1
1997
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IL SENSO
DELLA VITA
«Il vento soffia dove vuole, e tu ne
odi il rumore, ma non sai né da dove
viene né dove va; così è di chiunque è
nato dallo Spirito»
Giovanni 3, 8
E questa la conclusione del colloquio fra Gesù e Nicodemo, apparentemente due dottori delle legge che
discutono, in realtà l’uomo e la Rivelazione che si interrogano. Il problema è
quello di sempre: che senso ha resistenza? Espresso nel linguaggio loro:
come e dove vedere il regno di Dio? Vedere è il verbo fondamentale della vita,
quello che ne racchiude il senso, vedere
le realtà, Dio e il suo regno e di conseguenza vedere il nostro mondo. Per vedere occorre avere occhi, ma per vedere
il Regno occorre avere occhi nuovi.
Durante secoli la teologia e la filosofia
hanno scrutato il cielo e la terra per
trovare le tracce di Dio, cioè il senso
delle cose, nell'ordine del mondo, si sono impegnate nella ricerca di una
struttura organica, un sistema che
rendesse ragione della realtà.
OGGI non si guarda più in quella
direzione perché non si cerca più
l'ordine, ritenuto troppo rigido, che
imprigiona resistenza anziché favorirne l'espressione; oggi interessa la vita, e, come ben sapevano gli antichi, il
serbatoio della vita è il divino. Se negli
Anni 20 la vita significava l'irrompere
di energie nascoste, che si esprimeva
in un paganesimo vitalistico (i fascismi sono tutti vitalisti) oggi, nel clima
religioso attuale, la vita, il divino della vita, si esprime (anche questo sapevano gli antichi) nel miracolo e nel
mistero. Nel miracolo, nell'evento, vedi l'irrompere dell’altro mondo nel
tuo; nel mistero sei tu che vai oltre le
apparenze e conosci ciò che è. Universo di miracolismo e di mistica, questo
è infatti il nostro mondo. E forse la
tecnica moderna arriverà a saldare
tutto questo nel suo mondo virtuale,
in una mistica sconfinata retta dalla
logica della macchina. Miracolisti e
veggenti del nostro tempo sono però
come i maestri antichi, guide cieche
che trascinano altri ciechi nei fossi.
PERCIÒ vedere il Regno richiede
occhi nuovi; stranamente qui non
si parla però di un vedere meglio, ma
di un udire; cambiamento di registro
essenziale che significa conoscere in
modo diverso, passare dal divino allo
Spirito. La fede, cioè il senso della vita, non consiste nel vedere Dio, nell'immergersi nelle forze spirituali o
lasciarsi permeare da esse, ma nello
stare tranquillamente dove si è con le
orecchie aperte. Ma qui si parla del
vento 0 dello Spirito? Di entrambi e
non solo perché nelle lingue bibliche è
la stessa parola ma perché lo Spirito è
proprio come il vento, non sai da dove
viene, e dove va, passa ma non si controlla, non si gestisce.
V
focosi non solo lo Spirito ma «chiunque è nato dallo Spirito», chiunque ha imparato a vedere le cose e la
sua vita nella dimensione dello Spirito, chi ha scoperto il senso della vita.
Non sapere «da dove (si) viene e dove
(si) va» non significa vivere al buio,
all'oscuro, ma sapere che il senso delle
cose è un dono di cui tu stesso non sai
darti ragione. Sapere che né possiedi
né gestisci la tua vita, che il suo senso
non viene dal conoscere misteri fuori e
dentro di sé, ma dall'accettare di essere
ciò che si è: creature bisognose di perdono e che lo hanno ricevuto. Sapere
che la vita è come il vento, imprevedibile, dinamica, non per il nostro agitate corpo e anima ma nella misura in
cui siamo aperti alla chiamata dello
Spirito di Cristo.
Giorgio Tourn
Sl/mMANAlJ; DKI.U: CHIKSK KVANCKUCIIK ItATTISTK, MF/rODISTK, VAl.DFSI
Discutibili manovre di diplomazia ecclesiastica prima delTAssemblea europea
A Graz si incontra il popolo di Dio
Ora ci si augura che l'attenzione si concentri sull'imminente Assemblea, il vero evento
ecumenico dell'anno, che vedrà anche un'ampia partecipazione della base delle chiese
LUCA M. NEGRO
PIÙ che una festa della riconciliazione la seconda Assemblea
ecumenica europea (Aee2) che si
apre lunedì a Graz (Austria), rischia
di essere una dura prova per il movimento ecumenico. Proprio alla vigilia di questo importante appuntamento, infatti, una serie di sfortunate manovre di diplomazia ecclesiastica hanno rinfocolato le tensioni
fra le diverse confessioni cristiane.
Che cosa è accaduto? All’interno
del mondo ortodosso da qualche
tempo è sorta una controversia fra
il patriarca di Mosca, Alessio II, e il
patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, a proposito della giurisdizione sulla Chiesa ortodossa d’Estonia. In vista di Graz, i
due principali leader ortodossi avevano perciò deciso di cogliere l’occasione per un incontro di chiarificazione e di riconciliazione: ne aveva dato annuncio, alla fine di aprile,
la Conferenza delle chiese europee
(Kek), l’organismo ecumenico che
insieme al cattolico Consiglio delle
conferenze episcopali europee
(Ccee) è promotore delTAee2.
Da allora sono cominciate a circolare insistemente voci che parlavano di una possibile trasformazione di questo incontro in un «summit» a tre, a cui avrebbe partecipato anche il papa Giovanni Paolo II;
tale summit, però, non avrebbe dovuto aver luogo a Graz (dove il papa non è stato invitato), ma immediatamente prima, a Vienna, dove
comunque era prevista una visita
ufficiale di Bartolomeo I il quale,
però, infastidito dalle voci e dalla
«intrusione» non programmata di
un terzo partner, il 30 maggio ha
fatto sapere di non voler partecipare a un «tiro alla fune per la superiorità» e di aver quindi cancellato
sia la visita ufficiale in Austria che
la partecipazione alTAee2.
Ma le voci sono continuate concentrandosi sul possibile incontro
fra il papa e Alessio II, un incontro
che da parte vaticana si cerca di
realizzare da tempo. Le voci venivano da Roma, ma anche da Mo
- «W"
Culto inaugurale delTAssemblea di Basiiea 1989
sca, si dice. Finché il Santo Sinodo
della Chiesa ortodossa russa, riunito il 10 giugno, mette fine alle speculazioni e informa che il vertice
per ora non avrà luogo. Di chi è la
colpa? La stampa italiana ha messo
l’accento soprattutto sulla «lobby»
antiecumenica presente alTinterno
della Chiesa ortodossa russa, e ha
parlato di un «affronto» al papa.
Tuttavia le motivazioni potrebbero essere più complesse. Sembra
evidente che gli ortodossi siano
stufi di ricevere da Roma messaggi
contraddittori: parole di fraternità
e al tempo stesso affermazioni di
superiorità, come quando si ribadisce il primato di Pietro contro una
concezione «conciliare» dell’unità
della chiesa. Inoltre, è possibile che
nella decisione di rinviare sine die
l’incontro fra Alessio II e il papa abbia pesato il ritiro di Bartolomeo I,
offeso perché non consultato preventivamente dal Vaticano.
E veniamo alla Kek: come ha rea
gito a tutte queste manovre preassembleari? Il segretario generale
della Kek, lean Fischer, ha duramente condannato le speculazioni
della «diplomazia ecclesiastica»
che si è rivelata insensibile verso
TAee2, dapprima privandola della
presenza del patriarca di Costantinopoli, e poi insistendo su un vertice fra due «big» che avrebbe comunque nuociuto a Graz, che è il
«vero evento ecumenico». Fischer
ha auspicato che d’ora in poi l’attenzione pubblica si concentri su
Graz, con la speranza che le manovre di queste settimane non abbiano causato danni irreversibili
alTecumenismo: «Ma non lo credo
- afferma Fischer - perché a Graz
abbiamo messo l’accento sulla partecipazione del popolo di Dio, e
non sulle gerarchie ecclesiastiche».
Resta ancora da capire chi sia il
vero responsabile di quella che il
segretario della Kek ha definito
un’«operazione insidiosa». Fischer
è molto cauto, ma dalle sue parole
sembra di cogliere una critica a
quegli ambienti vaticani che, nei
mesi scorsi, sembrano aver manifestato al tempo stesso, nei confronti di Graz, timore e disinteresse. Timore per il carattere di evento «di base» delTAssemblea, visto
che ad essa parteciperanno, accanto ai delegati ufficiali, circa diecimila membri del «popolo di Dio».
Con il rischio, dunque, che TAee2
diventi facile «preda» di movimenti
sgraditi al Vaticano e che proprio
in terra austriaca hanno le loro origini (come il movimento «Noi siamo chiesa»). Disinteresse, perché,
diversamente dalla prima Assemblea ecumenica europea, quella di
Basilea del 1989, il Vaticano non ha
ritenuto di inviare un proprio rappresentante ad alto livello; come
interpretare, poi, il sostanziale silenzio del papa su Graz?
Comunque sia, ora non resta che
augurarsi che l’appello di Fischer
venga accolto, e che i riflettori possano essere finalmente puntati su
Graz, un evento che merita la massima attenzione, e in questo dissentiamo dal priore di Bose, Enzo
Bianchi, che ha affermato che la
portata di Graz in Italia è stata sopravvalutata. Ci auguriamo anche
che si realizzi Tauspicio di Jean Fischer: quello di un’Assemblea ecumenica riuscita proprio perché
centrata sulla partecipazione del
popolo di Dio e non sulle manovre
della diplomazia ecclesiastica.
Sempre Enzo Bianchi ha affermato
che un’assemblea di massa non
potrà far progredire più di tanto il
dialogo ecumenico. Probabilmente
è vero, ma essa potrà imprimere
alTecumenismo una spinta che i
responsabili delle chiese non potranno ignorare.
Al di là di tutte le polemiche,
quindi, accogliamo e rilanciamo un
altro appello, quello formulato a
suo tempo da Jean Fischer e dal
suo omologo del Ccee, don Aldo
Giordano, perché l’Assemblea di
Graz sia accompagnata, prima, durante e dopo, dalla preghiera dei
cristiani di tutta l’Europa.
Sulle violenze commesse da militari italiani in Somalia
Per una nuova cultura dello «strumento» militare
EUGENIO BERNARDINI
CHI veste un’uniforme assume implicitamente su di sé la propensione a dominare.
Lo ha ricordato uno psicologo intervistato in
questi giorni sulla vicenda delle violenze commesse in Somalia tra il
1993 e il 1994 da alcuni
militari italiani. Chi porta con sé armi, chi è inserito in una struttura
organizzata per esprimere il più rapidamente
possibile violenza mortale, con una catena di
comando gerarchizzata
e quindi, in certa misura, tendenzialmente
«deresponsabilizzante»,
assume implicitamente
una propensione a esse
re violento, anche gratuitamente violento, a
commettere quanto meno abusi sulle persone e
sulle cose. Se poi chi è (o
sembra essere) il tuo nemico, ha la pelle di un
altro colore, fa parte di
una cultura che non conosci, non comprendi e
pure disprezzi, se per di
più è povero, allora il
controllo della potenziale violenza di cui sei
portatore si fa più difficile. Se, infine, il contesto in cui operi è quello
di una guerra civile in
cui non ci sono divise e
fronti distinguibili, allora si può perdere anche
il lume della ragione.
Giustificazioni? Niente affatto. La responsabilità personale rimane.
in ogni situazione: non
sono giustificabili comportamenti immorali,
illeciti o criminali, neppure quando è a rischio
la propria pelle. I responsabili di questi crimini dovranno essere
dunque giudicati e puniti. Ma bisogna evitare
che l’orrore e lo sdegno
che proviamo in questi
giorni si plachi con delle «condanne esemplari» (o «spettacolari») che
assomiglierebbero troppo a una giustizia da
«capro espiatorio» (le
famose «mele marce»
che, una volta eliminate, garantirebbero la
«purezza» delle altre).
Vorremmo che rimanesse viva la coscienza
che come maneggiare
un arma e sempre pericoloso, per sé e per gli
altri, così «maneggiare»
un esercito moderno è
sempre pericoloso, per
sé e per gli altri. E che
quindi, oltre a limitarne
al massimo l’uso, bisogna predisporre delle
procedure di controllo
strettissime e scrupolosissime, che incoraggino l’assunzione di responsabilità, anche dei
sottoposti di grado, di
fronte a comportamenti
o ordini illeciti. Forse
soltanto così si può sperare che la guerra, che è
già di per sé immorale e
disumanizzante perché
distrugge, violenta e uccide, non abbia anche il
suo seguito di vittime e
carnefici.
FIRMATO IL «TESTO COMUNE» SUI
MATRIMONI INTERCONFESSIONALI
TRA LA CHIESA VALDESE E LA CHIESA
CATTOLICA — 1116 giugno il presidente
della Conferenza episcopale Italiana
(Cei), card. Camillo Ruini, il moderatore
della Tavola valdese, Gianni Rostan, e il
presidente dell'Opera per le Chiese metodiste in Italia, past. Valdo Benecchi, hanno
firmato, presso la sede della Cei a Roma,
il «Testo comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e valdesi o
metodisti in Italia» concordato tra la
Chiesa cattolica in Italia e la Chiesa evangelica valdese (Unione delle chiese valdesi e metodiste). Tale firma costituisce Tatto finale di approvazione dell'intesa raggiunta a suo tempo tra le commissioni
nominate a tale scopo. Il «Testo comune»
era già stato approvato dalTAssemblea
generale della Cei nel maggio 1996 e dal
Sinodo nell'agosto dello stesso anno.
L'accordo ha ottenuto anche la «recognitio» da parte della Santa Sede. La firma,
che rende operativo l'accordo sui matrimoni misti (o interconfessionali), costituisce una tappa significativa nel processo di
riconciliazione fra le chiese cristiane, alla
vigilia della II Assemblea di Graz. (Nev)
2
í
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 20 GIUGNO 19gi VEI
«Perciò vi dico:
non siate in ansia
per la vostra vita,
di che cosa
mangerete o di che
cosa berrete; né
per il vostro corpo,
di che vi vestirete.
Non è la vita più
del nutrimento, e
il corpo più del
vestito? Guardate
gli uccelli del cielo:
non seminano,
non mietono, non
raccolgono in
granai, e il Padre
vostro celeste li
nutre. Non valete
voi molto più di
loro? E chi di voi
può con la sua
preoccupazione
aggiungere un’ora
sola alla durata
della sua vita? E
perché siete così
ansiosi per il
vestire? Osservate
come crescono i
gigli della
campagna; essi
non faticano e
non filano; eppure
io vi dico che
neanche
Salomone, con
tutta la sua gloria,
fu vestito come
uno di loro. Ora se
Dio veste in questa
maniera l’erba dei
campi che oggi è, e
domani è gettata
nel forno, non
farà molto di più
per voi, o gente di
poca fede? Non
siate dunque in
ansia, dicendo:
“Che mangeremo?
Che berremo? Di
che ci vestiremo?’’.
Perché sono i
pagani che
ricercano tutte
queste cose; ma il
Padre vostro
celeste sa che avete
bisogno di tutte
queste cose.
Cercate prima il
regno e la giustizia
di Dio, e tutte
queste cose vi
saranno date in
più. Non siate
dunque in ansia
per il domani,
perché il domani
si preoccuperà di
sé stesso. Basta a
ciascun giorno il
suo affanno»
(Matteo 6, 25-34)
L'EVANCELO DELLA GRATUITA
Gesù mira a darci una visione non economica delle cose. Il lavoro, lo sforzo
dell'esistenza emergono da uno sfondo di gratuità. UEvangelo è questo
SERGIO ROSTAGNO
Lascia correre... quante volte diamo ad altri questo
consiglio, che poi noi stessi siamo incapaci di seguire! Al termine del periodo di riabilitazione prescritto dopo l’intervento
chirurgico, mi premeva incontrare il medico che mi aveva curato, per congedarmi e ringraziarlo. Incoraggiato dal tono
gentile, alla fine del colloquio
mi spinsi su un terreno più personale e gli chiesi quali precauzioni dovessi prendere. Egli mi
disse soltanto: viva normalmente e lavori senza stress. Non si
preoccupi. Lasci andare...
Mi domando se Gesù voleva
dire la stessa cosa. La vita è soprattutto lotta. Vivo, finché lotto
per qualche cosa. Noi siamo una
generazione che ha conosciuto
preoccupazioni e assilli ma siamo inoltre una generazione particolare, che ha visto come vivevano i vecchi nonni e ha visto il
progresso compiuto da allora.
Sappiamo che cosa era il mondo
cinquant’anni fa. Dire cinquant’
anni fa, significa dire la preistoria
Dire cent’anni fa, significa dire
quasi un altro mondo.
Qualcuno ha fatto la seguente
considerazione; se un padre di
famiglia, cent’anni fa, si fosse alzato in un assemblea e avesse
detto: tra cent’anni lavoreremo
meno di 40 ore alla settimana, i
nostri figli andranno a scuola
gratuitamente fino a 14 anni;
tutti avremo una pensione per la
vecchiaia e anche le cure mediche saranno un diritto di tutti,
ebbene gli avrebbero detto: tu
Preghiamo
L’uomo non vive di solo pane,
ma di ogni parola uscita dalla bocca di Dio.
L’uomo prima della legge,
l’uomo prima dei regolamenti,
l’uomo prima del profitto,
l’uomo prima degli interessi,
l’uomo prima del denaro,
l’uomo prima di tutto,
l’uomo e la sua felicità.
Per Gesù, qualsiasi essere umano
vale più di tutto l’oro del mondo.
Per Gesù, quello che conta è il cuore dell’uomo,
la sua capacità di amare,
il suo interesse per l’altro,
la sua lotta per la giustizia,
la sua apertura verso l’universale.
Pierre Imberdis e Xavier Perrin
(tratto da In attesa del mattino, della Cevaa, p. 77)
sogni, tu vuoi la luna. Eppure
oggi, non sappiamo ancora per
quanto tempo, tutte queste cose
le abbiano. Non sono arrivate da
sole, sono il risultato di uno sviluppo fortemente sostenuto da
tutti coloro che hanno lavorato.
Le cose sono cambiate lentamente e progressivamente e lo
abbiamo notato. Ogni volta che
si prendeva un treno, si notava
qualche piccolo miglioramento.
Le velocità erano in progresso; i
tempi tra una città e l’altra, soprattutto al Nord, si riducevano:
le carrozze erano sempre un po’
più comode. Se si andava dal
dentista, avevano inventato un
nuovo trapano che riduceva il
dolore. E così via. Insomma c’era
un progresso generale, che noi
potevamo notare, perché avevamo visto come si stava prima.
Noi sapevamo bene di non
appartenere più al mondo dei
nonni, un mondo dal quale ci
allontanavamo e nel quale non
saremmo più ritornati a nessun
prezzo. Certo il progresso non
era soltanto progresso. Ma noi
abbiamo potuto notare, nei nostri paesi, un miglioramento
continuo, non solo tecnologico,
di cui abbiamo apprezzato i
vantaggi. Solo pochi intellettuali
non erano contenti, ma il loro
pessimismo non ci convinceva.
Lo stesso si può dire dei diritti
politici, del voto alle donne e di
tante altre cose, che adesso nessuno più mette in dubbio. Sono
■ state altrettante conquiste, come si dice. Ma non voglio usare
il linguaggio dei sindacati. Voglio soltanto constatare le cose
come stanno. I sogni sono poco
alla volta diventati realtà, anzi
certezze.
Oggi si notano anche qui in
Svizzera altri segnali che parlano di nuove preoccupazioni e
assilli. La certezza è diventata
incertezza. Esempi: la riduzione
dei posti di lavoro, i problemi
connessi alle pensioni e alle casse malattia. Certo non c’è da
stare allegri per molte persone.
Oggi siamo colpiti dalla precarietà dei diritti conquistati e i
giovani stessi mi sembrano esserne consapevoli. È forse giunto il momento che non si va più
avanti; che si va indietro? Quel
che era certezza diventa incertezza. I diritti conquistati sembrano da riconquistare.
Questo ci dovrebbe fare apprezzare ancora di più i vantaggi accumulati nel tempo, che
sono costati sacrifici. È vero che
molti forse pensano che avere
diritti, significhi averli per così
dire naturalmente e gratuitamente. Ma'non è cosi. Soltanto
chi è cosciente del costo del suo
diritto può essere ancora un
pieno cittadino (un cittadino à
part entière, come dicono qui),
non chi pensa che tutto gli sia
dovuto gratis, come la manna
dal cielo. Ancora un punto per
la nostra generazione. Ancora
un punto che sembra segnato
contro Gesù.
Ora direte che Rostagno fa
soltanto politica e non predica
l’Evangelo. Ebbene quel passo
evangelico sembra dire che tutto ci viene dato gratis e se dicesse questo, noi sapremmo che
non è vero, perché niente viene
gratis. Oppure Gesù voleva dire
quello che mi ha detto il mio
medico mandandomi via dall’
ospedale: non si preoccupi, lasci
correre. Un consiglio che non si
può sempre seguire alla lettera,
altrimenti diventeremmo egoisti
o menefreghisti e Gesù forse
non chiedeva questo.
