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Anno 122 - n. 50
26 dicembre 1986
L. 600
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a; casella postale - 10066 Torre Pellic*
"'8:
delle valli valdesi
r SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
« Io mi volgerò verso di voi...
...raffermerò il mio Patto con voi,
stabilirò la mia dimora in mezzo
[a voi...
Camminerò tra voi,
sarò vostro Dio,
e voi sarete mio popolo ».
(Levitico 26: 9-12)
« io mi volgerò
verso di voi »
E’ una parola che Dio rivolge a
noi, sarà Lui a voltarsi verso di noi,
ad interessarsi a noi. E noi, che celebriamo oggi il Natale, credevamo
che tutto dipendesse da noi, che fossimo noi a volgerci verso Dio, affinché Egli potesse rispondere ad una
nostra parola.
Credevamo che toccasse a noi fare le domande e a Dio rispondere,
che toccasse a noi cantare la prima
strofa e a Dio il ritornello (quando
ce), che noi dovessimo arrivare fino a Dio per poter essere ascoltati.
Essere secondi non ci piace: da qui
la prevaricazione anche nei confronti di Dio.
E quando la distanza fra Dio e
l’uomo raggiunge i limiti massimi,
per cui non vediamo che difficoltà
e impossibilità di riavvicinamento,
anche allora risuona sempre alta e
chiara la promessa di Dio nei nostri
confronti: « Mi volgerò verso di voi ».
Abbiamo a che fare con un Dio caparbio; un Dio testardo che non
considera il rifiuto dell’uomo come
l’ultima parola e la lontananza come definitiva.
« Raffermerò il mio Patto
con voi »
Un qualsiasi patto presuppone
due contraenti e una serie di impegni assunti reciprocamente. Su que
Un Dio testardo
Lf ultimo libro di saggi di K.
Barth, pubblicato dalla Claudiana, porta il significativo
titolo « Volontà di Dio e desideri umani ». In questa chiave si
può leggere tutta la storia dei rapporti fra Dio e l’uomo, guidati da una
indicazione del libro:
« I nostri desideri sono infinitamente più vicini a tutti noi di quanto lo sia la volontà di Dio. Non è affatto un’esagerazione retorica se io
dico ’’infinitamente più vicini”; ma
è proprio così: anche tra i nostri
migliori e più puri desideri e la volontà di Dio sussiste una distanza
infinita, quella distanza che può essere superata solo dalla vicinanza
della Parola di Dio » (p. 81).
Dio e l’uomo: due volontà conflittuali; un confronto continuo che segna tutta la nostra vita di credenti
e di chiese cristiane. I credenti in
conflitto con il loro Signore: può
apparire un paradosso, ma è la verità più vera e profonda. La rilettura della nostra storia è la conferma
pii] immediata di quella che sembra
una battuta ad effetto. Il testo così
carico di promessa di Levitico 26 ci
servirà da guida.
sto piano è stato considerato anche
il rapporto complessivo fra Dio e
l’uomo. L’Antico e il Nuovo Patto
sono lì ad illustrarcelo.. Ma noi uomini non sappiamo mantenere i
patti, non sappiamo rispondere all'impegno che Dio si è assunto verso di noi con altrettanto impegno;
anziché costruire, noi distruggiamo,
tutto ciò che di buono tocchiamo diventa malvagio. I nostri pensieri non
sono i pensieri di Dio, e le nostre
parole non sono le parole di Dio.
Divisione e contraddizione: così è
caratterizzato il nostro rapporto con
Dio. Ma neanche stavolta Dio lascia
speciale, in cui è l’unico inquilino;
un palazzo riservato esclusivamente
a Dio, un indirizzo preciso. Questo
è l’unico settore che, nella generale
stagnazione edilizia, non conosce alcuna crisi: qui l’offerta è certamente superiore di molto alla richiesta!
Che cosa sono infatti i templi se
non il tentativo umano di allontanare Dio dal popolo, di metterlo in
disparte? Così non è più Lui che viene a noi, ma siamo noi che, in orari e giorni ben determinati, andiamo
a fargli visita. Più che in una casa,
ci sembra di andare in un museo.
Ma, nonostante tutti i nostri ten
Natale è
vivere nel
mondo in
attesa del p
: Regno dCDio:- ;
che viene,
condividere il
travaglio,
l’affanno e
il sudore nel
far nascere il
tempo nuovo
di Gesù Cristo.
le cose così. Quello che è fallimento
viene ricomposto, quello che è rotto viene ricostituito, quello che abbiamo reso debole viene rafforzato.
Il rafforzamento del Patto significa che Dio impegna la sua fedeltà
contro la nostra infedeltà; che domani e dopodomani Egli sarà ancora con noi, così come lo è stato ieri
e l’altro ieri. Dio non è un tipo mutevole: il Patto è garanzia che, nonostante noi, Dio rimarrà sempre fedele, attento e pronto a prendersi
cura di noi. La sua caparbietà la
spunta sulla nostra indolenza e sulle nostre contraddizioni.
tativi di bloccare un Dio cosiffatto,
la sua caparbietà la vince su noi:
la sua promessa di voler essere in
mezzo a noi risuona non più come
una minaccia, ma come una speranza.
« Camminerò tra voi »
« Stabilirò la mia dimora
in mezzo a voi »
Dio non si accontenta di osservarci da lontano, con distacco, nella
separazione. Vuole invece essere in
mezzo a noi, uno di noi; abitare in
una casa accanto alla nostra, partecipare alla nostra vita, alla vita della nostra città. Sembra un pensiero
ardito, forse pericoloso: come sopportare la presenza incognita di Dio
in mezzo a noi? Come sapere dove
abita Dio, il suo indirizzo?
Sapere che Dio è in mezzo a noi
e non conoscerne la casa dove abita
o non poterlo riconoscere a prima
vista è una situazione per noi insopportabile. La sua vicinanza unita al
suo incognito ci spaventano. Ne siamo usciti con una soluzione geniale: gli abbiamo costruito una casa
€< Sarò vostro Dio »
Anche se le immagini precedenti
ci hanno fatto cogliere il lato umano di Dio, dobbiamo ricordare che
Egli vuole essere riconosciuto come
Dio. Anche se viene a noi come uomo fra uomini, stabilisce la sua dimora in mezzo a noi e cammina fra
di noi, dobbiamo essere capaci di
leggere in questo la presenza di Dio.
La scelta di Dio di incontrarci come
uomo dovrebbe portare tutti noi a
riconoscere in ciascun uomo il segno della presenza di Dio: come onoriamo Dio, cosi onoreremo l’uomo
e, viceversa, come onoriamo l’uomo,
cosi onoreremo Dio. La storia della
prevaricazione dell’uomo sull’uomo
è tanto lunga, complessa e conosciuta, che è sufficiente accennarvi per
ripercorrerla tutta. Ed è ben vergognosa! Ci vuole proprio un Dio testardo perché, nonostante tutto, vuole essere ancora il nostro Dio.
« Voi sarete mio popolo »
Questa è una immagine molto
semplice della nostra vita quotidiana. Noi abbiamo tentato di delimitare esattamente lo spazio sacro entro il quale Dio può agire, riservandoci così uno spazio tutto per noi,
dove fare tutti i nostri affari senza
la presenza ingombrante di Dio. Volevamo avere un piccolo spazio vitale che fosse esclusivamente nostro.
La parola biblica ci ricorda che
Dio camminerà con noi, verrà là dove noi andremo, sarà al nostro fianco dovunque ci troveremo. Dio non
è nei cieli, così da non interessarsi
a noi; non è neppure negli abissi, da
non poter provvedere a noi; anzi è
vicino a noi: vive la nostra vita,
gioisce della nostra gioia, soffre della nostra sofferenza. E’ a causa della nostra infedeltà se viviamo questa
vicinanza con sgomento, paura e
preoccupazione, anziché con gioia
profonda e riconoscenza. Dio viene
in mezzo a noi, ma noi lo consideriamo un ospite indesiderato, non
gradito, inopportuno. E, ancora una
volta, ci vuole una buona dose di testardaggine per continuare a venire,
anche se non accolto. E’ la misura
che solo Dio possiede.
Noi siamo il popolo di Dio, non in
quanto sua proprietà, in quanto Lui
è un padrone, ma in quanto Lui stesso si è identificato con noi. E’ il fatto che Dio abita in mezzo a noi e
cammina nelle nostre strade che ei
costituisce suo popolo. Non è una
questione di proprietà, né di schieramento, ma di identità: noi siamo
il popolo nel quale Dio si identifica,
nel quale si fa conoscere.
In quanto portatori dell’identità
divina, invece di rendere manifesta
e credibile questa identificazione così audace, noi l’abbiamo oscurata al
massimo, deturpandola e rinnegandola. Dio ha puntato la sua identità
su di noi e noi gli abbiamo fatto perdere la partita. E’ stato un disastro,
la bancarotta completa. E, nonostante tutto, Dio continua testardamente a puntare su di noi, a considerarci come qualcosa su cui vale ancora la pena contare, a ritenerci suoi
compagni di strada.
Abbiamo veramente a che fare
con un Dio testardo, caparbio e ostinato. Mentre questi attributi dati
all’uomo hanno una connotazione
negativa, dati a Dio assumono connotazione positiva. E allora comprendiamo che testardaggine, caparbietà e ostinatezza non sono altro
che la traduzione — metafora antropologica non irriverente — delle
parole più conosciute come Grazia,
bontà, fedeltà, misericordia. Dobbiamo quindi rendere grazie ad un
Dio testardo se oggi la sua antica
promessa diventa realtà:
« Io mi volgo verso di voi...
...raffermo il mio Patto con voi,
stabilisco la mia dimora in
[mezzo a voi...
Cammino fra voi,
sono vostro Dio,
e voi siete mio popolo ».
A questo punto non abbiamo bisogno di sapere altro: la promessa
che diventa realtà in Gesù Cristo è
il segno della vittoria di un Dio testardo sulla nostra testardaggine.
t.;
■ì.
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Domenico Tomasetto
2
2 fede e cultura
26 dicembre 1986
LA (RI)SCOPERTA DI UN AUTORE VALDESE
SCIENZA ED ETICA
Lb nostre torri di sogno i-@vi Montaicini
costruite su un poilaio
da quattro soidi
L’editrice Claudiana, forse sotto l’indiretta influenza del programma televisivo condotto da
Paolo Frajese « Trent’anni della
nostra storia », pubblica oggi, a
trent’anni dalla morte di Vittorio Calvino (1956) quattro sue
commedie: « La torre sul pollaio » (il949), « Merenda sull’erba »
(1949), «Creatura umana» (1951)
e « Quando saremo felici » (inedito del 1954).
Le tre prime commedie erano
state già pubblicate dalFEditore
Cappelli nel 1959, con una prefazione di Ghigo De Chiara. Questa prefazione è completata ora
nell’edizione Claudiana (1986) da
un’introduzione di Ruggero Bianchi, che dà una chiave di lettmra
aggiornata, specie per quel ohe
riguarda il testo inedito.
