1
LA BUO^A NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO ll’A««>OCIAXIO.>ÌE
(i domicilio)
Torino, per un anno L. C,00 L.7,00
— per sei mesi » 4,00 » 4,SO '
Per le proviocie e l’estero franco sino
ai confini, un anno . . L. 7,SO
per sei mesi, » b,20
A).i;0ó'jovT£; Si èv aya/tj
Sogiicnclo la vcrilìi nella ««rilà
Kfes. IV. H5.
La Direzione della BUONA NOVELLA è
ìd Torino, casa Bellora, a capo del Viale
del Re, N 'l;2, piano 3 ’.
Leassuciazioni si ricevono dalla Direzione
del Giornale, e dal Libraio G. SERRA,
conlrada Nuova in Torino.
Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla Direzione.
La successione apostolica I — Mìssìodì evange)ich« Lettera di Rosa Madiai, —
Lettera deì\’autrìce della Capanna dello ZÌO Tom. — Ancora del vescovo americano
passato alla Chie&a di Roma. — Stampa olerioale. Notizie Religiose: Firenze —
Ginevra-T-Loudra — Austria--Prusgia — Alemagna — Danimarca — Cronachetta
politica,
li SUCCESSIONE APOSTOLICA
Il papa di Roma è egli il successore di s. Pietro? Noi non saremmo
mai entrati a trattare simile questione,
se i clericali non andassero continuamente dicendo e nei loro sermoni e
nei loro scritti, che noi evangelici
siamo perduti perchè non vogliamo
dipendere dal successore di s. Pietro.
È il dirittg di difesa, e non la voglia
di attaccare le altrui credenze religiose che ci spinge ad esaminare bre
veniente la questione della successione apostolica.
Non temano i nostri lettori che
noi vogliamo qui far mostra di scolastiche argomentazioni: noi sappiamo che uno stile scolastico mal si
addirebbe ad un giornale che non è
esclusivamente destinato ad uomini
di scuola; e perciò rinunciando al
sommo vantaggio che noi potremmo
trarre colla riproduzione di quegli ar-
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gomenti ai quali giammai i clericali
non h;}nno socldisfacieulemenLe risposto, prendiamo a trattare la questione
dal solo lato ¡storico.
Ma anche dal solo lato istorico ci
si parano d’innanzi le più grandi difi
ficoltà; se il papa è successore di san
Pietro, bisogna bene che questi sia
stato papa; e se ciò è, bisogna bene
che sia stato a Roma, che vi abbia
seduto j che vi sia morto, che abbia
lasciato uu successore a <;ui abbia
trasmessi i suoi poteri. Tanto è lungi
che tali fatti sieno provati nel senso
dei clericali, che per i conoscitori
della storia ecclesiastica è una evidenza s. Pietro non essere mai stato
a Roma, non avervi seduto come vescovo, nou esservi morto, nè avervi
lasciato un successore. Noi però che
non vogliamo entrare in questioni,
passiamo sopra con un salto a tulte
queste difficoltà, e diciamo che quando
anche s. Pietro fosse stato a Roma,
vi fosse morto , e vi avesse lasciato
un successore, se vogliamo stare alla
storia, il papa non sarà mai il successore di a. Pietro.
Se noi consultiamo 1 primi monumenti delle antichità ecclesiastiche
intorno ai primi pretesi successori di
8. Pietro , noi troviamo che i pilli
grandi campioni della successione
apostolica non sono fra loro di accordo nel tessere ii catalogo dei primi ve
scovr di Roma. S. Agostino, s. Ottalo,
s. Damaso, e le Costituzioni Apostoliche ci danno per primi successori
dis, Pietro, Lino, Clemente, Anacleto :
ma s. Ireneo, s. Girolamo, e lo storico Eusebio sostengono che fra Lino
e Clemente vi fosse Anacleto. S. Epifanio, Niceforo, RufTino, e s. Prospero ritengono che non già Anacleto, ma Cleto fosse il secondo successore di s. Pietro dopo Lino. Anastasio il bibliotecario. Platina, More,
Bini e Labbé vogliono che Anacleto
sia stato il quarto successore di s. Pietro e non il secondo. Tertulliano insegna che Clemente fu il primo successore di s. Pietro, che fu ordinato
vescovo di Roma dallo stesso apostolo, mentre le Costituzioni Apostoliche sostengono che s. Paolo ordinasse vescovo di Roma Lino. Se
dunque i momimenti storici dei primi
tempi della Chiesa sono così discordi
fra di loro intorno alla successione
dei primi vescovi di Roma, opn qual
criterio storico, diciam noi, potrà
cosi francamente asserirsi la successione apostolica dei papiP Ma quando
anche potesse superarsi una tale difficoltà, come, domandiamo noi, potrebbe superarsi la difllcoltà dei papi
dichiarati eretici dai concilii universali, come Liberio, Onorip, Vigilio?
come si supererebbe la difficoltà che
nasce da quei pupi chiamati dallo
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stesso cartliual Baronie assassini,
ladri, avvelenatori, omicidi, impudici, ed esempi di ogni più mostnwso
deliilo ?
Ebbene , nella questione, di cui ci
occupiamo vogliamo essere generosi
co’ nostri avversari, e passar sopra a
tutte queste per loro insuperabili difflcoltà, e per eccesso di generosità
vogliamo chc i nostri lettori suppongano per vero tutto quello che i clericali spacciano come tale, e ritengano per falso tutto quello che i
monumenti più autentici della storia
danno per dimostrato. Suppongano
dunque chc s. Pietro sia realmente
stalo il primo vescovo di Roma, che
non vi sia alcuna questione intorno
alla successione dei primi papi, che
nessun papa sia stato nè eretico,
come lo hanno dimostrato i concilii,
nè scellerato come ce ne fan fede tutti
gli storici; ma che tutti sieno stati
santi, come lo asseriva papa Ildebrando. Dopo supposizioni così favorevoli ai clericali, vediamo colla storia
alla mano quello che debba credersi
della pretesa successione apostolica.