Allora qual è il vero senso della
parola dì Gesù? A voler essere
precisi anche gli uccelli del cielo
lottano per la loro esistenza e i
gigli dei campi nessuno li veste,
ma la natura non è certo inattiva.
Quindi anche gli uccelli del cielo
e i gigli dei campi si danno ampiamente da fare per vivere. Gesù dicendo: «Dio dà gratuitamente» mira a darci una visione
non economica delle cose. È come se dicesse: «Vi rendo attenti a
una dimensione, che voi forse
non conoscete in tutto il vostro
sforzo. Non la conoscete ancora,
perché siete affaccendati come e
più di Marta, e io ve l’annuncio».
11 lavoro, lo sforzo dell’esistenza emergono da uno sfondo di
gratuità, prendono il loro senso
da un fondamento e da una ragione di altra natura. L’Evangelo
è questo. Non siete voi che portate tutto lo sforzo, voi lo compite soltanto, ma altro lo porta. Altro dà un senso positivo a tutto
quello che vi siete sforzati di
compiere. Non siete voi che potete neanche capire che cosa sia
questa gratuità che sta dietro
tutta la vostra vita. Non lo potete
capire perché avete sempre lavorato, avete sempre portato le
responsabilità. Che cosa volete
saperne della gratuità? A chi
dobbiamo chiedere di spiegarci
la gratuità, la leggerezza? Lo
chiediamo a chi è venuto in Svizzera a lavorare dall’età di vent’
anni e che adesso è in pensione?
Lo chiediamo a Marta? Lo chie
diamo a chi è sempre stato un
gran lavoratore?
Non è forse giusto non chiederlo a noi stessi, ma volgere lo
sguardo decisamente altrove?
Quest’altro elemento non è una
cosa facile da spiegare. Gesù ne
ha il segreto. E il suo segreto,
non il nostro. Per questo ci rinvia al gigli dei campi e agli uccelli del cielo. A loro chiede di esprimere come tutta questa pazzesca attività umana sia sostenuta da una forza gratuita, da qualche cosa che non paghiamo e
che non ci manda mai a casa
nessuna bolletta a dirci quanto
abbiamo consumato. Sembra
impossibile. Eppure, se ci pensate bene, questo pensiero vi sembrerà profondo e vi domanderete se le cose poi alla fine non
stanno proprio così. Tutto quello
che gli uomini fanno è come sostenuto e portato da un senso di
dignità che non si misura. Il suo
valore vero è misurato con un’
unità di misura diversa dalle misure (metro, minuto), che ci
hanno assillato tutta la vita.
È Dio che conosce quest’unità
di misura e, a nostra volta, dato
che per parlarne dobbiamo usare un linguaggio opposto a quello cui siamo abituati, noi chiamiamo questa misura divina:
gratuità, questa sconosciuta,
che è l’opposto delTassillo, fin
troppo ben conosciuto. Per questa ragione anche Gesù ha parlato di uccelli del cielo e gigli dei
campi, cioè di cose che di per sé
non hanno valore. Si è servito di
un linguaggio opposto al nostro,
per dire che l’unità di misura
che Dio ci applica non corrisponde alle nostre. E in fondo
per dire che il valore dell’essere
umano solo Dio lo misura.
Ritradotto nella nostra lingua
umana questo pensiero della
gratuità vuol dire: 1) che è forse
giusto talvolta seguire il consiglio dei medici e prendere la vita
un po’ meno tormentosamente;
2) che il lavoro umano non porta
solo alla pensione, ma conta
qualcosa di per sé; 3) che proprio per questo c’è sempre qualche cosa per cui vale ancora la
pena impegnarci; 4) che la gratuità e l’attività sono contrapposte per noi, ma per Dio sono invece unite (sa lui come).
E proprio questo è il segreto
che ci tiene vivi.
Note
omiletiche
Nella sezione che va ¡jj
6, 19 a 7, 12 l'Evangeloj
Matteo raccoglie una se.
rie di insegnamenti vari
(che Luca solo in parte ¡n,
serisce nel suo «discorso
della pianura» in 6, 17.491
che hanno lo scopo di ¡5.
dicare un cammino di dj.
scapolato concreto. Que.
sti insegnamenti, che po.,
tremmo intitolare «pe,|
un'esistenza fiduciosa i).
Dio», sono raggruppabili^
in tre blocchi: la liberti
dall'ansia di possedere (t,j
19-34), la fraternità chi
non giudica (7, 1-5), |j
gioia di pregare (7, 7-12),,
Il brano in esame («Noj
siate in ansia...», vv. 2S34) si trova dunque nel
primo blocco. Dopo gli ¡0,
segnamenti sul farsi tesoi
in cielo e non in terra (v»,
19-21), sull'occhio, lampa,
da del corpo, che deve essere puro (vv. 22-23)(
quello su Dio e Mammoni
(v. 24), il nostro poemetto, cosi famoso, non vuolt
presentarci un'immagine
idilliaca della realtà (anche nel mondo della nah
ra c'è lotta per la vita, sol
ferenza, morte), né ci prò
pone la spensieratezza it
responsabile (la cicali
contro la formica!), mi
neppure ci propone un'aequisizione universale delli
saggezza popolare («égli
un tormento affrontare!
problema del giorno,
quindi non tormentati
oggi per quello che dovra
affrontare domani»). Qi
Gesù ci ricorda:
- Dio non è solo il ere»
tore che ha dato il viai
tutto e poi se ne è disint»
cessato completamenti
(andandosene in vacana
per riposarsi dalla fatio
o per non farsi tormenti
re dalle nostre lagnanze)
ma è colui che raggeli
creazione con la sua fe
deità e il suo impegnoi
favore di tutto ciò cheti
creato (Dio salvatore ehi
nedicente);
- allo stesso modo. Di
non solo ci dà la vita, m
ci dà anche il necessari
per conservarla (ii pane)i
svilupparla e promuovetì
(la sua parola che ci in»
gna a condurci con fedei
saggezza);
- infine Dio ci dà aneli
il perdono e la riconcilii
zione in Gesù Cristo, il«l
più» del V. 33.
Il V. 33 è il punto di arti
vo di questo poemetto
viene «prima» il Regno
poi le altre cose (nota»
che le altre cose non sok
escluse, il Padre sa che«
abbiamo bisogno, v. 321
Ciò che è qui in questio«
è la scala delle priorit
nella nostra vita. Menalo
nando accanto al Reg«
anche la sua «giustizio(fame e sete «di giusti
zia», 5, 6; elemosina-p«
ghiera-digiuno come
stra giustizia», 6, 1) si ii*
ste su un dato tipico à
«discorso della monto
gna» di Matteo: il disi*
potato è fatto di scel*
concrete, di comporti
menti concreti, (e.b.)
Per
approfondiff
Predicazione tenuta a Losanna
per la chiesa di lingua italiana il 35-1997. S. Rostagno è stato pastore in quella chiesa dal 1966 al '72.
Oltre ai commentari*
Matteo si può utilizzo^
un buon testo specifico*
«sermone sul monte»
«discorso della mont
gna»), quello di Eduo
Schweizer, Il discorso di
montagna (Matteo c3
5-7), Claudiana, Torit»
1991, pp 144, £ 16.000
Sempre utile un ottir*
testo di Bruno Cors^
Marco Matteo Luca, 01
diana-Scuola domeoic*
Torino, 1982, pP 3«'
28.000.
Poi c'è anche un «d*^
co» i cui fortunati po**^
sori continuano a Ieg9
con profitto: Giov^
Miegge, Il sermoni
monte, Claudiana,
1970, pp 284.
Hor
loca
per
nid:
dina
na r
la Vi
gua
una
Così
Ann
cere
tratt
la fe
nesi
gare
mar
sion
Peci
sua,
due
Kon
cine
serv
litic
capi
Al
poli
to c
meri
te d
vieti
case
paei
uno
talis
Si
non
cere
alla
torn
sten
po 1
retn
date
sigili
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PAG. 3 RIFORMA
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c*'“ A luglio vi si terrà la IX Assemblea della Federazione luterana mondiale
Hong Kong: speranze e incertezze
L'Assemblea della Firn si svolgerà dall'8 al 16 luglio, 8 giorni dopo il ritorno
della città alla Cina. Permangono molte incertezze, in particolare per i cristiani
FRITZ WESTPHAL
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Enel 1898, in seguito alla
«guerra dell’oppio», che
Hong Kong venne ceduta in
locazione alla Gran Bretagna
per 99 anni, secondo i termini di un trattato firmato dalla
dinastia dei Quing. Ma la Cina non ha mai riconosciuto
la validità dei «trattati diseguali» che hanno alienato
una parte dei suoi territori.
Così, quando all’inizio degli
Anni 80, il Regno Unito ha
cercato di prolungare il contratto di locazione, incontrò
la ferma opposizione dei cinesi tanto che nel 1984 Margaret Thatcher dovette firmare un accordo di retrocessione nel quale il governo di
Pechino ammise, da parte
sua, il principio «un paese,
due sistemi», e cioè: Hong
Kong torna sotto sovranità
cinese, ma per 50 anni conserverà il proprio sistema politico ed economico di tipo
capitalistico e occidentale.
Agli occhi degli osservatori
politici, questo cambiamento costituirà uno sconvolgimento altrettanto importante del crollo dell’impero sovietico. Solo che, in questo
caso, succede l’opposto: un
paese comunista assorbirà
uno degli alti luoghi del capitalismo mondiale.
Preoccupazioni
per le libertà
Sul piano politico ed economico i britannici hanno
cercato di porre dei catenacci
alla tentazione cinese di sottomettere Hong Kong al sistema comunista. Subito dopo la firma degli accordi di
retrocessione hanno annunciato la creazione di un Consiglio legislativo che prevede
di far passare la città da un sistema coloniale di amministrazione diretta da parte della «metropoli» a un sistema
democratico ma tale democratizzazione è giudicata da
molti insufficiente e tardiva. I
cittadini di Hong Kong, famosi per la loro abilità negli
affari, non hanno avuto il
tempo di acquisire una cultura democratica. Per cui le
proteste rimasero contenute
quando Pechino annunciò
che fin dal 1° luglio 1997 il
Consiglio legislativo sarebbe
stato sciolto, anche se questo
ha suscitato preoccupazioni.
Queste preoccupazioni sono state confermate quando,
il 19 gennaio scorso, un gruppo di lavoro del «Comitato
preparatorio alla retrocessione», dominato dai rappresentanti di Pechino, decideva di
abrogare o di emendare diversi articoli degli accordi di
retrocessione che garantivano le libertà fondamentali al
di là del 1° luglio 1997. La libertà di espressione, la libertà
di stampa, gli assembramenti
politici nonché la libertà religiosa, rischiano di essere
ostacolati in funzione della
direzione nella quale soffierà
il vento politico a Pechino.
Por questo, da alcuni mesi,
centinaia di migliaia di abitanti cinesi di Hong Kong cercano di ottenere con ogni
nrezzo un passaporto britannico: una sicurezza che permetta loro di emigrare nel Regno Unito qualora le cose dovessero prendere una brutta
piega. Molti altri hanno preterito mettere le mani avanti
e partire per l’Inghilterra,
8tati Uniti 0 Canada. Da parte loro alcune grandi imprese
multinazionali hanno fin
d ora delocalizzato la propria
sede a Singapore. Altre, invece, rimangono ottimiste,
convinte che Pechino vorrà
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Una strada di Hong Kong
brandire la riuscita economica di Hong Kong come esempio al fine di riportare prima
o poi anche Taiwan nel proprio grembo.
Chiese minoritarie
E le chiese? Esse rappresentano appena il 10% della popolazione. La Chiesa cattolica
romana conta 250.000 membri, la Chiesa anglicana circa
80.000 con 400 parrocchie e
centri parrocchiali. I protestanti (luterani, riformati,
battisti, metodisti) contano
130.000 membri facenti parte
di 800 chiese locali dalle quali
dipendono circa 200 organizzazioni paraecclesiastiche. I
luterani, che accoglieranno a
luglio l’Assemblea della Eederazione luterana mondiale
(Firn), sono divisi in quattro
chiese, tutte piccolissime: essendo divisi, i cristiani non
pesano molto sull’evoluzione
politica del paese per cui sono spesso più preoccupati di
aitri dalla prospettiva della
retrocessione di Hong Kong
alla Cina: da due anni, sono
stati due volte più numerosi
di altri ad emigrare.
Per la maggior parte queste
chiese sono nate dal lavoro di
società missionarie britanniche,' americane o tedesche
all’inizio del secolo, ma si sono veramente sviluppate a
partire dagli Anni 50. Prima
che i comunisti assumessero
il controllo sulla Cina, molte
società missionarie, ritenendo che Hong Kong fosse un
trampolino verso la Cina continentale, vi si sono installate.
Dopo il 1949, invece, la maggior parte di loro ha dovuto
lasciare la Cina popolare e ripiegare interamente su Hong
Kong dove hanno accolto
centinaia di migliaia di profughi in fuga dal nuovo regime
di Pechino. A queli’epoca sono state pioniere, specie in
materia sociale.
A partire dagli Anni 60 le
chiese, soprattutto cattolica,
angiicana, luterana, si sono
indirizzate maggiormente
verso il settore dell’educazione: «Ben presto si è sviluppa
ta una struttura di partenariato tra il governo e le chiese scrive Kwok Na'i "Wang, direttore dell’Istituto cristiano di
studi -. Il governo forniva il
denaro e le chiese si incaricavano della costruzione e
dell’amministrazione delle
scuole. Più tardi, questo partenariato è stato esteso a numerosi programmi sociali e
all’organizzazione della salute. Senza le chiese non sarebbe stato possibile avere, a
partire dal 1978, un sistema
di educazione che prevedesse la scolarizzazione obbligatoria di tutti i bambini per
nove anni. Parimenti, senza
le chiese, gli enormi problemi
sociali che ha conosciuto la
città negli Anni 70 non avrebbero mai trovato una soluzione. Oggi, più del 60% di tutto
il lavoro sociale nella città, il
40% delle scuole e il 20% degli
ospedali sono presi in carico
dalle chiese cristiane».
Vittime del loro successo
Tuttavia, aggiunge Kwok
Na'i Wang, le chiese sono diventate anche vittime del loro stesso successo: «Con le
loro numerose istituzioni
scolastiche e sociali, esse sono diventate così dipendenti
dal governo e dai ricchi abitanti della città che non hanno più la libertà di essere anche una voce critica di fronte
alle evoluzioni politiche ed
economiche. I responsabili
ecclesiastici (di tutte le chiese) sono talmente parte integrate dell'Establishment che
non hanno più né la voglia né
la possibilità di mettere in discussione lo status quo sociale e politico». E un giovane
prete anglicano si lamenta:
«Le nostre chiese non hanno
dieci bensì undici comandamenti: l’undicesimo è: non
provocare onde che potrebbero far rovesciare la nave!».
Sarà perché queste chiese
sono innanzitutto preoccupate di salvaguardare tutte le
istituzioni che, in questi ultimi tempi, sono state così discrete sull’evoluzione politica
di Hong Kong? Eppure, molti
«cristiani di base» sono preoccupati. «I cristiani di tutto il
mondo e quelli di Hong Kong
in particolare sono profondamente preoccupati circa il futuro della città dopo il 1° luglio 1997 - scrive uno di loro
-. Persecuzioni nei confronti
dei cristiani si sono verificate
in Cina, non solo durante la
Rivoluzione culturale, dal
1966 al 1976 [in quel periodo
tutte le chiese sono state
chiuse], ma esistono ancora
oggi. Una simile situazione
potrebbe ripetersi a Hong
Kong dopo la retrocessione
alla Cina popolare. Certo,
ogni volta che viene posta la
questione della libertà religiosa, i responsabili politici di
Pechino rinviano alla “Legge
fondamentale" che, all’art.
32, stipula che gli abitanti di
Hong Kong continueranno a
godere della libertà religiosa.
Ma si sa che questa legge fondamentale è soggetta a interpretazione; i recenti provvedimenti annunciati o già decisi lo dimostrano ampiamente». E un altro aggiunge:
«Di solito, i rappresentanti
del governo di Pechino non
pensano gran che alla religione, e tanto meno alla libertà
religiosa. A Hong Kong, in
tutte le chiese, e in particolare nelle chiese protestanti, alcuni pensano che la chiesa
debba essere anche una voce
profetica nella società. Ma il
regime potrà ammettere questo quando questa voce profetica sarà una voce critica
nei confronti delle strutture e
delle decisioni politiche?».
Necessaria solidarietà
Più si avvicina la scadenza,
più numerose diventano nelle chiese le voci che affermano che «la libertà religiosa è
possibile soltanto là dove esistono anche la libertà di opinione e di espressione, la libertà di stampa e la libertà di
associazione». Questo vuol
dire che ormai i cristiani non
potranno più limitarsi alla
salvaguardia dei loro diritti
acquisiti. Nella nuova Hong
Kong potranno ottenere garanzie per la propria esistenza solo se si batterranno, insieme ad altri, affinché tutto
quello che è stato promesso
non diventi, in un campo e
nell’altro, un pezzo di carta
che si strappa senza scrupolo. Questo vuol dire anche
che essi avranno bisogno della solidarietà attiva di altri
cristiani in tutto il mondo.
L’Assemblea della Firn sarà
un’occasione per manifestare
questa solidarietà, ma non
bisognerà fermarsi a quest’
unico momento solenne.
(da Le messager évangélique n. 18, 4 maggio 1997)
Presentando il libro di Nicola Bux «Il quinto sigillo)
Le accuse del cardinale Ratzinger al Cec
Presentando a Roma il 9
giugno scorso il libro di padre Nicola Bux «Il quinto sigillo», il prefetto della Congregazione vaticana per la
dottrina della fede ha affermato: «Gran parte dei vescovi
dell’America Latina si sono
lamentati con me del fatto
che dal Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec) è arrivato
un grande aiuto per i movimenti di sovversione». Il Segretario generale del Cec,
Konrad Raiser, ha così commentato le dichiarazioni di
Ratzinger: «È chiaro che il
cardinale Ratzinger stava rispondendo alla domanda di
un giornalista. Le sue osservazioni erano evidentemente
improvvisate, e in queste circostanze non riteniamo opportuno rispondere».
L’agenzia Nev ha chiesto
un commento a Fernanda
Comba, valdese, che dal ’75
all’83 ha fatto parte del Comitato centrale del Cec. «Le
rivelazioni di Nicola Bux - ha
dichiarato - sono, oltre che
generiche, un po’ ridicole,
perché avvengono con 15-20
anni di ritardo e sono state ripetutamente confutate. Negli
anni più duri della repressione militare in America Latina
il Cec aveva stabilito un di
partimento che si occupava
dell’aiuto a perseguitati e rifugiati. Gli aiuti dati sono
sempre stati umanitari o di
difesa legale, così come sono
stati quelli distribuiti dal
“Programma di lotta contro il
razzismo’’». L’affermazione
del Bux secondo cui il Cec
avrebbe omesso di «sostenere le chiese del silenzio in Europa orientale» per la Comba
«è una menzogna, perché
quelle chiese hanno avuto il
sostegno e la solidarietà del
Cec nei modi e nei momenti
che loro ritenevano opportuni e secondo le loro esigenze
e le loro richieste». (nev)
Note suirecumene
A Graz passando per Tabor
Paolo Ricca
«...Arrivammo così all’entrata deUa cittadella che, se non
le dessi il nome di baluardo e rifugio degli eretici, non saprei proprio come definire; infatti, tutti i mostri di di empietà e di bestemmia che vengono scoperti fra i cristiani si
rifugiano qui, e trovano protezione in questo luogo dove,
per sapere quanti sono gli eretici, basta contare le teste...
La loro setta è pestifera, abominevole e degna della massima pena. Essi non credono che ia Chiesa Romana abbia il
primato o che il suo clero ne abbia alcuno. Distruggono le
immagini di Cristo e dei santi, insinuano il dubbio sul fuoco del purgatorio, assicurano che le preghiere dei santi che
regnano con Cristo non servono ai vivi; non hanno altri
giorni festivi al di fuori della domenica e del giorno di Pasqua, disprezzano i digiuni, non ammettono le ore canoniche e danno l’eucaristia sotto le specie di pane e vino anche ai bambini e ai dementi. I loro celebranti, nella celebrazione del sacramento [della Cena] non pronunciano altre parole che quelle delTistituzione e del Padre Nostro, e
non si cambiano i vestiti né indossano alcun paramento...
Sono ostilissimi alle regole monastiche... non benedicono
l’acqua... giudicano inutili le preghiere per i morti...».
Questa descrizione risale al 1451 ed è dovuta niente di
meno che ad Enea Silvio Piccolomini, raffinato umanista,
vescovo, diplomatico imperlale e poi pontificio (divenne
anche papa col nome di Pio II). Costui si era un po’ familiarizzato con gli affari di Boemia e aveva conosciuto capi
e teologi bussiti durante il concilio di Basilea (1431-1449).
