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Anno IX — N. 6. II SEEIE 31 Mabzo 1860. j;
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo la verità nella carità. — Efbs. VI. 15.
PREZZO DI ASSOCIAZIONE J LE ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
Per lo Stato [franco a destinazione] .... f. 3 00 Ì In Torino airtlffizio del Giornale, via del Principe
Per la Svlszera e Francia, id........... „ 4 25 x Tommaso dietro il Tempio Valdese.
Per r Inghilterra, id.................* „ 5 60 > Nelle Provincie per mezzo di franco-òoUx po
Per la Germania Id..................... 5 50 \ itali, che dovranno essere inviati franco al Di
Nonsiricevonoaasociazìoniperraenodiunanno. \ rettore della Buona Novella.
All’estero, a'seguenti indirizzi: Parigi, dalla libreria C. Meyrueis, rue Rivoli;
Ginevra, dal signor E. Beroud libraio ; Inghilterra per mezzo dì franco-bolli
inglesi spediti franco al Direttore della Buona Novella.
SOMMARIO
Attualità; La scomunica — Jiedtiaiion« biblica: lì vaso di profumi — Varietà: ufc visita a Préfargier, II. — Corrispondenza della B. Novella: Pisa — Notizie — Annunzi.
ATTUAIilTA
LA SCOMUNICA
Si va buccinando che il Papa abbia scomunicato il nostro Augusto
Sovrano, per aver Egli aderito all’annessione delle Eomagne ai regii
Stati. Una tal voce però viene generalmente creduta un’esagerazione
di parte, tanta è l’enormezza del fatto, da cui i più sinceri ed onesti
cattolici vorrebbero alieno ¡1 supremo rappresentante della loro
Cliiesa. E certamente ad essi non isfugge lo scandalo gravissimo che
si arrecherebbe a tutto il mondo cristiano con un atto così inqualificabile. Il perchè, s eglino riconoscono nel Papa l’oracolo infallibile
della cattolica fede, non sanno però accordargli il diritto di confondere la religione colla politica, gl’interessi del cielo con quelli della
terra, e di subordinare all’autorità della Chiesa fatti e cose, che non
hanno alcuna attinenza colla medesima, ma cadono sotto il predominio del giure universale.
E per fermo avrebbero eglino ragione di così giudicale, se non
errassero nel credere possibile una tale cUstinzione nella teocrazia
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papale, lo cui, confondendosi gl’interessi del pontefice con quelli de!
principe, si confondono altresì le attribuzioni ed i rapporti dei medesimi. II perchè fa pur d’uopo persuadersi una volta che il principato secolare fu appunto ambito dai Papi, per esser stato riconosciuto
strumento acconcio a sanzionare quella religione ch’eglino volevano
imporre ai popoli, ed a convalidare la loro gerarchica e spirituale
supremazìa ; dal che ne conseguita che i Eomani Pontefici abbiano
pur dovuto far convergere l’insegnamento e le armi della religione
al patrocinio di loro temporale dominazione.
Egli è però evidentissimo che il divino legislatore del cristianesimo volle impedire queste funeste ed inevitabili conseguenze alloraquando dichiarò nel modo il più formale e solenne, che il suo regno
non era di questo mondo, e che i banditori del suo Vangelo non dovevano dominare alla foggia dei dominatori della ten-a ; col quale
esplicito comandamento egli eliminava, dall’economia dì sua Chiesa,
non solo lo sconcio connubbio della sovranità spirituale colla mondana, ma eziandìo ogni spirituale monarcato o supremazìa.
Una grande illusione è pertanto quella di credere che nel Papato
si possono separare e distinguere i rapporti del principe da quelli
del pontefice; e Eoma stessa si sarebbe per avventura incaricata di
distruggere una tanta illusione colla scomunica, che si dice abbia
lanciato contro il prode Liberatore della patria nostra, insegnando
così ai troppo ingenui, che essa e pur sempre la gran fabbra di assordi e di esorbitanze, e che il romanesimo, ben lungi dall’avere
alcuno dei caratteri distintivi della vera Chiesa di Cristo, si rivela
un mostruoso sistema che attenta non solo al Vangelo, ma pur anche
a quelle norme universali, ond’hanno essere e vita i civili consorzii ;
informe e satanico sistema che non può sorreggersi, se non divinizza
l’orgoglio e la violen^^a, il diadema dei regi e la scure dei tiranni.
Mentre scrivo queste parole, io non so ancora veramente se la
scomunica, di cui discorro, sia un fatto positivo ; ma a me basta il
considerarla come un fatto probabile, per domandare ai miei connazionali a quale partito vorranno appigliarsi in questa emergenza?