Se la successione apostolica esistesse, essa dovrebbé essere una catena continuata: 3. Pietro sarebbe il
primo anello, ed. i papi si sarebbono
dovuti succedexe gli uni agli altri siccome gli anelli in una catena : non
mai due anelli insieme, non mai in
terruzione, altrimenti la catena sarebbe spezzata: ebbene consultiamo
la storia.
È celebre nel quarto secolo il pontificato del vescovo di Roma Liberio :
codesto papa, esiliato dall’imperatore
ariano e rilegato in Berrea nella Tracia, lasciò vacante la sede: il diacono
Felice fu eletto e consécralo al suo
luogo, e la sua elezione e cousecrazione fu riconosciuta regolare da
tutta quanta la Chiesa. Ecco due papi
regolarmente eletti, regolarmente consecrati: quale di questi due era il
successore di s. Pietro? Sappiamo
bene che qualcuno ha risposto che
Felice siedeva come vicario di Liberio,
e faceva le veci di lui nella sua assenza. Ma bisogna bene abusare della
semplicità di chi ascolta per ispacciare tali menzogne. Diffatti la storia
dice che Liberio, dopo di avere sottoscritta la formula di fede ariana»
ottenne di ritornare in Roma per decreto imperiale, e per la decisione di
un concilio; ma il concilio e l’imperatore ordinarono che Liberio tenesse
il vescovato di Roma insieme con
Felice: ed ecco in Roma due papi
governare pacificamente la Chiesa, e
ciascuno di essi chiamarsi successore
di s. Pietro. Si è detto che Felice
era un antipapa ; ma una tale scappatoia oggi non esiste più: imperciocché nel 1851, papa Gregorio XVI
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ha destinato un giorno nel quale si
celebrasse la festa di s. Felice li
papa, che è Io stesso Felice che siedeva con Liberio , il quale, sebbene
manifestamente eretico ariano, pure
anch’egli è dichiarato papa e sanlo,
e le sue reliquie si venerano in Roma
nella basilica di s. Maria Maggiore.
Resta dunque ai clericali il peso di
provare quale di questi due fosse il
successore di s. Pietro.
Liberio morì nell’anno 366. 11 vescovato di Roma era già divenuto
l’oggetto dell’ambizione e delle brighe
del clero: nulla si lasciava intentato
per giungere ad una dignità che assicurava di già a chi la possedeva
immense ricchezze, ed un beato ozio
fra il lusso e le delizie. Non appena
per la morte di Liberio vacò la cattedra, che il diacono Orsino,o Ursicino
(come altri lo chiamano), e il prete
Damaso furono nello stesso giorno
eletti e consecrati papi. I due parliti
sostennero ostinatamente ciascuno il
suo eletto; ben tosto si venne alle
armi, ed un gran numero di persone
perderono la vita nel combattimento
per decidere quale dei due pretendenti fosse il successore di s. Pietro;
nella sola basih'ca di Sisino si tolsero
in un sol giorno 157 cadaveri. La
vittoria in fine sì dichiarò per Damaso: e sebbene, come lo attesta Platina, la elezione non si fosse fatta
che per le armi, Damaso restò papa,
ed Ursicino prese il vescovato di Napoli in luogo di quello di Roma.
Nell’anno 418 il clero e popolo
romano eya diviso per la elezione di
un successore di s. Pietro. Nello
stesso giorno, come ci attesta lo storico dei papi Platina, furono eletti
Bonifacio ed Eulalio: quest’ultimo fu
eletto nella basilica di Costantino,
oggi s. Giovanni in Laterano, luogo
destinato per la elezione e consecrazione dei papi legittimi; mentre Bonifacio fu elello dai faziosi nella basilica Giuliana : sembrava dunque che
Eulalio fosse il legittimo papa; ma
l’imperatore Onorio che risiedeva a
Milano scacciò da Roma ambedue i
pretendenti, ed ordinò che i due partiti si unissero per eleggere un terzo
papa che fosse, secondo lui, il vero
successore di s. Pietro: ma l’ambizione
clericale non cede mai a nulla. Dopo
selle mesi di combattimenti non era
ancora eletto il successore di s. Pietro. Allora Onorio stanco di tale querela, ordinò di proprio moto che Bonifacio fosse il vero papa: ed ecco
come si succede a s. Pietro.
MISSIOM EVANGELICHE
Sotto questo titolo e sotto la scorta
deirottimo giornale la Semaine reliffieuse, noi ci proponiamo di far co-
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noscere ai nostri lettori il vero stato
delle missioni intraprese dalle varie
chiese evangeliche infra i popoli pagani.
Nel cominciare dell’anno 1852 le
diverse società di missioni evangeliche avevano nelle loro numerose stazioni 2,945 missionari, e 11,805 tra
institutori,catechisti, evangelisti ecc.:
i comunicanti erano 353,604, gli
ascoltatori ordinarli delle predicazioni
1,500,000. E siccome le missioni
evangeliche tendono anche allo sviluppo delle facoltà intellettuali negli
evangelizzati, esistevano 40 tipografie, 31 scuole di teologia per formare
pastori indigeni, e finalmente 22,500
fanciulli d’ambo i sessi erano istruiti
nelle scuole delle missioni evangeliche. I fondi che impiegano le diverse
società per tali missioni (non compresa la società Biblica, e quella dei
trattati) ascendono a 15 milioni di
franchi all’anno. Ciò era nel principio dello scorso anno, ed ora se l’opera delle missioni non è aumentata,
non è certamente diminuita.
Ma tanti sforzi degli evangelici
'Onde portare a quei nostri confratelli
'la luce della verità che salva, e la
■civilizzazione producono i loro frutti,.
0 non piuttosto restano sterili, come
■dice il partito clericale? Parlino i
fatli.
