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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE ÜELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo U verità nella carità
Efbk. IV. i&.
Si distribuisce oyui Venerdì. — Per cadun Numero centesimi IO. — l’er caduna linea d’inserzione cenlesimi 20,
C'oudizioui d’Ansociazioiie i
Per Torimo — Un Anno L. S. — A domicilio I.. •
Sei mesi • S. — >3 M
Tre mesi . — ■ * »*
Per Francia e Sriuera franco a destinazione, e per l’Ingliilterra franco al cunline lire > >•
per un anno, e lire » per sei mesi.
— Provincia L. « *0.
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- . • S*.
Lo Associazioni si liccvono : in Toninn uU'i;illclo «Ipl «lornale, «ia Yulentiha ctiu
Bellore, iN» I2, 3" piano; c dai Fralrlll i>lnnva librai, via U. V. degli Angeli, casa pjmha
— A Genova, alla ('U|ip«-lla mura di S. Chiara.
Nelle provincie, presso tuui «li l'ffiru fiottali per mc-zzo di Vaglia, die dovranno essere iui iati
franvo al Direttore della lko!«A Novkixa e non altrimenti.
AU'estero, ai seguenti Indirizzi : Liindha, dai sigK- NiMl>etl e C. librai, 21 Bernert-atreetParigi, dallalibreriaC. Meyrucis, rue Tronchet, a •Nime.h, dal sig. Peyrot-Tinel libraio; Lio.m!
dai sigg. Denta et Petit Pierre librai, rue Neuve, l>; (Ji.iìvra, dal sig. E. Heroud libraioLohak.-«!, dal sig. Delafontaine libraio. '
CHE COSA È IL PROTESTAMISMO?
VI.
Lo Spirito di Dio, facendoci il dono dolla
fede (vedi art. V), crea, nel mezzo della società,
una società novella che si chiama Chiesa, e
ch’è indipeadeute dalle attinenze di parentela
e di nazionalità ; crea una vera fraternità* che
noi appelliamo la comunione de’ santi. Egli
■unisce gli uomini che il peccato aveva divisi ;
loro insegna ad amarsi gli^uni gli altri, a compatirsi , a coadiuvarsi ; coin’cssi erano uguali
nella miseria e nel peccalo, così fa lor vedere
che sono eguali nella grazia che Dio fece ad
essi; e rammentando che sono stati creati d’un
medesimo sangue, mostra loro che per un medesimo sangue furono lavati e rigenerati ; li
ammaestra infine a ben vivere, e li dispone a
ben morire.
La mentalità dell’uomo doveva possedere un
grado sublime di perfezione quand’egli usci
delle mani del Creatore, ese fin d’allora, facendo
uso della sua libertà, senr» ricercare l’aiuto
dello Spirito vivificante e luminoso <li Dio,
cadde nello stato lagrimevole d’oscurità, di miseria. di corruzione, che cosa dovremmo dire
della di lui discendenza cioè dell’umanità, di
noi? A piìi forte ragione abbiamo bisogno di
quello Spirito Divino che ci aiuti in ogni cosa
e ad acquistare la fede principalmente.
Lo Spirito di Dio è lo stesso che l’idea, nel
linguaggio filosofico; ma uoi amiamo attenerci
alle semplici parole del Libro Sacro: però do
APPENDICE
CENNI STORICI
DELLA RIFORMA IN ITALIA
NEL SECOLO XVI.
1.
Avendo narrato, in una serie di biografie, la storia de’ principali riformalori, che nel secolo xvi,
ebbero la virtù di far solenne.testimonianza delle
evangeliche dottrine, a costo di grandi e sublimi
sagrifizi; parleremo adesso delle cause che diedero origine in Italia alla rifurina religiosa , dei
progressi che questa vi fece in detto secolo, e
finalmente della ferocia c delle inique arti con
cui la curia de’ papi riusci a soffocarla.
• 1 nostri lettori vedranno, da lorogtessi, quanta
somiglianza esista fra’tempi d’allora ed il presente, e qual perfetta analogia fra’ bisogni che
vrebbero certi filosofi riconoscere che l’idea
non è un elemento subbiettivo, ma obbiettivo,
cioò ch’è fuor dell’uomo, senza di cui la nostra
monte non potrebbe sussistere, nè meno in potenza.
Lo Spirito di Dio, la Luce Sanla, è certo una
ed immanente, pure accade che un raggio di
essa ci viene comunicato, ed è in questo raggio
ch’esisto in genere la virtìi creatrice negli uomini , per cui dicusi che Iddio ci vuole nel
mondo coiicreatori con Lui.
E questo raggio adunque è lo Spirilo Santo
che, nel mezzo della società umana, crea principalmente la Chiesa; e come avviene della luco
del sole, cosi desso ¡ture non illumina .soltanto
la mente, ma reca eziandio calore, infiamma il
cuor nostro, e lo riempie d’amor divino; il
quale amore nei veri cristiani è quello che dà
loro forza di assumere difficili imprese per la
propagazione del Vangelo; coraggio nello persecuzioni, uelle malattie, nella indigenza; e
fiducia, serenila, anzi gioia-a1 momento di trapassare la valle della morte.