I nostri gruppi giovanili che
si cimentano, con impegno e capacità, nei lavori teatrali saranno, di certo, grati aU’editrice
Claudiana che ripropone questi
quattro testi — e speriamo che
altri vengano ripubblicati. Ci
auguriamo che dall’attenta lettura e dalla conseguente riflessione di gruppo si passi all’eventuale recitazione come proposta
culturale per tutti.
Vittorio Calvino, nato in Sardegna nel 1909, valdese, è conosciuto soprattutto per la sua
produzione drammatica radiofo
INFORMAZIONE
E TEMPLI VUOTI
Spett. Redazione,
mi è pervenuta ia circolare relativa
al vostro programma di abbonamento.
Ho preso intanto atto con piacere
del vostro progetto di future iniziative per coinvolgere gli abbonati. In
attesa delle iniziative stesse, vorrei
porgervi una domanda: Perché vi occupate così spesso di omosessualità?
« Fede e omosessualità » è a mio
avviso un binomio senza senso o meglio superfluo, come potrebbe esserlo per es. « Fede e adulterio », « Fede e concubinato », « Fede e incesto ».
Gli omosessuali non sono degli oppressi, bensì esseri liberi di comportarsi secondo coscienza e a me pare
che nessuno si sogni dì dar loro fastidio.
Perché tanto interesse (che degenera in propaganda) dei servizi d'informazione evangelici nei loro confronti? VI sono degli omosessuali credenti? Bene; ma perché collocare questi credenti in una categoria particolare?
Le nostre comunità erano state Invitate tempo addietro a riflettere sull’argomento. Introdotto In riunioni a
vari livelli, l'argomento stesso passò
però sotto silenzio, per l'evidente rifiuto di discuterlo da parte delle comunità.
A mio avviso, sarebbe stato preferibile comportarsi in modo meno Ipocrita e discuterlo, ma una volta per
tutte, per concludere invitando I nostri
mezzi d’informazione a non occuparsene.
Altre questioni ben più pertinenti
dovrebbero infatti preoccuparci: già
anni addietro, mi diceva un amico
Impresario edile valdese al quale era
stata affidata la costruzione di un nuovo tempio: « Mi hanno chiesto di costruire una nuova chiesa ed io accetto: ma non capisco perché si debbano
ancora costruire altre chiese, visto
che quelle esistenti sono quasi sempre vuote ».
« Il progressivo svuotamento dei
nostri templi •: non potrebbe essere
questo, per es., un argomento di riflessione più pertinente alla vita delle nostre comunità e sul quale pun
nica: una trentina di testi, di
cui quattro mediti e alcuni portati sullo schermo.
Il più noto dramma di V. Calvino, recitato negli anni ’60 da
numerose Filodrammatiche, anche alle Valli Valdesi, è senza
dubbio « La torre sul pollaio »:
il Signor Andrea Rossi costruisce sul terrazzo di casa sua una
torre per incontrane Dio e chiedergli perché il mondo va così
male, perché il vizio pervade gli
uomini e perché la frode impera al nosto della giustizia.
Rifacendosi al tema di questa
nota commedia di V. Calvino,
non sfugge a nessuno che Calvino trasforma il palcoscenico in
pulpito o, per lo meno, in tribuna dove si intrecciano agguerriti
dibattiti. Perché V. Calvino, come dice Ghigo De Chiara, « pensava in qualche modo » e di quel
pensiero mandava dalle scene
un messaggio evidente: da una
parte l’individuo con il suo irrefrenabile bisogno di libertà, dall’altra la realtà in cui è posto e
dove tutto congiura, per insufficienza di carica spirituale, contro l’autonomia e la dignità del
singolo.
Da questo scenario emergono
le voci di avvincenti dialoghi inneggianti alla ricerca di nuovi
strumenti per la difesa dell’uomo e della sua humanitas.
« Tutte tematiche forti, affrontate tuttavia in forme indiscutibilmente ’’deboli” — come acutamente osserva Ruggero Bianchi — e ’’smantellate” via via
attraverso gli strumenti del comico e dell’ironia, fino a far emergere la contraddittorietà senza speranza del problema proposto ». Il messaggio che più ci
colnisce comunque è proprio
remblematicità delTargomentare
sullo stato effettivo delle cose
e sulle possibili-impossibili soluzioni per superarlo; un paradosso che ripropone ed esalta le situazioni concrete di vita, dove
sembra aver la meglio la arroganza deH’autoritarismo e del
dogmatismo e dove scegliere le
margherite al posto del mondo
automatizzato sembra pura follia. Ma ai gesti folli, alla « sana
follia », sembra dire V. Calvino,
occorrerà che l’uomo si rivolga,
se vuole non soccombere e se
vuole far sventolare sui tetti striscioni inneggianti alla giustizia
sociale e alla non-violenza, anche
a costo di disubbidire alle leggi
degli uomini. Franco Galvetti
V. CALVINO : Quando saremo
felici. La torre sul pollaio e altri testi
teatrali. Con prefazione di Ghigo De
Chiara e introduzione di Ruggero
Bianchi, Claudiana, Torino 1986, pp.
256, lire 16.000.
Allo sterminato coro dei mass
media osannante al Premio Nobel 1986 per la medicina Rita
Levi Montalcini, viene, per mio
suggerimento, ad aggiungersi la
modesta voce del nostro giornale.
Parlare o scrivere dell’NGF,
vale a dire della strabiliante
scoperta scientifica ormai capillarmente illustrata sulle riviste
specializzate o divulgative dai
massimi luminari della neurobiologia contemporanea, più non
spaventa nessuno. Ma io, pur
avendo gioito dell’avvenimento
e seguito fin dal 13 ottobre, data dell’assegnazione del Nobel,
assieme a mia moglie, quanto
suUa neolaureata si scriveva,
vedeva o sentiva, dopo avere
appreso perfino dei suoi personali sistemi di ricerca non di
rado spinti al limite della più
intransigente ostinazione... non
me la sentivo di scrivere della
mia celebre amica senza interpellarla.
Da scrupoloso giornalista volevo informarla che sull’avvenimento che la riguarda e su lei
avrei scritto brevemente su
l’Eco-Luce, il settimanale delle
Chiese evangeliche valdesi e metodiste che si stampa a Torre
PelUce. La qual cosa, appena
potei raggiungerla per telefono
nella sua casa romana di via
Villa Massimo 3, le piacque moltissimo e si dichiarò felice di
rispondere a tutte le mie domande... che, confesso, non avevo
preparato, soprattutto pensando allo spazio esig;uo che mi
avrebbe concesso il giornale.
La conversazione con Rita
(presente la sorella Paola che
mi chiese se a Torre funziona
tare i nostri sforzi? Penso che anche
l’apprezzamento del giornale ne trarrebbe giovamento.
(Lettera firmata)
PENSIONI
E SPERPERI
La penosa situazione degli invalidi
di guerra (analoga alle altre .sacrificate
categorie pensionistiche, per colpa dei
nostri governanti che, in realtà, malgovernano da oltre quaranta anni II
nostro Paese), grida vendetta dinanzi
ad una società ingiustamente definita
« civile, democratica e libera ».
Quasi tutti gli invalidi suddetti, ai
quali venne rovinata la salute per il
capriccio dei guerrafondai, furono riconosciuti dopo moltissimi anni (e
fortunati se vennero ritenuti tali!) con
una provocante retribuzione da fame!
Attualmente quelli che la sventura
volle deH’8’ categoria (anche se colpiti da varie infermità) percepiscono la
irrisoria cifra di 94 mila mensili.
Per contro, nella nostra nazione,
si sperperano miliardi su miliardi per
cose inutili e nocive, per il • turismo »,
per « sport » (che è solo un lucroso
professionismo e causa di fanatismi
deleteri e, talvolta, mortali!). Basti
pensare che diversi ministeri hanno
stanziato e proposto di stanziare somme molto ingenti (recentemente la
televisione accennò a 50 miliardi per
le piste sciistiche); oltre a ciò certi
presentatori (perfino di dubbia moralità) si inghiottono cifre da capogiro.
Si dice che sia previsto un aumento
(vergognoso!) di circa 12 mila mensili ai suddetti invalidi, di cui ancora
si attende l’arrivo con i relativi arretrati. E basterebbe solo questo per
dimostrare in quali condizioni versi
una nazione nella quale quasi ogni
istituzione è pressoché allo sfacelo
ed in preda alle peggiori ingiustizie.
Ma Intanto si continua beffardamente a
divertirsi con sfrenatezza, a sperperare
ingenti somme in un inutile e deleterio consumismo ed a festeggiare (profanandolo) quel Natale che, alla luce
del vero Cristianesimo, dovrebbe commemorare la nascita di quel Redentore ohe giustamente proclamò l’uguaglianza di tutti gii esseri umani,
onde cancellare le ingiustizie che da
troppi millenni torturano I popoli, ingannati dagli sfruttatori dei beni comuni.
Elio Giacomelli, Livorno
ECUMENISMO E
INTERCOMUNIONE
Caro direttore,
sconcerto e delusione hanno colpito
recentemente i protestanti svizzeri, nel
dialogo ecumenico. ■■ La dichiarazione
dei vescovi cattolici della Svizzera che
vieta la pratica deH’intercomunione »
dovrebbe far riflettere seriamente tutti i sostenitori deH’ecumenismo.
Intanto diciamo subito che la responsabilità di ciò che accade nel
mondo ecumenico, ricade su coloro
che hanno tradito l’eredità spirituale
della Riforma. Non è mia intenzione
ritessere la storia dell’ecumenismo, per
descrivere qual è il suo vero volto.
Basti ricordare le vibrate lettere scritte da numerosi credenti, contro coloro
che hanno sviato le Chiese, gettandole
nelle braccia dell’ecumenismo cattolico.
Oggi, di fronte alla reazione che ha
provocato il documento dei vescovi
cattolici svizzeri, anziché desiderare di
visitare il papa, i protestanti svizzeri
dovrebbero avere il coraggio di riflettere che la parola « divisione » non deve spaventare nè far vergognare nessuno. Essa è il segno distintivo di
quelli che vogliono che il corpo mistico di Cristo, la Chiesa, non venga
mutilato, oppure semplicemente modificato. Chi è nella verità è già nella
Chiesa, cioè nell'unità in Cristo. Chi
lotta per raggiungere l’unità non ha ancora raggiunto Gesù Cristo. Su tale
via si trova necessariamente e prima
di tutti gli altri la Chiesa Cattolica.
Il suo invito all’unità, come si rileva in vari punti dei « Decreto sull’ecumenismo », presuppone ed implica l’accettazione anche di quelle dottrine chiaramente antibibliche quali
quelle relative alla messa, al valore
sacramentale del battesimo, al dogma
della presenza reale e totale del Cristo nell’ostia consacrata, al valore salvifico delle opere meritorie... senza
contare l’assurdità di fare del papa un
infallibile « dolce Cristo in terra », di
Pietro il fondamento della Chiesa, di
Maria la vergine corredentrice-mediatrice assunta in cielo e così via.
