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Anno 125 - n. 39
6 ottobre 1989
L, 900
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Gruppo 11/70
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a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
A PROPOSITO DI UNA TRAGEDIA
Funerali
su misura
L’agape crocifissa sul Golgota è più grande di
ogni chiesa - Verso il vero incontro con Cristo
GLI ALLIEVI HANDICAPPATI NELLA SCUOLA ITALIANA
Studenti del silenzio
La sentenza della Corte Costituzionale afferma il diritto all’inserimento nelle superiori: sarà davvero facile renderlo operativo?
Si è appena conclusa la penosa
vicenda del funerale cattolico del
sudafricano di fede battista Jerry Masslo, ucciso dal razzismo di
casa nostra, che si torna nuovamente a riflettere su di un altro
funerale cattolico sbagliato. Anzi,
più che sbagliato, negato. Per
Roberta Concas e Vito Monteleone, amanti e vittime di un delitto-suicidio nella cintura torinese, la Curia ha deciso che ci
saranno semplici esequie. Ovvero un funerale senza la messa.
Un funerale di serie B. Ma perché adottare due metri e due misure?
Nota in proposito, e mi sembra
molto acutamente. Franco Barbero, animatore di comunità di
base, su « La Repubblica » del 28
settembre : « Se penso che tiranni, ladri laici e ladri ecclesiastici,
ricchi gaudenti e mafiosi insigni
hanno ricevuto onorata sepoltura, con tanto di messa, allora mi
sembra che si rasenti l’ipocrisia.
Se dovessimo negare la celebra
rione eucaristica tutte le volte
che ’’emerge una situazione che
non è alla luce del Vangelo” credo proprio che, a partire da noi
stessi, saremmo in larga misura
destinati a venir sepolti con esequie molto ’’magre”. Si può chiedere un po’ più di rispetto per
il dolore e per il mistero delia
fragilità umana? ».
Se per noi il funerale è sempre
e solo annuncio ai vivi delia risurrezione del Cristo — un atteggiamento quest’ultimo che non
può variare in funzione di chi è
nella bara — per il mondo cattolico il funerale è il ritrovarsi
della comunità ecciesiale che accompagna e prega per il morto.
Ma se il defunto ha compiuto
degli atti per i quali si è posto
contro il Vangelo allora si crea
una distanza oggettiva. Nel caso
specifico deli’omicida e della sua
povera compagna, la Curia ha
adottato la linea dura di negare
•a messa. Di negare loro il massimo perché la messa è l’apice
che riassume il tutto.
Tutte le forme della presenta di Cristo nel mondo sarebhe•"o riassunte nella messa che dowebbe rappresentare l’amore di
Dio per il mondo. Ma in realtà
Cristo non ha negato la sua presenza ai peccatori, ai pubblicani,
ai disperati, agli emarginati, agli
sconfitti, agli omicidi, alle prostitute, alle vittime della società
del suo tempo.
La chiesa che si erge a giudice,
che divide, fin d’ora, il grano dalle zizzanie, ha urgente bisogno
di confrontarsi con quella Parola
eoe non si lascia incapsulare dalle strutture ecclesiastiche. Ne!
confronto tra protestantesimo e
cattolicesimo pochi momenti liurgici sono così profondamente
diversi e lontani tra loro come
quello del funerale. Esso tocca il
cuore stesso del cristianesimo :
u risurrezione di Cristo, la nostra risurrezione al di là di tutti
' giudizi che le chiese possono
Pronunciare. Occorre dare com
pleta fiducia a Dio che un giorno
giudicherà il mondo e per il resto limitarci ad anmmeiare ai
vivi la realtà del Cristo vivente
che ci invita a cambiare mentalità. I funerali di serie A e di serie B, le differenziazioni proietta^
te anche nella morte contraddicono il messaggio d’amore che Cristo ha portato anche i)er chi ha
sbagliato. Il meccanismo ecclesiale che divide i grandi dai piccoli peccatori, che perdona o non
perdona, che elargisce o non elargisce l’amore riconciliante di Dio,
risente di una teologia che valorizza più 1 testi del magistero
della chiesa che non quelli biblici. E questi ultimi ci ricordano
che l’agape crocifissa sul Golgota è più grande di ogni chiesa;
questa può soltanto lasciarsene
guidare ed interrogare, ma non
illudersi di manipolarla e distribuirla a chi vuole.
Funerali in pompa magna per
peccatori occulti e funerali senza
messa funebre per peccatori conclamati. Quando il vento della risurrezione spazzerà via i funerali su misura, allora ci sarà speranza di incontrare il Cristo senza la mediazione della tradizione
ecclesiale. A meno che essa riscopra il centro stesso della totalità
che intende rappresentare, che è
appunto Cristo e non l’insegnamento de! magistero ecclesiale
con tutti i suoi aggiornamenti e
le sue penose casistiche.
Giuseppe Platone
La scuola è ricominciata e il
grande meccanismo radiofonico,
giornalistico e soprattutto televisivo si è messo aU’opera: interviste, discorsi, incoraggiamenti,
dichiarazioni, garanzie... Soprattutto immagini di giovani, possibilmente abbronzati dopo le
vacanze, che con encomiabile disinvoltura parlano di come affronteranno il nuovo anno scolastico. Qualche polemica su talune scuole inagibili o inadeguate, rimostranze di genitori seguite da ulteriori rassicurazioni e
qualche patetica inquadratura
di bambini ancora per mano ai
genitori, con grembiulini nuovi
e fiocchi colorati.
A questo quadro così vario e
composito manca però un elemento: non appare sul teleschermo la figura del ragazzo handicappato, del disabile, piccolo o
adolescente che sia^ A loro sono
riservati i programmi speciali,
encomiabili e validi, ma pur
sempre « speciali » perché l’handicappato può commuovere e suscitare tenerezza se è piccino,
ma se è grande, adolescente, è
poco telegenico e perciò la sua
immagine creerebbe soprattutto
« disturbo » in un programma
normale.
Eppure, proprio riguardo alla
scuola, esiste una sentenza che
non tiene conto dell’immagine
negativa dell’handicappato, ma
anzi lo pone sullo stesso piano
di ogni altro studente: è la sentenza della Corte Costituzionale
sui diritti di alurmi handicappati, datata 3 giugno 1987 (ed ora
operativa), che nell’art. 9 dichia
ra l’illegittimità costituzionale
dell’art. 28, terzo comma, della
legge 30 marzo 1971 (n. 118). In
una parte di tale articolo, in
riferimento ai soggetti portatori
di handicap si dice che « sarà
facilitata », anziché disporre che
« è assicurata » la frequenza alle scuole medie superiori.
Verso un’avventura
quotidiana
La sentenza garantisce, quindi,
l’accesso alle scuole d’ogni ordine e grado ai portatori di handicap. Ma ci sono questi studenti handicappati o, dal momento
che quasi non se ne parla, non
esistono? Questi ragazzi ci sono,
eccome, e molti sono quelli che
si avviano alla scuola superiore
proprio avvalendosi della succitata sentenza, solo che si muovono in silenzio. In silenzio si
avviano a una vera e propria avventura: la sentenza in effetti
c’è, ma come spesso accade, non
esaurisce tutti i quesiti che sorgono, non dà norme ben precise, neppure indicazioni specifiche, tutto è generalizzato e lascia un largo margine di interpretazione, tanto più quando si
addentra nei rapporti con gli
Enti locali.
E allora? Ecco l’avventura di
questi « studenti del silenzio »
che con le loro stampelle e le
loro carrozzine tentano il superamento di quelle barriere architettoniche che ancora esistono, e soprattutto tentano di in
LA FEDE, LA SPERANZA, LA GRAZIA
Accolti da Dio
« Accoglietevi gli uni gli
Cristo ha accolto noi per la
altri come anche
gloria di Dio »
(Rom. 15: 7).
La nostra non è una comunità nella quale ci
siano particolari tensioni o divisioni, occorre tuttavia che la comunione tra fratelli sia continuamente ricercala e vissuta. Occorre che ognuno si
preoccupi di non ostacolare l’opera che Dio compie nel fratello. E come andare ad annunciare al
mondo che il mondo nuovo è un mondo di comunione, senza accoglierci continuamente e reciprocamente gli uni gli altri? I nostri problemi interni ci devono stare a cuore, li dobbiamo di volta
in volta affrontare e risolvere, ma senza spendervi la vita perché questo vorrebbe dire essere una
chiesa clericale, una chiesa introversa, una chiesa che ha perso il senso del suo mandato, una
chiesa che seppellisce Cristo dentro le sue mura
e rende vana la sua morte. Non la chiesa ma il
mondo nel quale viviamo, con tutte le sue tentazioni e le sue divisioni, è il luogo della rivelazione, è il luogo della manifestazione della grazia,
è il lungo della esplosione della speranza, è il
luogo della costanza della fede. Noi abbiamo una
voce, se pur flebile, e se vogliamo possiamo, almeno intorno a noi, cercare di trasformare i rapporti di inimicizia in rapporti fecondi. Nel momento stesso in cui riconosciamo l’importanza di
essere comunità piena, in cui sentiamo l'urgenza
di una nostra testimonianza all’esterno, non dimentichiamo mai che vivere fraternamente e an
nunciare VEvangelo è possibile soltanto con la
continua riconversione di ognuno e di tutta la comunità al Cristo. Il pericolo è che tutti insieme,
cornunitariamente, ci sentiamo « i forti », « i maturi », quelli che hanno la coscienza illuminata,
mentre quelli che stanno fuori, chiunque siano,
li reputiamo « i deboli », « gli immaturi », color’o
che hanno bisogno di muraglie per essere protetti. Per fare della nostra comunità un luogo accogliente, fraterno, abbiamo bisogno di umiltà.
Abbiamo bisogno di umiltà per capire che essere
forti significa sapere che come uomini siamo in
crisi, ma come credenti siamo ricchi di certezze
e di speratize. Noi siamo una comunità di persone
che commettono errori, nella cui debolezza la grazia di Cristo riappare continuamente vittoriosa.
La grazia è l’accoglienza che è stata riservata a
noi, infinitamente più grande di qualsiasi accoglienza possiamo riservare noi a chiunque. Se,
dunque, questa è la fede che abbiamo insieme,
che insieme viviamo; se è questa la speranza che
nutriamo insieme — perché anche la speranza
ha una dimensione collettiva —; se è questa la
grazia che stimiamo insieme esserci stata data
mediante la fede in Gesù Cristo, ebbene, allora
possiamo con animo non solo sereno, ma giubilante e riconoscente, rendere anche noi gloria a
Dio gli uni gli altri e gli uni per gli altri.
Ci dia il Signore di riconoscere in ogni creatura umana il fratello e la sorella che ha in comune con noi la figliolanza del medesimo Padre.
Eva L’Ecrivain Rostain
serirsi in quelle scuole superiori
che fino ad ora, in genere, li evitavano.
Sono una settantina, in Torino, i giovani handicappati iscritti alle superiori, ma quale ambiente troveranno? Si sa che c'è
molta ansia da parte loro, così
come anche da parte dei docenti
che non sono preparati a gestire una classe in cui fra gli alunni ci sia un paraplegico, uno
spastico. Un handicappato mentale. Mancano gli insegnanti di
sostegno, si fanno dei frettolosi
corsi di aggiornamento, se ne
sono già fatti e se ne faranno
altri, ma fondamentalmente l’intera società non è preparata ad
accogliere elementi « diversi »,
casi « speciali » che possono creare un certo turbamento e verso
cui, se non si dimostra proprio
ostile come pur tante volte accade, è per lo meno impacciata
per quell’imbarazzo originato
dalla mancanza di conoscenza di
un comportamento corretto.
Consigli di classe:
perplessi
E’ in questa perplessità dei vari consigli di classe che molto
spesso si mette in ballottaggio
l’alunno handicappato, cercandogli una sezione in cui qualche
insegnante più disponibile, o già
un po’ esperto, lo accolga con
comprensione e competenza. Ma
tutta quest’ansia, questo disagio,
queste difficoltà avvertite dai
professori (in verità in molti casi giustificabili e legittimi, quando non siano una posizione ottusa e razzista) non fanno che riversarsi sullo studente e contribuiscono a rendere ancor più faticosa la sua quotidiana avventura.
Forse non si considera mai abbastanza il fatto che i « tempi »
per un disabile sono assai dilatati rispetto a quelli a cui siamo abituati: il ragazzo handicappato che va a scuola inizia
la sua giornata verso le 6.30 del
mattino, per attendere in strada,
con qualunque tempo, il pulmino del comune che lo raccolga.
Una volta caricato a bordo, inizia un giro per la città nella
« raccolta » di altri ragazzi come lui, fino al momento in cui
finalmente viene lasciato a scuo
la: ed è trascorsa un’ora e mezza! Poi incomincerà la sua vera
e propria mattinata di scuola.
Ma che fare, i pulmini a diSDosizione sono pochi, il seivizio è limitato ai confini del comune (per cui alcuni arrivano
al pulmino dopo un tragitto in
taxi), gli accompagnatori costano... E tuttavia il diritto allo
studio c sancito dalla Costituzione ed anche l’handicappato ha
ora pieno diritto di accesso ad
ogni scuola. Ma in tutto questo
non sono evidenti grossi controsensi, provocati da incompetenza e superficialità nel gestire e
risolvere questo problema mettendosi la coscienza a posto con
grande, ipocrita faciloneria?
Elena Ravazzinì Corsani
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commenti e dibattiti
6 ottobre 1989
RICONOSCIMENTO
Caro Direttore,
leggo sul numero del 15 settembre
la lettera di Gustavo Malan dove si
fanno delle osservazioni sulla mia dichiarazione che la visita del Presidente Cossiga ha costituito per noi un
« riconoscimento ». Le parole ohe il
giornalista di « Repubblica » ha messo tra virgolette sono forse leggermente diverse da quelle ohe ho detto, ma nell'insieme rispecchiano onestamente il mio pensiero; in particolare
la parola « riconoscimento » la mantengo e sottoscrivo.
Quando diversi anni fa a Torino
facevo le elementari alla scuola Rignon, nell'ora di religione andavo nel
corridoio e il bidello veniva a seccarmi; « Sei ebreo?» chiedeva; e io
« No »; e lui: « Ti chiami Segre o Fubini? ». In quanto valdese io ero par
te integrante del tessuto nazionale,
ma ero trattato come se non lo fossi; gli italiani (in quel caso il bidello)
dovevano attribuirmi un'identità irreale per potermi accettare; non ero
riconosciuto per quello che sono.
Più d’una volta ho incontrato all'estero dei protestanti che avevano passato una vacanza in Italia e mi dicevano: . Eravamo nella tal città e volevamo andare al culto, ma l'agenzia
turistica ci ha detto che lì non ci sono protestanti ». Cerano magari non
una, ma diverse chiese evangeliche,
ma l'agenzia turistica ne era all’oscuro, non per mera ignoranza o malafede, ma perché nell'opinione italiana
corrente i protestanti in Italia • non
esistono, e se esistono stanno altrove ». Certo noi esistevamo in quelle
città, magari da cento anni, ma nessuno lo riconosceva, nessuno lo ammetteva e voleva rendersene conto.
Noi siamo da secoli parte della
realtà italiana, lo sappiamo benissimo, lo sappiamo anche quando nessuno lo riconosce. La visita del Capo
dello Stato significa che un fatto che
noi abbiamo saputo da sempre, ma
che l’Italia ha a lungo misconosciuto,
oggi lo riconosce (lo capisce, lo accetta, se ne rende conto).
Mi pare che sarebbe stato difficile
usare una parola più appropriata.
Cordialmente.
Aldo Comba, Ginevra
FRIEDRICH
WEISSINGER
La notizia ci è giunta in Sicilia, ove
egli era conosciuto ed amato, nella
stessa giornata del suo trapasso, avvenuto a Francoforte, venerdì 22 settembre.
Era venuto la prima volta a Palermo, inviato dal Diakonisches Werk
Hessen-Nassau, ai primi di febbraio
del 1968, pochi giorni dopo il terremoto, per aiutarci a coordinare la distribuzione dei soccorsi nella Valle
del Bel ice e a Vita (TP).
Da allora, per l’assistenza ai terremotati, la costruzione del Villaggio
Speranza a Vita, la costruzione del
Centro della Noce a Palermo, e poi come membro del Comitato generale, i
suoi viaggi e i suoi soggiorni in Sicilia
furono frequenti e lunghi.
Durante il terremoto che, dopo il
15 gennaio, si protrasse, con lievi,
continue scosse telluriche, per tutto
il 1968, egli visitò con noi quasi
tutti i paesi che erano stati distrutti o
devastati. A Vita lo ricordano ancora
quando, nell’emergenza, aiutava a scaricare i Tir provenienti da Amburgo.
Durante la costruzione del Centro
diaconale ci aiutò ad affrontare, con
partecipazione sofferta e intensamente
vissuta, le difficoltà e i problemi che
l’ostilità mafiosa ci provocava.
Ma il suo impegno non venne meno
quando si presentarono I problemi
della gestione di un’opera che si era
ingrandita oltre ogni previsione. Nelle sedute del Comitato generale, di cui
facevano parte eminenti personalità
del mondo evangelico, e che doveva
affrontare situazioni talvolta gravi e
complesse, egli sapeva trovare sempre la parola giusta per avviare ogni
discussione verso la soluzione e le
decisioni più idonee.
Per oltre 20 anni egli mise al centro del suo interesse e di ogni suo
programma di lavoro l’opera della Noce. Anche se, per ragioni di salute,
era stato costretto a chiedere in
anticipo la sua emeritazione, il Centro di Palermo gli rimase sempre nel
cuore e noi speravamo di potere
contare su di lui per molti anni ancora.
Fritz fu anche l’amico affettuoso e
fraterno di Tullio Vinay e del Servizio
cristiano di Riesi e di tante altre
nostre opere di assistenza.
In Germania Weissinger aveva assicurato alla Chiesa valdese nuove
aperture di solidarietà e una più larga
cerchia di relazioni e di amicizie.
Per le sue benemerenze, per I suoi
interventi nei paesi del Terzo Mondo, per la sensibilità ai problemi della pace e del disarmo che lo distingueva, per la sua preparazione teologica, era stato nominato e consacrato
pastore della Chiesa evangelica di
Germania e successivamente insignito del dottorato honoris causa. Ma
egli continuò ad essere fra noi il
« diacono » sempre pronto ad aiutare,
a dare una mano, a servire.
Nei rapido volgere di questi anni
sono scomparsi e abbiamo perduto
uomini della levatura di Walter
Rathgeber, Heinrich Hellstern, Fritz
Weissinger, che sono stati colonne
portanti dell’opera della Noce, sin
dalla fondazione.
Non ci resta che chiedere a Dio
di suscitare nella diaconia della chiesa uomini che possano degnamente
prendere il loro posto, nella certezza
che non ci sono tristezze ohe Dio non
possa lenire, ombre che non possa
diradare, vuoti ohe non possa colmare.
