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Anno 121 - n. 25
21 giugno 1985
L. 500
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
RIFLESSIONI SULLA TRAGEDIA CHE CONTINUA IN LIBANO
Le nostre notti saranno da
questa settimana senz’altro più
vuote: « Quelli della notte » se
ne sono andati in ferie e con
loro se n’è andato uno spettacolo che ha saputo, ci trovi consenzienti o meno, accattivarsi le
simpatie di un pubblico vastissimo appartenente ad og^i categoria e ad ogni età in un’ora generalmente riservata ai programmi meno importanti, quelli cosiddetti di seconda serata, un eufemismo per dire di serie B. Oom’è accaduto?
Una prima risposta riguarda
la professionalità, U mestiere, la
tecnica televisiva. Attraverso uno
stratagemma molto semplice e
scoperto — fingere che la trasmissione avesse luogo in casa
Arbore — si è riusciti a scavalcare, forse per la prima volta
neiia storia dello spettacolo alla
televisione di stato, quella barriera di separazione e di diffidenza che da sempre separa i
due protagonisti dello spettacolo
televisivo, interpreti e pubblico,
per ricondurre il tutto ad una
dimensione più autentica e reale come avviene per esempio a
teatro. Il marchingegno tecnologico ha funzionato senza toglie^
re nulla al calore della comunicazione. E non si tratta certo di
risultato da poco se si valuta —
ben lo sa chi è del mestiere —
che tutto, praticamente proprio
tutto, era preconfezionato a tavolino, pensato e calcolato a
priori.
Ma lo spettacolo è piaciuto a
molti anche per ciò che ha detto e non solo per come è stato
realizzato. Qui l’analisi si fa più
complessa, meno evidenti e limpide appaiono le ragioni del successo. Che si sia trattato di quell’aria familiare di dire le cose
intelligenti o stupide? Che si sia
trattato di una certa comicità
al limite dell’assurdo in eterno
bilico tra battute ovvie, mirate
in direzione di personaggi comunque nell’occhio del ciclone,
con gags tratte pari pari e senza vergogna da un qualunque
manuale di vecchio teatro? O è
stata l’autentica umanità di un
Arbore che sprizza da tutti i pori l’aria da bravo ragazzo?
O, alla fine, è stato un proces'^
so di identificazione tra noi, in
senso lato la società italiana, e
queirincredibile circo serotino
messo in piedi con le componenti più assurde ed eterogenee? E’
diffìcile rispondere. Resta come
dato certo però che « Quelli
della notte » hanno saputo offrire nello stanco panorama televisivo italiano uno spiraglio di
novità e vitalità che ha dimostrato come sia possibile fare spettacolo senza buttare al vento
miliardi in assurdi balletti e in
pazzesche scenografie per ospiti
che non hanno praticamente nulla da dire. Molto meglio allora
il professor Pazzaglia, la New
Pathetic Elastic Orchestra, il frate siciliano e la cugina napoletana.
Insomma, sarebbe come dire
che nel confronto con le grandi
stars internazionali abbiamo vinto noi!
Claudio H. Martelli
La guerra come rumore di fondo
Non dobbiamo permettere che i padroni della guerra vincano anche al livello de^
ne, rendendoci ciechi e abituandoci a considerare normale che in Libano la guerra cont
Non mi sento, in tutta franchezza, di scrivere un articolo di
piglio « giornalistico » sul Libano. Sarebbe una ennesima maniera di scaricarsi la coscienza
senza approfondire veramente,
senza dare un sia pur piccolo
contributo alla causa della pace.
Cerco di spiegare perché.
Ci mancano fonti autorevoli
di informazione. Ricevo un bollettino d’informazione che riflette le posizioni delle forze patriottiche libanesi; ma l’ultirno
bollettino ricevuto, del gennaio
1985, giunge fino alle cronache
delle operazioni militari del dicembre 1984. I patrioti libanesi
hanno altro da fare di più urgente che dare informazione.
I giornali di importanza nazionale hanno in Libano i loro
inviati; giornalisti che anche da
lustri seguono, con frequenti
viaggi sul posto e con una rete
di informazioni di prima mano,
come è il caso, per citarne uno
tra i più costanti nel dare informazione, di Giancarlo Lannutti su « L’Unità ». Le agenzie
« religiose » danno notizia dei
vari appelli di personalità ecclesiastiche e di organismi ecumenici che chiedono pace nel Libano o esprimono solidarietà al
popolo libanese.
Facendo un « collage » di queste fonti, e di altre rintracciabili, si può ricostruire un quadro discretamente attendibile
della situazione militare, tenersi
aggiornati o quasi sulla geografia dei territori occupati dagli
uni o dagli altri corpi militan
estranei al Libano o delle formazioni armate di movimenti e
partiti libanesi. Si può, ma occorrerebbe un aggiornamento
quotidiano e meticoloso.
Ma quello che non è possibile
fare in questo modo empirico
è entrare nella logica politica
del conflitto libanese, nel gioco
internazionale che vi sottostà, e
quindi, a maggior ragione, dare
un sia pur piccolissimo contributo a comprendere, e se possibile ad agire, in vista di una
purtroppo improbabile « pace »
a breve termine, o, che è lo stesso, in vista di una solidarietà
che non sia generica ma vada
nella direzione della giustizia.
Si è parlato di molti fattori
concomitanti nella guerra del
Libano; la via del petrolio; la
via della droga; la via del traffico di armi; la via del traffico
quasi altrettanto micidiale delle diverse monete; la via dei
servizi segreti di tutte le gran
Un'immaeine del massacro di Sabra e Chatila nel 1982. La distmziomZTripetuta quest’anno ma senza grandi emozioni. Perche?
di potenze e anche di quelle minori, ecc.
Tutto vero, almeno parzialmente vero; ma come evitare
una frustrazione continua? come dire qualcosa di diverso da
quello che dice, molto bene del
resto, « Il Manifesto » di giovedì 6 giugno 1985, con un articolo dal titolo allucinante nella
sua verità: « 1982-1985. Da Sabra
DAL CULTO DI APERTURA DELLA CONFERENZA DEL V DISTRETTO
Mose nel riflusso
Esodo 3: 1-15
Esodo 3 è il passo della nuova Genesi: non quella del mondo, come il libro che troviamo
all’inizio della Bibbia, ma quella
del nuovo mondo, del mondo delle liberazioni di Dio, del mondo
in cui l’elezione del popolo di
Israele si realizza in un modo
che farà da punto di riferimento
per tutti i successivi momenti
in cui la grazia di Dio stesso si
esprimerà in tutta la sua potenza. La .stessa risurrezione di Cristo è stata vista da qualcuno come l’esodo del Nuovo Testamento. In questo capitolo 3
le, della cura perché i propri figli non debbano affrontare le
difficoltà che abbiamo affrontato noi. E gli espedienti volti a
questo scopo hanno a volte risultati tutt’altro che disprezzabili. Il Faraone che voleva la
morte degli ebrei finisce con l’allevarsene uno in casa, per di più
pagando ancora sua madre come balia. La soluzione individuale dei problemi ha a volte
una carica dirompente anche nei
confronti del sistema.
2. Poi c’è il tentativo della solidarietà rivoluzionaria; Mose
uccide un egiziano che picchia
un suo fratello. Prende coscienza dell’ingiustizia a cui è sotto
ma siamo veramente all’apice
di una carriera, per i tempi, brillante. Fatta cilecca alla corte di
Faraone, Mose si è ripreso abbondantemente sposando la figlia
di un ricco possidente il cui nome è tutto un programma: letro, cioè “Eccellenza” o, alla lettera “Colui che ha in più”. Un
buon matrimonio ha risolto tutti i problemi.
E’ su questa piega della vicenda che Dio opera un colpo di
mano. Riprende i due progetti
di liberazione che la madre di
Mosè e Mosè giovane avevano in
qualche misura intuito, ne corregge il tiro, utilizza per gli altri la vita dell’uomo che sembra
e Chatila fino a Sabra e Chatila » (di Samir Kassìr)?
Siamo stanchi, credo, di .continuare a chiedere una politica di
pace per il Mediterraneo, a governanti che invece s’aspettano
piccole glorie e patenti di primi
della classe (atlantica) anche a
spese del Libano; di denunciare
la strumentale « cristianità » di
alcune delle forze presenti nel
Libano; di chiedere inutilmente
che sia riconosciuta l’O.L.P.; di
chiedere che la storia recente
di Israele e del Medio Oriente
sia letta per quello che è, e non
secondo i complessi di colpa europei dovuti all’antisemitismo
passato e presente di molti.
Siamo stanchi, eppure non possiamo permetterci di abbandonare la vigilanza.
In questa prospettiva, indichiamo alcune linee di lavoro
che intendiamo seguire per non
lasciare che i padroni della guerra vincano anche a questo livello: stancandoci, appunto, rendendoci sordi e ciechi con il mmore di fondo che ci abituala
considerare « normale» che in
Libano {anche in Libano) la
guerra continui, come se si trattasse di una bega interna ad un
popolo di selvaggi rissosi, e non
come di uno dei frutti del colonialismo e deU’imperialismo dell’Europa cristiana e civile.
In primo luogo, continueremo a pubblicare le dichiarazioni di organismi ecumenici e di
chiese, chiedendo ai lettori di
avere la pazienza di leggerli, di
^_____ ________ tmzta
l’esodo vero e proprio dell’Anti- dell’ingiustizia a cui è sotto- '^voleersi sóìtam^^ hLTT’Hprfinfniaf?
.“T* l- della preoceap,.
marchiato dalla rivelazione del
nome di Dio. Noi sappiamo che
per gli antichi il nome era tutto: siamo dunque in presenza
della rivelazione di Dio stesso.
A questa rivelazione che libera
si giunge dopo tentativi di altro
tipo.
1. Innanzitutto c’è il tentativo
della soluzione individuale e familiare dei problemi di Israele
oppresso: è il tentativo della madre di Mosè che escogita un
espediente per salvare il suo
bimbo, senza nemmeno porsi il
problema degli altri. Forse an
che tale ingiustizia possa essere
lavata solo col sangue. Siamo al
livello delle bande armate, siamo alla attuazione pratica del
motto del ’68 « .../ padroni al
macello ». Un motto che tra di
noi è stato espresso spesso, o
quasi sempre (e per fortuna),
in maniera puramente velleitaria.
Ma al punto in cui ci troviamo la vicenda ha preso un’altra
piega. Siamo in pieno riflusso.
Siamo tornati alla soluzione borghese in maniera ben più pesante di come l’aveva praticata la
prooiema aegn ului. .c e», “ --- '—;----
che gli altri ricorrono a tentati- madre di Mose: non siamo piu
vi analoghi Si tratta della via soltanto al tentativo disperato
borghese della carriera persona- di salvare una vita comunque.
_____ è richiamato in servizio
attivo nel mondo della contestazione. Una liberazione rinviata
non deve diventare un progetto
accantonato per sempre. Le scelte maldestre del leader giovane
non lo autorizzano a svolgere
una vecchiaia o addirittura una
maturità tranquilla.
Questo scrollone nel momento
del riflusso passa attraverso due
momenti inseparabili e complementari l’uno dell’altro.
1. Il primo è quello della presa di coscienza di sé. Una presa
di coscienza credente, non psicologica. Chi sono io per andaClaudio Tron
(continua a pag. 2)
tico », la verità della preoccupazione per la pace, e per la giustizia; chiedendo alle chiese di
dare diffusione agli appelli, di
non smettere mai di pregare.
In questa linea pubblichiamo
a p. 12 il messaggio di Emilio
Castro alle chiese del C.E.C. sulla situazione libanese.
In secondo luogo, chiediamo
ai gruppi pace che operano all’interno delle nostre chiese e
in collegamento con analoghi
organismi anche fuori dalle chiese di darci un supplemento di
informazione; sappiamo, ad e
Sergio Ribet
(continua a pag. 2)
2
2 fede e cultura
21 giugno 1985
CONCORDATO: VINCONO LE CONSOLIDATE TRADIZIONI LOCALI
L’ora di religione
nella scuola trentina
Organizzata dal Consiglio di
Istituto del Liceo « A. Rosmini »
si è avuta a Rovereto una tavola
rotonda sul tema: L’ora di religione nella scuola trentina; il
nuovo Concordato; le Intese con
le chiese evangeliche; le Norme
di Attuazione suirordinamento
scolastico nella provincia di Trento.
Vi hanno preso parte: il Dott.
Grigolli, noto esponente della DC
trentina e componente della commissione dei dodici, incaricata di
studiare le norme di attuazione
suirordinamento scolastico nella
provincia di Trento nel contesto
dello Statuto Speciale per il
Trentino-Alto Adige; il prof. Casetti, insegnante di religione in
una scuola media trentina; il
dott. Sfredda di confessione cristiana evangelica; Ton. Ballardini, indipendente di sinistra.
La tavola rotonda è stata nresieduta dal preside del Liceo
prof. Caffieri che ha introdotto
l’argomento definendolo di scottante attualità e rivisitando in
rapida sintesi le tappe significa
tive della storia dell’insegnamento religioso nel Trentino dall’immediato dopo-guerra 1918-1919,
alla « Riforma Gentile » del 1923,
al Concordato fra lo Stato italiano e la Santa Sede del 1929,
al Nuovo recente Concordato e,
infine alle proposte contenute
nel « Piano di Attuazione ».
Il Dott. Grigolli ha illustrato le
ragioni per le quali le « Norme
di Attuazione » si scostano dalla
nuova impostazione concordataria, mantenendo Yobbligatorietà
deH’insegnamento religioso nelle
scuole pubbliche, salvo la rinuncia che, nell’esercizio della propria libertà di coscienza, venga
manifestata dall’interessato.
Giuridicamente questa norma
è sostenuta dal naragrafo c) dell’articolo 5 del protocollo addizionale al Nuovo Concordato che
afferma: « Le disposizioni di tale
articolo (e cioè quelle deU’art. 9
del Concordato che tratta dell’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche) non pregiudicano
il regime vigente nelle regioni di
confine nelle quali la materia è
PROTESTANTESIMO IN TV
Con la rubrica del 9 giugno
abbiamo compiuto un « Breve
viaggio nell’universo giovanile
evangelico ». L’intervistatrice
che ha condotto la trasmissione
ci ha presentato gruppi e singoli giovani credenti di varia
estrazione, giunti alla fede per
strade diverse. Il gruppo
FGEI di Torino dibatte i problemi « caldi » del nostro tempo; vive le difficoltà della condizione giovanile oggi; si autofìnanzia con iniziative varie
che ne cementano l’aggregazione interna. Interessanti le
dichiarazioni di alcuni nuovi
membri: « E’ stato strano trovare dei giovani, religiosi, di
mentalità aperta... »; « Pensavo a tipi come quelli di Comunione e Liberazione, invece... ». C’è chi ha dichiarato di
anche nel sociale e il lavoro
è visto come un diritto da perseguire non a livello individuale ma sul piano collettivo (di
qui la promozione di iniziative cooperativistiche). In particolare la fede ha dato la forza alla giovane di Scicli di
rompere con l’ambiente di
provenienza (dove la donna
non ottiene per esempio « il
permesso » di frequentare un
gruppo femminile di partito o
di chiesa). Attualmente essa
lavora in un centro di documentazione per la pace a Catania. Mi sembra che a questo caso aderisca letteralmente la parola del Signore: « Voi
conoscerete la verità e la verità vi farà liberi ».
Al termine dell'inchiesta il
mondo giovanile evangelico è
Universo giovanile
non possedere certezze ma di
essere profondamente interessato ai problemi della fede.
Troviamo a Roma, in Trastevere, un gruppo di origine
diversa, non collegato alla Federazione giovanile evangelica
bensì ad una chiesa sulla quale non sono state fornite indicazioni precise.
Gli intervistati hanno dichiarato unanimemente che il
messaggio di Gesù ha determinato una svolta nella loro vita precedentemente infelice e sbandata, priva comunque di significato. Dice un
giovane operaio: « Qui ti senti accettato per quello che
sei... sei uguale agli altri anche se grasso oppure ignorante, ecc. ».
Siamo condotti qui a constatare come la fraternità in
Cristo mini alla base ogni forma di razzismo.
Hanno poi esposto la loro
esperienza di fede e di vita
un giovane di Cerignola, una
ragazza siciliana e un operaio
delle Valli Valdesi in cassa
integrazione (membro del Comitato Nazionale della FGEI).
Per tutti e tre, pur provenienti da realtà eterogenee, la
fede è stimolo ad un impegno
stato definito una realtà composita dove la fede determina
scelte concrete, instaura rapporti positivi con gli altri e in
cui il problema del lavoro,
concepito e desiderato come
socialmente utile, appare prioritario.
La trasmissione ci ha offerto a mio parere, con piglio vivace, un panorama abbastanza completo della situazione:
non ha approfondito (e non
era certo facile farlo nel breve tempo a disposizione) il
diverso approccio alle problematiche della fede intravisto
nella posizione dialettica del
gruppo di Torino e nelle certezze manifestate dai giovani
di Trastevere.
Per concludere è stato interessante (e rallegrante) conoscere questa realtà all’interno
di un luogo — la chiesa — dove tuttavia, nella comune fede e nella fraternità, la distinzione per categorie (in base
all’età, al sesso, ecc.) dovrebbe essere superata (anche se
è indubbio che esistono pro-^
blemi ed interessi jìropri di
determinate condizioni esistenziali).
Mirella Argentieri Bein
disciplinata da norme particolari ».
Nella sostanza invece questa
norma è sostenuta dalle « consolidate, tradizioni locali ». La religione, qui nel Trentino, è sempre stata, nella scuola pubblica,
materia di « piena qualità » e l’insegnamento è stato sempre considerato a « pieno titolo » fra gli
altri. Diocesi e cittadini hanno
sempre dedicato a questo problema particolare attenzione sia per
la preparazione specifica degli insegnanti (ad esempio catechisti
con uno specifico curriculum scolastico anche per le scuole elementari), sia per le modalità di
insegnamento e la sua durata.
Il prof. Casetti ha affrontato il
problema dal pimto di vista educativo sulla scorta della propria
personale esperienza. Esperienza
che è del tutto negativa malgrado l’impegno profuso per rendere interessanti le lezioni, riscontrando solo disinteresse e qualunquismo nei ragazzi. Gli alunni
danno Timpressione di credere
che si tratti dei soliti argomenti
scontati di cui si può fare a meno.
Il prof. Casetti si è chiesto se
non sia proprio Vobbligatorietà il
peso che condanna rinsegnamento della religione nella scuola
pmbblica a questi così deludenti risultati. Forse la Chiesa dovrebbe imboccare la strada della
rinuncia a questo privilegio, dovrebbe rinunciare alV obbligatorietà, per ridare senso e vitalità
all’insegnamehto religioso. Così
come dovrebbe rinunciare all’insegnamento della « morale » nell’ora di religione, perché la morale non si insegna ma si « pratica ».
A suo giudizio si dovrebbe piuttosto dare spazio all’insegnamento di una cultura religiosa, affidandone l’incarico a laici e non a
sacerdoti.
Il dott. Sfredda ha espresso il
disagio e la sorpresa sulla posizione assunta dal Cattolicesimo
trentino che gli appare come ima
azione di retroguardia rispetto
allo sforzo di rinnovamento in
tutta la Chiesa cattolica romana
messo in moto dal Concilio Vaticano II.
Ha ricordato che nell’Intesa siglata nel 1984 fra lo Stato italiano e le Chiese Evangeliche rappresentate dalla Tavola Valdese,
queste Chiese non rivendicano
per se stesse l’insegnamento religioso nelle scuole dello Stato,
nella convinzione che la formazione religiosa dei fanciulli e della gioventù sia di specifica
competenza delle famiglie e delle
comunità, pur assicurandosi il
diritto di rispondere ad eventuali richieste (senza oneri finanziari per lo Stato) in ordine allo studio del fatto religioso.
I protestanti italiani sono quin
La guerra
di per una scuola pubblica laica,
non confessionale.
Il dott. Sfredda ha esposto
quindi in rapida sintesi lo sviluppo della riflessione teologica protestante sull’argomento, la quale
giunge alla conclusione che la
fede non può essere insegnata
ma solo testimoniata. La catechesi deve es.sere intesa non come
trasmissione di dottrine ma come mezzo per l’inserimento del
giovane nella comunità dei credenti. L’educatore cristiano è anzitutto un uomo che testimonia
la sua fede al bambino o aU’adolescente, e che la testimonia con
quotidiane scelte di vita. Ecco
perché come luoghi privilegiati
per l’educazione religiosa i protestanti indicano la famiglia e la
comunità dei credenti.
L’on. Ballardini ha individuato,
nelle posizioni dei due cattolici
che lo hanno preceduto, due diverse anime del Cattolicesimo
trentino attuale: i’una quella ancorata tuttora al Concilio Tridentino, l’altra quella del Concilio
Vaticano IL
In ogni caso egli ha criticato
gli accordi concordatari in quanto, ha affermato, nella storia il
Concordato è stato raggiunto
quando la Chiesa ha dovuto rivendicare privilegi. Ha criticato
in particolare l’art. 9 del Nuovo
Concordato che impegna la Repubblica italiana ad assicurare
r insegnamento della religione
cattolica nelle scuole pubbliche,
tanto più oggi che dopo i referendum su divorzio e aborto, i
cattolici in Italia risultano una
minoranza anche se forte. Lo Stato pertanto dovrebbe oggi assicurare anzitutto il rispetto per chi
non ha fede religiosa. Comunque
ha notato almeno un progresso
nel nuovo Concordato, rispetto al
passato, col riconoscimento a
ciascuno del diritto di avvalersi o
non avvalersi deU’insegnamento
religioso, anche se è piuttosto risibile che si debba « garantire »
questa « libertà di scelta ».