Credere che un tal fatto li possa allarmare, sarebbe, per parte mia,
un disconoscere il secolo in cui viviamo. E chi havvi per verità fra
gli uomini illuminati di nostra Italia, il quale voglia oggi giorno
accordare la più leggiera importanza a questi pretesi fulmini del
Vaticano ? Non sono forse coteste, armi spuntate ? 0, se pur feriscono, possono esse ferire altri che gl’imprudenti che le vibrano ? E
poi, nel caso nostro, codesta scomunica, che si avrebbe avuto la
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temerità di lanciare contro il più leale dei Re, non è forse uu non
senso, anche secondo l’insegnamento cattolico? Qual colpa mai occasionolla ? L’aver Egli, il magnanimo sovrano, aderito all’annessione
delle Romagne alla sua corona ? Ma, e non avevano forse i Romagnoli il diritto di ripudiare una signorìa, che in origine si erano imposta eglino medesimi, e che perciò, come ogn’altra dominazione,
non aveva ragione di essere che pel loro o tacito od esplicito consentimento? E non avevano pur ragione di ripudiare un governo senile
ed impotente, dispotico e brutale? Ed un Re galantuomo, quale si è
Vittorio Emanuele II, non dovev^a forse stendere la sua mano soccorritrice a quei popoli infelici che lo invocavano Liberatore, e lo acclamavano Monarca ? Ed un tal fatto qual rapporto ha egli mai col
còmpito e coi diritti della Chiesa ? Forse che i po{>oli degli Stati
pontifìcii sono tante proprietà che la Sede romana avrebbe ricevuto
come una specie di beni immobili, cui essa dovrebbe amministrare
come tali, e come tali trasmettere ? Non hav\'i dunque differenza,
alcuna tra le pì'oprietà della Chiesa, che si chiamano inviolabili, e
che non fanno certo al caso nostro, e quelle comunanze dhiomini, che
si sono poste sotto il dominio del papa per cause diverse, ma indivisibili dal loro tacito ed espresso consenso ? Una tale assimilazione
{»trebbe mai essere accettata da uomini conscienziosi ed illuminati,
senza ch’eglino conculcassero la coscienza e postergassero la ragione?
No, una tale assimilazione la ripudiano persino’due giannizzeri del
Papato, il Suarez e Fra Tommaso d’Aquino, secondo l’insegnamento
dei quali i veri titoli della signorìa temporale dei papi non sarebbero
a ricercarsi in origine nelle pergamene ricevute da Pipino e Carlo
Magno, sibbene negli atti di sovranità popolare, o nazionale che dir
si voglia. La quale dottrina vien confermata dal fatto di Gregorio II,
Clemente XIII, Innocenzo VI, Gregorio XI, Bonifacio IX, Martino V ed altri pontefici romani, i quali non credettero violare i diritti della Chiesa, acconsentendo a riuuncie o modificazioni di loro
temporale dominazione;
Per credere poi che un tal fatto possa occasionare delle pubbliche
]>eriurbazioni, converrebbe pur disconoscere il senno di cui hanno
dato prove gl’italiani nei tempi che corrono ; ond’io reputo che essi
cuopriranno del loro disprezzo l’impotente e vertiginosa rabbia dell’Antonelli, il quale è riuscito a meraviglia a smascherare vie meglio
il papismo, perchè egli fosse condannato inesorabilmente al tribunale
della pubblica coscienza : argomento questo di conforto per coloro
che amano il trionfo del Vangelo sulle stolide teorie degli uomini.
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Per la qual cosa io mi astengo dall’esortarli maggiormente a non
voler rispondere con indegne rappresaglie ad una provocazione così
atroce, la quale, nell’offesa del vindice liberatore della patria, offende
i più sacri e dolci sentimenti di patrio amore e di figliale riconoscenza. Gl’Italiani devono sovratutto astenersi da ogni basso insulto'
verso il Pontefice romano, affinchè chi opprime non possa atteggiarsi a
vittima. È già da qualche tempo che Pio IX ha il mal vezzo di predicarsi martire, dimostrando così d’ignorare che nissun papa ha mai
subito il martirio, e che molti di loro lo fecero ad altri subire. Che
Pio IX s’abbia dunque il martirio o dello splendor della reggia, o
degli ozii beati di Castel Gandulfo : è l’unico che noi gli possiamo
augurare, finche rimarrà ciò ch’egli è, vale a dire Papa.
Ora pertanto che gl’italiani sono in grado di conoscere che il romanesimo, sè dicente la sola e vera Chiesa di Cristo, non è che pretta
e farisaica menzogna, sofistico ed anticristiano sistema, escogitato
dall’orgoglio e conquistato dalla furberìa sacerdotale che lo usufruisce, vorranno eglino non ripudiarlo ? E la loro coscienza lo potrà
comportare? Ohe gioverebbe loro l’acquisto di civili franchiggie,senza
l’afirancamento del pensiero, che le può garantire, e le nozioni del
vero religioso che le possono perfezionare ed ampliare? Si arresteranno eglino a mezza corsa? Non è forse giunto per la patria nostra
il giorno di un compiuto riscatto ? Oh 1 che la posterità ci sia riconoscente per averle riconquistata e tramandata colla prisca libertà
dei padri nostri quella pura religione del Vangelo ch’eglino professavano allora
Quando il beato Apostolo
Scrivea con santo orgoglio
Ch’era modello ai popoli,
In cima al Campidoglio,
La pura fè magnanima,
L’ardente carità !
P. S. Quest’articolo era già composto, quando ci giunse la notizia
che la scomunica da tanto tempo minacciata, finalmente erasi scagliata il giovedì 29 corrente, non già contro il Ee individualmente,
ma sibbene contro tutti gli autori, promotori, fautori ecc. dell’annessione ; e ciò, senza dubbio, affinchè i colpiti essendo più milioni, nissuno seriamente ci badasse, diventando impercettibile la parte che
ne toccherà a ciascheduno. — Il Papa ha dunque fatto ciò ch’ei
chiama suo dovere ; faranno alla lor volta gl’ Italiani il loro ? —
Attendiamo e speriamo !