Pietro Valdo Panasela, Palermo
KETTY COMBA
MUSTON
Ketty cl ha lasciati il 1“ luglio, all'età di quasi 89 anni, tornando serenamente al suo Signore, come dice
l’annuncio funebre. Credo che la sua
dipartita lasci veramente un vuoto
nella comunità protestante e nel cuore di quanti la conobbero. Personalmente, posso dire che la nostra amicizia durava da ben 15 anni; ci
siamo conosciute quando ho iniziato
a oollaborare alla rivista . Impegno »
dell'UCDG e il nostro dialogo non si
è più interrotto. La ricordo sorridente
nella sua casa dei Coppieri, circondata
da figli e nipoti: era piena d'interessi, aveva un'intensa vita culturale e
spirituale, ma nello stesso tempo
esprimeva la sua creatività tra le mura
domestiche, sempre intenta a sferruzzare in vista di qualche bazar, o indaffarata tra le marmellate, magari con
l’ultimo nipotino in braccio. La religione valdese e l’amore per la famiglia sono stati al centro della sua
esistenza. Ricordo come dimostrava
solidarietà ai meno fortunati, soprattutto
ai detenuti, e quanto amasse gii animali, al punto di essere totalmente
vegetariana. L’affermazione dei diritti delle donne e l’antimilitarismo
erano tra gli ideali per lei più importanti. Negli ultimi anni andavo a trovarla presso la Casa delle diaconesse: chiacchieravamo e ci scambiavamo dei libri... Le nostre opinioni non
collimavano quasi mai: lei era proiettata in una dimensione di fede, io
coinvolta da gioie e ribellioni terrene... Ma ci Volevamo un gran bene
ugualmente perché l'amicizia, quando
è autentica, si basa sul rispetto e
supera le divergenze di opinioni. Non è
mai facile accettare la scomparsa di
coloro che amiamo, ma cerchiamo di
pensarli telici in un mondo migliore... « Là cessano gli empi di tormentare gii altri; là riposano gli stanchi;
là i carcerati hanno requie tutti insieme, senza udire voce d’aguzzino. Piccoli e grandi là sono pari e lo schiavo è libero dal suo padrone» (Giobbe 3: 17).
Edi Morini, Torre Pellice
ALBERTO RIBET
Il 13 agosto, durante il culto, il pastore ha annunciato la morte del pastore Alberto Ribet che ha condotto
la nostra comunità (Roma p.za Cavour)
dal 1968 al 1975. Dopo una grande
tristezza ho visto davanti a me il suo
grande sorriso, espressione di una
profonda comprensione. E così ho
deciso di scrivere queste poche righe.
Un giorno lontano negli anni '70
sto seduta su una panchina di piazza
Cavour. Da molto tempo ho provato
a scrivere una lettera senza riuscirci.
Ora debbo farcela: raccolgo tutto il
mio coraggio e do le mie dimissioni
come diacono e come membro di chiesa. E' troppo difficile far parte di questa comunità — gli uomini importanti
non lasciano spazio alle donne come
me, mi sento inutile e sento poco
amore fraterno. Poi c’è la distanza:
il traffico sta peggiorando, impiego
sempre più tempo per andare in chiesa in autobus. Forse potrei frequentare
la chiesa metodista di via XX Settembre oppure quella battista di Monte
Sacro, anch’essa più vicina a casa
mia, inoltre è situata in un ampio
giardino — io amo tanto i fiori e tutte le piante!
Ho pregato da tempo chiedendo un
segno a Dio, ma il segno non è arrivato, così è deciso.
Sono riuscita, finalmente la lettera è scritta. Un po’ esitante la consegno al pastore Ribet, abbiamo la riunione del consiglio di chiesa. La legge subito, poi mi guarda con un
grande sorriso dicendo: « Ma non è
possibile... ci pensi sopra un’altra volta... come fa a lasciarci? ».
Cosi non sono più uscita dalla nostra chiesa. Il giorno seguente è arrivato il segno del Signore: la lettera di nomina nel comitato di solidarietà con gli obiettori di coscienza.
■Il Signore non aveva fatto i conti con
le poste italiane, la lettera ha messo
20 giorni per arrivare a me.
Lo stesso sorriso il pastore Ribet
me l'ha donato in un altro momento
difficile: stavo a casa con la flebite,
intorno a me nel soggiorno c’erano tre
enormi bauli che qualcuno ci aveva
portato in regalo, già allora era noto
che noi riciclavamo le cose, così stavo
progettando con i miei tre figli a’ chi
toccava quale baule e per che cosa.
In questo momento arriva il pastore,
senza preavviso. Per fortuna non c’è
mio marito, ma sento un grande imbarazzo per la situazione. Ma egli col
suo sorriso si fa strada attraverso
bauli e figli e riesce ad arrivare fino
al mio divano-letto. Purtroppo la visita è breve, egli ha capito che facevamo delle trattative importanti.
Ho fatto amicizia con sua moglie
Nerina che ammiro... in casa Ribet,
intorno alla tavola imbandita, ci sono
delle discussioni animate, tra i figli
ci sono idee molto diverse da quelle
del padre, ma questi ascolta e impara... finché si è disposti ad ascoltare
si è giovani!
Come papa Giovanni, iil pastore Ribet ha iniziato il suo lavoro a Roma
in età avanzata e con lui ha in comune
l’aver sorpreso la gente per certe
innovazioni: ha trasformato il culto
della domenica pomeriggio in culto
dialogato e così delle persone hanno trovato un ambiente accogliente.
Hedi Vaccaro, Roma
ESCO
DALL’ANONIMATO
Caro Direttore,
quando il pastore Platone, nel febbraio di quest’anno, chiedeva al pastori delle valli valdesi di dire in
poche frasi che cosa pensavano del
battesimo, per dare una risposta a
fratelli tedeschi che ce ne avevano
fatto richiesta, accennava anche ad
un possibile utilizzo del materiale per
un articolo sul giornale.
La mia risposta, di una paginetta,
concludeva: ■ Occorre un confronto ecumenico sia verso il fronte cattolico
che verso il fronte battista, entrambi
viziati di sacramentalismo ».
La frase non è piaciuta al pastore
Bensì (n. 37, 22.9.89), Me ne dispiace; forse, nella brevissima inchiesta,
non ho precisato a sufficienza il mio
pensiero. Trovo però troppo sicuro
il tono del pastore Bensì.
Nel testo integrale scrivevo: • Opto
decisamente per il battesimo dei credenti; motivazione teologica: vedi
Barth ».
Nell’articolo divento « un pastore che
si dichiara barthiano ». Per Bensì
« un pastore che si autodefinisce barthiano (sic!) », che si spera « abbia
ampia documentazione di quanto afferma ».
Non presumo di essere barthiano
(né presumo a priori che i barthiani
siano persone teologicamente serie,
come nel sillogismo di Bensi), ma
penso che il rischio del sacramentalismo esista anche tra protestanti (anche se non di tipo cattolico; ma la
precisazione è di Sensi, non mia). L’atteggiamento prevalente dei battisti italiani deiruCEBI, che conosco abbastanza, non è sacramentale, ma il
« fronte battista » è più ampio dell’UCEBI, ne fanno parte anche gruppi
che lasciano pensare che si sia salvati più per battesimo che per fede;
e in alcune chiese battiste chiuse non
si offrirebbe la santa cena a chi non
è battezzato da adulto (sarebbe fuori
luogo qui dire « da credenti »: non cl
si chiede se si ha a che fare con
una persona credente, ma se sia stata
battezzata nel modo dovuto). Questo
mi pare sacramentalismo.
Infine, Bensi mi battezza « l’innominato pastore »; questa almeno non è
colpa mia, ma è prassi consueta quando si riportano i dati di una inchiesta;
esco comunque senza troppi timori
dall’anonimato.
Con fraterni saluti.
Sergio Ribet, Agape
NON E’ CORRETTO
Leggendo « un’indagine nelle chiese
delle valli » su « cos’è II battesimo »,
fatta dal pastore Giuseppe Platone (n.
33 del 25.8.89), ho provato un certo
disagio nel constatare come su questa
« vexata quaestio » persistano ancora
divergenze e talvolta contrasti di opinione non solo tra credenti più giovani, ma anche tra i pastori valdesi
delle valli, interpellati dal suddetto articolista.
Al disagio si è aggiunto, inoltre,
un certo rammarico allorquando, verso la fine, viene riferita « una raccomandazione » da parte di un pastore
che si dichiara « barthiano ». Eccola;
“ Sul B (= battesimo) occorre avviare
un confronto ecumenico sia verso il
fronte cattolico che verso il fronte
battista entrambi viziati di sacramentalismo ».
Accomunare il fronte cattolico con
quello battista e metterli sullo stesso piano, tacciandoli « entrambi viziati di sacramentalismo », non pare esatto allo scrivente, evangelico battista da molti anni, il quale non ha
mai annesso al rito battesimale alcuna
idea di sacramentalismo, alla stregua
della dottrina cattolica relativa al valore e aH'efficacia dei sette sacramenti in generale e di quello del battesimo in particolare.
Ritengo che i pastori valdesi, di cui
ho molta stima, siano rettamente informati sulla dottrina e sulla prassi
riguardanti il battesimo difese dalla
chiesa battista, la quale le fonda non
solo sul testo, secondo alcuni esegeti
« problematico », di Matteo 28: 19, ma
inoltre su Atti 8: 36-38, testo molto
significativo per la conoscenza della
prassi battesimale della comunità apostolica, e ancora su Romani 6: 3,
Galati 3: 27 e Colossesi 2: 12, i quali testi nel loro insieme inducono, gli
esegeti battisti a sostenere e praticare il battesimo dei credenti adulti per
immersione anziché accettare il pedobattismo per infusione, allo scopo
anche di non vanificare II messaggio
contenuto nei passi paolinici sopra
citati.
Bruno Ciccarelli, Catania
Nuovo indirizzo
Il past. Salvatore Rapisarda comunica il suo nuovo indirizzo: via G. Rossini, 2 - 95123 CATANIA (Tel, 095/
7141431).
Comunicato
Agli amici e sostenitori
dell’Opera di assistenza
agli ex carcerati
In seguito ad una caduta non
sono in grado di preparare e
spedire la solita Relazione annua. La farò. D.v., appena possibile.
Nel frattempo sarò molto grata a chi vorrà inviarmi la sua
offerta per il Natale dei miei
assistiti.
Con ringraziamenti anticipati
invio a tutti i migliori auguri
e saluti.
Selma Longo
Via Angrogna - Torre Pellice
delle valli valdesi
settimanale delle cblese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori: Alberto Corsani. Luciano Deodato, Adriano Longo, Plervaldo
Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino
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Peyrot, Mirella Scorsonelli
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ABBONAIVIENTI 1990
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Il n. 38/89 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 27 settembre
e a quelli delle valli valdesi il 28 settembre 1989.
Hanno collaborato a questo numero: Ivana Costabel, Giorgina Giacone,
Bruno Rostagno, Daniele Varese, Liliana Viglielmo
3
ß ottobre 1989
commenti e dibattiti
IL FUNZIONAMENTO DEL NOSTRO ORGANO ASSEMBLEARE
SEGNALAZIONE
Riflessioni post ■ sinodali Cristianesimo
uguale cattolicesimo?
A volte argomenti che richiederebbero un’approfondita riflessione devono essere affrontati in tempi serrati - Scorporare le tre funzioni
Uno dei pregi (ma anche degli inconvenienti) del nostro Sinodo consiste nel volere o dovere adernpiere al tempo stesse
tre funzioni diverse.
Rimpatriata
della diaspora
La prima è quella di collegamento, direi quasi di « rimpatriata » della diaspora. Siamo po
chi, siamo sparsi, per un anno
non vediamo se non un gruppetto di fratelli e sorelle. Fa bene
il ritrovarsi tutti insieme, ri
conoscersi, constatare che dal
Friuli al Trapanese siamo un’unità, diversificata per i diversi ambienti in cui si vive, ma unita
nell'essenziale!
Questa funzione del Sinodo è
estremamente importante. Ci sono ogni tanto degli interventi
che non sono affatto funzionali
alla discussione in corso, ma che
esprimono lo stato d’animo di
qualcuno che vive isolato. Va dato loro spazio...
Ma — evidentemente — dando spazio a queste espressioni
si limita quello disponibile per
altre cose.
Convegno
La seconda funzione che il S nodo adempie, o piuttosto, che
ci si aspetta che adempia, è quella di convegno teologico-ideologico. Temi come quelli del ministero e del diaconato, dell’evangelizzazione, della povertà nel
mondo, si potrebbero decentemente trattare solo in un convegno di tre o quattro giorni, ben
preparato, con relazioni introduttive che analizzino i vari aspetti delle questioni e forniscano dati obiettivi. Aspettarsi che
il Sinodo in una o due sedute,
senza relazioni introduttive, e
quasi senza documentazione previa, tenga un dibattito significativo vuol dire fidarsi troppo dell’improvvisazione. Qualche volta
funziona... ma più spesso fa cilecca.
Assemblea
deliberativa
Infine il Sinodo dovrebbe essere (e questa è la sua funzione principale) un’assemblea deliberativa, cioè dovrebbe esaminare dei
problemi, vagliare le soluzioni
proposte, e decidere. Succede pero che, occupato com’è ad adempiere le prime due funzioni,
trova poco tempo per quest’ultirna. E quindi discute a lungo
sui problemi semplici, su cui tutti possono opinare, rimanda quelli mediamente difficili e, su quelli veramente complessi, trangugia senza batter ciglio le soluzioni proposte dall’amministrazione. Il pi-oblema dell’ospedale
01 Torino, per esempio, era que
st’anno di grande complessità.
E’ stato deciso rapidissimamente. Non dico che la decisione sia
stata sbagliata; dico soltanto che,
a mio modo di vedere, solo pochi membri del Sinodo sapevano esattamente che cosa stavano
facendo. Si sono- fidati dell’amministrazione. Per fortuna abbiamo un’amministrazione onesta, ma proseguendo di questo
passo il Sinodo finirà per perdere autorità e ramministrazione
per acquistare potere.
Mi torna in mente una delle
storie di Parkinson: un consiglio di amministrazione che in
dieci minuti decide di acquistare un nuovo ciclotrone per « x
più uno » miliardi e poi passa
u.na giornata intera a dibattere
del prezzo di una tettoia per ri
parare le biciclette degli imipiegati nei giorni di pioggia. Non
siamo ancora a questo punto,
ma forse ci stiamo avviando
pian piano...
Scorporare
Rimedi?
Secondo me bisogna riconoscere, distinguere e scorporare
le tre funzioni tradizionali del
Sinodo.
L’incontro della diaspora avviene in genere in margine alle
sedute sinodali c per lo più interfci'isce soltanto nel trattenere
fuori dall’aula i deputati per incontri diversi. Gli stand dei circuiti che sono stati fatti quest’anno andavano bene; forse si potrebbero migliorare e diffèrenziarc, magari meno numerosi, su
opere o su problemi, facendoli
diventare luoghi di incontro.
La funzione teologico-ideologica andrebbe decisamente scorporata. Se quest’anno avessimo
avuto nella settimana prima del
Sinodo un convegno sulla diaconia, con studi storici e teologici,
con analisi sociologiche e finanziarie, con interrogazioni e dibattiti, saremmo arrivati al Sinodo con idee più chiare e avrem
I protestanti e gli ortodossi vengono compresi nella categoria delle divisioni nella Chiesa
mo potuto decidere a ragion veduta. Invece, l’introdurre in una
assemblea legislativa dal tempo
estremamente limitato dei dibattiti non -preparati, su questioni
generali, finisce per generare confusione, o per lo meno incertezza. Come appunto si è verificato.
Analizzare
per decidere
Lo stesso può dirsi del discorso sull’evangelizzazione. Nessuno
ha analizzato a fondo, teologicamente, il rapporto tra evangelizzazione ed ecumenismo. Nessuno ha ricordato le posizioni
(discutìbili certo, ma assai elaborate), del Consiglio ecumenico
su! proselitismo. Come si può
improvvisare un dibattito fidando solo sull’informazione che i
singoli possono aver acquisito in
privato?
Infine, la funzione decisionale
o « legislativa ». Il Sinodo non
è un’assemblea di tecnici, ma
deve essere messo in grado di
decidere su questioni tecniche.
Ciò vuol dire prendere il tempo
e fare lo sforzo necessario per
spiegare onestamente alla gente
tutte le implicazioni di certe situazioni e le conseguenze dell’accettazione o del rifiuto di determinate proposte. Solo a queste condizioni (tempo, documentazione, trasparenza) si potrà
avere un Sinodo che decida e
non si limiti ad avallare decisioni prese altrove.
Non piegarsi
alla tecnocrazia
In un’epoca di crescente tecnicizzazione di tutte le questioni, questo è n problema fondamentale. Lo vediamo nel Parlamento degli stati moderni: le
segreterie dei partiti sentono i
loro consulenti e decidono; e le
Camere dicono « sì ».
E’ questa l’evoluzione che vogliamo?
Come nell’epoca della monarchia assoluta il nostro Sinodo
era una delle poche (o forse l’unica) espressione di « democrazia », così oggi, in un’epoca di
« tecnocrazia », si tratta di sapere .se vogliamo far da cassa di
risonanza alle scelte degli « esperti » o se, con cognizione di causa, vogliamo decidere noi.
« Noi » qui non vuol dire noi
pastori, ma noi membri di chiesa, noi comunità credente.
Qucst’ultima opzione implica
costi; per esempio quello di
' "lai-arc la funzione decisionale
del Sinodo dalle altre funzioni
sopra menzionate, e anche quello (difficile assai) di eliminare
dal Sinodo la retorica, per lavorare sui fatti.
Aldo Comba
La casa editrice dei salesiani,
la Elle Di Ci, quella, per intenderci, che ha co-pubblicato la
Bibbia in traduzione interconfessionale e altri testi « ecumenici », ha appena edito Le grandi
religioni oggi, 233 pagine a pura
di Maria de Falco Marotta in
cui si presentano storia, dottrina, culto, etica e libri sacri delle religioni primitive, dell'ebraismo, del cristianesimo, deU'islamismo, dell'induismo, del taoismo, del buddismo, del confucianesimo, dello shintoismo e di
alcuni movimenti — denominati
« sette » — sorti recentemente.
Bene! — potremmo dire ■—, ecco un bel testo didattico e onesto che propone un dialogo tra
le diverse religioni del mondo
! nella presentazione viene ricordato l’incontro del papa ad Assisi nel 1986 con 68 rappresentanti di dodici diverse religioni!).
Ma ecco la sorpresa: il capitolo sul cristianesimo, così indicato in quarta dì copertina, diventa, già dal titolo, il cristianesimo
cattolicesimo (sì, con il trattino!
L’unico dubbio è se il trattino
abbia valore disgiuntivo o unitivo) e le varie confessioni vengono liquidate con due telegrafici paragrafi intitolati « Le divisioni nella Chiesa: in Oriente »
(cioè gli ortodossi) e «Le divisioni nella Chiesa: in Occidente » (cioè i protestanti) e dei
fugaci cenni tipo: « Il culto cristiano si articola attorno ai sacramenti: sette per la Chiesa
cattolica, due per le Chiese protestanti, mentre per le Chiese
orientali l’unica differenza può
essere ricondotta all’interpretazione dell’ordine sacro » (pag.
84).
Insomma, ci si poteva aspettare di più, anche da un testo
così schematico e didattico, anzi proprio per questo, soprattutto verché la Elle Di Ci, in altre
occasioni, ha mostrato una sensibilità e una correttezza informativa ben maggiore.
Eugenio Bernardini
UN’INTERPRETAZIONE DIVERSA
La sentenza della Corte
.Nonostante la sentenza della Corte Costituzionale l’insegnamento
religioso è ancora al centro di grosse contraddizioni.
