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Anno 118 - n. 25
18 giugno 1982
L. 400
Sped, abbonamento postale
I gruppo bis/70
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
IMPRESSIONI DA UN VIAGGIO NEGLI STATI UNITI
Rabbia e indignazione: questi
i sentimenti che si provano di
fronte all’invasione del Libano
da parte di Israele. Confermando la sua micidiale potenza militare, Israele, questa voltq, ha
sorpassato ogni limite nell’arroganza, nell’esaltazione della forza, nella follia sterminatrice. Anche chi finora aveva manifestato
comprensione per la drammatica vicenda di questo popolo non
è più disposto a tollerare l’intollerabile. E non perché sia ve-.
nuta a mancare la memoria dell’olocausto, ma proprio per questo. Qualcuno giustamente ha
detto che i nuovi Ebrei di oggi
sono i Palestinesi, questo popolo di 4 milioni di persone, costretto a vivere in una diaspora
di campi profughi fuori di quella
che fu per secoli la sua terra.
Come può un popolo come Israele che ha sofferto un immane
martirio infliggere ad un altro
la stessa sorte? E come può pensare Begin di sterminare i Palestinesi? Israele stesso non è forse
la prova che un popolo rinasce
dalle sue ceneri?
Tullio Vinay ha avuto il coraggio di ricordare con forza all’ambasciatore israeliano la grande vocazione d’Israele, nella quale si sentono uniti Ebrei e Cristiani. Pochi giorni dopo, Israele attuava il suo blitz, massacrando indiscriminatamente migliaia di Palestinesi. Ora, la
grande vocazione di Israele sta
nell’antica promessa fatta da
Jahvé ad Abrahamo: « In te saranno benedetti tutti i popoli
della terra» (Gen. 12: 3). Ma
nei carri armati e nei cacciabombardieri di Begin e . Sharon
c’è solo l’orgoglio nazionalistico, l’arroganza di Caino, la volontà di potenza di Babele. Chi
mai potrebbe scorgere dietro
questa ferocia sanguinaria il Dio
di Abrahamo, il Dio di Gesù
Cristo? Se almeno Israele fosse
capace di osservare la sua stessa antica legge, quella del taglione, che non tollerava che la vendetta fosse superiore al torto subito. Begin ha giustificato l’attacco in Libano come risposta
all'assassinio del suo ambasciatore a Londra, come dire che
un solo israeliano vale 10.000 palestinesi! Questa è la legge di
Reder, quella di Marzabotto,
non quella di Mosé.
No, Israele non può continuare su questa via suicida, sordo
ad ogni richiamo, incurante di
ogni diritto perché troppo sicuro del proprio diritto. Un tempo c’erano i profeti a richiamare Israele e i suol capi alla sua
vocazione. Oggi i rabbini pregano sotto il muro dei Lamenti per
la nuova « guerra santa ». E l’Occidente ricco e « libero » di cui
Israele si considera la testa di
ponte, nel Terzo Mondo medioorientale sta a guardare, più o
meno complice, almeno per
quanto riguarda gli USA. A chi
spetta allora oggi il ruolo profetico se non a noi cristiani, discepoli di un uomo di questo
popolo, che ci ha rivelato la
giustìzia e la fedeltà di Dio nei
confronti dì tutta l’umanità e
che ci ha annunciato il suo Regno, cioè un mondo nuovo in cui
c’è posto sia per gli israeliani
che per gli arabi palestinesi?
Jean-Jacques Peyronel
La “religion" è ancora essenziale
La libertà di giudizio nei confronti del modello di vita americano, e della sua attuale politica,
non ci impedisce di seguire con simpatia la grande battaglia morale a cui partecipano le chiese
Il moderatore Giorgio Bouchard ha trascorso recentemente
alcune settimane negli Stati Uniti per i periodici contatti tra la
nostra chiesa e le chiese americane organizzati dalla American
Waldensian Aid Society di New York. Al suo ritorno gli abbiamo
rivolto alcune domande.
— Cosa ti ha colpito maggiormente nel tuo recente viaggio?
— La persistente importanza
di quella che gli americani chiamano « religion » e che tradurrei: persistente importanza della cultura protestante da una
parte e delle chiese dall’altra. Ho
avuto modo di leggere in casa
di un pastore gli « indici dell’andamento religioso » negli Stati
Uniti. Sono indagini che vengono fatte regolarmente da un
Istituto statistico di Princeton,
e che, con un margine minimo di
insicurezza, sono abbastanza attendibili. In base a questa indagine, gli americani si dichiarano: protestanti il 59%, cattolici il
29%, ebrei il 2%, altre religioni
il 2%, nessuna chiesa il 7% (tre
anni fa l’8%). La frequenza nelle
chiese rimane sostanzialmente
assai elevata; nel ’39 era del 41%
degli adulti (frequenza settimanale); oggi è del 40%. Naturalmente si va più in chiesa al sud
che al nord e vanno più in chiesa
i negri che i bianchi; d’altra parte ci sono americani che non vanno mai in chiesa, soprattutto
nell’ovest, dove per esempio, in
California, un americano su tre
non va in chiesa. Metà degli
americani guardano i programmi
religiosi alla televisione.
— Questo per quello che riguarda le chiese. Ma la cultura
protestante?
— Vediamo qualche altro dato.
Nella risposta alla domanda
« qual è la categoria di persone che hanno il più alto livello
etico? 1> risultano in testa i pastori. Lo stesso per la domanda
« qual è la categoria professionale che ha dato il più alto contributo per il bene della società? ». Conformismo? Non direi.
Alla domanda « qual è la professione che secondo voi ha più
alto prestigio sociale? » passano
in testa i medici e i pastori risultano secondi. In altre parole i
pastori godono di un alto prestigio morale, mentre è meno alto
il prestigio sociale perché gli
americani sanno bene che i loro
pastori sono mal pagati.
— Sul numero scorso dell’EcoLuce abbiamo pubblicato le cifre
di una flessione numerica del protestantesimo globalmente considerato nel mondo. Secondo te
questa è una stima infondata
oppure è indice di un’influenza
che sta comunque calando?
Conferenze distrettuali
Si sono svolte nei giorni scorsi le Conferenze del distretto Valli
valdesi e Italia meridionale (vedi servizi nell’interno). Nella fomomento di pausa ad Ecumene per i pastori (da sinistra)
A. Pino, E. Trobia, P. Santoro, M. Berutti.
— Un certo calo è innegabile.
Per esempio, alla domanda «volete che i vostri figli abbiano
un’istruzione religiosa? », 30 an
DAL CULTO DI APERTURA DELLA CONFERENZA DEL IV DISTRETTO
Accoglienza aWinatteso
Se uno d’infra Voi ha un amico, e va da lui a mezzanotte e gli dice :
Amico, prestami tre pani, perché m’è giunto di viaggio in casa un
amico, e non ho nulla da mettergli dinanzi; se colui dal di dentro
gli risponde: Non mi dar molestia; già è serrata la porta, e i miei
fanciulli sono meco a letto, io non posso alzarmi per darteli...
IO VI dico che quand’anche non si alzasse a darglieli perché gli è
amico, pure, per l’importunità sua, si leverà e gliene darà quanti
ne ha bisogno. (Luca 11; 5-8)
I radizionalmente, noi intitoliamo questa parabola come « ta
parabola dell’amico importuno »,
identificando questi in colui che
va di notte a farsi prestare il pane, e tradendo così la nostra visione di un rapporto con Dio utilitaristico e personalistico.
Qualcuno ha invece intitolato
questa parabola: « la parabola
dei tre amici». Ciò che dà infatti significato e motivazione al racconto, è il fatto imprevisto di un
tizio che di notte sente il bisogno
di spezzare il suo viaggio e chiede ospitalità ad un amico. E’ un
ospite, se non indesiderato, certamenle inatteso, e per di più a
quell’ora inusuale: altrimenti lo
si sarebbe aspettato per cenare,
o gli si sarebbe messo da parte
qualcosa. Insamma, si sarebbe
stati pronti. E invece non lo si è.
Viene spontaneo di pensare a
noi-tutti, alle nostre chiese disturbate nella loro tranquillità
da eventi non previsti, da occasioni non ricercate, da situazioni
contingenti e impegnative, per le
quali non ci si è e non ci si sente preparati. La routine ecclesiastica che disaffeziona molti di
noi e non serve a Dio prende di
latto gran patte della nostra giornata e spreme gran quantità delle nostre energie: come potremmo essere pronti e disponibili all'imprevisto?
Eppure, l’imprevisto bussa alla nostra porta, come l’ospite
inatteso. Si tratta dell’impegno
per la ricostruzione (materiale
e morale) delle zone colpite dal
terremoto; si tratta della promozione di iniziative o della partecipazione agli sforzi di altri per
dire una parola sui problemi della pace e del disarmo; si tratta
della qualità della vita in un
mondo e in un paese asserviti al
danaro, alla corruzione, alla violenza con cui ci siamo abituati e
rassegnati a convivere; si tratta
dei problemi connessi con la nostra situazione di credenti evangelici in un paese democratico
dove il diverso è considerato disuguale... e di quel che ne deriva — tanto per restringere il
campo alla nostra esperienza —
circa l’impostazione dei rapporti fra stato e chiesa, circa una
scuola pubblica che sia laica e
non discrimini il non cattolico;
circa una questione morale di
cui molti si sono riempiti la bocca per un po’ ma che nessuno ha
voglia di affrontare sul serio. Si
il atta del nostro fronteggiare in
maniera adeguata problemi sempre più brucianti, come ad esempio quello di un’assistenza agli
anziani che sia degna di questo
nome, fatta di rispetto e di fraternità; si tratta, in una parola,
dell'esigenza quotidianamente riscontrabile di stabilire, di promuovere, di vivere con quanti sono nel bisogno un rapporto basalo sulla solidarietà e sulla partecipazione anziché .sull'assistenza e sul paternalismo...
E’ a questo punto che si scopre la nostra inadeguatezza a
fronteggiare la situazione: mi è
Salvatore Ricciardi
(continua a pag. 12)
ni fa rispondevano affermativamente il 98% degli americani, oggi l’83%. Ma d’altra parte, nel
settore giovanile americano gli
adolescenti interrogati se credono in Dio rispondono di si al
95%; pregano l’87%. Frequentano oggi gli studi biblici per il
41% mentre nel ’78 arrivavano
al 27%.
— Esiste comunque nel protestantesimo uno spostamento interno dalle chiese storiche ai
movimenti rìsvegliato-carismatici?
Si, questo spostamento è
indubbio; c’è un cambiamento
di rapporti di forza tra le grandi denominazioni e gli « evangelicals » e cioè l’ala risvegliatacarismatica del protestantesimo.
Ora, chi sono questi evangelicals? Essi vengono normalmente
classificati in base a un triplice
criterio: sono persone che 1) ritengono di essere nate di nuovo (born again Christians) 2)
incoraggiano altri a credere in
Cristo (evangelizzazione) 3) considerano la Bibbia ispirata da
Dio. In base a questo triplice
criterio dalle inchieste si è scoperto che si dichiarano evangelicals 31 milioni di americani adulti, un numero enorme.
Una parte di loro sono carismatici ma l’essere carismatici non
coincide necessariamente con
l’essere evangelicals.
— Ma qui la cultura dominante
è il protestante.simo o la conservazione?
— È chiaro che tra gli evangelicals sono presenti i conservatori. Ma dobbiamo fare atten
a cura di Franco Giampiccoli
(continua a pag. 2)
2
2 fede e cultura
]
18 giugno 1982
DIBATTITI
E' Dio che si impegna
SENZA SACRIFICIO?
Sono spinta ad intervenire a
proposito dell'articolo di Nino
Gullotta (n. 17 del 23-4) perché
esso mi ha procurato (come altre volte mi è accaduto in conversazioni coi fratelli evangelici
che sostengono la 'superiorità'
del cosiddetto battesimo dei credenti) una certa sensazione di
disagio. Voglio dire di che cosa
si tratta: da un po’ di tempo a
questa parte coloro che, come
me, considerano corretto e fondato teologicamente il battesimo
dei bambini, vengono, più o meno esplicitamente, giudicati dei
superficiali legati acriticamente
alle tradizioni, quando • non addirittura dei superstiziosi. Il disagio nasce appunto dal fatto che
in molti ambienti evangelici è invalso ormai l’uso di dare per
scontate queste valutazioni e di
adottare spesso la prassi di non
battezzare i figli dei credenti,
senza però che le motivazioni
del pedobattismo siano più illustrate con chiarezza e valutate
con serena coscienza.
L’articolo di Nino Gullotta mi
pare che si collochi proprio in
questo atteggiamento. Non voglio fare della facile dialettica
polemizzando con una specie di
lapsus calami in cui è incorso il
fratello Gullotta alla fine del suo
articolo: dire che bisognerebbe
generalizzare la prassi del battesimo degli adulti al fine di « essere sicuri di non sbagliare », potrebbe essere un bell’esempio di
quali esigenze intende soddisfare quella pratica; scegliere cioè
una teologia che ci metta al sicuro, che sia in grado di sistemare tutti i puntini su tutte le i
della nostra razionalità. Ma, ripeto, non è mia intenzione polemizzare, anche se devo in coscienza dire che sono abbastanza convinta di questo: una pratica 'battista' ha in sé fortemente
il rischio di mettere al centro
l’uomo e la sua risposta alla chiamata di Dio, la sua scelta e il suo
impegno più che la promessa e
il dono gratuito del perdono.
Gullotta cita un brano di Jùngel
in cui si dice: « Perché non basta
ai genitori pii la promessa che
vale per loro e per i loro figli »,
e invece vogliono, come in sovrappiù, battezzarli? A me pare
che essi li battezzano appunto
perché la promessa di Dio gli
basta.
In fondo il problema è tutto
qui, intendersi su che cosa significa battesimo: il gesto comunitario col quale si mette in opera
la scelta consapevole di entrare
a far parte della chiesa? ma per
questo non c’è bisogno di un « sacramento », cioè di quel segno,
di quel « testamento » col quale
Dio ci mette in ogni tempo davanti agli occhi, proprio come in
una drammatizzazione, la sua
grazia e il suo perdono. Se si tratta di una decisione dell’uo{no
(sia pure, ovviamente, suscitata
dalla grazia di Dio) quello che la
rende esplicita è la confessione
di fede. E’, al limite (ma speriamo non tanto al limite), la richiesta di essere iscritti nei registri
di una comunità loe'ale, l’impegno dichiarato (e mantenuto) di
condividere con gli altri fratelli
la preglnera, il servizio, la meditazione (e le contribuzioni).
Ma invece, appunto, il battesimo non « rappresenta » la fede
che risponde alla grazia. Rappresenta la morte e la resurrezione
di Gesù, e di tutti gli uomini salvati c perdonati nel suo nome.
Per questo i credenti battezzano
i loro figli; non per avere un po’
di sicurezza in più nella loro
umana speranza che quei bambini siano domani dei credenti confessanti come loro; non perché
si illudano di vincolarli, di 'creare un precedente’ per loro quando non sono in grado di protestare, Ma per ricordarsi una volta di più, gioiosamente, che quel
precedente Dio lo ha creato lui
una \'olta per tutte, e per tutti.
Tanto più, sicuramente, per i
loro figli. Perché no? La certezza
(la mia fede, se si vuole) che Dio
è pronto a perdonare tutti mi
conferma nella fiducia che perdonerà a mio figlio. Certo è vero
che la fede cristiana non è ereditaria; ma la grazia è promessa a tutte le generazioni. « Egli
ha il potere di dare molto di più
di quanto possiamo chiedere o
capire. Se non superassero il nostro merito, le nostre capacità
intellettive, i nostri sensi, non sarebbero doni divini », scriveva
Lutero. « Ci si guardi con ogni
studio dall’avvicinarsi al sacramento riponendo fiducia nella
confessione, nelle preghiere, nei
preparativi, ma, perduta la fiducia in queste cose, ci si fondi sulla fede nelle promesse di Cristo ». E in un altro testo: « Su
questa verità, su questo impegno di Dio, si deve lietamente
arrischiarsi, e così il battesimo
è ripristinato nella sua forza e
nella sua azione, così il cuore
torna lieto ad affidarsi eternamente non alle sue opere ed
espiazioni, ma alla misericordia
di Dio, che gli è promessa nel
battesimo. E si deve perseverare
così fermamente in quella fede
che se anche tutti i peccati e tutte le creature cadessero addosso
a un uomo, egli non deve separarsene, poiché chi se ne lascia
allontanare fa Dio bugiardo nell’impegno che ha assunto nel sacramento del battesimo ».
Nel battesimo, dunque, chi assume un 'impegno' è Dio, non il
credente. Chi fa la promessa di
rimanere fedele è Lui, non l’uomo
Siamo proprio sicuri che nel
battesimo degli adulti non si
corra mai il rischio di interpretare a rovescio il processo, e di
illudersi che lì, in quel gesto comunitario, la promessa la facciamo noi? A me pare che, questo sì, sarebbe un pericoloso atteggiamento, che per sfuggire alla superstizione-dei 'riti magici’
cadrebbe in quella altrettanto
grave di assegnare all’impegno
dell'uomo un ruolo e una capacità che non può avere.
Inoltre: la Riforma annunziò
che la grazia di Dio non può essere incanalata, distribuita, centellinata da nessun uomo; una
chiesa che sceglie di non battezzare in nessun caso i bambini
ripropone delle « modalità di intervento » attraverso cui quella
grazia si deve manifestare, ben
diverse certo dai digiuni, pellegrinaggi o indulgenze che la distribuivano ai credenti del 16“ secolo, ma ancora una volta collegate alla volontà dell'uomo, alla serietà del suo impegno e delle sue
pratiche ecclesiastiche.
Certo, la sana centralità del
concetto che siamo salvati per
sola grazia impedisce, ne sono
convinta, che questa pratica degeneri nella fiducia in se stessi e
nel proprio operare. Ma è comunque troppo grande il rischio di
misurare un’altra volta con i nostri criteri l’agire di Dio per noi:
all’invito espresso nel titolo dell’articolo di Gullotta, battezziamo gli adulti!, io risponderei
quindi: battezziamo i bambini
che vivono e crescono nelle nostre comunità, affidandoci con
gioia alle promesse di Dio.
Vogliamo rispondere all'articolo di
Ugo Tomassone — apparso sul n. del
14 maggio, » L'handicap dell'omosessualità », che ci sembra rispecchiare idee diffuse nelle nostre comunità,
idee che dietro una parvenza di tolleranza nascondono una grossa discriminazione.
Si esprime qui chiaramente la mentalità che vede il discepolato come un
sacrificio, che nega le cose belle, i
desideri della vita. In cambio di queste rinunce viene proposto al cristiano
che Dio sia al centro della sua vita. Nei
fatti si verifica poi che al centro della
vita sta questa rinuncia, che può essere vissuta in due modi: o con l’atteggiamento soddisfatto di chi si è
messo la coscienza a posto, o come ■■ spina nella carne » cioè repressione della piena umanità. Ed in ambedue i casi al centro della vita, rimaniamo noi e non Dio.
Ma perché la rinuncia è sempre collegata alla sessualità?
