1
ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa f aldese
Anno XCV - Num. 12
Una copia Lire 4(1
1 Eco: L. 2.000 per l’interno 1 Spedizione in abbonamento postale . I Grappo I TORRE PELLICE — 19 Marzo 1965
ABBONAMENTI / L. 2.800 per l’estero 1 Cambio di indiriazo Lh— 50 I Ammin. Claudiana Torre PeUice - C.C.P. 2-17557
La
m
« dottrina di Monro e»
chiave americana
doppio
taglio
La nuova frontiera
per Da Nang nè
Le Chiese e il conffitto
vietnamita
non
per
passa
Selma
« Giu le mani », gridarono gli amer un quando l’UBSS cercò di costituire a Cuba una testa di ponte nelle
f ' Tiene, e ricordarono la dottrina
f.lonroe: «L’America agli American ■ ( del resto, quest’affermazione che
»-bbe anche avere un suo valore,
se :iDeramente accettata da tutti gli
1' issati, ha in realtà una risuor /a equivoca, perchè non per nient- Americani » è diventato un sinoli ■> di «Statunitensi», e di fatto in
(li Ila formula gli Americani geloei
d' 1 loro autonomia sono gli USA e
l< astrette oligarchie economiche e
r.'i uiri che in vari paesi ad essi si
u 1 'giano).
iiistizia vorrebbe che detta dottiiI .11 Menroe fosse univer,salmente
. Ma dalla Corea al Congo al1 .incina è chiaro che quest’interpret: . iiiR estensiva non è affatto accet1 i dalla classe dirigente e da una
j-.i ’-te considerevole deH’opinione puh
1' i nordamericana.
scanso di equivoci, rimperialismo
t TU verso il sud è fuori discussione,
c . cerne la mediazione offerta dalla
r noia non è pura espressione di di>- 1 i.ressata buona volontà ma desi.1 p di rifarsi un po’ dello smacco
r. Dien Biem Phu, di prendersi una
HI.. Iche rivincita sugli Stati Uniti che
^ ano approfittato delie difficoltà
francesi illudendosi di annettere lali.nente l’Indocina alla propria sfera d’influenza, infine di riacquistare
m qualche misura influenza econo
mica nella penisola insanguinata.
Malgrado tutta questo, non troia
■ 1 cuna giustificazione all’atteggiamen' americano: nel Sud-Vietnam la
tirandola di governi rivela una situaanme COSI confusa che è per lo meno
oi.ccuUbile l’argomento che il goverU- ufficiale di Saigon richiede l’aiuto
i- iericano. Il paese è in preda a una
.’(■ra guerra civile, anche se certo ati. ata dal nord «rosso»: l’interven1; occidentale non può che essere un
* .uento di confusione e di equivoci
pudere ancora più atroce il contra^ ■ D’altra parte, nei confronti del
V. 1-minh il vero e proprio stato di
p.ìpiTa, senza che le ostilità siano stali. ufficialmente dichiarate, rivela una
s’ì.iazione di profonda irregolarità:
f>i>'.he sul piano puramente politico
Hirategico, gli attacchi aerei avreb’r. 1-0 potuto giustificarsi unicamente
.se j! governo americano avesse avuto
le certezza di bloccare con queste misu.re intimidatorie razione dei guerrigiieri sostenuti dai Viet-minh: m,a appare chiaro che i comunisti hanno accettato la prova di forza. E allora?
Alla politica si chiede un’etica che
non è forse quella della morale individuale corrente, ma quella della chiaroveggenza nella valutazione e nella
previsione. Il Vietnam non è Cuba, ne
il comuniSmo' che sta dietro il Vietminh è più quello che stava dietro' la
Corea del nord. Per chi e per ohe cosa il governo americano manda i suoi
giovani e i suoi ufficiali a morire nelia savana e nelle foreste indocinesi?
Si comincia a parlare di una Dien
Biem Phu americana...
Lo so, c’è lo spauracchio dell’espansione cinese. Ma J. Diemer, su « Réferme » (6-3-65) si domanda: è irrimediabile? Il giornalista nota che neppure negli Stati Uniti questa opinione è
universale, e cita un giudizio di Walter Lippmann : « Secondo l’opinione
di Washington, il Nord-Vietnam posto
attualmente sotto la dominazione cinese non potrà sfug^rvi, il che lo
metterebbe neirimpossibilità di partecipare alla neutralizzazione di tutta
'a regione. Come possono realmente
saperlo, quelli che affermano questo?
Non è vero che un paese dominato da
una grande potenza comunista, lo è
per sempre. Abbiamo visto la Finlandia e la Jugoslavia, e in una certa misura gli altri stati satelliti europei assicurar! un’indipendenza politica sempre maggiore. Chi può affermare che
le stesse ragioni e gli stessi impulsi
non potrebbero produrre gli stessi effetti alle frontiere della Cina che a
quelle della Russia? Con conoscenza
di causa i Francesi, che sui Nord-Vietnam ne sanno di più di tutte le altre
potenze occidentali, credono che l’antico timore della dominazione cinese
vi è sempre presente ».
In altre parole, un intevento ester
no ” capitalista ” e ” bianco ”, non può
che complicare le cose, rendere più
equivoci c violeuti i contrasti, ostacolare la costituzione di un cauto neutralismo in quella federazione indoci
nese patrocinata dal premier della
Cambogia, il principe Sihanuk, che
proprio recentemente ha riunito a
Phom Penh una conferenza consultiva indocinese. A chi mi dice che questa speranza neutralista è pura ingenuità. rispondo che è molto più ingenua rillusione che gli USA possano
«tenere» il Sud-Vietnam; è pura que
sione di tempo (e purtroppo di sangue).
Del resto, prima di inviare i suoi
marines a tutelare i valori della civiltà occidentale nel sud-est asiatico, il
governo americano dovrebbe trovare il
modo di far cessare lo sconcio in alcuni Stati del deep South, e in partico
lare deU’Alabama, ove con tutti i mo
di. con violenze private — giunte d
nuovo fino aH’omicidio — e con odio
se violenze della forza pubblica si ri
fiuta a uomini e donne che sono pure
cittadini americani, resercizio del diritto di voto, che è appunto uno d
quei ” valori ” che si vorrebbero difei
dere, almeno di facciata, altrove.
Sappiamo tutti che limitato è il di
ritto d’intervento' federale negl
ri interni dei singoli Stati della
affa
Con
federazione: ma nel caso in questione
i limiti sono stati abbondantemente
superad, e buona parte dei paese, ol
tre che del mondo, attende che l’azione federale, evitando il più possibile
la violenza anzi prevenendo nuove
violenze che non farebbero che ribar
dire la catena maledetta del rancore,
pcrti una soluzione che dall’interno
la classe dirigente di quegli Stati ha
ormai dimostrato non solo di non sapere, ma di non volere dare.
Gli Stati Uniti sono un grande pae
se, e grande è la loro responsabilità
sulla scena internazionale: i crimini
renali e civili deU’Alabama pesano
ancora più gravemente degli errori
dell’Indocina; i primi tolgono comunque a questi ultimi .agni alibi di ordine morale, e pongono in una luce molto cruda l’imperialismo americano.
Le forze orgogliose e interessate die
fanno difendere, a prezzo di sangue,
il prestigio statunitense e il suo monopolio economico nel sud-est asiati
co, sono essenzialmente le stesse che
rifiutano al negro di Montgomery e
di Selma i diritti civili costituzionali.
Tuttavia noi sappiamo che Da Nang
C; Selma non sono l’anima americana,
perciò aspettiamo, con impaziente fiducia che la « nuova frontiera » rispunti netta all’orizzonte.
g. c.
.<w
A proposito della crisi vietnamita, il dr.
O. F. Nolde, direttore della Commissione delle Chiese per gli Affari Internazionali (organo del C.E.C.), che da molti mesi è in
contatto con i comitati nazionali delle Chiese
incaricati delle questioni internazionali, ha
ricevuto varie risposte, che convergono nell’insistere che i governi interessati accettino
la proposta del segretario deU’ONU, U Thant,
affinché i contrasti non vengano ulteriormente regolati sul campo di battaglia ma attorno
a un tavolo di conferenza.
Ed ecco la posizione assunta dalle Chiese
dei due paesi più direttamente interessati,
dopo il popolo vietnamita.
Il Consiglio nazionale delle Chiese degli
USA ha telegrafato al presidente Johnson per
chiedergli che <c ci si sforzi di creare condizioni favorevoli a negoziati dignitosi ed efficaci. Pare urgente che le parti implicate rispettino gli accordi internazionali già conclusi, atti a stabilire la pace nella giustizia,
e che esercitino la massima riserva, cessando
ogni infiltrazione e sovversione, ogni misura
che minacci di far degenerare l’azione militare in un conflitto più generalizzato, di cui
nessuno beneficerebbe e che costituirebbe per
tutti il male peggiore ».
Il patriarca Alessio di Mosca, capo della
Chiesa ortodossa russa scrive quanto segue
sulle alzvestiav. a Le azioni arbitrarie e
inumane dei raids americani, qualunque sia
la giustificazione che tenta di darne il governo americano, sono in contraddizione stridente non solo con le norme elementari del
diritto internazionale, ma anche con la morale cristiana. Costituiscono una violazione
degli accordi di Ginevra del 1954 sul Vietnam, racchiudono il germe di uno sviluppo
del conflitto armato, sono un pericolo per la
pace mondiale. Violano l’antico ma sempre
attuale comandamento: Non uccidere, e contraddicono l insegnamento cristiano ».
La prima per la sua genericità, la seconda
per la sua partigianeria, queste dichiarazioni
ecclesiastiche non rendono un suono limpidamente cristiano; se non sanno dire di più
e meglio con meno circonlocuzioni, con maggiore lucidità e libertà, forse sarebbe meglio
che le Chiese non parlassero.
Traguardo
missionario
Ancora quest’anno la Società delle
Missioni di Parigi ha chiuso il suo e
sercizio finanziario per l’anno 1964,
senza deficit, anzi con 24.816 franchi
in cassa (oltre 3 milioni di lire).
Il Direttore, past. Ch. Bonzon, in
una circolare che esprime la riconoscenza del Comitato Direttivo a tutti
quelli che hanno collaborato a questo
bel risultato, sotto-linea il fatto che
in Francia, 37 Comitati Regionali su
65 hanno mandato più della quota
che era stata loro assegnata e che avevano accettata al principio deH’anno.
Essi hanno- compensato cosi la carenza dei 28 Comitati che non hanno raggiunto la loro quota.
Il Direttore aggiunge: «Quando i
nostri missionari e i membri delle
giovani Chiese riceveranno questa notizia, e>3si vedranno in essa un segno
della fedeltà di Dio e sarà per loro
un graniJe incoraggiamento.
In nome della Società e delle giovani Chiese noi vi ringraziamo ». R. c.
iimiiiiiiiitiMimii
La serrata elvetica contro rimmigrazione
Le restrizioni elvetiche all’affiusso
di lavoratori stranieri hanno suscitato larga eco e molte discussioni, a
nord come a sud delle Alpi. Ricordiamo che con un primo decreto del governo federale, in vigore dal 15 febbraio, è permesso l’accesso nella Svizzera solo ai lavoratori muniti di un
documento attestante che il permesso
di soggiorno sarà loro rilasciato (permesso richiesto dal datore di lavoro
svizzero); con un secondo decreto, in
vigore dal 1« marzo, si procederà a
una riduzione del numero di lavoratori stranieri (del 5% entro il 31 marzo
1965 e ancora del 5% entro il 30 giugno 1966), nel quadro delle misure an
ticongiunturaii proposte dal governo
e approvate con referendum federale
del 27-28 febbraio; inoltre i mutamenti di posto di lavoro- saranno- stretta^
mente controllati (capitava spesso, ad
es., che lavoratori stranieri si ingaggiassero per l’agricoltura, e passassero
poi presto alla industria) ; vi saranno
limitazioni settoriali per gli «stagionali », ecc.