Sono dottrine irrinunciabili da parte
cattolica, ed il Vaticano non patteggerà
mai un compromesso in proposito anche se si dichiara prontissimo ad accogliere nel proprio ovile tutte » le
pecorelle sperdute rappresentate dai
cari fratelli separati ». Accetteranno I
Luterani, gli Anglicani, gli Ortodossi
ecc. il papa e tutto il resto?
Una cosa è certa, non ci sarà unione tra le Chiese libere evangeliche e
i cattolici se non quando saranno definitivamente smantellate le sovrastrutture dogmatiche che, attraverso i secoli, hanno seppellito l’autentica dottrina cristiana sotto innumerevoli stratificazioni.
Samuele Berlo, Roma
LA SCOMPARSA
DI ERNESTO NASO
" Ci gloriamo anche nelle afflizioni,
sapendo che l’afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza e l’esperienza speranza... La speranza non
inganna, perché l’amore di Dio è stato
sparso nei nostri cuori mediante lo
Spirito Santo che ci è stato dato »
(Romani 5: 3-5). Questi versetti della
lettera di Paolo ai Romani descrivono
compiutamente la situazione esistenziale del past. Ernesto Naso negli ultimi anni della sua vita: « l’afflizio
serapre il Ginnasio Liceo Valdese) fu lunga e assai varia di
argomenti, ma in maggior parte imperniata sugli scottanti
problemi etici da cui, con incoscienza suprema, gran parte
deH’umanità del tempo attuale
si sta allontanando. E ciò maigrado la buona volontà di chi
si adopera per arginare il forte
degrado spirituale.
Facendo appello ai miei vecchi ricordi d’anteguerra fino a
quelli più recenti a pace fatta,
la soave figpura di Rita si staglia con segpii sicuri: è qui il
caso di ricordare che la giovane
dottoressa, laureatasi nel ’38, a
causa delle leggi razziali nazifasciste fu costretta a girare
clandestinamente per le soffitte
di Torino in visita ai malati poveri. Eccezionale creatura tra
familiari di una rara vivacità
intellettiva. I quattro fratelli
Anna, Gino, Rita e Paola abitavano con la madre nel centro
della città, in corso Re Umberto
12. Ma le mie frequentazioni con
Paola (gemella di Rita) erano
fitte perché pittrice e pertanto
mia apprezzata coUega. Stimavo
moltissimo Gino, geniale architetto, ma della Rita oominciarono a perdersi i contatti specie
quando decise di emigrare in
America, dove nel 1951 avrebbe
scoperto, assieme a Stanley
Cohen, l’NGF che le ha meritato il Nobel di quest’anno. Chiudendo, mi è caro ricordare uno
dei suoi pensieri: la scienza riuscirà a debellare i mali più terrificanti, compreso l’Aids e le
misteriose sclerosi, ma può risultare dannosa se al servizio di
interessi malsani.
Filippo Scroppo
ne » fisica e spirituale per una grave
malattia non sempre compresa da colleghi e amici, che ora forse capiranno
che Ernesto soffriva veramente; la
» pazienza » di Ernesto, uomo, credente che sentiva con passione il suo
ministerio pastorale: a Taranto, dove è
stato pastore per ben 14 anni, lo chiamano ancora il pastore buono », il
pastore che, parafrasando D. Bonhoeffer, sa capire la comunità affidatagli ed
amarla. A Taranto, a Bernalda hanno
pianto per la scomparsa di un fratello
che non vedevano da anni, ma la cui
testimonianza dura ancora nel tempo.
« L’esperienza » di Ernesto, e qui lo
scrivente si permette di ricordare la
sua profonda conoscenza di J.S. Bach:
durante il mio periodo di prova e nell’anno in cui sono stato coadiutore
ho imparato da Ernesto a sentire la
musica come espressione non puramente umana, e quando Ernesto suonava l’organo si sentiva la sua gioia
profonda. Nella malattia e nel dolore
la musica diventava un mezzo per
lodare il Signore. Ernesto appariva
dunque un uomo disarmato: gli eventi dolorosi legati all’aggravarsi della
sua malattia, hanno rinforzato la sua
speranza in Colui ohe salva l’intero
nostro essere. Gli anni del suo ministerio pastorale sono stati dunque
vissuti con eguale intensità e per
questo ringrazio e ringraziamo Ernesto, condividendo il dolore di Rosetta
e dei figli, grati per ia sua lezione di
speranza nell’Amore, nell’agape di
Dio.
Eugenio Stretti, Taranto
Protestantesimo
in TV
LUNEDI’ 29 DICEMBRE
ore 23 circa - RAI 2
IL CANTO DELL’AMORE
Questo numero presenterà
Un filmato realizzato dalla
rubrica Présence protestante
sul Cantico dei Cantici.
3
26 dicembre 1986
eciimaiisiiìo 3
ESPERIMENTI NUCLEARI NEL PACIFICO
Le Chiese francesi
contro i test atomici
Non solo la Francia, ma anche Stati Uniti e Gran Bretagna usano atolli del Pacifico per sperimentare nuove armi — Opulenza e povertà
Com’è noto, la Francia conduce i suoi esperimenti bellici
atomici in un remoto (per noi)
angolo della Polinesia. A questo
proposito, molti ricorderanno la
coraggiosa avventura della nave eco-paciflsta Greenpeace —
che fu affondata nel porto neozelandese di Audkland causando
la morte di una persona — ed
il successivo accertamento di
gravi responsabilità del governo francese in quest’attentato.
Ma non sono solo i francesi
a fare questi esperimenti: anche la Gran Bretagna e gli Stati Uniti ne sono responsabili ed
hanno contribuito — secondo la
denuncia del periodico Le Monde Diplomatique — al fatto che
questa regione del sud Pacifico
possa contare, dopo Hiroshima
e Nagasaki, vittime a migliaia,
se non di più, come conseguenza di quelle funeste esplosioni.
Si è creato un forte movimento per un Pacifico « non nucleare », capeggiato dagli Stati polinesiani, melanesiani, dall’Australia e soprattutto dalla 'Nuova Zelancia. Anche le Chiese francesi
han.iio tempestivamente manifestato la loro opposizione a tali
arniamenti ed ai relativi esperimenti.
Sin dal 1958 il Sinodo nazionale della Chiesa riformata di
Francia chiedeva al governo
francese di riconsiderare « tutti
i problemi posti dall’utilizzazione sia pacifica che militare dell’energia nucleare ».
Nel 1973 gli arcivescovi di
Cambrai, di Orléans e di Verdun
dichiaravano la loro opposizione ai test francesi in Polinesia.
In particolare auspicavano che
la Francia, pur possedendo la
tecnologia nucleare, vi rinunciasse « per il bene della pace ».
Nei territori francesi del Pacifico, la situazione religiosa può
spiegare un’assenza di prese di
posizione ecumeniche. Maggioritaria coi suoi 80 mila membri,
la Chiesa evangelica della Polinesia francese è presente soprattutto nell’ambito polinesiano ed
i suoi pastori sono autoctoni. La
Chiesa cattolica conta 50 mila
fedeli in ambito tahitiano, soprattutto presso i meticci, i cinesi e gli europei. I preti vengono da fuori. Nel giugno 1975
l’arcivescovo di Papeete, in un
documento inviato ai preti, assumeva una posizione moderata. Nel raccomandar loro di non
buttarsi in « un militantismo
che causi divisioni fra i cristiani e gli uomini » ricordava che
l’accumulo di armi nucleari nel
Pacifico da parte delle grandi
potenze doveva « situare gli
esperimenti atomici (francesi)
in un contesto secondario ». Que
Pacifisti
in Centro
America
L’IKV olandese, il noto movimento pacifista, e Pax Christi,
l’organizzazione cattolica per la
pace, hanno insieme aperto a
Managua un « Centro per la pace », il cui scopo è quello di facilitare rincontro e lo scambio
tra i movimenti pacifisti europei
e quelli centro-americani. Sarà
inoltre possibile organizzare insieme azioni per la pace e a
favore dell’autodeterminazione
elei popoli in Centro America.
sto punto di vista non è per
nulla condiviso dalla Conferenza dei vescovi del Pacifico (cattolica), che, due mesi più tardi, chiese di « affrettare i negoziati allo scopo di ottenere
una zona oceanica libera da
qualsiasi armamento atomico ».
Quanto alla Chiesa evangelica della Polinesia francese, solo
nel Sinodo dell’agosto 1982 ha
preso una posizione ufficiale
chiedendo che « cessino i test
sa evangelica della Polinesia
francese, e successivamente le
sue prese di posizione nei confronti dei test nucleari hanno
avuto importanti ripercussioni
sulle Chiese metropolitane. In
una nota ecumenica inviata al
presidente della Repubblica francese nel giugno 1982, i rappresentanti delle Chiese cattoliche
e protestanti di Francia scrivevano : « ...Ci facciamo portavoce
della crescente inquietudine dei
di Mururoa, siano eliminati i
depositi di scorie radioattive nel
Pacifico, che cessi nel mondo
la corsa al nucleare ».
Le Chiese denrmeiano la nocività degli esperimenti in relazione ai rischi biologici conseguenti. Dopo una visita effettuata nella zona di Mururoa da una
delegazione della Chiesa evangelica della Polinesia francese nell’ottobre 1984, il pastore Marurai
Utia dichiarava che « queste visite non avevano per nulla attenuato le gravi preoccupazioni
delle Chiese nei confronti del
nucleare, ed in modo particolare degli esperimenti a Mururoa ».
Questa ultima precisazione è
stata oggetto di una viva polemica e dimostra come, nella
stessa Polinesia, la questione
degli esperimenti sia molto sentita.
D’altro canto, le Chiese protestanti sottolineano come l’installazione del Centro di sperimentazioni nel Pacifico abbia
sconvolto la società tahitiana: il
massiccio fluire di danaro ha
creato nuovi bisogni e privilegi
di modo che «l’opulenza convive colle bidonvilles ».
Ma le motivazioni dell’opposizione delle Chiese sono anche
basate sulla fede. All’inizio della Crociata per la pace davanti
a Mururoa nel giugno 1973 il sacerdote Charles Avril commentava nei termini seguenti il passaggio del profeta Isaia (2;4);
« A causa di un abominevole rovesciamento sono stati i vomeri
e le roncole a trasformarsi in
spade e lance ; le scoperte della
scienza e le realizzazioni della
tecnica che dovrebbero essere
apportatrici di bene e di utilità
hanno snaturato la loro fuiMione per servire alla fabbricazione
di congegni destinati ad uccidere, a distruggere, a mandare in
rovina la civiltà... ».
Le preoccupazioni della Chie
I CATTOLICI SULL’APARTHEID
Un documento
deludente
I vescovi alla ricerca di una mediazione
- Riconciliazione con o senza pentimento?