Anche quando colui che è chiamato
da Dio è un ricco, dirigente, con villa ecc., ha la vita in contraddizione con
l’evangelo, ma non c'è nessuna censura, né discriminante nei confronti di
questa persona.
La proposta di vita che il Signore
ci fa non è sacrificio ma vita piena
e disponibile verso l'altro.
Anche il problema deH'omosessualità,
come tutti quelli che riguardano la
sessualità (aborto, adulterio ecc.), è
lasciato alla soluzione dell’individuo,
e ovviamente questo non può fare una
scelta che vada oltre le regole della
» buona morale », per cui è costretto
a vivere in clandestinità la sua situazione.
Silvana Nitti
L’ipotesi dunque del sacrificio spinge
all’ipocrisia, senza prendere in considerazione la possibilità di discutere
il problema nella comunità in cui la
persona vive.
Esistono spiegazioni deH’omosessualità che non accettano il determinismo dei cromosomi nel feto, ma che
si riferiscono a tutta una situazione
psicologica e sociale che ha portato ad
una determinata scelta.
Allora è chiaro che decidere di vivere in modo monogamo ed eterosessuale significa accettare la realtà sociale e la morale corrente, magari contro i propri desideri più profondi.
Ma queste scelte non c'entranO niente con la vita nuova che ci è proposta
dal Signore, e che ci libera dai vincoli
sociali e umani della « legge ». È una
libertà che non possiamo certo usare
per soddisfare i nostri desideri individualistici, ma una libertà per l'altro.
Cosi non conta più la categoria omosessuale 0 eterosessuale, piuttosto è
l'atteggiamento d'amore e di accoglienza che deve vessare alla base di ogni
rapporto umano e di coppia.
Anche l'omosessualità non è né anormalità né deviazione se viene vissuta senza prevaricazione. È chiaro
che un atteggiamento di amore e di
onestà verso l’altro, nella coppia come in tutti i rapporti umani, è la conseguenza della vita nuova, della conversione compiuta in Cristo.
Ma la nostra società discrimina gli
omosessuali a tal punto che è per
loro quasi impossibile vivere dei rapporti giusti e belli, e sono spesso costretti a situazioni dolorose, contraddittorie e tristi: non è possibile vivere un rapporto onesto a causa delle
condizioni ambientali che lo determinano.
Perché anche le nostre comunità
contribuiscono a creare quest'aria pesante di giudizio, questa discriminazione, e costringono le persone a vivere in modo così triste?
Daniela Di Cario
Letizia Tomassone, Roma
USA: la “religion” è ancora essenziale
(segue da pag. 1)
zione a non lasciarci fuorviare
da facili slogans e generalizzazioni. Anche qui, vediamo qualche cifra. La maggior parte dei
membri di chiesa americani sono favorevoli all’equal righi amendment, e cioè l’emendamento costituzionale che proclama
l’uguaglianza dei diritti tra maschi e femmine. Sono favorevoli al 70%. Tra gli evangelicals
invece sono favorevoli al 56%.
Ma è pur sempre un 56% favorevole! All’interno cioè del mondo evangelica! c’è un blocco conservatore, ma vorrei affermare
nel modo più netto che movimento evangelica! e blocco conservatore non coincidono. Ciò
non toglie che il presidente Reagan faccia appello al blocco conservatore della destra cristiana
(che non comprende solo protestanti). Ho visto in televisione
il presidente Reagan che offriva
delle riduzioni di tasse ai genitori che mandano i figli nelle scuole private. Questo discorso era
tenuto in una scuola privata
cattolica vicino a Chicago. È
chiaro che il presidente cerca
di costruire una maggioranza
conservatrice facendo appello
ai settori conservatori del mondo cattolico e protestante e su
questa strada non si fermerà solo a questi livelli.
D’altra parte, con mia grande
sorpresa ho scoperto che in questo momento l’ala marciante
del movimento per la pace negli
Stati Uniti è formata dagli evangelicals. Sempre in televisione
ho visto Billy Graham dichiarare
che per le armi nucleari bisognava accettare l’opzione zero,
il freeze, come dicono in America, il congelamento. Come mai
Billy Graham è andato a Mosca alla Conferenza religiosa della pace malgrado le pressioni
dell’amministrazione Reagan che
lo ha pregato insistentemente di
non andarci? Ci sono due spiegazioni possibili. Una è che Billy
Graham è cambiato radicalmente, ha riflettuto e ha capito
che la questione della pace è
una questione prioritaria e si
comporta in modo conseguente.
E l’altra?
della notte c’è gente che ha bisogno di sentire una parola di
conforto, tanto che il pastore
ha dovuto quadruplicare la linea. È un dato di fatto che oggi
si raggiunge la gente mediante
il telefono, la radio, la televisione. Certo, tutto sta a vedere che
tipo di messaggio si trasmette...
— È quella che ho sentito da
un protestante « progressista »:
Billy Graham è soltanto un barometro. Ha sentito che il tempo cambiava ed è cambiato anche lui. È una spiegazione piuttosto dura, ma qualora la dovessimo accogliere, dovremmo
ammettere che il yento di cui
deve tener conto Billy Graham
è assai forte.
— Cos’altro ti ha colpito nel
tuo giro negli Stati Uniti?
— Hai citato prima il fatto
che metà degli americani guardano i programmi religiosi alla
televisione. Qui siamo comunque
nella roccaforte della moral ma.jority, della conservazione...
— Certo, ma anche qui, mi
domando se non dovremo modificare un poco il giudizio sulla
cosiddetta « chiesa elettronica ».
Questo fenomeno in gran parte
dipende da una situazione di
fatto. La popolazione americana
è estremamente mobile: un terzo trasloca ogni anno, è gente
isolata, che lavora duro. Queste
persone non possono essere facilmente raggiunte con la vecchia rete delle parrocchie nella
quale noi siamo abituati a lavorare. 'Vanno raggiunti con metodi
nuovi. In una piccola città del
Sud per esempio il pastore presbiteriano ha noleggiato un numero telefonico, lo ha pubblicizzato e ha cominciato a incidere
su nastro, cambiandolo ogni
mattina, un sermone di tre minuti pensato in modo particolare per persone sole, in sofferenza, che pensano al suicidio. Ora
il numero è sempre occupato.
A qualsiasi ora del giorno e
— Il Sud! In questo viaggio
ho scoperto il Sud. Conoscevo il
Sud degli Stati Uniti solo attraverso i romanzi americani e ne
avevo una visione un po’ tradizionale. Ne ho riportato un’impressione forte, l’impressione di
una chiesa nera viva, di un nuovo
industrialismo meridionale, di
una società in trasformazione
che spesso dà l’impressione che
il Sud per certi aspetti stia diventando la parte più importante degli Stati Uniti, con un movimento nero che non avrà i
livelli altissimi che ha avuto nel
passato, ma è presente e si confronta con la trasformazione del
Sud.
L’altra cosa che mi ha impressionato nel Sud è il «baptist
power », la presenza continua
delle comunità battiste che sono
un numero enorme, sono presenti ovunque. La Convenzione
battista del Sud ha 50.000 pastori, 13.800.000 meritbri, con un aumento di 200.000 l’anno scorso.
Attualmente sta penetrando in
rnodo massiccio in California e
cioè nell’area più secolarizzata
degli Stati Uniti dopo New
York; c’è quindi il tentativo di
uscire dalle frontiere della vecchia Confederazione. Certo anche
qui c’è il rovescio della medaglia. c’è il Ku Klux Klan e non
ho mancato di rinfacciarlo a tutti gli americani che mi chiedevano notizie sulla mafia!
— Negli Stati Uniti, malgrado
la ricchezza di una società opulenta, c’è tutta una fascia di persone che sono pagate male, che
stentano. E sotto questo settore
si incontra la miseria disperata
dei messicani, dei dominicani, degli esuli latino-americani, milioni di gente dalla permanenza illegale negli Stati Uniti, e quindi
sfruttati, ricattati da chi ha bisogno di manodopera a buon
mercato. È di questi problemi
che si occupano le grandi chiese,
i presbiteriani, i metodisti, i battisti del nord, Sìa nelle zone
agricole che nelle città. A Newark, città del New Jersey che fu
teatro di terribili scontri tra
neri e bianchi nel '68 e dove la
polizia caricò seminando morti,
ho visitato un centro gestito dalle chiese che hanno adottato un
ministero metropolitano interconfessionale (compresi i cattolici) dedicandosi a combattere
l’analfabeti.smo e a molte altre
attività a carattere sociale.
— Torniamo alla « religion »...
— E le chiese storiche che
fanno?
— La mia opinione è che pur
nel clima di secolarizzazione esistente oggi, la responsabilità delle chiese — protestanti, evangelicals, cattolici — rimane una responsabilità centrale nella società americana. Credo che possiamo guardare a questa cultura
valutando la sua specificità e
nello stesso tempo mantenendo
una libertà di giudizio nei confronti della celebratissima « american way of fife », del modello
di vita americano per tanti versi poco condivisibile così come
lo è la politica del presidente
americano. Ma Questo non ci deve impedire di seguire con simpatia la grande battaglia morale la cui responsabilità ricade
in gran parte sui cristiani e tra
questi in misura notevole sui protestanti.
a cura di Franco Giampiccoli
3
18 giugno 1982
fede e cultura 3
DALLA RELAZIONE TENUTA AL CONVEGNO DI COMISO
"'La giustizia e la pace
si sono baciate
II
Abbiamo alle spalle un passato poco confortante, sia sul piano teorico, sia — e ancor più —
sul piano pratico. E’ un fatto
che il cristianesimo ha prodotto
una teologia della guerra prima
di una teologia della pace e che
in generale ha dedicato più energie a giustificare la guerra che
a condannarla. Il nostro passato
non ci accredita cioè come paladini della pace degni di essere
creduti. E la scarsa credibilità
che abbiamo non riguarda solo
l’esterno, ma anche il nostro interno, le nostre chiese.
Molti si convertono alla pace
senza crisi, dall’oggi al domani
diventano paladini della pace ma
senza soffrire questo cambiamento. Non è affatto detto che questo discorso sia per tutti ugualmente radicato in una decisione
profonda, in una conversione autentica. In questo senso Comiso
potrebbe essere — per quanto
concerne la nostra testimonianza — la nostra Damasco, il luogo
in cui Dio ci ferma, ci disarciona
da una storia secolare e ci impone una strada nuova nella quale
dobbiamo, all’inizio, essere guidati come ciechi.
Shalom
>1 Per avviare una « teologia
• • della pace » è indispensabile
comprendere il rapporto tra Dio
e la pace. Ora il nesso tra Dio e
la pace è così profondo che non
si può parlare dell’uno senza
parlare dell’altra. E’ noto che
nella Bibbia una delle qualifiche
più frequenti di Dio è l’Iddio della pace. Non solo nel Nuovo ma
già nell’Antico Testamento. A
questo proposito va abbandonato il cliché tanto diffuso di un
Dio dell’Antico Testamento vendicativo, sanguinario, bellicoso,
secondo la definizione lapidaria
e sconcertante di Es. 19: 3: « Il
Signore è un guerriero ».
La parola biblica che esprime
la realtà della pace è shalom, che
è una parola e un’idea ebraica.
La rivelazione cristiana non ne
ha trovato un’altra e quando vuol
dire pace dice shalom e questo
significa che l’Iddio dell’Antico
Testamento è il Dio dello shalom
e che già lì — a parte le militarizzazioni di Dio che sono anche
contenute nell’Antico Testamento
— Dio è il Dio dello shalom. Ora
il discorso cristiano sulla pace è
tutto racchiuso in questa parola.
Shalom è al cuore, alla radice e
alla fine della rivelazione di Dio.
Di questo shalom vorrei mettere in evidenza due aspetti.
Il primo è il suo carattere globale. Questo significa che in questa parola shalom vi sono molte
altre parole. La pace non basta
a se stessa, ma deve immediatamente trascendersi, superarsi, integrarsi, in giustizia, verità, tranquillità, ordine, felicità, totalità,
amicizia, pienezza. Tutte queste
parole sono contenute nella parola shalom. Riprendendo il salmo 85, « la benignità e la verità
si sono incontrate, la giustizia e
la pace si, sono baciate » (v. 10),
dobbiamo dire che la pace è tale
soltanto quando bacia la giustizia, e viceversa. E lo stesso va
detto per tutte le altre realtà che
insieme inverano la pace. Per
questo noi non saremo mai disponibili per isolare la pace dalla giustizia. Non ci lasceremo
mai convincere dai poteri che vogliono persuaderci che per avere
la pace è necessario sopportare
l’ingiustizia. Non lasceremo che
venga giocato un bene contro
l’altro. Non è nella linea del messaggio evangelico sacrificare
runa cosa all’altra. Una pace ingiusta non è più una pace. Io la
devo rifiutare. Non possiamo accettare che si divida quello che
Dio ha unito: la pace con la giustizia, la giustizia con la verità,
la verità con la benignità e così
via.
La seconda caratteristica dello
shalom è il suo carattere messianico, il che significa che non. è
per una parte delTumanità, ma
per tutta l’umanità e in questo
è espresso un riferimento alla
potenza del Messia. Pensiamo ai
celebri passi di Isaia 9 e Isaia II
Lotta non violenta
Dopo aver studiato il problema della pace, alla luce delle Sacre Scritture e dell’esperienza
cristiana del mondo, preso atto
della esigenza di una presenza diretta e continua nel sociale per
portare in esso i valori cristiani
elaborandoli in prima persona,
constatato il bisogno di contribuire al superamento di una cultura di guerra con una cultura di
pace a cui i cristiani evangelici
pos.sono portare un enorme conIributo quanto a valori, motivazioni e contenuti di portata universale, riconosciuta la priorità
di una scelta di pace rispetto ad
altre tematiche che senza la pace
perdono di concretezza e di credibilità, invitiamo i cristiani
evangelici, cattolici e ortodossi
presenti ed assenti a pivndere su
di loro il carico di una lotta al
militarismo ed alle storture sociali che portano ingiustizia violenza e guerra, nelle forme e nei
tempi che riterranno opportuni,
a qualsiasi livello, in modo da
non perdere alcuna occasione di
intervento per conseguire le finalità di pace che sono in linea con
l’evangelo, con la verità, la giustizia, l’amore.
Nel compiacerci della presenza di fratelli cristiani stranieri al
convegno di Comiso e del loro
interessamento ai problemi che
la costruzione di una base missilistica in questo paese comporterebbe alla Sicilia, all’Italia ed all’Europa, facciamo nostra la loro volontà di conoscere i problemi di questa scelta e ci impegniamo a diffondere le informazioni
necessarie alla impostazione di
una lotta nonviolenta contro la
base, a studiare le forme di collaborazione atte a realizzare un
salto di qualità nella battaglia antimilitarista, ad approfondire moduli di .solidarietà fra paesi diversi per cultura e nazionalità
ma eguali e concomitanti per
ideali e visioni di rinnovamento.
11 proposto campo di Comiso
dell’estate prossima vuole essere
un segno visibile di questa nascente realtà di collaborazione
fra diverse forme di pacifismo in
funzione di protesta esterna e di
maturazione interna. 1 nroblem'
che esso comporta sono dell’ordine delle cose, in una società
complessa e difficile. Chi vori'à
affrontarli farà al contempo
un’azione di pace e di fiducia della capacità dell’uomo di superare
le proprie debolezze oltre a dare
la misura della sua fede nello
Spirito di Dio.
(dal rapporto del gruppo di lavoro sui movimenti pacifisti).
e di Zaccaria 9: 9-10 dove il re
che viene montato sopra un asino dichiara: « Io farò sparire i
carri da guerra da Efraim e i
cavalli da Gerusalemme e gli archi di guerra saranno annientati »; e il profeta prosegue: « Egli
parlerà eli pace alle nazioni, e il
suo dominio si estenderà da un
mare all’altro... ». In questa ed
altre profezie, il Messia appare
come una figura umana, diversa
però da quella a cui siamo abituati: un prototipo umano, potremmo dire, una umanità nuova, l’umanità messianica.
Che cosa significa che la pace
è un bene messianico? Significa
che non si può sperare di creare
un mondo di pace se non si costruisce una nuova umanità, significata appunto dall’evento del
Messia. Come Dio è il Dio della
pace e il Messia è il « principe
della pace », così deve apparire
sulla scena della storia l’uomo
della pace, quello di cui parla
Gesù nella 6* beatitudine, dove
dichiara beati i « facitori di pace ». Lavorare per la pace significa dunque anche lavorare per
un nuovo tipo di uomo, per l’umanità messianica ohe non sarà
mai compiuta, per cui anche la
pace non lo sarà mai: l’uomo
nuovo, l’uomo messianico, l’uomo della pace, è per così dire
sempre latente, eppure l’avvento
della pace va visto e promosso
insieme con l’avvento di un uomo diverso da quello della « preistoria ». « Per una teologia della
pace » significa allora necessariamente anche « per una antropologia della pace ». Che tipo di
uomo occorre avere perché sia
possibile instaurare la pace?
L’uomo messianico.
L’uomo disarmato
O Una « teologia della pace »
dovrà mettere al centro delle sue riflessioni il fatto che, secondo la fede cristiana, il messia
è venuto, ed è venuto nella persona di Gesù di Nazareth. Non
è facile capire come sia possibile credere in Gesù ed essere suoi
seguaci senza diventare uomini
di pace. Mettiamo in evidenza
alcuni aspetti, due soltanto, uno
relativo alla sua vita, morte e risurrezione, l’altro alla sua predicazione.
Gesù è stato daH’inizio alla fine un uomo disarmato. Nel Getsemani, al momento dell’arresto,
Gesù rifiuta la difesa armata di
Pietro dicendo: « Credi tu forse
ch’io non potrei pregare il Padre mio che mi manderebbe in quest’istante più di dodici
legioni d’angeli? » (Mt. 26: 53).
E davanti a Pilato: « Se il mio
regno fosse di questo mondo i
miei servitori combatterebbero
pemh’io non fossi dato in mano
dei Giudei » (Giòv. 18: 36). Questo rifiuto della forza annata da
parte di Gesù lo ha portato alla
croce, ma Dio lo ha risuscitato.
Dio non ha ristiscitato un guerriero ma un uomo disarmato.
L’uomo vero, l’uomo del futuro
e l’uomo disarmato. L’uomo che
viene dal futuro, dall’altra parte
della realtà, dal mondo della resurrezione è disarmato. La sua
unica forza sta nella sua parola
c neH’esempio. Egli volutattiente
l'ilìuta altri tipi di forza.
La più alta e profonda parola
pronunciata da Gesù è senza dubItio quella sull’amore dei nemici. Nel suo tempo, ma anche in
tutti i tempi, Gesù è rimasto solo con questa parola. E’ una parola straordinaria e rivoluzionaria perché tende a capovolgere il
nostro rapporto col nemico. Certo ci si può chiedere se questo
amore sia praticabile e in che
cosa consista in concreto. Ci si
può anche chiedere se il discorso di Gesù che si muove nell’orizzonte dei rapporti personali, possa essere semplicemente trasposto nell’ambito dei rapporti nazionali e internazionali. E’ un
fatto però che questa parola —
se creduta e vissuta — è abbastanza forte da cambiare la na
tura e lo svolgimento dei conflitti. Un nemico per il quale si
prega, un nemico che si ama, è
solo più un nemico a metà, certamente un nemico che non si
può più uccidere. Non si può uccidere per amore. Si può uccidere per disperazione, o anche in
casi eccezionali, per pietà, ma
non si può uccidere per amore.