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MEDITAZIONE BIBLICA
IL VASO DI PROFUMI
Marco XIV, 1-lL
L'amore è nato da Dio e non può arrestarsi alle cose create, egli
“ non trova che in Dio solo il vero oggetto in cui riposarsi. Colui
“ che ama, corre, vola; niente lo trattiene; egli dà tutto, e tutto ha.
“ L’amore non conosce limiti; spandesi fuori di tutti quelli che gli
“ si vorrebbe imporre (Imitaz. di G. Cristo, c. V). ”
Queste parole di Tomaso da Kempis ci sembrano riassumere assai
bene la grande lezione che ci dà Maria, all’occasione dell’ultima visita
di Gesù a Betania. — L’amore accettato, l’amor reso — ecco il Vangelo della croce. Per sollevare il mondo occorse il comandamento
nuovo, qualche cosa di cui il saggio non osasse dire: “ nulla di nuovo
c’è sotto il sole. ” La croce è sempre nuova per colui che si è a lei
av\’icinato ; eli’ è per noi fonte inesauribile di benedizione e di vita.
Iddio ci faccia la grazia dess’erne convinti, e d’aver parte alle promesse del suo Vangelo.
Prendiamo il Vangelo secondo S. Marco e seguitiamo la narraBÌone che ci fa della commovente scena. Il cielo e l’inferno si trovane
a fronte. — I principali sacrificatori e gli scribi cercavano in qual
modo avrebbero potuto impadronirsi di Gesù, con astuzia (Marco
XIV, 1). Ecco in prima i nemici di Gesù, i sacrificatori — sì, sacrificatori della grande vittima! Vogliono prenderlo con iscaltrezza.
Dicono poi; “ non durante la festa onde non si faccia tumulto fra il
popolo. ”
Malvagi ! Dio conosce che i vostri pensieri andranno a vuoto ; ha
deciso^ al contrario, che sarà nel tempo della festa, acciocché tutto
il popolo vegga Colui che state per colpire. Voi che siete cotanto
scaltri, sarete come vasi di disonore spezzati, dopo avere servito al
compimento, agli alti disegni. Siete voi che state per immolare l’Agnello di Dio e preparare il sacrificio eterno. Giunge la grande
Pasqua. Mai, prima nè dopo, vi fu o vi sarà una Pasqua simile.
Lasciamo a Gerusalemme, nella clamorosa città, coteste cieche
guide di ciechi e seguitiamo la vittima loro. — Al di là del Monte
degli Ulivi, nella piccola città di Betania, egli trova degli amici, ed
ana volta àncora siede con essi a mensa. I convitati sono : Simone
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Lebbroso, di lui ospite, Lazzaro risuscitato, Matteo il pubblicano. Sì
certo, i farisei dicevano il vero ; “ quegli riceve i peccatori. ”
In quella casa ha luogo una scena degna d’essere narrata dovunque
penetrerà il Vangelo della croce: “ Or essendo Egli in Betania, in casa
di Simone Lebbroso, mentre era a tavola, venne una donna, avendo
“ un’alberello d’olio odorifero di nardo schietto, di gran prezzo : e,
“ rotto l’alberello, glie lo versò sopra il capo. ” Cotesto bel vaso d’alabastro ha compiuto la sua missione; egli sarà rotto; non siamone dolenti; il contenente ed il contenuto dovevano essere per Colui che va ad
essere immolato pei nostri peccati. Beata Maria! Con quale simpatìa, con quale invidia quasi non seguiamo noi tutti i di lei movimenti ed impressioni! Ella ha fatto sì che Gesù dichisiri che la buona
parte non le sarebbe tolta. Ella che vide il fratei suo escire dalla
tomba, come noi l’invidiamo nella soprabbondanza dell’amor suo !
Ella imbalsama in anticipazione il Salvatore pel giorno della sua sepoltura. Cotesto sacro caiw sarà coronato di spine e bagnato di sangue,
allorquando nessuno potrà addolcire i di lui dolori. Sembra che Maria preveda ciò e voglia consolarlo per allora coll’ardente sua carità.
Che cosa aggiugnere a questo quadro ? — Nulla, se non che: “ va e
fa altrettanto. ” Nondimeno gli assistenti si guardano con istupore ;
non comprendono ; quella povera donna apparisce una fanatica agli
occhi loro; di cervello debole. — L’avete voi udita la voce che si levò
nella società di Betania, voce stridula, dissonante ? Solleviamoci un
momento al di sopra delle terrestri miserie; un dolce profumo era
giunto fino a noi. Ad un tratto un’uccello di rapina cì piomba addosso e ci minaccia co’ suoi artigli. Si fanno de’ conti : ben calcolato,
compreso il vaso d’alabastro, il tutto valeva almeno 300 danari :
quale perdita ! Voi potevate darli ai poveri ; valeva sempre meglio
di non perderli in quel modo!—Taci, Giuda! t’ho riconosciuto; perciocché sei tu eh’ hai la borsa, sai calcolare la perdita del danaro ;
perchè non calcoli la perdita dell’anima tua ? — Ma vediamo che
cosa ei stia per fare. Il Maestro gli ha fatto perdere 300 danari !
