci della vai Chisone e Germanasca e il
presidente del Tome, Valentino Castellani. Quest’ultimo infatti nel corso
delTincontro ha ribadito
che, benché non spetti
direttamente al Toroc
l’assegnazione dei fondi
per le opere connesse alle olimpiadi di Torino
2006, nel parere che l’organismo olimpico darà
sulTammissibilità degli
interventi ai finanziamenti un accento particolare verrà posto su una
serie di progetti tra cui
quelli legati al sistema
ospedaliero. La cosa fa
ben sperare per l’accoglimento delle domande relative agii ospedali valdesi che riguardano interventi sulla digitalizzazione e trasmissione immagini della diagnostica, sul
servizio di riabilitazione e
di rieducazione funzionale e sulla dietologia.
Intanto sul versante
più strettamente interno
giovedì 4 ottobre si è tenuto un incontro a cui
hanno partecipato la direzione degli ospedali
quella delTAsilo di San
Germano e le parti sindacali per chiarire la situazione del progetto di
ristorazione comune delle tre strutture. Nell’incontro i rappresentanti
della Ciov hanno detto
che nessuna decisione
definitiva è stata ancora
presa e che non vi saranno tagli sul personale il
quale rimarrà a libro paga della Ciov e dell’Asilo.
Eventuali trasferimenti
di personale tra una sede
e l’altra delle strutture
avverranno solo su domanda dei lavoratori interessati e non per decisioni unilaterale degli
ospedali. Nel corso deirincontro è stato consegnato ai sindacati un documento in cui viene
spiegato lo stato del progetto e il lavoro svolto fino a questo momento.
Fra una quindicina di
giorni, in un nuovo incontro, le parti in causa
cercheranno di trovare
un accordo definitivo in
vista di una possibile attivazione del progetto di
cucina unica dei due
ospedali, di Pomaretto e
Torre Pellice, e delTAsilo
di San Germano pre-visto
per la fine di novembre
con l’obiettivo di messa a
regime del servizio per
Tinizio del nuovo anno.
■Alla rassegna del Filmfestival
Patrick Bhérault
e il giro delle Alpi
L’ormai tradizionale
appuntamento annuale
coni film di montagna
oi^anizzato dal Cai Uget
vai Pellice in collaborazione con il «Filmfestival
internazionale montagna, esplorazione, avventura “Città di Trento”», approda alla terza
serata, con ospite d’eccezione Patrick Bérhault, il
forte alpinista francese di
fama mondialeche tra
^osto 2000 e febbraio
2001: la traversata delle
%i da Est a Ovest. Durante l’exploit non si è liOitato a passare di valle
ra Me attraverso colli o
Mi montagne, come fel’italiano Walter Botätti anni fa con gli sci
raa. insieme a vecchi
compagni d’avventura
Mie Edlinger, Gabarrou
0 Maghiti, ha salito ventilile cime lungo le pareti
più difficili e impegnatiys» la sud della Marmolale nord delTEiger,
Leivino e Grandes Jorasper citare solo le più
Mose. Nella nostra zojra ha compiuto da solo e
® pieno inverno la travisata lungo la cresta
Patrick Bhéreault
dal colle delle Traversette
al Viso, con un bivacco al
passo Due Dùa. Gli spostamenti durante i 167
giorni di traversata sono
avvenuti rigorosamente
a piedi, in bicicletta o con
gli sci*. L’alpinista monegasco, che ora risiede a
Chamonix, sarà pertanto
ospite della rassegna
mercoledì 17 ottobre e,
assieme a Roberto Mantovani, direttore de «La
rivista della montagna»,
presenterà il film girato
durante la traversata.
La storia del Cile in scena alla «Paola» di Frali
Il teatro che si fa in miniera
La cultura avvicina i
popoli. Nella miniera
della Paola di Prali da tre
mesi TAssemblea teatro
di Torino rappresenta
«Le rose di Atacama» su
testi di Louis Sepùlveda e
canzoni di Victor Jara,
per la regia di Renzo Bieco. La rappresentazione
ha attirato l’attenzione
dell’ambasciatore del Cile, José Goni, che ha
chiesto di assistervi.
Così, venerdì scorso,
l’ambasciatore e la console cilena di Torino sono saliti alla Paola per visionare lo spettacolo e
incontrare gli attori dell’Assemblea teatro. Ad
attenderli vi erano anche
il presidente e il vicepresidente della Comunità
montana valli Chisone e
Germanasca, Roberto
Prinzio e Marco Burlot, il
sindaco di Prali, Franco
Grill, e il consigliere regionale Moriconi, oltre a
un nutrito pubblico. A
sorpresa è giunta anche
Marcia Scantlebury, giornalista cilena e protagonista di una scena, «la
bionda e la bruna» della
rappresentazione teatrale. La pièce infatti è in
parte ambientata nel periodo della dittatura di
Pinochet. Marcia era stata sequestrata dalle polizia segreta con l’accusa
di essere una sovversiva,
torturata e poi trattenuta
in carcere e infine rilasciata in seguito a una
forte pressione internazionale, e obbligata alTesilio. Marcia era la bionda dello spettacolo.
«Per noi è stata una
grande emozione - ha affermato Lola Gonzales
Manzano, l’attrice che
interpreta la “bionda” recitare davanti ai veri
protagonisti della storia».
Commossa, Marcia ha
raccolto il messaggio dello spettacolo, il fiorire
della rosa nel deserto di
Atacama, come un messaggio di speranza per il
superamento delle situazioni di odio e di guerra
che oggi attraversano il
mondo e ha ringraziato
per la solidarietà espressa dal popolo italiano negli anni difficili della dittatura di Pinochet.
Il giorno seguente nel
ricevimento ufficiale, il
presidente della Comunità montana Roberto
Prinzio ha voluto ricordare come fosse la prima
volta che un ambasciatore visitasse la Comunità
montana e ha manifestato l’auspicio che l’inizio
di questo rapporto con la
Repubblica del Cile potesse trovare altri momenti con iniziative sia
culturali e commerciali.
L’ambasciatore José Goni
ha risposto, commosso,
ringraziando della solidarietà e ha affermato che
«anche il Cile è una terra
di miniere. L’esperienza
di “scopriminiera", come
quella del riutilizzo culturale del distretto minerario del Sulcis in Sardegna,
costituirà studio per un
progetto analogo in Cile».
Renzo Sicco, infaticabile regista e manager
dell’Assemblea teatro, ha
lanciato un progetto per
l’anno prossimo: far venire in miniera alcuni
grandi scrittori cileni e
italiani per raccontare la
vita dei minatori cileni e
della vai Germanasca.
Un progetto a cui il grappo sta lavorando. Nel pomeriggio l’ambasciatore,
la console e Marcia hanno potuto poi assistere in
forma privata, nel teatro
valdese di San Germano,
a un altro spettacolo di
Assemblea teatro «Parole
spezzate». Una la lettera
aperta a Pinochet.
Un'iniziativa deH'Assodazione Scuola latina
Adotta anche tu un modellino
Diia
lo g^PPfesentantl dell’Associazione Scuola latina (Car® Claudio Salma) presentano il progetto
«Adotta un modellino» è l’iniziativa,
lanciata nel corso della Giornata della
Scuola latina, che si è tenuta domenica
7 ottobre a Pomaretto, dall’associazione promotrice del recupero non solo
architettonico ma anche culturale della Scuola pomarina. Il modellino in
questione, o meglio i 150 modellini, sono quelli di Carlo ed Enrichetta Ferrerò
che riproducono gli antichi mestieri
della vai Germanasca e che troveranno
posto, a ristrutturazione finita, nei locali della Scuola latina.
