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SKTTIMANALE DEU.E CHIESE EVANGELICHE BATTESTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 8 DICEMBRE 1995
ANNO 3 - NUMERO 46
LE AGITAZIONI DEGLI STUDENTI
CATTIVI
MAESTRI
MAURIZIO GIROLAMI
Una scuola secondaria superiore che perde metà
degli iscritti è come una fabbrica che produce la metà di
scarti. Una scuola, mai riformata in settant’anni, incapace
di generare interesse nella
maggior parte della sua popolazione, è un intoppo allo sviluppo del paese. Questa situazione già basterebbe a spiegare le febbri che ogni anno investono questo organismo.
Anche nel mio liceo noi
docenti, democratici, abbiamo stigmatizzato l’incoerenza degli studenti i quali in
nome della difesa della scuola di stato hanno bloccato le
lezioni perdendo in una settimana 900 ore-classe di lezione, per fare 3-4 dibattiti scalcinati. Così si alimenta lo sfascio dell’istituzione a vantaggio della scuola privata.
Eppure gli studenti, così disamorati delle materie e della
cultura, sono proprio figli di
questa scuola, così incapace
di creare motivazione allo
studio. Vediamo perché.
1 ) È una scuola anacronistica in cui il Novecento si studia negli ultimi 2 mesi del
quinto anno. Come stupirsi
dell’ignoranza abissale dei
giovani .sulle tragedie del nostro secolo, del loro innocente
voto ad Alleanza nazionale?
Una scuola che ti seppellisce
per 5 anni nel passato senza
spiegarti il perché è un luogo
di stupido stress.
2) E una scuola che dà troppe nozioni e poche abilità.
Una scuola che insegna abilità
stimola ad applicarle alle situazioni della vita quotidiana;
la cosa diventa interessante,
suscita stima di sé, ottimismo,
disposizione allo sforzo. Viceversa in questa scuola anche i «salvati» subiscono la
frustrazione di un nozionismo
eccessivo e si abituano a subire passivamente e acriticamente l’irrazionalità di scorpacciate di nozioni che scompaiono dalla memoria all’indomani dell’interrogazione.
3) Una scuola che non sa
nulla del materiale su cui lavora. Come dire un reparto
pres.se della Fiat in cui si pensa che sia indifferente il tipo
di materiale da trasformare in
portiere della Punto. Le culture giovanili, le loro problematiche, sono tutte fuori dalla
scuola; i costumi sessuali dei
giovani, i loro luoghi di aggregazione, il loro rapporto
con la pubblicità, con la moda
e con i consumi, le loro ansie,
con il rock, il cinema, la Tv,
lo sport, non trovano posto
nell’orario delle lezioni.
4) Oltre che della personalità del giovane, la scuola si
disinteressa dei suoi processi
cognitivi. Il docente italiano
medio non riceve dall’università preparazione psicologica
né didattica. Egli fa lezione e
poi misura: chi ha assorbito
va avanti, chi non ha capito
farà recupero (cioè «ripetizione»). Il suo problema lion è
trovare il sentiero per condurre la comitiva in cima, ma arrivarci con quelli che tengono
il passo.
5) Una scuola che appare
incapace di definire obbiettivi
formativi, criteri di giudizio,
comportamenti univoci, trasparenti, condivisi, è una
scuola basata sulla discrezionalità di chi, a turno, siede in
cattedra e facilmente produce
mancanza di rispetto, talora
sadismo, verso l’allievo.
È ovvio che le maggiori-responsabilità di questo stato di
cose appartengano ai politici
democristiani e ai loro partner
di governo ma i loro attuali
successori sembrano più
preoccupati di ingraziarsi le
gerarchie cattoliche e gli ambienti confindustriali finanziando l’istruzione privata,
che di reperire fondi e competenze per r aggiornamento dei
docenti, la riforma degli ordinamenti e dei programmi, lo
sviluppo dell’istruzione pubblica. Oggi, quanto a responsabilità ce n’è per tutti: per i
sindacati, per i docenti, per gli
italiani chiamati fra poco a
giudicare, col voto, l’operato
e le intenzioni dei politici. Chi
è senza peccato scagli la prima pietra sugli studenti.
II tempo dell'avvento d propone di scoprire l'attesa nella nostra vita - 3
La strada dell'incontro con Dio
GIUSEPPE PLATONE
«La voce di uno grida: “Preparate
nel deserto la via del Signore, appianate nei luoghi aridi una strada per il nostro Dio!" »
(Isaia 40, 3)
La voce della predicazione dei profeti, del Battista, del Cristo, è spesso
soffocata da altre voci. Essa, per raggiungerci deve alzare il tono, deve appunto gridare per aprirsi una strada sino
a noi. Deve vincere altre voci per proporci con chiarezza l’invito a preparare
la strada del Signore. Non è la strada larga ma la via stretta dell’incontro con
Dio. Perché questa strada Dio stesso non
può prepararcela? La farebbe meglio di
quanto noi potremmo fare. Ma appunto
Dio ci coinvolge nei suoi progetti. La
consolazione dall’esilio inizia con la visione di un lavoro immenso: «Appianare
nei luoghi deserti una strada per il nostro
Dio». Il deserto, prima ancora di essere
l’angolo sotto casa mia in cui si spaccia
la droga o il marciapiede sul quale si
vende per un po’ di denaro il proprio
giovane corpo o il torrente impetuoso di
uomini e donne che a gomitate si affacciano al benessere delle nostre città dalla
miseria dei loro paesi lontani, è spesso
dentro le nostre chiese o nella nostra
stessa vita. Il deserto è dentro di noi. E
se è così (e in parte è così) allora la co
struzione di questa strada inizia da noi
stessi e dalle nostre chiese.
Costruire la strada di Dio è un compito
immenso. Non può essere l’opera di una
persona sola. Infatti è un compito al plurale: preparate la via. Ma in che direzione andare? Meglio essere in ritardo che
sbagliare direzione. Non abbiamo nessuno che dall’alto della propria scienza religiosa ci dica e ci garantisca che quella
e non un’altra è la direzione giusta per la
nostra vita. Diciamocelo francamente: è
una gran fatica essere protestanti. È più
facile obbedire a un ordine dall’alto senza interrogarsi troppo sul dove si stia andando anziché discutere, approfondire,
mediare, trovare punti di convergenza,
cercare un consenso, tentare di convincere l’altro. Ma è una fatica che si dimentica presto, di essa rimane solo il ricordo
della benedizione di Dio.
Il ritorno di Cristo è preceduto dalla
vasta azione costruttiva dei credenti.
Certo sarebbe bello che tutti i credenti
partecipassero alla costruzione della
stessa strada, anziché ognuno andare per
la propria. In ogni caso la preparazione
della via dev’essere visibile e prima di
mettere mano al lavoro vero e proprio
occorre esserne convinti, capire il senso
di quello che si sta facendo perché sulla
via che vogliamo costruire Dio ha promesso di venirci incontro. Prepariamoci
e prepariamo dunque la via del Signore
mettendo insieme le nostre energie, il
nostro denaro, il nostro tempo, le nostre
vite e, di volta in volta, verificheremo la
strada che siamo riusciti a fare. Lavorare
per la causa di Dio significa anche lavorare con noi stessi per esprimere uno stile di vita che sia espressione di libertà e
responsabilità evangelica. Significa anche lavorare con gli altri perché solo organizzando le forze disponibili a costruire la via del Signore c’è la concreta possibilità che ci si accorga che sta succedendo qualcosa di importante.
La cosa più importante è proprio questa: preparare una strada per incontrare
Dio. Egli verrà e troverà, speriamo, non
un popolo di credenti intontito dal benessere, anestetizzato dai consumi e dai
media, chiuso nel castello delle proprie
sicurezze, ma un popolo attivo, che opera con giustizia e in verità, che sa condividere quello che ha, che vuole indicare
con il proprio lavoro e le proprie parole
che la causa di Dio per il mondo non è
persa. La strada che stiamo preparando
è sua e non nostra. Nostro è solo il desiderio di incontrare il Signore. E se lavoriamo a costruire la strada di Dio, spesso è inutile spendere tante parole perché
quello che faremo parlerà da sé. Lavoriamo dunque perché verrà. Verrà perché in Cristo è già venuto. Una vita basta appena per costruire qualche metro
di strada, ma tante vite fanno chilometri. La strada della vita vera reclama tutta la nostra vita, senza risparmio.
Pace in Bosnia
La Kek
è soddisfatta
Air indomani dell’accordo
di pace sulla ex Jugoslavia,
raggiunto a Dayton (Ohio,
Usa) dopo quasi tre settimane
di intensi negoziati, la Conferenza delle chiese europee
(Kek) ha espresso la sua soddisfazione e ha riaffermato
l’impegno delle chiese europee a contribuire al processo
di pacificazione. In un comunicato diffuso il 22 novembre
scorso, la Kek saluta gli artefici di questo accordo, fa cordoglio con i milioni di vittime innocenti della guerra e si
impegna a proseguire i suoi
sforzi per «sostenere tutti coloro che desiderano costruire
la pace e per incoraggiare il
loro impegno nel ministero
della riconciliazione». «L’accordo raggiunto a Dayton - si
legge ancora nel comunicato
- è fragile; è lontano dalla
“giusta pace” a cui tutti aspiravano; lascerà molta amarezza in molti cuori; ma genererà anche un profondo
senso di sollievo in tutti coloro che sono stati coinvolti
nella follia dei signori della
guerra. Ora è necessario un
serio sforzo di fiducia, per
consentire ai rifugiati di tornare alle loro case. I traumi
della guerra, della violenza e
degli orrendi massacri continueranno a perseguitare molti. Cure mediche, psicologiche e pastorali dovranno essere affiancate all’assistenza
umanitaria, per rispondere
adeguatamente alla nuova situazione». La Kek, si afferma
nel comunicato, intende proseguire i contatti con leader
delle varie chiese al fine di
effettuare rincontro di «Dialogo per la riconciliazione»
che, previsto per fine novembre, è stato rinviato. A tale
scopo il segretario generale
della Kek, Jean Fischer, ha
compiuto una visita a Belgrado il 30 novembre scorso per
incontrare i responsabili della
Chiesa ortodossa serba. (Nev)
ECUMEN.E
Consultazione
internazionale
sulle migrazioni
pagina 2
All’Ascolto
Vieni Signore
pagina 6
Cultura
Un convegno
per ricordare
Tullio Viola
pagina 8
2
PAG. 2 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 8 DICEMBRE 1995
Etiopia: si è svolta dal 6 all'11 novembre una consultazione ecumenica sulle migrazioni
Cattolici^ ortodossi e protestanti insieme per
affrontare ^immenso problema dei migranti
_________ANNA MAFFEI________
Per la prima volta nella
storia rappresentanti di
chiese cattoliche, protestanti,
ortodosse di tutto il mondo si
sono incontrati per confrontarsi sulla problematica delle
migrazioni e dello sradicamento forzato. E avvenuto
nella settimana dal 6 all’ 11
novembre ad Addis Abeba, in
Etiopia, per una consultazione che ha visto lavorare insieme 150 persone fra responsabili di chiese, volontari, esperti e rappresentanti di organizzazioni intemazionali e
nazionali, nonché leader di
movimenti di migranti provenienti da 70 paesi in tutte le
regioni del mondo.
«La composizione di questa
consultazione era davvero interessante - dice Annemarie
Dupré, rappresentante d^i
protestanti italiani all’incontro in primo luogo per la
presenza degli ortodossi che
sono generalmente restii a
prendere posizione su temi
politici e poi perché c’erano
operatori locali, nazionali ed
esperti del settore, ma anche
rappresentanze al massimo
livello di organizzazioni mondiali. Oltre a Patrick Taran
del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), c’era anche
per esempio Silvano Tornasi
per il Vaticano. Erano poi
davvero rappresentate tutte le
regioni del mondo, anche
quelle che normalmente sono
accorpate a regioni più importanti come l’area del Pacifico o l’America Centrale».
Le Nazioni Unite stimano
che circa 125 milioni di persone vivono fuori della loro
terra d’origine. Più di un essere umano su 50 è migrante.
Ci sono circa 20 milioni di rifugiati ufficialmente riconosciuti tali e 30 milioni di persone che si sono spostate internamente al proprio paese
per sfuggire alla persecuzione
0 alla guerra. Molti altri migranti, come la dichiarazione
finale della consultazione riconosce, sono stati costretti a
spostarsi per fattori ambientali, politici o economici.
«Durante i lavori abbiamo
assistito - continua Dupré - a
una diversità di impostazione
fra chi, a partire da una visione più tradizionale, tendeva a definire lo status di rifugiato esclusivamente come la
protezione dovuta a chifugge
da situazioni individuali di
persecuzione e violenza fisica
e chi d’altra parte sosteneva
che ci sono anche altre forme
di violenza ugualmente gravi
che vanno considerate e che
provocano allo stesso modo
emigrazione forzata, in particolare quelle legate a meccanismi economici oppressivi».
Nella terza parte del documento conclusivo che ha per
titolo «Un appello all’azione:
accompagnando coloro che
sono costretti a spostarsi e denunciando la violenza che li
sradica», si parla proprio delle
«strutture di ingiustizia» che
sospingono masse di persone
a lasciare le proprie terre. Fra
queste ingiustizie la pressione
finanziaria internazionale, il
debito estero, l’instabilità politica, ma anche particolari
programmi di adeguamento
strutturale o l’uso di tecnologie inappropriate che provocano desertificazione, disoccupazione, conflitti interni e
violenze che sfociano in moltissimi casi in emigrazione
0 richiesta di asilo. «Non siamo più così certi - ha affermato a questo proposito Nar
DalM
Immigrati in fila al posto di frontiera
cisa Escaler, direttora generale dell’Organizzazione internazionale per la migrazione di poter attribuire carattere
involontario ai movimenti di
rifugiati e carattere di volontarietà a quelli connessi con
le migrazioni economiche, come era in passato».
«I risultati di questa consultazione ecumenica globale
- afferma in una dichiarazione conclusiva Patrick Taran,
del Cec - riflettono un nuovo
livello di comprensione globale condivisa fra i cristiani
su che cosa spinga la gente a
lasciare i propri paesi d’origine. Le raccomandazioni per
l’azione comune contenute
nel documento impegnano le
chiese e la società civile ad
elaborare risposte ferme e
adeguate agli atteggiamenti
razzisti diretti contro rifugiati
e migranti nelle società dove
questi ultimi approdano. E
stato riconosciuto che reazioni xenofobe sono purtroppo
comuni in paesi^ di tutte le
parti del mondo. E necessario
un nuovo atteggiamento mentale per creare “vitali società
multiculturali nelle quali la
diversità sia apprezzata e la
comprensione dei processi internazionali approfondita’’.
Addis Abeba è stata scelta
per ospitare questo evento
per sottolineare il carattere
di urgenza che il problema
dello sradicamento assume,
in particolare in Africa. Sette
milioni di africani sono rifu
giati. Ci sono più di 20 milioni di migranti africani ospitati da altri paesi africani.
L’Etiopia, che fino a poco
tempo fa era un paese che
“produceva’’ rifugiati, oggi
deve affrontare il problema
di reintegrare coloro che
stanno ritornando. Le tre
chiese cristiane presenti in
Etiopia hanno fattivamente
cooperato per ospitare la
consultazione: la Chiesa cattolica, la Chiesa ortodossa
etiopica e la Chiesa evangelica Mekane Yesus».
La conferenza è stata sponsorizzata e organizzata, oltre
che dal Consiglio ecumenico,
dalla Caritas internazionale e
dalla Federazione luterana
mondiale.
Delegazione comune della Kek e del Ccee in visita in Irlanda
Speranza di un processo di pace
durevole in Irlanda del Nord
La delegazione comune di
sei rappresentanti della Conferenza delle chiese europee
(Kek) e del Consiglio delle
Conferenze episcopali europee (Ccee), che si è recata a
Belfast e a Dublino dal 31 ottobre al 5 novembre scorso,
per un programma intensivo
di visite e di colloqui, si è dichiarata impressionata dai
progressi compiuti nel dialogo ecumenico tra le varie
chiese d’Irlanda e dalla loro
decisa volontà di collaborare
strettamente al processo di
pace in corso.
L’obiettivo di questa visita
era, da un lato, di raccogliere
informazioni sullo stato del
processo di pace in Irlanda
del Nord e suì contributo specifico che possono portare le
chiese in questo campo, e di
assicurare le comunità di fede
coinvolte della solidarie- tà e
della preghiera delle chiese
d’Europa. D’altra parte, il
gruppo ha trasmesso alle
chiese d’Irlanda l’invito della
Kek e del Ccee a far parte
delle loro esperienze concrete
e dei loro problemi particolari, nonché delle speranze e
dei timori che accompagnano
il processo di pace e di riconciliazione, nel quadro del secondo Raduno ecumenico europeo che avrà luogo nel giugno 1997 a Graz sul tema
«Riconciliazione, dono di
Dio e fonte di vita nuova».
I membri della delegazione
erano, per il Ccee, il cardinale Godfried Danneels, arcivescovo di Malines-Bruxelles,
il nuovo segretario generale
del Ccee, don Aldo Giordano, di San Gallo, e Helmut
Steindl, incaricato dell’informazione e delle questioni pastorali speciali presso il Ccee.
I rappresentanti della Kek
erano il metropolita Chrysanthos di Limassol, della
Chiesa ortodossa di Cipro,
rOberkirchenrat Geiko Miiller-Fahrenholz, della Chiesa
evangelica di Germania, e il
segretario generale della
Kek, Jean Fischer.
Durante la sua visita, la delegazione ha incontrato i responsabili delle quattro maggiori confessioni - la Chiesa
cattolica romana, la Chiesa
presbiteriana d’Irlanda (riformata), la Chiesa d’Irlanda
(anglicana) e la Chiesa metodista - per un intenso scambio di opinioni. Ha inoltre visitato diverse comunità ecumeniche (Cross-Communities) che, sulla «linea di pace» che divide Belfast con un
muro visibile in 17 punti, rendono testimonianza del loro
impegno ecumenico di riconciliazione al di là dei confini
dell’odio e della violenza.
La delegazione è stata particolarmente colpita dalla testimonianza di un prete cattolico e di un pastore metodista
che insieme, e nei due campi
politici, fanno visite alle fa
miglie vittime della violenza,
ma anche dalla molteplicità
delle iniziative prese nel
campo dell’assistenza ai prigionieri, del lavoro presso i
giovani e di altre attività concrete che hanno come obiettivo di rompere la spirale della
violenza e della controviolenza, di creare la fiducia e di
favorire la comprensione reciproca delle comunità.
I moti e gli eccessi di violenza degli ultimi 25 anni
hanno riavvicinato le chiese
d’Irlanda e suscitato grandi
progressi nei rapporti ecumenici. Tuttavia nelle chiese vi
è la forte consapevolezza che
il cammino che porta alla pace e alla riconciliazione è ancora lungo. Finora, le chiese
hanno dovuto preoccuparsi
innanzitutto di attenuare gli
effetti diretti della violenza e
di contenere il conflitto; oggi,
si tratta piuttosto di analizzare le cause complesse dei
moti e di combatterli con determinazione. Sanno di detenere solo una delle molte
chiavi della soluzione del
problema.
Nell’insieme risulta che i
progressi del dialogo ecumenico, i numerosi segni di riconciliazione e gli esempi di
attività concrete in vista della
pace che la delegazione comune della Kek e del Ccee
ha potuto rilevare durante la
sua visita, sono incoraggianti
da tutti i punti di vista, (bip)
La situazione delle chiese
nel Sud Africa di oggi
CITTÀ DEL CAPO — La popolazione del Sud Africa è in
maggioranza cristiana e storicamente protestante. I cristiani,
suddivisi in una moltitudine di comunità, rappresentano circa
l’80% della popolazione (42 milioni di abitanti): nella sola città
nera di Soweto sono rappresentate più di 900 chiese. Le altre religioni presenti sono: induismo (1,3%), islamismo (1,1%), ebraismo (0,2%). Circa 6 niilioni di sudafricahi (il 15% della popolazione) si dichiarano senza appartenenza religiosa. Impiantata in
Sud Africa da circa un secolo dai missionari Oblàti, la Chiesa
cattolica romana ha via via aumentato la propria influenza, in
particolare grazie alla sua azione nel campo dell’educazione.
Oggi, ci sono tra 3 e 4 milioni di cattolici. L’80% dei cristiani è
composto da neri, mentre il 90% della comunità bianca è cristiano; soltanto il 12% degli indiani lo è. La Chiesa cattolica sudafricana è una delle meno africane del continente, avendo una
maggioranza di vescovi bianchi. I cattolici rappresentano il
7,4% della popolazione. La gerarchia cattolica sudafricana ha
attivamente appoggiato la lotta portata avanti dal Consiglio sudafricano delle chiese (Sacc), che raggruppa una ventina di comunità cristiane. La Chiesa cattolica romana è diventata membro effettivo del Sacc nel luglio 1995. (Firn Information)
Camerún: è nato l'Istituto
luterano di teologia
MEIGANGA — Il 25 giugno scorso, l’ex Scuola di teologia
di Meiganga è diventata Istituto di teologia. Creata nel 1958, la
scuola ha formato oltre 200 pastori della Chiesa evangelica luterana del Camerún (Eelc) è molti altri dello Zaire, del Senegai e
del Mali. Attualmente due congolesi vi stanno perfezionando la
loro formazione. La biblioteca conta oltre 5.000 volumi. Il corpo docente cresce ed è sempre più qualificato: fra poco saranno
in tre i professori camerunesi titolari di un dottorato. E prevista
l’apertura di un ciclo di licenza in teologia a partire dal settembre 1996. Fra gli studenti della 14“ promozione ci saranno cinque donne; la loro futura ordinazione non è però garantita in
quanto l’Eclc non si è ancora pronunciata su questo problema
tanto controverso. Il nuovo Istituto si prefigge di alzare il livello
della formazione dei pastori dell’Eelc. (Firn Information)
Centro Africa: gli evangelisti
fanno anche gli agricoltori
BABOUA — Dal 1988, la Scuola biblica di Baboua prepara
gli evangelisti della Chiesa evangelica luterana del Centro Africa ad impegnarsi in quasi tutti i campi della vita: salute, agricoltura, economia familiare e animazione rurale. Perché l’insegnamento non rimanga teorico, gli studenti sono tenuti ad assicurare essi stessi l’autosufficienza delle loro famiglie, coltivando i campi che la scuola mette a loro disposizione. 1 futuri
evangelisti devono far fronte a immense sfide nella parte più
occidentale del paese, ad oltre 400 km dalla capitale: analfabetismo, mancanza di cure mediche, malnutrizione, scarsità di acqua potabile, persistenti sistemi di ingiustizia sociale. (Firn)
Sud Africa: riabilitazione della
Chiesa riformata neerlandese
JOHANNESBURG — La Chiesa riformata neerlandese, nota per avere sostenuto in passato l’apartheid, era stata esclusa
da varie organizzazioni ecumeniche, fra cui l’Alleanza riformata mondiale. Ora ha ottenuto lo status di osservatore presso il
Consiglio delle chiese del Sud Africa (Sacc), organismo che fu
sempre in prima fila nella lotta contro l’apartheid. «E giunto il
tempo di riconciliarci con i nostri ex avversari teologici», ha
dichiarato uno dei responsabili di questa chiesa. (Arm)
Gabon: la Fondazione
Schweitzer cambíá presidente
LAMBARÉNÉ — Il Consiglio di amministrazione della
Fondazione Schweitzer, incaricata di gestire l’ospedale fondato
da Albert Schweitzer, si è riunito nell’ottobre scorso a Lambaréné, a 250 km a sud-est di Libreville, dove il Premio Nobel
della pace 1953 si era installato nel 1913. Sono intervenuti
cambiamenti all’interno del Consiglio di amministrazione. Al
termine del suo terzo mandato, il pastore e psichiatra alsaziano
Othon Printz ha ceduto la presidenza allo svizzero Pierre Bersier, farmacista a Berna. Inoltre, la figlia di Albert Schweitzer,
Rhena Miller, 76 anni, è diventata membro del Consiglio per
rispondere ad un augurio espresso dal padre in una lettera rimasta sconosciuta fino a poco tempo fa. (L’Alsace)
Taizé: prossimo incontro
europeo dei giovani
TAIZÉ — Dopo rincontro europeo di Parigi che alla fine
del 1994 ha radunato nella capitale francese 100.000 giovani
dell’Est e dell’Ovest, rincontro di quest’anno si svolgerà a
Wroclaw (Polonia) dal 28 dicembre al 1° gennaio. Nuova tappa
del «pellegrinaggio di fiducia attraverso la terra», l’incontro
europeo di Wroclaw si iscrive nella ricerca portata avanti da
molti anni dalla Comunità di Taizé affinché i giovani, approfondendo le fonti della fede, si preparino ad essere portaton
di pace e di riconcilazione nel luogo in cui vivono. (Taize)
3
venerdì 8 DICEMBRE 1995
PAG.
RIFORMA
DOPO IL CONVEGNO DI PALERMO
IL CATTOLICESIMO
È A UNA SVOLTA?
LUCIANO DEODATO
Un altro muro è caduto a
Palermo: otto secoli fa
al valdismo medioevale il papa negava la libera predicazione dell’Evangelo. Altissimo fu il prezzo di vite e di
sofferenze, di emarginazione
e di stenti per mantenere ferma questa libertà, pagato dalle generazioni del passato; e
oggi ancora con quanti pregiudizi e difficoltà gli evangelici sono accolti nel nostro
paese. A Palermo, al III Convegno ecclesiale dei cattolici
italiani, i cinque «delegati
fraterni» delle nostre chiese
(Almut Kramm, Pietro Trotta, Domenico Tomasetto,
Franco Giampiccoli, Salvatore Rapisarda) sedevano al posto d’onore, in prima fila, in
mezzo a vescovi e cardinali e
accanto ai rappresentanti
dell’ebraismo e dell’Islam.
Non solo, ma è toccato a Tomasetto, presidente della
Fcei, predicare ai 2.500 rappresentanti delle diocesi italiane; e a Giampiccoli consegnare al papa una copia del
documento sinodale sull’enciclica «Ut unum sint», accompagnata da una lettera
del moderatore della Tavola
valdese. Gli applausi dell’assemblea hanno manifestato il
fatto che eravamo accolti nella nostra identità e riconosciuti come interlocutori. Gli
applausi particolari riservati
poi a Almut Kramm, pastora
luterana, hanno fatto capire
che il cattolicesimo guarda a
noi non come a reperti archeologici da conservare con
cura, ma come a soggetti capaci di dare indicazioni nuove per il cammino futuro.
Che cosa significhi il crollo
di questo muro per il cattolicesimo e per il protestantesimo è ancora tutto da vedere.
Tuttavia appare evidente che
il convegno di Palermo, per
quanto riguarda i rapporti reciproci tra le nostre diverse
chiese, va considerato come
il segno di cesura tra un passato che sta tramontando, e
per il quale non abbiamo nostalgie, e un futuro che sta
nascendo e starà anche a noi
disegnare e inventare. Ma
qual è il cattolicesimo che
esce da Palermo? Esso presenta certamente tutta una serie di tratti noti ed estranei al
nostro modo di vivere la fede. Tra questi, ovviamente, la
struttura ecclesiologica così
fortemente imperniata sulla
gerarchia e il vescovo; la figura del papa, divinizzazione
dell’umano, per noi ai limiti
della bestemmia, e il suo peso specifico all’interno della
chiesa, per cui la sua parola
vale più di tutte le altre parole messe insieme. La sua presenza al convegno, se sotto
un certo profilo ha dato una
rilevanza e credibilità forte,
facendolo diventare un evento, dall’altra lo ha come
schiacciato sotto il proprio
peso, delimitandone gli spazi
di discussione.