Ebben il Maestro li pagherà e li pagherà cari. Egli va e dice ai
principali : “ Che mi date voi se ve lo do nelle mani ? ”
Ed eglino gli promettono del danaro. Avrà dunque del danaro, e
in guisa si consolerà ... di che?... della perdita di Gesù? — No, ma
dei 300 danari che miseramente gli sfuggirono ! Qualunque sia la
somma, poco importa ; purch’ei lo venda per danaro, imperciocché
egli odia Lui ed il Padre suo. Non iscrutiamo cotesto abisso misterioso, cotesto inondo d’iniquità.
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Torniamo a Betania. — Lo stes.so slancio dellanima di Malia si
arrestò ad un tratto, e in qualche modo si estinse. Ella udì che si
mormorava intorno a lei, che la si biasimava e ciò a nome de’ ^joveri.
La sua dilicata coscienza fu concitata ; sentesi angosciata. Ella forse
mal fece ; forse aggiunse un peccato a tanti altri. 0 Gesù ! il mio
amore mi trasportò; ho mancato alle convenienze; ho agito senza
riflessione ! — Il suo povero cuore è là per ¡spezzarsi dall’affanuo !
Ma ecco un vaso prezioso che Gesù non permette che si rompa così;
al contrario, egli va riempirlo dei profumi della sua grazia. Oh ! come
appajono a lui grossolani tutti quei calcolatori ! “Non arrecatele pena”,
dice loro.— Non si direbbe ch’è una madre che attira a sè e consola il
più piccolo della famiglia, che la comprende meglio dei grandi ?
Gesù sa che cosa sia non essere inteso. Questo buon Salvatore sa che
cosa può soffrire un cuore generoso tormentato, tritato dai calcoli
del mondo. Che dicano adunque al Creatore quegli abili finanzieri;
“ A che serve ornare di brillanti piume gli uccelli delle regioni lontane, dove nessuno li ammira ? Perchè prodighi tu il carmino al rododèndro, l’azzurro alla nascosa violetta? ” 0 ricchi, come siete poveri,
e voi poveri, come siete ricchi, giacche trovate sempre ancora un vaso
di profumo di gran prezzo a spandere sul capo del Salvatore ed a
rompere ai di lui piedi !
Ci voleva un’anima come quella di Maria, una di quelle anime
generose che il mondo disprezza, per ungere il Signore la vigilia
della sua morte ! Mettete il dito sulla bocca voi che calcolate tutto
ciò che fate per Dio: “ k pazzìa di Dio è più saggia degli uomini. ” Voi
Io comprenderete, quando sarete giunti nel soggiorno dove non ci
rimarrà che ciò che avremo dato. Date ai poveri, sì, ne avrete sempre
con voi; ma se troppo calcolate, andate a rischio di nulla fare. Colui
che rifiuta di spandere il profumo sul capo del Salvatore, può egli
mai pretendere di amare il suo prossimo come sè stesso ? Ah ! cessiamo ai calcolare in presenza della croce di G. Cristo ; e tu Iddio
onnipotente, spezza i nostri cuori e spargili ai piedi del Salvatore ;
allora, oh miracolo! oh trasformazione incomprensibile 1 questo
cuore macchiato, diventerà un vaso d’alabastro, bianco qual neve; i
nostri pensieri malvagi in ogni tempo, diventeranno simili a nardo
puro acquistato a gran prezzo, in guisa che avremo dell’olio nelle
nostre lampade quando verrà lo sposo. — Ben presto celebreremo la
festa della croce: ben presto la Chiesa tutta riunita col pen.siero sul
Calvario, esclamerà. “ 0 croce beata, o dolci'ssim® Gesù ! ” Possa
quest’epoca essere abìx)ndante iu buoni frutti ! E tu, povero peccatore.
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che languisci nelle tue miserie sii ridestato da quell’uaiversale concerto dei credenti; avvicinati, guarda, e sii guarito dal morso dell’antico serpente, onde ritornare giustificato nella tua casa !
VARIETA
UNA VISITA A PRÉFARGIER
II
(Vedi il N. preced.)
Se mi proponessi di condurvi dietro a me, passo passo, durante la mia
dimora a Préfargier, diverrebbe la mia narrazione un volume, e non riuscirei a far passare in voi le emozioni di cui mi sono sentito compreso
vivendolo. Sì, vivendolo; quest’espressione, che vi parrà strana, è pure
l’unica che valga equatamente ad esprimere il grado d’interesse ispiratomi
da questo benefico stabilimento; sì, io posso dire di avere realmente vissuto
la vita dei suol abitanti; e così di frequente mi trasportano in mezzo a
loro i miei pensieri, che ancora ne vìvo. Grandi e svariati insegnamenti
ho ricevuto in quella casa. In primo luogo, molti pregiudizii e molte prevenzioni in riguardo alle malattie della mente, ho sentito dileguarsi in me.
Supponesi generalmente, che nelle persone affette da cotali malattie, l’essere
tutt’intiero ne sia come avviluppato; la morale libertà a tale grado annientata,
che sono diventate impossibili le comunicazioni individuali, a mezzo del cuore
e deirintelletto; quindi, quell’uomo che chiamasi pazzo, lo si compiange,
lo si circonda di molte cure, lo si sorveglia, ma non gli si concede quel
grado di simpatìa che implica uno scambio di sentimenti e di pensieri.