L’idea è quella di affiancare all’esposizione dei modellini un «museo di
informazioni» sui mestieri e sulle attività della valle, costruendo un archivio
di testimonianze, fotografie, filmati e
quant’altro che «raccontino le atti-vità»
prima che il tempo contribuisca a farle
dimenticare. «Adotta un modellino» è
un invito a quanti hanno ancora praticato i mestieri rappresentati dai Ferrerò, o ne hanno sentito parlare in prima
persona, a raccogliere materiale e a
mettersi in contatto con l’associazione.
Un iniziativa che può così diventare tra
l’altro «di comunità» per salvare e tramandare un patrimonio culturale che
è «di comunità».
NELLE CHIESE VALDESI
1° CIRCUITO — Mercoledì 17 ottobre, alle 16, nei
locali della chiesa di San Giovanni, incontro delle
Unioni femminili del 1“ circuito con l’équipe Cevaa.
2“ CIRCUITO — Venerdì 19 ottobre, a Villar Perosa, alle 20,30, assemblea di circuito.
3" CIRCUITO — A Pomaretto, venerdì 12 ottobre,
assemblea di circuito, alle 20,30 alTEicolo grande.
ANGROGNA — Giovedì 18 ottobre, alle 20,45, nella scuola grande del capoluogo incontro con l’équipe Cevaa, un gruppo culturale che testimonia lo
stesso Evangelo. Serata aperta a tutti.
BOBBIO PELLICE — Sabato 13 ottobre, alle 14,30,
primo incontro della scuola domenicale nella sala
delle attività, momento di socializzazione e definizione dei gruppi; alle 15, incontro al presbiterio dei
catecumeni del primo anno del precatechismo, benvenuto e presentazione del programma; alle 15,30,
incontro al presbiterio dei catecumeni del 2° e 3° anno del precatechismo e dei catecumeni del catechismo, presentazione del programma. Domenica 14
ottobre, alle 14,30, primo incontro dell’Unione femminile nella saia delle attività, programmazione delle attività e del calendario degli incontri.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 14 ottobre, festa del raccolto, col seguente programma, alle
10 culto di ringraziamento per i doni che il Signore
ci elargisce e insediamento del nostro nuovo pastore Daniele Bouchard; alle 14,30, alla sala Albarin,
inizio della vendita dei prodotti che potranno essere
consegnati il pomeriggio del giorno prima, fino alle
ore 18,30, sempre alla sala Albarin; alla sera, merenda sinoira, nel corso della quale la comunità potrà
dare il benvenuto al past. Bouchard e famiglia. Il costo è di 25.000 lire per tutti, le prenotazioni sono
raccolte da Franca Recchia. Il gruppo giovani si ritroverà ogni venerdì sera, alle ore 20,45 a partire dal
12 ottobre. La scuola domenicale a-vrà luogo come
di consueto il sabato, a partire dal 13 ottobre, col seguente orario: alle 14, alla scuola dei Peyrot, alle
14,30 al presbiterio dei Bellonatti. La corale inizia il
15 ottobre alle 20,45 e si ritroverà tutti i lunedì, eccetto il primo di ogni mese, sempre alle 20,45. Il
gruppo cucito inizia giovedì 11 ottobre, ma è già impegnato per la festa del raccolto, si ritroverà il 2° e il
4“ giovedì del mese, alle 14,30, al presbiterio.
MASSELLO — Culto di inizio attività, domenica
14 ottobre, alle 11,15, con la partecipazione di una
rappresentanza della chiesa di Perrero-Maniglia. Il
catechismo inizierà mercoledì 17 ottobre.
PERRERO-MANIGLIA — Venerdì 19 ottobre, alle
17, primo incontro di catechismo. Martedì 16 ottobre, cille 20,30, ripresa delle atti-vità della corale.
PINEROLO — Domenica 14, alle 10, culto con assemblea di chiesa, all’odg relazione dei deputati al
Sinodo, elezione di tre nuovi anziani. Martedì 16, alle 20,30, primo studio biblico su «Il battesimo»
POMARETTO — Sabato 13 ottobre, l’équipe della
Cevaa è ospite della scuola domenicale. Venerdì 19
ottobre, alle 16, culto al Centro anziani. Domenica
14 ottobre, culto con santa cena.
PRALI — Domenica 14 ottobre, alle 10,30, culto di
apertura delle attività; ai termine, incontro per definire orari e date dei vari grappi, oltre che un viaggio
di studio, un corso di aggiornamento per il museo,
un corso di tedesco. Inizio della scuola domenicale,
venerdì 19 ottobre, alle 16,30; gruppo donne, incontri quindicinali, a partire da giovedì 18 ottobre, alle
14,30; incontri della corale, ogni settimana, a partire
da giovedì 18 ottobre, alle 20,30.
PRAMOLLO — Domenica 14 ottobre alle 10 culto
con assemblea di chiesa: all’ordine del giorno, elezione di un anziano e relazione della deputata al Sinodo. Mercoledì 17, alle 14,30 al presbiterio: incon
tro dell’Unione femminile.
PRAROSTINO — Domenica 14 ottobre, alle 10,
nel tempio di San Bartolomeo, culto di apertura delle attività, con la partecipazione della corale e della
scuola domenicale.
RORÀ — Domenica 14 ottobre bazar autunnale
organizzato dal gruppo donne, aperto per tutto il
giorno (tranne che durante il culto), nella sala.
SAN SECONDO — Domenica 14, alle 10, culto di
inizio atti-vità, con la partecipazione della scuola domenicale, del precatechismo e del catechismo.
TORRE PELLICE — Domenica 14 ottobre, alle 10
culto con la scuola domenicale, nel tempio dei centro. Lunedì 15 ottobre, alle 20,45, al presbiterio, studio biblico, a cura del pastore Del Priore, sull’Evangelo di Marco. Mercoledì 17 ottobre, riunione quartierale ai Chabriois, alle 20,30.
VILLAH PELLICE — Domenica 14 ottobre, alle 10
culto di inizio attività con santa cena, con la partecipazione della scuola domenicale e dei catecumeni
alle 14,30, incontro dell’Unione femminile, culto se
rale alle 20,30. Venerdì 19 ottobre, alle 20,30, riunione quartierale al Serre.
VILLASECCA — Inizio degli incontri della corale
giovedì 11 ottobre, alle 14,30. Riunioni quartierali
mercoledì 17: alle 14,30 a Bovile, alle 20 a Trussan.
PInerolo: all’uscita del culto di apertura delle attività
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle Yaui ‘\àldesi
VENERDÌ 12
Hockey Club Valpellice
Giochi sul ghiaccio
Fine settimana all’insegna degli sport del ghiaccio; sabato 13 e domenica
14 allo stadio del ghiaccio
di Pinerolo, dopo 12 anni
torna in Piemonte l’attività di vertice dello «short
track»; sulla pista pinerolese si disputerà una gara
internazionale inserita
nella terza edizione della
manifestazione promossa
dal Coni provinciale e gestita dal 3S, «Verso Torino
2006».Tra i protagonisti
in pista il rivaltese Fabio
Carta reduce dal 3° posto
sui 3.000 metri nella prova di coppa del mondo di
Chanhchung in Cina e la
torinese Marta Capusso,
protagonista nella staffetta femminile con il nuovo
record nazionale. Le gare
si svolgeranno sabato pomeriggio dalle 15,30 e domenica dalle 8,30.
Intanto domenica 14
parte anche Tawentura
dell’FIc Valpellice; si riparte dalla serie C in un
girone che vede in campo anche Lariana (primo
avversario domenica sul
campo di Casate), Mastini Varese, Chiavenna,
Valle d’Aosta, Falchi Boscochiesanuova; primo
incontro casalingo domenica 28 alle 20,30 a Pinerolo con i Mastini Varese. Ma domenica scorsa è già partito il campionato under 19 nazionale con una sola piemontese in pista: l’All
stars guidata da Andrea
Chiaretti. Al primo appuntamento i piemontesi
sono stati battuti dal forte Merano per 5-1 (unica
rete dell’esordiente Mondon Marin). Domenica
trasferta ad Alleghe.