Perché uccidere per amore significa necessariamente anche uccidere l’amore. La parola « amate
i vostri nemici » è la barriera più
salda posta da Gesù Cristo alla
tendenza a risolvere il conflitto
col nemico eliminando il nemico.
L’opera dello Spirito
O Una « teologia della pace »
non potrà ignorare tutto
quello che la Bibbia dice sulla
pace come « frutto dello Spirito » (Galati 6: 22). Mi vorrei limitare a evocare qui, in questo
giorno di Pentecoste, una figura
biblica nella quale possiamo vedere prendere forma e corpo,
l’alternativa che lo spirito suscita tra gli uomini in rapporto al
problema della guerra e della
pace. E’ la figura delineata nella
lettera agli Efesini come controlegionario romano. L’alternativa
è di Dio: la cintura è la verità,
la corazza è la giustizia, i calzari
sono l’Evangelo della pace, lo
scudo è la fede, l’elmo è la salvezza, la spada è lo spirito. Qui
abbiamo quella che potremmo
chiamare la trasfigurazione del
legionario romano, ed è appunto
ciò che lo Spirito opera creando e animando il mondo nuovo
di Dio e dell’uomo. Non si tratta
di una parodia, si tratta di una
trasfigurazione, di una trasmutazione.
Così da qualunque parte guardiamo, giungiamo alla stessa conclusione: siamo prigionieri della
pace. Chi ha a che fare con Dio
non può non diventare pacifista.
Se non lo diventa vuol dire che
non ha ancora incontrato il vero
e unico Dio. Teologia e pace che,
sostanzialmente, sono state in
larga misura sorelle separate appaiono a ben guardare sorelle
gemelle. Potremmo parafrasare
una parola dell’apostolo Paolo:
« se sono pacifista non ho da
trarne vanto, perché necessità
me ne è imposta, e guai a me se
non sono pacifista ».
Paolo Ricca
Protestantesimo
Il numero 2 della rivista Protestantesimo presenta, in apertura, un documentato ed interessante saggio su: « Chanforan
1532 o la presenza protestante in
Italia » di Vittorio Subilia che,
con questo contributo quanto
mai puntuale, fa il punto su
molti studi condotti in materia
rilanciando interrogativi nuovi
nonché una rivalutazione, in
chiave moderna, dell’anticostantinismo dei Valdesi del Medioevo. Si tratta di un saggio, leggibilissimo anche da un non
specialista di storia, che fin da
ora occupa un posto preciso nel
panorama dei contributi che da
più parti stanno giungendo intorno al problema deH’adesione
dei Valdesi alla Riforma cinquecentesca, di cui quest’anno la
nostra chiesa ricorda il 450” anniversario. Sulla rivista seguono
un originale contributo di G.
Gönnet su: « Buonaiuti e la ’prima’ Riforma » . ed uno studio
critico, sul libro di Jean Ansaldi: « La paternité de Dieu », condotto da E. Genre, sempre chiaro ed aggiornato. Sedici recensioni di opere teologiche o storiche chiudono questo numero.
Per avere la rivista (trimestrale) rivolgersi alla redazione di
Roma, Via P. Cossa 42 o alle Librerie Claudiana di Torino, Milano o Torre Pellice.
G. P.
NOVITÀ’ CLAUDIANA
GIOVANNI MIEGGE
La Vergine Maria
SAGGIO DI STORIA DEL DOGMA
Terza edizione con appendice di aggiornamento a cura di Alfredo
Sonelli, pp. 336, L. 8.900.
Pubblicato una prima volta nel 1950 e poi ripreso ed ampliato
nel 1959, poco prima della morte dell’autore, il « Saggio di storia del
dogma » di Giovanni Miegge su La Vergine Maria è stato subito giudicato dalla critica un’opera magistrale per la sua serenità di giudizio e per la profondità di conoscenza. Pur essendo stato scritto
in epoca tutt’altro che ecumenica (1950: proclamazione del dogma
dell’Assunzione di Maria in cielo in base al presupposto delTinfallibilità pontificia), il libro non è privo di un suo afflato ecumenico
che caratterizza, del resto, tutta la produzione del grande teologo
valdese.
Il libro si diffuse anche all’estero grazie ad una traduzione tedesca e ad una inglese. Il « Deutsches Pfarrerblatt » di Stoccarda
lo definì : « la migliore analisi della ’mariologia' cattolico-romana,
dal punto di vista evangelico» (n. 11/1963).
Ricostruendo lo sviluppo progressivo della teologia mariana in
seno al cattolicesimo, l’opera non si limita agli "aspetti esteriori del
dogma, ma ne ricerca scrupolosamente le più intime motivazioni
ed i nessi logici con l’antropologia e l’ecclesiologia cattolica. Pur
con la chiarezza e la semplicità di linguaggio che lo contraddistinguono, Miegge vi mette a profitto tutta la vastità delle sue conoscenze in campo teologico e filosofico.
Alfredo Sonelli ne ha proseguito le linee di indagine fino ai
recentissimi sviluppi (1981) della mariologia di Giovanni Eaolo li,
in una ampia appendice (86 pp.) ricca di documentazione.
Le decisioni del Concilio Vaticano II e le ultime prese di posizione del Magistero cattolico hanno ristretto o approfondito il
fossato che separa da Roma, in questo campo, le altre Chiese cristiane non cattoliche? Il problema è oggi tornate di viva attualità,
dato il « risveglio » mariano voluto e attuato dall’attuale Magistero
papale e gli imprevedibili sviluppi dei tentativi di ricupero della
«Teologia femminista» (si veda ad esempio l’ultimo libro del noto
teologo « progressista » Leonardo Boll : Il volto materno di Dio ).
Una ristampa dell’opera ormai « classica » di Giovanni Miegge — debitamente aggiornata — si imponeva quindi ed era richiesta da più parti.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso, 1 - 10125 Torino - c.c.p. 20780102.
4
4 vita delle chiese
18 giugno 1982
CONFERENZA DISTRETTUALE DEL I DISTRETTO
li collegio al centro del dibattito
SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Come ogni anno, la Chiesa si
lancia nell’avventura delle sue
Assemblee. Dico avventura perché esse sono il centro del nostro modo di vedere e di vivere
la Chiesa, ma nello stesso tempo
denotano una certa pesantezza
che non permette loro di soddisfare tutte le attese. Carenza del
sistema? Forse no ; più facilmente si potrà parlare di carenza
nostra, chè si arriva sempre alla
garibaldina in queste assemblee,
dalle quali si ha poi la pretesa di
veder risolti tutti i nostri problemi. Se mi esprimo cosi è perché vedo la mole e l’importanza
delle decisioni prese — o non
prese — nei primi due giorni della Conferenza del primo Distretto. Decisioni talora fortemente
contrastate, talora passate a forte maggioranza, pur dopo una
discussione che ha lasciato in
molti il desiderio di approfondire le cose.
Ma proseguiamo con ordine.
Primo argomento di un certo rilievo è stato quello della Scuola
media del Collegio di Torre Pellice. In apertura del dibattito, la
presidenza leggeva una lettera,
firmata da nove professori della
nostra scuola e indirizzata alla
Conferenza, in cui si affermava
con forza la validità della scuola, si facevano una serie di proposte — diverse delle quali anche molto interessanti — per migliorare le possibilità didattiche
e si terminava dicendo che la
Chiesa non doveva arrestarsi di
fronte alla possibilità di richiedere dei finanziamenti alla Regione o allo Stato.
L’Assemblea pareva incapace
di iniziare il dibattito, nessuno
prendeva la parola, sembrava di
essere tornati all’Assemblea dello scorso anno, da cui non sortì
alcun ordine del giorno. Poi tutto si è messo in moto. La Commissione d’esame ha ripreso con
forza la sua tesi, secondo cui la
proposta di continuare a tenere
aperta una scuola, facendo pagare quasi un milione per ogni
allievo (benché questa somma
rappresenti la metà del costo effettivo di un allievo), è in contrasto con la prassi della nostra
Chiesa e che il Sinodo deve con
maggiore chiarezza decretare la
chiusura progressiva dell’istituto. Uno degli elementi che creano disorientamento, è stato detto da più parti, sta nel fatto che
le Chiese locali, benché in più
modi sollecitate, non hanno dato al Comitato del Collegio alcuna indicazione : le uniche voci
che si siano fatte sentire con
Viaggio
in israele
I Concistori di Angiogna e Pomaretto organizzano per il periodo 9-21 marzo 1983 un viaggio
aereo in Israele aperto ai membri
delle nostre chiese. Scopo della
visita è quello di vedere direttamente i principali luoghi biblici
e di approfondire il problema
politico-spirituale della Palestina.
Il viaggio è guidato da un esperto che ha alle spalle una trentina
di visite in Israele con membri
di chiese riformate: il pastore
Gcraid Cadier. Ed è diretto dai
pastori R. CoTsson e G. Platone.
Spiegazioni e commenti saranno
in lingua francese. Il costo nrobabile complessivo di viaggio,
vitto e alloggio è di Lire 1.367.000
sino a 30 persone c di Lire 1 milione 276.000 sino a 45 persone.
Le iscrizioni si chiudono il 30 novembre 1982. E’ previsto un incontro di preparazione prima del
viaggio. Per ulteriori informazioni o iscrizioni rivolgersi al past.
CoLsson tei. 81288 o Platone tei.
944144.
una certa chiarezza sono quelle
apparse come interventi sull’EcoLuce. Come interpretare questo
silenzio? Qualcuno ha risposto
dicendo che vedeva in esso un
assenso alla chiusura, anche se
dispiace sempre veder chiudere
una nostra opera. Un altro invece è stato più duro. Le Chiese,
ha detto, quando sono state interrogate su questioni simili, non
hanno mai risposto: sono stati
sempre dei singoli o dei gruppi
che hanno preso a cuore un’opera o un’iniziativa ed hanno lavorato per il suo successo.
Quando si è arrivati alla votazione una sola voce si era levata per esprimere un netto rifiuto ad ogni ipotesi di chiusura.
L’ordine del giorno da votare era
il seguente : « La CD, dopo aver
discusso lungamente della Scuola media di Torre Pellice, considerandone esaurita la funzione,
invita il Sinodo a disporne la
chiusura, a modifica della decisione assunta dal Comitato circa il mantenimento di un corso
a pagamento di scuola media ».
La votazione ha dato 32 voti a
favore, 1 contrario, 30 astenuti.
Approvato, dunque; ma per un
voto solo di maggioranza. E la
Assemblea non si è spaccata su
pareri chiaramente discordi; ma
di nuovo una valanga di astensioni lascia un fondo di perplessità e di indecisione.
Altro grosso tema era quello
della funzione che viene assumendo la Commissione Esecutiva Distrettuale in questi anni in
cui stanno prendendo piede i
Circuiti. E’ chiaro che la distinzione secondo cui la Commissione Distrettuale è un’entità amministrativa, mentre i Circuiti hanno più carattere pastorale, non
serve a molto perché dice tutto
e non chiarisce nulla. La prossima Commissione Distrettuale e
i Consigli di Circuito, dovranno
allora molto presto mettersi attorno ad Un tavolo e dibattere
a fondo la questione, dando co
sì impulso e sviluppo a tutto il
Distretto.
Come già sperimentato da
qualche anno, la Conferenza ha
analizzato alcuni argomenti divisa in gruppi di lavoro. Questa
volta i temi erano: ecumenismo
e matrimoni misti, giovani e catechismo, informazione, ora di
religione nelle scuole, pace e
obiezione di coscienza.
Non su tutti gli argomenti la
Conferenza si è sentita di esprimersi con un ordine del giorno.
Fra quelli approvati segnaliamo
quelli riguardanti il giornale EcoLuce, sul quale si dà un giudizio
positivo e nel quale si chiede di
far confluire ciò che è rimasto
del « Bollettone ». Un giudizio
positivo viene anche espresso
per le trasmissioni a Telepinerolo e a Radio Koala, mentre nel
contempo si richiede uno sforzo
per potenziare questo servizio
coinvolgendo tutto il Distretto.
Trattando il tema dell’ora di religione a scuola, la Conferenza
ha ribadito l’opposizione della
Chiesa per il Concordato ed ha
chiesto che tutti i genitori esonerino i loro figli e che anche i
maestri elementari si pongano lo
stesso problema, dichiarando la
propria non disponibilità all’insegnamento della religione.
La pace, infine. In un primo
ordine del giorno, la Conferenza
ribadisce l’appoggio per gli obiettori di coscienza e — fatto nuovo — soprattutto per gli obiettori civili, coloro che, lavorando
nelle industrie, si rifiutano di
produrre materiali bellici. In un
secondo ordine del giorno la
Conferenza esprime solidarietà
con le Chiese del XVI Circuito
(Sicilia), «impegnate nella lotta
contro Tinstallazione dei missili a
Comlso » ed invita le Chiese ad
approfondire tutti i temi legati
alla lotta per la pace.
Paolo Ribet
• I principali ordini del giorno
sono a pagina 9.
Al colloquio dei pastori
ANGROGNA
• La scorsa settimana abbiamo avuto la gioia di accogliere il
colloquio pastorale mensile che,
con uno studio sul rapporto tra
valdismo medioevale e Riforma
introdotto dal past. Platone, ha
chiuso le sue riunioni per il presente anno ecclesiastico. Accanto allo studio e alla riflessione biblica la piccola comunità di lavoro, una trentina di persone, ha
partecipato ad un'agape egregiamente organizzata da un gruppo
di sorelle di Angrogna vivendo
cosi qualche ora di lieta fraternità. Il presidente del collegio pastorale, Bruno Rostagno, era visibilmente soddisfatto dell’andamento degli incontri. Il prossimo
sarà in settembre. Nel frattempo... ciascuno alle proprie tende.
• Dal 18 al 21 giugno cinquanta
angrognini visiteranno Villingen,
in Germania, in occasione del 150’
anniversario deirassocia/.ione evangelica Gustav-Adolf-Wcrk. Al
ritorno riferiremo.
• La comunità si è recentemente raccolta per l’annuncio della
risurrezione in occasione della
scomparsa di Maria Margherita
Fraschia veci. Arnold dei Bertqt,
scomparsa all’età di 91 anni e di
Isacco (Ei nesto) Benech, da anni
ospite del Rifugio Carlo Alberto,
e deceduto all'età di 80 anni. Segnaliamo anche la recente scomparsa avvenuta a Colonia Vaidense, in Uruguay, di Riccardo Rivoira, nativo del Fè (Angrogna),
di anni 58 colà emigrato nel 1949.
Da Cromwell
agli Avventisti
L’ultimo fascicolo del « Bollettino », apparso recentemente,
chiude il centenario della Società; si tratta infatti del n. di dicembre 1981, il 150”.
Centocinquanta numeri, in
quasi un secolo di vita, sono una
bella iniziativa e non è senza
qualche soddisfazione che i soci vedono allungarsi nella loro
biblioteca la serie di questi fascicoli, molto diversi come contenuto e tenore ma sempre di
alta qualità.
La soddisfazione con cui il Seggio della Società vede aumentare la raccolta non è meno
grande ma si accompagna con
qualche preoccupazione per l’accrescersi del magazzino. Non
solo perché il poco spazio disponibile nel Museo si va rapidamente colmando ma perché un
magazzino immobile significa
immobilizzo di capitale.
Si tratta dunque di condurre a
termine l’operazione « reprint »
intrapresa nell’anno del centenario con grosso sforzo finanziario. Molti numeri del Bollettino, esauriti da tempo sono
stati ristampati in anastatica e
siamo ora in grado di fornire
l’intera raccolta o numeri singoli per completare raccolte lacunose.
Una adeguata propaganda andrà fatta presso Enti, Biblioteche e, perché no, privati per uno
smercio di questo ricco materiale. Un notevole passo innanzi
si avrà con la pubblicazione di
Convegno
FGEI-Valli
ALLE VALLI VALDESI
Concerto vocale
LUSERNA SAN GIOVANNI
-— La Corale valdese terrà, domenica sera 20 c. m. alle ore
20.45, nel tempio dei Bellonatti,
un Concerto vocale e strumentale.
Le offerte andranno a favore
dei lavori di manutenzione dell’organo.
Tutti sono cordialmente invitati.
Culto della
scuola domenicale
PRAMOLLO — I bambini del
la scuola domenicale hanno voluto concludere l’attività di quest’anno con un culto preparato
interamente da loro e dai monitori. Cosi domenica 13 giugno
li abbiamo ascoltati e abbiamo
potuto apprezzare il messaggio
semplice, ma chiaro e spontaneo, che ci hanno rivolto. Ci rallegriamo con loro e ci auguriamo che questo non sia un episodio isolato nella vita della nostra comunità, perché tutti siamo chiamati a testimoniare e
predicare la parola del Signore.
Un grazie anche all’anziano
Guido Peyronel che il 6 giugno
ha sostituito il pastore nel portare alla comunità la predicazione preparata in occasione della
Conferenza Distrettuale.
19 ■ 20 giugàio
a Luserna S. Giovanni
(Saletta delle attività)
Riflessioni sulla nostra identità di FGEI-Valli.
Programma :
— sabato 19: ore 16.30: relazione di Marco Rostan su « La
direzione di marcia della Fgei
negli anni ’70 » ; segue discussione; cena con 1” offerto da
Luserna.
— domenica 20: ore 9.30: relazione della giunta su « La
Fgei-Vaiii oggi »; segue discussione in gruppo con pausa
per il pranzo ; ore 16.30-18 : assemblea generale.
un indice delle materie e degli
autori, secondo il progetto già
allo studio e che ci auguriamo
poter condurre a termine in tempi non troppo lunghi.
Venendo al fascicolo testé uscito si può dire che completa
degnamente la serie. Consta di
5 articoli. Nel primo E. Balmas
ed E. Menascé presentano una
ricca documentazione inedita sul
dibattito in Inghilterra al tempo delle « Pasque Piemontesi »,
materiale che integra molto bene
lo scritto di G. Vola apparso
sul n. 149. Con una rievocazione
del sinodo di Mérindol del 1530
G. Gönnet prepara il dibattito
che avrà luogo quest’anno su
Chanforan. Seguono R. Cégna e
S. Caponetto con due contributi, rispettivamente su una delle
numerose « liste di errori » vaidesi raccolte dagli inquisitori
nel Medio Evo e sugli studi recenti consacrati a Juan de Valdés. Chiude il fascicolo G. Spini
con una ricca ed ampia recensione del libro di Giuseppe De Meo,
Granel di senape, storia della
Chiesa Avventista in Italia, edito dalla Claudiana. Spini reca
interessanti ed importanti complementi storici al lavoro specie
per quanto riguarda le origini
delle chiese avventiste.