Or la Chiesa è la società de’ cristiani sparsi
in tutto il globo, tanto diversa dalle società
puramente mondane, cho questo non abbracciano che una piccola parte del genere umano,
e vivono in luoghi e tempi ristretti e determinati. Invece la Chiesa o società cattolica cioè
universale, ha per iscopo sublime di procreare
figliuoli a Dio, di far rivivere l’unità primitiva
e di supplire cogli amorevoli e dolci legami
in quei tempi reclamavano la riforma, e quelli
che al giornid’oggi la rendono indispensabile;
vedranno che, tolti gli orrori del S. Ll'fizio, divenuti ai di nostri impossibili, nel rimanente il
fanatismo e l’intolleranza de’clericali moderni
non han che invidiare al fanatismo e airinlolleranza di quelli che nel cinquecento facean monopolio del cristianesimo; e da ultimo osserveranno come lo spirito riformatore, da cui gli
animi sono oggigiorno commossi, anziché eè.sere
una novità emergente dalla corruzione o dalla
irreligiosità de’contemporanei, come taluni vogliono far credere, in realtà non è che il benefico risorgimento di quelle idee soffocate si, ma
non spente nel secolo decimosesto, ed ha per
forza motrice le stesse cagioni ed i medesimi
bisogni.
Avvertiamo però che in questi cenni storici
nou entrano per nulla i Valdesi; i quali, comechè furono , in quell’ epoca luttuosa , travolti
anch’essi nel torrente della barbarie clericale,
perché propugnatori delle »tesse dottrine, pur
spirituali alle divisioni ed imperfezioni delle
società temporali.
I clericali poi che odiano il progresso in gemere; la ragione umana, ossia la piii alta forza
mentale che mette il pensiero in intima comunicazione collo Spirito di Dio; che amano le
grossezze della idolatria, la fede rozza e cieca,
imposta eziandio colla violenza, in luogo della
fede oculata, sapiente, spontanea; cho corcano
di mantenere l’ignoranza nel popolo per infiacchirlo, imprigionarlo, estinguerlo spiritualmente e signoreggiarlo; che cercano adunque
a tutta possa di mantenere la su|ierstizione o
l’incredulità nolla Chiesa; i clericali, ripetiamo,
che fanno ciò e molto di più ancora, mostrano
in una parola di odiare lo S¡)irilo Santo di Dio:
nò si sgomentano punto dello terribili minacce
che Gesìi Cristo profori contro i profanatori e
bestemmiatori dello Spirito suddetto.
Dicemmo che la .società novella cioè la Chiesa, che risulta creala in mezzo alle società varie
degli uomini, è indipendente dallo attinenze
di parentela e di nazionalità. Il cristianesimo
ha certo per caratteristiche di essere individualo
e cosmopolitico od universale o cattolico, secondo che si ami chiamarlo, dovendosi praticare da ogni uomo in riflesso degli obblighi
verso Dio e verso tutti gli altri uomini indistintamente : non si creda però che la indipendenza
dalle attinenze di parentela e di nazionalità si
debba intendere in modo assoluto, poiché allora
si verrebbe a cadere in una vana astrazione.
nondimeno, avendo una storia lullu propria, informata di speciale carattere, la cui origine rimonta ad epoche più remote, non possono andar
confusi co’ riformatori di quel secolo. 1 Vaidesi, si perchè troppo ristretti nelle proprie valli,
si pure per desio di portare nelle provincie italiane la luce del Vangelo, eransi sparsi, un Sècolo
prima, per quasi tutta la penisola; e la Liguria,
la Lombardia, le Calabrie e la Puglia specialmenle fruirono de’ vantaggi che codeste colonie
pacifiche e industriose vi apportarono; ed ehbero poscia a vederne co’ proprii occhi l'iniqua
dispersione. Le stragf e le sevizie, cni andorono
soggetti i Valilesi nelle Calabrie , sorpassano
ogni umana idea ; né paga d’averne, per cosi
dire, distrullQ il seme in Italia, l’inesorabile
curia romana andò a perseguitarli sin dentro
alle Valli. Ma di ciò forse parleremo altra volta.
— Occupiamoci per ora del noslro argomento.
Scorrendo gli annali del romano catlolicismo,
si vede che la supremazia de’ vescovi di Roma
incontrò forte resistenza in Italia, anche quando
2
troncando cioò i due fili essenziali, i due gradi
massimi di iirossimità, vaio a diro le parentele
e le nazionalità, che uniscono l’individuo al
genere umano considerato nel suo complesso.
Infatti il cosmopolitismo cristiano, invece di
escludere il genio e l’amore della casa, del
paese natio e della propria nazione, lo suscita
e lo avvalora ; [ter esempio, chi trascurasse la
patria per un amore indeterminato dell’umanità,
adempierelibo egli ai doveri di cristiano? Disgiungere l’uman genero dalla patria è lo stesso
che disgiungere la specie dali’individuo.
Soggiungiamo però che non bisogna cadere
neU’eccesso contrario, consistente nel sequestrare l’individuale e il concreto dal generico e
dall’aslratto, perchè in tal caso cadrebbesi nel
gentilesimo, quando la patria, la città, il luogo
della nascita, la famiglia era tutto, o gli altri
uomini del mondo si chiamavano barbari e
strani.