Nel 1451 visitò personalmente la città di Tabor, dove fu accolto con una fraternità che egli riconobbe ma non ricambiò; glie lo impedivano l’odio livido e il disprezzo che egli
nutriva per l’«eresia boema» che egli descrive come «setta
pestifera e abominevole» e in particolare per i taboriti,
l’ala radicale della rivoluzione hussita. 1 taboriti avevano
preso il loro nome dalla città che essi stessi avevano fondato nel Sud della Boemia intorno al 1420, dandole il nome biblico di Tabor e facendone il centro e la roccaforte
dell’intero movimento nato dal martirio di Jan Hus. Le
fiamme di quel rogo, infatti, avevano sì consumato il corpo del riformatore boemo, ma avevano anche acceso in
molti cuori un amore profondo per le verità evangeliche
affermate da lui e negate dal Concilio che lo aveva condannato a morte. Il rogo di Hus infiammò la Boemia e diede paradossalmente nuovo slancio al movimento hussita,
che ebbe nei taboriti la sua punta di diamante. Più di Praga è Tabor la città hussita per eccellenza. Essa simboleggia
meglio di ogni altro luogo quella «Riforma prima della
Riforma» che percorse la cristianità d’Occidente da Valdo
a Hus e che, come risulta dalla descrizione stessa di Enea
Silvio Piccolomini, ha anticipato tante posizioni che saranno poi sostenute dai riformatori del XVI secolo.
Il rogo di Jan Hus, ordinato dal concilio di Costanza
(1414-1418) che la storiografia cattolica ufficiale considera «ecumenico» e che arse il 6 luglio 1415, è una delle ferite aperte nella memoria della cristianità. È una ferita, crediamo, non solo nella memoria dei protestanti ma in quella di tutti i cristiani. A Graz si parlerà di riconciliazione.
Uno dei suoi aspetti è la cosiddetta «riconciliazione delle
memorie». Come dire: per andare a Graz bisogna passare
da Tabor. Anzi: peccato che Tabor non abbia le strutture
ricettive necessarie per ospitare un’assemblea come quella di Graz. Se le avesse, sarebbe stato bello convocare l’assemblea a Tabor anziché a Graz. Come città-simbolo Tabor resta comunque una tappa obbligata, anche se ideale,
del cammino verso Graz.
Dunque: andare a Graz passando da 'Tabor. Per fare e dire che cosa? Non lo sappiamo ancora. È un pellegrinaggio
che non abbiamo mai fatto, un itinerario che non abbiamo ancora percorso. Sentiamo però, sempre più chiaramente, che Io dobbiamo percorrere, per quanto impervio
e doloroso possa essere. Sentiamo di dover rivisitare insieme i luoghi fisici e spirituali che sono stati teatro di uno
scontro frontale e spesso mortale tra cattolici e protestanti, in nome della fede e della verità cristiana. Nella speranza di guarire le ferite della memoria. In che modo? Non
certo dando il classico colpo di spugna. Neppure sforzandosi (insieme) di minimizzare la gravità di certi fatti. Neppure deplorando genericamente l’accaduto e passando oltre. Occorrerà andare a fondo e cercare di capire come sia
possibile che la verità diventi micidiale e che la fede diventi omicida. Occorrerà mettere a nudo la segreta volontà di
dominio dissimulata dietro rapporti apparentemente
amichevoli. Occorrerà capire come sia possibile che, nella
religione, anche cristiana, si annidino una violenza e una
sopraffazione così grandi. Occorrerà dire che una fede che
produce morte anziché amore non è fede ma una sua diabolica contraffazione. In altre parole: non basta guarire la
memoria, occorre guarire anche il cuore. O meglio: occorre guarire il cuore per guarire la memoria.
Dal Mondo Cristiano
Gli evangelici italiani a Graz
Gli evangelici italiani saranno presenti a Graz con 8 delegati
con diritto di voto: Gianna Sciclone e Paolo Ricca (valdesi),
Massimo Aquilante e Anita Braschi (metodisti), Martin Ibarra e
Anna Maffei (battisti), Birgit Kelm e Alberto Saggese (luterani);
5 delegati fraterni, con diritto di parola nelle plenarie e nei
gruppi riservati ai delegati: Giuseppe Platone (Federazione
delle chiese evangeliche in Italia); Giovanni Traettino (Consultazione ministeriale evangelica, un organismo che riunisce varie comunità del mondo pentecostale: è la prima volta che dei
pentecostali italiani partecipano ufficialmente a un incontro
ecumenico internazionale di questo tipo); Maria Chiarelli (Forum ecumenico delle donne cristiane d’Europa); Salvatore
Ricciardi (Conferenza delle chiese protestanti dei paesi latini);
Bruno Tron (Comunità evangelica di azione apostolica), e
complessivamente un centinaio di partecipanti.
4
PAG. 4 RIFORMA
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VENERDÌ 20 GIUGNO 199if
Un convegno internazionale tenutosi a Napoli ha riunito studiosi da tutto il mondo
Olocausto, la Shoah tra interpretazione e memoria
Intervista allo storico americano Raul Hilberg^ autore del più importante studio sullo sterminio nazista
degli ebrei. Il 90% della documentazione conservata nell'Europa dell'Est è ancora da esaminare
ANNA MAFFEI
Al convegno napoletano
era presente Raul Hilberg, autore del più autorevole studio sullo sterminio
nazista degli ebrei (La distruzione degli ebrei in Europa,
Einaudi, 1996), a cui abbiamo
rivolto alcune domande.
- Lei ha spesso affermato
che nella sua ricerca piuttosto
che cominciare con il chiedersi il perché della Shoah, ha
cominciato con la domanda
sul come tutto sia potuto accadere. Che differenza c’è fra i
due approcci, può farci qualche esempio?
«Nel campo della storia si
può cominciare da due diverse direzioni. La prima è partire dal chiedersi il perché
qualcosa avvenne, formulare
un’ipotesi e poi cercare prove
e indizi che possano o meno
avvalorare tale ipotesi. Questo approccio parte da grandi
domande. Poi ci sono altri individui, come me, che hanno
difficoltà con le grandi questioni, specialmente se coinvolgono il significato di
drammi e insiemi complessi
di cose, e così preferiscono
cominciare con domande
molto piccole. Faccio un
esempio: una linea ferroviaria utilizzata per trasportare
persone ad esempio da Milano a Auschwitz. Ci chiediamo: Chi ha organizzato il
viaggio? Chi ha fornito la locomotiva 0 i vagoni? Ha pagato qualcuno? Chi? Se sì,
quanto? E questo danaro da
dove è stato preso? È stato
pagato in lire o in marchi tedeschi? E così andiamo avanti con queste domande di
dettaglio. E rispetto ad Auschwitz, chi ha costruito i
campi di concentramento? Ci
fu un bilancio per queste
spese? Quante ditte furono
coinvolte? Chi ha costruito le
camere a gas? Queste domande così dettagliate poi
portano a grandi temi. E non
ha importanza da dove cominciamo, non importa dove
investighiamo. Investighiamo dappertutto: negli uffici
del ministero delle Finanze,
in un ghetto, in quello di Varsavia, per esempio. Qualsiasi
sia il nostro punto iniziale
noi arriviamo a un livello più
profondo».
La società fu coinvolta
scritti. Come facevano i perpetratori a sapere esattamente che cosa andava fatto?
Questa è una visione nuova
delle cose che viene fuori solo dalla ricerca empirica. Non
si può sapere tutto questo
partendo dalla storia dell’Europa per esempio, o lo si scopre con molta difficoltà. Solo
partendo da ciò che è avvenuto concretamente si può
poi risalire alle radici».
Yom Ha Shoah
- Lei ha detto che per molto
tempo gli ordini furono pochi
e generici, quando questi ordini divennero specifici?
«Divennero specifici in
aree diverse e in tempi diversi per gente diversa. C’è per
la comunità ebraica una data
del ricordo dell’olocausto, lo
Yom Ha Shoah, ma la data è
stata scelta arbitrariamente,
non ha nessuna relazione
con una data particolare della storia dal 1933 al 1945. Ci
furono infatti momenti in cui
in mancanza di ordini precisi
gli stessi perpetratori chiesero che cosa fare. Molti di loro
avevano assimilato alcuni
principi basilari di comportamento morale che venivano
dalla religione cristiana e dalla società nel suo insieme.
Essi potevano ragionevolmente uccidere uomini fra i
sedici anni e i quarantacinque anni, ma cosa si doveva
fare di uomini più anziani?
“Beh, estendete l’età fino a 60
Dal 5 al 9 maggio scorsi si è tenuto a Napoli un convegno
internazionale su Olocausto, la Shoah tra interpretazione e
memoria. Il convegno è stato organizzato congiuntamente
dall’Istituto italiano per gli studi filosofici, dal Dipartimento
di filosofia dell’Università degli studi di Napoli «Federico II»
(nella persona del prof. Giuseppe Lissa), dal Dipartimento di
filosofia dell’Università statale di Milano e dall’Alliance
Israélite universelle. Riprendiamo alcuni brani fra le ricchissime relazioni presentate al convegno.
E dal suo resoconto non riusciamo a capire che cosa poi
decise di fare. Disse infatti di
aver ucciso 12.000 ebrei, senza specificare se erano donne
0 uomini, e aggiunse che fu
impossibile annegare le donne perché le paludi erano
profonde solo un metro.
Questo è l’inizio, siamo
nell’agosto 1941. Nei mesi
successivi la polizia e i servizi
segreti delle SS fecero dei resoconti molto più dettagliati: tanti uomini, tante donne,
tanti bambini fucilati qui, in
tale data, eccetera. Più avanti le cose divennero ancora
più specifiche. Così quando arriviamo alle deportazioni, i funzionari delle ferrovie
scrissero che per le 400.000
persone che andavano ad
Auschwitz, Treblinka e ad altri lager, bisognava acquistare un biglietto turistico di
gruppo che era più a buon
mercato. Le SS dovevano pagare ma non avevano denaro,
e allora le ferrovie decisero di
far loro credito dicendo: “Noi
abbiamo un’agenzia di viaggi
per l’Europa centrale e que
- Dunque come è stato possibile l’olocausto?
«Nella nostra ricerca di dettaglio arriviamo al punto di
comprendere che tutta la società ne fu coinvolta. Nessuno rimase completamente da
parte, non era possibile rimanere da parte. Ci fu una diffusa consapevolezza, non precisamente una conoscenza
completa. Non si conoscevano tutti i dettagli. Naturalmente quelli che erano all’interno del campo di Auschwitz, sì. Ma cosa dire degli uffici delle imposte che confiscarono i mobili che gli ebrei
avevano dovuto lasciare? Di
quelli incaricati di chiudere a
chiave le porte delle loro case? Questa è la prima conclusione. Un’altra conclusione è
che tutto il fenomeno non fu
pianificato fin dall’inizio. Allora, se non fu così pianificato nel 1933, come possiamo
parlare di cause? Se Adolf Hitler stesso cominciò a pensare concretamente al fisico
annientamento degli ebrei
solo fra la fine di gennaio e
l’inizio di febbraio 1941, individuare le cause diventa molto difficile. Tutto il processo
di annientamento andò avanti senza che ci fosse un
ufficio centrale, senza un bilancio, spesso senza ordini
anni", veniva loro risposto.
“Ma che cosa facciamo di ragazzi più piccoli, che cosa
facciamo delle donne? Che
cosa facciamo di bambini
piccoli?’’».
- Chi rispondeva a queste
domande?
«Questo è molto interessante. Prendiamo il caso citato prima: Heinrich Himmler
rispose alle domande sulla
sorte delle donne formulate
da una divisione di cavalleria
delle SS di stanza nelle paludi
in un’area fra la Bielorussia e
l’Ucraina dopo che erano stati già uccisi gli uomini ebrei.
La sua risposta fu ancora vaga: “I giudei devono essere
sparati” (e il termine usato è
maschile). Ma loro lo avevano già fatto. E Himmler aggiunse: "Le donnacce annegatele nelle paludi”. Così il
comandante SS che ricevette
quest’ordine ancora una volta non sapeva che cosa fare.
«Fu differente in Italia, perché io credo che gli italiani
furono nel complesso molto
più disponibili ad aiutare gli
ebrei. Abbiamo deposizioni
di sopravvissuti. Ad esempio
una donna ebrea che era in
giro per la strada nel dicembre 1943 fu fermata dai carabinieri che le dissero: “Cosa
fai in giro? Non lo sai che noi
dovremmo arrestarti?” Questo sarebbe stato impossibile
in Germania. Non è mai accaduto. In un altro caso la
polizia francese a Grenoble
stava arrestando ebrei in
Francia nella zona occupata
da italiani, e l’esercito italiano liberò gli ebrei dalle mani
dei francesi. Questo è inimmaginabile. C’era il fascismo,
eppure essi salvavano gli
ebrei dalle mani dei democratici francesi!».
- E come lo spiega?
«Ha a che vedere con un
principio di umanità. E poi
credo anche che gli italiani
non prendessero le leggi
molto seriamente, cosa che
in questo caso fu molto importante. Quando i tedeschi
vennero in Italia c’erano circa 35-40.000 ebrei di cui circa
7.000 furono deportati. L’80%
non riuscirono neppure a
scovarlo. In Francia ne deportarono 75.000 su circa
300.000, una percentuale più
alta. In Olanda deportarono
100.000 su circa 140.000. Naturalmente in Germania la
deportazione fu quasi totale.
In Moravia, totale, in Polonia
più del 95%. Abbiamo risultati molto diversi che dipendono in gran parte dalla collaborazione deU’amministrazione locale. Delle 7.000 persone deportate dall’Italia la
polizia regolare italiana arrestò dalle 2 alle 3.000 persone,
che fa meno del 10% del totale. Quando mettiamo a confronto questi dati con dati di
altri paesi e teniamo presente
che ci fu una restaurazione
del fascismo nella Repubblica di Salò, si tratta di una
percentuale molto bassa.
Questa ha costituito per me
una grande sorpresa».
L'obbedienza agli ordini
sto ufficio vi farà credito. Le
guardie devono avere il biglietto di ritorno mentre per
le altre persone che vanno ad
Auschwitz (in altre parole,
anche se non lo dicono, per
quelli che andranno a morire
nelle camere a gas) basta il
biglietto di sola andata”».
-1 funzionari delle ferrovie
dunque sapevano che i deportati non avrebbero fatto
ritorno?
«Certo, le ferrovie lo sapevano. E sappiamo anche che
le ferrovie non erano un covo
di nazisti fanatici, esse erano
organizzate con una burocrazia molto ampia, ciascun ufficio si occupava di un settore: delle locomotive, delle luci, dei binari, di finanze, di
tariffe, di itinerari...».
- E questo avvenne in maniera diffuso in tutti i paesi
dove ci furono le deportazioni: in Francia, in Austria, in
Italia?
- Qui in Italia negli ultimi
mesi si è discusso molto sul
caso Priebke, la difesa si è basata sul principio dell’obbedienza a degli ordini, qual è
la sua opinione?
«La nozione di obbedienza
ad ordini è sempre stata usata
dalla difesa nei processi, cominciando dal processo di
Norimberga. Priebke usa la
stessa nozione. Ho già detto
che spesso non c’erano ordini. C’è un libro di Christopher
Browning che mostra come
in Polonia un maggiore di polizia che comandava una
guarnigione formata da riservisti in cui c’erano anche uomini un po’ più anziani, incaricati di fucilare ebrei, disse, il
primo giorno, che capiva che
ci potevano essere alcuni soldati che non se la sentivano
di sparare e in questo caso
potevano mettersi da parte.
Questo è molto significativo,
perché se un ufficiale dice
che qualcuno può non partecipare a una fucilazione, allora perché non lo fanno tutti?
Noi possiamo provare che ci
sono stati altri casi in Lituania, per esempio, e in Olanda.
Se uno si sottraeva e non partecipava alle fucilazioni non
c’erano sanzioni. Io non conosco nessun caso del genere
nei ranghi tedeschi. Questa
tendenza a dire: “Lo dovevo
fare” non è accettabile, perché la verità è che non dovevano farlo per forza se veramente non lo volevano fare.
Nel caso di questo massacro a
Roma forse c’erano ordini,
ma uccisero cinque persone
in più! Per errore! Eravamo
già nel 1944 e per la maggioranza non si trattava di ebrei,
erano persone coinvolte nella
resistenza, o almeno essi dissero così, senza prendersi la
briga di provarlo. La strage ci
fu per mostrare che non doveva esserci resistenza. Fu un
atto di deterrenza».
Le ultime ricerche
- L’apertura degli archivi
nell’Europa orientale ha aperto una nuova fase della ricerca sulla Shoah, qual è oggi
lo stato della ricerca?
«La Germania fu occupata
nel 1945 e tutti i documenti
caddero nelle mani degli
eserciti alleati. Noi americani
riempimmo una nave con
questi documenti che poi furono portati ad Alessandria,
in Virginia, vicino a Washington, dove sono raccolti su
10.000 metri di scaffali. C’è
poi un altro centro a Berlino.
Anche gli inglesi hanno concentrato i documenti a Londra. I russi invece presero
una parte dei documenti e li
depositarono in un archivio
segreto a Mosca mentre lasciarono altri documenti che
trattavano di situazioni locali lì dove furono ritrovati. Il
risultato è stato che nel territorio della ex Unione Sovietica ho contato più di 100 archivi pieni di documenti tedeschi, non considerando
quello di Mosca».
- La qual cosa rende la ricerca molto difficile...
«È come prendere una
banconota di 10.000 lire e
stracciarla in due parti. Spesso noi abbiamo una parte e
loro ne hanno un’altra e dobbiamo metterle insieme. Oggi
sono 52 anni dalla fine della
guerra e noi abbiamo studiato non più del 10% dei materiali tenuti nell’Europa dell'
Est. Al 90% non vi abbiamo
ancora guardato».
- Che cosa lei direbbe ai
giovani come storico della
Shoah?
«Io non sono un predicatore. Non ho mai parlato di queste cose a giovani con meno
di vent’anni. La storia dell’olocausto non è storia per
persone molto giovani. Anche
in Europa dove è possibile vedere i posti dove tutto accadde, quei posti sono oggi diversi e immaginare i tempi quando tutto avvenne non è facile.
11 contesto non è più lì. Come
ha detto il teologo di Vienna
[Metz, ndr] c’è stata su questo
argomento un’amnesia deliberata. lo non ho insegnato
sul tema della Shoah in America fino al 1978. Poi in quegli
anni aH'improvviso il soggetto divenne popolare. Fu allora che dei giovani vennero da
me. Erano stati in Europa per
un viaggio e avevano visitato
i campi di Dachau e Mauthausen. Al loro ritorno mi
dissero che non avevano capito. Mi chiedevano di far loro da guida in questo argomento. Io ho detto: bene,
sarò la vostra guida turistica,
vi porto attraverso i documenti e questa è la mia risposta alla sua domanda. Io non
costringo mai nessuno».
Memoria
La notte
in cui tutto
è permesso
ELIE WIESEL
Noi continuammo a marciare fino a un incrocio. Al
centro c'era il dottor Mengele, questo famoso dottor
Mengele (tipico ufficiale delle SS, volto crudele, non privo di intelligenza, monocolo), una bacchetta da direttore d'orchestra in mano,
mezzo ad altri ufficiali. La
bacchetta si muoveva senza
tregua, una volta a destra,
una volta a sinistra. Già mi
trovavo davanti a lui: «La
tua età?» domandò con un
tono che forse voleva essere
paterno. «Diciott'anni». La
mia voce tremava. «Sano?».
«Sì» «Il tuo mestiere?». Dire
che ero studente? «Contadino», mi sentii rispondere,
Quella conversazione non
era durata più di qualche
secondo. A me era sembrata un'eternità. La bacchetta verso sinistra, lo feci un
mezzo passo in avanti. Volevo prima vedere dove avrebbe mandato mio padre. Fosse andato a destra, io l’avrei
raggiunto. La bacchetta si
inclinò anche per lui verso sinistra. Un peso mi cascò dai
cuore. Noi non sapevamo
ancora quale direzione fosse
quella buona [...].
Non lontano da noi delle
fiamme salivano da una fossa, delle fiamme gigantesche. Vi si bruciava qualche
cosa. Un autocarro si avvicinò e scaricò il suo carico;
erano dei bambini. Dei neonati! Sì l'avevo visto, l'avevo
visto con i miei occhi... dei
bambini nelle fiamme. (Cè
dunque da stupirsi se da
quel giorno il sonno fuggii
miei occhi?). Ecco dunque
dove andavamo. Un po' più
avanti avremmo trovato
un'altra fossa, più grande,!
per adulti, lo mi pizzicai la;
faccia: ero ancora vivo? Ero
sveglio? Non riuscivo a crederci. Com'era possibile che
si bruciassero degli uomini,
dei bambini, e che il mondo
tacesse? No, tutto ciò non
poteva essere vero. Un incubo... presto mi sarei svegliato di soprassalto, con il cuore
in tumulto, e avrei ritrovato
la mia stanza, i miei libri...