Nel numero di luglio-agosto
de! periodico « Credere e comprendere » il direttore Marcello
Cicchese, pubblicando integralmente la sentenza n. 203 della
Corte Costituzionale sull’oj'a di
religione, lamenta che la maggior parte dei commentatori, anche evangelici, abbia preferito
avviare brillanti discussioni sui
contorni sociali, politici, teologici della questione piuttosto che
prendersi la briga di leggere c
analizzare con attenzione detta
sentenza. Egli, invitando i lettori alla lettura effettiva e ali’analisi critica della sentenza, ne dà
un’ampia, lucida interpretazione
in chiave pessimistica per noi,
discostandosi neti amento dai
commenti anche autorevoli proveuienti finora dall’ambiente evangelico. La Corte Costituzionale — dice in sostanza l’autore
— non è stata chiamala a pronunciarsi sull’obbligatorietà dell’ora alternativa, ma sulla legittimità costituzionale dell’insegnamento della religione cattolica, e ne ha dato risposta chiaramente positiva.
« TI principio di laicità, quale
emerge dagli arti. 2, 3, 7, 8, 19
e 20 della Costituzione, implica
non indifferenza dello Stato dinanzi alle religioni, ma garanzia dello Stato per la salvaguar
dia della libertà di religione »
— recita la sentenza, distinguendo poi aristotelicamente fra il
« genus » (valore della cultura
religiosa) e la « species » (princìpi del cattolicesimo nel patrimonio storico del popolo italiano), dando poi a quesl’ultima
una centralità fondamentale.
Cicchese fa notare che si giunge a questa (per noi) sconcertante conclusione: per lo Stato laico (secondo la precedente definizione di laicità) la religiosità
miiltifoime e diffusa dei cittadini (il « genus ») ha un centro
storico: la religione cattolica (la
« spccies »). Lo studente può dire soggettivamente « no » all'insegnamento della religione solo
in quanto oggettivamente esiste
l’ora di religione cattolica. Ouesìa, c solo questa, è la sua libertà.
E’ impossibile condensare in
poche righe le argomcnìazioni
di Cicchese, condotte con una lo
gica stringente ed estremamente incisiva; il consiglio che si
può dare ad ogni evangelico è
di procurarsi il numero de] predetto periodico per chiarirsi le
idee al riguardo.
Fino a quando si parlerà ancora, da parte evangelica, di
« sentenza limpida »?
Adriano Donini
4
fede e cultura
6 ottobre 1989
UN LIBRO DA LEGGERE E DA RILEGGERE
Risorgimento
e protestanti
Una lettura originale di un periodo storico in cui si intrecciarono
storie di fede e accadimenti politici, speranze e utopie religiose
Il bel saggio di Giorgio Spini
Risorgimento e protestanti, uscito per la prima volta nel 1956,
è stato di recente ripubblicato
da II Saggiatore, in versione aggiornata ed arricchita da nuove
e stimolanti ricerche.
La lettura che l’A. propone del
Risorgimento italiano si discosta dagli schemi storiografici tradizionali e segue un percorso originale, lungo il quale emergono
aspetti nuovi e insospettati del
processo di unificazione nazionale, quali l'importante ruolo che
in esso svolsero i protestanti italiani, l'influenza della testimonianza evangelica su personalità
politiche come Montanelli, Ricasoli, Cavour e la mobilitazione
del protestantesimo internazionale — soprattutto inglese — a
sostegno degli ideali risorgimentali, nella convinzione che l'unità politica potesse condurre alla realizzazione, anche in Italia,
di quella riforma religiosa che
si era prodotta nell'Europa del
Cinquecento.
Grandi narrazioni
e microstoria
Questo intreccio di vicende locali e di « grandi narrazioni »,
di « microstoria » e di « processi di lunga durata » è ben visibile in tutto il saggio. Così, ad
esempio, l’episodio del Glorioso
Rimpatrio dei valdesi nel 1689
viene scelto come il punto di
partenza della trattazione perché, lungi dall’essere un fatto
marginale, confinato nello spazio e nel tempo, assume un significato che produce i suoi effetti sul lungo periodo: esso costituisce, al tempo stesso, « il primo tenue esempio di una incidenza protestante sulla storia
italiana » (p. 14) e il momento
di svolta in cui si interrompe
la tradizione controriformistica,
in quanto, con il ritorno dei vaidesi nelle loro valli, si realizza
anche in Italia la presenza di
una confessione cristiana diversa da quella cattolica e si crea
un primo nucleo di pluralismo
religioso e culturale, mentre si
profila una prima affermazione,
pur tra tante limitazioni, della
libertà di coscienza e di culto.
E' dunque in tale periodo che
vanno individuate le lontane origini di quella « coscienza risorgimentale » di cui l’A. traccia le
linee di formazione, mostrando
come ad essa dia un contributo
essenziale il pensiero protestante.
La matrice ginevrina
e la cultura italiana
Belle .sono le pagine in cui
viene delineata l’influenza marcata che il protestantesimo ginevrino esercita sulla cultura e
sulla politica italiana, a partire
da quel primo manifesto degli
ideali risorgimentali che è VHis
toire des Républiques Italiennes du Moyen Age (1807) di Sismondi, poi attraverso l’opera
dell’italo-ginevrino Vieusseux,
fondatore della rivista Antologia
(1821-1834), legato d’amicizia con
il conte Piero Guicciardini, esponente di spicco dell’evangelismo
toscano, senza dimenticare l’influsso del Réveil franco-svizzero
negli anni successivi al 1830, con
la diffusione delle dottrine di Vinet circa la libertà religiosa e
l’indipendenza della chiesa dallo
stato (si pensi al Cavour).
Ne risulta un quadro d’analisi
affascinante e una narrazione
avvincente, che si avvale di una
minuziosa documentazione, ma
non scade mai nell'erudizione,
perché coniuga in modo saniente i dati informativi con brillanti ipotesi interpretative e colloca i singoli avvenimenti e personaggi in una fitta trama di
connessioni e di significati, in
cui i particolari rivelano il tutto
e il tutto si riverbera nei particolari.
Filovaldismo
e millenarismo
Anche il filovaldismo, che caratterizza gran parte dell’opinione protestante europea della prima metà dell’Ottocento, trova la
sua spiegazione nella diffusione
delle dottrine millenaristiche. La
vicenda teologico-storica della
chiesa valdese viene infatti interpretata in chiave escatologica,
sulla base dell'antico mito della discendenza apostolica dei vaidesi, i quali altri non sarebbero
se non quel « residuo di Santi »,
ma' compromes.so con l’idolatria,
di cui parla il libro dell’Apocalisse; la loro esistenza viene ad
assumere un significato tutto particolare, in quanto « sta a provare che un giorno, vicino o lontano, la profezia si compirà e
quindi gli italiani, avendo appreso alfine le vie dell’Eterno, si
libereranno dalla ’’Babylonian
woe”. Attraverso l’Apocalisse, il
filo-valdismo si trasforma irresistibilmente in fiducia in un Ri
sorgimento italiano, concepito in
termini di rivoluzione antipapale » (pp. 156-157).
Piano teologico
e progetto politico
Accanto al «ginevrismo», anche
il protestantesimo dell’area anglosassone svolge un ruolo centrale nelle vicende italiane: gli
« evangelicals » inglesi, capeggiati da Lord Shaftesbury, danno
il loro appoggio alla politica di
Cavour negli anni decisivi dell’unificazione, convinti che il Risorgimento potesse portare alla
fine del potere del papato e ad
una riforma religiosa deH’Italia,
così come da altri settori del
protestantesimo inglese e americano si inneggia a Garibaldi.
E qui giungiamo all’ipotesi interpretativa centrale delle pagine di Spini: « Mazzini, Garibaldi ed i patrioti italiani in genere, che combattono contro il papa, non fanno che attuare, agli
occhi dei protestanti inglesi, americani e talvolta anche svizzeri, il disegno provvidenziale
della distruzione di Babilonia Roma. Sono dunque lo strumento eletto da Dio per il compimento delle Scritture... Non so
no in giuoco soltanto gli interessi politici dell’Inghilterra, o le
sorti della causa liberale in Europa: sono in giuoco i destini
del piano provvidenziale di Dio
per l’umanità intera » (pp. 250251).
La tesi è che la vicenda dei
rapporti tra il Risorgimento italiano e il protestantesimo non
può essere intesa se non viene
collocata nello sfondo significante di una visione teologica di
stampo escatologico-millenaristico. perché è questo insieme di
attese apocalittiche, di interpretazioni in chiave profetica della
storia e di ardite utopie in vista
di una rinascita spirituale dell’Italia che costituisce l’orizzonte di senso entro il quale i protestanti del Risveglio leggono gh
avvenimenti storici contemporanei e danno concreta testimonianza della loro fede.
La fine delle
grandi speranze
SECONDO RUDOLF BULTMANN
Dio e la storia
I molti significati del corso degli eventi storici - Preparare ciò che l’avvenire ci riserva
Uno dei meriti storiografici
maggiori del saggio sta proprio
in Questo saper mostrare l’inscindibile intreccio di istanze teologiche e di progetti politici, di
utopie religiose e di concretezza operativa e nel saper raccogliere la sfida della complessità
dei processi storici, lontano dalla strada delle facili e riduttive
semplificazioni interpretative. Su
uno sfondo, dunque, assai ricco
di implicazioni teologico-culturali e politiche, prosegue la narrazione, che scandisce i momenti di formazione e di consolidamento dell’evangelismo italiano
nel neriodo risorgimentale e postunitario, mostrandone le diverse
anime denominazionali e ricostruendo la complessa mappa
delle similarità e delle diversità
teologiche ed ecclesiologiche, delle convergenze e dei conflitti tra
« valdesi » e « fratelli », tra l’ala
nlvmouthista di Guicciardini e
Rossetti e quella masson-evangelica de! garibaldino Gavazzi all’intemo delle Chiese libere, fra
le diverse missioni straniere, sorte per iniziativa di battisti e metodisti americani e inglesi.
E’ un’illusione credere che Dio
si riveli nei personaggi particolari della storia, se affermiamo
che Dio non può rivelarsi a un
uomo altrimenti che come il suo
eroismo in combattimento. Ciò
che può apparire allora, qua e
là, è tutt’al più ciò che noi dobbiamo e possiamo essere: non
è quel Dio dal quale ci aspettiamo ogni bene e al quale abbiamo fatto ricorso nei momenti di
sconforto. L’eroismo può fare
appello alla mia volontà morale, ma non può rendermi puro.
E d'altra parte il vero eroe proibisce a se stesso abusi di questo genere; perché non vede il
senso della propria vita in ciò
che il suo modo di comportarsi
ha di soggettivo, ma nella grandezza di ciò per cui rischia se
stesso, e che non porta mai a
compimento.
E’ un’illusione anche il fatto di credere che il Regno di Dio
si riveli nel moto della storia;
in questo corso che, secondo un
piano completo, xmificherebbe
profondamente tutti i fatti particolari in un tutto, che condurrebbe a una fine stabilita in anticipo. Perché a volte l’unità e
il senso del corso storico possono avere più significati; e dove
si crede di cogliere un senso, gli
altri non vedono che una mistura indecifrabile di errore e violenza. E d’altronde la storia, co
R. BULTMANN, Die Frage der natuerlichen Theologie, vers. fr. in - L'interprétation du NT », Paris, 19S5.
ASSOCIAZIONE « BIBLIA »
La fine del Risorgimento segna il tramonto delle grandi speranze di una riforma religiosa
dell’Italia e mostra quanto sia
impraticabile il progetto — sul
quale tanti avevano scommesso
— dell’alternativa protestante al
cattolicesimo romano nel quadro del nuovo stato unitario.
E tuttavia, se era vero che
l’ipotesi di una rivoluzione religiosa nella realtà italiana aveva mostrato tutta la sua infondatezza, « era chiaro pure che
un’Italia evangelica era spuntata davvero sul suolo da cui tre
secoli prima la Controriforma
aveva estirpato i virgulti della
Riforma con tanto accanimento» (p. 334). Un’Italia evangelica che, pur « piccola e grama »,
pur esposta a discriminazioni e
persecuzioni, viene a costituire
una presenza viva di testimonianza, capace di fornire se.gni
di contraddizione e di avanzare
proposte, di rivendicare nuovi
diritti di libertà e di stimolare
processi di rinnovamento, fino
ad acquisire nella storia successiva — che è poi storia di oggi
— « il diritto non più ad esistere soltanto, ma addirittura ad
essere una delle componenti della realtà italiana» (p. 385).
Qui termina il saggio, la cui
lettura non ci permette soltanto di conoscere i tratti caratteristici di una stagione lontana
del protestantesimo italiano, ma
ci offre la preziosa occasione di
misurarci con le espressioni della fede di chi ci ha preceduto
e di confrontarci con le motivazioni teologiche che ne hanno
guidato le scelte, per trarne indicazioni per la nostra testimonianza ncH’oggi.
Elena Bein Ricco
Una proposta:
la Bibbia nella scuola
Un programma aconfessionale di studio, per
capire anche la storia culturale dell’Occidente
Le periodiche discussioni sulla riforma dei programmi di insegnamento hanno contribuito a
mettere in luce, sia pure indirettamente, una carenza storica
gravissima della scuola italiana:
l’assenza di una informazione
aconfessionale di cultura biblica.
G. SPINI, Risorgimento e protestanti, Il Saggiatore. Milano, 1989, pp.
458. L. 60.000.
Tale situazione si riflette negativamente anche sulla comprensione della letteratura, dell’arte, della musica e in generale
della storia culturale dell’occidente, spesso e profondamente
ispirate a temi biblici.
Consapevoli di ciò, i membri
del Consiglio direttivo e del Comitato scientifico di « Biblia »,
che si riconoscono in orientamenti culturali e religiosi diversi, chiedono al ministro della
Pubblica Istruzione e alle forze
parlamentari che venga istituito
nelle scuole, secondo le modalità proprie dei vari livelli, un
programma aconfessionale di
cultura biblica.
Non si intende qui prendere
posizione circa l’insegnamento
confessionale della religione nella scuola di stato (sul quale
l’associazione « Biblia » non è
qualificata per statuto a intervenire) né interferire con le modalità di lettura biblica proprie
delle varie confessioni religiose,
ma chiedere che sulla Bibbia
si fornisca una solida informa‘zione di tipo tematico, storico,
filologico e letterario, che potrà
essere assunta dai suoi destinatari sia come arricchimento
culturale, sia come stimolo per
un approfondimento religioso
personale.
I proponenti sono coscienti
delle difficoltà metodologiche,
didattiche, organizzative e anche
ideologiche inerenti a questa
proposta, ma ritengono che la soluzione migliore non sia quella
di ignorare ulteriormente il problema; perciò chiedono agli uomini e alle donne di scuola e di
cultura di appoggiare, o comunque di discutere, la proposta
enunciata nel presente appello.
Marco Adinolfl, Maurilio Adriani,
Luis Alonso Schokel, Sandro Badino,
Clero Bensì, Piero Capelli, Vittoria
Cardoso, Sofia Cavalletti, Anna Celano,
Agnese Cini Tassinario, Bruna Costacurta, Paolo De Benedetti, Bona frescobaldi, Daniele Garrone, Elsa Lang,
Giuseppe Laras, Amos Luzzatto, Gioacchino Pistone, Sergio Sierra, Alberto
Soggin, Piero Stefani, Daniel Vogelmann, Ida Zatelli.
Aderiscono inoltre
Francesco Alberoni, Luciano Alberti,
Bruno Bertoli, Remo Bodei, Carlo Bo,
Aldo Bodrato, Valentino Bompiani, Riccardo Brengola, Massimo Cacciari, Annie Cagiati, Fulvio Camerini, Gianfranco Contini, Giuseppe De Rita.
Franco Donati, Umberto Eco, Francesco Flores d’Arcais, Severino Gazzelloni. Franco Giampiccoli, Rosino Gibellini, Sergio Givone, Stefano Levi
della Torre, Giancarlo Lombardi, Pietro Lombardini, Claudio Magris, Mishe
Maisky, Stefano Minelli, Luigi Moraldi,
Salvatore Natoli, Mauro Pesce, Sergio Quinzio, Luigi Arialdo Radicati di
Brozzoio, Gianfranco Ravasi, Paolo
Sacchi, Giorgio Spini, Elio Toaff, David Maria Turoldo, Albert Vanhoye.
Gianni Vattimo, Maria Vingiani, Tullia Zevi.
me il mondo, non ci incontra
mai come « un tutto », Essa non
si presenta come tale se non a '
chi la contempli teoricamente o
esteticamente, e avendone preso
come le distanze.
Il rapporto della nostra vita con la storia consiste in questo: che la storia, da cui proveniamo, ci dà la possibilità di
preparare nel presente quei comniti che l’arwenire ci prospetta.
Vale a dire che noi riceviamo
dalla nostra storia un’eredità che
ci impegna nell’oggi. Ma questa
eredità è equivoca, benedetta e
maledetta; ciò che è vero nella
vita dell’individuo, in cui il presente ci chiama a decidere ciò.
che del passato resti valido —
che ci impone allo stesso tempo la fedeltà e la rottura e, in
ogni modo, la libertà nei suoi
confronti — è vero anche nella
vita di un popolo. La vera fedeltà alla nostra storia non può
compiersi che nella libertà, non
nella schiavitù e nella scelta cieca e arbitraria di una pnossibilità
che ci si presenta come evidente. Insomma, la nostra storia ci
parla: ma ascoltarla fedelmente
non può essere altro che ascoltarla con spirito critico.
5
6 ottobre 1989
alleanza riformata mondiale 5
XXII ASSEMBLEA DELL’ALLEANZA RIFORMATA MONDIALE
CHI DITE CHE IO SIA?
Si è tenuta dal 15 al 26 agosto a Seoul (nella
Corea del Sud) la XXII Assemblea dell’Alleanza riformata mondiale (ARM). Sette anni
dopo Ottawa (1982), la « famiglia riformata »
si è ritrovata nuovamente per cercare una risposta comune alla domanda posta da Gesù ai
suoi discepoli: « Chi dite che io sia? ».
La storia dell’ARM risaie al XIX secolo.
Essa è la più modesta delle associazioni confessionali delle chiese e al suo interno sono rappresentate le chiese calviniste, presbiteriane e
congregazionaliste, che in molti paesi vivono
in una situazione molto minoritaria sul piano
confessionale e che per questo soffrono molte
discriminazioni.
SEOUL, 15-26 AGOSTO 1989
Ciò nonostante l’assemblea dell’ARM è
sempre stata capace di prendere posizioni coraggiose e innovative. Ricordiamo ad esempio
che l’assemblea di Ottawa è stata all’origine
della decisione del Consiglio ecumenico delle
chiese di tenere a Vancouver (1983) l’assemblea
su « Pace, giustizia e salvaguardia del creato ».
La stessa assemblea aveva sospeso dall’Alleanza alcune chiese sudafricane sostenitrici del regime di apartheid.
A rappresentare le Chiese valdesi all’assemblea sono stati chiamati il past. Salvatore Ricciardi (per la zona europea) e la sig.ra Noris
Artus de Barolin (per la zona rioplatense).
L’assemblea ha trattato il tema: Giustizia, pace e integrità
della creazione; ma accanto a questo ne sono stati dibattuti altri
due: Testimonianza comune della
fede; Unità e missione. Ovviamente, col solito collaudato schema del lavoro in gruppi e sottogruppi, con conclusioni in plenaria. Mi pare utile rendere conto di
alcune delle linee di lavoro e delle
conclusioni più significative.