Ciò detto, tuttavia, la sensazione è quella di una chiesa nella quale sta avvenendo
un processo di democratizzazione. Lento, certo, ma irreversibile. E in questo processo il vescovo assume una fisionomia piuttosto paterna,
in senso affettuoso e positivo. E il papa? Al di là dei titoli, delle genuflessioni, dei
baciamano, al di là dell’apparenza di ultimo monarca
assoluto, sorta di faraone del
nostro secolo, la percezione è
quella di un nonno. Amato e
rispettato come un nonno, figura insostituibile di riferimento. Ma, così come un
nonno è incapace di vivere
nel mondo dell’informatica,
il papa è seguito e ascoltato
quando parla dell’Evangelo,
meno quando affronta alcufti
argomenti dell’etica o tuona
contro il sacerdozio femminile e il matrimonio dei preti.
Può darsi dunque che il cattolicesimo di domani sarà
più simile a una forma di anglicanesimo.
Un altro processo importante che sta avvenendo è
quella che chiamerei «la rivoluzióne dei laici». Franco
Garelli, nella sua relazione
introduttiva, ha esortato i vescovi a non aver paura dei
laici e questi ultimi ad avere
maggiore coraggio e capacità
propositiva. Il convegno ha
preso atto non solo della fine
della Democrazia cristiana,
ma della fine di un partito
politico cattolico. Non ci sarà
più una De ma, ha chiesto
Garelli, in quali spazi i laici
potranno vivere la loro fede?.
E dunque necessario trovare
una dimensione laica della
fede. Il che vuol dire inventare per i laici modelli di spiritualità, praticabili nelle condizioni in cui essi vivono; ridurre la dissonanza tra radicamento nel mondo e ispirazione; valorizzare il ruolo
delle donne, ecc. Si tratta,
mutatis mutandis, di un avvicinamento ad alcune istanze
tipiche del valdismo medioevale? E, altra questione, sarà
il cattolicesimo italiano, dopo
aver fatto tacere e emarginato
tante voci che chiedevano un
rinnovamento, depauperato
di tante energie che annunciavano una nuova primavera, capace di trovare al proprio interno la forza di una
riforma?
Le analisi sociologiche dicono che oggi il cattolicesimo si troverebbe in una situazione di minoranza. Lo
zoccolo duro sarebbe costituito da un 12% della popolazione; il resto è massa più
o meno secolarizzata. A Palermo i cattolici hanno raccolto la sfida e rispondono da
una parte proponendosi come
custodi e portatori di un patrimonio di valori culturali e
umani capaci di rendere più
vivibile la società, e dall’altra riscoprendo la forza di
rinnovamento della parola
evangelica che rompe la rassegnazione e annuncia la novità del Regno. «Faccio nuove tutte le cose» era il motto
del congresso, dove il soggetto, come ha giustamente
detto il papa, è il Cristo. Sapranno le chiese cattoliche
vivere la sfida che viene dalla Parola e tradurla, come è
stato detto, in gesti di amore,
di agàpel II futuro lo dirà.
Ma se questa è la linea, allora il dialogo aperto con le
realtà evangeliche probabilmente proseguirà.
Per quanto ci riguarda è
chiaro che dopo Palermo dovremo prestare molta attenzione al cattolicesimo; rivedere alcune cose acquisite;
approfondire e meglio calibrare certe nostre analisi e
nello stesso tempo definire
meglio la nostra identità in
senso evangelico. Palermo
insomma è anche una sfida
per le nostre chiese.
'itso'
(nostro servizio)
Due gesti simbolici hanno
caratterizzato la giornata di
apertura del III Convegno
delle chiese cattoliche italiane
(Palermo 20-24 novembre):
vescovi e delegati delle diocesi sono confluiti verso la
Fiera del Mediterraneo (sede
dell’incontro) da vari punti
della città, a significare una
chiesa in cammino e un suo
«con-venire». Raggiunta 1’
area nella Fiera ai circa 2.500
membri dell’assemblea, ai
giornalisti, ai cineoperatori, a
tutti insomma, la Chiesa cattolica di Palermo ha offerto
«il pane dell’ospitalità», un
gesto antico con forti significati biblici.
Il motto scelto, «Il Vangelo
della carità per una nuova società in Italia» era accompagnato da una parola tratta
dall’Apocalisse: «Io faccio
nuove tutte le cose» (Ap. 21,
5). Tra le molte valenze esprimeva la coscienza del coinvolgimento e della responsabilità della Chiesa cattolica
nella crisi del paese, e la proposta di partire dalla carità
(noi diremmo dall’agàpe di
Dio) per ripensare il ruolo dei
cattolici. La parola biblica ancorava il progetto alla cristologia. Ma a quale Cristo? Sulla parete di fondo del grande
palco nell’aula magna della
Fiera dominava una gigantografia del «Cristo Pantocrator» che si trova nell’abside
nel duomo di Monreale.
In apertura il card. Camillo
Ruini, presidente della Conferenza episcopale, partendo da
Giov. 15, 9ss., ha sviluppato i
temi della gratuità dell’elezione e dell’intreccio tra libertà e
amore. Tra i messaggi augurali da segnalare quello del
sindaco di Palermo, Leoluca
Orlando, per l’impegno appassionato contro la mafia: e,
per rimanere in tema, un lungo applauso è stato tributato
alla memoria di don Pino Puglisi, prete di Palermo ucciso
dalla mafia. Applausi nutriti
anche ai «delegati fraterni»: ai
rappresentanti delle chiese e
Terzo Convegno ecclesiale dei cattolici: Palermo, 20-24 novembre
Una chiesa laica e democratica
La ricerca di una dimensione laica della fede e della spiritualità
stimola il confronto ecumenico tra i cristiani in Italia
Una delegata parla al 2.500 rappresentanti delle diocesi cattoliche italiane
vangeliche, dell’ebraismo e
dell’Islam.
11 21, in apertura dei lavori,
il prof. Giuseppe Laras, rabbino capo di Milano, ha sviluppato un’affascinante riflessione sulla figura di Noè che, pur
avendo conosciuto tre mondi,
quello della corruzione, della
distruzione e del rinnovamento, non ha conosciuto quello
dell’umanità solidale e perciò
il mondo è stato travolto dal
diluvio. Diversa la figura di
Abraino, nostro padre nella
fede. È poi toccato a Franco
Garelli, docente di sociologia
all’università di Torino, svolgere la relazione che ha indicato le linee politiche del convegno e a mons. Piero Coda,
docente di dogmatica alla
pontificia università del Luterano, fornire le coordinate
teologiche. Due ottime introduzioni. Poi i partecipanti si
sono divisi in gruppi di lavoro
sulle seguenti tematiche: «La
cultura e la comunicazione
sociale», «L’impegno sociale
e politico», «L’amore preferenziale per i poveri», «La famiglia», «I giovani». La serata del 21 confronto, in una tavola rotonda, con il pensiero
laico, rappresentato da Massimo ¿acciari, Ernesto Galli
Della Loggia e Saverio Vertone, ma il dibattito è stato inferiore alle aspettative.
Il 22 è stata la giornata degli evangelici e degli altri
«delegati fraterni». Domenico
Tomasetto, presidente della
Federazione delle chiese evangeliche, ha predicato il testo di Isaia 25, la visione del
banchetto del Regno, al quale
sono invitati tutti i popoli.
Una predica ascoltata con interesse e accolta con riconoscenza. Hanno poi parlato
Spiridione Papageorgiou, metropolita dell’arcidiocesi greco ortodossa d’Italia e Abdellatif E1 Kettani, direttore del
Centro islamico di Roma.
Il 23 l’attenzione si è concentrata sul papa. La giornata
è iniziata con una profonda
meditazione di Bruna Costacurta, docente di Antico Testamento alla Gregoriana di
Roma, sul cap. 12 dell’Apocalisse. È seguita una testimonianza di suor Anna Maria
Canopi, abbadessa a Novara
che ci ha introdotti nel mondo
della preghiera e della spiritualità. Poi gli sguardi si sono
magneticamente incollati sul
maxischermo dove cominciavano ad apparire le immagini
del papa: in un silenzio irreale
tutti attendono il momento del
suo ingresso in aula. Il papa
percorre a piedi l’ultimo tratto
di strada tra due cordoni di
boy-scout che stentano a trattenere la folla che vuole ba
Impressioni sul Convegno ecclesiale cattolico
Le idee forti devono ora vivere
nella prassi della chiesa locale
«Un Convegno schiacciato
sul papa - osserva Franco
Giampiccoli - non solo per la
sua presenza fisica in un certo senso un po’ ingombrante,
ma anche perché a lui si
guarda per avere indicazioni
circa il futuro e una benedizione sul lavoro svolto». Diverso il parere di mons. Pietro Giachetti, vescovo di Pinerolo: «Un convegno che ha
offerto, anche grazie all’intervento del papa, alcune idee
forti da vivere nelle proprie
realtà locali. La presenza della Chiesa cattolica vuole essere come un lievito nella società; un suo essere dentro la
società con tutte le sue contraddizioni, ma non come un
partito, bensì cercando di dare una testimonianza. I cattolici in Italia devono acquistare coraggio, senso di umiltà e
comunicare i lóro valori. C’è
tutto un patrimonio di cultura, anche popolare, che non
deve andare disperso. Siamo
minoranze cristiane in un
mondo secolarizzato; è possibile e opportuno collaborare
insieme».
«Ho percepito la relazione
di Garelli - dice Domenico
Tomasetto, presidente Fcei come la ricerca del paradigma di un nuovo integralismo,
senza però cadere negli errori
del passato e dunque valorizzando elementi come i laici,
le donne ecc. Mi ha colpito il
fatto che Garelli abbia demolito la proposta avanzata dal
card. Martini di una “pastorale che fa nascere una risposta
culturale”, parlando di una
proposta cultura organica che
porterà fatalmente con sé tutti
i difetti del passato. Mi domando perciò quale sia il disegno vero che sta sotto queste cose e che per il momento
non riesco a cogliere».
«Sono stata salutata con
grande calore - dice con soddisfazione, dopo aver stretto
la mano al pontefice, Almut
La pastora Almut Kramm
Kramm, pastora luterana a
Catania -. Io credo che la presenza di una donna pastora è
anche un segno per le donne
cattoliche e quella parte della
chiesa favorevole al sacerdozio femminile».
dargli la mano, o almeno toccargli la veste. Ecco, entra in
aula, tutti sono in piedi, allungano il collo per vedere questa bianca figura che incede
lentamente, lo acclamano, si
genuflettono, dalla commozione alcuni hanno il volto rigato da lacrime. Solenne si leva il canto: «Tu sei Pietro»
mentre guadagna il palco. Riceve l’omaggio del card. Ruini: «Padre santo!» gli dice varie volte nel breve messaggio
di saluto. Un prelato gli porge
il testo del discorso che, rinunciando a parlare dal trono,
leggerà dal podio in un silenzio attento, con voce ferma
ed energica: «“Ecco, io faccio
nuove tutte le cose”. Confessiamo e rinnoviamo la nostra
fiducia nel Signore della storia, nel “nuovo” che viene da
Dio e che salva il mondo.
Questo nuovo è Gesù Cristo.
Soltanto in Lui e a partire da
Lui possiamo capire pienamente l’uomo, il mondo e anche l’Italia di oggi; possiamo
orientarci a salvezza; possiamo trovare libertà, giustizia,
senso e pienezza di vita, nel
cammino verso la Patria
dell’eternità...».
Il 24 novembre i gruppi di
studio hanno concluso le loro
relazioni che sono state presentate all’approvazione in
seduta plenaria.
Maria Vingiani
Il Convegno
è stato
ecumenico
Prendendo la parola, l’ultimo giorno. Maria Vingiani,
segretaria del Sae, ha osservato che il convegno è stato
«importante anche dal punto
di vista ecumenico: la presertza tra noi dei “delegati fraterni” ortodossi, anglicani ed
evangelici ha proiettato visibilmente di fronte agli occhi e
al cuore di tutti la meta ardente dell’unità che è comandamento di Cristo e segno di
credibilità per i discepoli. Un
gesto importante che si è
compiuto: la consegna al papa da parte del pastore Franco
Giampiccoli della risposta
delle chiese valdesi e metodiste all’enciclica Ut unum sinv,
un ulteriore passo del dialogo
nella verità e nella carità. La
presenza accanto all’altare
deH’Eucaristia di alcuni delegati fraterni è stata pèr tutti
un ulteriore stimolo a percorrere questa strada di unità che
il Signore ci chiede e che tutti
noi desideriamo».
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
venerdì 8 DICEMBRE 1995
Assemblea del 16° circuito delle chiese valdesi e metodiste a Riesi
Che cos'è la fede? Un dato acquisito
0 un processo che dura tutta una vita?
Ivrea: le comunità ricordano Rabin
Beati coloro
che fanno la pace
ALESSANDRA TROTTA
onne, giovani, predi
calori locali»: tre temi, tre relazioni introduttive
(Edy Schmidt, Vitea Allegra,
Renato Salvaggio), tre gruppi
di lavoro per i delegati metodisti e valdesi all’assemblea
del 16° circuito tenutasi a
Riesi il 18-19 novembre.
Il gruppo di lavoro sulle
donne ha individuato nei
gruppi femminili degli spazi
ancora oggi preziosi di incontro, riflessione teologica e impegno nel sociale, essenziali,
fra l’altro, per inserirsi (attraverso l’adesione alle federazioni nazionali) nel circuito
dei grandi convegni internazionali. Avendo constatato,
peraltro, che raramente (al di
là delle forme più tradizionali: organizzazione, bazar, assistenza ai malati, ecc.) il
frutto di tanto impegno si riversa aH’estemo (ad esempio
nella preparazione di culti e
studi biblici), l’assemblea ha
invitato le chiese del Circuito
a valorizzare le attività svolte
all’interno dei gruppi femminili, utilizzandole per la crescita dell’intera comunità.
Un’ampia discussione hanno suscitato, nell’ambito del
gruppo di lavoro sui giovani,
i tanti interrogativi intorno ai
quali, per la relatrice Vitea
Allegra, ruoterebbero le ragioni della scarsa partecipazione dei giovani all’interno
delle nostre comunità: è lecito nelle nostre chiese esprimere entusiasmo? E lecito
nelle nostre chiese vivere il
dubbio? La fede non è forse
per lo più vissuta come un
dato acquisito una volta per
sempre, piuttosto che come
l’oggetto di un processo continuo e inesauribile di ricerca? Nei nostri giovani, più
che rafforzare 1’«identità storico-culturale» non dovremmo forse preoccuparci di
rafforzare l’identità di evangelici, tornando a predicare la
Il Centro diaconale «La Noce» di Paiermo risponde anche ai bisogno di integrazione degii immigrati
«pazzia» dell’Evangelo? Difficili le risposte. È stato raccolto, comunque, l’auspicio
finale di una maggiore disponibilità ad ascoltare i giovani,
spesso capaci di esprimere
una teologia ricca, spontanea,
felicemente «eretica».
L’assemblea ha, per finire,
pienamente condiviso le
preoccupazioni espresse da
Renato Salvaggio per la condizione di sostanziale isolamento in cui vivono i pochi
predicatori locali presenti nel
territorio del circuito (per i
quali si avverte l’esigenza di
incontri di aggiornamento basati su una maggiore aderenza ai problemi della testimonianza e di incontri annuali
analoghi ai colloqui pastorali)
e per il freno alle nuove vocazioni, almeno in parte determinato dall’eccessiva difficoltà dei programmi di formazione e dalla quasi totale
mancanza di sostegno nella
fase di preparazione. Tali ultime considerazioni hanno
portato l’Assemblea ad approvare un ordine del giorno
che suggerisce la divisione
del territorio del 16° circuito
Per Natale
se vuoi regalare un libro
rivolgiti alle librerie
evangeliche.
Questi gli orari:
La libreria Claudiana di Milano, tei. 02'76021518, sarà
aperta giovedì 7 dicembre (S. Ambrogio), venerdì 8, domeniche 3, 10, 17, 24 con il consueto orario 9-13 e 15-19.
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aperta venerdì 8 dicembre e domeniche 10, 17, 24 con
l’orario 9,15-13 e 15-19; i sabati 16 e 23 l’orario sarà continuato, posticipando la chiusura alle 19 (orario feriale 9,1519; sabato 9 dicembre ore 9,15-13).
La libreria Claudiana di Torre Pellice, tei 0121-91422,
sarà aperta venerdì 8 dicembre,' domeniche 17 e 24 (orario
consueto: 9-12,30 e 15-19):
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sarà aperta le domeniche 17 e 24 dicembre (orario consueto: 9,15-13 e 16-19,30).
in 3 zone, e la creazione di
corsi di preparazione e gruppi
di sostegno «in loco».
Domenica 19 novembre ai
delegati metodisti e valdesi si
sono aggiunti i delegati battisti, per l’ormai tradizionale
incontro congiunto autunnale,
quest’anno dedicato all’impegno delle chiese e dei credenti di fronte ai problemi dell’immigrazione e del razzismo. Raffaele Volpe ha introdotto il tema ricordando che
per il cristiano il «prossimo»
da, amare non è un dato costante e assoluto, al quale si
contrappone in modo egualmente costante il «non prossimo»: «prossimo è invece la
persona alla quale di volta in
volta ci si fa prossimi» (Luca
10, 36), e cioè colui che ci
chiama perché ha bisogno del
nostro aiuto.
Alfonso Manocchio ha invece illustrato le molteplici
letture (psicologica, sociologica, storica) del fenomeno
del razzismo, evidenziando
in particolare come il «diverso» sia avvertito come un pericolo soprattutto dai gruppi
dall’identità debole e come
lo «spazio del razzismo» derivi da una assolutizzazione
del patrimonio mitico (razza,
nazione, classe) di un popolo, laddove tale patrimonio
dovrebbe, invece, sempre rimanere ancorato a valori universali.
Dopo aver ascoltato l’accorata testimonianza del fratello
Wiwolok (nigeriano, predicatore locale della Chiesa metodista di Palermo) e i canti di
un gruppo di sorelle e fratelli
filippini provenienti da Reggio Calabria, i delegati hanno
tentato di individuare spazi
concreti di azione. Utile, in
questa prospettiva, il racconto
delle esperienze delle chiese
già da anni impegnate non solo socialmente sul fronte
deU’immigrazione, ma anche
nella costruzione di «comunità integrate»: le nostre chiese, è stato sottolineato, devono essere pronte a soddisfare
non solo i bisogni materiali,
ma anche quelli spirituali dei
tanti immigrati evangelici alla
ricerca, nelle città di approdo,
di luoghi per pregare e incontrare sorelle e fratelli della
stessa fede.
Rappresentanti vanesi in Westfalia
Allo studio delle
opere diaconali
GIANNI ROSTAN
Dal 21 al 26 novembre
scorsi una delegazione
della Chiesa valdese (Unione
delle chiese valdesi e metodiste) ha visitato ufficialmente
la Chiesa evangelica della
Westfalia, calorosamente accolta dall’Oberkirchenrat dr.
Ulrich Beyer, membro del
Landeskirchenamt (direzione)
della Chiesa evangelica della
Westfalia e dal presidente dr.
Hans-Martin Linnemann.
La delegazione ha avuto
l’opportunità di visitare opere
diaconali, centri sociali e di
formazione a Wuppertal, Villigst, Kamen, Soest, Dortmund e a Bielefeld, e di incontrare numerosi rappresentanti e dirigenti delle opere e
della Chiesa evangelica, con
particolare riguardo ai temi
dell’assistenza domiciliare,
della formazione dei pastori,
dei progetti di assistenza nei
paesi del sottosviluppo, della
disoccupazione e dell’assistenza ai disabili.
Si è avuto anche un incontro alla periferia di Dortmund
con gli amici del Freundeskreis der Waldenser-Kirche e
con i giovani del Gruppo ecumenico «Martin Luther King»
e del «Christl. Initiativ - und
Studienzentrum», collegati
con il Centro diaconale «La
Noce» di Palermo.
La visita si è conclusa domenica 26 novembre con il
culto nella Nicolaikirche di
Bielefeld, dove ha predicato
il prof. Paolo Ricca. Facevano parte della delegazione chi
scrive, il presidente della
Commissione sinodale per la
diaconia pastore Paolo Ribet,
il decano della Facoltà valdese di teologia prof. Paolo Ricca, il direttore del Centro servizi amministrativi Andrea
Ribet, l’assessore ai Servizi
sociali del Comune di Torre
Pellice Vera Coisson e Maria
Margherita Rollier, presidente del Concistoro di Milano.
Notizie evangeliche
agenzia stampa
abbonamento annuo L. 50.000
CINZIA CARUGATI VITALI
M artedì 14 novembre la
comunità ebraica di
Ivrea ha commemorato il premier israeliano Yitzhak Rabin
assassinato il 4 novembre a
Tel Aviv, in un incontro pubblico che ha visto la partecipazione anche del vescovo
Luigi Bettazzi, del pastore
valdese Gregorio Plescan e
dell’anziano della chiesa dei
Fratelli, Giampirro Venturini.
Dopo l’introduzione di Raffaele Pugliese, della comunità
ebraica eporediese, e il ricordo di Giuseppe Tedesco della
comunità ebraica di Torino,
particolarmente sentito e
commovente è stato l’intervento di Keren Reghev, una
ragazza israeliana, rappresentante in Italia dell’Unione
mondiale degli studenti ebrei,
che ha invitato tutti i presenti
a unirsi a lei nel canto della
canzone, simbolo della speranza, cantata da Rabin poco
prima di essere ucciso.
Il vescovo Bettazzi ha espresso la solidarietà di tutta
la comunità cattolica nella
condivisione di un cammino
significativo di pace. Riflettendo sulle parole dell’ultimo
discorso di Rabin, in particolare «la pace non è solo una
questione di preghiere», mentre già era in agguato l’assassino, ha sottolineato il pericolo sempre presentò di strumentalizzare la parola di Dio.
Il vescovo ha concluso leggendo il Salmo 37.
Il pastore Plescan ha centrato il suo intervento sulla beatitudine di coloro che si adoperano per la pace, spiegando
che aveva scelto di portare
l’annuncio dell’amore di Dio,
malgrado il lutto, perché la
commemorazione di Rabin
non diventasse un funerale nel
senso più terribile della parola. Si è quindi soffermato
sull’immagine della tensione
profetica di chi è ispirato per
capire gli avvenimenti intorno
ir circuito
Convegno
dei monitori
DOROTEA MACK
GIANNI MUSELLA
La collaborazione sempre
più stretta tra le chiese
battiste, metodiste e valdesi
dell’11° circuito si evidenzia
in modo più stretto nella formazione comune dei predicatori locali e dei monitori. A
Ecumene, nei giorni 18-19
novembre, i monitori di scuole domenicali si sono incontrati per mettere a punto le loro esperienze. Il prof. Sergio
Rostagno ha avviato una riflessione sulla distribuzione
della Santa Cena ai bambini,
alla quale è seguito un vivace
dibattito, nel corso del quale i
partecipanti hanno messo in
luce le loro esperienze.
Importanti sono state le
animazioni bibliche prodotte
da alcuni gruppi (in particolare Roma Montesacro e Roma piazza Cavour). Sotto la
guida di Peggy Bertolino i
partecipanti si sono esercitati
in esperienze di animazione
musicale. È questo il terzo
incontro che i monitori tengono in comune e in tutti è
viva la voglia di continuare,
nonostante le difficoltà organizzative.
a lui e per dire qualcosa oggi.
Nonostante la morte atroce
Rabin, come altri (Martin
Luther King, Gandhi, Bonhoeffer), sarà chiamato figlio
di Dio .perché ha permesso di
vedere un Dio di pace e non
di guerra. A conclusione del
suo intervento Plescan ha ripetuto per Yitzhak Rabin le
parole della beatitudine dei
facitori di pace.
Giampirro Venturini ha
portato il saluto delle chiese
evangeliche dei Fratelli e ha
ricordato la statura morale di
Rabin, morto sul campo di
battaglia per la pace; ha ricordato il pianto e il commovente discorso della nipote, il
pianto e il coraggioso discorso della moglie Lea. Ha poi
letto alcuni versetti del capitolo 7 dell’Ecclesiaste e le parole dell’ebreo Gesù «amate i
vostri nemici». Alla fine del
suo intervento Venturini ha
ripetuto, come il pastore Plescan, che Rabin ha agito con
spirito profetico.
Pre(Jicatori veneti
Laboratorio
di omiletica
PASQUALE CASTELLUCCIO
Da circa due anni, a scadenze quasi trimestrali, i
predicatori locali del Tri veneto si incontrano presso la comunità battista di Marghera
per una giornata di «laboratorio di omiletica». L’iniziativa,
patrocinata dalla Federazione ■
delle chiese evangeliche del
Nord-Est e guidata dal collettivo teologico della stessa, intende venire incontro a quei
fratelli e sorelle impegnati nel
ministero della predicazione.
In tali sedute di studio vengono loro offerti strumenti tecnici per la preparazione del
sermone.
Gli incontri sono sempre
costruttivi ed edificanti, la
partecipazione si fa di volta
in volta più sentita. L’ultima
giornata di esercitazione ha
visto insieme i predicatori di
quasi tutte le denominazioni
operanti in zona, dai pentecostali ai luterani, e anche questo contribuisce a consolidare
una forma di ecumenismo fra
evangelici di cui si sente sempre più la necessità.
I predicatori locali, alcuni
iscritti a corsi di teologia per
corrispondenza ma isolati
l’uno daH’altro geograficamente, da tempo avvertivano
la necessità di uno scambio di
idee e riflessioni che li aiutasse ad affrontare il testo biblico
per poterlo comprendere, interpretare e trasmetterlo al popolo di Dio in attesa. Una dispensa sulla storia di Israele o
di introduzione al Nuovo Testamento può essere letta e
studiata a casa, ma un lavoro
di esegesi e di preparazione
alla predicazione si è scoperto
che è più incoraggiante ed entusiasmante se si fa in gruppo.
Nel corso della giornata
(giacché tale lavoro dura a
lungo, e si mangia anche insieme) vengono preparate meditazioni, in gruppi o individualmente, lette e commentate
più tardi dai presenti. A volte
si è perfino molto critici. I
partecipanti portano con sé
Bibbia, Chiave biblica e Dizionario biblico, carta, penna,
panini e il desiderio di servire
il Signore che li ha chiamati.
5
VENERDÌ 8 DICEMBRE 1995
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Aiuti per l'orfanotrofio di Novi Vinodoiski
Una nuova cucina per i 50
bambini della casa Mazuramici
RENATO COÏSSON
Novi Vinodoiski è una
bella cittadina in riva al
mare, a 70 km a sud di Rijeka
(Fiume), sulla strada che
scende verso la Dalmazia. Al
centro della città si trova la
«Djecji Dom Draca Mazuramici», uno degli orfanotrofi
che come Servizio rifugiati e
migranti della Fcei seguiamo
fin dal 1993, dietro segnalazione della Chiesa evangelica
di Rijeka. L’orfanotrofio è situato nella vecchia casa della
famiglia Mazuramici, un’antica famiglia di intellettuali e
poeti. La casa è stata adattata,
utilizzando tutti gli spazi disponibili, per ospitare dai 45
ai 50 bambini.
Attualmente gli ospiti sono
47 e provengono in gran parte
dalle zone occidentali della
Croazia, ma ci sono anche diversi bambini originari delle
zone calde del conflitto e della Bosnia. Gli ultimi ad arrivare sono stati cinque fratellini bosniaci, dai 4 ai 14 anni,
la cui madre è morta a causa
della guerra; sono stati messi
insieme in una grande stanza,
pulita e ordinata, perché potessero ricostruirsi un’apparente realtà di vita familiare.
Sono lì da un mese e gli altri
ragazzi hanno condiviso con
loro i giocattoli.