Ora però che il crislianesimo va sempre più
sviluppandosi, bisogna in ispecie guardarsi da]
primo eccesso, appunto ondo nou perdere il
terreno su cui operare o cadere nelle ombre.
Un illustre italiano, il Leopardi, cho mentre
visse non seppe trarre dal cristianesimo i conforti di cui abbisognava nella sua profonda
melanconia, dice con somma sapienza in proposito , che » se tulli gli uomini si recassero
« in una sola nazione e patria, e facessero pro« fessione di amore universale verso tutta la
« loro specie, non si proponendo alcun paese
<r da dovere particolarmente amare, essi dissi« perebbero veramente la stirpe umana iu tanti
« popoli quanti sarebbero uomini, e ciasche« duno odierebbe tutti gli altri, amando solo
« di tutto il suo genere se medesimo ».
Egli ò ben voro che le parole del profondo
scrittore si riferiscono ad un cosmopolitismo
politico, e che il cristianesimo dov’essero un
cosmopolitismo spirituale. Ma questo di lui
genio spirituale, se rifugge da tutto ciò ch'è
mondano, carnale, specialmente quando trattasi
di culto, importa eziandio cho si attui pure
fra gli uomini il precotto evangelico dell’amore.
In fino il cristianesimo è universale, dunque
le più lontane chiese d’ occidente vi si erano
assoggettate. La diocesi di Milano, per esempio,
restò lungo tempo indipendente da Homa, con
un rito diverso, nolo sotto il nome di rito ambrosiano. Solo nel secolo undecimo rinsci ai
papi di ridurre la chiesa di Milano sotto la loro
supremazia, e costringere i vescovi di questa sede
a ricevere il pallio arcivescovile da Uonia. E
si dovette durare gran fatica a persuadire il
popolo ed il clero d’accettare la fusione religiosa; iniperciocclic l’uno e l’altro eran d'avviso non potere, senza vergogna, sçltomettere
al giogo straniero la loro chiosa, stata libera e
indipendente per tanti setoli. E quando l’arcivescovo di Milano consultò sul proposito Habo.nld, vescovo d’Alba, quest’ultimo gli rispose
che « amerebbe meglio aver taglialo il naso
[nasum suum scindi usque ad oculos), anzichò
darj;li lo stollo consiglio di cedere all’esigenza
de! papa Onorio ».
Nè solamente la supremazia pontificia, ma si
pure le innovazioni che i papi introducevano di
devo abbracciar tutto, il cielo e la terra, il culto
e la cultura : Gesù Cristo venne a compiere,
non a sciogliere, quindi non distrusse, ma
perfezionò la temporalità del Giudaismo; ia
pace è stata largita iit terra come in cielo agli
uomini di buon volere (L. II, 14); l’umana
famiglia fu richiamata alla perfezione dol principio (Mat. XIX, 8); finalmente è fatta parola
(li un reguo temporale di Cristo sulla terra, per
cui bisogna intenderò e credere che verrà il
tempo nel quale lo istituzioni politiche, le leggi,
i costumi ccc. saranno informali dello spirito
veramt^nte evangelico.
Ed fr lo Spirito di Dio soltanto che può, senza
violentarli, condurre gli uomini alle buone
opere (Gal. V, 22); in conseguenza noi concediamo a tali opere una grandissima importanza;
ma le poniamo nel sito che van collocate, riguardo all’eterna salvezza deiruomo. Questa
uon dipende mica da ciò che avrà fatto, ossia
dallo buone oliere di lui, vedute isolatamente;
egli non può diventare quello che dev’essere,
se non dopo d'aver ricevuto il Sanlo Spirito, o
in altri termini, creduto in Gesii Cristo con
quella fede cho salva e che eccita l’uomo all’operare. Le buone opere son chiamate il frutto
dello Spirito, quindi tutto ciò ch’ò materiale o
carnaio non merita il nome di opera buona.
Ognuno dee convenire che si può recitare assai
preghiere, e tuttavia nou ])regare : ed ecco
appunto che Gesù Cristo comanda di non moltiplicare in parole orando a uso de’pagani,
poich’egli ben sa che l’uomo, per la sua debolezza, non potrebbe conservarsi a lungo nello
stato di mentale spiritualità ; eppure i clericali,
a simiglianza de’pagani e de’farisei, impongono vane ripetizioni e sostituisc.ono cosi, come
dicemmo altrove, 1« quantità inutile alla qualità
necessaria. Ognuno dee convenire che si può
fare molte limosine senza essero caritatevoli:
a cagion d’esempio, se un ricco dà molto tlanaro a’poveri, li solleverà certamento dalla
miseria, ed egli potrà eziandio ritrarre dalle
preghiere loro aiuti celesti ; ma quella sola
quantità di monete oiTerta a chn vale, se l’atto
religioso ò manchevole della qualità spirituale
loro arbitrio nelle dottrine e nelle pratiche del
cristianesimo, incontravano la più gagliarda opposizione in alcune diocesi italiani; c Claudio,
vescovo di Torino, autore di sapienti cominentarii sulla Scriltura, fu uno de’ piii riioluli oppugnatori del nuovo culto delle immagini e dclrinconcludeiite pellegrinaggio dì Uoina. Ma non
mancarono i cfericali, partigiani del papato, di
vituperarlo in più guise per ([uesto, e designare
lui e quanti altri ne abbracciavano le opinioni,
come colpevoli d’arianismo; la qual taccia equivaleva presso a poco a quella d’eresia , che i
moderni clericali afiìhiano a tutli i|uelli che
combattono le superstizioni e le ingiuste esigenze della curia romana.
