1
) tonni I BIBBIA E ATTUALITÀ I
^lA GIUSTIZIA
epi DI DIO
’orto di
ero ala g quelli che fanno decreti ini
. ^'“1 ^iniiuelli che mettono per iscritto
iste, i 5« Tn
ras^on Ìfom del mio popolo per fare delle
ile noni k loro preda e degli orfani il
ntagne
•iste peti
izi.
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prawiv^’
3 in-unai
e, se
ropriaiil
diritto al
mbiniiai
a. Negii
uto sei
ne
Isaia 10, 1-2
tL marciapiede che costeggiava il
Ibinario due era sempre affollato
al’ota della partenza del treno per
Torino. Vista da lontano, la gente asa ridosso del lungo treno
reduce da un funerale; si
soprattutto donne vestiti
. s!affinerò, bambini e pochi uomini
adulti. Era il popolo povero dei paesi
dell’interno della Sicilia che accom
_______lagnava i mariti, i figli e i padri in
ito”dia .partenza per il Nord alla ricerca di
na pati tomo. Bicordo la partenza di S. C.
■.....un dolce pomeriggio di ottobre.
ivamo tutti del grave incidente
iccaduto a suo padre. L’uomo era
rturnvo] muratore e aveva lavorato quasi
te attacc ^pre in nero. Il processo per il riminaie |i|àinento andava per le lunghe e la
ossibilitì taglia non aveva ancora ricevuto
lomaloa ¿isoiiiodi indennizzo. Per vivere
l'Onu rrano ricorsi a dei prestiti di due noti
I M ^usurai, che avevano costretto la fa3 im apj ^ svendere la casetta in cui
azioni 0 ^^'hva. Tutte le speranza di sopravioni noi ^''^0 riposte nel figlio magzionalii sarebbe partito per Tori
mare la( ••<• come altri giovani della sua età. S.
ordofanl C. aveva cercato invano una sistema; situata! Isone nella sua città, ma non conomeridioi tova nessuno. La legge spietata del
prendeil itSentelisiivo, legge non scritta ma ri1 governi ^gorosamente applicata, lo tagliava
Ito d e® fuori da ogni speranza. Anche il paralimenti tino (il prete) aveva le mani legate,
lare le pi perché S. C. e la sua famiglia erano
■^'•tosti «arraggiati» (arrabbiati).
^ 1959 e la giustizia so
co
™e nel Sud era una speranza o un
ile delL
ncip^®' PHI ha nostalgia di quel passato o
lice sin® '^Den.sa rVip ..»rfr,, ; /tirìfti Ap\
Fensiva '
tive coll
l’area.
i è fatta'
po delli
i finitO'
^sa che oggi i diritti dei lavo
ri siano un ostacolo allo sviluppo
“di economia, dovrebbe riflettere
Ja sofferenza che «iniqui decreti»
|®ssono causare agli uomini e alle
'•■•ne che vivono del proprio lavo„oIpi w ^ Predicazione profetica di Isaia
^*'®e inalterata la sua forza e la
attualità, soprattutto se pensia. ella condizione dei paesi poveri.
‘ è un concetto, nella Bibbia
'fesente e attento alla sofferen
rendati
itiva,
à la strai
iartun>i
come*'
contro la umili. L’ingiustizia degli es• 1* tocca molto più di
an si sC® to si possa pensare. «La sua ira
ontinod a si calma, e la sua mano rimane
i camp* V. 4b. Queste parole sono il
® attenzione e dell’im*^^ÌmOt'* amore verso gli ultimi.
^tregua* '’ave con sofferta passione il
esso dal' Ut.**"®® del dolore delle vittime
Si?'™- w annunc a la concr.eiHTjij^^oue a Dio e alla sua giustizia a
centi^fità*^
alla loro ostinazione. La giu
iistrugÈ|
la una
(2
Il paese sudamericano non vede la fine della propria profonda crisi economica
La malattia deH'Argentina
Crollo della Borsa, disoccupazione, debito pubblico rischiano di provocare
conseguenze ancora più gravi sul piano sodale: regnano precarietà e incertezza
sto sce» ^
e in particolare alle
no ttaf* kj,'■irrotte; non si arrende di
■¡eli*® e alla loro ostinazione. 1
t Elio abbraccia tutto Tessere
‘u e le sue relazioni. Non si trat
^ Dio confinato nell’area della
^^*zione religiosa. Il Signore è
ctetj, eternità fino alla con
tij^ nf* tempo della nostra stoni ^ l’appello a vi
.. y Oggi i ségni della sua pace e
*1« gioia.
Antonio Adamo
MARCELO RANGNAU
Lf ARGENTINA, paese malato del
I continente sucfamericaqo (così è
stato definito dal Corriere della Sera
di venerdì 13 luglio) vive una crisi
«agonica» dalla quale non si vede
un’uscita possibile. I sintomi: crollo
della Borsa, in una sola giornata, pari
a -13% {che pone il paese in condizione di rischio finanziario, al secondo posto dopo la Nigeria); tassi di interesse bancario al 250% annuale,
eventuale interruzione del pagamento del debito pubblico, che si apira
intorno a 130 miliardi di dollari; un
tasso di disoccupazione del 16%, un
peso (la moneta nazionale) legato al
dollaro da un cambio fisso (1 a 1) che
danneggia le esportazioni e minaccia
la cancellazione di un debito impa
gabile; una fuga di capitali all’estero
verso altri mercati più sicuri.
Le medicine: Il governo di centrosinistra somministra le ricette della
Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale, tagliando la
spesa pubblica (riduzione di salari e
delle pensioni) e provocando ripercussioni nell’ambito sociale; come
rileva l’Istituto nazionale di statistièa
(Indec) attraverso un recente rapporto, il 2000 ha registrato in Argentina circa 417.000 poveri in più. Nel
dossier è precisato che a livello nazionale le persone al di sotto della
soglia di povertà (fissata intorno ai
500 dollari, 1 milione di lire, al mese
per una famiglia di 4 persone) sono il
28,7% della popolazione, il 2% in più
rispetto al 1999. Nella vasta fascia
urbana attorno a Buenos Aires (la
«Gran Buenos Aires»), dove vivono
circa 15 milioni di persone, la popolazione che vive in condizioni di povertà è passata nell’ultimo anno a
quasi 3 milioni e mezzo, con un incremento di 275.000 persone. In
questo contesto è cresciuta anche la
percentuale degli indigenti, che è
passata dal 6,7 al 7,8 per cento, pari
a circa 950.000 persone.
Un’altra nota informativa, prodotta quest’anno dall’Organizzazione
non governativa Save thè children
dehuncia che oltre la metà dei bambini e degli adolescenti argentini vìvono in condizioni di miseria. Il 53%
dei minori di 18 anni in Argentina vive senza possibilità di fare fronte alle
esigenze basilari per la crescita e for
Segue a pag. 9
Per il G8 di Genova
In Inghilterra
Appuntamenti Conferenza
degli evangelici metodista
Valli valdesi
Il programma organizzato dalla
Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) comprende:
19 luglio, ore 17: partecipazione alla marcia degli immigrati. In questa
occasione il «Servizio rifugiati e migranti» della Fcei diffonderà un «Messaggio ecumenico suH’immigrazione», elaborato insieme ad altri gruppi
e associazioni di area cattolica.
20 luglio, ore 16: riunione di preghiera nella chiesa della Riconciliazione: ore 17,30: manifestazione in
piazza.
21 luglio, mattino: tavola rotonda
promossa dal Gsf su «Il debito finanziario» a cui partecipa il vescovo metodista Bernardino Mandiate, in rappresentanza del Cec. Pomeriggio, ore
14: partecipazione al corteo del Gsf
Saranno oltre 3.500 le persone che
prenderanno parte dal 25 al 31 luglio a Brighton (Inghilterra) alla
Conferenza mondiale metodista, sul
tema «Gesù: via di Dio per la salvezza». Il programma prevede momenti
di culto, di riflessione, con più di 30
laboratori e seminari. Sono previsti
in particolare laboratori su «L’arte
della preghiera», «Il ministero della
guarigione», la diffusione dell’Aids,
la giustizia economica. Dall’Italia
parteciperanno il pastore Valdo Benecchi, presidente dell’Opera per le
chiese metodiste in Italia (Opeemi) e
membro del Consiglio mondiale, e
Daniela Manfrini. Il Consiglio mondiale metodista, fondato nel 1881
nella città di Londra, comprende oggi 74 chiese metodiste unite, per un
totale di 36 milioni di fedeli.
Troppi giovani
assumono alcol
Secondo una recente indagine, fra i
giovani delle valli del Pinerolese risulta elevato il consumo di sostanze alcoliche. Secondo i dati che dai vari
Servizi per le tossicodipendenze vengono forniti alla Regione sembra che
nella stessa zona il numero di nuovi
consumatori di tali sostanze sia in costante crescita negli anni che vanno
dal 1996 al 2000. Vecchie e nuove abi
tudini si sovrappongono in questa
pratica, che sembra tagliare trasver
salmente le generazioni e comprendere giovani e meno giovani. L’azione
di intervento dei Sert che, nei distretti
delle varie Asl si occupano anche delle dipendenze da altre sostanze, comprende psicoterapia, trattamenti far
macologici, inserimento nei Gat.
A pag. 11
L'OPINIONE
LO SPETTRO
DEL CONCILIO
Nel dicembre 1998, quasi tre anni fa,
ad Barare, nello Ziiribabwe, l’Assemblea del Consiglio ecumenico delle
chiese lanciò alle chiese l’appello a una
solidarietà globale. Il fatto che noi,
piccola pattuglia evangelica italiana,
ne parlassimo traducendo anche le
proposte dell’Alleanza riformata sui
temi teologici ed economici non fu
sufficiente a illuminare il cono d’ombra sulle proposte delle grandi assemblee internazionali del mondo evangelico. Da quando però di queste urgenze mondiali parla il papa è subito notizia. È lui che ha de facto il primato di
questa sensibilità teologico-economica. Finché le cose le chiediamo noi, anche a nome di organismi protestanti
internazionali, «non passano».
Mi viene in mente questa cronica disparità di trattamento dopo avere letto il recente documento varato dai vescovi italiani Comunicare il Vangelo in
un mondo che cambia, documento che,
in molte parti, potremmo facUmente
sottoscrivere poiché pesca a piene mani sia da analisi fatte dal Consiglio
ecumenico delle chiese sia dai tanti risultati del lavoro ecumenico, dall’Assemblea ecumenica europea di Basilea
in poi. Certo, immagino die non deve
essere stato facile trovare punti di
equilibrio in un mondo come quello
episcopale italiano che raggruppa posizioni teologiche e politiche diverse, a
volte antitetiche. Ma questa complexio
oppositorum ha comunque nell’obbedienza e nel rispetto dell’istituzione
romana e del suo capo il collante più
forte. E qui c’è tutta una dimensione
che a noi protestanti sfugge.
Nei dosaggi dei vari contenuti mi
pare abbia prevalso, nel documento
Cei, quella parte di cattolicesimo che
tenta veramente uno stile evangelico
(e non lo dico solo per il fatto che le citazioni bibliche abbondano) nei suoi
rapporti con la società. Si parla di
un’eclissi del senso morale, di uno
smarrimento della società in cui regna
spesso una grande indifferenza sulle
questioni fondamentali dell’esistenza
umana. Si parla di globalizzazione, che
occorre governare nel senso del primato della persona umana. Il documento ricorda che il cristianesimo
non può cedere spazio agli idoli del
nostro tempo e che non può accettare
la logica del più forte; i mass media
non debbono essere considerati solo
in termini economici o di potere, mavanno sviluppati nel quadro di beni di
primaria importanza; si sostiene che è
fondamentale il contributo che le donne potranno portare affinché la Chiesa
cattolica assuma un volto diverso, più
umano e sensibile. L’ecumenismo è
considerato una verifica della fedeltà
evangelica: non c’è unità senza il rispetto delle diversità, occorre cercare
insieme la verità. Ovvero Gesù Cristo.
Si tratta, al di là degli aspetti tipicamente «romani» (come il rapporto religiosi-laici) di un documento che merita realmente di essere discusso anche alla luce della recente Carta ecumenica. Traspare in filigrana, mi pare,
una sorta di ammissione di colpa: non
essere ancora riusciti a vivere gli stimoli e le indicazioni del Concilio Vaticano II e quindi essere costretti a riproporli trent’anni dopo in chiave moderna verso una chiesa povera, evangelica, credibile. Un problema che, in
un «vis-à-vis» autentico con il Cristo,
coinvolge tutti i credenti, di qualsiasi
organizzazione ecclesiastica.
Giuseppe Platone
2
PAG. 2 RIFORMA
«Signore, chi è
come te fra tutti gli
dèi?
Chi è come te
santo e potente?
Chi può compiere
imprese come
le tue?»
(Esodo 15,11)
«^II Signore
disse a Mosè
^di comunicare a
tutta la comunità
d’Israele
le prescrizioni
seguenti: Siate
santi, perché io
sono santo. Io, il
Signore vostro Dio!
^Ciascuno di voi
deve rispettare suo
padre e sua
madre, ciascuno
deve osservare il
riposo del sabato.
Io sono il Signore
vostro Dio.
*Non rivolgetevi
a false divinità;
non costruitevi
divinità
in metallo fuso..
Io sono il Signore
vostro Dio»
(Levitico 19,1-4)
«^^Perciò siate
pronti ad agire,
rimanete ben
svegli. Tutta la
vostra speranza
sia rivolta verso
quel dono che
riceverete da
Cristo Gesù,
quando egli
si manifesterà
a tutti gli uomini.
^*-^^Non seguite
più i desideri
di un tempo,
di quando eravate
nell’ignoranza.
Di fronte a Dio
che vi ha chiamati,
siate come figli
ubbidienti; egli
è santo e anche voi
siate santi in tutto
quel che fate.
'^Nella Bibbia
infatti è scritto:
Siate santi, perché
io sono santo.
'^Quando pregate
Dio, voi lo
chiamate Padre.
Egli giudica tutti
con lo stesso
metro, ciascuno
secondo le sue
opere. Perciò
nel tempo che
dovete passare
in questo mondo,
comportatevi
con grande rispetto
verso di lui»
(1 Pietro 1,13-17)
VENGA IL TUO REGNO
Gesù ha spesso parlato di Regno di Dio, o di Regno dei dell ina lo ha fatto con
le parabole e durante la sua Passione, non attraverso insegnamenti univoci
GREGORIO PLESCAN
Santità e santificazione
Il «Nome»
La «santità» è uno degli attributi di Dio, il «nome» di
Dio nella Bibbia. «Santo» significa separato ma presente: Dio
è coinvolto nel mondo, ma in
maniera diversa dagli dèi di
Omero o degli egiziani. «Santità» significa che per la Bibbia
Dio è fuori dal nostro controllo.
La santità di Dio è contagiosa,
richiede una risposta. Per questa ragione l’affermazione sulla
santità di Dio va di pari passo
con l’invito ad essere santi, a tirare le conseguenze della fede:
«Siate santi perché io sono santo». Il Nuovo Testamento, soprattutto nelle lettere di Paolo,
usa la parola «santo» per indicare il credente: colui che riconosce Dio come santo e per
questo è separato dal mondo
per il suo servizio. Riconoscere
la santità di Dio si ricollega alla
nostra santificazione.
La santificazione nella storia
ha avuto varie interpretazioni;
senza entrare nel dedalo delle
diverse visioni, possiamo dire
che vi sono per lo meno due posizioni radicalmente contrapposte: chi sottolinea la possibilità umana di essere «come Dio
lo vuole» e chi invece sottolinea
esattamente l’opposto: la santità come totale dono divino.
Un’interessante posizione intermedia è quella del metodismo, che sottolinea la santità
possibile, ma con una peculiarità: essa è traducibile in atteggiamenti concreti (per Wesley la
lotta all’alcolismo, al gioco d’azzardo, al fumo) e viene presentata da una pluralità di stimoli,
religiosi e laici (preghiera, alla
santa cena, lettura della Bibbia,
lavoro, sobrietà di vita).
PER gli antichi valeva il principio latino del «nomen
omen»: il nome come destino.
Un nome descriveva la realtà
intima di chi lo portava. Il nome di Dio è impronunziabile in
quanto tale, e il nome rivelato a
Mosè in Esodo 3,14, è un modo
di spiegare chi è Dio, non il suo
nome proprio. Quindi «sia santificato il tuo nome...» indica
qualche cosa di più che un riconoscimento di una certa
identificazione (quasi che si
dovesse trovare l’indirizzo giusto di Dio tra molti altri sbagliati): significa dare una determinata importanza a Dio (al
Dio che viene definito da tutti
con «il nome») che non vale per
altri e che non è condivisibile e
attribuibile ad altri.
Preghiamo
Signore Iddio, che razza di mondo sarà lasciato
dagli adulti a noi bambini?
Vediamo lotte pvunque, e ci viene raccontato
che viviamo in un’epoca pacifica.
Solo tu ci puoi essere d’aiuto.
Signore, donaci un mondo nuovo,
un mondo in cui la felicità può essere possibile,
in cui possiamo trovare veri amici,
in cui possiamo impegnarci tutti per un futuro bello.
Un mondo in cui nessuno sarà cmdele,
un mondo in cui nessuno cercherà di distruggerci.
Amen
Preghiera di un bambino liberiano
Venga il tuo regno...
Il regno di Dio nella Bibbia
LJIDEA di «Regno di Dio» ha
una storia lunga:
a) in una prima fase nomade
non esiste un «governo» in senso stretto, ma piuttosto una
«presenza sul territorio» di pastori nomadi: la promessa di
Dio ad Abramo è di «una vasta
terra» su cui vivere;
b) in una seconda fase tribale,
vi sono vari capi tribù scelti in
caso di bisogno, i «giudici»; non
esiste uno «stato», ma una «federazione» di tribù che si alleano nella necessità e si separano
quando il pericolo è cessato;
c) la terza fase monarchica è
quella che determina anche il
nostro vocabolario. Inizia con
re Saul (attorno al 1000 a.C.) e
termina con la conquista da
parte dei babilonesi di Gerusalemme (587 a.C.). Questo periodo è ambiguo: presenta un
miglioramento organizzativo
del paese, la nascita di uno
«stato», l’espansione e il consolidamento del territorio ma
provoca anche una serie di polemiche rispetto alle tasse e
all’accentramento del potere;
d) nella quarta fase, dopo
l’esilio a Babilonia, Israele è ormai ridotto a provincia marginale: il governo è fuori dal controllo di Israele e anche l’idea
dell’azione di Dio nella storia si
sposta altrove.
Le parole usate per esprimere l’azione di Dio nel mondo
variano con il tempo. Nel periodo nomade e dei giudici Dio
viene visto presente attore nella storia in maniera improvvisa
e inattesa: aiuta e interviene in
totale libertà (anche attraverso
personaggi non particolarmente edificanti come Giacobbe o
Sansone). Nel periodo monarchico l’idea di governo di Dio
nella storia diventa più rigida e
preordinata. La fase che segue
l’esilio segna la crisi di questa
visione di Dio. Per chi vive quest’epoca la parola «regno» diventa complessa: se Dio è al
fianco di Israele, perché l’esilio? Se Dio regna, in che cosa
consiste il suo regno? Fin dove
se ne estendono i confini e dove si fermano?
L’invocazione di Gesù - venga il tuo Regno - risente di questo: quando diciamo «regno di
Dio», che cosa intendiamo?
Chiedere a Dio di intervenire
nella storia e nella nostra storia?
Come? Gesù ha spesso parlato
di regno di Dio (o Regno dei
cieli, per la prudenza che gli
ebrei avevano a nominare Dio):
lo ha fatto con parabole e durante la Passione, non attraverso insegnamenti univoci. Una
delle parole che si abbina a «regno» è «come»: il Regno è un
evento che si avvera «come»
qualche cosa di comprensibile
e conosciuto. L’esperienza del
passato ha insegnato che la nostra idea di azione di Dio, che
dovrebbe fare sempre quello
che noi vorremmo, non è sempre Tunica, né si avvera sempre.
Il regno di Dio nella storia
IL concetto di «regno di Dio»
I • • ■
. ha subito diverse evoluzioni
nel pensiero cristiano: possiamo identificarne alcuni tipi. Interpretazione messianica: tipica della generazione contemporanea a Gesù; egli sarebbe il
Messia che verrà a ripristinare
il regno d’Israele, scacciando
gli invasori. Questa visione
venne frustrata dalla storia.
Interpretazione apocalittica:
sviluppata nelle prime comunità, continua ad affascinare.
L’avvento del Regno dei cieli
sarà un avvenimento storico
sconvolgente, accompagnato
da conflitti di ogni genere.
Dall’apocalisse canonica a
quelle apocrife questa tendenza pensa al Regno che deve venire e che Gesù, regnando,
opererà un giudizio preciso e
inappellabile (pensiamo al
Credo «...verrà a giudicare i vivi
e i morti...»). Ciò ha il vantaggio di rendere concreta la visione dell’azione di Dio nella
storia ma ha il limite di considerare universale una visione
storica particolare, di solito incentrata sulle esperienze dei
popoli del Medio Oriente e
dell’Occidente.
Interpretazione ecclesiastica:
è espressa da Agostino di Ippona. Nel libro La città di Dio egli
afferma che «.,.la Chiesa è già da
ora il regno di Cristo e il regno
dei cieli...». Questa visione rende il Regno raggiungibile, ma
annulla qualsiasi attesa della
novità possibile, proiettando il
regno di Dio nel paradiso dopo
la morte, oltre ad attribuire alla
chiesa un compito esagerato.
Umanesimo e Riforma: la visione rinascimentale del mondo era positiva e sottolineava le
opportunità positive raggiungibili dall’umanità: il «libero arbitrio» di Erasmo da Rotterdam.
Per contrasto la Riforma, sottolineando i principi di croce e
grazia, mise l’accento sull’importanza della conversione indispensabile. Quasi tutto il protestantesimo ha imboccato il
medesimo filone pessimista.
L’interpretazione illuminista:
Tilluminismo è la riscoperta dei
«lumi» della ragione in contrasto con l’oscurantismo delle
guerre di religione e sottolinea
l’importanza della «pura ragione» rispetto alla «superstizione». Il regno di Dio diventa Tapplicazione della morale di Dio
sulla terra, le cui basi si trovano
nella Bibbia letta da chi sa discernere tra scritti «semplici» e
scritti «razionali». Il messaggio è
ben riassunto dall’epigrafe al filosofo Immanuel Kant: «Il cielo
stellato sopra di me, la legge
morale dentro di me». In questo
modo vivere cristiano e vivere
virtuoso tendono a coincidere.
L’interpretazione moderna:
questo modo di pensare assume importanza dalla fine
delT800 fino agli Anni 80 del
’900: è in dialettica con il marxismo ateo, ma critica anche
quel cristianesimo che è indifferente ai problemi sociali e che
sottolinea molto l’etica privata
della fede.
(Seconda di una serie
di sette meditazioni)
Nella foto: Picasso, Due donne
che corrono lungo la spiaggia,
1922, museo Picasso, Parigi
nome... venga
gno»: una
credo. Con
ghiera riconoscia,.,
nanzitutto la «divj
Dio». Ricordiamo [>¡„1
la Bibbia, non è un'«
astratta» ma chian,,,
pre a una risposta
dere che il suo
(cioè, nel linguagaim
co, Dio stesso) sia, ' Ututti
non e affermare uno penOiCO
pio ma prendere uni lècenni I
gno; quello di esse»
stessi «santi».
Detto questo, pj,,
apre la questione de|*„is
del significato dies,^^a.0f
confronto
Storia del cri:
Ito ec
rodell
pregi e difetti e
»2
®<^ynneni((
frono modelli diversi
va scartato a priori,
mo pensare che
santi significhi fare
temente qualcosa a
re dai principi biblici;
il rischio di rendere^
de un modo di vivere
ralista; possiamo, all'
posto, pensare chelai^ernf
comporti degli
menti che vanno saaii*'.jfl,«!rl
mente adattati
cietà in cui si vive(peiL
do dunque che laB|
non offra indicazioni,
piuttosto interpretai
che vanno storicizzi
con il rischio opposte
relativizzare tutto..,
Forse una predicazie
non è il luogo adatto]
indicare comportami
(nella tradizionepn
stante lo è piuttosto!
contro dei pastori olii
do), ma è importante
il significato quotidiane
«essere santi» sia solle
to, soprattutto per noti .
gli e figlie di una gensJ'P®™^^
zione che ha «buttatol
l'aria» i modi di com|i| i*etai
tarsi ereditati dal passi' Mioiie c
Altrettanto importai,
è la seconda domandatmteto d
questo brano: il regnai raltroim
Dio. Ha ancora sensop jeienz;
lare della venuta dell (jj^stare
gno oggi, a 2.000 arai
distanza dalla vicendal
siedeatav
la scrivali
pid cari,
liner nf
confess
a non pi
iventan
nitàiOse«
> Se Tina
credenti
cometmi
laistero,
non può
cristiani I
ai
rena di Gesù? Si, peri
qi
(
segnaci
e Vi
serie di ragioni. Primi ,,
tutto perché questoi|
le porte a un mode “'essere
pensare importante:? "ledei
io dell'attesa. Aspetta* gente «d
Regno significa aspetti Sowertei
qualcosa che è delti! cMamav
nuovo rispetto a cidi deicosid
conosciamo, eppure co ^
prensibile e gioioso, d
tempo delle catastrof
nati (cosmiche, militi
ecologiche) non è unti
po cristiano. Come nd
è quello delle realizzai
ni umane definitive,* ^ ■!>)
giose o sociali.
In secondo luogo lai “"asce
manda della venutaf guanti si
Regno costringe a 0(1® ; : Ivolti
re: quanto spazio lasci» : sonopa
a Dio perché regni?®
le spazio gli lasciarne, aetant
cendo questo non siv»|li(;j
criticare coloro che |
no a Dio solo la doP vista^3
ca (quando capita-l (Z .
piuttosto affermare_2 g®
pre e nuovamente u^
cuore, q
aveva fa
ca verità che tnuspare
racconti biblici: che I»1
ne di Dio può essereg
sta nella vita di tuttMiJJ , lto:(
ni, anche se nonJ _
definitivamente. ®Sonc
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ne significa lasciar SP
ai modi del Signore
un passo indietro, dar
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Fonti e documenti:
diana, 1991 e 199?
G. Cartari,
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2000
smo, Claudiana, -
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- C. J. Den
storicità di Gesù,
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Vangelo Sociale
Claudiana, 1980- .¡,1
- V. Subilia, Il ' .1'
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Dio, Claudiana,
1993.
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li 20 LUGLIO 2001
PAG. 3 RIFORMA
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Una sfida del nostro tempo che coinvolge le chiese e interpella ognuno di noi
Il dialogo tra credenti e non credenti
(In confronto che si può definire inedito, che ci rende consapevoli che più di noi può fare
^ lo Spirito Santo, e che tutti viviamo come in una condizione di nomadi e pellegrini
¡cato
'Chiesi,
questa ;
°*cian,
«divini
"ino Dij
chiaitiai ^ElO CASATI
posta, '
condizione inedita e
siamo, chi più chi
) sia «sifi"“ (.flinvolti. Solo pochi
ii oc " non credenti era occa
'‘%S co„rma.a a dibatti
>to, peti s libri e riviste: qudcuno di
ione deiiiricorda tìtoli che facevano
° di eiJ^¿2Ía. Oggi il confronto non
itìaneiiijf a così raro ne cosi lontaomenicirj Qn è riservato alle catte'.d'arsi,,“"’jggademiche. Il non cre® iscrivo la parola con un
'SS ì5o disagio, perché sarebi fare teWPao rattrappirne la fi»"• Sii» caKSoria delia,eoi
i biblid lede a tavola con noi, occupa
rodereIj lastìivanla accanto, e nella
il viversi eerchiadei nostri amici, quelli
amo.alli «ù cari, a volte è uno dei
s die lai Ltner nella coppia. Non ho,
l'' ^deji [¿confesso, competenze accademiche per discuterne,
possosolo interrogarmi a parhTi n tire dal vissuto quotidiano, là
brp n dove si incrociano i cammini,
eroret i IKtardamente e forse ingeioucizz ^mente persisto a credere
opposti cheseuna condizione ci e dautto... ta,nonpuò essere elusa, può
aredicaá #entare anzi un’opportu3 adattoi lità,oserei dire una grazia.