Seconda serata della Cantarana
Solodanza a Rinasca
Seconda serata per «Solodanza», prima rassegna
di musica e ballo folk in
vai Chisone organizzata
dalla Cantarana. La manifestazione si rivolge
apertamente agli appassionati del ballo occitano
e, dopo la serata inaugurale ecco che spiccano i
nomi di Cyril Roche e
François Breugnot (Pinasca, 13 ottobre, salone
polivalente); organetto e
violino dall’Auvergne,
due giovani, raffinati interpreti della tradizione
del Massif Central, tra i
protagonisti assoluti della musica della Francia
centrale, coinvolti in
molteplici iniziative (in
particolare, Cyril collabora attualmente con il ghirondista Patrick Bouffard
e François con il gruppo
auvergnate «Aligots Eléments»), e che hanno già
al loro attivo un cd pubblicato nel 1998 («Finissez d’entrer»), a cui farà
seguito nei prossimi mesi
una nuova incisione. La
serata inizia alle 21,15.
Ingresso: lire 12.000. Info:
335-7570889.
APPUNTAMENTI
11 ottobre, giovedì
TORRE PELLICE: Seminario di ricerca su «Il rapporto tutorio: quando l’operatore sociale o sanitario
deve sostituirsi al cliente», alla Bottega del possibile,
dalle 8,30 alle 17.
ANGROGNA: Alle 21, a San Lorenzo, nella sala delle
associazioni, incontro dibattito su «Stato attuale e
prospettive dei progetti per Io sviluppo turistico del
Pinerolese», intervengono il sindaco di Pinerolo, Barbero, il presidente Bertalot e l’assessore alla Viabilità
della Comunità montana vai Pellice, Giorgio Odetto.
12 ottobre, venerdì
PINEROLO: A Palazzo Vittone, alle 17, inaugurazione delle personali di Dina Bellotti, Maurizio Frisinghelli. Mino Marra, Paolo Paschetto.
13-14 ottobre
PINEROLO: Per le manifestazioni in onore della
«Maschera di ferro», alle 21 di sabato 13, per le vie
che conducono all’antica via dei Principi d’Acaja
gruppi storici, tamburi, cortei. Dalle 10,30 di domenica 14, giochi storici, suonatori d’archi, danze coreografiche, canti, duelli.
13 ottobre, sabato
ANGROGNA: Alle 13,30, a San Lorenzo, apertura
della mostra-mercato di prodotti artigianali e delle
mostre di Amnesty International, di documenti relativi ai sindaci di Angrogna dal 1800, e di disegni di
Marco Rostan.
PINEROLO: Alle 15, nella sede della biblioteca civica «Alliaudi», inaugurazione della mostra «Impara
l’arte», l’arte in biblioteca nei libri per adulti e ragazzi. La mostra resterà aperta sabato 13 dalle 15 alle 18
e domenica 14 dalle 10 alle 18,30.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nel tempio valdese, alle
21, concerto del coro Valpellice, a favore dei bambini
di Cernobil; offerte a favore del progetto di ospitalità
di bimbi bielorussi tra le famiglie della vai Pellice.
BIBIANA: Fino a lunedì 15, grande mostra del fungo, sagra del kiwi e di prodotti locali.
PINEROLO: Per la rassegna di teatro dialettale, alle
21,15 al teatro Incontro, va in scena «...en mancansa
d cavàj», con la compagnia «Nostro teatro« di Sinio
d’Alba.
RINASCA: Alle 21,15, nella pista coperta comunale,
ballo con il gruppo «Cyril Roche & Francois! Breugnot». Ingresso lire 12.000.
PINEROLO: Alle 17, all’expo Fenulli, inaugurazione
della manifestazione «Orizzonti d’arte e poesia», con
esposizione della 120 opere partecipanti al concorso
di pittura e con la mostra delle poesia vincitrici.
FENESTRELLE: Fiera del bestiame.
PINEROLO: Inaugurazione della 16® edizione della
biennale d’arte contemporanea «L’arte e il mistero
cristiano», a Palazzo Vittone, fino al 4 novembre.
14 ottobre, domenica
TORRE PELLICE: Nella sala dell’Eserdto della Salvezza, conferenza sul lavoro svolto con la Fcei tra i rifugiati in Albania e Kosovo, con Èva Paglia; intermezzo musicale del maestro Paolo Calzi, seguirà rinfresco. Ingresso libero.
POMARETTO: Tradizionale castagnata.
RORÀ: Per tutta la giornata, 8® fiera della castagna:
fiera mercato per le vie del paese, mercatino delle
pulci, pranzo a cura della Pro Loco (tei. 0121-902349),
pranzo a base di castagne nei ristoranti e agriturismi
locali, distribuzione di caldarroste e galuperie.
ANGROGNA: A San Lorenzo, dallé 9 riapertura delle
mostre: alle 11, arrivo della 20® edizione del Triathlon
della vai D’Angrogna; alle 12,30 polenta e spezzatino,
a cura della Pro Loco; alle 14,30, scoprimento della lapide in memoria dell’ex sindaco Silvio Bertin, alle
15,30, castagnata e ballo liscio, sotto l’ala comunale.
BARGE: Nella sala polivalente del centro sociale,
esposizione e vendita di prodotti ortofrutticoli, mostra per i 25 anni della Pro Loco.
15 ottobre, lunedì
PINEROLO: Al centro sociale San Lazzaro, dalle 20
alle 22, laboratorio teatrale, condotto da Guido Castiglia, fino a lunedì 13 maggio. Informazioni e iscrizioni, tei. 0121-323186.
TORRE PELLICE: Fino al 15 dicembre, nell’atrio
del Centro culturale valdese, mostra su «Uomini e cave. La vita e i volti degli uomini che lavorano nelle cave», fotografie di Walter Morel, a cura della Società di
studi rorenghi.
PEROSA ARGENTINA: Fiera d’autunno in piazza I
Maggio e piazza Abeg.
16 ottobre, martedì
PINEROLO: Alle 21, all’Accademia di musica, concerto del pianista Eugen Indjic.
17-18 ottobre
TORRE PELLICE: Alla Bottega del possibile seminario su «Demenza e credito diurno», dalle 8,30 alle 17.
18 ottobre, giovedì
ANGROGNA: Alle 21, al tempio del Serre, incontro
dibattito sul tema «La nuova sanità in Piemonte: quali i riflessi positivi e negativi per i cittadini?».
19 ottobre, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 20,45, nella biblioteca della
Casa valdese, incontro su «Intellettuali nel Novecento», con Massimo Salvadori, Angelo D’Orsa, Nicola
Tranfaglia, a cura del Gruppo studi vai Lucerna.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella sede dell’Avis, via
Roma 41, prelievi collettivi.
TORRE PELLICE: Nella sede del Cai, serata su
«Montagne Rocciose, parchi del Canada e Usa», con
Corrado e Cristina.
SERVIZI
guardia
notturna, prefestiva,
telefono 800-2331 l i
GUARDIA FARMAC
(turni festivi con
DOMENICA 14 01706^^
Villar Pellice: Alilo - d;,, '
Jervis, tei. 930705.
Fenestrelle: Guicciardi
via Umberto i 1, tei. 839q^
Pinerolo: Podio - corsoi
no 52, tei. 322030 *
SERVIZIO ELIAMBU
telefono lie"
CINEMA I
TORRE PELLÌCE-i
Cinema Trento prono,»
giovedì 11, venerdì ij
ore 21,15, The unsaid.