Or bene, io sono stato testimone della potenza di quella simpatìa sopra
anime che pareano, sotto il peso ghiacciale di una fisica prostrazione, come
intirizzite ; io ho visto quella simpatìa la debole scintilla riavvivare ,
che si rimaneva come sepolta sotto la fredda cenere di cuori devastati
dall’incendio delle umane passioni, ed i quali, per ayer troppo o malamente amato, sono divenuti incapaci di sentire... L’ho vista altresì, quella
stessa sipipatìa, acquetare l’eccitamento malaticcio di certe anime corrose
da generale scontentezza, lo quali non avendo mai saputo accusare se
medesime, accagionano l’intiero uman genere di sofferenze la cui sede
non va cercata che nel proprio cuore. E per tutto dire in una parola, io ho
veduto ciò che possa l’amore disinteressato, il vero amore, all’effetto di
sollevare, di mitigare e di calmare torture senza numero, le quali, quantunque si manifestino il più delle volte per via di accidenti fisici, hanno
coll’essere morale la più intima connessione.
Voi ben capite nou essere, in guisa alcuna, mio proponimento d’inda-
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gare quivi le cagioni tisiche dell alienazione mentale: uiun dubbio che vi
entri il corpo per una buona parte; che certe predisposizioni, certe abitudini, certe malattie sì croniche che acute, per l'effetto che sortiscono sul
cervello, concorrano ad alterarlo, logorandolo, e che da siffatti accidenti, di
natura meramente fisica, nasca un morale perturbamento, di cui non è
risponsabile lo sventurato"che lo subisce. Non è un tal fatto una jdimostrazione della stretta unione che esiste tra l'anima ed il corpo ; il quale però,
mentre stabilisce nel modo più 'incontrastabile 1’ azione e reazione che
esercitano l'uno sull’altro, non dà punto la soluzione di quel mistero?
Trovansi quelli che, in tutti i casi di mentale alienazione, non sanno
scorgere che questa brutale influenza; altri per contro, ubbidendo ad uno
spiritualismo esagerato, accagionano il sentimento di ogni qualsiasi disordine mentale: ambedue quei sistemi saranno erronei, come lo sono sempre
gli estremi in ogni cosa; ed io volentieri abbandono agli uomini dell’arte
la cura di conciliarli o di combatterli. In quanto a me, che non mi ero
recato a Préfargier allo scopo di attendervi a studii medicali, non vi devo
dare conto che delle morali mie impressioni, e del morale reggime cui mi
è parso che vi fossero i pazienti sottoposti. L’amore fù quello che un tal
reggime lo concepì, e l'amore è quello ancora che ne procura l'osservanza.
Non traccia colà di quelle sequestrazioni coatte, destinate ad isolare il paziente, verso il quale, uno si crede libero da qualunque impegno, allorquando
lo si è consegnato ad un guardiano incaricato di preservare da accidenti il
di lui corpo; la vita in comune vi è la regola generale, la solitudine un’eccezione alla quale non si ricorre che nel caso di ammalati, il di cui stato
di straordinario eccitamento, o le smanie pericolose porrebbero a repentaglio la pace e la sicurezza dei loro compagni. Questi soli vengono rinchiusi sotto buona guardia; ma in stanze chiare, ariose, e spaziose abbastanza da lasciar loro ogni libertà di muoversi. Un cortile speciale è
riserbato alle passeggiate di costoro; e accade molto di rado che si ricorra,
per domarli, a quei mezzi coercitivi o a quegli arnesi di ripressione, un
tempo così usuali.
Un senso doloroso sveglia la vista di quegli ammalati irrequieti; ma lo
mitiga assai il vederli circondati da tutto quanto può concorrere a ridonar
loro la tranquillità ed anche rialzarli ai proprii occhi. L’eccessiva pulizìa
del loro alloggio ; le cure personali che vengono loro ministrate ed a cui si
richiede che si assodino, nella misura delle lor forze o della loro lucidezza
di mente, li difendono, non v’ha dubbio, da quell’estremo grado di cinismo
e di abbiezione fisica, a cui tien dietro l’assoluto abbrutimento morale.
Uno spettacolo più straziante ancora che non lo sia quello di un’eccitamento disordinato—attraverso il quale si sente però circolare una vita, chc
può, da un momento all’altro, essere restituita ad una normale attività, —
si è quello dell’ inerzia assoluta; di quella inerzia che pare riduca allo
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stato di vegetazione animale l’esistenza di esseri nei quali una lotta prolungata ha come attutita l’azione nervosa, ed il di cui cervello, sotto lo
sforzo del pensiero,si è rammollito... In alcuni di questi sventurati scorgesi
uno stato continuo di sonnolenza; in altri un moto qualunque del capo o
delle membra, moto regolare, non mai interrotto, cui non tien dietro pensiero di sorta, siccome l’attesta l’assoluta fissità dello sguardo. Ebbene,
anche in queste misere creature, così orbate, svegliano tal volta come
un’eco, le testimonianze di un’affettuosa compassione. Ho visto — sotto il
simpatico influsso di una voce amorosa, che tutti i giorni, senza stancars
mai, fa loro sentire qualche soave parola, — ho visto, dico, palpebre che
da anni erano rimaste quasi sempre chiuse, tentare di riaprirsi, e quegl
occhi fissi, vitrei, spenti, mandare come un pallido barlume di gratitudine
Ilo visto labbra che, da molto tempo, non servivano più di organo al pen
siero, fare sforzo por muoversi, come sotto l’impulso di un sentimento
captivo che cerca di sprigionarsi... Ma questo passaggiero bagliore, quest
sforzi istintivi, specie di galvanismo magnetico, ad altro non riescono che
ad attcstare l'esistenza di un’anima prigione in un corpo miserabile, ca
duto; risultato immenso però, per coloro che, attraverso quella sonnolenza
quel mutismo, quell’ abrutimento talvolta schifoso, cercano infatti quel
l'anima creata ad immagine di Dio, quell’aniina a tanto prezzo riscattata
Contemplate sotto questo punto di vista, le miserie corporali perdono la
loro deformità; e di già scorge l’occhio della fede quel giorno iu cui lo
spirito svincolato dalle dolorose pastoie, vincitore della carne, e slanciandosi dall ’oscuro carcere, s’involerà verso l’eterne stanze, e con amore riconoscerà quanto fossegli necessaria la mite disciplina, che per un tempo,
lo ridusse allo stato di crisalide... E finché scocchi l'ora di questa liberazione; e mentre si prega per quelle anime che più non conoscono le dolcezze della preghiera, ai corpi che le trattengono cattive, si possono
impartire cure abbastanza intelligenti, sollecite e rispettose da rialzare,
in qualche guisa esternamente, la umana dignità, in coloro che individualmente, non ne hanno più coscienza.