I giornali e la radiotelevisione hanno dato ampio rilievo ai casi penosi
verificatisi alle stazioni di frontiera
di Chiasso e di Briga: per i primi
giorni molte centinaia di lavoratori
(ridotti ora a qualche decina) venivano quotidianamente fermati e respinti; inoltre tutti i lavoratori, nelle stazioni d’ingresso, devonc) ora sottoporsi a una visita sanitaria, che li
obbliga spesso ad attese di molte ore.
I nostri mezzi d’informazione italiani si sono in genere abbandonati a
una violenta polemica, e il nostro go
verno ha rivolto vibrate proteste. Occorre tuttavia non lasciarsi prendere
la mano dalla demagogia nazionalistica. Occorre dire recisamente che
le nostre autorità, e larga parte della
nostra classe dirigente, cercano in
questo modo di presentarsi di fronte
a questo- problema doloroso con una
coscienza netta che in realtà non hanno. Il massiccio esodo lavorativo, essenzialmente meridionale, è conseguenza diretta delle gravissime carenze nello sviluppo della nostra economia nazionale, specie nel sud; e d’altro canto, molti dei contrasti, che si
verificano nella vicina Svizzera, sono
certo dovuti al modo con cui la nostra nazione scarica oltre le valvole
di sicurezza dei posti di frontiera la
pressione di ima mano d’opera abbandonata a sè stessa e impreparata psicologicamente e professionalmente.
Occorre anche valutare obiettivamente la situazione elvetica: su circa
5 milioni di abitanti, vi sono oggi oltre 700.000 lavoratori stranieri. Chiediamoci seriamente che cosa farem
mo e diremmo noi in Italia, che cosa
direbbero i nostri sindacati, di fronte
a una situazione proporzionalmente
simile (pur tenendo- (xmto dello stato
di ricchezza e di svilui>po svizzero)!
Si aggiungano poi le tensioni psicologiche dovute alla massiccia convivenza di gruppi etnici assai diversi,
tensioni in cui si inserisce pure una
componente confessionale, che tende
a modificare in modo radicale il rapporto fra le chiese e a mettere in questione (forse è bene!) la cosiddetta
« pace confessionale ». all’ombra della croce federale.
La Svizzera è anch’essa in periodo
di congiuntura: cosi seria da aver deterrninato un complesso di gravi decisioni governative, tali da richiedere il
plebiscito. A un periodo di boom eco
nomico, segue ora un periodo di contrazione, ed è naturale se non giusto
che prima a soffrire sia la mano d’opera straniera. Il past. André Biéler,
noto teologo ed economista ginevrine'
scriveva ultimamente su « La Vie prò
testante » che le misure proposte dal
Consiglio federale sono « le meno cattive ohe si potessero prendere nell’immediato e nel clima morale e ^litico
del nostro paese», «ma non esitiamo a
dire che questo clima è cattivo e assai
poco propizio a un esame obiettivo dei
problemi nazionali e della loro soluzione. Due sono le ragioni principali,
entrambe opposte alla fede cristiana:
il materialismo disonesto e l’idealismo
ideologico; vanno del resto di pari
passo». Mi pare che valga la pena,
anche per noi italiani, citare diffusamente quest’articolo.
11 cristiano di fronte
alla congiuntura
« Il solo materialismo egoista, cioè la ricerca del massimo profitto che si può trarre
da una situazione, senza riguardi agli interessi altrui, è già nocivo alla buona salute
della vita nazionale. Ma questo materialismo,
quando si sviluppa in un clima di pseudocristianità com'è il caso da noi, non osa
dichiararsi apertamente; si nasconde sotto la
etichetta fallace dell’interesse generale oppure — peggio ancora — si avvolge in un
manto ideologico che deve dargli una giusti,
ficazione spirituale. Lo si battezza allora: liberalismo, oppure: socialismo, a seconda che
ci si giovi maggiormente della conservazione
di certi privilegi o del conferimento di nuovi.
Questa disonestà ideologica si oppone alla
fede cristiana ancor più dello stesso materialismo. La realtà oggettiva è questa; la
concentrazione tecnica dei mezzi di produzione e di scambio esige in modo imperioso
un crescente dirigismo tecnico. In tutti i
campi una prospettiva intelligente esige la
elaborazione di piani scempre più vasti, complessi e integranti. Una certa pianificazione
s'iiistalla forzatamente sia al livello delle
grondi imprese sia a quello delle decisioni
politiche e economiche negli Stati.
« Ma è assai malvisto, e politicamente poco
fruttuoso presso date categorie della popolazione che si nutrono ancora dei miti ideologici del secolo scorso, ammettere apertamente questo principio. Altrove, al contrario,
alcuni dogmatici della pianificazione hanno
riposto nella sua adozione tali speranze messianiche, tali virtù magiche, che vorrebbero
vederlo inglobare la quasi totalità delle at
tività umane; la trasformano cosi in spauracchio che suscita le più acute allergie.
« Orbene, una certa pianificazione sarà
utile al paese soltanto nella misura in cui
la sua necessità sarà chiaramente riconosciuta e, di conseguenza, si ammetterà che la
sua elaborazione sia concepita dai rappresentanti dell’insieme delle forze produttrici,
e nella misura in cui lascerà sussistere il
più ampio margine tecnicamente possibile di
libertà e d’iniziativa.
« Si tratta dunque di demistificare il clima ideologico del nostro paese respingendo
sia le grandi affermazioni declamatorie e illusorie dei dottrinari del liberalismo economico
(a qualsiasi partito politico appartengano), i
quali dànno alla pretesa virtù delle forze
naturali un valore sacrale assoluto, sia
quelle dei dogmatici del socialismo i quali
tanno deU’immacolala concezione dello Stato
un vero oggetto di fede. Il cristiano cosciente
delle implicazioni della sua fede sarà sempre, in politica, relativista, realista e pragmatico; non sarà mai il partigiano assoluto
di una ideologia, perchè comprende da un
lato che il vero motore della storia è nel Dio
vivente e non in una ideologia umana (e
neppure nella « religione »); e dall’altro che
la sua comprensione dei problemi è sempre relativa e dialetticamente complementare
di quella dei suoi avversari onesti ».
Segue un paragrafo che ei tocca da vicino,
rilevando lo squilibrio portato all’economia
svizzera da capitali esteri introdotti clandestinamente : anche i nostri, sebbene il Biéler
pensi soprattutto a (¡uelli arabi.
« Non sono m primo luogo i capitali
svizzeri, nè quelli stranieri investiti onestamente in Svizzera che hanno più contribuito
a creare il clima di speculazione malsana
al quale è in parte dovuta la « congiuntura ». Sono soprattutto i capitali, nascosti o
no grazie alla frode, che sono evasi da noi
più o meno clandestinamente da certi paesi, mentre vi sarebbero stati della massima
utilità per strappare popolazioni alla fame.
Da noi, come altrove, H denaro non ha odore (nemmeno quello del petrolio, nemmeno
quello del sangue, in cui sono talvolta soffocati i tentativi di emancipazione popolare
antifeudale di alcune contrade). Il fatto è
che ci si trova alle prese con un altro mito
sacrosanto e quasi universale, quello del segreto bancario assoluto. Perchè si persegue
il farmacista che vende .senza ricetta medica medicine pericolose per i suoi clienti,
e si lascia fare l'uomo di borsa clandestino
che con le sue speculazioni manipolate eccita in modo morboso e disordinato i nervi
della nostra economia nazionale? Gli uomini
della finanza onesti — più numerosi di quel
che talvolta si pensi — non hanno del resto
nulla da guadagnare dalla conservazione dell’assoluto di questo segreto. Per un cristiano, in ogni caso, che crede in Cristo e sta
in guardia contro le astuzie di Mammona
di cui sa di essere il primo bersaglio, non
ci sono mai tabù o principi economici assoluti.
« Del resto l’inflazione è dovuta a un eccesso della produzione sulla consumazione.
Il Cristo non ei ha vietato di consumare
gioiosamente. Ma non ci lascia la libertà di
mangiare il pane che manca ad altri. Ora,
siamo a tal punto arcisazi di prodotti di
ogni genere che, per spingerci a consumarne di più, ci si fa pagare fino a tre volte
il valore del prodotto che compriamo, per
finanziare la pubblicità che ci fa credere
di averne bisogno! Ciò che ci fanno cosi
ingurgitare a forza permetterebbe ad altri,
in altri paesi, di sfuggire alla fame e forse
alla morte stessa (pensate al nostro sovraconsumo di prodotti farmaceutici!). Perchè
è cosi? Perchè possiamo pagare, mentre
essi non possono! Questo ci mostra che c'è
da noi disagio e congiuntura semplicemente a causa del nostro attuale sistema economico, che non soddisfa che le necessità
solvibili degli uomini e non le loro necessità reali. Vediamo dunque su quali nozioni
zoppicanti riposa la nostra economia, e
quanto il concetto stesso di economia nazionale, che serve di criterio per tante decisioni, è sotto molti aspetti inumano, inadatto alla dimensione collettiva dell’umanità; e quanto, quindi, le nostre concezioni
di fondo dovrebbero essere corrette e rinnovate. La virtù principale della fede cristiana in questo campo è di ricondurre le nozioni economiche alla vera scala della real
SEGUE
IN QUARTA PAGINA
2
'.a e. 2
IO W1 O •*•1^
Ricordando Ernesto Maggioni
La breve ma intensa
parabola del credente..:
« Confido di morire — non per mio
alcun merito ma per la fedeltà infinita di Dio e per la sua immensa misericordia — nella grazia di Gesù Cristo.
«Chiedo perdono a Dio di tutti i molti miei peccati e agli uomini di tutte
le offese palesi o occulte. Desidero che
i miei funerali si svolgano nella forma più semplice, per solidarietà coi
poveri e con gli umili, secondo il rito
evangelico... ».
Questo il testamento spirituale scritto da Ernesto Maggioni pochi giorni
prima di morire e consegnato al Pastore della Chiesa Metodista di Bologna che lo assisteva.
Circondate ed assistito dai suoi ai
lievi del Liceo di Lugo, visitato dagli
amici di Lugo, di Genova, di Bologna,
il nostro fratello in fede, ha vissuto i
suoi ultimi giorni airospedale di Lugo,
nella completa lucidità di mente e nella serenità della fede.
Ernesto Maggioni era diventato
membro della Chiesa Valdese di Genova da molti anni ed a Genova tornava di frequente per incontrarsi con
gli amici e partecipare ai culti della
Comunità.
Da qualche anno infatti egli era
professore di storia e filosofia a Lugo
e di recente era divenuto libero docente di filosofia teoretica all’Università
di Perugia.
Ernesto Maggioni aveva ricevuto ab.
bendanti doni di mente e di cuore da
Dio e se ne ricordiamo alcuni è per
benedire Dio, non per esaltare l’uomo.
Ernesto Maggioni, aveva il dono
della comunicativa neirinoontro con
gli allievi e con gli amici. L’incontrr
con Erne.sto Maggioni era sempre un
incontro illuminante per il pensiero,
deternùnante per le scelte e le decisiorn. Gli allievi del Liceo di Lugo
hanno testimoniato con parole sem
plici di quello che avevano ricevuto
dal loro Professore, anche loro hanno
perduto in Ernesto Maggioni un
Sitnico»
In Lugo, il giorno del funerale eravamo meravigliati nel vedere la citta^
dina tappezzata di manifesti delle più
diverse tendenze politiche, sociali,
culturali. Come mai? Eppure Ernesto
Maggioni era ben conosciuto per la
fermezza delle sue idee, per i suoi
impegni culturali inequivocabili, per
la sua fede evangelica sempre apertamente professata e vissuta. Ernesto
Maggioni era l’uomo del dialogo. Egli
sapeva ascoltare, comprendere le motivazioni vere e profonde deU’interlocutore, non intendeva imporre le proprie posizioni teologiche, culturali o
politiche, era aperto al dialogo, alla
ricerca.