In questo quadro, ha affermato
ancora l’on. Ballardini, la Provincia Autonoma di Trento sta
preparando un vero e proprio
« colpo di mano », in quanto il
mantenimento della situazione
« vigente » non trova nessuna
giustificazione.
Su questo argomento, infatti,
non esiste alcuna « norma vigente» alla quale possa applicarsi
Tart. 5 paragrafo c) del protocollo addizionale » al Nuovo Concordato, in quanto la vecchia legislazione austro-ungarica era stata
abrogata dalTart. 34 del Concordato del 1929.
Dal 1929 la situazione legislativa risulta parificata in tutta Italia e la « tradizione trentina »
non è che quella italiana.
Si aggiunga che non è sostenibile che la tradizione trentina sia
effettivamente diversa, ad esempio, da quella veneta o bergamasca.
Non vi sono dunque « consolidate tradizioni locali » né « norme particolari » tanto che la commissione dei dodici ha dovuto
crearne una nuova proprio con
l’art. 23 delle « Norme di Attua
zione ».
L’on. Ballardini ha concluso
preannunciando una decisa opposizione, in tutte le sedi, contro
l’eventualità di questa normativa.
Il dibattito nutrito ed impegnato ha evidenziato consensi aluna o all’altra tesi, confermando
comunque in pieno, quanto ir.
apertura aveva affermato il Preside Caffieri e cioè che il problema è realmente scottante.
Florestana Sfredda Piccoli
ESTATE
Il prossimo numero, del 28
giugno sarà l’ultimo a 12 pagine prima del rallentamento estivo.
In luglio e agosto l’EcoLuce uscirà settimanalmente
a 8 pagine, salvo la chiusura
di due settimane intorno a
Ferragosto.
In luglio o agosto, ai monti, al mare o a casa, a tutti
l’augrurio che le ferie possano essere un tempo di riposo
sereno e interessante.
Mosè nel riflusso
(segue da pag. 1)
(segue da pag. I)
sempio, che armi italiane sono
vendute contemporaneamente a
Iran e Irak; che cosa sappiamo
degli interessi, civili e bellici,
dell’Italia, nella zona libanese?
Troppo poco, lo confessiamo;
ma è una pista di ricerca che va
seguita, sapendo che il Mediterraneo non è lontano, e che vi
siamo presenti in modo estremamente pericoloso, con la Sicilia vista come una portaerei
naturale dai nostri governanti,
con una politica « levantina »
(la nostra, non quella libanese!)
che ha parole di pace mentre
prepara la guerra.
Sergio Ribet
re dal Faraone? dice Mosè. Le
risposte avrebbero potuto essere diverse: Tu sei colui che conosce la cultura e la corte egiziana e quindi sai su che cosa
far presa per portare a compimento il progetto; tu sei un leader di un tempo che forse è già
diventato leggendario perché allora c’era ancora qualcuno che
aveva il coraggio di protestare;
tu sei un figlio scelto di Àbramo, di Isacco, di Giacobbe; tu
sei un ricco possidente che ha i
mezzi finanziari, dei mezzi tali
da potersi permettere anche per
un po’ di tempo di lasciare il lavoro, senza rischiare la fame. E
l’elenco potrebbe continuare. Ma
questa identità di Mosè che potrebbe costituire una forza non
è menzionata nella risposta di
Dio. Questa forza è come le ricchezze del giovane ricco, è un deficit. « Una cosa ti manca », dice
Gesù; non « hai qualcosa di troppo », ma perché hai delle ricchezze ti manca qualcosa, ti manca
la libertà di movimento, ti manca la disponibilità verso gli altri. A Mosè che chiede: « Chi sono io? », Dio risponde: « Io sarò
con te ». La tua identità è di essere accompagnato da Dio. « Dio
con noi » è la nostra identità,
Emmanuele, cioè Gesù Cristo.
Dio con Mosè è un Dio che ordina. che sninge il riottoso, non
il Dio che benedice le iniziative
umane. Dio con Mosè significa
che le iniziative o la non iniziativa di Mosè non contano nulla,
perché Dio prenderà le iniziative Lui.
2. Il secondo momento è quello della presa di coscienza dell’identità di Dio. Dio rivela il suo
nome, cioè rivela se stesso: « Io
sono colui che sono » o, come
possiamo anche tradurre: « Io
Sono il vivente »; « Io sono colui
che era, che è e che viene »
(come dice V Apocalisse) o.
ancora, « Io sono colui che
manda in esecuzione i suoi
progetti». Tu vivi un momento
di riflusso; Io no. Dio non vive
gli slanci velleitari di grossi momenti transitori di protesta ma
nemmeno le cadute nel grigiore
della vita borghese. « Io, dice
Dio a Mosè, se ti dico che devi
andare, non illuderti che rinunci al progetto solo perché tu trovi delle scuse; se il mio progetto
è che tu vada, tu vai; poche storie; quello che ho deciso di fare,
lo faccio, e lo faccio anche se tu
non sei d’accordo, e per di più
sulla tua pelle ».
Il Dio che si rivela così a Mosè e che ci rivela così la nostra
stessa identità è quello in cui
crediamo. E’ l’Iddio di Gesù Cristo. Qra noi siamo certamente
in un momento di riflusso, per
di più economicamente assai
meno florido di quella che poteva essere, rapportata al tempo,
la situazione di Mosè. Ma se
crediamo in questo Dio, se
crediamo che l’esodo è il paradigma della salvezza, se crediamo, in una parola, che Cristo è
risuscitato dai morti, allora possiamo anche aspettarci che da
un momento all’altro Iddio ci
scuota dal nostro riflusso. Non
ci farà' certamente ripetere l’esperienza del ’68 nei suoi lati negativi e forse neanche in quelli
che sembrano a noi positivi. Ma
è possibile che la nostra piccola
chiesa sia chiamata come Mosè
a riprendere con decisione delle
iniziative di libertà in un momento di indifferenza generale.
Oaudio Tron
3
21 giugno 1985
fede e cultura 3
\
FEDE EVANGELICA E SESSUALITÀ’ - 1
L'etica ha una storia
L’impressione che dall’inizio fino a ieri ci sia stato rigore morale e
loro rampolli contro l’inclinazione di questi ultimi, incorrerebbero in una generale condanna...
per un atto che i pietisti di due
secoli fa consideravano il non
plus ultra della morale cristiana.
Nell’epistola ai Corinzi (I Cor.
7: 36 segg.) l’apostolo Paolo parla dell’uomo che ha deciso di
serbar vergine la sua figlia o di
è una riscoperta del senso profondo del messaggio cristiano?
O è una spinta sociale che ha
determinato atteggiamenti i quali _ nel caso dell’abolizione della schiavitù come nel caso dell’uguaglianza dei sessi sono
magari lontani dalla mentalità
dei tempi biblici, ma vicini al
nocciolo dell’Evangelo?
l_ MII|JICOOlUIIC »jllC UCJII IIIIZ.IC/ Ilio-/ 1V..II VClglilC la ^ ™
oggi ci sia solo lassismo è imprecisa - La verità è molto più complessa “uSo Ìem'ifefèTen Funzione della chiesa
rispecchiato nella liturgia anglicana del matrimonio, dove l’offi
Iniziamo con questo numero una serie di interventi connessi ai
tema della sessualità di cui quest’anno diverse chiese hanno iniziato lo studio.
Parlando di temi etici mi pare importante tener presente la
storia dell’etica cristiana, ossia
la storia delle variazioni che sono intervenute attraverso i secoli nelle risposte che i credenti hanno dato ai problemi etici, come pure le variazioni nel
dare di volta in volta maggiore
o minore importanza a questo
o a quel testo biblico. Si tende
talora troppo facilmente, mi pare, a semplificare le cose, come
se dal principio dei secoli fino
a ieri ci fosse stato un costante
rigore morale e oggi improvvisamente ci si trovasse di fronte al lassismo; come se i credenti avessero sempre applicato i precetti biblici e oggi improvvisamente li abbandonassero. La verità è molto più complessa.
La schiavitù
Uno degli esempi più interessanti è quello della schiavitù.
Nei Vangeli non se ne dice quasi niente. L’apostolo Paolo esorta gli schiavi a non preoccuparsi di acquistare la libertà e dunque li orienta ad accettare la
schiavitù. Nel corso dei secoli
questa ha avuto alti e bassi; a
un certo punto ci sono stati addirittura dei vescovi che possedevano schiavi. Nelle piantagioni di cotone degli Stati Uniti
pii cristiani possiedono come
schiavi altri pii cristiani. Poi
viene la guerra di secessione
americana, e la schiavitù in pochi anni appare come un crimine. Oggi nessuno oserebbe difenderla. Ma, tutto sommato, la
Bibbia è alquanto neutra sulla
questione della schiavitù, la
chiesa l’ha tollerata per secoli,
e sono solo cento anni o poco
più che davvero la condanna.
Guerra e nonviolenza
Prendiamo il caso della guerra. Nei primi secoli non c’è una
teorizzazione della nonviolenza.
Semplicemente si pensa che tra
l’essere militante di Cristo e il
militare nelle legioni romane
c’è incompatibilità. Tuttavia proprio nelle legioni si diffondono
il cristianesimo e le altre religioni orientali. Con l’avvicinamento tra chiesa e impero operato da Costantino cadono le
obiezioni; gli imperatori sono
cristiani, e i generali pure.
Nel medioevo, e per un breve
periodo, di fronte alla bellicosità delle tribù germaniche e alle
infinite violenze di feudatari e
signoroni, la chiesa cerca di
porre un argine alla guerra con
la « tiegua di Dio» ed altre tregue che riducono il numero dei
giorni in cui è lecito guerreggiare, e con le norme cavalleresche che cercano di porre argine alle forme peggiori di prepotenza dell’uomo armato. Ma
ben presto chiesa e guerra vanno di nuovo assieme; crociate,
guerre di religione, conquista
delle Americhe, guerre coloniali,
fino alle guerre nazionali e alle
due guerre mondiali, dove cristiani convinti di fare il loro
dovere e debitamente benedetti
dalle chiese partecipano allo
sciagurato macello di milioni e
milioni di persone che pure, in
astratto, essi chiamano fratelli
e sorelle. Le chiese storiche della nonviolenza, quaccheri e men
Le autorità politiche e religiose, che ancora pochi anni fa
condannavano l’obiezione di coscienza quando gli Stati volevano eserciti di massa, oggi la tollerano... nel momento in cui le
nazioni si orientano piuttosto
verso eserciti di specialisti! Solo oggi, che il pericolo di distruzione nucleare incombe su tutti,
si rifà vivo il pacifismo — cristiano e non cristiano — pur tra
gli infiniti dubbi e cautele delle
autorità di ogni genere, sempre
sospettose verso i movimenti
che salgono dalla base.
La donna
Se ora passiamo a temi di
etica familiare e sessuale vediamo che nella Scrittura non c’è
nessuna condanna contro la poligamia, se non il precetto che
« il vescovo sia marito di una
sola moglie» (I Tim. 3: 2), che
con ogni probabilità non si riferisce alla poligamia ma a un
secondo matrimonio dopo la vedovanza. Si dice di solito che i
paragoni neotestamentari tra il
rapporto marito-moglie e il rapporto Cristo-chiesa militano a
favore della monogamia, ma si
potrebbe con altrettanta ragione ricordare che in Ezechiele
(cap. 23) il rapporto di Dio con
i regni di Israele e di Giuda è
presentato con la massima naturalezza come una bigarnia.
Nei secoli passati i cristianissimi sovrani europei e i membri delle classi dirigenti si sposavano, si separavano e si risposavano a piacimento, negoziando le opportune dispense
papali; solo recentemente il divorzio è diventato accessibile alle masse.
Il matrimonio monogamico
stesso è stato vissuto in modi
estremamente diversi; talora la
morale e il costume affermavano che il vero matrimonio cristiano consiste nelTaccettare lo
sposo o la snosa scelti dalle famiglie (spesso per ragioni patrimoniali); più recentemente si
è invece affermato, anche in ambienti cristiani, il « matrimonio
d’amore » le cui origini culturali hanno probabilmente poco a
vedere con il cristianesimo. Se
oggi due famiglie cristiane si in
ciante chiede: « Chi dà questa
donna in matrimonio a quest’uomo? » e poi. come dice il Book
of Common Prayer, « ricevendo
la donna dalle mani del padre
o dell’amico di nozze unisce la
mano destra dello sposo con la
mano di lei ecc. ecc. ». E’ evidente l’idea antica della donna
come essere non autonomo che
vien data in matrimonio e passa dalla tutela del padre a quella del marito. Quale ragazza moderna accetta ancora questa concezione? E d’altra parte — cristianamente parlando — l’averla abbandonata è forse un male?
Ancora non molti anni fa Karl
Barth si arrampicava sugli specchi per conciliare l’uguale dignità di tutti gli esseri umani dinanzi a Dio con la doverosa subordinazione della donna all’uomo. E nelle nostre liturgie del
matrimonio si leggeva: « Mogli
siate soggette ai vostri inariti... »,
che oggi non si legge più. Oggi,
semmai, si legge: «Non c’è qui
né giudeo, né greco, né schiavo
né libero, né maschio né femmina... ».
Che cosa significa ciò? E’ un
seeuire l’andazzo del mondo? O
E così si potrebbe continuare,
elencando le variazioni su una
0- -ntità di altri problemi etici,
dada pena di morte al prestito
a interesse, dall’ascetismo al modo di reagire alla sofferenza.
E ci si potrebbe anche chiedere quale sia stata nella storia
e quale sia oggi la funzione della chiesa sul terreno etico; affermare le norme e le abitudini
del mondo biblico- patriarcale
come l'erità eterne? accoinpagnare l’evoluzione della società
cercando di attenuarne i mali?
combattere l’ingiustizia strutturale insita nella distribuzione disegnale del potere e delle risorse? o che altro?
Ho ricordato queste cose quasi come una prefazione a un dibattito di etica sessuale e familiare. ner contribuire a evitare
che subito ci si polarizzi in bianchi e neri, buoni e cattivi; e perché, pur nelTintrico dei condizionamenti passati e presenti
cui siamo soggetti, si cerchi invece con pazienza e umiltà di
portare una parola che sia eco
e profezia della « libertà dei figli di Dio ».
Aldo Comba
Monongahela; un nome, sconosciuto ai più, che da qualche
tempo sta facendo parlare i giornali americani suUe pagine della
politica, deil’economia e della
religione. Ed anche la Giustizia
ha dovuto occuparsene, visto
che il pastore di una chiesa luterana di quella valle è stato
condannato a 90 giorni di prigione. Ma dove mai si trova questo posto sperduto e cosa vi sta
succedendo?
Monongahela, Stati Uniti: una
valle vicino al fiume Ohio, nella
Pennsylvania occidentale. Fino a
qualche anno fa economicamente florida per le sue acciaierie,
sta oggi scontando la crisi americana di questo settore. Fin qui,
purtroppo, nulla di dissimile dalle molte crisi di cui, in Italia o
in Europa, siamo ormai abituati
a sentire parlare.
La notizia che ha suscitato e
suscita, nelTopinione pubblica
americana, .simpatia, o scandalo, a seconda dei casi, risiede
invece nel fatto che un gruppo
di pastori (prevalentemente luterani) ha dichiarato una specie di « guerra santa » (cito) all’establishment economico, politico e religioso della regione, in
quanto ritengono che abbia fatto
ben poco, per evitare la grave
situazione occupazionale della
regione.
Le comunità religiose della zona si sono spaccate sul problema e sulla strategia da adottare. Una in particolare, quella di
Clairton (25 km. dalla città industriale di Pittsburgh) è nell’occhio del ciclone da parecchi mesi, in quanto ii suo pastore, il
rev. D. Douglas Roth si è identificato con la causa dei lavoratori della valle, in difesa del loro posto di lavoro in pericolo.
All’inizio la chiesa di Clairton
ha dato pieno appoggio alla sua
linea, ma questo è poi venuto
meno quando Roth ha utilizzato
fondi ecclesiastici per aiutare i
lavoratori in sciopero, senza
consultare il consiglio di chiesa.
A quel punto una chiara mag
la nonvioienza. quaaaiici. t
la
Fede e politica:
temperatura sale
di chiesa non si è espresso in
tal senso. E secondo lo statuto
della chiesa, solo il consiglio poteva prendere la decisione di licenziarlo.
La lacerazione è diventata
sempre più netta. Il vescovo luterano Kenneth May appoggia
la maggioranza della congregazione e dichiara il pulpito vacante. Roth si rifiuta di lasciarlo.
E May fa intervenire la polizia;
Roth viene condotto in tribunale e condannato a 90 giorni di
prigione. E dalle carceri invia
sermoni alla parte della chiesa
che ha continuato a rimanere al
suo fianco: persino questo atto
gli vale una diffida del giudice.
Finalmente il 4 marzo esce di
prigione ed accetta di abbandonare il pulpito della Trinity
Church a Clairton.
Fin qui i fatti. Ma durante e
dopo il periodo di detenzione
scoppia la polemica in seno a
molte chiese statunitensi e nelTopinione pubblica.
Generalmente si ritiene un pessimo e pericoloso precedente
l’aver diffidato un pastore dallo
scrivere sermoni in carcere. Certo, Roth ha forse esagerato nella
sua azione precedente, portandola alle estreme conseguenze.
Ma, regolamenti di chiesa alla
mano, asserisce che il suo modo
di agire è stato corretto.
Passati però i momenti di estrema tensione e di maggior emotività, il dibattito si è concentrato su temi generali e su
domande cui è difficile dare una
risposta univoca. Ad esempio
Jim Buie, nel numero di marzo
di «Church and State», si chiede; « fino a che punto un singolo
credente può mescolare le sue
convinzioni politiche e religiose?
Quando dovrebbe intervenire lo
stato nelle dispute religiose? E
una volta intervenuto, quali so
no i limiti di tale intervento? ».
La risposta varia a seconda
dell’intensità della fede religiosa
e della persuasione politica. Una
cosa accade con sicurezza:
« quando religione e politica vengono a contatto, la temperatura •
sale. Si profonde grande energia. E se l’energia sia costruttiva
o distruttiva, dipende dalla situazione ».
Ma molti americani si guardano stupiti. Fatti che ritenevano possibili solo in Polonia o in
altre parti — lontane — del mondo, stanno accadendo nella loro America degli anni '80.
Roberto Giacone
diritti DELL’UOMO
Per l’Afghanistan
Quanti di noi sapevano della
esistenza della Lega italiana dei
Diritti dell’Uomo e tanto più
dell’esistenza di un Comitato
piemontese? Pur essendo a conoscenza della F.I.D.H. (Organisation non gouvernamentale
accréditée auprès des Nations
Unies - Statut B, auprès de TUNESCO et auprès du Conseil de
TEurope), ignoravo che uno dei
vice-presidenti fosse italiano,
l’on. Pasquale Bandiera e che
un Comitato piemontese avesse
sede in Torino, vi" ssena 20
(segretario dott. Gastaldi).
Alla presenza del Sindaco di
Torino, l’abile moderatore. Michele Torre, Direttore di Stampa Sera, dà successivamente la
oarola al Presidente del Comitato piemontese, dott. Giribaldi,
al Pres. naz. on. Bandiera, al
Pres. dell’Istituto universitario
di Studi europei, dott. Andrea
Comba, al sig. Vladimir Maksimov, Direttore di « Kontinent »,
agli on. Fiandrotti e Chiusano.
Voci diverse che convergono
tutte sulla necessità che tutti
gli uomini si sentano liberi uomini. Gli interventi hanno permesso di conoscere esistenza e
scopi della LIDU ( Lega internazionale dei diritti dell’uomo),
di interrogarci sulle ragioni che
non hanno mobilitato l’opinione
pubblica sul problema afghano
così come avvenne a suo tempo per il Dopolo vietnamita, sulle terribili condizioni in cui vivono sia la popolazione che ha
subito l’invasione sia gli invasori... L’esilio provocherebbe la
cancellazione di un paese e di
una civiltà, è stato detto : un genocidio. Eppure, chi si interessa oggi a questo dramma, nonostante la condanna del Parlamento europeo, il quale, accusato di parlare molto ma di fare poco, ha tuttavia esaminato,
dal 1979 ad oggi, 200 intepogazioni concernenti i diritti dell’uomo? Parlamento produttivo
sì, ma a limgo termine. Poche le
interrogazioni rivolte agli oratori al termine del Convegno.
Forse la coscienza di vivere lontani ed estranei alle sofferenze
cui sono sottoposti e la popolazione afghana e i soldati russi,
le cui famiglie — perché non ricordarlo? — non hanno più loro notizie da tempo, ha frenato
il pubblico presente. Tuttavia il
filmato francese presentato e
commentato dalTing. Fabrizio
Fabbri, Presidente del Comitato torinese di solidarietà al popolo afghano, non sarà così presto dimenticato!