I portan» sefincontro credenti e non
ione piu cedenti può essere evocato
iuttostofi cQnienna terra di grazia e di
teisfero, non ci appartiene,
Dortanteif- appartenerci come
l'sTa soli l’atteggiamento, pur
3 per ikT ’“W“ ®“cora diffuso, forse
una gei»i|i^ente, di chi sentenzia e
«buMÌdlBdiiniia. Sentenze e coni di cornili danne tanto più radicali e pedal passar imtorie quanto meno si è inimportai leiio^to e ascoltato l’altro. 11
domandai mistero di Dio nel cuore del: il regni! l'altro impone rispetto, chiea senso p deienzio e empatia, chiede
senza invasioni sul., evoca l’apertura di
cuore, quella di Gesù, che
aveva fama (noi purtroppo
l’ébiamo perduta per strada)
diessere amico dei pubblicani e dei peccatori, cioè della
gente («listante», quelli che,
sovvertendo criteri inveterati,
imava «vicini», più vicini
vicini.
-^L’osservatorio del quoti' quello che mi è più familiare come parroco, mi insegna che la realtà dei non
fedenti è spesso più articolata e variegata di quanto si
pensi. Spesso dietro un volto
eeuncammino, una storia
daascoltare. Tante storie
gnanti sono i volti.
3— .j- ■ dei non credenti non
izio lascia sono per lo più quelli altezzosie cinici che tanta letteratutìetanta predicazione catto'ea ha contrabbandato. In
’ma sua riflessione su una rinstauscita in questi giorni
.j^inio Marcocchi invita al
^eemimento e scrive: «C’è
.alaici!
iuta deli]
1.000 arai
vicenda
' Sì, per
mi. Priraj
questo
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rtante:
Aspetta:
ca aspetti
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eppure ca
gioioso,
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le, militi
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;ome nt*
. realizzai
finitive,a
luogo lai
venuta
ge a riddi
da dirmi, nulla che io non
sappia. E se l’altro, il non credente, fosse invece uno presso il quale lo Spirito, in cui
diciamo di credere, ci ha già
preceduti? Nei suoi «racconti
dello Spirito Santo» il cardinale Carlo Maria Martini afferma che lo Spirito arriva
presso gli altri molto prima di
noi, semina prima di noi,
opera cose ben più grandi di
quelie che noi possiamo fare
e immaginare.
Ci accomuna, credenti e
non credenti, il dono di pensare e di interrogarci a partire
daile nostre provvisorie limitate conquiste. Ci appartiene
la condizione di essere tutti,
credenti e non credenti, delia
razza dei nomadi, fuori dalle
secche degli immobilismi.
Perché se è vero, come crediamo, che Cristo è la via, la
verità e la vita, è anche vero
che il suo mistero avrà sempre terre inesplorate, per grazia, da attraversare.
11 prologo del Vangelo di
Giovanni sembra allargare la
visione quando del verbo di
Dio, della Parola luminosa
delle origini dice: «Tutto è stato fatto per mezzo di iui e senza di lui niente è stato fatto di
tutto ciò che esiste». Insensato e miope, dunque, il tentativo di ridurre Cristo a un luogo
o a una religione. «Niente
senza di lui»: come a dire, mi
si perdoni la parola, che è
«impastato» in ogni cosa, è finito in ogni cosa: il canale ha
portato acqua dappertutto. E
quindi, voi mi capite, siamo
chiamati a essere, oltre che
della razza dei nomadi, anche
della razza degli scopritori,
uomini e donne delle miniere,
che sanno scavare e scovare.
Fuori dalle ingenuità del passato, quando ti volevano far
credere che Toro fosse solo
nella tua miniera. Giovanni
dice che tutto il mondo è una
miniera. Va’ a scavare. Va’ a
regni?«
asciamo?
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isino becero, c’è il laici.fensoso di uno scrittore
un filosofo che ammiro
k.« Claudio Magris e Nor"Wo Bobbio. Chi sono i lai' *®Uo ition credenti? Forse
ti, -,“'-“nizione è spicciaIl laico è l’uomo del
I, Il „
a, 2000, Hey®’'
isò,
Ciani**
I., 50^’^ S
■mento*
le negl'
*°// regi’"
: 1993.
scovare. Va’ a far brillare l’oro.
Portalo alla luce.
Altre volte è il non credente
a portare alla luce la «parte di
non credente» (così la chiama
il cardinal Martini) che dimora dentro di noi, là dove fede e
non fede convivono. E, dunque, benedetto, benedetto il
non credente, che ricorda a
noi credenti la preghiera del
padre dell’ossesso del Vangelo: «Credo, Signore, ma tu vieni in aiuto alla mia incredulità». E benedetti noi, benedetti noi credenti, se, più che
certezze-prigione, sapremo
seminare con fiducia domande. Anche la fede, nell’immaginario del passato (forse anche del presente?) era declinata presuntuosamente come
una risposta a tutto.
Poi nacque la domanda:
dov’è? dov’è Dio nell’orrore,
nell’inferno della Shoà? La
domanda del secolo che ci lasciamo alle spalle, la domanda che ci fa curve le spalle. È
nata la domanda. O forse la
domanda è da sempre nel silenzio più segreto del cuore.
Domanda rimossa, o perché
soffocata dal frastuono del
nulla o perché censurata dagli imbonitori delle coscienze, quelli che vendono a
buon mercato le risposte e
non hanno esitazioni. Loro
sanno tutto!
Il biblista don Bruno Mangioni, in un suo editoriale illuminante ricorda la problematicità e l’apertura di molte
pagine della Bibbia e così
scrive: «Colpisce il fatto che
all’interno della Bibbia la dorhanda dell’uomo non scompare, come se venisse annullata dalla rivelazione, bensì
riemerge doppiamente. L’esperienza del dolore innocente, dell’ingiustizia trionfante,
della delusione, pare contraddire la bontà e la fedeltà
di Dio e questo spinge l’uomo
biblico, pur credente, a chie
dersi se veramente Dio è fedele, se davvero la sua promessa è solida. L’uomo biblico si imbatte continuamente
nel mistero di Dio. E così la
sua domanda si fa doppia.
Non soltanto chi è l’uomo,
ma anche chi è Dio. Per alcuni il fatto che nella Bibbia la
domanda si riproponga costituisce una delusione. Personalmente ne provo entusiasmo. È un segno che la Bibbia
è un libro sincero, non un libro edificante nel quale i conti tornano sempre. Far tornare i conti è desiderio dell’uomo, non il vero modo di manifestarsi di Dio». Credenti e
non credenti, compagni nella
domanda che apre.
Nelle prime pagine di un
suo piccolo libro «Perché
no?», Moni Ovadia, uomo di
teatro, saltimbanco, come
ama definirsi, «ebreo corrosivo», ricorda che secondo la
gemahtria cabbalistica ebraica, la parola Adam, essere
umano, corrisponde numericamente alla particella interrogativa «che cosa?». «Da
questa identità numerica scrive Moni Ovadia - i nostri
maestri deducono che essere
umano è colui che sa porre
domande. Non chi dà risposte, ma chi sa porre domande. Perché chi pone domande
apre alla produzione di senso, apre al futuro, dà alle generazioni a venire la possibilità di intervenire, di esistere.
Perché la domanda è quella
che apre la questione, sollecita una risposta anche su questioni già apparentemente
chiuse: si trova sempre una
nuova dornanda» [Perché no?,
Bompiani, 1996, pag. 10).
«La domanda - fa eco Martin Cunz - ci costringe a
guardare negli abissi di noi
stessi, delle persone con cui
abbiamo a che fare, negli
abissi della nostra epoca, ma
anche negli abissi di Dio».
Il cardinale Carlo Maria Martini
11 contatto di Dio con il mondo
Ma al centro di tutto c'è
il rapporto con la Bibbia
- .-e
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'■Of è l’uomo della tollec? ® l’uomo di una verità
fi va continuamente fatìjj non è radicata in
cl,. flfiuerali del mondo,
ij® ®9®l3nzialmente antiJptica» [La rivista del cle6/2001, pag. 441).
J C'è ®?u®uti e non credenti
avviso, una fiducia
idii«°”^**lslure. E‘nessuna
ni/A'*' nessuna, può essere
i sentieri del
' //1"®' Sciismo e delle immobili
io ho tutto e l’al
Alcune citazioni di pensatori contemporanei
«Dio abita dove lo si lascia entrare»
retiti'"“®’ nnche in fatto di
iiijy’ ogni possibilità
lato „ pub essere ipotizun monologo. Al
posso concedermi
ilta «degnazione» di
.-„i^’.nia con la convin®ne l’altro non ha nulla
«Per quanto mi riguarda io
lascio la porta aperta. Anzi
penso spesso a una storia
ebraica ricordata da Buber:
Un giorno in cui riceveva degli ospiti eruditi, Rabbi Mendel di Kotzk li stupì chiedendo loro a bruciapelo: "Dove
abita Dio?’’. Quelli risero di
lui: "Ma che vi prende? Il
mondo non è forse pieno della sua gloria?’’. Ma il Rabbi
diede lui stesso la risposta alla sua domanda: “Dio abita
dove lo si lascia entrare”.
Vorrei però che anche la fede
lasciasse la porta aperta al
dubbio e al rispetto di quel
che pensano o credono gli altri. Mi sembra però che que
sto sia più difficile: la fede diventa presto convinzione di
possedere la verità assoluta,
fanatismo e dogmatismo».
(Remo Bodei, ¡senza Dio,
a cura di Gabriella Caramore,
Morcelliana)
«Quasi alla fine del IV Quaderno di Simone Weil troviamo con stupore questo asserto: "pregare Dio, non solo in
segreto rispetto agli uomini,
ma pensando che Dio non
esiste”. È una proposizione
che ci costringe a meditare a
lungo. Non solo, qui la condizione di incredulità e la preghiera sono tenute insieme
senza scandalo ma l’incredu
5ERCIOSABBADINI
lità è avvertita come un avvaloramento della condizione
di segretezza, di intimità, di
silenzio interióre... Quel non
solo e quel ma ci danno da
pensare».
(Mario Trevi, Chi non crede
prega?, in AA. W. La preghiera di
chi non prega. Ed. Mondadori)
«L’ateismo non esaurisce il
suo significato nella negazione e nella distruzione della
religione, ma esso libera l’orizzonte per qualche cosa
d’altro, per una fede suscettibile di essere chiamata una
fede postreligiosa».
(Paul Ricoeur, Il conflitto delle
interpretazioni. Ed. laca Hook)
PENSO al Salmo 73. Il salmista è sconvolto dalla
presenza del male nel mondo
e dal suo apparire trionfante,
l’idea stessa di Dio ne è offuscata; ma nel santuario di
Dio una parola, un segno ribaltano la sua condizione,
imprimono una svolta alla
sua strada. Per me il santuario e il segnale sono venuti
dalla presa di contatto con la
Bibbia: da una sostanziale
estraneità verso ogni visione
religiosa della vita e da una
profonda indifferenza nei
confronti del divino mi ha
condotto a una fase della mia
vita interiore che trova uno
dei suoi motivi di fondo nella
-^riflessione sulla relazione con
il divino, sulla tradizione
ebraico - cristiana.
Il segno, la presa di contatto con la Bibbia sono avvenuti in modo improvviso, del
tutto inaspettato, qualche
anno fa a Nizza con una visita al Museo del messaggio biblico di Chagall. Ricordo ancora con viva immediatezza
la straordinaria emozione
estetica che mi procuravano
quei grandi quadri colmi di
colore, di sogno e di mistero,
e insieme lo stridente contrasto con la consapevolezza
che essi parlavano di storie
che io non conoscevo, di un
mondo tanto lontano ma in
cui, attraverso i quadri di
Chagall, potevo intravedere
un’immensa ricchezza.
È da lì che è partita una faticosa, irregolare frequentazione della Bibbia. La scoperta di parole che uscivano dal
centro consolidato e rassicurante del mio linguaggio.
L’esplorazione di uno sconfinato territorio di libertà che
continuamente provoca domande e aperture di senso
sulle questioni di fondo dell’esistenza umana e della relazione con ciò che la trascende, un cammino lungo il
quale ogni risposta si traduce
in sempre nuove domande e
in ogni provvisorio punto di
sosta si aprono nuove molteplici strade da percorrere.
Una tappa fondamentale su
questa strada fu l’assistere alle sessioni della «Cattedra dei
non credenti» organizzata a
Milano dal cardinale Martini.
Essa mi permise di capire che
la religione e la fede possono
essere pensate in modo diverso da quello che avevo conosciuto fino ad allora e che avevo sentito profondamente
estraneo. Una religione e una
fede non fatte soltanto di una
somma di risposte già date, di
assolute e declamate certezze
ma fatte di domande, di un
ascolto e di una ricerca di cui
ciascuno è responsabile. In
stretta relazione con la parola
biblica ho allora capito che al
centro dehsentire religioso
può non esserci il senso del
peccato, come fino a quel
momento avevo pensato, ma
la liberazione, la «sfida» intellettuale, psicologica e morale
della ricerca, della verità. Forse, di fronte a un’immagine di
Dio che, come a Elia sull’Horeb, non parla nella tempesta
e nel fuoco, ma con voce sottile di silenzio.
Nella Bibbia ho anche trovato un terreno di incontro
con i credenti: se ci mettiamo
in ascolto, in ascolto davvero,
il testo biblico ci interpella
tutti senza chiederci l’adesione preventiva a un credo. Fu
sulla scia di queste esperienze
che conobbi don Angelo Casati e le sue iniziative «in prosecuzione della Cattedra dei
non credenti» o, come le chiamano con affetto i frequentatori, la «Cattedrina». Essa costituisce per me un momento
psicologico decisivo di dialogo e un luogo insostituibile di
incontro. In effetti, in una
città dove le cerehie si stringono intorno all’identità piuttosto che al dialogo, è ben difficile per chi non è inserito in
una struttura ecclesiale o non
si riconosce in un credo definito trovare un luogo in cui
sia possibile parlare del mistero e interrogarsi sui temi
alti del vivere. Un luogo dove
l’incontro di diverse domande
crea nuove domande e il rispetto reciproco permette che
la passione con cui ciascuno
presenta le sue dofnande-risposte non neghi mai le domande-risposte dell’altro.
Un luogo «del genuino domandare e del genuino rispondere» in cui ia mia ricerca ha potuto uscire dal suo
carattere esclusivamente individuale, del tutto privato,
per confrontarsi con molteplici sensi trovati dagli altri e
così trovare un senso più
compiuto. Un incontro di
molteplici sensi che sono innanzitutto molteplici persone
che mi ha insegnato come la
capacità di ascoltare non è un
risultato automatico ma uno
stile, un atteggiamento culturale difficile e lungo da conquistare. Richiede spirito di
amicizia, discrezione, attenzione alle storie personali
piuttosto che alle definizioni
veritative. È per questo che la
ricerca dei relatori che introducono le nostre serate avviene prima ancora che sulla loro qualificata conoscenza dei
temi da trattare, sulla loro capacità di affacciarsi come persone, di raccontarsi mettendo
in gioco la propria storia.
Emerge così il valore irriducibile e irrevocabile della
differenza. Lasciarsi sorprendere dalle storie di chi non
condivide la nostra tradizione e ia nostra identità, non rifiutare il turbamento dell’esperienza di chi è diverso da
noi: solo così non ci rinchiuderemo nella torre dell’esclusione che tutto vuole omologare, ma ci apriremo al volto
degli altri e allo «shalom».
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 20
Louisville (Kentucky): 213^ Assemblea generale della Chiesa presbiteriana Usa
I presbiteriani aprono agli omosessuali
L'Assemblea ha deciso di cancellare una norma approvata nel 1996 tesa a sbarrare l'accesso
di persone omosessuali ai ministeri di pastore, anziano e diacono. Decideranno i presbiteri locali
LUCA IH. NEGRO
IL tema dell’omosessualità
continua a far discutere le
chiese statunitensi. Con una
larga maggioranza (60% a favore, 39% contrari e 1% astenuti), la 213“ Assemblea generale della Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti (Pensa), riunita a Louisville (Kentucky) dal 9 al 16 giugno, ha
deciso di cancellare una norma approvata nel 1996 e tesa
a sbarrare l’accesso di persone omosessuali ai ministeri
di pastore, anziano e diacono. La cancellazione sarà definitiva solo quando l’emendamento costituzionale sarà
approvato dalla maggioranza
dei 173 presbiteri in cui la
Pensa è suddivisa. La norma
in questione riguarda l’obbligo, per i ministri, di vivere «in
fedeltà all’interno del patto
matrimoniale fra un uomo e
una donna, oppure in castità
nel celibato».
La nuova proposta
La nuova proposta prevede
che la decisione finale sull’ordinazione sia lasciata
all’esecutivo locale di competenza: il Consiglio di chiesa
per anziani e diaconi, e il presbiterio (organismo intermedio che riunisce varie chiese
locali nella stessa area) per i
pastori. In pratica sarà sempre possibile, per i presbiteri
e le comunità che lo riterranno opportuno, sbarrare l’accesso ai ministeri a persone il
cui stile di vita viene considerato incompatibile, appunto,
con l’esercizio di tale ministero. Si tratterà in ogni caso
di una svolta epocale per il
protestantesimo statunitense: finora, tra le chiese storiche, l’unica ad ammettere ufficialmente pastori omosessuali è la United Church of
Christ (una denominazione
unita luterana-riformatacongregazionalista).
Un dibattito
sofferto e civile
Il dibattito sulla «ordinazione gay» ha praticamente
polarizzato, com’era prevedibile, l’attenzione dei media,
ma non solo: anche quella
dei delegati all’Assemblea,
con ben due giorni di lavoro
in una commissione ad hoc e
mezza giornata in un’assemblea plenaria attenta e affollata di osservatori. Un dibattito al tempo stesso sofferto e
civile sui temi della sessualità, del ruolo dei ministri e,
più in generale, del rapporto
tra scelte etiche e lettura della Bibbia: è qui, infatti, che si
scontrano le diverse anime
presenti all’interno della denominazione, che vanno dalle posizioni più «liberal» al
fondamentalismo «puro e
duro», naturalmente con varie sfumature intermedie.
Le diverse «anime»
della chiesa
Soddisfazione per la decisione dell’Assemblea è stata
espressa dai vari gruppi che,
all’interno della Pensa, sostengono la visione di una
chiesa «inclusiva»; in particolare il movimento «More Light Presbyterians», che da
anni si batte per i diritti delle
persone omosessuali nella
chiesa. D’altro lato, la forte
minoranza foijdamentalista
ha già dichiarato che, a livello
dei presbiteri, cercherà di impedire l’approvazione definitiva del provvedimento. Fra i
vari gruppi conservatori spicca il movimento della «Chiesa confessante», a cui aderiscono oltre 500 comunità che
hanno sottoscritto una dichiarazione su tre punti rite
Erano presenti 560 delegati
con voce deliberativa, più vari delegati con voce consultiva (rappresentanti di giovani,
studenti in teologia, missionari e «delegati ecumenici»),
insieme a numerosi osservatori e volontari, per un totale
di circa 5.000 persone. Presente anche, come «ospite
ecumenico», il moderatore
della Tavola valdese, past.
Gianni Genre.
L'unicità di Cristo
Il nuovo moderatore della Chiesa presbiteriana Usa, Jack Rogers
(foto Pcusa David P. Young)
nuti essenziali per la fede:
Gesù come unica via di salvezza, l’infallibilità della Bibbia e il matrimonio (eterosessuale, ovviamente) come unico contesto appropriato per i
rapporti sessuali.
Il ruolo del nuovo
moderatore
Un importante ruolo di
mediazione fra le diverse
«anime» della chiesa potrà
esser giocato dal nuovo moderatore, Jack Rogers. Diversamente dal sistema valdese,
nella Chiesa presbiteriana
Usa il moderatore dura in carica un anno, e ha un ruolo
essenzialmente di rappresentanza. La forte personalità di
Rogers, teologo apprezzato
per i suoi studi sulle confessioni di fede riformate, ha
tuttavia influito sull’Assem
blea da lui presieduta e continuerà probabilmente a influire sul dibattito dei prossimi mesi. Il moderatore viene
considerato un «costruttore
di ponti», e conta molti amici
sia nell’area «evangelicale»
che in quella progressista. La
sua personale posizione sulla
materia del contendere è comunque chiara: è assolutamente a favore dell’ordinazione di persone omosessuali, una convinzione a cui è
giunto «come risultato di una
più attenta lettura della Bibbia e di un’apertura allo Spirito Santo».
L’Assemblea generale della
Pcusa è il supremo organo di
governo di questa denominazione protestante, appartenente alla famiglia riformata, che conta 2,5 milioni di
membri in 11.200 comunità.
Fra le altre deliberazioni
dell’assemblea, spicca la decisione di istituire una «task
force» per favorire il dialogo
fra le diverse «anime» della
chiesa, oltre che sui temi etici
(come la sessualità) anche su
alcuni nodi teologici (l’autorità e l’interpretazione della
Bibbia, la cristologia, il dialogo con altre fedi). Proprio la
cristologia, e in particolare
l’unicità di Cristo come via di
salvezza, è stata al centro di
un altro incandescente dibattito, conclusosi con l’approvazione di una dichiarazione
in cui da un lato si riafferma
la centralità e la signoria assoluta di Cristo, ma dall’altro
si sottolinea che «non conosciamo i limiti della grazia di
Dio» e si riconosce che «la
nostra comprensione di Cristo e delle sue vie è limitata e
distorta dal nostro peccato».
Numerose le decisioni riguardanti la testimonianza
nel campo sociale, sia a livello nazionale che internazionale; ricordiamo fra l’altro
un rapporto sulla «violenza
domestica», una risoluzione,
in cui si chiede perdono per
la complicità della chiesa nei
confronti della schiavitù,
una mozione sulla conservazione della biodiversità e vari ordini del giorno su problemi internazionali, dal
Medio Oriente al Sudan, al
Congo, alla Colombia, alla
«femminilizzazione» dell’epidemia di Aids nel mondo.
Impegna i firmatari ad una comune «vita e missione»
storico accordo fra le chiese protestanti
francesi e le chiese anglicane britanniche
Con due cerimonie ufficiali
svoltesi a Canterbury il 16
giugno e a Parigi il 1° luglio, è
stato siglato uno storico accordo fra le maggiori chiese
protestanti francesi e le chiese anglicane di Inghilterra e
di Irlanda. La Dichiarazione
comune di Reuilly, che prende il nome dalla località francese che ha ospitato la prima
sessione di dialogo, impegna
le chiese coinvolte a condividere «vita e missione», nella
prospettiva di una «piena
unità visibile».
«Stiamo scrivendo una pagina della storia delle nostre
chiese e allo stesso tempo
della storia della chiesa universale», ha detto durante la
cerimonia a Parigi il pastore
luterano Werner Jurgensen,
dell’Alsazia, uno dei principali «negoziatori» dell’accordo. Le chiese che hanno sottoscritto l’accordo sono la
Chiesa riformata di Francia,
la Chiesa di confessione augustana di Alsazia e Lorena,
la Chiesa evangelica luterana
di Francia, la Chiesa riformata di Alsazia e Lorena, la
Chiesa d’Inghilterra, la Chiesa d’irlanda, la Chiesa episcopale scozzese e la Chiesa
del Galles. Durante la cerimonia di Parigi il testo della
Dichiarazione è stato letto in
francese e in inglese e siglato
dai rappresentanti ufficiali
delle chiese.
L’accordo, frutto di cinque
anni di dialoghi, intende inserirsi nel contesto del più
ampio movimento ecumenico internazionale. «Ci rallegriamo di questo accordo si legge nel testo - e scorgiamo in esso un passo in avanti per l’unità visibile che tutte le chiese impegnate nel
movimento ecumenico cercano di manifestare». (new)
Una sua delegazione è presente alla conferenza delLOnu
Il Cec contro il traffico delle armi leggere
Il Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec) partecipa
con una propria delegazione
alla Conferenza delI’Onu sul
traffico illecito delle armi leggere (New York, 9-20 luglio):
la delegazione della Commissione delle chiese per gli
affari internazionali del Cec,
intende svolgere un ruolo di
monitoraggio dei lavori e di
pressione, perché.venga presto approvato un «Programma di azione». «11 Cec inten
de portare la voce delle chiese nell’arena internazionale spiegano i membri della delegazione - e incoraggiare attivamente i cristiani e le rispettive chiese a impegnarsi
per la riduzione della proliferazione delle armi leggere e
della loro diffusione».
Sono più di 10.000 le persone che ogni settimana perdono la vita nel mondo a
causa di armi leggere in situazioni di guerra, conflitti.
violenza domestica: «Le armi
leggere - spiegano ancora i
rappresentanti del Cec - sono parte integrante della cultura della violenza che affligge il mondo. La facilità con
cui è possibile reperire armi
di questo tipo è un fatto che
prolunga e inasprisce i conflitti e le guerre, danneggia lo
sviluppo economico e sociale di molti paesi, alimentando in definitiva la cultura
della violenza». (nev)
DAL MONDO CRISTIANO
^ Usa, Convenzione battista (Jel Sud
James Merritt rieletto presidente
NEW ORLEANS — 9.500 delegati riuniti a New Orle
hanno rieletto alla presidenza della Convenzione battista!!
Sud (Sbe) il pastore James Merritt. La Sbe è la maggj
unione di chiese battiste degli Usa e conta oltre 16 miS
fedeli; Merritt è pastore di una comunità di Atlanta r*
12.000 membri e nel discorso di insediamento ha fortente**
te sottolineato l’indissolubilità del vincolo matrimoniali"
l’importanza della famiglia tradizionale. rnoili
E
I
(nevUn
Argentina: disordini nella provincia di Salta
Solidarietà con le vittime della nuova
presidente della Chiesa metodista
BUENOS AIRES — «Profonda commozione» per le vitti
dei disordini nella provincia argentina di Salta è stata espre.
dalla vescova Nelly Ritchie, neoeletta alla presidenza defcl
Chiesa metodista argentina (lema). In un comunicato diffug,!
alla stampa, la lema sottolinea che «non è con le armi clieji
risponde alle richieste del popolo ma con il rispetto della cJ
stituzione, garantendo lavoro, pace e giustizia».
I? Slovacchia: accordo storico tra cattolici e luterani
Mutuo riconoscimento del battesimo
BRATISLAVA — È andato a buon fine un accordo storiti
tra cattolici e luterani in Slovacchia per il mutuo riconoscimento del battesimo; un passo che potrebbe portare in
ve tempo anche alla celebrazione di matrimoni interconfeisionali. In Slovacchia il 60% dei 5 milioni e mezzo di ahi
è di religione cattolica; i luterani sono il 6%. («er/e/ij
Usa: all'ospedale battista di Loma Linda
Impiantato a un neonato
il più piccolo pace-maker del mondo
LOMA LINDA (California) — Il più piccolo pace-maka 1'
del mondo (che pesa appena 12 grammi ed è grande lamed
dei normali stimolatori cardiaci) è stato impiantato con successo a un neonato di due mesi nell’ospedale pediatrici
all’Università di Loma Linda in California, negli Stati Uniti
L’Università di Loma Linda è un’istituzione della Chiesa avventista nota in, tutto il mondo e il suo Centro pediatrico il
all’avanguardia nel campo dei trapianti cardiaci, '(nev/diti
U
d’Aosi
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che pi
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pietà
... già il
Xtualr
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sopri
ledimi
I. umai
: drco
I Chiesa awentista in Italia
Progetto culturale per i detenuti
con i fondi dell'otto per mille Irpef
ROMA — Utilizzando i fondi dell’8%o Irpef, la Chiesa aweorista lancia un progetto culturale rivolto ai detenuti che si trovano nelle istituzioni penitenziarie dislocate sul territorio ita-1
liano. Spiega il pastore Ignazio Barbuscia, responsabile del
gestione dei fondi: «L’esperienza dei pastori che operano nelle carceri evidenzia il bisogno diffuso dei detenuti di ritrovali
la propria identità e la voglia di ricostruire la vita su valori diversi. Il nostro proposito è di mettere a disposizione del
pubblicazioni, non per fare proselitismo ma per offrire materiale utile a far riflettere sui grandi temi esistenziali». 11 proget
to è già operativo in oltre 200 istituti di detenzione. (nevlM
frali
tape
meni
lapre
nian
cogli
to, fi
im’ai
doct
da CI
i Chiesa evangelica luterana in Danimarca
Adesione alla Concordia di Leuenberg
FREDERICIA—1113 maggio scorso la Chiesa evangelica!
terana in Danimarca ha celebrato con un culto, nella città®
Fredericia, la decisione di diventare membro della Concori*
di Leuenberg. Secondo il segretario generale della Federaz!
ne luterana mondiale (Firn), il pastore Ishmael Noko, la decisione della Chiesa danese costituisce «un decisivo passo®
avanti verso un nuovo contesto ecumenico, a cui la chiesa danese contribuirà con i propri doni e tradizioni». Con la de®'
sione della Chiesa evangelica luterana danese sono salite*
103 le chiese che hanno aderito alla Concordia e quindi fata®
parte della Comunione ecclesiale di Leuenberg. (nevllw
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Nel Ruanda sette anni dopo il genocidio
L'impegno dell'agenzia awentista Adra
RUANDA — Mentre il Ruanda commemora il
del 1994 in cui furono uccise più di mezzo milione di pta® ^
ne. Adra Ruanda (l’Agenzia awentista per lo sviluppo®
soccorso) prosegue nella ricostruzione di scuole e nel sos
gno finanziarlo per gli orfani e i bambini impossibilita
permettersi l’istruzione di base. Nel corso del 2000 ^uta
gestito in Ruanda oltre 2 milioni di dollari (quasi 4
mezzo di lire) in progetti finalizzati all’istruzione, alle
strutture e allo sviluppo dell’agricoltura.