Testimonianza
comune della fede
Si è articolato in tre sottogruppi, rispettivamente su; Status
confessionis (per la cronaca, quello in cui ho lavorato). Comunità
di uomini e donne, Evangelo e
culture.
a) Di Status confessionis, termine di matrice luterana, TARM
aveva parlato nella preeedente assemblea (Ottawa, 1982), allorché
aveva dovuto prendere, con dolore, la sofferta decisione di sospendere dalTAlleanza le due chiese ehe sostenevano con argomentazioni teologiche la politica
sudafricana dell’apartheid. Seoul
Ita confermato le decisioni di Ottawa, perché le due chiese in questione non hanno nel frattempo
dato segni non equivoci di ripensamento; ci si è anche lungamente interrogati sul concetto
stesso di « status confessionis »:
che cosa lo determina? Chi lo dichiara? Chi vincola? A che?Ouando un comportamento moralmente condannabile, come l’apartheid,
non solo non viene condannato da
tina chiesa, ma anzi questa lo sostiene oggettivamente fornendogli
tin supporto ideologico (o teologico ), si viene a determinare uno
status confessionis, cioè una situazione in cui non si può non
Pfendere posizione: la quale sarà
Una confessione della fede in Cristo o un rinnegamento oggettivo di
essa.
Si è tenuto a precisare che le
chiese sostenitrici dell’apartheid
hanno posto in status confessionis
tutte le chiese; e che nessuna chie
LINEE DI LAVORO E INDICAZIONI PER LE CHIESE
I temi dell'Assemblea
Il problema delle chiese che appoggiano l’apartheid in Sud Africa Le donne nella chiesa - Una comune vocazione e una « lettera aperta »
sa può muovere appunto ad un’altra, anche quando deve farlo, se
non nella consapevolezza e nei riconoscimento del suo proprio peccato. L’ARM può dichiarare lo
status confessionis, come ha
fatto ad Ottawa e confermato a
Seoul, ma non lo può imporre: bisogna che ciascuna chiesa lo condivida e lo accetti. Così pure, bisogna fare attenzione a ehe non si
dichiari con eccessiva facilità uno
status confessionis, per non cadere
nel soggettivismo e nell’abuso.
b) Il lavoro sulla Comunità
di donne e uomini non poteva non
tener conto di quanto emerso durante il Women Council. Alla dichiarazione che le donne hanno
ricevuto lo stesso battesimo, lo
stesso perdono, la stessa fede degli
uomini, ha fatto seguito l’invito
alle chiese che ancora non riconoscono il pastorato femminile, o
10 riconoscono come ministero subordinato, a riconsiderare attentamente la propria posizione, ehe
certo deriva da situazioni culturali
c sociologiche, ma non può pretendere di trovar sostegno in una teologia biblicamente fondata.
Si è anche chiesto che si trovi
11 modo di impiegare una persona
a pieno tempo perché si occupi
dei problemi delle donne. La proposta non è stata respinta, ma...
dovrà fare i conti con le possibilità
finanziarie dell’ARM, che non sono particolarmente larghe: tutte le
chiese membro, la nostra compresa, ricordino che per lavorare occorrono persone e soldi... più di
quanto non si disponga attualmente.
c) Sorvolo sulle conclusioni
relative al tema: Evangelo e cul
ture, non partieoi arrpente travolgenti.
Unità e missione
Il lavoro di questa sezione si è
incentrato molto sugli incontri bilaterali delTARM con le altre famiglie eonfessionali, oltre che sul
dibattito teologico interno. L’unità
visibile della chiesa è stata riconosciuta come meta da raggiungere
attraverso il dialogo e la collaborazione, cercando « il rinnovamento di tutta la chiesa » alla luce dell’Evangelo.
Chiese e singoli credenti sono
stati richiamati alla loro comune
vocazione di testimoni, e invitati
ad adoperarsi per « rendere visibile quell’unità che è al tempo
stesso dono e comandamento di
Dio ». E’ stata denunciata, anzi:
confessata, la facilità con cui
confondiamo l’Evangelo col nostro
modo di renderne testimonianza,
ciechi al fatto che esso può ispirarsi a fattori sociologici e culturali che non sono TEvangelo, incapaci di lasciare spazio e di riconoscere evangelicità a modi di
testimonianza diversi dal nostro.
Tutto ciò non poteva non essere
affermato, e votato. Mi è però rimasta la sensazione che tutto il
discorso fosse calato in un contesto un po’ eccessivo, segnato non
solo dalla preoccupazione (che
condivido) per l’unità della chiesa, ma anche dalla pretesa un po’
« planetaria » di dover per forza
parlare, oltre che con tutti i cristiani possibili e immaginabili, anche con tutte le « fedi viventi » (e
su questo sono un tantino perplesso). Meno male che a un certo
momento il senso della misura ha
prevalso, e si è rinunciato ad
estendere la smania di colloquio
alle « ideologie ».
Giustizia, pace e
integrità
deila creazione
La cosa più saliente è stata certo la decisione, non incontestata, di
inviare una « lettera aperta » « ai
bambini e ai giovani del pianeta ».
In essa si riconosce che, « nell’uso
delle risorse del pianeta, noi esseri umani ci siamo comportati in
un modo folle e presuntuoso »,
che ha generato almeno tre « nefaste conseguenze » : una ingiustizia generalizzata, che schiaccia
molti esseri umani sotto il peso di
una povertà senza rimedio e dell’oppressione; la paura delTo/ocausto nucleare; la distruzione
della natura operata dall’egoismo
e dall’incuria. « E questa è solo
una parte di una complessa realtà
di male che, se non denunciata e
affrontata, non potrà che essere
ancora peggiore in quel domani
che è il vostro futuro ». Ve lo diciamo riconoscendo di « non aver
fatto gran che » per migliorare
« una situazione negativa che avevamo a nostra volta ereditato ».
« Temiamo che il futuro possa
riservarvi parecchie sofferenze.
Già 40.000 di voi muoiono ogni
giorno per mancanza di cibo. Molti di voi conoscono già le camere
di tortura,l’AIDS, la droga, la prostituzione... Molti di voi indossano già una divisa e non sanno
perché... Molti di voi sono vecchi
senza essere stati ragazzi... E noi
abbiamo contribuito a darvi questo futuro senza futuro... Sarete un
giorno capaci di perdonarci? ».
La lettera prosegue: « Noi crediamo che questa situazione può
cambiare. Gesù ha detto che è venuto affinché abbiamo vita, e Tabbiamo in abbondanza. Senza aver
la pretesa di metterci in cattedra,
affermiamo che Dio si è consacrato alla terra e che non la abbandonerà... Ma egli ci chiama a condividere con lui la fatica della
creazione, della ri-creazione e della
redenzione del mondo... Potremo
rispondere alla chiamata se impareremo ad essere creature con le
altre creature e non al di sopra di
esse... ».
I delegati delle varie chiese si incontrano alla « cafeteria ».
6
alleanza riformata mondiale
La domanda che Gesù rivolge ai discepoli (Marco 8:
29) ha costituito il tema centrale e il filo conduttore della 22’ Assemblea generale
deH’Alleanza riformata mondiale (Seoul, 15-26 agosto
1989).
Non: chi dice la gente che
io sia, ma chi dite voi, i discepoli, i credenti. In altri
termini: come contiamo di
predicare Cristo negli anni
’90? La domanda è rivolta
a ciascuno di noi e a tutte
le chiese.
Questa domanda costituisce il testo del sermone nel
culto di apertura. Predica il
pastore Allan Boesak, presi
I circa 350 delegati, e gli altrettanti partecipanti a vario
titolo (organizzatori, membri di
commissioni ad referendum,
delegati di altre chiese, ospiti,
interpreti, giornalisti), si sono
radunati dal 15 al 26 agosto
presso la Yonsei University, una delle otto Università di Seoul,
con il suo accogliente teatro
(sede delle assemblee plenarie
e di gran parte dei culti), con
il suo vasto anfiteatro (adoperato per il culto di apertura,
qualche serata e qualche ricevimento ufficiale), con i suoi
edifìci solenni anche se non lussuosi, con i suoi dormitori (sufficienti solo per una parte dei
presenti), con la sua « cafeteria » dove consumavamo i pasti: il tutto nell’area di un «campus» non sterminato, ma abbastanza vasto da implicare ogni
giorno 4-5 chilometri di cammino, sotto un sole a martello, con
un tasso altissimo e costante di
umidità che ti appiccica addosso i vestiti e ti rende indispensabile assumere giornalmente
tre litri di liquidi, con un’afa
che non si placa neppure dopo
un temporale, il cui risultato
principale è quello di far risalire dal suolo un vapore caldo.
Il campus è silenzioso soltanto fra le 6 e le 8 del mattino,
quando le migliaia di grilli hanno concluso il loro turno di
servizio, e le migliaia di cicale
non hanno ancora timbrato il
cartellino; per tutto il resto del
giorno e della notte vivi su questo sottofondo continuo, implacabile... al quale non è difficile
che si aggiungano, di pomeriggio, imo o più gruppi di ragazzi
e di ragazze che trasformano
qualsiasi spazio aperto in una
pista sulla quale ballano a lungo, accompagnandosi con tamburi, con piatti e con ogni possibile strumento a percussione.
■>- SERlt DI Al
CHI DITE VOC
Come precJicare Cristo negli anni ’90? - Gesù vuole chiedere per sapere - Nella risposta di Pietro il centro della speranza di Israele
Una testimonianza: le donne del Women Council presentano la loro
ricerca.
dente uscente (e riconfermato).
« Siamo al punto in cui
si definisce per la prima volta la vera natura, la vera
identità di Gesù? », Boesak
si chiede. « Al punto in cui
un percorso si conclude e ne
comincia uno nuovo, diverso, dopo che c’è stata una
svolta? ».
Boesak sottolinea che Marco non perde tempo a dichiarare che il suo scritto è « l’Evangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio » (1: 1). Quel che
segue è la dimostrazione di
quanto ha dichiarato. Ed ecco il battesimo, che è, ad un
tempo, totale identificazione
di Gesù con i peccatori e
piena investitura da parte di
Dio; ecco la tentazione nel
deserto, segno di una lotta
che durerà tutta la vita; ecco la chiamata dei discepoli,
l’inizio del ministero pubblico, il riconoscimento da parte di uno spirito immondo:
« Io so chi tu sei: il santo di
Dio » (1: 24). Gesù insegna e
guarisce, libera l’uomo dalla
sofferenza fisica (« Sii mondato »: 1: 41) e dalla schiavitù della legge (« Il sabato
è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato »: 2:27).
Sorpresa per i discepoli,
preoccupazione per i Farisei, crescente mano a mano
che i poveri identificano Gesù col « servo dell’Eterno »
di Isaia 42.
LA «YONSEI UNIVERSITY»
Il luogo deirincontro
Non è tutto qui, naturalmente, il sermone di Boesak. E credo che possa essere interessante conoscere anche il seguito. Preferisco però a questo punto aprire una
lunga parentesi, in cui menzionare tre cose.
1. Innanzitutto, lo studio
biblico sullo stesso tema,
presentato a due voci da JUrgeri ed Elizabeth Moltmann.
Essi dichiarano in apertu
12-13 AGOSTO
Pre
assemblea
Il 12 e il 13 agosto si è svolto lo « Youth Rally », un incontro di circa 500 giovani credenti
coreani, che si ritrovano annualmente per riflettere sulla testimonianza cristiana nel loro paese. Ad essi si sono associati, quest’anno, i giovani credenti venuti a Seoul o come membri dell’assemblea o come « stewards »
volontari.
Uno degli edifici della Yonsei University.
I! 14 ha avuto luogo il « Women Council », l’assemblea generale delle donne, imperniata
su una serie di testimonianze
circa la condizione femminile nella chiesa e nella società nelle
varie parti del mondo, su morncnti di canto, di preghiera, di
riilessione biblica, e conclusa
con un culto di S. Cena. TI tutto
è stato condotto con grande e
sobria spiritualità; e la denuncia di situazioni variamente e
anche fortemente oppressive non
aveva il tono della rivendicazione ma quello della speranza.
Eppure la rivendicazione non
sarebbe stata immotivata, neanche per ciò che riguarda le chiese: ci sono ancor oggi chiese,
membri dcH’ARM, che non accettano il pastorato femminile,
e ,'i .sono chiese che, accettandolo, gli riconoscono un ruolo
subalterno anche dal punto di
vista del trattamento economicol
Non posso fare a meno di
rammaricarmi per il fatto che
la partecipazione dell’« altra metà della chiesa » — intendo quella maschile! — sia stata modestissima.
ra di voler tenere presente
che Dio, all’inizio, « creò l’uomo maschio e femmina »
(Gen. 1: 27), e che, alla fine
dei tempi, « i vostri figli e
le vostre figlie profetizzeranno » (Gioele 2: 28); intendono quindi dare alla domanda di Gesù una risposta « al
maschile » e una risposta
« al femminile ».
Gesù chiede: « Chi sono io
per voi? ». Non vuole interrogare i discepoli come si
fa a scuola. Vuole chiedere
par sapere. Gesù infatti non
si conosce; è un segreto per
lui stesso; e non può conoscersi se non sotto la guida
dello Spirito e attraverso il
riconoscimento dei discepoli.
Alla domanda di Gesù, la
stente risponde attingendo alla propria esperienza e ai
propri bisogni. Non si può
conoscere se non in base a
ciò che si conosce già (è il
« principio analogico »: lo
stesso in base al quale Miss
Marple risolve i « casi » nei
gialli di Agatha Christie).
Perciò la gente identifica Gesù con Elia o un altro dei
profeti... e noi lo identifichiamo... con chi? Come possiamo rispondere liberandoci
dall’ipoteca della conoscen
za analogica senza accettare
di essere trasformati da Gesù?
Quando la stessa domanda viene rivolta ai discepoli,
c’è la risposta « al maschile »
di Pietro: « Tu sei il Cristo ».
Vale a dire: il centro della
speranza di Israele. Gesù
non rifiuta il titolo, ma vincola i discepoli al segreto.
Perché? Perché non si accontenta di una risposta data per procedimento analogico: vuole che la risposta
percorra la strada che gli
si apre davanti e che lui percorrerà tutta, fino alla croce. Per questo, Gesù dovrà
rimproverare Pietro che vuole sottrarlo alla croce... e
rimproverare quelli che hanno fatto del cristianesimo la
fede vincente dei dominatori.
La domanda riceve però
anche una risposta « al femminile »: quella di Marta, la
sorella del defunto Lazzaro:
« Tu sei il Cristo, il Figlio
di Dio che doveva venire nel
mondo» (Giov. 11: 27). Questa risposta è una confessione di fede. Marta dice infatti: « Io credo che... ». E non
è la confessione di una che
vuole vincere. E’ la confessione di chi ha toccato con
SCHEDA
L’A. R. M.
La più antica organizzazione ecumenica - Una
(delle granchi « famiglie confessionali » (di oggi
Quando oggi si parla di tematiche ecumeniche, il pensiero
corre subito alla triade « giustizia, pace e integrità della creazione », oggetto dell’assemblea
che si è svolta a Basilea dopo
Pentecoste per l’iniziativa della
Conferenza delle chiese (protestanti e ortodosse) europee e
del Consiglio delle conferenze
episcopali (cattoliche) in Europa; e anche oggetto dell’assemblea che, su organizzazione del
Consiglio ecumenico delle chiese, si svolgerà a livello mondiale a Seoul nel marzo 1990.
Io sono stato a Seoul lo scorso mese di agosto, ovviamente
non per partecipare a un’assemblea che ancora non c’è stata,
ma per partecipare ad un’altra
assemblea che si è occupata
anche, ma non solo, di « giustizia, pace e integrità della creazione ».
Sono andato, su invito della
Tavola, a rappresentare il ramo europeo della Chiesa valdese (il ramo rioplatense era
rappresentato dalla signora
Noris Artus de Barolin, segretaria della Mesa) alla 22’ Assemblea generale ,dell’Alleanza
riformata mondiale (AEM),
che è un’associazione di chiese
riformate, presbiteriane e congregazionaliste fondata nel 1875:
con i suoi 114 anni di vita, essa
è la più antica organizzazione
ecumenica. Ne facevano parte.
fino a quest’anno, 166 chiese
(molte delle quali nel Terzo
Mondo), in cui militano più di
70 milioni di credenti. L’assemblea di Seoul ha accolto le domande di adesione pervenute da
altre 9 chiese, il che porta il
totale di queste a 175 e quello
dei credenti rappresentati a circa 75 milioni, in 82 paesi diversi.
Va anche detto che l’ARM è
una delle famiglie confessiona
ii esistenti, ma non la sola: battisti, luterani, metodisti hanno
strutture analoghe, con cui
l’ARM intrattiene rapporti di
confronto teologico e, dove possibile, di collaborazione operativa, così come con gli anglicani, i discepoli dì Cristo, i mennoniti e, da Seoul in poi, i pentecostali.
L’ARM lavora in stretto collegamento con il Consiglio ecume;
nico delle chiese, ma non si
può definire un « sottoinsieme »
di questo: vi sono infatti chiese
riformate che fanno parte dell’ARM e non del CEC, e viceversa.
Tutta l’organizzazione delTARM vive con un bilancio annuo di circa 800 milioni di lire.
Poco in relazione alle altre organizzazioni ecumeniche. Ciò è
dovuto soprattutto alla volontà
di tenere fede allo spirito d)
testimonianza che le chiese riformate vogliono mantenere.
7
alleanza riformata mondiale
SERli^ |>| ALLAN BOESAK, GLI STUDI BIBLICI, I CULTI MATTUTINI, LE SERATE
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Per Marta, Cristo è venuto nel nnondo dei vinti - Negli interventi dei
gruppi regionali c’era la denuncia di molte sofferenze e ingiustizie
mano la morte, e vuole vivere. E’ la confessione che
sgorga dalla solitudine, dal
dolore, dalla sconfitta: « Se
tu fossi stato qui... ».
Marta crede in colui che
doveva venire nel mondo.
Da questa precisazione il Cristo riceve consistenza e umanità. Viene nel mondo,
che è l’oggetto dell’amore di
Dio e il destinatario della
rivelazione. Marta crede questo quando ancora Lazzaro
non è risorto, quando la situazione non presenta alcuna possibilità di soluzioni
miracolose.
Per Marta, Cristo è venuto nel mondo. Non nel mondo dei potenti, ma nel mondo dei vinti. Forse questo
pensiero è scomodo. E forse per questo Pietro è diventato famoso anche fra i non
credenti, mentre Marta è
stata frettolosamente rispedita in cucina.
2. Vorrei poi parlare dei
culli mattutini. Sono stati
una specie di palestra liturgica, in cui si è lasciato da
parte il fisso ordine ginevrino a cui siamo abituati, e che
fa parte degli usi di matrice
culturale che tendiamo a
confondere con l’Evangelo,
e si è dato molto spazio al
la gestualità, al silenzio, al
canto, alla poesia, all’uso di
costumi e di candele... Ma
non sono stati dei culti « happening ». Ho parlato di palestra. Potrei parlare di scuola, in cui si imparano i molti modi per parlare di Dio
e per parlare con Dio. Ne
sa qualcosa chi lavora all’animazione nelle scuole domenicali, dove peraltro essa
si fa strada a fatica...
3. La terza cosa che vorrei ricordare sono le seratei
spettacolo, preparate dai diversi gruppi regionali, con
cui si è provato a rispondere, alla luce della propria
esperienza, alla domanda di
Gesù. Non mi sembra il caso di parlare delle coreografie più o meno riuscite e fantasiose che si sono succedute sul palcoscenico. Molte
erano pregevoli dal punto di
vista della realizzazione, e
anche del contenuto. Mi preme dire che tutti i gruppi,
senza eccezione, hanno evidenziato e denunciato realtà di sofferenza, di ingiustizia, di sfruttamento... delle
quali non si può che soffrire, fino a quando non si incontra il Cristo e non si trova in lui, con la fede, la forza di reagire e di liberarsi.