« La droga... e noi... »
È il titolo di un opuscoletto
che il gruppo giovanile della
comunità di Pomaretto, ha diffuso in occasione della giornata
di Pentecoste 82. Tratta del problema della droga e della sua
diffusione in modo abbastanza
facile ed è quindi accessibile a
tutti. Il gruppo che ha lavorato
a questo opuscolo ha intenzione
di pubblicarne un altro a stampa
per garantirne una migliore e
più capillare diffusione.
Per questo richiede a tutti coloro che hanno già acquistato
il primo o sono interessati al
problema di prendere contatto
col gruppo (presso Simonetta
Colucci Ribet, via Balziglia 52,
Pomaretto) per sottoporre suggerimenti, critiche, proporre testimonianze.
Già nel prossimo autunno il
gruppo organizzerà dibattiti sulla
questione che interessa direttamente anche le nostre valli.
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5
18 giugno 1982
vita delle chiese 5
RIUNITA AD ECUMENE DAL 4 AL 6 GIUGNO LA CONFERENZA DEL IV DISTRETTO
Il parlamento evangelico del Sud
Un piccolo sinodo, un sinodo
regionale, o — come lo ha definito un osservatore esterno — il
parlamento del meridione evangelico. Questi sono stati i commenti a caldo di coloro che hanno partecipato, a vario titolo, ai
lavori della Conferenza del 4°
distretto, che si è riunita ad Ecumene (vicino a Roma) dalla sera
del 4 alla sera del 6 giugno.
Due giorni di lavoro intensissirno confermati anche dalla consistenza della relazione preparata
dalla commissione esecutiva,
ventisei paragrafi, molti dei quali su temi veramente impegnativi
come: evangelizzazione, pace e
disarmo, testimonianza nelle zone terremotate, rapporti con il
cattolicesimo... veramente « un
ospite inatteso, nel cuore della
notte », come ci ha detto Salvatore Ricciardi nella predicazione
del culto d’apertura.
Non si è trattato di discussioni sui massimi sistemi, perché
questi sono i problemi che le nostre chiese del sud vivono tutti
i giorni insieme alla nostra gente
del sud. Qualcuno si è meravigliato che il paragrafo sulla evangelizzazione non sia stato dibattuto come tema a sé, ma in realtà, parlando di rapporti con il
cattolicesimo, di pace e disarmo,
di intervento nelle zone terremotate, di istituti ed opere, la Conferenza non ha fatto altro che riflettere ed esprimersi sulla nostra missione di chiesa in diaspora. È stata — ha detto qualcuno — un’assemblea di credenti
che non ha lasciato i problemi
veri fuori della porta.
Il dibattito su queste tematiche, proprio perché reali, si è
fatto talvolta appassionato, però
l’ottima presidenza della Conferenza è riuscita sempre ad impedire che i tempi di lavoro, che
ci eravamo dati, venissero sconvolti; lo ha fatto tuttavia senza
mai soffocare la discussione.
Questo è stato anche possibile
grazie alla definizione dei programmi di lavoro concordata
la prima sera fra seggio, commissione esecutiva e commissione d’esame; operazione utilissima questa, quando c’è una tale
mole di lavoro da affrontare.
Il momento forte della Conferenza è stato senz’altro la discussione sul tema dei rapporti con un cattolicesimo « onnipresente... integralista... mariano... controriformista », ma —
grazie a Dio — non monolitico,
tanto che la Conferenza, pur non
essendo nel complesso favorevole all’idea di avviare un dialogo
ufficiale con la Chiesa cattolica,
ha potuto ribadire la validità
del dialogo con le realtà di base, allargato a quei cattolici sinceramente animati da un autentico spirito ecumenico.
Si costituiscono
due nuove chiese
Nel quadro della discussione
sul cattolicesimo sono state prese in considerazione anche le Intese, e la questione dell’insegnamento della religione nelle scuole
pubbliche ed è proprio sull’esonero sia degli insegnanti che degli alunni evangelici che la discussione si è fatta più accesa.
Una discussione così, non ci indebolisce, anzi ci permette di problematizzare certe nostre prassi
e atteggiamenti dati prima per
scontati. Un giovane delegato,
che partecipava per la prima volta alla Conferenza, ci ha detto:
« Mi rendo conto ora che ci sono
dei problemi della cui esistenza
prima non avevo nemmeno il sospetto e il discuterne, come facciamo noi in questa assemblea,
mi sembra importante per la
crescita di tutti quanti ».
È un peccato che un’affermazione del genere, condivisa praticamente da tutti i presenti, non
sembri essere accolta da qualche comunità, che pare sentire
poco il bisogno di questi confronti e di questi passi fatti insieme. La cosa è stata notata con
stupore ed amarezza da fratelli e
sorelle, molti dei quali si erano
sobbarcati anche la fatica di un
lungo viaggio (per alcuni anche
undici, dodici ore di treno).
Nel corso dei lavori, abbiamo
potuto ricevere dai diretti responsabili un primo rapporto e
valutazione del convegno inter
nazionale organizzato a Comiso
dalle chiese battiste, metodiste e
valdesi della Sicilia. La raccomandazione finale del documento di Comiso è stata fatta propria dalla Conferenza e, poiché
la pace è indivisibile (anche se
su questo dobbiamo fare una
riflessione molto più approfondita), la Conferenza ha avvertito la necessità di non tacere
sulla guerra dell’Atlantico meridionale e sull’invasione israeliana del Libano. Sempre in tema
di pace — fra i suoi primi atti
— la Conferenza ha deciso di
inviare una sua rappresentanza
alla manifestazione per la pace,
che si svolgeva a Roma nel pomeriggio del 5 giugno; i tre
hanno potuto constatare che
non erano gli unici evangelici a
partecipare alla manifestazione e
questa notizia è stata per noi di
inporaggiamento.
La Conferenza ha anche adempiuto alcuni doveri « formali »,
che testimoniano però della crescita delle nostre chiese. È stato
formalizzato infatti il riconoscimento di due nuove chiese costituite (secondo il linguaggio
dei nostri ordinamenti ecclesiastici): Dipignano, che conta ora
41 membri comunicanti e Palerrno La Noce (44 membri comunicanti). La prima chiesa si trova in un paese sopra Cosenza e
nella frazione di Doviziosi dove
c’è il locale di culto, ha una concentrazione percentuale tale che
non si riscontra facilmente fuori
dalle Valli valdesi. Questa comunità ha ora anche dei locali
che le permetteranno di poter alloggiare un pastore con la sua
famiglia. La nuova chiesa di Palermo (è la seconda chiesa valdese) si trova invece nel quartiere della grande città, dove già
da anni opera il nostro Centro
diaconale. Dipignano e Palermo,
due realtà diverse, due tipi di
presenza evangelica, che indicano comunque come il nostro
mpegno nel meridione e per
il meridione non sia esaurito.
Questo ci sembra confermato anche dal progetto della chiesa di
Orsara di Puglia che vuole adibire le sue strutture, usate in
passato come asilo infantile, ad
un centro di servizio per gli anziani, d’intesa con l’amministrazione comunale.
CORRISPONDENZE
La continuità da Israele alla chiesa
MILANO — « L’ingresso nella
Chiesa Evangelica Valdese, che
10 chiedo, non rappresenta una
rottura col mio passato personale, nel quale tutto ha concorso ad orientarmi verso questo
approdo; non rappresenta neanche una brusca frattura con i
miei più vicini ascendenti, i quali, con la loro graduale e sempre
più ampia apertura nei confronti del mondo che li circondava,
hanno creato le premesse della
mia libertà di coscienza ».
Questo ha dichiarato Elia Boccara nel corso del culto durante
11 quale è stato battezzato. Di
provenienza ebraica, dopo aver
ricordato il suo cammino spirituale, prima solitario ed ora comunitario, ha proseguito affermando che «se Gesù di Nazareth,
durante il tempo della Sua predicazione terrena è sempre vissuto ed ha sempre operato in
seno ed a fianco del Suo popolo,
il popolo d’Israele, ed al popolo
d’Israele ha recato la Sua parola di salvezza, che poi è parola
di Dio, chiunque crede in Lui
appartiene al Suo popolo, che è
il popolo d’Israele; e chiunque,
nato in seno al popolo d’Israele,
creda in Lui, non abbandona il
suo popolo: abbandona soltanto
il tempo dell’Attesa per quello
della Salvezza, il tempo della
Promessa I per quello della Pienezza; non si spoglia del privilegio dell’Elezione, ma ne fa partecipe il mondo intero ; non
ascrive a sé o ad altri il merito
di questa Elezione, ma in essa
vede rispecchiata la gloria di
Dio, che, attraverso il sacrificio
del Piglio prediletto, si è riconciliato con gli uomini ed attende che gli uomini tutti siano riconciliati con Lui ».
Elia Boccara ha concluso riconoscendo nel battesimo d’acqua che segue il battesimo dello
Spirito Santo « il segno della mia
pubblica accettazione delle responsabilità legate ad un servizio cristiano ».
Concerto
PADOVA — Il 22 maggio, nei
locali della chiesa in corso Milano 6, si è tenuto un concerto di
clavicembalo con Micaela Mingardo Angeleri, organizzato dall’attività femminile e dal gruppo
giovanile della Comunità. La
bravura della concertista e l’accorta scelta del programma sono stati la base del successo che
ha avuto questa manifestazione,
successo decretato da un pubblico forse non molto numeroso.
ma sicuramente attento e piuttosto competente. Al concerto è
seguito un rinfresco, nel quale si
sono ritrovati membri della Comunità, amici e simpatizzanti,
che è stato la degna conclusione
di un bel pomeriggio trascorso
insieme. Le offerte che sono state raccolte in questa occasione,
verranno devolute agli Istituti
Evangelici di riposo per gli Anziani.
Tutta la Comunità si è stretta
con affetto e simpatia intorno alla sorella Liviana Maggiore, colpita dal grave lutto della scomparsa del padre, avvenuta il 14
maggio scorso, cercando di confortarla e sostenerla in momenti così, difficili.
In occasione dell’assemblea di
chiesa del 23 maggio scorso, la
sorella Fiorenza Panzera è stata
nominata delegato della Comunità per la prossima Conferenza Distrettuale ed è stato inviato un telegramma di adesione al
Convegno di Comiso.
Confermazioni
PALERMO — Cristina Bonaccorso, Giovanna Calò, Maria Teresa e Margara Cardile, Rosi Davi, Patrizia Mercurio, Anna Ruggiano. Angela e Cristina Verdi
sono le nove catecumene che
hanno chiesto di confermare la
alleanza del loro battesimo confessando pubblicamente — durante il culto della domenica di
Pentecoste — la loro fede in Dio
il Padre, in Gesù Cristo unico
Signore e Salvatore e nello Spirito Santo che chiama a vita nuova e dà i suoi doni.
La nostra comunità valdese di
via Spezio ha accolto con grande gioia queste giovani ed ha invocato con preghiere e inni lo
Spirito del Signore affinché le
guidi e le illumini. Dopo il culto ci siamo riuniti insieme per
un’agape fraterna nel salone delle attività trascorrendo il pomeriggio in gioiosa riconoscenza al
Signore della Chiesa.
Ci dia il Signore di proseguire
con questi nuovi membri nelle
sue vie, con la consapevolezza
che è Lui che ci chiama e ci vuole strumenti nelle sue mani per
lavorare nel suo campo.
Gli atti
principali
Per una scuola
diaconale
Queste nuove chiese ed opere
si aggiungono al lavoro che la
Federazione delle Chiese ha già
intrapreso nelle zone colpite dal
terremoto del 23 novembre 1980.
Il lavoro in quei centri non è di
stretta competenza delle chiese
del quarto distretto, che tuttavia
non ne sono estranee. Ed è per
questo che la Conferenza ha voluto dedicare qualche tempo alla discussione su testimonianza e diaconia nelle zone terremotate. È nel corso di questa
discussione che si è parlato di
scuole diaconali che possano
dare un’adeguata formazione teologica a quanti intendano svolgere un servizio diaconale in nome della chiesa. Persone che già
lavorano nella diaconia ci hanno di nuovo resi attenti alla necessità che la chiesa riconosca
il ministerio e il ruolo diaconale così come ha riconosciuto da
sempre il ministerio e il ruolo
pastorale. Una questione aperta
dunque per tutta la chiesa.
Altri punti all’ordine del giorno, sebbene apparentemente meno rilevanti, hanno avuto
la loro importanza proprio per
la discussione che ci ha aiutato
a non rinchiuderci in posizioni
parrocchiali. Una Conferenza
dunque che ci ha dato qualcosa
in più per il nostro servizio di
credenti (citiamo le parole di
una delegata), perché è una Conferenza che si sta facendo adulta. E una valutazione puramente
umana, come umano è il nostro
grazie a Giulio Vicentini che per
sette anni ha lavorato insieme
agh altri membri della commissione esecutiva per portare la
Conferenza del nostro distretto
al punto a cui è arrivata; un
punto soltanto però, da cui proseguire il cammino sul quale ci
conduce unicamente Dio.
Mirella Scorsonelli
e Bruno Tron
Nuovo ccp
La Federazione delle Chiese Evungelirhe in Italia, via Firenze. 38 - 00184
Roma, comunica il ,sno nuovo n. di
conto corrente postale;
38016002
intestato come sopra.
IO. Dopo avere espresso riconoscenza
per il convegno di Comiso e aver fatto
proprio il documento finale del convegno, l'atto prosegue:
La Conferenza ritiene necessario che
il lavoro del Comitato promotore del
Convegno prosegua, in ordine soprattutto al collegamenti internazionali che
già si sono allacciati:
consapevole delle responsabilità che
gravano sulle chiese del Meridione, e
in particolare su quelle della Sicilia,
e riconoscente al Signore per le nuove . prospettive di evangelizzazione e
di testimonianza che si sono aperte
e di inserimento nel processo, di riscatto delle popolazioni meridionali
da parte delle nostre chiese,
invita queste ultime a sostenere
moralmente e materialmente ogni sforzo in tal senso;
chiede alla' Tavola di saper tenere
conto di queste nuove necessità nei
modi e nelle forme che riterrà più
opportuno adottare, affinché non sia
vanificato il lavoro finora svolto.
11. La Conferenza, riunita ad Ecumene nei giorni 4-6 giugno 1982, nel
momento in cui il conflitto anglo-argentino per il possesso delle isole
Falkland/Malvine tocca una delle Sue
punte più acute,
condanna il nazionalismo dell’una e
dell'altra parte come un'idolatria, folle
e assassina, sul cui altare tante vite
umane sono già state sacrificate;
condanna la politica dei generali argentini, che per soffocare i dissensi
interni e far dimenticare le proprie nefandezze hanno riproposto il vecchio
trucco del “ nemico della patria »:
condanna la politica della Gran Bretagna che ha scelto di risolvere un
contenzioso territoriale non con l'uso
della ragione e della trattativa ma facendo scattare un dispositivo aeronavale dotato di enorme potenza distruttrice;
rileva con sgomento che, ancora una
volta, la vita umana non ha alcun valore di fronte a questioni cosiddette
» di principio »;
rileva che il conflitto attuale ha l'utilità immediata per i fabbricanti di armi di sperimentare l'efficacia dei loro
prodotti, in vista di una loro migliore
qualificazione, incrementando così un
mercato orrendo ed iniquo.
Chiede alle Chiese di essere criticamente attente, anche in questa occasione, senza lasciarsi suggestionare
dagli slogans propagandistici dell'una
come dell'altra parte,
e di vivere e predicare l'evangelo
dell'« agape » (amore), dello « shalom ” (pace) e della « tsedeq ■> (giustizia).
12. La Conferenza, posta davanti alle tragiche notizie provenienti dal Libano: notizie di massacri perpetrati da
Israele nei confronti della popolazione civile in rappresaglia per l'attentato subito da un ambasciatore del suo
paese,
condanna come aberrante questo sistema terroristico di risposta che richiama alla memoria proprio quel nazismo di cui gli ebrei sono stati vittime:
invita le chiese a manifestare solidarietà nei confronti del popolo palestinese e a studiare il problema in vista di un'acquisizione critica ('ell'intera questione palestinese.
35. La Conferenza, informata degli
Ordini del giorno votati dalle Assemblee
del XIII e del XIV circuito circa l'eventualità della nomina di. un quinto
professore alla Facoltà di Teologia.
si dichiara anch'essa favorevole alla nomina suddetta, ritenendola utile
al lavoro della Facoltà e alla formazione teologica delle Chiese.
La Conferenza rivolge appello alle
Chiese perché incoraggino i giovani
ad iscriversi alla Facoltà di Teologia
in vista del ministero pastorale.
6
6 obiettivo aperto
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18 giugno 1982 i8 gii
ECUMENE, 8-9 MAGGJO 1982
I Congresso della Federazione femminile e
In viaggio
verso il
Congresso
DAL CULTO DI APERTURA
Anche noi ad Atene
« L’Iddio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso,
essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi fatti
d’opera di mano; e non è servito da rnani d’uomini; come se avesse bisogno di alcuna cosa; Egli, che dà a tutti la vita, il flato ed
ogni cosa. Egli ha tratto da un solo tutte le nazioni degli uomini
perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le
epoche loro assegnate, e i confini della loro abitazione, affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché Egli
non sia lungi da ciascun di noi». (Atti 17: 24-27).
Il discorso di Paolo agli ateniesi
è uno degli episodi più. noti degli
Atti. L'impatto tra l'apostolo e il
raffinato ambiente ateniese, la reaT.ione di quest'ultirno tra il riso e
l'indifferenza ci colpiscono ancora
come uno dei momenti più difficili
della predicazione paolina.
Paolo annuncia agli ateniesi un
Dio che ha caratteristiche tali da
mettere in crisi il sistema culturale greco, il sentimento religioso
corrente, le filosofie.
E' uno strano discorso che questo ebreo fa: parla di un Dio creatore, che non abita nei templi costruiti dagli uomini, che non si fa
servire, non riceve doni, anzi « dà a
tutti la vita, il respiro e tutto il resto »; un Dio che è Signore del mondo e della storia ma che non ne
approfitta, anzi fa ogni cosa perché
gli uomini lo cerchino, nella loro
debolezza, magari a tentoni.
E’ proprio il contrario di un Dio
trionfatore, esigente, « religioso ». E'
un Dio che rischia l'incomprensione e coloro che lo seguono rischiano di essere derisi o abbandonati
0 uccisi.
Nel raccontare l'episodio di Paolo
ad Atene, circondandolo di un alone di singolare importanza anche
dal putito di vista letterario. Luca
ci vuol descrivere come l'Evangelo
sia stato ricevuto, accettato, o rifiutato dalla cultura del tempo di
cui Atene era uno dei centri. Sappiamo che solo « alcuni » accettarono il messaggio mentre quella che
possiamo definire « l'élite » culturale dell'epoca lo lasciò cadere nella
indifferenza.