Sotto silenzio, con Aré
Garcia; sabato 13 or#
20,10 e 22,20, dortieni
14, ore 16,18,20,10»
22,20, lunedì ore 21151
pianeta delle scimmie!
PINEROLO — La mu| ipei
sala Italia ha in program, éì«
ma, alla sala «Scento» a ®- •
I. intelligenza artificielle;,™
feriali ore 21,30, sabato
19,30 e 22,30, dome '
15,30, 18,30 e 21,30.„„
sala «2cento» è in visione
Codice Swordfish, con
John Travolta; feriali
20.15 e 22,20, sabato
20.15 e 22,30, dom.16,05
18.10.20.15 6 22,20.
piti
ECONOMICI
PRIVATO acquista mobili
vecchi-antichi e oggetli'Ifu
vari: telef. 0121-40181.
AFFITTASI a Torre Pel
ce Santa Margherita alloggio panoramico di camera, tinello, servizi, balcone, cantina. Telefonare
allo 019-485851.
Ito,
atte!
necci
Colori &
Torre Pellice
14 ottobre 2001
dalle 9.00 alle 19.00
Mostra enogastronomica,
delle delizie d’autunno,
fiori, folklore
e artigianato valligiano
Torre Pellice
Mille anni, mille realtà
Per mformazioin nuHn mostra e sulle altre cose
(la redere a Torre Pelliee rivolgersi a:
Ufficio Turistico 100()() Torre Pollice
via Hepnbblira, 3
lei. 0121 91 875 fax 0121 93 33 53
prolorre@libero.it
some
è che qi
mente ca
tutte, chi
puzzano,
quistare
dobbiami
dire tutt
ìNessuno
ipoi che 1
tazzistall
lo permei
nesàui
tispondei
sto modo
sta»; pen
•ridicolo»
riiequelj
atutti in
■“cassate
Sentim
Nona
toteeen
rieri erit
“;mail, e
Cile aver
rie da n
“10 peri
ri®i muti
,ri>ntinui
,.-r~'Sl
riiattìvit
te signi
¡ttutilati
tennaie i
luelh, r
Jìtnùi
trine an
“Uovo c
fa-ils,
conosci
^riipatl
riizioni
tOMrlbi
J^iglic
fzioni
?“andi ’
15
PAG. 15 RIFORMA
POSTA
ardi
83904
orsoT(^,
CE-i
)ropoiu
5rdì 12,
Jnsaid.
5n An^
13, or*
ìnienica
20,10
Titnie,
■a moli.
nto»,i
ificiale;
sabato
»manica
.30. Afe
visione
5h, con
feriali
sabato
1.16,05,
20.
l’obbligo di respinge¡¿ito scritto sul Corriere
Sera del 29 settembre da
Fallaci. Forse quando
articolo uscirà gli e
precipitati
ragione sarà allora
l’avere dissentito
^,uei pensieri frettolosi e
per
certi versi in
^yieper altri pericolosi.
Cll
ì mobil
1181.
e Pel
rita alI di calzi, bai
afonare
che si possono forse
•e (ma non giustificare)
dell’emotività ina di fronte alla cata5'di New York dove la
Hjjjigo articolo della sentita pagine di giornale) mi
" - -’"0 di tre sentimenti:
dolore e stupore,
di tristezza perSa Fallaci non si rende
(come invece il minijgli esteri israeliano Per,.. ■ S che eliminato Arafat di^ la Jihad e Ha
^js gli «interlocutori» di
Israele. La Fallaci preferisce
liiitosto «sputare addosso»
id Arafat per le sue simpatie
versoi terroristi e, magari, far|obori,come vorrebbe qualliegenerale israeliano. Sulle
Éoltà oggettive di Arafat di
antrollare tutto e tutti non
Irtunariga. La nostra scrittrievidentemente
(pela polveriera e quegli intrecci tra Palestina e Israele
laolto meglio della colomba
Peresedel suo ispiratore e
maestro Rabin, premio Nobel
(come Arafat!) e assassinato in
iinattentato. Dunque il suo
su quell’uomo sarebbe
legittimo; e questo spiega il
motivo per cui questo desiderio, (Èe mi ricorda tanto gli
attegiffiienti dei picciotti palermitani dello Zen, viene ripetuto più volte.
Sentimento di dolore perché la scrittrice sostiene e
mette per iscritto una serie di
argoinentazioni per svegliare
disonno gli italiani, in modo che questi possano finalmente capire, una volta per
tutte, che tutti i musulmani
pillano, che vogliono conguistare l’Occidente e che
dobbiamo lottare per impedire tutto ciò. Attenzione.
Nessuno si permetta di dire
poi ché un tale pensiero è
®zista! Perché la Fallaci non
permette a nessuno. Ripetili nessuno abbia il diritto di
tisponderle: «Guardi che questo modo di ragionare è razzi‘tto; pena una sassaiola di
™colo». La Fallaci ci tiene
®e quel giudizio vada riferito
?tttttii musulmani! Dunque
®^sate e andate avanti.
Pentimento di dolore per
fflermazione di un concetto
“'superiorità (non di razza,
'intende!) ma di civiltà. Ad
unnare il primo principio ci
pensò un signore che nel XX
secolo scrisse il libro «Mein
Kampf». Nel XXI secolo, il secondo principio viene affermato invece dalla Fallaci e da
qualche nostro politico. Principio respinto con fermezza
invece dal cardinale Ratzinger
che fa un elenco onesto del
contributo che i musulmani
hanno dato alla civiltà (vedi
Repubblica del 1“ ottobre).
Stupore di fronte al giudizio negativo sulla Rivoluzione francese che viene denigrata di fronte alla cugina
americana. La Rivoluzione
francese del 1789 viene spiegata solo presentando i suoi
sanguinari artefici. Essa non
avrebbe portato nulla di buono mentre quella americana
sì. Si menziona il sangue dei
nobili versato a Parigi si tace
quello degli indiani dell’America. Non sono uno storico e
non posso misurarmi con la
Fallaci su un giudizio storiografico di queste dimensioni.
Posso solo dire che se il primo ministro francese avesse
appena accennato alla superiorità della cultura occidentale su quella musulmana
quel ministro si sarebbe dovuto dimettere.
Stefano Mercurio - Parma
La forza
di Nicola Leila
L’il agosto il past. Nicola
Leila ci ha lasciato, ma il ricordo dell’uomo rimane vivo
tra i fratelli delle chiese,
dov’egli ha esercitato il suo
ministero pastorale, gli amici, che l’hanno conosciuto da
vicino, e i colleghi, che hanno
constatato la sua spontaneità, l’entusiasmo e la fedeltà all’Evangelo; qualità,
queste, che l’hanno accompagnato in tutto l’arco della
sua esistenza. La sua dipartita non ci ha colto di sorpresa;
molti di noi erano a conoscenza del suo precario stato
di salute e della sua dolorosa
e lunga malattia, che egli accettò con umiltà, come prova
di Colui che vaglia i cuori e la
fede dei suoi al crogiolo della
sofferenza; gli bastava la grazia di Dio a tenerlo bene ancorato al Signore della vita.