Liliana Ribet
4
4 vita delle chiese
21 giugno 1985
UNA DISCUSSIONE URGENTE
I soldi per la chiesa
COMMISSIONE PACE CHIESA DI TORRE
2 giorni per la pace
Recentemente le comunità vaidesi delle Valli sono state sollecitate dalla Tavola valdese ad adeguare il proprio versamento alla
cassa centrale della chiesa. La richiesta ha fatto discutere. Alcune assemblee hanno approvato
l’adeguamento ritenendolo doveroso oltreché necessario. Altre
comunità non si sono sentite di
assumersi la responsabilità di
adeguare ulteriormente il proprio versamento alla Tavola. In
genere le assemblee di chiesa
convocate su problemi finanziari
■sono abbastanza disertate e per
chi vi partecipa non è sempre facile decidere per gli assenti. Tutto questo problema è rimbalzato
nell'ultima Conferenza Distrettuale che ha dovuto, a malincuore, registrare im "gap” di venti
milioni tra richiesta della Tavola
per il 1986 e impegno assimto
dalle comunità. Le comimità che
non si sono sentite di sottoscrivere un ulteriore aumento contributivo hanno forse ecceduto in
prudenza. E’ sperabile comunque
che la differenza venga colmata
affinché la nostra chiesa possa
far fronte alle proprie modeste
esigenze finanziarie, improntate
all’essenziale.
Anche in passato a volte è successo che non si sia raggiunta la
meta prefissata dalla Tavola. Poi
con una sottoscrizione straordinaria aH’ultimo minuto si è su
perato il ’’gap” esistente. Non
facciamo dunque inutili allarmismi anche se il problema finanziario della chiesa rimane davanti a noi come uno dei problemi
più complessi.
Da un lato i Concistori sono
spaventati dalla lunga lista, che
sembra allungarsi, di membri di
chiesa che non contribuiscono in
alcun modo alla vita della chiesa,
r all’altra Tobiettivo .'inodale di
versare il 3% dei redditi personali rimane un obiettivo che raccoglie scarsi consensi. Ciò che
poi manca realmente è una campagna continua, capillare, di informazione e di sensibilizzazione
delle comunità sul tema delle finanze.
Su questa materia il membro di
chiesa non ha molti dati su cui
riflettere. Faccio solo un esempio. Sa il membro di chiesa delle Valli che qui, nel nostro Distretto, la media di versamento
per membro comunicante è di
appena 38.453 lire? Nel Sud Italia la media è di 69.000 lire: praticamente il doppio! In città come Milano o Torino la quota
prò capite è di 110.000 lire e nell’Italia centrale di 73 mila lire.
Alle Valli siamo proprio all’ultimo posto. Per giustificarsi uno
potrebbe tirare fuori il vecchio
adagio della povertà delle Valli
oppure la questione che qui alle
Valli ci sono molte opere diaco
nali da sostenere. Credo comunque che anche nel Sud d’Italia
la disoccupazione e la crisi economica siano altrettanto feroci
quanto da noi e risulta che nel
Sud ci siano pure molte opere
diaconali e sociali da sostenere.
In sostanza ritengo che il divario contributivo tra Valli Valdesi
e resto d’Italia vada, nel giro di
qualche anno, rapidamente colmato se vogliamo sederci con pari dignità nello stesso Sinodo.
Infine la contribuzione che la
chiesa locale versa alla cassa centrale è calcolata sul numero dei
membri comunicanti. Ciò vuol
dire che essere iscritto ad una
chiesa significa dare il proprio
contributo finanziario, altrimenti
altri dovranno farlo per lui. E
sono proprio questi ultimi che
sono stanchi di dover pagare anche per gli altri. Da questo prmto di vista, c’è già qualche giovane pastore che auspica una severa revisione della lista dei
membri comunicanti, aH’insegna
del « sta dentro solo chi paga ».
Prima di sposare rigide applicazioni del regolamento ecclesiastico bisognerebbe tentare la via
dell’informazione e del dibattito
nei quartieri, nei culti, nelle assemblee sul tema delle finanze
se vogliamo vedere la nostra
chiesa camminare, economicamente, con le proprie gambe.
Giuseppe Platone
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
450 anni
Bibbia di
della
Olivetano
ANGROGNA — Domenica 23
giugno il culto a Pradeltomo
(10.30) sarà presieduto dal Vicario UMch Wolf che dopo un anno di lavoro alle Valli si appresta a tornare in Germania. Domenica 30 al Capoluc^o avremo
un culto solenne, italo-francese,
con Santa Cena in cui ricorderemo il 450° anniversario della
Bibbia di Olivetano, finanziata
dai Valdesi nell’assemblea di
Chanforan nel 1532. Di questa
Bibbia esiste un esemplare al
Museo valdese di Torre Pellice.
Matrimonio
POMARE-TTO — Sabato 15
giugno si sono uniti in matrimonio presso il Municipio di Porosa Argentina Mara Pedrotta e
Corrado AntoniettL Agli sposi
gli auguri della comunità.
• Il 5 maggio U.S. a Spotorno
è arrivata Silvia. Ai genitori Orazio Bazzini e Fiorella Maurino
le congratulazioni della comunità di Pomaretto, da cui proviene Fiorella trasferitasi a Spotorno in seguito al matrimonio.
Concerto
LUSERNA SAN GIOVANNI —
La nostra Corale, diretta dal M.o
Enrico Charbonnier, eseguirà,
venerdì 21 c.ra. un Concerto dedicato a Bach e Haendel.
Nella seconda parte sono in
programma musiche dei compositori contemporanei Ferruccio
Rivoir e Renzo Chialvo.
Tutti sono cordialmente invitati alle ore 20.45 nel Tempio di
Lusema San Giovanni.
Campo dì lavoro
TORRE PELLICE — In queste
ultime settimane di giugno alla
Casa Unionista si svolge un cam
po di lavoro volontario per la
ristrutturazione dei locali dell’interrato. Un discreto numero di
persone si è reso disponibile per
questo servizio: chi fosse interessato può presentarsi al pastore o direttamente alla Casa
Unionista.
• La domenica 30 giugno si
terrà una Assemblea di chiesa
nella quale verrà letta la relazione morale dell’anno ecclesiastico
1984/85. Inoltre i deputati alla
Conferenza Distrettuale presenteranno la relazione sui lavori
di Rorà.
• Venerdì 21 giugno si riunisce la Società di cucito (ore 15
alla Casa Unionista) per l’ultima
seduta dell’anno. L’attività proseguirà ancora settimanalmente
per la preparazione del Bazar di
fine agosto.
• Piacevole serata offerta sabato 15 u. s. dalla Unione Musicale di Inverso Pinasca prò ristrutturazione dell’Asilo di San
Germano ed ospedale di Torre
Pellice.
Nutriti applausi hanno fatto
seguito alle varie esecuzioni il
cui effetto d’insieme è stato sottolineato per la nutrita presenza di giovanissimi esecutori.
Battesimi
PINEROLO — La benedizione del Signore scenda sui piccoli Massimiliano e Giovanni Rivoira, battezzati nel corso del
culto del 2 giugno u. s.
• I culti del 9 e 16 giugno sono stati presieduti dai predicatori locali Gianni Long e Luigi
Marchetti che ringraziamo per
il loro messaggio.
• La gita « storica » dell’Unione femminile avrà luogo quest’anno a Roccapiatta insieme
con le sorelle di Prarostino il
25 giugno p. V.
• Seguiamo con il pensiero e
con le preghiere il pastore Marco Ayassot ricoverato in ospedale per un intervento chirurgico.
PRAMOLLO — Durante i culti
del 2 e del 16 giugno sono star
ti battezzati, rispettivamente. Luca Sappè di Eraldo e Olga Peyrot e Federica Long di Gianni e
Daniela Gorgerino, tutti quanti
residenti a San Germano.
Ai bambini ed ai loro genitori
esprimiamo gli auguri di tutta
la comunità, affinché le loro vite
siano sempre guidate dal Signo're.
• Ringraziamo l’anziano Guido
Peyronel che ha sostituito il pastore nel culto di domenica 9
giugno.
FRALI — Domenica 16 abbiamo accolto con gioia Ramona
Pascal che è stata battezzata nella nostra comunità.
Esprimiamo alla famiglia di
questa bimba la gioia di tutta
la comunità.
Lutto
RODORETTO - FONTANE —
Rinnoviamo la nostra simpatia
alla famiglia di Clementina Pons
deceduta all’età di 80 anni.
• Ricordiamo che sono ripresi i culti domenicali a Fontane
e Rodoretto a domeniche alterne.
E’ passato ormai un anno da
quando, in occasione della « Due
giorni per la pace » organizzata
a giugno dell’84 dalla commissione pace della chiesa valdese
di Torre Pellice, ci siamo riuniti
in piazza Muston per riflettere,
discutere, informarci e sensibilizzare la gente sul « problema
pace » nei suoi diversi e molteplici aspetti. Un anno ricco di
attività e impegno per la commissione che, partecipando a
liimioni quartierali, organizzando serate e incontri con scuole
ha dato il suo valido contributo
alla sensibilizzazione della gente
su temi come l’attuale situazione
militare del Mediterraneo e la
denuclearizzazione di vasti territori.
Una serie di iniziative quindi
che non danno frutti immediati
ma che sono necessarie per creare una cultura di pace. Ricordiamoci che la controinformazione,
cioè il divulgare ciò che viene
taciuto e travisato su determinati problemi, è pur sempre un
modo di lottare per la libertà, la
giustizia e la pace.
Eccoci quindi giunti all’ultimo
grande sforzo, in chiusura di
questo anno di lavoro: una manifestazione per due giorni di
dibattiti, conferenze, canti, spettacoli teatrali, centrati su un tema che per molti è ancora vago.
Ci si chiederà cosa voglia dire
« manifestare » per la pace, cosa
significhi scendere in piazza, tra
la gente, per parlare di pace.
Certo non ha molto senso una
manifestazione dopo l’installazione dei missili a Comiso: «tanto farmo quello che vogliono», è
l’idea di molti, ma mi sembra
assai limitativo legare un tipo
di impegno pacifista solamente
al voler ostacolare l’installazicne di armi nucleari. Molti hanno
pensato così, poi, dopo la delusione, il disimpegno, il disinteresse.
Eppure c’è ancora molto da
fare, si parla di obiezione di coscienza, di obiezione fiscale, di
riconversione industriale, di denuclearizzazione; ma si parla anche di torture, di apartheid, di
cooperazione col terzo mondo;
non sono, forse, temi legati, seppure indirettamente, alla pace?
Mi sembra a questo punto significativo ricordare il versetto scelto per tale occasione di incontro: « Perplessi ma non disperati» (2 Corinzi 4: 8): noi siamo
perplessi sull’esito del nostro
impegno, temiamo che il nostro
lavoro sia vano e non dia frutti,
abbiamo paura per l’inutilità
delle nostre attività, ma non per
questo desistiamo, non lasciamo
iperdere; lo sforzo è grande ed
il risultato a volte piccolo, ma
non ci disperiamo, sostenuti dalla fede in Colui che, solo, è il
principe della pace.
Perché allora una manifestazione? Innanzitutto perché riteniamo sia una valida forma di
sensibilizzazione: le conferenze,
le tavole rotonde, i laboratori
come i canti e gli spettacoli teatrali offrono un valido aiuto per
informare e stimolare una riflessione su temi legati in modo diretto, od indiretto, agli ideali
di pace, giustizia e libertà. Que
st’anno inoltre verranno raccolte firme per una proposta di denuclearizzazione del Comune di
Torre Pellice, che verrà presentata aU’amministrazione comunale nel corso della manifesta^
zione.
Infine penso che un’iniziativa
di questo tipo, nell’ambito della
nostra comunità, sia un importante momento di aggregazione
dei vari settori delle nostre attività, un momento di confronto
e di riflessione su un tema più
che mai attuale. Si è visto che
le giornate organizzate dai giovani e per i igiovani sono utili per
la crescita e la maturazione su
problemi come la pace, il 1^
voro, l’ecologia. Lo stesso discorso è valido per la manifestazione: ci aiuta a crescere e maturare, ma è anche un modo di
aprirci e testimoniare il nostro
impegno in tale settore.
Marco Fraschia
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Programma
22-23 GIUGNO 1985
PIAZZA MUSTON
TORRE PELLICE
SABATO 22 GIUGNO
Ore 10.30: Apertura;
Ore 11; Studio biblico, introduce Sergio Ribet;
Ore 16: Spettacolo teatrale La rosa
canina (a cura del gruppo giovani di
Torre Pellice); interventi e riflessioni
su « Ambiente e ecologia » con la partecipazione del Coretto valdese di Torre Pellioe;
Ore 17.30: Tavola rotonda « Centro
America: logica delle superpotenze o
autodeterminazione dei popoli » con
Ruben Artus, pastore valdese Uruguay-,
no; Enrico Costantino, partecipante
campi lavoro Centro America; Jan Forland, studente U.S.A.; Carmelo ini, Associazione Italia-Nicaragua;
Ore 21.30: Spettacolo teatrale: ISO"
La pace come tramonto da un’idea teatrale di A. Córsani e P. Cerrato, gruppo filodrammatico di Torre Pellice. Seguirà un dibattito sui temi affrontati.
DOMENICA 23 GIUGNO
Ore 10: Laboratori per la pace: industria bellica, nucleare civile e militare,
obiezione fiscale con Claudio Canal, responsabile Centro Documentazione Militare di Torino e Donato Aducci, ex sindaco di iRobassomero, Consigliere Regionale;
Ore 15.45; Gruppo musicale Discanto;
Ore 16.45: Messaggio biblico (past.
Bruno Rostagno); Canti e riflessioni
sulla pace; Messaggio del sindaco di
Torre Pellice Dott. Marco Armand Hugon;
Ore 17.30: « Tra eureka » e « S.D.I. »
l’Europa di fronte alle future scelte
strategiche, economiche e tecnologiche.
Dibattito-confronto tra: Sergio A.
Rossi, vice direttore del Centro Studi
Documentazione Internazionale di Torino, igiornalista del ’’Sole 24 ore”; Alberto Tridente, Consigliere Regionale,
Docente Universitario ex Segretario
Naz. FIM-CISL.
Moderatore Aldo Ferrerò, Commissione Pace delle Chiese Evangeliche;
Estrazione lotteria;
Ore 21: Serata musicale con il gruppo urbano Vili e con Beppe Finello.
Claudio A. Mittica in concerto.
Nel corso della manifestazione saranno aperti i seguenti stands; Comitato pace Val Pellice, Amnesty International, Protestanti per la pace, Coordinamento obiettori di coscienza del
Pinerolese, Associazione Italla-Nicaragua. Gruppo Giovani Evangelici.
Nei due pomeriggi sarà attivato un
laboratorio di disegno per bambini.
inoltre servizio ristoro continuato e
mercato delle pulci.
5
21 giugno 1985
vita delle chiese 5
PER LE CHIESE DI LAZIO, ABRUZZI E CAMPANIA
TRESANTI
F©sta dall© Scuoi© Dom©nicali Visita dalla Bavi©ra
ISOLA DEL LIRI — Presso la
locale Comunità battista si è
svolta domenica 2 giugno una
grande « Festa delle scuole domenicali » del Lazio, Abruzzi e
Campania, presenti più di 200
persone di cui la metà bambini
e tanti, tanti giovani.
Una gioia per gli occhi e per
il cuore.
La festa inizia verso le dieci
quando, provenienti dalle altre
Comunità, i ragazzi scendono a
frotte dai pullman e vanno al
tavolo posto neH’atrio della chiesa a farsi appuntare al petto
vivaci cartoncini colorati adornati con nastri, coi loro nomi.
I ragazzi di Isola del Liri sono sovreccitati, impegnati ad accogliere gli ospiti, a scrivere i
loro nomi, ad indicare la « mostra » appesa alla alta recinzione della chiesa.
Tutto frutto del loro lavoro,
la sintesi di un anno di studio:
un grande cartellone sulla storia
del popolo d’Israele con disegni
dai forti colori e tanti manifestoni sulla storia della Comunità, rallegrati da varie foto, uri
quad'ernone con l’intervista ai
bambini della Scuola Domenicale di tanti anni fa.
Si entra in chiesa, non c’è posto per tutti a sedere, ma non
importa, anzi è bello vedere una
chiesa stracolma di gente.
Comincia il fitto programma:
il gruppo di Isola del Liri, accompagnato da organo, flauto e
chitarra, presenta canti nuovi
intercalati da spiegazioni sul significato del testo attinente alle
lezioni studiate; quello di S. Angelo in Villa invita i presenti a
cantare insieme a loro nuovi
canti deH’America Latina.
Poi è la volta del gruppo della
chiesa valdese di Roma - piazza
Cavour - e di quello della chiesa battista di Napoli - via Fona - con nuovi canti belli, significativi e così «partecipati» dai
ragazzi.
E’ presente anche Don Franzoni con il « gruppo del laboratorio di religione » della chiesa
cattolica di base di San Paolo
fuori le mura di Roma, che presenterà nel pomeriggio una recita di Brecht.
E’ altresì presente alla festa Un gruppo di fratelli di chiesa che si è formato ultimamente
a Prosinone e diversi simpatizzanti del paese.
E’ l’ora di pranzo. I fratelli
di chiesa di Isola del Liri hanno
preparato lunghe tavolate all’interno dei locali sottostanti la
chiesa, nella casa pastorale ed
all’esterno. Ognuno consuma il
suo pasto senza dimenticarsi di
assaggiare quello del vicino, poi
tutti via SU un favoloso prato
in collina.
Qui il gruppo di San Paolo si
esibisce nella sua recita e poi si
passa ad una strepitosa « Caccia al tesoro ».
Il gruppo di Napoli scopre il
tesoro'. Grida e salti di gioia,
dopo di che tutti a prendere il
gelato.
E’ un gelato bagnato perche
improvvisamente comincia a piovere; nessun rammarico, viene
preso quasi come un diversivo,
tutti di corsa ai pullman e alle
macchine per continuare la festa in Comunità.
E’ pronta una buona merenda per tutti e... una... pioggia di
caramelle che... stranamente piove solo in testa ai bambini.
Ci si saluta tutti. E’ passata
una giornata in un lampo!
Com’è bello che i fratelli dimorino insieme!
La nostra Comunità quest’anno ha vissuto spesso di questi
momenti: prima un convegno
delle donne battiate del Lazio,
poi un convegno regionale FGEI,
ma questo, dei bambini, è stato
l’incontro più gioioso e... rumoroso.
I ragazzi delle nostre Comunità sono vivaci ed intelligenti
e i loro monitori insieme alla
Comunità dimostrano di volerli
aiutare a crescere non solo in
statura ma anche in sapienza,
quella vera che viene da Dio.
E’ stato bello ed importante
far trovare insieme i nostri ragazzi sui contenuti, nel gioco,
farli sentire parte di una Comunità più grande della loro,
non più « diversi » ma uguali ad
altri che come loro vivono in
una famiglia più grande di quella anagrafica.
Questa iniziativa di chiudere
insieme le attività annuali della
Scuola Domenicale ci auguriamo abbia un seguito, nei prossL
mi anni, in modo che anche i
più giovani di noi abbiano una
nuova occasione di incontrarsi.
Rossana Di Passa
Sono venute da Markt-Schwaben, presso Monaco di Baviera,
le dieci famiglie della Comunità
Luterana che hanno organizzato
a Tresanti un « campo di meditazione e svago » dal 27 maggio al
2 giugno.
Trentasei persone (22 adulti, 14
ragazzi e bambini) hanno costruito una settimana totalmente comunitaria basando la vita giornaliera nel culto mattutino, in
discussioni serali, nelle tranquille escursioni attorno al villaggio
e nelle più interessanti località
vicine (Certaldo, S. Gimignano,
Siena, Firenze, ecc.).
I bambini e i ragazzi sono rimasti sempre sul posto, guidati
da due giovani e brave assistenti,
una maestra d’infanzia e una assistente di chiesa, vivendo giornate di particolare interesse, fra
il verde intenso dei giardini della Casa e i boschetti nei pressi,
favoriti dal tempo veramente
primaverile, caldo e assolato.
Un’ occasione appositamente
cercata per sollecitare rincontro
e risvegliare l’interesse alle cose
semplici.
La Comunità di Markt-Schwaben è forte di oltre 3.500 membri, ma è piccola minoranza nella
massa indifférente o cattolica
della Baviera. I problemi sono
tantissimi, gli stessi che conosciamo in seno alle nostre piccole Comunità della diaspora italiana, naturalmente rapportate al
numero delle persone: matrimoni misti, confermazioni che segnano il punto d’arrivo e non di
partenza, allontanamento e assenteismo di fronte ai doveri dei
credenti. Il pastore Federico Eras
e la signora Anita, sua moglie,
sono infaticabili e, insieme agli
anziani del Concistoro, di cui una
era presente a Tresanti, sono
sempre vigili e attenti cercando
di cogliere ogni iniziativa necessaria.