Un comune amico ricorderà su questo stesso giornale il pensiero e la personalità dello studioso; noi indichiamo semplicemente in Ernesto Maggioni il teologo-laico, come monito alla
nuova generazione dei protestanti italiani.
Entrando' nellO' studio di Ernesto
Maggioni, poche ore dopo la sua morte, sono rimasto colpito nel vedere sul
tavolo di lavoro' i ponderosi tomi della
Istituzione Cristiana di Calvino.
Prima di essere portato in Ospedale,
il nostro Amico stava appunto consultando le opere di Calvino, per rispondere a dei quesiti che un professore di
Genova, suo amico, gli aveva posti.
Un laico teologicamente preparato’,
un laico che poteva dialogare con uomini di pensiero diverso' dal suo, perchè non era un dilettante del pensiero
protestante, bensì uno studioso serio
ed aggiornato. Ernesto Maggioni era
chiaramente impegnato nella vita e
neH’ombra della Chiesa. In Genova
recava un valido contributo di pensiero e di testimonianza di fede nelle
varie attività di Chiesa. Nella città
era presente con interventi chiari nelle conferenze e nei cenacoli cultural:
e religiosi. Nella stampa i suoi studi
erano un contributo efficace alla cultura del nostro tempo ed alla precisazione del pensiero evangelico.
Ma il ricordo che certamente rimarrà più vivo nelle Comunità di Genova
e Bologna, il ricordo che più a lungo
rimarrà nella folta schiera dei suoi
amioi sarà certamente quello della au
tenticità della sua fede. Pensando al
credente che ci ha lasciati, tornano
spontaneamente alla mente le parole
di Gesù ; « Io ti rendo lode, o Padre,
Signor del cielo e della terra, perchè
hai nascoste queste cose ai savi e agli
intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli
fanciulli ». Ernesto Maggioni, il filosofo, l’uomo di una solida cultura, sapeva ancora ascoltare e ricevere il messaggio dell’evangelo con la gioia e la
fiducia dei piccoli fanciulli. Ed è stato
il messaggio di Cristo a determinare
la sua vita, le sue scelte ; è stato il
messaggio della grazia di Dio in Cri
sto a donargli quella serenità della fede che è rimasta in lui fino agli ultimi momento del suo vivere nel corpo.
La morte così prematura di Ernesto Maggioni — aveva poco più di
quarant’anni — deve avere un senso
per l’evangelismo' italiano. Ci viene
riproposto l’avvertimento che già
udimmo alla morte di altri uomini
che Dio aveva donato al protestantesimo italiano e che giunti alla maturità del loro pensiero, quando ancora
la Chiesa molto attendeva da Loro,
come guida e sostegno, ci sono invece
stati tolti. Quale avvertimento, quale
micssaggio talmente urgente vuole Iddio rivolgere alla nostra generazione
di evangelici in Italia?
Un amico, al quale esprimevo i miei
pensieri, così, mi scriveva in questi
giorni ; « ... C’è però un’altra possibilità, una lettura attenta dell’accadimento, uno scrutore con occhi sereni ma penetranti le pagine della
storia... Una lettura attenta dell’avvenimento ci deve rendere attenti al
significato che in esso si nasconde,
più esattamente alla sigiuficanza di
questo avvenimento per la nostra opera., Il fatto che gli uomini migliori
che abbiamo nel campo della cultura,
i più impegnati ci siano tolti o spari
scano al momento del loro maggioTe
dinamismo, della loro produzione, c:
deve avvertire di un latto. Quale fatto? Non lo so...
Nella nostra situazione significa
che al momento di maggior rischio,
neH’effervescenza di una generazione
inquieta, piena di fermenti, ricca dì
prospettive, di dilemmi, perdiamo le
uniche forze in grado di esprimere
la nostra speranza., la nostra testimcnianza. Si tratta di capire e di intendere tutto questo, altrimenti gli
avvertimenti si ripeteranno fino al
momento in cui alla problematica dei
segni .succederà il silenzio deirabbandono... Non capire perchè i ncstri ci
lasciano al momento cruciale, il perchè ci troviamo soli e sempre più deboli, confusi, dispersi, significa ncn
sapere deve andare, cosa fare, significa non sapere su che via muovere i
nostri passi».
Un avvertimento per la Chiesa Valdese, per il protestantesimo italiano,
la morte di Ernesto Maggioni, come
la morte di Giovanni Miegge, di Francesco Lo Bue, di Bruno Revel, negli
scorsi -anni. Quale? Aldo Sbaffi
In margine al viaggio del Presidente Saragat
La Sicilia di Gela
e di Roccamena
...e
dello studioso
Quando, non più di tre naesi^ fa,
partecipai con Ernesto Maggioni ad
una Tavola Rotonda indetta dai Centri Didattici Nazionali dei Licei a
Garda per la formulazione d’un progetto dei futuri programmi di fllosoifìa nei Licei, Egli mi disse di non star
bene ma non realizzai, allora, la gravità del suo male.
Il ricordo di quei giorni di colloqui
filosofici nei quali ci trovammo, per
la comune fede che ci univa, così concordi sui terni di fondo rende più
grande, ora, nello scrivere queste righe, il mio turbamento e la mia commozione.
L’ultima sera, come è uso quando si
sta bene insieme, ci ritrovammo in
cinque o sei .a far le ore piccole quasi
ci dispiacesse — ed un po’ era vero —
lasciare queU’atmosfera di esperienze
vissute assieme per riprendere — da
isolati — la nostra « routine » quotidiana. Maggioni parlava poco ed
ascoltava molto, con quei suoi occhi
miopi dietro le spesse lenti e la mano
posala sul labbro _ superiore quasi a
simbolo di maggior concentrazione.
La discussione verteva su problemi
di logica simbolica e di fenomenolov>a. materie nelle quali Egli era espertissimo, ed alcuni dei presenti ricordavano ancora, in merito, i Suoi magistrali interventi ad un corso di aggiornamento sulla logica. Ricordo, anzi, l’osservazione che un collega lece
in chiusa di nottata, al momento del
commiato : « Maggioni si muove a suo
agio tra Hilbert e Godei e con tutto
ciò si professa cristiano!». Il commento manifestava più .ammirato stupore che scandalo- e dimostrava venera
zione per un pensiero capace di cogliere in profondità quella convergenza di lede e di modernità di ragionamento che ai più è negata tanto che
oggi sembra che ad essere^ cristiani sì
faccia figura di sorpassati.
Egli era un credente: un filosofo
cui l’aridità e la tecnicità del linguaggio erano mezzi per una maggior precisione e chiarezza senza equivoci, ma
un filosofo che non trovava per con
lessare la Sua lede altra espressione
più chiara che quella della Parola di
Dio vivente : « tutte le motivazioni lasciano perplessi finché sono riferite ad
un rifiuto filosofico di Dìo; possono
acquistare invece un senso quando,
opportunamente corrette o inquadrate. sono portate a esnrimere forme diverse di queirequivoco radicale che,
oggi come in passato, nerde il senso
vivo della Parola di Dio che giudica,
perdona e salva per sostituirlo con un
astratto riferimento, positivo (teismo)
o negativo ( ateismo ), un idolo vano. »
(vedi il Suo «Studi suH’ateismo » in
Protestantesimo 1963/1). Infatti per
Lui « l’Evangelo è l’unica grande speranza che possa dare un senso vero
alla vita ed alla storia, al di là delle
inquietudini, degli scetticismi e del
grigiore che sono in esse.» (vedi la
Sua recensione al Per una fede di
Miegge in Prot. 1963/3 pag. 178). In
questa recensione Maggioni, dopo aver
dato atto che il libro di Miegge si
muove « lungo la frontiera con il mondo incredulo e secolarizzato dove l’uomo disilluso di oggi, scettico (ma senza drammi) verso di sè e verso i propri valori è tuttavia ricco di aperture
insospettate alla fede nel suo stesso
aver dissolto tanti ideali e nel suo
protendersi schietto e semplice ad una
esigenza di giustizia elementare e di
comprensione » confessa che « saremmo però farisei ed ottusi se non pensassimo di far parte anche noi, in
qualche modo, di quel mondo ». Umiltà del credente ma anche vocazione
dell’uomo di frontiera. A Lugo di Romagna, nel cui Liceo insegnava, s’era
assunto proprio questo compito, di
essere, cioè, un testimone dell'Iddio
Vivente ai confini della fede, là dove
gli uomini, in politica come in cultura, oggi sembrano pionieri in marcia
verso un mondo nuovo. « A questi uomini la Chiesa non ha da predicare il
ravvedimento perchè essi sono già virtualmente ravveduti (è la tesi del Per
una fede) ma a tali uomini la Chiesa
può e deve annunziare l’amore_ di Dio
in Cristo e l’amore fra gli uomini fondato su Cristo» (e questa tesi di G.
Miegge Maggioni la fa Sua, vedi ree.
cit. pag. 179). Quando mori a Lugo, il
Partito Comunista, in un suo manifesto, dichiarò di inchinare i suoi labari ad un uomo dal quale dissentiva
radicalmente sul terreno delle idee ma
nel quale riconosceva un cristiano autentico.
Nel 1949, presentando uno studio
esegetico sul concetto neotestamentalio di ekklesia al Convegno del Movimento Cristiano Studenti tenutosi a
Genova sul tema « La Chiesa e le
Chiese» (vedi Protestantesimo 1950/2)
Maggioni si professava credente « in
una visione cosmica ed extrastorie.a
del corpus carismatico della Chiesa
evolventesi non tanto nella storia
quanto attraverso la storia (terrena)
ed oltre essa », nosizione certo non più
cattolica ma forse ancora vicina al
neocattolicesimo ed al modern’smo,
Ma in quindici anni Esdi venne chiarendo e definendo sempre più rigorosamente la Sua fede in un senso decisamente riformato : ne è prova lo studio critico da Lui dedicato a Teilhard
de Chardin sul n. 3 di Protestantesimo 1964. E’ sintomatico quanto sia recisa in Lui (e questo era un altro dei
punti in cui concordavamo pienamente) la condanna del gesuita nroibito:
« la sovranità della Parola di Dio giunge nel nostro tempo da un altro tempo e parla sì il nostro linguaggio ( quel
linguaggio che, al limite, è anche quello della nostra scienza e della nostra
cultura) ma per sconvolgerlo e per
trasformarlo» (pag. 160), non per coevolversi con il mondo come vorrebbe
Teilhard de Chardin e come sembrava, ancora volere Maggioni nella « visione cosmica della Chiesa » dello
studio esegetico del 1949. Questa chiarificaz’one della fede Maggioni sembra già averla acquisita nel Suo importante studio critico su « Fede, teologia e filosofìa » uscito su Protestantesimo 1/1959, così fortemente permeato di calvinismo. In questo studio è
proprio la scoperta del senso vivo della predestinazione che porta Maggio^
ni a liberarsi definitivamente da ogni
residuo di ontologismo cattolico e nello stesso tempo a chiarirsi il senso della attualità della fede. Riattualizzarc
?a fede vuol dire « servire » il prossimo, riattualizzare la ragione vuol dire scoprire rintenzionalità della coscienza. Ciò lo porterà, da un lato, alla recisa condanna di Teilhard de
Chardin (come abbiamo visto) e dall’altro lato lo porterà al Suo volume
« Semantica della percezione » ( Brescia 1962 ) ed al Suo articolo « Enunciati e strutture deU’orizzonte ogget<ivo» (in Studi in memoria di B. Re
vel, Firenze 1965) con i quali conseguì
la libera docenza in Filosofia Teoretica. Questi due lavori segnano, pallidamente, la Sua evoluzione dairiniziale attualismo gentiliano a posizioni fenomenologiche maturatesi attraverso l’humus deiresistenzialismo heideggeriano, come si può vedere dal
Suo « La logica gentiliana ed il problema del Nulla » ( in G. Gentile ; la
vita ed il pensiero, VII, Firenze 1953)
scritto che, per la sua evoluzione filosofica, occupa lo stesso posto di quello che, per la sua evoluzione religiosa, occup-' il Suo studio citato su « Fede. teologia e filosofia ».