Nacque in provincia di
Reggio Emilia nel 1929 da genitori pugliesi di' Santeramo
in Colle, provincia di Bari. Le
origini meridionali dei suoi
genitori erano così forti nel
suo animo che anch’egli si
sentiva meridionale: amava il
Meridione e la sua gente. Visse la sua adolescenza in Santeramo in Colle dove, ancora
giovanissimo, conobbe l’Evangelo per mezzo dei fratelli
della piccola comunità battista locale. Qui, il Signore accese nel suo cuore una piccola fiammella. Poi, seguendo le
FONDO DI SOLIDARIETÀ
conto corrente postale n. 11234101
intestato a La Luce, via San Pio 15,10125 Torino
fn °”^^biamo notizie mol« dei «nostri» panet.. ^'’'hei (nonostante fax,
cìIbo ^ sempre fa
«teavere regolarmente noti
paesi). Sappiadei cooperativa
ha continuato e
j .* *“ei suoi vari settori
'"la. Interessa una par
tennoi j ®ha guerra trenftìdedal I960 al 1990 e di
bill m’, P'^°Po'‘zionalmente
ittiiiB b"*.3 causa delle
del recente
Pii n "“"^‘«0 con l’EtiotonnlM fufuai lo
^ci tornai lo
Unisce,iu"?° "icglio. Esso
aiuto dato ai muti
u uato ai muti““mDaHKn tm lavoro
Cùnf^L
e, anche un
indifferente
diz];^!°’;ainento delle connei medi e
Standi nei medi e
diaggi. Accanto a
questo, siamo stati informati
dell’esistenza di una sezione
di gelatai. 1 più anziani di noi
ricordano i tricicli bianchi a
pedale con il baldacchino e
la trombetta dei gelatai della
nostra infanzia. Vi è poi un’
altra importanze sezione che
organizza i mutilati meno
gravemente colpiti in una
società di lavori stradali che
ha recentemente realizzato
la nuova pista di atterraggio
dell’aeroporto dell’Asmara. 11
nostro interessamento continua e pubblichiamo l’elenco
delle offerte ricevute, (f.d.)
OFFERTE PERVENUTE
IN LUGLIO-AGOSTO
£ 300.000: Fcei Roma.
£ 100.000: anonimo.
£ 50.000: NN.UB.; Anita Costabel Ribet.
Totale: £500.000
Totale prec. : £ 2.291.002
Imposta bollo: £27.000
In cassa: £ 2.764.002
orme del padre, entrò nell’Arma dei carabinieri; frequentò
l’accademia sottufficiali, e ne
uscì col grado di brigadiere.
Intanto il Signore lavorava
nel suo cuore: Egli aveva ben
altri progetti per lui. Convertitosi all’Evangelo senti fortemente la vocazione al ministero pastorale; infatti, compiuto il periodo minimo di
ferma si congedò, con grande
disappunto del padre, per intraprendere gli studi di teologia presso la Scuola teologica
di Ffivoli (Torino). Completati
gli studi, ed espletato il periodo prova, il Comitato delTUcebi gli assegnò la sua prima
sede pastorale a Miglionico,
in provincia di Matera, con
cura anche della piccola comunità di Tricarico, in provincia di Potenza. Con sua
moglie, Ada Ciambellotti, nipote del pastore battista Oreste Ciambellotti, che egli aveva sposato nella chiesa battista di Bari nel 1954, si stabilì a
Miglionico. Qui, tra Miglionico e Tricarico da instancabile
operaio nella vigna del Signore spese tutte le sue energie
per la causa dell’Evangelo.
Organizzò coraggiosamente il lavoro di evangelizzazione nei quartieri e nelle piazze
dei due piccoli centri e, assieme ad alcuni colleghi coetanei operanti nelle chiese di
Puglia e Basilicata, lo portò a
buon fine. Incoraggiato dalla
risposta dei cittadini, crebbe
in lui il desiderio di sperimentare lo stesso metodo di
predicazione in altre cittadi•ne pugliesi e lucane. Il suo sogno si realizzò dopo un paio
d’anni, allorché ebbe il trasferimento a Barletta in provincia di Bari. Dalla nuova sede
poteva muoversi più agevolmente in tutte le direzioni,
entro la provincia di Bari e
Matera. Acquistò in proprio
tutta l’attrezzatura tecnica
necessaria allo scopo, compreso il gruppo elettrogeno,
per non trovarsi in difficoltà
davanti a un rifiuto di fornitura elettrica nei luoghi in cui
voleva portare l’annunzio
delTEvangelo. Così riuscì a
organizzare serate di testimonianza evangelica in molte
piazze delle due province, sia
dove c’era l’appoggio delle
comunità che dove non c’era.
11 collega Leila in questo
aveva un dono particolare, la
gente lo capiva e lo circondava di simpatia e affetto fraterno. Questo tipo di lavoro
durò per tutto il tempo che
egli restò in Puglia, cioè per
un ventennio. Sono certo che,
nelle chiese dove fu chiamato
a .servire successivamente, a
Chiavari e a Napoli, egli fece
onore al Signore, che lo aveva
chiamato al ministero pastorale. I talenti che gli erano
stati affidati li ha saputi trafficare, (Matt. 25: 14-30), ora
che si è addormentato nel Si
gnore, attende alla resurrezione dei giusti la consolante
promessa: «Va bene, servo
buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò
sopra molte cose; entra nella
gioia del tuo Signore».
Rosario Bagliori-Bari
li nemico
di Israele
Sul numero di Riforma del
14 settembre un ampio articolo di Daniele Garrone illustra gli esiti della conferenza
deU’Onu di Durban con commenti che condivido; vorrei
però sottolineare un’omissione rivelatrice di un angolo visuale che a volte ci impedisce
di mettere tutte le carte sul
tavolo e quindi di cercare il
più possibile la verità. Avrei
voluto leggere nella premessa
che i paesi più ricchi hanno
mandato a Durban delegazioni di basso profilo e che i
paesi industrializzati non
hanno mandato capi di stato.
Detto questo, va benissimo
dire che si è trattato di un’assemblea di paesi «solo in parte democratici», sapendo tuttavia che nelle democrazie
sono fondamentali le parità
di rappresentanze. Dico questo perché devo fare una richiesta molto seria à questo
giornale, che leggo sempre
volentieri, e cioè di voler aumentare al massimo, in questi giorni «dell’ira», lo spirito
di imparzialità nel fornire le
informazioni e di limitare invece al massimo l’impulso al
giudizio e al gusto per la crociata, che frequentemente invece ci si agita sottopelle.
Leggo, a questo proposito,
sul numero del 21 settembre,
a pagina 10, un’invettiva del
senatore Lucio Malan che mi
lascia perplessa. Davvero in
questo momento, seduti come siamo sopra una polveriera, sentiamo il bisogno di
riscrivere la storia di un secolo in cinquanta righe per dire
che il nemico di Israele è il
comuniSmo, senza neanche
accennare, per esempio, alle
secretazioni degli archivi vaticani 0 agli appoggi unilaterali statunitensi per amor di
petrolio? Davvero il senatore
Malan, con la richiesta di
saggezza che vorremmo dal
suo ruolo, crede che il tono e
il contenuto del suo articolo
vadano nel senso della ricerca della verità e della pacificazione? Davvero la direzione di Riforma pensa di fare in
questo modo un servizio ai
suoi lettori, lacerati dalla
paura della guerra e dal loro
pari amore per gli israeliani e
per i palestinesi? Davvero
questo giornale non si rende
conto di promuovere una politica di divisione dei lettori
pubblicando a pagina 12 del
La sorella Rosa Maiorana
Credo sia doveroso da parte
di chi l’ha conosciuta meglio,
scrivere una parola alla memoria della cara sorella Rosa
Maiorana, deceduta il 26 settembre dopo avere molto sofferto. Poiché anche le sue
condizioni di salute si erano
aggravate per la dedizione
con cui aveva assistito suo
marito ultranovantenne, non
potendo più essere curata in
casa, è deceduta in ospedale.
Per molti anni aveva
lavorato come guardarobiera
presso il Convitto valdese
che ospitava fanciulli orfani,
figli di carcerati, di fatniglie
dei quartieri più desolati della città. Era ammirevole lo
spirito diaconale che l’animava e il grande amore con
cui accoglieva quei fanciulli
che giungevano a noi màlvestiti e scalzi; li rivestiva, preparava e custodiva, con la
massima cura, il loro corredo
personale, nella casella del
grande armadio.