(Continua la protesta negli Stati Uniti
No della Chiesa anglicana
americana alla pena di morte
NEW YORK — Pur senza registrare apprezzabili ri®“*pg.
non cessa negli Stati Uniti d’America la protesta contro^^^^j
na di morte. Ai numerosi leader religiosi che ne chie
’’abolizione si è aggiunto di recente il vescovo
m a X a—. I a-J ^ a a-1 a-a «ah aa aj a-a 1 1 aa l.» a aa aa aa aa aaa aw1 a aa aa aa aa a*l #-a rT I 1 ^ LI ^ a« .
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swold, presidente della Chiesa anglicana degli gila
che ha definito la pena capitale «un castigo troppo sitai ,
vendetta per essere considerato giusto».
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Cultura---------:
quaderni della Commissione interregionale Piemonte-Valle d'Aosta
Studiare per recumenismo e il dialogo
Una recente pubblicazione riunisce i testi dei corsi degli anni 1999-2000, ma l'attività
di ricerca e approfondimento è iniziata fin dal 1991. Un utile strumento per tutti
PAG. 5 RIFORMA
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nosta per l’ecumenismo e il
rfialogo, formata da elementi
che provengono dalle diocesi
delle due regioni, organizza
da anni a Torino un corso di
ecumenismo, aperto a tutti,
uia rivolto particolarmente a
insegnanti, catechisti e operatori in campo religioso e
«iale. I corsi sono triennali,
dolgono nel periodo otto^e-dicembre: i partecipanti
versano una quota di iscrizione e di partecipazione, e sono impegnati per tre sabati,
non consecutivi, dal mattino
al tardo pomeriggio. Questa
jniaadva è veramente pregevole per l’alto livello dei docenti, appartenenti alle varie
confessioni cristiane e anche
non credenti, e per il grande
interesse degli argomenti,
trattati con competenza e
nande chiarezza.
Avviati nel 1991, i corsi
hanno visto nel 1999 il completamento del terzo ciclo, e
già il quarto è iniziato puntualmente. Il fenomeno ci
pare di grande significato
sotto il profilo ecumenico,
soprattutto per la ricchezza
di materiale e di esperienze
umane che vengono messe in
drcolo e merita d’esser se. gnalato ai nostri lettori. Due
fra le persone più attente e
impegnate nel settore ecumenico, don Stefano Rosso e
laprof. Emilia Turco, da alcuniàimi hanno pensato di raccogliere il materiale prodotto, facendo seguire a esso
un’ampia appendice di varia
documentazione costituita
da conferenze e lezioni per
venute dalle diocesi dell’interregiope e da contributi
specifici, sempre di grande
spes'sore teologico, di esperti
ecclesiastici e laici di diverse
tendenze. Si tratta di un lavoro molto impegnativo, che richiede tempo e pazienza e
mobilita una serie di collaboratori disponibili per la sbobinatura (quando non si ha il
testo dei relatori o quando si
tratti di dar conto del dibattito che si apre dopo ogni lezione), la trascrizione, la correzione, la stampa dei testi. È
nata così la collana del Quaderni «Ecumenismo e dialogo» di cui presentiamo il
quarto volume*.
Il quaderno contiene nella
prima parte le lezioni dell’autunno 1999, III ciclo, terzo anno del corso, sui seguenti argomenti: / nuovi
movimenti religiosi; Il pluralismo religioso nelle chiese
particolari; La formazione
ecumenica; L’insegnamento
dell'ecumenismo; Il Giubileo
e l’ecumenismo; 150 anni del
Consiglio ecumenico delle
chiese. Il «cast» degli autori è
di primo piano: il prof. Massimo Introvigne, direttore del
Centro studi sulle nuove religioni (Cesnur), don Mario
Polastro, sacerdote a Pinerolo, don Carlo Collo, docente
alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, Innocenzo
Gargano, monaco camaldolese, docente al Pontificio
Istituto Orientale, Simone
Morandini, insegnante di
matematica e fisica al Liceo
scientifico e docente all’Istituto di studi ecumenici «S.
Bernardino» di Venezia.
Segue una serie di conferenze tenute ad Alba nel gen
Aldo Giordano
naio-febbraio del 2000 sul tema: Lutero e la salvezza cristiana: visioni a confronto,
con contributi di Bruno Corsani, professore emerito di
Nuovo Testamento alla Facoltà valdese di teologia, Andrea Cassinasco («ieromonaco Ambrogio») parroco ortodosso a Torino, del Patriarcato di Mosca, don Carlo Collo
e Massimo Firpo, docente di
Storia moderna nella facoltà
di Lettere dell’Università di
Torino. Altri contributi su Memoria e Riconciliazione sono
di don Giuseppe Tuninetti,
docente nella Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e
di Aldo Moda, cattolico, laureato in Teologia protestante
con il prof. Oscar Cullmann e
in Lettere, e docente nei licei
classici. Il quaderno di circa
130 pagine si chiude con alcuni interventi di mons. Aldo Giordano, segretario del
Consiglio delle Conferenze
episcopali europee e del pastore Giorgio Bouchard sulle
sfide della cultura europea al
cristianesimo e sulle attese
apocalittiche.
Questi quaderni che si affiancano in ambito piemontese ai quaderni dell’Amicizia ebraico-cristiana di Torino, alla pubblicazione delle
relazioni tenute al Corso ecumenico di base organizzato
dalle due Commissioni ecumeniche, la cattolica e l’evangelica, dalle chiese ortodosse e dal Sae, al periodico
interconfessionale Eco e alle
pubblicazioni a esso collegate, offrono abbondante materiale di riflessione e di studio a chi è interessato al dialogo fra le diverse confessioni cristiane e costituiscono
una delle due gambe su cui
cammina l’ecumenismo torinese. L’altra è formata dalla
«Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani», dall’incontro di commento biblico,
canto e preghiera di ogni primo sabato del mese, dagli
appuntamenti comuni di
Natale, Pasqua e Pentecoste
e dai numerosi scambi che
avvengono fra chiese e parrocchie dell’area torinese.
Purtroppo le gambe sono robuste ma il corpo è fragile
perché scarsa è la partecipazione dei membri delle varie
chiese: prevalgono ancora i
sospetti, i pregiudizi, la pigrizia e il disinteresse. Resta il
fatto che non sono molte le
zone d’Italia che dispongano
di così tante e qualificate occasioni per approfondire le
tematiche ecumeniche sotto
l’aspetto teologico e pratico.
{•) Aa.Vv: Ecumenismo e dialogo interreligioso alle soglie
del Terzo Millennio, a cura di
Stefano Rosso e Emilia Turco.
Torino, Commissione interregionale per l’ecumenismo e il
dialogo Piemonte-Valle d’Aosta,
2000, pp VII-124.
Un momento di pausa all’Assemblea ecumenica europea di Graz ’97
Un libro sull'evangelizzazione
Italia, terra di missione
e di cuori in ricerca
Un testo teatrale di Dacia Maraini allestito con la partecipazione delle detenute
In carcere si rappresenta «Donna Lionora Giacubina»
ANNAMAFFEI
Adriana, Assunta, Jolanda, Anna, Etilene, Titti,
Antonella, Ivette, Anna, Anna
Maria, lana. Debora, Flora,
Assunta, Grazia, Sissi, Antonietta e Maria: voglio scriverli
tutti questi nomi senza cognome che martedì 19 giu^0 hanno riempito delle lo. to voci, gesti ed emozioni, gli
occhi, le orecchie e il cuore di
chi era lì con loro. Andava in
scena al Teatro Nuovo nei
Quartieri spagnoli di Napoli,
«Donna Lionora Giacubina»,
ou’opera teatrale liberamente adattata dal testo omoni®o di Dacia Maraini. Le attrici e anche l’assistente alla re^•a, Anna, erano tutte detenute della Casa circondariale
teinminile di Pozzuoli, ma
quella sera non erano detenute, erano attrici. Attrici e
basta. Li hanno meritati tutti
quegli applausi mentre evocavano la vicenda intensa e
struggente di Eleonora Pimentel Fonseca, protagonista e martire della sfortunata
rivoluzione napoletana del
1799. Il nucleo della rappresentazione era costituito dalle scene della detenzione di
Eleonora in compagnia della
figliastra Caterina. Intorno,
un susseguirsi di quadri della
corte borbonica e del popolo
napoletano sballottato fra
improvvisi spunti di speranza, amare disillusioni e l’onnipresente fatalismo dei perdenti. Filo rosso che attraversava soprattutto i dialoghi fra
Eleonora e Caterina in prigione, la questione della libertà
e della dignità di tutti e di
ciascuno, e l’altra questione,
quella della cultura come
possibilità di comprensione
nuova della realtà e di riscatto dalle servitù.
Testo impegnativo per le
neoattrici, non tutte italiane,
che colpivano per la disinvoltura con cui movimentavano le scene e sostenevano
i dialoghi. Rappresentazione
degna di nota e di plauso,
dunque, per l’intento di dimostrare che da queste donne, vittime e carnefici della
loro vita, si può trarre del talento, del cuore, delle emozioni costruttive; un plauso
anche per la riuscita dello
spettacolo, di livello decisamente alto, e per i contenuti,
socialmente liberatori. La riflessione proposta ha dun
mocidi»
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el soste
bilitati»
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que raggiunto gli spettatori,
fra i quali autorità giudiziarie
e guardie carcerarie, ma anche volontarie e amici delle
organizzatrici e ancora, stipati nel loggione, parenti
delle detenute. Fausta Minale, insegnante e collaboratrice attivissima nel lavoro artistico a Pozzuoli, ebbe a dire
qualche mese fa nel corso di
un’intervista a Riforma, che
quello che conta in queste
iniziative non è tanto il risultato finale quanto il percorso
fatto insieme per arrivare alla rappresentazione. È senz’
altro vero: un percorso faticoso e impegnativo che è
riuscito nell’intento di vedere donne spesso depresse e
sfiduciate trasformarsi in
persone sprizzanti forza espressiva e capaci di profonde riflessioni.
Segnale di un possibile futuro riscatto: ecco, questa è
forse l’espressione sintetica
che dice quanto avvenuto
quel martedì a teatro. Grazie
dunque a Giorgia Palombi,
regista, da tre anni instancabile animatrice del laboratorio teatrale di Pozzuoli e grazie anche a Angela Cicala,
Giulio Fazio, Maria D’Emilio
e Maria Pennacchio che vi
hanno attivamente collaborato. «In questo spettacolo abbiamo detto tante parole - ha
detto a un certo punto un’attrice fermando la scena -. Ora
chiediamo un momento di silenzio». «Anna, perché ci hai
detto di fare silenzio?». «Perché chi parla sempre e non sa
ascoltare, prima o poi se lo
porta il vento». Spero che chi,
come me, ha partecipato quel
giorno a quell’evento non se
lo porti il vento.
FEBECAVAHUni ROSSI
Lì ITALIA, terra di missione?
I Abituati come siamo a
collegare la parola missione a
terre lontane, fuori dall’ambito europeo, chissà quanti di
noi riescono ancora a pensare
al nostro paese come campo
di missione, dove chi diffonde
le Scritture e predica l’Evangelo nella pienezza delle sue
componenti di passione per il
prossimo, predicazione fedele
e condotta coerente ed esemplare, ha la coscienza di essere un vero missionario, benché resti a casa sua. E chissà
quanti di noi, guardando indietro ai duri anni postbellici,
ricorda a immagini chiare e
contorni nitidi la generosa,
gratuita e spesso eroica donazione di sé di coloro che in
quegli anni ha sentito la chiamata del Signore ad essere
missionari in Italia.
Per nutrire il nostro slancio
di evangelizzazione, perché
non si appiattisca adeguandosi ai tempi e alle mode, è
uscito un libretto di memorie
biografiche di una coppia di
missionari che ha speso ogni
istante, ogni respiro di 50 di
•vita al servizio della evangelizzazione. Italia, terra di
cuori in ricerca. Italy, Land of
Searching Hearts* è il titolo, e
forse già il titolo ci spiazza un
po’. Davvero, gli italiani sono
cuori in ricerca? Con racconti
attenti, minuziosi, zeppi di
nomi, di persone, di fatti, di
tante storie individuali e
realtà collettive, le pagine ci
fanno rivivere com’erano gli
italiani a partire dai primi
Anni Cinquanta: ignoranti
della Bibbia a cui, come tutti
sanno, era proibito accedere
in lingua, in bilico fra la dipendenza ossequiente (e anche timorosa) alla sacralità
dell’autorità magisteriale della Chiesa cattolico-romana e
l’aspirazione alla libertà di
critica, la voglia di un pensiero senza catene volto a cercare risposte soddisfacenti per
interrogativi vecchi e nuovi.
Questo piccolo ma denso
libro è la, storia biografica di
Arthur Wiens e di sua moglie
Erma, che molti di noi evangelici di varie denominazioni
hanno conosciuto e avuto
per amici. Arthur Wien nasce
e cresce in una famiglia mennonita, i cui antenati sono
immigrati negli Stati Uniti
dall’Ucraina nel 1875 in cerca
di libertà religiosa. 1 suoi genitori per primi sentono fortemente la vocazione al pastorato missionario, che svolgono mantenendo la numerosa famiglia solo con il lavoro nella propria fattoria.
Arthur cresce dunque in un
clima in cui la preghiera è
tanto naturale quanto respirare e sarà sempre questa la
sua forza vitale. Terminate le
scuole superiori e gli studi biblici, all’avvento della guerra
viene chiamato alle armi. Si
presenta come obiettore di
coscienza e il corpo medico
nel quale presta servizio lo
porterà infine all’approdo
della sua vita: l’Italia.
Se qualcuno non avesse ancora sperimentato come gli
eventi, spesso così inattesi e
indecifrabili al momento in
cui a-wengono, siano per noi
guidati da una meravigliosa e
miracolosa regia, sarà costretto a chiedersi come è
possibile che a Firenze, al
piano sopra la testa di Arthur,
approdi una giovane donna
canadese, con una sua storia
particolare, fortissimamente
determinata a rispondere alla
vocazione missionaria in Italia. II libro della Genesi ci dice: «L’Eterno Iddio disse: Non
è bene che l’uomo sia solo: gli
farò un aiuto convenevole».
Qualche traduttore trova da
ridire sul nostro «convenevole», perché il termine ebraico
in realtà dice di più e meglio.
Certo si è che Arthur trova in
Erma quel pieno completamento delle doti e della comunione di spirito e di intenti
necessari per una proficua
diffusione della conoscenza
biblica e del messaggio della
salvezza in Cristo Gesù.
L’area in cui operano è
quella di Modena, poi estenderanno la loro azione al circondario, e poi fino a Reggio
Emilia, Bologna, Rimini, Firenze per quanto concerne la
formazione di comunità di
credenti, ma raggiungendo
tutta l’Italia prima con l’invio
di materiale evangelistico e
corsi biblici per corrispondenza, la diffusione di un calendario biblico, la pubblicazione di libri con storie bibliche per fanciulli, infine sulle
onde della radio. Erma morirà nel 1996 dopo anni di fiduciosa resistenza al cancro,
amatissima testimone dell’Evangelo, serva fedele e appassionata del suo Dio e del
prossimo. Questi bre-vi cenni
certo invoglieranno non solo
chi ha conosciuto i coniugi
Wiens e i loro tre figli a ripercorrere tante storie, tante pene e tante benedizioni nelle
pagine di questo libro e trovarne edificazione. Peccato
che, almeno per il momento,
lo si possa leggere solo in inglese. Speriamo in una eventuale edizione italiana e che
in quell’occasione il libro sia
anche emendato di qualche
pagina concernente il primo
contesto storico, non proprio
accurata.
(*) Evei.yn Strenbck-Ditty:
Itaìly, Land of Searching Hearts.
The story of Arthur and Erma
Wiens, and thè need for thè gospel in Italy. Christian Focus Publications, 2000. (Copie possono
essere ordinate a Arthur I. Wiens,
Cp 609, 41100 Modena).
6
PAG. 6 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 20
Festeggiati lo scorso 17 giugno i 100 anni deH'edificazione del locale di culto
La chiesa di Carunchio e gli evangelici d'Abruzzo
Entusiasmo e commozione; con queste due parole
possiamo definire la giornata
che è stata vissuta domenica
17 giugno dagli evangelici
abruzzesi e dai loro amici a
Carunchio; si festeggiavano i
100 anni di quella piccola
chiesa, che per l’occasione
era gremita fino aH’inverosimile; per fortuna un sistema
di altoparlanti permetteva a
chi era rimasto fuori di seguire l’essenziale della cerimonia, semplice e solenne.
C’erano sorelle e fratelli venuti da mezza Italia; Vasto,
San Salvo, San Giovanni Lipioni, Schiavi d’Abruzzo, San
Giacomo degli Schiavoni,
Termoli, Campobasso, Foggia, Pescara, Palombaro, Fermo-Porto San Giorgio, Roma,
Bologna, Parla, Verona e Torino. In mezzo a questa piccola folla, un uomo dal volto
luminoso e commosso; Eliseo Loreto, anziano della
chiesa, simbolo di continuità
e di fermezza.
Quasi tutti i pastori che in
qualche modo hanno avuto a
che fare con la chiesa di Carunchio erano riusciti a venire, anche da lontano; Vincenzo Sciclone, Aldo Rutigliano,
Giulio Vicentini, Enos Mannelli, Salvatore Carco, Sergio
e Massimo Aquilante, e anche la pastora Laura Leone
che tra poche settimane assumerà la responsabilità delle chiese della zona vástese.
Chi non era riuscito a venire,
ha però voluto mandare un
messaggio scritto, sempre
centrato, spesso toccante;
Ennio Del Priore, Bruno Bellion, Gianna Sciclone e Daniele Bouchard. La solidarietà della Tavola valdese era
rappresentata dalla vicemoderatore Maria Bonafede; notati anche i predicatori laici
Armando Di Carlo e Romeo
Rutigliano, il candidato Stefano D’Archino. E il sindaco
D’Onofrio portava la solidarietà di tutta la popolazione
di Carunchio.
Non a torto, dunque, il pastore Sergio Aquilante poteva
aprire la cerimonia con la lettura di I Samuele 7-12; Eben
Ezer, «fin qui l’Eterno ci ha
soccorsi». La diaspora abruzzese ha le sue radici, una sua
identità, un suo futuro; questo futuro esiste, anche se come ogni cosa umana è racchiuso nelle mani di Dio. E a
queste mani l’assemblea
sembrava davvero volersi affidare; l’ascolto, la preghiera,
il canto tonante degli inni del
Risveglio e del Risorgimento
evangelico «dicevano» qualcosa di molto eloquente e di
molto chiaro; le parole di
Teodorico Pietrocola Rossetti, di Edoardo Tagliatatela,
La chiesa di Carunchio gremita per il centenario
(foto A. Di Carlo)
di A. Niccolini, di Ernesto
Giampiccoli, di Giovanni Rostagno, più che «classiche»
suonavano attuali fra quelle
mura; esiste in Abruzzo e in
Italia una vocazione evangelica che non è trasposizione
di lontani modelli culturali,
ma interpretazione e trasformazione (anzi. Riforma) della
specifica esperienza spirituale del nostro popolo.
È perciò inevitabile che in
una giornata come quella la
storia abbia avuto un posto
particolare. Egidio Marinaro,
evangelico metodista, già
presidente del Consiglio regionale e ora presidente dell’Istituto abruzzese per le Ricerche storiche, in una bella
relazione ci ha fatto notare
che nel 500 il rappresentante
a Venezia della luterana «Lega
smalcaldica» era un abruzzese (Baldassarre Altieri), come
abruzzese era Giovanni Ange
lo Odoni, amico personale di
Bucero a Strasburgo. Certo,
questi nomi sono stati a lungo
dimenticati, e la memoria
della Riforma italiana è stata
cancellata per tre secoli; solo
nell’Ottocento questa memoria torna a riaffiorare per opera di intellettuali laici come
Settembrini e di numerosi
credenti che scelgono, diciamo così, la «via evangelica al
Risorgimento». Tra questi,
non mancano certo gli abruzzesi, come Gabriele Rossetti,
che da Londra scrive un’ode
commossa per l’edificazione
del tempio valdese a Torino, e
come suo cugino Xeodorico
Pietrocola: e poi tanti altri; fra
tutti, ricordiamo il nome di
Francesco Sciarelli, combattente garibaldino e poi pastore metodista. Nella stessa linea si è mosso il pastore Gior- ‘
gio Bouchard con la sua relazione su «I protestanti e l’Ita
^ Festa alla Chiesa battista di Lentini
L'impegno di responsabilità
verso i nostri figli
NUNZIATINA FORMICA
La omenica3 giugno, giorno della Pentecoste, è sta
ta una giornata di festa per la
comunità battista di Lentini.
Nel corso di una liturgia particolare è stata presentata al
Signore la piccola Cettina
Muscio, mentre la nonna
Concetta Zarbano è scesa
nelle acque battesimali. A
partire dall’immagine del
grano che in questo periodo
biondeggia nei campi siciliani, si è riletto e meditato l’incontro di Gesù con la samaritana, e l’invito rivolto da Gesù ai discepoli ad osservare le
campagne già bianche da
mietere (Giov. 4). Ogni membro di chiesa ha ricevuto, così, una spiga per ricordare
che come genitori abbiamo
TAVOLA VALDESE
Corpo pastorale
Per giovedì, venerdì e sabato
23-24-25 agosto 2001
, con
è convocato il corpo pastorale, nella Casa valdese di Torre Pellice,
il seguente ordine del giorno:
giovedì 23
ore 15-19: «Attualità ed efficacia della confessione del peccato e
dell'annuncio del perdono». Interventi di Bruno Rostagno, Sergio Rostagno e altri.
venerdì 24
ore 9-13: Presentazione delle candidature per la cattedra di storia del
cristianesimo presso la Facoltà valdese di teologia;
Commissione liturgia e Commissione permanente studi;
ore 15-19: Giornata Giovanni Miegge: incontro fra corpo pastorale e
Centri culturali evangelici italiani. «Fede e cultura: novità e prospettive per l'identità evangelica nei prossimi anni».
sabato 25
ore 9-13: (ed eventualmente il pomeriggio se il tempo nella mattinata
non fosse sufficiente) esame di fede dei candidati al ministero pastorale Caterina Dupré, Susy De Angelis, Jean-Félix Kamba, Elisabetta Ribet. Varie ed eventuali.
Tutte le pastore e i pastori sono tenuti a partecipare alle riunioni del
corpo pastorale (prenotarsi per tempo presso la Foresteria). Le sedute
dei corpo pastorale, salvo particolari momenti, sono aperte a tutti i
membri delle chiese metodiste e valdesi.
I moderatore della Tavola valdese
Gianni Genre
la responsabilità di provvedere ai nostri figli non solo il
pane quotidiano ma anche di
suscitare interesse per il vero
pane della vita, che è Gesù
Cristo. L’augurio, al momento della presentazione, è stato che la comunità tutta si
impegni perché un giorno la
piccola Cettina possa pronunciare quel sì che la nonna
ha detto al Signore, battezzandosi nella stessa mattina.
La presentazione è stata
fatta da chi scrive queste note, la predicazione dal pastore Pawel Gajewski e il battesimo da Francesco Formica.
L’intervento degli altri fratelli
e sorelle della comunità durante il culto con letture, preghiere e canti ha reso il culto
un momento corale. Le testimonianze di fede della battezzanda e dei genitori della
bambina hanno commosso e
sono state per tutti qn’occasione per rinnovare la propria fede e per sperimentare
una gioia che non provavamo da tempo, gioia che ci ha
accompagnati durante un’agape fraterna. Di tutto ciò
ringraziamo il Signore.
Ha»; una lettura storica della
nostra secolare vicenda fondata su tre libri; la Storia delle
Repubbliche italiane del Sismondi. Risorgimento e protestanti di Giorgio Spini e il volume a più voci Chiese e stato.
Il ruolo del protestantesimo
nell’Italia che cambia (Claudiana, 1998).
La giornata si è conclusa
con un concerto d’organo tenuto dal maestro Jolando
Scarpa, della Chiesa metodista di Bologna; con la stessa
passione con cui al mattino
aveva accompagnato gli inni
del Risveglio e del Risorgimento, Scarpa ci ha presentato alcuni brani di musica classica protestante; Bach e Haendel, naturalmente, ma poi
anche ]. K. Fischer, lo haendeliano inglese J. Stanley, l’evangelical Samuel Wesley (nipote di John) a noi noto come
autore di Sol Cristo è della
chiesa, ma conosciuto anche
come propugnatore della «rinascita bachiana» in Inghilterra. Si può dunque essere
una «chiesa di popolo» e insieme muoversi a livello di alta cultura; gli evangelici
abruzzesi lo hanno dimostrato il 17 giugno. Certo, dietro
una giornata come quella
c’era un grosso lavoro; del pastore Sergio Aquilante, della
chiesa di Carunchio, di tanti
altri. Ma dietro questo pur
meritato successo ci è parso
di poter discernere la mano di
un Altro; quella mano che, come ci ricorda il profeta, «non
s’è ancora accorciata», (g.b.)
Chiese battiste del Torinese
La bellezza dell'Incontro
per pregare insieme
ELENA RIBET
ANTONIO CAHA
PER il secondo anno consecutivo la chiesa battista
di Torino via Passalacqua ha
organizzato, il 17 giugno, una
visita alla consorella chiesa
battista di Valperga. Il pastore Vittorio Perres ha dato il
benvenuto e presieduto il
culto, mentre il pastore Casanova ha predicato. Le due comunità hanno avuto occasione di pregare e cantare, pranzare insieme, conoscersi meglio e confrontarsi. L’incontro si è svolto in armonia, la
stessa che emerge dal Salmo
133,1; «Ecco quant’è buono e
quant’è piacevole che fratelli
(e sorelle) dimorino insieme», parole lette durante il
culto della mattina.
In una bella chiesetta dove
erano riunite persone di molti paesi abbiamo partecipato
al culto, quindi abbiamo apparecchiato insieme i tavoli
nel giardino e abbiamo condiviso il cibo fra tutti. Dopo
pranzo abbiamo avuto un
momento di riflessione, che è
stata l’occasione per conoscere la situazione e le usanze
di alcune chiese africane,
dell’America Latina e della
Moldavia. Fratelli e sorelle
provenienti da questi paesi
hanno raccontato che cosa
avviene nei loro paesi, illustrando l’esperienza di sradicamento vissuta dopo la par
tenza e la ricerca di una chi.
sa nel paese di emigrazioni
Hanno raccontato le diff
coltà di inserimento in aJj
realtà per certi versi miglio^
ma per altri versi in conflitj
Coni
SI
perché profondamente divenjl
uno'^„1 tema
sa. Questo «conflitto» ha
tato questi fratelli e soreUe“‘KS
un cambiamento interiore
non solo, ha anche dato coiiu
risultato la capacità di '
scelta maturata, di una
di fede. Abbiamo così avutoi
modo di apprezzare
scambio di opinioni su «tgo.
menti quali la libertà relià, ‘¿ione (
sa, la liberta di espress one.
Nel tardo pomeriggio le so- ' ÌJ L’aJ
relle e i fratelli della comunitj-*“* ^sin:
di Valperga hanno scopette iT,l fede
tavoli, sui quali era stata in-i j^agini
bandita una merenda «sinoi-.'^fletei
ra» davvero speciale. È piace-'¡jbamb
vole dimorare insieme, fate ¡Lori La
amicizia e passare del tempo ¡L partì
in compagnia, e ci auspichla- ;»ttidplS
mo che esperienze di questo Ìm,
tipo si possano ripetere per
noi e anche per tutte le comunità. In occasioni cornei
questa è altrettanto auspica '
bile che ciascun battista sii
senta chiamato in causa, si
senta parte di un processo, 1
diventi portavoce in maniera
partecipe, non solo di se stesso ma anche in vista delle riflessioni che convergeranno
nel convegno nazionale deff
Lfcebi sull’identità battista.
qui
Leattm
creazioni
briceinof
ilisegii, Vi
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La scomparsa è avvenuta a Riesi nel giugno scorso
Elke Di Legami, la «valdese tedesca»
dendo s
dell'alber
avnolto i
ULRICH ECKERT
ALL’ETÀ di 61 anni è deceduta nella notte del 16
giugno, nella sua casa a Riesi,
la sorella Elke Grüner Dl Legami. Tutta la cittadinanza
riesina, non solo la comunità valdese, è rimasta particolarmente colpita dalla sua
scomparsa, che ancora pochi
mesi fa nessuno avrebbe immaginato. È stato infatti un
tumore molto agguerrito che
ha fatto sì che entro poco
tempo la vita della nostra sorella terminasse così presto.