In un’epoca nella quale sembra si
vada verso aperture sempre più vaste e quindi verso confusioni sempre
più grandi, Ernesto Maggioni ci ha
lasciato un esempio di progressive
messe a fuoco chiarificatrici. Queste
messe a fuoco sembreranno a molti
delle chiusure : certo, lo sono. Sono
chiusure per rifiuto di equivoci, chiusure teoretiche ad ognuna delle quali
corrisponde però una maggior apertura sul piano dell’impegno esistenziale
c coesistenziale : vent’anni fa Egli
era cattolico e gentiliano, quando fu
portato d’urgenza all’ospedale stava
leggendo 1’« Istruzione » di Calvino.
Roberto Jouvenal
Fiori in memoria di Caterina Gay
nata Gardiol. Il nipote Bruno Gay e
famiglia, Bruxelles: per ospedale di
Pomaretto L. 10.000, Asilo dei Vecchi
di Luserna S. Giovanni L. 10.000, Laura e Linette Monastier per l’Asilo dei
Vecchi di Lus. S. Giovanni L. 2.000.
il presiilenle Saragat, in un viaggio-lampo,
si è renato in Sicilia a visitare la zona petrolifera di Gela. Intanto più a nord Danilo
Dolci guidava il digiuno di 30 siciliani : dopo Trappeto e Partinico, ecco ora Roccamena e la necessità della costruzione di una diga sul Belice, per rendere irrigua una zona
ora disertata dalla maggior parte della mano
d'opera locale. E" ormai l'ottavo anno d attività del !i Centro Studi c Iniziative per la
Piena Occupazione », nelle sue sezioni di Partinico, Roccamena, Corleone e Menii.
SuU’ultimo numero (1-1965) della rivista
bolognese « Il Mulino », Ada Sivini Cavazzani (« Danilo Dolci : impegno e polemiche»)
ha sintetizzato con concisione e calore l'opera
svolta da Dolci e dal suo gruppo nel vertice
orientale del triangolo r iculo : la parabola
spirituale e d'impegno che ha condotto Danilo Dolci da Nomadelfia a Trappeto, e al
primo atroce shock, di fronte a un bambino
morto di fame, al primo digiuno : « Non
sapendo proprio come fare, non volendo veder morire dinanzi a me un altro bambino
(non avrei mai creduto prima che si potesse morire di fame) decisi di mettermi sul
letto dov’era morto il bambino »; era il tempo di « Banditi a Partinico », di et Fate
presto (e bene) perchè si muore».
et Quest’atto — nota la Sivini — venne
poi ad assumere una motivazione caratteristica estranea all’ascetismo religioso e al
gandhismo, che entrerà fin d’allora nel costume e nel metodo d’azione sociale di
Dolci : partecipare per comprendere ». Non
è quindi pienamente nel vero, forse, Alberto
Ronchey quando — in una serie di pur
vive, intelligenti e commosse corrispondenze
da Roccamena per te La Stampa », in occa.
sione di quest’ultimo digiuno — sottolinea
te l’etica protestante, metodista » e et la nonviolenza induista e buddista » del Dolci; il
suo impegno pare essenzialmente sociale,
senza colorazioni o motivazioni religiose.
L’impegno è quello di riuscire a scuotere dal
basso, dall’interno una coscienza popolare
resa torpida e scettica da troppi secoli di
sfruttamento, di menzogne, di delusioni. Ma
non è cosa che si crei rapidamente nè con
facilità, e le menzionate corrispondenze del
Ront.-hey attestano il perdurare di un radicato scetticismo; che è tutt'altro che infondato! Ad es., a 3 km. da Roccamena è un
villaggio di quarantatre case e una scuola,
nuovo di zecca, costruito dodici anni fa
con fondi dell’Ente per la riforma agraria
siciliana : non è .stato mai abitato perchè
mancano l'acqua e la luce, e del resto i pie.
colissimi e brulli appezzamenti di terra corrispondenti alle varie abitazioni non permetterebbero certo di mantenere una famiglia;
e pare che di questi villaggi ne siano stati
costruiti 54, nella Sicilia, ma cinquanta sono
deserti. 0 ancora, sempre nella medesima
zona, lo Stato ha eostruito una strada, e
finora, a distanza di dieci anni, non solo
non ha pagato l’indonnizzo per le terre espropriate lungo il tracciato, ma continua a far
nagare le tasse per questi terreni! Come
stupirsi se i Roccamenesi, salvo poche eccezioni, si scuoteranno dal loro scetticismo
solo quando vedranno la diga sul Beliee edificata, anzi quando vedranno che l’acqua
giunge realmente ai loro campi?
Ma si comprende la lotta sfibrante di chi
si impegna a smuovere questa situazione,
lotta sui tre fronti di una larga incuria
governativa, di una decisa anche se subdola
ostilità padronale (l’enfiteusi!) c di questa
scettica apatia popolare. Eppure, indubbiamente qualcosa si muove, e in pochi anni
si cerca di riguadagnare il tempo e il terreno perso nel corso di secoli. E’ la vibrazione, ancora circoscritta ma reale, che a\'vertiamo seguendo, ad esempio, l’attività del
«Servizio cristiano» a Riesi : qui, allora, con
esplicito, costante riferimento a Cristo e al
suo Regno che \ iene.
E veniamo alla presenza cristiana, in seno a tale situazione. Abbiamo documentato,
pubblicando un articolo del past. Tullio \ inay (« Ha dovuto partire », n. 1, L gennaio ’65), il caso di un sacerdote cattolico
che aveva avviato un'opera parallela a quella del Servizio cristiano : ma un’opera personale, che la gerarchia romana ha bloccato,
trasferendolo. Come stupirsene, dopo a\ cr
letto la pastorale che nello scorso marzo
il card. Ruflini, arcivescovo di Palermo, ave.
va indirizzato al popolo siciliano (ne demmo
notizia pubblicando la pubblica risposta, dala
con « lettera aperta » dal past. P. V. Panasela) : « Alla Mafia e al Gattopardo si
aggiunge, per declassare la diletta Isola, i!
pubblicista Danilo Dolci ». Il prelato ricordava le principali tappe della sua attività :
l’arrivo a Trappeto nel 1952, l’apertura dì
un asilo « che dovette essere chiuso per irr.
golarità », il premio Lenin ottenuto « con i
suoi decantati digiuni e piccole attività assi'
stenziali ». « Tengo sott’occhio — aggiungeva il cardinale - l’elenco delle sue gesta, ehnon specifico per non scendere a partici ■
lari incresciosi. Basti dire che dopo più dì
dicci anni di pseudo-apostolato questa ter; i
non può vantarsi di alcuna opera di riliev ,
che possa attribuirsi a Lui. Eppure contimi .
a tener conferenze in diverse Nazioni, f..
cendo credere che qui, nonostante il sen-i
religioso e la presenza di molti Sacerdo'
regnano estrema povertà e somma trasi'. ■
ratezza da parte dei poteri pubblici. Intani
raccoglie plausi e denaro, destando viva cot.>
miserazione in quanti l’ascoltano per il p.
polo di Sicilia ».
Basta, a guisa di commento, accostare qiista «pastorale» al testo del manifesto pubhì
co — io citiamo come il precedente dr,
menzionato articolo della Sivini — con c; ì
il sottosegretario Girolamo Messeri, o .Sen
tore della Repubblica », intendeva rispondi
re a Danilo Dolci affermando tra l’alti
« come sia disgustoso vedere tornare conti
nuamente alla ribalta questo mostruoso |).i
gliaccio che la risacca del dopoguerra b..
sospinto nella mia Sicilia — che egli h.»
diffamato e diffama, particolarmente all'i
stero, come terra di banditi e miserabili mentre, per i suoi sudici fini, questua con
gesto accattone l’ausilio dello straniero, eh
estorce alla buona fede di filantropi ingenui
ignari del suo spregevole mendacio e ser.
sibili allo spettacolo di squallore che egl
della mia Isola, con calcolo immondo, scir
rina : senza dire quanto viva sia la protesti
di ogni strato della popolazione contro i!
vomito purulento delle contumelie del Doh'
di questo abietto magnaccia delle miseri,
siciliane, ohe va additato al disprezzo delh
Nazione ».
Peccato che il presidente Saragat non si.,
andato a Roccamena : per il futuro siculo ■'
nazionale i 30 digiunatori sulla piazza de'
paese non significano certo meno dei derrick
dei pozzi petroliferi di Gela.
g. c.
C. I. o.v.
A chiarimento di quanto pubblicato precedentemente si precisa che la somma di
L. 282.330 sottoscritta tra ie Maestranze
RIV di Villar Perosa non comprende la
somma di L. 102.240 destinala agli Artigianelli di Torino e alTAsilo dei Vecchi dei
Bellonatti, i quali non dipendono da questa Amministrazione. Il Presidente
A. Armand'Hugon
PERSONALIA
Le famiglie Castiglione e Pantaleo
e le Comunità 'Valdese e Battista di
Bari si rallegrano con Nico Pantaleo
che ha brillantemente coronato i suoi
studi, conseguendo con lode la laurea
in lingua e letterature straniere presso l’Università di Bari.
Apprendiamo con piacere che la signorina Carla Gay, della nostra co
munità di S. Secondo, si è brillantemente laureata in chimica pura presso rUniversità di Torino. Alla neodottoressa i nostri cordiali rallegramenti e i migliori auguri.
m\m Diti’ hium
La sera del 7 marzo, nella sala parror
chiale della Chiesa Riformala di Mulhoiisiv
il doti. Eros Vicari ha svolto una conferenza con proiezioni sul tema : « Les vacanccen Italie protestante ».
Fatto un breve ragguaglio delle origini
storiche del protestantesimo italiano, il doti.
Vicari ha passato in rassegna i vari luoghi
dTtalia ove la Chiesa Valdese è all'opera,
come in un viaggio che si svolgesse dalle
Valli alla Sicilia, partendo da Torre Pellice
e passando per Vallecrosia, Rio Marina, Firenze., Roma, le piccole comunità delle Puglie, la Calabria, di cui ha ricordato le tragiche vicende dei Valdesi nel XVI secolo,
per iinire ad Adelfia,
Il numeroso pubblico ha seguito con molto interesse tutta l'esposizione e le belle immagini apparse sullo schermo. Molti, dopo
la conferenza, hanno dichiarato che ignoravano quasi tulio quello che avevano ascoltato e hanno espresso il vivo desiderio di
poter conoscere le località che erano state
loro illustrale.
Tra i presenti v'erano anche il Prefetto di
Mulhouse, il presidente della locale Camera
di Commercio e il segretario generale delTAssociazione Internazionale per la Difesa
della Libertà Religiosa, di passaggio da Parigi.
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(Continua). La Pro Valli ringrazia.
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3
1Ô »v*o'r»»o ICjÄC
pag. 3
Una predicazione di Martin Luther King
Uno spirito fermo e un cuore tenero
I lettori ci scrivono...
Un filosofo francese dichiara : « Nessuno
V forte se non reca nel suo carattere antitesi
fortemente marcate ». Raramente gli uomini
raggiungono questo equilibrio dei contrari.
Gli idealisti non sono spesso realisti, nè i
realisti idealisti. I militanti non sono molto
noti per essere passivi, nè i passivi per essere
militanti. Raramente gli umili sanno valorizzarsi, e quelli che si valorizzano sono raramente umili. Ma la vita nella sua perfezione
c una sintesi creatrice neH'armonia feconda
dei contrari.