I missionari evangelici si stabili
rono per la prima volla nel 1820
nelle isole di Sandwich. Il paese era
ancora dominato dalla barbarie e
dalla idolatria; ma dal momento nel
quale le missioni evangeliche furono
stabilite , le cose cambiarono totalmente di aspetto. I missionari evangelici incominciarono ad aprire delle
scuole dapertutto : ed ecco il risultato quale ne fu; mentre nel 1851
non esistevano che 105 scuole cattoliche frequentate da 2,506 scuolari, le
scuole della missione evangelica erano
430, ed i scolari 12,706. Per l'istruzione e per la educazione di quegli
isolani le società di missioni evangeliclie aiutate in questo dal Goveruo
delle isole di Sandwich hanno speso
’l'enorme somma di 86,000 lire sterline (2,150,000 franchi). Il sistema
di educazione non è ancora perfetto,
ma progredisce meravigliosamente.
Le scuole hanno la più grande influenza sulla nazione per migliorarla;
e chiunque ha conosciuto il paese
dieci anni indietro è costretto di confermare che un grandissimo cambiamento si è operato nelle facoltà morali ed intellettuali di tutta intera la
popolazione.
In una deliziosa località di Honolulu si è ultimamente costruita una
elegante fabbrica che ha costato 8000
lire sterline (200,000 fr.) per servire
alla così detta scuola reale. Un dir?»-
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tore avente tutte le qualità richieste
per un tale stabilimento si è fatto appositamente andare dall’ America. I
missionari evangelici profittano di
una qualche influenza che hanno sul
Governo, non già per arricchire, nè
per procacciare privilegi che rendano
i popoli miserabili e schiavi, ma per
introdurre nella legislazione del paese
delle salutari modificazioni secondo i
precetti evangelici, modificazioni che
sono sicuramente le fondamenta solide della futura prosperità del paese.
Honolulu ogni giorno s’ingrandisce e
s’abbellisce. L’influenza del Vangelo
ha guadagnato tutte le classi della
società: le chiese evangeliche sono in
uno sialo assai florido : nello scorso
anno se ne sono costruite 1.500 nuove'.
11 cattolicismo al contrario, lungi dal
fare progressi, soffre continue e numerose diserzioni: quelli stessi che
per la loro cattiva condotta essendo
stati scacciati dalla Chiesa evangelica erano corsi a farsi cattolici, sono
in gran parte tornati alla Chiesa evangelica dopo di avere date prove non
equivoche di ravvedimento.
Lo zelo dei nuovi convertili per
l’opera delle missioni evangeliche è
ammirabile: conoscendo il bene che
essi hanno ricevuto così nello spirituale come anche nel temporale per
la istrazione e la civilizzazioiwì, vogliono far pai’te di tali beni ai loro
compatriotti. Una nuova missione faceva vele ultimamente versa le isole
della Micronesiaj la missione si componeva di tre missionari americani
accompagnati dalle loro mogli, e da
una quantità d’hidigeni destinati ad
assisterli: era ben naturale l’attenderei che i nuovi convertiti delle isole
contribuissero a quest’oiwra evangelica: ma i fatti superarono qualunque
aspettazione: 5000 lire st. (125,000
franchi; furono il frutto di una colletta fra i convertili evangelici, e
questi furono destinali per comperare il vascello la Carolina, che
fosse destinato unicamenle al servizio delle missioni. La comunità
evangelica di Honolulu non solamente
fornisce colle sue contribuzioDi di
che vivere al proprio pastore, ma in
pochi mesi ha riunito una .somma di
25,000 franchi per mandarla all’opera delle missioni straniere.
Che arrossiscano e tacciano pure
una volta i calunniatori del Cristianesimo evangelico. Le missioni evangeliche non sono missioni nè di setta
nè di partito che vadano ad invadere
i paesi per spogliare i popoli e tiranneggiarli sotto pretesto di salvare la
loro anima: sono missioni di pace,
di amore, di fratellanza; come era la
missione degli Apostoli che andavano
fra i popoli barbari siccome agnelli
in mezzo dei lupi.
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In un prossimo nunwro daremo
alcuni dettagli sulle missioni evangeliche nella Cina.
Togliamo dai Chrelien Belge la seguente commoventissima lellera seri Ita
dalla signora Rosa Madiai ad una signora inglese, in un tempo che parea
averla abbandonala ogni speranza di
liberazione. Da questo documento aggiunto agli altri già da noi pubblicati!,
scorgeranno sempre meglio i letlori
di qual genere à'empietà si fossero
resi colpevoli i coniugi Madiai, e se il
solo zelo per la gloria di Dio ha spinto
i clericali a procacciare con lanla insistenza la loro condanna.
LETTERA DI ROSA IVIADIAI.
Balle prigioni di Lucca, celiti 27,
addì 0 geiinnio 1835.
Car* Sig.noua !
Avendo udito die ella bramava ricevere qualche riga del mio carattere, mi
(accio un dovere di corrispondere al suo
desiderio, sebbene sia debole e tremula
la mia roano. Se non la conosco personalmente, la conosco in Cristo. Iddio è
amore, e a quesi’umore fa eco il cuore di
quelli che lo amano. Vedendo che quest’amore è in lei, io la saluto in sì sanlo
legame, e me le dico alTezionala. lia sentito parlare la S. V. di quanto mi è accaduto e di tulte le nostre tribolazioni,
tanto quelle già scorse come quelle che
induriamo tult’ora, il mio marito princi
palmente, cui tocca sopportarne più di
me. Ma pcrchè, o debole carne mortale,
ti allliggeresti per cosa di sì poco momento! Oh! piacesse a Dio, cbeambedue
fossimo come Paolo, imitatori di Cristo!