Nel visitare la casa siamo
rimasti colpiti dalle carenze
di alcune strutture, in particolare la cucina e i servizi igienici, dove non mancava la
pulizia ma tutto era più che
vetusto. Grazie a un grosso
contributo della Chiesa protestante luterana e riformata di
Milano, abbiamo potuto offrire le attrezzature per rifare
la cucina. Questo dono è stata la molla per ottenere dal
ministero il finanziamento
per il rifacimento dei pavimenti e la piastrellistica delle
pareti, sia della cucina che di
uno dei servizi.
Giovedì 23 novembre la direzione della casa ha voluto
esprimere la propria riconoscenza con una semplice inaugurazione. Tre bambine hanno letto dei messaggi e poi è
seguito un pasto insieme ai
ragazzi. Erano presenti anche
i rappresentanti della Chiesa
evangelica di Rijeka, che avevano seguito l’iter dei lavori.
La più felice, era la cuoca che
pastori Jovan Mrcella e Lino Lubiana che coordina gli aiuti degli
evangelici
sorrideva dietro la bella cucina a gas che non faceva certo
rimpiangere il vecchio fornello a carbone tutto fessurato e
maleodorante, mentre gli
ospiti potevano apprezzare le
sue doti culinarie. Ora il lavoro sarà facilitato e questo contribuirà certamente alla serenità della vita di tutta la casa.
Avventisti italiani
»
Contro
l'usura
Da ormai quasi un anno la
Chiesa avventista del T giorno, con parte dei fondi provenienti dall’otto per mille, e la
Cassa di Risparmio di Perugia continuano la loro lotta
contro l’usura venendo in
aiuto di molte famiglie in difficoltà. La fondazione «Adventum», fondo per la solidarietà e l’antiusura, costituita a
tale scopo, interviene non solo nei confronti di coloro che
si trovano sotto usura ma anche di coloro che ne sono
usciti e che non vogliono più
ricadérvi. Uno degli scopi
principali della fondazione è
quello di svolgere un’opera di
prevenzione (aiutando chi si
trova in difficoltà finanziarie
ed è tentato di rivolgersi a
prestiti usurai) e di sensibilizzare l’opinione pubblica.
Gli interessati possono rivolgersi al numero di telefono 06-3211207, fax 3210757
e saranno ricevute il martedì
di ogni settimana dalle ore 14
alle ore 17,30.
Una giornata di studio organizzata dal Sae milanese
La Cena oltre la ritualità
MYRIAM MARCHESELLI
Divina liturgia. Eucaristia,
Santa Cena: tre modi diversi dati ai credenti per unirsi a Cristo. Anche se tuttora
divisi tra loro, nonostante la
radice unica che si trova nella
Sacra Scrittura. Basilio il
grande, Giovanni Crisostomo, Agostino, Tommaso d’
Aquino, Lutero, Zwingli,
Calvino hanno influenzato
insieme ad altri il cammino
di queste celebrazioni che
fanno memoria della morte e
della resurrezione del Signore. Ciascuna porta in sé la
storia delle confessioni cristiane, le loro teologie ed ecclesiologie spesso divergenti.
Al punto che non è oggi possibile una mensa comune, nonostante l’unico battesimo e
le molte affermazioni ecumeniche e le perorazioni sulla
riconciliazione.
Sul tema «Fate questo in
memoria di me» (Luca 22,
19; 1 Cor. 11, 24) si è dibattuto nell’XI giornata di studio
per una catechesi ecuhienica
organizzata il 19 novembre
IL CENTRO INCONTRI
DI MONTEFORTE IRPINO
in collaborazione con il Coordinamento evangelico
migranti del Napoletano organizza dal 28 dicembre al
1° gennaio un campo invernale sul tema
Il diverso che ci cambia
Il campo, che utilizzerà tecniche di animazione e privilegerà il lavoro in gruppo, si articolerà in quattro sessioni
1) Quadro generale: cenni storici, rapporto Nord-Sud,
legislazione, incidenza demografica ed economica;
2) Dinamiche sociali e modifiche culturali: analisi delle reazioni (accettazione, tolleranza, convivenza,
solidarietà, ghettizzazione, xenofobia);
3) Le religioni fra conflitto e dialogo',
4) Le chiese protestanti: il passaggio dall’accoglienza
(«essere chiesa insieme») alla ricerca teologica
(teologia e linguaggi).
Per informazioni dettagliate su programma, orari e altro rivolgersi al Centro incontri del Villaggio evangelico, via Rivarano 18/1, 83024 Monteforte Irpino (Av),
tei. e fax 0825-682698, oppure al past. Antonio Squitieri tei. 081-8279321.
dal Sae milanese, con la partecipazione di padre Traian
Valdman, teologo ortodosso e
parroco della comunità romena di Milano, di mons. Giovanni Giavini, direttore dell’ufficio catechistico della
diocesi di Milano, e del pastore Antonio Adamo, eletto
proprio nello stesso giorno
primo pastore della comunità
valdese di Milano a partire
dal prossimo settembre.
I primi due oratori hanno
presentato con ricchezza di
sfumature le celebrazioni delle loro confessioni, soffermandosi sulle motivazioni e
sui significati dei vari momenti liturgici. Prezioso l’intervento del pastore Adamo
che, prima di svolgere un excursus storico-teologico sulla
Santa Cena fino a Leuenberg
1973, ha ricordato la «sana
provocazione» di Marcus
Barth che raccomanda di collocare la Cena nel contesto
della Pasqua ebraica, in cui si
esprime gioia, ricordo, ringraziamento e soprattutto attesa del futuro. Ha poi posto
dei quesiti importanti per la
formazione dei catechisti: come superare l’aspetto rituale
e inserire la Cena in un pasto
non più triste ma gioioso, capace di recuperare il senso
della comunità nel perdono e
nella riconciliazione? Come
trasformare il segno di divisione che attualmente accompagna la Cena, in segno di
unità?
Molto attento il centinaio
di presenti che ha dato vita a
un esteso dibattito. Si ricorda
l’intervento di padre Rinaldo
Falsini, noto liturgista, che ha
raccomandato, per l’educazione ecumenica dei catechisti, di partire dal documento
interconfessionale Bem, licenziato a Lima nel 1982: un
testo valido ma perfettibile:
ma soprattutto si parta dalla
preghiera eucaristica dei primissimi secoli, comune a tutti. Nel quarto secolo non ci
sono ancora divisioni e non si
esprimono le teologie, ma la
fede: in essa, per esempio,
non si parla di «presenza reale», categoria filosofica successiva, ma di presenza vera
di Cristo nella sua Cena.
«La famiglia dell’obbligo».
Campo intergenerazionale
a Bethel dal 27 dicembre al 2 gennaio
«Chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli?»
(Marco 3, 33)
Incontriamoci - genitori, figlie e figli - per riflettere insieme su che cosa è e su che cosa è diventata la famiglia, al di
là del mito e del pregiudizio.
Ritroviamoci fra generazioni diverse per cercare insieme
di capire che cosa succede, per esempio, quando figli e figlie crescono nella prospettiva di rimanere con i genitori fino a venticinque, treni’anni e magari oltre, prolungando indefinitamente l’età dell’adolescenza: un caso assai raro fino
a pochi decenni fa, ma di questi tempi sempre più normale.
Proviamo a mettere a confronto le nostre idee e le nostre
esperienze familiari e a interrogarci reciprocamente sulle
conseguenze che i diversi modelli di famiglia possono avere
sui rapporti di una persoha con Dio e con la società.
Chissà che non ci riesca di imparare gli uni dalle altre ad
affrontare con maggiore consapevolezza e serenità alcune
delle sfide più importanti che il nostro tempo rivolge a ciascuna e ciascuno di noi?
Per informazioni sul campo e iscrizioni rivolgersi a Beatrice
Grill, Frazione Doviziosi, 87045 Dipignano (Cs), tei. 0984621490.
PRAMOLLO — Una nuova nota di gioia nella nostra comunità è data dalla nascita del piccolo Elia, di Elisa Beux e di
Roberto Sappé; ci rallegriamo con i neogenitori e circondiamo il bimbo con il nostro affetto.
MILANO — L’assemblea della chiesa valdese, riunita il 19
novembre, ha eletto quale pastore titolare Antonio Adamo,
a cui vanno gli auguri di buon lavoro.
• Lunedì 20 novembre è deceduto, dopo una lunga malattia,
il fratello Gianfranco Cerrina Peroni, fino all’ultimo impegnato nel Concistoro. La comunità tutta rinnova ai familiari
l’espressione della simpatia cristiana e della certezza di fede
nella resurrezione dei morti in Cristo, Signore della vita..
TORRE PELLICE — Nel rinnovare al pastore Bruno Rostagno i nostri rallegramenti per la rielezione avvenuta nel corso dell’assemblea di chiesa di,domenica 19 novembre, chiediamo a Dio di benedire il suo servizio per la nostra chiesa
e per la chiesa tutta.
• Numerose sono le occasioni di incontro che ci sono offerte, e di questo siamo riconoscenti al Signore. Nel pomeriggio del 19 novembre l’Unione dei Coppieri ci ha invitato a
partecipare a una «gara di torte». Il ricavato della simpatica
iniziativa è stato devoluto alla chiesa di San Giovanni, per i
lavori necessari al tempio. Un altro momento di incontro si
è avuto sabato 25: le corali di San Germano, San Giovanni
e Torre Pellice, nel ricordo di Marcella Peyrot Bellora, ci
hanno offerto una bella serata musicale e l’occasione di dare un fraterno contributo per il tempio di San Giovanni e
per l’Uliveto.
• L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato in occasione dei funerali di Splendida Geymet ved. Boz, Corrado
Charbonnier, Aldo Prochet e Davide Bertin.
SAN GERMANO — L’assemblea di chiesa del 19 novembre
ha riconfermato quasi tutti gli anziani aventi terminato il
primo e il secondo quinquennio di servizio nell’ambito del
Concistoro e ha eletto quali nuovi anziani Gustavo Bleynat
e Carla Bounous. Alla sorella Elvira Long Valente e ai
fratelli Clemente Beux e Bruno Sappé, che hanno chiesto
di non venire rieletti, va la nostra più profonda riconoscenza per il loro fedele servizio. Ai nuovi membri del Concistoro l’augurio sincero per un proficuo e benedetto lavoro al
servizio della comunità.
• La successiva assemblea di chiesa del 3 dicembre ha eletto il nuovo pastore, con 150 voti su 154 presenti, nella persona di Luciano Deodato.
• Purtroppo il fratello Alfonso Soulier, di 81 anni, e la sorella Dda Peyronel ved. Griot, di 94 anni, ospite da lunghi
anni del nostro Asilo, ci hanno lasciati. L’annuncio della resurrezione in Cristo è stato dato in occasione dei loro funerali i giorni 29 e 30 novembre. Alla vedova, al figlio e ai familiari tutti di Alfonso Soulier come ai numerosi nipoti di
Ilda Griot la comunità rinnova l’espressione della sua cristiana fraterna simpatia.
Fondazione «Dott. Enrico Gardioi»
Via Beckwith 1 -10066 Torre Pellice (To)
Bando di concorso
per l’assegnazione di borse di studio per l’università
Gli studenti valdesi che intendano avviarsi agli studi universitari per esercitare nelle Valli le professioni di medico, notaio,
avvocato, segretario comunale, possono richiedere una borsa di studio entro il 15 gennaio 1996, indicando:
- facoltà universitaria prescelta (Medicina o Giurisprudenza)
- condizioni economiche personali e familiari (copia della dichiarazione dei redditi)
- previsione delle spese che intendono pagare con la borsa
di studio.
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla Presidenza del Collegio Valdese, via Beckwith 1 - 10066 Torre Pellice (To) - tei.
0121^91260, fax 0121-932272
L’Unione cristiana
evangelica battista
d’Italia
ricerca
un responsabile locale per il Villaggio della
Gioventù di Santa Severa da inquadrare nel
ruolo diaconale.
Quanti fossero interessati sono pregati di presentare domanda, corredata di curriculum vitae,
da far pervenire entro e non oltre il 20 dicembre 1995. Le domande dovranno essere inviate, anche a mezzo fax, al seguente indirizzo:
Ucebi, piazza San Lorenzo in Lucina 35,
00186 Roma
L’inserimento avverà dal 1° febbraio 1996
nell’osservanza di quanto disposto al riguardo
dal Regolamento deirUcebt, del quale gli interessati potranno richiedere copia agli uffici (tei.
06-6876124, 6872261; fax. 06-6876185).
6
PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
venerdì 8 DICEMBRE 1995
«Rivelazione di
Gesù Cristo, che
Dio gli diede per
mostrare ai suoi
servi le cose che
devono avvenire
tra breve, e che egli
ha fatto conoscere
mandando il suo
angelo al suo servo
Giovanni. Egli ha
attestato come parola di Dio e testimonianza di Gesù
Cristo tutto ciò che
ha visto.
Beato chi legge e
beati quelli che
ascoltano le parole
di questa profezia e
fanno tesoro delle
cose che vi sono
scritte, perché il
tempo è vicino!
Giovanni, alle sette chiese che sono
in Asia: grazia a voi
e pace da colui che
è, che era e che viene, dai sette spiriti
che sono davanti al
suo trono e da Gesù
Cristo, il testimone
fedele, il primogenito dei morti e il
principe dei re della
terra.
A lui che ci ama,
e ci ha liberati dai
nostri peccati con il
suo sangue, che ha
fatto di noi un regno e dei sacerdoti
del Dio e Padre suo,
a lui sia la gloria e
la potenza nei secoli dei secoli. Amen.
Ecco, egli viene con
le nuvole e ogni occhio lo vedrà; lo vedranno anche quelli che lo trafissero,
e tutte le tribù della
terra faranno lamenti per lui. Sì,
amen. “Io sono
l’alfa e l’omega”,
dice il Signore Dio,
“colui che è, che
era, e che viene,
l’Onnipotente”»
(Apocalisse 1, 1-8)
«Colui che attesta
queste cose, dice:
“Sì, vengo presto!”
Amen! Vieni, Signore Gesù!»
(Apocalisse 22, 20)
MARANATHA! VIENI SIGNORE!
Gesù non è né un bimbo, né un ricordo, né un simbolo:
è il Signore. Anzi, è il Signore che viene
TEODORA TOSATTI
Ogni anno, cominciando con
la mia chiesa quel periodo
detto Avvento (venuta) in cui ci
si prepara a ricordare la nascita
di Gesù, mi piace tanto immergermi nelle nostre commoventi
tradizioni, inni, albero; Gesù
viene, nasce, è nato!
Eppure mi sento anche tanto
vicina a quei cristiani che il Natale non lo celebrano, perché vedo un rischio grosso in questo
Gesù bambino sorridente e infreddolito: quello di dimenticare
che è cresciuto da diversi secoli;
che ora, mentre io scrivo e mentre voi leggete, Gesù non è né un
bimbo, né un ricordo, né un simbolo: è il Signore.
Anzi, il Signore che viene, con
cui abbiamo appuntamento al
compiersi di tutta la nostra storia; ma leggendo non è facile
raccapezzarsi, l’immagine oscilla fra Dio e Gesù, fra il presente
e il futuro... Chi, quando viene?
Colui che è
già venuto tornerà
Colui che viene sulle nubi è
colui che fu trafitto: dunque è Gesù, quello del sermone
Preghiamo
Siamo il deserto, siamo l’arsura, maranàthà, maranàthà;
siamo il vento, nessuno ci ode, maranàthà, maranàthà!
Siamo la fame, nessuno ci nutre, maranàthà, maranàthà;
siamo il freddo, nessuno ci copre, maranàthà,
maranàthà)
Siamo le lacrime, nessuno ci asciuga, maranàthà, maranàthà;
siam le catene, nessuno ci scioglie, maranàthà,
maranàthà!
Siamo le tenebre, nessuno ci guida, maranàthà;, maranàthà;
siamo il dolore, nessuno ci guarda, maranàthà,
maranàthà!
(canto liturgico)
sul monte e del Golgota, l’unico, alla faccia di tutte le mistificazioni in cui abbiamo tentato
di costringerlo (il Cristo particolare dell’una o dell’altra chiesa,
il grande maestro dei moralisti,
l’iniziato delle sette esoteriche...).
Ma è anche l’Uomo vero, secondo la mente di Dio: quella figura umana che Daniele vedeva
venire sulle nubi per ricevere un
regno umano e definitivo, dopo
che quattro bestie mostruose si
erano scontrate cercando di affermare ciascuna il proprio potere. L’Uomo è quel Gesù cui,
malgrado la nostra dogmatica,
spesso stentiamo a riconoscere
una reale umanità (sappiamo
che cosa ha detto e fatto, ma
non ci sentiamo troppo impegnati; in fin dei conti, lui era
Gesù Cristo!) o continuiamo a
ricacciarlo nel passato (sappiamo che cosa ha insegnato, ma
non ci sentiamo troppo impegnati: in fin dei conti, erano altri
tempi); ebbene, no: lui è l’Uomo nella sua autentica realtà, ed
è l’uomo di domani.
Sulle nubi
Dio viene in Gesù
X^o/kì che era, è e sarà»:
così nella tradizione
ebraica si articolava il nome
dell’Eterno, esprimendo la sua
signoria sul tempo e sullo spazio, la sua solidità e fedeltà; qui,
al nocciolo dell’avventura umana, egli stesso assume un nome
nuovo: «Colui che è, che era e
che viene»: che interviene per le
sue creature, non più lontano,
nella sua sfera irraggiungibile.
Ma qui bisogna ripercorrere la
lunga storia della nostra nube:
aveva guidato il popolo ebraico
nel deserto, durante l’esodo, luminosa per gli ebrei, opaca per i
nemici, illuminava la notte e
ombreggiava di giorno, segnava
i tempi della marcia e della sosta. Una nube aveva nascosto
Gesù ai suoi amici, e una nube
ce lo restituisce, secondo la sua
stessa promessa. Dalla nube Dio
interroga e risponde, sulle nubi
cavalca alla conquista della nostra storia... con quest’uomo portato dalle nubi è l’Eterno a intervenire!
Interviene intrecciando misericordia e giudizio. Giudizio, perché Gesù noi l’abbiamo gettato
via, mentre Dio lo ha rialzato e
lo ha posto sulle nubi della sua
potenza; il crocifisso vivente e
risorto è il Signore del futuro,
stagliato sullo sfondo dell’eternità, e tutto ciò che è senza di lui
e contro di lui decade, crolla, è
inconsistente, e il mondo che noi
abbiamo organizzato (con tanti
dei nostri «valori») è incompatibile con il mondo nuovo di Dio;
né c’è posto per quei trionfalismi
che trasformano la croce del
Golgota in quella di Costantino,
o di tanti altri... Ma è un giudizio
misericordioso: la croce non è
dimenticata e l’incarnazione non
è ritrattata; la gente si batte il
petto e riconosce finalmente la
verità; e, soprattutto, è Dio a intervenire, a ribaltare questo nostro mondo; egli non rinuncia al
suo sogno, ha ancora delle novità in serbo per noi ed è proprio
questa la nostra unica speranza.
Oggi e domani
In realtà il testo parla al futuro:
verrà; ma è un futuro che funziona da presente: viene. È un
futuro presente perché è donato
in Gesù, ma Gesù - il primogenito - è appunto il nostro futuro, e
se non è ancora di nuovo trasparente fra noi, è però sempre con
noi per la forza creatrice del suo
Spirito. C’è una lontananza dagli
occhi che non è assenza dal cuore: non si tratta di scomparsa e
abbandono, ma di promessa e
misericordia, in cui è offerta la
grazia di un’attesa operosa, anziché inerte.
«Signore, quando sarà?», lo
sappiamo, è domanda proibita:
tempi e momenti non ci riguardano. Ma adesso, in questi terribili
anni in cui nei nostri paesi Cristo
non è apertamente combattuto
ma esaltato, mistificato, edulcorato, sono affidati a noi due mes
saggi da predicare; prima di tutto, che alla fine della storia umana l’appuntamento non è col caos
o con qualche ordinamento ingiusto e trionfante, ma con Gesù;
e in secondo luogo che se il nostro futuro è quel Gesù di Nazaret che fu respinto duemila anni
fa, allora il suo Evangelo è in vigore adesso, non in qualche mitica età dell’oro di ieri o di domani. Non si tratta di promuovere
nuovi integralismi, né di abdicare
al faticoso compito di fissare percorsi realistici, ma di non lasciar
dimenticare o edulcorare quel
che l’Evangelo ha da dire: della
chiesa, nei nostri rapporti ecumenici; dell’uomo, nelle nostre decisioni in materia di immigrazione - che sarà certo un banco di
prova delle reali convinzioni di
noi cristiani - e in materia di nomadi, lavoro, scuola, sanità, gestione delle risorse.
Altrimenti il Natale si riduce
a un simbolo, come le antiche
feste del raccolto e della primavera, e la tenerezza davanti alla
vita che sboccia nelle contrarietà, la dolcezza del calore familiare finiscono per riassorbire
la fede nel crocifisso risorto, per
addormentare l’attesa e la testimonianza.
Una festa
di compleanno
L5 avvento che toma ogni dicembre non è che la piccola parabola di un Avvento grande, definitivo, istituito non dalle
nostre tradizioni liturgiche ma
dalla promessa di Dio; non prepariamoci dunque a tener vivo
col nostro ricordo un Gesù inghiottito dal passato, ma a festeggiare il compleanno del Risorto, il Vivente. E allora che
tutta la nostra vita diventi avvento, attesa operosa, predicazione,
testarda richiesta, come nella
preghiera di Gesù, e nell’antica
implorazione cristiana: Maranàthà! {Il Signore viene, ma
anche Vieni, Signore!): venga.
Signore, avvenga, si instauri il
tuo regno!
M Note
omiletiche
L'avvento è spesso contestato o mitologizzato.
Di qui la scelta di un testo
che presenta la tensione
cristiana fra presente e
futuro.
Il V. 7 sottolinea che
quello della gloria e della
vittoria è il Cristo della
Passione. Nella storia si è
cercato di sostituire il Gesù «genuino» con qualche
sua storpiatura che fondasse l'una o l'altra tradizione religiosa o avvallasse determinati fenomeni
sociali o politici. Il rischio
mi sembra più che mai vivo oggi: Cristi esoterici
(sincretismi), intimisti (politiche borghesi), moralisti
(filantropie, sociologie).
Ebbene, Cristo è uno solo:
Gesù. Ed è lui l'uomo vero: figlio deil'uqmo di Daniele 7, 13 significa «uomo», in senso esemplare.
Colui che viene, e altre
simili sono espressioni attribuite sia al Cristo sia a
Dio. Il verbo ha una grande quantità di significati,
che vanno dall'intervento
favorevole a quello punitivo. Qui abbiamo un evidente senso di giudizio,
mentre è discusso se ii lutto sia dovuto alla conversione o alla disperazione;
ma per i verbi usati e poiché la passione non è dimenticata (v. 18), ritengo
si debbano coniugare (come sempre, del resto) giudizio e misericordia.
Attenzione a non proiettare nel futuro le nostre
buone aspirazioni; la Bibbia ci paria sì di tutta una
creazione che sarà trasfigurata, ma anche di una
frattura netta fra regno
dell'uomo e Regno di Dio.
Non è detto che lui condivida certi «valori», anzi...
Lo slittamento tra presente e futuro è importante; si può rispecchiarlo
nell'identità tra il Cristo
già venuto e il Cristo che
deve tornare, ma che sarà
una grossa sorpresa anche per noi cristiani, specie se l'Evangeio ci è sembrato roba d'altri tempi
(tempi peraltro difficilissimi!). Qui sarebbe bene
fare qualche esempio generale (immigrazione!),
ma anche qua!che esempio «iocale».
Maranathà è un'antichissima preghiera cristiana, e a seconda di come la
si pronuncia significa «Il
Signore viene» oppure
«Signore, vieni».
Per
approfondire
B. Corsani, L'Apocalisse.
Guida alla lettura, Claudiana, Torino, 1987. Testo
aggiornatissimo, piano e
completo, accessibile anche ai non specialisti.
Ch. Brùtsch, La clarté de
l'Apocalypse, Labor et Fides, Ginevra, 1966. Interessante soprattutto per la
visione di insieme e ie facili ed esaurienti spiegazioni
della simbologia. Per una
piena comprensione occorrerebbe un minimo di
conoscenza del greco. Invece è necessario leggere
il francese, perché non è
tradotto in italiano (dello
stesso autore la Claudiana
ha pubblicato nel 1949
uno studio minore, L'Apocalisse di Gesù Cristo).
P. Prigent, L'Apocalisse
di S. Giovanni, Boria, Roma, 1985. Ottimo per documentazione ma non
sempre facile; richiede un
minimo di conoscenza del
greco (e anche un po' di
ebraico!).
E. Corsini, Apocalisse
prima e dopo, SEI, Torino,
1980. Presenta un'ottica
completamente nuova:
l'Apocalisse non parlerebbe della seconda venuta di
Cristo, ma della sua prima
venuta; questa tesi, assai
contestata fra gli studiosi,
è alla base di molte sue interpretazioni. Interessante
anche per I rapporti con la
patristica e per certe interpretazioni.
7
Spedizione in abb. postaie/50 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa.
Fondato nel 1848
storia e cultura locale
Nel quadro del corso di storia e cultura locale che il Centro culturale valdese organizza per gli insegnanti di scuola
elementare e che, quest’anno, si sta svolgendo presso la direzione didattica di Villar Perosa sulla storia del ’900, dopo
due interessanti testimonianze portate ai docenti da Ettore
Serafino e Marcella Gay, che hanno parlato della situazione
alle Valli durante il fascismo e poi della Resistenza, sabato
18 gli insegnanti sono stati ospiti di Raimondo Genre
nell’accogliente scuola di Maniglia. Genre ha rievocato numerosi episodi del periodo partigiano riferiti alla vai Germanasca, generalmente trascurati nella storia della Resistenza, che per lo più parlano della vai Pellice e della vai Chisone. Approfittando della splendida giornata è stato possibile
compiere un’interessante passeggiata visitando alcune borgate e miniere. Nella foto: gli insegnanti nel giardino della
scuola di Maniglia con lo sfondo del Ghinivert.
VENERDÌ 8 DICEMBRE 1995 ANNO 131 - N. 46 LIRE 2000
Mi è capitato più di una
volta di chiacchierare
con qualche giovane delle
chiese delle Valli e di scoprire, con enorme sorpresa, che
non era mai stato ad Agape.
Possibile? Pare di sì. E ovviamente, non essendoci mai
stato, sapeva molto vagamente di che si trattava e nulla della sua storia. È vero che
da un po’ di anni tutti i catecumeni dell’ultimo anno fanno un incontro ad Agape ma
in realtà, a dispetto di tutti i
discorsi sulla mobilità, succede che un giovane di Luserna San Giovanni non conosca Agape semplicemente
perché magari non è mai andato né a Perrero né a Massello né a Ghigo, come del
resto il suo coetaneo di Po
LE VALLI E AGAPE
MAI STATO?
MARCO ROSTAN
maretto ha una vaga idea di
dove sia Bobbio e non è mai
salito al Pra.
Certe consolidate tradizioni
«di valle» passano inconsapevolmente a livello giovanile:
ma la cosa fa un certo effetto
se si pensa che l’area delle
Valli non è più grande di una
città come Milano... Ad ogni
modo: le abitudini si possono
cambiare, e a me sembra che
tutti dovrebbero, almeno una
volta, andare ad Agape, e partecipare a un campo.
Lo spunto per questo invito
è il programma 1996 pubblicato dal Centro ecumenico:
finalmente un bel programma, chiaro, con una bella
presentazione dei vari campi,
e una veste grafica piacevole.