Quelli eran tempi d’ignoranza e di barbarie; ed i romani pontefici ne approfittarono
per fondare il colossale edilizio del loro dispotismo; per cementare il quale fu d’uopo
ricorrere ai pregiudizi, alle supersizioiii e a
tutto quel corredo di mondane innovazioni
che deturparono la pura religione di Cristo e
che lo rende apprezzabile dinanzi a Dio? Quella
povera vedova che ha gittalo i due piccioli nella
cassa dello offerle, agli occhi del Signore, diede
piii di tutti gli altri ch’erano ricchi (L. XXI, \
e seg.). Ognuno sa che si può frequenlare parecchi templi e non essere nò religiosi, nò pii,
e cho molti vi si recano per abitudine, per farisaismo.
A questa divozione esteriore, nominale, a
questo formalismo S. Paolo fa guerra aperta e
mortale; cosi è dell’aposlolo S. Giacomo; entrambi ci dicono esser la fede che salva, ed esser
poi la fede vera feconda in buone opero ; l’uno
aggiunge, che le opere senza la fede sono opere
morte: l’altro, che la fede senza le opere è una'
fede morta [Epist. ai Romani III, 22; — agli
Ebrei VI, I ; IX, I I; — Giacomo, II, 2Í-26).
Ora questa doltrina della giustijicazione per
la fede, ò una tra quelle che più ci separa dalla
comunione romana : non diremo adesso il
perchò.
Xoi celebriamo la Santa Cena, ma uon pensiamo che basti l’atto della comunione per accostarsi a Dio ed aver ottenuto il perdono dei
peccati. E curioso il vedere che alcuni clericali
tacciano il protestantismo come distruttoro
della spiritualità di questo sacramento, non
avendone conservato cho il simbolo : ciò davvero ò curioso, giacché noi facciamo anzi consistere il tutto nello spirito deU’atto e nella
presenza spirituale di Gesù Cristo. L’accusa,
all’opposlo, ricade sui clericali che assunsero
l’idea materiale de’Giudei all’epoca del Signor
nostro, sebbene dal solo capo VI di S. Giovanni
si possano raccogliere, fra molte, le idee seguenti : che, cioò, colui il quale crede in Gesù
ha vita etorna; ch’Egli ò il pane della vita, ipa
non nn pane come la manna che non impedi
agli antichi Padri di morire, nò un pano che
si mangia colla bocca, ma che si mangia ovvero che possiamo e dobbiamo appropriarci,
colla fede; che la carne, il sangue, la persona
di Gesii Cristo, e non soltanto le suo parole
sono il vero cibo e la vera bevanda ; vale a dire
che bisogna far proprie le di lui sofferenze e
la di lui morte ; vale a dire ancora che bisogna
portarono la corruzione in mezzo al clero ed
a’ fedeli.
Infatti bastarono undici secoli' per fare del
cristianesimo una religione bastarda, inisla di
dottrine evangeliche,, paganesche e giudaiche.
Alla semplicità di culto de’ tempi apostolici,
tenne dietro la pompa ed il fasto; alla povertà e
modestia dogli apostoli, il lusso e là superbia
de’ nuovi sacerdoti; alla esclusKa ailorazione di
Dio, si aggiunse quella de’ santi e delle immagini. Si misero in dimenticanza le pratiche rigide degli Apostoli, s’invenlarono nuovi domini
e nuove dottrine, come sarebbero quelle concernenti le indulgenze, la messa, il purgatorio,
i digiuni, la confessione, l’aunienlo de’ sacramenti, e lo strano domma, a cui fu dato il barbaro nome di transustanziazione, ecc.; le quali
dottrine eran tolte in parte da altre religioni,
in parte coniale di nuovo, ed aprivano a’pontefici c ul clero larga fonte di Irafììchi vili e di
più vili guadagni. •
Quale e quanta fosse la corruzione della Chiesa
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riòevere Cristo nel cuore, immedesimarsi con
Lui, crescere in Lui e giugnere, per quanto è
possibile, alla sua altezza.
Noi battezziamo, senza pensare die sia il
battesimo d’acqua che ci rigeneri ; e chiare son
le parole di Giovanni'Battista, di Gesìi Cristo,
degli Apostoli, negli Atti e nello Epistole, su
tale argomento : per Roma la maliiria dell’acqua
ò tutto.
Noi aninietliamo tutto ciò che serve a distruggere l’amore di sò, l’egoismo, il dominio della
carne e de’sensi; l’ammettiamo, ¡»urchò sia
come, il frutto della volontà, derivi dagli atti
liberi e spontanei degli uomini; non da una
obbligazione esteriore, da una penitenza imposta, da un travaglio cagionato dalla forza e
dalla violenza : laonde concedere non possiamo
nè le pene correzionali, nò le ammende ecclesiastiche. Iddio vuole un popolo di franca volontà od un ragionevole ossequio.