C'è una singolare identità Ira la
posizione dei colti e raffinati ateniesi e la nostra di per.sona che vivono in un secolo di notevolissimo
nrogresso tecnico con pressoché illimitate possibilità di conoscenza e
di informazione e il discorso di
Paolo a ben vedere mette in crisi
anche noi:
— un Dio creatore pone in crisi
il nostro modo di trattare la creazione, di saccheggiarla, distruggerla, trasformarla negativamente;
— un Dio che ha stabilito per gli
uomini « ...i periodi delle stagioni e
1 confini dei territori da loro abitati » pone in questione l'ordine degli uomini basato sulla sopraffazione e sulla violenza, su supposti diritti di precedenza, sulla legge del
jjiii forte che riesce ad ammantarsi
Ha avuto luogo ad Ecumene nei giorni 8 e 9 maggio il primo Congresso della Federazione Femminile Evangelica Valdese Metodista. I precedenti congressi, infatti, dal 1958 al 1980 raggruppavano solamente la componente valdese.
Forse appunto come primo congresso valdese-metodista ha avuto un po’ di difficoltà nella partenza: a
ciò ha contribuito anche l’assenza, per motivi di salute, della presidente del Comitato Nazionale e la teihporanea indisposizione della solerte cassiera.
Erano presenti 81 delegate rappresentanti le varie
Unioni da Frali a Palermo, più alcune osservatrici; i
lavori, iniziati al mattino deU’8 con il canto di un inno e una meditazione su Atti 17: 24-27, si sono svolti
regolarmente durante tutta la giornata ed il mattino
seguente sotto la presidenza a turno di una valdese e
di una metodista.
E’ stata esaminata in primo luogo la relazione del
Consiglio Nazionale e ci si è soffermati subito sul problema finanziario: è stata auspicata una maggiore
sensibilizzazione da parte delle Unioni nel contribuire
alla cassa della Federazione onde rendere possibile un
maggior lavoro di visite da parte del C.N. specialmente alle Unioni del Sud.
In secondo luogo si è affrontato il problema degli
studi e specialmente quello riguardante la pagina sull’Eco-Luce. La proposta più sensata, a questo riguardo, ci è parsa quella di inviare al giornale, previo accordo con la redazione, più che un numero stabilito
di cosiddetti « paginoni », interventi da parte delle
Unioni quando esse hanno veramente qualche cosa
da dire.
Infine, essendo stata approvata una modifica dei
lavori del congresso tendente a sopprimere gli studia
a gruppo sul tema del peccato (argomento sviscerato
già da tutte le Unioni nel corso dell’anno) si è dedica,
ta buona parte del pomeriggio alle notizie delle varie
Unioni. V’è stato così un interessantissimo scam.bio di
informazioni che ha riscaldato un po’ l’atmosfera «
che ha fatto partecipare le une e le altre ad esperienze diverse e ricche di significato.
Forse se questa parte avesse preceduto l’altra ci
avrebbe aiutato a far partire con più calore il nostro
congresso perché è stato questo il momento che ci ha
permesso di poterci conoscere un po’ meglio.
Mentre fuori il tempo andava man mano peggiorando fino a coprire di nebbia umida i colli romani
pur così belli, l’atmosfera negli accoglienti locali di
Ecumene si andava riscaldando e il congresso terminava serenamente con il culto con la S. Cena presie
duta da tre sorelle. Di esse due facevano parte del col
mitato uscente ed una del nuovo quasi a significare!
una continuazione di lavoro sotto lo sguardo del Si-;
gnore.
Possa realmente essere così e possa il nuovo comitato valdese-metodista che rappresenta le Unioni
dalle Valli alla Sicilia sentirsi sostenuto_ dalle preghiere e dalla collaborazione di tutte le unioniste per in
servizio sempre più fedele al nostro Padre Celeste.
Nelle ore in cui ci sentiremo deboli, turbate, forse
scontente del nostro lavoro, ci sostengano le parole coi
le quali, alla fine della S. Cena siamo state rimandate,
ai nostri posti: « Andate con questa forza, con questal
pace, con questa gioia, sapendo che il Signore è buo-'
no e fedele e ci esaudisce al di là di quanto osiamo
sperare se a Lui ci affidiamo ».
Elsa Rosta«
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INTERVISTA AD ALCUNE COMPONENTI DEL CONSIGLIO USCENTE
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di buoni diritti non solo nei regimi
dittatoriali ma anche nei paesi democratici;
— un Dio che non si fa servire
dagli uomini ma che invece dà tutto, persino il proprio Figlio, che
non abita nelle chiese costruite dagli uomini, mette in crisi la sicurezza più diffusa da sempre: quella
religiosa. E' infatti più gratificante
costruire templi, fare cerimonie, inventare complicate liturgie che riconoscere Dio come Signore. A noi
ricchi occidentali stanno assai bene
le parole di Gesù in Luca 18: 24!
— Un Dio che si lascia cercare a
tentoni, che non è lontano da ciascuno di noi non è un Dio che ci
rende orgogliosi o ci fa sentire superiori, ma è un Dio che, nel suo
amore infinito, per mezzo di Gesù
ci insegna che questa ricerca la conduciamo con altri, i più diversi e
che una ricerca a tentoni non è una
corsa senza scrupoli in cui tutti i
mezzi sono consentiti per arrivare
alla meta, infatti la meta non è stabilita da noi.
Io penso che è in questa ricerca
a tentoni che siamo riunite in un
congresso che di per sé non avrebbe nessun significato se non fosse
visto proprio nell'ottica della ricerca. Noi facciamo parte di un mondo ricco, sofisticato, decadente e
violento come quello degli ateniesi
e il nostro mondo è portato a fabbricare statue d'oro e d'argento a
cui è più facile rendere omaggio.
Oppure, è l'epoca del riflusso, a pensare ai casi propri o a deridere, o a
allontanarsi. Se anche oggi ci sembra di essere numerose siamo spesso nella situazione di quei pochi
ateniesi a cui il discorso di Paolo
non dovette sembrare tanto strano
poiché lo seguirono. Probabilmente, dopo la partenza di Paolo anche
loro si ritrovarono a ricercare Dio
per « poterlo incontrar » e dei risultati non si hanno notizie.
E' probabile che il nostro piccolo
congresso non faccia notizia, non
siamo ani per farne e neanche possiamo illuderci che i nostri discorsi
o la nostra testimonianza abbiano
più presa sui contemporanei che il
discorso all'Aeropago.
Quello che ci è dato di sapere è
che siamo insieme in ricerca di un
Dio che si lascia trovare « perché in
realtà non è lontano da ciascuno di
noi ».
Maddalena Costabel
Che impressione hai avuto dei
primi due anni di integrazione?
tutta
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I Sideri
rate i
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nette,
Una difficile
«mayonnaise»
« ghetto delle Valli » (come ci è
stato detto) per essere proiettati in
una Italia, bella sì ma fatta male,
troppo lunga e man mano che ci si
allontanava gli stessi problemi diventavano diversi.
Mi viene chiesto come ho vissuto l’esperienza dell’integrazione e
le mie impressioni. Avrei preferito
non mi venisse rivolta questa domanda, ma una volta fatta... Chi
mi conosce ' sa che quel che dirò
è detto con sincerità e schiettezza,
ma senza cattiveria. Spero quindi
di non essere fraintesa.
Sei anni fa, quando sono stata eletta a Santa Severa nel Comitato
Nazionale della F.F.V., allora non
ancora integrato, pensavo che il
periodo massimo di lavoro — 3
bienni — poteva essere giusto il
minimo per farsi le ossa in un
Comitato: giusto il tempo per capire come funziona, allacciare contatti, comprendere i problemi. Alla
fine di questo periodo invece, dopo aver partecipato al lavoro della
commissione per la stesura dello
statuto e aver dovuto affrontare i
problemi dell’integrazione, devo dire che ho durato fatica a giungere
al termine del mio mandato.
Tuttavia mi sembra che ora il periodo della critica reciproca sia
dietro di noi e che stiamo entrando
nella fase dell’accettazione reciproca. Se così è, allora è giusto quello
che ci siamo dette abbracciandoci a
fine Congresso, una metodista rimasta in Consiglio ed io: « Guadagni ad essere conosciuta, ho dovuto
rivedere le mie impressioni nei tuoi
riguardi, abbiamo battagliato ma ci
siamo sempre stimate! ».
parlare di che cosa ha tenuto h
sieme un gruppo eterogeneo di;“sc(
donne che si è ritrovato due, o
massimo tre volte all’anno
concordare un lavoro con discuf
sioni sempre appassionate e tal
volta anche tenaci: evidentemente -—
la stessa confessione di fede e li
stessa volontà di adempiere un sei I
vizio utile per le nostre Comunità
Difficoltà ce ne sono state e ce«
saranno ancora ma se non perdt
II
remo di vista lo scopo della nosW
esistenza che è quello di testimi
niare il messaggio evangelico ancl»|j
Il 1
patto
La « mayonnaise » con qualunque
cosa la si mangi è una cosa buona, per cui ora che questa laboriosa difficoltà è alle nostre spalle,
auguro al nuovo Consiglio di lavorare in tranquillità e serenità,
continuando a dirsi le cose con
tutta sincerità e stimandosi vicendevolmente per il bene di tutte le
nostre Unioni Femminili.
nelle nostre attività più semplicista
azioni più umili, la parola integri!’,
zione perderà significato per essei<|'y|jj^
sostituita da quella di unione s^pecca
Chiese e di sorelle nell’amore iii|j ^
Cristo.
sul n
Maria Tamiedj
aità è
Pio h
Ipio e
Buon lavoro.
Niny Boër
Scusatemi il paragone, ma è come quando ci si mette a fare la
« mayonnaise »; bisogna che tutti
gli ingredienti si amalgamino bene
insieme per una buona riuscita della stessa.
Comporre
la diversità
dei doni
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'di Di,
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I ^ Ed
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In generale la « mayonnaise » a
me riesce quasi sempre, quando
la faccio a mano (alla vecchia maniera), ma quando prendo il frullino a volte non riesce. Niente di
tragico: si prende un altro uovo e
si ricomincia da capo, cercando di
mettercela tutta.
Integrazione
è una
brutta parola
Così è stato per l’integrazione. È
come ragionare con due teste invece che con una, il che è già difficile, immaginatevi quando ce ne
sono 6 -t 3!
Sarà che io ero una di quelle 6
che era in contrasto con le altre 3.
Problemi di fondo, mentalità diverse, sfumature, ci hanno fatto discutere non poco; ci si è sentiti proiettati in un contesto che usciva dal
« Integrazione » è una parola che
non mi piace. Ha per me soprattutto senso tecnico, normativo, burocratico.
Come mai le nostre Chiese hanno
legato questa parola a un « patto »
che trascende il significato che essa esprime? Come si può racchiudere la vita dello Spirito in una
integrazione?
Invece che di integrazione, che
mi ricorda soltanto certe difficoltà
a livello amministrativo incontrate in seno al Consiglio, preferisco
Ritengo molto proficuo il lavoi
svolto dal Consiglio in questo P'
mo biennio di integrazione al ® \
di ottenere una migliore piattaff '
ma di intesa e una precipua colf'
nione di propositi fra le due coj!
ponenti denominazionali femmii«
Ognuna di esse ha un suo huH>'ì
e una sua fisionomia ed è st* 4
bello mettere insieme la diversi'!
dei doni e comporli armoniosain® \
te nell’alveo di un’opera comuni
È stato bello conoscersi e pa'
re con la certezza di essersi
chite nei due anni trascorsi insie”
e la convinzione di questa creso
interiore ha mitigato alquanto
malinconia del distacco.
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Abbiamo gettato le basi di
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noi. Abbiamo fatto, con l’aiuto
Signore, ciò che potevamo.
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1982 18 giugno 1982
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ECUMENE, 8-9 MAGGIO 1982
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Sul video ci appaiono quasi
sempre come tragiche figure avvolte in neri scialli, chine presso le bare dei figli o
dei mariti, vittime dell’eversione, o
tra le macerie -delle loro case distrutte dal terremoto. Oppure le vediamo
partecipare ad interminabili processioni, mentre, con volti inespressivi come quelli dei loro idoli
di cartapesta, ripetono meccanicamente preghiere nelle quali sembrano porre poca speranza. Talvolta ci
stupiscono per lo sdegno con cui
ti, a lavorare pellami ed anche a ricamare preziosi corredi per ditte di
cui gli avidi mediatori tengono nascosto perfino il nome e, ovviamente, con paghe da fame.
Quante di loro, reclutate dai « caporali » per la raccolta delle olive,
dei gelsomini, dei frutti, in regioni
lontane, tornavano a casa con la
schiena dolorante ed una paga più
volte decurtata! Da spose, sono
diventate presto « vedove bianche »
per remigrazione dei loro uomini
ed hanno dovuto assumere la cura
re le ataviche tradizioni. Sono
quelle che partecipano all’occupazione delle terre incolte, alle proteste pubbliche contro il disinteresse dello Stato, contro la mafia e le
guerre e che esprimono, col loro
voto, tutta la ribellione repressa
nel cuore per anni.
Ma nel Sud vi sono ancora altre
donne: quelle che hanno un giorno
sentito parlare di Cristo, non di
quello che han sempre veduto solo
in croce, ma di Colui che è risorto,
che è vicino a loro col Suo amore.
Donne del Sud
SITE
chiudono la porta in faccia a chi,
in cerca di notizie emozionanti,
vorrebbe frugare, senza pietà, nel
loro cuore. Emarginate da sempre,
difBdano ormai di tutti e non accettano l’intrusione interessata di
chi, domani, le avrà già dimenticate. Rigide, tragicamente rassegnate, ci sembrano tutte eguali...
Invece c’è una grande diversità
tra le tante donne del Sud. Molte,
è vero, deluse dalla vita, prive di
qualsiasi aiuto dalla società che
----|le ha emarginate, hanno adoperato
(tutta la forza del loro animo solo
per soffocare la sorda ribellione
iChe covano in seno e trasformarla
[in una voluta rassegnazione.
I Fin da bambine sono state considerate inferiori ai fratelli ed oberate di lavori umili ma faticosi, oltre alla cura dei più piccoli; giovinette, sono state sfruttate dal ”lail), voro nero”: giornate interminabili
Q (¡(trascorse in casa a tessere tappe0 atj
pii---------------------------------------
iscus-'
; tal-'
nentil*-------------------------------------
dei figli e dei vecchi, oltre al lavoro della terra, avara di acqua, che
i giovani abbandonano per il miraggio di una facile fortuna in altri
lidi...
Sotto il peso di tante responsabilità, si sono abituate, a tacere o ad
esprimersi per monosillabi. Con
chi parlare, infatti, a chi confidare
ansie e dolori, se tutte vivono la
stessa solitudine, la stessa angoscia?
Vi sono altre donne però, che
guardano con ammirazione e quasi
con un po’ d’invidia, alle giovani figlie che, presa coscienza della loro
identità di donna, osano protestare, ribellarsi, cercare nuove vie,
forse sbagliate, forse deludenti, ma
che serviranno comunque a spezzare il giogo opprimente di una secolare emarginazione. Se hanno
perduto ogni speranza nella propria sorte, vogliono nutrirla per i
figli, divenendo capaci, per essi, di
nuovi sacrifici e perfino di rompe
che le comprende e le può confortare. Vecchie e giovani, hanno tutte sentito nascere, per la fede in Lui,
nuove speranze, nuove certezze e
la forza serena per affrontare difficoltà e dolori. Ma soprattutto,
hanno imparato ad amare i loro
fratelli infelici, ad assisterli come
possono, testimoniando a tutti la
loro fede. Queste donne del Sud,
che non appaiono mai sul video,
si dedicano ai malati, ai vecchi, ai
fanciulli, con molteplici eroiche iniziative e fanno udire la loro voce
di credenti ovunque si discuta di
giustizia, di progresso, di pace. Le
abbiamo sentite parlare con umile
fede al nostro Congresso e ci siamo
commosse. Sono povere che assistono poveri, emarginate che assistono
emarginati, sono il lievito delle nostre comunità del Sud sconosciuto.
Non dimentichiamole!
Anna Nitti
DALLA MEDITAZIONE CONCLUSIVA
Il peso specifico deil’umanità
Q sei
uniti'
ce«|
aerdfj
II peccato è la trasgressione del
patto originario tra l’uomo e Dio,
. (la ribellione dell’uomo alla chiamajta di Dio, il rifiuto della grazia; è
l'incidente tragico che ha messo
yuomo in opposizione a Dio ». Dal
|Peccato di Adamo ed Èva consegue
la condizione di peccato che grava
'sul mondo. In Adamo tutta l’umalaità è peccatrice. Il peccato di Adatto ha alterato la relazione tra uoItio e Dio e ha posto il mondo nella
^ sfera del peccato. L’uomo è avvolto
tial cerchio del peccato, dal quale
iton può uscire se non con l’aiuto
'tll Dio. Per la disobbedienza di uno,
'lutti sono diventati peccatori.
I Ed è lo stesso Paolo che afferma
|runiversalità del peccato, esprimen|ifo un giudizio negativo sulla civiltà
ilei suo tempo (Romani 1; 21). Ma
anche il Popolo eletto (Israele) vir
*5 nell’infedeltà, proprio quando
lavo! giudica e castiga gli altri (Romani
o 22-23). Nel momento in cui il Poli & Polo riceve il decalogo da Dio, il
ttaft Concetto di peccato si basa sulla
con* Itasgressione di questa legge. I docci''eri verso Dio (culto) e verso l’uotniniiPio (il prossimo) si completano nel
Idecalogo (Esodo 20). Con l’avvento
pcQfgfi abbiamo un’evoluzione
^el concetto di peccato: il popolo
stato chiamato, ha trasgredito, ed
rersi è ¡
stato abbandonato da Dio. Nella
ut'®' SUa idolatria, nel contaminarsi con
pa^'pagani e i loro costumi corrotti,
aruPello sfruttamento da parte dei re
isic* t dei sacerdoti che hanno dimentiresd^to la giustizia, il popolo di Dio ha
ito 'dimostrato la sua ribellione e fu
dondannato dai profeti. Così tutti
di 1 tono colpevoli, giudei come greci.
Q d I II peccato è il peso specifico deltol® natura umana come tale: ma
dobbiamo distinguere tra condizio'0 generale di peccato insita nella
icl'df'atura umana e peccati, cioè atti
peccaminosi degli uomini singoli; le
azioni peccaminose degli individui
giorno per giorno, derivano esse
stesse dalla situazione generale dell’umanità che è quella del peccato
universale.
Dio ha eletto l'uomo a guardia
delle creature umane, gli ha donato uno stato di certezza, un mondo
di bene (il paradiso terrestre) e l’uomo ha risposto con la disobbedienza e il rifiuto, lusingato dalle vane
promesse del serpente che gli ha
fatto intravedere la possibilità di
diventare come Dio, di essere egli
stesso Dio. L’uomo ha accolto la
tentazione: ha risposto no a Dio,
alla vita, e ha risposto sì al peccato, cioè alla morte.
Ma l’uomo può da solo vincere la
sua . condizione di peccato, può riscattarsi e rinascere alla vita con
le sue sole forze? Certamente no.
Solo l’intervento risolutivo di Dio
lo può salvare. Infatti Dio ha mandato Cristo, suo Figliuolo, sulla terra e lo ha fatto uomo. Egli è vissuto predicando la Parola del Padre
ed è morto sulla croce, condannato
e perseguitato proprio da quel popolo che era stato scelto da Dio. Ma
Cristo non è morto invano: la croce di Gesù è stata la suprema vittoria di Dio contro il nemico dell’uomo; è il capovolgimento dei valori che costituiscono la legge del
peccato. Il peccato crede di vincere
uccidendo Gesù che gli si è opposto, ma Dio, risuscitando Gesù, proclama la sua definitiva vittoria.