Gesù ha riconosciuto la necessità di unire
i contrari. Sapeva che i suoi discepoli avrebliero da affrontare un mondo diihcile e ostile,
in cui si sarebbero confrontati con i polìtici
recalcitranti e con i protettori intransigenti
delfordine antico. Sapeva che incontrerebbeio uomini freddi e arroganti i cui cuori
sono stali induriti dal lungo inverno del tradizionalismo. Perciò disse loro : « Ecco, vi
mando come pecore in mezzo ai lupi », e
diede loro una formula d’azione: «Siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come
le colombe ». Dobbiamo combinare la resislciiza del serpente e la dolcezza della colomba. uno spirito fermo e un cuore tenero.
^ *
( nisideriamo prima l’esigenza di uno spiriti- fermo, caratterizzato da un pensiero incisivo, da una valutazione realistica, da un
ginn zio deciso. Lo spirito fermo è acuto e
peoi ìrante. sa spezzare la corazza delle leggeici ' e dei miti e separare il vero dal falso.
L‘i.' no di spirito fermo è astuto e chiarove<: Ville, possiede una qualità forte e austera
di' tende alla fermezza del disegno e alla
sol- iih deirimpcgno.
■1 raro trovare uomini che s’impegnino
voi' ilariainente in una riflessione esigente e
fer :.f. quasi universale cercare le risposte
fat . c le mezze-soluzioni. Nulla pesa di più,
a ( ' vià genie, che dover pensare. Questa diffu: ndenza alla mollezza di spirito risalta
n('! . ledibilc credulità umana. Pensate al
atteggiamento di fronte alla pubbliQuesta credulità esagerata si osser¡iella tendenza di numerosi lettori ad
ne come verità finale la parola stamPochi comprendono che anche i nostri
ruiformazione autentici — la stampa,
nma e spesso il pulpito — non ci for> una verità oggettiva e imparziale,
liarino abbastanza rigore di spirito per
! un giudizio critico e distinguere il
■vi falso, il fatto deirinvenzione. I nopiriti sono continuamente invasi da
di mezze-verità, di pregiudizi e di
dì un idea nuova. Si dice che un vecchio
segregazionista, nel Sud, abbia detto un giorno : « Sono giunto a vedere che la desegregazione è ora inevitabile. Ma prego Dio che
non si realizzi prima della mia morte ».
La debolezza dello spìrito invade spesso la
religione. Per questo la religione ha spesso
rigettato una verità nuova con una passione
dogmatica : con editti e bolle, con inquisizioni e scomuniche la Chiesa ha cercato di
prorogare la verità e di rizzare un muro
insormontabile sulla via del cercatore di verità. La critica storica e filologica della Bibbia è considerata blasfema dallo spirito debole e la ragione è spesso considerata come
di vista accademico, fisico e morale. Costoro
non -ono abbastanza lucidi per comprendere
che questi livelli inferiori sono il risultato
della segregazione e della discriminazione.
Non si rendono cnoto che è razionalmente
errato e sociologicamente insostenìbile utilizzare gli effetti tragici della segregazione come
argomento per mantenerla. Tutti gli uomini
politici, nel Sud. sanno benissimo che questa
malattia della debolezza dì spirito tocca i
loro sostenitori. Con zelo insidioso fanno dì*
chiarazion- incendiarie e propagano deformazioni e mezze-verità, che fanno nascere timori
anormali e antipatie morbose nello spirito
di bianchi non educali e sfavoriti, lascian
‘‘‘Siate prudenti come i serpenti
e semplici come le colombe
Matteo 10: 16
no» :
pu.
act
pas
me.'
la .
ni.s(
Por
porveri
stri
leg.
fall
(
ad .
l/ij
tan
la
bos;
individui di spirito debole sono inclini
i.iracciare ogni sorta di superstizioni (...).
f"') dì spirito debole teme sempre il mu. ' t. Si sente sicuro nello statu quo e
■ ;!a gli ispira una paura quasi morder lui la peggiore sofferenza è quella
l’esercizio di una facoltà corrotta. Le persone
dallo spirito debole hanno corretto così le
beatitudini : « Beati i puri per ignoranza, perchè vedranno Iddio ».
E’ questo, ancora, che ha portato alla
diffusa credenza di una opposizione fra scienza e religione. Il che è falso. Può esservi conflitto fra uomini di religione deboli di spirito
e uomini di scienza di spirito fermo, ma
non fra scienza e religione. I loro mondi rispettivi sono distinti e i loro metodi diversi.
La scienza ricerca, la religione interpreta.
La scienza da all’uomo una conoscenza che
è potenza: la religione da alLuomo una saggezza che è controllo. La scienza si occupa
soprattutto di fatti; la religione si occupa soprattutto di valori. Non sono rivali, sono
complementari. La scienza impedisce alla religione di sprofondare lielLirrazionalismo impotente e nelFoscurantismo paralizzante. La
religione trattiene la scienza dall’invischìarsi
nel materialismo superato e nel nihilismo
morale.
Non abbiamo da guardare troppo lontano
per scoprire i pericoli della debolezza di spirito. I dittatori, appoggìandovisi, hanno condotto gli uomini ad atti di barbarie e di
terrorismo impen.sabìlì in una società civilizzata (...).
La debolezza di spirito è una delle cause
fondamentali del pregiudizio razziale (...;
esso) si appoggia su timori senza fondamento, sospetti, incomprensioni. Vi sono uomini
abbastanza deboli di spirilo da credere nella
superiorità della razza bianca e nell’inferiorità della razza negra, malgrado le inchieste
degli antropologi che dimostrano solidamente la falsità di quest’idea. Vi sono uomini
deboli di spirito che pretendono che la segregazione razziale si manterrà perchè i negri restano al di qua della media dal punto
Il libro della settimana
a
Martin Luther King
forza d’amare
l*!r'iroppo questo libro, uscito fresco in
que.^; irionii in traduzione francese, è di
sini^j’arsssima attualità, mentre si rinnovano,
con violenza tragica, le reazioni bianche al
moÍ. > anlisegregazionista nell’Alabama.
Il pastore battista americano negro M. L.
Kìhl ir., premio Nobel 1964 per la pace, ha
pun ricevuto il premio John Kennedy del
Consiglio cattolico per la collaborazione interrazziale ed è stato L’uomo dell’anno’ designato
dalla grande rivista americana « Time ». La
sua attività ormai pluriennale è nota; a lui,
come anima del Movement for Advancement
of (ioioured Peoplc, spetta l’onore di aver
saputo finora contenere il moto di emancipazione negra nei limiti della non-violenza,
disiaecandosi da piccoli anche se attivi gruppi
di razzisti negri, quali i Black Muslims, pronti a dilaniarsi pure fra loro come ha moslralo Lassassino di Malcom X.
Il libro che presentiamo è una raccolta
di predicazioni, tradotte in francese da un
sacerdote e pubblicate da un editore cattolico: nella prefazione Fautore ricorda che
esse sono state rivolte alle sue comunità battiate, prima a Montgomery (Alabama) e attualmente ad Atlanta (Georgia) e poi a uditori sparsi per tutta la nazione; quello che
non dice, è in che quadro sono state preparate e tenute, queste predicazioni, in mezzo
alle campagne di boycott, alle minacce alla
sua stessa famiglia, fra un arresto e 1 altro,
continuamente lontano dai .suoi nel suo impegno di testimone cristiano in seno al moto
□nlisegregazionista.
Su « Réforme » P. Addine nota giustamente, mi pare, che non abbiamo, qui, un
testo tipico della « négritude », bensì una
espressione tipicamente americana: non vi si
esprime cioè tanto la distretta e lo slancio
innovatore di una cultura africana che cerca
se stessa nel travaglio di una formazione dolorosa e difficile, bensì la coscienza di un
cittadino, di un cristiano statunitense, che
rìdìiama il suo paese ad essere ciò che e e
dev'esere per rimanere fedele a se stesso.
Un gandhiano, M. L. King? indubbiamente egli ha sentito profondamente questo
messaggio; inoltre — molto americano nella
sua ricerca dell’efficacia e nel suo fondamentale ottimismo — ha avvertito quanto il metodo delia non-violenza, applicato con coraggio e con intelligenza, fosse a lunga scadenza
forte e « redditizio »; e vi ha trascinato larga
parte del molo integrazionista, che vede fianco a fianco negri e bianchì, mentre fra gli
oppositori 0 comunque i tiepidi non mancano pure casi, sebbene isolati, di negri che
hanno pagato eoa il loro confoimismo l'accesso a una borghesia di colore, chiusa in un
mondo marginale in cui la prosperità materiale dà Fillusione della riabilitazione razziale.
Tuttavia, teologicamente, King non è affatto un gandhiano, nè c’è nella sua predicazione alcun confusionismo teologico; il
gandbismo non è per lui una fede bensì un
metodo, e metodo di lotta; poiché certo il
King è un lottatore, e di primordìne.
Questi sermoni — che rivelano una notevole cultura, anche se un po’ provinciale,
quasi esclusivamente anglosassone — teologicamente sono l’espressione di un fondamentalismo indubbiamente mollo aperto, ma che
non risente sensibilmente del rinnovamento
bìblico e teologico quale l’intendiamo in Europa. Queste predicazioni sono senz'altro
cristocentrìclie, ma spesso, almeno per la nostra sensibilità, Cristo vi appare al momento
opportuno come il maestro o il modello. Tuttavia è diflicile giudicarne la teologia, come
quella degli « spirituals »: e come per questi
ultimi, così è difficile non sentirsi afferrati,
scossi da queste predicazioni, dalla loro forza
espressiva, plastica, dal modo sobrio e incisivo con cui fanno risaltare la vivezza e la
attualità del testo biblico. Come ogni vera
predicazione, questi sermoni sono certo inutilizzabili da plagiari pigri e superficiali; ma
possono viceversa essere una vera miniera di
.spunti omiletici, e quasi capitoli di un’elica
cristiana.
Raccomando questo libro a predicatori e
ad ascoltatori, non tanto come libro d’edificazione personale — sebbene troviamo qui
un'edificazione nel senso più solido e vero —
quanto come un esempio (e un richiamo esigente verso sè e verso gli altri) di quale
possa e debba essere la vivezza e il vigore
di una predicazione evangelica, nel vivo di
una situazione particolare, con un coraggio e
una decisione che sdegnano le mezze verità.
Gino Conte
MARTIN LUTHER KING: La force
d’aimer. Trad. J. Bruis, Casterman,
Paris 1964, p. 234, L. 2.300.
doli in una tale confusione che sono condotti ad atti di bassezza e di violenza che una
persona normale non commette.
Non c'è per noi molta speranza finché non
diventiamo abbastanza fermi di spirito per
spezzare le catene dei pregiudizi e delle mezze verità. Una nazione o una civiltà che
continua a produrre uomini dallo spirito debole acquista a credito la propria morte spirituale.
^ Hi *
Ma FEvangelo chiede pure un cuore tenero. Senza la dolcezza del cuore, la fermezza
dello spirito è fredda e distante e lascia la
vita in un perpetuo inverno privato della
dolcezza della primavera e del calore piacevole delFestatc. Cosa v’è dì più tragico di
una persona elevatasi fino alle altezze disciplinate della fermezza di spirito ma affondata al tempo stesso negli abissi senza calore
della durezza di cuore?
L'uomo dai caor? duro non ama mai veramente. Sì impegna m un utilitarismo sordido che apprezza gli altri essenzialmente in
ragione della loro uliiìlà per lui stesso. Non
fa mal l’esperienza della bellezza dell'amicizia. jierclip è Irojipo freddo per provare affetto per un altro e ! roppo egocentrico per
condivìdere la gioia t' il dolore dell’altro.
L'uomo di cuore dn < è incapace di compassione autentica; non, prova alcuna emozione davanti alle prue dei fratelli; passa
quotidianamente davasìlì a uomini sfortunati,
ma non li \ede m::l veramente. Dà denaro
per un'opera valida di carità, ma non dà
nulla del suo spirito.