MISSIONI PROTESTANTI E CATTOLICHE
L’Arnmiia nel suo n. 13 Luglio, riproducendo dalla Buona Xorella del 6 detto mese, un
rendiconto delle missioni protestanti, ingmuaniente riconosce essere di gran lunga superiore la generosità degli evangelici, le cui riscossioni ammontarono a fr. 17,460,500, nò
anche tutte comprese, mentre la più alla cifra
dei cattolici non oltrepassò i 3,722,766 (I). Tanto
più importante è colale dichiarazione che ella
viene appieno convalidata dalle insussistenti
considerazioni cou cui il giornale pretino tenta
indarno sottrarsi alla forza calzante del senso
comune, alla logica irrefragabile de’ fatti.
Ei dice difatti in sostanza : * Lo nostre elemosine però, sebbene un quinlo od un sesto di
quelle dei protestanti, sono proporzionatameule
(1) L’Armonìa non dice che mentre le contribuzioni dei protestanti rispetto alle cattoliche
sono nella proporzione di 5 — 1; la popolazione
dei primi invece è di 1 — 5; e che se i protestanti
sono più ricchi, questo ancora è frutto del loro
principio religioso.
romana in que’ tempi, può ricavarsi dal seguente
quadro che ue fa lo storico Guicciardini ;
f-l'ondalo il loro dominio temporale sopra
quella base e con tali mezzi, a poco a poco i
papi perdettero di vista la salvazione delle anime
ed i precetti del Vangelo. Si limitaron tulli i
lor pensieri alle grandezze del mondo. La spirituale autorità non fu ormai nelle loro mani che
un mezzo di usurpamento; ed allora, negletto da
essi il loro titolo di vescovi, vollero far la parte
di principi secolari. Da questo momento, la loro
occupazione non fu ormai di menare una vila
sanla, di estendere la religione, d'insegnare col
loro esempio la carità verso ogni uomo; — ad
altro più non si badò che all’avere delle armate
onde fare le guerra ai cristiani, ed ammassare
tesori.
< Dipiù, si videro eglino, la mente ancor piena
di neri progetti, offerire con mani imbrattate di
sangue la sacrosanta (?) ostia. Onde procacciarsi
danaro da ogni dove, pubhiicaronsi nuovi editti,
inventaronsi nuovi espedienti, fulniinaronsi cen
inaggiori, por la vita stentala o povera dei nostri missionarii, mentre i ministri |)rotostanli
si recano allo loro missioni con tutto In agiatezze dello città europee, coU’indis|)ensnbilo
missioneria e sequela dei missionariotti ; talchò
se bastano 100 fr. al cattolico, non 1000 al [irotostante. Quindi ò maggiore il numero dei missionari cattolici, cho non quello dei protestanti.
Poi non ò necessario [ripetore qui lo lestimonianze irrefragabili de’più assennati jirolestanli
sulla sterilità e nullità della loro missione ». .
Domandiamo dapprima, come mai la presupposta abnegazione del missionario callolico
possa menomamente intaccare la generosità riconosciuta dei protestanti; e como mai dalla supposizione, d’altronde gratuita, che un missionario
cattolico spenda dieci volte meno d’un |irotestante, e che la proporzione delle rispeltive contribuzioni stia nel rapporto di 3 a 17, si arrivi
senz’altro alla conclusione che il numero dei
missionari cattolici è maggiore assai; montre
in altro passo si dichiara, che la missione cattolica ha più bisogno d’uomini che di danaro?—
c in nota inijennumeniK ancora si confessa di
non conoscere la statistica personale dello due
rispettive missioni. — Ma, signori deH’.l/ ni'y/ii«
un poco di rispetto, se non alla vostra logica,
al buon senso del lettore, e ancorchò dominaticamimte non dobbiate credere il numero deimissionari cattolici inferiore a quello de' ¡irotestanli, non fale almeno l’imprudenza di accennare che non ne sapete nulla, giacchò taluno
potrebbe con ragione sospettare che ne sia di
questa come doU’altra cifra delle olTerte. — In
quanto alla sequela do' aiissionariotti, se voi
non foste di quoH’altra sequela che per iniqua
leggo gli uomini fecero cuiuicltL (eunuchi assai
più al morale che uon al tisico;; se poteste sentire quanto dolci suonino ai cuore le voci sacrosante di sposa e di figli—io vi direi: e qual
maggior pregio della missione evangelica, che
il porgere agli abbrutiti poligami pagani, il
quadro consolante e benefico di una famiglia
cristiana, ed alla schiava degradata, avvilita,
il modello vivente ed incantevole della degna
conipagua dell’uoino.