La voce di mio padre mi
strappò ai miei pensieri:
«Peccato... peccato che tu
non sia andato con tua madre... ho visto parecchi ragazzi della tua età andarsene con le loro mamme». La
sua voce era terribilmente
triste. Capii che non voleva
vedere ciò che mi avrebbero
fatto. Non voleva vedere
bruciare il suo unico figlioUn sudore freddo mi copri'
va la fronte, ma gli dissi che
non credevo che si bruciassero degli uomini nella riostra epoca, che l'umanità
non l'avrebbe più tollerato... «L'umanità? L'umanità
non si interessa a noi. Og9'
tutto è permesso, tutto a
possibile, anche i forni ere
matori...». La voce gli *'
strozzava in gola. «Papà'
gli dissi - se è così non voglio più aspettare. Mi bu?
terò sui reticolati elettricimeglio questo che agonie
zare per ore nelle fiamme*Lui non mi rispose. Piange
va. Il suo corpo era scossa
da un tremito. Intorno a no'
tutti piangevano. Qualcun®
si mise a recitare il Kaddish
la preghiera dei morti. No®
so se è già successo nell*
storia del popolo ebraica
che uomini recitino la pr®'
ghiera dei morti per se stes
si. «YigaddàI veyitkadds^
shemé rabbà.... Che il
Nome sia ingrandito e sam'
ficato» mormorava mio P®
dre. Per la prima volta sen'
la rivolta crescere m
rtie
Perché dovevo santificare
Suo Nome? L'Eterno, H ’
gnore dell'Universo, l'EtA
no Qnnipotente taceva:
cosa dovevo ringraziarlo
(da «La notte» di Elie
La Giuntina. Ureri
1980. pp 3?-*
5
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e in mortificare*
rno, il
so. l'Etef;
Spedizione in a.p. comma 26
art. 2 iegge 549/95 - nr. 24/97 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere ii diritto di resa.
Fondato nel 1848
Mentre bambini e ragazzi si apprestano ad affrontare gli
esami, ultimo atto dell’anno scolastico 1996-97, sono ancora
vivi i ricordi e le eco tra quanti alunni, genitori e insegnanti
hanno dato vita negli ultimi giorni di scuola, terminata nella
nostra regione il 10 giugno per elementari e medie e il 14
per le superiori, a spettacoli, mostre e concerti. Come ogni
anno le iniziative di fine scuola hanno voluto essere sia un
momento di festa sia la fase finale di lavori e percorsi portati
avanti per molti mesi, testimonianza di grandi sforzi e impegno. Le classi delle scuole elementari di Torre Pellice, per
esempio, hanno lavorato su un ricco progetto sulla multiculturalità, dando poi vita a scene, canti e racconti in italiano e
francese su indiani, africani e suH’America Latina; i bambini
di Angrogna con il loro spettacolo hanno dato il via con successo a un ciclo di manifestazioni che coinvolgeranno la popolazione fino alla fine dell’estate; alle medie di Luserna
San Giovanni protagonisti teatro, pittura e arti grafiche.
T
y
VENERDÌ 20 GIUGNO 1997 ANNO 133 - N. 24 LIRE 2000
Alle elementari si sono
iscritti anche i nonni.
Non è una battuta ma una cosa vera, una bella iniziativa
che potrebbe costituire un’intelligente pressione nei confronti del provveditorato e del
ministero della Pubblica istruzione per contrastare i
continui taglia alla scuola,
specialmente nei piccoli centri di montagna dove, se non
si raggiungeranno determinati
«numeri» di iscrizioni, sarebbero inevitabili dal prossimo
anno le famose pluriclassi. La
notizia viene dalla frazione
Viotto di Scalenghe dove i
genitori, avendo scoperto che
alcuni anziani della borgata
sono privi della licenza elementare, li hanno convinti a
iscriversi in quinta, riuscendo
IN DIFESA DELLA SCUOLA
ANCHE I NONNI
MARCO ROSTAN
in tal modo a superare il fatidico numero di 13, soglia dalla quale non si formano più
classi separate. Certo tutto sarebbe molto più semplice se i
problemi della scuola di montagna, anziché essere affrontati a suon di numeri e con
criteri validi per tutto il territorio, ricevessero una specifica considerazione, che tra
l’altro è ribadita proprio nelle
leggi nazionali e regionali
sulla montagna. E sarebbe
simpatico se i nostri politici si
occupassero prima di tutto di
questo anziché lanciarsi, come ha fatto Massimo D’Alema, in affrettate dichiarazioni
sul finanziamento delle scuole private: tra l’altro, siccome
D’Alema ha detto che questo
non dovrà significare meno
soldi per le scuole pubbliche,
ci chiediamo se quei soldi in
più non sarebbero meglio
Elie
I. pp 3/ ’
Regione Piemonte
203 miliardi
per le opere di
rinnovamento
La definizione degli obiettivi per i dirigenti delle Ausi e
degli ospedali piemontesi relativi a donazioni e trapianti
di organi, intossicazioni alimentari e finanziamenti per
opere edili sono i temi affrontati dall’assessore regionale
alla Sanità, Antonio d’Ambrosio, in un recente incontro
con la stampa. Sono quasi
203 i miliardi concessi dalla
Regione Piemonte per finanziare un vasto programma
pluriennale di interventi per
ristrutturazioni edilizie e di
ammodernamento tecnologico, oltre che per la realizzazione di residenze per anziani
e persone non autosufficienti.
L’altra novità riguarda invece
l’introduzione del concetto di
verifica e controllo nei confronti dei direttori generali: la
legge infatti prevede che debbano raggiungere nel loro primo anno di attività una serie
di obiettivi e nel caso in cui
questo non accadesse, i direttori stessi potrebbero non essere riconfermati. Sono stati'
definiti 21 obiettivi e di questi 6 sono obbligatori; le tre
aree individuate sono: qualità, efficienza ed efficacia e
riguardano dall'incremento
deH’accessibilità a visite specialistiche e esami diagnostici
all’incremento dell’attività di
assistenza sanitaria extra
ospedaliera, alla realizzazione
dell’organizzazione dipartimentale negli ospedali.
Riguardo infine al problema delle donazioni e dei trasporti d’organo, la Regione
ha costituito un comitato di
esperti. In Piemonte, al 30
aprile 1997 sono stati eseguiti
227 trapianti; 37 di cuore, 63
di fegato, 117 di rene, 10 di
polmone. L’obiettivo è di arrivare a 324 trapianti con la
line dell’anno; le liste di attese sono lunghe: sono 571 i
malati che attendono un rene,
do il fegato, 30 il cuore, 15 il
polmone e 50 le cornee.
Quarta Fiera della pietra a Bagnolo: incontro con un antico mestiere di montagna
Cave di pietra, ricchezza per il territorio
PIERVALDO ROSTAN
Bella, elegante, costosa,
duratura; sono alcuni aggettivi con cui si potrebbe definire la pietra di Lusema utilizzata per i tetti, rivestimenti
di pareti, pavimentazioni,
muri. E in corso in questi
giorni a Bagnolo la 4“ Fiera
regionale della pietra, momento di incontri fra produttori, fiera commerciale, occasione di conoscere da vicino
un lavoro da queste parti antico ma realizzato oggi con
strumenti d’avanguardia.
I primi sfruttamenti delle
cave risalgono al 1183 quando con la Pace di Costanza
l’imperatore Federico Barbarossa, oltre al riconoscimento
dei Comuni, instaurò il principio del libero accesso alle
cave per chiunque ne avesse
scoperto di nuove. Nonostante ciò però le prime notizie
certe di utilizzo della pietra
bagnolese si ha nel XVI secolo in concomitanza col tra.sferimento della capitale del ducato di Savoia da Chambéry a
Torino. Verso la metà del
1800 si ha notizia di 84 operai che in 42 cave estraevano
500 trabucchi di lastre di pie
Pietre di Luserna
tra che venivano condotti
nelle province di Pinerolo e
Torino. Il prolungamento
della ferrovia fino a Torre
Pellice ebbe probabilmente
un ruolo non secondario nello sviluppo maggiore che in
quel periodo registrò la vai
Luserna, tant’è che la pietra
ne prese anche il nome. Oggi,
al di là dei localismi, sono in
atto azioni di sviluppo generale del settore, a cominciare
dalla promozione dell’immagine, che vedono coinvolti
Luserna San Giovanni, Rorà
e Bagnolo. La cittadina della
vicina Provincia di Cuneo è
sicuramente quella che può
contare sul maggior quantitativo estratto: moltissimi dei
camion che si vedono quotidianamente scendere dalla vai
Lusema e attraversare la vai
Pellice provengono da cave
situate sul territorio di Bagnolo. Per questo Comune la
pietra è uno dei maggiori introiti: nel corso del 1996 dai
diritti di escavazione sono arrivati più di 1.400 milioni di
lire. Soprattutto a seguito
dell’alluvione nella zona del
Tabarro si sono collocati fuori dal bacino estrattivo
111.800.000 kg di materiale
di scarto, in prevalenza blocchi da scogliera pari a circa
6.000 autocarri; dunque un
vero business per i cavatori!
Certo nel tempo sono molto cambiati i metodi di coltivazione delle cave; normative più severe dovrebbero ridurre l’impatto ambientale.
Sul piano delle attrezzature il
salto di qualità è stato notevole e rapido: solo negli Anni 60 sono comparsi i primi
martelli perforatori ad aria
compressa. Alla fine degli
Anni 70 la produzione era
valutabile intorno alle 150
mila tonnellate con il 75%
proveniente da Bagnolo. Negli ultimi anni la produzione
è ancora aumentata, stimolata da una forte crescita dell’
esportazione e ora può essere
stimata sulle 200.000 tonnellate annue con 420 cave, di
cui 400 nel paese cuneese.
La fiera prosegue fino al 22
giugno: un’occasione per conoscere un’attività che coinvolge anche la vai Pellice, un
settore produttivo che occupa
direttamente almeno 500 persone, per molte delle quali il
mestiere e i suoi segreti sono
stati tramandati per generazioni da padre in figlio.
La storia della già ricordata «Compagnia valdese», costituita alla fine del
secolo scorso dagli studenti del Collegio
di Torre Pellice, è narrata dal pastore
Giovanni Bertinat in un piccolo opuscolo
senza data. Bertinat non esita a definirla
«scuola di disciplina, di sano cameratismo e fonte di ore liete. Niente militarismo, ma sano amor di Patria e sano ricordo della storia valdese».
Ma purtroppo un increscioso episodio
dovette segnare l’inizio dell’irreversibile
decadenza della gloriosa Compagnia. Era
il 17 febbraio, ricorda il Bertinat, e la
Compagnia valdese decise di recarsi ad
Angrogna per presenziare alla festa in
quella località. Intanto presso la Casa
valdese di Torre Pellice si recitava «La
partita a scacchi» di Giuseppe Giacosa.
La protagonista, Jolanda, che abitava al
Serre di Angrogna, era sorella del capitano della Compagnia valdese, Adolfo
Chauvie (che sarà pastore a Messina, do
ILFILO DEI GIORNI
LA BELLA
IOLANDA
ALBERTO TACCIA
ve morirà sotto il terremoto del 1908).
Ma Jolanda era anche una bellissima fanciulla, tale da attirare l'irresistibile attenzione dei soldatini della Compagnia, al
punto che cinque di essi (due ufficiali subalterni, due sottufficiali e un piccolo caporale) disertarono per recarsi clandestinamente al Serre a rendere alla maliarda
Jolanda l’onore, non delle armi ma della
loro sviscerata ammirazione! La diser
zione naturalmente non passò inosservata e tutti i responsabili furono puniti: retrocessione di grado per tutti, salvo che
per il piccolo caporale che ebbe la prigione di rigore!
Osserva il Bertinat che l’episodio costituì un primo inatteso segno di grave
collasso disciplinare («pochi anni prima
un fatto simile non sarebbe stato possibile!»), primo passo di una crisi che doveva condurre allo scioglimento della
Compagnia. Si cominciò a eliminare la
divisa e il futuro prof. Giovanni Miegge
dovette segnalare il suo grado di capitano con un semplice bracciale. Eppure, ricorda con nostalgia il Bertinat, dalla
Compagnia vennero ben quattro pastori
(Adolfo Chauvie, Giovanni Miegge, Eli
Bertalot, Giovanni Bertinat), un missionario (Alberto Gamier che fu in Cina) e
tante altre figure di uomini che diedero
nella chiesa e nella società testimonianza
di fede e di correttezza civile e morale.
spesi per mantenere il lavoro
di un insegnante in una scuola di montagna anche se la
sua classe è soltanto di una
decina di alunni.
Tuttavia, siccome si dice
giustamente che non basta lamentarsi sempre e che bisogna fare proposte alternative,
teniamo per buona la proposta che viene da Viotto anche
per le nostre scuole a rischio,
come quella di Angrogna,
dove il Consiglio comunale,
approvando un lungo documento di protesta, si domandava appunto; ma che faremo
concretamente? Forse qualche anziano senza licenza
elementare disposto a condividere questa battaglia di civiltà lo troviamo anche dalle
nostre parti.
In Questo
Numero
POMARmO
Il 22 giugno si inaugura
una nuova ala delTOspedale valdese che offrirà servizi utili per la cittadinanza:
palestra di fisioterapia,
pronto soccorso e locali
destinati a laboratorio analisi e radiologia.
Pagina II
Prarostino
Compie trent’anni il Faro della libertà, voluto per
ricordare i caduti della Resistenza, oltre 600 in tutto
il Pinerolese. Si superavano, in questo modo, le logiche dell’appartenenza
campanilistica a questo o
quel comune. Ora il monumento, che ha subito alcuni
lavori di miglioria, sarà più
accessibile ai visitatori.
Pagina II
Spiritualità
Le chiese valdesi stanno
vivendo nel loro I distretto
un fenomeno di disgregazione? È questa la domanda che emerge ogni tanto
da assemblee e Conferenze
distrettuali. Si invocano
soluzioni drastiche e si studia il problema, ma alcune
esperienze ci richiamano
all’esigenza primaria che è
quella della pratica della
fratellanza.
Pagina HI
Come si sono comportati
gli elettori del Pinerolese
nei confronti dei sette referendum popolari del 15
si“«’“’’ Pagina III
Un invito al «consumo
critico» è venuto a Pinerolo con una mostra organizzata a supporto dell’azione
di un sacerdote in Brasile:
ognuno di noi può fare
qualcosa ogni giorno.
Pagina IV
6
PAG. Il
E Eco Delle Aàlli ^ldesi
VENERDÌ 20 GIUGNO 199?
SI RIFA IL LOOK ALLE «CASE DEI PROFESSORI» —
Da circa una settimana la ditta Armand Pilon ha eretto il
ponteggio; sono cominciati i lavori di ristrutturazione delle
«Ca,se dei professori» in via Beckwith a Torre Pellice. Il
caseggiato, costruito nel 1857, deve il suo nome al legame
col Collegio valdese del quale negli anni ha ospitato appunto buona parte del corpo docente. «Verrà rifatta Torditura minore del tetto con il riposizionamento delle lose spiega il geometra Bertot, responsabile dell’Ufficio tecnico
della Tavola valdese successivamente si provvederà a ritinteggiare le pareti esterne». Un’operazione da 400 milioni indubbiamente necessaria; se ne è accorto anche un
ignoto donatore che nei giorni scorsi ha fatto pervenire alla
Tavola 6 milioni da destinare ai lavori in corso.
CAMION SI RIBALTA: TRAFFICO A RILENTO — Traffico in difficoltà con lunghe code giovedì scorso lungo la
strada provinciale della vai Pellice; un incidente spettacolare
che fortunatamente non ha avuto conseguenze di rilievo si è
verificato sulla strada a Bricherasio. «Poco dopo le 8 del
mattino un pesante autoarticolato proveniente dalTAustria,
carico di bidoni da consegnare a un’industria di Luserna San
Giovanni, per evitare un’auto intenta a svoltare a sinistra è
scivolato sulla banchina stradale finendo nel prato lateralmente e da lì nella recinzione di una casa», spiega il maresciallo Di Giorgio dei carabinieri di Bricherasio. Il camion è
andato distrutto nell’impatto mentre agli occupanti dell’auto
nulla è successo. Nel pomeriggio con una grossa gru e un
secondo autocarro è stato possibile recuperare i bidoni usciti
dal mezzo; l’operazione si è prolungata fino a tarda serata.
QUALI INTERVENTI PER IL PROBLEMA CINGHIALI?
— Continuano a pervenire alla Provincia richieste di intervento per il contenimento dei cinghiali; i danni alle colture e
ai pascoli alpini sono sempre ingenti e talvolta gli animali
rappresentano un pericolo per la viabilità. «Da anni - spiega
l’assessore provinciale Silvana Accossato - la Provincia di
Torino non rilascia autorizzazioni per nuovi allevamenti e
investe molte risorse in azioni di contenimento della specie.
Tocca però alla Regione regolamentare il trasporto degii animali vivi ed eventualmente vietare gli allevamenti. Bisogna
poi effettuare controlli coordinati su tutte le aree protette».
PIÙ BASSI I TASSI PER GLI ARTIGIANI — Grazie a una
nuova convenzione fra Regione Piemonte e Artigiancassa
gli artigiani piemontesi potranno ottenere mutui ad un tasso
del 6,75%; la Regione infatti con fondi propri consentirà di
abbattere di due punti il costo dei mutui.
SUI SENTIERI DELLA STORIA — L’ associazione La Jumarre, in collaborazione con il Centro culturale valdese, organizza un trekking di sette giorni sulle orme dei valdesi
durante il Rimpatrio dal titolo «Sui sentieri della storia». 11
viaggio, tra storia e natura, comprenderà solo il tratto italiano e avrà come riferimento per i pernottamenti baite abbandonate. Partenza il 27 luglio dal Moncenisio, arrivo a Torre
Pellice domenica 3 agosto. Il costo indicativo è di 300.000
lire a testa; le iscrizioni devono pervenire entro il 30 giugno. Per informazioni telefonare al Centro culturale (0121932566) oppure a Patrik Stocco (0121-81316).
Comunità montana
valli elùsone e Germanasca
\ i.\ Roma n. 22 — 1006.3 Phhcxsa ARctKN'n.NA (To)
Bando per un posto di Dirigente Segretario
DELIA Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca
È indetta una chiamata diretta per n. 1 posto a tempo
determinato da Dirigente Segretario - 1° dirigenziale.
Titolo di .studio: Laurea in Economia e Commercio Giurisprudenza o Scienze Politiche.
Scadenza: entro il trentesimo giorno dalla data di pubblicazione del presente avviso nel Bollettino Ufficiale
della Regitme Piemonte.
Per ulteriori informazioni, rivolgersi presso c|ue.sto Ente ;ii numeri 0121/81497 - 81190.
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Prarostino: un monumento simbolo della Resistenza
Il Faro della libertà ha trenfanni
PIERVALDO ROSTAN
Il prossimo fine settimana
sarà per Prarostino ricco di
appuntamenti: dai 30 anni del
«Faro della libertà» alla presentazione del vino «Priistinenc» che per il terzo anno
segna il successo di una iniziativa che vede il Comune
farsi promotore e imprenditore della vitivinicoltura locale.
Il Faro fu una scelta «forte»; 30 anni fa nel Pinerolese
si superarono divisioni politiche e di «campanile» per
creare un punto di riferimento
per la memoria di tutto il Pinerolese e le sue valli; per gli
oltre 600 caduti durante la
Resistenza si creava così un
punto e una data per il ricordo. «Noi siamo i custodi morali ma anche materiali di
questo monumento - dice il
sindaco di Prarostino, Renzo
Costantino -; così abbiamo
rinnovato alcune parti per
renderlo più fruibile dai visitatori e anche le scritte sulla
pietra sono state rifatte da artigiani francesi con le date del
trentennale».
Sabato ci saranno la fiaccolata al Bric e balli occitani;
domenica mattina la parte ufficiale con le varie autorità e
gli interventi del prof. Gianni
Oliva e del sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero. Venerdì
sera toccherà al vino Priistinenc fare da apripista ai festeggiamenti... «L’iniziativaspiega il sindaco - è partita
nel 1994: quest’anno abbiamo una importante novità e
cioè il riconoscimento della
Doc pinerolese che offrirà
notevoli e nuove opportunità.
I vitigni sono stati iscritti, i
campioni sono stati inviati: la
Doc riguarda sia il rosso che
il rosé». E così venerdì 20 alle 18,30 ci sarà, al municipio,
la festa del vino ma anche un
confronto fra tecnici e operatori; al termine degustazione
dei vini. L’esperienza del vino Priistinenc ha anche rappresentato per il Comune una,
seppur piccola, esperienza di
imprenditorialità diretta; alle
casse comunali arriva infatti
una piccola percentuale sulle
vendite a fronte di un impe
Si lavora intorno al Faro
gno iniziale: «Quest’anno registriamo due novità sostanziali - dice Costantino -: un
aumento di produzione del
rosso passato a 7.000 bottiglie e un migliaio di rosé; tutto il vino è stato facilmente
venduto in zona garantendo
ai viticoltori anche un buon
prezzo (superiore alle 1.000
lire al kg di uva conferita)».
Al di là del buon successo
del vino il bilancio comunale
tende al rosso: «Siamo in forte difficoltà: non abbiamo più
delle risorse, limitiamo le
spese anche per il personale,
cerchiamo di utilizzare determinati servizi coi vicini Comuni di San Secondo e Osasco - dice il sindaco -; più di
così non so cosa potremmo
fare, a meno di arrivare alT accorpamento dei comuni
che fin qui abbiamo sempre
voluto evitare».