Da sempre su Agape ci sono
tante critiche e soprattutto
chiacchiere: quando sento
quelle di oggi mi viene da ri
Pinerolo
Ancora ritardi
»
per le case
ex lacp di
via Bignone
Ennesimo ritardo per i lavori di completamento dell’
edificio con 61 alloggi Atc
(ex lacp) in via Bignone a Pinerolo. A metà novembre
erano già stata tolte le impalcature al grande edificio
composto di quattro parti e
questo aveva fatto sperare i
futuri inquilini in una rapida
consegna prima di fine anno,
ma come una doccia gelata è
arrivata la notizia di nuovi lavori urgenti per problemi al
tetto, con un nuovo progetto,
un necessario nuovo appalto
e il via a nuovi lavori non si
sa quando.
«Vogliamo esprimere la
nostra amarezza per il degrado del patrimonio pubblico e
protestare perché dopo un anno di pratiche di collaudo,
due anni di progetti e calcoli
- scrivono in una lettera
aperta a tutti i responsabili
degli uffici Atc della Provincia i gruppi della parrocchia
di San Lazzaro - i tecnici,
pagati con i soldi di tutti i cittadini contribuenti, non sono
stati in grado di prevedere i
guasti al tetto che ora dovranno essere riparati». Al momento attuale la richiesta più
forte da parte dei futuri inquilini è che la nuova progettazione e la pratica di appalto
vengano espletate con urgenza e diligenza, affinché non
aumentino ancora i disagi di
quanti per documentato urgente bisogno sono presenti
in una graduatoria definitiva
in attesa dal luglio del 1992.
Inoltre nella lettera aperta
viene fatta esplicita richiesta
perché l’assessore competente del Comune di Pinerolo
predisponga, se non lo ha già
fatto, le pratiche di abitabilità, affinché non si perdano
altri preziosi giorni: per le famiglie interessate ogni ulteriore attesa è gravosa.
Perplessità degli amministratori sul decreto sui Mondiali e l'«abbonamento integrato)
Il problema trasporti affligge il Pinerolese
PIERVALDO ROSTAN
Pinerolese mobilitato sabato 2 dicembre: al centro
della giornata il problema trasporti e collegamenti stradali
e ferroviari. Forse per caso o
forse meno, al mattino presso
la sala consiliare del municipio di Pinerolo il sindaco
Trombotto aveva convocato
gli amministratori e i pendolari per i problemi della linea
ferroviaria; nel pomeriggio
una protesta sulla viabilità.
Dopo che per anni si è discusso di autostrada sì o autostrada no, con le varie ipotesi
di ampliamento della statale
23 o di quella da Orbassano,
si è arrivati, in concomitanza
con le «Colombiadi» di Genova nel 1992, a costruire la
prima parte dell’autostrada,
fino a Volverá; e poi? Durante la campagna elettorale delle politiche ’94 tutti i candidati si erano espressi per il
completamento fino a Pinerolo ma in realtà nessuno degli
eletti ha avuto la capacità o la
possibilità di incidere. Il recente decreto del commissario per i campionati mondiali
di sci, Dezzani, lascia aperte
La stazione ferroviaria di Pinerolo
poche speranze, a meno di un
preciso intervento governativo e così sabato è partito
l’ennesimo appello al ministro Baracca. Nel quadro della viabilità del Pinerolese ci
sono poi le Valli; ed ecco che
da Porte, da Perosa, da Villar,
sono scesi gli amministratori
compatti a ricordare gli eterni
problemi degli attraversamenti dei paesi. Intanto però
l’unica opera che è stata messa in cantiere con i fondi dei
Mondiali è il rifacimento del
ponte dei Masselli, a Pomaretto, per snellire il traffico
verso la vai Germanasca.
Non disgiunta dalla viabilità la questione dei trasporti
affrontata al mattino: la proposta di integrazione tariffaria nell’ambito regionale per
chi usufruisce dei mezzi pubblici fa discutere. In sostanza
la proposta di integrazione finisce per penalizzare pesantemente i pendolari che usano
un solo vettore, nello specifico il treno, e una volta giunti
a Torino si recano al luogo di
lavoro o di studio a piedi. Il
coordinamento dei pendolari
ha effettuato uno studio fra
gli utenti del treno evidenziando come il 57% dei viag
giatori non usa mezzi pubblici oltre al treno e solo il 24%
è abbonato Atm per utilizzare
mezzi pubblici in Torino.
Dunque il prevedere un solo tipo di abbonamento, obbligando alla formula integrata quanti non sono interessati
al servizio, pare profondamente ingiusto se non addirittura illegittimo. Per non parlare di quelle zone dove l’integrazione dei servizi neppure
esiste. Gli amministratori pinerolesi riuniti in assemblea
hanno perciò approvato un
documento in cui si chiede di
rivedere tutto il meccanismo
delle tariffe integrate, da intendersi come possibilità e
non come obbligo. Impegni in
questo senso sono stati assunti in assemblea dai consiglieri
provinciali Merlo e Giarrusso
e, con un successivo documento, Trazzi. Occorre però
che il servizio ferroviario
venga considerato «strategicamente indispensabile» per
il Pinerolese e vengano decisi
i necessari investimenti sulle
infrastrutture, a partire dal
doppio binario Torino-Pinerolo e dalla stazione passante a
Pinerolo.
Il 5 giugno 1561, nel palazzo dei principi d’Acaia a Cavour, una delegazione valdese si incontra con Filippo di Savoia, conte di Racconigi, delegato del duca Emanuele Filiberto per sottoscrivere
un accordo che ponga fine alla prima
guerra di religione. E certo un trattato
molto strano, perché il duca non tratta
con i suoi sudditi, concedè loro il perdono per aver osato opporsi con le armi al
suo tentativo di distruggere la fede riformata. Ma nello stesso tempo i valdesi
non sono lì solo per accettare delle concessioni, hanno la certezza che si tratta di
di un accordo in cui hanno da dire la loro.
Per la prima volta si sovverte quella
regola da tutti accettata in Europa per cui
la «religione» dei sudditi deve essere
quella del principe, con facoltà dei primi
di emigrare in un paese il cui principe
abbia la loro stessa «religione». Tale
principio era stato stabilito una trentina
d’anni prima alla pace di Augusta ed era
considerato uno dei capisaldi dell’orga
IL FILO DEI GIORNI
IL GHETTO
BRUNO BELLION
nizzazione politica degli stati europei che
stavano nascendo.
Il trattato di Cavour vede nascere una
. sorta di «ghetto» in cui non sono rinchiusi gli ebrei ma i valdesi. Vengono con
precisione stabiliti i luoghi in cui è consentito tenere il culto pubblico e i luoghi
in cui si riconosce che i valdesi abitano,
senza che sia loro permesso di avere riunioni di culto o vi possano abitare i pastori. Proprio questa frontiera che si vorrebbe chiudere in maniera molto precisa
ma che il duca sente di non avere la forza
di tracciare così nettamente costituisce
un elemento interessante: «...occorrendo
che alcuni dei predetti [valdesi] per più
comodità o per bisogno volesse venir habitar ne Stati di Sua Altezza o per massari o per stargli residentamente acquistando beni, che questo sia lecito fare pur che
non si facciano prediche, dispute, né
congregazioni sospette. E se saranno interrogati di lor fede sarà lecito rispondere». E più avanti: «... e nel caso che fossero interrogati della loro fede, potranno
rispondere senza incorrere in pena alcuna, reale o personale».
Mi colpisce particolarmente questa affermazione che ricorre per ben due volte:
«Nel caso siano interrogati della loro fede sarà lecito rispondere». Avere questa
sensibilità di chiedere di «poter rispondere» della propria fede, nel momento in
cui si pone fine a una guerra che dura da
quasi un anno, non è cosa da poco. Vi si
manifesta la consapevolezza di continuare a essere un avamposto al di qua
delle Alpi di quella visione del mondo
che la Riforma ha aperto.
dere pensando a quelle assai
più violente degli anni ’50
quando mia madre, già allora
controcorrente, mi obbligò
ad andarci affidandomi a
Sandro Sarti.
Leggete dunque il programma e anche il capitolo sulla
«spiritualità», dove si legge:
«Nel gruppo residente non si
può dimenticare il Cristo. E il
più vecchio residente di Agape, c’era fin dall’inizio (...)
Quando lo incontriamo ci capita di parlare insieme della
storia di questo posto (...) e
dell’Agape di oggi, e lui vuole sapere tutto, viene alle riunioni, si intrufola nei campi
anche se non è stato formalmente invitato». Forse, salendo ad Agape, lo potrete incontrare anche voi.
In Questo
Numero
COIMUNITÀ MONTANA
D Consiglio della Comunità montana vai Pellice ha
approvato dopo approfon
dita discussione una modifica della pianta organica
che prevede ora altri sei
posti. Nella stessa serata si
è anche parlato degli interventi rurali previsti dal regolamento Cee 1401/86.
Pagina II
Comitati Prodi
Si è svolta a Pinerolo la
presentazione pubblica del
«Comitato pinerolese per
l’Italia che vogliamo», che
fa capo all’aggregazione
dell’Ulivo. I temi politici
più rilevanti che sono stati
sottoposti al pubblico sono
il rapporto tra stato e mercato e un’impostazione
dell’attività politica che
parta dalle singole città.
Pagina II
Cultura e turismo
Anche in vai Pellice F
assessorato della Comunità montana alla Gultura
è affidato a una donna,
Bruna Peyrot, consigliere
di minoranza a Luserna
San Giovanni. Con lei ab.biamo parlato dell’impostazione di una politica
culturale che, in valle, è
strettamente collegata al
turismo: anzi, ì due settori
possono dar luogo a un
nuovo, sostenibile,.si$tema
di sviluppo. 4
Pagina HI
Lotta contro l'Aids
Il 1‘’ dicembre ricorre da
diversi anni la giornata
mondiale di lotta contro
l’Aids. A Pinerolo la giornata è stata vissuta anche
mediante uno spettacolo
teatrale messo in scena,
senza alcuna retorica, proprio sui temi delia malattia; una sensibilizzazione,
di cui c’è sempre bisogno.
Pagina III
8
PAG. Il
Paesaggio autunnale in vai d’Angrogna
DIPLOMA UNIVERSITARIO — Si è svolta recentemente a
Pinerolo una riunione per esaminare lo stato di avanzamento del programma per l’istituzione dei corsi di diploma universitario in economia e amministrazione delle imprese.
Sono stati visitati i locali di via Cesare Battisti, dove sono
state ultimate le opere murarie, mentre sono in corso i lavori di finitura per la completa agibilità entro breve tempo.
Nella prossima primavera potranno avere inizio alcune attività culturali collaterali (convegni, seminari e giornate di
studio) in collaborazione con TUniversità. Per garantire la
realizzazione dei corsi occorre tuttavia che si concretizzino
le adesioni di enti pubblici e privati al consorzio che sarà
costituito e che procederà alla stipula della convenzione in
preparazione da parte dell’Università.
LUSERNA SAN GIOVANNI: VARIAZIONI DI BILANCIO — Un lungo ordine del giorno è stato sottoposto metodi scorso ai consiglieri comunali: interrogazioni, variazioni di bilancio, interventi nelle nuove zone di espansione urbanistica. Sul parcheggio delle scuole di San Giovanni e
sulla solidità del ponte in pietra in strada Vecchia di San
Giovanni l’interrogazione presentata da Daniela Magra, sulla situazione della mensa scolastica quella proposta dai Progressisti. Sono ancora i Progressisti e Magra ad essere perplessi, e contrari, su alcune proposte di modifica aH’intemo
delle zone di ampliamento urbanistico: «Ci troviamo spesso
di fronte a proposte di modifiche rispetto al progetto iniziale - hanno detto le opposizioni s^ebbe meglio che venissero rispettati i parametri previsti inizialmente». Da segnalare che grazie alla concessione di un contributo regionale
sarà possibile intervenire per risistemare al strada di Mugniva; il Consiglio ha inoltre approvato il capitolato d’oneri
per l’affidamento in concessione della gestione del servizio
di tassa per l’occupazione spazi e aree pubbliche a una ditta
esterna. Avviate infine le procedure per il gemellaggio con
la città slovacca di Prievidza, con cui da alcuni anni sono
avviati rapporti sportivi ed economici.
PINEROLO HA IL SUO DIFENSORE CIVICO — Il Consiglio comunale di Pinerolo ha eletto lunedì 27 novembre il
primo difensore civico nella persona di Renato Storero. La
nomina, avvenuta con il consenso di tutte le forze politiche
ad esclusione della Lega che si è astenuta, è la diretta conseguenza della legge 142 del ’90 e dello Statuto comunale;
ora i cittadini pinerolesi potranno rivolgersi al dott. Storero
per segnalare disfunzioni e problemi nei servizi comunali.
CONSIGLIO COMUNALE DI ANGROGNA — No alla
fusione dei piccoli Comuni e all’accorpamento forzato, sì
alla collaborazione fra Comuni per determinati servizi e
soprattutto valorizzazione del ruolo della Comunità mon
tana. Così ha risposto il Consiglio nella seduta del 29 no
vembre alla proposta di accorpamento fatto dalla Regione,
che prevederebbe un solo megacomune di 16.000 abitanti
con Angrogna, Bobbio e Villar Pellice, Lusema San Giovanni, Lusemetta, Rorà, Torre Pellice. Si è anche approvata una variazione di bilancio utilizzando maggiori entrate,
fra cui quella piià consistente è di circa 30 milioni dovuta
al condono o alle concessioni edilizie.
«LA VOCE DI ANGROGNA» — La scuola elementare ha
pubblicato questo giornalino che si propone una periodicità
mensile. Il primo numero contiene molte storie, giochi e anche un’impegnativa intervista al sindaco sul problema dei
rifiuti: modalità di smaltimento, costi, ecc. Il sindaco risponde puntigliosamente e le sue informazioni, oltre che ai
bambini della scuola, risultano utili anche per gli adulti.
Auguri alla scuola di Angrogna per questa bella iniziativa.
CHIESA VALDESE DI PINEROLO
sala di via dei Mille 1
Venerdì 8 dicembre ore 14,30
BAZAR dell’Unione femminile
Il ricavato sarà devoluto al sostegno dei lavori
di ampliamento della Casa di riposo di Vittoria
Eco Delle "^lli
Comunità montana vai Pellice
Modificata la pianta
organica dell'ente
VENERDÌ 8 DICEMBRE 1995
Ancora un Consiglio «caldo» per la Comunità montana
vai Pellice; fra i punti in discussione giovedì 30 novembre a suscitare maggiori discussioni sono stati la destinazione di fondi regionali per
infrastrutture rurali e la nuova
tabella organica del personale. In apertura si è preso atto
che da Torre Pellice la minoranza ha sostituito il dimissionario Giorgio Mazza con
Sergio Hertel. Il neoconsigliere, già in passato nel medesimo ruolo in Comunità
montana, ha ricordato che intende svolgere il suo compito
come autonomista, rifacendosi alla Carta di Chivasso, in
un ruolo di opposizione «concreta ma non preconcetta».
Entrando nel vivo della discussione il Consiglio si è occupato della proposta di modifica alla pianta organica che
comporterebbe un aumento di
6 persone (un direttore dell’area pianificazione, ambiente e tecnica, un vicesegretario, un ragioniere per il servizio socio-assistenziale e tregeorhetri per l’area tecnica e
pianificazione). «È una proposta che tiene conto dei servizi resi e di quelli che si vorrebbe l’ente svolgesse?», si è
chiesto Marco Rostan dalla
maggioranza.
Nelle loro risposte gli assessori Tumminello, Grand e
Peyrot hanno ribadito che il
tentativo svolto è stato quello
di analizzare i progetti e di
conseguenza adeguare la
pianta organica affermando
che «come sul versante sociale si è costruito una rete di
servizi apprezzati in questi
anni, ora è necessario costruirne una efficace sulla
pianificazione del territorio».
Aldo Charbonnier, sindacò di
Bobbio, ha ricordato la grande difficoltà dei piccoli, ma
anche dei grandi Comuni, ad
operare nel settore degli appalti e delle infrastrutture:
«Perché non avere in Comunità montana un geologo?».
ha chiesto. Alla fine la nuova
pianta organica è stata approvata con quattro astensioni.
Vivace dibattito ha suscitato il progetto preliminare di
interventi rurali secondo il regolamento Cee 1401/86; dalla
Regione Piemonte sono arrivati alla Comunità montana
203 milioni da utilizzarsi entro la fine di maggio e la
giunta della Comunità aveva
fatto predisporre dal proprip
ufficio tecnico un progetto
per la sistemazione di due
strade consortili a Torre Pellice, quella degli Armand e
quella della Sea. La zona
conta su una buona presenza
di aziende agricole con un significativo patrimonio zootecnico.
Su queste intenzioni la Comunità montana non ha però
fatto partecipi i sindaci della
valle che, a torto o a ragione,
si sono sentiti trascurati:
«Quando negli anni scorsi si
era intervenuto su alcuni Comuni - ha ricordato il sindaco di Rorà, Odetto - si era
raccomandato di tener conto
anche degli altri Comuni a
fronte di futuri stanziamenti;
questo non solo non è accaduto ma non è nemmeno stato considerato un nostro progetto di 100 milioni pronto
da un mese». Da parte della
giunta si è cercato di portare
la discussione sui criteri generali e sulla necessità, per il
futuro, di realizzare una mappa delle priorità e delle urgenze, chiedendo nel contempo l’approvazione del
progetto di Torre Pellice.
«Avevamo detto che l’operato della giunta si sarebbe potuto valutare sulle cose concrete - ha detto Charbonnier
- ma se questo è l’inizio...».
Dopo molte scaramucce il
sindaco di Rorà ha ritirato la
sua proposta e dunque è passato al voto solo il progetto
illustrato dalla giunta che è
stato approvato col voto contrario dei due consiglieri di
Bobbio Pellice.
Presentati a Pinerolo i «Comitati Prodi»
Il programma: città
e piccole aziende
Un centinaio di persone,
esponenti della «società civile» e di quella «politica»,
hanno partecipato alla prima
uscita pubblica del «Comitato
pinerolese per l’Italia che vogliamo». Il Comitato pinerolese è nato qualche tempo fa
con lo scopo di raccogliere le
persone interessate a organizzare un «confronto pubblico»
tra le varie opzioni politiche
del centro-sinistra e in particolare tra la «cultura liberaldemocratica, cattolica e la sinistra riformista non settaria
né demagogica».
Animatore del Comitato è
Erminio Ribet, presidente della Comunità montana valli
Chisone e Germanasca, che ha
introdotto la riunione illustrando gli scopi e il percorso
politico che porterà, probabilmente in febbraio a Roma,
6.000 delegati ad approvare il
programma dell’«Ulivo», che
costituisce il simbolo non solo
dei comitati ma della più larga
alleanza del centro-sinistra: 7
di questi delegati dovranno
provenire dal Collegio elettorale per la Camera (n. 19) di
Pinerolo, pianura e valli.
Quali sono i temi politici
dei comitati? Ad illustrarli
nell’incontro pinerolese di
venerdì 1° dicembre sono stati Bruno Manghi, coordinatore regionale dei comitati, e
Arnaldo Bagnasco, sociologo
dell’Università di Torino.
Manghi ha sostenuto che il
programma nasce da un confronto tra le proposte del programma generale e quelle a
livello locale, piemontese o
del singolo collegio elettorale: «Il programma politico interpreta l’Italia che siamo, per
governarla» ha detto.
Per Bagnasco due sono le
proposte forti che dovrebbero
interessare l’Ulivo: il fatto di
partire dalle città e la piccola
impresa. La rete delle città,
con la nuova classe dirigente
rappresentata dai sindaci, è la
struttura di governo per eccellenza del territorio. Dun
que si dovranno decentrare i
poteri. La piccola impresa costituisce poi l’elemento motore deH’economia, ma questa
non può essere lasciata sola,
in balia del mercato. L’azione
di governo deve fornire
all’impresa un «ambiente» favorevole al suo sviluppo; bisogna creare a livello locale
le condizioni sociali e politiche dello sviluppo: dal punto
di vista politico ciò significa
attenzione al «ceto medio indipendente».
Se questi sono i punti forti
per un programma dell’Ulivo,
i comitati del pinerolese hanno condotto un approfondimento specifico sul tema della sanità nel pinerolese, che è
stato illustrato da Giorgio
Macor, dell’ospedale di Pinerolo. Per Macor «la sanità deve essere pubblica e il privato
deve essere al servizio delle
struttura pubblica». Nell’Usl
10 (Pinerolese e valli) occorre sviluppare la qualità dei
servizi, specie quelli verso le
fasce più a rischio (anziani
non autosufficienti, salute
mentale, tossicodipendenti), e
pianificare gli interventi.
Nel dibattito l’accento è stato posto sulla necessità di
combattere l’evasione fiscale,
di non dimenticare la divisione di classe e l’antifascismo,
la dimensione ambientale del
programma. Si è poi posto in
rilievo la differenza tra la
struttura sociale ed economica
del Piemonte e del Pinerolese
rispetto a quella della «terza
Italia» delle piccole imprese,
analizzata da Bagnasco.
Nessuna risposta dai partiti
presenti (Pds, popolari. Verdi, socialisti, alternativa) è
venuta ai pressanti inviti di
Ribet di chiarire i rapporti tra
loro e comitati per la scelta
dei candidati. Solo Gian Luca
Aimaretti, segretario dei popolari pinerolesi, ha sostenuto
la necessità di un incontro per
.stabilire regole della costituzione di un comitato dell’Ulivo pinerolese.
Congresso del Pds in vai Pellice
Una federazione
delle valli alpine?
Un dibattito serio e costruttivo ha caratterizzato il congresso Pds della vai Pellice,
riunito domenica 26 novembre in vista del congresso
straordinario della Federazione di Torino. Diffusoci disagio per l’assenza di politica a
livello nazionale e per l’inutile balletto sulla data delle elezioni, le regole, le contrapposizioni fra i due poli e, in definitiva, per la mancanza di
chiarezza e di proposte che,
prima di essere programma
elettorale, diventino credibili
nel rapporto con la gente.
Rispetto ai documenti preparatori elaborati a Torino sono stati presentati vari emendamenti al fine di migliorare
il decreto sugli immigrati, ritenuto assai poco democratico, di ribadire la priorità della
scuola pubblica contro certi
ammiccamenti recenti a favore di finanziamenti pubblici
per la scuola privata, di sottolineare la specificità della
nostra area e, in generale, i
problemi della montagna. A
questo proposito si è comin
ciato a discutere sull’opportunità di rivedere l’attuale organizzazione territoriale del
Pds, dando vita in un primo
momento ad un coordinamento sistematico delle tre
unioni di Pinerolo e pianura,
vai Chisone e vai Pellice, per
poi arrivare, insieme alla vai
di Susa, a una futura Federazione delle valli alpine coincidente con l’ambito del Collegio senatoriale.
Nel corso del dibattito Marco Rostan ha presentato una
lettera indirizzata al segretario Massimo D’Alema, nella
quale fra l’altro si invitano i
dirigenti del partito a smetterla con le infinite interviste
e le contraddittorie dichiarazioni in televisione.
Al termine sono stati eletti i
delegati al congresso federale
e i componenti (una trentina)
il Comitato dell’Unione vai
Pellice. Si è anche parlato dei
rapporti con Rifondazione e
Lega, nonché della necessità
di rendere visibile nel Pinerolese l’Ulivo e di contribuire
attivamente ai comitati Prodi.
Provvedimenti regionali
Legge per lo sviluppo
agro-industriale
Il Consiglio regionale del
Piemonte ha approvato una
nuova legge regionale in favore dello sviluppo del sistema agro-industriale, per il
quale sono previsti stanziamenti per 94 miliardi nel
triennio 1996/98.
nuova normativa - sostiene l’assessore regionale
all’Agricoltura, Giuseppe Bodo - si propone di coordinare
e integrare gli interventi a favore del settore, migliorando
la situazione delle filiere di
prodotto che attualmente vedono il Piemonte carente di
strutture di trasformazione. Il
disegno di legge già formulato nella precedente legislatura è stato ripresentato dal governo Ghigo che ha valutato
positivamente la ricaduta del
provvedimento sul tessuto
economico regionale legato
al comparto alimentare».
La cifra stanziata per il
prossimo triennio (70 miliardi
per gli interventi strutturali,
di cui 30 miliardi per progetti
di sviluppo e consolidamento,
di cui 6 alle industrie), 15,5
per ammodernamento di impianti e attrezzature (di cui 5
agli agricoltori), 24 miliardi
sul Fondo investimenti Piemonte, a cui possono accedere anche industrie per progetti
regionali Cee 866, permette
di attivare investimenti pari a
200 miliardi di lire. Di questi,
140 miliardi sono destinati a
cooperative e associazioni di
produttori, 45 per progetti regionali Cee 866 e industrie,
15 per agricoltori singoli.
Gli altri 24 miliardi di lire
sono destinati (21 miliardi) a
promuovere crediti a breve
termine, così da attivare almeno 300 miliardi di credito
agevolato, e (3 miliardi) per
avviare servizi di assistenza
tecnica e formazione.
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venerdì 8 DICEMBRE 1995
E Eco Delle Yaui "^ldesi
PAG. Ili
Intervista all'assessore alla Cultura della Comunità montana vai Pellice, Bruna Peyrot
Cultura e turismo insieme per lo sviluppo
PIEBVALPO ROSTAN
L9 esecutivo della Comunità montana vai Pellice vede all’assessorato alla
Cultura, come per altro avviene in vai Chisone, una donna
valdese, in questo caso Bruna
Peyrot. Alla cultura è stato
abbinato il turismo ed è forse
la prima volta che questo settore riceve una così precisa
attenzione; la decisione poi di
abbinare nelle deleghe cultura
e turismo può essere colta come un vero e proprio segnale ,
di scelta politica rispetto a
I due settori ^che possono nel
concreto coniugare iniziative
e progetti. Di cultura e turismo Bruna Peyrot illustra i
problemi e i progetti.
«Le due voci vanno unite
soprattutto nei progetti; la cultura di questa valle è una risorsa che può essere valorizzata sul mercato turistico; gli
abitanti della valle di questo
fatto devono essere consapevoli. Cultura è in realtà molte
cose insieme: il modo di vivere delle gente della valle, la
fertile vita delle associazioni,
i musei, l’ambiente, il verde e
anche risposte attrezzate da
parte degli enti pubblici sul
piano sociale verso i cittadini.
Questo tessuto sociale forma
la cultura di questa valle e fa
sì che dall’estèrno sia visto
come un tessuto molto omogeneo. Da qui l’idea di fare
una proposta turistica omogenea e completa».
- In fondo questi concetti
sono alla base del piano di
ecosviluppo approvato dalla
precedente amministrazione;
troverà le linee operative, in
un prossimo piano di sviluppo
socio economico della valle?
«Indubbiamente ci poniamo in una linea di continuità
Pinerolo
Conoscere
la città
che scrive
Anche quest’anno l’assessorato alla Cultura del Comune di Pinerolo organizza la
manifestazione «Pinerolo che
scrive» per far conoscere autori pinerolesi. Sono previsti
sei incontri che affronteranno
due tematiche importanti e
stimolanti; l’ambiente, con la
presentazione di «Dizionario
dell’ambiente», edizioni Isedi, a cura di Beppe Gamba e
Giuliano Martignetti, testo indispensabile per riferimenti e
consultazione, e l’uso del
tempo da parte di chi si dedica a impegni pubblici, associativi e politici con la presentazione del libro di Bruno
Manghi «Il tempo perso»,
edizioni Marsilio. Quest’ultimo incontro avverrà il 13 dicembre, alle 17, presso la sala
della Collezione civica d’arte
di Palazzo Vittone, con la
presentazione da parte del pastore valdese Bruno Corsani e
del segretario regionale della
Cgil Mercenaro; il «Dizionario dell’ambiente» verrà invece presentato il 15 dicembre,
sempre alle 17, da Alberto
Camanni, direttore della rivista Alp e da Beppe Povera,
giornalista del Tg3.