Il piccolo nucleo di questa Comunità di minoranza in Baviera,
si è felicemente subito amalgamato in questa occasione e non
ha mancato, guidato dall’entusiasmo del pastore, di rendere una
tangibile testimonianza evangelica nella zona durante tutto il
soggiorno e, in particolare, alla
chiusura del campo quando al
canto di inni con l’accompagnamento di chitarra, al crepuscolo
con i lampioncini accesi preparati dai bambini, hanno percorso
in corteo le strade del villaggio e,
insieme ai fratelli italiani, hanno concluso la manifestazione,
prima nel giardino con preghie;
re spontanee e canti sacri nuovi
e bellissimi, poi nella grande
stanza della torre delia Casa con
la sentita partecipazione di tutti
alla S. Cena. Abbiamo voluto riferire questo piccolo avvenimento come segno di gratitudine ài
nostri fratelli bavaresi che, da
tanto lontano, mentre sono venuti alla ricerca di un qualcosa
per loro, ci hanno donato il segno
di una chiara, sincera testimonianza evangelica nel vero senso
della parola.
L. S.
CORRISPONDENZE
25 anni di pr©s©nza valdas©
RIMINI — Il 26 maggio, col
Culto di Pentecoste, abbiamo
dato inizio ad alcune manifestazioni, che si protrarrarmo durante il mese di giugno, per ricordare il 25'’ anniversario dell’inaugurazione della nostra prima Sala di Culto aperta al pubblico. Si trattava di una saletta
di 30 posti annessa all’appartamento adibito a Casa pastorale: la prima presenza valdese in
tutta l’Emilia-Romagna,
Allora, il 12 giugno 1960, il culto era stato presieduto dal pastore Roberto Comba, sovrintendente della Tavola per il IV
Distretto a cui noi appartenevamo come diaspora della Chiesa
Valdese di Firenze. Infatti il pastore Carlo Gay, allora conduttore di quella chiesa, si era assunto il compito di occuparsi
mensilmente del nostro nascente gruppo.
Prima del culto il past. Gay
aveva amministrato due battesimi e alla fine tutti i presenti
avevano firmato il libro di chiesa : eravamo 25.
In questa Pentecoste 1985 eravamo circa 70 ed il past. Gay
era ancora fra noi con la signor
ra Emmina ed ha presieduto il
Culto. Era presente anche Danilo Venturi, sovrintendente del
nostro Circuito
Prima del sermone, come chiusur,? dei corsi di istruzione religiosa. assiduamente frequentati, gli alunni della Scuola Domenicale hanno letto in varie
linguf; e alcuni dialetti la storia
della Pentecoste, poi i catecumeni hanno parlato ciascuno di un
argomento del programma svolto che li aveva maggiormente interessati. Hanno dimostrato tutti di aver lavorato con profitto.
Dono il culto con S. Cena i presenti hanno firmato il libro che
ricorda sommariamente questi
25 anni di attività.
E’ seguita un’agape fraterna
preparata in giardino, grazie alla bella giornata di sole. Que^
sta volta le sorelle dell’Unione
Femminile si sono superate nella preparazione di ogni sorta di
cose buone per cui la nostra
« colazione al sacco » è risultata un lauto e raffinato pranzo.
I bambini della Scuola Domenicale avevano preparato, con
l’aiuto di qualche genitore, una
bella « pesca » che è stata gestita con molto brio e ha dato
un risultato lusinghiero.
La gioia di ritrovarci assieme
era un po’ offuscata dal pensiero che questa giornata dì festa
era come un commiato dal nostro pastore e dalla sua famiglia che faranno ritorno in Germania a fine agosto. Ci siamo
intrattenuti fino a sera, alternando ricordi, progetti, rimpianti, speranze.
Un grazie di cuore a tutti coloro che hanno trascorso con
noi questa bella giornata e in
particolare a Gunther e Mirella
Leibbrand che l’hanno organizzata.
Con gioia abbiamo accolto tra
noi a Pasqua come nuovi membri i confermati Piero Bellomo
e Debora Lombardo.
Ai visitatori: fino alla fine di
settembre il culto domenicale
in italiano si tiene alle ore 18.
Due lutti
BOLOGNA — Il mese di maggio è stato particolarmente triste i>er la comunità metodista
di Bologna.
Prima la sorella Matilde Battiati, da qualche tempo residente a Firenze, dopo breve ma
grave malattia, è deceduta lasciando in noi molto rimpianto e tanta riconoscenza. Originaria della chiesa valdese di
Grotte (AG), era da trent’anni
attiva nella nostra comunità.
Aveva profuso tutta la sua vivacità e la sua esuberanza specialmente nell’attività femminile locale. Ha rappresentato, per
noi, una testimonianza dell’entusiasmo e della disponibilità della fede che dovrebbero caratterizzare la nostra partecipazione
alla vita comunitaria.
Pochi giorni dopo, mentre si
preparava a venire in chiesa per
il culto, come sempre, è deceduto all’improvviso il fratello
Giulio Davanzo. Anch’egli lascia
un « vuoto » evidente nella nostra chiesa. La sua « diakonia »
nella comunità ci manca fin da
ora. Giulio riusciva a diffondere
attorno a sé amore e affidabilità.
Sempre pronto ad ogni servizio,
sempre disponibile ad accogliere
a casa sua ì simpatizzanti, ad
accompagnare i predicatori nella diaspora, a visitare gli anziani
e i lontani, ha esercitato un
« ministero » silenzioso ma indispensabile nel quale contavamo
quasi... automaticamente. Ora
che non è più fra noi, oltre al
PROTESTANTESIMO
IN TV
LUNEDI’ 24 GIUGNO
ore 23.10 - RAI II
La trasmissione di questa
settimana è dedicata all’attualità; verranno presentati servizi su:
— raduno di Pentecoste delle
chiese valdesi e metodiste;
•— tappa romana della delegazione delle donne pacifiste europee ed il loro incontro col governo italiano;
— presentazione del libro « Il
papa deposto » edito dalla
Claudiana e una intervista all’autore Aldo Landi.
dolore per la perdita di un fratello così dedicato, sentiamo la
sua mancanza con evidenza.
Noi sappiamo che il rimpianto e la riconoscenza per i doni
che abbiamo ricevuto dal Signore attraverso questi fratelli avrebbero poco valore se non
traessimo dal loro esempio uno
stimolo ad esprimere nuovi doni
e nuovo servizio.
« Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli... Figliuoletti, non amiamo a parole e con
la lingua, ma a fatti e verità »
(I Giov. 3: 14, 18).
Sindaco valdese
ORSARA DI PUGLIA — Il 1”
giugno il Consiglio Comunale ha
eletto il nuovo sindaco di Orsara: Salvatore Monaco, medico,
vice-presidente del nostro Consiglio dì Chiesa. E’ il seconde
sindaco valdese di Orsara (il terzo se si tiene conto di Onorio
Cerrato, di famiglia valdese, sindaco dal 1975 al 1980) dopo Pietro Antonio Loffredo, primo sindaco del dopoguerra, magistrato e personalità di grande autorevolezza anche a Foggia.
Dopo il Consiglio Comunale in
cui Monaco ha delincato brevemente le linee di lavoro dell’amministrazione, del PCI, e la sua
intenzione di governare secondo
una linea di « onestà e buon senso », sì è tenuta nel nostro Centro Sociale la tradizionale cena
a cui, questa volta, hanno partecipato anche i consiglieri di minoranza, democristiani e socialisti: un segno importante della
volontà di riprendere a collaborare per il bene comune.
La domenica seguente, la comunità ha pregato per il nuovo
servizio a cui è stato chiamato
Monaco, e gli ha espresso i più
fraterni auguri e solidarietà.
— Lunedì 3 giugno abbiamo
avuto la gradita visita del past.
Gustavo Bouchard che ha curato
la comunità nel periodo dell’ulti
ma guerra. Dopo aver visitato
diverse famiglie, ha presieduto
un culto deciso per l’occasione.
Lo stesso è avvenuto a Foggia
il giorno successivo. E’ stata una
visita che ha rafforzato l’identità
e il senso di comunione delle
due chiese pugliesi con le altre
della diaspora italiana.
Maria Martinat
Bertalot
TORINO — Noi la ricordiamo così: coraggiosa, fiduciosa,
fu molte volte in ospedale. Con
noi parlava in patois : umoristica, sapeva dire ai pastori quello che ci meritavamo: la nostra
difficoltà a fare i cappellani di
ospedale, la complicazione dei
nostri sermoni: ma aggiungeva:
quando io sono qui dentro, posso fare io la cappellana. E lo
sapeva fare: mai melensa, mai
melodrammatica, sapeva che la
Bibbia non fa complimenti e
non l’addomesticava ad uso personale o comunitario. Guardava la gente in faccia, e con fraternità parlava, ammoniva, dava speranza : la sua presenza
era una presenza semplice e vivace, era la stessa davanti a
tutti e' con tutti. L’Evangelo era
messaggio per lei, per l’altro,
comunicava da laica, senza miagolii e senza complessi. Come
la sua sorella, come Mary Gaydou ed altre coraggiose della
tribù valdese di Pomaretto, come tante donne di Corso Vittorio, come Dino Balmas, con la
sua tavola di lavoro, ha continuato in ospedale in una lotta
estenuante contro la morte...
E quando vennero le prove (e
non furono poche!) seppe combattere e fu per noi, pastori e
laici, un esempio, una vita, non
un salice piangente e pieghevole.
Così fu e così rimane, perché
nulla cambia anche quando un
ramo si spezza per la troppa neve o un muretto delle nostre
vecchie vigne cede per l’umidità
o per la pressione del terreno.
6
6 prospettive bibliche
n
21 giugno 1985
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Nella massima concisione,
il massimo di Evangelo
Se per qualche sventura tutta
la Bibbia andasse perduta o
distrutta tranne questi due
versetti (o anche solo il v. 16),
il messaggio cristiano potrebbe
ugualmente essere conosciuto, predicato e creduto, l’evangelo continuerebbe a risuonare nel mondo suscitando, dove lo Spirito apre i cuori oltre agli orecchi, fede e conversione.
In questi due versetti infatti c’è
tutta la Bibbia: essi bastano a dire
e comunicare ciò che è necessario e
sufficiente sapere su Dio, sull'uomo
e sul loro rapporto. Nella massima
concisione viene trasmesso il massimo di evangelo. E’ la quintessenza
della fede cristiana, raccolta in estrema concentrazione.
Non stupisce che sia una delle parole bibliche più conosciute, citate
ed amate — una di quelle parole
che è bene conoscere a memoria, così da poterla ripetere ogni giorno,
tanto grande e immediata è la forza salvifica che ne promana. Così
pure è sempre consigliabile fare come Lutero il quale, nella sua Bibbia
personale, sostituì al v. 16 la parola
« chiunque » con « Martin Lutero »;
ciascun cristiano dovrebbe scrivere
lì, al posto di « chiunque », il suo nome nella Bibbia, piuttosto che sulla
prima pagina.
In questi versetti ogni parola conta, e la sua ricchezza si dischiude,
progressivamente, alla meditazione
della fede. Ogni parola va quindi
« pesata », accolta nei luoghi profondi della nostra coscienza e meditata
a lungo: ciascuna è come uno scrigno che contiene un tesoro di inestimabile valore.
Dio dà, si dà,
si è dato
Giovanni 3: 16-17
16 Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio affinché chiunque crede in iui non perisca,
ma abbia vita eterna.
17 Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma
perché il mondo sia salvato per mezzo di
lui.
(Trad. Riveduta revisionata)
Ed ecco la terza e ultima delle note omiletiche preparate dal prof.
Paolo Ricca per il periodo della « settimana dell’unità » dello scorso gennaio; dopo la testimonianza di Osea e dopo quella di Paolo, quella giovannica, in un passo ben noto nel quale ogni parola ’pesa’, e va pesata.
a cura di GINO CONTE
guato all’umanità — figura che non
passa, presenza che non diventa assenza, aurora che non tramonta. Con
questo dono, Dio mette le radici nella dura terra dell'uomo. Da notare
sono anche le due forme verbali al
passato (« ha amato... ha dato »):
servono a sottolineare il carattere
storico della rivelazione di Dio; l’espressione suprema del suo amore
è un evento storico molto preciso:
la venuta e l’opera di Gesù di Nazareth. Parlare cristianamente dell’amore di Dio è possibile non già evocando l’armonia del creato o le gioie
della vita ma riferendosi molto concretamente a Gesù « dato » da Dio
al mondo.
Figliuolo ». Se Dio è nostro Padre
(Giov. 20: 17) siamo tutti suoi figli,
ma Gesù solo è l’unigenito Figliuolo.
Così viene in luce il rapporto unico
tra Gesù e Dio e con esso il fatto
che donando Gesù, Dio dona se stesso. Occorre aprire gli occhi sulla pienezza e radicalità di questo dono.
Ora la piccola parola « Dio », che gli
uni benedicono e altri bestemmiano,
comincia a diventare più luminosa
che misteriosa: « Dio » significa amore incondizionato che si spende per
l’uomo.
« Se credi, hai,
se non credi, non hai »
Per tutti, amore
incondizionato
1. Dio «ha tanto amato... che ha
dato ». Il dono del Figlio unigenito
è il punto di arrivo e il traguardo
estremo di una lunga storia d’amore. L’accento cade ovviamente sul
« tanto... che ». Perché « tanto »?
a) Perché qui Dio non è più solo colui che dà deUe cose, è colui
che dà se stesso. L’idolo prende e
pretende. Dio dà. L’idolo non può
dare se stesso, altrimenti scompare.
Dio appare nella sua più alta espressione proprio nel dono di sé. Si può
dare molto amando poco, ma non
si può dare se stessi amando poco.
Amare per Dio significa dare ma soprattutto darsi. Perciò il suo amore
è « tanto » (cfr. Giov. 15: 13).
b) In secondo luogo lo è perché
il Figlio non è solo mandato ma proprio dato. Un dono è definitivo, irrevocabile. Il Figlio non è di passaggio, apparizione fugace che oggi viene e domani se ne va, una meteora
che attraversa il cielo e svanisce nella notte: il Figlio è « dato », conse
2. Dio ha tanto amato « il mondo », cioè l’umanità, che qui è chiamata « mondo » per qualificarla come umanità ribelle, ostile, incredula.
Dio ha tanto amato l’umanità che
da sempre lo nega, lo contesta, lo
evita. Che Dio ami tanto il mondo
da dare se stesso per lui, per salvarlo, è un annuncio inaudito e, ancora
una volta, scandaloso: Israele aspettava di essere salvato mentre « il
mondo » sarebbe stato condannato.
Così oggi molti cristiani mettono in
parallelo la loro salvezza e la condanna del « mondo ». Ma il v. 17 li
contraddice apertamente: Gesù non
è il salvatore per gli uni e il giudice
per gli altri ma è il salvatore per
tutti.
3. Dio ha dato « il suo unigenito
Per una lettura fedele dei Vangeli, di
Jean Gilles, pp. 128, L. 7.800. Introduzione
di Bruno Corsani, commento al libro di
U. Interlandi.
Esce finalmente anche in italiano l'ormai famoso libro che il prestigioso quotidiano francese « Le Monde » ha salutato
come « una svolta decisiva per la soluzione di un problema teologico solitamente
accantonato con un certo imbarazzo ». Un
libro assolutamente non-polemico che ha
suscitato molte polemiche.
Ma perché riaprire il « dossier » dei
« fratelli e sorelle » di Gesù? Che cosa
spinge molti credenti e non a chiedersi se
Gesù ha veramente avuto fratelli e sorelle, figli di Maria e di Giuseppe, come dicono i Vangeli con disarmante naturalezza? La questione è importante e non solo
Grande è Famore
con cui Dio ci ha amati - 3
Dio ha tanto amato il mondo da dare
il suo unico Figlio perché chi crede in lui
nion muoia ma abbia vita eterna.
Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché
il mondo sia salvato per mezzo di lui.
4. « ...affinché chiunque crede in
lui non perisca ma abbia vita eterna ». Ora entra in scena l’uomo, finora tutto è stato opera di Dio. Ora
la salvezza è compiuta, il dono è avvenuto. Si tratta solo di riceverlo.
Chi lo riceverà? « Chiunque... »!
Splendida parola evangelica! Bisognerebbe scriverla a caratteri cubitali sulla facciata di ogni chiesa.
Nessuno è escluso, nessuno è discriminato, nessuno è di troppo. Questo
« chiunque » sei tu, sono io. Chiunque « crede in lui ».
Senza fede nulla accade. Perché
la fede è necessaria? Non perché sia
un’opera meritoria che poi venga ricompensata ma perché, come dice
molto bene Lutero: « Se credi hai,
se non credi non hai ». La fede è necessaria perché è l’unico modo per
ricevere le cose di Dio. Se siamo poveri non è perché Dio non dà ma
perché, vivendo senza fede, non ri
(Trad. interconfessionale in
lingua corrente - TILO
coviamo nulla. La fede è come la finestra o l’apertura attraverso la quale la luce del sole entra in una stanza buia. Se non c’è questa apertura,
nessuna luce può entrare. Adoperiamo un’altra immagine: come per
mangiare occorre appetito, così per
far proprio il dono di Dio occorre
la fede (ma come non è l’appetito
che crea il cibo, così non è la fede
che crea il dono di Dio).
« ...non perisca ma abbia vita eterna »: qui appare il traguardo finale,
la « vita eterna », cioè la vita stessa
di Dio. Il senso della rivelazione è
la vita del mondo. « Eterna » non è
solo una indicazione di durata ma
di qualità: la vita mortale diventa
eterna cambiando contenuti e quindi qualità — vita di amore e non
più di indifferenza o cinismo; vita
di fede e non più di incredulità o
scetticismo; vita di speranza e non
r»iù di diffidenza o grettezza.
E’ in gioco Dio,
ma anche noi
Quale può essere una traccia di
commento omiletico? Il grande rischio, predicando su un testo come
questo, è di dire una serie di pie banalità. Nessuno danneggia tanto l'e
vangelo come chi, predicandolo, lo
banalizza. Qui occorrerebbe mantenersi su livelli di alta tensione spirituale. Guai quando l’evangelo diventa buon senso! Il nucleo centrale e vitale del testo è la successione:
amore divino che si dona — fede
umana che lo riceve — vita eterna
che ne scaturisce.
EDIZIONI CLAUDIANA
I “fratelli e le sorelle" di Gesù
per le implicazioni dogmatiche (sulla
« perpetua verginità » di Maria), ma perché il dibattito riguarda in ultima analisi la persona di Gesù, la sua natura, la
sua missione, la verità del suo diventare
carne.
Come dimostra facilmente l’esegeta
Bruno Corsani nella sua ampia Introduzione, il dibattito ha fatto grandi passi all’estero, dove è ormai normale leggere
biblisti cattolici che sostengono che i « fratelli e sorelle » di Gesù erano veri fratelli
e sorelle carnali. L'Italia è rimasta indietro ed è ormai tempo che si aggiorni. In
questo quadro è da situare l’iniziativa
della traduzione di questo libro di Gilles.
Claudiana - Via Principe Tommaso, 1 10125 Torino - c.c.postale 20780102.
Bisognerà mettere in rilievo il fatto che Dio si coinvolge tutto nella
rivelazione, si identifica con essa, la
rivelazione non è una maschera dietro la quale può nascondersi una
realtà diversa. Dio non è diverso da
Gesù Cristo. In Lui è Dio che ci incontra, ci parla, ci salva.
Bisognerà però anche mettere in
rilievo il fatto che nella rivelazione
dell’amore di Dio non è solo Dio in
gioco, lo siamo anche noi. Cristo è
venuto a salvare, non a giudicare,
ma chi non crede è già giudicato
(Giov. 3: 18). La salvezza rifiutata
diventa giudizio. E’ in gioco la vita
e la morte del mondo — la sua vita
e la sua morte « eterna », come durata e come qualità.
Sulla soglia dell’apocalisse, in questa « ultima ora » ( I Giov. 2: 18) in
cui il mondo chiede la vita e fabbrica la morte, giunge il messaggio
inaudito di un amore eterno che si
offre senza riserve e senza condizioni e che reca con sé il dono supremo: la vita eterna. Per vivere il mondo non ha bisogno di più beni o di
più forza: ha bisogno di fede. Senza
fede, nulla lo salverà. Con la fede,
è già salvo.
Paolo Ricca
7
21 giugno 1985
obiettivo aperto 7
DAL VIOLA
AL VERDE
Diisseldorf 1985:
viaggio nel pianeta
Kirchentag tra fazzoletti
viola e spinte ecologiste,
tra teologia e pacifismo,
tra musica e preghiera.
Impossibile parlare di
tutto. Tocchiamo soltanto
in questo ’^obiettivo
aperto*’ alcuni aspetti,
che ci sono parsi
interessanti, emersi
nella grande festa del
protestantesimo tedesco.
Quattro anni fa ad Amburgo
il tema della pace era entrato
dì prepotenza nel Kirchentag. I
pacifisti lo avevano — pacificamente! — imposto. Due anni dopo. il Kirchentag di Hannover
era stato il Kirchentag dei fazzoletti viola, emblema appimto
dei pacifisti. Qui a Düsseldorf
fazzoletti viola ce n’è una quantità. come qualche cosa di quasi ovvio, su cui non ci si confronta più. E’ chiaro che i « viola » sono molti; è altrettanto
chiaro che ci vuol altro per influenzare effettivamente la politica dei governi in senso pacifista.
La mia impressione è che
quando si assiste a uno studio
biblico o a un culto i fazzoletti
viola presenti sono pochi; viceversa in un dibattito sul Nicaragua la maggior parte dei presenti — magari parecchie migliaia di persone — li porta. Segno che anche qui la chiesa istituzionale e i settori più tradizionalisti sono tuttora un po’ reticenti nei riguardi del problema
della pace, mentre per tutti quelli che si considerano in qualche
modo progressisti, e specialmente per i giovani, è diventato
un tema centrale.