snre spirituali, e non si ebbe vergogna di vendere ogni cosa, il sacro e profano senza verun
divario. Immense ricchezze accumulate con quei
mezzi e divise fra i cortigiani, produssero il lusso,
la dissointezzii, e sfrenatezza più sfacciata dei
costumi. Non fuvvi ormai nessuna cura di mantenere il d(!Coro del papato. Senza verun riguardo
per i suoi successori, non ad altro badava il papa
regnante che ad illustrare i suoi figliuoli, i suoi
nipoti ed altri congiunti, no» solo col mezzo delle
ricchezze, ma collo splendore de’principali e delle
corone. Invece di conferire le dignità ecclesiastich^e le pensioni ad uomini probi e meritevoli per i resi servigi, ci le vendeva al maggior
offerente, o le sprecava a coloro i quali promellevano di servire la sua ambizione, la sua avarizia ed il suo amore per i piaceri. Sebbene tutto
ciò avesse menomato nelWi menti il rispetto anticamente avuto per i papi, ciò nullamcno nianlenevasi la loro autorità coU’augustu efficacia
del nome di religione, e nello stesso tempo coll’agio eh« avevano di servire i principi ed i cor
Alle irrefragabili lestimtmianze della sterilità
dcH’opera missionaria prolesiante sognata dalrirmonta, si limeteremo perora a contrapporre il giudicio imparziale d'un cattolico autorevole, dell’amniiraglio Duperrè in una sua
relazione al governo di Francia.
« L’isola di Talli ò diversa assai di ciò cho era
ai tempi di Cook ; i missionari {protestanti),
hanno del tutto cangiato i costumi, lo abitudini
degli abitanti; non esisto più l’idolatria, professano in genere la religione cristiana, lo donne
non vengono più a bordo, esse sono di una
estrema riserbulezza, i nialrinionii si fanno come
in Europa; il re stesso si è sottomesso ad avere
una sola moglie, le donno mangiano a tavola
coi mariti ; la società infame degli arroi (assassini religiosi) più non esisto, lo guerre sanguinose, i sacrifizi uuiani sono scomparsi. Tutti
gl’indigeni sanno leggero o scrivere , hanno
libri tradotti nella lingua del paese e là slanipali;
sono stale edificato belle chiese, e duo volto
alla settimana il popolo vi si reca a sentire con
dovozione la predicazione del Vangelo; molti
individui notano i passi più interessanti dei
discorsi (Los nations catlioli(|ues et les nalions
protestantes. Grand-Pierre. Paris 1854) ».
Una sfida religiosa ed un rifiuto.
Ci scrivono da Genova che du alcune settimane
si trova in S. Pier d'Arena una missione romana
di PP. Cappucini, i quali inveiscono contro gli
Evangelici di quel comune, come se fossero la
causa del poco concorso a^e non troppo edificanti loro istruzioni. Uno di essi sfidò ripetutamente in pubblico gli Evangelici ondo convincerli di errore, fermandosi di (quando in quando
per attendere una risposta, ch'egli ben sapeva di
non ricevere, opponendovisi la legge.
Però uu Evangelico, Priano Giovanni Battista,
di professione muratore, scrisse al P. missionario un viglietto in cui lo pregava di fargli
conoscere gli errori della chiesa evangelica,
bramando assai di tener dialogo con essolui in
pubblico. Il cappuccino non rispose aH’invito,
ma il giorno seguente dal pulpito derise gli
evangelici del luogo per cbsere tutti poveri arti
tigiani col mezzo delle dignità e privilegi ecclesiastici che ad essi concedevano. Si sentivano
forti del rispetto che avevasi per le loro funzioni.
f!rano certi che coloro i quali ardirebbero oppugnarii, incorrerebbero il generale sdegno, e si
esporrebbero all’aniniadverslone delle altre potenze,' senza speranza di trarne cospicuo vantaggio ; — sapevano che de’ papi vittoriosi dcltano arditamente le condizioni di pace , e che ,
anche dopo avvenuta la peggio, a loro non vengono meno gli spedienli onde disimpegnarsi
senza troppi danni. Quindi è che, istromenti
di guerra e di discordie, duranle mollo tempo,
eglino accesero per tutta Italia il fuoco della
guerra» (I)’. (Continua).
(1) Guicciardini Paraliyom^ena, ei autographo
Fiorentino recensita, p. 46--18. Amstel. 1663.
4
giani, i quali ardivano mettersi al paragone di
sacri ministri ch’aveano passati i loro anni in
profóndi studi teologici.
Riferita la cosa all’evangelista prof. Noceto,
egli diresse uua lettera al P. missionario, in cui,
fra le altre cose, gli diceva che se, per la di lui
scienza teologale, era necessario si presentasse
alcuno che avesse pure studiato teologia ne' seminarii romani, si offeriva egli stesso a sostenere la sfida in nome di Gesù, e pubblicamente
ecc.
li cappuccino rispose al Noceto che lo invitava
ad un abboccamento privato nella canonica e subito. Ognun vede che ^le riscontro nulla aveva
a che fare colla sfida lanciata dal pulpito e colla
lettera di accettazione ; quindi il nostro evangelista rescrisse; 1“ che avendo il P. cappuccino
dichiarato al pubblico di S. Pier d’Arena la religione degli evangelici essere falsa e piena d’ipocrisia, ed avendo loro diretta una sfida, egli
crede necessario che l’uditorio medesimo ne sia
giudice, dopo le debite prove, e che per conseguenza insiste sulla pubblicità delle conferenze;
2” ch'egli, il Noceto, non deve presentarsi solo
alla canonica, perch’è avvisato da Cristo : guardatevi però dagli uomini, perchè vi faranno comparire nelle loro adunanze e ri frusteranno nelle
loro sinagoghe... (Max. X, 17); 3“ che non può
a quell’ora indicata (le 9 del mattino) recarvisi,
accompagnato dai suoi fratelli che desiderano
d’illuminarsi, perchè essendo tutti operai si trovano al lavoro, onde guadagnarsi coll’aiuto di
Dio il pane quotidiano.