Ora, Cristo è con certezza
il liberatore degli oppressi,
e con altrettanta certezza
non è il protettore e il complice dei prepotenti. Eppure, c’è qualcosa che mi lascia perplesso. Forse sono i
miei condizionamenti teologici, o culturali, ma non ho
potuto vincere l’impressione
che alla domanda di Gesù
l’assemblea desse ogni sera
non la risposta dei discepoli
ma la risposta della gente,
ovviamente in chiave moderna.
C’è un problema che è difficile ignorare o aggirare: la
risposta di Pietro è « dogmaticamente » corretta, ma come si inquadra sul piano della vita quotidiana e delle sue
lotte? La risposta della gente non rende adeguatamente giustizia alla persona (alla natura?) di Gesù, ma porta in sé la forza di reagire
alle situazioni. Come uscire
da questa contraddizione?
E’ proprio un vicolo cieco?
Sono preoccupazioni eccessive? Non azzardo risposte.
Torniamo al sermone di
Boesak. Non siamo noi che
dobbiamo dire chi è Gesù.
E’ Gesù che deve dire chi
QUESTIONI CRUCIALI
Denunce e solidarietà
Le molte situazioni di conflitto e oppressione affrontate in una seduta lunga e impegnativa, ma doverosa nei confronti di chi soffre
Non sono mancate, infine, le
denunce di diverse situazioni di
violenza, di ingiustizia, di oppressione militare, politica, economica, religiosa. Non è mancata la denuncia contro la pena
tli morte che ancora vige in troppi paesi. Non sono mancate le
dichiarazioni di solidarietà con
chiese e con singoli credenti che
conoscono ore difficili di restri
La preghiera si può rivolgere
anche con la danza.
zione, se non di persecuzione.
I delegati hanno dedicato l'ultima giornata all’esame delle
« questioni cruciali » per il mondo di oggi. Hanno portato la
loro attenzione sulla situazione
della Romania, sulla Corca divisa. Le chiese dello Sri Lanka
hanno attirato l’attenzione sulla
violenza che oppone i Tamil
ai Singalesi, rovinando il paese.
Le chiese dell’Australia, della
Nuova Zelanda e del Pacifico
hanno chiesto il sostegno dell’ARM nella loro lotta per far
cessare gli esperimenti nucleari
nella loro regione.
Nel Sudan, diviso da una guerra civile, la Chiesa presbiteriana, di origine britannica, è impegnala in un’opera di pacificazione tra il governo e l’esercito
di liberazione popolare. La politica dell’apartheid del governo
del Sud Africa è stata unanimemenle condannata dall’assemblea, che ha confermato la decisione presa ad Ottawa nel 1982
di sospendere dall’ARM le chiese
riformate bianche fino a quando esse non rinuncino, nella teologia e nella pratica, a sostenere la dottrina — inaccettabile —
dello sviluppo separato.
Un pomeriggio' intero a votare ordini del giorno di questo
tipo. Doverosamente, ma a mio
avviso un po’ frettolosamente,
almeno in qualche caso. Non ho
potuto fare a meno di sentirmi
un poco a disagio, come mi ca
7^
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Una corale coreana durante un culto mattutino.
siamo noi. O anche: siamo
noi che dobbiamo scoprire,
davanti a Gesù, che cosa siamo, da che parte stiamo, come ci rapportiamo a lui, alla sua croce e alla sua risurrezione nel tempo in cui siamo chiamati a vivere. Il discepolato non è fatto di risposte astrattamente corrette, di riconoscimenti teorici
di un messianismo trionfalistico. E’ piuttosto il convincimento che la vittoria del
Messia non viene senza la
solterenza e il dono della
propria vita.
Pietro non lo capì. Occorre capirlo, e perdere la propria vita, per poterla ritro
vare...
Concludo questa parte del
mio racconto accennando alla S. Cena celebrata al culto
di apertura e a quello di
chiusura: entrambe momenti di fraternità vissuta e commossa. Durante il culto di
chiusura, siamo stati per un
po’ tutti con una candela accesa in mano, nel teatro
buio; un modo di dire chi
è Gesù: la luce che doveva
venire nel mondo. L’ultimo
inno l’abbiamo cantato in
piedi, sventolando per salutarci i grossi fazzoletti di tela con remblema dell’assemblea.
Arrivederci al 1996. Fino
a quel giorno, ci conduca il
Signore.
ELEZIONI
Il nuovo Comitato
esecutivo
Un pomeriggio (e anche di
più) è stato impiegato per le
elezioni del Comitato esecutivo.
Sono stati riconfermati il presidente Alian Boesak, i vicepresidenti, i moderatori del Dipartimento « Cooperazione e
testimonianza » e del Dipartimento « Finanze ». Nel Dipartimento teologico, Lukas Vischer
è stato sostituito — a sorpresa
— da Karel Elei.
Come segretario generale, ha
concluso un servizio reso per
lunghi anni con grande capacità e spirito di consacrazione
il pastore svizzero Edmond Perret. Prende il suo posto il cecoslovacco Milan Opocensky, pastore della Chiesa dei Fratelli
moravi, professore alla Facoltà
Comenius di Praga.
Milan Opocensky, nella sua
predicazione, ha incoraggiato le
chiese riformate a ricercare
« uno spirito di servizio e di
povertà ». « La comunità cristiana — ha ricordato il nuovo
segretario generale — non è una
associazione di uomini e donne
che ricercano il successo e il
potere. Piuttosto noi siamo fragili e vulnerabili ». « La chiesa
— ha concluso Opocensky — ha
un compito particolare da assolvere, quello di essere l’avanguardia dell’umanità... ».
Parecchio mutata anche la
composizione del Comitato (25
membri, oltre quelli già ricordati). Ne fa parte anche chi
scrive queste note (Salvatore
Ricciardi, ndr) che ha accettato
la candidatura per le numerose
ed affettuose pressioni dei rappresentanti dei paesi latini, e
che è stato eletto senza altro
merito che quello di essere valdese, di rappresentare cioè una
chiesa che ho scoperto essere
conosciuta ed amata.
Documentazione del Minjung
stdla condizione dei lavoratori
coreani.
pila al nostro sinodo, quando
Succede che qualche ordine del
giorno di analoga portata venga presentato all’assemblea
ex abiTipto il venerdì mattina...
c si vota senza l’adeguato dibattito che il problema meriterebbe, e che condurrebbe, ne sono
certo, a votazioni più unanimi
e più convinte.
Il «Cenfuriai Hall», teatro della Yonsei Uniyersity, dove si sono
svolte le assemblee plenarie.
8
8 alleanza riformata mondiale
6 ottobre 1989
RICORDO DI VIAGGIO
Vivere al di sotto del 38** parallelo
La brutale separazione tra le due Coree: a sud come a nord il lavaggio dei cervelli mette gli uni contro gli altri L allarme aereo e la militarizzazione incombente - Verso un accordo che scavalca il popolo - La ricchezza dei ricchi
Un amico, il professore di Antico Testamento alla Hanshin
University Wilson Chang, si offre di farmi da guida alla scoperta della Corea del Sud-, Andremo a P’anmunjòm, al 38® parallelo, al confine con la Corea
del Nord, per vedere da lontano, di là dal filo spinato, il « ponte della libertà », per sostare al
monumento davanti al quale i
sudcoreani bruciano l'incenso
per congiungersi idealmente con
i fratelli del nord, morti e viventi.
Così, Sono subito messo di
fronte al problema numero uno
del paese in cui sono capitato:
un problema che ossessiona tut
ti (come mai, fra tutte le cose
che avrei potuto visitare a Seoul,
sono stato portato immediatamente 40 chilometri a nord?).
Un problema che determina e
condiziona pesantemente la vita:
la separazione fra le due Coree.
Colonia giapponese per 36 anni, e sottoposta a un regime che
non era andato per il sottile nel
soffocare storia, tradizioni, usan. ze, religioni, la Corea si ritrova
finalmente libera dal giogo il 15
agosto 1945, alla fine della seconda guerra mondiale.
Ma i liberatori americani non
hanno fretta di lasciare quella
striscia di terra che, incuneata
com’è fra il Giappone e la Cina
riveste grande importanza strategica. Lo stesso (ed opposto)
interesse hanno i russi, che d’altra parte gli americani non hanno voglia di cacciare, in modo
da poterci restare anche loro.
Co.sì, il 38» parallelo diventa la
linea di confine fra i due tronconi di un paese spartito a tavolino in nome dei superiori interessi della « pace ». La gente, che
dalla sua lontana tradizione
shintoista ha imparato e interiorizzato il concetto che si è tutti
una famiglia (ci si rivolge a
qualsiasi anziano chiamandolo
affettuosamente « nonno »), soffrirà moltissimo questa separazione.
A sud come a nord, comincia
un’operazione sordida di lavaggio dei cervelli e delle coscienze, volta a convincere ciascuna
delle due parti che l’altra è l’incamazione del male. In balia
delle superpotenze e del loro impegno a difendere la pace, le
due Coree sono trascinate Luna
contro l’altra in conflitto armato. Sono gli anni 1950-53. Forse
non tutti abbiamo dimenticato
il nome del generale MacArthur.
Muoiono sei milioni di persone.
Le ostilità vengono sospese con
un armistizio, al quale fino ad
oggi non ha fatto seguito un
trattato di pace. Ottima scusa,
per i « liberatori » del nord e
del sud, per non abbandonare
le aree rispettive. Non si sa mai:
l’altro, il « nemico », potrebbe
riaprire le ostilità da un momento all’altro.
Martedì 15, vivo un’esperienza
allucinante, della quale per fortuna ero stato preavvisato. Sempre perché i « rossi » potrebbero attaccare il sud in qualsiasi
momento, bisogna tenersi pronti. E come accade il 15 di ogni
mese a un’ora imprecisata (il
15 agosto alle due del pomeriggio), a un certo momento ululano tutte le sirene della città
per segnalare un inesistente allarme aereo: si fermano di colpo automobili e autobus, accostando il più possibile al marciapiede; i pedoni si rintanano
nel primo portone, casa, ufficio
o negozio che sia. Tuffo resta
immoto, per un tempo che varia dai 15 ai 30 minuti. Poi suona il cessalo allarme e il gioco
finisce.
Non ho bisogno di evidenziare
gli effetti psicologicamente devastanti di una simile terapia, del
la quale, all’arrivo in albergo,
vengono informati i turisti mediante volantini in cui « ci si
scusa per l’inconveniente », giustificandolo con lo stato di necessità. Aggiungo solo che è addirittura proibito inviare una
lettera direttamente dal nord al
sud o viceversa: bisogna passare per Un paese terzo... e che
Ogni passaggio illegale di frontiera (ma quali sono i passaggi
legali?) comporta fino a 7 anni
di carcere duro.
Militarizzazione
e colloqui di pace
Il paese è fortemente occidentalizzato e militarizzato: 100.000
americani vivono a Seoul. Non
si entra nel paese se i documenti non sono in regola, o se si
calcola che il visto scadrà durante il soggiorno. Qualcuno dei
delegati è stato rispedito a casa dopo una notte passata in
aeroporto; e a quelli che per
solidarietà avevano minacciato
di andarsene anche loro, è stato
seraficamente risposto che erano liberi di fare come credevano...
Sabato 19, i membri del Comitato esecutivo dell'ARM sono
stati ammessi a visitare la zona
demilitarizzata: con tanto di permesso scritto rilasciato dalla polizia, con tanto di avvertimento
a non usare le macchine fotografiche, pena la confisca, con
l’esortazione a non salutare nessuno né a fare gesti che possano essere considerati pericolosi
per la sicurezza, pena l’arresto.
Il trasporto dal posto di confine
alla baracca dove hanno luogo
i « colloqui di pace » è avvenuto in autobus con i vetri oscurati, nel senso che non si vedeva all’esterno, e in compagnia
di militari con i mitra spianati.
I « colloqui di pace » sono in
corso nella zona demilitarizzata,
appunto; ma secondo i coreani
più sensibilizzati politicamente
si arriverà a un accordo — ammesso che ci si arrivi — che
sarà preso sulla testa della gente e non sarà a favore del popolo.
Posso dire per inciso che le
due chiese presbiteriane che convivono nella Corea del Sud, una
più borghese e filogovemativa,
l’altra più proletaria e orientata verso una forma di teologia
della liberazione (che in Corea
si chiama Minjung), danno dei
colloqui valutazioni diametralmente opposte... e fra loro non
vivono grandissimi rapporti;
tanto pesa il problema della divisione, con tutti i suoi risvolti.
II pomeriggio di domenica 20,
davanti alla Yonsei University,
un gruppo sparuto di studenti
manifesta: pugni alzati, un paio
di bastoni, uno o due secchi con
delle pietre. Chiede, oltre alla
riunificazione del paese, la libertà di costituire associazioni studentesche e la compartecipazione nella gestione della biblioteca. Davanti a loro, un battaglione di soldati in assetto di guerra, con tanto di elmi e di scudi...
e con in mano qualche arma che
non mi sembra propriamente da
difesa. Pian piano gli studenti
vengono ricacciati all’interno del
campus e dispersi. Non vengono toccati, ma l’aria è tesa, e
un nulla basterebbe a far esplodere l’inferno. Molti di noi si inchiodano lì a guardare, pur sapendo che può essere pericoloso.
II giorno dopo, gli studenti chiedono all’assemblea di firmare
una petizione in loro appoggio.
Firmiamo in molti. Il mercoledì, ci viene comunicato che per
sopraggiunte complicazioni non
potranno avere luogo le manifestazioni programmate per il pomeriggio di domenica 27 (rice
vimento da parte delle autorità
coreane) e per la mattina di lunedì 28 (visita di tutta l’assemblea al 38» parallelo). Così, ci
ritroviamo con due mezze giornate inopinatamente vuote. La
domenica sera riceviamo un piccolo compenso: i coreani ci preparano un barbecue nell’anfiteatro del campus.
Problemi sociali
Là Corea vive anche nel mito
della produzione, che ha comportato esodi forzati e massicci dalle campagne verso le città industrializzate. Risultato: 10 dei
43 milioni di coreani vivono a
Seoul, un’altra grossa fetta nei
centri industriali; le campagne
sono semideserte. Nelle fabbriche gli incidenti sul lavoro non
si contano, i sindacati sono imbavagliati, qualsiasi abbozzo di
sciopero è prontamente represso.
Un impianto di questo genere
— noi lo sappiamo — genera
disuguaglianze spaventose, che
sono molto evidenti. La ricchezza dei ricchi si fregia di automobili dai 4 metri in su (e di
cilindrata adeguata), tutte di produzione coreana, sia pure su licenza americana o giapponese o
tedesca; sprizza dalle luci degli
shopping centers per nababbi locali e per turisti facoltosi; impossibile descriverne in modo
credibile lo sfarzo e la grandiosità. Per contro, non sono pochi
gli accattoni; c’è chi svolge un
mestiere umile da noi dimenticato, come il lustrascarpe; c’è
chi ha imparato l’arte di arrangiarsi; alla stazione, un « abusivo » mi ha proposto un taxi risparmiandomi la fila: avessi accettato, avrei pagato più di quattro volte la tariffa. Allo splendore degli edifici del centro fa
riscontro lo squallore indicibile
dell’edilizia popolare di periferia: in molti quartieri, lunghe
file di scatole alte, lunghe e strette, senza un albero e senza un
fiore, numerate progressivamente. In alcuni lotti, la numerazione supera il 100!
Camminare a Seoul
E’ un’avventura, non solo a
causa del traffico, ma anche della toponomastica: le tabelle indicano le località, non i nomi
delle strade. Si vede che la gente li sa a memoria, e non ne
ha bisogno. In compenso, nelle
stazioni della metropolitana si
trovano indicazioni e piantine
molto chiare (una volta che si abbia fatto l’occhio), e più di une
volta c’è qualcuno che ti si avvicina se ti vede incerto, e ti dà
una mano con gentilezza.
Gli shopping centers sono bellissimi a vedersi; e se uno ci
arriva all’orario di apertura (le
10.30 del mattino), si piglia il
gusto di passare fra due ali di
commesse schierate che ti sorridono inchinandosi fino a terra.
Di tutt’altro stampo, e interessantissimi, i mercatini di
It’aewon c di Tongdaemun, per
non citarne che due. Intrichi di
viuzze con in.segne coloratissime.
Boitcghe, negozi, negozietti dappertutto, spesso uno dentro l’altro. Entri in una cartoleria c
ti trovi in un negozio di acce.ssori per auto; entri nella bottega di un artigiano ed eccoti, dopo due passi, da un mercante
di stoflè. Vai in quello che credi un grande magazzino, una specie di « standa », ma dopo un
momento ti accorgi che, nell’immenso stanzone, ogni banco è
un negozio per conto suo, c le
commesse ti tirano per la giacca per strapparti alla concorren
Una via di Tongdaemun.
za. I prezzi non sono mai esposti; mercanteggiare è d’obbligo:
e perfino un incapace come me
è riuscito ad ottenere degli articoli alla metà del prezzo richiesto.
Fanno impressione certi budelli lunghissimi, coperti, diciamo
lunghi mezzo chilometro e larghi 5 metri. A destra e a sinistra,
una bottega dietro l'altra, tutte
minuscole: passi dai detersivi all’argenteria, dalle ceramiche alla
frutta senza soluzione di continuità. Roba ammassata, scatoloni dappertutto. Non sai dove
mettere i piedi. Il centro del budello è occupato da una fila ininterrotta di tavoli fiancheggiati
da panche: sono tutti ristoranti... posti dove puoi mangiare,
ammesso che te ne rimanga la
voglia. Il piatto si fa spazio fra
una montagna di frutta e una
catasta di pesce secco, tra un
bambino adagiato a dormire e
una vecchia che si lava i piedi.
Il cibo ti è cucinato lì davanti,
su un fomelletto per terra... e
l’odore del fritto ti chiude lo
stomaco per tre giorni.
E’ comunque impressionante il
numero dei ristoranti di ogni livello e di ogni tipo. Sono assolutamente certo di non averne
mai visti tanti tutti insieme.
Le chiese in Corea
Non posso tacerne, prima di
concludere. Su 43 milioni di abitanti, 10 sono protestanti, 2 sono cattolici. Dei protestanti, 6,5
milioni sono presbiteriani, con
17.000 comunità e 24.000 pastori,
il 15% dei quali sono donne.
La conversione individuale e
il centro del messaggio etico: il
cristiano non fuma, non beve,
non ha rapporti prematrimoniali, frequenta la chiesa. Questo taglio pietista non impedisce l’impegno a livello politico, per quel
che è possibile, in vista della
riunificazione del paese.
Nel week end 19-20 agosto, è
previsto che ci si distribuisca
fra le varie chiese della città e
fuori. Mi iscrivo per andare all’isola di Cheju, che dicono sia
uno dei posti più incantevoli del
mondo. Cambio idea quando
sento che il viaggio mi costerà
140 dollari: sarà anche, come dicono i volantini degli uffici turistici, l’isola degli innamorati...
ma io non sono qui in viaggio
di nozze. Chiedo di andate dove
capita. E capita bene. Vado con
pochi altri, in treno, fino a Iri,
una città di 200.000 abitanti, 250
chilometri a sud di Seoul. Ci
attendono alla stazione i pastori delle chiese che rispettivamente visiteremo. NeH’andarc a cena
il mio ospite, il giovane pastore
Lee Dae Yun, mi dice che a Iri
ci sono ben 107 chiese evangeliche. La sua è una parrocchia
di un migliaio di persone, e devono fare quattro culti ogni domenica perché tutti insieme non
ci stanno.