Nel programma ufficiale del
Kirchentag tuttavia il tema della pace non appare in prima linea. Scorrendo i titoli dei 2200
incontri, culti, dibattiti e concerti che avvengono nell’ambito
de] Kirchentag non molti sono
dedicati specificamente a questioni della pace. Segno che anche qui — come già abbiamo accennato a proposito dell’uso del
fazzoletto viola — il tema « pace » è diventato parte integrante
dell’attività del Kirchentag, senza più suscitare polemiche né
accesi entusiasmi e senza bisogno di essere specialmente sottolineato.
C’è un buon numero di militari tedeschi nel loro apposito
stand. La « Bundeswahr » ci tiene molto a contattare i pacifisti
e gli obiettori di coscienza per
cercare di smorzare in tutti i
modi i toni di una possibile polemica antimilitarista. Molta
gente discute, militari e civili,
ma il tono del confronto polemico è scomparso.
Naturalmente tra gli infiniti
gruppi che diffondono volantirii
c’è anche qualcuno che distribuisce copie di un articolo molto
polemico di Dorothee Solle contro la NATO; dietro il pretesto
di proteggere l’Europa da una
ipotetica aggressione sovietica la
NATO vuol di fatto proteggere il
mondo ricco dalle rivendicazioni dei poveri e degli affamati
della terra, dice la nota teologa.
La Solle ha certamente ragione,
nel fendo, e i suoi interventi sono sempre molto seguiti, ^ ma
anche essi, direi, sono quasi diventati scontati: per lo meno
non sono più occasione di scontri polemici. Qualche anno fa
era stato persino questione di
non darle la parola al Kirchentag. Oggi a nessuno verrebbe in
mente un’idea del genere.
Ho l’impressione che quest’anno se qualche polemica verrà
fuori, sarà forse sulla proposta
che il Kirchentag segua l’esempio del Consiglio Ecumenico di
interrompere i rapporti con le
banche che concedono crediti al
Sud Africa.
Una serata sul tema dell’educazione alla pace è stata organizzata dalla Conferenza delle
Chiese Europee in una grande
chiesa cattolica in città. Hanno
parlato tra gli altri la' signora
Christa Lewek, sovrintendente di
chiesa nella Repubblica Democratica Tedesca, la sig.ra Brid
Cullrn dell’Irlanda del Nord, il
vescovo Pitirim, responsabile
del dipartimento delle comunicazioni della Chiesa Ortodossa
Russa e il past. Giuseppe Platone di Angrogna.
L’acustica disastrosa della
chiesa ha reso difficile seguire i
discorsi, ma non ha impedito
all’assemblea di ascoltare — e
di partecipare — al canto di un
complesso vocale nero di Birmingham. La tematica della serata ha toccato i temi della riconciliazione, del ricordare la
guerra di quarant’anni fa affinché nulla di simile si ripeta, ricordare la Resistenza per resistere oggi pacificamente a ogni
politica di riarmo, combattere gli
stereotipi del nemico e pregare
per la pace. La preghiera per la
pace è alla portata di tutti i credenti; è la base essenziale per
un’azione per la pace efficace e
coerentemente cristiana.
Aldo Comba
Immagini di Dio
I temi legati al pacifismo, all’ecologia ed alla lotta per la democrazia effettiva fanno risorgere anche al Kirchentag 1985 il
modello non convenzionale di un
Dio che vive nell’uomo e attraverso l’uomo e che in noi giunge a cogliere e ad esprimere la
sua divinità. Questi pensieri non
sono nuovi in se stessi; nuova è
la forza di convinzione che vi si
trasmette.
Molti hanno smarrito la nozione di Dio. La perdita della
nozione di Dio è legata, secondo
D. Ritschl, psicanalista e professore di teologia ad Heidelberg,
all’antico collegamento tra Dio,
ordine, stabilità, unità, obbedienza filiale. Molti oggi non riescono più a legare alla parola Dio
alcuna immagine soddisfacente.
Ma il Dio che non troviamo più
è legato a false immagini. E
questo Dio è meglio perderlo
che trovarlo.
Il nuovo Dio, spiega ancora
Ritschl, è come una matrice in
cui l’uomo lavora a costruire se
stesso, come l’embrione nella
matrice appunto.
Motivi provocatori nella forma, ma di grande classicità nella sostanza, anche nella relazic
ne di Hans-Martin Barth, professore di teologia a Marburg.
Dio non è evidente. Fa parte della nostra esistenza scoprirlo. E
questa scoperta avviene attraverso il volto del fratello e del
compagno in umanità. E’ aj>punto fabbricando « immagini di
Dio» che l’uomo — egli stesso
immagine di Dio — lo onora.
Pensieri dello stesso tipo erano presenti in varie predicazioni d’apertura (sul testo I Cor.
cap. 8), a volte stemperati in un
blando umanitarismo. Altre volte invece i sermoni sembravano
più incisivi, perché conservavano qualche cosa deiridea secondo cui Dio interpella l’uomo dal
di fuori, mediante la sua parola.
In conclusione Dio oggi non
è più né nume tutelare né forza
onnipotente. Dio « vede » ormai
la realtà solo attraverso questo
« occhio » della natura che è l’uomo. L’idea dell’uomo che ne risulta è perciò quella di un essere che non può più e non deve
più venir sacrificato a qualche
principio astratto esteriore alla
realtà.
Ebrei e cristiani
Duemila persone ad uno studio biblico a due voci (un ebreo,
il prof. Wyschogrod di New York
e un protestante, il prof. Rolf
Rendtorfl di Heidelberg); tremila ad una conferenza su « L’autocoscienza di Israele » tenuta
da Tomy Segev, giornalista in
Israele; la sinagoga gremita di
cristiani che partecipano alla liturgia di accoglimento del sabato, moltissimi quelli che vi hanno dovuto rinunciare; un totale
di 18 tra conferenze, dibattiti e
studi biblici nell’arco di tre giorni. Già queste cifre possono dare un’idea dell’interesse che anche a Düsseldorf ha suscitato la
problematica dei rapporti fra
cristiani ed ebrei.
Ormai da più di vent’anni il
« gruppo di lavoro cristiani ed
ebrei » è un appuntamento atte
II Kirchentag, ’giornata delle chiese', si apre alle sei di sera e dura
quattro giorni. Al momento dell'apertura, subito dopo i culti tenuti nelle diverse chiese cittadine, la gente invade il centro città
ver ascoltare musica (come si vede in questa foto scattata mercoledì 5/6), discorsi, per festeggiare insieme. Il prossimo Kirchentag
si terrà a Francoforte nel 1987.
dallo spirito di questi incontri:
i cristiani impegnati in questo
lavoro sono in un atteggiamento
di scoperta e di ascolto nei confronti della tradizione rabbinica.
Il confronto con la lettura che
la sinagoga ha fatto delTAT è
un aiuto a cogliere meglio il
significato che TAT ha avuto nel
suo tempo, il suo messaggio.
Un altro aspetto, quasi sconosciuto qui in Italia. Vi sono studiosi ebrei che si confrontano
col Nuovo Testamento, che partecipano a letture di testi del
Nuovo Testamento. Cosi ad esempio il prof. Pinchas Lapide
che ha parlato sul tema: « Non
date a Cesare quel che è di Dio:
Gesù e la politica » o il Rabbino
Friedlander di Londra che insieme al past. Stohr ha commentato Colossesi 1; 15-23. Certo in
queste letture rimangono opzioni diverse, ma al Nuovo Testamento viene per così dire restituita una delle sue dimensioni
costitutive, quella delle sue radici ebraiche, sulla cui base Si
fondano anche le affermazioni
« nuove ».
Sergio Rostagno
Il confronto ebraico-cristiano
al Kirchentag non si limita alla
Bibbia o alla teologia. Uno dei
punti fondamentali — vitale per
le chiese tedesche — è quello
della riflessione sul cosiddetto
’’Olocausto” dei campi di sterminio, affrontato quest’anno in
una tavola rotonda dal titolo;
« Troppo giovani per essere responsabili. Quarant’anni dopo
Auschwitz ». Anche il tema del
Kirchentag (”La terra è di Dio”)
e la problematica uomo-natura
sono stati illuminati da un punto di vista ebraico.
Ampio spazio è stato dedicato
anche a Israele e alla questione
medio-orientale. Così Tomy Segev ha descritto l’esperimento
in divenire che è lo stato d'Israele, segnalando quattro grossi
conflitti; quello tra Israele e i
Palestinesi; quello tra gli ebrei
di origine europea e quelli immigrati dai paesi arabi; il conflitto tra ebrei religiosi ed ebrei
meno religiosi; il conflitto di
identità nel rapporto tra gli ebrei d’Israele e quelli della diaspora. Una relazione dai toni pacati, concreti, descrittivi, in cui
un israeliano guarda al suo stato con profonda partecipazione
allo ’’esperimento” e alla discussione che l’accompagna e con un
giudizio critico; è anche questa
una delle voci che il Kirchentag
porta davanti a un grosso pubblico, in gran parte di giovani.
Quest’anno una novità: uno
dei 75 culti di apertura del Kirchentag è stato animato da voci
ebraiche. Si tratta di un segno
del vero orizzonte ecumenico,
come dice il titolo stesso di questo culto: « Un solo Dio - quante strade? ».
Di fronte a questa ampia offerta, alla pluralità delle voci e
alla ricchezza dei contenuti, alla levatura degli oratori e pensando ai primi passi del dialogo
ebraico-cristiano in Italia, ci si
sentiva quasi naufragare ma poi
veniva in mente che anche qui
si potrebbe dire: « il naufragar
m’è dolce in questo mare! ».
Daniele Garrone
Allo stand dei Valdesi
so, una feconda palestra di ascolto, di dialogo, di ripensamento teologico. Un’offerta ricchissima di voci, di temi in cui
quasi ci si perde: neppure volendo si riesce a seguire tutto, perché molte manifestazioni hanno
luogo contemporaneamente, come per tutti i temi del Kirchentag.
Qualche impressione, a partire
da ciò che ho potuto vedere e
seguire. Si legge la Bibbia a due
voci, si confrontano esegeti cristiani ed ebrei, ma ciò che colpisce è che essi non presentano due
letture una di seguito all’altra
ma tentano insieme, dialogando,
interrogandosi, di costruire un
discorso sul testo. Ciò non è solo
il risultato di un buon lavoro
organizzativo, ma deriva anche
E’ veramente confortante avere un posto fisso qui al Kirchentag, un’oasi dove incontrare gli
altri che sono venuti qui con te,
che parlano la tua stessa lingua,
un luogo di sosta dove fermarti
un attimo e toglierti per un po’
da questo instancabile formicaio
di fazzoletti viola. E poi, naturalmente, bisogna essere presenti qui, rispondere alle persone
che vengono a visitarci o a curiosare. Ne passano veramente
di tutti i tipi: dall’anziano signore serioso che è stato ad Agape vent’anni fa e che è membro del « circolo degli amici dei
Valdesi», alla donna di mezza
età che si informa su Riesi o
Cinisello, sulla foresteria di Venezia o sulla storia dei Valdesi,
al giovane studente che prende il
dépliant sulla pace o un programma di campi estivi in Italia, deeme di giovani s’informano sulla possibilità di lavorare
in Italia come diaconi, vicari,
pastori, nelle opere, oppure di
frequentare corsi alla Facoltà
di teologia. Un ragazzino guarda
con occhio avido le nostre spille
e i posters con croce ugonotta,
missile e scritta « Protestanti
contro la morte ». Riceve una
cosa e l’altra, per sé e per il
suo amico, e se ne vanno via
contenti.
Un tizio sudato e dallo sguardo fìsso mi chiede con enfasi se
ci siamo già riconciliati con il
papa; rispondo che, veramente,
mi pare, è lui che non si è ancora riconciliato con noi; al che
borbotta qualcosa sulle persone
distrutte dagli psicofarmaci e
se ne va, carico delle sue borse
piene di volantini ed opuscoli.
Rivediamo amici incontrati alle
Valli o in Germania, chi lascia
saluti per conoscenti e amici,
chi lascia un appunto per Pfarrer
Platone, chi ci porta dolci, cibo', bevande in regalo. Perché sa
chi siamo, ci vuol bene ed è contento che siamo qui, come lo
siamo noi. Soprattutto questo
mi ha stupito, a volte commosso; c’è tanta gente che ci conosce, mentre noi non sempre
conosciamo loro.
Saverio Merio
8
8 ecumenismo
21 giugno 1985
Vita
una
SINODO DELLA CHIESA RIFORMATA DI FRANCIA
interna di
chiesa riformata
Riferendo sui lavori del Sinodo della Chiesa Riformata di
Francia svoltisi recentemente a
Strasburgo, riteniamo opportuno dire innanzitutto qualche parola su questa Chiesa per quei
lettori che non la conoscessero.
La Chiesa Riformata di Francia (E.R.F.) è una « unione di
associazioni cultuali » che aderiscono alla stessa confessione
di fede d’ispirazione calvinista.
Essa conta circa 450.000 membri e 500 parrocchie su tutto il
territorio nazionale. La sua ripartizione geografico-amministrativa è suddivisa in 8 regioni (o
distretti), ciascuna avente il proprio Sinodo regionale che si riunisce due volte l’anno. L’E.R.F.
è la componente più numerosa
della Federazione Protestante di
Francia, della quale fanno parte la Chiesa Riformata dell’Alsazia e Lorena, la Chiesa Luterana di Francia, la Chiesa Luterana dell’Alsazia e Lorena, i Battisti. i Pentecostali ed altre organizzazioni evangeliche. L’E.R.F.
però è legata « con rapporti privilegiati » in particolare alla
Chiesa Riformata d’Alsazia e
Lorena, che è indipendente e ha
dei rapporti con lo Stato regolati da un «concordato».
Il Sinodo Nazionale dell’E.R.F.
si riunisce annualmente e comprende circa 70 delegati con voce deliberativa (pastori e laici
in parti uguali) eletti dai Sinodi regionali. Ad essi si aggiungono press’a poco altrettanti
membri con voce consultiva,
rappresentanti di opere, di movimenti e componenti di varie
commissioni. Naturalmente non
mancano gli « invitati » di organismi nazionali e mondiali,
nonché i rappresentanti di chiese sorelle francesi e straniere,
compresi un paio di osservatori cattolici.
Quest’anno il Sinodo della
Chiesa Riformata di Francia si
è tenuto, come detto, a Strasburgo dal pomeriggio di giovedì 16 alla mattina di domenica
19 maggio, su invito della Chiesa Riformata d'Alsazia e Lorena, che ha preparato e offerto
una calorosa e fraterna accoglienza in collaborazione con la
Chiesa Luterana della stessa regione. Il luogo dei lavori è stato il Centro (cattolico - ottenuto in uso per l’occasione) di
Saint Thomas, nella zona periferica detta Robertsau. Il culto
di chiusura si è svolto, secondo
una liturgia originale di Calvino, nel tempio di rue du Bouclier, costruito nel 1788 nel centro storico, dove una lapide ricorda che detto riformatore è
stato pastore dei rifugiati francesi in questa città dal 1538 al
1541.
I Sinodi di questa Chiesa si
svolgono con un programma
triennale; il primo anno è consacrato in particolare alle « relazioni esterne », il secondo a
qualche grande tema (dottrinale, etico o di attualità), il terzo
alla vita interna della Chiesa
stessa. Essendo questo Tanno
che precede il rinnovo del Consiglio Nazionale, che viene eletto ogni tre anni (il prossimo nel
1986), i lavori si sono concentrati essenzialmente sull’esame
della vita interna della Chiesa.
I ministeri
Così, uno dei momenti più importanti di questi lavori è consistito nell’approvazione della
revisione della disciplina, sp>ecialmente nella parte che riguarda i ministeri. Fino ad ora si
parlava solo del ministero pastorale. Parallelamente erano
svolti altri ministeri, sia individuali (di catechisti, biblisti,
evangelisti, visitatori, responsabili per la formazione dei giovani, ecc.), sia collegiali (membri di consigli presbiterali, regionali, di commissioni, ecc.).
Ora questi ministeri sono ric^
nosciuti nella loro specificità.
Inoltre è prevista una liturgia
per il « riconoscimento » di questi ministeri. Si è voluto evitare il termine « ordinazione » o
« consacrazione », secondo le indicazioni del Sinodo di Dourdan
(1984), per non dare a questo atto una connotazione clericale.
Grazie alla revisione di questa
disciplina, oltre ad una inigliore diversificazione dei ministeri, ora c’è anche una maggiore
partecipazione della base ai Sinodi regionali, il cui numero di
componenti viene portato da 68
a 88.
Altro momento importante di
questo Sinodo — oltre all’esame
della gestione del Consiglio Nazionale e dei rapporti delle Commissioni sulla vita delle chiese
locali, sull'Istituto Protestante
di Teologia (comprendente la
Facoltà teologica di Parigi e
quella di Montpellier) e sulle relazioni con altre chiese ed organismi — è stato quello della
discussione degli « orientamenti » indicati su quattro temi particolari: 1. « Trasmissione delTEvangelo »; 2. « Formazione »;
3. « Disseminazione »; 4. « Vivere la solidarietà ». La discussione è stata fatta innanzitutto dividendo i membri del Sinodo in
4 « forum » (o gruppi), ciascuno
dei quali ha affrontato uno dei
temi detti. Poi le conclusioni dei
gruppi, esposte dai rispettivi relatori, sono state discusse in seduta plenaria, che ha votato degli ordini del giorno su ciascun
argomento.
Sulla « trasmissione delTEvangelo » si è ricordato che il compito principale delle comunità è
di comunicare TEvangelo. condividendolo con « quelli che non
sono di casa », cioè con quelli
che vivono fuori della chiesa,
impiegando tutti i mezzi di comunicazione che ci offre la tecnica moderna. La testimonianza
va fatta anche col servizio, che
è, assieme alla « parola » detta,
segno ed annunzio dell’amore e
del regno di Cristo agli uomini.
Quindi sono stati indicati dei
campi in cui svolgere tale servizio: come quello della povertà e della fame nel mondo, quello dei rifugiati e degli immigrati, quello carcerario, quello ospedaliero, ed altri ancora.
In quanto alla « formazione »,
è stata sottolineata l’importanza e la necessità per la vita della chiesa di una formazione continua di tutti, raccomandando
in particolare ai pastori e a tutti coloro che svolgono un servizio qualsiasi nella chiesa di curare la loro preparazione, rinnovandola continuamente, seguendo appositi corsi di formazione.
Il problema della « disseminazione » (o diaspora) è fortemente avvertito in Francia, come da
noi, dove i protestanti sono una
minoranza disseminata e sparsa su un vasto territorio in un
mondo secolarizzato. Su questo
punto è stato detto che bisogna
trasformare l’aspetto negativo
di tale situazione (dispersione,
isolamento) in una realtà dinamica e positiva di testimonianza, nel senso di Atti 8: 4, scoprendo le potenzialità che possono nascere dalla presenza di
persone e famiglie isolate o piccoli gruppi per una testimonianza cristiana incisiva nel tessuto
sociale del Paese.
Sulla « solidarietà » è stato rilevato che le chiese non possono più permettersi di lavorare
in ordine sparso, ma devono vivere la comunione fraterna
scambiandosi reciprocamente esperienze, doni e ministeri, sia
su! piano regionale, che nazionale e mondiale, nel seno della
Chiesa universale, pensando anche all’interdipendenza fra paesi ricchi e paesi poveri e fra le
chiese di questi paesi. La solidarietà deve superare tutte le
frontiere!
Il BEM
Infine, altro atto importante
di questo Sinodo è stato quello
della risposta sul documento
ecumenico di Fede e Costituzione intitolato « Battesimo. Eucaristia e Ministero » (B.E.M.). Il
Sinodo ha fatto sua la risposta
elaborata dal Consiglio Permanente Lutero-Riformato della
Francia; una risposta che colpisce per la capacità con cui queste Chiese nate dalla Riforma
hanno saputo conciliare la loro
salda fermezza nelle loro posizioni riformate, chiaramente
espresse e sostenute, con una
grande anertura e disponibilità
all’incontro, all’ascolto dell’altro, nella consapevolezza non
solo di quello che si deve dare
alTaltro, ma anche di quello che
bisogna imparare a ricevere dalla testimonianza di chi è diverso da noi.
Assistendo ai lavori di questo
Sinodo, l’impressione di un osservatore abituato allo svolgimento dei nostri in Italia, è senz’altro positiva, ammirando la
capacità con cui in tre soli giorni quest’assemblea di oltre 140
persone ha saputo svolgere con
grande efficacia e precisione tanto lavoro, rispettando con estrema puntualità tutto l’ordine del
giorno prestabilito, nonché i
tempi assegnati a ciascun argomento, senza rinvii, né spostamenti: gli interventi, naturalmente numerosi, sono stati tutti brevi, concisi, essenziali, eppure non si è avvertita nessuna
fretta, né c’è stato alcun richiamo da parte di chi presiedeva al
rispetto dei tempi. Forse anche
questa è una virtù che gli uni
potrebbero imparare dagli altri
sul piano dello scambio dei doni e delle esperienze nella comunione della Chiesa universale di cui si parlava sopra, per
una comune crescita e per un
migliore funzionamento dell’unico Corpo di Cristo.