In Cristo (il secondo Adamo, l’uomo nuovo) l’uomo peccatore (l’uomo vecchio) può diventare una creatura riscattata e liberata. La dialettica tra uomo vecchio e uomo nuovo è vinta da Cristo: vittoria della
vita sulla morte, della grazia sul
peccato. Cristo ci ha ristabiliti nella giusta relazione con Dio, che è
fonte di vita per tutti gli uomini.
Il passaggio dall’uomo vecchio all’uomo nuovo è l’attimo critico, il
filo del rasoio sul quale l’uomo si
trova sospeso a combattere continuamente contro la schiavitù del
peccato (la carne) per difendere la
libertà della grazia (lo spirito).
La rinascita alla nuova vita mediante il battesimo e la conquista
.del nuovo mondo non lasciano l’uomo tranquillo, appagato e fermo
nella sua conquista; essa è solo potenzialità, da sviluppare e da ricreare continuamente: in Cristo è un
continuo nascere e morire, lotta tra
bene e male, tra spirito e carne.
Chi semina carne raccoglie corruzione, chi semin.a spirito, avrà la
vita eterna.
Ancora oggi il peccato è nel mondo e l'uomo è ancora nel peccato
quando rifiuta il rapporto con Dio
e di conseguenza con l’umanità.
Quali sono le tentazioni dell’uomo
di oggi? Certamente la sostituzione del bene di Dio con gli idoli: il
denaro, la guerra, il potere, la violenza contro l’uomo e contro la natura, la sopraffazione...
L’uomo della società del benessere e dei consumi, diventa egoista
e insensibile verso i problemi dei
suoi simili. Il desiderio di potere lo
porta alla sopraffazione dei deboli
e degli indifesi, dei poveri e degli
afflitti. Insomma l’uomo moderno
tenta di sostituirsi a Dio e ricade
così nel suo peccato storico. Quindi, anche oggi, la risposta al peccato è la grazia, e la sola conclusione è che l’uomo non può fare a
meno di Dio.
UFV Via dei Cimbri
Napoli
Votazioni
Il nuovo Consiglio
Al primo Congresso della Federazione Femminile evangelica
Valdese Metodista è stato eletto
il Consiglio nazionale che risulta così composto:
Presidente Violetta Sonelli (valdese), via Manzoni 21, 50121
Firenze, tei. 055/663800.
Vice presidente Letizia Sbaffì
(metodista), via G. Venezian 1,
40121 Bologna, teli 051/239227.
Segretaria Claudia Claudi, via del
Passeggio 125, 02044 Forano
Sabino (Rieti), tei. 0765/5047.
Cassiera Graziella Fornerone, via
Stefano Fer 35, 10064 Pinerolo
(TO), tei. 0121/70611.
Resp. Circolare Paola Tron Nisbet, via A. Vaccaro 20, 80127
Napoli-Vomero - t. 081/364263.
Resp. pagina Eco-Luce Lidia Noff
ke Ribet, Ruata 12, 10065 Pramollo (TO).
Consigliera Elisabetta Pagano,
via Sigmund Freud 7, 80131 Napoli.
Consigliera Caterina Rostagno,
10060 Frali (TO), tei. 0121/
8519.
Consigliera Ilona Gasberin, via
Sampolo 139, 90147 Palermo,
tei. 091/546513.
Ai membri uscenti Niny Boér,
Maddalena Costabel, Carmelina
Manocchio, Clara Ranchetti, Èva
Rostain e Maria Tamietti del
Consiglio nazionale della Federazione Femminile evangelica Valdese Metodista un affettuoso ringraziamento dal nuovo Consiglio
e dalle Unioni e Gruppi femminili valdesi m.etodisti per la costante collaboràzione che hanno
dato con dedizione e generoso
apporto di tempo e di forze.
ATTIVITÀ’ LOCALE
Dalle relazioni
delle varie unioni
Il programma del Congresso ha
subito delle varianti: la proposta
di alcune partecipanti di sostituire lo studio a gruppi sul « concetto di peccato nell’Antico e nel Nuovo Testamento » con la relazione
semplice od estemporanea delle attività specifiche delle varie unioni è
stata accolta con vastissimo consenso.
Numerose perciò sono state le relazioni delle unioni le quali più o
meno con caratteristiche analoghe
svolgono la loro attività nel contesto delle comunità e della vita
sociale esterna.
È emerso che quasi la totalità di
esse si riunisce settimanalmente o
quindicinalmente per lo studio della Parola, mentre solo alcune abbinano allo studio e alla meditazione, il lavoro manuale per l’allestimento dei bazar.
Da segnalare:
1) Venosa, che attraverso l’impegno di alcune .signore si affianca
alle strutture sociali locali nell’opera per gli anziani che vivono soli, portando loro la colazione a domicilio, provvedendo al servizio di
lavanderia, al barbiere, e a tutte
quelle necessità che gli anziani non
autosuflflcienti non sono in grado di
risolvere da sé, non esclusa la collocazione temporanea in famiglie disposte ad ospitarli.
2) Le unioni delle Valli hanno
dato vita a semihari per animatrici di studi biblici: questa iniziativa
del tutto nuova si auspica riscuota
grande interesse anche nel resto
delle unioni sì da assumere un carattere nazionale.
3) La lega di Como, oltre ad
occuparsi e a sostenere almeno
parzialmente la retta di una persona anziana ospitata in una casa di
riposo e quella di due ragazzi affidati ad un istituto per minori, con
la collaborazione della comunità,
segue con aiuti concreti almeno
una volta l’anno in occasione del
Natale, 20 persone sole, anziane,
senza parenti, ospiti in una casa
di riposo di CÌomo.
Questo scambio di esperienze sul
lavoro svolto ha provocato un vivo interesse perché è servito da
stimolo non solo, ma ha dato la
sensazione di ridurre l’isolamento
dei gruppi che in situazioni diverse e dislocati in aree geografiche
differenziate, sono tutti impegnati
nel solo obiettivo di dare una comune testimonianza.
Santina Briante
8
8 ecumenismo
]
18 giugno 1982
ASSEMBLEA DELL’UNIONE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE IN ITALIA
Consolidamento e sviluppo
miso ed al conflitto anglo-argentino, e l’altra sui rapporti fra
Stato e Chiesa, in cui si chiede
fra l’altro al Governo italiano di
ratificare al più presto le intese
con la Chiesa Valdese.
Una larga partecipazione testimonia l’interesse che suscita l’assemblea che ogni due anni
riunisce i delegati battisti. Nei prossimi due anni si prepara l’elezione delia nuova presidenza
Elezioni
Dal 26 al 30 maggio u.s. si è
svolta a S. Severa, presso il Villaggio della Gioventù, l’Assemblea biennale dell’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia.
Erano presenti circa 130 fra
pastori e delegati provenienti dalle chiese battiate di tutta Italia,
più un gran numero di osservatori. Molti gli invitati ed i rappresentanti delle diverse denominazioni evangeliche presenti in Italia. Dall’estero sono giunti a portare il loro gradito saluto il dott.
Duke Me Cali, presidente dell'Alleanza Mondiale Battista ed il pastore Stanislav Svec, cecoslovacco, presidente della Federazione
Battista Europea.
Il gran numero di partecipanti
è stata una delle caratteristiche
salienti di quest’Assemblea, segno evidente dell’interesse delle
comunità verso questo grosso appuntamento. Ciò ha provocato
naturalmente anche difficoltà; la
conduzione dei lavori, sotto la
presidenza dei pastori Mario
Marziale e Michele Foligno, non è
stata facile. Un dato molto semplice può illustrare la situazione:
al pranzo del sabato pomeriggio
sono stati consumati circa 260
pasti contemporaneamente.
Al di là di queste note di colore, i lavori hanno proceduto con
regolarità e animata partecipazione. Vogliamo evidenziare qui
alcuni dei fatti più interessanti e
qualificanti di questa Assemblea.
in Val di Susa, a Reggio Calabria,
in Puglia ed a Torino e che fu anche vice presidente dell’UCEBI.
Ed ha anche accolto il pastore in
prova Sergio Tatto! i, che ha iniziato dallo scorso gennaio il suo
ministero a Reggio Calabria.
Un momento di gioia è stato quello delTammissione alla
UCEBI di quattro nuove chiese:
le due comunità battiste libere di
NapolrBagnoli e Napoli Arenella
con il loro pastore Vincenzo Napoleone ed i due gruppi di Bollate e Casorate Primo, della cintura milanese, cresciuti come diaspora della chiesa di Milano.
Una nota di incoraggiamento è
giunta dall’ esame del bilancio
deirUCEBI. Non che i problemi
siano scomparsi, ma, grazie agli
aiuti dei fratelli d’oltre oceano e
soprattutto al contributo delle
chiese che hanno portato le loro
entrate nel 1981 a 450 milioni, è
stato possibile far quadrare i bilanci dell’Unione. Sono stati così aggiornati anche gli stipendi
pastorali che cominciano a raggiungere un livello dignitoso.
Il lavoro dei due
dipartimenti
Nuove chiese
L’Assemblea ha voluto ricordare il pastore in emeritazione Carmelo Mollica, mancato recentemente dopo lunga malattia, che
fu per oltre quarant’anni pastore
E’ stato sottolineato il buon lavoro svolto dai due dipartimenti.
Il Dipartimento per l’Evangelizzazione, fra l’altro, sta conducendo con le chiese di Puglia e Lucania un piano quinquennale di
evangelizzazione che comincia a
dare frutti interessanti. Inoltre
prosegue con crescente esperienza la produzione di materiale
evangelistico, sia con il foglio « Il
Seminatore », rinnovato tipograficamente e nei contenuti, sia con
cassette e videocassette per trasmissioni radio e televisive.
Il Dipartimento teologico, con
i suoi corsi per corrispondenza
per i ministeri locali che contano circa 50 iscritti, con i suoi seminari estivi per predicatori a
Rivoli ed Altamura e con i seminari speciali — ricordiamo quello dello scorso autunno sul battesimo con il prof. Beasley-Murray ed il past. Rostagno e quello
recente sui rapporti fra Stato e
Chiesa con il prof. Giorgio Peyrot — comincia ad essere apprezzato nelle nostre comunità.
Il Dipartimento teologico segue
anche da vicino gli studenti in
teologia che stanno preparandosi
al ministero presso il Seminario
battista di Rùschlikon (Zurigo) e
la Facoltà valdese di teologia di
Roma. Del folto gruppo di studenti (11 a Rùschlikon e 2 a Roma) fanno parte anche quattro
donne. L’Assemblea ha voluto
esprimere ufficialmente con una
mozione approvata a grande
maggioranza l’accettazione da
parte delle chiese del pastorato
femminile, sul quale ancora recentemente v’erano state delle
polemiche, registrate dal mensile
deirUCEBI « il Testimonio ».
Anche il Testimonio è stato oggetto di esame da parte dell’Assemblea che ha lamentato soprattutto i ritardi con cui il mensile
giunge agli abbonati ed alle comunità. Il direttore uscente, Piero Suman, ha sottolineato ancora una volta la scarsa collaborazione, e il numero limitato degli
abbonati che mettono in pericolo
resistenza stessa della rivista. La
direzione del Testimonio è stala
affidata, a partire dal 1983, al
prof. Andrea Mannucci di Firenze.
INCONTRO SULLA FORMAZIONE TEOLOGICA IN EUROPA
Tra Accademia e Diaspora
La regione europea della Federazione Mondiale Cristiana Studenti, in collaborazione con il
Consiglio Ecumenico delle Chiese, ha promosso un incontro di
studenti in teologia dell’est e dell’ovest, sulla formazione teologica in Europa. Le riunioni hanno
avuto luogo a Berlino Est, ospiti delle ESG (Comunità studentesche) della Repubblica Democratica Tedesca, dal 28 al 31 maggio, con la partecipazione di una
quarantina tra studenti e ricercatori, provenienti da 20 Scuole
e Facoltà teologiche del nostro
continente.
Aspetti e problemi
La prima parte del Convegno
è stata dedicata all’esame dei diversi modi di studiare teologia
nelle Facoltà e Scuole delle chiese europee.
Le discipline fondamentali dello studio teologico, come è noto,
sono cinque: Antico Testamento, Nuovo Testamento, Teologia
Sistematica, Storia della Chiesa,
Teologia Pratica. Si tratta di cinque grosse aree di ricerca teologica, che nelle facoltà estere hanno più di un professore e fruiscono di discreti mezzi finanziari. Per quanto ci riguarda, speriamo vivamente che il nostro
Sinodo approvi quest’anno l’istituzione della .5'’ Cattedra; ciò è
indispensabile se vogliamo mantenere l’attuale buon livello accademico, di cui gode la nostra
Facoltà.
Come studiare teologia? In Eu
ropa esistono sostanzialmente
due modelli : quello svizzero e
tedesco occidentale, che privilegia l’aspetto accademico dello
studio teologico; l’altro, quello
anglosassone e della maggioranza dei paesi dell’est, che pone
l’accento sull’aspetto pratico del
lavoro teologico (predicazione,
cura d’anime, uso dei mass media, formazione giovanile ecc.).
E’ noto che il curriculum studiorum della nostra Facoltà è modellato su quello tedesco. Ciò offre notevoli vantaggi. Sul piano
esegetico la formazione che la
Facoltà valdese di Teologia offre
ai suoi studenti, è di altissimo livello; lo stesso dicasi dello studio della teologia sistematica,
che favorisce lo svilupparsi di
una coscienza critica nel futuro
pastore evangelico.
Tuttavia, non bisogna mai dimenticare che la nostra situazione italiana di chiese in diaspora,
è per molti aspetti simile, seppure in situazioni politiche differenti, a quella dei paesi dell’Est europeo. Anni fa (1976) il
Smodo approvò un esperimento
triennale obbligatorio di attività
pratiche degli studenti, nelle
chiese del Lazio e dell’Abruzzo;
perché non si è proseguito m
quella direzione? Non è possibile studiare teologia, come avviene oggi in Facoltà, scollegati dalle realtà ecclesiastiche di Roma
e del Lazio. Quindi come delegazione italiana (Alberto Pool e lo
scrivente) abbiamo sostenuto
una posizione intermedia, tra
quelle precedentemente enunciate, che tenesse in debito conto a
un tempo, sia le esigenze di uno
studio teologico serio, sia la nostra realtà di chiese di minoranza, che hanno bisogno di studenti in teologia attivamente impegnati nelle strutture ecclesiastiche.
Prospettive
Per la maggioranza dei partecipanti lo studio teologico deve
essere finalizzato al lavoro nelle
chiese. Per quanto riguarda l’impegno aH’esterno della comunità
si è sottolineata l’esigenza di una
testimonianza evangelica incarnata nei differenti contesti politici e culturali.
Numerose domande ci sono
state rivolte, come italiani, sui
nostri rapporti con la Chiesa
cattolica. E’ noto che la maggioranza degli evangelici italiani
preferisce i rapporti ecumenici
di base, e questa è stata anche la
nostra posizione, pur rispettando chi opta per altre forme di
ecumenismo. Ai lavori conclusivi del Convegno hanno partecipato alcuni rappresentanti delle
Comunità di base di Bonn e
Münster, che hanno svolto una
apprezzata relazione su « Chiesa
cattolica e teologia femminista ».
Il nostro desiderio è che negli
anni futuri, altri studenti della
nostra Facoltà possano partecipare a simili incontri ecumenici,
occasioni preziose di scambio e
maturazione, per una testimonianza evangelica semp’-e più incisiva.
Eugenio Stretti
La collaborazione
BMV
Da ricordare anche l’accoglienza positiva riservata alla collaborazione tra battisti metodisti e
valdesi (BMV) e l’apprezzamento
per i diversi documenti finora
pubblicati. Da parte di alcuni si
è insistito sul fatto che è necessario estendere la collaborazione
anche alle altre denominazioni
presenti in Italia. E’ stato comunque chiaramente ribadito
che il rapporto privilegiato BMV
ha lo scopo di approfondire la
collaborazione nei settori che vedono già lavorare insieme le tre
denominazioni e non vuole assolutamente costituire il preludio
ad alcuna forma di integrazione.
Sono state approvate dall’Assemblea, a grande maggioranza,
due- interessanti mozioni: una
sulla pace, con particolare riferimento alla corsa agli armamenti nucleari, alla base di Co
Vi sono state infine le consuete
elezioni ai diversi incarichi. Confermati a presidente dell’UCEBI
il past. Piero Bevisi ed a vice presidente il dott. Luca Campenni,
il Comitato Esecutivo risulta
completato con i seguenti nomi:
pastori Umberto' Delle Donne,
Gioele Fuligno, Paolo Marziale,
Luigi Spuri; non pastori Sante
Gannito, Vera Di Carmine, Cristina Spanti. Sono stati confermati Saverio Guarna a segretario del Dipartimento per l’Evangelizzazione, Paolo Spanti a segretario del Dipartimento teologico. Bruno Colombu è il nuovo
direttore del Villaggio di Santa
Severa. I Revisori per il prossimo biennio sono Rossana Di Passa, Giuseppe Mollica, Nella Righetti, Guido Saccomani.
L’Assemblea ha voluto inoltre
costituire una commissione permanente per le nomine, che nei
due anni fra questa e la prossima assise dovrà raccogliere e vagliare le candidature ai diversi
incarichi: nel 1984 scadono fra
l’altro sia il presidente che il vicepresidente deirUCEBI.
Emmanuele Paschetto
LE CHIESE DI FRONTE AL CATTOLICESIMO
Posizioni critiche
Dopo le prime prese di posizione sul rapporto « ecumenismo e
relazioni con il cattolicesimo » inviato dal Sinodo 1981 alla riflessione del mondo valdese-metodista, di cui abbiamo dato notizia
in precedenza, altre ne arrivano
ora in redazione. Segnaliamo di
seguito le informazioni sin qui ricevute.
A Genova, l’assemblea di via
Curtatone ha approvato un documento, piuttosto complesso, in
cui dopo avere chiarito la propria volontà ecumenica ( « unità e
non uniformità ») critica l’evoluzione del Consiglio Ecumenico
(C.E.C.) che avrebbe sempre più
messo al centro della propria riflessione, quindi in un’ottica cattolica, la chiesa con i suoi problemi liturgico-sacramentali anziché lasciarsi condurre dal Cristo. Il CEC, inoltre, lascia intendere il documento, avrebbe ridimensionato il suo compito missionario lasciando prevalere l’impegno politico-sociale sull’annuncio del Cristo. Da qui si sarebbero manifestati « spesso sintomi
di cattività ideologica nei programmi e nella denuncia selettiva dei peccati ». Circa la proposta concernente un concilio veramente universale, i valdesi
Genova lo considerano una « generosa utopia ». Si rileva inoltre,
sul versante assai diversificato
del rapporto tra le chiese, che
l’evangelismo finisce per diventare una specie di « quarta confessione » accanto a ortodossia, cattolicesimo e protestantesimo.