L’uomo dal cuore duro non vede mai gli
uomini come uomini, ma piuttosto come semplici oggetti, o come i denti impersonali di
un ingranaggio che gira all’infinito. Nella
grande ruota dell'industria, vede gli uomini
come mani: nella luota massiccia della vita
urbana, vede gli uomini come dita di una
moltitudine; nella ruota mortale della vita
militare, vede gli uomini come matricole di
un reggimento; spersonalizza la vita.
Gesù ha mostrato spesso le caratteristiche
delFuoino di cuore duro. Il ricco insensato
Cu condannato non perchè era debole di
spirito, bensì perchè non aveva un cuore
tenero. La vita tra per lui uno specchio in
cui contemplava se stesso, non una finestra
aperta sugli altri. Il ricco malvagio andò all’inferno non perchè aveva una fortuna, ma
perchè il suo cuore non era abbastanza tenero da vedere Lazzaro e da fare uno sforzo
per superare l’abisso fra sè e il fratello.
Gesù ci ricorda che la vita combina la
fermezza del serpente e la tenerezza della
colomba. Avere le qualità dei serpente senza
quelle della colomba, significa essere senza
ardore, vile ed egoista. Avere le qualità della
colomba senza quelle del serpente, significa
essere sentimentale, anemico e senza scopo.
In quanto Negri dobbiamo riunire fermezza di spìrito e tenerezza dì cuore, se
dobbiamo marciare in modo costruttivo verso
il fine della libertà c della giustizia. 1 deboli
di spirito fra noi pensano che il solo modo
di trattare l'oppressione è adattarvisi; accettano la segregazione e vi si rassegnano: preferiscono restare oppressi. Quando Mosè condusse i figli d’Israele dalla schiavitù dell'Egitto alla libertà della Terra promessa,
scoprì che non sempre gli schiavi accolgono
bene i loro liberatori; preferiscono le « pignatte di carne deU’Egilto » alle prove delFeniancipazic-ue. Ma non è una via d uscita.
Accettare per debolezza di spirito, e viltà.
Amici miei, non possiamo conquistare il rispetto dei bianchi del sud e di altrove, se
vogliamo vendere Favvenire dei nostri figli
per la nostra sicurezza e il nostro confort
personali. Inoltre dobbiamo imparare che accettare passivamente un sistema ingiusto, significa cooperarvi e quindi rendersi complici
della sua malizia.
E vi sono fra noi uomini dal cuore duro
e inasprito che vorrebbero combattere Favversarìo con la violenza fisica e l'odio corrosivo. La violenza non dà se non vittorie effimere: creando molti più problemi di quanti
non ne risolva, la violenza non porta mai
una pace durevole (...). Una Voce, che si ripercuote di secolo in secolo nei meandri del
tempo, dice a ogni Pietro eccitato : « Rimetti
la tua spada nel fodero ». La storia è ingombra delle rovine delle nazioni che non hanno
seguilo l'ordine di Cristo.
* *
Una terza via si apre alla nostra ricerca
di libertà, la via della resistenza non violenta,
che combina la fermezza di spirito e la tenerezza di cuore; evita la compiacenza e la
inattività dello spirito debole, come pure la
violenza e l'amarezza del cuore duro (...).
Con la resistenza non violenta saremo capaci
di opporci al sistema ingiusto eppure di
amare gli autori dì questo sistema. Debbia
mo lavorare appassionatamente e implacabil
mente per ottenere i nostri integrali diritti
di cittadini, ma non sì possa mai dire, amici,
che per ottenerli abbiamo usato i metodi inferiori della falsità, della malizia, dell’odio,
della \io)enza.
Non \orrei concludere senza applicare il
testo alla natura di Dìo. La grandezza del
nostro Dio sta nel fatto che Egli è al tempo
stesso fermo di spirito e tenero di cuore.
Possiede le due qualità dell'austerità e della
dolcezza. Sempre pronta a sottolineare l'uno
e l'altro degli attributi di Dio, la Bibbia
esprime la sua fermezza di spìrito nella sua
giustizia e nella sua ira, la sua tenerezza di
cuore nel suo amore e nella sua grazia (...).
Da un lato Dio è un Dio di giustizia che
punisce Israele per la sua ostinazione; dalaltro è il Padre che perdona e il cui cuore
si riempie di gioia indicibile al ritorno del
figlio prodigo.
Sono felice che adoriamo un Dio al tempo
stesso fermo di spirito e tenero di cuore.
Dìo non è (...) un despota freddo e senza
ardore, seduto in un cielo lontano (... nè)
troppo molle e sentimentale per agire quando le cose vanno di traverso e incapace di
controllare ciò che ha fatto (...). E’ abbastanza fermo di spirito per trascendere il
mondo: è abbastanza tenero di cuore per vivervi. Non ci lascia soli nelle nostre lotte e
battaglie.
Talvolta abbiamo bisogno dì sapere che il
Signore è un Dio di giustizia. Quando i
giganti addormentati dell’ingiustizia sorgono
sulla terra, abbiamo bisogno di sapere che
c’è un Dio di potenza che può falciarli come
l’erba e lasciarli seccare come fieno tagliato.
Quando ì nostri sforzi più accaniti non possono fermare Fondata dilagante dell'oppressione, abbiamo bisogno di sapere che in quest'universo c’è un Dio la cui forza ineguagliabile è l’opposto deila sordida debolezza
dell’uomo. Ma vi sono pure dei momenti nei
quali abbiamo bisogno dì sapere che Dio è
amore e misericordia. Quando siamo scossi
dai venti gelidi dell’avversità e battuti dalla
tempesta furiosa della delusione, quando la
nostra follia e il nostro peccato ci fanno
smarrire in qualche regione lontana e distruttrice, e ci sentiamo frustrati da uno strano
senso dì nostalgia, abbiamo bisogno di sapere
che c’è Qualcuno che ci ama, si cura di noi,
ci comprende e ci darà ancora una chance.
Quando i giorni si fanno tenebrosi e le notti
lugubri, possiamo essere felici che il nostro
Dio combini nella sua natura una sintesi
creatrice d’amore e di giustizia, che ci condurrà attraverso le oscure valli della vita
fino ai sentieri luminosi della speranza e delFadempimento. Martin Luther King
(da La force d'aimer,
Casterman, Paris 1964, p. 15-24)
IIIIIItlllllllHIIIII
ABBIAMO RICEVUTO
Per il Rifugio Carlo Alberto, in ricordo
di Graziella, G. e M., L 5.000.
Non c’è stata
confusione
Un lettore, da Luserna S. Giovanni:
Signor Direttore,
Le siamo grati del corsivo col quale
risponde al Sig. Caiani.
Intenderemmo ciononostante fare
alcuni rilievi allo scritto pervenutole.
1° Sarebbe stato più caritatevole
fosse stato adoperato verso queste popolazioni, così duramente provate, un
linguaggio meno aspro.
2'^ Anche il dubbio sul come il Pastore avrebbe intonato il proprio sermone, fa comprendere come difetti di
fiducia verso il predicatore, il quale
ha recato la parola di solidarietà della
Chiesa, predicando FEvangelo di Cristo senza sofismi^ ad un uditorio promiscuo ed attento.
Noi siamo ben grati al nostro Pastore d'aver accettato l’invito a testimoniare di Cristo in tale frangente
e aggiungeremo — per buona pace
del sig. Galani — che invitato poi
dalla C. I, a rivolgere in altro gergo
la parola agli operai, egli declinò l’invito; e nessuno se ne offese.
Orbene non s’allarmi il sig. Galani,
a questi speciali culti non fecero corona gli applausi, ma strette di mano
e congratulazioni. Altro che sermone
mammonesco.
3° Ancora — sempre in tema —
chi è il nostro prossimo? un correligionario? o un socialista? o un comunista? o un democristiano?
Nel nostro paese che affermiamo democratico, scagliano d’uso il sasso contro i comunisti. Non ci sono altri
estremisti e di molto peggiori?
E’ assodato che il centro-sinistra sia
apportatore solo di mali? Pensiamo
piuttosto che sia una penosa e pesante
eredita, portata dal centro-sinistra, su
cui influisce lo stanziamento di centinaia di miliardi, versati per combatterlo.
4° Se lo spirito del male non ci
soverchiasse, crediamo che chi ha possibilità di far bene, lo può fare anche
stando fuori del governo; ma l’odio,
cioè il male, trionfa sull’intelligenza.
5° Comunque : vi sono sempre stati
periodi di vacche grasse e periodi di
vacche magre, conseguenza probabilmente di malgoverno ecc. Siamo in
periodo di vacche magre, e ne abbiamo passati almeno selle, quindi sotto
governi di ogni specie.
6^ Nondimeno, non condividiamo
gli atti di forza; però se ciò è avvenuto, non è per meschino odio contro
i proprietari della fabbrica, ma perchè i tre sindacati rappresentati Fhanno deliberato, allo scopo di far muovere con maggior pron tezza il Governo.
Ringrazio per l'ospitalità e la saluto
distintamente.
Gustavo AJbarin
Indispensabili...
ma di troppo !
Abbiamo ietto ¡'articolo che segue, a
firma G. A'., su ' Le Ralliement *’, mensile delle comunità riformate di Losanna e dintorni, e ci pare opportuno riportarlo.
Voglio parlare degli operai stranieri, e in particolare degli Italiani che,
da una quindicina d’anni, lavorano
in massa nelle nostre fabbriche, nei
nostri alberghi e ristoranti, per non
parlare dei nostri ulHci, negozi e ospedali, dopo essere stati i nostri braccianti agricoli all’indomani della
guerra e, da oltre un secolo, i nostri
muratori e vignaioli.
Non dico nulla di nuovo ricordando
che, la scorsa estate, è stato concluso
con le autorità itaUane un accordo
che, finalmente, dava a un buon numero di Italiani il diritto di vivere
fra noi in modo normale : infatti molti di loro non avevano finora il diritto di far venire in Svizzera la moglie
e i figli. Per giustificare una pratica
cosi ingiusta e crudele, si dà loro il
titolo di « stagionali » : in quanto tali, sono tenuti a rientrare ogni autunno a casa loro, per l’inverno, e questo
soggiorno in famiglia, spesso ridotto
a poche settimane, basta ai nostri occhi a salvaguardare almeno un’apparenza di moralità.
E’ stato dunque finalmente convenuto che, in base ad alcune precise
condizioni, essi potranno metter su
casa da noi, nel luogo ove lavorano.
Ma ecco che gli appartamenti sono
già rari: ci sarà dunque ancora più
difficile trovare alloggio e di conseguenza gli affitti aumenteranno, come se non fossero già abbastanza cari! Le nostre scuole rigurgitano di ragazzi : i nostri non potranno che soffrire dell’afflusso di nuovi compagni.
Quegli uomini non sono poi sempre
di facile convivenza; che succederà
quando bisognerà sopportare le loro
donne?
Sul momento, si è reagito: questi
Italiani esagerano! Poi, siccome riflettendo ci si è detto che era normale
che vivessero con la moglie e i figli,
Ce la siamo presa con coloro che li
occupano e con lo Stato. Ah, questi
imprenditori che non pensano che al
portafoglio! Eppure, essi sono i meno
colpevoli (non dico i meno responsabili): come volergliene, infatti, se, avendone le possibilità, hanno sviluppato il più possibile le loro ditte, tanto più che della sovraproduzione così provocata ha largamente profittato
l’insieme della popolazione; con un
aumento del confort e del benessere?
Le autorità avrebbero dovuto essere
più vigilanti e non accontentarsi di
risolvere il problema chiudendo la
frontiera alle famiglie di questi operai. Se, dieci anni fa, si fossero considerati tutti gli aspetti della situazione, non ci si troverebbe nella situazione odierna comunque spiacevole.
Ma infine il grande responsabile è
il popolo svizzero nel suo insieme. Gli
Italiani, anzitutto, sono venuti a sostituire i figli che noi, specie noi protestanti, non abbiamo avuto. In seguito ci sono un mucchio di lavori
che consideriamo indegni delle nostre
delicate persone. Ciò che sporca, ciò
che è spiacevole, ciò che si fa all’aperto e con tutti i tempi non è più
per noi ( almeno per molti di noi ) : ci
si precipita verso gli uffici, la meccanica, le rappresntanze. Infine, abbiamo molti soldi e abbastanza tempo : bisogna passare questo e spendere
quelli; ma come farlo senza gente
che ci serva nei ristoranti, sui campi
dì gioco o nelle sale di spettacolo?