Ma invece siamo come bambini mosii *
qua e là. Preghi per noi, cara Sij^nora,
affinché Iddio ci conceda la grazia di seguirlo fedelmente non solo nel carcere,
ma anche fino al sangue ed alla morte,
se ciò debba concorrere alTavvanzamento
del suo regno. Mi si dice che stia meglio
il mio marito, ed ho questa confidenza
nella misericordia di Dio che ciò sia vero,
conciossiacosaché In sua malattia accresca di molto la propria mia prova. Tuttavia sia fulla in ogni cosa In volontà di
Dio, sintanto che il suo Spirito ci darà
la grazia di esclnmare: «lode a Dio ed
all'Agnello! « Lamia febbre mi ha lasciata, ma soffro di un dolore alla spina
dorsale, il quale corrisponde al collo, al
capo e perfino agli occhi, e talvolta cagionami un grande eccitamento nervoso ;
epperciò pregate per noi. Iddio non ci ha
dimenticati nelle nostre prove e nelle nostre debolezze ; e più assai che non avrebbe potuto farlo un buon padre, egli si è
mosso a pietà di noi, e ci ha aiutali e ci
ha sostenuti; e sono persuasa che ci sosterrà fino alla fine, poiché non lascia
mai incompiuta l’opera sua. Alcune ottime persone si sono molto interessate di
noi, ed anche i superiori (del carcere],
tanto di mio marito che i mici, sicché ci
hanno usato benivolenza. Iddio il renda
loro le mille volte in questo mondo e
nell’altro !
Corrono ora 17 mesi che siamo carcerati, e Dio solo sa quando finirà la nostra
prigionia. Non abbiamo più che la pelle
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e le ossa ; ma, mio Salvatore, a che non
ti sei tu ridotto per noi! Tu che fosti
legato, accusato di bestemmiare e di sedurre il popolo, flagellato, oltraggialo,
iogiuriafo, coronalo di spine, inchiodato
•alla croce e deriso quando ti dicevano:
>c se sei il figliuolo di Dio, scendi dalla
croce e crederemo in te ! » Ah ! mio Salvatore, non erano i chiodi che ti ritenevano, ma bensì ro?nore / Concedi ai tuoi
cattivi questoamore, talché sieno falli capaci del grandeonoredi essereodiati pella
tua causa. Cara Signora ! io mi fermo temendo di abusarmi della sua benivolenza.
Spero che la mia lellera la troverà in
buona salute. Se qualcheduno le domanderà di noi, la prego a presentargli i sinceri ringraziamenti tanto del mio marito
che i miei. Preghino per noi tutli i nostri
amici. Sono, colla massima riverenza,
della S. V. l’umilissima e devotissima
serva Rosa Madiai
LETTERA
(leiratilricc della Capauiia dello zio Tom
A coloro che tanto diletto provarono alla lettura della Capanna dello
zio Tom non riesch'à discara la seguente lettera, scritta dall’esimia autrice al reverendo dottore Varlaw di
Glascow, nella quale accanto ad una
gran modestia ed alle doli più amabih, splende in modo non dubbioso
la singolare pietà di cui, leggendo il
suo libro si era potuto indovinare
fosse informato l’animo suo.
Caro Signore,
L’amabile suo foglio, al di cui contenuto era certo lungi d’aspettarmi, mi ha
ripiena di commozione e di gratitudine.
Che i cuori cristiani della buona vecchia
Scozia, si rivolgano con tanto affetto a me,
ciò mi pare un vero sogno, ma è un sogno pieno di dolcezza. In quanto a me
non posso attribuirmi verun merito nell’opera che mi vale tutto questo. Io ho
ceduto ad uno slancio istintivo, irresistibile nel quale non v’ha più merito che nei
lamenti d’una madre sul suo primogenito.
Un successo così strano, così intieramente inaspettato mi stupisce, e ciò è
tutto. Non posso dire altro se non che
questa bollicella del mio spirito si è formata sulla potente corrente di un disegno
provvidenziale, ed anche una bollicella
può andar lontano sorretta da una simile
marea. Sono il più del tempo oppressa
dalla tristizia cagionatami dalla « piaga
della figliuola del mio popolo (ì) »; dessa
è così malvagia, così orrenda, cosi disonorante per il Cristo e per la sua causa !
Ma, e che? quando i» veggo cbe untf
Spirito superiore al mio fa che riesca questo piccolo lavoro « scegliendo le cose
deboli del mondo per isvergognare lé
forti (2J », allora io spero. Perché infatta
un tal successo se non per un fine misericordioso che si propone il Signore?
Dica, io ne la prego, a tutti cotesti
amici cristiani che mi hanno mandato unr
invito per mezzo della sua lettera, che
io l’accetto con gioia, sebbene io tema;
che abbiano da rimanere delusi al mio'
arrivo. Non ho mai guadagnato molto arf
(t) Geremia xiv, {1.
(2) t Cor. I, 27.
9
essere veduta; ed ora ho una povera salute ; sono stanca e logora. Do alle stampe
un altro libro: Chiave per la Capanna
dello zio Tom, contenente tutli i falli e
documenti i quali stabiliscono la storia:
la verità più cupa, e più trista, e più
dolorosa a scrivere che la finzione. Io
chiamerò il cielo e la terra a testimoni!
di quanto s! è fatto qui. Deh ! lo potessi
fare ! Se Iddio risparmierà la mia vita
fino all’aprile, spero di potermi unire ai
cristiani di Scozia in comunanza di preghiere e d’affetto.
Di Lei divot“'*neH'Evangelo di Gesù
H. B. Stowe.
ANCORA DEL V ESCOVO AMEIllCA^O
passato alla Chiesa di Roma.
Nella Buona Novella a pag. 214 abbiamo fallo menzione di quel rev, sig. Yves,
vescovo anglicano d’America, il quale
fattosi puseista fini per dichiararsi papista.
La stampa clericale qui e fuori ne menò
vanto e rumore. Il giornale di Roma riferì
che dopo fatta la sua formale abiura nella
cappella particolare del Papa e ricevulo
il sacramento della cresima dallo stesso
sovrano Pontefice, consegnò nelle mani
di S. Santità la croce, l’anello e il sigillo
che gli appartennero come vescovo anglicano della Carolina del Nord, esclamando fra i singhiozzi e il pianto: « ecco
o Sanlo Padre, le insegne della mia ribellione». Il Papa commosso, rispose;
n È nostra volontà che queste insegne
della vostra sommissione vengano sospese
sopra la tomba di s. Pietro ». Lo stesso
giornale afferma che queslo vescovo pro
testante era generalmente veneralo per
la sua dottrina ed urbanità.