Uno dei primi
esperimenti
nucleari
nel Pacifico,
l'esplosione
di un’atomica
americana
nell'atollo
di Bikini.
Sempre --------
più numerose
sono le voci
che reclamano
la cessazione
di questi test.
le popolazioni del Pacifico di
fronte alla prosecuzione degli
esperimenti nucleari ». Nel maggio 1983, il Sinodo nazionale della Chiesa riformata di Francia
votava una risoluzione che richiedeva alle comunità cristiane
del Paese di « manifestare la
propria solidarietà colla Chiesa
evangelica della Polinesia francese, di agire nella stessa Francia per abbattere il muro di silenzio e la legge del segreto che
circonda il prosieguo dei test
atomici francesi nel Pacifico, di
partecipare a delle azioni in comune allo scopo di ottenerne la
abolizione... ».
Infine, un testo più recente,
firmato da molti cristiani fra cui
quattro vescovi, propone un gesto concreto in vista della totale interdizione degli esperimenti nucleari : « La Francia deve
agire, colle altre potenze e porre
fine ai propri esperimenti ».
Roberto Peyrot
« Poiché la missione della chiesa è rivolta a tutti gli uomini ed
il suo impegno è quello di preparare una società fondata sui
valori evangelici della libertà,
della giustizia, della pace e dell’amore, la Conferenza episcopale cattolica del Sud Africa ha
deciso di prendere contatto con
tutti i gruppi principali per poter così incidere sull’attività di
tati gruppi. Essa non dovrà mai
dare l’impressione di parzialità
nei confronti di alcuni gruppi,
ignorandone altri. Essa cercherà di agire da mediatrice fra i
vari gruppi in conflitto ». Così si
esprime la Conferenza episcopale cattolica del Sud Africa nella parte finale di un documento
approvato il 26 agosto u.s., ma
giunto a noi solo ora: ulteriore
segno delle difficoltà di comunicazione tra la realtà sudafricana
e il resto del mondo.
Il documento, pubblicato a circa un anno di distanza da xm altro documento, quello detto
« Kairós », proposto all’attenzione delle nostre chiese, era atteso da tempo con curiosità ed interesse. Si era infatti in attesa
di sapere come si sarebbe schierata la Chiesa cattolica sudafricana, perché i documenti che
aveva finora elaborato erano
piuttosto sfumati, denotavano
una certa difficoltà a pronunciare una parola chiara.
Purtroppo il documento che si
trova ora pubblicato sul numero di dicembre de « Il Regno » è,
per dirla francamente, un po’
deludente, perché non esce dalla
equidistanza dei documenti precedenti. Certo l’apartheid è condannato, ne viene denunciato
« il suo carattere malvagio, non
cristiano, l’ingiustizia che ne deriva, il risentimento e l’amarezza che suscita, la messe di disastri che può provocare nel paese che tanto amiamo ». Ma si
tratta di una condanna debole,
che riprende una dichiarazione
dei vescovi fatta nel lontano
1957! Perché riprendere una parola che potrebbe essere antica,
ma che, usata così, è soltanto
vecchia? E’ possibile che i vescovi abbiano, non per paura,
ma per scelta deliberata, consapevole e responsabile optato di
proporsi come forza di mediazione nelle tensioni attuali.
Essi non tacciono le ingiustizie, gli atti di violenza e di prepotenza commessi dal governo
sudafricano, le violazioni dei diritti; anzi, nella sua seconda parte il documento contiene una descrizione della situazione in Sud
Africa, e fra l’altro anche un
r CALENDARIO BIBLICO
INTERCONFESSIONALE
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mensile sulla tematica:
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elenco sommario delle azioni
compiute a danno delle chiese
cattoliche. Veniamo così ad apprendere delle misure restrittive cui sono sottoposti i vescovi,
ai quali si nega per esempio la
libertà di movimento, degli arresti di seminaristi, di processi
nei confronti di preti, di atti di
vandalismo compiuti contro edifici cattolici, della irruzione della polizia nelle chiese nel corso
di cerimonie religiose e dell’arresto in massa di tutti i presenti, e così via.
Da parte nostra possiamo aggiungere che adesso comprendiamo perché il segretario della
Conferenza episcopale è stato arrestato, sottoposto a maltrattamenti, sie non a vera e propria
tortura, neU’estate scorsa. Evidentemente la polizia l’ha arrestato subito dopo la stesura di
questo documento, non sopportando le verità in esso contenute. Dunque è giusto e doveroso
riconoscere il coraggio che anima i vescovi e i cattolici del
Sud Africa. L’ambiguità del documento non nasce dal timore,
ma da come la chiesa interpreta se stessa, e comprende la sua
missione all’intemo della società.
In questo senso le parole riportate all’inizio mi paiono significative: la chiesa al di sopra delle parti, in una ricerca di
posizione d’equidistanza; ma anche la chiesa come mediatrice,
costruttrice di dialogo, luogo di
dialogo, d’incontro; e infine la
chiesa come guida morale verso
una società alla cui bas“ stiano
i « valori evangelici della libertà. della giustizia, della pace e
dell’amore ». Si tratta senz’altro
di elementi suggestivi, non privi
di attrazione e di fascino, condivisi anche da molti membri delle nostre chiese. Ma, per quanto
strano possa sembrare, tutto
questo non è evangelico! Lp dico non per una mia convinzione
maturata a tavolino, mille miglia lontano dall’inferno sudafricano, ma sulla base del documento « Kairós » scritto da altri
credenti sudafricani. Essi non
hanno cercato un’equidistanza:
hanno canito che con l’apartheid
non si discute, lo si combatte,
che il sistema attuale è « irriformabile », va cambiato e soprattutto che « attraverso la
Bibbia Dio appare come il liberatore degli oppressi. Egli non
è_ neutrale. Non cerca di riconciliare Mosè e Faraone, di riconciliare gli schiavi israeliti con i
loro oppressori egiziani (...). La
oppressione è peccato e non si
può scendere a compromessi
con essa, deve essere tolta di
mezzo. Nel Salmo- 103: _ 6 ’Il Signore aeisce con giustizia: vendica i diritti degli oppressi’ ».
I vescovi cattolici sudafricani
sono espressione di quella che
i teologi del documento « Kairós » indicano come « teologia
della chiesa » che fa della riconciliazione un « principio assoluto, da applicarsi in ogni caso di
conflitto o dissenso ». Vi sono
invece situazioni in cui la riconciliazione non è possibile se prima non v’è stato ravvedimento
e pentimento.
Per questo, pur esprimendo
tutta la simpatia possibile nei
confronti delle chiese cattoliche
sudafricane, dobbiamo con rincrescimento constatare che esse
hanno forse mancato un’occasione per dire una parola profetica.
Luciano Deodato
4
4 obiettilo aperto
26 dicembre 1986
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tu,
NEL TRAGICO DICEMBRE DEI PROFUGHI EMERGE L’UNITA’ DELL’UMANITÀ’ IN CRISTO
Cosi, con i visi rilassati ed i
cuori riscaldati, essi attesero la
parte principale della festa: la
celebrazione del Natale.
Tuttavia noi cominciammo ad
inquietarci non poco: come si
poteva fare? Questi sofferenti
erano di fatto in grande maggio
NATALE 1938
Il Natale era stato preceduto
da un Avvento scuro e pesante. Si era avuto eco che nella
nostra vicina nazione del
nord erano state incendiate le
sinagoghe e infrante le vetrine
dei negozi di ebrei. E molti ebrei, minacciati dal regime nazista, sarebbero stati sulla strada di fuga dalTAustria e dalla
Germania verso la Svizzera. Alcuni gruppetti di dispersi sarebbero venuti fino a Berna ed erano da noi attesi per il Natale.
Ci preparammo immediatamente per accoglierli! Volevamo riceverli in una saletta del
vicinato e questa notizia si diffuse come il vento. La nostra vicina portò le sue migliori tovaglie e stoviglie tra cui le sue posate usate raramente — niente
doveva essere troppo bello per
quest’eccezionale festa di Natale. Ben presto furono apparecchiati i tavoli a festa, ornati con
rami d'abete e candele. L'albero
di Natale con le sue luci stava
in un angolo. Dei cari amici portarono tutto ciò che fa parte di
una cena di festa e infine non rimase che aspettare gli ospiti.
Ed essi vennero, vennero,
vennero! La porta restava bene
aperta per poterli fare entrare
tutti e in poco tempo la piccola
sala era strapiena; gli uomini
dovettero andare a prendere altre sedie a casa loro, le donne
tutti i piatti e le tazze rimasti.
E così, non appena compiuto
il primo miracolo e dopo che
tutti, proprio tutti poterono sedersi, ci guardammo per la prima volta con attenzione, noi loro, e loro noi. Ancora oggi riesco a vederli davanti a me, questi primissimi delle migliaia che
seguirono.
Le pietanze calde riscaldarono gli animi poco per volta. Una
parola di benvenuto dimostrò
loro la nostra gioia per il loro arrivo e lentamente scomparve
dai loro volti la rigidità e lo spavento.
imiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiimiiiiiiiii!imiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii'
wm
iiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiimi!iiiiiuiiii!iiiiiiiiiiiiiiiii!i!iiiii!iiiiiiii!iiiiim!iiiiiiiiimiiiiiHimiiiiiiiiiiiiiimmiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin
ranza degli ebrei — potevamo
leggere loro la storia del Natale? E come facevamo con le canzoni natalizie? Era possibile
cantare insieme: Gioisci, gioisci cristianità...? I nostri ospiti
si erano forse accorti della nostra esitazione, perché improvvisamente uno di essi — era un
cantore viennese — iniziò a cantare con una magnifica voce: O
felice, o beato e pieno di grazia
tempo di Natale! Fummo piacevolmente sorpresi che tutti iniziassero a cantare all'unisono;
erano infatti tutti cresciuti in
paesi di lingua tedesca dove Vivevano frequentato le scuole e
pertanto erano loro familiari
pure le canzoni di Natale. Questo non ci era venuto in mente.
Tuttavia questo cantare insieme in una sala ornata di candele dove si trovavano esiliati, ci
commosse tutti orofondamente
e nessuno si vergognò delle proprie lacrime.
Infine ci fu d'aiuto il Vangelo! Non c'era infatti più la questione se potevamo leggere la
storia del Natale.
Non vi fu altra consolazione
che proprio questo racconto del
Salvatore, che venne alla luce
nella mangiatoia di una stalla,
figlio di madre ebrea, nella cittadina giudaica di Betlemme,
del quale il sacerdote ebreo Zaccaria aveva predetto che « egli
apparirà a coloro che stanno
nelle tenebre e nella ombra della morte e indirizzerà i nostri
piedi sul cammino della pace ».
Nella piccola sala si era fatto
un grande silenzio. A volte i rami d'abete crepitavano per il
calore delle luminose candele ed
a volte qualcuno sospirava piano tra sé...