Elke, nata a Schweinfurt in
Baviera, cresciuta insieme a
un fratello e a una sorella a
Torino, in seguito al trasferimento della sua famiglia in
Piemonte, aveva una particolare propensione e capacità
per le lingue. Oltre al tedesco
e all’italiano, infatti, conosceva molto bene l’inglese e il
francese. Nel 1965, dopo aver
vissuto nell’ambiente di Agape, è arrivata a Riesi dove ba
collaborato al Servizio cristiano. Ha poi sposato il desino
Giuseppe Di Legami con il
quale ha avuto tre figli ormai
tutti maggiorenni; Antonio,
Sara ed Emiliano. Per decenni Elke si è impegnata nell’
ambito della locale comunità
valdese e in diverse attività
del Servizio cristiano. Ha tra
l’altro contribuito in modo
decisivo alle manifestazioni
in occasione delle proteste
contro lo stazionamento di
bombardieri F-16 nella base
Nato a Comiso. Ha inoltre
condotto in modo egregio
per quasi 20 anni un piccolo
ufficio di disbrigo pratiche e
di traduzioni per persone
emigrate e rimpatriate e per i
loro familiari (Ufficio Asef).
Per molte persone rimarrà
il ricordo di Elke, della «valdese tedesca» di Riesi, che accanto ai suoi impegni familiari e di insegnamento delle lingue, ha messo a servizio degli
altri le proprie doti linguistiche e musicali (al fianco di
Ines Long Alabiso) e il suo
spirito di aggregazione e di
grande disponibilità. Nella
chiesa gremita di Riesi, la comunità valdese e molte persone venute anche da fuori
hanno dato l’estremo saluto
alla sorella Elke, stringendosi
con affetto attorno alla famiglia addolorata, invocando il
conforto del Signore e ringraziandolo per la testimonianza
della sorella Elke.
I funerali si sono svolti
all’insegna dei versetti «L’amore non verrà mai meno» 0
lettera ai Corinzi 13, 8, motto,
fra l’altro, del 40ennale del
Servizio cristiano) e «Io ho
combattuto un buon combattimento, ho finito la corsa,
ho conservato la fede» (Il Timoteo 4, 7-8), versetti scelti
dai familiari.
La pastora Eliana Briante
ha sottolineato come Elke,
pur provenendo da una cultura diversa, sia riuscita non
solo a inserirsi nella sua
nuova famiglia, diventandone la locomotiva, il fulcro,
ma anche in questa città,
mettendosi a disposizione
dei più deboli, in varie forme; con il Servizio cristiano,
con l’Asef, con l’insegnamento. L’amore che si è manifestato in questo modo, nspecchia quell’amore divina
che ci viene affidato e regalato proprio anche in situazio;
ni difficili, quell’amore di
Dio che rimane qualsiasi cosa accada, quell’amore che
ci chiama a impegnarci pei
gli altri. Chiediamo al Signo;
re che molte persone a Ries*
possano fare tesoro del modo in cui la nostra sorella ha
testimoniato l’amore di
che non avrà fine.
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reedie:
Tavola valdese
Sinodo delle chiese valdesi e metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto dall'Art. 123/SI/2000, è
convocato per
Domenica 26 agosto 2001
I membri del Sinodo sono invitati a recarsi nell'Aula sinodale
della Casa valdese di Torre Pellice, via C. Beckwith 2, alle ore 15.
II culto di apertura avrà inizio alle ore 15,30 nel tempio di
Torre Pellice.
Predicatore d'ufficio è il pastore Salvatore Ricciardi.
Il moderatore della Tavola valdese
Gianni Gente
Chiesa battista di Ripabottoni
Battesimi e confermaiione
PAOLO MESCIA
Domenica 24 giugno,
nella chiesa battista di
Ripabottoni, sono stati battezzati due fratelli e una sorella in Cristo, Fiorindo Pailadino, Guido Bresaola e Antonella Russo e c’è stata la confermazione di una sorella valdese, Pamela Palladino.
Nell’occasione il culto è
stato tenuto dal pastore Stefano D’Archino mentre al pastore Dario Saccomani è stata affidata la predicazione. Il
pastore Salvatore Carcò ha
condotto la confermazioR
della sorella valdese. Pél ,
piccola comunità molisana
è trattato di un momento !
portante di incontro e di
flessione e rappresentanti
quasi tutte le chiese della d
spora regionale
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7
il 20 LUGLIO 2001
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
Campo cadetti al centro «Menegon» di Tramonti di Sopra
L'albero e i testi biblici
Con ¡6 letture e l'animazione, i cadetti hanno affrontato un tema
suggestivo in un'atmosfera di particolare coinvolgimento
Conferenze alla chiesa battista di Napoli via Foria
Alla scoperta delle «ricette bibliche»
MARTA P'AURIA
^ggaUCANPOlFO CENSI
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”'®>l«li^Sonti di Sopra dal 25 al
"®e, tfSgno,acuihanno parteoconieC^to 33 bambini prove
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dal Triveneto (Trieste,
scelta&e Verona) e dalla
metodista di Milano
«Bibbia e natura:
¡'albero». Ogni giorno la ri¿ione e le attività di aniiionee “adone si sono concentrate
tradi. parte deU’albero: radiri tronco, chioma, foglie e
rlesQ. ^tti Ualbero è stato preso
riuniti.“simbolo dell’uomo e
P^«oi della fede, le sue parti come
itaim- .ynagirii della vita. Forme
«sino!.lácrete si sono trasformate
pia«-ijei bambini in immagini ine, fate :,f[ioii. La riflessione giornatempo ij,a partiva dai primi 3 verpichla-,getti»Salmo 1, trascritti su
questo (engrande cartellone. Tra i
ire per tandtesti biblici sull’albero
le co- jono stati scelti la parabola di
come ijotam, quella del granel di seispica-jnape e quella dell’albero che
rstnsiUondàfmtti.
usa, si I Le attività di riflessione più
'Cesso, ¡significative sono state la
laniera ¡ creazione di un proprio lilestes. |briccino(«Ilmio albero») con
elle ri-.'disegni, versetti biblici e preeranno ¡ ghiere; la costruzione colletle dell’ ¡tiva di un grande albero delle
ista. I mani che donano frutti al Si
______ gnoreela ricostruzione degli
anni della propria vita. Prendendo spunto dai cerchi
dell’albero, i bambini hanno
avvolto intorno al proprio
corpo fante strisce di carta
quanti erano i loro anni e
hanno scritto su ciascuna di
esseuna frase. Due guardie
forestali hanno accompagnatoduevolte i bambini nel bosco per osservare dal vivo gli
I alberi e per insegnare loro a
com- iriconoscere le specie più imborsi ; portanti. A gruppi hanno eseil Tn : güito ilpìttage delle cortecce
scelti di alcuni tronchi. Largo spaI zio è sfato dato alle attività riiante rcreative: giochi di società e
Elke, 'all’aperto, gare sportive, baleni-'gno al fiume, passeggiate,
i non : caccia al tesoro, falò.
I sua ' Unadèlle attività che hanindo- caratterizzato questo camilcro, ^ è stato il canto, grazie alla
città, disponibilità di Jay, chitarri;ione | 5tas®unitense, e a un inna; for- ‘ nopecMnale con 15 canti. Li
iano, I hanno imparati tutti a memogna- ' nalAlgiomo d’oggi raramenì ma- ; ^capita di incontrare bambilo, n- 'neontanta voglia di imparaivitio piedi esprimersi così gioio
«L’ano»(I
notto,
le del
Io ho
A lezione con le guardie forestali
sámente nel canto. Le monitrici Carol, Marinella e Graziella avevano preparato insieme nei minimi dettagli tutto il programma e non hanno
avuto problemi nel fare rispettare le regole e nel mantenere ordine e pulizia usando semplici espedienti di
controllo con relativo punteggio. Alla fine hanno offerto
a ciascuno un piccolo abete
da portare a casa. Silvano, il
direttore del Centro ecumenico, con la collaborazione delle due giovani volontarie Anna ed Elisa, ha provveduto
non solo alla preparazione di
piatti sempre gustosi e graditi
ma anche alla buona riuscita
di questo campo.
Infine, ciò che forse ha reso
questa esperienza speciale è
stata la presenza dei 12 bambini stranieri provenienti
dalla comunità metodista di
Milano che, con la loro freschezza, la diversa sensibilità
ed educazione, sono riusciti
a portare un’atmosfera nuova. L’amicizia che si è creata
e consolidata tra italiani e
stranieri ha rafforzato la consapevolezza di avere una base comune nel Signore. Bill e
Roberta Smith, missionari
metodisti a Milano per la cura dei fratelli stranieri, non
solo hanno contribuito finanziariamente perché i piccoli stranieri potessero partecipare, ma sono venuti a trovarci alla fine del campo rendendosi utili anche per il
i coche
per
fflO
Dio
La Comunione pastorale delle chiese
evangeliche riformate della vai Bregaglia
cerca pastore/a
ko
(impiego 80%)
à partire da subito (o data da convenire)
•oniunione pastorale di Bregaglia si compone di 6 piccole
'''"’’onità, fiere della loro'lunga tradizione evangelica. Infatti
''”0 di esse, a Vicosoprano, predicò Pier Paolo Vergerlo
®oeterrninò il passaggio di tutta la valle alla Riforma e l’in'rzione dell'italiano quale lingua ufficiale. Situata tra ChiawMIfalia, So) e St. Moritz, la vai Bregaglia conta circa
abitanti dei quali circa il 70% tuttora evangelici,
falnistero della Comunione pastorale sono comprese un
^?“*°di quattro lezioni settimanali nella scuola deirobbligo,
fasta la padronanza della lingua italiana ed è auspicabi
Soh tedesco,
i- ct|j° richieste da parte di pastori disponibili an
I’ 1^*°*^''''®'^*® P®!" uno o due anni e da parte di pastori emeriti.
fassQti/e sono pregati di annunciarsi per iscritto entro il 15
‘5^0 2001 a:
Negrini, 7602 Casaccìa - vai Bregaglia/Grigioni
® disposizion® per ulteriori informazioni al tei. 081^2, fax 081-8243474, E-mail hotelstampa@spin.ch
viaggio di ritorno che per i
milanesi è durato ben 9 ore.
Nel suo piccolo questo campo ha dunque contribuito a
gettare una goccia di speranza nella vita futura delle nostre chiese: comunità integrate, nuove e più ricche spiritualmente per l’apporto di
diverse culture e sensibilità.
Nel tardo pomeriggio di
giovedì 21 giugno si è
svolto nella comunità battista di via Foria (Na) Tincon-tro conclusivo del ciclo di
conferenze «Riscoprire la
Bibbia», che da ottobre si è
tenuto ogni terzo giovedì del
mese. Nell’accogliente giardino, inaspettata oasi al di là
di un palazzo ubicato al centro della città, si è tenuto il
decimo appuntamento pre-visto dal programma, il cui
singolare tema è stato «Le ricette bibliche». Filo rosso di
tutti gli incontri il tentativo
di suscitare nei partecipanti
il desiderio di riappassionarsi alla lettura e alla studio
delle Scritture. Dunque perché non riascoltare alcuni
racconti biblici a partire dalla presentazione di alimenti
e pietanze? Ai numerosi intervenuti è stato di volta in
volta illustrato il menù della
serata che si è limitato, -vista
la vastità del materiale a disposizione, ad alcuni episodi
dell’Antico Testamento. Sì è
partiti dai colorati e gustosi
frutti della terra che resero
rigoglioso il giardino in cui
Dio pose Adamo ed Èva, per
poi passare alle focacce e al
vitello preparato da Abramo
per i tre uomini che lo visitarono alle querce di Mamre.
Singolare la storia di Giacobbe che riuscì a guadagnarsi il
diritto di primogenitura in
cambio di un piatto di lentic
chie, e a carpire la benedizione al padre Isacco grazie a
un inganno «servito» insieme
a un saporito capretto.
Sulla tavola imbandita anche alcuni degli elementi
previsti dal memoriale pasquale ebraico: dei pani azzimi, dei pezzetti di agnello,
del sedano, dell’haroset (impasto di prugne, zucchero,
mele, arance e succo di limone, di colore scuro per ricordare il fango che gli ebrei
schiavi in Egitto impastavano
per fare i mattoni). E poi le
quaglie, cadute dal cielo insieme alla manna durante la
permanenza del popolo di
Israele nel deserto, e poi in
alcune ciotole del latte e del
miele, simboli della terra
promessa, e dell’olio e un po’
di farina che servirono alla
vedova di Sarepta per impa
Chiese evangeliche di Susa
Evangelina Maritano
colonna della comunità
IVO BLANDINO
E stata una giornata di vera comunione fraterna
quella -vissuta dalle due chiese evangeliche di Susa, battista e valdese riunite insieme
domenica 24 giugno nella
chiesa battista. In un clima di
grande festa spirituale è stato
ricordato il compleanno della
sorella Evangelina Bertrando
Maritano che compirà la bella età di 80 anni: il culto era
presieduto dal nuovo pastore
Marco Piovano che ha tracciato il ruolo e compito delle
donne nella Sacra Scrittura
traendone una conclusione e
riferimento diretto a questa
sorella, vera colonna della
chiesa di Susa.
È quindi intervenuto il pastore Baldi che ha espresso il
La sorella Evangelina festeggiata dalla comunità
fraterno ringraziamento alla
sorella Evangelina per la collaborazione da lei offerta come organista in occasione di
alcuni culti particolari nella
chiesa valdese. Alcuni ex allievi hanno preso la parola rivolgendo alla sorella Maritano affettuosi e sinceri ringraziamenti per tutta l’opera che
ha saputo svolgere nel corso
degli anni ammaestrando
con dedizione e amore di Cristo molti ragazzi. Un piacevole intermezzo musicale ha
reso ancora più toccante
questo culto di ringraziamento al Signore e riconoscenza, per la sorella per il lavoro che da molti anni svolge
per la chiesa.
Figlia di pastore ed ella
stessa prédicatrice, insegnante alle scuole elementari, Evangelina Maritano si occupa da molto tempo di una
Missione evangelica nella
Costa D’Avorio, dedicando
intere ^ornate alla traduzione dal francese di un pregiato
mensile cristiano. L’edificante riunione è terminata con
un suo messaggio che ha
commosso tutta la numerosa
assemblea. Per caso in visita
alla città di Susa e nel pomeriggio alla chiesa di Meana,
un buon numero di sorelle
provenienti dalle valli valdesi
si sono ritrovate in questa
gioiosa festa spirituale che si
è conclusa con un rinfresco
offerto dalla famiglia a tutti
coloro che si sono ritrovati
per festeggiare una sorella
esempio di semplicità e grande testimone della fede.
stare una focaccia per il profeta Elia. In conclusione i
presenti hanno potuto soddisfare il languorino, gustando
le pietanze del menù fino a
quel momento presentato.
Non sono mancati i ringraziamenti. Alle sorelle della
comunità battista che hanno
preparato con cura i buffet a
termine di ogni conferenza;
ai relatori e alle relatrici intervenuti; a Deborah D’Auria,
organizzatrice del programma di conferenze; e ai fratelli
e sorelle della chiesa metodista di Ponticelli, della comunità di base del Cassano, della comunità dell’Arca, alle
Piccole sorelle e a i numerosi
amici, che sono stati compagni in questo comune percorso volto a rinvigorire in
ciascuno l’amore per la lettura e lo studio delle Scritture.
La tavola Imbandita con alcuni alimenti di cui si parla nella Bibbia
Chiese battiste della Liguria
A Chiavarl una festa
di molte culture
FRANCO SCARAMUCCIA
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Le comunità dell’Associazione delle chiese battiste
della Liguria (Acbl) hanno vissuto domenica 24 giugno a
Chiavari una giornata di particolare interesse, non solo
per la viva comunione goduta
fra loro quanto per la preziosa
esperienza di trovarsi insieme
a vivere la fede secondo le
nuove dimensioni che l’essere
chiesa presenta in questa regione. Si sono trovati insieme
tedeschi, inglesi, filippini, cileni, colombiani, peruviani,
ecuadoriani, oltreché italiani,
a lodare il Signore: potrebbe
sembrare una piccola babele
ma così non è stato perché,
nonostante le lingue diverse,
un solo linguaggio, quello suscitato dallo Spirito, ha diretto
e guidato l’ùicontro. Questa è
la nuova dimensione che le
chiese battiste liguri sono
chiamate a vivere: spesso è
anche una sfida, perché le diffidenze e le resistenze reciproche non sono mancate e
forse non mancano ancora.
Ma si è dovuto riconoscere in
questi ultimi anni che questi
sono i nuovi confini che il Signore ha assegnato alle chiese
battiste della regione. L’esperienza che si tenta di portare
avanti con fatica talvolta, ma
sempre con entusiasmo, è
quella indicata dall’Assemblea generale dell’Ucebi con
l’espressione «multiculturalità»: senza mortificare le
esperienze peculiari di ciascun gruppo, si tenta di inserire le sorelle e i fratelli nelle
nostre chiese, senza creare
comunità nazionali.
Ovviamente, si cerca di salvaguardare la specificità di
ciascun gruppo ma poi anche,
con l’aiuto del Signore, di fonderlo con gli altri. Le esperienze in corso a Genova, a Rapallo e a Chiavari mostrano che
la cosa è possibile, che è accettata dopo le prime inevitabili difficoltà iniziali e che tutto questo risulta di arricchi
mento e di crescita per tutti.
La giornata si è aperta con
un culto in comune, in cui le
letture bibliche sono state fatte in italiano, inglese, tagalog
e spagnolo e i canti in inglese,
in spagnolo e in italiano. Ogni
gruppo linguistico ha presentato dei canti dei rispettivi
paesi ma poi tutti insieme
hanno cantato nelle tre lingue. La predicazione è stata
tenuta dal pastore Mark Ord,
il quale, partendo dal testo di
Atti 8, 26-40, ha messo in luce
come lo Spirito Santo viene
donato per creare nuovi spazi, nuove possibilità al posto
delle vecchie aspettative e
della solita routine. L’opera
dello Spirito crea per Filippo
e per l’etiope nuove opportunità, che fioriscono e diventano attuali per la grazia di Dio.
Le nostre chiese si trovano
spesso in un’atmosfera di crisi, talvolta vivono una situazione di mera sopravvivenza:
lo Spirito può creare nuovi
scopi, indicare nuove direzioni di cammino, creare veramente novità di vita. Il bello
della nostra fede è che lo Spirito prende iniziative a nostro
favore, si coinvolge con noi
per aprirci nuovi orizzonti e
darci nuove possibilità. La
presenza e l’azione di sorelle
e fratelli di altri paesi nelle
nostre chiese ha portato in
esse una vitalità e una novità,
assolutamente Inattese ed insperate. Lasciamoci coinvolgere dall’azione dello Spirito
senza opporre resistenze, legate alla nostra umanità.
Nel pomeriggio, i partecipanti hanno avuto un picnic
sul lungo Entella di Lavagna
nel verde e nel fresco e poi alcuni hanno voluto chiudere
la giornata con un bagno rinfrescante nelle acque del
golfo del Tigullio.
f
Claudiana
via Principe Tommaso, 1 - Torino
011 -6689804 - fax 011 -6504394
8
RIFORMA
Dialogo tra valdesi-metodisti e pentecostali
Ciò che abbiamo in comune
III - La fede nello Spirito Santo
La fede nello Spirito santo è il titolo del
documento che viene qui presentato;
documento col quale rappresentanti di
varie chiese pentecostali (in linea di
massima quelle che poco più di un anno
fa si sono costituite in Federazione) e
una commissione nominata dalla Tavola
valdese per le chiese valdesi e metodiste
hanno concluso la prima fase del cammino di ricerca e .di confronto su ciò che
abbiamo in comune.
I documenti finora pubblicati sono;
Documento comune sul Dialogo (agosto 1999);
La fede nel Dio trinitario (aprile 2()00);
La fede nel Signore Gesù Cristo (settembre 2000).
Nel licenziare e rendere pubblico il
presente documento, non possiamo fare
a meno di rendere grazie a Dio con tutto
il nostro cuore, perché ci ha accompagnati con il suo Spirito, aiutandoci a crescere insieme, ad approfondire la reciproca conoscenza, a sperimentare che si
conosce amando e si ama conoscendo.
Ora pensiamo di fermarci qualche tempo a riflettere sul cammino percorso, nella fiducia di poterlo riprendere, sempre
sotto la guida del Signore e con l’ausilio
delle osservazioni che ci verranno inviate.
A tutti i lettori il nostro fraterno saluto.
1 copresidenti del Dialogo
Remo Cristallo
(Federazione chiese pentecostali)
Salvatore Ricciardi
(chiese valdesi e metodiste)
Premessa
Le chiese valdesi e metodiste e le chiese pentecostali in
dialogo tra loro confessano
con la chiesa di tutti i tempi
la fede nello Spirito santo;
prendono altresì atto del fatto che questa fede ha avuto,
già a partire dal II secolo,
qualche difficoltà ad articolarsi. È opinione diffusa tra i
teologi contemporanei che,
soprattutto nella teologia occidentale, vi sia stata una carenza circa la formulazione
di una dottrina dello Spirito
santo capace di rendere ragione del grande spazio e del
ruolo fondamentale che, invece, le Scritture accordano
alla Sua persona e alla Sua
opera.
Lo Spirito santo, invocato
dalla fede e inviato da Dio secondo la promessa, ha agito
attraverso i secoli in molti
modi nella chiesa e nel mondo compiendo meraviglie,
anche se nella storia del cristianesimo la sua opera non è
sempre stata riconosciuta e
onorata come avrebbe dovuto essere, né i suoi doni sono
stati abbastanza ricercati. Ciò
ha fatto sì che non poche
funzioni dello Spirito venissero come eclissate dalTorizzonte della fede e del «vissuto» cristiano, oppure perdessero il loro profilo originario;
tuttavia lo Spirito non ha
smesso di soffiare.
I movimenti pentecostali
del Novecento, presenti ormai trasversalmente nell’intera cristianità, ripropongono
oggi con forza alla coscienza
cristiana la centralità dello
Spirito e della sua opera.
L’esperienza dello Spirito,
sempre viva ma spesso emarginata nel corso dei secoli, si
è imposta in modo non più
eludibile ponendo un problema decisivo: quello di Dio in
quanto Spirito e dell’irruzione della vita divina in noi.
Non è una questione che riguardi solo 1 pentecostali o la
più ampia area carismatica,
ma tutta l’ecumene cristiana.
Si tratta di precisare insieme
che cosa intendiamo quando, con tutta la chiesa, confessiamo: «Credo nello Spirito
santo»; si tratta di chiarire il
senso della relazione del credente con Dio in quanto Spirito e di chiedersi se e come
sia possibile un’esperienza
dello Spirito e quali ne siano i
tratti caratteristici.
In Italia, come in altri paesi, nella storia vissuta delle
nostre chiese - quelle evangeliche dette «storiche» e
quelle pentecostali - l’esperienza dello Spirito, della sua
presenza e della sua azione è
stata diversa e questo ha
creato distanza, incomprensione e quasi estraneità delle
une rispetto alle altre. D’altra
parte, tutte le nostre chiese
sono unite dalla fede nello
Spirito santo attestata nella
Scrittura e ripresa nelle dichiarazioni dei grandi concili
antichi.
Il documento che segue,
senza pretendere di essere
esauriente, offre qualche pista di riflessione per approfondire ciò che valdesi,
metodisti e pentecostali credono p confessano. Confidiamo che la condivisione da
parte di tutti della testimonianza biblica sullo Spirito e
la sua azione segreta nel cuore di ciascun credente e di
ciascuna chiesa possano
condurre a fare la stessa scoperta di Giacobbe a Bethel;
«Veramente in questo luogo
c’è il Signore e io non lo sapevo» (Gen. 28, 16) aprendo così la strada al riconoscimento
reciproco delle nostre chiese.
1. Divinità, sovranità
e libertà dello Spirito
«Dio è Spirito» (Giov. 4, 24),
lo Spirito è Dio sia all’interno
delia vita trinitaria, sia nella
sua rivelazione, cioè nella sua
azione in Israele, nella Chiesa
e nel mondo. Presente alla
creazione (Gen. 1, 2; Salmo
104, 30), già nelia Prima Alleanza lo Spirito manifesta
Dio come potenza di purificazione, santificazione (Ez. 36,
24-26), risurrezione (Ez. 37, 914) e come fonte della conoscenza di Dio (Ger. 31, 33-34).
Nel Secondo Patto scende su
Gesù durante il battesimo in
forma di colomba (Marco 1,
10) e dimora su di lui (Giov. 1,
32). Tutto il ministero di Gesù, compresa la risurrezione,
avviene nella forza dello Spirito (Atti 10,38; Rom. 1,4).
Dopo l’Ascensione è lo Spirito a rendere presente il Signore in mezzo ai suoi (2 Cor.
3, 17), Egli è il suo alter ego
(Giov. 14, 18). 11 Nuovo Patto
non è di lettera ma di Spirito
(2 Cor. 3, 6) e la comunità cristiana è «una lettera di Cristo,
scritta non con inchiostro ma
con lo Spirito del Dio vivente»
(2 Cor. 3, 3). Perciò la comunità di Gesù è il tempio dello
Spirito (1 Cor. 3, 16), come lo
è ogni credente (1 Cor. 6,17).
2. Lo Spirito e Gesù
Parola vivente
Lo Spirito è «lo Spirito della
verità» (Giov. 14, 17; 15, 26;
16.13) , cioè di Gesù, che è «la
verità» (Giov. 14, 6). Esso guiderà i discepoli «verso tutta la
verità» (16,13). Per far questo
«non parlerà di suo, ma dirà
tutto quello che avrà udito»
(Giov. 16, 13), ricorderà ai discepoli tutto quello che Gesù
ha detto loro (Giov. 14, 26).
Lo Spirito attinge da Gesù il
suo discorso: «prenderà del
mio e ve l'annuncerà» (Giov.
16.14) . Lo Spirito è dunque la
perenne memoria defle parole di Gesù nella chiesa, la forza divina che le rende presenti e udibili a ogni generazione e le diffonderà fino alle
estremità della terra. Così lo
Spirito è il grande testimone
di Gesù (Giov. 15. 26) che suscita la testimonianza dei discepoli (Giov. 15. 27) e adempie le promesse di Gesù (Atti
1, 4-5. 8; Le. 11, 13) già prefigurate da Giovanni il Battista
(Mat. 3.11; Giov. 1,33).
Ma lo Spirito non è solo colui che mantiene vivo il ricordo delle parole di Gesù e gli
rende perenne testimonianza. È anche colui che annuncerà «le cose a venire», quelle
che Gesù non ha rivelato ai
discepoli, perché non erano
«alla loro portata» (Giov. 16,
12-13). Non si tratta di nuove
rivelazioni accanto, oltre o
fuori di quella in Gesù attestata nella Scrittura. Si tratta
invece di una maggiore conoscenza e di una più completa intelligenza, da parte
dei discepoli, del «mistero di
Dio, cioè Cristo, nel quale tutti i tesori della sapienza e della conoscenza sono nascosti»
(Colos. 2,2-3).
Lo Spirito è dunque lo Spirito di Gesù, Signore vivente
(2 Cor. 3, 17; Gal. 4, 6) che
continua a parlare, nello Spirito, come parlava durante il
suo ministero terreno. Le sue
parole di allora «non passeranno» (Marco 13, 31) perché
lo Spirito ne rivela la perenne
attualità. Infatti, oltre che memoria delle parole di Gesù, lo
Spirito è anche colui che le
legge, spiega e annuncia alla
chiesa e al mondo: ne è il divino custode, esegeta ed araldo.
C’è dunque un nesso vitale,
indissolubile tra lo Spirito, la
persona di Gesù (Giov. 20,
22) e le sue parole. Dopo
l’Ascensione, Gesù e le sue
parole sono accessibili solo
Il fuoco dello Spirito, Canberra
1991, Assemblea del Cec
È lo Spirito che rivela «la
sapienza di Dio misteriosa e
nascosta» (1 Cor. 2, 7) manifestata alla croce, e che «scruta ogni cosa, anche le cose
profonde di Dio» (1 Cor. 2,10).