Ora leggiamo nel Li'eii giornale evangelico di Francia«; Se alcuno amasse di conoscere gli anlècedenli di questo rev.
dottor Levi Yves , vescovo protestante '
passalo al papismo, siamo al caso di poterlo soddisfare. Un giornale assai accreditalo il Guardian d'Oxford pubblica a
questo riguardo le informazioni che gli
scrive da Filadelfia il suo corrispondente
americano che è persona degnissima di
fede. Eccole fedelmente tradotte. « Il dot.
Yves è da più anni in uno stato assai
strano di spirito. Nella sua giovinezza
diede di volta, e fu posto in un manicomio. Quattro anni fa soffrì un attacco
violento di febbre gialla, dalla quale non
si è più interamente rimesso. Allora fece
in favore del callolicismo una dichiarazione, la quale egli stesso ritrattò appena
si sentì meglio. Qualche tempo dopo sostenne sulla confessione e sul cullo della
Vergine opinioni che nella sua diocesi
furono causa di mollissime dispute. Ebbe
luogo per parte del suo clero un’assemblea nella quale egli venne a disdirsi pienamente, e si scusò sulla debolezza della
sua malferma salule.
« Della sua insania attuale ecco una
prova ben decisiva, la quale si riferisce
appunto alla sua abiura. Per pagare le
spese del suo viaggio a Roma egli si è
fatto rimettere nella sua diocesi il salario
d’un anno anticipalo nascondendo però
con quella abilità che mostrano qualche
volta i pazzi le sue vere intenzioni. Avendo egli sempre goduto d’una riputazione
irriprensibileera assai rispettato ed amato
dalle persone che lo traltavano da presso.
« Ci crediamo obbligati dalla carità più
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volgare a considerare la sua ultima risoluzione come un atto naturale di monomania, e quanto a me ne sono intimamente convinto,
, « Pensino ora i callolici a non vantarsi
troppo d'una conversione di simil fatta».
Il medesimo giornale nel suo numero
7 aggiunge quanto segue :
« Troviamo ni\h Tribune de Neio-York
del 9 febbraio, due documenti curiosissimi, che non lasciano sussislere ii minimo dubbio sullo stalo mentale del disgraziato signor Yves. Uno di questi è il
testo medesimo dell’inchiesla del 18S1,
e la ritrattazione falla dall’ammalalo, cui
sono aggiunti i certificati dei medici
dichiarando che da più anni il povero
vescovo aveva in gran parte perduto il
senno e la memoria.
Il secoudo è una leltera officiale di demissione scritta dal sig. Yves, la quale
ei termina offrendo il rimborso, se gli
sarà chiesto, del suo stipendio riscosso
dal 22 dicembre p' p. in poi. Si farebbe
torto al signore Tves credendolo uomo
maloneslo ; ciò cbe egli sia, è a lutli evidente, ed i giornali catlolici danno prova
di poca avvedutezza, quando decantano
in lui il primo vescovo evangelico convertito nell'esercizio delle sue funzioni ».
STAMPA CLERICALE.
Il Cattolico ci fa segno a nuovi attacchi
per la profezia di Daniele, e ci viene innanzi con insane allusioni n\VOrigine dei
Culti di Dapuy, quasiché lo studio cristiano dei profeti non servisse che a fare
calendari. Quell'autore incredulo ha consumato l’ingegno e l’opera nel tramutare
in avvenimenti d’eroi lè fasi degli astri
e pretese di avere scoperto nelle rivoluzioni astronomiche la storia e l’origine
dei diversi culli. Quelle leggende da ca*
lendario il secolo irreligioso e corrotto le
accettò come dono squisito della filosofia,
le ammirò, le applaudì come ammirano
oggi i clericali e applaudono il Memorandum del conte Solaro La-Margherita; ma
ci dica in grazia il Cattolico, che ha che
fare il libro di Dupuy con quello di Daniele, e arrossisca anche «na volta di paragonare un incredulo con un profeta.
Nissuno è obbligato di rompersi il capo
nell’indoTinare i ghiribizzi d’un filosofo
ateo, che cerca la storia degli eventi umani nelle eclissi del sole e della luna; ma
qualunque cristiano si pregia d’interrogare gli oracoli delle divine Scritture e
sedere a scuola d'un evangelista o d’un
profeta. 11 Cattolico sprezza le profezie
di Daniele, come giù l’ebl)« prima di lui
disprezzate il pagano Porfirio, ma noi
le studiamo con amore, perchè liei suoi
detti rispiende tanta chiarezzu, che, come
disse Girolamo, pare che questo profeta
non abbia a uomini increduli annunziato
cose future, ma narrato avvenimenti passati — Ut Propheta incredulis hominibus
nonvideatw futura dixisie, sed enarrasse
prcpterita.
Non fidandoci noi dei nostri lumi, interroghiamo volentieri i Padri, e la storia; e il Cattolico ha potuto osservare uno
dei nostri ultimi numeri, chei Padri tutti
concordeniente affermano che l’Anticristo
verrà, non alla consumazione dei secoli,
ma sibbene immediatamente dopo la caduta del romano impero. Sappiamo anche noi le esposizioni diverse dei commentatori e degli interpreti, e ne parie-
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remo a tempo e a luogo. Allora giudicheranno i nostri lettori chi abbia ragione
tra coloro che riportano tutte al passato
0 tutte all’iivvenire le profezie tli Daniele
e di Giovanni, e coloro che tengono il
metodo delle scuole evangeliche. Pel momento ci contentiamo di e.'^porre storicamente il soggetto senza voltarci nè a dei^tra nè a sinistra. Tempo verrà, lo speriamo, che le tenebre della superstizione
e del pregiudizio faranno luogo alla luce
della verità.