( Continua)
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CORRISPONDENZA DELLA B. NOVELLA
Un Delegato troppo zelante — Un avvocato più zelante ancora — Uu ministro
deU’Evangelo che non si lascia impaurire — Un ministro di Stato che è da sperarsi faccia buona giustizia.
Pisa, li 26 marzo 1860.
Caro signore e fratello.
Sabato, 17 del corrente mese, al momento in cui il popolo di Livorno
faceva i preparativi necessaij per festeggiare la tanto sospirata annessione
al regno costituzionale di Re Vittorio Emanuele, il Delegato di Governo
del porto, sognando probabilmente che Leopoldo tornava di beinuovo nel
palazzo Pitti, faceva chiamare davanti a sè un nostro amico, il sig. Finelli,
accusato (sentite ed inorridite!) di averci appigionato una stanza, per celebrarvi il nostro Culto. Non temette il Delegato di minacciare questo dabben'uomo dell’esiglio o del carcere, s’egli permetteva che l’indomani, cioè
a dire Domenica, 18 marzo, avesse luogo, nella sua casa, la solita riunione.
Quando mi presentai davanti al Delegato, per domandargli una spiegazione
sopra questo fatto, e per dirgli ch’egli avesse da intendersi con me, e non
eoi nostri fratelli, per gli affari relativi alla nostra Chiesa, egli mi rispose
che i Cristiani evangelici di Firenze e di Pisa, essendo stati costretti dal
Governo di smettere di celebrare il loro culto, così intendeva ancora lui
che fosse fatto in Livorno. Quest’asserzione del Delegato mi parve talmente
strana, ch’io non potei astenermi dall’esclamare ; che,un’ora fa, io predicava
liberamente in Pisa, e che ero certo che, in quest’istante medesimo, un mio
collega celebrava, in tutta pace, il culto valdese in Firenze.
Poco d’ora dopo, mentre io parlava dell’accaduto con parecchi amici,
eccovi entrare, arrovellato, nella casa, il signor F......... C...... T.........
(figlio del Presidente dell'Assemblea Toscana) che, fermatosi in mezzo alla
sala,esclama con voce mal sicura; « chi di voi è il Pastore Valdese? » Quindi,
additando due uomini ch’egli portava seco, il suo fratello ed il sig. M......
ufficiale di marina, egli aggiunse ; « Questi sono i testimonj. » — « Di che? »
domandavansi gli astanti. Questo preambolo del C....., diede sulle prime
a credere ch’egli fosse un’agente della polizia. Continuando, agitato d’un
tremore febbrile il suo discorso sconnesso, il C...... T......... mi disse
ch’io avessi da cessare di celebrare il Culto evangelico in quella casa......
chc Livorno essendo una città, in cui la religione romana ha profonde
radici, io non doveva predicarvi. Egli sostenne il dogma ultramontano del-
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l'infallibilità del Papa. Un momento dopo, però, temendo probabilmente
d'essere tenuto per bacchettoae, egli dichiarò che, in quanto a lui, egli non
è un frate, ma un’incredulo. Come mai un’incredulo può egli, sinceramente,
credere all’ infallibilità di Pio IX ? Checche ne sia, io confesso che il mio
interlocutore aveva il diritto di esternare le proprie idee, quantunque biz
zarro ; ma, ciò che mi fa specie si è, che un'uomo, suo pari, si sia permesso,
senza autorità alcuna, d’intimarmi l’ordine di cessare di predicare in quella
casa.
Io seppi, più tardi, ch’egli disse ad un nostro fratello che, ad ogni costo,
egli voleva distruggere la nostra Chiesa nascente, e che, onde pervenire al
suo scopo, egli avrebbe, all’occorrenza, suscitato un tumulto popolare.
Non sarà inutile l’aggiungere che, poco curandomi della proibizione illegale del Delegato, che mi disse essere comandati i carabinieri per sciogliere
le nostre radunanze ; e sopratutto, non curandomi punto dei discorsi del
sig. avvocato C...... T.........io continuai, come per l’addietro, a celebrare il nostro Culto con i nostri correligionarj, senza essere molestato,
benché menomamente, da chicchessia.