E lo Spirito che suscita, insieme alla fede, il coraggio e la
forza di confessarla (1 Cor.
12, 3), anche nei tribunali
(Matteo 10, 19-20). È lo Spirito che prega dentro di noi
«con sospiri ineffabili» (Romani 8, 26), ma ci fa anche
«gridare: Abba Padre!» (Rom.
8, 15). È lo Spirito che santifica la comunità cristiana (1
Pietro 1, 2) suscitando in essa
il suo frutto abbondante e
molteplice (Gal. 5, 22), e particolarmente la libertà (2 Cor.
3, 17) e il culto offerto a Dio
(Filip. 3, 3). È lo Spirito che
nella comunità suscita e distribuisce ministeri e carismi
(1 Cor. 12,4-11).
Ma lo Spirito «soffia dove
vuole» (Giov. 3, 8) e, secondo
l’antica promessa, dev’essere
«sparso sopra ogni carne»
(Gioele 2, 28). Il suo raggio
d’azione non è dunque circoscritto alla chiesa ma spazia
liberamente nell’umanità,
animandola e orientandola
verso Dio e il suo regno.
attraverso le Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento. Lo Spirito trasforma
la lettera biblica in Parola di
Dio la quale, a sua volta, dà
voce allo Spirito che parla
molte lingue, anche quella
«degli angeli» (1 Cor. 13, 1),
per articolare in più modi e
secondo vari registri l’unico
suo messaggio che è l’annuncio di Gesù «secondo le Scritture» (1 Cor. 15,3-4).
Fin dai tempi apostolici la
chiesa ha avvertito il bisogno
di «provare gli spiriti per sa
pere se sono da Dio» [\é
4, 1-2) in base al criterioj
la confessione di Cijstoi¡
ñuto in carne», comeatt«
to dal Nuovo Testamei
Potremmo dire chela ^
biblica è il canone inta
dello Spirito e lo Spirito:
canone interno della Seti
ra. Questo significa dii
parola dello Spirito noni
andare oltre e contro qi3
della Scrittura e che DW
dona a nessuno il suoSpifi 1
se non attraverso e i
alla Parola esterna.
3. Lo Spirito e il credente
«Apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano e se ne posò una su
ciascuno di loro» (Atti 2, 3):
questa descrizione dell’evento di Pentecoste illustra bene
il fatto che lo Spirito è unico
e comune a tutti e, al tempo
stesso, è personale, è dato
cioè a ciascuno/a. Lo Spirito
è Dio che si dona al credente,
come dice la Scrittura: oltre
che «al di sopra di tutti» e
«fra tutti» Dio è «in tutti» (Ef.
4, 6). Gesù promette di venire dopo Pentecoste con il Padre, come Spirito, nel credente, «e dimoreremo presso
di lui» (Giov. 14, 23). Colui
che i cieli dei cieli non possono contenere sceglie il corpo
umano come propria abitazione (1 Cor. 6, 12-20)! Così
grande e così intima è la comunione che Dio vuole stabilire con gli umani. L’evento
di Pentecoste realizza la promessa del battesimo «nello
Spirito» o «con lo Spirito»
(Le. 3, 16) che diventa così il
suggello di Dio nella vita del
credente (Ef. 1,13).
Nella comprensione pentecostale con l’espressione
«battesimo nello Spirito» o
«battesimo con io Spirito» si
vuole indicare in particolare
un’esperienza di Dio come
potenza {«Voi riceverete potenza» - Atti 1, 8) secondo la
promessa di Gesù con caratteristiche analoghe a quelle
descritte nel libro degli Atti
(cap. 2, 1-4; 10, 44-47; 19, 16). Si tratta, in sostanza, di
un’esperienza alla luce della
quale la fede cristiana assume una nuova prospettiva ed
una nuova forza capace di rispondere in maniera autentica alle attese del credente ed
a collocarlo in modo nuovo
anche rispetto alla società. Il
credente possiede con essa
un segno certo dell’inabitazione dello Spirito e ciò vale a
dargli una nuova dignità, anzi in molti casi crea ex novo
una dignità che le varie forme di emarginazione avevano cancellato.
Lo Spirito santo agisce come Spirito che santifica perché dimora nel credente (1
Pt. 1, 2; 2 Tess. 2, 13) e prepara alla venuta del regno di
Dio; perciò è dato come «caparra» e «sigillo» e il credente
è definito «tempio dello Spirito» (2 Cor. 1, 22; Ef. 1, 13; 1
Cor. 6, 19). Tale azione dello
Spirito non rimane legata solo ad un processo interiore
ed invisibile, ma produce un
frutto visibile che ne è testimonianza (Gal. 5,22).
sa sen;
sciuti I
che mi
fflSSlO:
8; 13,4
aente
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lo sien
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V chiesa
aerosa
siedi
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’liBS.ee
miraci
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di%
tarie 0
L’azione dello Spiritoj
mincia con la nuova nas ,.,aecom
che è come una secoi ilo Spi
creazione della personi
cristiano è «nato di nm
(Giov. 3, 3) o «da Dio» (Q
1, 13; 1 Giov. 3, 9) 0
Spirito» (Giov. 3, 5);e|
«una nuova creatura» (2
5, 17) in Cristo e i crisi
possono essere paragoni
«bambini appena nath^
tro 2, 2). Questa nascitaèi
che descritta come geni
zione dell’«uomo interk
(Rom. 7, 22; 2 Cor. 4,16;
16) o dell’«iiomo nuovo»
4, 24). Attraverso il batti
in acqua e la confessiont|
fede personale il cristiano!
tra a far parte della chi
che è la comunità dei
rati nello Spirito. Tutti
del cristiano altro nonèi
condo la vocazione ricei
che «vita nello Spiritai
8, 9). Lo Spirito creai
senno la certezza dici
«figlio di Dio» (Rom. 8, Il
fortifica così che possa
minare in novità di w*
(Rom. 6, 4) portando dli^ "
to dello Spirito, cioè: a> '
gioia, pace, pazienza,'^
lenza, bontà, fedeltà, i#
suetudine, autocontré
(Gal. 5, 22). Il cristiano^
cipa alla vita comunitari^
condo il dono che ha ric(§
mettendolo a servizio di0
tri» (1 Pietro 4, lOl-V^dl
que bandito lo spirito W J
e settario {«non fate nuM ,
spirito di parte» Fil 2,3)^ .
ti sono esortati a ^<ootisn
l’unità dello Spirito conm
colo della pace» (Ef. 4,3).
Forza di rigenerazionei
tificazione e illuminazi®
Spirito è anche forza di
monianza, di conversioni
risurrezione. La testifflo®’ ;
za dello Spirito - conte gl«* ¡
accennato - riguarda Gn*. !
nazi®:
realtà della sua incarna
e della sua morte (1
6), come pure del suo in)
mento in gloria come Si
(1 Cor. 12, 3). L’opera
Spirito è necessaria
sione del credente (M ,
10-li) e come forza dir3
versione si manifesta ne
che riesce a «oohvint
lui solo può,»".
à - •
li
mondo» - lui soio Tji
«quanto al peccato, ni
stizia e al giudizio» (u ^
8), riesce cioè a suscitar Pp
timento e ravvedimei)
Spirito è infine forza o ^
rezione in quanto Co
ha risuscitato Cristo o ,
MIOVIU4IW UpjU^
i, vivificherà ancn^^^^i
stri corpi mortali '
del suo Spirito che o
voi» (Rom. 8, 11).
1
àr.
9
VENERDÌ 20 LUGLIO 2001
Lo Spirito e la chiesa
)iO» (1
criterio
• Cristo
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> Spirito.
Iella Sai
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che Dio
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o e insii
la.
la narrazione dell’evento
Sjitecoste fa coincidere la
Jta della chiesa con l’efione dello Spirito Santo.
' ,a Spirito la chiesa è un
0 morto o un’istituzione,
idana, .anche se religiosa,
liesa è il corpo di Cristo
itoselo Spirito è la sua aniII libro degli Atti degli
inbstoU è in realtà il libro de.
Siti dello Spirito e testimoSa in modo eloquente del
fatto che è possibile essere
coinvolti dallo Spirito in
L'emerienza di relazione in|L^ale e comunitaria; con
r^isinne dello Spirito Dio si
'"èfetto sorprendentemente
intimo (Dio in noi); «Voi lo
\ 0wscete, perché egli dimora
' stesso di voi e sarà in voi»
(Gv. 14.17)-1 discepoli di Ge' sii conoscono lo Spirito perché fi# di im popolo che non
ignorava
la sua azione (Gioele
nte
0 di firn
t Dio»
9) 0 é
' 3 1-5) e che permetterà loro
¿riconoscerlo quando si mainfesterà in modo particolare
aPHitecoste (Atti 2,16-21).
- È lo Spirito che suscita i ministeri nella chiesa (Atti 6, 6;
: 20,28), che parla per mezzo
loro (Atti 4, 8; 6, 10) e anche a
loto comunicando messaggi
particolari (Atti 8, 29; 10, 19;
20,23) oppure parla alla chiesa’senza intermediari riconosciuti (Atti 13, 2). È lo Spirito
che manda gli apostoli 0 altri
missionari in missione (Atti 1,
8; 13,4) e, in generale, guida e
■ igcompagna la loro attività. È
Spiritoi
lova nas .
la seco! È lo Spirito che, occasionalpersoni ì mente, fa predizioni o invia
avvertimenti per mezzo di
‘profeti (Atti 11, 28; 21, 4-11). È
dalla presenza e dall’azione
3, 5); e# deio Spirito che deriva il trattura» (2 (t to sicuro della nostra identità
e i cristi^' cristiana. Tutta la vita della
raragoni chiesa è opera di Cristo che
;nati»(If > per lo Spirito distribuisce gelasela èiS Moramente carismi e minime gen% sjm.Lo Spirito è uno ma i doo interim niMno diversi: sapienza, cor. 4,16;ili^0scenza, fede, guarigioni,
nuow>l Macoli, profezia, discerniV mento degli spiriti, diversità
^ dilingue e dono di interprecristianaiitarleaCor. 12, 4-11). 11 dono
Iella chi lf>.
il
ifessioB
di ciascuno è «per il bene comune» (1 Cor. 12, 7); l’unità
della chiesa si manifesta anzitutto come scambio di doni.
Anche i ministeri sono diversi:
apostoli, profeti, dottori, doni
di governo (1 Cor. 12, 28);
inoltre pastori ed evangelisti
(Ef. 4, 11): e ancora vescovi,
anziani (o presbiteri) e diaconi (1 Tim. 4,14; 5,17; Tito 1,5;
Ciac. 5,14; 1 Pietro 5, 1). Tutti
concorrono all’«edificazione
del corpo di Cristo» (Ef. 4, 11).
L’azione dello Spirito nella
chiesa attraverso i singoli credenti può manifestarsi anche
oggi allo stesso modo in cui si
manifestava nella chiesa neotestamentaria.
Nella comprensione pentecostale le esperienze pneumatiche e carismatiche possono corredare il cammino
del credente e della chiesa
rafforzando il senso della loro
missione nel mondo e nella
storia (Me. 16, 17). 1 pentecostali sono coscienti del fatto
che non sempre è stato esercitato un discernimento idoneo nell’esercizio dei carismi
come la Scrittura insegna (1
Cor. 14, 40); tuttavia, la necessaria gestione pastorale e liturgica delle manifestazioni
pneumocarismatiche non ne
mette in questione la legittimità (1 Tess. 5,19).
Fondamentale è anche quest’altra considerazione: non
c’è gerarchia né dei ministeri
e carismi tra loro, né all’interno della comunità cristiana (1
Cor. 12, 14-26), né fra le chiese. Lo Spirito, che è lo stesso
per tutti, crea una comunità
di fratelli e sorelle. Il principio
di fraternità e sororità è costitutivo della comunità cristiana; carismi e ministeri non
creano un clero dotato di poteri particolari sacramentalmente conferiti. Ogni potere
appartiene al Signore (Matteo
28, 18) che non lo delega se
non al suo Spirito - che è potenza di Dio in atto (1 Cor. 2,
4) - e alla sua Parola che
«chiama le cose che non sono
come se fossero» (Rom. 4,17).
5. Lo Spirito
e la storia
Per la fede cristiana la storia umana, pur con le sue
contraddizioni, i suoi enigmi
e i suoi drammi, si muove
verso un compimento che la
Bibbia chiama «il regno di
Dio». Insegnandoci a pregare: «venga il tuo regno» Gesù
ci invita a mettere questa
promessa come fondamento
sia della nostra speranza sia
della storia stessa, intesa come tempo di misericordia e
di maturazione, di testimonianza e di servizio «Secondo
la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia» (2 Pt. 3, 13). In vista del
regno di Dio che viene, lo
Spirito opera nel cammino
degli esseri umani la conversione e avvia processi di rinnovamento. «Ecco, io faccio
nuove tutte le cose» (Ap. 21,
5b;Giov. 16, 8-11).
Il regno di Dio è offerto a
tutta l’umanità perché Gesù
ha dato la sua vita per tutti in
qualunque luogo 0 tempo
siano vissuti o vivranno: «Gesù Cristo (...) è il sacrificio
propiziatorio per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di
tutto il mondo» (1 Gv. 2, 2;
cfr. anche Mt. 7, 22-23; 8, 11).
Lo Spirito comunica questa
salvezza che le chiese riconoscono, ricevono e confessano; esse sono altresì attente a
cogliere i segni dell’azione
dello Spirito nella storia.
Il regno di Dio riguarda non
solo l’umanità, ma anche la
creazione intera: «Poi vidi un
nuovo cielo e una nuova terra...» (Ap. 21, la). La buona
creazione di Dio è stata sottoposta alla «vanità» per il peccato dell’umanità che Tha trascinata nella sua caduta; essa
quindi geme ed è in travaglio.
Al gemito della creazione fa
riscontro il sospiro dello Spirito santo (Rom. 8, 26), che
intercede per noi e chiama
l’umanità e la creazione intera ad entrare nella libertà gloriosa dei figli di Dio. Questa
consapevolezza rende i figli di
Dio responsabili di essere testimoni della Sua sollecitudine per ogni creatura: «La
creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei
figli di Dio; perché la creazione è stata sottoposta alla vanità (...) nella speranza che
anche la creazione stessa sarà
liberata dalla schiavitù della
corruzione per entrare nella
gloriosa libertà dei figli di
Dio» (Rm. 8, 19-22).
La grave malattia dell'Argentina
Conclusione
Bisogna imparare ad invocare lo Spirito. Ciò significa
recuperare la capacità della
fede di cogliere la sua presenza per riconoscerlo come
Maestro interiore che conduce TuOmo a Cristo e al Padre
e, al tempo stesso, lo guida
nel suo cammino di facitore
di storia. L’incontro tra le
chiese evangeliche «storiche»
e le chiese evangeliche pentecostali, dando luogo a uno
scambio di doni e di esperienze e allargando i confini
della fraternità di tutti, con
tribuirà al rinnovamento generale della chiesa e a una
più efficace testiinonianza
comune nel mondo. Lo Spirito educa i credenti ad accogliersi gli uni gli altri (Rom.
15, 7), a portare i pesi gli uni
egli altri (Gal. 6, 2), a rialzare
con mansuetudine chi eventualmente cade (Rom. 12,
10). A questa scuola di fraternità vissuta sono invitate le
nostre chiese nei loro rapporti reciproci, imparando ad
amare conoscendo e a conoscere amando.
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0). Vati»
mazione. Ancora più drammatica la situazione nel
Nord-Est del paese, dove la
quantità dei minori relegati
in contesti poverissimi supera il 70%. Questi dati, che segnano un ulteriore peggioramento rispetto al 2000, emergono dal rapporto La situazione dell'infanzia in Argentina, basato su indicazioni raccolte dall’Istituto nazionale
di statistica e censimento,
dalla Banca mondiale e dalla
filiale locale di Save thè children. Circa metà delle abitazioni in cui si trovano bambini e adolescenti è priva di
servizi igienici e nel 30% di
questi locali esiste una situazione di insostenibile affollamento. In molti casi, il capofamiglia risulta disoccupato o
comunque privo di uno stipendio dignitoso.
Gli effetti della malattia: il
malessere si accentua nel tessuto sociale, la popolazione
si nutre di paure, che condizionano i suoi atteggiamenti
e i suoi stadi d’animo. Paure
come quella di perdere il lavoro, sapendo che sarà molto
difficile trovare un altro, e rischiando di diventare «uno in
più» nella massa degli esclusi. Paura di essere vittima di
un delitto, in mezzo a una
crescente insicurezza, paura
di soffrire un taglio nella busta paga; paura di una confisca dei risparmi, di non potere affrontare i debiti, di rimanere intrappolati nel caos.
Sono migliaia gli argentini di
origine italiana che stanno
prendendo d’assalto in questo periodo le rappresentanze consolari. Al consolato di
Buenos Aires è una processione continua dei pronipoti
di quegli italiani che arrivarono in Argentina tra la fine
deH’800 e i primi del XX secolo (900.000 solo nel decennio
1905-1914). Erano gli italiani
poveri che si imbarcavano
sui grandi vapori transoceanici sperando di far fortuna
nel lontano Sud America. Oggi i loro discendenti, circa un
terzo degli argentini è di origine italiana, cercano di sfuggire all’inflazione galoppante
e alle ristrettezze della congiuntura invertendo quella
rotta: cercano condizioni migliori e qualche chance nel
paese che ha fatto ricchi i
giocatori della Roma (Batistuta e Samuel) e della Lazio
(Crespo, Veron, ecc.)
Nel maggio scorso il consolato, sottoposto a un assedio,
ha cercato di ovviare procedendo a un sorteggio: i 120
passaporti di cui disponeva
sono stati affidati alla sorte.
Un vero e proprio bingo migratorio. Le chiese del Rio
della Piata (Argentina e Uruguay), sono colpite anch’esse
da questa malattia prodotta
dalla globalizzazione («È una
guerra mondiale, la quarta, e
dà luogo a un meccanismo di
distruzione-ricostruzione-risistemazione che si estende a
tutto il pianeta», Tha definita
il subcomandante Marcos in
occasione del Forum Sociale
di Porto Aiegre). Qui in Europa dobbiamo avvicinarci alla
realtà sudamericana, in cui
non ci sono solo «buchi finanziari» come in Italia, ma
dove cresce ogni giorno il
buio che non facilita la speranza che il nostro Signore ci
ha dato per lottare; ma per
far si che quest’oscurità non
si intensifichi: le nostre chiese avranno motivo di pregare
per quelli di laggiù, che soffrono di una «malattia curabile», a condizione che si
propongano ricette alternative a quelle del G8, che tra pochi giorni si riunirà a Genova.
Marcelo Rangnau
gioventù evangelica
E in distribuzione il numero 176 (estote 2001) di «Gioventù evangelica». In questo numero pubblichiamo uno studio biblico in forma narrativa (Erika Tomassone), un saggio su «Cristianesimo, protestantesimo e ultramodernità» (Jean-Paul Willaìme), uno studio sulle politiche economiche e del lavoro (Marco Mazzoli), un'intervista all'intellettuale albanese Patos lubonja (a cura di Massimo Gnone), due interventi sul Forum della cultura (Paolo Naso, Davide Dalmas), appuntamenti e segnalazioni, più il consueto inserto «Judaica» a cura
della Libreria Claudiana di Milano.
ABBONAMENTI 2001
normale..........................L. 50.000
sostenitore........................ 100.000
estero..............................65.000
«3 copie al prezzo di 2»........... 100.000
cumulativo GE/Confronti............ 100.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica — via Porro Lambertenghi, 28 — 20159 Milano
e-mail: giorguel@interfree.it
CENTRO DI FORMAZIONE DIACONALE
«Giuseppe Comandi»
FIRENZE
Corso residenziale di formazione
olla diaconia evangelica
Iscrizioni
Sono aperte le iscrizioni al corso per la formazione diaconale. La
durata del corso è triennale.
L'ammissione al Cfd è conseguente all'iscrizione a un corso universitario presso l'Università di Firenze; alcuni corsi sono a numero chiuso con prove d'accesso. Con il prossimo anno accademico è previsto
l'avvio delle nuove lauree triennali. Entro il mese di luglio saranno
prese le decisioni definitive e si prevede che le iscrizioni possano
avere inizio dal 20 di agosto (sito www.unifi.it).
La domanda per il Cfd va presentata entro il 15 ottobre e l'ammissione è conseguente ad un colloquio.
Gli studenti alloggeranno presso l'Istituto Gouid, via de' Serragli,
49, dove hanno sede il CFD e lo studentato.
Inizio dei corsi, programmi, frequenza
I programmi del Cfd prevedono una formazione nelle seguenti
aree: biolica, teologica della diaconia, lettura dell'ambiente, psicopedagogica. Il programma è disponibile in segreteria. La frequenza
è oblìligatoria.
I corsi avranno inizio a fine ottobre-primi novembre con l'inaugurazione dell'anno accademico, che generalmente coincide con la settimana del corso di formazione-aggiornamento diaconale di Casa
Cares.
La segreteria è a disposizione per fornire tutte le informazioni necessarie. A richiesta si può anche organizzare una visita.
Rivolgersi a: Cfd c/o Istituto Gouid, via de'Serragli 49, 50124 Firenze.
tei. 055-212576 - fax 055-280274 - e-mail: HYPERLINK mailto:
cfd.comandi@tin.it
Coordinatore: Letizia Vezzosi-Sbaffi - tei. 055.292673
10
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
venerdì 20 luglio 2oldDl 2^ I
I Riformai
DEFICIT
E RESPONSABILITÀ
PAOLO FABBRI
Il bUancio dello stato italiano
è in passivo da sempre, ma non è
male ricordarlo. Il problema non
è tanto il defìcit, quanto la sua
entità e il suo rapporto con il Pii
(Prodotto interno lordo), che
corrisponde al fatturato dell’azienda Italia. Non è affatto negativo avere un deficit, è negativo che esso superi un certo rapporto col Pii (2-3%), perché ciò
significa che si sta spendendo
più di quanto si potrà restituire.
L’Italia ha superato abbondantemente il livello di guardia in
questo rapporto, raggiungendo
l’importo di oltre 2.500.000 miliardi di debito pubblico. Il governo di centro-sinistra raccoglieva il testimone di un deficit
pari all’8,1% del
Pii e proponeva
agli italiani un
obiettivo giudicato impraticabile: entrare in
Europa con il
primo gruppo di
stati. Gli italiani, di fronte a un
progetto di vasto
respiro, hanno capito e pagato.
Nell’ambito dell’Unione europea il deficit ha un limite massimo del 2%, eccezionalmente elevabile al 3, per impedire che un
eccessivo indebitamento metta
in pericolo la stabilità dell’euro.
Ogni stato ha un suo piano per
raggiungere il pareggio di bilancio e iniziare poi a contenere
l’eventuale eccesso di indebitamento, che per l’Italia indica nei
2003 la svolta. In questa marcia
di avvicinamento il deficit del
2001 era stato concordato dal
governo in poco meno di 20.000
miliardi, pari allo 0,8% del Pii, e
poi modificato in 24.000 mld,
(1% del PU). Questo importo si
riferisce all’indebitamento netto, cioè al saldo, trasformato in
debito, fra entrate e uscite della
pubblica amministrazione, al
netto delle operazioni finanziarie e inclusi ^i interessi passivi
sui debito pubblico. Si tratta di
una previsione, suscettibile di
modifiche con interventi correttivi in corso d’anno. La Ragioneria dello Stato in primavera aveva previsto uno sforamento dalle previsioni pari a 10-12.000 miliardi per minor gettito di imposte sui «capitai gains», maggiori
spese di interessi passivi, ecc.
Ora essa porta la sua previsione
di defìcit a 44.500 mld, con un
«buco» di 20.500 mld rispetto
all’importo concordato con la
Commissione europea (24.500).
L’incremento della previsione
a così breve distanza di tempo
da parte della Ragioneria gene
II cittadino chiede
chiarezza e coerenza
sulle scelte effettuate
in tema di politica
economica
rale lascia perplessi molti analisti, che non comprendono quali
fatti niiovi l’abbiano originato.
C’è poi il dato della Banca d’Italia, che prevede un deficit di
62.000 mld. (2,6% del Pii). Perché una differenza così rilevante? Va chiarito che quest’importo si riferisce a una grandezza
economica diversa da quella indicata dalla Ragioneria generale, che sostanzialmente è il dato
preso in considerazione in sede
europea. Infatti, l’Istituto di
emissione prevede il defìcit sul
fabbisogno di cassa, che comprende anche spese che non sono di competenza dell’esercìzio
2001 e, di solito, non si trasfor
ma tutto in debito
pubblico. I due
dati, messi a confronto, possono
indurre a riflessioni significative, ma non possono essere collocati sullo stesso piano. Quali conclusioni trarre da
questa esposizione dei fatti? La
prima è che è stata fatta molta
confusione da chi aveva sicuramente le nozioni tecniche per
comprendere bene i dati, con la
conseguenza di impedire ai cittadini di capire e di esporre
l’Italia a una pessima figura sul
piano europeo. La seconda è che
il buco nelle previsioni esiste e si
colloca, per la Ragioneria generale, su 20.550 mld.; la Banca
d’Italia tende a essere più pessimista, mentre la Commissione
europea stima il deficit all’1,3%
del Pii, pari a un buco dì circa
8.000 mld. Si tratta comunque di
numeri controllabili con interventi non fiscali. L’anno prossimo conosceremo il consuntivo.
C’è infine una conclusione sul
piano etico che ci sembra essere
la più rilevante: ai cittadini bisogna presentare i problemi con
chiarezza e semplicità, secondo
il comandamento evangelico del
parlare con sì, sì e no, no, anche
perché essi hanno già dimostrato che, di fronte a un progetto
comprensibile e condivisibile,
sono disposti a farsi coinvolgere.
Per quanto riguarda il programma di governo, l’attesa è che le
promesse elettorali sì realizzino
oppure che vengano rinviate con
motivazioni chiare ed esplicite.
A esempio, se venisse rinviato
l’innalzamento delle pensioni
minime, vorremmo sapere perché è stata data priorità all’abolizione della imposta di successione, che tocca una categoria di
persone certo molto più elevata
dei pensionati al minimo.
Riforma
L Eco Deux valu iâUKS
& ■*
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
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La testata Riforma è registrata dal Tribunale di PInerolo con il numero 176/51.
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L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di PInerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrale il 6 dicembre1999).
Il numero 28 del 13 luglio 2001 è stato spedito dall'LIfficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 11 luglio 2001.
2001
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Un convegno a Roma in vista del vertice del G8 a Genova
Una finanza per lo sviluppo?
La ricerco di una linea economico alternativa a quella dei «grandi»
che non tagli fuori i paesi poveri ma ne promuova lo crescita
DORIANA GIUDICI
IN preparazione deU’incontro a Genova dei rappresentanti degli 8 paesi più potenti della Terra, fioriscono
iniziative varie in diverse parti d’Italia: da incontri fra rappresentanti della società civile, a confronti con gli esperti
di diritto internazionale; da
convegni di realtà cristiane a
dibattiti politici. A Roma si è
tenuto il 27 giugno nella sala
della Protomoteca, in Campidoglio, un forum su «Verso
Genova, oltre Genova; quale
finanza per quale sviluppo?»
a cui hanno partecipato i
rappresentanti della «Rete di
Lilliput», dell’Assemblea delle Ong (organizzazioni non
governative) italiane, e del
Coordinamento nazionale
enti locali per la pace. Infatti
il summit del 20-22 luglio,
che si svolge sotto la presidenza italiana, dovrà anche
discutere di riforma dell’architettura finanziaria internazionale, oltre che di impegni per la cancellazione del
debito e di rafforzamento
delle strategie di sviluppo per
i paesi più poveri del pianeta.
A Roma sono state esposte
le proposte del mondo non
governativo sulle nuove possibilità di finanziare lo sviluppo globale in modo giusto e
sostenibile. L’obiettivo era:
indicare contenuti alternativi
agli 8 «Grandi» riuniti a Genova, ma anche influenzare la
prossima Assemblea delTOnu
dei popoli che si terrà a Perugia il prossimo ottobre e indicare alcune priorità in preparazione della conferenza delle
Nazioni Unite su «Finanza
per lo sviluppo» che si terrà in
Messico nella primavera del
2002. Non vi è dubbio che, affrontando i temi relativi alle
politiche economiche innovative e sostenibili per l’ambiente, ci si deve immediatamente confrontare con alcune questioni fondamentali
come «Quali riforme del Fondo monetario internazionale
o della Banca mondiale?». Per
molti esse sono ormai urgenti
e improrogabili.