Ci vuole dunque gente per fare ciò
che non vogliamo più fare e per facilitare i nostri divertimenti, molta
gente. E fatalmente, poiché sono qui
per soddisfare il nostro egoismo, siamo egoisti a fondo. In America ci sono, allo scopo, i negri, come in altri
tempi in colonia. Nell’antichità c’erano gli schiavi. In Svizzera, ci sono gli
Italiani e gli Spagnoli!
Finiamola dunque di protestare. Al
contrario, facciamo pressione affinchè l’accordo con l’Italia entri in vigore il più rapidamente possibile. Ci
saranno senz’altro degli inconvenienti, ma non è normale soffrire un po’
della nostra propria incoerenza?
4
pag. 4
N. 12
19 marzo 1965
La serrata
elvetica
CONTINUA DALLA PRIMA PAGINA
tà umana, di relativizzarne il significato, di
permetterne quindi la critica e la restaurazione, di preservarle dalla loro depravazione ideologica e di smascherare nella loro assolutizzazione o ideologizzazione, il
gioco spesso incoseiente degli interessi di
gruppo che, legittimi finche si affrontano
onestamente e in modo complementare, diventano demoniaci quando si maschera
Ho citato ampiamente quest’articolo. per mostrare che se c’è qua e là,
in terra elvetica, un movimento xenofobo e razzista, l’occasione di scatenarsi gli è offerta da una oggettiva
situazione economica. che conosce
una certa crisi (del resto, il razzissmo
non è sempre strettamente legato a
tensioni socio-economiche?) Se critica
va mossa alle autorità elvetiche, non
è nei confronti delle ultime misure,
ma dell’incuria con, cui si è lasciata
maturare la situazione attuale, inevitabilmente. La mano d’opera straniera
serviva; soltanto stato desiderabile
che fosse il meno mnana possibile;
che non avesse moglie, fieli, che non
avesse bisogno di una vera casa, che
non si ammalasse, che si facesse vedere poco in giro, ohe non modificasse il volto della buona vecchia
Svizzera. Ma gli uomini non sono puliti robot. Coà, infine si è giunti
all’accordo italo-elvetico della scorsa
estate. Ma l’edilizia svizzera, la sua
attrezzatura ospedaliera e scolastica,
la sua organizzazione sociale non è
capace di assorbire di colpo quest’afflusso massiccio; e senz’altro le misa
re restrittive attuali sono anche un
contraccolpo inevitabile del giusto ac
cordo di cui sopra.
Tengo però a dire che sarebbe profondamente ingiusto giudicare in
blocco l’atteggiamento svizzero. L’atteggiamento xenofobo (sentimenta'e
e di sfruttamento) è certo più diffuso
nella Svizzera alemannica, e nelle
glandi città; ma sono ora reduce da
un giro di visite nel Giura bernese
(francofono), nella zona della grande
industria orologiera, e ho trovato una
laiga colonia italiana solidamente ra
dicata e in cordi.ale convivenza. Del
resto, parlando ad amici svizzeri del
problema del giorno, ho pur dovuto
riconoscere il problema che la massiccia e indiscriminata immigrainone
meridionale pone nelle metropoli del
nord.
Gli Svizzeri stessi sono tutt’altro
che unanimi in questo « refoulement »
xenofobo. Grandi quotidiani come
la « Feuille d’Avis de Lausanne » hanno stigmatizzato con estrema severità
l’atteggiamento del Consiglio federale,
e la medesima posizione hanno assunto molti organi della stampa confessionale protestante, come « Le Ralliement », di cui pubblichiamo in 3^“
pagina un articolo, e la già citata
«Vie protestante», nel cui editoriale
del 5 marzo uno dei redattori, Simon
de Dardel, deplorava, ohe il governo
avesse incoraggiato il moto xenofobe
per far « passare » i suoi provvedimen
ti anticongiunturali (« ti espello questi italiani e mi dai il tuo voto »), e
protestava contro l’Unione sindacale
svizzera che aveva distribuito un volantino significativo; sullo sfondo della carta della Svizzera, si erge il tip*
cc contadino svizzero che, facendosi
scudo della croce federale, sbarra il
passo a un lungo corteo di uom^ e
donne con le tradizionali enormi valigie ; « evitate la sovrapoi>olazione
straniera, bloccate il rialzo dei prezzi
e la speculazione, esigete la costruzione di alloggi». La Federazione delle
Chiese protestanti della Svizzera ha
rivolto alle Chiese im messaggio
anch’esso seriamente ammonitore. A
Radio Sottens, in una rubrica umoristica è passata una trasmissione in
cui Bonatti appariva perseguito dalle
autorità elvetiche, in quanto sprovvisto di permesso di lavoro, e fuggente
per la via più breve verso il suo paese ;
e vedi caso questa ’’direttissima” passava per la vetta del Cervino... Indubb: amente, queste voci sono più numerose nella Svizzera latina. Ma non
bisogna dimenticare che è zurighese
il regista di « Siamo italiani », un dccumentario a lungo metraggio sui nostri lavoratori in Svizzera, che ha
provocato molto interesse e molte po
lemiche nella Confederazione, sostenendo la tesi che la Svizzera ha biso
gno della mano d’opera straniera,
mentre l’organismo sociale della Confederazione non è preparato ad accoglierla; da questa contraddizione deriva il dramma del lavoratore straniero. e in particolare italiano, il quale,
venuto in Svizzera perchè l’economia
ve lo chiamava, sì trova ad essere
una specie di capro espiatorio dell’inadeguatezza della struttura sociale
del paese; si hanno cosi, la discriminazione, il razzismo, lo sfmttamento.
Coraggiosa, dunque, la tesi di Alexander Seder, il cui documentario sta
per essere doppiato in italiano.
Mi pare sia da tener presente, in
ogni nostra valutazione, la complessità di questo quadro; ed è giusto non
dimenticarne una componente modesta ma a noi particolarmente vicina;
l’opera che, con partecipazione elve
tica, svolgono in questo campo le
Chiese evangeliche di lingua italiana
nella Svizzera, un’opera omiai pluriennale, di cui il bel mensile «Voce
evangelica» documenta il ricordo e
reride l’eco. Gino Conte
LA 6I0RNATA MORDIALE DI PREDHIERA
e l'incontro F.F.V. del Primo Distretto
Il 5 marzo le sorelle del I Distretto hanno
celebrato a Pinerolo la giornata mondiale
di preghiera. La liturgia è stata preparata
quest’anno dalla sorella Mrs. Jesse McNeil,
di origine negra. Le signore Etiennette Jalla
e Benyr ne hanno curato lo svolgimento e
dall’Assemblea alcune preghiere spontanee
hanno completato la liturgia. Il pastore Deodato ha meditato sul testo del profeta Michea 6: 8 « che altro richiede da te TEterno
se non che tu pratichi ciò che è giusto, che
tu ami la misericordia e cammini umilmente
col tuo Dio? », che era il tema proposto
quest’anno.
Erano presenti due missionarie, una dia
conessa, un gruppo dell’Esercito della Sai
vezza, le Unioni Femminili di Pinerolo, S. Se
condo, Prarostino, San Germano, Torre Pel
lice, Rorà, Angrogna oltre ad un gruppo di
responsabili delle Unioni di Pomaretto, Per
rero, Prali. In tutto una ottantina di partecipanti. La signora Delia Bert, presidente
della FFV ha inviato il suo me.«saggio di augurio e di affetto.
Ai termine, le partecipanti (non tutte però)
si sono ritrovate nella sala delle attività
dove, in forma nuova rispetto agli anni precedenti, ha avuto luogo l'incontro distrettuale
promosso dalla FFV. La Signora Etiennette
Jalla ha presentato lo studio di Carmen Ceteroni Trobia: «Lo studio dell’Evangelo,
fonte di rinnovamento nelle Unioni Femminili », argomento suggerito dal Congresso di
Firenze. Lo scambio dì idee sul questionario
ha rivelato qualche difficoltà di soluzione alla
quarta domanda : « come intendete lo studio
biblico? Preferite stare ad ascoltare o siete
convinte che debba essere uno studio comunitario? » ed è stato un vero peccato l’aver
dovuto interrompere la discussione prima di
aver trovato una soluzione, perchè il tempo
è mancato.
La «forma nuo\a» è consistita appunto
nell’aver dovuto, per necessità, abbinare due
attività che meritavano incontri separati e
per quanto riguarda gli studi del notiziario
FFV l’aver dovuto riunire, con preavviso di
pochi giorni, Unioni che non avevano ancora preparato in sede gli argomenti.
L’incontro non è stato però sprecato : le
Unioni presenti riferiranno nelle loro sedi
quanto s’è detto e suggerito, con l’impegno
di trasmettere al Comitato quanto prima l’esito delle loro indagini. In autunno, alla
ripresa, sarà indetto un altro incontro distrettuale; le idee saranno certo maturate
e si potrà giungere a delle conclusioni concrete per la vita delle nostre unioni e del
loro rinnovamento.
FËDEIÜ2I0M FEMMINILE VILUESE
Incontro del Secondo
e del Terzo Distretto
Per la prima volta il II ed il III distretto avranno un incontro in comune, la domenica 28 marzo, alle ore
14,30, nel Tempio di via Francesco
Sforza n. 12 a Milano.
Il tema deirinoontro è ; « LTlvange
lo nelle nostre Unioni » e « U servizio
della donna nella chiesa come obbedienza aliTlvangelo ».
Un cordiale invito a tutte!
Il Comitato Nazionale
LXnione di Pinerolo ha accolto tutte le
partecipanti con affetto e cordialità, ristorandole con un thè guernito, nel breve intervallo.
Inviamo alla Signora Deodato ed alle sue
collaboratrici un vivo ringraziamento.
Anche a Pomaretto le Unioni dell’Alta
Valle hanno celebrato, il 7 marzo, la giornata mondiale di preghiera. Dato che un
buon numero di sorelle lavora durante la
settimana nelle fabbriche, si è creduto utile
spostare la data dell’incontro alla domenica
più vicina; la buona e costante partecipazione ci dimostra che, come già fatto per
gli anni scorsi, è bene mantenere questa decisione pur ammettendo che sarebbe meglio
riunirsi tutte in uno Stesso giorno se ciò
fosse possibile.
Un centinaio le presenti. L'Unione di Viilar Perosa, che quest’anno aveva pensato di
unirsi in via eccezionale alle Unioni dell’Alta
Valle, non ha potuto intervenire a causa dell’epidemia influenzale che serpeggia da parecchio settimane un po’ ovunque. Per lo
svolgimento della liturgia segnaliamo con
piacere che le presidenti d'unione (mogli di
pastori) hanno goduto della collaborazione di
sorelle « laiche o in aumento rispetto agli
anni precedenti. Desideriamo sottolineare
questa collaborazione, sostenendola fortemente.
Un gruppo di coraliste pomarine ha arricchito la liturgia con il canto di uno Spiritual
negro, che ci è parso particolarmente adatto
con la liturgia di quest’anno, preparato da
una sorella di origine negra.
Un pensiero rinnovato di riconoscenza alla
Unione ospitante per la gioiosa e fraterna
accoglienza.
Pralina
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
ROMA - Via 4 Novembre
CERIGNOLA
La sera del 5 marzo corr., in una clinica
di Roma, dopo ripetuti interventi chirurgici,
si è serenamente addormentata nel Signore
amorevolmente assistita dai parenti più intimi, la nostra sorella Adelia Di Pillo all’età
di 66 anni. I suoi funerali che hanno avuto
luogo nel pomeriggio della domenica successiva sono stati una commovente dimostrazione di affetto, di stima e di riconoscenza per la cara Dipartita, otrechè di sincera simpatia per i congiunti e particolarmente per la sorella Elena che un nuovo
lutto ha colpito negli affetti più cari.