RADIO
BECKWITH Í
EVANGELICA
FM 96.5CX) ‘
tei. 0121-954194
con quanto espresso dall’amministrazione precedente; vogliamo cioè prevedere uno
sviluppo compatibile con
l’ambiente e in grado di gestire il mutamento. Si tratta ora
di mettere in pratica quelle linee operative che il piano
prevedeva e su cui devono
muoversi i privati».
- Come intende portare
avanti il lavoro di assessore
nei diversi settori?
«Abbiamo già iniziato a fare delle riunioni con gli operatori dei diversi settori (albergatori per il turismo, associazioni per la cultura). Sul
piano culturale intendiamo
coinvolgere tutte le realtà esistenti, rispettandone le diversità, le proposte; nello stesso
•tempo vorremmo che i vari
gruppi si confrontassero di
più. La Comunità montana
può svolgere bene il suo ruolo offrendosi come piazza di
servizio e di incontro di tutte
queste realtà; è anche possibile che nasca una proposta culturale di valle che veda coinvolti tutti o molti dei soggetti
che già operano nel settore».
- Se alla base dello svilup
po turistico c’è una cultura
dell’insieme, di molti elementi che interagiscono positivamente o negativamente nei
confronti di quell’immagine
globale del territorio che fa sì
che sia o meno appetibile per
il turista, allora ci possono
essere progetti che andrebbero assolutamente portati
avanti e altri che sarebbe opportuno evitare. Cosa vorrebbe assolutamente realizzare e
cosa evitare?
«Non ho esempi concreti;
ho però alcune idee sul futuro
della valle. Bisogna puntare
sull’identità della valle e ciò
vuol dire considerare almeno
due cose: la storia e l’ambiente uniti nei confronti del turismo; la necessità di equilibrare rincontro fra l’esterno e
l’abitante della valle. Dobbiamo puntare su un turismo di
qualità e sulla crescita di tutti
gli abitanti che devono avere
la consapevolezza di essere
parte essi stessi di una ricchezza».
- Si tratta dunque di una
crescita collettiva, di costante
formazione; formazione può
essere partecipare ad un di
battito politico 0 culturale, o
semplicemente partecipare
ad un avvenimento musicale
di rilievo; ma la formazione
nel comune sentire parte generalmente dalla scuola e
proprio su alcune scuole dei
piccoli Comuni sta per abbattersi la scure della legge finanziaria con il conseguente
taglio. Recentemente ha pubblicamente sollevato qualche
dubbio sul fatto che la chiusura delle piccole scuole rappresenti sempre comunque
una perdita...
«Io credo che chiudere una
scuola sia sempre una perdita;
il problema è che ce la chiudono lo stesso perché sono altri i valori considerati dal ministero a cui competono le
scelte. A me piace sempre
mettere in crisi degli slogan
preconfezionati: abbiamo tutti
difeso le scuole di montagna a
oltranza ma a volte occorre
sapersi mettere in discussione
pensando ad altre forme per
rendere viva una scuola anche
se ufficialmente chiusa. La
scuola deve essere qualcosa di
valido anche per il paese, un
punto di riferimento per tutta
la cittadinanza».
- Un’ultima domanda; è un
caso che due donne, oggi,
siano assessori alla Cultura
nelle due Comunità montane
delle Valli?
«Non credo sia un puro caso: se facessimo un’indagine
scopriremmo che quasi sempre i settori affidate a donne
sono servizi sociali, istruzione, cultura. Credo sia una ricchezza; il nostro modo di affrontare la questione politica
è spesso molto diverso da
quello dei colleghi uomini; pi
si basa su una concretezza
che rappresenta anche uno
stile di lavoro».
La Regione Piemonte prevede un bilancio di 11.000 miliardi
La benzina aumenta di 20 lire?
È stato approvato dalla
giunta regionale il primo bilancio di previsione del governo Ghigo. È il prodotto
della conferenza economica,
una fase di consultazioni in
tutte le Province piemontesi,
a contatto con amministratori
locali e con i rappresentanti
delle categorie economiche.
«Con questa iniziativa - ha
sottolineato il presidente Enzo Ghigo - la Regione ha accentuato il proprio ruolo di
coordinamento, programmazione e legislazione. Decisioni importanti, quali la pianificazione delle attività e delle
spese regionali, devono basarsi anche sulla conoscenza
diretta e aggiornata della
realtà economica e territoriale, attraverso tutti coloro che
operano in campo pubblico e
privato».
Il bilancio di previsione per
il prossimo anno pareggia
sulla cifra di 11.000 miliardi.
6.300 miliardi sono destinati
alla sanità, 170 all’agricoltura, 429 ai trasporti. Per la difesa del suolo e le opere pubbliche andranno 26 miliardi,
33 alle risorse idriche e 19
per i rifiuti. 108 i miliardi
previsti per l’assistenza, 16
per sport e turismo e 24 ai
parchi piemontesi, 87 miliardi per le iniziative in campo
culturale. All’assessorato al
Lavoro sono stati assegnati
13 miliardi e circa 73 per la
formazione professionale. 30
miliardi per i problemi della
montagna, 11 miliardi per
commercio e artigianato e
quasi 7 miliardi per caccia e
pesca. È di 170 miliardi il costo del personale.
Il documento è accompagnato da un disegno di legge
sul finanziamento per l’anno
1996 degli interventi previsti
da leggi regionali e dalle disposizioni finanziarie per il
1997. Il provvedimento prevede la destinázione di 554
miliardi, 130 dei quali per le
spese correnti e 424 per gli investimenti. Le spese di investimento sono ulteriormente
scomponibili in 306 miliardi
per il ’96 e 118 per il ’97. Per
il prossimo anno 80 miliardi
sono stati collocati sul Fondo
investimenti Piemonte. Dei
306 miliardi 38 deriveranno
dalla collocazione delle obbligazioni regionali, i Bor.
Per quanto riguarda l’opportunità di applicare l’aumento della benzina di 20 lire
al litro, l’assessore al Bilancio e Finanze, Pierluigi Gallarini, ha precisato che l’iniziativa potrà fruttare un introito
di trenta miliardi, indirizzati
su tre obiettivi strategici di 10
miliardi ciascuno: finanziamenti ai giovani dai 18 ai 28
anni che operano nel settore
agricolo, in base a un’esperienza francese; investimenti
destinati al recupero e alla
manutenzione di residenze
sabaude, con priorità per il
castello di Racconigi, la palazzina di Stupinigi e palazzo
Carignano; l’attivazione di
mutui per circa 70 miliardi da
destinare a investimenti per la
realizzazione di parcheggi,
escludendo Torino città, nei
sette capoluoghi di provincia.
«Si conferma nel bilancio
’95 - ha commentato Gallarini - una visione non più “Torinocentrica” del governo
Ghigo, una scelta che fa seguito alla serie di incontri del
presidente e della giunta in
tutte le realtà del Piemonte».
Al fine di rendere più accessibile ai cittadini il nuovo Bilancio di previsione, il documento contabile verrà dotato
di alcuni importanti accorgimenti integrativi: una disaggregazione territoriale, con
la suddivisione dei dati per
ogni Provincia; una suddivisione per interessi di categoria: industria, artigianato,
commercio, agricoltura e in
altri comparti produttivi; l’attribuzione di iniziative per
una maggiore comprensibilità
del bilancio stesso in modo da
renderlo «leggibile» non soltanto agli addetti ai lavori. Sono allo studio un apposito inserto da diffondere attraverso
l’informazione locale e una
pubblicazione particolarmente
finalizzata agli studenti.
È stata infine inserita la
somma di 40 miliardi per avviare il progetto di unificazione di tutte le strutture regionali in un’unica sede. Tra
le altre indicazioni particolarmente significative del bilancio, l’aumento a 2 miliardi,
destinati alla formazione professionale del personale regionale, contro i 700 milioni
del bilancio ’95, e 20 miliardi
come primo stanziamento dei
100 previsti per al realizzazione e l’informatizzazione dello
«sportello del cittadino».
Spettacolo all'Auditorium di Pinerolo
Giornata contro l'Aids
GUIDO CASTIGLIA
Venerdì 1° dicembre si è
svolta la giornata mondiale di solidarietà per la lotta
contro l’Aids, una giornata
che ha mobilitato tutte le associazioni e i gruppi che si
muovono a favore di una sensibilizzazione sul grave problema che affligge questi
tempi e contemporaneamente
agiscono, spesso in collaborazione con il personale specializzato deirUsl, per aiutare direttamente chi dal problema è coinvolto personalmente. Abbiamo avuto occasione di incontrare uno dei
volontari del gruppo promotore lotta all’Aids Pinerolo e
valli, l’operatore del Seit Mario Meacci, al quale abbiamo
chiesto una valutazione sulla
riuscita delle iniziative effettuate tra mercoledì 29 novembre e venerdì 1° dicembre, valutazione peraltro
assolutamente personale dato
il fatto che il consuntivo ufficiale dovrà essere fatto in sede assembleare.
Il gmppo promotore ha portato'all’Auditorium di corso
Piave di Pinerolo uno dei pochi spettacoli allestiti senza
retorica sulla malattia in questione; sulla scena è salita
Reída Ridoni, un’attrice di
formazione milanese che ha
retto dignitosamente un testo
(di Marida Boggio) difficile
per la tematica ma scorrevole
per il linguaggio che tiene in
considerazione la cómunicatività quotidiana composta da
frasi e sottintesi che giungono
diritti ad una memoria collettiva densa di emozioni; non
melodrammi quindi, non ridondanze ma una drammaticità quotidiana che, talvolta,
sfiora eco lontane di epicità.
Purtroppo alla rappresentazione, vuoi per il freddo, vuoi
per la nebbia densa di mercoledì e forse anche una promo
zione mal organizzata, era
presente appena una cinquantina di persone; meritava di
più. Invece giovedì 30, alla
discoteca Sahimy Davis dove
si sono esibiti gruppi musicali
di differenti correnti (dai Lou
Magnaut al Trio Gerardo Cardinale, dagli Offals e Scopilo
Coast agli Effetti collaterali),
la serata ha raccolto un buon
successo di adesione in' una
fascia di popolazione, quella
della discoteca, in questo momento più interessata al problema. Per ultimo, ma solamente in ordine cronologico, i
classici banchetti di sensibilizzazione, non certo aiutati
dalla rigida temperatura.
La prima attività del gruppo
promotore, composto da alcune persone interessate al problema (che hanno contattato
l’Usl servizio tossicodipendenza e trovando un terreno
fertile alla collaborazione si
sono impegnate nel servizio
di volontariato), avviata circa
un anno fa, è stato «!’aiutoaiuto» per sieropositivi e per i
loro familiari, tuttora presente
nel servizio Usi. La riuscita
dell’iniziativa ha spinto altri
volontari ad aggregarsi per
intervenire a copertura della
mancanza di servizi, nel territorio pinerolese, un’esigenza
che ha portato il gruppo a organizzarsi maggiormente trovando ospitalità presso l’Arci
di Pinerolo e attivando un numero telefonico, il lunedì sera
dalle 20,30 alle 22,30 (012175025), al quale si possono rivolgere tutte le persone interessate.
L’obiettivo del gruppo è
quello di incidere sulla qualità di vita che le, persone in
condizione di sieropositività
vivono. Inutile ricordare che
la sensibilizzazione al problema non deve essere continua e non delegata solamente
alla giornata mondiale per la
lotta contro l’Aids.
. Nelle
Chiese Valdesi
NORD-SUD: INCONTRO GIOVANILE — Il 17 dicembre alle 9,30, nella sala delle attività di San Germa-no, si terrà un incontro giovanile aperto a tutti i giovani
delle Valli sul tema: «Disuguaglianza Nord-Sud». Sono previsti anche dei giochi; costo della giornata £
10.000. Per informazioni e adesioni telefonare a Silvia
Gardiol (0121-500621).
PERRERO-MANIGLIA — Le prossime riunioni saranno
il 13, ore 20,30, a Perrero e il 14, ore 15, al Bessé.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Venerdì 8 dicembre, a
partire dalle 14,30, nella sala Beckwith, la società di cucito organizza il suo bazar prenatalizio; tutti sono cordialmente invitati.
PINEROLO — Venerdì 8 dicembre, com’è consuetudine,
avrà luogo il bazar organizzato dall’Unione femminile,
al quale tutti sono invitati; l’incasso della giornata sarà
devoluto alla Casa di riposo di Vittoria in Sicilia.
MASSELLO — La riunione di dicembre sarà il 12, alle 15,
a Roberso.
POMARETTO — Venerdì 8 dicembre, dalle 14,30 presso
l’Eicolo grando, si svolgerà un pomeriggio di lavoro per
il Madagascar (magliette, quadretti, oggetti vari). Le
prossime riunioni quartierali saranno il 13 dicembre, ore
20.30 a Pomaretto e il 15, ore 15 a Inverso Clot.
PRALI — Le prossime riunioni quartierali saranno 1’ 11 dicembre, ore 19,30 a Urgere e il 13, ore 20, a Villa.
SAN GERMANO — All’Asilo dei vecchi, dal 15 al 24 dicembre, ore 14-17,30, sarà allestito un «mercatino di Natale» che ospiterà numerose proposte di artigianato artistico, utile per tante idee per Natale.
VILLAR PELLICE — Domenica 10 dicembre nella sala
delle attività si terrà un piccolo bazar prenatalizio organizzato dall’Unione femminile in collaborazione con la
scuola domenicale. L’orario di apertura sarà dalle 9 alle
10.30 e dalle 11,30 alle 17.
VILLAR PEROSA — Domenica 10 dicembre, dalle 15,
nei locali del convitto, si svolgerà il bazar natalizio con
manufatti, sottoscrizione a premi e ricca merenda.
VILLASECCA — Le prossime riunioni quartierali si svolgeranno l’il dicembre, ore 14,30, a Tròssieri e il 12 a
Pian Faetto, ore 20.
10
PAG. IV
E Eco Delle Yaui "\Mj)esi
venerdì 8 DICEMBRE 1995
Iniziative per bambini e adulti
Natale a Perosa
Il Natale perosino si preannuncia animato: molte le iniziative previste per accontentare bambini e adulti, amanti
della musica, del teatro e della gastronomia ma le manifestazioni in programma, organizzate dall’assessorato alle
Risorse culturali del Comune
in collaborazione con Pro Loco, commercianti, associazione Giochinpiazza, Ass. alpini,
Auser e oratorio mirano soprattutto all’obiettivo di coniugare la festa con la solidarietà. Per questo tutto è stato
pensato in favore del Centro
aperto per anziani di Perosa a
cui verrà devoluto il ricavato
delle varie iniziative.
Il primo appuntamento è
per domenica 10 con il mercatino dell’avvento nelle vie
della Perosa «storica». Dalle
9,30 per tutta la giornata una
cinquantina di piccoli artigiani proporranno i loro lavori, ispirati naturalmente al
Natale. Decori, composizioni
di fiori, bigiotteria, biglietti
natalizi e tante altre idee per
mille regalini a basso costo.
Accanto a loro, musicisti e attori con lo spettacolo «Dov’è
Mix» (ore 14 nella piazzetta
della chiesa parrocchiale)
della scuola pinerolese del
«Teatro del cantiere»: un’
azione, precisano, «per 10
clown di cui qualcuno assente». Ma non basta: ci saranno
anche Babbo Natale, con una
gerla zeppa di doni, e una
suggestiva carrozza trainata
da cavalli a disposizione per
gustarsi Perosa da una prospettiva del tutto nuova. Senza dimenticare i goffi, il vin
brulé e le caldarroste.
Il week-end del 16 e 17 è
invece dedicato all’arte, anche se un po’ particolare. Pure questa è «di strada» per
creare il maggior coinvolgimento possibile, com’è nello
spirito dei promotori. Un ben
nutrito gruppo di più o meno
giovani pittori si cimenterà
nel primo concorso vetrine
dipinte. I premi in palio, messi a disposizione dai commercianti (che hanno ceduto una
parte degli spazi esterni dei
loro esercizi), sono allettanti:
al 1“ classificato andrà mezzo
milione, al 2° 300.000 lire e
al 3“ 200.000 lire.
Il 22 dicembre alle 21,30 il
tempio valdese di Pomaretto
ospiterà uno spettacolo d’eccezione: l’ultimo appuntamento del festival gospel del
Pinerolese, che vede insieme
i Comuni di Torre Pellice, Pinerolo, Perosa e Pomaretto.
Toccherà a Tony Washington
e alla sua splendida formazione far conoscere in valle il
gospel moderno, in un concerto che sposa il clima vibrante della religiosità nera
con il battito funky della
black music.
Per concludere, la vigilia di
Natale (ore 14 in piazza Marconi) regalerà ai perosini (e
non solo) una festa che avrà
come protagonista il «Teatro
degli immediati» con lo spettacolo in maschera «Se so’
arrobbato Gesù bambino (co’
tutto ’o presepio)». Seguirà il
rinfresco presso il municipio.
Per l’occasione ramministrazione presenterà i lavori di ristrutturazione realizzati in
questi mesi.
Dal 14 dicèmbre al 21 gli
ospiti del Cst esporranno i loro lavori; dal 17 al 7 gennaio
(solo sabato e festivi), mostra
di presepi nella sala parrocchiale. Infine, rassegna d’arte
nella palazzina mostre della
Comunità montana dal 23 dicembre al 7 gennaio.
Pinerolo
Il circo Togni
dopo 18 anni
Dal 7 al 10 dicembre in
piazza d’Armi toma a Pinerolo, dopo 18 anni, il circo Lidia Togni che si propone al
pubblico con un complesso
nuovissimo che dispone di
due piste, una tradizionale
con la segatura dove si esibiranno i numeri equestri mentre l’altra, sempre circolare
ma rialzata, tipo palcoscenico, vedrà come protagoniste
le attrazioni internazionali.
Lidia Togni dirige il circo insieme ai figli Davide, Vinicio
e Liviana, proponendo uno
spettacolo piacevole, frizzante e allego, veloce e dinamico. Moltissimi gli animali (lo
zoo si può visitare dalle 10
alle 15), da quelli esotici a
una trentina di cavalli di cinque razze diverse, ma capaci
di suscitare grandi emozioni
saranno numerosi artisti internazionali, dagli acrobati in bicicletta della Slovacchia ai
saltatori romeni o a due gruppi di cinesi capaci di esibirsi
in spericolati salti con perfetto sincronismo. Gli spettacoli
del circo Togni saranno il primo giorno alle 21,15 e i successivi alle 17 e alle 21,15.
Concerti Unitre
Pianista fuori
dàlie regole
Il concerto del 16 novembre, offerto dal giovane pianista umbro Alberto Petrini, è
stato una novità, diremo una
scoperta che si adatta e caratterizza i nostri tempi. Tempi
così lontani da quel possente
fermento creativo che ha percorso come un vento impetuoso i secoli scorsi, regalandoci musiche immortali.
Questo pianista ha invece
cercato di coinvolgere l’uditorio, fuori dalle regole, puntando unicamente sull’improvvisazione del momento
che nasce all’interno del nostro essere. È quindi un nuovo modo di fare musica, appunto «musica d’insieme».
La sua improvvisazione creata dal nulla è stata un invito al
suono e all’abbandono, secondo la capacità individuale
di partecipazione. Una novità
quindi, una musica non ossessiva, caratterizzata da eleganza, agilità, modernità e incisività del tocco. Una grande capacità di composizione, densa
di chiaroscuri, a volte sognanti e vaganti, a volte cerebrali in un dipanarsi senza
stonature.
Per la pubblicità su
DELLE VALLI VALDESI
tei. 011-655278, fax 011-657542
TENNIS TAVOLO — Alla ripresa dei campionati le classifiche che coinvolgono il Valpellice sono le seguenti. Serie CI
nazionale: Grinza Poifino 12; Cus Torino 11; Poste Torino 10;
Ciriè 9; Valpellice 9; San Mauro 8; Don Carlo 7; Aosta 6. Serie
C2 regionale; Poste A Torino 18; Iveco Torino 10; Poste B Torino 9; Valpellice 9; Valledora 9; Fiat Torino 9; Villar Perosa
8; Don Bosco Asti 6. La squadra di serie D2 provinciale occupa il secondo posto a un punto daH’Amatofi Torino.
CORSA CAMPESTRE — Risultati secondo pronostico
nelle categoria maggiori: la prima tappa del Campionato pinerolese, domenica 3 dicembre, sul bel percorso di Perosa Argentina per l’organizzazione del Gs Pomaretto ha visto i seguenti
vincitori: mini esordienti maschile Matteo Riha; mini-esordienti femminile Monica Ghibò; esordienti maschile Mattia Martin;
esordienti femminile Dalila Carlin; ragazzi Nicolò Martin; ragazze Monica Magnatini; cadetti Paolo Nota; cadette Susy Pascal; allievi Alessandro Bizzi; junior Fabrizio Cogno; Assoluti
femminile Mariangela Groisso; veterani A Vittorio Serra; veterani B Carlo Marino; seniores Andrea Becchio.
PALLAMANO — In serie B femminile il 3S non può nulla
contro la capolista Ferrarin Milano. Schierata con Bellion, Bernardi, Rivoira, Consaga Se., Galliana, Bertin, Mazza, Rinaldi,
Consaga S., la 3S, dopo 10’ di equilibrio, deve cedere alle lombarde che dilagano trovando facilmente la rete. Il risultato (1247) è severo, ma nel clan lusemese c’è ottimismo: meglio perdere con 35 reti con uno squadrone piuttosto che con minor
scarto con un avversario «morbido» come l’Einaudi Torino la
settimana scorsa.
PALLAVOLO — Allievi: 3S Nova Siria-Nichelino Volley
3-0: ottimo esordio dei giovanissimi, che hanno liquidato rapidamente i pur blasonati avversari. Il campionato allievi si prospetta ficco di soddisfazioni e la squadra è davvero competitiva.
Ragazzi Under 16: Cus Tofino-3S Nova Siria 3-0; prevedibile
netta sconfitta dei ragazzi di Rivoire, che hanno pagato lo scotto
di affrontare una formazione molto più esperta.
Allieve Under 14: Porte-3S Nova Siria 0-3. Incontro senza
storia. Troppo forte il 3S per la neonata formazione di Porte.
Ragazze Under 16: Trisfera Rivalta-3S Nova Siria 0-3. Partita
vinta in scioltezza dalle ragazze del 3S nelle cui file ha esordito
Barbara Matta.
Tomeo Baudrino femminile: Pablo Neruda-3S Bar dei tigli
3-0; Volley La Torre-Pablo Nerada 0-3; Villafranca-Morgan II
punto E 3-2. Classifica Villafranca 10; Morgan 6; 3S Nova Siria, 3S Bar dei tigli, Itt Barge, P. Neruda 4, Volley La Torre 0.
Tomeo Storello maschile: Lennon Pub-Morgan Punto E 1-3;
Villafranca-P. Nerada B 3-1. Classifica Morgan 12; ViÌlafranca,
Faz Volley, Lennon Pub 6; P. Neruda B 2; P. Nerada A 0.
Rassegna musicale di impronta biblica
Primo festival gospel
del Pinerolese
Il gospel è la musica di carattere religioso sviluppatasi
negli Stati Uniti dalla fusione
fra gli spiritual, la forma
espressiva tipica della comunità nera, e gli inni delle comunità bianche a maggioranza protestante. Gospel significa Evangelo e il termine evidenzia la tendenza nel repertorio cantato a ispirarsi allo
spirito del Nuovo Testamento,
col prevalere della figura di
Gesù e della sua forza redentrice. Il messaggio viene esaltato dalla carica espressiva ed
emozionale veicolata dalle
voci; non a caso gli interpreti
più efficaci di gospel si ritrovano nelle comunità nere.
Nel periodo di avvento al
Natale giunge il primo Festival gospel del Pinerolese che
prevede l’intervento di alcuni
fra i più accreditati solisti degli Stati Uniti con i rispettivi
gruppi. Si inizia con lo stile
classico della pianista Robin
Brown che, con la sua
«Triumphant Delegation»,
quintetto vocale misto di
Atlanta in Georgia, sarà a
Torre Pellice, nel tempio valdese, sabato 16 dicembre.
Robin Brown, come la maggior parte degli altri artisti,
proviene come formazione
dal coro della chiesa battista
di Atlanta di cui è stata direttrice. Le altre date prevedono
il trio «Morning Star» a Pinerolo, il 20, al teatro-incontro
e i «Tony Washington», già
esibitisi l’anno scorso a Pinerolo, questa volta nel tempio
valdese di Pomaretto la sera
del 22 dicembre. I concerti
avranno inizio alle 21,15;
l’ingresso costa lire 15.000
ed è consigliato l’acquisto
preventivo presso Sibille HiFi a Torre Pellice, Ottica Gariglio a Perosa e Rogirò dischi a Pinerolo.
Cantina Sociale di Bricherasio
Soc. Cooperativa a r.l,
I VINI PRODOTTI SONO - WINE PRODUCTION IS:
Bianco da tavola «Brighe» - White table-wine «brighe»
Rosso DA tavola - RED TABLE-WINE
Rosato da tavola - Rosé table-wine
Barbera del Pinerolese Pedemontano
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Avarengo
Vi attendiamo dai iunedì ai venerdì, 8-12 e 14,30-18, sabato 8-12
10060 Bricherasio (TO) - Via Vittorio Emanueie il, 98 - Tel. 0121/599052
7 dicembre, giovedì —
INVERSO PINASCA: Alle
21, al municipio, si svolge
una pubblica riunione sui
problemi di potabilità dell’acquedotto comunale.
7 dicembre, giovedì —
ROURE: Presso il Centro sociale di Castel del Bosco Befana Avis per bambini, a cura
dell’Avis di Roure.
8 dicembre, venerdì —
SAN GERMANO: Nella sala valdese, via Scuole, convegno su «Paesaggio agrario
e architettura rurale», a cura
dei Comuni di San Germano
e Pramollo e dell’associazione Villa Widemann. In contemporanea, apertura della
mostra su Pierre Edouard
Rostan, nella sala consiliare,
fino al 10 dicembre.
8 dicembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Per le
vie del paese fiera autunnale
organizzata dal Comune.
9 dicembre, sabato —
POMARETTO; Alle 21,15,
nel tempio valdese, per la rassegna «I musicanti», concerto
del chitarrista blues Benjamin
Tehoval.
9 dicembre, sabato — PINEROLO: Per la X rassegna
di teatro dialettale «Un 48 ’n
ca 40», commedia brillante,
presso il teatro-incontro di
via Caprini alle 21,15.
9 dicembre, sabato —
TORRE PELLICE: Dalle 8
alle 17 mercatino biologico
nell’area pedonale.
8, 9,10 dicembre — TORRE PELLICE: Nell’ atrio comunale verranno esposti dei
lavori confezionati dalle componenti della sezione femminile della locale Croce Rossa;
le offerte saranno devolute a
favore dell’attività della Cri.
8, 9, 10 dicembre — SAN
GERMANO CHISONE:
Mostra artigianale tipica natalizia «Un libro per Natale»
presso la biblioteca.
9 dicembre, sabato —
PRAGELATO: Presentazione del libro di Lina Crosetto
«I racconti» presso la biblioteca comunale.
10 dicembre, domenica —
PEROSA ARGENTINA:
Festa a Perosa Alta con mercatino, gruppo della scuola
teatro «Il cantiere», caldarroste, gofri, vin brulé e tanta
musica per tutta la giornata.
10 dicembre, domenica —
ROURE: Alla frazione di
Castel del Bosco si svolge la
Festa dell’anziano.
11 dicembre, lunedì —
SALUZZO: Al teatro Politeama per la 5“ rassegna di
teatro dialettale sarà in scena
«Ostu e ufissi: che rabel», ingresso lire 15.0(X).