La vogliamo ricordare insieme ai suoi figli e alle sua
figlie che sono cresciuti nell’ambito della nostra chiesa
di via Spezio e delle nostre
scuole, prima come alunni e
poi, Luana ed Erminia, anche
come insegnanti. A loro tutti
vada l’espressione del nostro
affetto, della nostra solidarietà, l’assicurazione della
nostra preghiera di intercessione in questo momento
particolarmente triste.
Pietro Valdo Panasela
Palermo
lo stesso numero venti righe
di intervista all’appena citato
senatore sui suoi propri meriti nel presentare un disegno
di legge che ponga rimedio ai
gravissimi problemi causati
dal governo Amato in compagnia di Bianco e Bassanini?
Personalmente non ho alcuna opinione in merito al
disegno di legge del senatore,
ma mi aspetto che questo
giornale eviti, a livello redazipnale, di prendere delle posizioni e usi almeno due misure: uria per i temi «relativi
alla bmtta stagione e alla voglia di un buon libro» e un’altra per quel che attiene, diciamo così, in senso lato, alla
vita di relazione sia essa religiosa che politica, nel rispetto, ancora una volta, di una
informazione approfondita e
corretta, per dare ai lettori
tutti gli elementi per valutare
autonomamente anche dei
decreti legge relativi ai vigili
del fuoco.
Eliana Bouchard - Roma
Chiesa
e diaconia
Proseguendo la riflessione
svoltasi in Sinodo sulle nostre opere, mi sono fatta la
convinzione che non è compito specifico delle chiese
darsi da fare per ristrutturare
grosse opere diaconali, anche
se il risultato di tale impegno
ha prodotto bellissimi istituti
e ospedali molto utili che assistono molte persone con
modalità eccellenti, svolte da
personale anche non evangelico. In questi anni, sempre di
più dei validi professionisti
evangelici che si intendono
di finanze hanno dato il loro
tempo come volontari nei vari comitati, contribuendo a
far funzionare bene queste
megastrutture. Li ringraziamo di cuore.
Ma non potremmo rivolgere anche vocazione ai professionisti medici e paramedici
affinché collaborino con le
chiese per sviluppare molto di
più di ora, una sensibilità verso la prevenzione della malattia e non solo verso la sua cura all’interno di una struttura
specializzata? Rivolgere vocazione non significa solo chiedere a qualcuno di lavorare
per la chiesa con uno stipendio, ma soprattutto chiedere
di lavorare gratuitamente per
alcune ore della propria settimana. Sarebbe un contributo
personale al tanto discusso
rapporto diaconia-chiesa. Ci
sono esperienze, come ad
esempio ho visto a Cinisello Balsamo e a Milano, dove
l’ente pubblico mette a disposizione una minima struttura
e il volontariato sanitario si
alterna nella cura agli indigenti e nel promuovere la prevenzione. Molte malattie dipendono in prevalenza dalla
cattiva alimentazione o dal
trascurare elementari nozioni
che riguardano il proprio corpo. Noi potremmo ricominciare a far beneficenza su
questa linea e lasciare gli
ospedali ad altri.
La Chiesa valdese è un ente
che persegue congiuntamente tre fini: culto, istruzione e
beneficenza. Beneficenza,
non assistenza. Per me la beneficenza è donare quello
che si ha e non è solo denaro,
è soprattutto mettere a disposizione i propri doni. Si
può mettere a disposizione la
Ogni settimana...
. RIFORMA ti fa conoscere un mondo evangelico più grande
di quello che puoi conoscere con la tua esperienza diretta.
L’abbonamento ordinario costa 105.000 lire (invariato dal
1997); se il tuo reddito familiare non te lo consente, puoi utilizzare liberamente l’abbonamento ridotto di 55.000 lire,
oppure puoi fare un abbonamento semestrale che costa
55.000 lire; se, invece, hai qualche risorsa in più, aiutaci con
l’abbonamento sostenitore di 200.000 lire o inviandoci una
qualsiasi cifra in dono: aiuterai chi non se lo può permettere.
Gli abbonamenti decorrono, per dodici o sei mesi, dal giorno
di ricevimento della prima copia del giornale.
propria professionalità di
medico, ma anche quella di
muratore o di elettricista. Si
potrebbe così sviluppare una
diaconia «leggera» e gratuita,
che comporterà molte meno
spese, più visibile, più alla,
portata dei membri di chiesa
e alla loro testimonianza personale. Un’esperienza simile
Tho vista realizzata da parte
dell’Unione femminile della
Chiesa valdese di Reconquista, nel Nord dell’Argentina.
Si faceva prevenzione, si curava la causa dei mali prima
che la conseguenza. Naturalmente lì l’obiettivo era anche
quello di non costringere la
gente ad andare in farmacia
per qualsiasi dolore (i medicinali sono carissimi).
Ora noi facciamo soprattutto assistenza. Certo i nostri
istituti danno anche lavoro a
molta gente, ma perché dobbiamo gestirli come chiese?
Se ora funzionano bene, diamoli ad altri, che siano enti
pubblici, privati, cooperative... Fantascienza? La chiesa
non deve scommettere sui
soldi: «Vedrete che copriremo
i debiti», dovrebbe scommettere sulle persone, sulle idee e
sui problemi. Se non cominciamo mai a pensare a un altro modo di fare diaconia (beneficenza) non ne usciremo
più, saremo sempre più coinvolti in questo turbine che ci
sommergerà.
Roberta Peyrot
Luserna San Giovanni
PARTECIPAZIONI
«Il Signore è il mio pastore,
nuila mi mancherà»
Salmo 23,1
E mancata
Francesca Prato ved. Rizzi
di anni 79
Lo annunciano Sandra con Pierino, Barbara e Stefano Grill, la
sorella, i nipoti e i parenti tutti unitamente alle sorelle e ai fratelli
della Chiesa metodista di Genova
Sestri.
Genova, 6 ottobre 2001
«li salario del peccato
è la morte, ma il dono di Dio
è la vita eterna, in Cristo
Gesù, nostro Signore»
Romani 6, 23
E mancato all’atfetto dei suoi
cari l’avvocato
Ettore Bert
I familiari hanno celebrato il funerale il 3 ottóbre 2001.
Torre Pellice, 12 ottobre 2001
RINGRAZIAMENTO
Paola et Barbara avec Adriano,
Franco, Enrico et Erica et la famille Taglierò remercient tous ceux
qui ont pris part à leur douleur au
moment du décès de
Robert Taglierò
et en particulier remercient le personnel de la Maison Miramonti, le
docteur Osvaldo Ghirardi, la chère
amie Italia Cairus, le pasteur Vito
Gardiol et le diacre Dario Tron.
Villar Pellice, le 11 octobre 2001
RINGRAZIAMENTO
«Insegnaci dunque a così
contare i nostri giorni,
che acquistiamo un cuore savio»
Salmo 90, 12
Niny Boèr Jouvenal con i figli
Claudio e Silvio ringrazia tutti coloro che sono stati loro vicino con
parole di conforto, presenza e
manifestazioni di affetto in occasione della perdita di
Pierrino Boèr
Un particolare ringraziamento
alla care Edda Roman e Rina
Gioviali e all’amico Livio Gobello
che gli furono vicini con dedizione
e affetto, nonché ai pastori Pasquet, Davite, Berruti e Bouchard.