Quanto al confonderci ehe fa il Cattolico colle scnole mitiche della fcrmania,
che diedero, come egli dice, occasione
ad jin bizzarro cervello di negare ehe
fosse mai esistito Napoleone, noi ci schermiremo colle stesse parole d’un commentatore cattolico di Daniele, il quale nell’^rmofìm del IS marzo dice : •< Lo serit« tore poi veramente burlevole che fece
« di Honaparte uti puro mito solare o la« scia la mia com'é, o quante spiegazioni
II abbiano date gl’interpreti o dare pos" sano di profezie, le manda tulte in ma« lora. A tutte infatti potremmo opporre
« mai sempre, nno scrittore burlevole
« fece di Bonaparte un puro mito solare,
n Ma nè altre spiegazioni veridiche, nè la
Il mia, se tale è,^ sarà mai indebolita da
«scrittori Imrlevoli, siano pure inge
II gnosi. Chè gl’interpreti serii, tutti i
« dati prendendo dalla profezia che spie" gano, ne fanno applicazioni non forza" te, naturali, plausibili. Laddove lo scril« tore faceto, che di Napoleone fa un
« mito, se alcuni tratti della sua vita alle
« cose solari ingegnosamente applicò,
« innumerevoli altri, a caso forse, dimenw ticò di applicarli. Oppure dove ci spie« gò come il Sole capitano d’artiglieria
(I contribuisse moltissimo a liberare dagli
« Inglesi Tolone, o passasse il ponte d’Ar« coli generale d’armata, o trionfasse u
B Marengo u.
Finalmente circa l’abilili che dice di
avere il Cattolico d’appicicchiare le dieci
corna della profezia, col piccolo corno
per giunta, alla liuona Novella, e di guisa cbe ci paressero nate, fatte e tutte
sbucciate come di sua natura ima appresso l’altra, siccome si tratta di un'abilitii ciarlatanesca e sacrilega, la quale
si fa beffe con Voltaire e Dupuy della parola di Dio, noi non abbiamo difficoltà di
ammetterla. Solo ci duole che scriitori
di un giornale, che si pretende essere
sostenitore dei princij)ii religiosi e cristiani, si dichiarino pronti a far materia
di scherzo e di satira la parola di Dio.
Noi Evangelici siamo educali ad avere
rispetto della Bibbia e dei Profeti.
ì.’Armonia, da gran tempo essa vive
dormendo, e crediamo che scrive sognando. Ha sempre per bocca la Buona
Novella, e sempre mostra a’ suoi benigni
lettori che noi le dobbiamo risposte senza
numero, ma non osiamo fiatare persuasi
di aver torto e non poterci far ragione.
Nel suo N" 52 di giovedì battezza per
risposia ridicolissima un nostro articolo
sul Cattolicismo primitivo, niente adatto
diretto a rispondere a nissuno, ma semplicemente espositivo delle principali
dottrine insegnate dagli Apostoli, le quali
essendo identiche con quelle insegnate e
professate da noi, persuadono da se sole
chiunque a riconoscere per puramente
apostoliclie le dottrine valdesi. Nel 57
poi stampa un Indirizzo ai Valdesi dove
promette di provar loro cbe non sono
cristiani, e non credono affatto alla divi-
12
niià di N. S. Gesù Cristo. Ah! bisogna
proprio convenire che VArmonia or vive
dormendo, e ciò che sogna ella scrive.
nrOTlXIE REMGIOSE
Firenze.__I1 corrispondente dell’^ventV
g'i trasmette i seguenti particolari sulla
liberazione dei Madiai :
«La grazia è giunta affatto airimprovviso: era intenzione del governo che la
cosa rimanesse segreta sino all’arrivo dei
Madiai in Marsiglia. Martedì, 13, furono
condotti a Livorno ed immantinente imbarcati sopra un vapore, ove soggiornarono 24 ore prima di salpare per Marsiglia. Il console inglese sig. Mac Been ed
il reverendo Slyman furono i soli ammessi
a vederli e parlar con loro qualche tempo..... La signora Madiai era sudìciente
mente provvista di vestimenta che le signorine aveano avuto la precauzione
di lasciare in deposito, fino dal principio
dell’anno, nelle mani del direttore delle
carceri di Lucca. In quanto al suo marito,
non gli fu permesso di giovarsi degli
abiti lasciatigli da M*** all’albergo di
Volterra; ed ha dovuto fare con un meschino abito di tela di cotone il tragitto
fino a Livorno, ove è giunto rifinito per
la stanchezza e tutto intirizzito. Il console inglese gli ha mandato sul bastimento
abiti più caldi ed un pastrano. Atteso la
Bua gran debolezza che lo costringeva a
stare quasi sempre in letto, io pavento
assai l’etTelto di un cambiamento cosi subitaneo e di un penoso viaggio. Tulla la
notte che passò sul vapore nel'porlo di Livorno patì febbre e vaneggiamenti. Ma
infine eccolo, grazie a Dio, libero ed affidato alle cure dell'ottima sua consorte.
11 Signore farà il rimanente, o per meglio
dire farà tutto, come tutto ha fatto fin
qui. — 1 Madiai si fermeranno probabilmente nel mezzogiorno delia Francia o a
Nizza, (j^o a tantoché non siasi rimessa
la salute del marito, poi si avvieranno
alla volta di Ginevra. »
Il corrispondenle del Pariamento crede
sapere da fonte sicura che la Francia non
fu estranea alla liberazione dei Madiai:
circostanza che , accennando a disposizioni amichevoli del governo francese
versoi! gabinetto britannico, avrebbe resa
questa liberazione poco accetta all’Austria.
Francia. Dal martedì 19 aprile al martedì 26 del medesimo, avranno luogo in
Parigi le annne adunanze delle società
religiose evi^ngeliche, in numero di sedici, il cui centro è n^la capitale.
— La Bibbia dello Zio Tom. Giorni
sono un signore presentavasi da uno dei
librai di Parigi domandando una Bibbia;
sceltane una disse al libraio: « Ma è poi
questa la vera Bibbia dello Zio Tom, perchè quella io voglio leggere?» Questa parola, soggiunge il giornale che narra il
fatto, nella sua ingenua ignoranza, non
contiene ella il più magnifico elogio del-
13
ro()era della signora Stowe, e la prova
del bene ch’essa fa in seno alle nostre popolazioni più cattoliche di nome che in
fatto?