Poi uno si alzò e disse che doveva parlare, il suo cuore era
troppo carico: « Fratelli e sorelle », disse, « siamo stati dei perseguitati e disprezzati e questa
sera siamo di nuovo diventati
degli uomini. Siamo stati degli
impauriti e disperati, ma questa
sera ci è stato donato nuovo
grande coraggio. Fratelli e sorelle! Ringraziamo Dio e voi tutti ».
Questo primo discorso fu seguito da molti altri. I nostri ospiti erano grati di potersi e
sprimere e di interrogarsi
sul significato di quanto vissuto. Ci raccontarono delle sofferenze degli ultimi giorni e settimane, delle paure della fuga e
delle preoccupazioni per i mem
bri della famiglia e gli amici rimasti indietro... Cosa sarebbe
successo loro? Noi cercammo
di consolarli dicendo loro che
da noi sarebbero stati al sicuro
fino a quando non sarebbero
tornati tempi migliori. Chi avrebbe potuto allora prevedere che sarebbero dovuti passare sette lunghi anni molto,
molto pesanti?
Ma nella saletta natalizia toinò di nuovo l'allegria. Cominciarono a circolare mandarini c
panforti insieme a piccoli regali — nessuno di noi si chiese più
da dove provenissero. Tutto eni
così meraviglioso — così fuori
dal quotidiano — che accogliemmo quest'abbondanza con riconoscenza. Solo dopo fummo .i
conoscenza che dei cari amici crano entrati e usciti silenziosamente per riempire sempre di
nuovo i cesti per gli ospiti tanto
numerosi.
Solo verso mezzanotte ci lasciarono per ritornare al loro al
loggio provvisorio. Ma ci sembrò come se non fossero più le
stesse persone che erano venute
qualche ora prima da noi. I loro
occhi avevano assunto una lucentezza particolare: il Natale aveva dimostrato la propria forza
magica! Noi tutti l'avevamo vissuta! E quando accompagnammo fuori i nostri ospiti nella
chiara notte di Natale con sopra
di noi il cielo pieno di stelle, capimmo ancora di più la commossa preghiera dell'antica canzone di Natale: O Salvatore, apri i cieli, vieni giù, giù dal cielo. Strappa dal cielo porte e portoni, strappa lucchetti e serrature.
Q chiaro sole, magnifica stella, a Te vogliamo guardare con
piacere. Q sole, alzati! Senza il
tuo raggio rimaniamo tutti nelle tenebre.
Gertrud Kurz
Gertrud Kurz, svizzera nota come la
« madre dei profughi », è stata per molti
anni presidente del Movimento cristiano
per la pace.
Nella foto una famiglia di profughi
alla vigilia della seconda guerra mondiale.
(Traduzione di Hedi Vaccaro)
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26 dicembre 1986
vita delle chiese 5
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VALDESI E METODISTI NELL’AREA RIOPLATENSE
RICOSTRUIRE LA NOSTRA SOCIETÀ
Il primo impegno nella vita della nuova democrazia: l’analisi degli anni più tragici, segnati dalla violazione della vita
di molti - Ricordare per poter rispondere ai nostri figli - Il vero perdono non può essere come una merce di scambio
Il tema della violazione dei diritti umani durante gli anni del governo civico-militare è il tema più importante nella coscienza della società uruguayana dei nostri giorni.
Pensando a questo argomento, che
occupa anche un grande posto nella società argentina, vorremmo sottoporre alla riflessione delle nostre
chiese rioplatensi alcune idee che
sorgono dalle nostre convinzioni,
dalla nostra fede riformata.
E' necessario ricostruire la nostra
società. Dobbiamo farlo partendo
dall imalisi dei fatti occorsi in questi anni oscuri. Cercare dei cammini di comprensione per una vita armonica in una società più giusta.
Il tema è delicato. La vita degli
essei i umani non si può prendere
alla leggera. Non si specula sulla vita degli altri. La morte, la scomparsa di persone, la tortura, in qualunque circostanza, non si possono riparare. Il passato non si ricupera con
dei decreti.
Senza la conoscenza profonda dei
fatti accaduti, non possiamo ricostruire la nostra società su una base che sia sicura, che si proietti verso ii futuro, che serva da riferimento alle nuove generazioni. Una riparazione politica degli errori separata da un nuovo inizio, un progetto
di società che sia determinato dalla
violenza, ci obbligherà ad accettare
in modo implicito ed esplicito la lo
Coontiamo di riferire mensilmente su alcuni aspetti della vita delle chiese valdesi e metodiste in Argentina e in Uruguay. Ci serviremo per questo
di tre periodici pubblicati in quell’area, il « Mensajero Vaidense », organo della chiesa valdese del Rio de la Piata, « Dialogo », bimestrale comune della chiesa evangelica valdese de'l Rio de la Piata e delle chiese riformate in Argentina, e « El estandarte evangelico », organo della chiesa evangelica metodista argentina. La riflessione comincia con un editoriale del direttore del Mensajero Vaidense, tratto dal numero di ottobre
di quest’anno.
sua condotta. Il cammino della verità è l’unico che siamo chiamati a
a cura di EUGENIO RIVOIR
gica della guerra come unica possibilità e forma di convivenza sociale.
Siamo chiamati ad assumere e ad
analizzare questo passato oscuro. Se
cerchiamo di dimenticarlo senza riparare, nei limiti del possibile, le
sue conseguenze penose; peggio ancora: se cerchiamo di nasconderlo,
archiviando la verità dei fatti, riusciremo nel migliore dei casi ad ottenere una pacificazione superficiale
dei nostri animi. Però nessuno potrà smettere di avvertire che continueranno ad esserci nel profondo
delle nostre coscienze quei germi di
inimicizia e di scontro che — siccome non abbiamo avuto il coraggio
di portarli alla luce — appariranno
qui e là in modo inequivocabile nei
prossimi anni. Saranno causa latente, di instabilità--Sociale,__ _ ,
Saper la verità non vuol dire necessariamente minacciare e castigare. Nascondere la verità incentiva i
dubbi. Se cerchiamo di nascondere.
di non saper che cosa è successo, se
la nostra giustizia non riesce a stabilire le responsabilità di ognuno di
noi, se tutto questo accade che autorità avremo per rispondere alle
domande dei nostri figli? Se non
accettiamo la verità come base della nostra stessa vita, che educazione
daremo alle nuove generazioni? I
nostri figli erediteranno una società
minata daH’ipocrisia. La nostra generazione porterà il marchio di Caino. Continueremo a vivere, e saremo fors’anche felici, ma con questo
marchio. Siamo stati sordi alla voce del « sangue del nostro fratello
che chiama dalla terra ». Nessuno
di noi desidera passare alla storia
come una « generazione di Caino ».
Se ognuno di noi accetta di dar
ragione della sua fede, se siamo qui
per « predicare a tempo e fuor di
tempo », per « esortare con pazienza » (2 Timoteo 4: 2), ognuno di noi
sarà disposto a rendere conto della
seguire.
Pensiamo che sia sbagliato dire
che il perdono è generoso quando
si tratta di un perdono forzato ad
entrare nella forma di un meccanismo, di una contrattazione, di un
accordo giuridico-morale — così diventa una merce di scambio, un puro oggetto di calcolo politico.
Il tema è delicato. Cerchiamo di
fare in modo che Dio ci illumini. La
sua Parola è la Verità. Cerchiamo,
pregando con timore e tremore, una
forza che realmente vivifichi la nostra società in vista della comprensione e dell’attuazione dell’amore
per la giustizia. Non servono coloro
che si mettono « dal di fuori », le
dichiarazioni « dall’alto », non parliamo da « un luogo sicuro ». Questo è il tempo dell’impegno. Impegno con la verità.
La speranza che sia possibile costruire uniti una società più giusta
sulla base dell’amore per la verità
è ,una speranza per noi irrinunciabile. Sappiamo che il cammino più
sicuro è quello che passa attraverso la croce. Avremo il coraggio di
sceglierlo? L'altro, il cammino degli accordi e dei negoziati, è un cammino possibile. Vogliamo però ricordare sempre che quando comincia il calcolo finisce l’amore.
Carlos Delmonte
CONCORSO MONDIALE DI DISEGNO DEI RAGAZZI
Giustizia, pace e integrità della creazione
Giustizia, pace, integrità della creazione; su questi
obiettivi di primaria importanza e urgenza la sesta Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese invita ad impegnarsi le chiese che ne fanno parte. Il sottocomitato per
l’educazione, facendo propria questa sfida, invita i bambini
a partecipare al Festival di arti creative per l'infanzia. Si
chiede che i l>ambini interpretino i temi di Giustizia, pace,
integrità della creazione come li vedono nella loro vita,
sia scrivendo una canzone (parole e/o musica), sia un
racconto o una poesia, sia realizzando un disegno. Il Festival è aperto a tutti i bambini nati dopo il 31 dicembre
1973, e sarà suddiviso in due categorie d'età: 6-9 anni e
10-13 anni. Per i disegni:
— potranno essere realizzati in tutti i colori e in bianco
e nero;
— potranno essere impiegati collages e fotografie, così come tutte le tecniche di disegno e pittura;
— se possibile, è necessario attenersi ad un formato ohe
vada da 21,30 cm. a 42,60 cm.
Il Consiglio Ecumenico si augura di poter utilizzare i
disegni per la produzione di un calendario per il 1989,
mentre altri progetti di realizzazione di audiovisivi saranno lanciati su Giustizia, pace, integrità deiia creazione
In vista della conferenza mondiale che si terrà tra il 1990
e il 1991.
La nostra redazione, aderendo all'Iniziativa, raccoglie i
materiali entro il 30 giugno 1987. I disegni e le fotografie
verranno utilizzati per illustrare il giornale, e saranno esposti in una mostra curata dalla nostra redazione nel corso
del Sinodo 1987.
A cura della redazione tutto il materiale sarà inviato
al comitato del Festival di arti creative per l'infanzia presso
il Consiglio Ecumenico delle Chiese.
Avvertenze:
— il materiale non sarà restituito;
— non tralasciare di indicare, su un'etichetta applicata
sul retro di ogni opera, il nome, l’Indirizzo completo e
ia data di nascita del bambino, e l'argomento dell opera
stessa;
— inviare i materiali a: Redazione La Luce - via Pio V, 15 10125 TORINO.
6
6 vita delle chiese
26 dicembre 1986
IL SERVIZIO CRISTIANO VERSO IL 1987
GENOVA - COLLETTIVO TEOLOGICO
Prospettive a Riesi
Come funziona la « seconda
fase » della gestione del Servizio
cristiano a Riesi? Jean-Jacquea
Peyronel, ohe dal luglio 1985 è
stato chiamato a dirigere l’importante centro siciliano fondato da Tullio Vinay, esprime non
poche preoccupazioni. Il 1987 si
presenta, infatti, come un anno
difficile sia a livello dell’omogeneità del gruppo residente e della sua relazione con l’ambiente
siciliano sia a livello finanziario.