Agostino Garufi
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Marca protestante
La presenza di sempre più ampi riferimenti ad una « cultura
protestante » nella nostra stampa, trova autorevole conferma in
un articolo di B. Spinelli sul
Corriere. Con lo scopo di spiegare ai suoi lettori la crisi che
sta vivendo, in Francia come altrove, il pensiero socialista sempre più avviato al recupero di
quei valori di libertà che il marxismo (quello dei marxisti, non
forse quello di Marx) non ha
potuto ò saputo completamente
assorbire, la Spinelli ricorda come Rocard, esponente attuale di
questa tendenza, sia « di marca
protestante ». Così come « di
marca protestante» erano Benjamin Constant, Edouard Quinet e
molti degli altri (pensatori che
per primi avviarono questa riflessione verso la metà del secolo scorso. Si tratta nella sostanza di realizzare quella conciliazione tra la Giustizia e la
Libertà che fu il sogno, certo
non realizzato, del primo Partito d’Azione qui da noi. E non
sembra senza significato il fatto che a quel partito aderì a suo
tempo la gran maggioranza dei
protestanti che si impegnarono,
in Italia, nella Resistenza.
Sarebbe forse opportuno ristudiare con attenzione, non tanto
il fatto storico in sé ben conosciuto, quanto le ragioni di formazione culturale che causarono
questa serie di fenomeni. Cercare di capire, ad esempio, perché
nei paesi a cultura protestante
il marxismo di lettura leninista
non ha sostanzialmente attecchito, mentre ha attecchito nei
paesi a cultura ortodossa e cattolica. E’ un campo di ricerca
che mi risulta ancora inesplorato, nonostante Weber o forse
proprio a causa delle sue interpretazioni.
Sul Gallo Gino Conte interviene con un diffuso articolo sul
problema della « fame nel mondo » visto in ottica biblica in parallelo con la non meno importante, pur se meno attuale, questione atomica.
Famìglia Cristiana pubblica un
ampio e documentato articolo
sulla figura del pastore Bonhoeffer. Inoltre p. Bensini illustra
ad una lettrice le più tolleranti
disposizioni della chiesa cattolica in materia di matrimoni misti, concludendo che la chiesa
cattolica « nutre sincera stima
e rispetto verso la chiesa vaide
se », auspicando che « nello spirito delTecumenismo » la chiesa
cristiana ritrovi la sua unità
Il Secolo XIX dedica un ric> : do a Paolo Paschetto, al quale
la chiesa evangelica di Chiavari
ha organizzato una mostra di
quadri e di altre opere grafiche,
ricordandolo anche come amore
dello stemma della Repubblica
italiana.
Niso De Michelis
# Segnalazioni e ritagli per
questa rubrica vanno inviati
direttamente al curatore:
Niso De Michelis, via S. Marco 23, 20121 Milano.
Suore cattoliche
in USA
(Adista) — Riportiamo integralmente questo brano tratto
dalla succitata agenzia di stampa : « Affrontare il problema
delTordinazione delle donne è il
presupposto per ogni reale discussione sul ruolo della donna
nella chiesa». E’ la posizione della Conferenza delle religiose che
raccoglie le superiore delle congregazioni religiose americane.
La Conferenza, nel corso di un
incontro con la commissione dei
vescovi americani incaricata di
preparare la bozza di un documento pastorale sul ruolo della donna nella Chiesa, ha poi
fatto presente ai vescovi che la
posizione della chiesa cattolica
circa l’ordinazione delle donne
rivela la struttura ancora patriarcale della chiesa e della società. In una tavola rotonda sull’argomento, pubblicata nell’ultimo numero del mensile « Sojourners », la suora domenicana
Marjorie Tuite, direttrice del
centro ecumenico « Church women united» di New York, ha
dichiarato ; « Non siamo membri di congregazioni religiose cui
Echi dal mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
è capitato di essere donne, ma
siamo donne cui è capitato di
essere membri di congregazioni
religiose ».
E Joan Chittister, priora delle benedettine di Erie, Pennsylvania, osserva ironicamente che
« secondo i documenti l’eucarestia deve essere distribuita in
questo ordine : preti, diaconi,
laici, suore », Infine la nota teologa Rosemary Ruether, docente al seminario teologico di Chicago, osserva che « in termini
di spiritualità c’è uno scioccante divario tra lo sviluppo morale della gerarchia e quello della base. E il divario diventa sempre più grande. Mi sorprende
che noi capiamo il Vangelo, e
il Vaticano no, ma d’altronde
questa è la storia del Vangelo;
le gerarchie religiose non capi
scono il loro stesso messaggio e
crocifìggono i profeti ».
Cristiani francesi
e Le Pen
iAdista) — Il Fronte Nazionale, partito francese di estrema destra, caratterizzato da un
acceso razzismo predicato dal
suo leader Jean Marie Le Pen,
comincia ad impensierire i credenti francesi. I responsabili
delle comunità religiose cattolica, protestante ed ebraica della regione Belfort Montbéliard,
hanno di recente scritto un documento nel quale sottolineano i valori che essi credono essenziali e che il Fronte Nazionale osteggia più 0 meno apertamente :
1. L’uguaglianza di tutti gli
uomini, creati ad immagine di
Dio ; « Questo messaggio implica senza restrizione il rispetto
dei diritti dell’uomo, la cui formulazione si elabora e si precisa
lungo il corso della storia ».
2. La necessità di proteggere
tutti, in particolare gli ultimi, i
poveri, gli immigrati : « La Parola di Dio spinge infatti i credenti a promuovere un’organizzazione della Società dove il diseredato abbia la stessa dignità
degli altri ».
3. L’attenzione verso le minoranze e le culture differenti;
« Lo Spirito di Dio spinge l’uomo a cercare il modo in cui queste minoranze possano prendere parte alla vita della nazione
e arricchirla nella loro diversità ».
4. Il rifiuto di chiudersi in se
stessi per accusare gli altri : « E’
una lotta diffìcile che richiede
tempo... tuttavia le possibilità
di un incontro tra persone di
cultura differente non sono così deboli come si crede: tutti i
legami di stima e di amicizia
che si tessono nel mondo aprono cammini di speranza... Essi
aiutano a superare la diffidenza
e la paura ».
9
r
21 giugno 1985
cronaca delle Valli 9
INTERVISTE AGLI ELETTI - 2
Col
pugno
di ferro
L’anno scolastico alle medie
starali di Torre si chiude con un
pesante saldo negativo. Solo nelle quattro classi prime i bocciati
sono sedici. Alcuni di loro provengono da situazioni familiari
critiche. Tutti hanno avuto un
anno scolastico difficile che si
chiude all’insegna del fallimento.
Ma fallimento di chi?
-Non certo del ragazzo e della
ragazza di dodici anni che si vede
sbarrare dall’alto un importante
passaggio all’interno della scuola deU’obbligo. Uno sbarramento
che acuisce ulteriormente il suo
stato di emarginazione. Potremmo fare qui numerosi esempi di
ragazzi figli di agricoltori di montagna bocciati la cui bocciatura
è servita soltanto ad aumentare
il loro senso di subordinazione e
di diversità.
.Non so se gli insegnanti si rendano realmente conto di quello
che fanno bocciando i loro allievi. ripeto, all’interno della scuola
deU’obbligo. La bocciatura punisce in modo indelebile la vita di
un adolescente che non ha strumenti per difendersi. Ora questo tipo di strumento punitivo, la
bocciatura appunto, tradisce anche l’incapacità degli insegnanti
e della scuola nel suo complesso
a comprendere e a risolvere determinati comportamenti tenuti
dai ragazzi.
Bocciando pesantemente, si è
voluto tristemente imboccare la
scorciatoia del pugno di ferro,
gettando il discredito sullo stesso sistema scolastico. Nessuno di
noi è contrario in senso assoluto
alla bocciatura che è praticabile
solo in casi eccezionali: a casi
estremi, estremi rimedi. Ma
quando bocciare diventa uno
strumento pedagogico usato con
pericolosa frequenza per "marchiare” decine di allievi allora
qui il genitore, il cittadino, si ribella e si chiede se non è forse
arrivato il momento di bocciare
il sistema scolastico che paghiamo con le nostre tasse.
Il setaccio della bocciatura non
regala di per sé — come forse
qualche insegnante s'illude — autorevolezza e credibilità alla scuola. Ci vuol ben altro! Ogni azione
repressiva e autoritaria si aggiunge ai guai che già conosciamo: docenti che arrivano in classe solo a febbraio, preparazioni
professionali su cui si potrebbe a
lungo discutere e via dicendo. Se
anziché bocciare gli insegnanti
reimpostassero i propri metodi
pedagogici aiutando i loro allievi a compiere il percorso della
scuola dell’obbligo senza tappe
forzate avremmo tutti da guadagnarci. E forse quella prospettiva
di scuola nuova, evocata durante
e dopo il '68, comincerebbe a farsi strada anziché essere ricacciata nel buio di esperienze infelici
e fallimentari che allontanano la
scuola dal cuore e dalla vita dei
cittadini di oggi e di domani.
Giuseppe Platone
• Hanno collaborato a questo
numero: Eugenio Bernardini,
Ivana Costabel, Ada D’Ari,
Dino Gardiol, Carlo Gay,
Marcella Gay, Giovarini Gönnet, Vera Long, Luigi Marchetti, Anna Marnilo Reedtz,
Leopoldo Sansone, Paolo
Sbaffi, Michele L. Straniero,
Franco Taglierò, Erika Tomassone.
Dal movimento
all’impegno nei comune
Corso di
informatica
PINEROLO — Si è concluso
, , . , M ... I X. ■ r^i I ■ all’inizio di giugno con gli esa
L esigenza della partecipazione - Intervista a Clara Lorenzino, neo- mi di rito u corso per operaton
assessore all’istruzione ed ai servizi sociali di Torre Pellice or^infezitopr^S^^ÌSr-’M.
Buniva" di Pinerolo, dalla Pro
be elezioni del 12 maggio sono
passate; nella maggior parte dei
Comuni si sono già formate le
Giunte, la vita amministrativa
riprende. Come già segnalato, una
nota caratteristica di onesta tornata, almeno qui alle Valli, è data da un evidente rinnovo delle
persone chiamate ad essere amministratori in questo prossimo
quinquennio.
Mentre avevamo notato un allentamento della tensione ideale
durante il mandato 1980/85 causato anche da fattori obiettivi,
maggior complessità delle pratiche burocratiche, ristrettezza della finanza pubblica con conseguente restringimento degli spazi decisionali e una stagnazione
dell’interesse, non possiamo che
rallegrarci che altri sentano come dovere di cittadini il fatto di
mettersi a loro volta a disposizione per Tamministrazione della
cosa pubblica.
« Quali le motivazioni, quali le
aspettative e quali impegni carat
terizzano queste scelte? ».
Rivolgiamo la domanda a Clara Lorenzino, 30.enne, insegnante di scuola materna a Pinerolo,
eletta come indipendente a Torre
Pellice ed ora assessore all’istruzione ed ai servizi sociali.
« Il mio impegno attuale è la
conseguenza di scelte fatte in precedenza, quando con un gruppo
di giovani all’interno della Comunità cattolica avevamo iniziato
un servizio poi sfociato anche all’esterno. Nel caso mio con un
impegno sul tema della pace. Anche la qualità della vita e la giustizia sociale hanno attinenza con
il tema della pace. Di qui la mia
disponibilità per un servizio nella
città se questo poteva essere utile e richiesto ».
« Che cosa pensa sia utile fare in questo momento? ».
« Provenendo da un gruppo
d’opinione, ritengo che sia di
grande importanza dare spazio
all’informazione nei due sensi,
dalla popolazione agli ammini
POST-ELEZIONI
Nuovi sindaci
Proseguono le riunioni dei consigli comunali per la definizione
dei nuovi « organici » delle giunte comunali. Questi i sindaci eletti
nel corso della settimana:
RORA’
Confermato alla carica di sindaco Giorgio Odetto, vicesindaco è
Dario Gelso e assessori sono Sergio Rivoira e Giorgio Durand.
ANGROGNA
Anche qui conferma del sindaco uscente Franca Coisson, vicesindaco è Mirella Malan e assessori sono Renato Bertot, Silvio Ricca e Anseimo Bertin.
VILLAR PELLICE
All’unanimità è stato confermato sindaco Paolo Frache, mentre
Sergio Davit è vicesindaco, Gianni Catalin, Fiorella Paschetto ed
Enrico Garnier assessori. Da sottolineare che per la prima volta
nella storia amministrativa del paese una donna ricopre la carica
di assessore.
LUSERNETTA
Conferma anche per Giandomenico Gamba alla carica di sindaco, mentre vicesindaco è Renato Giusiano e assessori sonO' Aldo
Mondina, Dante Bonetto e Livio Gottero.
In Val Chisone invece la situazione è la seguente:
VILLAR PEROSA
Alberto Castagna è stato rieletto sindaco, Fulvio Minoli vicesindaco, Maria Paola Freiría, Pier Cesare Morero, Claudio Vittone, Corradino Alemani e Napoleone Fuscà, assessori.
SAN GERMANO CHISONE
Prima ancora del consiglio comunale era già apparso uno
stampato col nome del nuovo sindaco Roberto Bergeretti. Il consiglio comunale ha poi confermato questa nomina, mentre vicesindaco è Carlo Tron ed Oreste Ribet, Elvio Long e Gino Barai sono
gli assessori.
PRAMOLLO
Il 14 giugno si è riunito per la prima volta il Consiglio Comunale per l’elezione del Sindaco e della Giunta della nuova amministrazione. E’ stato riconfermato nella carica di sindaco Gino Long;
la Giunta sarà composta da Giorgio Canonico (assessore anziano),
Ettore Long (assessore effettivo), Sergio Reynaud e Ivana Costabel
(assessori supplenti).
In Val Germanasoa invece si è conclusa con questa settirnana
l’operazione dell’elezione dei nuovi sindaci. Questi i nominativi:
PRALI
Il 13 giugno si è riunito il Consiglio comunale per l’elezione
del sindaco e della giunta.
Sono stati riconfermati Franco Grill come sindaco e gli assessori Danilo Peyrot e Naldo Breusa.
Tra gli assessori supplenti, riconfermato Giovanni Breusa, di
nuova nomina, invece, Giulio Peyrot.
PERRERO
Il giorno 14 giugno si è riunito il Consiglio comunale per l’elezione della nuova Giunta. Confermata sindaco Alma Ghigo. Assessore anziano, confermato Riccardo Leger. Assessore effettivo, Giorgio Montesanto; supplenti: Enrica Pons e Sergio Gelato. Il Sindaco
e l’Assessore effettivo sono consiglieri di Perrero centro; l’Assessore anziano della frazione di Chiotti ed i supplenti uno di Maniglia e
l’altro di S. Martino. Come si ricorderà, infatti, nel Comune di Perrero si vota per frazioni. „ ^
Hanno collaborato:
Liliana Viglielmo, Mauro Meytre,
Ivana Costabel
stratori e viceversa. E’ vero e me
ne sono resa subito conto che le
normative sono diventate ultimamente così rigide da rendere abbastanza difficile l’operare, e di
questo la popolazione deve essere
edotta. E’ però anche vero che
le scelte che si possono fare anche in ambiti ristretti se non sono partecipate e non provengono
da un continuo confronto rischiano di rimanere lettera morta. Mi
auguro quindi che si possa incrementare questo processo informativo di cui, come appartenente ad un movimento, ho sempre sottolineato V importanza,
promuovendo incontri pubblici,
la realizzazione di bollettini, il rilancio delle Commissioni consultive e poiché questo era uno dei
punti che ritenevamo qualificanti
durante la campagna elettorale,
mi auguro di non deludere chi
mi ha votata. Per il resto pur conoscendo i problemi, è tutto un
campo nuovo dal punto di vista
amministrativo e quindi ritengo che sarà necessario un tirocinio abbastanza lungo anche per
la gestione ordinaria ».
« Ritiene che l’esperienza acquisita in un movimento come quello per la pace possa darle un contributo utile anche nell’attuale
impegno amministrativo? ».
« Certo, il movimento all’indomani dell’installazione dei missili a Comiso ha dovuto superare
un momento difficile... Era la
sconfìtta momentanea ma pesante dell’ideale... A quel punto ci
siamo accorti che non potevamo
aspettarci che la gente venisse da
noi in grosse manifestazioni su
un tema e su un impegno così
grosso, ma di cui poteva sfuggire
la concretezza. Abbiamo quindi pensato che il discorso sulla
pace doveva essere ricostruito
con riflessioni, pensieri e azioni
quotidiane anche se viccole andando all’esterno in una azione
capillare verso la gente e con la
gente. Ho l’impressione che questo sforzo e questo orientamento sia necessario anche a livello
della gestione pubblica. Il tempo
che riusciremo a dedicarvi non
dovrebbe essere mal speso... Sono un po’ utopista... ma ritengo
che la situazione può anche essere migliorata. Non lo ritiene
anche lei? ».
« Certo. Auguri e buon lavoro ».
Adriano Longo
vincia di Torino.
Il corso, che aveva avuto inizio nel dicembre scorso, ha permesso ai partecipanti, venti giovani diplomati senza lavoro residenti nel pinerolese, di avvicinarsi alle nuove tecnologie amministrative (uso di personal
computers).
Gli esami conclusivi hanno rivelato la bontà degli insegnamenti impartiti (tutti sono risultati promossi), mentre l’assunzione già avvenuta di alcuni
giovani da parte di aziende della
zona denota l’aderenza dei programmi svolti alle esigenze delle
imprese.
L’iniziativa, autorizzata dalla
Regione e concordata con le organizzazioni sindacali, artigiane
ed imprenditoriali del plnerolese, ha richiesto una spesa di
birca ottanta milioni di lire, interamente a carico della Provincia,
per l’acquisto di personal computers e per compensi ai docenti.
Il corso, in considerazione dei
concreti risultati ottenuti, verrà
ripetuto nel prossimo anno scolastico, a partire dall’autunno
1985.
Attività di Amnesty
TORRE PELLICE — Giovedì 20 giugno alle ore 17 al Centro di incontro
avrà luogo una riunione con il seguente ordine del giorno: 1) Campagna per la difesa dei diritti dell'uomo
nella Repubblica di Haiti: petizioni
collettive e appelli con firma individuale (lingua: francese); 2) Anno internazionale delia gioventù - obiezione di
coscienza al servizio militare. Compilazione di appelli in favore di 6 obiettori di coscienza di diversa nazionalità
(lingua: inglese, francese, tedesco): 3)
Azione in favore di 3 donne in carcere per motivi di coscienza; Siria, Turchia, URSS (lingua: inglese).
• Nell’ambito della Manifestazione
« Due giorni per la pace » (22-23 giugno) che avrà luogo nei giardini di
piazza Muston a Torre Pellice, il Gruppo in formazione « Val Pellice » di Amnesty International presenta uno stand
come punto di riferimento e di promozione nella 2' Campagna per Tabolizlone della tortura nel mondo (mostra fotografica documentaria, raccolta firme
ecc.).
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10
10 cronaca delle Valli
21 giugno 1985
PROCESSO ALLA DROGA - 2 LA RICERCA DELLA CORALE ”LA GRANGIA’
Droga e legge
Intervista all’avv. Serafino
^ Lei ha preso parte, come
difensore di alcuni imputati, al
processo cosiddetto « della droga» di recente conclusosi a Plnerolo. Vuol dirci in breve le
sue impressioni sul processo e
sulla sentenza che ha visto condannati a pene diverse tutti i
numerosi imputati?
— Premetto che non parlo
molto volentieri dei processi di
cui sono chiamato ad interessarmi per la mia professione; soprattutto quando, in presenza
di appello degli imputati e del
Pubblico Ministero, il processo
non è ancora definitivamente
concluso.
Qui, tolta la affermazione,
piuttosto « asettica », che il materiale probatorio non consentiva una conclusione diversa da
quella di una affermazione di
responsabilità, e si potrebbe sol
discutere (e se ne discuterà in
appello) sulla misura delle pene singolarmente inflitte, torna
piuttosto conto di parlare, in
astratto, di quel che è la legge
che i giudici son tenuti ad applicare, e del fenomeno droga in
generale.
Ma a quest’ultimo problema
si son così di frequente, e autorevolmente, interessati e giornali, ed enti, e istituzioni, e convegni di studio, che non ritengo
necessario riparlarne, se non,
al più, per ribadire l’ovvia considerazione che il fenomeno si
è così sviluppato perché la società, anzi la vita sociale del nostro tempo, lo ha generato; sì
che ci si sente tutti investiti da
una sorta di responsabilità collettiva.
E’ facile dar solo la colpa agli
spacciatori (magari piccoli piccoli): ma questi non esisterebbero se non ci fossero i consumatori, di certo non creati dai
primi (se pur poi dai medesimi
favoriti), ma da una molteplicità di fatti e circostanze su cui
indagano sociologi, psicologi,
medici, politici.
— Ma la legge sugli stupefacenti è uno strumento di qualche efficacia i>er combattere
questo preoccupante fenomeno?
— Le leggi sono sempre strumenti necessari, ma imperfetti;
riescono a tutelare certe esigenze ma determinano altre conseguenze talora di segno opposto.
Lo sforzo « politico » del quale
sono il frutto è necessariamente un compromesso.