Ne fa testo il documento
base del convegno sul quale si
sono espressi i diversi pareri,
che in sei capitoli tematici
sintetizza il processo di una
nuova scelta finanziaria mondiale per uno sviluppo globale. Essi sono: mobilizzazione
di risorse domestiche; mobilizzazione di risorse internazionali; commercio internazionale; incremento della cooperazione finanziaria internazionale e assistenza pubbli
ca allo sviluppo; debito estero;
problemi sistemici (coerenza
e consistenza dei sistemi internazionali monetari, finanziari e del commercio in sostegno dello sviluppo).
Il dibattito è stato estremamente vivace e ricco, perché i
relatori rappresentavano le
molte facce di quella realtà
sociale e culturale in cammino che, dopo Seattle, sta
rafforzando la propria presenza e le proprie proposte
nei confronti dei «Grandi»
della Terra. Abbiamo così
ascoltato: l’economista inglese Alex Wilks, che ha affrontato il tema delle «Banche multilaterali di sviluppo e la salvaguardia degli standard sociali e ambientali»; l’esperta
messicana della Banca mondiale delle donne. Laura Frade-Rubio, che ha illustrato
l’importanza fondamentale
del ruolo delle donne nello
sviluppo locale; Riccardo Moro, della Conferenza episcopale italiana e Francesco Bicciato della Banca etica; il professore universitario viennese
Kunibert Raffer, che ha sostenuto la necessità di salvaguardare la dignità dei paesi
debitori perché uno stato non
è equiparabile a una impresa
insolvente e Abiqur Rahman,
economista del Bangladesh,
che ha ricordato il rischio di
una globalizzazione senza
controllo, perché il modello
di sviluppo del più forte vincerà sul confronto con altri
modelli di sviluppo.
Anche le proposte fatte durante i lavori del convegno
erano numerose: occorre una
istituzione indipendente e
neutrale (un arbitrato?) che
ponga creditore e debitore
allo stesso livello; oggi i paesi
creditori sono anche i giudi
ci; più ricerca e più sviluppo
tecnologico alla portata di
tutti i paesi del mondo; permettere l’accesso alle risorse
economiche e professionali
mondiali; anche alle popolazioni povere; intensificare il
bilateralismo degli accordi
commerciali, invece della
centralizzazione in organismi
sovranazionali; impedire la
vendita di armi ai paesi poveri. Quasi tutti gli interventi,
soprattutto delle Ong, hanno
ricordato le tre priorità per i
paesi poveri: acqua potabile
per tutti, formazione e sanità.
Molte sono state le denunce: perché, negli ultimi cinque anni, i paesi più ricchi
hanno diminuito il loro impegno finanziario verso i
paesi più poveri, come i paesi
dell’Africa subsahariana?
Perché la cooperazione internazionale negli ultimi due
anni è scesa allo 0,2%? Perché non si prevedono meccanismi di controllo, trasparente e globale, sui flussi finanziari speculativi? È stato ricordato con forza, in più interventi, come la speculazione internazionale rappresenti ormai uno dei più gravi
mali pubblici globali; la speculazione ha effetti devastanti sugli strati più deboli della
popolazione e i costi sociali
sono: disoccupazione, abbandono scolastico, diffusione delle malattie.
La giornata è quindi stata
molto intensa e ciascuno,
esperto o gruppo sociale, ha
arricchito l’elaborazione delTaltro. La piattaforma iniziale
presentata è stata accolta e
condivisa. Così, a Genova e
dopo Genova, va consolidandosi una strategia comune
per contrastare l’egoismo dei
paesi più ricchi.
UNA ascoltatrice ci scrive
proponendoci di riflettere sul rapporto tra esseri umani e animali. «Vorrei conoscere - ci chiede - il punto di
vista della Chiesa evangelica
sugli animali, i nostri carissimi compagni di viaggio su
questa terra, così maltrattati
e sottovalutati da tante religioni... Io li amo molto e soffro per il disprezzo e le torture di cui sono fatti oggetto».
Non possiamo non concordare con questa nostra amica
riconoscendo che spesso la
teologia e il comune sentire
dei cristiani hanno sottovalutato se non addirittura escluso dalla propria riflessione di
fede il rapporto tra gli esseri umani e gli altri esseri viventi che popolano il creato.
Esempi di questo disinteresse se ne possono fare molti.
Basti pensare che a suo tempo papa Pio IX si oppose
all’apertura a Roma di un ufficio per la protezione degli
animali sostenendo che gli
t *•
Cd\(>
fiiJiaJJì Bjjjjjj'jJJ
LUCA BARATTO
esseri umani devono sentire
responsabilità solo verso i
propri simili ma non verso altri esseri a loro inferiori.
Un’opinione non molto diversa da quella espressa dal
filosofo Immanuel Kant, rappresentante di una società
protestante e illuminata, il
quale affermava che gli animali esistono soltanto come
strumenti dei fini umani.
Naturalmente non tutti i
cristiani hanno sempre pensato così; ogni epoca ha avuto le sue eccezioni. È però solo ultimamente che si è sviluppata una corrente teologi
SUI GIORNÀUMi
laRepubUka
In piazza
con il cardinale
tantj
In una pagina di croni
dell’edizione torinese
glio), si riferisce della
in piazza delT«Estate rag:
zi», iniziativa che in
realtà cittadine viene ora
nizzata tanto dalle
nistrazioni comunali e da]
le scuole pubbliche quanto^
da oratori, parrocchie e
diocesi. In questo caso
«per la prima volta nella
storia decennale di ‘‘Estate
ragazzi” la festa è unica: insieme a giocare ci sono!
bambini che frequentano
gli oratori e quelli che partecipano alle attività nelle
scuole pubbliche». Finora
le feste erano state separate: «Chi manda i figli nella
struttura pubblica potrebbe non gradire confusioni
confessionali». In merito,
continua l’articolo, «ilpastore valdese Giuseppe Platone ha criticato il “clericalismo delle istituzioni pubbliche in questa circostanza”. Sarà la voce di una minoranza ma ha un merito;
quello di richiamare tutti a
distinguere l’ambito religioso da quello pubblico,
Proprio per quel rispetto
delle persone che il sindaco
e il cardinale hanno dichiarati ieri [la festa era il 3 luglio, ndr] di voler tutelare».
I&ìtres
iéserv
Quale proselitismo?
Maurizio Cecchetti intervista (1° luglio) il filosofo
laico Mario Perniola, autore
di un libro intitolato Del
sentire cattolico (ed. Il Mulino). Nel testo, dice lo studioso, intende «mostrate
quali sono i caratteri essenziali del cattolicesimo»
partire dalla «ferita storica))
della Riforma. «Il cattolicesimo che Perniola intendescrive Cecchetti - è ben delineato nel sottotitolo (...!
“La forma culturale di una
religione”. E ancora: “Per
Perniola la forma dogmatica che il cattolicesimo ha
assunto dopo il Concilio di
Trento è fondamentalmente ideologica, tesa al proselitismo e meno a determinare una cultura capace di
arrivare anche a chi non è
cattolico. Pensi - mi dice-al successo culturale del
protestantesimo, alla svolta
culturale che il protestantesimo ha avuto con rilluminismo e quanta influenza
ha esercitato sul pensiero; e
(...) al successo culturale
deli’ebraismo dovuto allatto che l’ebraismo è una religione senza proselitismo )'■
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del libro di Giobbe Dio po'" .i.'’ÌÌP'
il protagonista, tutto pro®"
dai suoi dubbi sulle regolo
cui è costruito l’universo, 0
vanti agli animali selvatici,
gli fa considerare la forza
bufalo che indomito nort^
lascia catturare e porre,®
laante |
io sul tei
tare que
iMndic
l'ire per
piliquai
dosso il giogo del contadini
come pure l’ostinazione
del
ca molto attenta ai problemi
dell’ambiente e ai diritti degli
animali. La riflessione ecumenica da anni unisce ai temi della pace e della giustizia
anche quello deU’integrità
della creazione, spiegando
che se esiste nel creato una
centralità degli esseri umani
questa deve essere vissuta
nei termini della responsabilità e non del dominio.
Questo è un pensiero che
ben si accorda con la testimonianza biblica; ed è proprio con un passo biblico che
vorrei accomiatarmi dalla
nostra ascoltatrice. Alla fine
JUIC 1 . .
l’asino selvatico che pr®M
see vivere in luoghi dese
e '
ce vivere in luogm gj.
inospitali piuttosto che
sere rinchiuso in un recih ^
sentirsi così ptiglohieroforza e la libertà degli anim
li selvatici diventa cosi
laif'
sura dell’agire libero e
mito di Dio stesso che „
diventa««
creati. Gli animali lo strumento della (jj
Dio. Nella Bibbia e nel
mondo la creazione è an
tutta da scoprire. (.
nostra ascoltatrice pei"
celo ricordato.
(Rubrica «Parliamone
me» della trasmissione
evangelico» curata dalln ^
data in onda domenica I
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PAG. Il RIFORMA
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autore
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Il MuliIo stu
^ = Gli sport equestri a Pinerolo
Chi gestirà la scuola?
Una volta costruita la Scuola di equitazione a Pinerolo chi si
occuperà di gestirla e di darle continuità? Questo interrogativo
è stato al centro dell’incontro che si è tenuto venerdì 13 luglio
in mattinata nei locali del Comune di Pinerolo tra i rappresentanti dell’amministrazione pinerolese e quelli della federazione sport equestri (Fise). «Da parte della Federazione - dice Alberto Barbero, sindaco di Pinerolo - è stata dimostrata la volontà di collaborare al fine di ga,rantire la gestione della futura
scuola. Fatto fondamentale perché se ormai sembra certa la
sua edificazione ad Abbadia Alpina nella zona dell’ex caserma
Botta meno chiara era la questione della sua gestione, cosa che
in prospettiva preoccupava l’amministrazione».
Mostra al Centro culturale valdese
Un movimento europeo
Resterà aperta fino al 30 settembre l’esposizione, curata dallo
storico Albert De Lange, «I valdesi, storia per immagini di un
movimento religioso europeo», ospitata nell’atrio del Centro
culturale valdese di Torre Pellice. Momento importante dell’iniziativa è stato l’inaugurazione di sabato 14, con la partecipazione del pastore Giorgio Tourn e di Gunter Stegmaier, rappresentante della «Landesbildstalle», centro di documentazione per la
regione del Badén. La mostra, già proposta nella città tedesca di
Karlsruhe e in Alsazia, è stata allestita nell’ambito delle celebrazioni per i 300 anni della presenza valdese in Germania. L’esposizione non è integrede, ma si è cercato di privilegiare le immagini meno conosciute della storia valdese e protestante.
Fondato nel 1848
Indagini e statistiche evidenziano dati preoccupanti per il Pinerolese e per le Valli
troppi giovani fanno uso di alcolici
^sembra stazionaria la frequentazione dei «Sert» da parte dei tossicodipendenti i nuovi utenti
iéservizi per problemi di alcolismo sono In costante aumento: una realtà su cui bisogna riflettere
DAVIDE ROSSO
PN recente studio
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Dai dati
emerge come la situazione per quel che riguarda
la tossicodipendenza in
termini generali sia in fase di stabilizzazione dal
’94 ad oggi dal punto di
vista dei nuovi utenti
(circa 2.400 persone a livello regionale nel 2000,
di cui 233 nel Pinerolese)
mentre per quel che riguarda l’alcolismo dal
’96 al 2000 il numero dei
nuovi utenti è in costante aumento con 50 persone entrati in carico ai
Sert nel 2000 per un totale di 136 persone in tutto.
Scendendo più nei particolari relativamente al
LIFICIO vìa S. SEcoNdo, 58
4dÌA AlpÌNA ' PÌNERolo (To)
lE aIIa caserma AlpiNi «BERARdi»)
1/201712 Fax 0121/505042
¡T www.qmvA.iì
Pinerolese si vede che gli
«alcoldipendenti» in carico ai Sert sono 16 a Villar Porosa (tutti maschi),
56 a quello di Torre Pellice (di cui 39 maschi e 17
donne) e 64 a Pinerolo
(46 maschi e 18 donne).
Queste persone in misura diversa si sottopongono a trattamenti farmacologici, di psicoterapia,
di counseling, di inserimento in Cat, a ricoveri
per disintossicazione,
per un totale di trattamenti che varia dai 34
per Villar Porosa ai 123
per Pinerolo.
Numeri che tutto sommato fanno riflettere anche perché come si diceva rappresentano solo
quelT«emerso» che decide di utilizzare il servizio.
In questi anni si sono
moltiplicate le iniziative
anche sociali e culturali
per sensibilizzare al problema ma la strada sembra ancora lunga. Per
tornare alla ricerca sui
giovani a cui si faceva riferimento in apertura il
problema maggiore del
disagio giovanile pare sia
la mancanza di attività in
cui investirsi culturalmente e socialmente con
unica alternativa al ritrovarsi in piazza l’andare al
bar a bere. Una situazione forse descritta a tinte
un po’ fosche ma che
non può che far riflettere
e dare una spinta ad agire per cercare di creare
una realtà alternativa.
L'alluvione nelle valli pinerolesi
Fondi per coprire
i danni di ottobre
Si annuncia una pioggia di milioni in vai Pellice per i danni causati
dalTalluvione dell’ottobre'
scorso. Passati nove mesi dal cataclisma, dallo Stato arrivano i nuovi fondi
ripartiti dalla Regione,
soldi che andranno ad
aggiungersi a quelli (pochi) finora spesi dopo
l’emergenza. La maggior
parte sarà destinata a
opere di viabilità, difesa
spendale e ricostruzione
degli argini divelti dalla
corrente del Pellice e dei
torrenti minori.
Scorrendo la lista dei
Comuni che beneficeranno dei nuovi fondi, per
ora comunicati non ancora in via ufficiale, si
scopre che è Bobbio Pellice a ricevere i maggiori
contributi: oltre un miliardo da destinarsi alla
sistemazione delle sponde del Pellice, in particolare all’altezza del congiungimento con il Crucilo. Quasi un miliardo a
Torre Pellice (980 milioni
per la precisione), comune che ha subito i danni
maggiori, soprattutto nelle zone dell’Albertenga e
di Blancio. A Villar Pellice
vanno 485 milioni per la
sistemazione di rii e strade, 116 a Luserna San
Giovanni (zona impianti
sportivi) e 75 a Lusernetta
per la viabilità. Per Bricherasio ci sono 150 milioni (fondi agricoli e strade), 250 a Bibiana (viabilità e ponti), 100 milioni a
Rorà, destinati soprattutto a opere per la raccolta
idrica, e infine 134 milioni vanno a Angrogna, per
la messa in sicurezza di
strade e corsi d’acqua.
Anche per la vai Chisone è stato preannunciato l’arrivo di fondi che
anche qui andranno,in
molti casi, a integrare
quelli già stanziati nei
mesi passati come a San
Germano dove arriveranno 175 milioni per interventi sulla viabilità mentre fondi più consistenti
erano già stati stanziati
per le difese spendali, e a
Porte, dove i milioni saranno 130. Più di un miliardo invece sarà stanziato, così è stato annunciato via telefono agli uffici comunali, per gli interventi a Villar Perosa.
ICONTRAPPUNTOI
CINQUANTANNI
DI AGAPE
PAOLO RIBET
Il prossimo agosto, a
Frali, si terrà una grande
festa per celebrare i cinquant’anni di Agape. Le celebrazioni, si sa, sono sempre occasioni di gioia e di
incontri ma anche di ripensamento sul senso e il valore di ciò che si è fatto. Ed è
chiaro che la costruzione di
Agape per un’intera generazione non ha
rappresentato
soltanto l’edificazione di un
villaggio per la
gioventù, ma
un progetto di
fede e di impegno. A cominciare dal nome
stesso «Agape». Nel pre- —m
sentare il progetto, nel 1947, il pastore.
Vinay indicava tre obiettivi
da perseguire: rompere
l’isolamento della Chiesa
valdese, dandole un respiro internazionale; avere
una scuola di vita comunitaria, anche per ricostruire
il tessuto dei rapporti sociali nella vita civile; avere
un centro di studi evangelici, che fosse nello stesso
tempo una sede per un «ritiro spirituale» e un luogo
di riflessione.
È riuscito, questo progetto? Io temo di no. Infatti, se
riprendiamo i tre obiettivi
sopra citati, vediamo che:
sono certamente aumentati
i rapporti internazionali e
noi dobbiamo molto, soprattutto dal punto di vista
finanziario al sostegno di
chiese sorelle all’estero. Ma
l’isolamento non è necessariamente un fatto fisico:
può essere anche morale e
assumere l’aspetto di un’
assoluta mancanza di volontà di mettersi in questione. Ecco, questo è mancato alla nostra chiesa: una
volontà di riformarsi.
La nostra vita comunitaria? Mi sembra che, soprattutto negli ultimi anni, assistiamo a un indebolimento del tessuto comunitario.
La coesione, che nasce anche dal fatto di essere minoranza, sembra cedere il
passo a un individualismo
figlio del nostro tempo. Gli
studi ci sono stati, questo
sì. Qualcuno pensa anche
che si sia studiato troppo.
Ma forse si è operata una
scissione tra riflessione e
spiritualità, per cui le nuove idee non hanno prodotto una nuova spiritualità.
Questa analisi sembrerà
forse impietosa, perché le
chiese sono cambiate: i laici, ad esempio, hanno uno
spazio che prima non si so
gnavano nemmeno e le
donne hanno fatto valere la
loro presenza; e in questo
rinnovamento la generazione di Agape ha dato
molto. Ma c’è da chiedersi
anche quanto, in questo
cambiamento, sia da imputare a una precisa scelta
teologica e quanto sia invece il portato della società
^ civile che ha
In questi anni
sono cambiate
sia le chiese
sia la società
nel suo insieme
fatto enormi
passi in avanti. E poi, l’agape di Dio è
un’altra cosa.
«Agape - ha
scritto Vinay
nel 1947 per
motivare la
scelta del nome - è una
parola greca
che significa “amor fraterno”. Così nel Nuovo Testamento è chiamato l’amore
che Cristo ha per noi e quello che, da Lui amati, noi abbiamo gli uni per gli altri».
L’agape è esigente e chiede
da tutti noi una dedizione
totale a quel Cristo che ci ha
rivolto la vocazione ed è
una rivoluzione nelle nostre
priorità. Bisogna insomma
che l’agape ottenga il primato nella chiesa e che questa diventi, in ogni aspetto
della sua vita, specchio fedele del primato d’amore.
Perché ciò accada non
basta moltiplicare le iniziative e neanche qualificare
meglio la diaconia, estendendola dal campo assistenziale a quello politico,
come si è fatto in questi anni. Occorre un mutamento
più profondo, un «cuore
nuovo», come diceva Vinay, che suggerisca alla
chiesa una nuova comprensione di sé, della sua natura, della sua missione e del
modo di esercitarla nel
mondo. Nota Paolo Ricca
che oggi le chiese guardano
molto alla «confessione di
fede» e che colui che aderisce a una chiesa viene definito un «credente», non un
«amante»; ma se la chiesa,
conclude Paolo Ricca, avesse saputo e voluto affiancare alla sua «confessione di
fede» una «confessione di
amore» e una «confessione
di speranza», la sua storia
sarebbe stata sicuramente
diversa. Agape, Riesi, Senato della Repubblica: la ricerca di Vinay non si è mai
fermata, non ha mai dato
niente per acquisito. È stata la ricerca dell’utopia, che
non è il mondo dei sogni,
che non esiste, ma è il mondo (o la chiesa) che non esiste ancora e che è nostro
compito edificare.
12
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle Yalu Aàldesi
VENERDÌ 20 LUqLjB®'21
CRONACHE
LUSERNA SAN GIOVANNI: CITTA D’ARTE A PORTE APERTE — Dopo il successo degli anni scorsi, domenica 22 luglio torna a Luserna San Giovanni la manifestazione «Città d’arte a porte
aperte». Si inizia alle 9,30 con il ritrovo in piazza
Partigiani e alle 10 parte il pullman per i Jalla, la
passeggiata lungo il sentiero ai Revel con arrivo
sulla Panoramica. A mezzogiorno nella chiesa
di San Giacomo si eseguiranno brani del repertorio gregoriano antico. Nel pomeriggio: alle 15
le visite al Centro storico di Luserna e alle mostre; alle 16 la partenza dalle piazze Cañavero e
Partigiani per la visita all’Osservatorio astronomico dell’Associazione astrofili Urania.
NON DIMENTICATE L’ULIVETO — Anche per quest’anno niente festa all’Uliveto: la lunghissima
ristrutturazione fa mancare soldi, tempo ed
energie. Ma gli appuntamenti per stare vicini
all’istituto non mancano; il primo è per domenica 22 luglio al mercatino delle pulci organizzato
per «Città d’arte a porte aperte» a Luserna.
PINEROLESE: TUTTI A GENOVA — Dopo il sit-in
cori «merenda sinoira» di venerdì scorso davanti
al McDonald’s di Pinerolo, il Coordinamento pinerolese contro il G8 organizza una serie di pullman che sabato 21 luglio partiranno alla volta di
Genova. L’appuntamento è alle 6,15 a Perosa e
Torre Pellice e alle 7 al parcheggio del Liceo
scientifico (piazza don Milani) a Pinerolo. Per
informazioni si può telefonare allo 0121-321729.
CONTRATTO NAZIONALE DELLE OPERE VALDESI — Sarà firmato martedì 24 luglio aella Casa
valdese il primo contratto nazionale di lavoro
dei dipendenti delle opere valdesi. L’accordo
che verrà sottoscritto da rappresentanti della
Tavola valdese, della Csd e dei sindacati confederali, giunge alla fine di un percorso durato alcuni anni. Dopo la firma il contratto verrà depositato a Roma al ministero del Lavoro e con
ogni probabilità sarà una delle basi per il futuro
contratto nazionale delle aziende no-profìt.
IL CONSIGLIERE BOLLA PRESENTA UN’INTERROGAZIONE SULLA TORINO PINEROLO — Il
consigliere regionale Emilio Bolla ha recentemente presentato al presidente della giunta regionale un’interrogazione sui nuovi orari della
ferrovia Torino-Pinerolo che in alcuni orari si
legge nel documento, «diventa irraggiungibile
per i pendolari» in altri «allunga il tempo di percorrenza della tratta di almeno dieci minuti» in
altri «sembra fatto per garantire l’assorbimento
sia dei ritardi cronici sia di quelli probabili».
INCIDENTE MORTALE SULLA STATALE PER IL
SESTRIERE — È costato la vita a un cittadino
romeno, Florin Ganea, e il ferimento di altre cinque persone, quattro adulti e un bambino, lo
scontro avvenuto domenica 15 luglio intorno
all’una lungo la statale 23 per il Sestriere all’altezza della località Selvaggio poco oltre Perosa
Argentina in direzione di Pragelato. Dalla ricostmzìone dei fatti pare che la lancia Thema sulla
quale viaggiava Ganea insieme ad altri due cittadini rumeni, uno dei quali alla guida della vettura, Marginean Josif, e un bambino di 7 anni, a
causa dell’asfalto reso scivoloso dalla pioggia
abbia invaso il senso opposto di marcia andando ad urtare contro un fuoristrada, condotto dal
portese Marco Frando, che in quel momento
stava sopraggiungendo e che nello scontro è rimasto ferito così come Monica Dalla Valle che
viaggiava al suo fianco e gli altri occupanti della
Thema. La statale à causa dell’incidente è stata
chiusa al traffico per circa due ore.
YISUS
Ottica
Lenti a contatto
Laboratorio in sede
con il montaggio lenti
computerizzato
Fotografia
LUSERNA S. GIOVANNI
Via Ribet 10
TORRE PELLICE
Via Arnaud, 5
Facciamo il punto sulla viabilità nel Pinerolese
La statale 23 del futuro
Prospettive ancora incerte per la strada provinciale di Frali
In vai Pellice è ineludibile la variante Osasco-Bricherasio
MASSIMO GNONE
DAVIDE ROSSO
SI parla molto di viabilità in questo periodo
nel Pinerolese. Molti sono i progetti allo studio e
le ipotesi sul tappeto. La
situazione in vai Chisone
e Germanasca sembra
svilupparsi: la variante di
Porte (i cui finanziamenti
sono dati per certi ormai
da mesi) la settimana
prossima dovrebbe ricevere il via libera dalla
Conferenza dei servizi
che si riunirà in Regione,
se non ci saranno opposizioni dell’ultima ora.
Intanto, sempre in vai
Chisone, da almeno tre
settimane (ne abbiamo
scritto nel numero del 6
luglio) è all’attenzione
dell’opinione pubblica e
degli amministratori uno
studio di fattibilità che
prevede la costruzione di
5 rotonde e tre viadotti,
per il tratto di ss 23 che
da San Germano arriva a
Perosa. Interventi sono
poi previsti nel tratto di
statale che da Meano arriva a Cesana. Discorso
diverso invece per la vai
Germanasca dove la provinciale per Frali non
sembra godere per il momento delle stesse «attenzioni» della statale 23.
Quando sarà terminato il
ponte dei Masselli, si prevede settembre, si dovrà
attendere un ulteriore intervento della Provincia
per una miglioria al tratto
di provinciale che collega
il ponte a Inverso Pinasca
ma la situazione anche in
quel caso non migliorerà
di molto visto che il progetto di nuova strada che
da San Germano arriva a
Perosa dovrebbe passare
sull’altra sponda del Chisone al di sotto della borgata Fleccia-Chianavasso
cosa che obbligherebbe il
traffico proveniente dalla
vai Germanasca a incanalarsi in Inverso per raggiungere la statale. Ma i
problemi per la provinciale per Frali sono anche
più a monte di Pomaretto
dove servirebbero interventi sostanziali di consolidamento, di manutenziane e allargamento.
Tutto da rifare invece
in vai Pellice. Sull’ipotesi
annunciata nelle scorse
settimane, di utilizzare
l’attuale provinciale 158,
la Bricherasio-Garzigliana, come asse alternativo
alla 161, Bricherasio non
ci sta. Con una lettera il
sindaco Bosio fa marcia
indietro e si rimangia
l’apertura sulla proposta
di nuovo asse di scorrimento veloce da realizzare sul suo territorio.
Non si fa attendere la
risposta dell’assessore alla Viabilità della Comunità montana vai Pellice,
Giorgio Odetto, fra i protagonisti della battaglia
per accedere ai 12 miliardi e 900 milioni di fondi
olimpici che ha scritto
recentemente lunga lettera indirizzata alla presidente alla Provincia e ai
parlamentari locali Merlo
e Passone. «Intervengo
senza voler entrare in polemica con l’amministra
Un «laboratorio» in vai Pellice
Capire l'ambiente
Sostenibilità, tutela
ambientale, ecosviluppo:
categorie che nei mesi
scorsi anche i media nazionali hanno preso in
considerazione, facendone parole d’ordine e come scoprendoli dal nulla.
La querelle Stati Uniti
contro «resto del mondo» per la ratifica del
protocollo di Kyoto sembra indurre politici e opinionisti a occuparsi di temi prima tralasciati. La
stessa cosa sta succedendo per il vertice G8 di
questi giorni. Eppure c’è
chi, anche a livello locale
e spesso istituzionalmente, di questi temi si
occupa da tempo. È un
esempio la Rete regionale di servizi per l’educazione ambientale.
Per il Pinerolese, dal 29
ottobre 1998 opera il Laboratorio della vai Pellice, che ha sede a Luserna
San Giovanni ed è gestito
dal settore ambiente della Comunità montana,
con la collaborazione del
settore cultura e delle
guardie ecologiche volontarie. Per quanto riguarda gli altri laboratori
della Rete, sono soprattutto Province e grandi
Comuni ad averli attivati.
«Questa struttura - spiega Marisa Bigo, referente
del centro - è prima di
tutto un posto dove trovare tutta la documentazione prodotta in Italia a
proposito di educazione
ambientale; in questi anni il Laboratorio ha inoltre avviato una serie di
progetti su temi specifici». Ma chi frequenta il
centro? «Soprattutto insegnanti della vai Pellice
e del Pinerolese - dice
Marisa Bigo -, ma anche
associazioni ed enti locali che si occupano di ambierite». Sono le scuole a
essere maggiormente
coinvolte: al progetto
«Gesti quotidiani» nel
2000 hanno partecipato
circa 700 bambini di elementari e materne di Luserna San Giovanni, Lusernetta, Rorà, Bibiana e
Bricherasio.