Io parteciperò ai due culti del
mattino. Mi viene chiesto se sono disposto .a predicare. Tanto
per cambiare, dico di sì; ho ancora più o meno in testa lo schema del sermone che ho fatto a
Milano 15 giorni prima, e in albergo passo metà della notte a
ricostruirlo... e a ridurlo a brevi frasi che non superino complessivamente i 10 minuti. Tanti ne utilizzerò io, in inglese; tanti ne serviranno per la traduzione in coreano.
Al culto delle 9 ci sono ISO
persone: tutti giovani fra i 15
e i 30 anni. Al culto delle 11 i
presenti non sono meno di 250,
adulti. Si sente qualche « alleluia! », qualche « oh, Yesu! ». Il
Padre Nostro lo dicono tutti insieme. Due degli inni hanno la
stessa melodia dei nostri, e mi
commuovo un po’. A entrambi i
culti partecipa una corale (non
la stessa). Ma non è soltanto la
presenza della corale che mi rafforza nella mia convinzione che
i locali che presentano problemi
di acustica sono essenzialmente
quelli in cui la gente non canta... Tutto è segnato da grande
semplicità e cordialità. All'uscita dal tempio, gli uomini ti stringono la mano, le donne si inchinano, chi riesce a salutarti in
inglese lo fa.
Il complesso della
Full Gospel Church
La domenica successiva vado
invece a visitare la « Full Gospel Church », una comunità pentecostale di 600.000 membri, nel
quartiere di Yoido. La chiesa
è in realtà un complesso imponente di edifici in cui si trova
di tutto; dal bar, alla libreria, al
negozio di articoli musicali. Fuori, giovanotti con fasce gialle
sulla camicia regolano il traffico,
smistano autobus e macchine nei
parcheggi limgo il fiume HanGang. Duecento gruppi di bambini sono simultaneamente riuniti per la scuola domenicale. I
loro canti si sentono dall’esterno, a distanza. Il culto è già in
corso. Un anziano che funge da
« steward » mi accompagna, per
ascensori e corridoi, a quello che
è il loggione di un teatro, stipato all’inverosimile in ogni ordine di posti. C’è lì la chiesa valdese tutta insieme: 25.000 persone. Altrettante, apprendo, ce
ne sono nelle 17 sale-satellite collegate con il teatro per mezzo
di televisione a circuito chiuso.
Sul palco, una corale nutritissima, in costumi bianchi e verdi;
al centro il pastore, che mi dà
l’impressione di uno che sappia
tenere in pugno la situazione.
Prendo la macchina fotografica; la tentazione è troppo forte.
Con cortese fermezza, il mio angelo custode mi dice che non si
può. Domando come mai ci sia
in sala la troupe televisiva che
fi’ma il culto: è per le sale-satellite? Sì, ma non solo. Il pomeriggio ci sarà un altro culto,
con altre 50.000 persone, che...
parteciperanno a un culto senza il pastore in carne ed ossa,
ma proiettato sullo schermo cinematografico. Il mio gentile accompagnatore mi dice che non
ci sono problemi, che il culto va
bene anche così. Io ci sto ancora pensando... e nutro ancora
qualche dubbio.
Servizio e foto di
Salvatore Ricciardi
9
6 ottobre 1989
vita delle chiese
UNA VISITA ALLE VALLI
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Incontro ebrei-cristiani cambio pastorale
Un’associazione contro ogni forma di intolleranza religiosa - La necessità, per i cristiani, di approfondire lo studio dell’ebraismo
un gruppo dell’associazione di
Amicizia ebraico-cristiana e del
S.A.E. (Segretariato attività ecumeniche) di Torino si è recato domenica 24 settembre in visita alle valli.
La mattina, al monumento di
Sibaud, Marco Pasquet ha brillantemente rievocato gli avvenimenti storici connessi al rimpatrio; successivamente gli ospiti
hanno visitato il museo allestito nel nuovo Centro culturale.
Nel pomerig^o, dopo il pranzo
alla Foresteria, il gruppo si è
diretto alla Balziglia dove, con
la visita al museo locale, ha concluso la propria escursione. Il
poco tempo a disposizione non
ha purtroppo permesso ai partecipanti di visitare anche l’Asilo per anziani di San Germano.
L’incontro con la nostra realtà valdese si inserisce in un più
vasto quadro di attività promosse dall’associazione di Amicizia
ebraico-cristiana di Torino.
Presente a Torino dal 1986, in
Italia l’associazione è sorta nel
1950, anno in cui fu promossa
a Firenze dal prof. Jules Isaac,
membro della comunità israelitica di Francia e da altri, con
lo scopo di « favorire la collaborazione e la reciproca conoscenza tra cristiani ed ebrei, e di
creare una convivenza veramente umana dalla quale sia esclusa per sempre ogni forma di
incomprensione e di odio ».
Per realizzare tutto ciò l’associazione che, secondo il proprio
statuto, non ha scopi confessionali né politici, si prefigge lo
studio delle cause dell’antisemitismo e di ogni altra forma di
intolleranza religiosa ed esplica
la propria attività attraverso riunioni, conferenze e gite a carattere storico-culturale.
La componente evangelica all’interno dei gruppi di Amicizia
ebraico-cristiana in Italia è data dalla presenza di alcuni pastori e membri di chiese prote
Facoltà Valdese di Teologia
Inaugurazione
del CXXXIV
anno accademico
Sabato 14 ottobre 1989
ore 17,30
Aula Magna della Facoltà
Via P. Cossa, 40
Prolusione :
Prof. ERMANNO GENRE
Oggettività della predicazione
e soggettività del predicatore:
una rivisitazione critica dell’omiletica di Alexandre Vinet.
Culto di apertura;
domenica 15 ottobre - ore 11
Chiesa Battista
di Via Teatro Valle, 27
Prof. GIORGIO GIRARDET
Esami
Gli esami per i corsi di laurea e di diploma si svolgeranno, presso la Facoltà, sabato
14 ottobre 1989, a partire dalle
ore 8,30.
Si consiglia di avvertire il
segretario, prof. S. Rostagno,
tei. 06/3619729 (prenderà il
3219729).
stanti. Tale presenza è proporzionalmente maggiore al rapporto numerico esistente in Italia
fra cattolici ed evangelici ed il
dialogo tra ebrei e cristiani riformati occupa dunque un posto importante.
Una chiara sintesi sullo stato
attuale dei rapporti fra protestanti ed ebrei è riportata in un
articolo del past. Daniele Garrone apparso sulla rivista « Protestantesimo » n. 2/89, a cui si
rimanda per un approfondimento delTargomento.
Appare al tempo stesso necessario e di grande interesse approfondire la conoscenza dell’ebraismo e capire che esso non
è sopravvivenza dei passato, ma
costituisce una realtà attuale parallelamente presente alla nostra
cultura ed alla nostra fede, realtà con la quale occorre sapersi
confrontare in spirito di reciproco arricchimento.
« L'ebraismo — come ci ha
detto il prof. Ernesto Riva,
presidente deH'Amicizia ebraicocristiana di Torino — è una realtà mondiale che solo in parte
si riflette anche nell’esistenza
dello stato di Israele. Il dialogo
tra cristiani ed ebrei è dunque,
e deve rimanere, un confronto
tra due fedi e due culture ed
esplicarsi su un piano al di sopra dei fatti legati al conflitto
mediorientale, con i quali siamo
necessariamente chiamati a confrontarci ». Una posizione che
tuttavia, dal nostro punto di vista, non deve impedirci di solidarizzare con chi è oppresso, sostenendo Tauspicio, formulato e
votato a larga maggioranza dal
Sinodo di quest’anno, di un riconoscimento reciproco di israeliani e palestinesi su basi di eguaglianza e l’affermazione del diritto per entrambi i popoli all’indipendenza, ad uno stato sovrano ed alla sicurezza.
Come cristiani evangelici, affinché la nostra adesione al dialogo ebraico-cristiano sia sincera e possa portare frutti, occorre che essa sia subordinata a
scelte ben precise a favore della pace e dell’eguaglianza tra
gli uomini, poiché « da tenebre
siamo diventati luce nel Signore
ed il frutto della luce consiste
in ciò che è giustizia » (Efesini
5; 8-9).
Sergio Franzese
7 OTTOBRE: ADESIONE DELLA EGEI
Contro il razzismo
Per tutti gli evangelici il concentramento è previsto alle
ore 14,30 in via Firenze di fronte alla sede della Federazione
delle chiese evangeliche.
A nome di tutte le organizzazioni cristiane presenti leggerà
un testo concordato mons. Pasini, presidente della Caritas.
Con la presente comunichiamo l’adesione della Federazione giovanile evangelica
italiana alla manifestazione
contro il razzismo che si terrà
a Roma il prossimo 7 ottobre.
L’impegno per una società
multiculturale in cui a tutti
sia garantito il diritto al lavoro, all’organizzazione familiare, alla libera espressione
della propria cultura e della
propria fede religiosa caratterizza il lavoro della nostra
Federazione da molti anni.
Come cittadini italiani riteniamo che la lotta per una
società giusta e non discri
minante trovi nella mobilitazione contro il razzismo ed a
favore di una piena partecipazione dei cittadini stranieri
alla vita sociale e culturale del
nostro paese un importante
momento di verifica.
Come credenti evangelici riteniamo che l’abbattimento
delle frontiere e la piena solidarietà con tutte le donne e
gli uomini sulla terra sia impegno prioritario per la fraternità che in Gesù Cristo ci
è donata e a cui siamo chiamati.
Il Consiglio FGEI
CONVEGNO DELL’UCEBI
Ecumenismo
e cattolicesimo in Italia
PROGRAMMA
3 Novembre
Mattina: Arrivi.
13.00: Pranzo.
15.00- 16.30: i Sessione - Presentazione
rappresentanze e ospiti. Cuito/presentazione del tema.
16.30- 17.00: Intervallo.
17.00- 19.00: Il Sessione - La questione
del cattolicesimo in Italia nell'esperienza dei battisti.
19.30: Cena.
21.00- 22.30: Serata riservata alle rappresentanze delle chiese battiste:
Assetto futuro deH'Unione.
4 Novembre
8.00: Colazione.
8.30- 9.00: Culto.
9.00- 10.30: III Sessione - Testimonianze e discussione libera
10.30- 11.00: Intervallo.
11.00- 12.30: IV Sessione - Testimonian
TORRE PELLICE — Con un
culto molto ’’partecipato” la comunità ha salutato il pastore
Tourn che per oltre 12 anni ha
svolto a Torre il suo ministerio
pastorale. « Tutti sono membra
di un medesimo corpo e concorrono dunque insieme a formare
la comunità di Cristo, in modi
diversi l’uno dall’altro, a seconda
della propria vocazione, ma se
anche solo uno di noi manca, la
comunità non è più la stessa»,
cosi si era espresso nel giorno
del suo insediamento nel 1977 il
past. Tourn. « Sta al Signore valutare se siamo riusciti ad essere
una vera comunità, tuttavia posso affermare che molte cose sono
state realizzate e molti hanno saputo trovare il loro posto in questa comunità ». Tourn ha voluto
poi sottolineare l’arricchimento
che egli stesso ha potuto trarre
negli anni trascorsi come pastore in Torre Pellice.
Al termine del culto un membro del concistoro ha espresso
al pastore Tourn la riconoscenza
di tutta la chiesa, in qualche modo testimoniata da una raccolta
di pensieri o semplicemente firme, che i membri di chiesa hanno voluto donargli per l’occasione.
• Domenica 8 ottobre, alle ore
10, culto di insediamento del pastore Bruno Rostagpio; nell’occasione sono sospesi i culti ai
Coppieri ed agli Appiotti.
• Sabato 7 ottobre, alle ore
14.30, riprende la scuola domenicale. Alle ore 15, presso la casa
unionista, si riuniscono anche i
giovani dei 3 anni di catechismo.
• Giovedì 12 ottobre, alle ore
14.30, riprende il catechismo per
i ragazzi frequentanti la scuola
media.
Culto di apertura
LUSERNA S. GIOVANNI —
Domenica 8 ottobre si svolgerà
il culto di apertura delle attività.
• Il gruppo giovani si riunirà
venerdì 6 ottobre alle ore 21
presso la sala Albarin.
• La scuola domenicale avrà
inizio sabato 14 alle ore 14,30 sia
ai Bellonatti che ai Peyrot.
Ripresa
ze e libera discussione.
13.00: Pranzo.
15.00- 16.30: V Sessione - Tavola rotonda su « Concordato e insegnamento religioso nella scuola di
stato.
17.00- 19.00: VI Sessione - Dibattito.
19.30: Cena.
21.00- 22.30: Serata.
5 Novembre
8.00: Colazione.
8.30- 10.00: VII Sessione - Discussione
su eventuali mozioni.
10.00- 10.30: intervallo.
10.30- 12.00: Vili Sessione - Votazione
sulle mozioni.
12.00- 12.45: Culto/chiusura convegno.
13.00: Pranzo.
Pomeriggio: Partenze.
Per informazioni rivolgersi a UCEBI
Piazza San Lorenzo in Lucina, 35
00186 ROMA tei. 06/6876124.
VILLASECCA — E’ stato un
incontro di gioia particolare
quello di domenica 1° ottobre,
che ha segnato l’inizio delle attività per Tanno 1989-90.
La liturgia del culto, con celebrazione della Cena del Signore, è stata condotta da tm gruppo di giovani e da una sorella.
Ai catecumeni del 1” anno è
stata consegnata una Bibbia ed
agli alunni della Scuola domenicale il testo di lavoro.
• La nostra comunità esprime la propria simpatia cristiana e la comunione di fede nella
resurrezione dei morti in Cristo
ai familiari di Giosuè Ribet.
• Domenica 8 corr. i catecumeni del II biennio faranno visita ad Agape, Frali (musèo) e
Massello.
Il culto ai Chiotti sarà presieduto dal predicatore locale Elvio Peyronel.
Agape fraterna
PRAMOLLO — Domenica T ottobre, dopo il culto di insediamento del pastore Ruben Vinti,
ha avuto luogo un’agape fraterna per dar modo a quanti lo
desideravano di incontrare il
nuovo pastore e la sua famiglia
e dargli il benvenuto e di salutare il pastore Noffke e famiglia.
Chiediamo al Signore di accompagnare entrambi nel loro
nuovo ministero pastorale e di
benederli, insieme alle loro famiglie.
• Domenica 8 ottobre avrà
luogo il culto di inizio attività,
a cui sono particolarmente invitati i bambini e i ragazzi della
scuola domenicale e del catechismo con i loro genitori.
• Durante Testate hanno predicato i fratelli Fulvio Crivello,
Ugo Zeni, Eric Noffke e il pastore Paolo Spànu. Ad ognuno
di loro vada la riconoscenza profonda della comunità per la
disponibilità e per i messaggi
efficaci che ci hanno portato.
Solidarietà
ANGROGNA Martedì 26
settembre si sono svolti i funerali di Rosalba Benecchio Monnet, spentasi all’età di 75 anni
alle Sonagliette. Ai familiari
colpiti rinnoviamo la nostra
cristiana simpatia.
• Per tutto il mese di ottobre,
come per il passato, continua l’orario estivo dei culti (ore 10.30):
domenica 8 sarà dunque al Serre, il 15 al Capoluogo, il 22 a
Pradeltorno e domenica 29 (domenica della Riforma) al Capo-,
luogo.
Due nascite
VILLAR PEROSA — Nel corso
dell’estate la comunità è stata
rallegrata da due nascite: Tea,
di Daniele e Cinzia Ghigo, e
Debora, di Piero ed Elina Pascal.
• Nel culto del 17 settembre
è stato celebrato il battesimo
di Fanny Bounous, di Luciano e
di Antonella Nonnis. Nel culto
del 24 sono state battezzate
Cristina Avondetto, di Delio e
di Claudia Peyrot, e Sabrina ed
Elisa Serre, di Daniele e di Patrizia Viol.
Con questo culto il pastore
Rostagno ha preso commiato
della comunità. L’insediamento
del pastore Noffke ha avuto luogo il F ottobre.
Lutto
SAN GERMANO — E’ stato
annunziato nel cimitero di Turina TEvangelo della grazia e della resurrezione nel corso del
funerale di Renzo Malan (scomparso quasi improvvisamente),
molto conosciuto non solo nel
nostro ambiente, ma anche fuori delle Valli, essendo egli proprietario del ristorante di Ponte Palestre.
Domenica 8 ottobre
n ASSEMBLEA
DELLE CORALI
PINEROLO — Alle ore 15, nella
sala valdese in via dei Mille 1, avrà
luogo l'Assemblea delle Corali valdesi.
— Valutazione dell'attività svolta in
occasione del tricentenario del
Rimpatrio;
— Programma per il prossimo anno.
Elezione della Giunta.
_______Lunedì 9 ottobre_______
□ COLLOQUIO
PASTORALE
DEL 1“ DISTRETTO
TORRE PELLICE — Riprendono gli
incontri mensili dei pastori delle valli. Il programma di questo incontro
della ripresa delle attività prevede:
ore 9.30 (presso la Casa unionista);
meditazione biblica a cura del past.
P. Ribet; ore 10: Inerranza e critica
biblica nel protestantesimo del XX
sec., relazione del past. G. Platone;
ore 12.30; pranzo presso la Foresteria
valdese; ore 14; programmazione degli incontri per l'anno 1989-90.
10
10 valli valdesi
6 ottobre 1989
REGIONE PIEMONTE
TORRE RELUCE
Finalmente (?) una
legge suH’agriturismo
E’ difficile operare
Un provvedimento, atteso da tempo, per regolamentare e sostenere
un’attività su cui molti sono pronti a scommettere - Le prime reazioni
« La Regione Piemonte, in armonia con la legislazione comunitaria e nazionale, promuove e
disciplina l'agriturismo al fine di
favorire lo sviluppo e il riequilibrio del territorio agricolo, agevolare la permanenza dei produttori agricoli nelle zone rurali attraverso il miglioramento delle
condizioni di vita e l’incremento
dei redditi aziendali, valorizzare
le strutture economiche e produttive della campagna tutelando i
caratteri dell'ambiente in genere
e in particolare di quello rurale
e le sue risorse, valorizzare i
prodotti tipici, promuovere e tutelare le tradizioni e le iniziative culturali del mondo rurale,
'favorire i rapporti tra città e
campagna, incrementare le potenzialità dell’offerta turistica piemontese ».
Questo è il bellissimo, e pieno
di buone intenzioni, 1® articolo
dei 19 che compongono la legge
che il Consigho regionale del
Piemonte ha approvato nell’ultima sua seduta prima delle ferie
per « Disciplina e sviluppo dell’agriturismo ».
Si tratta di una materia che da
tempo necessitava di una regolamentazione complessiva e completa: la legge nazionale infatti,
oltre a definire in pochissimi articoli ed in linee molto generali
che cosa si intende per agriturismo e chi lo può esercitare,
elude completamente la parte fiscale e la parte di programmazione, da parte dell’ente pubblico,
del settore. Comunque ora sappiamo che « per attività agrituristiche si intendono le attività di
ricezione ed ospitalità esercitate
dagli imprenditori agricoli ».