Nel caso degli stupefacenti, la
legge anteriore a quella in vigore dal 30.12.1975 puniva, con gli
spacciatori, anche i consumatori; quella attuale distingue, i secondi non sono perseguibili. Il
primo legislatore pensava che
anche punendo, e duramente,
chi consuma, si poneva una remora al dilagare del male; il secondo ha ritenuto di no, il consumatore va piuttosto curato,
persuaso, e chi deve essere colpito è colui che spaccia, che
fornisce (normalmente per lucro, ma questo fine non è condizione esclusiva per la sussistenza della condotta illecita) il
mezzo, la materia prima per
consentire lo sviluppo, e la diffusione del vizio.
V’è poi una corrente di pensiero, tutt’altro che trascurabile
anche come forza politica, che
perviene a estreme conseguenze,
auspicando la liberalizzazione
del mercato della droga, nella
convinzione che i drogati non
aumenterebbero di numero, che
il turpe mercato morrebbe per
mancanza di interesse economi
co, che scomparirebbe tutta
queU’attività criminosa (furti,
rapine, ecc.) collegata al consumo dello stupefacente, alla quale finiscono per dedicarsi molti
consumatori, quasi indottivi da
uno stato di necessità, quando
l’esosità del mercante di droga
li pone nell’impossibilità di procurarsi altrimenti la letifera sostanza.
— Certo, questo è un problema che merita d’esser meditato ; ma è... « de jure condendo ».
La legge attuale consente comunque delle differenziazioni
notevoli di sanzioni in relazione
al tipo e alla gravità del comportamento.
— Sicuramente; e il Tribunale di Pinerolo, nella recente sentenza, ne ha tenuto conto in larga misura.
A parte la differenza di cui si
è già detto tra la detenzione per
consumo proprio, ipotesi non
punibile (ovviamente solo se di
minima quantità, per dedurne la
certezza che la « merce » non ha
altra destinazione) e la detenzione per la vendita (o lo smercio), v’è la differenza tra la detenzione, il trasporto, l’offerta,
lo smercio ecc. di sostanze stupefacenti (art. 71) e gli stessi
fatti commessi con « modiche
quantità» (art. 72): nel primo
caso la sanzione è della reclusione dal minimo di 4 anni al
massimo di 15, nel secondo caso
la sanzione è ridotta da due a
sei anni. Se poi gli stupefacenti
non sono quelli... più micidiali,
indicati in talune tabelle comprese nell’art. 12 della legge (come ad es. eroina, cocaina), ma
di differenziazione sopra illustrati.
— La legge prevede ipotesi
ancor più gravi, con pene più
severe ancora?
— Sì: ci si può riferire in particolare all’ipotesi delittuosa prevista dall’art. 75 della legge.
Quando tre o più persone si
associano allo scopo di commettere più delitti tra quelli sopra
ricordati, per il solo fatto di
partecipare all’associazione è
contemplata la pena da tre a
quindici anni di reclusione, e la
multa da 20 a 100 milioni; pena
che sale a non meno di quindici anni di reclusione e alla multa da 100 a 400 milioni per coloro che promuovono, costituiscono, o finanziano la associazione. Questo reato può concorrere o no con quello previsto
dagli art. 71 e 72, e può sinanco prescindere dall’effettivo concreto inizio dell’attività criminosa che costituisce « l’oggetto,
lo scopo » dell’associazione, potendo sussistere ancor prima
che l’attività si sia avviata.
Alcuni imputati nel recente
processo erano chiamati a rispondere anche di questo reato: il Tribunale non ne ha ritenuti sufficientemente dimostrati gli estremi, donde l’assoluzione per insufficienza di prove.
— E’ possibile però, in concreto, una applicazione di pene
inferiori a quelle cosiddette « edittali », cioè previste dalla norma?
— Sì, attraverso la concessione di circostanze attenuanti, legate alla valutazione della personalità del colpevole, alla minor gravità del fatto commesso,
al suo comportamento processuale, ai precedenti; con la possibilità di ridurre la pena sino
al massimo di un terzo.
Il Tribunale, come sempre
sensibile a questi aspetti umani delle vicende che è chiamato
Canti popolari del
vecchio Piemonte
« Canti popolari del vecchio
Piemonte — Perché non tutto vada perduto ». Un titolo e un sottotitolo che sono tutto un programma. Trenta uomini che, oggi, portano avanti il discorso iniziato nel 1950 da Angelo Agazzani, quando, con altri 4 o 5 amici,
costituì un gruppo di « cantori
di montagna ».
E per anni il repertorio de
« La Grangia » è stato quello dei
cori alpini. E come coro alpino
ebbe il suo primo successo nel
1956, a Bellagio (sul lago di Como), vincendo il Concorso Nazionale fra cori italiani.
Nel 1958, a Novara, vinse il
« Campano d’argento » nel 1°
Concorso Nazionale per « Cori
Alpini », grazie anche « allo scrupoloso rispetto dello stile alpino
tradizionale ».
Alle spalle di molte esibizioni
e premi, c’è un continuo, costante lavoro di ricerca attraverso le
valli piemontesi, perché « non
tutto vada perduto ». E’ Angelo
Agazzani che raccoglie con pazienza e soprattutto con amore,
amore per la sua terra, un canto
dopo l’altro, dalla viva voce dei
contadini, degli anziani che ricordano e gli affidano, come un tesoro, questi lembi di vita passata.
E sempre lui li trascrive con cura, consultando manoscritti, comprando atti di processi, leggendo
i testi di chi, prima di lui, ha
compiuto questo lavoro di ricerca.
Armonizzandoli per il suo coro, non perde mai di vista la melodia originale, facendone risaltare la naturale limpidezza e
valorizzando al massimo le voci.
E i coristi lo seguono, lo capiscono, cercano l’interpretazione più
roso, Agazzani, con la passione
propria del ricercatore, ha \oluto rendere omaggio alla cultura
valdese. Con la stessa passione
da archeologo (come è stato
spesso definito) e... forse... con
lo stesso amore che nutre per la
sua terra, è entrato in punta di
piedi e con estrema correttezza
nel mondo valdese; ha cercato di
conoscere la nostra identità, la
nostra cultura, non solo musicalmente parlando. Si è sforzato di
capire la nostra storia, le tragedie passate, e, insieme al suo coro, si è commosso sulla città di
Merindol e sulla tragica sorte del
pastore di des Ubas e ha unito la
sua voce alle « purés harmonies
du soir » per celebrare il Signore.
Non importa il luogo ove La
Grangia si trova a cantare, sia
un tempio valdese, sia una chiesa cattolica, oppure una palestra,
attraverso queste melodie e le altre del più classico suo repertorio, La Grangia riesce a farci dimenticare per una sera vii insulsi programmi della nostra beneamata televisione.
Una perfetta fusione di voci,
di persone che cantano insieme
per la gioia di cantare, senza partitura e, apparentemente, senza
direzione. Unito ai suoi coristi, il
maestro li dirige impercettibilmente con le labbra e con cenni
della testa e degli occhi e infine
con tutto il corpo che « vit e » attivamente ogni momento musicale.
E il foltissimo pubblico che
gremiva la palestra comunale di
Luserna S. Giovanni, sabato 15
giugno, ha seguito attento i piacevolissimi accordi, gli effetti
onomatopeici, lo spegnersi delle
voci in pianissimi Quasi incredi
cannabis indica), la pena per
l’ipotesi più grave è ridotta a
due-sei anni, per quella ex art.
71 a uno-quattro anni. Aggiungo
che alla sanzione detentiva si
accompagna sempre una forte
sanzione pecuniaria (multa) che
segue nell’ammontare i criteri
pena, così potendo pervenire alla concessione della sospensione
condizionale, ed alla scarcerazione di molti imputati.
Ma mi accorgo che ricado a
riparlar del processo, dal che
dissi che volevo astenermi...
a cura di Paolo Gay
con una capacità interpretativa ¿el concerto e la ripetuta richi
ed espressiva non comune. _ sta di “bis" hanno sottolineato
Dopo aver ritrovato le radici l’apprezzamento di chi ama quecanore del vecchio Piemonte e sto genere di musica, che apparaverle proposte al pubblico altra- tiene comunque alle radici della
verso i Canti Popolari del Vec- nostra vita.
chio Piemonte: Piemonte drammatico, burlesco, militare, amo
Paola Revel Ribet
DIBATTITO A TORRE PELLICE
Nicaragua: difficile evoluzione
Il Nicaragua è un paese che
dal 1979, cioè da quando è finita
la dittatura della famiglia Somoza, fedele custode degli interessi
economico-politici degli Stati
Uniti, sta cercando, potremmo
dire, una propria identità di paese democratico non allineato.
Il dibattito promosso da « l’Eco delle Valli» a Torre Pellice
sabato scorso è servito a focalizzare la situazione grazie alla
presenza di due persone che conoscono da vicino quella realtà : Enrico Costantino che ha
lavorato in quella regione per
l’Ass. Italia-Nicaragua e Tavo
Burat che da anni segue i problemi delle lingue, culture e minoranze minacciate.
Nella sua introduzione il pastore G. Platone che ha guidato il dibattito ha spiegato il significato della serata organizzata da una minoranza significativa come i Valdesi che hanno giustamente una sensibilità
ed una attenzione particolarmente vive rispetto ad altre minoranze.
Dalla proiezione di un audiovisivo è emersa la situazione storica ed attuale di quella regione, ben integrata poi dall’intervento di Costantino.
Sull’immigrazione dal Messico
di alcuni gruppi differenti, dediti sostanzialmente alla caccia,
pesca ed un minimo di agricoltura, hanno agito con effetti più
o meno turbativi prima gli spagnoli, poi gli inglesi ed infine gli
statunitensi. Caratteristica comune anche se con diverse accentuazioni, dei tre « colonizzatori » è stato lo sfruttamento
delle risorse, l’introduzione n.egli scambi di armi da fuoco, in
altre parole un controllo-dominio. Dopo la ribellione guidata
da Sandino, un capo « carismatico » che capì la situazione e
riuscì con pochi guerriglieri ad
allontanare gli americani, con
l’appoggio di questi ultimi negli
anni venti-trenta venne ad instaurarsi la dittatura Somoza.
Molti anni bui e si arriva praticamente ad oggi, con la fine
della dinastia Somoza e le grosse difficoltà di instaurare un governo di tipo diverso.
Problemi vitali come l’analfabetismo, i collegamenti, le case, con raggiunta degli interventi della CIA, rendono difficoltosa una soluzione in tempi
brevi; le chiese hanno tuttora
un ruolo rilevante, sia la minoritaria presenza evangelica sia
quella cattolica, divisa in due
fra chi è da tempo schierato
contro la dittatura di destra sostenendo la battaglia per la liberazione e chi invece resta legato agli interessi americani.
Esiste poi un secondo tipo di
problema, quello della diversa
cultura dei gruppi presenti nella regione, problemi di lingua,
di differente approccio al lavoro, difficili da far sintetizzare in
una figura di « uomo nuovo »
che dovrebbe uscire dalla rivoluzione. In re^’tà si tratta di
tener conto delle diverse anime
della popolazione e vedere dove
si può lavorare insieme e dove
comunque esistono e devono
esistere gli spazi di autonomia
in una situazione di pluralismo
di nazioni che da secoli subiscono oppressioni.
I problemi, che sono in buona parte comuni a tutto il centro America, devono trovare soluzione senza dimenticare le caratteristiche degli indiani d’America, dove i concetti di proprietà. programmazione ecc.
sono sconosciuti.
La situazione di lento miglioramento attraverso la costruzione di strade, case, scuole
deve proseguire avendo ben pre
senti queste caratteristiche; ecco perché è particolarmente significativo che il mondo segua
l’evolversi di questa esperienza,
ecco perché è straordinariamente logico che le nostre chiese
siano particolarmente sensibili
ai problemi di questa regione.
Piervaldo Rostan
PINEROLO
L'estate
della
Biblioteca
Civica
La Biblioteca Centrale di via Battisti
resterà aperta durante l'estate nei mesi di luglio ed agosto con il seguente
orario: dal lunedì al sabato dalle ore
8 alle ore 14.
Per i lavori di riordino del materiale, la Biblioteca resterà chiusa al pubblico durante la settimana dal 22 al
27 luglio.
L’orario della Biblioteca Ragazzi resterà invariato nel mese di luglio, la
Biblioteca sarà invece chiusa durante
tutto il mese di agosto.
11
cronaca delle Valli 11
21 giugno 1985
ì
POESIE DI ETTORE SERAFINO
Oltre la soglia
Non sono un critico, e non saprei dire se le liriche di Ettore
Serafino, pubblicate di recente,
siano belle o brutte, banali o efficaci. So solo che ho letto con
piacere questo libretto in cui, al
di là della prima impressione
di trovarsi di fronte a quadri
scritti anziché dipinti, ti appare
viva l’esperienza dello studente
borghese, diventato ufficialetto
nella seconda guerra mondiale,
che si trova a dover pretendere
ubbidienza da ragazzi della sua
età. ma più maturi di lui perché
da tempo impegnati nella guerra quotidiana dei poveri e dei
montanari, per sopravvivere giorno dopo giorno.
E Serafino, come Jahier in
un’altra guerra, con altri alpini.
Sa essere amico dei suoi alpini e
farsene portavoce con il medesimo ritmo lento («la neve a spalare, la legna a spaccare, la terra
a zappare »), con la schiva semplicità di chi rimane al suo posto non per un'adesione teorica
ad astratti principi, ma per solidarietà con chi fatica accanto a
te o per fedeltà a chi ti ha fatto nascere lì, come l’ultimo larice
« armena al di sotto delle più al
te rocce / di ghiaccio incrostate ».
Lo stesso rispetto per la vita
dura e scabra collega le poesie ispirate alle nostre montagne e i paesaggi marini del sud.
Al di là della fatica e del dolore si intuisce una serenità che
nasce dalla fede. E’ la fiduciosa
attesa di un ritorno alla sorgente, di una morte che rivelerà il
significato ultimo della vita e
che non sarà un perdersi « nell’oceano del nulla ».
Per questo anche nel momento
più duro e più triste deH’esperienza partigiana, al lento lugubre dondolio deH’impiccato risponde il lieve dondolio della culla, il libero canto di fede e di
speranza sovrasta il cupo terrore.
E mezzo secolo più tardi l’uomo, ormai non lontano dalla
fine, lascia che un quieto silenzio
a poco a poco s’adagi sul tumulto de] suo affanno.
M. G.
Manifestazioni
POMARETTO — Da venerdì 21 a domenica 23 giugno si terrà presso l’area
attrezzata della prò loco la Festa delrUnità delle Valli Ohisone e Germanasca.
PINEROLO — Il 21 giugno presso la
ex caserma Fenulli si tiene la festa
di solidarietà col Nicaragua. Alle ore
18 dibattito con la partecipazione di
Bernardino Formiconi (ambasciatore del
Nicaragua in Italia], Ore 19.30 concerto del gruppo di musica popolare di
Pinerolo.
Mostre
TORRE PELilCE — Nell’atrio del Municipio si tiene dal 17 al 30 giugno la
mostra fotografica di Lina Gavina.
PINEROLO — « C'era una volta... Cecco Rivolta » è il titolo di una mostra
degli allievi delle classi V a tempo
pieno della scuola F. Farri che è aperta giovedì 20 e venerdì 21 presso i locali scolastici (via Rocchietta].
Comitati per la pace
Ettore Serafino, Oltre la soglia,
ed. A. Meynier, Torino, 1985,
Lire 12.000, pp. 82, con illustrazioni dell’autore.
DISCHI
Il testamento
occitano dell’asino
Nella tradizione popolare, prima di morire Carnevale fa testamento, rivelando tutti i peccati
e le magagne della comunità,
che può così affrontare il nuovo
anno rinfrancata e purificata.
Nel Monferrato, invece del fantoccio carnevalesco è un tacchino che fa testamento: il pitó viene immolato (come già presso
gli antichi il capro espiatorio) e
il suo testamento vien letto dal
capo dei giovani della leva. A
Sambuco, in Valle Stura (provincia di Cuneo), chi fa il testamento è l’asino di Allegre, che
ptsirebbe essere una località come .Allegrezze (Genova) o altra
simile.
Ma questo testamento espiatorio è il capostipite di tutta
una serie di analoghe canzoni
iterative che sfociano nel nobile
« testamento del Capitano »: come il Capitano lascerà le proprie membra ai suoi soldati, alla morosa, alla madre, al Re,
Museo valdese
di Frali
Il Museo di Frali cerca urgentemente custode per i mesi
di luglio ed agosto. Assicurato
'.'lito, alloggio ed un giorno libero alla settimana. Per informazioni rivolgersi al pastore
Erika Tomassone (tei. 0121/
841519).
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così l’asino lascia « le orecchie
ai poveri sordi j che quando sentivano sentivano da lontano », e
naturalmente le zampe ai poveri zoppi e gli occhi ai poveri
ciechi.
Da una versione di questo testamento dell’asino prende l’avvio il nuovo disco (il secondo)
del gruppo di canto occitanico
Lou Dalfin guidato da Sergio
Berardo, gran suonatore di ghironda, qui accompagnato da una
schiera piuttosto numerosa, una
quindicina di vocalisti e strumentisti di varia provenienza,
tutti egualmente abili e appassionati nel loro lavoro di ricerca.
Tra i brani più impegnativi
affrontati dal gruppo vale la pena di segnalare la ballata, in
lingua d’oïl, sull’assedio di Cuneo del 1744, e il « rigaudon »
(in lingua d’oc) intitolato al mese di maggio, altro punto forte
dell’anno etnomusicologico. Ma
forse il brano più significativo
del disco è una canzone provenzalesca ispirata a un episodio
dei Vangeli apocrifi: San Giuseppe e la Madonna fuggono col
Bambino, inseguiti dalla cavalleria {«tutti Giudei rinnegati»);
trovano rifugio e nascondiglio
in un campo di grano, che subito miracolosamente fiorisce e
matura.
Il disco (Prince LP 221) si può
richiedere direttamente a Sergio Berardo, via Mondovì 9, Caraglio (Cuneo).
M. L. S.
POMARETTO — Il Comitato pace
Valli Ohisone e Germanasca si riunisce mercoledì 26 giugno alle ore 20.45
presso i locali del Convitto.
Segnalazioni
La sezione di Torre Pellice del M.F.E.
(Movimento Federalista Europeo), in
collaborazione con la Comunità Montana Val Pellice, il Comune di iuserna
S. Giovanni e il Comune di Torre Pellice, organizza un pullman per partecipare alla grande manifestazione federalista che avrà luogo a Milano 11 29
giugno in occasione della riunione del
Consiglio Europeo.
La quota di partecipazione è di lire
5.000; le iscrizioni si ricevono presso
il Comune di Luserna S. Giovanni e ia
Pro Loco di Torre Pellice entro mercoledì 26 giugno. All'atto dell’iscrizione verrà consegnata copia del programma.
Pinerolo; lucilia e Laura Mathieu-Cesarò. In mem. di mamma e papà, Vallee rosia.
L. 343.000: Colletta del 28.4.85 Comunità di Pomaretto e Rupperthosen.
L. 300.000: Bessone Alfredo e Marisa; N. N.; Paola e Roberto, Pinerolo: Long Enrico, Pramollo; Avondet Eugenio, ricordando la moglie nel 4“ anniversario, S. Germano.
1. 250.000: Ribet Enrico, Pramollo.
L. 200.000: A.N.N.; iM.N.'N.; M.G.N.
N.. Pinerolo; Beux Eli e Lina, S. Germano.
L. 130.000: I colleghi di lavoro, in
mem. di Prot Giuseppe.
i. 120.000: Alina e Lilia Buffa, in
mem. del loro caro papà, S. Germano.
L. 100.000: Ernesto e Mirella Bein,
Torre Pellice; Balmas Susanna ved.
Mourglla; Bert Piero, Paris; Borgio Renata e Lorenzo; Gardiol Jolanda e
Carlo; Carro Edoardo e famiglia, in
mem. del padre Beniamino; Codino
Daniele e famiglia; Plavan Lelia e Ivo,
in mem. dei nostri cari; Rivoire Mary e
famiglia in ricordo di Jemina e Oscar,
Pinerolo; Il papà, la mamma e il fratello Claudio, in mem. di Bouchard Armando; Peyronel fida, in mem. del
marito, S. Germano; 1 figliocci, in memoria di Long Luigi, Pramollo: Gardiol
Luigi e Aima, Ferrerò; Beux Alfio e
mamma, in mem. dei nostri cari, S.
Germano.
L. 50.000: Cardon Lidia; Costantino
Carla e Rino, Pinerolo; Lanfranco Maurizia, •Pomaretto; Il marito nel 1“ anniversario della morte della cara Martinat Cesarina in Monnet, S. Germano.
L. 48.000: Jeanne Davidson, in memoria della zia Lidia Peyrot, New
York; Henry Menusan, in memoria della zia Lidia Peyrot, New York.
L. 30.000: I genitori di Vera, in occasione del suo matrimonio; Vera e
Valter, in occasione del nostro matrimonio, S. Germano.
L. 25.000: Antonini Luciano, Milano.
i. 20.000: Balmas Ida v. Peyronel;
L.A.N. Rostan, in mem. dei cugino Bericu, S. Germano.