Luserna San Giovanni
8 ottobre 2001
I cugini Bruno Emilia Tessa si
stringono con affetto a Niny per la
perdita del marito, geometra
Pierrino Boèr
Luserna San Giovanni
12 ottobre 2001
16
PAG. 16 RIFORMA
Villaggio Globale
Storia di due giovani nnacedoni impegnati in un lavoro di partenariato con il Cec
La cooperazione interetnica è possibile
Fatmir Bitiki, nato a Skopje, in un quartiere macedone al 9Q%, sognava di poter entrare
all'accademia militare della Jugoslavia, ma il suo sogno non si realizzò. Poi scoprì il Cmci
ANTONY MAHONY*
E una tutt’altra via che ha
portato Fatmir Bitiki al
Cmci. Egli trascorse la sua infanzia in un quartiere di
Skopje, macedone al 90%, ma
la sua famiglia era in buoni
rapporti con tutti i suoi vicini. Ottimo allievo della scuola superiore di lingua albanese Zef Lush Marku, a Skopje,
aveva sempre sognato di entrare all’accademia militare
della Jugoslavia. Normalmente i suoi risultati scolastici avrebbero dovuto consentirgli di farlo ma, stranamente, l’occasione non si presentò mai. Dopo avere terminato la scuola superiore nel
1993, decise di intraprendere
studi di gestione, ma quando
volle iscriversi aH’Università
di Skopje non c’era più posto.
Che fare? Aveva una possibilità di seguire un corso dello
stesso genere alla Facoltà di
gestione economica dell’Università di Tirana, ma andando in Albania perdeva ogni
diritto a ricevere un aiuto
dallo stato macedone. Finalmente, suo fratello maggiore
accettò di finanziare i suoi
studi per quattro anni.
Sognando
la carriera militare
Ma Fatmir continuava a sognare una carriera militare,
seguendo in ciò l’esempio di
altri membri della sua famiglia. Sperava di avere una
chance nel 1997, anno in cui
doveva compiere il suo servizio militare nell’esercito macedone. Ma la nuova Macedonia non aveva più un’accademia militare; quésta era rimasta in Serbia al momento
dello smembramento dell’ex
Jugoslavia, e non gli rimase
altra scelta che fare il suo servizio come soldato semplice.
L’esperienza fu istruttiva: «Ho
scoperto quanto sia duro per
un albanese servire nell’esercito. Ero l’unico del mio gruppo ad avere fatto studi, ma
questo non mi ha aiutato ad
essere promosso; forse non
ero fatto per l’esercito, dopo
tutto». Comunque sia. il suo
sogno non si realizzò.
Nel 1999 Fatmir dovette
dunque riflettere sul suo futuro professionale. Il momento era scelto male per
trovare un lavoro in Macedonia. in particolare perché le
sue qualificazioni superiori
non erano riconosciute dai
suoi datori di lavoro locali, le
prospettive erano poco incoraggianti, ma ad un tratto la
fortuna tornò; un amico gli
consigliò di presentarsi al
Cmci: «11 primo colloquio mi
fece scoprire quello che le
Ong facevano nel paese; ho
constatato che vi lavorava
gente di valore».
Venne assunto dal programma di sviluppo delle
Ong del Cmci a titolo di responsabile della formazione
e ben presto si ritrovò nei
Paesi Bassi per seguire un
corso di «formazione dei formatori». Ma appena aveva
Paesaggio della Macedonia
iniziato la sua carriera scoppiò la crisi del Kosovo. In ottobre, Fatmir cominciò a lavorare per il programma del
Cmci in Kosovo, dove era
particolarmente qualificato
per garantire i contatti tra
questa organizzazione e le
Ong partner locali. «Per me
era una sfida. Conoscevo la
gente e la sua cultura, e pensavo che sarebbe stato facile». Ma le cose erano cambiate per la gente che aveva dovuto sfuggire dal paese, e che
poi vi era tornata; dominava
un nuovo atteggiamento, più
duro, più intollerante: «Prima, era normale sentire parlare il macedone o il serbo,
ma non è più così».
Nuove sfide
Quest’anno l’evoluzione
della situazione politica in
Macedonia ha posto il Cmci
di fronte a nuove sfide. A volte
era doloroso per Fatmir sentire i suoi colleghi, con i quali
aveva ottimi rapporti di lavoro, parlare dei disordini interetnici in termini violenti. La
sua opinione differiva dalla
loro, ma non osava affermarla, temendo la reazione dei
suoi colleghi. 11 direttore, Saso
Klekovski, ritiene che tocca a
lui e al personale salvaguardare la pace all’interno dell’organizzazione: «La pace si
basa sui rapporti delle persone tra di loro e non su ciò che
decidono i responsabili politici; voglio incoraggiare la gen
te ad esprimersi, anche quando è arrabbiata. Bisogna che
gli altri sappiano quello che
noi sentiamo, anche se le nostre vedute divergono: è questo, la tolleranza. 11 silenzio
non fa che scavare i fossi che
ci dividono». Per questo ha
organizzato regolarmente riunioni di informazione in cui
il personale era invitato a parlare liberamente della situazione politica. Così la coesione del gruppo e la fiducia reciproca si sono rafforzate durante il difficile periodo.
I colleghi devono anche
aiutarsi a livello pratico. Alcuni collaboratori macedoni
hanno rifiutato di recarsi in
zone a maggioranza albanese, temendo per la loro sicurezza. In quanto a Fatmir, egli
non ha voluto andare a Bitola
dove, alla fine di aprile, proprietà e negozi albanesi erano
stati attaccati e bruciati da
una folla eccitata. In compenso è andato a Probistip, città
macedone dell’Est del paese,
accompagnato da un collega
macedone, per una visita a
una Ong locale. Non mette in
dubbio la solidità delle sue
relazioni con le persone e le
organizzazioni con le quali
collabora, qualunque sia la
loro origine etnica, ma nella
situazione attuale, tutti sono
più prudenti rispetto a prima:
«Non si sa mai chi vi fermerà
per strada», dichiara.
In questi tempi difficili in
cui le comunità sono dilaniate
da forze distruttrici, qualunque manifestazione di collaborazione e di comprensione
è un segno di speranza. «Non
è più come prima della guerra», dichiara Cickle, «ma grazie alla nostra esperienza della Macedonia e alla nostra diversità etnica, possiamo dimostrare che la cooperazione
è possibile». Lavorando per il
bene della comunità e al servizio della pace, Cickle e Fatmir compiono in Macedonia
quello che tutti i mediatori internazionali e gli ambienti politici locali auspicano: essi vivono la cooperazione interetnica in Macedonia. (Cec info)
(2-fine)
* Antony Mahony ha lavorato come consulente interinale presso il Seep (Partenariato
ecumenico per l'Europa del
Sud-Est), programma lanciato
dal Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) nel 2000. Questo
programma si sforza di rendere più stretta la cooperazione
tra le chiese, le organizzazioni
ad esse legate e altri partner, in
vista di promuovere la pace, la
giustizia e lo sviluppo economico nella regione. Il Cmci è il
principale partner del Cec nella Repubblica di Macedonia, e
include nel suo lavoro tutte le
comunità religiose e etniche
del paese. I termini «Macedonia» e «macedone» designano
lo stato e la popolazione dell'ex Repubblica jugoslava di
Macedonia e non implicano
alcuna presa di posizione ujficiale da parte del Cec.