11 dicembre, lunedì —
TORRE PELLICE: Alle ore
21, al cinema teatro Trento
incontro su «Immigrazione
oggi», testimonianze, problemi e soluzioni con la partecipazione di Rinaldo Bontempi,
parlamentare europeo, Semir
Garshabi, coordinamento immigrati Cgil, Giovanni Borgarello moderatore.
14 dicembre, giovedì —
TORRE PELLICE; Alle
15,30 alla casa valdese di via
Beckwith 2, concerto di Enrico Sibona, clarinetto, e Antonella Pedico, pianoforte, musiche di Schumann e Gershwin.
14 dicembre, giovedì —
SAN GERMANO CHISO
NE: Si esibirà presso il tempio valdese alle 21 il «Grappo Strauss» per i concerti di
Piemonte in musica.
16 dicembre, sabato —
TORRE PELLICE: Alle
14,30, a Villa Elisa, si terrà
un pomeriggio di solidarietà
per le opere sociali dell’Ywca-Ucdg.
VALLI
CHISONE • GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 10 DICEMBRE
San Germano Chisone: Farmacia Tron , tei. 58787
Fenestrelle: Farmacia Grippo
- Via Umberto I 1, tei. 83904
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 10 DICEMBRE
Bibiana: Farmacia Garella Via Pinerolo 21, tei. 55733
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza: tei. 322664
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 7, venerdì 8
e sabato 9 dicembre, ore 20 e
22,10, La seconda volta di
Mimmo Calopresti, con Nanni Moretti; domenica, 16, 18,
20 e 22, Jonny Mnemonic.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 8 dicembre ore 15, 17,
19, 21 Congo; sabato 9, ore
21, Da morire; domenica,
(15, 17, 19, 21), lunedì (21),
martedì (21) e giovedì (21),
Mortai combaci.
PINEROLO — La multisala Italia propone, alla sala
«2cento», giovedì 7, ore
20,15 e 22,30 e venerdì 8, ore
14,30, 16,30, 18,15, 20,15,
22,20 Mortai combaci; da
sabato a mercoledì Santa
Clause: feriali ore 20,15 e
22,20, sabato 20,15 e 22,30,
domenica 14,30 con spettacoli
continuati. Alla sala «5cento»
è in programma Braveheart;
feriali spettacolo unico ore
21,15, sabato 21,30, domenica 14,45, 18,21,15.
PRIVATO acquista mobili vecchi-antichi e oggetti
vari: tei 0121-40181.
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tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoii
Stampa; La Ghislerìana Mondovì
Una copia L. 2.000
11
venerdì 8 DICEMBRE 1995
Attualità
PAG. 7 RIFORMA
La devozione popolare e la cautela espressa dalla curia
Padre Pìo^ il prete dei miracoli
_______NICOLA PANTALEO________
Una recente polemica sulla stampa locale ha riacceso l’interesse, mai per la
verità sopito negli strati popolari e in una certa borghesia tradizionalista, per il caso
di padre Pio da Pietrelcina,
morto 27 anni fa in odore di
santità nel suo San Giovanni
Rotondo, un piccolo centro
della montagna garganica,
meta di incessanti pellegrinaggi e dotato oggi di un modernissimo ospedale che sorge nel sito dell’antico convento cappuccino. D’altra
parte il Foggiano è sempre
stato terra privilegiata di figure popolari carismatiche e
pratiche devozionali al limite
dell’ortodossia cattolica, come gli studi di Miriam Castiglione hanno dimostrato ampiamente.
La controversia, sollevata
in particolare dalla pubblicazione di un carteggio riservato, concerne i rapporti tra il
frate beatificando e una giovane donna da alcuni considerati tali da mettere in discussione il voto di castità,
ovvio requisito per la santificazione. Si aggiungono aspetti poco chiari della gestione
delle generose donazioni provenienti da tutto il mondo,
che hanno suscitato l’interesse dell’autorità giudiziaria.
Ma il coro di proteste delle
folle di devoti soffoca ogni
tentativo sereno di accertare i
fatti; chi mette in discussione
la condotta morale del frate è
giudicato un miscredente profanatore. Le stimmate, le innumerevoli guarigioni mira
colose, agli occhi dei seguaci
più appassionati, stanno lì a
smentire qualunque speculazione. Questa almeno è l’opinione diffusa tra la gente di
Puglia e, a giudicare da un
sondaggio del Cirm, del 70%
degli italiani.
Il maggiore quotidiano del
Sud, La Gazzetta del Mezzogiorno, per iniziativa del suo
direttore sollecita e pubblica
centinaia di fax che reclamano un rapido processo di beatificazione del frate di Pietrelcina. E una mobilitazione senza precedenti, accompagnata
da testimonianze di vere o
presunte guarigioni, che fa riflettere sulla persistenza, in
una zona arretrata del paese,
di forme di religiosità popolare, quali le processioni e la
venerazione di immagini miracolose, che sembrano resistere tenacemente alla depurazione della fede da incrostazioni magico-superstiziose, intrapresa da numerosi
vescovi e parroci sulle orme
del Concilio Vaticano IL A
tale proposito il professor
Leo Lestinghi, teologo e pubblicista cattolico, esperto di
problematiche religiose, sostiene che di fronte alla recente iniziativa de La Gazzetta del Mezzogiorno da parte
dei vescovi pugliesi vi sia
stata indifferenza quando
non, in qualche caso, irritazione. «Ciò è comprensibile afferma Lestinghi - perché un
processo canonico non può
essere influenzato dalle dinamiche di un’inchiesta popolare, ma anche per il tono epidermico ed emozionale che
quel sondaggio ha fatto emer
gere. La normativa che regola l’attività della congregazione vaticana per le cause
dei santi non potrebbe, a rigore, neppure essere condizionata dallo stesso papa. In
caso contrario, si potrebbe ritornare a certi eccessi medievali, allorché sotto la spinta
del fervore popolare si giunse
talvolta ad una proclamazione troppo frettolosa della santità di questo o quel monaco».
Un eccesso, si potrebbe aggiungere, che ha portato alla
beatificazione di personaggi
mai esistiti storicamente, come alcune «purghe» postume
del calendario hanno talora
clamorosamente dimostrato,
deludendo le masse di devoti
che all’intercessione di quel
santo o quella santa «desaparecidos» si erano affidati. Naturalmente più che gli abusi
della credulità popolare la
stessa dottrina del culto dei
santi, con il noto corredo di
reliquie contese fra vari santuari e inauditamente moltiplicate, dovrebbe essere rimessa in discussione e, in un
cammino ecumenico seriamente fondato sulle scritture,
emarginata dalla vita della
chiesa. Ma questo non appare
verosimile, 1 a giudicare dalla
stessa esaltazione mariana e
dalla propensione a moltiplicare le beatificazioni da parte
dell’attuale pontificato. D’altra parte le cautele e i sospetti
della gerarchia non sembrano
influire significativamente su
un processo di maturazione
dei cattolici che porti a smaterializzare la fede e a ripristinare l’assoluta e unica intermediazione di Gesù Cristo.
Spesa militare
Venti di pace
sulla legge
finanziaria
31.000 miliardi di spesa
militare contro i 26.000 dell’anno che sta per chiudersi;
4.500 miliardi di spese per
nuovi armamenti, pari al 20%
in più sempre rispetto al
1995, 2.700 miliardi di sprechi individuati dalla Corte dei
Conti e definiti nel suo ultimo
rapporto sul ministero della
Difesa. Associazioni, movimenti pacifisti e gruppi di volontariato e solidarietà indipendenti 0 di credenti manifestano con la campagna
«Venti di pace» la loro contrarietà e le loro osservazioni
ai progetti di spesa che dovrebbero essere contenute
nella legge finanziaria.
Come ogni anno i gruppi
(tra cui Mir, Associazione
per la pace, beati i costruttori
di pace. Gruppo Abele, Mani
tese e la Fcei) si rivolgono a
quei parlamentari dell’area
pacifista perché sostengano
delle proposte alternative di
riduzione della spesa per gli
armamenti.
I gruppi che fanno capo al
«cartello» chiedono un taglio
di 2.700 miliardi alle spese
militari, pari appunto agli
«sprechi», e chiedono che le
risorse sottratte al bilancio
della Difesa vengano destinate alla riconversione civile
dell’industria bellica, alla
cooperazione allo sviluppo,
alla spesa ambientale e a
quella sociale. Si chiede anche un nuovo impegno per la
riforma in senso democratico
dell’Gnu.
Furto alla Chiesa battista di Fuorigrotta
Sotto assedio
ANNA MAFFEI
Quando la domenica mattina del 26 novembre
Piero Dam, anziano della
Chiesa battista di Fuorigrotta
(Na), è andato, come fa di solito, ad aprire il locale della
chiesa per il culto delle 10,30,
l’impatto è stato davvero
scioccante. Il locale appariva
devastato: i vetri rotti, le sedie e gli arredi per la cena del
Signore rovesciati sul pavimento, le tende stracciate e
tutta la strumentazione che la
comunità utilizza per la musica e il canto non c’era più.
Due chitarre elettriche, una
batteria, l’organo elettronico,
microfoni e gruppo elettrogeno, tutto è stato rubato.
Non era la prima volta che
accadeva. Qualche mese fa
entrando per un finestrino i
ladri avevano portato via due
chitarre ma il danno ora è
molto più grave. Per una piccola comunità di operai come
quella di Fuorigrotta un danno di 7-8 milioni è davvero
tanto. Il locale di culto sorge
proprio nella zona dove c’era
l’Italsider di Bagnoli. È un
palazzotto isolato ma circondato da altri fabbricati i cui
abitanti, stranamente, nella
notte fra sabato e domenica
sostengono di non aver sentito alcun rumore sospetto. La
vita della piccola comunità è
stata sconvolta da questa scoperta anche se quella domenica il culto si è tenuto lo stesso. «Non saranno dei ladri ad
impedirci di cantare il nostro
amore per il Signore», ha
detto Tonino Salvato, uno dei
conduttori della comunità.
Ora il dilemma è che cosa
fare, se cercare un’altro locale di culto in un’altra zona o
se invece, una volta ricomprata l’attrezzatura (ma come?) si dovrà dotare il locale,
già inutilmente protetto da
cancellate, una delle quali è
stata appunto divelta, di un
efficiente antifurto. L’alternativa è di portarsi ogni volta
tutto a casa. Certo è triste
pensare di vivere un silenzioso assedio fatto di connivenza
e omertà ma è storia quotidiana in una città abituata a convivere con mille illegalità, un
popolo povero che non avendo alternative, anche quando
non è apertamente complice,
cede ai ricatti dei prepotenti,
ha paura e si rassegna.
Tuttavia l’Evangelo è resistenza. Può essere certamente
resistenza anche la lode, una
lode al Signore che è e che
viene, gioiosa e festosa, come
quella espressa con chitarre e
tamburelli dalle nostre sorelle
e dai nostri fratelli della comunità di Fuorigrotta. A questa piccola ma fedele chiesa
del Signore noi di Riforma,
insieme a tutti coloro delle
nostre chiese che man mano
sono Stati messi al corrente
dell’accaduto, esprimiamo la
nostra affettuosa e fraterna
solidarietà.
Regala
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RIFORMA
INIZIATIVA DI «RIFORMA»
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L’offerta è valida fino al 31 dicembre
1995 e per invii in Italia.
I volumi possono essere ordinati alla nostra redazione con lettera (via Pio V,
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piazza della Libertà, 7; tei. 0121/91422
Libreria di cultura religiosa di Roma
piazza Cavour, 32; tei. 06/3225493
Jörg Zink
Una manciata
di speranza
Meditazioni bibliche
pp. 144,
L 19.000 L 16.000
«Oggi, chi ha speranza è considerato
per lo più uno stolto o un sognatore,
oppure un disperato... lo però
sono convinto
che esistano arv
cora motivi per
sperare».
MZmk
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UAidOfTL 12.000
12
PAG. 8 RIFORMA
Cultura
venerdì 8 DICEMBRE 1995
Matematica e arte
Oggetti enigmatici
Le opere figurative di ogni
civiltà, con le proprietà geometriche che vi si possono rilevare, sono fonti affascinanti
per rivelare sensibilità e attitudini matematiche o geometriche, anche in assenza di altra
documentazione scritta di tipo
esplicitamente matematico.
Le figure gigantesche della
civiltà cosiddetta «Nazca»
(civiltà pre-incaica, nel Perù
meridionale) ne sono un esempio: sono figure rappresentanti animali o emblemi
fotomorfi, incise a tratto continuo, nella sabbia indurita.
per la profondità di circa un
metro e lunghe centinaia di
metri. La grandezza smisurata di questi disegni fa sì che
essi siano percepibili da occhio umano soltanto oggi, e
soltanto dagli aerei. Perché
dunque sono stati fatti, e come? Una risposta plausibile è
perché fossero visti dalla divinità e solo da questa, e che
siano stai fatti dapprima in
scala ridotta e poi nelle loro
misure naturali, operazione
possibile solo da autori in
possesso di ben precise nozioni circa la similitudine.
Matematica e tecnica
Concetti in pratica
Se di fronte a certe opere
d’arte di civiltà antiche si possono solo fare congetture sulla possibilità che certi concetti
matematici si fossero effettivamente formati nella mente
degli autori, in presenza di reperti archeologici, manufatti o
resti di vere e proprie opere di
ingegneria civile, dove un determinato concetto matematico trova applicazione in modo
tecnicamente operativo, si
può affermare con molta più
sicurezza l’effettiva presa di
coscienza di quel concetto.
Ne è un esempio il tunnel
ritrovato nell’isola di Samo,
un acquedotto in galleria che
portava acqua da una fonte alla città posta sull’altro lato di
una montagna, costruito nella
seconda metà del VI secolo
a.C. La realizzazione di una
galleria del genere, lunga più
di un chilometro e perfettamente rettilinea, si ritiene sia
stata possibile solo grazie ad
una conoscenza appropriata
del metodo di triangolazione
verticale.
Viola e i suoi collaboratori,
per dimostrare tale possibilità, progettarono e costruirono gli strumenti necessari a
tale operazione, con materiali
e tecnologie conosciute all’
epoca. «Il compito dello storico della matematica (...) è
scandagliare in profondità, e
in tutti i sensi, le difficoltà
che i matematici del passato
dovettero affrontare, sia concettualmente che tecnicamente, ed il modo e il grado in
cui esse furono superate»,
(«Prefazione», p.l5)
Ricordo
Le discussioni
«senza il cappotto»
AUGUSTO COMBA
Negli anni Settanta e Ottanta il nome di Tullio
Viola era ben noto ai lettori
de «La luce», come quello
del colto lettore-scrittore che
seguiva gli avvenimenti nazionali e mondiali su un gran
numero di giornali, sceglieva
dei brani significativi e poi,
se erano in lingua straniera,
li traduceva (spesso e volentieri da «Le monde»), compiendo così un utilissimo lavoro di informazione e quindi di orientamento.
Inoltrerà sua figura e la
sua parola erano note alle varie assemblee di culto, presso
le quali svolgeva i compiti
del predicatore locale. Un
predicatore eccezionalmente
preparato, come si poteva capire anche individuando le
letture teologiche che gli avveniva talvolta di citare nei
dibattiti: ma non per questo
astruso e cattedratico, perché
ben sapeva esemplificare i
suoi messaggi, anche se, certamente, chi era al corrente
della sua qualità di professore universitario poteva qua e
là intravederla in trasparenza,
dietro il rigoroso ordito del
suo discorso.
Tutte le domeniche la piccola assemblea che si riuniva
a Torino nella cappella val
dese di corso Principe Oddone sapeva di poter contare
sulla sua presenza, sulla sua
affettuosa cordialità che non
escludeva nessuno, sul suo
intervento nella discussione
sul sermone, discussione deliberata dall’assemblea stessa
e desiderata dai pastori intimamente legati a quel gruppo di credenti, che si sono
succeduti in quell’epoca:
Paolo Ricca, Franco Giampiccoli, Eugenio Rivoir, Eugenio Bernardini.
Dopo il culto partivamo assieme a piedi per raggiungere
le nostre rispettive abitazioni,
fra loro vicine, e distanti dalla cappella circa una mezz’
ora di cammino.
Camminavamo in fretta,
anche perché ci facevamo
entrambi un punto d’onore di
non indossare mai il cappotto, neanche nel cuore dell’inverno. Ma la conversazione
proseguiva ugualmente fittissima, sulle cose udite, sulla
politica, sugli sviluppi della
scienza, sulla storia della matematica. E quando arrivavamo all’angolo di corso Re
Umberto e via Legnano ci
salutavamo con un semplice
«ciao» e, da parte sua, con
un sorriso, che ancora oggi è
vivo davanti ai miei occhi,
come se l’avessi visto stamattina stessa.
Matematica, storia e vita quotidiana in un convegno dedicato a Tullio Viola
Nonno, ma quanto è lontana la luna?
BETTINA KÖNIG
Siete in quinta elementare.
Un giorno il nonno di un
alunno viene a far visita alla
classe e propone un problema: «Come mai la luna quando è bassa sull’orizzonte è
più grande di quando si trova
alta nel cielo?». Ne nasce una
lunga discussione, che prosegue anche dopo che il nonno
se n’è andato. Alcuni si domandano come si faccia a misurare la grandezza della luna, uno propone di allungare
il braccio,e confrontare la luna con la lunghezza del proprio pollice, un altro obietta
che si ottengono misure diverse se si ha il braccio più
lungo, o il pollice più corto. E
la discussione continua, fa
nascere altre domande: che
cosa vuol dire misurare?
quanto è lontana la luna?
Il nonno matematico era
Tullio Viola, e l’aneddoto
l’hà raccontato un suo nipote
al termine di un convegno su
«Matematica, arte e tecnica
nella storia. A 10 anni dalla
scomparsa di Tullio Viola»,
organizzato dall’associazione
«Mathesis» e dal seminario di
Storia delle matematiche «T.
Viola», presso l’Accademia
delle scienze di Torino, dall’8
al 10 novembre ’95.
La varietà degli interventi,
che spaziavano dalla geometria dell’architettura navale
egizia alle proprietà matematiche nella torre di Pisa, passando per la terminologia matematica delle lingue romanze
nel Medioevo, rendeva ben
conto della vastità dei campi
di studio e delle passioni
scientifiche che hanno accompagnato la vita matematica di Viola. Possiamo farne
solo degli esempi: «Il più importante problema è risvegliare l’interesse e l’attività
degli scolari, e far riconosce
re la gioia del lavoro. (...) Gli
scolari non sono socchi da
riempire, ma fiaccole da accendere». (Dal Taccuino n.30
di Viola, a p.l23).
Viola fu docente di Analisi
matematica a Roma dal 1937
al 1953, a Bari dal ’53 al ’58,
dove tenne anche i corsi di
Matematiche complementari
e Filosofia della scienza. A
Torino dal 1958 occupò la
cattedra di Matematiche complementari, successivamente
affiancata dall’insegnamento
di Matematiche elementari e
Analisi matematica ma, come
ci mostra il racconto del nipote, rilevante fu l’iiiteresse di
Viola per la didattica della
matematica, a tutti i livelli di
scuola.
Con molti altri colleghi
condusse negli anni ’60 istanze pedagogiche e battaglie
culturali per il miglioramento dell’insegnamento matematico e contro l’abbinamento della matematica con le
scienze naturali nella scuola
media unica. Suoi sono i libri
di testo di Analisi matematica
ancora utilizzati in vàri corsi
universitari. Come presidente
nazionale di «Mathesis» per
10 anni, e della sezione torinese della stessa per 20, organizzò per gli studenti dell’indirizzo didattico della facoltà
di Matematica e per gli inse
gnanti, conferenze, incontri,
seminari e anche sperimentazioni attive nelle scuole. La
passione per la storia della
matematica, che coltivò per
tutta la vita a partire da un generale interesse per gli studi
classici e la cultura umanistica, lo portò a creare, negli ultimi 15 anni di vita, una vera
e propria scuola, una delle
prime in Italia, dedicata
esclusivamente alla storia
della matematica.
«Avere una cultura di storia della matematica (...) significa sapere come in una
certa epoca e in un certo contesto culturale si ragionava,
sapere se era ivi possibile
proporsi certe questioni o no,
e se, in caso affermativo, era
possibile risolverle, come e
perché. Significa poi, sotto il
profilo della ricerca scientifica, saper integrare le conoscenze, talvolta frammentarie, relative alle più svariate
questioni di matematica, in
un complesso ben coordinato
e sufficientemente credibile,
cioè consono al tipo o, diciamo meglio, allo stile del tempo e del luogo». (Prefazione a
L. Giacardi, C. S. Roero, La
matematica delle civiltà arcaiche. Egitto, Mesopotamia,
Grecia, Torino, Stampatori,
1979, p. 10).
Fu proprio l’interesse e lo
studio della storia della matematica delle civiltà arcaiche
0, ancora più lontano nel tempo, della preistoria, che dettero origine a lunghe e fmttuose collaborazioni tra Viola e
specialisti di settori culturali
diversi (storia dell’arte, egittologia, archeologia, psicologia...). Due frammenti delle
numerose testimonianze di allieve, allievi e collaboratori di
Viola sono state riportate nel
corso del convegno in sua
memoria.
Maria Teresa Navale (Poli
tecnico di Torino, collaboratrice di Viola in numerosi studi sulle proprietà geometriche
di opere d’arte antiche): «(...)
una delle componenti della
forte personalità di Viola era
l’entusiasmo con il quale affrontava i lavori e che con generosità trasmetteva a tutti
coloro i quali, per un motivo
o per l’altro, si trovavano ad
avvicinarlo. Egli riusciva infatti a sollecitare nelle persone le energie più riposte e
quelle attitudini, a volte inconsce 0 comunque mai sperimentate, basate sulla matematica intuitiva».
Livia Giacardi e Silvia Clara Roero (Università di Torino, Dipartimento di matematica, allieve e poi collaboratrici di Viola in numerose ricerche sulla storia della matematica delle civiltà arcaiche): «Viola era un maestro
con grande ampiezza di vedute, che sapeva fare autocritica e sapeva ascoltare. Non
era un assolutista, né un reazionario. Pur avendo idee ben
chiare sugli obiettivi che si
prefiggeva nel campo della
storia della matematica non
bocciava a priori un lavoro se
non si allineava con i suoi
criteri, ma era disponibile a
dialogo ed era sempre rispettoso delle opinioni e delle
scelte altra!».
Figure della civiltà Nazca disegnate nel deserto
Una raccolta di predicazioni di Jörg Zink ribadisce l'attualità del messaggio evangelico
Alla ricerca di nuovi motivi per sperare
EMMANUELE PASCHETTO
Molti lettori ricorderanno
una delle pubblicazioni
dell’editrice Claudiana: Come pregare di Jörg Zink, proposto al pubblico nel 1988.
La semplicità dello stile, ma
allo stesso tempo la profondità del pensiero, la capacità
di coinvolgere il lettore ne
hanno fatto uno dei libri più
apprezzati della casa editrice
torinese, che quest’anno ne
ha dato alle stampe la seconda edizione.
Ora la Claudiana pubblica,
nella stessa collana di meditazioni bibliche che ha raccolto
sermoni e predicazioni anche
di alcuni pastori italiani, una
serie di sette «conversazioni»
dello stesso autore, dal titolo
Una manciata di speranza*.
Non sono le omelie o i sermoni classici, che si sviluppano intorno all’esegesi di un
passo biblico cercandone
l’applicazione per il nostro
tempo, ma lunghe riflessioni
legate da un filo conduttore,
quello appunto della speranza
cristiana, in un epoca come la
nostra, dove il crollo delle sicurezze ha acuito il senso
dell’impotenza umana intrecciandolo a una fede irrazionale e quasi superstiziosa nelle
possibilità della scienza, allargando di fatto lo scetticismo e il pessimismo e generando ansietà e paure incontrollabili.
«Oggi - scrive l’autore nel
la prefazione - chi ha speranza è considerato per lo più
uno stolto o un sognatore (...)
10 però sono convinto che esistano ancora motivi per sperare (...). Penso che il nostro
futuro stia in mani diverse da
quelle dell’uomo, incapace di
prevederlo, eppure così pericolosamente sicuro di sé.
Credo che nel mondo operi
una saggezza ben diversa da
quella dell’essere umano».
Con la semplicità e l’ottimismo della fede Zink rilegge alcuni temi della Scrittura
invitandoci a riflettere sulla
profondità e l’assoluta novità
del messaggio evangelico che
ci propone una dimensione
umana e universale diversa
da quella che l’umanità ha
costruito nella sua storia millenaria di «progresso» cieco e
distruttivo e spronandoci a lavorare per il futuro che è di
Dio ed è Dio stesso. «Il tempo dell’attesa è anche il tempo dell’azione (...). E chi
a.scolta con serietà il messaggio di Cristo saprà valutare
con altrettanta serietà entrambe le cose: il lavoro per
11 futuro su questa terra, che
noi personalmente non vivremo, e la preoccupazione per
il futuro di quell’altro paese
straniero, nel quale entreremo dopo la morte. Se manca
uno di questi elementi. Cristo
non viene capito, né ascoltato
o creduto» (p 112).
I sette capitoli procedono
per felici contrapposizioni di
immagini: il sogno della terra
dove scorre il latte e il miele,
prodotti della natura da cogliere con poca fatica, i segni
del pane e del vino, proposti
da Gesù: frutto del lavoro comune e da consumare in comune; la chiesa come l’arca
che galleggia sulle acque scatenate del male, con pochi salvati, chiusi ad attendere che la
catastrofe giunga alla sua conclusione, la chiesa come barca
che arranca sul lago di Tiberiade in tempesta, imbarca acqua, i rematori stremati e impauriti, ma il Signore è con
loro e alle loro invocazioni interviene con autorità. E altri
simboli scorrono davanti al
lettore: il giardino dell’Eden,
il banchetto nuziale, la casa
dove ritorna il figlio perduto,
la sposa che attende l’amato,
la città celeste, il regno, e il
Cristo che si presenta come
«porta» e «via» per la comprensione e la trasformazione
di queste immagini nella
realtà ultima e già presente
che fa coincidere le promesse
di Dio e le speranze umane.
Un libro positivo, un libro
gioioso. Siamo lieti che sia
uscito sotto Natale, perché lo
riteniamo più che adatto per
fame un regalo per l’pccasione. Nel complimentarci con
la Claudiana per la felice
scelta, vogliamo anche ringraziare la traduttrice. Giuliana Gandolfo (ormai divenuta
una specialista di Zink) per
l’accurata versione dal tedesco, che non solo conferma le
sue già note capacità, ma rivela anche una coinvolta ed
emozionata partecipazione.
(*) Jörg Zink: Una manciata
di speranza. Meditazioni bibliche. Torino, Claudiana 1995, pp
142, £ 19.000.
p0f I vostri acquisti, par gli abbonamenti al periodici evangelici
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13
VENERDÌ 8 DICEMBRE 1995
PAG. 9 RIFORMA
Un convegno alla Facoltà di teologia per i 50 anni della rivista «Protestantesimo)
«Extra nos»^ il senso della nostra fede
Da Barth all'apertura alle scienze umane
50 anni di ricerca
ANTONIO ADAMO
«Q
I uel che rende la nostra teologia certa, è
questo: essa si colloca “extra
nos" [fuori di noi] togliendoci a noi stessi, in modo che
cessiamo di fondarci sulle
nostre forze, sulla nostra coscienza, sui nostri sensi, sulla
nostra persona, sulle nostre
opere, ma ci fondiamo su
quel che è “extra nos”, ossia
la promessa e la verità di
Dio, che non può fallire»
(Lutero). «Fondamento come
promessa-Teologia contemporanea e prospettive dell’antropologia»: questo è stato il
tema del convegno che la Facoltà valdese di teologia ha
organizzato a Roma il 24 e 25
novembre per onorare i 50
anni della rivista Protestantesimo.