La signorina Adelia Di Pillo da 15 anni
faceva parte del nostro Consiglio di Chiesa
in qualità di Diacono. Chiamandola a questo incarico di responsahilità la Comunità
ha dimostrato di avere saputo riconoscere in
Lei 1 doni particolari che il Signore Le aveva largito. Adelia Di Pillo, così come l’abbiamo conosciuta e come Pabbiamo vista all’opera, ci è parsa come una di quelle anime
cc elette » nel senso evangelico che sanno accomunare nella propria vita la sincerità e la
profondità della propria fede personale con
Pamore intenso per la Chiesa e con il servizio prestato con scrupolosa fedeltà e dedizione, in tutta umiltà. Collaboratrice preziosa per molti anni nel servizio di spedizione del culto-radio, lo è stata pure come
contabile, aiuto-cassiere, come segretaria volontaria dell’ufficio parrocchiale, come visitatrice di infermi e persone anziane, e ben
si può dire che non vi è stato ramo di attività di Chiesa per il quale non abbia dimostrato sempre un particolare, fattivo interesse. La sua scomparsa, non esitiamo a dirlo,
è stata una grave perdita per la nostra Chiesa, ma il pianto con il quale ne abbiamo
accompagnata la spoglia mortale al Verano
non è stato soltanto di dolore, è stato anche
di riconoscenza per quello che Essa è stata
e per quello cho Essa ha fatto per noi in
virtù di quella sua forte fede di cui ha
dato prova anche in mezzo alle molte sofferenze.
In occasione dei suoi funerali si sono fatti
interpreti di questi sentimenti comuni di
rimpianto e di riconoscenza il Pastore e 0
Vice-Presidente del Consiglio di Chiesa Gen.
Giorgio Girardet. Voglia il Signore suscitare nella nostra Comunità altre anime ((elette » pronte a servirlo nella misura dei doni
largiti dalla sua grazia.
Alle famiglie di Pillo c Niccolini ed in
particolare alla sorella Elena rinnoviamo
l’espressione della nostra fraterna simpatia
mentre insieme con loro guardiamo con fiducia alla Città dai veri fondamenti.
VILLA OLANDA
La Direzione comunica aver ricevuto :
Chiesa Valdese di S. Giovanni (To) L. 40.440
quale « Colletta di Natale ». « In memoria
Signorina Ester Moreno » da parte signora
Elvira Colucci L. 2.000.
— La storica ricorrenza del 17 febbraio
Tabbiamo rievocata proprio lo stesso giorno
con una riunione nel Ricreatorio, presente
l’Unione Giovanile, che sfidando il freddo
e la neve, non vollero mancare. Il Pastore
tenne lo studio sul tema : La nostra vocazione di ieri e di oggi. Riuscì una riunione
intima attraverso la quale lo spirito di riconoscenza all’Eterno e l’impegno ad una più
coerente consacrazione brillarono nei cuori
di molte anime come le fiamme dei falò sulle vette dei gloriosi monti.
Domenica 21 la Comunità al completo attorno al tavolo della Santa Cena dopo il
messaggio giurò fedeltà al Signore.
Discreto il ricavalo della settimana di
rinunzia se si pensa che parecchie famiglie
a causa delle proibitive condizioni atmosferiche erano state provate dalla disoccupazione.
Nel pomeriggio di domenica 21 nel Ricreatorio adattato egregiamente - un palcoscenico smontabile lo trasforma in teatrino •
ebbe luogo 1 attesa serata ricreativa con la
recita del dramma di Cekov, « Lo zio Vania ».
Gli attori furono molto apprezzati dal numeroso pubblico- Abbiamo notato in loro
una maggiore disinvoltura dovuta certamente al fatto di trovarsi finalmente a recitare in un ambiente estraneo al luogo. di
Culto.
Il ricavato di una lotteria è stato devoluto all’opera di Rìesi.
Ancora un bravo all'unione Giovanile ed
alla sua filodrammatica che col suo entusiasmo concorre per la buona riuscita delle
nostre attività. (G.E.C.)
SUSA-COAZZE
La Direzione di Villa Olanda comunica
di avere ottenuto il conto corrente postale.
Ogni offerta, donazione ecc. potrà essere inviata a mezzo conto corrente postale numero 2/41903, intestato a: Direttore Casa
di Riposo - Villa Olanda - Luserna S. Giovanni (Torino.)
Con l'aiuto di Dio abbiamo ricordato e
celebrato la data del « diciassette » la domenica 21 febbraio a Susa dove abbiamo
avuto, la mattina, d Culto con Santa Cena
unico per le due Comunità, presenti anche degli amici venuti da fuori, il Tempietto era gremito; a mezzogiorno l'àgape
fraterna al Ristorante della Stazione con
cinquanta partecipanti e, nel pomeriggio,
riunione in Chiesa e in casa del Pastore.
— Anche in febbraio abbiamo avuto a
Coazze la visita molto gradita del Pastore
Emerito Sig. G. Bertinatli il quale ha dato
il Messaggio biblico al Culto domenicale :
gli rinnoviamo i nostri ringraziamenti.
— Il membro di Chiesa di Susa Anita
Gallo con il marito e sue sorelle piangono
per la ” dipartenza '’ della Mamma Maria
Meynier ved. Costantino della Parrocchia di
Villar Perosa la quale ha lasciato in seno a
questa Comunità il ricordo, l’esempio di
un’anima pia, credente. A Coazze il Fratello Ambrogio Rosa Brusin e figli hanno
avuto il dolore di vedere ’’ partire ” la loro
Compagna e Madre Angela nata Giaccone ;
hanno presenziato alla sepoltura numerose
persone venute da vicino e da lontano. A
Torino, alle Molinette, è deceduto dopo breve malattia, il membro di Chiesa e del Consiglio di Coazze, Salvatore Cannatella, siciliano d’origine, anziano Fiat, ospite, da un
anno, della Casa di riposo Grazialma di Avi*
gliana : il servizio funebre è stato presieduto
dai Pastori Mattone, Baldi e Coisson.
Ai congiunti dei nostri Cari che il Signore ha richiamato a sè, nel lutto, ma fidenti nel Signore, rinnoviamo le nostre condoglianze e la nostra simpatia ricordando che
(( Dio è Amore ».
LUSERNA S. GIOVANNI
In soli lo giorni 6 famiglie della Chiesa
sono -siate dolorosamente provate per la dipartenza di persone care : il 2 marzo, dopo
lunghi mesi di paziente, cristiana sofferenza, il nostro fratello Federico Cangiali, ex
guardia comunale, ritornava fiduciosamente al Signore; il 7 marzo il Signore richiamava dolcomente a sè, in età di B.) anni,
la nostra sorella Paolina Prochet ved. Beriech dei Prochet; il 9 marzo, alle Vigne
Superiori, dopo breve malattia, si dipartiva dalla sua grande corona familiare, in età
di 88 anni, la nostra sorella Lidia Janavel
ved. Bourne; lo stesso giorno, a S. Michele
di Bhicherasio decedeva improvvisamente
il nostro fratello Giovanni Pietro Giordan
in età di 57 anni; Eli marzo, dopo brevissima degenza in ospedale a Luserna, si
dipartiva dai suoi cari la nostra sorella Giovanna Maria Lasso in Borra, in età di 80
anni e due giorni dopo, iil 13 marzo ci lasciava ancora dopo non lunga malattia, in
età di 81 anni Bianca Clara Bannet degli
Stalliat, nello stesso ospedale nel quale, un
mese prima, ci aveva lasciati il di lei fratello, l’Anziano Giovanni Bonnet. Alle famiglie nel duolo la nostra solidale simpatia
nel duolo e nella ferma speranza cristiana.
Nuovo focolare. Agli sposi Renzo Bonnet
e Teresa Coalova, di cui abbiamo celebrato il matriimonio, sabato 13 coir., nel no.stro
tempio, i nostri rinnovati auguri di vita
felice nelle vie del Signore.
Incontro di unioniste. Domenica 14 corr.
un buon gruppo dell’Unione Femminile,
accompagnato dalle Sigg.re .lahier e Magri,
è salito in visita alle Unioni consorelle di
Angrogna S. Lorenzo e Serre, riportando il
più lieto ricordo delle ore di fraterna comunione visute, della calda e... dolce accoglienza dei buoni messaggi ricevuti. Alle
Unioni ospitanti e alle loro presidenti, Signore Taccia e Costabel, ancora la più sincera riconoscenza delle sorelle di San Giovanni.
Avviso: Domenica 21 presiederà il culto
il past. Guido Rivoir, da Lugano. j.
R0RÂ
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Maria Adele Poèt
ocmracssi per la dimostrazione di simpatia ricevuta in occasione della sua
dipartita, sentitamente ringraziano
(.ulte le gentili persone che si sono
associate al loro dolore. Un ringraziamento particolare ai Pastori Sigg. Rivoira e Tourn, al Dott. Quattrini ed
ai vicini di casa.
E’aetto - Grangette, 9 marzo 1965.
Madame Clémence Pons-Franco et
sa famille tiennent à exprimer ici
leur profonde reconnaissance à tous
les parents et amis qui leur ont témoigné des marques de sympathie et
d’affection à l’occasion du décés de
Madame
Marie Alice Franco
née Costabel
Luserna S. Giovanni / Nice, 24-2-1965.
« E fattosi sera, Gesù disse ai
suoi discepoli: passiamo all'altra riva». (Marco 4; 35)
A Brescia, il 18 febbraio c. a., dopo
soli 15 mesi dalla dipartita della sua
cara moglie Merope Aramini, è piaciuto al Signore di richiamare a sè
Luigi Filneri
Nel dolore, ma anche nella fede incrollabile, i fratelli Giovanni, Agne-.e,
Rita, coi cognati e nipoti e i panoul
tutti, danno la mesta notizia agli aroici e conoscenti.
Brescia, 11 marzo 1965.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Pietro Rostagno
profondamente commossa per la gronde dimostrazione di stima e di ai: tfo ricevuta nella triste circostai
ringrazia in modo' particolare il d': L
Quattrini, Suor Arcangela, il per; >
naie deU’Ospedale Valdese di Pocarettto, e tutti coloro ohe con seri; i,
fiori o di presenza hanno nresO' pa:‘e
al suo dolore.
«Fattosi sera Gesù disse: P issiamo all’altra riva ».
(Ev. S. Marco 4: ri :)
Perreroi, 13 marzo 1965
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— Conirariamenle a quanto annunciato
in cbiesa il Past. Missionario J. C. Morel
non verrà a farci visita domenica 21.
— Lunedi 22 marzo la riunione qnartierale avrà luogo al Rose alle ore 20.
— Si ricorda a tutti ohe venerdì 19 marzo avrà luogo a Torino il Precongresso per
la zona del Piemonte. L’inizio dei lavori
c fissato per le ore 10.
-- I calecumeni di quarto anno effettueranno una gita fino a Borgio Verezzi in sostituzione del tradizionale Convegno ad
Agape. La partenza è fissata per le ore 6.30
in luogo delle ore 7. E’ prevista una visita
alle grotte di Toirano e pranzo a Borgio.
IVA MAURINO
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Domenica 21 corr. al cullo del mattino
parlerà un missionario del Sud Africa. Tutta
la comunità è caldamente invitata. Nel pomeriggio alle ore 15 egli presiederà una riunione al Clot Inverso per i quartieri della
Faiola e del Clot.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Cip. Subalpina a.p.a. - Torre Pellice (Tot
Malattie
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a LUSERNA SAN GIOVANNI
(presso lo studio del dott. Pelizzaro) tutti i venerdì dalle
13,30 aUe 15.
a TORINO (via Bistagno 26 •
S. Rita) martedì, giovedì e sabato dalle 14 aUe 16.