Rientrano in tali attività: dare
ospitalità in alloggi agrituristici
e anche in spazi aperti destinati alla sosta dei campeggiatori:
somministrare, per la consumazione sul posto, pasti e bevande
costituiti prevalentemente da
prodotti propri, ivi compresi
quelli a carattere alcolico e superalcolico, ed inoltre organizzare attività ricreative e culturali
nell’ambito dell’azienda.
Comunque l’attività agrituristica deve essere complementare rispetto alle attività di coltivazione
del fondo, che devono rimanere
principali.
Solo alcune Regioni si sono dotale finora di legge in materia;
quella del Piemonte risulta particolarmente restrittiva per quanto riguarda la capacità ricettiva:
l’ospitalità può essere fornita in
un massimo di sei camere per
una capacità non superiore a dodici posti letto; possono essere
previsti spazi per ospitare al massimo tre tende o caravan, numero che può arrivare a dieci previo consenso del Comune ed in
alternativa ai posti letto. L’esercizio deH’agriturismo è soggetto ad
autorizzazione comunale ed il Comune stesso deve tenere l’elenco
dei soggetti abilitati all’esercizio
di questa attività. Per quanto riguarda lo sviluppo dell’agriturismo, questa legge incarica le Province di formulare, attraverso
apposite commissioni, delle proposte che dovrebbero essere elaborate dal Consiglio regionale c
concretizzate in un programma
triennale; questo programma
deve: definire gli obiettivi di
.sviluppo del settore; individuare
le zone di prevalente interesse
agrituri.stico; definire le modalità
di promozione della domanda.
Anche tutta la parte relativa alla
concessione dei finanziamenti
verrà gestita dalle Province. Co
me incentivi allo sviluppo dell’attività sono previsti contributi in
conto capitale ad imprenditori
singoli e/o associati per la realizzazione di alloggi agrituristici e
di spazi per il campeggio, di impianti ed attrezzature per attività ricreative e culturali dei turisti, di strutture per la somministrazione di cibi e bevande ed
infine opere e attrezzature finalizzate all'abbattimento delle barriere architettoniche negli alloggi agrituristici.
Importante è segnalare che
questi contributi avranno, con
l’entrata in vigore della legge, una retroattività di due anni
e che essi sono previsti sull’ordine dal 30 al 50% a seconda delle
casistiche: in pratica un’azienda,
sfruttando al massimo le possibilità, dovrebbe poter ottenere circa 38 milioni. Sono inoltre previsti contributi a Comuni, Comunità montane, consorzi, cooperative ecc. per opere, impianti, attrezzature atte alla costruzione,
ampliamento e miglioramento
di strutture realizzate sul territorio a servizio delle aziende agrituristiche.
Infine anche per le organizzazioni agrituristiche è previsto
uno specifico finanziamento.
Quanto denaro
a disposizione?
Le note dolenti arrivano quando si comincia a parlare di dotazioni finanziarie: per l’anno ’89 è
prevista una spesa di 170 milioni per tutto il Piemonte per i
contributi a privati ed enti locali,
a cui vanno sommati i 30 milioni
che vanno alle associazioni agri
turistiche. Per i prossimi anni le
spese saranno determinate in sede di bilancio e, a questo proposito, le ultime notizie sui ventilati tagli dei contributi agli enti locali non ci fanno certo ben sperare. Fin qui la legge; ma cosa ne
pensano le persone interessate?
Bellion, assessore aU’agricoltura
della C.M. Val iPellice: « Questa
legge non tiene minimamente
conto di quella che è la realtà
delle zone che si vorrebbero aiutare, come la montagna; facciamo
un esempio: se si intendesse utilizzare le baite di montagna come
alloggi agrituristici, dovremmo
ancora risolvere il problema di
avere l’abitabilità in edifìci i cui
locali sono notoriamente di altezza inferiore ai minimi di legge, ottenere la potabilità dell’acqua,
dotarli di impianti fognari. In
pratica quale sindaco si prenderà, in presenza di questi elementi,
la responsabilità di concedere le
autorizzazioni per l’esercizio
dell’attività agrituristica? ». E
ancora P.G. Grindatto di « Bacomela», un’azienda agrituristica di
Luserna S. G.: « Sono anni che
cerco qualcuno che mi spieghi come comportarmi con la contabilità: finché non si risolve questo
problema vivremo nella più completa incertezza, e questo non aiuta certo coloro i quali hanno una
mezza idea di iniziare ad operare
in un settore che pure potrebbe
offrire concrete possibilità di occupazione ». La dotazione finanziaria assolutamente irrisoria data a questa legge ci fa capire le
reali intenzioni della maggioranza presente in Regione: fare la
legge per zittire le proteste ma
toglierle ogni possibilità di concreta incidenza nel settore. Ancora una volta dobbiamo assistere ad un’occasione perduta?
Le amministrazioni comunali
sono sempre più messe alle corde da una burocrazia che allunga
a dismisura i tempi di approvazione di qualsiasi progetto, moltiplicando le volte in cui uno
stesso progetto è costretto a ripassare all’esame del consiglio
comunale. La vita amministrativa anche dei piccoli centri è
quindi sottoposta a restrizioni e
limitazioni che alla fine incidono sulle fasce più deboli, su cui
pesa maggiormente la mancata
realizzazione di un’opera o il
funzionamento sempre più difficoltoso di un servizio a cui, pro
gressivamente, vengono lesinati
fondi e personale.
Queste amare considerazioni
vengono spontanee, dopo l’ultimo consiglio comunale, di fronte aH’elenco delle opere, alcune
già approvate sin dal 1986, che
attendono ancora di vedere la
data di inizio lavori. Si va dal
completamento della rete fognaria all’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici
comunali; risultato: la quantità
di interventi realizzabili con i
fondi richiesti si va via via riducendo col passare del tempo.
Altro problema: l’imnossibilità
di coprire dei posti più che necessari in organico per i quali
non giungono ancora le necessarie autorizzazioni.
.Avevamo già denunciato gh
anni scorsi questa paralisi sempre più incombente; ma ora si
sta superando questo già pericoloso limite di guardia. Leggiamo poi il giorno successivo che
il governo ha messo a punto dei
provvedimenti che daranno nuova capacità impositiva ai Comuni e quindi nuova linfa per le
loro gestioni. A questi annunci
di « miracolose » soluzioni forse
siamo ormai avvezzi ma, visti i
risultati, stentiamo a diventare
ottimisti.
Nei piccoli margini rimasti, il
consiglio comunale del 29 settembre scorso ha poi deciso di
devolvere agli organi collegiali
5 milion' per sussidi per l’acquisto di testi per i corsi delle
150 ore e per i libri di consultazione nel settore delle medie,
e 3 milioni per le scuole elementari (biblioteche, sussidi, materiale didattico). E’ stata ancora
approvata l’istituzione di unti
borsa di studio di un milione di
lire in memoria di Sergio Toja,
ex alunno del Collegio valdese
di Torre Pel lice, caduto come
partigiano, da assegnarsi per 5
anni ad un alunno meritevole.
Da segnalare anche un impegno
di spesa di lire 1.2(X).000 per l’organizzazione di un convegno di
studio sul problema della seconda lingua nella scuola, che dovrebbe svolgersi sabato 25 novembre. Dopo le restrizioni alla
Sperimentazione delle lingue di
cui avevamo dato notizia a fine
giugno, ci si augura che l’approvazione da parte della CEE di
una legge che finanzia dei corsi
di lingua produca una maggiore attenzione verso le minoranze bilingui.
In merito alla raccolta vetro,
il consiglio ha deliberato di assegnare l’incarico alla ditta Boaglio di Barge, dividendo le spese con i comuni di Angrogna e
Luserna. Qltre alle cinque « campane » già sistemate nel concentrico, ne verranno attivate altre
cinque, mentre le borgate saranno servate con 70 bidoni.
Adriano Longo
Riapre la biblioteca
Claudio Rivoira
TORRE PELLICE — Con il 1° ottobre inizia la sua attività il
Centro culturale, sia pure in forma ancora ridotta; per quanto
riguarda il servizio di biblioteca verrà attuato i giorni martedì e
giovedì dalle 15 alle 18. Si tratta di un orario provvisorio che si
prevede di poter in un prossimo futuro ampliare.
Dovendosi provvedere nelle prossime settimane al trasferimento e alla collocazione dei libri, non sarà possibile per ora effettuare prestiti, ma solo la consultazione in sede.
Per quanto riguarda il museo, l’orario resta quello- m vigore
sin qui- giovedì, sabato e domenica pomeriggio dalle 16 alle 19 e
domenica mattina dalle 10 alle 12. Visite di gruppi fuori dell orano
possono essere concordate con preavviso (tei. 0121 - 932179).
ORA DI RELIGIONE A TORRE PELLICE Lavori stradali
Modificare la scelta
TORRE PELLICE — Inizieranno ai primi di ottobre i lavori
di abbassamento del sedime stradale della provinciale, dagli Ap
piotti all’incrocio con la via Pietro Valdo. I lavori, che comportano il rifacimento di alcune canalizzazioni, dureranno presumibUmente un mese e causeranno un po’ di disagio alla circolazione
che — dove possibile — verrà deviata.
Alle « medie » l’80°/o degli alunni non vuole
riRC - Fra gli altri ce chi vuole cambiare scelta
Scuola media: proroga ai lavori
Mercoledì scorso si è tenuta
presso la scuola media statale
di Torre Pellice una affollata assemblea di genitori per dibattere la questione dell’insegnamento della religione cattolica (IRC).
Nel corso di questa assemblea
si è così appreso che sul totale
degli alunni (225), 177 hanno
scelto di non avvalersi dell'IRC,
mentre 48 hanno scelto di avere l’ora di IRC.
L’assemblea, dopo un lungo dibattito, ha emesso un suo comunicato in cui si chiede — dopo avere osservato che l’IRC
« crea scontentezza, divisioni, discriminazioni, problemi logistici
enormi (dove sistemare 225 allievi divisi tra 4 scelte diverse?» — che tutti i genitori, « eventualmente modificando la
scelta fatta a giugno », dichiarino di non avvalersi dell’IRC e
di nessim’altra scelta alternativa. Il comunicato osserva che
« le scelte a proposito dell’IRC
che facemmo di corsa a giugno
non potevano tenere conto di
una conoscenza ed un approfondimento del problema che ades
so abbiamo raggiunto e per il
quale siamo convinti che sia me
glio evitare globalmente questo
insegnamento particolare... Lo stato non può e non deve privilegiare (e pagare) una religione
rispetto alle altre ».
TI comunicato conclude così:
« Se tutti noi genitori sceglieremo di non avvalerci dell’IRC il
problema, almeno nella scuola
media statale di Torre Pellice,
sarà risolto alla radice e offriremo un esempio costnjttivo,
non polemico, di come si possa
superare, nel rispetto del diritto, una divisione che ci amareggia c che non può coinvolgere
la scuola pubblica ».
I genitori che condividono l’invito possono recarsi alla segreteria della scuola media e modificare la scelta già espressa.
Giovedì 5 ottobre, alle 20.30, l’assemblea s’incontrerà nuovamente per esaminare tutte le risposte pervenute ed avere così un
ulteriore confronto sulla penosa
questione dell’IRC.
LUSERNA S. GIOVANNI — La Provincia ha approvato una nuova proroga dei lavori di ristrutturazione dell’ex Caserma Pettinati per
destinarla a scuola media superiore. Motivo la necessità di adeguare la struttura alle prescrizioni dei Vigili del fuoco dell’USSL 43,
ed alla legge di superamento delle barriere architettoniche. Il termine dei lavori è ora previsto entro il 22 giugno 1990. I lavori erano iniziati il 3 marzo dell’86 e dovevano concludersi entro 540 giorni,
cioè alla fine dell’87. Ma subito sono stati fermati (per 7 mesi e
mezze) per il sospetto che nell’ex Caserma fossero nascoste bombe inesplose, cosa poi rivelatasi infondata. Poi, perizie per lavori
suppletivi, modifiche che hanno fatto protrarre i lavori per altri
due anni.
Intanto i ragazzi dell’Istituto per geometri aspettano...
TV: di nuovo i ripetitori privati?
G. P.
FERRERÒ — Si riparla di riattivare i ripetitori privati della
zona, allo scopo di migliorare la ricezione televisiva e di poter raggiungere i programmi che ora non sono visibili, in particolare RAI
3 e Telemontecarlo.
Questa iniziativa, se attuata, richiederà alle famiglie un contributo di 20.000 lire, più o meno quanto si versava quando non
erano stati messi in funzione i ripetitori della Comunità Montana.
Il gruppo promotore promette anche l’invio di una protesta
alla RAI, per il servizio carente verso gli utenti televisivi. Se quest’ultima parte troverà certamente tutti d’accordo, non sarà altrettanto facile far pagare un supplemento al canone di abbonamento che è già sufficientemente elevato.
Molti si domandano perché chi abita in un paese di montagna
debba accumulare piccoli e grandi disagi, che si potrebbero evitare
seguendo l’esempio di tutti gli altri che se ne sono andati.
11
6 ottobre 1989
valli valdesi 11
5-14 AGOSTO 1989 - DA PRANGINS A BALZIGLIA
Un "rimpatrìo" solitario
Un lungo viaggio a piedi, attraverso le Alpi, da solo, per rivivere
il « Glorioso Rimpatrio » - Pioggia, tormenta, neve e tanta commozione
Dieci giorni, da solo, attraverso
le montagne. Oltre duecentocinquanta chilometri percorsi a zig
zag in verticale con punte fino a
superare i duemilaottocento metri sul livello del mare. All’arrivo, alla Balziglia, si butta tra le
braccia del primo che incontra
(per la cronaca il pastore Coisson) ed esclama: « Sono la persona più felice del mondo »; ha
ripercorso, in solitaria, il tragitto
del « Glorioso Rimpatrio », probabilmente unico nella storia.
Bruno Galliano, 56 anni, neopensionato, di Rinasca. Sono passati due mesi ma la sua felicità e
la sua commozione sono ancora
lì: intatte, aleggiano nel tinello
della sua casa del Dubbione, mentre racconta. « Da anni rimuginavo intorno a quell’idea ■— dice
— da quando un amico mi raccontava del suo viaggio fatto con
un piccolo gruppo ». Ma il lavoro,
gli impegni familiari, quello del
podere avito che ancora conduce, sempre l’avevano impedito. Si
avvicina il tricentenario, si abbozzano i programmi commemorativi, si inizia a parlare di una
marcia collettiva da Prangins a
Sibaud, cosa che sarà realizzata
con il RIGRAP. L’idea « vado anch’io » si infiltra nella mente e lotta con il desiderio di sempre.
Bruno conosce bene la montagna,
sa che una delle regola più elementari è quella di non fare passi avventati, soprattutto di mai
essere soli. « Ma era un sogno da
troppo tempo coltivato. Mi sono
interrogato a lungo — continua
Galliano — ho riflettuto. Quando
lavoro in campagna sono da solo,
e medito. Sempre, su tante cose.
Ma le mie meditazioni mi portavano sempre alle stesse conclusioni: dovevo andare, e da solo ». E
così inizia ad organizzarsi; si procura carte stradali, mappe militari, appunti di viaggi altrui.
Scarta l’idea di prenotare alberghi o campeggi. Solitaria dev’essere e solitaria sia. « fío provato
a riempire uno zaino — racconta — era pesantissimo, impossibile. E allora ho cominciato a togliere il sovrappiù, poi quanto
non strettamente necessario; alla
fine anche il necessario è rimasto
a casa e sono partito solo con
l'indispensabile ». Via anche la
tenda, dunque, che lascia il posto
ad un materassino gonfiabile e a
un semplice telo militare, un for
per la stampa di
libri, giornali, riviste,
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Alla meta,
dopo
un viaggio
di dieci,
sfibranti,
giorni.
nello a gas, maglioni, giaccavento: totale, 17 chilogrammi. Galliano sale sul primo pullman di linea diretto a Ginevra e il mattino del 5 agosto si imbarca, a
Nyon, sul traghetto che lo farà
attraversare il lago Lemano.
Il racconto è lungo, tanto dolce e sereno quanto duro è stato
il viaggio. Qualche tappa nei paesi per acquistare viveri e via, verso l’alto. Le notti trascorse avvoltolato nel telo sotto il balcone
di qualche casa disabitata, qualche incontro occasionale che frutta quattro chiacchiere e un bichiere di vino, qualche volta gli
viene offerta ospitalità in un fienile o un garage. Solo dopo cinque
giorni trova posto in un campeggio e si può lavare, soprattutto riversirsi con abiti asciutti.
La pioggia smette soltanto a tratti (una notte era passata all’impiedi , sotto una grondaia, perche il terreno era fradicio), il
vento gelido imperversa. « Avevo
un vantaggio, dato proprio dal
fatto di essere solo — afferma —,
quello di non essere legato a itinerari, orari e tappe prefissate.
Mangiavo quando avevo fame,
dormivo quando e dove trovavo
un ricovero ». Preoccupazione anche per casa, e a casa, a Dubbione; per molti giorni ogni tentativo di colloquio telefonico era stato vano, non funzionavano i collegamenti internazionali. Ma non
sono mancati altri contrattempi:
la bufera sul col du Bonhomme,
il rifugio al completo, il mendicare un piccolo spazio nel sottoscala, la perdita, nella confusione, delle carte e dei documenti di
viaggio. « A un certo punto ero
quasi scoraggiato — ricorda —
ma poi ho pensato che, come .si
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dice, avendo fatto trenta dovevo
fare trentuno ». E non si arrende.
Già prima aveva incontrato, a Megève, due italiani che, una parola
tira l’altra, si offrono di ospitarlo.
In un appartamento lussuoso,
nella via principale, fra le vetrine
eleganti e il consumismo sfrenato delle località ”in”. « No, non fa
per me: tradirei quello che è lo
spirito e lo scopo di questo viaggio ». E via, sulla montagna; passerà la notte in una grangia deserta. L’itinerario è rigorosamente storico; Galliano ha percorso
solamente, in tutto, tre-quattro
chilometri di strada asfaltata,
nell’impossibilità di fare diversamente. Trova anche — coincidenza curiosa — un vecchio ponte
crollato sull’Isère; lì sarà giocoforza mettersi in mutande e attraversare a guado l’acqua gelida
del torrente.
Finalmente un telefono che
funziona per rassicurare la famiglia, e poi le facce note della
spedizione RIGRAP che sorpassa
a San Giacomo, poi le vette conosciute delle valli, poi il colle del
Pis che si affaccia sul vallone di
Massello.
E lì Bruno Galliano, 56 anni, di
Rinasca, valdese, montanaro delle
Valli, il pomeriggio del lunedì 14
agosto 1989, dopo dieci giorni di
cammino compiuto al limite delle possibilità fisiche, scoppia a
piangere; e grida: « Sono l’uomo
più felice del mondo ».
Sono passati ormai due mesi,
cosa dice Galliano con il senno di
poi? Dice: « Lo rifarei. Anzi, ho
conosciuto un fratello dell’Uruguay. un Gardiol, che vorrebbe
accompagnarmi. Tra due anni, se
Dio vorrà, lo rifaremo insieme ».
Stelio Armand-Hugon
TORINO — Un convegno dal titolo
Per un’Europa solidale e nonviolenta
si tiene a Palazzo Lascaris. ore 9.30,
sabato 7.10, con la partecipazione di
alcuni eurodeputati.