D’allora in poi un’altro membro della nostra Chiesa, il sig. Vigo, accusato di fare dei proseliti, fu citato a comparire davanti il Delegato. Questo
amico confessò coraggiosamente la sua fede, e dichiarò malgrado le minaccie di quel magistrato, che nissuno avrebbe potuto impedirlo di parlare
deU’Evangelo ai suoi amici.
Onde mettere un termine a questa piccola persecuzione, mi recai successivamente dal Governatore di Livorno e dal Ministro dei Culti. Per cattiva
sorte, il primo mi fece ricevere da un Consigliere di Governo, e mi trovai
in Firenze in un Somento in cui il sig. Salvagnoli era ammalato. — Non
avendo quindi potuto ottenere da lui un'udienza, gl’inviai la seguente lettera ;
A S. E. il Ministro dei Culti, sig. Salvagnoli.
Eccellenza,
Sin dal giorno che fu proclamata in Toscana la libertà dei culti, i Cristiani evangelici di Livorno, come ancora quelli di Firenze e di Pisa, radunaronsi^egolarmente, per celebrare il loro culto.
Ultimamente però, il Delegato di Governo del porto di Livorno, avendo
chiamato davanti a sè alcuni membri della Chiesa evangalica, proibì loro
di radunarsi, minacciandoli deU’esigUo o dell’ergastolo, nel caso in cui non
si sarebbero conformati a quest’ inibizione. Oltre a questo, egli si permise
di far firmare a colui che appigionavaci la sala, in cui celebravamo il nostro
culto, una dichiarazione, ove costui promette di non più appigionarcela, in
avvenire, per quest'uso.
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Persuaso che il Delegato non può proibire ai Cristiani evangelici di Livorno di radunarsi, per rendere a Dio quel culto che gli è dovuto, e che è
secondo la loro coscienza, senza violare la Libertà dei culti, proclamata da
lei, Eccellenza, e dal suo collega, il Barone Bettino RicasoU, Presidente del
Consiglio dei Ministri, ho creduto doverla informare deH’accaduto, ed annunziarle che, d’or’innanzi, ci raduneremo, lo speriamo, sotto aU’egida della
legge, nella nostra nuova cappella, situata agli Scali di Porta murata, casa
Taddei.
Confidiamo che il Governo che fece rispettare il princìpio della libertà
dei culti, in Firenze ed in Pisa, lo manterrà illeso ancora in Livorno.
Desideroso d’evitare lo scalpore che produrrebbero certamente le misure
coercitive ed illegali, di cui sembra volere usare il Delegato del porto di
Livorno in contro alla Chiesa evangelica di questa città, prego l’Eceellenza
Sua d’aver la grandissima compiacenza d’inviarmi un’autorizzazione scritta,
per l’apertura della nostra Chiesa.
Sperando che S. E. vorrà favorirmi d’un pronto riscontro, la prego di
aggradire l’espressione della stima distintissima, con cui ho l’onore di dichiararmi
Di S. E. umilisa.“ e devotiss.° servitore
Giovanni Ribetti, pastore valdese
NOTIZIE
Torino. — Sedute storiche. — Queste sedute, di cui già facemmo parola e di cui andiamo debitori alla benemerita Unione cristiana dei Giovani
recentemente stabilitasi nella nostra città — seguitano ad aver luogo ogni
lunedì sera, e sono frequentatissime. Alla vita AcWAmmiragUo Gaspare di
Coligny, narrata dal sig. Appia con rara maestrìa, nelle due prime sedute,
tenne dietro, parimente in due sedute successive, e fatta dal sig. M^ille pastore evangelista a Torino, un'esposizione della Vita e dottrine di Giovanni
IIuss, il martire illustre condannato al rogo dal concilio di Costanza,
nel 1415, esposizione che venne preceduta da uno sguardo generale sulla
condizione della Chiesa a quei tempi. — Ora è il torno del signor pastore
Bert, che ha scelto a trattare della Vita e della Riforma di Lutero, e che non
meno di tre sedute spenderà intorno a questo vasto quanto importante
argomento. Noi grandemente ci rallegriamo di questo fatto, perchè mentre
segna un’epoca nuova nella vita della Chiesa evangelica di questa capitale,
ci è indizio non dubbio di religiosi e morali bisogni da cui si sentono gli
animi travagliati, e pegno sicuro che fra poco sarà cresciuto, in seno alla
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nostra Chiesa, il numero di quei membri di essa, uomini e donne, i quali,
compreso che avranno la grandezza e santità degli obblighi che a loro impone un tal titolo, si sforzeranno di corrispondervi con sempre più assiduità,
perseveranza, e preghiera; e per tal modo diventeranno, in seno ad essa,
sorgente di abbondanti e preziose benedizioni.