Queste due ultime confessioni
« sono e restano — afferma il documento votato a Genova —- due
modi diversi, e alternativi, di intendere e confessare l’Evangelo e
di viverlo ». Si rifiuta il papato^
«qualunque papato» (la chiesa
« non ha altro capo e maestro e
centro unitario che Gesù Cristo») e si precisa che compito
degli evangelici non deve essere
tanto quello di lievito nella pasta
cattolica quanto quello di essere
chiesa, come diaspora, nella consapevolezza che « le indicazioni
di fondo della Riforma non hanno affatto esaurito il loro valore ». Tra le questioni aperte con
cui il documento chiude segnalo
la seguente; « la TILC sarà, in un
prossimo futuro, la nostra unica
Bibbia corrente? ».
Anche i metodisti di Intra, Lui
di
no ed Omegna hanno risposto agli interrogativi del rapporto sinodale precisando che il raggiungimento dell’obiettivo unitario
non è legato al reciproco riconoscimento dei valori cristiani presenti nelle varie chiese ma: «l’unità va cercata nella comune conversione a Cristo, unico Signore
della chiesa ». Riguardo al rapporto con i cattolici, nel documento metodista si ricordano « i
nodi fondamentali del dissenso »
e si respinge la pretesa egemonica cattolica di « inglobare tutto
e tutti » sotto l’autorità del papa.
Si conclude sottolineando il fatto che il Signore chiama le nostre chiese come ogni altra ad
essere « chiesa nel pieno senso
storico e teologico di questo termine ».
I metodisti di Milano hanno
redatto sull’argomento un pronunciamento articolato in cinque
punti. Si afferma che il « più valido modello di ecumenismo storicamente realizzato è quello della chiesa delle origini » e si sottolinea che è necessario privilegiare l’incontro tra le chiese che
hanno in comune la Bibbia come norma di vita e rifiutano
magisteri e « tradizioni ». Si invoca una maggiore chiarezza,
uguaglianza e reciprocità nei rapporti con i cattolici. La figura del
pontefice rimane « uno dei maggiori ostacoli sulla via dell’unità » e « non ha alcun fondamento
biblico ». Si denunciano i riconoscimenti di tipo gerarchico e sacramentale avvenuti tra chiese
che, in sede internazionale, mirano ad una unità esclusivamente
formale. Il vero ecumenismo —
conclude il documento — « deve
trovare il proprio fondamento
solo ed unicamente sulla Parola
di Dio ». Il che se vogliamo è la
conclusione unitaria ' alla quale
sono giunte le chiese esaminate
in questa nota.
Attendiamo altre reazioni di
cui ci faremo premura di informare i lettori. Nessun Circuito ha
votato particolari prese di posizioni sul rapporto « ecumenismo
e relazioni con il cattolicesimo ».
La riflessione, questa volta, proprio come era nei voti, passa a
livello di chiese locali prima di
arrivare in Sinodo per un dibattito generale, atteso con molto interesse.
G. P.
9
18 giugno 1982
cronaca delle Valli 9
Diavoli e
madonne
A proposito di religione nella
scuola, .vorrei raccontare un piccolo fatto quotidiano apparentemente insignificante. Venerdì 4
giugno mi sono recata a scuola
di cattivo umore, anche se stavamo per andare in gita alle grotte di Bossea. Avevo appena letto
sul giornale della diocesi locale,
un gustoso « corsivo » intitolato:
«Romy, mon amour» (3 giugno
1982).
Siccome ogni cosa che parli di
donne coinvolge anche me, ero
di cattivo umore perché avevo
letto frasi come questa: « Nulla
in lei, (nella nostra Romy) della
ridondanza mediterranea della
Loren, nulla delle curve volgari
della Lollo e perfino della Marylin. Quelle erano femmine, lei
una "donna", con tutto ciò che
di grande e discreto questa parola dice al cuore di un uomo... ».
Vi risparmio il resto, per non fare altra pubblicità ad un giornale che non ne ha bisogno. Io leggo molto. Avevo anche letto (sull'Avvenire del 3, 12, 18 febbraio;
del 7 e del 14 marzo; sul Popolo
del 5 marzo ecc.) che, a quanto
pare, l'educazione religiosa cattolica da impartirsi nella scuola
di stato è un aiuto allo sviluppo
libero della persona.
Questi giornali sostengono
che l’insegnamento della religione cattolica costituisce, per il
bambino, « uno dei tratti più incisivi della esperienza storica nella quale vive ».
« E’ proprio vero, mi dicevo.
La parola incisivi è scelta bene ».
Se un prete culturalmente "aperto" può, senza vergogna, scrivere
in questo modo sulle donne, sia
pure celandosi dietro lo pseudonimo di Erasmo, deve sapere di
avere già "inciso” parecchio, attraverso la sua Chiesa. E infatti,
ne ho avuto la conferma nelle
grotte. I bambini più piccoli, entrando, erano intimoriti: il indo,
le gocce d’acqua... Sarebbe bastato un niente, una frase scelta
bene, uno scherzo, per trasformare questo timore in momento
magico, in fantasia, in mistero..
Ed invece, ecco ancora, da parte'
della guida, la conferma di quanto si può essere segnati da questo modo di incidere: « Non abbiate paura, bambini, non siamo
nell'Inferno ». Qvvio riferimento
culturale. (L'Associazione Italiana Maestri Cattolici dice che « il
bambùio ha bisogno di un simbolismo gestuale, di un verbalismo religioso per acquisire una
condotta religiosa che difficilmente si differenzia dalla condotta morale»).
Le stalattiti più in là erano diavoli («non abbiale paura!»), o
madonne, o chiese rovesciate:
l'orrendo buco nero sul soffitto
era il paradi.so (« ma gli angeli
sono andati a mangiare »). Fra i
genitori, qualcuno sorrideva. Molti erano indignati, accorgendosi
che i piccoli si impaurivano sempre più.
Forse pochi sapevano che .il
diavolo. l'Inferììo, le madonne,
sono di casa, nelle lezioni di religione fatte ai piccoli.
Forse, multo prima di domandarsi: religione sì, religione no?
bisognerebbe che nei dibattiti
pubblici che si fanno sull’argomento si cominciasse a domandarsi: che cosa c’entra Gesù Cristo con la religione?
Ma, naturalmente, sappiamo
che non di questo sì tratta, bensì
di questioni politiche (Concordato) ed economiche (insegnanti di
religione).
Graziella Troii Lami
SAN SECONDO: DIBATTITO DELLA COMMISSIONE DIACONALE
Dove va l'assistenza?
Illustrati da Francesco Santanera problemi e prospettive della situazione assistenziale in Piemonte - Confronto con le nostre opere
Promossa dalla Commissione
per la diaconia si è svolta venerdì 11 giugno a S. Secondo una
riunione di responsabili ed operatori dei nostri istituti (ospedali, anziani, minori) con Francesco Santanera sul tema : « Dove
va l’assistenza oggi ». Nella presentazione dell’ospite, il pastore
Taccia ha indicato le tappe significative della sua battaglia contro ogni tipo di emarginazione
sociale, dal gruppo d’opinione
che nel 1967 ottenne l’approvazione della legge per l’Adozione
Speciale, all’impegno per il decentramento quartierale e la costituzione delle Unità Locali Socio-Sanitarie (ULSS); da quella
per il superamento dell’ONMI
( 1974-75) a quella più recente per
lo scioglimento delle IP AB (Istituzioni Pubbliche Assistenza Beneficenza) e il passaggio dei patrimoni e competenze agli Enti
pubblici. Una battaglia e una
presenza di oltre 15 anni affinché uno dei principi cardine della nostra Costituzione « ...la rimozione degli ostacoli di ordine
economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini » non sia
solo una utopica intenzione.
« In realtà — afferma Santa
nera — si sta assistendo, sia con
la Riforma Sanitaria, che si sta
attuando tra grandi ritardi e difficoltà, sia con la Riforma dell’Assistenza ancora in discussione, ad una riduzione degli spazi a disposizione degli utenti.
Si sta riproponendo, ed è il caso
del Piano socio-sanitario della
Regione Piemonte (1982-84), la
costituzione di nuove strutture
che rischieranno nuovamente di
essere rigide, di essere nuovi istituti, anziché delle forme aperte
di collaborazione istituto-territorio circostante.
Anche per il volontariato, si rischia di avere solo quello organizzato in grosse associazioni,
tagliando completamente fuori
la dimensione dell’aggregazione
locale, in cui, vicini, conoscenti,
nuclei familiari, possano esprimere una loro opera solidale. Se
vogliamo concedere a degli handicappati fisici di potersi autogestire, è necessario che i comuni prevedano la costruzione di
alloggi il cui accesso avvenga
senza scalini o con rampe molto lievi; i cui servizi igienici siano sufficientemente ampi per accedervi in carrozzella, i servizi
di trasporto urbano prevedano
l’allineamento fra banchine di at
tesa e predella... ».
Non sono richieste trascendentali, ma naturalmente a queste
cose normalmente non ci si pensa, perché la società dei sani è
forte e impone la propria visione. Altro esempio, macroscopico,
negli ospedali l’orario dei pasti
è assurdo e dettato solo da esigenze di servizio. Il corporativismo, quindi, ha il sopravvento
su chi non può o non riesce ad
organizzarsi.
Per quanto riguarda la Proposta di Legge sull’Assistenza, da
molti anni in discussione presso
le Commissioni Parlamentari,
mentre si sono già trovate linee
comuni su molti punti, si è rimasti nel vago per quanto riguarda
il problema del personale : chi lo
assumerà, chi individuerà dei
criteri omogenei per i concorsi,
chi indicherà dei metodi di perequazione dei livelli ecc.
Questo argomento, come sta
avvenendo per la Riforma Sanitaria, produrrà, se non affrontato con chiarezza prima della sua
applicazione, una conflittualità
enorme, rischiando di creare paralisi anziché trasformazione dei
servizi.
Per quanto riguarda il trasferimento delle IPAB agli Enti
Pubblici, per Santanera il problema ha una sola risposta : « si
definiscano quali sono le IPAB
che secondo le leggi dello stato
non devono essere trasferite e
non secondo intese particolari,
perché altrimenti, per analogia,
si rischia di lasciare spazi troppo ampi alla speculazione di altri ».
All’obiezione sollevata, che in
questa fase l’Ente pubblico è un
cattivo controllore spesso assente, e quindi anche cattivo padrone, Santanera rispondeva che i
diritti di ciascun cittadino possono essere fatti valere solo se
si ha di fronte una controparte
pubblica.
« Il problema quindi ci tocca
da vicino» — diceva in chiusura
il pastore Taccia — «poiché come credenti, come cittadini e come gestori di una parte dell’assistenza, oltre all’impegno di far
funzionare correttamente le
strutture che ci sono state affidate, abbiamo il dovere di essere attenti alle esigenze degli
utenti, accettando di proseguire
neH’opera di trasformazione ed
in terzo luogo, quello di essere
vigilanti affinché lo stato di cui
siamo cittadini, esplichi correttamente la sua funzione di coordinamento e di controllo. Per
questo dobbiamo continuare a
promuovere l’interesse per la vita politica e amministrativa delle nostre vallate e del nostro
paese in generale ».
Il dialogo quindi va proseguito; non ci nascondiamo le difificoltà e le contraddizioni della situazione generale e nostre, ma
non è isolandoci nel nostro piccolo che supereremo questo momento di incertezze e di trasformazioni in atto nel paese.
Adriano Longo
Le principali decisioni prese in Conferenza
Collegio
La CD, dopo aver discusso lungamente della Scuola media di Torre Pellice,
considerandone esaurita la funzione, invita il SI a disporne la chiusura, a modifica della decisione assunta dal Comitato circa il mantenimento di un
corso a pagamento di scuola media.
Catechismo
La CD riafferma le linee dell'odg 16/
CD 1/1981.
Dà mandato alla CED di convocare
un incontro aperto a tutti i membri di
chiesa che operano nel campo educativo per definire contenuti, metodi e
sbocchi del programma di catechismo,
in vista di decisioni che possono essere concordate nell'incontro dei Concistori, in programma per il 10.10.1982.
Informazione
La CD, dopo aver discusso nel gruppo di lavoro sull'informazione della
nuova impostazione dell'Eoo delle Valli,
esprime il suo apprezzamento,
rileva che nelle corrispondenze delle
Chiose locali delle Valli dovrebbe essere fatta maggiore attenzione alla comunicazione delle notizie oltre agli avvisi di scadenze ecclesiastiche, nominando eventualmente corrispondenti di
chiesa che possano partecipare alle
riunioni periodiche dei collaboratori onde meglio armonizzare il carattere nazionale del periodico con la necessità
della Informazione locale,
ritiene necessario che le chiese si
facciano parte attiva di una adeguata
campagna abbonamenti per l'anno '83,
che .prosegua I già buoni risultati conseguiti negli anni scorsi,
auspica che le chiese installino in
ogni comune apposite bacheche per la
esposizione dell'Eco delle Valli e ne
organizzino periodicamente la diffusione
attraverso la vendita, anche fuori delie
chiese, ed invita la redazione dell'Eco
a condurre uno studio sulle possibilità
di vendita nelle edicole del pinerolese
da presentare alla prossima Conferenza.
La CD, ascoltato il parere del gruppo di studio sull'informazione, rilevato
il positivo incremento dato dall'Eco-Luce
all'informazione nelle Chiese delle Valli
decide di sospendere la pubblicazione
della Lettera circolare alle Comunità
delle Valli (Bollettone), decide peraltro
di avvalersi a decorrere dall'autunno
prossimo quale strumento di collegamento, informazione e documentazione sui temi più attuali e significativi
per le chiese delle Valli, di inserti periodici pubblicati dall'Eco-Luce e da realizzarsi, circa i contenuti e le modalità
tecniche, in accordo tra la CED e la
redazione del settimanale stesso.
La CD, udita la relazione del gruppo che ha discusso sul tema « informazione ", ribadisce l'utilità del lavoro a
Telepinerolo e Radio Koala come strumento di testimonianza nella zona;
ritiene necessario allargare a più
persone il gruppo di responsabili delle trasmissioni stesse, coinvolgendo
tutto il distretto:
ritiene importante che alcuni minuti
di trasmissione, sia alla radio che alla
televisione, siano dedicati a notizie sulle attività di interesse comune:
invita la CED a prendere contatto
con il servizio stampa radio e televisione della FCEI, in vista dell'organizzazione di un seminario in loco per la
formazione di animatori di trasmissioni radio-televisive;
invita la CED a prendere contatto
con i responsabili della III rete RAITV in vista di una nostra possibile
presenza in quella sede.
Ora di religione
La CD, dopo aver discusso il tema
dell'ora di religione nelle scuole,
ribadisce la sua netta opposizione
al Concordato che impone una presenza
teologicamente non corretta della Chiesa cattolica nella società italiana e nella scuola;
esorta tutti i genitori ad esonerare
i loro figli dall'ora di religione, come
affermazione della libertà religiosa in
Italia:
invita le Chiese a sostenere i genitori in questa scelta, curando un'ampia
informazione:
invita tutti gli insegnanti 'elementari ad approfondire il tema della dichiarazione di non disponibilità all'insegnamento della religione in vista di
un'azione massiccia ed unitaria per
una scuola laica ed una presenza corretta della componente evangelica nella scuola;
invita la CED a farsi coordinatrice ed
animatrice tra le varie iniziative che
sono sorte o sorgeranno nel distretto
su questo tema.
Impegno per la pace
La CD esprime la propria solidarietà con le Chiese del XVI Circuito impegnate nella lotta contro l'installazione dei missili a Comiso:
invita i membri di Chiesa a parte
cipare alle attività dei Comitati per
la pace operanti nel distretto, portando nel dibattito la propria specificità
di credenti:
richiama le Chiese all'esigenza di
approfondire la questione del nucleare
civile e di maturare una seria riflessione sul problema della riconversione industriale, tenendo presente la
situazione locale e l'attività delle fabbriche che sono impegnate nella produzione di materiale bellico.
Obiezione
di coscienza
La CD, esaminata la situazione esistente riguardo all'obiezione di coscienza al servizio militare,
conferma la validità di tale scelta
come concreta alternativa rispetto alla logica militare;
sottolinea l'importanza di un'azione
di controinformazione sull'esercito, diretta in particolare a coloro che scelgono il servizio militare e, più in generale, a sviluppare un controllo democratico sugli apparati militari:
invita il comitato di solidarietà con
gli obiettori di coscienza a svolgere
un'azione non solo di informazione ma
anche di promozione, sviluppando la
ricerca sulle motivazioni evangeliche
di questa scelta;
propone che il discorso sul servizio civile venga portato a tutti i giovani delle Chiese, in particolare ai catecumeni:
pone all'attenzione delle Chiese il
problema dell'obiezione di coscienza
di lavoratori addetti alla costruzione
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10
10 cronaca delle Valli
1
18 giugno 1982
Interrogativi sul
programma
« Tutela
materno-infantile »
Vogliamo fare alcune valutazioni Sul
Progetto per la tutela materno-infantile
e l'assistenza all'infanzia presentato
dalla USL 42 (Valli Chisone e Germanasca).
Tale progetto viene espiicitato, come si legge sul frontespizio,in un « piano di intervento per l’anno 1981 (settembre ’81] » e sarà valido, secondo
le affermazioni del presidente Daviero, anche per l'anno 1982.
Prima delle valutazioni, però, vorremmo fare alcune considerazioni che
ci paiono importanti. La prima è che
il discutere dopo numerosi mesi di attesa e di sollecitazioni su di un piano
di intervento che... non c’è (l’81 è ormai finito da un pezzo ed il « piano »
poco sostanzioso dei politici non colma il vuoto degli inesistenti progetti di
lavoro dei molti tecnici) ha messo anche i nostri gruppi-donne, come è successo altrove in Italia, di fronte all’eterno problema di quale rapporto
si debba o si possa avere con il potere.
In sostanza: la politica delle donne
va svolta, va valutata con il metro della
politica tradizionale?
Possiamo volerci occupare di consultorio, di legge sulla violenza sessuale,
di aborto e sperare che le esigenze emerse da questo tipo di coinvolgimento vengano recepite dalla società, dalle amministrazioni, se non entriamo
nella logica delle «lottizzazioni», se
non abbiamo alle spalle un partito che
¡mpon6 i nostri obÌGttivi? La nostra
coscienza politica di donne può crescere maggiormente, raggiungere meglio i propri scopi se sviluppata in
luoghi e in modi autonomi, in diretto
conflitto con chi gestisce il potere, o
va incanalata negli « organismi di partecipazione democratica » di cui tante amministrazioni di sinistra si fanno
un fiore all’occhiello?
La scelta dei nostri gruppi, quando
ne abbiamo richiesto il riconoscimento ufficiale (sancito dall’approvazione
di un regolamento della Consulta da
parte della Comunità Montana) è stata nel passato quella di entrare negli
organismi di partecipazione.