II fondamento
del nostro esistere
Nel suo discorso di apertura il professor Paolo Ricca,
decano della Facoltà, ha precisato che il convegno non si
propone di parlare di noi stes" si, ma di riflettere attorno a
ciò per cui esiste la Facoltà:
. r «extra nos», ciò che sta fuori di noi, quella parola di Dio
che costituisce iì fondamento
del nostro esistere e che si
pone come prospettiva del
presente e del futuro.
Il convegno è nato quale
metafora dell’itinerario di ricerca dei protestanti italiani
che hanno scelto di dialogare
con il mondo culturale laico e
cattolico, senza negare la propria identità evangelica, anzi
affermandola in modo inequivocabile già nella scelta del
nome della loro rivista. E
Protestantesimo si è posta come un ponte tra la cultura
teologica protestante europea
e mondiale e la realtà italiana,
rifiutando ogni arroccamento
settario e provinciale, privilegiando il dibattito all’apologia, il confronto ad ogni dogmatismo.
Il convegno ha offerto a
studiosi e studiose di divèrsi
orientamenti la possibilità di
dibattere sul senso e sulle finalità dell’esistenza dell’essere umano, certo, a partire
dall’affermazione luterana del
fondamento della verità quale
«extra nos», dono offerto da
Dio che ci rende curiosi e inquieti e quindi capaci di uscire allo scoperto, offrendoci
inermi al rischio della critica
più severa. La scelta della Facoltà va letta alla luce della
mitezza evangelica, che permette di giungere fino al limitare della frontiera degli orizzonti culturali, per avvicinare
quanti vivono una diversa
identità spirituale, incontrandoli e dialogando liberamente
nel rispetto delle reciproche
alterità. La mitezza è il frutto
dell’«extra nos», della Parola
altra e oltre, che giunge dall’
i eternità di Dio al nostro tempo, realizzando anche nella
nostra generazione il tempo
opportuno degli eventi decisivi dello Spirito.
Un modo
di fare teologia
«Fondamento come promessa» è un titolo di grande
intensità teologica ed esistenziale, come ha scritto l’attuale
direttore della rivista, Sergio
Rostagno: «L’espressione
non viene usata alla leggera,
ma sta ad indicare in modo
sintetico una tesi, un programma, un modo di essere e
di fare teologia».
Il fondamento, che sta «extra nos» proprio per questa
sua dislocazione, di fatto si
pone come fondamento non
dominabile e gestibile dall’
essere umano e in ciò è paradossalmente non fondamento;
tuttavia proprio in questo suo
sfuggire al nostro dominio, si
cela il meccanismo di rivelazione: il movimento di Dio
verso di noi. La nostra lotta
drammatica per comprendere
e rendere chiaro il fondamento contiene la promessa offerta ad ogni generazione.
La domanda
dell'uomo di oggi
Il professor Hans Martin
Barth dell’Università di Marburgo, che ha svolto il tema
«Identità e giustificazione per
fede», ha sostenuto che la
teologia della giustificazione
per fede deve essere riformuiata per potere rispondere alla
domanda centrale dell’essere
umano oggi, che è interrogativo sull’identità. Per Barth la
giustificazione si pone come
fondamento trinitario dell’identità personale; perciò il
Dio che in Cristo perdona, riconcilia e giustifica è al tempo stesso il creatore di tutto,
ed è il Dio che nello Spirito
Santo chiama a nuova vita.
Occorre ricordare che Lutero
pose al centro della sua predicazione «Dio che accetta colui che è rigettato e, insieme
a lui, l’essere umano che impara ad accettare se stesso e
i suoi simili». Bisogna inoltre
interrompere la tendenza a ridurre Dio a Cristo e l’essere
umano all’essere peccatore;
infatti nella fede cristiana ciò
che conta è 1’«intero» Dio,
cioè il Dio uno e trino, e
1’«intero» essere umano nella
sua realtà totale, psicosomatica e spirituale. In questa prospettiva la dottrina della giustificazione per fede assume
un aspettò liberante ed anche
«terapeutico», sottraendoci al
nostro essere peccatori e donandoci a noi stessi in una
nuova e riconciliata identità.
Di segno completamente
opposto l’intervento di Giovanni Jervis su «Persona,
soggetto e società»; egli ha ricordato che il concetto di per
Mario Miegge ci ha condotti in un suggestivo viaggio
nel pensiero filosofico moderno, segnato in modo significativo dall’opera di Nietzsche e di Hannah Arendt. Il
tema della promessa in
Nietzsche si carica di contenuti contraddittori e l’uomo è
visto come portatore della
grande promessa. Hannah
Arendt vede in Gesù la figura
del perdono, cioè della promessa che sa spingersi in
avanti, nell’incertezza del futuro. Incuriosisce l’uso di immagini e figure bibliche nella
riflessione filosofica sui temi
Hans-Martin Barth pronuncia il
suo intervento
dell’identità, promessa e perdono; tale fenomeno è il segno dell’universalità del linguaggio biblico e del fatto
che il mondo biblico è anche
espressione di un ampio
mondo simbolico di antica,
saggezza. Nella Arendt è di
grande attualità l’immagine
della promessa come decentramento verso gli altri.
Cettina Militello, teologa
cattolica di orientamento
femminista, ha affrontato con
competenza il tema «Storicità
e identità della donna». Per la
Militello l’identità e la storicità non sono percepibili «al
di fuori di un accesso alla
parola riflessa», che corrisponde a quanto è stato culturalmente negato alla donna,
anche dalla comunità cristiana. Urge realizzare un’antropologia della reciprocità e
quindi disegnare una chiesa
Un momento dei lavori del convegno
sona, dal punto di vista della
psicologia, non è un dato da
ridurre alla categoria dell’essere quanto un’attribuzione
dai confini approssimativi.
Anche la coscienza, l’autocoscienza, la coscienza morale,
l’essere persona, l’essere individuo, la mente e persino il
puro e semplice essere vivi
non sono essenze «ma soltanto insieme di funzioni». L’
emancipazione individuale si
presenta oggi come una tensione di libertà e «la possibile
azione individuale verso la
trascendenza sembra riproporsi, in una prospettiva purificata e drammatica, che ci
richiama alla memoria alcuni
aspetti inquietanti del pensiero di Blaise Pascal».
nel medesimo segno. Saremmo chiamati ad avviare un’
antropologia del dono cui corrisponda un’ecclesiologia dei
doni, per realizzare una nuova
dimensione dell’umano.
Una teologia ecumenica
della giustificazione
Monsignor Luigi Sartori ha
presentato un’appassionata e
ampia relazione sul tema
«Chiesa e giustificazione».
Sulla base dei maggiori documenti ecumenici, ha offerto un bilancio critico dèlia
teologia ecumenica della giustificazione, sottolineando le
convergenze e proponendo
alcune prospettive per il lavoro futuro. Sartori ha ricor
dato che la riconciliazione
delle teologie sulla giustificazione non deve eliminare la
dialettica fra concezioni diverse e sostiene che la vera
dialettica è quella della «mutua correzione fraterna, della
vicendevole critica costruttiva». Occorre una pedagogia
del lavoro ecumenico che costruisca relazioni di reciproca
fiducia. In questo senso siamo tutti bisognosi di un atto
di grazia che ci avvìi su un
percorso di nuova fraternità.
Conclude Sartori: «Forse i
teologi hanno bisogno piu di
altri credenti di farsi docili
discepoli del Vangelo della
Giustificazione».
Al filosofo Marco M. Olivetti è stato affidato il difficile compito di parlare su: «La
persona come debito ontologico». Il linguaggio filosofico contemporaneo ricorre
spesso alla nozione di debito.
In Heidegger risulta evidente
che l’aggettivo tedesco
«schuldig» (debitore o colpevole?) sovrappone il significato della colpa e quello del
debito e ciò impone il compito di definire il corretto rapporto fra la dimensione della
colpevolezza e quella della
debitorietà. La persona è debito ontologico (dell’essere)
nel senso della responsabilità
verso l’altro. Tale problematica può risultare positiva
premessa di un nuovo umanesimo in cui si evidenzia la
realtà della reciprocità.
Il contesto femminista
La pastora battista Elizabeth Green ha sviluppato il
tema: «Extra nos? Il contesto
femminista». Nella prima
parte del suo intervento la
Green ha spiegato la difficoltà della teologia femminista ad accettare 1’«extra nos».
Secondo la Green, la categoria dell’«extra nos» risulta
problematica perché le donne, rifiutando l’identità che
proviene dall’altro-fuori di sé
dell’ordine socio-simbolico
maschile, assumono la propria esperienza «come fonte
del teologizzare». Tuttavia,
poiché il divino entra nella
realtà delle donne, anche
l’identità femminile dipende
dall’azione della grazia di
Dio; quindi 1’«extra nos» può
essere pensabile anche per la
teologia femminista.
La libertà di Dio
Il professor Klauspeter Blaser di Losanna ha tenuto l’ultima comunicazione del convegno, illustrando con convincenti sintesi i momenti
fondamentali delle vicende
teologiche del XX secolo nelle sue permanenze e rotture.
Per Blaser la teologia dialettica, e Karl Barth in particolare, hanno annunciato nella
teologia «non solo la crisi
dello sforzo liberale, ma anche delle proprie condizioni
di esistenza nella post modernità». L’Evangelo è proclamazione di un Dio che non si
lascia dominare dall’essere
umano. Dio infatti mantiene
la sua libertà «extra nos» anche se permane nella realtà di
grazia. Blaser ha citato un
proverbio africano che illustra in modo convincente
1’«extra nos» di Lutero: «La
Parola che ti aiuta non è a
tua disposizione, non puoi
dirtela da solo».
La parola di Dio rimane
sempre il criterio fondamentale di ogni teologia evangelica, ieri, oggi e domani. E la
fedeltà di Dio al suo patto di
alleanza in Cristo il fondamento come promessa, per le
donne e gli uomini di ogni
generazione.
Il primo numero di «Protestantesimo» porta la data del
gennaio 1946, è stampato a
Torre Pellice dalla Lino Tipo
Arti Grafiche, il direttore responsabile è Giovanni Miegge presso la cui casa si trova
anche la redazione, e gli amministratori sono Mario Ferrerò e Leopoldo Bertolé. La
carta è grigiolina, la stampa
in corpo piccolo. Nell’editoriale Miegge spiega le ragioni
del titolo: «Protestantesimo
significa per noi semplicemente la realtà storica e culturale della nostra fede evangelica nella piena comunione
spirituale con la Riforma, a
cui non sentiamo alcun bisogno di fare attenuazioni, ma
al tempo stesso nel pieno riconoscimento degli elementi
di autentica vitalità cristiana,
apparsi sul terreno della fede
evangelica nei secoli seguenti
come in quelli precedenti».
«Protestantesimo» si pone
in linea di continuità con
«Gioventù Cristiana», organo
sul quale fin dagli anni ’30
aveva trovato voce la corrente «barthiana», e che nel giugno del ’40 era stato soppresso dal regime fascista. Risultato vano ogni tentativo di
fargli riprendere le pubblicazioni (ufficialmente per mancanza di catta; in realtà perché riportava notizie sulla re
sistenza della «chiesa confessante», sul movimento ecumenico ecc.), Mario A. Rollier acquista per 16.000 lire
la testata di unà- rivista in
vendita, «L’Appello» che,
dal 27 dicembre 1941 e fino
al gennaio del 1944, con Anna Franchi direttore responsabile, diventa il nuovo strumento della riflessione teologica dei «barthiani». Cessa di
uscire nel ’44 «non perché
sia stato soppresso dalla polizia nazifascista - scrisse Mario A. Rollier - ormai impotente a controllare la produzione intellettuale e presa
dalla lotta contro il dilagare
vittorioso della stampa clandestina, ma perché l’azione
clandestina e pre-insurrezionale ha chiesto tutto il loro
tempo al tipografo e all’effettivo direttore della rivista e
su entrambi si è riversata la
persecuzione poliziesca e
l’esigenza dell’azione».
Nel ’48 Vittorio Subilia,
pastore ad Aosta, assume la
direzione di «Protestantesimo». Nel ’51 la redazione si
trasferisce a Roma. Nel ’52
«Protestantesimo» viene pubblicato «sotto gli auspici della
Facoltà Valdese di Teologia».
Morto Subilia nell’88 la direzione passa a Bruno Corsani.
Attualmente la rivista è diretta dal prof. Sergio Rostagno.
Le chiese e l'omosessualità
Guardare in faccia
le differenze
GIOVANNI SILENZI JALLA
Dopo alcuni anni di informali e velati accenni, il
Consiglio ecumenico delle
chiese ha deciso che è giunta
l’ora di affrontare la questione
dell’omosessualità nel dibattito ecumenico stesso. Di quest’anno è infatti la pubblicazione di un piccolo volume
destinato a stimolare chiese e
credenti sul tema*. «Guardando nel volto le nostre differenze: le chiese e i loro membri gay e lesbiche» è il titolo
del piccolo e piacevole saggio
che si offre facilmente come
materiale di studio per chi voglia avvicinare la questione.
Le chiese, dice l’autore, sono ben lontane dal poter prendere insieme una qualsiasi
decisione. E in ogni caso il
compito del Consiglio ecumenico consiste nel facilitare
e mandare avanti il dialogo
proprio su que’sti temi che più
dividono le chiese. Questo è
il senso di un saggio chiaramente di parte, dichiaratamente schierato per l’accettazione e per la necessità di una
pastorale verso la sofferenza
di cui le chiese stesse sono
spesso responsabili.
L’autore si propone di rispondere a idee e pregiudizi
con un dialogo semplice e ragionevole. L’orientamento
sessuale non è altro che uno
dei caratteri che ci descrivono. L’essere umano è un’unità
che integra corpo e spirito. La
sessualità è parte integrante di
questa unità, profondamente
intrecciata e inseparabile.
«L’omosessualità è il modo in
cui sono fatto», questa è la
parola delle lesbiche e dei gay
che bisogna ascoltare. È totalmente indifferente chiedersi
«quanti sono» e «come diventano così»; l’unica domanda
fondamentale per le chiese e
per le persone credenti è: «co
me possiamo mostrare loro
l’amore e la comprensione
che ogni essere umano si aspetta e di cui ha bisogno?».
La lotta per la dignità e la
visibilità di gay e lesbiche ci
offre il dono di poter approfondire la conoscenza di
noi stessi e noi stesse. Ci aiuta a riconoscere con gratitudine le diversità di cui siamo
fatti. Ci aiuta a riconoscere
che diversità e sessualità sono
buoni doni di Dio.
Anche il matrimonio è da
ripensare in quest’ottica. Se
uno dei suoi presupposti era
la creazione di famiglie procreative, la procreazione non
è il solo proposito del matrimonio, così come è oggi difficile pensare che la nostra
sessualità sia confinata nella
riproduzione.
Le chiese sono oggi chiamate a farsi carico della responsabilità delle proprie tradizioni, che hanno quasi sempre considerato peccato ogni
forma di sessualità. Come è
possibile oggi non leggere la
Bibbia in maniera critica e interpretativa? E tuttavia molti
credenti continuano a farlo; le
loro ragioni andranno chiarite
e valutate in una seria discussione ecumenica.
Per le crudeltà e per i crimini del passato si può forse
portare l’ignoranza come
scusante ma quelli che continuano ancora oggi a invocare
anatemi «sono di fronte al bisogno urgente di pentimento
e alla necessità di cambiare
quegli atteggiamenti e comportamenti che questo pentimento comporta». Tutto questo per la «profonda questione di giustizia che è dovuta
nel nome di Cristo».
(*) Alan A. Brash: Facing
our differences. The Churches
and their gay and lesbìan
members. Ginevra, Wcc Publications, 1995.
14
PAG. 10 RIFORMA
Vita Quotidiana
VENERDÌ 8 DICEMBRE 1995
Agenda
GHIA VARI — Il Centro «Donato Renna»
organizza una conferenza del prof. Paolo
Ricca, decano della Facoltà valdese di teologia, sul tema «Il silenzio di Dio»: ore 17,
presso la sala del centro in via Ugolini 31.
Per informazioni tei. 0185-321762.
FIRENZE — Nel quadro dell’iniziativa «I luoghi della fede» il pastore Paolo Spanu parla sul tema «I battisti, primi
testimoni della libertà religiosa nell’Europa del XVII secolo»: ore 17, presso la chiesa battista di Borgo Ognissanti 4.
ROMA — Nel quadro del corso di formazione del gruppo romano del Sae si tiene
una conferenza di Raniero La Valle sul tema «La riconciliazione e i popoli». In apertura riflessione biblica del past. Eugenio Rivoir: ore 16, presso le suore francescane
«Missionarie di Maria» in via Giusti 12. Per ulteriori
informazioni tei. 06-70453555 oppure 06-58331825.
FIRENZE — Nel quadro dell’iniziativa «I
luoghi della fede» il Coro interdenominazionale esegue il «Messia» di Händel: ore
21, chiesa battista di Borgo Ognissanti 4.
MODENA — Nel quadro di un ciclo di
conferenze sul tema «Natura e identità» la
Fondazione San Carlo propone la conferenza di Franco Farinelli sul tema «La
mappa e il globo»: ore 17,30, presso la sede della Fondazione in via San Carlo 5. Per
ulteriori informazioni telefonare allo 059-222315.
TORINO — «Da Lutero a Martin Luther
King. L’avventura spirituale del mondo
protestante» è il titolo di un corso di formazione che si tiene ogni giovedì in due sessioni, alle 16 e alle 20,45 organizzato dalla
Chiesa valdese e dal Centro «A. Pascal».
Nella sala valdese di via Pio V, n. 15 la nona e ultima lezione su «Riforme e resistenza: i protestanti di fronte ai
miti del XX secolo». Per informazioni tei. 011-6692838.
GENOVA — Si tiene un concerto di canti
natalizi di tutte le nazioni del mondo. Esegue il Coro di voci bianche del Convitto nazionale diretto dal maestro Paolo Vigo: ore
17, presso la chiesa valdese di via Assarotti
21a. Per informazioni tel.010-234042.
BERGAMO — Proseguono le attività del
Centro culturale protestante sul tema «Alcuni recenti aspetti della ricerca teologica
protestante» con il concerto di Natale del
Coro «Benedetto Marcello»: ore 20,45, nel
tempio evangelico di via Roma 2a. Per ulteriori informazioni telefonare allo 035-238410.
CHIAVARI — Concerto del Coro evangelico intemazionale di Firenze diretto dal maestro James Watt che esegue
la prima parte del «Messia di Rendei». Organizza la Chiesa battista: ore 21, presso l’auditorium comunale di piazzetta San Francesco. Per informazioni tel.0185-321762.
TORINO — Nell’ambito dei corsi della
Scuola di pace «Ernesto Balducci» Paolo
De Benedetti parla sul tema «Shalom»: dalle 16 alle 19 presso la comunità ebraica di
via Pio V 12. Per informazioni telefonare ai
numeri 011-6699577 e 11-447452.
XII SEMINARIO DELLE COMUNITÀ DI BASE —
«In principio era la coscienza» è il tema del 12° seminario
nazionale delle Comunità di base che si svolgerà a Tirrenia e a Livorno dall’8 al 10 dicembre. Relazioni di Pier
Giorgio Rauzi, Elisabetta Donini e Jacques Gaillot. Per
informazioni tei. 081-5534140.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
, / PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva
\/ della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia, trasmessa a domeniche alterne da RaiI RAIDUE y due alle 23,30 circa e, in replica, il lunedì
della settimana seguente alle ore 9,30. Lunedì 11 dicembre (replica): dibattito in studio sull’ecumenismo; intervengono il past. Paolo Ricca e il
vescovo cattolico Sergio Chiaretti; gospel: voices of glory.
A WERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici
giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
Sie
gioventù evangelica SOTTOSCRIZIONE 1996
normale...............................L. 45.000
sostenitore...............................90.000
estero....................................60.000
“3 copie al prezzo di 2»..................90.000
cumulativo GE/Confronti...................85.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica, via Porro LambertenghI, 28
20159 Milano
Scoppia il «problema benzene»
Aumentano ì tumori degli
addetti alle pompe di benzina
Il recente rapporto Salute e
Ambiente in Italia, curato
dall’Oms (Organizzazione
mondiale della sanità) per
conto del ministero dell’Ambiente, fornisce alcune interessanti ipotesi epidemiologiche sulla diversa incidenza
delle cause di morte nella popolazione esposta a particolari condizioni di degrado ambientale. Nelle aree urbane
l’Oms segnala l’emergere di
nuovi fattori di rischio quali
l’inquinamento acustico e le
concentrazioni atmosferiche
di benzene (CóHó), l’antidetonante sostitutivo del piombo
nelle benzine.
Esposizioni prolungate al
benzene comportano effetti sul sistema nervoso centrale e si è riscontrata un’associazione con la leucemia.
L’Oms non ritiene pertanto
di poter «raccomandare una
soglia di sicurezza per la sua
concentrazione nell’aria».
L’Italia, con Dm 20/5/91, ha
individuato uno standard di
qualità di 15 |i,g/mc: questo è
il valore verso cui dovrebbero tendere, a partire dal 1996,
le aree dichiarate dalle rispettive Regioni «a elevato rischio di inquinamento atmosferico». Le difficoltà di tale
obbiettivo sono evidenti se si
mettono a confronto le valutazioni dell’Oms, basate sugli scarsi dati attualmente disponibili, con le previsioni di
forte espansione nei prossimi
anni del parco circolante catalizzato.
Intanto proprio sul contenuto di benzene nelle benzine si
è aperto un braccio di ferro
tra la Procura della Repubblica di Torino e le principali
compagnie petrolifere italiane. Presso la Pretura di Torino è iniziato un procedimento
penale contro le principali
compagnie petrolifere per
Standard OMS
di accettabilità
Valore limite per t’itatia
ex Dm 20.5.1991 (la vigore io! 199S)
Aree urbane a intensità
di traffico medio-bassa
Aree urbane a intensità
di traffico media
Stazioni urbane di autobus
Aree urbane a intensità
di traffico alta
Aree urbane a intensità
di traffico molto alta
Stazioni di rifornimento
carburante
Concentrazioni
medie (pg/mc)
22,5
220
I__I
Fonte Organizzazione mondiale della sanità, 1995
violazione delle leggi di sicurezza sul lavoro. Il procuratore Raffaele Guarinello ha infatti accertato che gli addetti
alla distribuzione dei carburanti sono percentualmente
più soggetti a tumori e a leucemia che gli addetti alle stazioni che funzionano secondo
il modello self-service.
Le ragioni di tutto questo,
dicono alcune perizie delle
Ussl di Biella e Torino e uno
studio del prof. Renzo Tomatis dell’Istituto per la ricerca
sul cancro di Lione, stanno
nel fatto che i lavoratori che
distribuiscono la benzina respirano maggiori quantità di
benzene. Alla teoria sostenuta
dalla Procura di Torino le
compagnie petrolifere oppongono altri autorevoli pareri,
tra cui quello del noto oncologo prof. Veronesi. Non si
nega la cancerogenicità del
benzene, ma si nega, nei casi
specifici, degli addetti il nesso di causa effetto.
Venendo in soccorso alle
compagnie petrolifere, che
per limitare la quantità di
benzene nelle benzine dovrebbero modificare profondamente il processo di produzione della benzina, il governo ha emanato un nuovo decreto che posticipa al 1999
l’adozione dei tassi europei
di benzene nell’aria. Ciò non
ferma però l’azione giurisdizionale perché le norme violate, secondo la Procura di
Torino, sono antecedenti alle
nuove norme europee. Rimane il fatto che gli addetti alle
pompe e noi tutti dovremo
sopportare rischi maggiori
che gli altri cittadini europei.
Di qui la protesta degli ambientalisti e dei sindacati dei
lavoratori.
Fondo di solidarietà dei lettori
Per la scuola dì Agou-Nyogobo
FRANCO DAVITE
La regione meridionale del
Togo che si affaccia sull’
Atlantico è una pianura leggermente ondulata di savana
alberata, fertile e sufficientemente umida da consentire le
coltivazioni di mais, igname
(un tubero, ndr), canna da
zucchero, intorno ai villaggi e
anche grandi piantagioni di
alberi di teck per l’esportazione. Nei tempi passati era
anche una regione di febbri
mortali. Ora la febbre gialla è
scomparsa, ma la zona rimane ad alto rischio per la malaria. All’inizio del lavoro missionario, alla metà del secolo
scorso, la sopravvivenza di
un bianco era di 4 o 5 anni!
Basta dare uno sguardo alle
tombe dei primi missionari
tedeschi per esserne veramente impressionati.
Verso l’interno il terreno si
eleva progressivamente e verso i 100 km dalle coste sorge.
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qualsiasi destinazione
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improvvisa e isolata, l’unica
montagna del Togo, il monte
Agou, sulle cui pendici si annida il villaggio di cui ci stiamo occupando. Il monte, alto
1.200 metri, «fa la pioggia»
(come si dice localmente) e i
suoi fianchi sono coperti da
una fittissima e inestricabile
vegetazione, la «foresta vergine», e tale è veramente.
La presenza umana è localmente possibile solo a costo
di immensa fatica: tagliare,
bruciare, coltivare per 3 o 4
anni, cedere di nuovo il campo alla foresta che riprende il
sopravvento perché i ceppi si
sono potuti sradicare e le radici sono rimaste vive e attive; il ciclo deve ricominciare
nel tratto di foresta confinante. Un metodo certo ecologico, ma che costa un’enorme
fatica, tale da permettere
un’economia poco più che di
pura sopravvivenza. In questo
contesto gestire una scuola,
come fa la Chiesa evangelica
di Agou-Nyogbo, è un atto
che richiede molto coraggio e
molta fede.
Dal gettito delle offerte che
pubblichiamo osiamo sperare
di raggiungere presto la meta
dei 5 milioni in modo da poter inviare rapidamente il denaro e aiutare i nostri fratelli
a completare l’attrezzatura
della scuola. Versate le vostre
offerte sul ccp n. 11234101,
intestato a La luce - Fondo di
solidarietà, via Pio V 15,
10125 Torino.
Offerte pervenute in settembre'e fino al 10 novembre
£ 1.000.000: Nnr.
£ 156.000: Chiesa elvetica
valdese, Trieste.
£ 150.000: Enzo Robutti;
comunità valdese di Tramonti
di Sopra, in memoria di Giovanni Urbani.
£ 100.000: Delia Fontana;
Mirella Bein Argentieri.
£ 50.000: Primo Violo, in
memoria di Armando Curcio;
M. Elisa Fiorio.
DELLAPIANA - GIOIELLI
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via Milano, 20 - Torino
Per l'archivio
del Movimento cristiano
studenti
In occasione dell’incontro
che nello scorso agosto ha
riunito a Torre Pellice un
buon numero di amici vecchi
e nuovi del Movimento cristiano studenti (Mcs), è stato
suggerita la costituzione di un
archivio Mcs che documenti
le vicende e la storia del movimento italiano nonché i
suoi rapporti con la Federazione mondiale e la partecipazione a numerosi incontri
europei e intemazionali.
Diverse persone che sono
state coinvolte nel passato dal
Mcs conservano probabilmente corrispondenze, documentazione, fotografie che sarebbe assai utile riunire in un archivio. Preghiamo pertanto gli
interessati di voler inviare tale
materiale (anche in fotocopia)
presso l’archivista sig. Gabriella Ballesio Lazier, Casa
valdese, via Beckwith 2,
10066 Torre Pellice (To), specificando che si tratta di materiale «per archivio Mcs».
Gignoro
La Casa di riposo evangelica «Il Gignoro» di Firenze si
è recentemente collegata via
computer a Internet, per alcuni scopi propri. Ci piacerebbe
sfruttare comunque alcune
delle notevoli potenzialità di
questo mezzo, anche al di là
dello specifico del Gignoro.