Accettata la delega al nuovo consorzio pinerolese per i
servizi sociali (Ciss) un po’ a
malincuore nel timore di una
dilatazione delle spese, l’amministrazione aspetta di veder
partire i servizi per valutare;
intanto però attende di veder
riprendere i lavori alla residenza per anziani che TAusl
ha in costruzione sul territorio comunale: «Il direttore
delTAusl, Massa - spiega
Renzo Costantino - mi ha assicurato che presto i lavori
potranno ricominciare; c’è
una nuova ditta incaricata e
stiamo definendo l’acquisto
di un terreno adiacente per
dare un polmone verde alla
Gli altri
siamo noi
Siamo gli alunni della classe quinta A della scuola elementare di Luserna San Giovanni (capoluogo) e vi scriviamo per comunicare l’entusiasmo che abbiamo provato
durante la visita alla mostra
«Gli altri siamo noi» che si è
svolta di recente a Pinerolo.
Ecco alcune nostre osservazioni, Sebastien: «Questa mostra può aiutare a cambiare il
nostro atteggiamento perché
fa notare le idee sbagliate che
ci tacciamo prima di conoscere bene una persona»; Erick:
«Serve a non farsi ingannare
dalle apparenze»; Alberto:
«Prima della mostra avevo
un'opinione diversa su come
trattare gli altri»; Sonia: «Ci
fa riconoscere che abbiamo
dei pregiudizi, e quali sono»;
Arianna: «Ci ha fatto rifiettere
sullo stare insieme senza liti
SOS ALCOLISMO
Poliambulatorio
Villar Perosa: tei, 51045-51379
gare»; Alberto: «Possiamo rispettarci pur avendo caratteristiche e punti di vista diversi:
il bello del nostro pianeta sta
proprio in questa varietà»;
Eleonora: «Gli altri siamo noi:
perché prenderci in giro?»;
Ospedale Pomaretto
Tel: 82352-249 - day ospitai
struttura. La realizzazione
dell’opera è importante sia
perché offrirà una sessantina
di posti letto per non autosufficienti ed anche per i posti di
lavoro che si creeranno di
conseguenza».
Non lontano dal sito Ausi
c’è anche un’altra struttura,
questa volta comunale, ferma
e con incerte prospettive; si
tratta del bocciodromo... «È
una vera palla al piede - afferma il sindaco -; a livello di
battuta mi sono anche augurato che tutto venisse smontato. In realtà dobbiamo ultimare la struttura e forse dovremmo con risorse nostre realiz
zare magazzini e garage per i
mezzi comunali lasciando ai
posteri ulteriori modifiche».
Difficoltà di bilancio dunque, con un territorio tutto da
gestire; incendi, frane, abbandono di certe zone marginali
eppure con segnali di ripresa:
la scuola materna non basta
più e dovrà essere ripensata
per poter ospitare i bambini
che rispetto al passato recente
sono aumentati. Il successo
del vino è un successo di tutti
perché vuol dire ricchezza;
salendo nella conca verde del
Pinerolese, fra intenso profumo di tiglio e di castagno in
fiore, fra ciliegi e albicocchi
in piena produzione vien da
pensare a un futuro anche
agricolo e turistico. Qui, più
che altrove, gestione del territorio, produzione agricola e
turismo possono essere una
carta vincente.
Azienda Usi 10
Nessun
rischio
da punture
In seguito alle recenti dichiarazioni dell’infermiere
professionale Francesco Colucci, dipendente dell’Azienda Usi 10, relativamente ai
rischi di contagio da puntura
di aghi infetti a cui sarebbe
soggetto il personale infermieristico dell’ospedale Agnelli di Pinerolo, il direttore
delTAusl 10 Ferruccio Massa
ha disposto un accertamento
da cui è emersa, a quanto pare, l’infondatezza delle accuse. Francesco Colucci, esponente del sindaca-to autonomo RdB aveva lamentato che
a causa dell’orario notturno di
9 ore lavorative il personale
infermieristico presenterebbe
maggiori rischi per stress,
caos ed episodi di svenimento. La direzione sanitaria ribatte che finora non risultano
episodi di caos-o svenimenti
di sorta e che l’articolazione
dell’orario è stata definita nel
pieno rispetto dei contratti di
lavoro vigenti.
L’Ausl ha poi già dato corso alle procedure per l’assunzione di 15 nuovi infermieri
professionali. Quanto poi al
fatto che lo stesso Colucci si
sia punto con un ago infetto
per epatite C nel 1996, ribadisce l’azienda, non significa
che TAusl non applichi tutte
le prescrizioni di legge per la
prevenzione e la protezione
dei lavoratori.
Ospedale valdese di Pomaretto
L^ìnaugurazione
della nuova ala
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Luca: «Abbiamo capito queste cose non con discorsi retorici ma attraverso attività divertenti che ci hanno stimolato a continuare in classe la discussione su questi argomenti»; Francesca: «All’inizio abbiamo provato molta curiosità. poi interesse e attenzione
alle attività proposte».
Non è la prima volta che
affrontiamo questi problemi,
dato che da diversi anni svolgiamo delle attività per migliorare i nostri rapporti con
gli altri, a cominciare dai
compagni. Pensiamo che si
possa migliorare il proprio
comportamento accettando i
punti di vista diversi, provando a mettersi nei panni altrui
e ascoltandosi con attenzione
e rispetto. Ci auguriamo che
tante persone discutano sui
pregiudizi, le generalizzazioni (i luoghi comuni) e le discriminazioni per evitare tante incomprensioni. Grazie per
l’ospitalità.
Gli alunni della V A
Luserna San Giovanni
Il 22 giugno sarà una nuova
occasione per un momento di
festa all’Ospedale valdese di
Pomaretto; sarà infatti inaugurata la nuova ala destinata
ad offrire ai cittadini spazi di
grande utilità: l’apertura di
una nuova palestra di fisioterapia, nuovi e attrezzati locali
per laboratorio, radiologia,
cucina, mensa, pronto soccorso. Il tutto con un costo di 5,5
miliardi, di cui 4,5 dalla Regione Piemonte e uno dalle
chiese. Trasferite le attività
nei nuovi locali, rimarranno
da sistemare quelli lasciati
vuoti con un costo di circa
600 milioni a carico della
Ciov. «A quel punto a Pomaretto saranno terminati tutti
gli interventi previsti sulla
struttura ospedaliera - precisa
la presidente Ciov, Franca
Co'isson -; a completamento
dell’opera saranno di grande
utilità per l’accesso all'ospedale i parcheggi progettati e
in via di esecuzione nella zona circostante la chiesa valdese, ad opera della Comunità
montana valli Chisone e Germanasca e del Comune di Pomaretto». Intanto, finiti i lavori murari, la Ciov si è già atti
vata per potenziare i servizi:
alla Regione è stato chiesto
un contributo per riacquisto di
una Tac da attivare a Pomaretto visto che nei lavori è stato previsto un locale idoneo;
il costo preventivato è di 500
milioni, di cui la metà potrebbe arrivare dalla Regione.
Nella mattinata di domenica è previsto il culto alle 10e
subito dopo la visita guidata
all’ospedale con buffet e intermezzo musicale offerto
dalla banda di Pomaretto diretta da Luciano Micori La
giornata di festa del 22 sata
anche un’occasione per riflel'
tere sulle prospettive della sanità regionale e sul ruolo degli ospedali valdesi all'interno di questo quadro; ne parie;
ranno, nel dibattito che avra
luogo nel tempio valdese alk
14,45, l’assessore regionale
alla Sanità, Antonio D'Ant'
brosio, il moderatore della
Tavola valdese, Gianni RO'
stan, il direttore delTAusl Id'
Ferruccio Massa, c la presi'
dente della Ciov. Franca
Co'isson. A seguire un con;
certo del coro Nigritella d'
Torino, diretto da Willci’
Tousijn, e un rinfresco.
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1997 -jippnìjO GIUGNO 1997
Dibattito
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Affluenza al voto nelle valli valdesi
Referendum sì
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tcommenti in merito alla
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Sventare «imprenditori» di
L stessi sembra attrarre molattenzione. Questa predi coscienza può essere poI, a patto di non dimenti^i’segnali d’allarme al no^0 interno: le presenze (o
meglio le assenze) ai culti, la
scarsa o saltuaria partecipatone dei ragazzi al catechismo (prima vengono le attività sportive), ecc. Chiunque
¡partecipi un po’ attivamente
lalla vita della propria chiesa
iponosce le difficoltà a coinvolgere gli altri e finisce col
;tranquillizzarsi; qualcuno dà
rilievo alle cose che «funzionano», alle attività che prose:guono con impegno e alla coltborazione fraterna e ne ringrazia il Signore; cosa indubbiamente giusta, ma qualcuno
si pone invece un interrogativo pressante: non dovremmo
combattere? Non dovremmo
trovare insieme un modo per
invertire quello che a guardarlo da vicino somiglia molto a
un lento processo di disgregazione al nostro interno? Ogni
tanto vengono suggerite «linee dure»; depennare i membri di chiesa che non partecipano da anni, bocciare i ragazzi alla scuola domenicale e
al catechismo, inserire più regole e più rigide. Sarà davvero questa la via? Parrebbe a
ivolte un tentativo di far arriìvare con la forza al cuore delle persone ciò che non siamo
capaci di trasmettere con altri
linguaggi più efficaci.
Domenica 25 maggio duecento bambini si sono mossi
per l’annuale festa di canto
dalla vai Pellice a Torino in
visita alle Comunità sorelle:
quella valdese, quella battista
di Rivoli che li ha ospitati nel
parco Philadelphia, quelle di
Biella e Ivrea, di Chivasso:
una gran festa, un grande,
grande messaggio: quello della fratellanza. Cantando con
loro durante il viaggio di ritorno mi sono chiesta se i nostri ragazzi non abbiano ricevuto di più da questa giornata
in comune che da tutti gli incontri nei pomeriggi del resto
dell’anno. E allora l’interrogativo diventa un altro: quanto siamo in grado di dare noi
affinché altri sentano, avvertano la fratellanza? Che messaggio riusciamo a trasmettere ogni giorno, senza finzioni
di sorta, coi nostri atteggiamenti, col nostro corpo, la
nostra mente, il nostro cuore,
affinché altri scoprano un
modo nuovo di vedere la
realtà? La fratellanza e la vita
comunitaria non si insegnano
e non si imparano: si sperimentano, si vivono, si percepiscono e non si possono far
vivere che attraverso noi stessi. Secondo alcuni dovremmo
porci in un’ottica più evangelistica, e non all’esterno questa volta, rivolta a coloro che
vengono a visitarci da turisti,
ma al nostro interno: belle parole, che tuttavia rimarranno
sterili se non avremmo chiaro
dentro di noi che cosa significhi in realtà. Perché da un lato vorremmo evangelizzare e
dall’altro non riusciamo a
parlare di visite o culti all’ospedale senza che vengano
fuori un mucchio di perplessità che, consapevolmente o
meno, servono a giustificare
la nostra sempre minor volontà di impegnarci, non a
«fare» (siamo già inarrestabili, a volte) ma a «essere», a
lavorare di più su noi stessi.
PIERVALDO BOSTAN
La foto dei tabelloni desolatamente viioti pubblicate dal nostro giornale la
scorsa settimana è stata facile
presagio di un disinteresse
diffuso rispetto alla tornata
referendaria di domenica. Disinteresse dei partiti più importanti, incapacità dei fantasmi dei promotori nel motivare i cittadini verso il voto.
Così quando domenica pomeriggio sono andato a votare
nei seggi ho incontrato solo
scrutatori e presidenti annoiati, chi alle prese con giochi di
società, chi con qualche lettura personale.
Poi, quasi improvvisamente, qualche elettore si recava
alle urne; non solo, ma tutti
dichiaravano di voler votare
solo per alcuni dei quesiti referendari, in particolare sulla
caccia e sull’obiezione di coscienza. È stato invece, lo dicono i risultati, solamente un
piccolo fuoco di paglia. Le
percentuali definitive dei votanti alle Valli dicono che siamo uguali al resto del paese,
nel bene e nel male, nelle
emozioni come nelle scelte
politiche.
Le aree «più urbanizzate»
hanno fatto registrare un numero di votanti analogo o più
alto della media (34,8% a
Torre Pellice, 34% a San Secondo, poco sopra o poco sotto il 33%, a seconda del quesito, a Pinerolo e Villar Porosa). Per contro molto bassa la
percentuale a Bobbio Pellice
(20,4%), a Villar Pellice
(21%), a Pramollo (22,2%);
appena sopra il 23% ad Angrogna. Inverso Pinasca e San
Germano; dunque tutte le
«periferie» delle valli sono
abbondantemente sotto la media nazionale del 30%.
Dunque è un bel passo indietro. Certo chi oggi è andato a votare ha scelto in larga
maggioranza il Sì e curiosamente quasi ovunque il referendum più amato è risultato
quello che tendeva a limitare
l’accesso dei cacciatori nei
fondi privati; insieme a questo il quesito che ha avuto più
votanti è stato il sesto riguardante la possibilità per i magistrati di assumere incarichi
al di fuori della loro attività
giudiziaria. Il quesito che ha
riscontrato minori adesioni è
stato quello sull’abolizione
del ministero delle Risorse
agricole.
Ha vinto o perso qualcuno? È probabilmente banale dire che ha perso Tistituzio-ne referendaria in sé anche se corrisponde al vero;
con la raccolta delle firme per
una schiera di referendum
ben più ampi di numero e di
contenuto si era fatta strada
l’idea di far cambiare forma
di stato all’Italia attraverso il
voto popolare in assenza, dicevano alcuni partiti, di capacità del legislatore di esprimersi. I risultati sono sotto i
nostri occhi: temi che avrebbero potuto essere affrontati
con semplici interventi parlamentari sono stati posti al
giudizio elettorale del popolo
dal quale è arrivato un no a
farsi coinvolgere, non è chiaro se per scarso interesse o
supposta incompetenza in
materia. Il problema del coinvolgimento diretto dei cittadini però resta, al di là del non
voto sui referendum; bene ha
fatto la recente Conferenza
delle chiese del primo distretto a riflettere sul ruolo che le
chiese valdesi sapranno avere, come tali o come «popolo
chiesa», all’interno della società civile delle Valli.
Nelle
Chiese Valdesi
CEO — Lunedì 23 giugno, presso la Foresteria di Torre
Pellice, si svolge con orario 9-16 la giornata di studio
organizzata dal Geo sul tema; «Enti non commerciali e
delle Onlus». Per informazioni: Ciov (tei. 0121-952711.
CAMPI AD AGAPE — Dal 22 al 29 giugno campo per i
bambini dai 9 ai 10 anni sul tema «Data astrale 2997;
rotta verso l’ignoto», viaggio immaginario verso un pianeta sconosciuto, dove si potranno incontrare alieni e altre avventure. Dal 30 giugno al 6 luglio si svolgerà il
XVII incontro fede e omosessualità sul tema «Crescere
è autorizzarsi?».
MASSELLO — Per elevare il coinvolgimento della pastora nella vita del paese e per poter effettuare con più costanza delle visite, la pastora risiederà durante il periodo
estivo presso casa Micol; le date per il mese di giugno
sono il 24 e il 25. Domenica 22 giugno alle 11 al Reynaud assemblea di chiesa. Dal 26 giugno al 2 luglio
campo per ragazze e ragazzi al Roberso con la partecipazione della pastora.
PERRERO — Domenica 22 giugno alle 15 riunione quartierale all’aperto a Bovile.
POMARETTO — Venerdì 20 giugno alle 16 culto al Centro anziani a cura della pastora Peyrot.
PRALI — Domenica 22 giugno si invitano tutti a partecipare alla cena comunitaria preparata a base di patate,
cucinate in dodici modi diversi, accompagnate da insalata e formaggio: l’offerta sarà libera e sarà devoluta alla ristrutturazione del museo. Proposta di gita all Acquario di Genova per giovedì 26 giugno, chi fosse interessato può prendere contatti con il pastore.
PRAROSTINO — Domenica 22 giugno, per permettere
la partecipazione alla Festa del Faro, alle 9 culto nel
tempio di San Bartolomeo, sospesi i culti a Roccapiatta
e al Roc. Catechismo per adulti: sta per iniziare un corso di catechismo per adulti, con alcune persone che intendono chiedere l’ammissione in chiesa, sul tema «La
diversità tra cattolicesimo e protestantesimo»; chi è interessato può mettersi in contatto con il pastore.
RODORETTO-FONTANE — Domenica 22 giugno alle
9 culto a Fontane.
SCOUT
Cercasi terrda usata tipo
casetta grande, uso cucinadeposito per attività scoutistiche del I distretto. Tel.
0121-808810 (Umberto
Poèt) oppure 0121-953107
(Massimo Long).
Il convegno su
I LUOQHI STORICI
DELLE VALLI VALDESI
previsto per il 20 giugno
presso la biblioteca della
Casa valdese è stato rimandato al 4 ottobre 1997
Lìnea ferroviaria Torìno-Torre Pellice - orario estivo
-Airasca-Pinerolo-Torre Pellice
servizi;
chiesto
uisto di
Pomari è staidoneo;
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8
PAG. IV
Delle ^lli ^desi
VENERDÌ 20 GIUGNO 19Q^
Commercio «equosolidale>
«Il nostro caffè
fa passare la fame
»
FEDERICA TOURN
T1 nostro caffè fa passare
la fame» non è la pubblicità di una dieta dimagrante, ma lo slogan del caffè
equosolidale garantito dal
marchio di qualità TransFair;
chi lo sceglie può essere certo
che nessun lavoratore nel
Terzo Mondo è stato sfruttato
per raccoglierlo. E c’è di più:
tutti i grandi produttori possono importare i prodotti
TransFair, purché rispettino i
criteri «equosolidali».
Del corretto rapporto produttore-consumatore si è parlato la sera del 12 giugno
presso la chiesa valdese di Pinerolo, in occasione della
mostra preparata dal Coordinamento amici di Carlo (che
fa riferimento al sacerdote
Carlo Semeria, da tre anni
parroco in Brasile) sul tema
«Commercio equosolidale e
consumo critico». Qualche
passo avanti rispetto agli anni
passati si è fatto: oggi in Italia si possono trovare caffè,
zucchero, cacao, tè e miele
garantiti dal marchio di qualità; il problema è come sempre reperire in quantità sufficiente i prodotti equosolidali
da mettere sul mercato. Per
quanto riguarda invece i prodotti biologici, che costituiscono il 90% della spesa possibile alla Coap, il grosso
problema restano i costi elevati. Si parla anche di un con
Torre Pel lice
Fine anno
per l'Unitrè
L’Unitrè di Torre Pellice ha
finito in bellezza la serie di
«Pomeriggi musicali» con un
concerto raffinato e piaceviolissimo: nella prima parte la
violoncellista Margherita
Monnet ha eseguito con grande abilità, rigore e chiarezza
la Suite III in Do maggiore di
Bach e con la calda voce del
suo strumento ha avuto modo
di farsi apprezzare nelle 5
danze, con l’altemarsi dei ritmi e motivi gravi e vivaci.
Nella seconda parte del concerto il quintetto d’archi con
pianoforte (al pianoforte Federico Galvagno, ai violini
Fara Bersano e Enzo Salzano,
alla viola Mattia Sismonda e
al violoncello Paola Torsi) ha
offerto un’esecuzione apprezzatissima e rara del Quintetto
in Mi bemolle maggiore, op.
44, di Schumann. L’affiatamento e la perfetta calibratura
delle parti hanno contribuito
a valorizzare quest’opera.
sorzio tra cooperative biologiche locali per fornire i pasti
alle mense scolastiche del territorio: un pranzo «biologico»
costerebbe il 20% in più rispetto a quello attuale (si passerebbe insomma da una media di 5.200 a 7.000 lire a pasto). Quello che si raccomanda, come al solito, non è di
comprare ogni tanto un prodotto equosolidale, ma piuttosto di consumare meno e meglio, facendo attenzione al
comportamento «politically
correct» delle ditte produttrici
o importatrici. E alle soluzioni alternative: per esempio è
meglio spendere per avere acqua pura dall’acquedotto,
piuttosto che comprare vagoni di acqua minerale.
La mostra, montata purtroppo per una sera sola, era
in parte fotografica e in parte
interattiva: finestre che rappresentavano i prodotti finiti
(caffè, cacao, zucchero, miele
e tè), una volta aperte rivelavano il lavoro necessario per
farli arrivare al consumatore;
una bilancia su cui pesare
prodotti diversi (componenti
elettronici, pezzi meccanici,
alimenti) per verificare l’impatto, anche fisico, che hanno
sul nostro mondo; un mercatino virtuale per comprare dei
prodotti e subito verificare
quanto sono equosolidali le
ditte che li vendono in materia di tutela dei lavoratori,
trasparenza, abuso di potere.
»PORT
GARNIER 1“ AL CASTELLUZZO — Per il terzo
anno consecutivo Claudio
Garnier, del Gasm, vince la
corsa di Castelluzzo a Torre
Pellice; il vincitore ha impiegato 1 ora 3’39”. Secondo
Davide Bonansea e 3° Mauro
Bonnet per un podio tutto a
vantaggio degli atleti di casa.
Al primo posto fra le società
si è classificata la polisportiva
Villarese davanti al Cavour e
al Gasm. Fra le ragazze la vittoria è andata alla villarese
Ivana Giordan davanti a Paola
Mattinale e Èva Depetris; fra
gli juniores successo di Paolo
Charbonnier davanti a Daniele Favat e Ivan Garnier.