Favale. — Progressi lenti ma sicuri. — « La piccola congregazione di
questo luogo va fortificandosi di anno in anno nella conoscenza delle verità
evangeliche a cui degnòssi chiamarla la misericordia di Dio. La visita mensile che ci fanno, ora il pastore ora l'evangelista di Genova, ci è di gran conforto e consolazione. Nei luoghi circonvicini non mancano quelli che ascoltano volentieri il Santo Evangelo. In C____tiensi ogni mese un’adunanza a
cui intervengono dalle 30 alle 35 persone. Lo stesso dicasi di Ch... e di altri
luoghi ancora. — Abbiamo il sabbato sera un’adunanza di preghiera per
impetrare da Dio una più abbondante eiìusione del Santo Spirito, ed in essa,
per il suo carattere affatto privato, pregano anche le donne. »
(Da letteray
Lombardia. — Diffusione, della Sacra Scrittura. — Questa diffusiono
suUe prime poco estesa, e che il suo maggiore incaglio lo trovava nella
religiosa indifferenza dei nostri nuovi concittadini, ora pare che vada crescendo di giorno in giorno; e se non mancano, nei rapporti dei colportori,
fatti che attestano Tinstintiva opposizione del cuore naturale dell’ uomo
alla verità che salva, e quindi contrasti non lievi allá diffusione del Libro
in cui quella verità è rivelata, abbondano altresì quei fatti che manifestano
come da molti, ed anche da certi preti, venga quella diffusione incoraggiata
e protetta. Ecco quanto leggesi in proposito nella lettera di uno di quei
coraggiosi quanto umili antesignani, che se ne vanno, da un luogo all’altro,
offrendo a chi vuol farne acquisto, in mezzo alla buona ed alla cattiva
riputazione, il Libro della vita;
« Persone d’ogni età, ceto e condizione fecero volentieri acquisto della
divina Parola. Ci recò fra altri gran consolazione l’udire il parroco di F...
dire ad uno di noi; « Dio vi benedica, e ricolmi di gloria l’opera eccel« lente che voi fate, mettendo in mano del popolo il migliore dei libri, la
« santa Parola di Dio ! Nella mia parrocchia, farò il possibile perchè l’E« vangelo venga da ogni famiglia posseduto ».— Anche il parroco di G...
disse pubblicamente ai suoi parrocchiani che uscivano di chiesa, additando
la S. Scrittura di cui si tolse in mano una copia presa nel canestro del
colportore : « Comperatevi questo libro, perchè esso v’insegnerà la via che
conduce alla vita eterna; » e l’esempio dato da lui venne da molti immantinente imitato. — Vicino a M... parecchi preti pregarono i circostanti,
che erano signori a fare acquisto del Nuovo Testamento. A. B.... uno
di noi avendo ottenuto licenza dal padrone di un caffè di vendere nelle
sue sale, ne foce un’ampia distribuzione A. C.... finalmente, uno di noi.
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potè vendere, in un sol giorno, per oltre i 60 fr. di libri e trattati diversi.
Iddio benedica questa semenza gittata nel suo nome, e la faccia concorrere
a rivolgere i cuori dei nostri fratelli lombardi all’unico Salvatore Gesù
Cristo! »
Toscana. — Crescente libertà religiosa. — Sebbene lentamente e non
senza contrasti, la religiosa libertà va acquistando terreno nella gentile
Toscana. Oltre ai dettagli già da noi pubblicati sappiamo che altre opere iniziate in segreto fin dal tempo del despotLsmo granducale o meglio austriaconon solo continuano e godono l’esercizio dei loro religiosi diritti, ma attivamente sono sostenute e spiate da chi vi s’interessa.
La Chiesa così detta dei Fratelli, continuazione del movimento religioso
fin dal 1848 iniziato da alcuni pastori valdesi, dopo attraversato, a dispetto
della persecuzione, questo periodo di 10 anni, trovossi, allo scoppiare della
rivoluzione, nell’aprile scorso, composta di un bel numero di membri i quali,
usando di quella libertà di culto dal Governo proclamata, si unirono in
corpo più compatto ed aprirono dei pubblici locali per le loro adunanze. Fu
detto di già in altro numero come questa Chiesa fondata sul principio
Flimutista, fosse, per effetto di questo principio medesimo miseramente
travagliata da scissure ognor crescenti, le quali ponevano a gran repentaglio come l'opera sua, così il suo avvenire. Pur nondimeno, al punto di
vista della religiosa libertà è una bella cosa, che tutte queste frazioni cristiane che un giorno, lo speriamo, sentiranno il bisogno di stringersi l’une
coll'altre, possano liberamente celebrare il loro culto, e lavorare a spandere l’Evangelo. — Un altra comunione le di cui tendenze, ecclesiasticamente parlando, sono il contrapposto di quelle cui obbediscono i Fratelli,
quella detta Irvingiani ha anch’essa piantato la sua tenda in Firenze
ed ottenuto per la celebrazione dei suoi riti, ampia autorizzazione dal Governo. Ed anche questo ci sembra motivo di gioja, poiché è indizio che
s’avvicina il giorno in cui tutte le credenze, tutti i culti, senza distinzione,
saranno uguali, ma veramente uguali davanti alla legge. — Vero è chc
nei paesi di provincia s’incontrano tavolta ostacoli nell'ignoranza delle
subalterne autorità. Così accadde che in Arezzo ed in Montevarchi due colportori ebbero dai delegati uno le sue Bibbie, l’altro i suoi Trattati confiscati......Ma i processi che intentare si volea loro, non poterono avviarsi.
Così pure dal Delegalo del porto di Livorno furono cagionate alla riunione
evangelica di questa città, quei disturbi di cui discorre a lungo la nostra
corrispondenza di Pisa alla quale rimandiamo il lettore; ma siamo sicuri
che non varranno questi ed altri ostacoli con cui i nemici della religiosa
libertà cercano di soffocarla, chc ad affrettarne e ad assicurarne il definitivo
trionfo.
Domenico Grosso gerente.
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... 96 ...
I ■ i I ■ ■■ I I I II _mmn
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TORINO — Tipografia CLAUDIANA, diretta da R. Trombetta.