« Non è sufficiente portare avanti resistente — ammette JeanJacques Peyronel — che già ci
prende molte energie, ma dobbiamo pensare a nuovi orientamenti proprio perché la situazione in questi anni è cambiata ».
E il mutamento di questi anni lo avverti anche soltanto sfogliando i numeri del Bollettino
del Servizio cristiano. Nell’ultimo numero di Natale, proprio
sul tema del profondo cambiamento del Sud si afferma: « Sotto molti aspetti la situazione di
Riesi, e deU’intero Meridione, è
peggiore oggi di quanto non lo
fosse venticinque anni fa. Allora
vi era la miseria bruta ma la
gente lottava ancora per qualcosa. Oggi c’è il benessere diffuso,
il denaro facile, l’assistenzialismo, ohe hanno ucciso ogni residuo di spirito di solidarietà,
ogni ideale morale o politico,
ogm desiderio di dare un senso
vero alla propria esistenza. Si vive un presente vuoto, dimentichi del passato e indifferenti al
futuro ».
In questo quadro il lavoro del
Servizio cristiano è particolar-.
mente carico di significato e deve affrontare, nella propria situazione, non poche difficoltà.
« Ci troviamo — continua Peyronel — in questo estremo lembo delPEuropa alle porte del
Terzo Mondo, quest’isola alla deriva violentata per millenni dalle varie ’’civiltà”, questo centro
strategico della geo-politica mondiale in cui si riversano tutte
le contraddizioni e i danni dei
rapporti incrociati tra Nord e
Sud, Est e Ovest. Qui si toccano
con mano i contrasti e le assurdità della storia, della politica,
dell’economia, della cultura di
massa. Qui soprattutto ci si
rende conto di cosa sia la tragedia di un popolo spossessato
della propria storia, della propria identità, del proprio futuro. Qualcuno si stupisce che ci
interessiamo tanto di militarizzazione del territorio, di mafia,
di ecologia, di problemi dello
sviluppo... Ma questo è il nostro
dovere proprio perché ci troviamo alla periferia della periferia
e pertanto ci è dato di cogliere
le contraddizioni di un sistema
di vita che forse, al centro, nelle metropoli delle società avanzate, si notano di meno perché
sono più integrate ».
Intanto, a Riesi città è cambiato il sindaco (un valdese,
membro dell’Assòciazione « Amici di Riesi ») che presiede una
giunta minoritaria di sinistra la
quale ha già affrontato, in poco
più di un mese, alcune questioni
urgenti che vanno dal problema
dell’acqua al problema della denuclearizzazione del territorio.
Ma non si sa quanto potrà durare questa giunta minoritaria
chiamata a gestire il Comune in
assenza dei democristiani che,
pur essendo stati eletti a grande maggioranza, sono spaccati in
due clan rivali e avrebbero portato il Comune al commissariamento.
Al Servizio cristiano si è valutato positivamente Tanno del
« Centro agricolo » che ha esperimentato, tra le altre cose, la
produzione del cartamo su 15
mila metri quadri, una coltura
poco conosciuta ma ricca di proprietà (dal mangime all’olio ricavato dai semi). Sono arrivati
due nuovi obiettori di coscienza, tutti e due siciliani, e si sta
cercando per il nuovo anno una
nuova infermiera nossibilmente
FAVOLOSO!!
Il tappeto orientale autentico
arriva a Torre Pellice.
Abbiamo approfittato del calo del dollaro
per fare una grossa importazione di tappeti fatti a mano: persiani, turchi, afghani,
cinesi, pakistani.
I prezzi?? Assolutamente incredibili!!
Verificatelo da soli.
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specializzata in pediatria o ginecologia. « Malgrado le difficoltà,
ci prepariamo ad affrontare serenamente il futuro — dice Peyronel — avendo fiducia che il
Signore guiderà il nostro lavoro ».
Giuseppe Platone ^
Le chiese evangeliche
di fronte al fascismo
TORINO
Il Natale
dei finlandesi
La sala è piena di luci; abbondano candele, candeline. I
bambini attendono' i regali di
Natale. Nella sala della chiesa
valdese di Torino risuonano i
canti della fede luterana. E’ il
Natale dei finlandesi guidati
dal loro pastore Pavro Rasmus.
La chiesa della terra Suomi (è
il nome antico e moderno!) canta le lodi a Dio nella lingua uralo-altaica. Una ottantina di presenti con bellissimi figlioli di
madri finniche perlopiù sposate
con italiani. Tutti questi amici
conoscono i Valdesi e sanno
che le nostre chiese sono anche
le loro. Chiesa di popolo che
incontra una chiesa di popolo
ricca di storia, di esperienza,
ricca della povertà delTEvangelo. Il lóro pastore abita a Genova, ha studiato teologia ad Helsinki, tiene culti per la diaspora
finlandese a Roma, Firenze, Genova, Torino, Varese.
Non sappiamo molto di loro,
presenti nel Nord e nel Centro
Italia. Non conosciamo la loro
lingua. Ma ripensiamo alla Finlandia spesso martoriata dalla
guerra, costante nella difesa
della libertà intesa come libertà
dell’uomo che ci è data da Dio
solo per Grazia.
La seconda riunione del collettivo teologico di quest’anno a
Genova ha affrontato — un primo e parziale approccio, per
molti dei partecipanti — la que"stione del mOdo in cui le chiese evangeliche, quelle valdesi in
particolare, hanno vissuto la
« era fascista ». Il collettivo si è
svolto il 15-16 novembre e ha
avuto come ospite e conduttore
il prof. Giorgio Rochat, docente
di storia contemporanea alTUniversità di Torino. L’incontro
ha avuto un aspetto nettamente
positivo e un altro marcatamente negativo.
Positivo, e molto, è stato il
fatto che, anzitutto, il collettivo
si è aperto all’esterno: l’ampia
relazione introduttiva è stata infatti tenuta presso la sede dell’Istituto Gramsci, che insieme
al Centro Ligure di Storia Sociale aveva anche curato la pubblicizzazione della conferenza
con manifesti e inviti personali. I partecipanti alTascolto e alla discussione della relazione sono stati numerosi, in parte evangelici — dall’arco ligure, da Savona a La Spezia — e in parte
esterni al nostro ambiente.
Positivo, ancora, il fatto che
un gruppo, nelle nostre chiese
genovesi, si sia attivamente impegnato, sia per ospitare per la
notte i non molti convenuti che
l’hanno richiesto, sia per assicurare il... vettovagliamento: come in passato, la cena è stata
preparata da famiglie di Sampierdarena e Sestri, il pranzo
della domenica dal nostro ottimo gruppo d’accoglienza.
Invece, è stato un fatto negativo la scarsa frequenza di evangelici, almeno genovesi, all’incontro e soprattutto alla conferenza pubblica. (Schiettamente
stupisce che tanti fra noi, anche
giovani, baldi studenti medi e
CONCESSIONARI
LONGINES
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Gioielleria BORNO s.n.c.
di TESI & DELMASTRO
PINEROLO
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universitari, non abbiano sentito l’attrazione verso la rievocazione di questo passato abbastanza recente; passato nostro,
civile ed ecclesiastico, pieno di
problemi, che non possiamo e
non dobbiamo rimuovere.
AGENDA
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di pastori
valdesi
e metodisti
Past. Eugenio Bernardini - via Pio V,
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Past. Maria Bonafede - via Monte Grappa, 62/B - 20092 CiNiSELLO BALSAMO (cura ia chiesa di Brescia) Tei. 02/6180826
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POMARETTO (To) - Tel. 0121/81273
Past. Giorgio Bouchard - Villaggio Evangelico - via Rivarano - 83024 MONTEFORTE IRPINO (Av) - Tei. 0325/
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Past. Silvio Ceteroni - via Da l'as'iano, 29 - 19100 LA SPEZIA Tel.
0187/37189
Past. Hartmuth Diekmann ■ via Grotte
Bianche, 7 - 95129 CATANIA - Tel.
ufficio 095/446885 - Abit. 095/329725
- 95129
Cand. Vito GardioI - Chiesa Valdese 10060 BORA' (To) - Tel. 0121/93108
Past. Ermanno Genre - Res. des Amandiers - 125 rue St. Jacques - 34000
MONTPELLIER (Francia)
Past. Franco Giampiccoli, Moderatore
via Firenze, 38 - 00184 ROMA - Tel.
06/474.55.37
Past. Paolo Giunco - via Livio Bassi, 72
- 91100 TRAPANI
Past. Giuseppe La Torre - via Spezio,
43 - 90139 PALERMO - Tel. 091/
580153
Past. Robert A. Marsh - via Banco di
S. Spirito, 3 - 00186 ROMA - Tei.
06/6568314
Past. Sergio Ribet - Direttore Agape 10060 PRALI (To) - Tel. 0121/841514
Past. Eugenio Stretti - via General
Messina, 71 - 74100 TARANTO
Tel. 099/331017
Past. Letizia Tomassone - via Curtatone, 2/5 - 16122 GENOVA (cura la
chiesa di Sestri/Sampierdarena) Tel. 010/886838
Past. Carmen Trobia Ceteroni - via Da
Passano, 29 - 19100 LA SPEZIA (cura la chiesa di Carrara) - Tel. 0187/
37189
La prof. Oriana Bert, membro della
Tavola valdese comunica il suo nuovo numero d1 telefono: 011/677103.
Rimane immutato l’indirizzo: via Richelmy 2 - 10126 TORINO
Past. Enos Mannelli comunica il suo
nuovo numero telefonico: 085/
9490041.
Pastore battista Domenico Tomaset
to comunica il suo nuovo indirizzo:
via Luigi Colla, 22 - 10098 RIVOLI
(To) - Tel. 011/9586948.
Hanno collaborato a questo
numero: Gino Conte, Ivana
Costabel, Carlo Gay, Vera
Long, Claudio Pasquet, Piervaldo Rostan.
I
\
7
26 dicembre 1986
vita delle chiese 7
RELIGIONE A SCUOLA
La Tavola valdese chiede al TAR
di annullare la circolare n. 302
La legge 449/84 completamente inapplicata nella scuola - La circolare non può modificare la
legge - Pentecostali, Avventisti ed Apostolici appoggiano l’iniziativa - Una lettera a Craxi
Sono arrivate alla Tavola valdese da tutte le parti dTtalia segnalazioni sulla mancata applicazione degli articoli 9 e 10 della legge 449 deiril agosto 1984, che approva l’Intesa tra la Repubblica
Italiana e le chiese rappresentate dalla Tavola valdese. Direttori
didattici, presidi, provveditori hanno ignorato i diritti di « tutti »,
sanciti dalla legge, ed hanno continuato a rispondere ad allievi e
genitori che dichiaravano di non volersi avvalere dell’« insegnamento della religione cattolica » sulla base di questa legge, facendo riferimento alle circolari di applicazione del nuovo Concordato. In
particolare la circolare 302 del 29 ottobre 1986 del Ministro della
pubblica istruzione ha forzosamente inserito la posizione di quanti
hanno dichiarato di non volersi avvalere dell’insegnamento della
religione cattolica sulla base della legge 449/84, nell’ambito della
normativa concordataria, sancendo quindi in pratica l’cbbligo di
far seguire a tutti gli allievi non avvalentisi le cosiddette « attività
alternative ».