Esordienti vince Simone Pastre davanti a Valerio Mondon Marin, mentre fra le esordienti ha vinto Katia De Biasi
con Federica Buenza 3“. Molti
partecipanti ma solo Andrea
Montanari 3K fra i cadetti. Lisa Sappé è giunta 2^ nell’omologa categoria femminile. Fra le Allieve ha vinto Antonella Chiavia con Katia Di
Buono 3“; fra i seniores maschili il migliore è stato Andrea Bertin 4“. Successi infine
per Alfredo Chiavia fra i Master II e per Erica Revel fra le
Master femminili.
CALCIO: TROFEO ALLEANZA ASSICURAZIONI — Grazie ad un doppio 71 negli ultimi due turni il Bar
Alpi Cozie guida con 7 punti
il girone di Torre Pellice del
trofeo Alleanza Assicurazione che si disputa sul campo
del Collegio.
Claudio Garnier in azione
SKIROLL: LUSERNAPIAN FRA — In una splendida domenica di sole si è
svolta domenica 15 da Luserna a Pian Pra la seconda prova di Coppa Aoc di skiroll.
Lo sport club Angrogna ha
vinto la coppa per società
piazzando sul podio numerosi
a validi atleti. Fra i Giovani
ha vinto Davide Ricca, fra le
Giovani P Elena Volpe e 2“
Astrid Charbonnier. Fra gli
TORNEO DI GREEN
VOLLEY — La 16“ Festa
dello sport è ormai all’epilogo
e fra le attività conclusive si
pone la 6“ edizione del torneo
di green volley a tappe. Il 3S
ha cercato di snellire la formula allestendo due soli concentramenti a squadre di due
giocatori. Si inizierà giovedì e
venerdì a Torre Pellice per
proseguire a Pinerolo e concludere poi nella conca del
Pra a Bobbio Pellice con il
torneo misto; le partite a Torre e a Pinerolo inizieranno alle 17, al Pra, domenica 29, alle 10,30. Intanto nella categoria Ragazzi di volley, il 3 S ha
vinto il titolo regionale Libertas conquistando così il diritto
di disputare le finali nazionali
a Bormio a inizio luglio.
Conclusa a Pinerolo la rassegna «Week-end in palcoscenico»
Duecento ballerini in gara
Si è chiusa domenica 15
giugno la settima edizione di
«Week-end in palcoscenico»,
il concorso internazionale di
danza classica, moderna e
funky «Città di Pinerolo». Ecco i vincitori scelti dalla giuria, composta fra gli altri da
Daniel Tinazzi, Fabrizio Monteverde, Marco Pierin, Marco
Garofalo e Igor Castiglia.
Sezione solisti classica juniores: 1“ Francesca Tesio, di
Torino; 2“ Rita Esmeralda
Salvator Finto; menzione speciale al giovane torinese Andrea Bena. Sezione solisti
classica seniores: 1“ Michela
Maberto. Passo a due: 1° Arsego-Argenton. Sezione solisti moderno juniores: 1° Mauro De Candia, di Barletta; 2“
Micol Mantini di Susa; 3“ Michela Corizzo. Sezione solisti
seniores moderno: 1“ Veronica Forioso; 2“ Silvia Guerra;
3“ Lorella Loddo. Sezione
gruppi moderno: 1° Florence
dance center group, di Firen
ASSICUFe/XZIOMl
ìtaNuova
Gruppo di Assicurazioni
la Basilese
^asilesea
Società collegata con gruppo
Banca Cange
Agente
Maria Luisa POGGIO GÖNNET
Agenzia generale
via Raviolo, 10/A - Pinerolo
tei. 0121-794596-76464
ze; 2° Lo Studio, di Bussoleno; 3° Aforica Danza. Sezione gruppo funky: 1° Progetto
Danza, di Ravenna.
Al concorso hanno partecipato oltre 200 ballerini e 30
sono stati i gruppi che hanno
raggiunto la finale. Per la manifestazione è stato un successo di pubblico: il Palazzetto dello sport di Pinerolo nelle tre serate di spettacolo, dal
12 al 15 giugno, ha registrato
il tutto esaurito.
croci ugonotte in oro e argento
tesi
& delmastro
(gioielli)
Appuntamenti
19 giugno, giovedì — LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle
21, presso la sede del Pds, via
Trieste, incontro sul tema «Le
politiche sociali. Analisi della situazione attuale e iniziative da
intraprendere».
20 giugno, venerdì — PRAROSTINO: Alle 18,40 al municipio incontro sul tema «La Doc
Pinerolese e il futuro»; alle 20
presentazione e degustazione del
Prtistinenc, alle 21 cena alla trattoria Marin (prenotazioni tei.
0121-500760).
20 giugno, venerdì — PINEROLO: Alle 8,30, al Teatro-incontro di via Caprini, l’istituto
«Porro», in collaborazione con
rirrsae, organizza un incontro sul
tema: «Rapporto scuola-industria;
quale collaborazione?».
20 giugno, venerdì — TORRE PELLICE: Nel tempio, alle
21, concerto del «Sestetto di fiati
del Pinerolese», musiche di
Feedman, Frescobaldi, Purcell,
Joplin, Walter. Ingresso gratuito.
21 giugno, sabato — MASSELLO: La Pro Loco organizza,
alle ore 21, una serata con proiezione di diapositive e canti popolari. Partecipano il Gruppo corale
Eiminal vai Germanasca e il
Soccorso alpino stazione Pralival Germanasca.
21 giugno, sabato — PINEROLO: In piazza Duomo dalle
15,30 alle 19 il gmppo «Arte 7»
presenta «Apparizioni in piazza
Duomo».
via trieste 24, tei. 0121/397550 pinerolo (to)
21 giugno, sabato — BIPIANA: Alle 21,30 il Gruppo teatro
Angrogna presenta la pièce «Se
canto», canzoni di ieri per musiche di oggi.
21 giugno, sabato — TORRE PELLICE: La Casa delle
diaconesse organizza, alle 19,
aH’Hòtel du Pare, una grigliata;
alle 21 concerto del coro Les
Harmonies.
21 giugno, sabato — PEROSA ARGENTINA: Alle 15, nel
salone della Croce Verde, dibattito sulla nuova legge regionale in
materia di acqua; intervengono il
consigliere regionale Pds Marco
Bellion, l’assessore regionale
all’Ambiente, Ugo Cavallera,
l’assessore provinciale Giuseppe
Gamba e il presidente del gruppo
Pds in regione. Lido Riha.
21 giugno, sabato — BOBBIO PELLICE: Alle 21, al
campo sportivo, concerto del
gruppo «Lou Dalfin».
21-22 giugno — TORRE
PELLICE: In via Repubblica
meeting della castagna con distribuzione di gelato alla castagna.
21-22 giugno — LUSERNETTA: Per la «Festa dell’armonia estiva» alle 21 di sabato
inizio danze con il gruppo «La
primavera»; domenica 22, alle
14, gara di bocce a petanque e
coppie alla baraonda; alle 19 cena con assado e alle 21 serata
danzante.
21-22 giugno — VILLAR
PELLICE: Alle 11 di sabato 21
è previsto l’arrivo degli ospiti
francesi di Chaleins e di Massemy con il benvenuto del coretto Bricolage al Municipio; a seguire buffet freddo e sistemazione presso le famiglie, visita del
paese, esibizione di parapendii.
Cinema
TORRE PELLICE — Il ci
nema Trento ha in programma, giovedì 19, ore 21,15. Segreti e bugie; venerdì 20, ore
21, per il 45° Filmfe.stival della
montagna Città di Trento
proiezione di Stili sei neve
una; Sotto la giungla il
fiume; La caverne des Phoquiers; Il sogno di Icaro; (ingresso gratuito); sabato 21, ore
20 e 22,10, domenica 22, ore
20 e 22,10, c lunedì 23, ore
21,15, Un giorno per caso.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 20, ore 21,15, Il senso
deH’amore, sabato 21, ore
21,15, Space Trukers; da domenica 22(15,15, 17,15, 19,15
e 21,15) a giovedì 26 Potere
assoluto; feriali spettacoli ore
21.15; chiuso mercoledì.
concerto delle corali di Villarj
Bobbio e del coro Val Pellice a|.
le 21 al tempio per finire alle 23
con i fuochi d’artificio. Domeni.
ca 22, a partire dalle 10, esibizio.
ne della banda e delle majorettes
di Torre Pellice; alle 10,30 cerimonia ufficiale di gemellaggio
alle 11,30 esibizione degli sbani
dieratori di Prarostino; pranzo alle 13,15 al Castagneto.
21-22 giugno — TORRj
PELLICE: Dalle 15 alle 19, nella palestra di via D’Azeglio, stage di danze occitane; nella pale,
stra del Collegio stage di danze
irlandesi; costo degli stage lire
15.000 per tutte e due le giornate, lire 10.000 a giornata, gratuito
fino a 14 anni.
22 giugno, domenica
TORRE PELLICE: Alle 15, al
Palaghiaccio, stage di danze latinoamericane, occitane e irlandesi; alle 17 appuntamenti con le
immagini: diapositive del Cile,
video sul Perù, sulla Península
Valdés e sul Mate; alle 17 Punto
di incontro con le letterature latinoamericana, occitana e valdese;
alle 19 cena sudamericana (lire
25.000 interi, lire 15.000 ridotti);
alle 21 concerto di musiche e
danze latinoamericane col gruppo «Benhai» e musiche occitane
con suonatori della valle, ingresso interi £ 12.000, ridotti 8.000.
22 giugno, domenica — PINASCA: Festa di San Giovanni
al Tagliaretto.
22 giugno, domenica — PINEROLO: A cura del Museo didattico di scienze naturali e
dell’Associazione naturalistica
pinerolese escursione per conoscere la vegetazione alpina. Per
informazioni tei. 0121-76211.
22 giugno, domenica — SAN
PIETRO VAL LEMINA: Agli
impianti sportivi comunali dalle
14 gara a bocce a Baraonda.
22 giugno, domenica —
PRAROSTINO; Il Gruppo teatro Angrogna presenta, alle 15,
lo spettacolo «Bella ciao» testimonianze e canti della lotta contro il fascismo e la dittatura di
ieri e di oggi.
23 giugno, lunedì — TORINO: Alla sala Viglione di Palazzo Lascaris, dalle 16 alle 19,
convegno sul tema «I geni del
male, riflessioni sull’ingegneria
genetica».
23-27 giugno — SAN PIETRO VAL LEMINA Alle
20,15, agli impianti sportivi comunali, gara a bocce a terne
«Pallino d’oro».
23-28 giugno — TORRE
PELLICE: Dalle 10, nella sala
dell’Esercito della Salvezza, club
estivo per bambini.
25 giugno, mercoledì — SAN
PIETRO VAL LEMINA: Alle
21 al PalaChiale, in piazza Piemonte, serata latinoamericana
con il complesso «Il rovescio
della medaglia» con tango, salsa,
merengue. Mostra fotografica di
Sergio Carena dal titolo «L’uomo, aspetti della vita e della cultura in America Latina». Ingresso libero.
25 giugno, mercoledì — PINEROLO: Al Centro sociale
San Lazzaro, alle 20.45. il professor Maggiorino Passet Gros
parlerà sul tema «Fasce fitoclimatiche».
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L'Eco Delle Valli Valdesi
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non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
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Vita Delle Chiese
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di VicI. Merlo
Diaspora a Porto San Giorgio
Una giornata fraterna
bhuno costabel
PORTO San Giorgio, nelle
Marche, in provincia di
sncona, è una bella cittadina
Z riva al mare, come ce ne
ono molte lungo la riviera
adriatica. Ma non è di turismo che vogliamo parlare,
ma di un bel pomeriggio che
rimarrà un lieto ricordo in
non pochi evangelici della
diaspora metodista e valdese
dell’Emilia Romagna e delle
Marche.
Domenica 1° giugno si
erano dati appuntamento gli
evangelici del gruppo di Fermo e altri di Ancona e dintorni, per inaugurare il loro
primo locale di riunione:
una piccola sala, affittata
volta per volta dalla Lega
operaia a chi la richiede. Le
cose sembravano andare decisamente per il verso sbagliato: pioveva e la temperamra si era abbassata di colpo; davanti alla stazione non
c'era posto per parcheggiare
oper sostare. Alle cinque del
pomeriggio c’era quindi un
po’ d’ansia, da parte di coloro che giunti in treno da Rimini cercavano quelli arrivati in auto o a piedi: aprirsi e
chiudersi di ombrelli, pericolosi attraversamenti di
strada, accompagnati da insidiosi scavalcamenti di pozzanghere, richiami soffocati
di conoscenti che con occhi
sbarrati al volante intralciavano il traffico per vedere chi
aveva chiamato.
Finalmente la quindicina
di persone che si erano date
appuntamento si ritrovavano
dirigendosi insieme verso il
loccde, per fortuna non troppo lontano dalla stazione.
Ma ecco l’ostacolo del tutto
imprevisto: non si riesce a
trovare il custode, che probabilmente si è dimenticato di
aprire o lasciare la chiave a
qualcuno; e intanto, per ricordare i versi iniziali della
«Partita a scacchi» di Giacosa, «...la pioggia continua,
fredda, pesante e greve».
Tuttavia il pomeriggio iniziato male è andato a finire
bene. Nel gruppo di Fermo
c’era una studentessa di canto e pianoforte proveniente
da Taiwan, evangelica, che ci
accoglie tutti a casa sua e in
pochi minuti siamo tutti ben
sistemati in cucina, il tavolo
diventa pulpito. I presenti
hanno diverse provenienze:
italiani naturalmente, ma c’è
anche un pastore americano
con sua moglie originaria di
Torre Pellice, metodisti, vaidesi, anche un battista. Inizia
il culto Maddalena, dopo il
sermone la Santa Cena sarà
celebrata da Bruno.
Non è tanto facile cantare,
dato che per varie ragioni
siamo senza innari ma Mignon, la nostra ospite, canta
prima da sola e poi con gli altri insieme; alla fine del culto
sarà lei a darci un messaggio
sulla traccia di Ezechiele 2, 8;
3, 1, esortandoci ad avere
sempre il desiderio e a sentire sempre il dovere di nutrirsi della parola di Dio. Veramente Mignon è stata carina
in tutte le accezioni del termine. Il suo vero nome è Min
Yon ma tutti la chiamano
Mignon, persino il suo professore a scuola. Tutto dunque è stato fatto veramente
«con gioia e semplicità di
cuore» (Atti 2, 46b). Speriamo ora che fratelli e sorelle
in fede si possano ritrovare
ancora molte volte nella preghiera e nell’ascolto, nella
gioia e nella speranza.
San Giacomo degli Schiavoni
Cattolici e luterani
ENOS MANNELLI
UNA sorella della Chiesa
valdese di San Giacomo
degli Schiavoni, al termine
della conferenza pubblica su
«Chiesa e giustificazione. La
comprensione della chiesa
alla luce della dottrina della
giustificazione» tenutasi il 14
maggio, ha esclamato: «Com’
è bello e emozionante vedere
fianco a fianco un vescovo
della Chiesa cattolica e un
decano della Chiesa evangelica luterana!». Tutti, dopo
queste parole, si sono uniti in
un fragoroso applauso nel cinema parrocchiale di Termoli nel quale mons. Domenico
D’Ambrosio, vescovo di Termoli-Larino, il pastore Hartmut Diekmann, decano della
Chiesa evangelica luterana in
Italia (Celi) e padre Raimondo Corona, docente dell’Istituto teologico abruzzese-molisano hanno relazionato sul
tema citato, invitati oltre che
dalla diocesi locale anche dal
12“ circuito.
Credo si possa dire che insieme a una ridda di domande e di interrogativi si è avuta
anche una grande emozione
(almeno per chi scrive questa
nota) al momento in cui sono
state fatte alcune affermazioni dai relatori. Premetto che
il mio intento non è quello di
fare una cronaca della conferenza, anche per la densità
teologica delle relazioni sul
citato documento predisposto da una Commissione internazionale cattolico-luterana, ma di soffermarmi su alcune parole dette nelle dotte
esposizioni. La prima affermazione è di padre Corona
quando, parlando del Concilio di Trento convocato trent’
anni dopo il fuoco della Riforma di Lutero, ha detto che
i padri conciliari si storzarono di dare un’ispirazione biblica al dibattito o quando il
cardinale Fole, già presidente
dello stesso, richiamava i
confratelli alla serietà e disciplina negli interventi, dicendo loro: «Non dire: lo ha detto Lutero perciò è falso!».
Subito dopo Corona ha affermato che è necessaria una
coscienza nuova del passato
per purificare la memoria.
Questa coscienza la possiamo trovare nel continuo ascolto e comprensione dell’altro camminando insieme
sulla via di Emmaus per lasciarci spiegare le Scritture
da Gesù. Emozioni e interrogativi che non dovranno essere taciuti se vogliamo proseguire lungo la strada di
Emmaus. La seconda affermazione è del vescovo D’Ambrosio quando, ricordando
una sua vivida esperienza di
adolescente quando, spinto
in acqua, imparò a nuotare
vincendo la paura, ha detto
■che anche noi dovremmo
vincere la nostra paura. Dobbiamo osare e sapere che il
Signore Gesù ci sta davanti e
che in lui il piano della carne
e quello dello Spirito si incontrano. Cristo è l’evento
della riconciliazione.
Dopo queste parole c’è stato un lungo, sentito applauso,
da parte del centinaio di presenti e al termine qualcuno
ha gridato: «Amen!». Forse,
ho pensato, quella voce voleva che cattolici e protestanti
gettassero via le loro paure e
certezze e si gettassero in acqua per osare? Ma noi non
possiamo buttarci in acqua
da soli! Deve essere un altro a
farlo, come per quel giovanetto di Peschici ci fu un «amico»... Ma chi potrà farlo
per noi? Lo Spirito Santo!
Agenda
VENARIA — Nella chiesa battista, alle ore
21, festa in ricordo del 49“ anniversario della
fondazione della chiesa locale, con lo spettacolo di marionette di Paolo Casanova e
concerto della corale battista. Per ulteriori
informazioni tel.Ol 1-9534752.
VARESE — La Chiesa battista organizza alle
ore 20,30 ,nella sala della chiesa in via Verdi
14, una conferenza su Bonhoeffer dal titolo
«Un resistente che ha continuato a credere»;
relatore prof. Pier Giorgio Grassi. Per informazioni tei. 0332-590368.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
Raidue a cura della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì
della settimana seguente alle ore 9,50 circa.
Domenica 23 giugno sarà trasmessa la replica
della trasmissione: «Credevo che fossero sette invece erano
tanti. Viaggio nell’arcipelago delle chiese evangeliche in
Campania». Domenica 29 giugno (replica 7 luglio) andrà in
onda: «La scommessa della Riconciliazione: a Graz le chiese si incontrano; non dimentichiamo il clima».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni
prima del venerdì di uscita del settimanale._____
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E un diritto di tutti, italiani e
stranieri. Per questo gli
ospedali evangelici curano
chiunque ne abbia bisogno,
a Ponticelli, nella perifieria
di Napoli, così come nel
quartiere San Salvarlo
a Torino.
Sono luoghi di cura,
certamente, ma anche spazi
di accoglienza e ascolto in
cui si riafferma la dignità
della persona
e il diritto alla salute.
Per questo le chiese valdesi
e metodiste hanno deciso
di investire una quota
dell’otto per mille, a loro
esplicitamente destinato
dai contribuenti,
per sostenere
gli ospedali evangelici.
Altri fondi saranno destinati
al sostegno di progetti di
cooperazione allo sviluppo,
di accoglienza,
orientamento e formazione
degli immigrati
extracomunitari.
Tutti i fondi
deii’8 per miiie
destinati aiie
chiese vaidesi e
metodiste
saranno
investiti
esci usi vamente
in progetti
sociaii,
assistenziali,
umanitari e
culturali in
Italia e
all’estero.
Chiesa evangelica valdese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi)
via Firenze 38 - 00184 Roma - tei. 06-4745537; fax 06-4743324
10
PAG. 1 O
RIFORMA
VENERDÌ 20 GIUGNO
-Riforma
Referendum
lontani dal quorum
Stefano Sicardi
Non si è certo trattato di un risultato sorprendente. Bastava registrare e conteggiare le osservazioni assolutamente prevalenti (e molto sbrigative, perché almeno gran
parte delle questioni sollevate non scaldavano né la mente
né il cuore) di chi, nelle settimane prima del voto, si incontrava per caso, nella vita quotidiana. La gran parte degli elettori «non è stata al gioco» innescato dai referendum
del 15 giugno; e non pochi di coloro che sono andati a votare lo hanno fatto spesso con disagio, non tanto risolutamente convinti dell’utilità della consultazione, quanto timorosi delle ricadute di una generalizzata astensione
(magari strumentalizzabile da quelle forze politiche che la
consigliavano o, più in generale, quale sintomo di una disaffezione alle nostre istituzioni democratiche).