TORINO — Presso il Sermig (Piazza Borgodora 7) si svolgerà, il 7 ottobre, l'incontro su « Europa '92 e terzo
mondo ». a cui interverranno M. L. Cassamagnago (DC), Rinaido Bontempi
(POI), Eugenio Melandri (DP), Laura
Cima (Lista verde), Giancarlo Tappato (PSD, Gigi Perego (AGRA), che,
alle ore 17.30, saranno intervistati da
Mimmo Candito de La Stampa.
Autunno in vai d’Angrogna
ANGROGNA — Questi i prossimi
appuntamenti dell'Autunno in vai d’Angrogna, giunto alla sua XI edizione:
sabato 7 ottobre, ore 20.45 (Tempio
del Serre) Coro di Angrogna;
mercoledi 11 ottobre, ore 20.45 (Scuola di Chiot'dl'Aiga): dibattito sull'agriturismo con P. G. Grindatto,
D. Martina e P. Dematteis;
venerdì 13 ottobre, ore 20.45 (Saia
consiliare): dibattito »Ragionar di
donne, ragionar di sviluppo, ragionar di comunità »; (ass. Pace e
Gruppo « Donne e sviluppo »).
sabato 14 ottobre, ore 20.45 (Tempio
valdese del capoluogo): Coro Brio
Boucle;
mercoledì 18 ottobre, ore 20.45 (Tempio valdese di Pradeltorno) : conferenza di Paola Sereno su « La vai
Pellice e la vai d'Angrogna dopo il
rimpatrio ». Proiezione del film « Il
grande viaggio ».
sabato 21 ottobre:
ore 14.30 (Scuole elementari): apertura mostre;
ore 15 (Sala valdese): proiezioni di
diapositive di Marco Gnone e
Franco Benecchio su » Il glorioso rimpatrio »;
ore 20.45 (Pradeltorno); Corale Gabrielli di Bagnolo;
domenica 22 ottobre:
ore 9: cavalcata in vai d’Angrogna;
ore 12.30: polenta in piazza;
ore 15: castagnata e balli popolari.
Amnesty International ~~
TORRE PELLICE — Giovedì 8 ottobre, alle ore 16.45, presso il centro
di incontro di via Repubblica si svolgerà l'incontro del gruppo Italia 90
Val Pellice di Amnesty International.
Teatro ~
PINEROLO — Nell'ambito della manifestazione organizzata dal circolo
« Pablo Neruda » concorso-rassegna
di teatro dialettale, sabato 7 ottobre,
alle ore 21, presso l'auditorium di
corso Piave, la filodrammatica "El
cioché” di Busca presenterà « Pitost
che n'dé 'n galera».
BIBIANA — Presso l'azienda agrituristica « Frutto permesso », venerdì
6 ottobre alle ore 21, verrà presentato
il cartellone in abbonamento al Teatro Adua per la stagione 89/90, « appunti, curiosità, citazioni ».
______________Concerti_______________
TORRE PELLICE — Sabato 7 ottobre
si concluderanno le manifestazioni del
Il centenario della nascita di Charles
Beckwith con un concerto del Coro
polifonico dell'Istituto civico musicale Gorelli di Pinerolo diretto dal mae
stro Claudio Morbo. La serata si svolgerà nel tempio valdese alle ore 21.
Appuntamenti culturali
PEROSA ARGENTINA — Giovedì 12
ottobre, alle ore 20.30, presso la sala
del centro anziani, neH'ambito di un
ciclo di -incontri culturali, si svolgerà
una serata sul tema: « Gli antichi
mulini e i frantoi per noci della vai
Germanasca »; relatore Guido Baret.
______________Corsi_______________
TORRE PELLICE — A partire dal 28
settembre, presso il salone della Comunità alloggio di via Angrogna, sono
ripresi i corsi di danza della scuola
Ginger di Torino; i corsi prevedono
possibilità diverse a seconda delle
età, dalla semplice educazione al movimento per i più piccoli (3-6 anni) a
veri e propri tipi di danza classica e
contemporanea. Per ulteriori informazioni telefonare al n. 0121/91237.
Cinema ~
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma; « Gli occhi indiscreti
di uno sconosciuto », sab. 7, ore 2022; « Creatura degli abissi », dom. 8
(continuato dalle ore 16).
_________Manifestazioni___________
BOBBIO PELLICE — Domenica 8 ottobre in occasione della tradizionale
« rollonga » si svolgerà anche un mercatino di prodotti agricoli ed artigianali locali; nel pomeriggio esibizione
del gruppo folkloristico della vai
Chisone « La této aut ». La tradizionale fiera d’autunno avrà invece luogo
lunedì 9 ottobre.
______________Mostre______________
PINEROLO — Dal 6 al 29 ottobre
sarà ordinata alla Collezione civica
d'arte di Pinerolo (Palazzo Vittone) la
nona edizione della mostra d’arte contemporanea nazionale « L’Arte e il
mistero cristiano ».
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12
12 fatti e problemi
6 ottobre 198&
CAMPAGNA CONTRO LA PENA DI MORTE
Quando lo Stato uccide
Sono ancora 100 gli stati che mantengono la pena capitale nel loro
ordinamento - Condanne più frequenti per gli strati sociali deboli
dal mondo
cristiano
a cura di Giuseppe Platone
Nell’ambito della «campagna»
lanciata il 26 aprile scorso per
l’abolizione della pena di morte nel mondo. Amnesty International ha dedicato la settimana
dal 20 al 27 settembre .ad una
particolare e più incisiva « azione », che ha avuto inizio con la
veglia di Assisi nella notte tra il
19 e il 20 ed è proseguita in tutta Italia con manifestazioni pubbliche, dibattiti, conferenze, mostre.
L’obiettivo era quello di sensibilizzare l’opinione pubblica, concentrando l’attenzione della gente sul grave problema delle esecuzioni capitali. AH’inizio della
campagna. Amnesty, rivolgendo
un appello ai governi dei 100 paesi che ancora ritengono nella loro legislazione la pena di morte, ha definito le esecuzioni giudiziali « omicidi premeditati e a
sangue freddo » di cittadini da
parte dello stato.
Negli ultimi 10 ann,i Amnesty
ha denunciato 15.320 esecuzioni
in 90 stati, ma stime ufficiose le
fanno salire a 40.000, dato che
molte di esse sono state segrete:
le persone sono state giustiziate
dopo processi iniqui, maltrattamenti e false confessioni sotto
tortura.
Diverso a seconda delle varie
legislazioni è il metodo di esecuzione della condanna a morte: impiccagione, fucilazione, sedia elettrica, iniezione di veleno,
gas, lapidazione, decapitazione.
Si vorrebbe far credere che la
morte è immediata, invece in alcuni casi non è cosi. A volte bisogna ripetere la scarica elettrica, bisogna cambiare la corda
spezzatasi per l’impiccagione o
cercare la vena per l’iniezione.
Le pietre della
lapidazione
Purtroppo c’è anche la volontà di prolungare l’agonia del condannato, come accade nel caso
della lapidazione. In Iran, il codice penale prescrive: nella punizione della lapidazione a morte, le pietre non dovrebbero essere tanto grandi da causare immediatamente la morte, né tanto piccole da non potersi definire pietre.
Il reato punibile con la pena
di morte nei vari codici penali
può non essere un omicidio o un
atto di violenza: può essere adulterio, prostituzione, uso di
pornografia, corruzione economica, appropriazione indebita, estorsione, stupro, rapina, spaccio
di droga, « vita corrotta sulla
terra » e « cattivi rapporti con
Dio ». Come esempio basterebbe
citare il caso, menzionato da
Amnesty, del giovane cinese Liu
Chenbao arrestato per il furto,
su di un treno, di una borsa
contenente valuta estera, poi
processato e condannato a morte per questo reato.
Tradizioni, leggi diverse, fattori e situazioni differenti possono
determinare il destino di un uomo. La distanza di pochi chilometri da uno stato all’altro in
USA può essere causa di vita
o di morte a seconda se nel codice penale dell’uno o dell’altro
stato vige la pena di morte o no.
Come può dunque la pena di
morte essere una « giusta retribuzione », come vorrebbero alcuni?
Condanne di
innocenti
Inoltre la condanna a morte
può essere inflitta ad un innocente. Amnesty cita a questo
proposito il caso di un giappo
nese, Masao Akaori, venditore
ambulante. Era stato accusato di
avere ucciso una ragazza ed era
stato condannato a morte; aveva allora 25 anni.
Dopo tre vani tentativi di riaprire il processo e dopo 35 armi
di carcere, finalmente nel gennaio scorso è stato prosciolto
dall’accusa e liberato a più di
sessant’anni d’età! Masao non è
stato giustiziato, ma quanti sono
coloro che per un errore giudiziario vengono uccisi innocenti!
Questa possibilità tutt’altro che
remota dovrebbe far riflettere i
fautori della pena di morte.
Se tutti sono d’accordo nel riconoscere che la pena di morte è
irrevocabile e che nessuna sentenza giudiziaria è infallibile nel
giudicare chi debba vivere e chi
debba morire, non tutti concordano nello stabilire se la pena
di morte sia o meno un deterrente per frenare la criminalità o la
violenza politica. Non c’è prova
scientifica che dimostri questa
deterrenza.
Alcuni governi che applicano
le esecuzioni capitali le ritengono legittime per punire il crimine di omicidio, di traffico di
droga, di terrorismo, di corruzione ecc.; ma altri le ritengono
utili per sconfìggere l’opposizione
politica. Queste posizioni dei governi, sia degli uni che degli
altri, sono in conflitto con i diritti umani.
Il diritto alla vita
Nell’opuscolo edito da Amnesty
« Quando lo stato uccide... » si
afferma: la pena di morte nega il valore della vita umana.
Violando il diritto alla vita proclamato nell’art. 3 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’ucmo delle N.U., si cancella
al tempo stesso la « realizzazione di tutti i diritti ».
La crudeltà della pena di morte, come la tortura e i trattamenti crudeli, inumani e degradanti (art. 5 della Dichiarazione)
non può essere in alcun modo
giustificata con la legalità, è un
insulto alla dignità della persona umana. Non è eticamente
tollerabile che lo stato possa
togliere la vita ai suoi cittadini
e che pretenda di insegnare loro che non si deve uccidere,
proprio uccidendo. Lo stato,
comportandosi così, legittima
l’omicidio e porta i suoi cittadini all’imbarbarimento, perché,
come sostiene Norberto Bobbio,
violenza chiama violenza. L’esecuzione capitale non è un atto
di giustizia da parte dello stato, ma un atto di vendetta. Lo
stato, sbarazzandosi del colpevole, non dimostra la sua forza,
ma tutta la sua debolezza di
fronte al crimine.
Esecuzioni a
centinaia
Come abbiamo già detto, i regimi totalitari si servono della
pena capitale per eliminare fisicamente i loro avversari. In Iraq
sono avvenute centinaia e centinaia di esecuzioni a seguito di
processi iniqui basati su confessioni estorte sotto tortura;
tra le vittime: curdi, ostaggi presi a caso e persino ragazzi di
14 anni. Le famiglie, per avere
i corpi dei parenti giustiziati, devono pagare una tassa per « le
spese dell’esecuzione ».
In Turchia, benché non ci siano più state esecuzioni dal 1984,
nei bracci della morte ci sono
230 prigionieri che hanno già
esaurito tutte le possibilità di
appello.
In Cina, all’indomani del mas
sacro della piazza di Tien anMen, le autorità hanno proceduto ad esecuzioni sommarie
segrete e pubbliche di oppositori politici, di leader studenteschi o semplicemente di manifestanti. Le esecuzioni pubbliche
sono state parecchie decine, ma
Amnesty teme che quelle segrete siano state molte ma molte
di più.
Spesso la vita e la morte degli imputati non dipendono
dalla gravità del reato commesso ma da tanti altri fattori. Sono
i più deboli nella società, gli
emarginati, i poveri, gli uomini
di colore, i ragazzi, che finiscono
per pagare il prezzo più alto,
•perché sono indifesi. In Malaysia i grossi mercanti della droga rimangono impuniti, ma sono i piccoli venditori di granchi che salgono sulla forca per
droga.
Gli emarginati
i più condannati
In Africa e negli Stati Uniti
sono i neri in maggioranza ad
essere condannati a morte da
giurie composte quasi esclusivamente di bianchi.
Amnesty, nel rispetto delle
norme dei trattati internazionali, si batte perché non siano
condannati a morte i minori
d’età, i malati mentali, le persone anziane. Ma Amnesty, con la
campagna lanciata quest’anno,
punta soprattutto all’abolizione
totale della pena di morte dalla legislazione di tutti i paesi
del mondo. Questa battaglia è
combattuta da tutte le sezioni
e da tutti i gruppi di Amnesty
International. Occorre che la
pena capitale sia abolita per
sempre!
Il primo documento internazionale che vincola gli stati, che
10 ratificano, ad abolire la pena
di morte, è il VI Protocollo alla Convenzione europea sui diritti umani. Art. 1: La pena di
morte sarà abolita. Nessuna persona sarà condannata a tale pena o subirà esecuzione.
Le tesi di Amnesty per l’abolizione della pena capitale, in
ogni caso, sono anche sostenute da Andrei Sacharov, accademico delle scienze dell’URSS e
Premio Nobel. Molto importante è una sua affermazione fatta
durante un’intervista: noi tutti
apparteniamo ad una sola famiglia umana, per questo il rispetto dei diritti umani non è
un affare interno degli stati.
Il problema del dolore dei
parenti e degli amici delle vittime non può essere trascurato
e così anche quello del loro bisogno di giustizia. Ci può aiutare però la testimonianza della
signora Dorothea B. Morefleld,
11 cui figlio di 19 anni è stato
assassinato nel 1978 in Virginia.
Essa, malgrado la sua terribile
angoscia, vuole unire la sua voce a quella di chi lotta per l’abolizione della pena di morte.
Sostiene che « aggiungere violenza alla violenza già commessa non è un rimedio... La pena
di morte dimostra il vero fallimento della società. Non fermeremo la violenza fino a quando non impareremo ad assistere, amare, aiutare chi non ha
un futuro. Dobbiamo iniziare
con i ragazzi insegnando loro
ad amarsi l’un l’altro, insegnando loro a rispettare la vita umana ». Il messaggio di questa madre, così crudelmente colpita nel
più sacro degli affetti, farà certamente riflettere chi non è ancora convinto della necessità
di abolire la pena di morte.
Anna Manilio Reedtz
Politica svizzera
per gli stranieri
(SPP) — Il coordinamento delle commissioni della Federazione
delle chiese protestanti in Svizzera (FEPS) e la Conferenza episcopale per i problemi degli
stranieri hanno preso posizione
sul progetto del Consiglio federale in vista di una nuova regolamentazione del contingentamento degli stranieri.
Riconoscendo la volontà del
Consiglio federale di attenersi
ai principi della politica sugli
stranieri, tuttavia i due organismi rimproverano di aver tenuto conto soprattutto delle richieste della parte economica, e
di aver considerato solo secondariamente gli imperativi per
una migliore integrazione degli
stranieri.
Al Consiglio federale si rimprovera non solo di mantenere
lo statuto di « stagionali » (incompatibile con la Convenzione europea sui diritti dell’uomo), ma anche di non voler più
fissare il numero massimo di
stranieri e di non aumentare i
contingentamenti. Inoltre, in
questi anni, è diventato secondo la presa di posizione —
sempre più difficile per gli stagionali ottenere un permesso di
soggiorno per un anno e farsi
raggiungere dalle famiglie.
Il coordinamento delle chiese
esprime anche delle riserve per
quanto riguarda i beneficiari dei
permessi di soggiorno a breve
termine. Si teme che, malgrado
le smentite, venga a crearsi
una figura di « sovrastagionale »,
e che così un nuovo gruppo di
persone venga ad essere discriminato giuridicamente e socialmente.
Le commissioni della FEPS e
della Conferenza episcopale
chiedono di sapere se le misure
auspicate, compreso l’elevamento dei contingenti e la liberalizzazione dei numeri massimi, permettano ancora di giungere alla stabilizzazione del numero di
stranieri preconizzata dal Consiglio federale.
L’abbandono di questo obiettivo pregiudicherebbe il consenso faticosamente raggiunto in
materia di politica per gli stranieri. Un innalzamento del loro
numero provocherebbe delle
paure di tipo xenofobo e sarebbe particolarmente pericoloso
per i rifugiati che fanno domanda d’asilo. Il coordinamento
chiede immediatamente al Consiglio federale di rivedere tutta
la sua politica in materia, e chiede in particolare se non sia possibile trovare un maggiore spazio nel mercato del lavoro per
i richiedenti asilo piuttosto che
per gli stranieri reclutati direttamente.
Ristrutturazione
della FLM
(SPP) — Il Comitato esecutivo della Federazione luterana
mondiale, riunito a Ginevra dal
31 luglio all’8 agosto, si è detto
favorevole ad una nuova strutturazione della FLM.
Le modifiche (che per entrare
in vigore dovranno essere approvate da due terzi dei componenti l’assemblea prevista nel
febbraio ’90 a Curutiba, in Brasile) riguardano la costituzione
di quattro uffici (segreteria generale, pianificazione, amministrazione e comunicazione) e
tre dipartimenti (teologia e studi, missione e sviluppo, « entraide » mondiale). Il personale
dovrebbe essere ridotto di circa
il 20%.
Il Comitato ha anche ammes
so nella Federazione la Chiesa luterana di Germania in URSS,
che comprende all’incirca 500
parrocchie in Asia centrale e in
Siberia.
Peraltro due chiese (in Sud
Africa e Namibia), pur essendosi
pronunciate contro l’apartheid,
non hanno da questa posizione
fatto discendere dei fatti concreti. Sono state dunque sospese dalla FLM, con la motivazione che le barriere razziali all’interno di tali chiese non sono
state completamente superate.
Filippine: strage
in un villaggio
(SPP) — Una quarantina di
membri di una chiesa protestante nel sud delle Filippine
sono stati assassinati nel corso
di un culto l’ultima domenica
di giugno. Tre di essi, fra cui il
pastore, sono stati decapitati.
Essi sarebbero vittime della
guerriglia che insanguina le Filippine, combattuta tra « vigilantes », gruppi paramilitari di
repressione, che si definiscono
anticomunisti, e il cosiddetto
NAP (Nuovo esercito del popolo).
Secondo il pastore Briones,
dell’ufficio per i diritti umani
della Chiesa unita di Cristo, il
territorio era zona dei vigilantes, e i contadini del villaggio
in questione (Rano, vicino a
Santa Cruz, sull’isola di Mindanao) avrebbero rifiutato di pagare la « immunità » al gruppo
rivoluzionario del NAP.
SUD AFRICA
Attentati
ai Battisti
Una dozzina di fucilate sono
state sparate il 27 agosto attraverso la porta dell’abitazione del
pastore battista Ivor Jénkins, un
afrikaner dirigente di Koinonia,
iniziativa ecumenica di riconciliazione razziale. L’attentato è
stato rivendicato da una organizzazione di destra, il Lupo bianco.
Jenkins e la famiglia, già ripetutamente minacciati, si sono rifugiati presso amici per alcuni
giorni: al loro ritorno hanno
subito una pesante perquisizione
domiciliare di polizia e servizi
di sicurezza. Un altro pastore
battista, Gideon Makhanya, anch’egli attivo in iniziative non
violente contro Vaparlheid, è stato arrestato con altri due neri
per aver cercato di salire su un
autobus riservato ai bianchi.
E’ in corso in vari paesi una
campagna di protesta delle Chiese battiste. Telegrammi al presidente del Sud Africa e al primo ministro italiano sono stati
inviati per l’UCEBI dai pastori
Paolo Spanu e Saverio Guaina.
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