Riteniamo che, come già
avvenuto all’estero e negli
Usa in particolare, anche nelle piazze virtuali, frequentate
ormai da milioni di persone,
abbia senso proporre una presenza evangelica italiana. E
qualcosa che non possiamo
fare da soli e che, negli anni,
diventerà certamente multiforme e diversificata quanto
a soggetti e indirizzi (conformemente alle caratteristiche
di Internet).
Ci piacerebbe dare oggi
una piccola spinta per favorire questi sviluppi e vorremmo iniziare con il verificare
due cose:
1 ) La possibilità di costituire un «gruppo di discussione»
circa i servizi per gli anziani
(con addetti, persone interessate alla problematica, evangelici e non).
2) La consistenza degli
evangelici già collegati a Internet per vari motivi o che
pensano di farlo, allo scopo
di progettare con quanti siano
interessati una presenza evangelica italiana, in contatto con
l’estero. In particolare per
questa seconda possibilità siamo interessati a sviluppare un
gruppo aperto con il doppio
scopo di un confronto di esperienze e di evangelizzazione
(nel significato evangelico,
sobrio e serio, di questo termine: annuncio di una buona
notizia...).
Se qualcuno vuole aiutarci
può farlo mettendosi in contatto con noi, per comunicarci
il proprio indirizzo Internet o
per segnalarci persone interessate: Il Gignoro, via del
Gignoro 40, 50135 Firenze,
tel.056-G08002, indirizzo Internet: ilgignoro@trident.
nettuno.it.
Notìzie evangeliche
Sono già attive le pagine
Web dell’agenzia Nev (ovvero le pagine grafiche su Internet). Per ora contengono il
notiziario in inglese. Questo
il sito Web: http://hella.stm.it/
market/evan/home.htm.
Per attivare l’abbonamento
via e-mail è sufficiente inviare un messaggio all’indirizzo:
fed.evangelica@agora.stm.it.
Per informazioni telefonare
al numero 06-4825120.
15
venerdì 8 DICEMBRE 1995
Pagina Dei Lettori
PAG. 11 RIFORMA
La piccola
Saira
Caro Costanzo, io non ho
visto la puntata del suo show
con la piccola Saira (la bambina che ha avuto i due polsi
spezzati da una persona che
ha inteso così punirla per un
tentativo di borseggio) protagonista al teatro Parioli di‘
Roma e sono contento di non
aver avuto l’opportunità di
vederla. Leggo sul numero di
mercoledì 29 de «l’Unità» la
sua lettera che tenta di spiegare la scelta fatta ma non
posso condividerla in nessuno
dei suoi punti (la maggior
parte dei quali sono scontati
giudizi sull’atrocità del fatto).
Lei dice che non ha rispettato
la Carta di Treviso (un codice
deontologico che invita i
giornalisti a trattare con attenzione i minori) perché la
gravità del fatto era tale da
dover «alzare la voce». Eppure io penso che ci deve essere
un altro modo per alzare la
voce senza passare per lo
spettacolo di una bambina
che, peraltro, non può dire
niente di più di quanto non
abbiano detto i giornali e che,
finito lo spettacolo, tornerà
alla sua triste realtà. Credo
nelle sue migliori intenzioni
nel denunciare un episodio di
tale violenza ma credo anche
che la legge dell’audience sia
stata, in questo come in molti
altri casi, molto più forte di
una giusta regola che rispetta
la parte più debole della nostra società. Il rispetto è una
cosa seria e l’umiliazione della piccola andava denunciata,
sì, ma non mostrata su un palcoscenico. Questo per me non
è fare informazione.
Il viso ancora spaventato di
Saira era per noi sconosciuto
e tale doveva rimanere, perché sconosciuto è il viso delle
centinaia di bambini che ancora oggi sono umiliati, maltrattati e offesi, in ambito sociale per il colore della loro
pelle 0 nel chiuso di un appartamento. Ma se non possiamo vedere i loro visi possiamo sentire la loro angoscia
Alla báse di un fenomeno dirompente per l'Occidente
MARCELLO QALETTI
Si dibatte ancora una volta in questi
giorni la cosiddetta «questione immigrati», tema che ciclicamente ritorna
all’attenzione dell’opinione pubblica a
seguito di fatti criminosi che coinvolgono gli immigrati stessi, oppure su sollecitazione di qualche forza politica, impegnata nelTeterna campagna elettorale
che caratterizza la vita del nostro paese.
E quando si parla di questo argomento si
tende spesso a farlo .solo per trattare un
reato commesso da un extracomunitario
(solo se è africano, o asiatico, e dell’Est
europeo. Se è canadese o americano no);
solo da qualche parte si evidenziano situazioni di convivenza civile.
In questo modo si induce a «fare di
ogni erba un fascio», si crea T immagine
dell’immigrato del quale dobbiamo avere paura, che rappresenta un pericolo,
che «mette in pericolo la possibilità dei
nostri figlioli e delle nostre figliole di girare tranquillamente per le strade», come
ha detto un importante esponente politico dell’attuale maggioranza di governo.
Sorge però una domanda spontanea;
perché nessuno, ma proprio nessuno, si
chiede come mai l’immigrazione dai
paesi più poveri assume queste proporzioni? Ma non vogliamo certo avere
questa presunzione; qualcuno sa bene
che è meglio non chiederselo. Come mai
gli abitanti degli stati africani vengono
in Europa? Forse si sono stufati del cli
f
ma torrido del loro paese? Forse perché
vogliono vedere la neve? ,
Proviamo ad immaginarci una scena;
in una stanza sono sedute, in due angoli
opposti, due persone; uno è grasso, seduto all’angolo nord della stanza, circondato da vari cibi che sgranocchia noti
tanto perché ha fame, ma piuttosto per
noia. L’altro, seduto all’angolo sud, è
magro, però ha il ventre gonfio a causa
della malnutrizione; da quando è nato
mangia sempre la sfessa cosa, e solo
quella. Uno è seduto in una poltrona, le
cui gambe sono fatte del legno che ha
rubato nel bosco che sorge vicino all’angolo dove è seduto, per terra, il suo «fratello». Il ciccione sta leggendo un giornale specializzato, rivolto ai padroni di
barboncini con il pedigree. L’altro non
ha mai visto un quaderno, perché nel suo
angolo, pur così ricco di legna, la carta
non c’è, 0 ha dei prezzi inaccessibili.
Che cosa dovrebbe fare l’abitante
deU’angolo sud? Forse starsene lì seduto
a sperare che il ciccione gli butti un osso avanzato? O non è forse naturale che
gli venga la tentazione di andare verso
l’angolo nord? Perché nessuno dice che
una società occidentale che commercia
in legname paga, al porto di Donala, Camerún, un tronco di legno pregiato
(strappato alla foresta africana) 90.000
lire per poi rivenderlo ad Amburgo,
Rotterdam, Parigi, Londra o Milano a
1.200.000 lire? I bambini di Donala, Camerún, fanno i compiti sulle lavagne
A
perché nel loro paese, nonostante la
grande cpantità di legno che c’è (o forse
si dovrebbe dire che c’era...), non esistono i quaderni.
A Donala, Camerún, una normalissima cartina del paese, di quelle che qui ci
tirano dietro i benzinai, costa 18.000 lire. Perché? Perché non esistono le industrie di trasformazione. Perché? Perché
gli occidentali, unici possessori della
tecnologia, non vendono i macchinari
agli africani. Perché? Perché così possono continuare a rubare loro il legno, il
petrolio, ecc. E poi vendergli la carta, la
benzina, ecc. I governi aiitìdemocratici
che «regnano» in quasi tutti i paesi africani da chi sono sostenuti? Dal Costarica? Se gli europei volessero fare cadere
uno dei tiranni che comandano in Africa,
impiegherebbero forse una settimana.
Perché non lo fanno? Forse perché
questo personaggio, magari con le mani
insanguinate, permette loro di continuare a rubare il legno, il petrolio, ecc, in
cambio di qualche dollaro, franco, sterlina 0 marco, con i quali si costruirà poi
una clinica in Baviera (mentre i bambini
del suo paese muoiono di diarrea...).
Fino a quando non si inciderà sulle
cause che stanno alla base dell’immigrazione di massa dai paesi poveri verso
l’Europa, ma si continuerà ad alzare
muri, fare decreti di espulsione, mobilitare l’esercito, ecc., le cose non potranno che peggiorare. E non potremo chiederci; «Perché?»
e l’appello che ci rivolgono
per un mondo che li consideri
persone e non sempre i capri
espiatori dei problemi della
nostra società e della vita di
ognuno di noi.
Pietro Romeo - Torino
Ecumenismo
e pentecostali
Il dialogo ecumenico in
questo momento sta vivendo
un periodo di accelerazione a
cui si guarda con fiducia e
non solo per l’ultima enciclica papale «Ut unum sint» ma
soprattutto per la buona volontà e serietà con cui diverse
chiese stanno affrontando e
vivendo tale dialogo. Non per
Riforma
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 -fax 081/291175
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DIRETTORE: Giorgio GardioI
VICEDIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
REDATTORI: Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Luciano
Cirica, Alberto Corsani, Avernino Di Croce, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo,
Maurizio Girolami, Anna Malfai, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca
Negro, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Gian Paolo Ricco, Giancarlo
Rinaldi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Pien/aldo Rostan,
Marco Schellenbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele Volpe
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia
ABBONAMENTI: Daniela Actis
FOTOCOMPOSIZIONE: Aec s.r.l. Mondov) - tel.,0174/551919
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174/42590
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via Pio V, 15 bis -10125 Torino
ITALIA
ABBONAMENT11996
ESTERO
- ordinario
- ridotto
- sostenitore
- semestraie
£ 100.000
£ 85.000
£ 200.000
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- sostenitore
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190.000
250.000
75.000
■ cumuiativo Riforma -i- Confronti £ 140.000 (soio Itaiia)
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
del l'gennaio 1951, responsabile Franco Giampiaoli. Le modifiche sono state registrate
con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Il numero 45 del l'dicembre 1995 è stato consegnato per l’inoltro postale all’Ufficio CMP
Nord, via Reiss Remoli 44/11 di Torino mercoledì 29 novembre 1995.
ultimo in ordine di tempo il
4“ incontro tra cattolici e pentecostali, tenutosi a Frascati
dal 10 al 12 novembre ’95.
Certo l’ecumenismo appare
come un parallelepipedo con
molte facce: dialogo chiese
riforniate e cattolicesimo;
chiese storiche, chiese evangelicali, chiese pentecostali
carismatiche cattoliche; senza
dimenticare l’ortodossia e altri. Se ne parla, se ne discute,
si scrive e le idee, le proposte
e le posizioni sono tra le più
svariate. A differenza di chi
ritiene che fare ecumenismo
significa compromettere la
«dottrina biblica essenziale»,
personalmente, da pentecostale convinto, ritengo invece
l’ecumenismo vero e non
quello di facciata un bene e
una benedizione poiché tale
dialogo è una porta aperta
verso l’altro ed è un modo
per conoscersi di più e meglio. A tal proposito ho apprezzato l’eccellente intervento del prof. Paolo Ricca
su Riforma del 10 novembre
scorso, intervento che nell’insieme condivido.
Penso che solo chi suppone
di avere una suprema, totale e
assoluta rivelazione da Dio,
solo chi possiede «tutta la verità» può considerare l’ecumenismo un compromesso e
quindi non è disposto o non
vuole confrontare tale verità
con altri forse per paura di
perdere qualcosa. Ricordo
che anni fa, in un programma
radiofonico, alcuni esponenti
di una nota confessione religiosa disertarono l’incontro al'
quale erano stati invitati dando la risposta: La verità non
ha bisogno di confrontarsi!
Non fare ecumenismo significa rifiutarsi di conoscere
l’altro, rifiutarsi di comunicare, esattamente come fecero il
sacerdote e il levita che nella
parabola del buon samaritano
trovatisi davanti all’uomo
mezzo morto passarono oltre
e non comunicarono. Certo,
ognuno è libero di fare le proprie scelte secondo coscienza;
quello che mi preoccupa invece è l’atteggiamento di chi
non conoscendo a sufficienza
l’altro si permette di esprimere giudizi sull’altro rischiando
di diffondere notizie errate,
così come fecero le Assemblee di Dio sulla rivista della
scuola domenicale aprile-giugno ’90, a pag. 19, le quali
annoverarono tra le sette e ad
dirittura nel brahmismo la
Chiesa Unita Pentecostale
per il semplice fatto che tale
chiesa amministra il battesimo «nel nome di Gesù» secondo Atti 2, 38. Probabilmente le Assemblee di Dio
non sanno che questo battesimo era l’unico conosciuto
dalla chiesa primitiva e da
San Paolo. Ognuno è libero di
fare o non fare ecumenismo,
ognuno è libero di custodire
gelosamente la propria verità,
ma mettere in giro notizie tendenziose e non veritiere, non
mi sembra corretto!
Giacomo Tambarello
Garbagnate Milanese
Unione
non divisione
In riferimento alla mia predica (Riforma n. 39, pag. 6) e
alle lettere delle sorelle metodiste della Noce Edy Schmid!
e Carmelina Bozza (nn 42 e
43 del giornale), intervengo
per qualche delucidazione.
Non intendevo mettere in
questione le benemerenze di
iniziative recenti e remote,
l’operosità delle sorelle e dei
fratelli metodisti di Palermo.
Ispirandomi alla Lettera alla
chiesa di Laodicea (Apocalisse 3, 14-22), ho detto che oggi la povertà spirituale, l’insuccesso delle nostre chiese
storiche derivano dalla loro
tiepidezza, dal loro orgoglio
denominazionale, dalla loro
litigiosità.
Le mie interlocutrici rievocano una presunta poco riguardosa accoglienza, alla
Noce, riservata ai metodisti
oltre 25 anni fa. In realtà allora condividemmo l’unico locale aperto al pubblico sulla
via Di Blasi, nella speranza
che qualche passante si sentisse incoraggiato a entrare.
L’incriminata saletta d’ingresso dove avevamo, dopo la costruzione, iniziato a riunire la
nostra piccola comunità valdese («allora non era neppure
in gestazione»?) era sufficiente per accoglierci tutti.
Per quanto riguarda la partecipazione al culto dei nostri
fratelli immigrati, per me né
il suono dei tamburi né i battimani (che peraltro non fanno parte del nostro culto
riformato) sono oggetto del
contendere. Credo che il cuore del problema sia un altro:
la partecipazione ai culti si va
assottigliando, i pochi occasionali non ritornano, nessun
estraneo aderisce alla nostra
fede. Si tratta di incomunicabilità della npstra predicazione, di monotonia, di freddezza dei nostri culti? O di altro?
Io ringrazio Iddio che i nostri fratelli di colore abbiano
potuto trovare, nel nostro
Centro diaconale, una chiesa
per il loro culto ove occupano
i posti da noi lasciati vuoti,
una scuola per i loro figli, una
casa e un letto nei locali del
nostro ex convitto valdese di
via D’Angiò, ma non dobbiamo dimenticare che la nostra
vera vocazione è nel quartiere
della Noce e che per la gente
del quartiere il Centro è stato
creato. Esso deve divenire
sempre più un luogo di incontro e di aggregazione sociale
per i nostri ex alunni ed ex insegnanti,- per i giovani, per la
gente comune. Un punto di
riferimento per chi cerca un
messaggio di speranza e di liberazione, per chi geme nelle
spirali della violenza mafiosa
e dell’arretratezza morale e
religiosa. Il Signore ha una
vertenza con noi, valdesi e
metodisti, a motivo della nostra infedeltà e tiepidezza spirituale. Ma mi rifiuto di credere che ci sia un contenzioso
fra metodisti e valdesi. Offese, torti reciproci fanno parte
della nostra povera umanità.
Dobbiamo pentircene e chiedere perdono gli uni agli altri
se vogliamo essere perdonati
e ottenere misericordia da
Dio: «Cerchiamo dunque le
cose che contribuiscono alla
pace e alla mutua edificazione» (Rom. 14,19).
Pietro Valdo Panascia
Palermo
La fede
valdese
L’accostamento dei termini
«religione» e «valdese» non
viene accettato da Giovanni
Gönnet (Riforma n. 43 del 17
novembre), perché, egli dice,
«non esiste uria religione valdese».
Gli dò pienamente ragione,
perché il credo valdese non si
distingue da quello professato
dagli altri evangelici, per
esempio da quello di metodisti e battisti, se non per poche
irrilevanti differenze. Questo
è risaputo anche da me, infatti
non sono stata io a mettere il
titolo «La religione valdese
alle Valli».
Mi sono permessa, è vero;
di usare il binomio in questione rivolgendomi agli occitani
valdesi per spronarli a non dimenticare la fede dei padri
valdesi, che, se la memoria
storica non mi viene meno,
furono i primi evangelici.
Per «religione» non intendo
qualcosa che leghi sociologicamente gli uni agli altri, ma
qualcosa di superiore, qualcosa che ci lega spiritualmente
con Dio.
Silvana Tron
Torre Pellice
RINGRAZIAMENTO
«L’Eterno è la mia luce e
la mia salvezza; di chi temerò?
Salmo 27,1 •
Serenamente è mancata all’affetto dei suol cari
Anita Eynard n. Jouve
di anni 88
Ne danno il triste annuncio la
sorella Olga, le figlie Bianca con il
marito Franco Sappé e la figlia
Annalisa con il marito Marco Peyronel, Laura con il marito Giuseppe Reinaudo e il figlio Marco Fraschia, cognata, nipoti, pronipoti,
cugini e parenti tutti.
Si ringraziano tutti coloro che in
ogni modo hanno preso parte al
dolore della famiglia e in particolare il doti. Danilo Mourglia, la direzione e il personale tutto del Rifugio Re Carlo Alberto di Lusema
San Giovanni, il dott. Giuseppe
Bevacqua, la dott.ssa Ornella Michelin Salomon e la corale valdese di Torre Pellice.
Torre Pellice, 6 dicembre 1995
RINGRAZIAMENTO
«Credi nel Signore Gesù e saraisalvato, tu e la casa tua»
Atti 16, 31
La famiglia di
Irma Grill ved. Poét
neH’impossibilità di farlo singolarmente, ringrazia quanti sono stati
loro vicino nel lutto con affetto e
solidarietà.
Ferrerò, 23 novembre 1995
RINGRAZIAMENTO
«Nel mondo avrete tribolazione;
ma fatevi animo,
io ho vinto il mondo»
I familiari della cara
Ada Beux Bounous
riconoscenti e commossi per la
grande dimostrazione di affetto e
solidarietà, ringraziano tutti coloro
che hanno partecipato, con scritti,
parole di conforto e presenza, a
questa dolorosa circostanza.
Un particolare ringraziamento
ai pastori Vito GardioI e Winfrid
Pfannkuche, ai vicini di casa e ai
colleghi di lavoro dei figli.
Pramollo, 25 novembre 1995
RINGRAZIAMENTO
«lo ho pazientemente
aspettato l'Eterno, ed egli
si è inclinato a me
ed ha ascoltato il mio grido»
Salmo 40,1
I nipoti e i familiari tutti della cara
ilda Peyronel ved. Griot
riconoscenti, ringraziano tutti coloro che sono stati loro vicino in
questa triste circostanza.
Un grazie particolare alla direzione e al personale dell’Asilo dei
vecchi di San Germano Chisone
e al pastore Paolo Ribet.
San Germano Chisone
28 novembre 1995
Per i neeroiogl telefonare ai
011-655278 e (fax) ^7542.
16
PAG. 12 RIFORMA
VENERDÌ 8 DICEMBRE 1995
Dopo la netta vittoria del presidente Zeroual alle recenti elezioni
Algeria: fine della guerra civile?
JEAN-JACQUES PEYBOWEL
La vittoria di Liamine Zeroual alle elezioni presidenziali del 16 novembre
scorso ha colto di sorpresa un
po’ tutti. Tutti davano per
scontata la vittoria al secondo
turno del generale in pensione che aveva praticamente
imposto queste elezioni, boicottate dalla maggior parte
dei partiti di opposizione, e in
particolare dall’ex Fis (Fronte islamico della salvezza),
grande vincitore del primo
turno delle elezioni politiche
del dicembre ’91 che vennero
invalidate da un colpo di stato
militare. Nessuno però si
aspettava che Zeroual vincesse al primo turno con oltre il
61% dei voti; ma soprattutto
nessuno, a cominciare dalle
opposizioni, avrebbe mai
pensato chè la partecipazione
al voto avrebbe sfiorato addirittura il 75% degli elettori.
Oltre alla vittoria scontata
di Zeroual, questo è il dato
più significativo e promettente di queste elezioni. Dopo quattro anni di una guerra
civile atroce che ha fatto
40.000 morti, la stragrande
maggioranza della popolazione ha così dimostrato che
il suo desiderio di vivere in
pace era più forte della paura
di fronte alle minacce ricattatorie degli integralisti islamici. Lo ha riconosciuto lo stesso Hocine Ait Ahmed, segretario generale del Fronte delle forze socialiste (Ffs), uno
dei firmatari della «piattaforma» di Sant’Egidio, che insieme ad altri sette partiti di
opposizione, tra cui il Fis
all’estero, aveva chiamato al
boicottaggio delle elezioni:
«Ciò che va rilevato è quell’
aspirazione alla pace, la pace
adesso, la pace subito, la pace anzitutto».
Certo, permangono alcuni
degli interrogativi della vigilia: è possibile parlare di regolari elezioni democratiche
in un paese in stato d’assedio,
drasticamente controllato da
un esercito onnipresente? Il
monitoraggio internazionale
si è limitato a 99 osservatori,
per lo più nelle principali
città, mentre le sedi elettorali
erano 32.000. I tre candidati
dell’opposizione moderata
non avevano superato il 5%
di voti nelle elezioni politiche
del 1991. È lecito chiedersi
come sarebbe andata se l’ex
Fronte islamico della salvezza (Fis), il Fronte di liberazione nazionale (Fin) e il
Fronte delle forze socialiste
(Ffs), principali firmatari degli accordi di Roma e che nel
’91 avevano ottenuto l’80%
dei suffragi, avessero accettato di partecipare al voto.
La maggior parte dei commentatori intemazionali riconosce al generale Zeroual di
essersi rnosso con grande
senso tattico e di aver saputo
fare leva su un certo orgoglio
nazionalistico, in particolare
nei confronti della Francia. A
questo riguardo il mancato
incontro, prima sollecitato
poi clamorosamente annullato, con il presidente Jacques
Chirac è stato salutato anche
dalla stampa ostile a Zeroual
come un «colpo da maestro
contro l’ex potenza colonizzatrice».
Anche se Mahfoud Nahnah, candidato islamico moderato, ha ottenuto un buon
risultato (circa il 25% dei voti), le elezioni hanno sancito
la netta vittoria delle forze armate sull’integralismo islamico. Sei giorni dopo lo scrutinio Rabah Kébir, presidente
dell’istanza esecutiva del Fis
all’estero, ha pubblicato a
Bonn una «lettera aperta» a
Zeroual in cui scrive tra l’altro: «Riteniamo che l’appoggio popolare di cui ha beneficiato possa costituire per il
potere e per l’opposizione
una grande opportunità in
grado di superare gli ostacoli
che finora hanno impedito al
dialogo nazionale di raggiungere i suoi obiettivi di ritorno
alla pace, alle libertà e all’intesa». La risposta del nuovo
presidente, óra legittimato sia
dal voto popolare sia dalla
principale forza di opposizione, non si è fatta attendere:
proprio in questi giorni, il governo algerino ha deciso di
chiudere l’ultimo dei sette
campi d’internamento nel deserto del Sahara in cui, dal
1992, erano prigionieri gli
estremisti islamici. Sono stati
quindi rilasciati gli ultimi 140
membri del Fis degli oltre
diecimila che erano stati arrestati. Questa decisione lascia
ben sperare per il futuro, un
futuro che per la gioventù algerina - che rappresenta la
stragrande maggioranza della
popolazione - e per le donne
molto combattive di questo
martoriato paese, forse comincia ad essere un po’ meno
buio di quanto non sia stato
negli ultimi trent’anni.
La risoluzione adottata dall'Unione europea preoccupa l'Acnur
L'Europa non diventi fortezza!
L’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur)
ha espresso serie riserve su
una nuova risoluzione dell’
Unione europea (Ue) che, a
suo giudizio, erode i principi
in materia di rifugiati e potrebbe lasciare un gran numero di rifugiati privi di adeguata protezione. La nuova risoluzione rappresenta un tentativo di armonizzare delle dif* ferenti interpretazioni da parte di paesi della Ue della definizione di rifugiato contenuta
nella Convenzione del 1951
sullo status dei rifugiati.
La principale preoccupazione dell’Acnur è che la posizione della Ue permetterà
agli stati di evitare di riconoscere come rifugiati quanti
sono perseguitati da «agenti
esterni allo stato» quali, ad
esempio, gruppi ribelli oppure organizzazioni estremiste.
Tale interpretazione crea una
situazione anomala in cui una
persona perseguitata dal governo in un conflitto civile
potrebbe ottenere asilo all’
estero, ma non lo potrebbe un
civile altrettanto innocente
perseguitato dall’opposizione, come è stato il caso di numerosi algerini. Se l’autorità
governativa crolla del tutto,
come è avvenuto di recente
in Somalia o in Liberia, nessuno si qualificherebbe per lo
status di rifugiato.
Attualmente, solo quattro
stati membri della Ue, Francia, Germania, Italia e Svezia,
non riconoscono come rifugiati tali vittime di persecuzione da parte di agenti esterni allo stato. Anche la Svizzera e la Norvegia, che non so
no membri della Ue, non riconoscono come rifugiati
questa categoria di richiedenti
asilo. Secondo l’Acnur, rifiutare lo status di rifugiato a
persone che hanno subito, o
che temono di subire, persecuzione da parte di agenti che
non siano il proprio governo
è contrario al testo e allo spirito della Convenzione del
1951. La persecuzione che
non coinvolge la complicità
dello stato è pur sempre persecuzione. La Convenzione si
applica quando lo stato è incapace, o non vuole, proteggere queste persone.
L’Acnur ha richiesto con
determinazione alla Ue di
non adottare questo punto di
vista restrittivo in merito
all’agente di persecuzione.
Un dogma fondamentale del
diritto intemazionale è che le
nazioni dovrebbero interpretare i trattati in buona fede,
secondo il loro significato comune e lo scopo che li anima.
L’Acnur non soltanto è preoccupato per gli effetti che la
risoluzione potrebbe avere
sulla lunga e generosa tradizione dell’asilo in Europa, ma
anche perché essa potrebbe
influenzare negativamente le
prassi in materia di asilo di altri paesi nel mondo. La grande maggioranza degli stati che
hànno sottoscritto la Convenzione del 1951 attualmente riconoscono come rifugiati sia
le vittime di persecuzione da
parte di agenti esterni allo stato, sia quanti sono costretti
all’esodo a causa di conflitti
interni o violazioni di massa
dei diritti umani. (Acnur)
Guatemala: inviato un rapporto all'Onu
Bambini torturati dalla polizia
Il governo guatemalteco
chiude gli occhi sull’«uso sistematico della tortura contro
i bambini di strada da parte
della polizia»: lo afferma un
rapporto di Casa Alianza,
programma per l’America Latina di Covenant House, una
organizzazione assistenziale cattolica con sede a New
York, che dà assistenza e rifugio ai bambini della strada in
vari paesi. Il rapporto, pubblicato il 10 noveihbre scorso,
denuncia 33 casi di violenza o
di torture perpetrate contro 59
bambini durante il periodo
marzo 1990-ottobre 1995. 16
di questi bambini sono morti
a seguito delle violenze subite
e due sono stati assassinati
successivamente. La preparazione del rapporto, finanziata
dal governo canadese, fa 1’
elenco degli autori delle violenze, fra cui molti membri
della polizia nazionale, della
polizia militare e delle polizie
private. 11 rapporto è stato
presentato alla Commissione
deU’Onu contro la tortura, a
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