A settembre partiranno tre progetti; «Ecologie
paysanne», l’atlante faunistico didattico delle
valli pinerolesi e il corso
di formazione «Animali e
fiori nascono da...». Ecologie paysanne è un programma internazionale
che consiste, come spiega Marisa Bigo, nella
«raccolta e valorizzazione dei saperi rurali allo
scopo di utilizzarli per la
salvaguardia e lo sviluppo locale e la soluzione
delle grandi sfide ambientali, come la biodiversità e la gestione del
patrimonio idrico». Per
quanto riguarda l’atlante, con questo progetto
sarà pubblicato tutto il
materiale prodotto dal
censimento 2000 sulla
fauna alpina del Pinerolese. «Il corso di formazione - conclude Marisa
Bigo - sarà destinato a
insegnanti e classi delle
scuole pinerolesi e si
propone di fornire nuovi
spunti per la sensibilizzazione degli alunni alla
raccolta differenziata e al
riutilizzo dei rifiuti».
zione di Bricherasio scrive Odetto - ma la lunga serie di motivazioni
avanzate non è molto
condivisibile». E aggiunge: «A coloro, fra cui gli
amministratori di Bricherasio, che insistono
sul fatto che si è dovuto
fare troppo in fretta e che
sarebbe bene avere più
tempo per approfondire
tutte le problematiche,
va fatto notare che il treno con un po’ di miliardi
sta passando adesso e
molto in fretta, se non lo
si prende al volo, non ce
ne sarà un altro domani».
Odetto si sofferma poi
sull’ipotesi, avanzata dal
consigliere regionale Bolla (fra l’altro di Bricherasio) di collegamento stradale con la Francia; «Andarci ad avventurare su
progetti dalla valenza di
centinaia di miliardi - dice Odetto - mi angoscia
molto, mentre dobbiamo
amaramente constatare
di non essere in grado di
utilizzare i pochi miliardi
già assegnati, per realizzare un’opera di qualche
chilometro, ritenuta fondamentale, bloccandoci
dinanzi a 7-8 ettari di terreno da espropriare». Il
riferimento ovvio è ai
fondi agricoli interessati.
L’assessore Odetto non
sembra ammettere repliche o cambiamenti di
opinione e conclude: «Ritengo che si debba procedere in tempi rapidi a
definire o meglio confermare gli interventi che la
Conferenza dei sindaci
ha già deliberato».
La legge regionale sul turisn
Un progetto unicoùiLe
di pista ciclabile? ier
Il Pinerolese va in bicicletta. 0 almeno: deve
accontentarsi, perché dei
120 miliardi richiesti
nell’ambito della legge 4
del 2000 sul turismo la
Regione Piemonte ha accolto un piano di fattibilità che comprende progetti per 14 miliardi, che
saranno probabilmente
finanziati solo in parte. I
Comuni della pianura sono quelli che hanno dovuto subire i tagli maggiori: i progetti di valorizzazione dei percorsi cicloturistici restano a giocare la parte del leone.
Anzi: si può dire che siano i soli sopravvissuti. La
legge prevedeva finanziamenti fino al 70%, ma è
arrivato l’annuncio di una limitazione a un massimo del 50%, soglia che
determinerà un’ulteriore
moria di progetti, abbandonati da Comuni ed enti
che non saranno evidentemente più in grado di
affrontare l’investimento.
«La conduzione dell’intera legge è stata fumo negli occhi - commenta il
vicesindaco di Luserna
San Giovanni, Paolo Gar
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la legge aveva!
sul territorio siti
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celiato». Un
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Il Collegio saluta i «maturati °
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Le bacheche di quasi
tutti gli istituti secondari
pinerolesi espongono i
nomi degli studenti che
quest’anno hanno superato l’esame di maturità.
Non fa eccezione il Liceo
valdese di Torre Pellice,
che lunedì 9 luglio ha anche ospitato la cerimonia
di consegna dei diplomi
da parte del presidente
della commissione per il
Liceo classico, prof. Ugo
Cardinale. «La cerimonia
è una novità assoluta di
questa maturità - commenta il preside. Elio Canale - che tutti gli istituti
dovrebbero organizzare». Negli anni passati i
diplomi venivano consegnati in forma privata e
spesso con molto ritardo.
Emozionati, docenti,
genitori e studenti hanno
partecipato all’incontro
pomeridiano, durante il
quale hanno ricevuto il
diploma 14 allievi giudicati «maturi». Il preside
Canale è molto soddisfatto dei risultati dell’intera
classe; 9 ragazzi su 14 (il
70%) hanno ottenuto una
valutazione di almeno
90/100 e 3 di essi hanno
conseguito la valutazione
massima di 100/100. Si
tratta di William Jourdan
e Sara Emmanuela Tourn
dell’indirizzo Classico
«Brocca» e Alexia Benedetto dell’indirizzo Liceo
europeo. C’è soddisfazione anche per il futuro del
Liceo valdese. Infatti il
prossimo anno scolastico
saranno 20 fra ragazze e
ragazzi che frequenteranno la classe prima,
per un numero comples
sivo di allievi che ammonterà a 109 iscritti.
Auguri a tutti gli studenti che nel Pinerolese
inizieranno le scuole se
condarie e anche
ro che intraprende <
il proprio percorf
versitario.
buone vacanze.
«nlafesi
izico»
w -,
La consegna del diploma
I Nel mese di agosto in Pine!
Sosta gratuita
Verrà sospesa, in agosto, la sosta a j
nerolo. Questo è quanto ha comunicato re
te il Comune per mezzo del comandante o® ,
municipale, Ermenegilda /Moi, che in utian
to sapere che «considerato che in agosto
l’esigenza di mantenere attiva la zona di J
vie”!
I esigenza ui niaiiieiieie aiiiva la zunu — .
mento per l’effetto delle vacanze
sospesa e nei prossimi giorni il settore ai
blici prowederà a porre la segnaletica esp ^jj
Ed ecco come sarà regolamentata in ®
sta. Largo Lequio: sosta senza obbligo di
sia. Largo nequio: sosia senza unune” .
dal 6 al 29 agosto: piazza San donato,
piazza Barbieri, piazza Marconi, via
Porporato, sosta consentita senza obb i8
mento dal 6 al 24 agosto. Per le altre zone
gio ovviamente nulla viene mutato.
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PAG. 13 RIFORMA
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icobie avventure di Buccino» a teatro
e? W sognare anche nell'epoca del video
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letama
,D—di villa Prevera Pin croio è recitato con
ni foiosa convinzione da
Z lueecceUenti giovani atori: Emanuele Lomello,
esadle nella mimica, e
iessia Colombari, spie simpatica attrice
nel ruolo di una bambina
piena di inventiva e di
«verve» teatrale.
La storia, tratta liberamente dal bel libro del
pastore Sommani, pedagogo di primordine all’istituto Gould di Firenze
negli Anni 30, è un inno
alla logica deH’immaginazione e un’esaltazione
dei poteri della fantasia.
Due bimbi di ritorno da
scuola, stressati come
tanti bambini dalle ambizioni sfrenate dei genitori, saltano la loro lezione
di musica per assenza
dell’insegnante e quando
si accingono a mettersi,
come tanti loro coetanei
d’oggi, davanti al televisore si accorgono che è
scomparso il telecomando e, prima impacciati e
poi sempre più a loro
agio, dipanano la storia
di un bamboccio di tela e
cotone, «Buccino», che
essi hanno costruito a
scuola e che hanno riportato a casa nel loro zainetto. E allora inizia un
viaggio fantastico di questo bambino magico prima nel bosco pieno di
sorprese e di luoghi paurosi poi con un crescendo di immaginazione
viaggia prima sulle ali di
una cicogna poi nel mare
a cavallo di un delfino
finché la nostalgia per la
mamma lo fa tornare a
casa, nel luogo protetto e
pieno di amorose cure. Il
telecomando nell’agitazione dei movimenti alla
rincorsa di tanti elementi
fantastici viene ritrovato
ma ormai il gioco della
fantasia è talmente divertente rispetto a ogni trasmissione televisiva che i
bambini si dimenticano
di guardare quella scatola nera e si lanciano in
nuovi voli dove l’immaginazione, la creatività, lo
stupore la fanno da padroni.
Sono certo che Virgilio
Sommani, con l’allegrezza, sarebbe contento di
quésta trasposizione del
suo Buccino nel mondo
del televisore, becero assassino del potere che
ogni bambino porta con
sé come creatore e costruttore di immagini a
forti tinte espressive. E
sarebbe riconoscente anche a Guido Castiglia e ai
suoi collaboratori per
aver fatto rivivere quel
personaggio così piccolo
da stare nel palmo di una
mano ma così grande da
toccare il cuore dei bambini di tutti i tempi.
Grande successo auguriamo al redivivo Buccino che allieterà prossimamente grandi e piccini al festival di Asti di
teatro di «Luglio bambino», a Campi Bisenzio,
Firenze, alla rassegna di
«Il pifferaio magico di Torino», di chi il 18 agosto
prossimo si recherà ai
forte di Fenestrelle e di
tanti altri come il bimbette che tenevo il braccio a
fine spettacolo e che con
le sue manine paffutelle
applaudiva esclamando
«Batti, batti le manine».
lercorsi
ecedei
Il Comune occitano fu il primo a impiegarli
i obiettori a Castelmagno
IMO GNOME
ntamento a Caagno per gli o:i di coscienza. An:lio: a Chastelis ousitan, perito alla seconda
, il raduno degli
che hanno prezio civile nel
io’centro della valle
,ha trovato una
lÌéorazione preziosa
Mbentre Ousitan de
Vturo, l’associazione
die,àtitolata al partigia
degli obiettori di Castelmagno - spiega Daniele
De Bortoli, fra gli organizzatori della manife
i*4¡M|MDetto Dalmastro, si
dii"
occupa di organizzare
l'onnai tradizionale ma. anchei Nazione di music e
“aprende “Na occitana «San
percorf^Muzico».
). Ma, a’
:anze.
feporte del Rescounfc, cne coincide proprio
®lafesta di «San Jouan
fzico», sono aperte a
lettori e curiosi,
^ iggiare insieme il
|!omune italiano
w^chiesto la contine al ministero
'Difesa nell’ormai
0 1974. «Nel 2000
0 celebrato i 25
iel primo collettivo
stazione - e poi ci siamo
detti: perché non bissare
l’iniziativa?».
Si inizierà sabato 21 luglio, alle 17, con l’incontro degli obiettori al municipio e la cena in agriturismo. Domenica 22 il
clou della manifestazione. Alle 9 nella sede comunale di Campomolino
inizierà il convegno organizzato con il Lasa, il Laboratorio antropologico
delle Alpi occidentali, sul
tema: «Montagne occitane fra guerra e pace». Interverranno il sindaco di
Castelmagno, Giovanni
Rignon, e il presidente
del «Centro Detto Deimastro». A seguire: Annibaie Salsa, docente di antropologia dell’Università
di Genova; Michelino
Isoardi, storico locale, su
«Il prezzo delle guerre:
epistolario di un soldato
castelmagnese»; Danilo
Bruno, direttore del Lasa,
su «Dolcino: un eretico
sulle Alpi». Concluderan
no Fabio Caffarena e Davide Montino, dell’Università di Genova. Alle
13,30 il programma prosegue con il pranzo tradizionale a base di polenta
e salsiccia e alle 15,30, in
piazza del municipio a
Campomolino, si balla
con Daniela Mandrile e
la musica occitana del
gruppo «Aire d’Oc». Da
venerdì 20 sarà possibile
campeggiare nel campo
sportivo di Campomolino, riservato dal Comune
per l’occasione.
Per il 2002 gli organizzatori hanno in mente il
tema dell’immigrazione
e degli ideali, anche religiosi, con il probabile
coinvolgimento della
realtà valdese. Una curiosità sull’abitato di Castelmagno? Il Comune, ultimo villaggio della
vai Grana, a 22 chilometri da Caraglio, è passato
dagli oltre 1.400 abitanti
del 1901 agli attuali 115.
Per informazioni si può
telefonare al municipio,
allo 0171-986110, oppure a Daniele De Bortoli,
allo 011-9801719.
Cai - Pinerolo
Partenza per
l'Himalaya
Partirà in settembre la
spedizione del Cai pinerolese che cercherà di
raggiungere nelle montagne himalayane la cima
del Kedar Dome e porterà con sé un gagliardetto della città di Pinerolo
che sarà lasciato in vetta
alla montagna. La spedizione, che si inserisce
all’interno delle iniziative
che il Cai ha organizzato
per i 75 anni della sua
fondazione, è stata presentata venerdì 13 luglio
in municipio di fronte a
un numeroso pubblico.
«La spedizione - ha spiegato Ugo Griva, presidente del Cai pinerolese
- sarà composta da due
gruppi: uno alpinistico,
composto da 12 persone
che scaleranno il Kedar
Dome e uno di trekking
che arriverà nella parte
bassa della montagna fino alle sorgenti del Gange. La scelta dell’avere
due gruppi è stata dettata
dalla necessità di avere la
massima partecipazione
possibile di soci del Cai».
ptA casa Geymonat di Luserna
ippio anniversario
Pinefl
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nte delibi
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Buniv”.
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Gioì
Hi Filina e Daniele hanno festeggiato 50
Enrica e Mario i loro 25 anni.
Siornata ha caratterizzato lavvenimento.
delle due coppie le hanno festeggiate al
Marin» a Prarostino. A Filina e Daniele
^^ario felicitazioni e auguri..
Nel parco Orsiera-Rocciavré
Una notte in rifugio
«Una notte in rifugio»:
proseguono le manifestazioni organizzate dal
parco naturale OrsieraRocciavrè e Riserva di
Chianocco e Foresto.
Questa volta si tratta di
un week-end (sabato 21
e domenica 22 luglio)
con escursioni guidate e
pernottamento al rifugio
Amprimo di Bussoleno.
Chi lo desidera potrà trovarsi alle 17 di sabato 21
alla bacheca del parco a
Cortavetto e raggiungere
il rifugio in compagnia
del guardaparco, oppure
andarci autonomamente. in serata, nel salone
del rifugio, si terrà una
proiezione di diapositive
dal titolo «Curiosando
tra l’erba e sui fiori». Nella giornata di domenica
22 è in programma, con
partenza alle 9, un’escursione intorno al rifugio.
alla scoperta di alcuni
ambienti caratteristici
della zona. Il rientro alle
auto è previsto alle 18.
Per il pernottamento occorre telefonare al gestore del rifugio, sig. Plano,
allo 0122-49353.
Giovedì 26 luglio al
parco comunale di Coazze, alle 21, ci sarà la presentazione del libro fotografico sul parco Orsiera
Rocciavrè con la proiezione di diapositive e il
coro alpino di Rivoli.
Sempre il 26 alle 21, ma
alle casermette di Fenestrelle, è prevista una serata di diapositive e la
conferenza su: «I minerali della vai Chisone».
Per informazioni si può
telefonare alla sede di
Foresto del parco naturale, allo 0122-49398, alla
sede di Pracatinat allo
0121-83757.
APPUNTAMENTI
19 luglio, giovedì
ROURE: Alle 21, al Centro sociale, serata «Il gipeto».
PÌNEROLO: Nel parco di Villa Prever, dalle 20 alle
21.30, «L’isola dei bambini»; alle 21,30, festa finale «La
tribù degli indiani con caccia al bufalo bianco», alle
22.30, «Racconto della buona notte». Ingresso £ 3.000.
20 luglio, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 21,30, in piazza Muston,
spettacolo di clownerie «Bhola-Balla-Bola», con Shravan. Ingresso gratuito.
PRAROSTINO: Alla pista, serata danzante con musiche degli Anni 60 e liscio.
USSEAUX: Alle 21,30 concerto blues sul lago.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Prelievi di sangue e visita nella sede dell’Avis in via Roma 4L
21 luglio, sabato
BARGE: Dalle 10 alle 23 è allestita, nella chiesa della
Confraternita la mostra «Un sorriso contro la guerra...», fotografie sull’Africa (Nord Kiwu e Congo) di
Gianfranco Battisti; la mostra resterà aperta, con
identico orario, anche domenica e lunedì.
BARGE: Alle 17, nell’area del mercato coperto, si
inaugura la fiera enogastronomica «Golosità del Monviso»; la rassegna è aperta anche domenica e lunedi.
BARGE: Alle 18,30, a Castelvecchio inferiore, si
inaugura la mistra di sculture «Sassi vivaci».
TORRE PELLICE: Alle 14,30 si apre la festa per i 45
anni del circolo Mûris all’omonima borgata; alle 15
inaugurazione della mostra del Gruppo pittori Mûris
e dell’associazione «Le radici» di None. In serata pizza e ballo liscio. Domenica la festa prosegue con gare
di bocce, grigliata, ballo liscio con «La band del ’29»,
giochi e mostre di pittura.
PRAGELATO: Festa di Saucheres Hautes e Rivet;
battaglia delle regine (mucche) e dimostrazione di
abilità dei cani da pastore.
RINASCA: Alle 21, alla sala polivalente, teatro dialettale con lo spettacolo: «’1 curà ’d roca brusà». Il
giorno dopo festa alla borgata Giborgo.
FERRERÒ: Sabato e domenica festa del paese.
TORRE PELLICE: Passeggiata guidata lungo il sentiero La ghiandaia» fra Luserna e Torre Pellice; informazioni allo 0121-91875.
22 luglio, domenica
LUSERNA SAN GIOVANNI: La giornata è dedicata
alla manifestazione coordinata dalla Provincia di Torino, «Città d’arte a porte aperte».
FENESTRELLE: Alle 15,30, nella chiesa del Forte,
presentazione del 2° Festival dell’opera lirica e
dell’operetta al Forte di Fenestrelle; verranno eseguite arie da opere e operette famose. Ingresso libero.
BOBBIO PELLICE: «Da Bobbio al Pra» è il titolo
della manifestazione di mountain bike organizzata
lungo i 18 km di arrampicata non competitiva fino alla Conca; raduno e iscrizioni dalle 8 in piazza.
MASSELLO: Organizzata dal Coordinamento musei
e luoghi storici valdesi, gita a Massello (Balsiglia-Ortiaré) denominata «1300 di Arnaud» (informazioni allo 0121-808816).
• FRALI: Organizzata dal Coordinamento musei e
luoghi storici valdesi, gita «Lou viol dar mnistre» a
Frali e Rodoretto con appuntamento a Ghigo; itinerario Ghigo-Galmount-Rodoretto con pranzo al sacco.
Info: 0121.807519.
23 luglio, lunedì
PINEROLO: Alle 21,30 alla cascina Degassa, per «cinema in piazza», viene posto in visione «Lista d’attesa». Ingresso lire 6.000.
24 luglio, martedì
PINEROLO: Alle 21, in piazza San Donato, musica
Klezmer e gipsy con «Djangology» e «Opa Cupa».
25 luglio, mercoledì
PINEROLO: Alle 21, in p.za S. Donato, musica Klezmer e gipsy con «Trio klezmer» e Romane Quartett.
PINEROLO: Alle 21,30 al parco del Veloce club,
viene proiettato il film «I cento passi» del regista
Marco Tullio Giordana. ,
NELLE CHIESE VALDESI
COLLE DELLA CROCE — Domenica 22 luglio, tradizionale incontro al Colle della Croce: liturgia del
pastore Donato Mazzarella, sermone a cura del
pastore Mario Berutti, pomeriggio riflessione con
il pastore Giorgio Tourn sui 50 anni di Agape.
ANGROGNA— Domenica 22 culto a Pradeltorno.
POMARETTO — Riunione, domenica 22 luglio, alle
15, al Clot Boulard.
Un incontro al Colle della Croce negli anni passati
SERVIZI
GUARDIA MEDICA
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 800-233111
GUARDIA FARMACEUTICA
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 22 LUGLIO
PRAROSTINO — Domenica 22 luglio, alle 9, culto al
Roc; alle 10,30, culto a Roccapiatta.
RODORETTO-FONTANE — Domenica 22 luglio, alle
15, riunione estiva a Campo Clot.
Villar Pellice: Alilo - piazza
Jervis, tei. 930705
San Germano Chisone:
Farmacia Tron, tei. 58771
Pinerolo: Musto - via Cambiano 8, tei. 322050
CINEMA
TORRE PELLICE — Il
Cinema Trento propone,
giovedì 19 luglio, alle
20.30, Le follie dell’imperatore; venerdì 20 e
sabato 21, alle 21,30, La
stanza del figlio; domenica 22 e lunedi 23, alle
21.30, Chocolat; giovedì
26, alle 20,30, La carica
dei 102.
BARGE — Il Cinema
Comunale è chiuso per
lavori.
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma, alla sala «Scento», Evolution; alla sala
«2cento» va in visione La
vendetta di Carter; feriali
e festivi 20,30 e 22,20, sabato 20,30 e 22,30.
POSTA
L'incontro
dei Chauvie
Un fine settimana soleggiato e caldo ha accolto il gruppo dei francesi
che è venuto alle Valli
per l’incontro dei Chauvie-Chiavia che si è svolto sabato 23 e domenica
24 giugno. Un pranzo al
ristorante Palavas ha
sancito rincontro. Un
bel gruppo di persone si
è ritrovato con questi nostri discendenti francesi.
È stato come ritrovarsi in
una grande famiglia, c’è
stata molta commozione
e occhi lucidi, ci siamo
veramente sentiti vicini a
questi cugini francesi.
Un grazie di cuore a
chi ha lavorato per questo incontro, alla signora
Marisa che ha voluto ritrovare le sue radici, al signor Geymonat che nelle
sue ricerche ci ha dato la
possibilità di capire da
dove veniamo e quanto è
antico questo cognome
che portiamo, parlandoci
di quanti, molto numerosi, vivono oltreoceano. E
speriamo di poter avere
un incontro mondiale.
Lilly Chiavia Danna
Bricherasio
Pinerolo
«L'Isola»
si conclude
Ultimo appuntamento,
giovedì 19 luglio alle ore
21,30, a villa Prever di Pinerolo, per la rassegna
dedicata ai più piccoli
«L’isola dei bambini», organizzata dalla compagnia Nonsoloteatro. Ci
sarà una festa finale: la
tribù degli indiani con
caccia al bufalo bianco.
Dalle ore 20 alle ore 21,30
«microstorie», spazi di
animazione teatrale; «Ce
l’hai», punti gioco per i
più piccoli; «L'atelier», laboratorio di pittura: «Manimani», laboratorio di
manipolazione. Alle ore
22,30 «Il racconto della buona notte e sogni
d’oro», l’ultimo racconto
sotto l’albero delle storie.
ii
14
PAG. 14 RIFORMA
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Contabilità ordinaria e
semplificata
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Consulenza ambientale: rifiuti,
scarichi, emissioni in atmosfera
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Costituzione di società
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fattibilità personalizzati
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Sicurezza lavoro
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15
CLlOv
20 LUGLIO 2001
PAG. 15 RIFORMA
I
Documento di insegnanti piemontesi
rinsegnamento della
in prospettiva laica
l'Kietica
Noi sottoscritti insegnanti
n .r da anni impe
^ nell’attività didattica e
Wca pedagogica, rileviate negli ultimi tempi le
di bioetica hanno
un crescente interes
je7el mondo scolastico. Ci
. che questo sia un fatto
lasitivo, che mostra l’atten^ne rivolta dalla scuola alle
gestioni etiche e sociali porte dall’avanzamento tecni^.scientifico e la capacità di
date una pronta risposta alle
rfe sfide provenienti dalla
vitasociale: grazie all’insefliamento della bioetica la
0ola mostra la capacità di
; jjjje al passo con lo sviluppo
sociale e scientifico.
Se l’attenzione rivolta dalla
scuola pubblica alla bioetica
èun ulteriore segno della sua
vitalità, dobbiamo rilevare
come in troppi contesti tali
tematiche sono affrontate in
maniera unilaterale e parzia: le, soprattutto da chi propu! jna una posizione cattolica.
Sntro questa tendenza diffusa (che in alcuni casi comporta una vera e propria oc,(Cupazione di ogni spazio),
i noi ribadiamo la nostra conI wEione che queste tematii die debbano essere affrontai teinuno spirito non preconcetto di pluralismo e di contato, sicuri che soluzioni
adeguate possano emergere
idiil dialogo franco e sincero
J deDe varie parti.
In questa fase del dibattito
riteniamo di dovere proporre
! un coordinamento tra gli appartenenti al mondo della
stuoia, per far sì che i temi
della bioetica siano approfenditi criticamente e presentile scuole pubbliche selo Jm’ottica interdiscipli*" etta a sviluppare caità di argomentazione.
^0 infatti che il dovere
ir^rio di un insegnante
lello di abituare i giovani
ittito critico, offrendo
enti teorici e umani per
operare scelte libere e responsabilmente motivate, evitando ogni forma di indottrinamento secondo valori a priori.
Per affrontare questi problemi concernenti la didattica della bioetica, e per sviluppare il coordinamento al riguardo sopra proposto, la sezione torinese della Federazione nazionale insegnanti
scuola media (Fnism) in collaborazione con il Cidi di Torino, con la Consulta laica di
bioetica (Sezione torinese
della Consulta di bioetica) e
con il Comitato torinese per
la laicità della scuola, promuove un convegno di studio che si terrà a Torino il 24
ottobre 2001, in via Toselli n.
1. Il programma dettagliato
verrà comunicato al più presto, ma già sin d’ora si invitano i colleghi interessati a
contattare la Fnism per assumere le debite informazioni.
Si ricorda altresì che, oltre
al convegno sopracitato, la
Fnism ha già in programma
una serie di seminari di studio per approfondire le problematiche delFinsegnamento della bioetica a scuola,
ispirandosi a una concezione
dell’essere umano inteso come soggetto morale inserito
in un contesto sociale specifico che non può trascurare il
più vasto ecosistema terrestre. Per informazioni e adesioni: Fnism, via Toselli, 1,
10129 Torino; e-mail: sezionetorino@FNISM.net. o laisc@arpnet.it.
Aurora Tabone, docente
lingua francese Ite «B. Pascal»
di Giaveno (To); Angela Bruno, docente scienze presso
Ite «B. Pascal» di Giaveno;
Massima Bercetti, docente
Storia e Filosofia Ite. «B. Pascal» di Giaveno; Grazia Dalla Valle, membro del direttivo del Cidi di Torino; Carlo
Ottino, direttore di Laicità,
trimestrale del Comitato torinese per la laicità della scuola
e II direttivo della sezione torinese della Fnism: Marco
Chiauzza, presidente; Laura
Poli, vicepresidente; Mirella
Bert, Marisa Caccia, Franco
Calvetti, David Sorani, Liliana Zappi.
Torino, 12 giugno 2001
5.218
a cura di Ferruccio Corsani
Il redattore di questa nibrica
ci mette oggi niente di suo,
J^lascia che parlino alcune
« tanti voci di uomini illu' musicisti o no, che hanno
^presso giudizi, commenti o
°?>nei confronti della musica,
rlutarco (attrih.): «Gli antimi" greci avevano, a cuore più
l’educazione musicale,
^evano infatti che si doves* improntare all’equilibrio
^muno dei giovani attraverso
musica, in quanto essa si rii®'’® Utile in ogni circostanza
trichiedesse impegno».
Otero: «Chi non apprezza la
Osica è una persona con la'
, ® non posso essere d’accor’ giacché la musica è un
1 do
* nj regalo di Dio, non un
1° rii uomini; sicché essa
«viuiiu, blCCUC cftfild
oriche il diavolo e renj.^iosa la gente; grazie a essa
j antica ogni sorta di colletto?^ria, superbia e ogni aitila la teologia io dò
il secondo posto, e
^mo onore».
Piamverità noi sapesperienza che il
ha una grande effiesKia e
di stimolare e infiameU,' '*^ii?ri perché invochino
con lo zelo più vi”™te. Fra le cose idonee
Ite le persone e a dar lo
d*n’ è la prima,
®'lé più importanti;e noi
dobbiamo stimare che essa sia
un dono di Dio a tale scopo».
Schumann: «La musica parla
il linguaggio più universale, dal
quale l’anima è liberamente, indeterminatamente eccitata; ma
essa si sente nella .sua patria».
Bruno Walter (celebre direttore d’orchestra): «Se dobbiamo considerare il linguaggio
delle parole e il suo sviluppo
come una delle conquiste più
ammirevoli dello spirito umano, dobbiamo pure ammirare
come grandioso lavoro dell'anima la creazione del linguaggio
musicale: mai come nella musica l'animo umano ha saputo
esprimersi con così penetrante
eloquenza».
Alessandro De Bonis (sacerdote, già docente al Conservatorio di Napoli): «E una vera
missione il riuscire a interessare
e a far comprendere la musica
ai terzi. La musica è la più disgraziata delle arti, perché è
tutta in mano ai terzi: un quadro, una statua, un edificio rimangono come sono usciti dalle mani dell'autore. Mentre i
terzi fanno da «carnefici» nella
esecuzione della musica, e possono, con una mediocre o addirittura cattiva esecuzione, rovinare un capolavoro; o con una
buona esecuzione dar vita anche a cose a volte mediocri»
(da una lettera privata).