Di fronte a questa situazione la Tavola valdese ha deciso di
ricorrere al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, competente per territorio, per far annullare la circolare in questione e
tutelare i diritti costituzionali di libertà religiosa.
In una conferenza stampa, tenutasi a Roma lunedì 22 dicembre,
il moderatore, past. Franco Giampiccoli, ha illustrato le motivazioni che hanno spinto la Tavola a ricorrere al Tribunale Amministrativo a tutela dei diritti di libertà di tutti.
Il ricorso, redatto dal Prof. Paolo Barile dell’Università di Firenze, sostiene l’illegittimità della circolare in quanto « contra legem », perché non è possibile con una circolare modificare una
legge dello stato.
Anche le Chiese Pentecostali, Avventiste ed Apostoliche hanno
intenzione di intervenire « ad adiuvandum » nel procedimento
aperto dalla Tavola contro il Ministero della pubblica istruzione
perché vedono lesi i loro diritti.
Contemporaneamente al ricorso al Tribunale, la Tavola ha scritto uria lettera al presidente del Consiglio' dei Ministri, on. Bettino
Craxi, firmatario dell’Intesa, ricordando come, nonostante i contatti tra la Tavola e il Ministero, quest’ultimo non abbia emanato
alcuna disposizione attuativa della legge 449 e chiedendo un suo
intervento « per far cessare questo atteggiamento discriminatorio
nei nostri confronti ».
Giorgio GardioI
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Solidarietà con Mandela
PINEROLO — Preceduta da
un capillare lavoro di informazione e di discussione nelle riunioni quartierali, s’è tenuta il 21
dicembre un’assemblea di chiesa a Pinerolo sul problema dell’apartheid. Anche se, com’è stato fatto rilevare, l’apartheid esiste, non codificato come in Sud
Africa, in molte altre parti del
mondo e non da ultimo anche
da noi in mille forme diverse e
sottili, la condanna del sistema
messo in atto dal governo sudafricano è stata unanime. Non si
può accettare, capire, giustificare l’apartheid perché non ha alcun fondamento biblico, anzi è
la negazione dell’Evangelo di
Gesù Cristo, morto e risorto per
ogni creatura, senza distinzioni
di razza, sesso, cultura, condizione sociale; non lo si può tollerare perché contrario al concetto di umanità, cosi come s’è
venuto a formare in questi ultimi secoli ed ha trovato espressione nella Dichiarazione dei diritti deH’uomo, dove è detto che
tutti gli esseri nascono uguali.
Dunque nessun problema per
quanto riguarda la dichiarazione dei principi. I problemi cominciano quando ci si pone la
domanda su « cosa fare? ». Il
boicottaggio delle merci sudafricane è cosa di poco conto, in
quanto nessuno di noi commercia in quelle materie prime che
garantiscono la ricchezza al Sud
Africa (oro, uranio, ecc.). Si può
agire su prodotti ortofrutticoli,
rifiutandosi di comprare frutti
segnati dal marchio « Outspan »,
o la lana «Mohair», o le conserve « De Rica ». Ma questo,
s’è detto, può più che altro servire a sensibilizzare altre persone intorno a noi; non riuscirà
certo a mettere in crisi le industrie sudafricane. Forse abbiamo mancato di fare tempestivamente un’azione contro la Oli
vetti che ha occupato il posto
lasciato libero dalla IBM. Ma si
può sempre vedere di ricuperare il ritardo. Però quello che
sembra più alla nostra portata
è un’azione nei confronti delle
banche. Per questo è stato dato
incarico al Concistoro di sollecitare un incontro coi direttori
di quegli istituti ^bancari _ che
hanno prestato o prestano denaro al Sud Africa, per chiedere loro di cambiare la propria
politica d’investimenti. In caso
contrario si vedrà di ottemperare aH’invito degli ultimi Sinodi di ritirare i propri depositi.
L’assemblea ha inoltre deciso
di aderire al Comitato anti-apartheid costituitosi recentemente
a Pinerolo.
Infine il Concistoro è stato
incaricato di inviare un messaggio di solidarietà a Nelson Mandela, il capo carismatico delTAfrican National Congress e
al SACC, l’organismo che raccoglie molte chiese sudafricane,
all’interrio del quale è stato redatto il documento « Kairós ».
'• Il serio impegno dei nionitori e l’accurata presentazione
dei bambini hanno contribuito
alla riuscita del culto natalizio
della scuola domenicale. Notata
l’attenzione non solo dei genitori, ma di tutti i presenti ai
vari « commenti » dei testi biblici ed ai canti, in particolar modo a « La gioia del Natale », sulla melodia del vecchio « Mon
beau sapin».
• E’ stato battezzato Gabriele Berger per il quale invochiamo la benedizione del Signore.
• All’età di 91 anni ha terminato la sua vita terrena Maddalena Plavan n. Reynaud di
Ponte S. Martino. In quest’ora
di dolore siamo vicini al marito, a Lelia e a tutta la sua famiglia.
• Il ricavato del bazar dell’unione femminile ammontante
a L. 4.600.000 è stato versato per
la ristrutturazione dell’Ospedale
di Torre Pellice.
Drammatizzazione
BOBBIO PELLIGE — Dame^
nica 21 dicembre si è tenuta la
tradizionale giornata dei bambini della scuola domenicale.
Nel corso della mattinata i
bambini hanno interamente gestito il culto presentando alla
comunità delle drammatizzazioni su vari testi biblici e dei canti. Pur non essendo questo un
«culto tradizionale» nelle forme,
esso è nella sostanza recepito
come tale dalla comunità che
apprezza questa giornata come
uno dei tanti modi coi quali si
può rendere gloria a Dio.
Nel pomeriggio la giornata è
proseguita con un pranzo cofnunit'ario 'preparato dall’Unione Femminile e con vari giochi
e animazioni che hanno permesso ai bambini di trascorrere insieme una giornata felice.
Insediamenti
PRAMOLLO — Durante il culto di domenica 21 dicembre sono stati insediati due nuovi membri del Concistoro, Carla Long
e Ivana Costabel, che erano stati eletti nell’assemblea di chiesa del 7 dicembre. Sempre in
quell’assemblea sono stati nominati i nuovi cassieri: Mauro
Beux e Claudia Travers, che sostituiranno Oreste Long, che finora è stato cassiere e anziano
del quartiere Ciotti.
Ai nuovi membri l’augurio di
poter svolgere fedelmente e umilmente il proprio compito al
servizio della comunità; al fratello Oreste un ringraziamento
sincero per l’impegno e la disponibilità dimostrati in questi
anni.
• Domenica 14 dicembre ha
avuto luogo un incontro natalizio dell’Unione Femminile con
le sorelle di S. Germano e Frali, con un piccolo bazar a favore
dell’Asilo di S. Germano.
• Il culto di Natale si terrà
normalmente alle ore 10, con
Santa Cena, come pure la domenica seguente e il giorno di
Capodanno. Il 26, alle ore 14.30,
avrà luogo la festa dell’albero,
organizzata dai bambini della
Scuola Domenicale e dai monitori.
NATALE
IN VAL PELLICE
Un regalo
intelligente
In occasione delle festività natalizie i monitori e catechisti
hanno cercato di dare un’impronta diversa alla tradizionale
festa delle scuole domenicali.
Quest’anno si è cercato di riflettere e sensibilizzare suH’importanza di regalare, a Natale
come durante il resto dell’anno,
qualcosa di educativo.
Così nel corso dell’ultimo iricontro nrima delle festività si
è cercato di capire qual è l’importanza, il ruolo del regalo, lasciando intuire come reducazione alla pace ed all’amore passi
anche attraverso la scelta, ad
esempio fra un libro ed un giocattolo di moda oggi, come un
robot od un’arma.
TORRE PELLICE
Pentirci
di fronte a Dio
« Non siamo qui per piangere e commuoverci, ma siamo
raccolti per pentirci di fronte
a Dio». Queste parole sono state pronunciate di fronte alla bara di Eros Malan — improvvisamente morto alla giovane età
di 32 anni — nel tempio di Torre Pellice mercoledì 3 dicembre
da parte del pastore Toum.
Di fronte ad una folla di amici il pastore Tourn ha predicato sul testo di Geremia (15: 9),
scelto dai familiari per annunciare il decesso : « Il suo sole è
tramontato quando era ancora
giorno ». La morte di Eros è
stata un’occasione tragica per
ripensare alla debolezza della
vita in questo tempo, senza dimenticare il ruolo delle comunità, dei pastori, di tutti di fronte al fratello.
Il pastore Tourn ha voluto
sottolineare la necessità che la
comunità sappia ritrovare la
forza di una responsabile solidarietà nei confronti di chi vive nelle ombre del tramonto.
RINGRAZIAMENTO
(( Beato Vuomo che ripone nelVEterno la sua fiducia »
(Salmo 40 : 4)
La famiglia di
Maddalena Reynaud Plavan
ringrazia tutte le persone che con la
loro presenza, con scritti o in altri
modi hanno preso parte al suo dolore.
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dell’AIP, editrice del nostro giornale, e
ai suoi familiari, i redattori e i tipografi esprimono la propria simpatia in
Cristo.
Il Signore ha richiamato, a sé
Emilia Bert-Cavallero
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Lo annunciano, fiduciosi nella speranza della vita eterna, il fratello, la
cognata ed i nipoti.
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(c La mia grazia ili basta »
(II Cor. 12: 9)
E’ mancata ai suoi cari
Lidia Roman ved. Cardon
di anni 85
Ne danno il triste annuncio; i figli
Melina col marito Ermanno Besson e
il figlio Alfonso con la moglie Franca ed i piccoli Marco e Nadia; Ro^
berto con la moglie Marina Long e
i figli Alberto e Alessandro; cognate,
nipoti, cugini e parenti tutti.
Luserna S. Giovanni, 12 dicembre 1986
RINGRAZIAMENTO
« 0 Eterno, io ^invoco : affreU
tati a rispondermi. Porgi Vorecchio alla mia voce quando grido a Te »
} (Salmo 141)
La sorella, la nipote con il figlio
della comipianta
Maria Buffa
ringraziano commossi quanti sono stati loro vicini nella triste circostanza.
Rivolgono un particolare ringraziamento al direttore sig. Gohello, alla
sig.ra Barbiani, alle dottoresse Sevee
e Pons, a tutto il personale delTAsilo
Valdese, alla famiglia Prìnzivalli, ai
Pastori Bellìon, Platone, Deodato e Signora.