E l’esito che ci sta di fronte non dipende dall’atteggiamento dei vertici istituzionali del paese o delle forze politiche, né da immaginarie congiure ai danni del popolo (è oltre tutto un atteggiamento irresponsabile quello di alzare
continuamente il tono e la drammaticità delle questioni in
campo; non si sarà più credibili quando si lanceranno allarmi davvero fondati). La vittoria delle astensioni è conseguente a un diffuso e crescente disagio nei confronti di
un certo modo di utilizzare l’istituto del referendum. Da
un lato stanno, e non da oggi, tanti quesiti disparatissimi,
dei quali (se non si cede a semplificazioni ad effetto) è
spesso davvero problematico avere chiare le reali implicazioni; e cresce la consapevolezza che certe modifiche (magari del tutto opportune) debbano essere studiate e realizzate con gli strumenti non della democrazia diretta ma di
quella rappresentativa. Si appanna, in proposito, anche il
facile argomento secondo cui gli organi rappresentativi
sono troppo lenti ad intervenire: si riformino le istituzioni
invece di martellare gli elettori a colpi di referendrun.
Dall’altro lato si è diffusa un’ulteriore consapevolezza, e
cioè che, ben più dei quesiti, l’effetto «alone» del referendum che è divenuto, sempre più, un mezzo di lotta politica, attraverso il quale i promotori cercano consensi e legittimazione per i progetti politici generali da loro perseguiti.
E allora il corpo elettorale «ci sta», quando «sente» questi
progetti (come avvenne emblematicamente per i referendum sul sistema elettorale) ma si ritrae quando, in grande
maggioranza, non lo condivide (come è stato, nel caso
specifico, per l’azione dei Club Pannella e dei loro alleati).
Questi mancati referendum non sono la campana a
morto degli istituti di democrazia diretta, ma invece devono indurre a concepirli in termini davvero più rispettosi di
quel popolo sovrano che invece troppo frequentemente e
pomposamente si cerca di blandire. In particolare il referendum, a mio avviso, non è di per sé un nonsenso: dalie
grandi opzioni di coscienza, alle grandi scelte che condizionano il futuro di tutti (quali il nucleare), fino a questioni concrete, anche di portata locale, padroneggiabili dagli
elettori (come ad esempio le modalità di gestione di un
servizio pubblico), esso svolge un ruolo utile e, in certi casi, addirittura insostituibile. Diventa invece del tutto inadeguato e pericoloso quando se ne vuole fare un surrogato
degli istituti di democrazia rappresentativa, o lo si vuole
più o meno ferocemente contrapporre a quelli; e, ancora,
il referendum può rapidamente logorarsi se lo si vuole utilizzare come strumento per trascinare in continuazione il
popolo a pronunciarsi, richiedendogli forme di partecipazione quasi coatta che vanno nella direzione contraria alla
partecipazione informata, condivisa, effettiva.
Il referendum ha un buon futuro solo se, accettando la
lezione di freno e di realismo che viene dalle urne, esso
verrà disciplinato e impiegato, senza indulgere alle «finzioni» democratiche e nella prospettiva, quindi, di garantire un ruolo non falsamente onnipotente ma effettivo e
reale al corpo elettorale nei sistemi Uheral-democratici.
E-Mail (Torino): riforma@alpcom.it
E-Mail (Napoli): riforma.na@mbox.netway.it
Uri: http://www.alpcom.it/riforma
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Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo - tei. 0121/323422-fax 0121/323831
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Matlei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani. Marta D'Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli) Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia, ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. -via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
Putòikwàmw settimanale unitaria con L’Bco tìeIle valli valdesi:
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000. Partecipazioni: millimetro/colonna £ 1.800, Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 176 del 1 ® gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 23 del 13 giugno 1997 è stato consegnato per l'inoltro postale all'LIfficio
CMPNord, via Reiss Remoli 44/11 di Torino mercoledì 11 giugno 1997.
Sta per abbattersi la scure sulle pensioni di anzianità
In pensione? No^ tu no!
Scappati i buoi delle pensioni anticipate, quelle «baby» e
quelle d'«oro», nella stalla rinnane chi ha lavorato una vita
STELIO ARMAND-HUGON
E sempre più frequente il
ritornello «andare in pensione prima» o «in anticipo»;
ma prima di quando? in anticipo rispetto a che cosa? Io ho
l’età (e non i titoli, quindi sono personalmente tagliato
fuori dalla diatriba) per andare in pensione, evento visto e
previsto come «coronamento
di una costruttiva e feconda
vita di lavoro»; compimento e
complemento, non assistenza
all'inerzia (ma chi l’ha detto?)
della vecchiaia. In altre parole
a noi, giovani baldanzosi in
procinto 35 anni fa di partire
per la conquista del mondo,
lo Stato italiano ha detto: «Il
tuo lavoro vale 10: te ne dò
solo 5 e trattengo le altre 5
per la mutua, le tasse, la tua
liquidazione e la tua pensione». Non si tratta quindi di
difendere cosiddetti diritti acquisiti ma di salvaguardare somme acquisite: «ho già
dato», e il negarlo significa espropriare quello che è stato
un (obbligatorio) accantonamento di stipendio.
Noi 50-55enni sappiamo
benissimo di potere ancora
lavorare (cosa che non sa evidentemente il sistema che rifiuta invece il lavoro a chi, anche più giovane, per vari motivi l’ha perso); sempre se abbiamo la salute perché molti
(troppi) l’hanno lasciata sul
posto di lavoro e per molti
(troppi) il «coronamento»
della vita lavorativa significa
convivere con silicosi, asbestos! e chi più ne ha più ne
metta, spesso malattie nemmeno riconosciute come professionali. E molti (troppi)
non sono più con noi a motivo del loro lavoro.
Noi 50-55enni sappiamo
anche però dove e come abbiamo trascorso l’adolescenza; per molti come me si trattava, a 16 anni, di alzarsi alle
5 del mattino, estate, inverno,
pioggia, neve, saltare sul motorino per raggiungere la stazione a 6 km e lì salire su un
treno di legno, gelido, per
raggiungere dopo due ore il
posto di lavoro. Il ritorno alle
21, stanchi morti: un boccone di cena e cinema materasso. Per altri ci saranno stati
tempi diversi, pendolarismi
più corti, ma per tutti la giornata era di 9-10 ore, la settimana minimo di 6 giorni
(qualche fortunato usciva
prima il sabato). Lo stipendio
di apprendista (commercio)
era di £ 17.462 mensili, circa
un terzo di quello «pieno» dei
colleghi più anziani per i
quali facevamo i lavori più
pesanti. Questa vita era il nostro cinema, la nostra discoteca, il nostro passare del
tempo; siamo invecchiati prima, ecco perché (forse) siamo
più giovani adesso.
Noi 50-55enni siamo in
grande imbarazzo quando ci
sentiamo accollare tutte le
colpe del fallimento economico-strutturale della Repubblica italiana. È vero che se
tutti lavorassero fino a 70 anni lo stato risanerebbe le proprie finanze e l’Inps risolverebbe la sua cronica insolvenza, come dice Billia, direttore
generale dell’ente. Ma Billia è
un ragioniere e i ragionieri
possono dire tutto e di tutto
purché quadrino i conti: anche se si sopprimessero gli
ammalati il ministero della
Sanità risparmierebbe fior di
miliardi: e lo stesso potrebbe
fare il ministero dell’Istruzione abolendo le scuole e via
discorrendo. Per favore, cerchiamo di essere seri.
Noi 50-55enni siamo di
nuovo in imbarazzo quando
vediamo i nostri figli, che ingenuamente avevamo tentato
di indirizzare verso scuole e
carriere che al nostro ingenuo
paternalismo parevano congeniali (forse sbagliando clamorosamente) bighellonare
per anni in attesa di un lavoro
che non c’è, senza un futuro
ipotizzabile, senza gioia di vivere, senza ambizioni con
tutte le conseguenze dolorosamente note. Siamo imbarazzati perché non riusciamo
a capire perché deve continuare a lavorare chi già ha lavorato e deve continuare a
non lavorare chi non ha ancora lavorato.
Noi 50-55enni non siamo
per nulla in imbarazzo invece
nel contestare la forma e la
sostanza con cui vengono
presentate alla pubblica opinione le cifre della «débàcle»
economica; le cifre, grossomodo, già le sapevamo: le abbiamo viste passare, nel corso
degli anni. Abbiamo visto pletore di pseudolavoratori (che
bisognerà mantenere ancora
a lungo perché nessuno di loro ha preso la silicosi e nemmeno il mal di schiena) sorpassarci in curva sul vento
delle baby pensioni (16 anni,
sei mesi e 1 giorno, 20 anni,
sei mesi e un giorno - e proprio quel giorno è scandaloso
perché sancisce la beffa). Abbiamo visto migliaia di prepensionamenti elargiti per risolvere situazioni di sofferenza, vere o fasulle, di aziende
in crisi. Sappiamo inoltre che
sulla «cassa sociale» (Inps)
dei lavoratori pesano anche
gran parte delle doverose
sovvenzioni assegnate a invalidi e inabili, che su altre casse dovrebbero a rigor di logica far capo.
Noi 50-55enni siamo nuovamente in imbarazzo quando ci chiediamo: Fra i politici
che parlano di «pensione anticipata», di privilegi, di «tagli», di «anomalia», di «situazione insopportabile» (sempre riferendosi al pensionamento dopo 35 anni di lavoro), che invocano il «buco»
della cassa pensioni a sostegno delle proprie teorie quanti, compresi ahimè i rappresentanti e loro eredi del partito per antonomasia difensore
dei lavoratori, erano già sui
banchi del Parlamento quando il medesimo ha emesso le
leggi per le baby pensioni e
prepensionamenti, massime
responsabili del buco stesso?
Paghi chi ha causato il buco
non lo possiamo materialmente dire: nemmeno i parlamentari sono sufficientemente ricchi per ripianare la situazione. Ma dobbiamo pagare
proprio noi 50-55enni?
La situazione delle chiese evangeliche in Italia
Dare spazio al dialogo fra le generazioni
ALBERTO CORSANI
Da un lato le «domande di
fine secolo» di Giorgio
Girardet; dall’altro il rapporto tra genitori e figli, preso
di petto da Rina Lydia Caponetto e poi da Marvi Revelli. L’editoriale di Giuseppe
Platone uscito sul numero
scorso, «Le chiese e i giovani»,
mi porta a credere che i problemi si intersechino.
Girardet poneva la necessità per le chiese di usare lo
strumento del dialogo, «valorizzando gli incontri fra le
persone». Questo è da sempre
uno degli aspetti della vocazione a cui le chiese non possono sottrarsi, anche quando
questo non significava tanto
fare da mediatori quanto
schierarsi, fare scelte di campo. Così è stato per gli anni in
cui luogo privilegiato della testimonianza poteva essere la
lotta di classe: così è stato per
le contraddizioni tra Nord e
Sud del mondo o per quelle
derivanti dal confronto con
gli immigrati. Ho invece l’impressione che nelle nostre
chiese la questione giovanile
non sia colta come una di
queste contraddizioni, ma
tutt’al più come una questione di linguaggio: culti noiosi,
liturgie obsolete, musiche elitarie... Eppure, partendo da
spunti di cronaca, abbiamo
ben chiaro che quella tra le
generazioni è, forse, la contraddizione più importante di
questi anni. Questa è una
frontiera, come lo era la fabbrica, o il divario Nord-Sud, o
la questione femminista.
Non mancano, invece, gli
esempi di come proprio i
centri giovanili di cui parla
Platone sappiano esprimere
creatività di fronte al problema. Mi limito a due aspetti di
Agape che hanno inciso sulla
mia formazione di giovane,
una ventina d’anni fa. Intanto
l’idea che a Agape si studia o
si ascoltano relazioni «non effimere»: un pezzo di formazione acquisito oggi non è da
digerire con il calar del sole,
ma è destinato a sedimentare
per il futuro. A riprova di ciò
posso citare l’ascolto di una
conversazione su temi etici
tenuta da Giorgio Tourn un
anno prima nella stessa sede:
diversi cadetti erano presenti
all’audizione del nastro, diversi erano stati presenti «in
diretta» l’anno prima, e fra loro c’era pure il direttore stesso di Agape. La formazione è
un processo di continua rielaborazione, non un bancomat.
L’altro aspetto è interno alla
logica stessa propria di Agape.
Credo che per me, ma anche
per altri, sia stato importante
l’incontro con gli africani o i
latinoamericani (ma anche
con i portoghesi che, negli anni del nostro «riflusso», all’indomani della rivoluzione dei
garofani scoprivano entusiasti
l’impegno politico), ma ancor
più quello con gli adulti. Con
altri adulti che non sono i tuoi
genitori. Perché a un adolescente serve capire che esistono persone con cui puoi parlare senza stufarti, e che ti
possono raccontare episodi di
una vita. È un incontro che
forse alcuni riescono a vivere
a scuola, ma penso siano pochi. Agape è stata molto utile
per questo, e la sua funzione è
non di dare l’esempio alle
chiese, ma di far vedere a chi
ne fruisce che questi incontri
sono possibili. E dunque vanno praticati anche nella tua
città e nella tua chiesa.
Un dialogo del genere potrà
servire alle chiese, forse anche
ad ammorbidire l’asprezza di
uno scontro che oggi prende
le forme dell’esclusione sociale, del dramma pensioni, del
lavoro, della voglia del «tutto
e subito», e a volte arriva a
tragici fatti di cronaca.
Carol
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laRqwbWca
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Le chiese e rEuropa;per que
Maggio
«La nuova Europa secotecue»
Wojtyla» è il titolo del cSone di
mento di Marco Politi al «uUa d
glo del papa in Poloniapnoncl
giugno), ma l’argomentitastess
oltre l’attività di GiovàpaulAb
Paolo II per cogliere il cf lettore i
volgimento dei cristiania di Chies
processi politici del colf APa>
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- si può leggere nel tesi
non sarà certo la madre 4 II prime
vittoria delle sinistre, mal sanna,
citamente ha giocato una società
lo importante come levattj chiese <
In Italia le critiche antilila tono es
ste di Giovanni Paolo II hj apertar
no favorito l’avvento dell| e esseri
vo e il primo governo conj d¿e cl
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Francia le figure guida ^ tissima
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que orientamento (si ti¡ coraggi
del tradizionalista cardi) Uppsa
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da anni contro l’idolatriaj ritti uir
mercato senza regole. Ini lìprenr
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non hanno fatto misteroi ta al ra;
la loro avversione alla coi La s
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stanti e cattolici prendi presso
posizione insieme sui prol sachus
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scienzi
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Ortodossi e comunism
Intervistato da Mauri
Blondet nelle pagine de|
serto «Catholica» (11 giugi
padre Igor Adrianov, vice
cano della Facoltà teoloj
di Minsk, in merito allevi
tazione di parte ortod«
sull’ecumenismo, riperco
gli anni del comuniSmo:»S
tant’anni di comuniSmoce - hanno cancellato ani
la memoria dell’ecumenis
di allora. Nel dopoguern
termine “ecumenismo” èi
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Chiesa ortodossa entròi
Consiglio mondiale de
chiese: su pressione, coi
forse saprà, di Stalin, che'
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tutta la chiesa russa e lai
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mai nulla. Del resto, pers
possedere una Bibbia era
delitto, persino predicare
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Eserciti e religioni
Sulle torture in SomalJ
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mente coinvolte. Un capi®
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11) che «I fatti denutid
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facendo riferimento alla
pelle nera, è stato fica®
dall’esercito stesso.
(sost
C
11
lì 20 GIUGNO 1997
Gli 80 anni
dì Paul Abrecht
Caro direttore,
ci sono delle cose talvolta significative in cui uno si trova
.coinvolto quasi per caso. Sono
(Stato ultimamente a Ginevra
'Europa per questioni personali ina il
(faggio è coinciso con il «bar)pa secoiiJbecue» annuale deU’«Associa
10 del cSone dei pensionati del Cec».
’oliti aliISulla di straordinario in se,
Polonia lenonché si celebrava al temiomentrirno stesso l’80“ compleanno di
11 Giovaifaul Abrecht, per 33 anni diiere il cj lettore del Sen/izlo studi e poi
nistiani(idiChiesa e società nel Cec.
i del con A Paul Abrecht si devono
1 (le Olia per lo meno due momenti
nel tesi culminanti nella vita del Cec.
madre i nprimo è la Conferenza di Lostre, mal'sauna, del 1966, su Chiesa e
mto unti società. Per la prima volta le
ne levan chiese del Terzo Mondo potee antilibi rono esprimere chiaramente e
nolo 111) apertamente i loro problemi,
nto dellTi e essere ascoltate e comprese
erno cqb dalle chiese del mondo ricco,
srlinguet È stata una svolta importanguida di tissima per il Cec, da cui sono
di quali nate molte delle decisioni più
to (si tri coraggiose dell’Assemblea di
ta cardi! Uppsala (1968), che hanno
dissidei rinnovato e rafforzato l’impesi ribelli gno del Cec nel campo dei diidolatria! ritti umani e delle sviluppo. Di
:gole. Ini lì prende indirettamente erigili e catti! ne anche il Programma di lotmisterol ta al razzismo,
e allacci La seconda occasione è
¡terna ti stata la Conferenza tenutasi
tianiaprii nel 1979 a Cambridge, Usa,
i prendi presso il politecnico del Masesuiprol sachussetts (Mit), sul probleiri». ma dei rapporti moderni tra
scienza e fede. Vi partecipava
¡-.va, per l’Italia Pietro Comba, che
ne riferì ampiamente sui nostri giornali.
imunism Paul Abrecht, statunitense,
battista del Nord, è un tipo
a Mauri estroverso, cordialissimo e
gine del] loquace. Ha ricordato che il
(11 giugi suo impegno con il Cec è stanov, vica to un contratto triennale rintà teoloj novatogli undici volte. All’inito alle V zio non chiese neppure quale
; ortodoi sarebbe stato il suo salario e
I, ripercd scoprì, dopo pochi mesi, che
nismo; i se sua moglie non avesse tromismo- vato un lavoro sarebbero
allato an sprofondati nei debiti.
‘cumenis è stato estremamente ripoguern confortante ripercorrere con
iismoӏi lui le tappe di una carriera in
ii'^e ino! cui (per lui come per molti
entrò: altri all’inizio della vita del
ale dt
ne, COI
n, che:
in Rus
la chie
dibatti
j tutto:
Cec) il fatto economico era
del tiitto secondario rispetto
alla passione per un impegno
al tempo stesso ecumenico e
scientifico. L’ecumene cristiana ha verso di lui un grosso debito di riconoscenza
lerieiii che, al tramonto della sua viiffetti: ta, mi è parso giusto e doveo agli roso ricordare,
da eri
> ntini "’^“0 Comha - Torre Pellice
e lag!
3 seppi
Che succederà
dopo Graz?
Che cosa succederà dopo
Graz? Questa è la domanda
che si fa spazio nella mente
di molti, attenti a comprendere l’evento in tutta la sua
complessità teologica e fenomenologica. È quest’ultimo
aspetto che taluni sottolineano con entusiasmo; si tratta,
asseriscono, del primo incontro veramente ecumenico, cioè convocato in accordo dalle chiese evangeliche e
ortodosse e dalla Chiesa cattolica, e poi è strutturato come assemblea di tutte le
componenti delle chiese e
non soltanto dei vertici o degli addetti ai lavori.
Potrà una simile mobilitazione cambiare i paradigmi
finora vigenti del dialogo
ecumenico e dei raduni ecclesiastici, potrà da qui scaturire una nuova ecclesiologia di base e non ordinata in
modo gerarchico? È difficile
dirlo. Molto dipende da che
cosa riuscirà a recepire il cattolicesimo da una simile esperienza; se essa rimarrà
una parentesi (per giunta
extraecclesiastica, non è un
incontro canonico, non un
Concilio, non un Sinodo...)
oppure se sarà il principio di
un rinnovamento favorito dai
fermenti nuovi del cattolicesimo contemporaneo. Questi
però sono tutt’altro che tempi di rinnovamento.
Relativamente più semplice
è considerare l’aspetto teologico delTAssemblea, la teologia della riconciliazione. È ormai chiaro che, rispetto all’Assemblea di Basilea, quella
di Graz sarà meno attenta alle
questioni etiche, sociali e
economiche del mondo attuale. Il documento preparatorio affronta tali questioni in
modo generico e sbrigativo,
con un taglio e un linguaggio
(per non parlare delle categorie e dell’analisi) tipiche da
documento della Santa Sede
più che dei documenti di denuncia del Cec. Per giunta, viva è la preoccupazione riguardo alla teologia della riconciliazione che, come si dice in campo evangelico, vuole essere sempre più la risposta dei paesi ricchi alla teologia della liberazione.
Thomas Hennefeld, teologo austriaco evangelico, ha
scritto che la teologia della riconciliazione, attenta a evitare polarizzazioni e provocazioni, relativizza e perde di
vista la differenza tra oppressori e oppressi e si rivela in
ultima analisi come legittimazione dell’esistente. Forse
dopo Graz potremo portare a
, pers
)ia era
GIUGNO 1997
Riconciliazione
Seconda Assemblea ecumenica europea
23/29 giugno Graz - Austria
Graz
Riparte il movimento ecumenico?
Don Milani
I rapporti con l’evangelismo italiano
Donazione degli organi
Quando si è «realmente» morti?