POSTA
Gli ospedali
valdesi
I dibattiti sulla diaconia e i
relativi ordini del giorno approvati nelle recenti Conferenze del I e del III distretto
mi spingono a esprimere
qualche riflessione sull'argomento a proposito degli ospedali. La loro presenza nelle Valli e a Torino, con amministrazione unificata già al
terzo anno, non rappresenta
solo uno dei punti di forza
della nostra diaconia ma interagisce oggettivamente con il
territorio e in definitiva con la
vita e la sussistenza stessa
della chiesa. Specialmente
nelle Valli sono infatti evidenti le connessioni di natura
non solo occupazionale ed
economica, ma anche culturale nel senso più lato, che
vengono a determinarsi.
La consapevolezza di questa realtà e il fatto che al giorno d'oggi la gestione degli
ospedali non può prescindere dai modelli organizzativi
vigenti, pena la sopravvivenza, e rendono necessario e
difficile operare delle scelte
oltremodo impegnative. Per
capirci, questo significa, per
l’ospedale di Torino, caratterizzarsi come struttura tecnologicamente avanzata, capace di rispondere a specifiche
importanti patologie (e di
conseguenza aprire nuovi reparti) e, per gli altri due, diventare «strutture ospedaliere di territorio» con peculiarità emergenti tipo la riabilitazione di II livello, la cura
per l’obesità, il potenziamento della «pronta diagnosi»,
uno spazio maggiore al day
hospital, e quant’altro.
È evidente quindi che la
Ciov viene a trovarsi continuamente di fronte a una alternativa che anch’io, come
membro della commissione,
vivo con ansia non ingiustificata; o rischiare la chiusura
per inadeguatezza o accettare sfide che, per gli impegni
finanziari derivanti, possono
sembrare (ed essere) temerarie. I pericoli sono reali sia
nella direzione del «buttarsi»
sia in quella del tradizionale
«restare con i piedi per terra».
Ritengo perciò che in questo momento politico in cui si
rischia lo smantellamento di
parte della sanità pubblica,
sia prioritario «non mollare» e
possibilmente, come realtà
evangelica e laica, garantire a
tutti dei servizi indispensabili
a vantaggio delle categorie
più deboli (come ad esempio
a Torino l’aiuto dato agli extracomunitari che si rivolgono al nostro ospedale) e dello
stato sociale in genere. Mi
sembra che questo significhi
operare nello spirito di coloro
che ci hanno preceduto e per
fondare questi istituti hanno
affrontato nel loro tempo decisioni forse ancora più ardue
delle nostre.
Myriam Bein - Torre Pellice
Nuovo indirizzo
Pawel Gajewski comunica
il proprio nuovo indirizzo:
Presbiterio valdese, piazza
Umberto 1 9, 10060 Perrero
(To); tei. 0121-808816; e-mail:
pawelga@tin.it
Passatempo
Soluzione del cruciverba del
numero scorso
c 0 N C 1 S T 0 R 0
0 B E N E T T 0 N
ta P E L 0 R E
F E S S A I R A S
E L I A 0 I I
R E L B U R N M
E E L A M 0 M 0
N N I S A N I
Z 1 Z Z A N I A P
A R I A N E S I M 0
Chiese
e appartenenze
Ho letto con molto interesse l’articolo di Doriana Giudici «Essere battisti oggi in Italia», a p. 9 di Riforma del 15
giugno: con altrettanto interesse vedo che viene pubblicata nella stessa pagina la Dichiarazione di Berlino su
Identità battista e culture nazionali. Da poco ho avvicinato la Chiesa valdese di Colleferro e da poco sono abbonato a Riforma. Da molto, invece, osservo dall’esterno il
messaggio protestante e riformato. Da queste premesse
autodescrittive potrete dedurre come io sia poco informato
dei fermenti e dei dibattiti che
vivacizzano il mondo cristiano acattolico in Italia. Eppure,
sento di dover dire la mia.
Penso che la questione
dell’identità di appartenenza
a una delle varie confessioni
protestanti sia veramente un
fardello nocivo, che spiana
ancor di più la strada a chi
vorrebbe perpetuare l’illusoria «cattolicità» del popolo italiano e ricondurre anche i nostri immigrati nell’alveo della
chiesa di Roma. Qual è la praticità e l’utilità ai fini del messaggio di Cristo di tutta questa gelosia del proclamarsi
chiesa di Milano, di Roma, di
Colleferro, di Riesi, di Albano
Laziale, di Torre Pellice, ecc.?
Ai fini amministrativi il senso
del discorso non si pone perché è evidente la sua praticità.
Ma, mi permetto affermare, in
ambito nazionale questo porta a una dispersione di energie che mi pare risponda più a
esigenze di timoroso amor
proprio che alla necessità di
superare divisioni su modelli
interpretativi esegetici e/o
teologici auspicati dai più illuminati e lungimiranti.
In fondo, che importa se il
battesimo va dato ai neonati
o agli adulti? E che cosa vuol
dire adulto? Un poppante,
battezzato o no, potrà vivere
da cristiano o meno; allo
stesso modo, un adulto battezzato in piena coscienza
potrà comunque avere o meno ripensamenti e mutamenti di rotta dovuti a nuove
esperienze di vita. Se non impariamo a capire che l’urgenza del tempo è soltanto una
percezione umana e che l’arco di una vita è soltanto un
frammento infinitesimale
della durata dell’eternità,
non avremo mai il modo di
afferrare il significato dell’importanza relativa di sottigliezze ininfluenti agli occhi
di Dio. Ha un senso avere
paura di una «fusione» tra le
diverse confessioni battista,
metodiste e valdesi? Perfino
tra Pietro e Paolo c’erano differenze sostanziali sull’intendimento di alcune prassi: eppure le diversità nelle antiche
comunità cristiane, anche se
è vero che portarono a scismi
e devianze, non impedivano
che si chiamassero tutte con
lo stesso nome di cristiane.
È giusto, dunque, confrontarsi anche duramente sul
modo di accedere all’otto per
mille e sul «se» continuare a
beneficiarne. È giustissimo e
più che mai necessario trovare il modo di darsi coraggio e
prassi per intervenire sul territorio, per aggregare i credenti, per dialogare e coinvolgere gli immigrati, per rendersi visibili e testimoniare
anche politicamente i valori
cristiani. Ma, consentitemelo,
trovo una vera perdita di tempo stare a sottilizzare per secoli su particolari simbolici,
iniziatici, sacramentali (a seconda della visione che se ne
ha) come il battesimo. Quel
che conta, invece, è lasciar
perdere le divisioni mantenendo l’autonomia delle
chiese locali; occorre superare l’orgoglio (idolatrico) della
propria «forma di fede» e confluire in un unico organismo
pluralistico e cristiano alter
nativo alla chiesa vaticana.
Insomma, bisogna trovare
una forma unitaria che annulli le divisioni facendo capire che l’identità c’è già ed è
forte: è quella cristiana evangelica; vanno aboliti i diversi
organi «di vertice» costituendo una specie di «federazione» delle chiese a livello nazionale: va trovata una nuova
formula cultuale di base che
possa superare una certa
freddezza emotiva senza scadere nel barocchismo paganeggiante cattolico, magari
sperimentando letture coinvolgenti a domanda e risposta, stimolanti per i partecipanti al culto; vanno promossi, come dice giustamente Valdo Benecchi (Riforma
del 2 giugno), i motivi di partecipazione attiva alla gestione «politica» dei paesi e delle
città in cui siamo presenti
battisti, metodisti e valdesi.
Tutto questo, e altro ancora, va fatto sperando che non
passino i secoli e che non
sprechiamo le nostre vite in
un timido cristianesimo «da
zoo», limitato alla sopravvivenza all’ombra di un Vaticano arbitro dei destini della fede e delle vite di chi vive in
Italia, sia cristiano, musulmano, pagano, ebreo o ateo.
Marco Bresciani
Segni (Roma)
Impotenza
politica
Le recenti elezioni politiche
hanno messo in luce, ancora
una volta, il difetto di fondo
del nostro sistema elettorale,
parte maggioritario parte proporzionale. In questa situazione, particolarmente grave
è stata la débàcle dei radicali,
in parte per alcuni errori a loro imputabili (scarsissima organizzazione e presenza sul
territorio, l’aver proposto
l’abolizione della quota proporzionale e l’aver chiesto poi
agli elettori proprio di essere
eletti nel proporzionale, ecc.),
in parte per questo meccanismo elettorale perverso.
Con un governo e una maggioranza parlamentare di centro-destra abbastanza solida e
ampia, il rischio che alcune
conquiste e alcuni principi irrinunciabili in e per una società che si voglia definire
moderna, liberale, democratica (mi riferisco all’aborto, al
finanziamento pubblico delle
scuole private, per lo più cattoliche, alla libertà della ricerca scientifica, all’eutanasia,
alla libertà religiosa, ecc.)
vengano vanificate, limitate o
compromesse è reale e non
ipotetico, come del resto già
annunciato da qualche esponente del Polo (Buttiglione).
Una presenza radicale in Parlamento avrebbe costituito un
argine e una difesa di questi
principi e valori, bénché tenue; l’azione radicale non si
esaurisce, comunque, nelle
aule parlamentari, dal momento che dalla sinistra su
questi temi non c’è da aspettarsi granché, come l’esperienza sta a dimostrare.
Staremo a vedere. È certo,
comunque, che per uscire da
questa impasse e da questa
situazione di «impotenza
pratica» tipica dei vari governi italiani, bisognerebbe realizzare una riforma elettorale
seria, o chiaramente maggioritaria o chiaramente proporzionale con sbarramento al
5% e sfiducia costruttiva, come quella tedesca, se si vuole
garantire stabilità e governabilità al paese e alle forze politiche che di volta in volta si
alternano alla sua guida. Personalmente propendo per un
sistema proporzionale come
quello tedesco, che consente
al contempo il massimo di
stabilità e governabilità, con
il massimo di partecipazione
democratica, nel senso che
permette a ogni formazione
politica di partecipare alle
elezioni, senza necessariamente scegliere a priori di far
parte di una coalizione.
Un sistema perciò più adatto alle tradizioni, peculiarità e
caratteristiche culturali, psicologiche e politiche degli italiani, che amano il pluràismo
e che, checché se ne dica,
continuano ad appassionarsi
e a interessarsi di politica, come proprio le ultime eleziohi
hanno dimostrato. Certo, per
ottenere questo duplice risultato (maggiore stabilità e
maggiore partecipazione politica dei cittadini) non basta
modificare solo il sistema
elettorale: bisognerebbe anche, a esempio, modificare il
sistema di raccolta delle firme
per la presentazione dei candidati al Parlamento, che oggi
favorisce solo i grossi partiti;
bisognerebbe ridefinire i
compiti e i poteri dei premier;
impedire che un parlamentare eletto in una lista possa,
durante la stessa legislatura,
passare al partito avverso (trasformismo) e via dicendo.
Dubito tuttavia che il nuovo Parlamento e il nuovo governo, come del resto in passato la sinistra, vogliano mettere mano a una nuova legge
elettorale che vada nel senso
indicato, avendo lo stesso
Berlusconi dichiarato che
questo problema non è fra le
sue priorità. Vedremo, sempre che riesca a giungere alla
fine del suo mandato e che
nel frattempo non avvenga
qualche altro ribaltone.
Arturo A Cericola
Torre Pellice
PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«In verità, in verità io vi dico:
Chi ascoita la mia parola
e crede a colui che mi
ha mandato ha vita eterna;
e non viene in giudizio, ma è
passato dalla morte alla vita»
Giovanni 5, 24
Il marito, i figli e i familiari tutti
della cara
Anita Rostan Fàraudo
profondamente commossi e riconoscenti per la grande dimostrazione di affetto tributata alla loro
cara, neN’impossibiiità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che con fiori, parole di conforto, presenza, scritti e offèrte si
sono uniti al loro grande dolore.
Un ringraziamento particolare
all’ospedale Santa Croce e
Chiarie di Cuneo, al medico curante dott. Del Piano e al past.
Paolo Ribet.
Cantalupa, 6 luglio 2001
RINGRAZIAMENTO
«Giustificati dunque per fede,
abbiamo pace con Dio
per mezzo di Gesù Cristo,
nostro Signore»
Romani 5,1
La moglie e i familiari tutti
dell’amato
Aldo Ghigo
commossi per la grande dimostrazione di affetto ricevuta, ringraziano di cuore tutti coloro
che con presenza, scritti e telefonate hanno partecipato al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
alla dottoressa Anita Taraselo
per l’amorevole assistenza, al
personale dell’Ospedale civile di
Pinerolo, al Servizio 118 e alla
evangelica sensibilità del past.
Pawel Gayewsky.
Grazie papà per il bene che ci
hai voluto.
Eirassa di Perrero, 5 luglio 2001
Per la
pubblicità su
tei. 011-655278, fax
16
PAG. 16 RIFORMA
j'i
i>ALE
VENERDÌ 20 LUGLIO 200,
Budapest, 24-28 giugno: consultazione delle chiese europee sulla globalizzazione Si tratta di tre militari e di un prete
La globalizzazione vista dall'Est europeo
Nel 1997 l'Assemblea generale dell'Arm decise di avviare uncido di incontri fra le chiese rispetto
alla giustizia economica e alla distruzione ecologica. Questo è stato il secondo appuntamento
Guatemala: condannati gli
assassini del vescovo Gerard!
ANTONELLA VISINTIN
La consultazione delle
chiese sulla globalizzazione e la giustizia economica
ha fatto tappa nell’Europa
dell’Est. Il «Processus confessionis», lo ricordiamo, veniva
avviato nel 1995 a Kitwe, in
Sud Africa, in una consultazione delle chiese su fede e
giustizia economica a partire
dall’esclusione sistematica di
questo continente dai meccanismi dello sviluppo da cui
le chiese non sanno prendere
adeguata distanza.
Chiese protestanti
e giustizia economica
Da qui la decisione della
XXIII Assemblea dell’Alleanza riformata mondiale (Arm)
del 1997 di avviare un ciclo di
incontri fra le chiese rispetto alla giustizia economica
e alla distruzione ecologica.
Il primo appuntamento è
stato nella regione asiatica a
Bankok (in collaborazione
con la comunità buddista)
nello stesso anno; l’VIII Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) nel
1998 decideva di associarsi al
progetto e questa è la seconda consultazione, sponsorizzata dal Cec, dall’Arm e dalle
rispettive strutture europee,
a cui si è aggiunta la Federazione luterana mondiale (Firn), a significare la crescente attenzione al tema.
Seguirà un terzo appuntamento alle isole Fiji in agosto,
in un percorso che si concluderà nel 2004 con la prossima
Assemblea dell’Arm ad Accra.
La globalizzazione
La globalizzazione unisce e
insieme frammenta. Qualcuno la chiama governo delle
Tnc, qualcun altro l’era del
capitale finanziario: qualcuno ancora enfatizza il ruolo
delle istituzioni finanziarie
mondiali (Fondo monetario
intemazionale e Banca mondiale) o degli Usa attraverso il
Wto (Organizzazione mondiale del commercio).
Nella prospettiva dei paesi
dell’Est e del Centro Europa
si tratta di un processo di
transizione-integrazione-globalizzazione. Transizione
verso un’economia di mercato, integrazione nell’Europa e
accesso alla globalizzazione.
La sovrapposizione e l’interconnessione fra questi tre
fenomeni in maniera diversa
per ognuno dei paesi coinvolti produce l’effetto di un
sasso lanciato contro una finestra socchiusa verso una
economia aperta all’iniziativa privata. La Mafia ha incontrato e la corruzione, la
speculazione non ha pressoché incontrato ostacoli.
Un’incursione dall’esterno,
un brusco ritorno al mercato
dòpo una generazione di
economia protetta.
La situazione a Est
Così come in Occidente i
lavoratori sognavano di liberarsi dalla gabbia del lavoro
di 8 ore e si sono trovati con
la precarietà flessibile, l’Est
voleva l’abolizione deH’economia centralmente pianificata e il passaggio parziale
della proprietà dello stato al
privato, garanzia di efficienza. La transizione invece è
stata travolta e devastata da
un capitale mercenario che
con disinvoltura può investire e disinvestire, comprare
per distruggere, ricattare i
governi e destabilizzare gli
equilibri dell’economia locale. Nel frattempo entrano nel
paese nuove tecnologie, nuove culture del lavoro, nuovi
modelli di consumo.
Una veduta di Budapest
La possibilità di negoziare
le regole è ovviamente associata ai rapporti di forza e
cioè allo stato di salute economica e infrastrutturale.
Niente di nuovo rispetto al
resto del pianeta, è la banalità del male. Ma per questa
regione è stato uno shock.
Venivano dal piccolo lavoro e
dal piccolo stipendio assicurato da uno stato paternalista
dove l’uguaglianza era obbligatoria. Volevano maggiore
libertà di movimento, l’apertura a nuovi mercati, la convertibilità della moneta, il riconoscimento del proprio
valore a prescindere dalla
professione politica. La popolazione dell’Est aveva imparato a sopravvivere: tacendo e subendo. Popolazioni
naiv, credevano nella possibilità del bene, mentre l’Occidente era ironico, amaro,
disilluso. Come da noi, oggi
chi sta dentro il flusso della
globalizzazione si lamenta
ma si sente vincente, e chi sta
fuori o viene sbattuto fuori
vive la condizione di non sapere più cbe cosa essere.
Consistenti le differenze non
solo fra paesi ma anche fra
città e zone rurali. Il quadro
di dati «ufficiali» fornito
dairOnu lascia riflettere.
Responsabilità delle chiese
Per le chiese (erano rappresentate quelle protestanti,
ortodosse e cattolica) si tratta
di reimparare a parlare e a fare, dopo anni di pj-edicazione
disincarnata. La fase sembra
quella di dare un nome agli
eventi, preoccupazione e
qualche rimpianto. Il livello
della consultazione era buono senza la pretesa di essere
specialistico. Il clima era
quello di responsabilità verso
un impegno sociale che supera le proprie forze ma non
si può eludere. Le aree di approfondimento sono state
l’economia globale, con attenzione all’economia rurale,
le conseguenze sociali, la cultura e la religione, l’ambiente. 1 riferimenti biblici erano
Levitico 25, Deuteronomio
15, Nehemia 5, Luca 4.
La presenza di persone
provenienti non solo dalla re
gione ma anche da altri continenti ha aiutato il confronto, a superare le diffidenze e i
conflitti che tanti anni di forzato destino comune ha prodotto. L’entrare in Europa,
nel mondo dei salvati, affiorava periodicamente lasciando
inevasa la domanda se l’ingresso nella fortezza stia
nell’orizzonte della giustizia
economica o della soluzione
di un proprio problema. Secondo una pastora ungherese
stempererebbe la questione
identitaria ancora fortemente
associata ai confini, quelli attuali e quelli «perduti» e più
volte ridisegnati ancora nel
corso del ’900. Sotto questo
profilo l’attraversamento in
treno dall’Italia all’Ungheria
passando dalla Slovenia e la
Croazia è istruttivo circa la
serietà dei gendarmi che difendono la fortezza. Fra i documenti conclusivi una lettera ai governi «al servizio della
gente e non del potere», e una
alle chiese «scegli la vita e
non la morte». Di questi daremo conto in un momento
successivo.
Al termine di una decisione
che potrebbe cambiare il
paesaggio politico del Guatemala, un tribunale ha riconosciuto colpevoli tre militari e
un prete del delitto del vescovo cattolico Juan Gerardi. L’8
giugno scorso il colonnello
Disrael Oliva, il capitano Byron Lima Oliva e il sergente
José Villanueva sono stati
condannati ognuno a 30 anni
di detenzione per l’assassinio
di Juan Gerardi. Il vescovo,
instancabile difensore dei diritti della persona, era stato
picchiato a morte nell’aprile
1998, due giorni dopo aver
pubblicato un rapporto che
accusava i militari di essere
responsabili della maggior
parte delle morti e delle
scomparse durante la guerra
civile che ha provocato la
morte di 200.000 persone.
Il prete Mario Orantes, che
condivideva la residenza del
vescovo, è stato condannato
a 20 anni di detenzione per
complicità. La governante.
Margarita Lopez, è stata assolta per mancanza di prove.
Era stata accusata di complicità per l’occultamento del
delitto. «Tutti i guatemaltechi
sono felici di questo esito che
segna una tappa verso la fine
dell’impunità», ha dichiarato
il vescovo di E1 Quiche, Julio
Cabrera: «L’esempio di questo caso ci dà la speranza di
potere ottenere giustizia per
crimini commessi contro cittadini comuni. Se abbiamo
potuto ottenere giustizia in
questo caso, è perché la vittima era un vescovo. Oggi,
dobbiamo ottenerla per le
decine di migliaia di vittime
che sono poveri».
Il verdetto è l’epilogo di un
processo lungo e difficile. Dopo l’assassinio del vescovo,
tre anni fa, sei testimoni, un
procuratore e un giudice legati a questa vicenda hanno dovuto lasciare il paese per via
dei rischi che correvano. Ci
furono innumerevoli minacce
nei confronti di coloro che volevano che il processo avesse
luogo. Esplosivi sono stati
lanciati contro la casa di Iris
Barrios, una dei giudici incaricati del processo, nella notte
prima dell’apertura.
Durante il processo i tre
In molti paesi del mondo il fenomeno è riapparso sotto le forme più abominevoli
La schiavitù non è scomparsa dalla faccia della terra
VLADIMIR ZIELINSKY
UN uomo ha bevuto un
bicchiere di vino nel tre
no che attraversava il Kazakhtan insieme a compagni
occasionali. È un’usanza russa: le distanze sono lunghe,
un buon bicchiere crea subito
amicizia. Questa volta l’amicizia ha fatto una brutta fine:
l’indomani l’uomo si è svegliato in una pozza di sangue,
i compagni di ieri lo hanno
colpito alla testa e lo hanno
rapinato. 11 poliziotto della
stazione, al quale egli ha fatto
il suo rapporto, non era gentile: «Va’ al diavolo, ciuco», dice... «lo, ciuco, e tu, porco
maiale...». «Questa me la pagherai» replicò il poliziotto
che lo arrestò e lo vendette.
Molto presto il nostro viaggiatore si ritrovò con le mani
legate in mezzo alla steppa
kazakha, così lontana dalla
città, da ogni civiltà e dalla
sua vita di ieri. Addormentatosi da uomo libero, sicuro di
sé, si svegliò come «proprietà
privata» di uno di quei nuovi
ricchi dell’Asia centrale, padrone assoluto di vita e di
morte su una quindicina di
schiavi, uomini, ma soprattutto donne, le cui condizioni umane sono a volte peg
giori di quelle dell’Antichità.
Questa storia vera, raccontata di recente sulla stampa
russa, può essere letta come
una parabola. Il viaggio di
quest’uomo è durato due anni e mezzo. Dopo alcuni tentativi, riuscì a scappare. Oggi
si porta dietro il giornale con
l’elenco degli scomparsi. Dio
sa in quali angoli delle ex repubbliche «sorelle» dell’ex
Urss questi si possono trovare, in quali fazende dei nuovi
padroni di schiavi... Questo
fenomeno è planetario. A volte, basta fare solo un passo
nell’ignoto, essere deviato dal
proprio cammino e cadere in
un Ijuco, nell’oscurità di un
film dell’orrore. (...) 11 tema
dei nuovi schiavi non è molto
di moda. Non si tratta soltanto di ex sovietici, si tratta del
mondo intero.
La schiavitù aperta, insolente e fiera di esserlo, è accanto a noi. Una studentessa
di Manila o di Bucarest che
esce di casa per andare a trovare un’amica può ritrovarsi
a battere il marciapiede in
una città dell’Occidente, dopo essere stata sequestrata e
violentata e dopo avere accettato, intimidita e straziata, la
«protezione» di un capo che
la farà lavorare. I suoi clienti
europei, probabili difensori
dei diritti umani, ma nei paesi lontani, in questo caso non
si interessano molto ai suoi
«diritti». Infatti, il solo fatto di
mercificare il corpo di un altro essere umano, anche con
il suo pieno consenso, costituisce un atto di riduzione in
schiavitù. Lo si sa ma non se
ne parla. Il fragile confine tra
il crimine nato dalla costrizione e il libero arbitrio della
vittima passa attraverso il
concetto dell’intesa tra la
proprietaria del corpo e il suo
«consumatore». Ma se i veri
proprietari sono gli altri? Il
traffico di esseri umani è perfino più remunerato e molto
meno rischioso del traffico di
stupefacenti o di armi.
Tenuto conto dell’attrazione dell’Occidente, della permeabilità delle frontiere, della potenza delle mafie, del
lassismo della legislazione,
del rispetto del diritto sacrosanto di «consumare» i corpi
degli altri, ecc., si può prevedere che il secolo che acclamiamo con tanta speranza
sarà anche il secolo della
schiavitù. Secondo dati recenti, nella sola Asia, circa
trenta milioni di persone sono coinvolte nel commercio
di schiavi. Non va dimentica
to il traffico di bambini prostituti, di bambini come portatori di organi e altre abominazioni proibite sulla carta
ma fiorenti nella vita.
Ma i nostri testi (per non
parlare delle nostre coscienze) sono in regola con la situazione attuale? Ci sono leggi che condannano e puniscono la schiavitù in quanto tale?
Oppure questa parola appartiene solo ai manuali di storia
studiati a scuola? Ci sono Carte che vietano l’ingresso nel
club dei paesi cosiddetti civilizzati a coloro che tollerano il
traffico di esseri umani sul loro territorio? Questo club rischia di rimanere vuoto per
un tempo indeterminato. Lo
spettro si aggira in Europa e
non si nasconde. Come il virus che si adatta alle medicine
usate contro di lui, esso è capace di utilizzare anche il
concetto del diritto per
schiacciare l’essere umano.
Nel mondo in cui la schiavitù
viene globalizzata, i diritti
umani diventano sempre più
provinciali.
(articolo tratto dal giornale
cattolico francese «La croix» del
29 novembre 2000, ripreso da
«Œcuménisme Informations»
di gennaio 2001. Traduzione
dal francese di J.-J. Peyronel)
giudici hanno sentito un centinaio di testimoni, preso conoscenza di 80 documenti
visionato 60 ore di videocassette registrate durante l’inchiesta. I giudici hanno anche lasciato l’aula per recarsi
sui luoghi del delitto e in una
prigione in cui il sergente José Villanueva affermava di
essere stato incarcerato nella
notte del delitto. Anche se
hanno riconosciuto che nessuno è stato in grado di provare chi avesse effettivamente ucciso il vescovo, i giudici
hanno dichiarato i tre militari
«coautori» del delitto in
quanto hanno partecipato alla pianificazione, all’attuazione e all’occultamento delle tracce del crimine.
I tre militari sono stati dichiarati colpevoli di «esecuzione extragiudiziale», il che
vuol dire che i tre hanno agito in quanto rappresentanti
dello stato. Secondo il verdetto, l’assassinio del vescovo è
un delitto politico, ordinato
dall’esercito che si sentiva
minacciato dagli sforzi del
vescovo per fare scoppiare la
verità. In una dichiarazione
scritta. Ietta alle 4,30 del mattino dell’8 giugno in un’aula
stracolma, i giudici hanno
esposto i principali fattori di
giustificazione della loro decisione. Fra i testimoni sentiti
dai giudici vi era Ruben Chanax, che riceveva 40 dollari la
settimana da parte del colonnello Lima Estrada per spiare
il vescovo. Ruben Chanaxè
tornato dal Messico, dove vive attualmente sotto protezione, per testimoniare, e ha
confermato di avere aiutato il
capitano Lima Oliva e il sergente Villanueva a spostare il
corpo del vescovo e a cancellare le tracce di sangue sul
pavimento.
Dopo il verdetto, il presidente guatemalteco Alfonso
Portillo ha riconosciuto che il
caso era diventato «una vergogna nazionale» e ha dichiarato: «Oggi, per la prima volta
nella nostra storia, la legge e
la giustizia sono state applicate nel caso di un delitto politico». Le organizzazioni di
difesa dei diritti umani si sono congratulate per la sentenza. «L’esito del processo
segna la fine di un’epoca in
Guateinala - ha detto Josè
Migueì Vivanco, direttore
della divisione americana di
Human Rights Watch -. Per
la prima volta, un tribunale
guatemalteco ha deciso che
ufficiali dell’esercito non potevano compiere crimini senza essere perseguiti».
Fra i diplomatici presenti al
processo vi era Prudente Bushnell, ambasciatrice degli
Usa. Determinata a dare i
suo appoggio personale al
processo, ha perfino ignorato
le istruzioni del Dipartimerito
di Stato a Washington che
aveva ordinato che solo un
rappresentante di grado inferiore fosse presente.
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Mons. Juan Gerardi