Totale al 31/5/’85 L. 19.527.382
Totale precedente L. 462.178.355
Totale L. 481.705.737
Per impegni sottoscritti e
non ancora versati L. 51.270.000
Asilo dei Vecchi
di San Germano Ohisone
Pervenuti nel mese di maggio 1935
FONDO RISTRUTTURAZIONE
L. 1.240.882: Waldensian Church Mission, Londra.
L. 1.000.000: Famiglia Peyrot Beniamino e Ugo, Frali; Rita Venditti Celli,
Roma; Bianca e Edmond Long, S. Germano; Emilio Ferrerò, Frali; Olga e Enrico Theyler, Pinerolo; Coucourde Mario, Barai Alma e famiglia, in ricordo di
mamma e papà, inverso Pin.; Comune
di Pragelato.
i. 572.500: Colletta concerto Corale
Chantevigne, Maniglia.
L. 500.000: N. N., in mem. di Poét
Enrichetta, Ferrerò; Marina e Franco
Monnet, Prarostino; N. G., Pinerolo:
R.T.C., in ricordo di Rivoire Adolfo
1955, Rivoire Lo Brano Mimi 1972, Camusso Turati Rosa 1964, Pinerolo; I
familiari, in mem. di Ribet Giosuè;
Gente Giulio e Luciano, Pomaretto;
Barai Franco, in mem. di Barai Emilio,
Perrero; Unione Femminile Valdese,
Pramollo: Micol Edwin, Massello.
L. 450.000: Vendita quadri Ugolino
Duò.
L. 400.000: Long Laura Battaglino,
Totale generale L. 532.975.737
FONDO DI SOLIDARIETÀ'
L. 1.000.000: Unione Femminile Valdese, S. Germano.
L. 150.000: Sig.ra Seno, in mem. di
Hanny Rapisarda, Svizzera.
1. 113.720: Helmut Schölten, Bielefeld.
i. 100.000: Villa Battista, Oinisello.
L. 55.000: Chiesa Evangelica dei
Fratelli, Collegno.
1. 50.000: Tron Cesarina; Beux Eli e
Lina, in mem. della cognata Enrichetta e della cugina Emma, S. Germano.
1. 30.000: llda Revel, ricordando la
carissima sorella Olga; Irene e Ines,
ricordando la cara mamma, S. Germ.
1. 20.000: llda Revel, ricordando la
cara cugina Evèlyn Ryan (USA), S.
Germano.
L. 15.000: Maria Armosini, Vado Ligure.
L. 10.000: Peyronel Amina v. Beux,
ricordando la cugina Bertalot Nelly.
Fra I doni per la ristrutturazione del
mese di marzo si è pubblicato per errore Long Luigia e Silvia in luogo di
Long Luigi e Silvia, Pramollo. Inoltre
il dono della Famiglia Mansuino è stato
fatto in memoria di Paolina Bleynat.
Ci scusiamo degli errori.
In imemory of Edvy Long trasmessi
alla Tavola Valdese dalla Chiesa di
New York:
Cavalli Evelyn Dollari USA 10; Angelino Pauline 10; Vidinich Fernande 10;
Long Remo and Olive 25; Vergano Vittorine 10; Bertin Lamy and Linette 15;
Rougon C, Mr & Mrs 20; Tron Emanuel
and Lina 20; Pons Emiie and Valdo
20; Micol Adelaide 20; Vlllielm Adele
and F. Catalln 10; Grill Emile and
Marguerite 10; JanaveI Alfred and Yda
15; Endress Karl and Charlotte 25;
Forcina Mr and Mrs Arthur 30; Beux
Edmond and Emma 50; Bert Hector
and Adeline 10; Devoti Yvette and Rudy 25; Dupin, Mr and Mrs Jean 10;
BeuxjPenhune Helene and John 25;
Grill Frank and Betty 10; Cavalli-Matarese Adele 10; Favat Irene and Stephen 10; Vlllielm Henriette 5; Long
Edmond and Bianca 50; Perez Beux
Evelyn 50; Beux Emile 50; HeppnerLong Mariana 50; D’Amelio Amelia 10;
Kuhimann Elizabeth 25; Bertin Lillian
20; Jahier Ernest and Frances 10; Mallo Clinton and Denise 15; Guarino Nadine and Joe 10; Kuiakis Christine and
Mike 10; Janavel Odette 10; Garrou
Lucien and Yvonne 5; Colsson Emile
25; Baridon René and Alma 10; Negri
Henry and Odette 10; Cavaliere Emilia
15; La Valdese M. A. Society 25; Bigliani Elsa 5.
Pro Asilo Valdese
di Luserna San Giovanni
Pervenuti nel intese di maggio 1985.
L. 10.000: Mimi Tron Bernoulli, in ricordo della sig.ra Renata Jalla Turin.
Torre Pellice.
L. 15.000: Juliette Balmas, in mem.
anniv. del 17.5.1972.
L. 20.000: Elena Avondet Toscano,
in mem. dei genitori: Giulia e Rita
Benech, in mem. di Boero Umberto:
Lilly Robba, in mem. di Attilio Bounous; Don Guido.
L. 31.050: Gruppo Tedeschi di Karlsruhe.
L. 50.000: Franca e Marco Eynard:
Odetto Ivonne, in occas. suo compleanno (osp. Asilo); Elsa e Gianni, In
mem. di Boero Umberto; N. N., in memoria di Boero Umberto; Laura e Renato Fraschia, in mem. del cugino Attilio Bounous.
L. 100.000: Aurelio, Gigi e Eliana
Bonansea, ringraziando per quanto è
stato fatto per la nostra cara.
L. 119.000: Mesa Vaidense.
t. 250.000: Chiesa Cristiana Evangelica, Torre Pellice.
L. 500.000: Violetta Billour, Bordighera.
L. 1.000.000: I figli Ivonne e Aldo
con le rispettive famiglie ricordando
il papà Enrico Bounous.
L. 3.000.000: Famiglia Finello, riconoscente.
L. 40.000.000: Dono del Comitato Case Evangeliche per Italiani Cheseresc,
Canton de Vaud (Suisse).
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Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
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( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medicti :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: 22664,
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva e festiva:
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 23 GIUGNO 1985
Brìcheraslo: FARMACIA FERRARIS Via Vittorio Emanuele 83/4 - Tel.
59774.
Villar Pellice: FARMACIA GAY
Piazza Jervis - Tei. 930705.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice; telefono 91.996.
12
12 uomo e società
21 giugno 1985
RICORDO DEL PRESIDENTE ITALIANO DI AMNESTY
AMNESTY INTERNATIONAL
Cesare Pogliano
Veniva dalla sinistra liberale.
Emerse silenziosamente in Amnesty quando Gustavo Comba se
ne stava andando per l’età avanzata. Lo conobbi la prima volta
a Torino nella allora piccola sede locale di Amnesty in via Carena. Lo cominciai ad apprezzare ad una riunione del Comitato
Nazionale, a Firenze, quando
Margherita Bonniver era ancora
Presidente di A.I. Lo ricordo con
quel suo eterno sorriso, sempre
comprensivo e benevolo, qualche
volta ironico, mai sarcastico. Fu
il Presidente per antonomasia.
Non si può comprendere Amnesty di tutti questi ultimi anni,
con il suo prodigioso sviluppo,
la sua — per forza di cose —
organizzazione, la sua presenza
nella vita pubblica italiana, la
considerazione di cui gode nelle
assemblee intemazionali senza
Cesare Pogliano.
Ricordo anche il ciondolo che
gli pendeva eternamente dal collo con il simbolo dei rion violenti. Cesare si sentiva ed era, oltre
che un non violento, un cittadino del mondo, pronto a battersi per i diritti umani di tutti,
anche di coloro che potevano
non pensarla come lui. Quando
si trattò — una volta — di rivolgersi ai partiti italiani per
non so più quale petizione, si
pose il problema se ci si doveva
rivolgere anche al più destro dei
partiti. Gli animi erano divisi
ma Cesare era favorevole e
quando il segretario di quel partito gli rispose aU’inciroa che lo
avrebbe visto bene in galera, Cesare gli rispose che se invece in
galera fosse dovuto andare proprio il segretario di quel partL
to per un sopraso ad un suo diritto legittimo e non violento,
egli, Cesare, sarebbe stato ben
lieto di andarlo a trovare in carcere e fare per lui tutto quello
che si poteva fare e che si faceva per gli altri.
Lo ricordo come il gran temporeggiatore in una vicenda che
venne a finirci sul tavolo del Collegio dei Probiviri. Il suo cercar
di comprendere sempre il punto di vista avversario e la sua
pazienza fecero rientrare il caso e non ci fu in Amnesty alcuna incrinatura o scissione.
Ricordo quando mandò me e
mia figlia a rappresentare la Sezione Italiana di A.I. a Ginevra
ad una riunione, indetta dall’ONU, delle organizzazioni non
governative e mi disse: sarai inviso sia all’America sia alla Russia (cosa che successe puntualmente), ma ricordati che fino a
quando la sinistra ti crederà di
destra e la destra di sinistra lo
spirito di Amnesty sarà salvo
nella sua libertà.
Non possiamo che inchinarci
commossi nel ricordo di questo
uomo che ci ha lasciato così
presto (aveva 46 anni circa) e
soprattutto ci ha lasciati incapaci di colmare il vuoto di umanità che avvertiamo in noi, attorno a noi, in Amnesty. Senza una
grossa carica di umanità certo
Amnesty non può funzionare e
per fortuna questa carica ce
l’ha, ma la scomparsa di Cesare
ne scarica una grossa fetta. Non
c’è che da augurarsi che chi
prenderà la sua eredità, come
Presidente della Sezione Italiana, sappia riempire quel vuoto,
ricaricando se stesso e invitando
tutti noi a farci carico di proseguire nella Sua linea, con la Sua
finezza di sentire e con la Sua
fiera intransigenza nella difesa
dei diritti umani. Soltanto così
si porterà avanti l’opera che
Egli egregiamente ha compiuto
in tutti questi anni. Egli in Amnesty non ci ha dato un addio
ma un arrivederci, oltre il filo
spinato, oltre la tortura, oltre
la violenza, in un mondo creduto anche se non ancora vissuto.
Roberto Jouvenal
UNA LETTERA ALLE CHIESE DEL CONSIGLIO ECUMENICO
Ricordiamoci del Libano!
Cari amici,
è con profonda inquietudine
che vi scrivo a proposito dei recenti avvenimenti tragici del Libano. Dopo tanti anni di combattimenti e di sofferenze, e di
fronte ad una situazione in cui
non sembra esserci alcuna prospettiva di soluzione, le parole
appaiono ben deboli. Eppure è
evidente che le sofferenze del
popolo libanese hanno varcato
una nuova soglia a causa del deterioramento dei rapporti.
Da quando è iniziata la guerra del Libano, più di 10 anni fa,
la comunità ecumenica ha partecipato alla profonda angoscia
del popolo libanese che, come
rilevava l’Assemblea di Vancouver, « porta una parte troppo
grande del fardello dei problemi della regione medio-orientale ».
Durante tutta la crisi libanese
la famiglia ecumenica ha risposto alle necessità umane della
popolazione in modo modesto ma
concreto. Ha inviato soccorsi
materiali, derrate alimentari,
medicine, tende, e ha partecipato ad altri programmi di reinsediamento e ricostruzione. Si è
posta al servizio di tutte le comunità e di tutti i gruppi in uno
spirito di riconciliazione e di
solidarietà.
Nel corso delle ultime settimane durante le quali le forze
israeliane si sono ritirate dai
territori occupati nel sud del
paese, i combattimenti di fazioni sono ripresi al sud e a Beirut, portando con sé nuove sofferenze per tutte le comunità
delle regioni colpite. I combattimenti nella città di Saida, nel
sud del Libano, e nella zona circostante, hanno tuttavia toccato particolarmente la comunità
cristiana. Dei villaggi sono stati
saccheggiati e migliaia di persone, scacciate dai loro focolari
e dalle loro terre, si sono rifugiate a Jezzine, lungo la frontiera meridionale libano-israeliana, o nei quartieri già sovraffollati di Beirut.
Abbiamo assistito negli ultimi
tempi a sforzi di riconciliazione
da parte dei capi religiosi del
paese. Capi religiosi cristiani e
musulmani si sono riuniti, gli
uni da una parte, gli altri dall’altra, e si sono incontrati per
cercare di trovare un modo per
uscire dal vicolo cieco. Desideriamo sottolineare in particolare gli sforzi del patriarca Ignazio iV d’Antiochia e di tutto l’Oriente, uno dei presidenti del
Consiglio Ecumenico delle Chiese, che, in una dichiarazione telediffusa durante il periodo pasquale, ha lanciato un fervido
appello per la pace e la riconciliazione.
La soluzione del problema libanese è nelle mani degli uomini politici e dei governi, ma le
chiese dovrebbero essere incrollabili nella fede che insegna loro
che il Signore ci ha chiamati ad
essere artefici di pace e strumenti di riconciliazione. Non
dobbiamo mai stancarci di lavorare in questa direzione.
In questa fase critica della vita del Libano vi impegniamo, come chiese membro del CEC, a
manifestare la vostra solidarietà alle chiese e al popolo libanese per mezzo della vostra nreghiera e dei vostri messaggi e,
là dove è possibile, a intervenire presso i vostri governi ’perché agiscano in senso creativo
e positivo in vista di mettere un
termine alla sofferenza e al confi it*^o che làcera il Libano da così tanto tempo.
In questo momento critico invitiamo la comunità ecumenica:
a) a sostenere la causa della
indipendenza e dell’unità del pondo libanese e ad incoraggiare
il governo a prendere le misure più adatte per riaffermare la
sua sovranità suH’insieme del
territorio libanese:
h) a sostenere le chiese del
Libano che lavorano alla riconciliazione al fine di pervenire all’unità di tutti’ le comunità del
paese e a relazioni armoniose
tra loro, e si oppongono ai tentativi di ridistribuzione della popolazione che ricorrono a’ia violenza e allo spargimento di sangue;
c) a continuare nei loro doni
generosi ai programmi di soc
I prigionieri
del mese
corso umanitario e sociali del
Consiglio Ecumenico delle Chiese del Medio Oriente e delle
Chiese del Libano.
Vogliate informarci di tutte le
iniziative che potrete prendere
e trasmetterci i suggerimenti
che potrete formulare a questo
proposito.
Abbiamo il dovere di ricordarci costantemente del Libano
e più particolarmente dei nostri fratelli e delle nostre sorelle cristiani di quel paese nei nostri pensieri e nelle nostre preghiere. Vi domandiamo pressantemente di non fallire in questo
compito e di trasmettere questo
fervido appello a tutte le vostre
chiese, ai vostri membri, a tutti
quelli che hanno a cuore l’interesse del Libano e del popolo libanese.
Cordialmente vostro al servizio di Dio
Emilio Castro
Il Notiziario di A.I. del mese
di maggio invita i lettori a mandare appelli a favore dei seguenti
prigionieri per motivi di opinione:
RICARDO BOFILL PAGES
Cuba
Professore e sociologo, fu arrestato il 24 settembre dell’83 a
L’Avana e trattenuto in « incommunicado », cioè in detenzione
non riconosciuta dalle autorità
di polizia, ignota alla famiglia e
agli avvocati. Sembra che si trovi nell’infermeria del carcere,
perché malato, ma la notizia non
è certa. Il suo arresto avvenne
dopo un’intervista concessa a
due giornalisti francesi il 21 settembre ’83. Questi furono poi
arrestati ed espulsi dal paese.
Le autorità sostennero che il suo
arresto fosse dovuto non a questa intervista, ma alla sua attività controrivoluzionaria.
Nel 1967 era già stato arrestato con l’accusa di appartenere
ad un gruppo dissidente del
Partito Comunista. Condannato
allora a dodici anni, ne aveva
scontati cinque. Secondo Amnesty non ha compiuto né promosso atti di violenza, perciò si prega di scrivere lettere cortesi,
chiedendo il suo rilascio, a:
Su Excelencia
Comandante en Jefe
Dr Fidel Castro Ruz
Presidente de la República y
Presidente de los Consejes de
Estado y de Ministros
Ciudad de la Habana - CUBA
HASHIM GHARAIBEH
Giordania
Studente, impiegato part-time,
37 anni, fu arrestato nel marzo
del ’78 e condaimato a dieci anni di carcere dal tribunale militare di Amman, senza diritto
di appello. La condanna fu inflitta in base all’art. 3 della legge
n. 91 del 1953 che mette al bando il Partito Comunista e punisce con i lavori forzati fino a
15 anni il possesso di libri e testi comunisti. Sin dal 1978 fu
adottato da Amnesty come prigioniero di opinione. Nel febbraio ’85 fu trasferito in una
prigione nel sud della Giordania. Durante la detenzione ha
scritto libri e testi teatrali.
Si prega di inviare cortesi appelli per il suo rilascio a:
Prime Minister Zeid al-Rifai
PO Box 80
Amman - GIORDANIA
Doni Eco-Luce
DONI DI L. 6.000
Torino: Jarabitza Bruno; Pastore
Luisa; Caiabrese Giovanni — Aipignano: Jouvenai Enrico — Angrogna: Sappè Jean Louis — Luserna S. Giovanni; Gaydou Laura — Ciriè; Tedino Forapani Angeia — Genova: Rapini Luigi
— Rinasca: Rostan Aldo — Pineroi.o;
Ribet Paoio; Jahier Mario — S. Secondo: Dardanelli Anita — Torre Pellice; Jervis Lucilla; Giordano Enrico
— Abbadia: Theiler Alberto — Monfalcorte: Busetto Franco — Genova: Grasso Passini Franca; Cougn Giovanni —
— Pomaretto: Pons Amelia — Torri del
Benaco: Kesseiring Clara.
DONI DI L. 2.000
Pisa: Chiesa Ev. Valdese — Bergamo: Von Wunster Beatrice — Torre
Pellice: Avanzi Luigi — Firenze: Gay
Arnaldo — Roma: Capparucci Fausta;
Biacchi Ines — Torino: Martorana Vincenzo — St. Denis: Don Nino Gros —
Firenze: Costa Mirella — S. Giacomo
Sohiavoni: Di Giorgio Antonio — Luserna S. Giovanni: Roman Amato —
Riclaretto; Massel Clot Enrichetta —
S. Pietro in Bagno; Cesari Samory
Vincenza — Pomaretto: Grill Elvira —
Diano Marina; Volpi Elio.
TAI SOLARIN
Nigeria
Giornalista, insegnante, 63 anni, fu arrestato il 12 marzo ’84
dalla polizia nigeriana nella sua
casa e portato in una prigione
a grande distanza. Amnesty ritiene che sia stato arrestato per
i suoi articoli apparsi sul Sunday Tribune e sul Nigerian Tribune (12 marzo ’84) in cui criticava la politica del governo,
ma le autorità sostengono che
è stato arrestato in base al decreto n. 2 della legge per la Si
carezza dello Stato.
Avendo un giudice dell’Alta
Corte dichiarata illegale la sua
detenzione, fu rilasciato, ma su
bito dopo arrestato di nuovo, e
da allora è in carcere senza pro
cesso. Il dr. Solario soffre di
asma cronica. Alla moglie non
è stato concesso di visitarlo da
almeno un anno.
Si prega di inviare gentili appelli, chiedendo la sua libera
zione a:
Major General Muhammadu Buhari
Head of the Federal Military
Government
State House - Ribadu Road Ikoy Island
Lagos - FEDERAL REPUBLIC
of NIGERIA
LA PENA DI MORTE
NEL MONDO
Amnesty International nel suo
Rapporto annuale sulla pena
capitale nel mondo dichiara che
nel 1984 seno state eseguite 1513
esecuzioni capitali in 40 paesi e
sono state inflitte dai tribunali
2068 condanne a morte in 55
paesi.
A cura del Gruppo
«Val Pellice»
• L’Eco delle Valli Valdesi »: Rea
Tribunale di Pinerolo N. 175.
SOSTENITORI
Luserna S. Giovanni: Turin Riccardo; Pisani Emilia — Trieste: Del Pesco Giovanni — Torino: Palomba Vincenzo; Siciliano Franco; Ricca Elsa —
Ferrerò: Viglielmo Liliana — Pino Torinese: Vidossich Giorgio — Mantova:
Barbini Ettore — Masserano: Berton
Anna — Venturina; Giacometti Elio —
Roma: Comba Anna Paola; Bounous
Franco — Ferrara: Miegge iVtario —
Taranto: Menna Assunta — Alte:
Campbell Donald — Villar Pellice:
Garnier Gioele — Campobasso: Vitale
Ferdinando — USA: Canal Felix.
2» SEMESTRE
Ricordiamo a tutti i lettori che pagano l’abbonamento all’Eco-Luce semestralmente che è urgente li rinnovo per
il 2" semestre luglio-dicembre.
Alle chiese e ai singoli ricordiamo
la possibilità di offrire a qualcuno un
abbonamento semestrale di lancio. Una
telefonata alla segreteria telefonica
(011/655.278) permetterà di dare corso
immediatamente a questi abbonamenti.
ABBONAMENTO SEMESTRALE 1985:
L. 13.000
Redattori: Giorgio Gardiol, Roberto Giacone, Adriano Longo, Mauro
Pons, Giuseppe Platone, Sergio
Ribet. Comitato di redazione: i redattori e: Mirella Bein Argentieri,
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Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
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Rrgist’-o nazionale della Stampa n
00961 voi. 10 foglio 481.
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Intestato a « Lu Luce: fondo di solidarietà >. Via Pio V. 15 - Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)