Politica
Che cos’è il «partito del Nord-Est»
, Confronti-, una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 65.000;
(sostenitore lire 120 000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
^ intestato a coop. Com Nuovi Tempi, via 38 00184
Chiedete una copia omaggio telefonando allo 06-4820503, fax 4827901,
(indirizzo Internet: Http://hella.Btm.it/market/sct/home.htm)
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
A proposito
La fede
di un'intervista sul quotidiano «l'Unità)
degli evangelici pentecostali
FRANCESCO TOPPI
La rubrica «Le religioni» dell’ Unità di
sabato 7 giugno ha pubblicato
un’intervista al pastore Salvatore Ricciardi che ringrazio vivamente per due
motivi. Innanzitutto perché ha fatto
una distinzione fra «pentecostali» e
«neopentecostali». In secondo luogo
perché ha fatto propria la definizione
che il mondo pentecostale è un «arcipelago», evidenziando al suo interno le
varie posizioni diversificate.
I pentecostali «classici» a cui appartengono le «Assemblee di Dio in Italia»
hanno fin dal loro sorgere, nonostante il
proprio fervore cristiano, evitato di dare
importanza primaria alla «glossolalia»,
pur ritenendola il segno iniziale del battesimo nello Spirito Santo. L’importanza primaria è data alla «nuova nascita»
per la fede personale nell’opera di Cristo al Calvario. Questa «Nascita da alto»
si manifesta con una trasformazione
spirituale e quindi etica del credente, il
quale vive una vita separata dal peccato
e dal male in tutte le sue forme.
Sono consapevole che tale ottica di
«certezze assolute» non è condivisa dal
pastore Ricciardi, il quale comunque sa
bene che tale visione cristiana è tipica
dei movimenti di Risveglio evangelico, i
quali hanno ritenuto sempre che la fede
non sia dubbio ma è certezza. La maggior parte dei pentecostali italiani proviene da quel 60 per cento di popolazione che secondo le statistiche più recenti costituisce una massa di indiffe
renti al cattolicesimo, istruita alla salvezza per opere meritorie ma non interessati alla religione. Quando costoro
accettano il messaggio dell’Evangelo
imparano a non fidare più sulla salvezza per opere ma sulla salvezza per grazia, che non consiste in dolorose «crisi»
di dubbio macerante ma dona «risposte
certe», non preconfezionate grazie a
opinioni teologiche umane ma fondate
sulla Parola di Dio.
Siamo considerati dei semplici ma
crediamo che le affermazioni della
Scrittura hanno valore eterno. L’Evangelo è ancora oggi «la potenza di Dio
per la salvezza di chiunque crede» (Romani 1, 16). L’Evangelo è stato scritto
affinché crediamo «che Gesù è il Cristo,
il Figlio di Dio, e (...) credendo» abbiamo «vita nel suo nome» (Giovanni 20,
31). L’evangelista continua: «Vi ho scritto queste cose perché sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio» (I Giovanni 5, 13).
La vita è una certezza, se rimaniamo
con «il rovello del dubbio» vuol dire che
stiamo rendendo vana l’opera che Cristo è venuto a compiere nel mondo.
Sono sconcertato dal fatto che un
predicatore evangelico possa lanciare a
un giornalista, forse indifferente, l’accusa nei nostri confronti di manifestare
fiducia profonda nella parola di Dio, la
quale viene però Identificata «toùtcourt» con la «Scrittura», Mi meraviglio
dal canto mio che ministri di culto
evangelici leggano la Bibbia e ne riescano a trarre anche lezioni morali pur se
guendo strumenti scientifici umani collegati al metodo storico-critico. Vale la
pena continuare a arrovellarsi tra i dubbi, alla ricerca perenne di risposte,
quando in Cristo abbiamo già tutte le
soluzioni della vita, della morte e
delTeternità? Basta rivolgersi a lui, egli
ci dona la fede per afferrare le sue gloriose promesse.
Le frasi: «Tale esperienza di fede fa
sentire protagonisti, dà momenti
d’estasi, di trance» fanno male, si continua fra i protestanti «storici» a definire i
pentecostali un gruppo di esaltati e invasati. Desideriamo, perciò, per l’ennesima volta, rettificare che siamo dei cristiani evangelici fondati sulla Bibbia, la
parola di Dio, unica, infallibile e autorevole regola della nostra fede e della nor
stra condotta e ci riconosciamo con
quei movimenti evangelici ancora oggi
fedeli alla ispirazione totale e plenaria
della Scrittura. Non riteniamo che «il
dono fondamentale dello Spirito» sia
«la glossolalia, l’estasi, il miracolo ma è
riconoscere Gesù come il Signore» che
per l’azione potente dello Spirito Santo
libera i credenti dalle problematiche attuali. I credenti non sono dei «mendicanti del Signore» ma figli di Dio, «partecipi della natura divina» e di una eredità incorruttibile, senza macchia e
inalterabile (...) conservata in cielo (...)
dalla potenza di Dio, custoditi mediante la fede per la salvezza» (I Pietro 1, 45). L’eternità con Cristo non è un «salto
nel buio» ma certezza per il futuro e serenità per il contingente.
casa una simile teologia che
non comprende alcun messaggio profetico contro ricchi
e potenti e i loro sistemi di
oppressione, ma parla di un
amore di Dio che tutto ingloba e ricompone. Forse potremo cogliere una simile teologia nelle nostre chiese che
non ci farebbe più cogliere il
nostro compito specialmente nelle regioni meridionali,
bisognoso di riforma e di emancipazione dalla servitù di
culture e sistemi iniqui. Se
così avverrà, certo, non sarà
un risultato di cui potremo
essere fieri.
Lorenzo Scornaienchi - Bari
Il protestante
Lionel Jospin
Ogni previsione per il successo del Partito socialista in
Francia è stata superata; la sinistra francese ha conquistato la maggioranza assoluta
dei voti e dei seggi, ma quel
che più conta è che la sinistra
raccoglie una forte élite di
giovani e una ancor più rilevante compagine di donne e
tutte di alto livello.
Perché il socialismo avanzi
e finalmente goda a pieno
merito sui vari scacchieri della politica europea, manca
solo la Germania, dove Kohl
riesce ancora a tenersi a galla. Intanto a Malmò i socialisti hanno potuto soppesare
che in Europa le democrazie
socialiste sono al governo in
13 paesi su 15 e vivono la certezza che con l’apporto del
saggio Jospin si può sperare
in una nuova Europa.
Nel 1995, in un viaggetto
turistico-culturale in Francia,
con mia figlia Mirella, ci interessammo alle grandi librerie
e ad alcune pubblicazioni, fra
cui un volume, edito dalla
Stock, di Lionel Jospin: «19952000: proposte per la Francia». Lo lessi allora e lo rileggo ancora perché il pensiero
politico dell’ugonotto Jospin
rispondeva al mio pensiero di
vecchio socialista. Scrive Jospin: «Ho definito la mia concezione quale quella di un
“presidente-cittadino”. Il
presidente della Repubblica è
e deve vivere-coabitare da
cittadino. Deve essere accessibile. Deve accettare la discussione, il dibattito. Nel
senso solido, energico della
parola: un responsabile».
Da queste premesse Jospin
scrive le sue tesi, evidenziando che i problemi della disoccupazione, del lavoro e della
sicurezza sociale sono primari rispetto ai monetari di
Maastricht; la cosiddetta politica dei «moderati liberalqualunquisti» deve accettare
il progresso, accantonando lo
spauracchio dei comunisti
che mangiano i bambini e
che la donna abbia tetto in
casa e in parrocchia.
Lionel Jospin è un’espressione limpida di quel che va
ritenuto l’uomo protestante:
niente divinizzazioni della
creatura umana, come predica da secoli la Riforma, l’etica protestante affonda le sue
radici nel dare parola all’interiorità. E Jospin su quali
punti base forma il suo moderno programma socialista?
Riaffermare 1 principi della
pace su basi autentiche di
democrazia, dare fiducia allo
sviluppo politico, quello cul
turale e scientifico, sviluppare una società rispettosa dei
diritti dell’uomo e della libertà. Aver cura del territorio
nel quale l’umanità è destinata a vivere, prevenire le catastrofi naturali, dare spazio
ai giovani, garantire la sicurezza dei cittadini, estirpare
la corruzione in ogni livello
della vita, modernizzare la
giustizia.
Ogni servizio pubblico ha
la sua validità, utile a combattere le ineguaglianze: deve
essere esercitato imparzialmente, neutralmente, laicamente e rispettoso della legge
uguale per tutti.
Domenico Abate
Torre Pellice
Il Centro
cristiano
e le collette
>0.
Chiesa evangelica luterana in Italia
Cerchiamo dal 1- luglio 1998
(eventualmente anche più tardi)
una persona per l’amministrazione
Si richiede una persona interessata alle problematiche
connesse alla Chiesa luterana in Italia che sia in grado di
svolgere attività di responsabile per l’amministrazione della
Chiesa in collaborazione con la sua direzione. Si richiede
perfetta conoscenza delle lingue italiana e tedesca.
Si offre: - stipendio commisurato alle responsabilità
- un posto di lavoro ben equipaggiato
- eventuale alloggio di servizio a Roma
Le domande sono da inoltrare entro il 30 settembre 1997 al
Concistoro della C.E.L.I.
via Toscana, 7 - 00187 Roma
Mi è spiaciuta la risposta
del pastore Platone alle critiche che Roberto Malan ha
fatto su Riesi, nel suo libro di
considerazioni e ricordi nell’ambiente valdese, specie
durante la Resistenza. Ogni
critica su determinati fatti è
utile, serve a migliorare nel
futuro. Questo Platone non lo
ha capito éd è sceso sul piano
personale.
Penso che Malan, e a ogni
modo io, non si voglia disconoscere lo slancio di solidarietà che ha spinto Tullio Vinay ad andare a Riesi. La critica è sul modo di presentare l’aiuto. Lo si può fare con
superiorità, rivolgendosi a
sprovveduti che devono imparare (senza tener conto
della diversità fra chi riceve
forti aiuti pecuniari e chi può
contare soltanto sulle proprie
terre) o con umiltà. L’umiltà
non mancava certo a Vinay,
ma si tratta deU’umiltà su
Riesi. Nelle chiese della Riforma non vi sono santi né divinazioni, neppure Riesi è intoccabile al punto di scomunicare chi osa criticare.
E a proposito di Riesi sono
io, ora, die presento un altro
quesito. La Tavola valdese,
diora, aveva ammonito le comunità vietando di collcttare
all’estero per necessità locali.
Quando il collettore ufficiale
della chiesa presentava i problemi e i bisogni dell’opera in
Italia, spesso gli si diceva che
era già venuto altro collettore... Vinay non rispettò questo divieto e la Tavola non lo
redarguì. Due pesi e due misure spero ormai del passato.
Ma anche qui è opportuno
discutere. La Tavola ha diritto di vietare o deve soltanto
raccomandare? Io sono di
questa opinione.
Guido Rivoir - Lugano
Reportage
sui valdesi
«Le Provençal», nei suoi
numeri del 18 e 20 aprile, ha
dedicato due «reportages»
storico-turistici sui valdesi
del Lubéron, con un riferimento particolare a una esposizione tenuta dal 15 al 28
aprile nella «Maison des Pays
de Vaucluse» di Avignone.
In tale occasione è stato
presentato il volume Mérindol et les Vaudois, a cura di
Jean-Pierre Muret, Samuel
Berthalon e Philippe Hurtau,
con prefazione di Yves-Henri
Sarre (Lauris, Editions di Luberon): un unico neo, l’accenno a un «certain Valdès».
Giovanni Gönnet- Roma
Piccoli
Annunci
RINGRAZIAMENTO
«Anima mia, acquetati
in Dio saio, poiché da iui
viene la mia speranza»
Salmo 62, 5
La moglie, la figlia, il figlio e i
familiari tutti del caro
Aldo Malan
ex portalettere
ringraziano di cuore tutte le gentili persone che con scritti, presenza, parole di contorto e offerte
hanno voluto dimostrare la loro
stima, affetto e solidarietà in questa triste circostanza.
Il candidato al pastorato
Pietro Ciavarella comunica il
suo nuovo indirizzo; via Valdarno 7, 50127 Firenze.
Un grazie in particolare ai medici e al personale tutto dell'Ospedale valdese di Torre Pellice, al
dott. Mannaro, al sig. Livio Gobello, alla sig.ra Bocco, alla farmacia
Savelloni-Romano, al pastore Pasquet e al personale della Nuova
Crumière.
Luserna San Giovanni
20 giugno 1997
12
PAG. 1 2 RIFORMA
VENERDÌ 20 GIUGNO
ADELFIA
2-12 luglio (campo cadetti, 13-17
anni): Per mancanza di prospettiva
lasciamo perdere il futuro? Quota
di partecipazione; £ 250.000.
13-23 luglio (campo precadetti,
7-10 anni); Ti voglio raccontare una
favola. Quota di partecipazione: £
250.000.
26 luglio-5 agosto (campo giovani, 18-30 anni): Storie di relazioni.
Quota di partecipazione: £ 250.000.
6-16 agosto (campo famiglie autogestito). Quota di partecipazione: £ 150.000.
17-27 agosto (campo teologico
autogestito): Graz e poi? Quota di
partecipazione: £150.000.
Per informazioni e iscrizioni; Adelfia, presso il pastore Klaus Langeneck, via Monte degli Ulivi 6,
93016 Riesi, Caltanissetta (telef.
0934-921820 e fax 928123).
AGAPE
15- 22 giugno (campo per bambini, 6-8 anni): Sara e Abramo.
22-29 giugno (campo per bambini, 9-10 anni): Data astrale 2997:
rotta verso l’ignoto.
30 giugno-6 luglio (XVIII incontro fede e omosessualità): Crescere
è autorizzarsi?
6-16 luglio (campo adolescenti,
14-17 anni): Aavv, Senza titolo,
Pramollo, Ed. Sappiatti, 1997.
16- 26 luglio (campo adolescenti,
14-17 anni): Identikit, parte II.
27 luglio-3 agosto (campo donne); Il luogo della verità.
3-10 agosto (campo giovani, 1822 anni): Identità e appartenenza.
10-17 agosto (campo teologico);
Percorsi di vita, percorsi di fede.
17- 24 agosto (campo politico);
Riprendiamoci la città.
24-31 agosto (campo bambini,
11-13): Rocco, Antonia e Orzowei.
Per informazioni e iscrizioni: segreteria di Agape, 10060 Prali, Torino (tei. 0121-807514; fax 0121807690).
BETHEL
26 giugno-6 luglio (campo precadetti, 8-12 anni); Mai dire bambino/a.
7-19 luglio (campo cadetti); Nirvana.
20 luglio - 1“ agosto (campo giovani intemazionale); Potere & alienazione.
2-12 agosto (campo terza età e
famiglie): Un tempo per scegliere:
stare dalla parte degli sradicati.
13-25 agosto (campo famiglie):
Percorsi di riconciliazione.
Per informazioni e prenotazioni
rivolgersi al pastore Bmno Gabrielli, via XX Settembre 62, Palazzo
Failla 88100 Catanzaro (tei. e fax
0961-728045). È necessario un anticipo di £ 50.000 (non utilizzare
vaglia postali) da versare sul ccp n.
10185890 intestato al Centro evangelico Bethel, 88055 Taverna (Cz).
CENTRI DI INCONTRO EVANGELICI IN ITALIA
PROGRAMMI PER L'ESTATE
Il Centro «Luciano Menegon» a Tramonti di Sopra
CENTRO
EVANGELICO
BATTISTA
CASA CARES
ROCCA Di PAPA
15-26 giugno (1° campo ragazzi,
6-10 anni): Conosci le storie della
Bibbia?
28 giugno-9 luglio [2° campo ragazzi, 11-13 anni): Che farebbe Gesù?
10-21 luglio (3° campo ragazzi,
14-17 anni): Diffondere il Vangelo.
22 luglio-2 agosto (campo anziani); Vivere la fede nel quotidiano
giorno dopo giorno conservando la
gioia.
22 luglio-2 agosto (campo single): Riflessioni etiche in una società in cambiamento.
3-13 agosto (campo teologico):
Evangelizzazione: aspetti biblici,
teologici e pratici.
14-30 agosto (campo famiglie):
La profezia nella Bibbia e nella
chiesa oggi.
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a Vera Marziale lafrate.
Centro evangelico battista, via Vecchia di Velletri 26, 00040 Rocca di
Papa, Roma (tei. 06-9499014 o
5780412).
Gruppi di studio al Villaggio della gioventù di Santa Severa
21-28 giugno (campo precadetti,
6-12 anni): Il gioco.
31 agosto-7 settembre (campo
cadetti, 12-16 anni): Sogno o son
desto.
Per informazioni e iscrizioni, entro due settimane dall’inizio del
campo: Casa Cares, 50066 Reggello, Firenze (tei. e fax 055-8652001).
CENTRI
VACANZE
ESERCITO DELLA
SALVEZZA
BOBBiO PELLICE
20 luglio-3 agosto (campo bambini).
23 luglìo-3 agosto (campo adolescenti).
6-16 agosto (campo musica per
giovani e campo famiglia).
Per iscrizioni rivolgersi all’Esercito della Salvezza, via degli Apuli 39,
00185 Roma (tei. 06-4941089 e fax
06-490078).
FORIO D'ISCHIA
26 glugno-15 luglio (primo turno
colonia).
17 luglio-5 agosto (secondo turno colonia).
8-8 agosto (campo adolescenti).
20-30 agosto (campo giovani).
2-11 settembre (campo comunitario).
Per iscrizioni rivolgersi all’Esercito della Salvezza, via Chieti 8,
80143 Napoli (tei. 081-281202).
CENTRO
ECUMENICO
«L MENEGON»
7-20 luglio (campo cadetti, 8-12
anni): Ambarabacciciccocò.
Rimborso spese: da £ 345.000 a
390.000.
20-27 luglio (campo giovanissimi, 13-17 anni): non fare l’indiano!
Rimborso spese: da £ 185.000 a
210.000.
2-9 agosto (campo studi): Le apocalittiche nel Nuovo Testamento.
Rimborso spese: da £ 245.000 a
294.000.
9-20 agosto (campo famiglie); La
famiglia e la nostra vocazione di
credenti.
Rimborso spese: da £ 385.000 a
462.000.
5-7 e 12-14 settembre (campo
lavoro per recupero sanitari e infissi). Il Centro fornisce vitto e alloggio. 11 Centro è a disposizione di
gruppi autogestiti (minimo 12 persone): quota giornaliera a persona
£ 18.000; sconti per gruppi numerosi. Per informazioni e iscrizioni
rivolgersi a Vania Pradolin, viale
Cossetti 18, 33170 Pordenone (tei.
0434-27931). È necessaria una caparra di £ 50.000 a persona da versare tramite ccp n. 12168597 intestato a Pradolin Alessio, via S. Caterina 3, 33170 Pordenone.
ECUMENE
25 giugno-30 settembre (campo
lavoro: la partecipazione minima è
di 15 giorni).
29 giugno-20 luglio (campo cadetti, 8-14 anni): // mosaico Europa.
1“ luglio-15 settembre (campo
famiglie): IPatriarchi, temi di bioetica, rapporti inter-generazionali.
18-20 luglio (campo politico): Ex
Jugoslavia.
10- 17 agosto (campo di Ferragosto): Vediamoci al cinema.
18-25 agosto (campo giovani,
dai 16 anni in poi): Droga: un problema per il nostro tempo.
11- 13 settembre (campo teologico): Comunità cristiane e cura
d’anime.
L’indirizzo del Centro è: Contrada Cigliolo, 00049 Velletri, Roma
(tei. 06-9633310 e fax 06-9633947);
per informazioni e iscrizioni rivolgersi a Ornella Sbaffi, via Firenze
38, 00184 Roma (tei. 06-4743695).
VILLAGGIO
DELLA
GIOVENTÙ
15-30 giugno (1° campo famiglie); La comunicazione della famiglia.
1°-17 luglio (2° campo famiglie):
La famiglia: vita, morte e miracoli.
18-31 luglio (campo cadetti):
Dio, nel tempo, tra culture diverse.
1“-13 agosto (campo giovani):
Lavoro? Umano, grazie.
14-31 agosto (3° campo famiglie); Riconciliazione.
1“-15 settembre (4° campo famiglie): A/iemafme alla violenza.
Per informazioni e iscrizioni: Direzione Villaggio della gioventù,
Lungomare Pyrgi 13, 00050 Santa
Severa, Roma (tei. 0766-570055; fax
0766-571527).
VILLAGGIO
EVANGELICO
CENTRO
INCONTRI
MONTEFORTE IRPINO
6-20 luglio (campo ragazzi, 8-15
anni).
Quota di partecipazione: £
350.000,
21-30 luglio (campo famiglie).
Quota di partecipazione: adulti £
250.000, bambini fino ai 12 anni £
125.000, bambini fino a 3 anni offerta libera.
Indirizzo del Centro: via Rivarano 18, 83024 Monteforte Irpino,
Avellino (tei. 0825-682698 e fax
0825-683942).
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi al pastore Antonio Squitieri presso la sede o a casa (tei. 0815289410). È necessario versare una
caparra di £ 50.000 al momento
dell’iscrizione.
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1991: Agape festeggia i suoi 40 anni