L'impegno del Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico
Per una pace giusta nel Medio Oriente
Perseguire una pace giusta
nel Medio Oriente e impegnarsi per un dialogo rinnovato fra cristiani, musulmani
ed ebrei: sono le politiche che
il Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) intende continuare a portare avanti nonostante la situazione di fortissima crisi. Lo ha ribadito nel
suo ultimo incontro il Comitato esecutivo del Cec, che il
14 settembre scorso ha approvato una risoluzione in cui
esprime «profonda vicinanza
verso tutte le vittime del conflitto, e in particolare verso le
famiglie di coloro che sono
stati uccisi in Palestina e in
Israele». Nel contesto del De
Azione dell'agenzia awentista per lo sviluppo e il soccorso
Nicaragua: emergenza contro la siccità
L’Agenzia internazionale awentista per lo
sviluppo e il soccorso (Adra) in Nicaragua è
passata immediatamente all’azione, fornendo
cibo a più di 28.000 persone che hanno perso
le proprie coltivazioni o il proprio lavoro a causa della siccità devastante della scorsa estate.
Nel Nord del paese, il 98% della popolazione si
sostenta grazie all’agricoltura. In agosto il raccolto di quasi il 75% dei campi è andato perso.
In cooperazione con le maggiori organizzazio
ni private di volontari e la United States
Agency for International Development, Adra
ha .sviluppato dei piani di emergenza denominati «cibo per il lavoro» per portare alimenti il
più velocemente possibile alle comunità affamate. «La situazione nel Nord è molto triste dice Plinio Vergata, direttore nazionale di Adra
-. Stiamo lavorando duramente per supplire ai
bisogni di cibo delle famiglie colpite e aiutarle
, ad arrivare al raccolto di novembre». (adn)
cennio contro la violenza, che
il Cec ha lanciato quest’anno
a Berlino, la risoluzione chiama le chiese membro e tutti i
partner ecumenici a «intensificare gli sforzi, nel corso del
2002, perché si metta fine
all’occupazione illegale della
Palestina» e a prendere in
considerazione la possibilità
di organizzare il prossimo anno una Conferenza internazionale sull’occupazione illegale della Palestina.
In sintonia con le raccomandazioni elaborate all’inizio di agosto durante una
consultazione sullo stesso tema, il Comitato esecutivo del
Cec lancia un appello per un
boicottaggio internazionale
dei beni prodotti nei villaggi
israeliani nei territori occupati ed esorta a organizzare
incontri di preghiera internazionali per «rafforzare la catena di solidarietà con il popolo palestinese». (nev)
VENERDÌ 12
ottobre 205,
Francia: lo chiede la Cimade
Migliorare le condizioni dj
vita nei centri di ritenzione
In un rapporto pubblicato
recentemente la Cimade, organismo di aiuto sociale legato alla Chiesa riformata di
Francia, chiede un miglioramento delle condizioni di vita nei centri di ritenzione per
gli stranieri in attesa di espulsione. Secondo le osservazioni dell’associazione l’immigrazione clandestina in Francia, proveniente per lo più
dai paesi del Maghreb, si è
diversificata nel corso degli
ultimi anni. Creata durante la
seconda guerra mondiale per
venire in aiuto ai rifugiati e
agli ebrei perseguitati la Cimade svolge, nei centri di ritenzione, un lavoro di ascolto
e di assistenza giuridica. Dal
1984 è ufficialmente incaricata dell’accompagnamento
sociale. Quando vengono
colpiti da un prowedimento
di «allontanamento», gli stranieri in situazione irregolare
soggiornano in quei centri
prima di essere espulsi dal
territorio francese. I principali centri si trovano al Mesnil Amelot, vicino all’aeroporto di Roissy, a Vincennes,
vicino a Parigi, a Marsiglia e a
Rivesaltes, vicino a Perpignan. La Cimade interviene
nei tredici centri più importanti sui circa trenta attualmente esistenti in Francia.
Jérôme Martinez, uno desìi
autori del rapporto e cooj
natore nazionale, presso j
Cimade, per i centri di riten
zione. Da diversi anni, le 3,
sociazioni di difesa degli stra
nierl chiedono il migHojj"
mento del funzion
amento
dei centri e delle condizion'
materiali di esistenza al lorò
interno. Nel marzo scorso l|
governo ha fissato per decre.
to nuove disposizioni.
«Condizioni inaccettabili»
per le donne
Reso pubblico per la prima
volta, il rapporto della Cimade chiede la chiusura del
centro di Marsiglia, a causa
della sua vetustà, e il rinnovamento dei centri molto frequentati, come Vincennes e
Bordeaux. Attira inoltre l’attenzione sul problema della
ritenzione delle donne. Generalmente i locali non prevedono una separazione tra
uomini e donne, costringendo queste ultime a soggiornare in «condizioni inaccettabili», «che non consentono
l’esercizio dei diritti», si legge
nel rapporto. «La necessità di
una profonda riflessione su
questa questione è urgente»,
precisa la Cimade. In vista di
garantire l’esercizio dei diritti, il rapporto sottolinea inoltre la necessità di un miglioramento delle condizioni
giuridiche: aumentare la presenza di interpreti nei centri,
mettere a disposizione formulari giuridici adatti per le
richieste di ricorso.
Armonizzare le condizioni
di vita nei centri
In futuro, 23 centri pernia,
nenti ufficiali funzioneranno
e disporranno dello stesso regolamento interno, cosa che
non avviene oggi. Questo
prowedimento consentirà th
armonizzare le condizioni di
ritenzione nei centri. La Cimade potrà intervenire in
ognuno di questi centri. Tuttavia la creazione di luoglìidi
ritenzione più piccoli in ogni
provincia suscita la preoccupazione della Cimade che
avrà più difficoltà di accesso.
L’immigrazione clandestina
sta evolvendo. «In questi ultimi anni i dati sono cambiati»,
spiega Jérôme Martinez. Nei
2000, quasi 18.000 persone
sono passate nei centri di ritenzione in cui lavora la Cimade, ossia circa 4.000 in più
rispetto al 1999. Fra queste,!
44,28% sono state allontanate. Oltre un terzo però non
sono stati espulsi, benché
sprovvisti di documenti.
Nuove disposizioni
«11 rapporto pubblico ci
permette di fare un inventario dei luoghi prima dell’avvio di nuove disposizioni»,
sottolinea, in un’intervista.
Dai marocchini agii afgani
in fuga dai talebani
Gli stranieri, presenti nei
centri esaminati dalla Cimade, sono originari in prevalenza dal Marocco (2.004 nel
2000) e dell’Algeria (1.735),
Negli ultimi anni, i paesi dell’Est, in particolare l’Albania,
la Moldavia, la Polonia«
l’Ucraina hanno cominciatoa
cambiare il volto deH’immigrazione in Francia. «Oggi, vediamo afghani che fuggonoi
regime dei talebani, curdi chi
provengono dall’Iraq, srilankesi». Molti vengono fermati alla «gare du Nord»,«
Parigi, in partenza per Londra. «Per queste persone c’è
un problema reale circa il rii-1
ritto d’asilo», sottolinea Martinez. La Francia ha previsto
una procedura d’urgenza per
le richieste di diritto d’asiloCompilate il più delle volte
senza interpreti, esse vengono
di fatto respinte dalle autona
amministrative. «In base ago
accordi di Schengen, le pe®'
ne così respinte non possono
fare una nuova richiesta in®
altro paese», conclude eoo
amarezza Martinez.
(e/ii
re
■dio
sto
chi
qui
mn
siv
me
div
dis
na1
di
pie
mo
abi
gio
rifl
foli
rez
H,(
sui
eK
sa I
doi
Tm
to,
sor
cor
fan
co
ren
gUi
ste
asc
mil
got
UOl
vei
14;
Va
ch(
ves
pai
mo
che
der
ven
dizi
nut
che
ogn
azic
niei
«rie
siti\
tua:
cen
Star
ala
cab(
che
mei
milf
quai
ïon
àess
4tare
ïies(
Proi
nioi
iinoc
tìavi
Tuce
più'
liso
acca
Prep
Lo sbarco dei 908 profughi clandestini dell’«East Sea» suH®
Azzurra francese alla fine dello scorso inverno