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8
8 i«»io esodletà
26 dicembre 198S
IL «SERPAJ» IN NICARAGUA
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% .
'iv
Strade nonviolente
Un movimento che cerca la riconciliazione completa tra governo e popolo indio — I gravi problemi di una nazione continuamente assediata
Qual è la strada della riconciliazione, nel Nicaragua di oggi, con le popolazioni indigene
dei Miskitos?
Norman Bent, pastore della
Chiesa Morava in Nicaragua, di
origine miskito, si è rivolto ai
membri attivi in America Latina
del SERPAJ (Servicio Paz y Justicia) presentando un aggiornamento della situazione: anni fa
non gli era consentito, da parte
del governo sandinista, di metter
piede sulla costa atlantica, laddove sono maggiormente concentrati gli indios (il 9% della
popolazione, in quella zona).
« La leadership rivoluzionaria
non si fida di me perché sono
leader di una chiesa del popolo
indio. Neanche la gente si fida
di me per il modo rivoluzionario di interpretare le Scritture.
Come me molti altri si trovano
presi in questo sandwich ». Il
SERPAJ riunisce ora in 10 paesi dell’America Latina gli attivisti dei gruppi nonviolenti:
« Suo obiettivo è, attraverso la
lotta nonviolenta, cercare la
riconciliazione tra il popolo della costa atlantica e il governo
dopo i conflitti dell’81-82. I leader della Chiesa Morava in Nicaragua decisero di diventare
chiesa di pace e riconciliazione
e condivisero la loro esperienza coi Mennoniti e con altri.
Ora siamo completamente ecumenici: non solo Moravi, ma
anche Cattolici, Mennoniti, Anglicani e Battisti. Stiamo esplorando delle alternative per la
difesa nazionale perché crediamo che lo spargimento di sangue non porti pace. Primo, ci
deve essere dialogo col popolo
indigeno: il governo ha commesso molti errori con questa gente, causando centinaia di morti
e mettendone centinaia in esilio. (...)
Ha successivamente riconosciuto la sua colpa e cerca di
riconciliarsi col popolo indigeno. La Chiesa Morava è la più
grossa sulla costa atlantica ed
è servita per rimettere assieme
le parti. (...) Parla col popolo
indigeno, mostrando i benefici
sociali che im governo rivoluzionario può portare agli indigeni, i più poveri in Nicaragua». A una domanda sul concetto di pace tra i .Miskitos,
Bent ha affermato che « in miskito si usa la parola lamne che
è come Shalom in ebraico. C’è
un’ampiezza di significato che
non abbiamo in paz o peace... Si
riferisce non solo alla tranquillità interna o esterna, ma anche
alla possibilità di muoversi, alla libertà di pescare, raccogliere
e cacciare. La pace è la possibilità di andare liberamente al
lago o al mare: non è solo una
parola o un’astrazione ». Sui
rapporti attuali con il governo:
« La lotta dei Miskitos non è
contro i sandinisti. I Miskitos sono i primi a dare riparo ai sandinisti quando la Flotta americana attacca dalla parte atlàntica
attraverso i fiumi. (...) Questa
è stata una rivoluzione popolare, fatta coi poveri e a favore
dei poveri. Bisogna ricordare
la creatività di questo governo:
è creativo a partire dalle sue radici, ma non va trascurato il
ruolo della Chiesa Morava: invece di denunciare pubblicamente
i sandinisti, ha contattato i leader del governo uno per uno.
Questo è stato anche il lavoro
di SERPAJ. Ora il governo sta
cercando di restituire le case ai
profughi che si ritirarono nei
paesi confinanti. Il SERPAJ ha
anche sottoposto al governo una
proposta di obiezione di coscienza. Ma a suo tempo la gerarchia cattolica ha reso chiare le
sue intenzioni di usare quella
legge per proteggere i figli e gli
interessi dei ricchi. L’intero paese sta vivendo sotto il peso della guerra (...), ma la gente del
Nicaragua non vede altro modo
per difendersi: -è autodifesa. Lavoriamo sulle alternative, stiamo cercando appoggi internazionali per fermare l’aggressione USA ».
In conclusione deH’incontro,
Norman Bent ha ancora smentito categoricamente chi accusa
il governo sandinista di munirsi
di aerei e sofisticate armi moderne: «Prima di tutto non c’è
il denaro. Secondo (...) non possiamo in alcun modo respingere
im attacco diretto da parte di
un gigante come gli USA. (...)
Più di chiunque altro al mondo, noi vogliamo la pace. Vogliamo vivere e aiutare gli altri
a vivere ».
da « Quaderni
della riconciliazione »
Questo
numero
è l’ultimo del 1986. Esce con
Un numero di pagine ridotto
per permettere l’inoltro alla
posta in tempo utile per
l’invio prima di Natale.
Il prossimo numero, il primo del 1987, sarà datato 9
gennaio e conterrà anche l’indice 1986.
lettori auguri di
Natale ed anno
redattori e tipo
A tutti i
un sereno
nuovo da
grafi.
SCIENZA
PROCESSO A CAPESTRANO
Pacifisti assoiti
« Gli imputati sono assolti
perché il fatto non costituisce
reato ».
Così ha deciso la mattina del
25 novembre, dopo una decina
di minuti di camera di consiglio
e dopo un’ora e mezza di processo penale, il pretore di Capestrano (Aq) nel giudizio intentato a carico di cinque pacifisti
credenti denunciati dal frate
della locale parrocchia per « turbamento di funzione religiosa ».
Il fatto risale al 5.8: durante
il raduno nazionale dei cappellani militari in occasione dei
festeggiamenti del loro patrono, San Giovanni da Capestrano, i giovani entrarono in chie
Un sfiomale è
anche lavoro. Lavoro
per redattori,
tipografi,
correttori di bozze,
spedizionieri.
Predino Borno, 50 anni,
di Torre Pellice.
Socio delta Cooperativa
tipografica, dal 1952 lavora
come impressore
alla stampa
del nostro giornale.
ABBONAMENTI '87
Scegli subito fra tre possibilità
Abbonamento ordinario
lire 31.000
Abbonamento a ’costo reale’
lire 50.000
(è II costo del giornale
diviso per
Il numero degli attuali abbonati)
Abbonamento sostenitore
lire 70.000
(con diritto a due stampe
di Marco Rostan raffiguranti
I templi di
Luserna S. Giovanni e di Pramollo)
Abbonamento estero lire 55.000 (via ordinaria), lire 84.000 (via aerea)
(GII abbonati esteri sono pregati di non inviare assegni bancari, ma di versare gli importi relativi a mezzo postagiro
Internazionale o vaglia da accreditarsi sul conto corrente postale 327106 intestato a Eco-Luce — casella postale —
10066 Torre Pellice).
Versare l’abbonamento esclusivamente .sul c.c.p. 327106 intestato a Eco-Luce - Torre Pellice (To)
sa durante la Messa con cartelli che riportavano frasi evangeliche (« Chi di spada ferisce di
spada perisce», ecc.). Con il loro gesto intendevano protestare
contro l’inserimento dei cappellani all’interno della struttura
mfiitare e loro conseguente funzióne di supporto ideologico agli eserciti ed alla guerra.
Dopo rinterrogatorio degli
imputati anche numerosi testimoni hanno affermato che quella cerimonia non era stata disturbata. Il frate, alla domanda
esplicita del giudice sulla reale
entità del turbamento della fimzione, affermava candidamente
di aver notato un velo di smarrimento negli sguardi dei fedeli
seduti in prima fila! Quindi, è
intervenuto spintonando i dimostranti verso l’uscita! Solo in
quel momento, alcuni si sono
accorti che nella navata di sinistra stava accadendo qualcosa.
Il difensore dei giovani, con
una certa dose di umorismo, affermava: « Forse, i] vero imputato in quest’aula è il frate! ».
I giovani, tre uomini e due
donne, amici del sottoscritto,
avevano ricevuto alcune dimostrazioni di solidarietà dalle
chiese del XII Circuito. In una
lettera a loro indirizzata, il Sovrintendente past. Gianna Sciclone scriveva tra l’altro : « Cari
fratelli ed amici... Gesù Cristo
faceva pace per le strade, i campi e le piazze, ma ne veniva cacciato e per ultimo era condannato a morte. La croce è il suo e
il nostro simbolo, non gli applausi dei media o Tammirazione del mondo, cose solitamente
riservate ai dominatori della
terra. Il vostro gesto ci ha ”evangelizzati” riguardo alla pace, cioè ci ha fatto comprendere
la buona notizia che può far nascere in noi una coscienza nuova di facitori di pace nel mondo, senza cedere alla stanchezza, alla disillusione, alla rassegnazione ».
Una piccola delegazione delle
chiese valdesi e metodiste ha
assistito al processo ed ha distribuito un ciclostilato contenente il testo di « Voglio credere » di Dorothee Sòlle.
Un’agape fraterna, in una incantevole località dell’aquilano,
cl ha raccolti (chiesa di Cristo
di Pescara, preti operai, obiettori, ecc.) nella gioia e nella riconoscenza al Dio della pace.
Enos Mannelli
Il fumo è
radioattivo
Che il fumo faccia male, lo si
sa da tempo: ma la sua nocività
è stata sempre imputata all’inalazione dei prodotti di combustione, tra i quali i benzopireni,
che hanno effetti cancerogeni.
Recenti studi condotti in America invece attribuiscono almeno la metà dei casi di tumore
ai polmoni dei fumatori alla radioattività realmente presente
nel fumo del tabacco.
Sembra strano che un fumo
leggero come quello delle sigarette (ma anche dei sigari e
della pipa) trasporti con sé elementi che emettono radiazioni,
come l’uranio, il torio, il radio
ed il polonio che sono elementi
pesanti, ma è così. Il fatto è che
i terreni dai quali si esigono
alte rese vengono fertilizzati con
fosfati, che di questi elementi
pesanti sono relativamente ricchi.
Il tabacco, come gran parte
degli altri vegetali, li assorbe
assieme alle altre sostanze nutrienti e li conserva ancora quando è stato trasformato in prodotto da fumo. I radioisotopi
che emettono radiazioni alfa, il
cui danno biologico è da 10 a
20 volte maggiore di quello delle radiazioni beta, hanno facilità ad aggregarsi al ’’particolato”
del fumo; il fumatore li introduce così nel proprio apparato
respiratorio dove essi stazionano anche per anni aderendo soprattutto all’epitelio bronchiale.
(da Tuttoscienze)
« L’Eco delle Valli Valdesi »: Rea.
Tribunale di Pinerolo n. 175.
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Giorgio GardioI (direttore), Paolo Fiorio, Roberto Giacone, Adriano Longo, Giuseppe Platone (vice direttore). Comitato di
redazione: i redattori e: Mirella
Bein Argentieri, Valdo BenecchI,
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi, Claudio H. Martelli,
Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Cesare Milanesohi,
Marco Rostan, Mirella Scorsonelli,
Liliana Viglielmo.
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Tel. 011/
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