Il frale allora mandò a voce la risposta seguente : che nulla più occorreva, quando il Noceto non voleva andar solo da lui, e che gli mandava il saluto.
Cosi terminò la sfida, siccome fu già preveduto
dal nostro evangelista, imperciocché se il reverendo Padre nou accettò la proposizione di un
artigiano, tanto meno avrebbe accolta quella di
chi fosse licenziato in teologia nei seminarii romani.
Il suddetto cappuccino è il P. Stanislao da
Genova, famoso per aver già convertito al S.
Vangelo i vecchi delle famiglie Cereghino.
NOTIZIE RELIGIOSE.
Torino. —Godiamo di poter annunziare che
Domenico Cecchetti di Firenze, le di cui persecuzioni destarono vivo interessamento iu tutta
la chiesa di Gesù Cristo, è uscito di carcere il
giorno 13 del mese corrente. La sua condanna
di un anno di prigionia, al compimento della
quale non mancavano che otto mesi, venne commutata in sedici mesi di esilio. Gli furono accordate sole 24 ore di tempo per uscire del confine
toscano, e soltanto alla frontiera potè ricuperare
la sua libertà; gli si negò poi il conforto di poter
abbracciare la di lui famiglia. Al presente si trova
nella nostra capitale, e desideriamo assai ch’egli
possa qui, nel Piemonte, in questo lembo d’Italia
propugnacolo dell’italica libertà ed asilo della
sventura, trovare i mezzi necessari alla sussistenza di lui e della famiglia, affinch'essa possa
ben presto raggiungerlo.
Soccorsi alle famiglie povere. — Il Re ha nominata una Commissione governativa centrale, incaricata di raccogliere tutto le offerte per le famiglie povere dei soldati che prendono parte alla
spedizione d'Oriente, quando coteste offerte non
abbiano una speciale o locale destinazione, e per
formarne quindi la ripartizione e la distribuzione
fra quelle famiglie, avuto riguardo ai loro biso
gni. — La Commissione è composta del senatore
Cesare Alfieri di Sostegno, e dei deputati Moffa
di Lisio, Michelangelo Castelli, Giovanni Notta
e Carlo Cadorna.
— Seguitano i lamenti e gli insulti del partito
clericale, a cui già siamo avvezzi; ma quello che
desta meraviglia è la contraddizione nella quale
ora inciampano costoro, nella crociata che fanno
contro la legge sui conventi. Oppressori e fautori
d’oppressione uelle altre provincie d'Italia, si
dicono oppressi e vittime della violenza in Piemonte, ed invocano quella libertà ch’essi vedrebbero di buon grado spenta per esterna violenza,
riuscéndo loro impossibile di spegnerla per interne macchinazioni, come dice la Gazzetta delle
Alpi.
— A Tortona una giovinetta divenne pazza in
forza della predicazione di alcuni preti, fatta pel
mese di Maria.
— Il vescovo d’Asti sta per chiudere il collegio
convitto, per mancanza di alunni.
— E morto il vescovo d’Alessandria : quando
fu nominato a quella sede era poverissimo; ora
lascia un patrimonio di quattrocento mila franchi
per metà alle sue cugine e per l'altra metà al di
lui cameriere o uomo d’afiFari, cui fece inoltre
particolari legati. Ognuno può dedurre da ciò
quale pietà egli abbia sentito e in vita e iu morte
per gli indigenti.
— Per la festa centenaria di S. Guido alcuni
vescovi si radunarono in Acqui. Sotto simile
pretesto forse qualche deliberazione, in merito
alla esecuzione della legge sui conventi, avranno
presa.
— In quanto all esecuzione in corso della legge
sui conventi, in quella guisa ch’è vario il colore
de’ monaci, varia pur n’è l’accoglienza che ricevono gli incaricati governativi. Alcuni claus^ali
si mostrano assai gentili, nè rifuggono dal sottoscrivere gl'inventarli ; altri son più riservati,
ma non fanno osservazione di sorta, si limitano
a non immischiarsene: altri ancora mostrano invece il loro maltalento, non si lasciano però andare ad una aperta resistenza; ve ne hanno poi
di quelli, come in Ivrea e a Cuneo per esempio,
dove l’intendente dovette procedere alla rottura
della ruota che serve d’introduzione degli oggetti
nel chiostro, e far passare per quel foro taluno
de’ testimoni, onde aprire la porta maggiore. In
tali casi le popolazioni accorrono e ridono, come
se fossero presenti ad uno spettacolo teatrale.—
La Cassa ecclesiastica avrà a quest'ora neHa sua
tesoreria la somma di circa mezzo milione* di
franchi, onde pagare il primo semestre delle
congrue ai parrochi. — Stando alla sola consegna
i beni stabili della certosa di Collegno costituirebbero un capitale che darebbe 24,000 lire di
rendita. I Certosini attualmente non sono ch^ 9
sacerdoti con 9 laici al loro servizio.