Ginevra. Conferenza sulla fede riformata. Gli attacchi quanto strani altrettanto incessanti cui da qualche tempo in
qua la fede della Riforma è fatta segno
in questa città specialmente, per opera
del partito oltremontano, hanno fatto sentire la necessità di conferenze nelle quali
«
senza astio nè ira alcuna, anzi pacatamente e con carità, venissero esposti, i
fatti principali della Riforma ; i principii
da essa rappresentati e sostenuti, l’influenza religiosa, morale e sociale che ha
esercitato, infine i principii che assicura
ai veri riformati ed i doveri che loro impone. Siffatte conferenze hanno ottenuto
un grandissimo successo; ed era tanta la
calca, che convenne ripeterle in un’altra
chiesa. Vi furono giorni ; scrive un testimunc oculare, in cui la chiesa della Maddalena, capace di 3,000 uditori, non potè
capire metà degli accorrenti.
Altre conferenze destinate le une agli
vomini, specialmente della classe operaia, le altre ai giovani e nelle quali
svariati argomenti istruttivi ed edificanti
vennero trattati da parecchi fra i distinti
personaggi, di cui abbonda questa illustre
citlà, si sono tenute durante l’intiera stagione invernale con grande diletto ed
utilità degli accorrenti in numero di parecchie centinaia ogni sera.
Londra. — Scrivono da Londra alla Semaine Religieuse, che una sfida venne
fatta testé dalla Società della Riforma
britannica al cardinale VVisenian. Quattro conferenze pubbliche si terranno a
Exeter-IIall ogni mercoledì dal 30 marzo
al 27 aprile. Un posto distinto sarà riserbato a S. E. il Cardinale, e la metà
della tribuna ai vescovi e preti che bramerà di condursi seco. I Reverendi R. J.
M’Ghee, e dottore Cumming, membri del
Clero evangelico, i quali attaccheranno
il Cardinale in queste conferenze, vi tratteranno i seguenti argomenti : La data
poco antica del Credo romano adottato
dal Cardinale ; La falsità e l'eresia del
secondo articolo di detto Credo ; il fatto
che la Chiesa di Roma non ha dato mai
un’interpretazione speciale di nessun capitolo intiero della Bibbia, e sovraltutto
la sua impossibilità di darla rapporto a
questo .secondo articolo incriminato ;
L’eresia del dogma della Messa considerata come ripetizione del sacrifizio propiziatorio per i peccati dei vivi e dei morti; l'incompatibilità di questo domma
col significato dei capi 9 e 10 dell’Epistola agli Ebrei; infine i delitti dei Madiai e le pene canoniche che si sono meritati secondo la Chiesa romana.
— .Martedì, 8 marzo, la Società biblica
britannica e forestiera ha celebrato il suo
cinquantesimo anniversario nella gran
sala di Exeter-IIall, sotto la presidenza
del conte di Shaftcsburv. Destinata ad
14
operare sopra tutti i punti dell’orbe abitato (|uesta Società si trova essere oggi,
dopo mezzo secolo di esistenza, madre
e maestra di oltre 8,000 società secondarie. Le Sacre Scritture sono state per
opera sua tradotte e stampate in 1-48 lingue e dialeyi diversi, e diffuse in numero
di i3,000,000 di copie, oltre 14,000,000
di copie sparse nelle sole Isole britanniche. Il Segretario avendo annunziato terminando un delìcit di 173,000 fr., due
fra i presenti si sottoscrissero inmiantineiiti per 23,000 fr., quattro altri per la
metà di questa somma, parecchi per
2,500 fr, ; talché invece dei 173,000 fr.
richiesti, la sottoscrizione ebbe presto
raggiunto la cifra di 230,000 fr. !
AisiniA. — Leggesi nella Voce della
Verità, giornale dell’abate Migne, quanto
segue : « Dietro i dati officiali mandati da
Vienna aH’uffizio statistico del Ministero
degl’ Interni, e che abbiam veduti pochi
giorni fa in questo uffizio medesimo, le
apostasie si fanno da quattr’anni a questa
parte più frequenti in Austria che non ie
conversioni, mentre priniadi quest’epoca
se non pareggiavano le conversioni le
attuali apostasie, esse superavano almeno
il numero delle defezioni.
Prussia. La gazzetta ecclesiastica della
Slesia pubblica una statistica delie perdite fatte dalla Gbiesa di Roma nelle provincie di Wesfalia, di Posen e della Slesia,
dopo che la Prussia n’è entrata in possesso alla fine dello scorso secolo. I ri
sultati SODO i seguenti : la Chiesa di Roma
ha vedulo dimiauirsi d’uu guinlo il numero delle parrocchie, d’un terzo il numero delle cariche ecclesiastiche, mentre
I protestanti nel medesimo Intervallo
hanno dovuto accrescere d’un sesto il
numero delle parrocchie, e d’un terzo
quello dei ministri o pastori.
— Il conte Luigi-Carlo di Kattac fratello della Principessa di Leignitz, vedova
del He Federico Guglielmo 111, ha abiurato il papismo, ed è entrato in questi
ultimi giorni nel seno della Chiesa evangelica.
Alemagna. Il Granduca ereditario di
Saxe-Weimar fa attualmente ristabilire
nel suo primitivo splendore uno dei più
antichi e più celebri monumenli dell’Alemagna, il castello di AVatbourg presso
Cisenach. La ristorazione della sala, dove
Lutero scrisse la traduzione della Bibbia
è già stata terminata,
Danimarca. — Dopo la promulgazione
della libertà religiosa nel regno si sono
nella sola capitale di Copenhaguen innalzati quattordici edifizii tra chiese e cappelle per le confessioni dissidenti; ed ora
vi si sta costruendo un magnifico tempio anglicano che costerà 4,000 steriini
(100,000 franchi).
CRONACHETTA POLITICA
Piemonte. Le ultime tornale della Camera dei Deputati vennero spese nella di-
15
scussione della legge sulla repressione
(Iella tratta dèi Negri. Upa disposizione
dell’art. 2* di questa legge, la quale rimandava a due anni dopo la pubblicazione
l’applicazione ai sudditi sardi, viventi in
paesi ove esiste la schiavitù, della pena in
cui incorre ogni cittadino ehe in qualunque modo prenda parte all'infame traiRco,
diede luogo ad una interessantissima discussione, in cui i deputati Farini e Ka/«n'o di mostrarono con generosa eloquenza
l'immoralità di siffatta disposizione, e la
necessità di non curarsi della lesione di
piccoli e privati interessi in una quistione
in cui trattavasi dei diritti più sacrosanti
da restituirsi ad uomini che ne erano
&lati iniquamente privati. Invece di più
curarsi di questo secondo articolo, Il deputato Valerio molto a proposito propose
al primo, così concepito ; « Lo schiavo
diventa libero pel .solo fatto d’aver poslo
piede sul territorio dello Stato, o d’essere
ammesso sopra un bastimento nazionalcu,
la seguente aggiunta: o di essere in>/ualsiasi modo divenuto proprietà di un cittadino sardo, che fu accettata a notevole
maggioranza.
•— S. M. il Re ha insignito di motu
proprio il presidente del consiglio, conle
Cavour ed il ministro degli aflari esteri,
generale Dabormida del gran cordone
dell’Ordine del ss. Maurizio e Lazzaro.
— È pubblicala la legge che approva
la convenzione stipulata iu data 5 feb
braio 18.S3 fra il ministro segretario di
Stalo pei lavori pubblici ed il signor
lohn W. Rrett per lo stabilimento di una
linea telegrafico-eleltrica, sottomarina o
terreslre, dalla coita meridionale di Spezia sino a Cagliari ed al Capo Teulada.
- K pure pubblicala la legge per la
quale 11 Governo è autorizzato a concedere, negli anni IRSS e 1S5i, assegni
e sussidii agii arcivescovi, vescovi, vicari
capitolari, capitoli, seminari, parroci e
vice parroci dell’isola di Sardegna, che,
per l’abolizione delle decime ecclesiastiche, e non ostante le rendite, di cui i
loro benelìzi fossero provveduti, risulteranno privi di sufficiente assegnamento,
senza che l’assegno o sussidio pessa in
verun caso superare i proventi individualmente goduti prima di detta abolizione.
— Si sa che, in seguito all’evasione
del Mollino, s’iostituì un criminale procedimento contro quattro dei guardiani
delle carceri del magistrato d’appello.
Si dice ora che uno' di essi, il nominato
Scaglione, abbia confessalo di aver egli
aperto le porte al Mollino antico suo
amico. Si soggiunge che si sta pure
procedendo coniro certo M“” iu Genova,
che si era assunto l’incarico di procurare
al medesimo l’uscita dallo Stato.
Firenze. Il giorno 21 p. p. dalle 12
alle ó pomeridiane, nel tempo che la
cattedrale era chiusa, ù stalo per la se-
16
conda volla commesso un sacrilego furio
alla SS. Vergine sotto il titolo della Concezione: il valore degli oggetti rubati
ascende a 7000 lire circa. I sospetti aggirausi sopra un sagrestano ed un cappellano del duomo, I quali ambedue vennero arrestati.
SvuzEB*. Le complicazioni si fanno
ognor più serie tra questa repubblica e
l'Austria. Quest’ultima non cbicde niente
meno cbe l’espulsioue dal cantone Ticino
di tutti quanti gli emigrati, e la revoca
del decreto d’espulsione dei cappuccini.
Tali coudizioni saranno elleno accettate
dalla Svizzera? Non è probabile. Intanto
il Consiglio federale ba fatto una risposta
fermissima airultlmanota austriaca. Esso
assolve uel modo piò perentorio il governo
del Ticino dalle incolpazioni contro al medesimo dirette, e toglie qualsiasi preteslo
alle misure decretate dall’Austria.
A'jesna. Leggiamo neìì’Espero:
Persone , che abbiamo argomento di
credere ben informate, ci narravano notizie gravissime di Vienna, asserendo che
fossero giunte ieri sera al Ministero.
Nel congresso di famiglia tenutosi ultimamente si sarebbe trattato deH’abdicazione dell’imperatore, di togliere il Governo d’Italia dalle mani del militare ed
affìdarlo ad un arciduca sussidiato da un
generale. In pari tempo si ristaurerebbe
l’ordinameato civile accordando alcune •
lihertà. Anche la Dieta ungarese .sarebbe
ristabilita. L'attuale Mioistero si dimet
terebbe in massa dando luogo ad un piìi
liberale.
Aggiungesi altresì che l’arciduchessa
Sofia e i suoi aderenti sarebbero allonta
nati da ogni ingerenza nel Governo: il che
è ben naturale da che è noto come essi
sieno fautori del Governo militare.
Coleste notizie furono confermate da
alcune lettere giunte alla Borsa di oggi.
SI sa che il nostro ambasciatore alla corte
di Vienna il conte Revel, aveva ordine di
partire quando il governo austriaco non
facesse ragione alle sue lagnanze. Ora
Tessersi il nostro ambasciatore trattenuto
a Vienna malgrado la ripulsa ricevuta
varrebbe a supporre avvenuto un cangiamento inopinato negli affari.
Ad ogni modo in queste nuove deliberazioni del governo austriaco noi non
veggiamo che l’impero della necessità, e
rammentiamo chc nel 1848 accordava la
Costituzione il 4 marzo e scoppiava il
io dello stesso mese la rivoluzione a
Vienna.
Turchia. L’ambasciata del principe
MenschikoiT, che si credette foriera di
grandissimi avvenimenti, pare che si aggiri unicamente intorno alla questione dei
luoghi santi, riguardo ai quali chiede la
Russia sieno mantenuti i firmani vigenti
prima deH’ultimo trattato colla Francia,
e conservate tulte le prerogative godute
dalia Chiesa greca. La pace non sarà dunque ancora turbata per il momento.
Direttore G. P. MEILLE.
Ri fi ALDO Bacchetta gerente.
TIP. soc. DI à. PONS E COMP.