Svizzera. —.A Ginevra ebbe luogo testé allo
stabilimento delle Orfanelle una piccola festa in
onore del 50“ anniversario dalla sua fondazione:
circa 200 giovinette vi si trovano raccolte.—Gran
numero di abitanti di Genthod e vicinanze riunironsi nel tempio di questa parrocchia; il sig.
Franck-Coulin, pastore, presentò alcune ftflessioni sulla solidarietà delle chiese cristiane, poi
cedette la parola al nostro diletto Giorgio Appia:
egli fece una breve descrizione del territorio
Valdese ; disse come queste Valli sieno state un
trinceramento del Vangelo, vittoriosamente combattuto per varii secoli e sottratto per sempre
all’impero di Roma; aggiunse quindi che la gioia
del popolo valdese, provata in causa della emancipazione politica, fa non è guari turbata per una
sequela di scarse ricolte, da cui naturalmente ue
derivarouo tristi conseguenze. Il discorso del
nostro concittadino e fratello in Cristo, professore Appia, esposto con quella verità e fervore
cristiano che lo contraddistinguono, eccitò vivissimo interessamento nell’assemblea: venne
aperta una sottoscrizione di fratellevole aiuto, ed
il ministro Thomas riassunse, in una preghiera,
le impressioni religiose suscitate dalle semplici
e zelanti parole udite.
Baie.—Le feste religiose annuali di diverse
religiose società di questa città compieronsi nell’ultima settimana di giugno : trent anni sono
uua sala bastava ad assembrare i 30, al più 40
individui che s'interessavano alle diverse opere
cristiane : quest’anno oltre a 1000 persone giunsero da Baden e dall’Alsazia.
Francia. — Ad Elbeuf il giorno della Pentecoste 22 persone, che fino allora avevatto appartenuto esteriormente al romanesimo, furono per
la prima volta ammesse alla celebrazione della
Santa Cena. Ognuno fece a parte una breve professione di fede prima della comunione, dichiarando in sostanza di credere alla divinità del
nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, di cui
tutte le prove si compendiano in queste splendide parole : tutta la pienezza della Deità abita corporalmente iti Lui.
Nimes. — Nella conferenza pastorale di Gard
più di 50 pastori si trovarono presenti. Si trattò,
fra le altre cose, di instituiré nuove scuole per
la domenica, nuove biblioteche religiose e di
fondare delle associazioni per la visita de’prigionieri, de’malati, de’vecchi.
Austria. — Un fratello di Borzinski, di cui
abbiamo già riferito la carcerazione, monaco egli
pure nello stesso convento di Praga, venne testé
tratto in prigione e trasferito a Gorz in Illiria,
come sospetto d'inclinazione al protestantismo.
Da pochi anni in qua dieci preti boemi hanno
abiurato il romanesimo.—A Lubiana, dove esiste
già fin dal 1852 un tempio evangelico, fu ora con
gioia inaugurata una scuoia eziandio secondp il
Vangelo, dopo un lungo aspettare e dopo moh«
difficoltà. Tale scuola gode di tutti i diritti con*
cessi alle scuole pubbliche; egli è perciò che il
conte Charinski, governatore della città, il conte
Hohenwart ed altri nobili cattolici romani assistettero alla ceremonia.
BOLLETTLXO POLITICO.
Furono accolte con piacere le parole che si
lessero testé nel Moniteur, giornale ufficiale del
governo francese, riguardanti la nostra alleanza
ei sacrifizi, d’uomini specialmente, che il Piemonte impose a se stesso. Fra le altre coso è
detto: « L'esercito sardo ha preso U sua parte ìli
pericoli; esso avrà anche parte all’onore e allà
gloria della vittoria. — .Associati nella guerra, i
governi francese, inglese e piemontese lo sarannò
nei negoziali. — Pericoli, onori, vantaggi, tutto
sarà diviso ».
— Nel Lombardo-Veneto si attende un rinforzo
di 40 mila austriaci: si approvigionano in fretta i
magazzini e si fa sgomberare dalla fortezza di
Mantova i detenuti.
— In Francia corre voce di spedizioni considerevoli di soldati per l’Oriente. Si paria anche
di mobilizzare la guardia nazionale.
— In Inghilterra lord Russel diede la sua dimissione. — Il viaggio della regina Vittoria per
Parigi è fissato pel giorno 17.
— Un dispaccio telegrafico dà la notizia dalla
Crimea, che 50 mila Russi verso lukerman minaccierebbero gli assedianti della torre Malakoff,
— Altro dispaccio dice che i Russi han tentato
d’impedire i cammini coperti davanti a Malakoff.
ma che furono respinti con gravi perdite loro.
Ciroaito Dómenle» gerente.
Torino. — StimpcrÌB dell'Unione TipognSco-Editrke.