In questo momento, il nostro disorientamento è grande, ed è dovuto soprattutto ad un senso di frustrazione
molto generalizzato. I rapporti con
il potere sono frustranti, quando diventano rapporti di forza. Spesso la
« partecipazione » è vista da chi comanda più come una formalità controproducente (si perde tempo in riu
nioni) che come necessità di democrazia. In questo momento, visti i rapporti poco produttivi che abbiamo avuto con chi doveva gestire le « proposte della base » ci stiamo domandando se non sia stata una scelta errata,
quella che abbiamo fatto.
Poiché, comunque, la Consulta femminile esiste ancora, esporremo brevemente le nostre valutazioni sul progetto.
Intanto ci piacerebbe che il regolamento della Consulta approvato dalla
Giunta della Comunità Montana venisse applicato meglio e che pertanto le
consultazioni e l’informazione fossero effettive. Al di là di questi rilievi, che non sono solo formali,
a) vorremmo che chi gestisce il
consultorio e chi vi opera sapesse
cogliere le esigenze degli utenti o,
nel caso che tali esigenze non si esprimano in modo articolato, sapesse suscitarle, guidarle, elaborarle e farsene carico con risposte adeguate. Questo può avvenire solamente attraverso il confronto delle opinioni. Si tratterebbe quindi, a nostro avviso, anche di un intervento di tipo culturale
che veda confrontarsi intorno alle
proposte emerse dal movimento delle
donne le posizioni politiche e personali degli amministratori, degli operatori socio-sanitari, degli insegnanti,
della popolazione su temi quali ad
esempio; la struttura ed il ruolo della
famiglia oggi; l’educazione sessuale;
la contraccezione nei suoi rapporti con
la ricerca scientifica; gli aspetti psicologici della contraccezione; la soggettività (rapporti interpersonali) ecc,
b) È da valutarsi positivamente
l’utilizzo delle ostetriche nei punti decentrati dei vari comuni del Distretto,
c) Ci pare che attualmente la figura dell’assistente sociale all’interno
del consultorio non sia quella della protagonista attiva, che si sente investita
in prima persona del lavoro che vi si
svolge, ma piuttosto che essa sia
adibita a funzioni di impiegata specializzata ad occuparsi di problemi meramente assistenziali o a redigere il frontespizio delle schede personali d?lle
utenti nella sala d’aspetto,
d) Per quel che riguarda il servizio ginecologico, auspichiamo che
venga ripresa al più presto una attività
di educazione sanitaria che si affianchi
a quella ambulatoriale (lavoro con gli
insegnanti, incontri con gli adolescenti,
momenti di informazione collettiva rivolta alle donne).
Un punto importante da affrontare
nel futuro ci sembra quello del rapporto fra consultorio e ambiente (coinvolgimento dei medici condotti; collegamento con l’Ospedale Civile affinché
anche là venga applicato il metodo
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Dove erano i valdesi?
A proposito del ciclo di dibattiti
sulla fede tenutisi a Pinerolo nel salone dell'Auditorium dell’Istituto Buniva
a cura del « Circolotto », mi sembra
piuttosto grave che iniziative di questo
genere, intese a portare fuori dalle
chiese la discussione sui problemi che
stanno alla base delle varie comunità
cristiane siano state, proprio da loro,
disertate e ignorate. Tutte dunque (senza distinzione tra le più e le meno
legate alle istituzioni ecclesiastiche)
preferiscono — come ha detto il conduttore dell'ultima tavola rotonda —
« giocare in casa »?
Per quanto ci riguarda come valdesi è possibile ad esempio che una
chiesa come quella di Pinerolo non avverta la necessità, direi l'ovvietà, di una
sua significativa presenza?
Rallegrarsi di queste occasioni (improbabili in passato), comunicarle in
anticipo e con rilievo ai culti e sui
giornali, caldeggiare la partecipazione,
significherebbe soltanto essere attenti
a quanto si rhuove « sul territorio » in
un campo che non può lasciarci indifferenti e mostrare che la fede va vissuta « laicamente » ben sapendo,. oltretutto, che i confronti sono arricchenti per tutti.
Mirella Argentieri Bein
Ringraziamenti
Preg.mo Direttore de « L’Eco delle
Valli Valdesi » di Torre Pellice,
Siamo gli alunni della Scuola Media
di Vigone che ci siamo recati mercoledì 28 aprile a Torre Pellice a visitare
il Museo Valdese e la tipografia in cui
si stampa il vostro settimanale. Mediante questa lettera vorremmo ringraziare: il Signor Daniele Tron il quale
ci. ha accompagnati cortesemente durante la visita al Museo dandoci una
esauriente spiegazione sulla storia dei
Valdesi, i responsabili della Foresteria
e il Signor Franco Giampiccoli direttore del vostro settimanale, che ci ha
permesso di conoscere come nasce un
giornale.
Concludiamo questa lettera porgendovi i nostri saluti
La classe II c della
Scuola Media di Vigone
ANNA ARMAND'HUGON
del training autogeno per le donne che
hanno seguito il corso di preparazione
al parto).
Sarebbe opportuno un maggior collegamento fra il lavoro del ginecologo e
quello dello psicologo sui problemi
della contraccezione, della sessualità,
della famiglia e dell’ambiente.
e) Ci pare che anche nel campo
dei servizi consultoriali pediatrici andrebbero attuati metodi di lavoro nuovi, non soltanto attraverso accorgimenti organizzativi ma promuovendo
una nuova mentalità degli operatori
affinché siano disponibili ad avere un
rapporto meno burocratico con gli utenti ed a collaborare maggiormente
con gli altri operatori del consultorio
(previsita: conferenze e dibattiti pubblici: cicli di informazione sull’educazione alimentare ecc.).
' f) Riteniamo che il ruolo dello psicologo sia quello che più di ogni altro
esige da chi lo svolge la disponibilità
a cercare di individuare nei vari settori del consultorio le situazioni problematiche di tipo sociale, sessuale e
di relazione per poter intervenire su
di esse.
g) Poiché i tagli della spesa pubblica da parte del governo sono consistenti, ci pare più che mai importante che gli amministratori locali operino delle scelte politiche qualificanti sul
modo di spendere i pochi fondi a
disposizione. Quello della sanità è,
a nostro parere, uno dei settori fondamentali sui quali battersi per ottenere maggiori finanziamenti da parte
del governo centrale.
Nella speranza che queste istanze
vengano recepite dagli amministratori
perché ne tengano conto nei loro programmi politici, auspichiamo che il
controllo sull'adesione dei tecnici a
tale programma possa avvenire in modo più puntuale ed approfondito.
Per la Consulta Femminile
Valli Chisone e Germanasca
Erica Fornerone
Graziella Tron
Cent’anni in Uruguay
Ha compiuto in questi giorni
100 anni Anna IVlarglierita Armand-Hugon ved. Tron, figura
caratteristica della presenza valdese in Uruguay. Figlia del famoso pastore Daniele ArmandHugon, leader della colonizzazione valdese in America Latina, su
di lei circola ancora un simpatico aneddoto. Il fratello di Anna,
■Victor, uno dei chirurghi più noti dell’Uruguay, presentò un giorno la sorella ad un ministro di
stato. Quest’ultimo, riconoscendo la sua vecchia insegnante, disse ; « E’ soltanto per merito suo
se oggi non giro scalzo per le
strade a chiedere l’elemosina ».
Ci sarebbe piaciuto intervistare direttamente Anna ArmandHugon, ma Montevideo non è
dietro l’angolo. Parliamo di lei
con una persona che non solo
l’ha conosciuta benissimo ma ci
ha lavorato insieme: il pastore
Emilio Ganz che oggi, a 84 anni,
vive a Torre Pellice, dopo avere
svolto un ministero trentennale
in Uruguay. « E’ una donna energica con idee molto chiare —
esordisce Ganz —. Da giovane, si
guadagnò alcune borse di studio
e potè visitare università europee. Rientrata in Uruguay cominciò ad insegnare presso il Liceo di Colonia Vaidense, che era
stato organizzato nel 1888 dal padre, e quando nel 1926 il Liceo
da pareggiato che era passò alle
dirette dipendenze dello stato ne
divenne la direttrice ».
« Livro de cocina y de organización domestica » che raggiunge
subito la 2" edizione. Nel 1919 si
sposa con il pastore Ernesto
Tron che resterà per 27 anni titolare della comunità evangelica di Colonia Vaidense. Qui si
dedica ad organizzare corsi per
le scuole domenicali, scrive manuali per monitori e sviluppa la
« Liga de Señoras ». Accanto a
questi impegni fonda la prima
« Federación Femenina Vaidense » che oggi raggruppa una quarantina di società femminili. Con
il marito organizza, nei periodi
estivi, campeggi giovanili cui
partecipano molti bambini dèi
sottoproletariato urbano. Ottiene da un valdese facoltoso ma
generoso, il dottor Bonjour, alcuni ettari di terreno lungo il
Rio de la Piata per ampliare i
suoi campeggi. Oggi in questa
area, disseminata da pini marittimi, si trovano alcuni edifici capaci di ospitare sino a 250 persone ; è il « Parque 17 de Febrero ». L’elenco potrebbe continuare Anna vive circondata dall’affetto delle due figlie (insegnanti
di liceo) e dei tanti valdesi che
con lei hanno lavorato, sofferto
e lottato negli anni più duri affinché la presenza valdese diventasse sempre di più un fattore
di crescita culturale e democratica dell’Uruguay. Nel continuo
confronto con l’Evangelo di Cristo. Un compito diffìcile ma ricco di risultati tangibili.
Ma il nome di Anna ArmandHugon è soprattutto legato alle
« Escuelas del Hogar », alle scuole di economia domestica che
fondò in molti luoghi. Nel solo
dipartimento di Colonia Anna
Armand-Hugon animò 14 di queste scuole nonché un riuscitissimo « Curso del Hogar Agricola »
in cui si sperimentavano le tecniche più avanzate di coltivazione. In quegli ■ anni pubblica un
G. Platone
Hanno collaborato a questo
numero: Archimede Bertolino, Alberto Bragaglia, Simonetta Colucci, Ivana Costabel,
Dino Gardiol, Alfredo Janavel, Thomas Soggin, Giorgio
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11
18 giugno 1982
cronaca delle Valli 11
ITINERARI ALLE VALLI - 3
Tra Bobbio e Villanova
il valloncello degli
Eyssart e Pravouri
a cura di R. Genre e di V. Benech
Località di partenza:
Eyssart bivio 1020 m
Dislivello 545 m
Tempo del percorso h 3,30
Al Km 5 della carrozzabile
asfaltata Bobbio Pellice - Villano\'a un bivio con indicazione;
Eyssart ci segnala questa ridente borgata poco visibile dalkt
strada. Questo valloncello, omonimo della borgata, a molti gitanti ed escursionisti può forse essere sfuggito perché un po’ nascosto, poco appariscente dal
basso, poco accessibile dall’alto,
fuori da itinerari alpinistici importanti, né accesso a valichi o
grandi alpeggi. Per cui questa
zona è assai poco frequentata e
merita una visita. Nella parte
più alta sembra, da alcune recenti ricerche, si siano svolti fatti storici legati alle vicende del
glorioso rimpatrio. Tant’è vero
che avremo modo, visitando Pravourì, di renderci conto sia della posizione strategica della località, sia anche della struttura
stessa delle sue costruzioni, in
cui sono ancora individuabili le
feritoie.
Lasciato il mezzo nei pressi del
bivio 1020 m, risaliamo a destra
la bella stradina che ci dà quasi immediato accesso alla borgata degli Eyssart 1080 m, contornata da ridenti e verdi praterie.
Questa borgata è ancora abitata
tutto l’anno. I prati sono ben curati e i rustici convenientemente
riattati, con rispetto dell’ambiente. Attraversiamo la borgata su
un sentiero ben segnato, dapprinta tra prati e campi, su un tratto scoperto e ripido che ci converrà affrontare di buon mattino. Tosto il sentiefo si infila in
un veramente stupendo bosco di
faggi, non ceppala, ma di alto fusto. Risalendo all’ombra di que
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sto bosco, un passo dopo l’altro
arriviamo ad un saret panoramico, che ci offre un bel colpo d'occhio anche sul còmbal dell’Abiourau. Riprendiamo la mulattiera
che si inoltra nuovamente nel
bosco, salendo meno faticosamente e dopo circa 50 minuti dalla partenza, superato il bosco ed
i primi larici, ci affacciamo ad
una tranquilla e bellissima radura, Pra la Cros o Pra del Cros
1350 m, ai margini del bosco in
cui, qua e là, sono disseminali
alcuni casolari.
Verso Pravouri
e i suoi casolari
Il sentiero che noi seguiamo,
continua (direzione nord-ovest)
in leggera salita fino al cómbal
1400 m. Siamo proprio all’impluvio del vallone: sopra di noi fanno arco i prati sempre più ripidi
culminanti alla cima Senghiet
1907 m (Burfarant sulla carta
I.G.M.), punto trigonometrico
del contrafforte stretto ed erboso che dalla colletta delle
Paure scende al Bric Bariount.
Auraversato il torrentello la salita si fa nuovamente più ripida
ed il sentiero un po’ meno agevole per via della sua collocazione su prati brulli, privi di alberi
o quasi, soggetti a continui piccof. franamenti che hanno altelato il primitivo percorso.
Superato l’ultimo tratto un po’
tormentato, arriviamo a Pravourì 1450 m ed ai suoi casolari in
parte diroccati. Ci rendiamo conto, esplorando casolari e dintorni, quanto questa posizione fosse facilmente difendibile ed impiendibile dal basso. Sul versante sud-est, ci affacciamo su di un
vero e proprio precipizio; tutto
inlorno prati ripidissimi su cui
non è consigliabile avventurarsi
se non su sentiero, perché molto
scivolosi, sia d’inverno per il gelo o la neve, sia d’estate coll’erba
secca e riarsa: Pra - vourì, appunto prato riarso. Per chi è assetato, esiste sul posto una fresca
fontana. Il luogo merita senz’altro una sosta sia per la sua posizione, sia per la bella veduta
sul vallone della Biava che abbiamo di fronte.
Panorama
dell’alta Vai Pellice
Riprendiamo la salita sul sentiero che, ora nuovamente ben
tracciato, risale il ripido pendio
con giravolte a monte dei casolari (direzione ovest) per accedere ad un piccolo colle di fianco
ad un grosso crostone roccioso
che fa da riparo ad una molto
ben conservata casermetta in
muratura, costruita prima dell’ultimo conflitto (1565 m). Da
questo colletto, abbiamo di fronte tutta l’alta Val Pellice ed una
bella veduta della vasta prateria
di Culubrusa e Le Randoulire.
Iniziamo il ritorno prendendo
la mulattiera che scende tra i
prati sui casolari di Culubrusa
1455 m (segnavia 122) e continuiamo attraversando i casolari
sempre sulla mulattiera, arrivando a La Cassa 1395 m. Attenzione, non attraversiamo il torrente Garavaudan, anche se un sentiero ben segnato vi ci conduce,
ma continuiamo la mulattiera
ben marcata (segnavia 122), che
con una pittoresca serie di giravolte ci conduce ai ca.solari di
Meisouns 1134 m, amena borgata ancora abitata nella bella stagione. Sulla zona a sinistra di
questo sentiero, sui brulli pendii,
fiorisce copiosa a luglio la profumata lavanda di cui si sconsiglia la raccolta.
Da Meisouns, in pochi minuti,
attraversata la borgata, ritorniamo sulla strada asfaltata, trecento metri a monte circa del bivio
degli Eyssart, donde eravamo
partiti.
TESSUTI
CONFEZIONI
ARREDAMENTO
Via Duca degli Abruzzi, 2 - PINEROLO (To) - (Telef. 0121/22671)
Pro Ospedale Valdese
di Pomaretto
Doni pervenuti nel mese di aprile 1982
L. 70.000; Vicino Roberto, San Secondo di Pinerolo.
L. 50.000: Pasta Luigia, Villar Perosa; GardioI Iva, Pinerolo; Galliano Giulia, Perrero; Tosello Jolanda, Villar Pelosa; Long Eugenio, Luserna S. Giovanni; Damiano Giovanni, Pinasca; L.
A.N., S. Germano Chisone, ricordando
le nostre sorelle.
L. 32.000; Talmon Adelina, Villar Porosa.
L. 25.000; La moglie e i figli, in memoria Garro Beniamino, Pinerolo; Villa
Pietro, Villar Perosa.
L. 20.000: Raimardo Maria, Pinerolo; Fam. Momblano, Villar Perosa; Natale Vincenzo, Fenestrelle; Avondet Irene, San Germano, ricordando una cara amica.
L. 15.000: Bianclotto Virginia, Dubbione Pinasca.
L. 10.000: Fam. Abruzzese, Roma.
Pro Rifugio « Carlo Alberto »
di Luserna San Giovanni
Doni pervenuti nel mese di aprile
L. 60.000: Primo Laura ved. Jon Scotta, Torino.
L. 25.000; Merlo Ernestina ved. Ruffo, Torino.
L. 20.000: Lavatelli Libera, Torino;
Somma Gilda, Torino, in mem. Eugenia Bensa; Fam. Bodoira e Almani, in
mem. Luisa Bounous Cambellotti; Martinat Bertalot Maria, Torino.
L. 10.000: Fam. Abruzzese, Roma;
Magliana Lidia, Torino.
Doni pervenuti nel mese di maggio
L. 93.000: Condomini, inquilini e
Amministratore del condominio XXV
aprile, in mem. di Fornerone Elda.
L. 50.000: De Filippis Ciardi Giuliana, in memoria di Livia Luzzani, Milano.
Pro Asilo dei vecchi di
San Germano
Doni pervenuti nel mese di febbraio
L. 900.000: Direzione e Maestranze
RIV-SKF Villar Perosa.
L. 255.000: Dr. Enrico Peyrot.
L. 100.000; In mem. di I. Burattoni v.
Fabbri: Dr. Paolo Fabbri; Dr. Andrea
Fabbri.
L. 99.000: Gruppo Catecumeni Pomaretto.
L. 73.000: Fam. Tampioni-Burattoni,
Ferrara, in mem. I. Burattoni ved. Fabbri.
L. 62.000: I colleghi di lavoro di
Grill G., in mem papà.
L. 50.000: N. N.; Clelia Pogolotti Amprino, in mem. C. Amprino; Elisa Acunzo, in mem. Riccardo; I nipoti, in
mem. zio Riccardo.
L. 30.000; Fam. Menusan-Beux, Pramollo, in mem. cari; Rita Alimonda.
L. 20.000: Paschetto Liliana, Prarostino: Wanda Ferretti, Rho, in mem.
di I. Burattoni ved. Fabbri.
L. 10.000: Codino Frida e Claudina,
Prarostino, in mem. T. Gay Bonjour;
Maria Ulmini Abbena. Torino, in memoria cari.
Doni pervenuti nel mese di marzo.
L. 210.000: Concistoro Valdese di
Praii.
L. 150.000: Unione Femm. S. Remo.
L. 100.000: Fam. B.ta Ser, Prarostino
in mem. Gay Virgilio e Matilde Gay
Bonjour.
L. 50.000; Fam. Ronchi, Pinerolo.
L. 40.000; Chiesa Ev. Coliegno.
L. 20.000: F. Beviiacqua Schaerer, Losanna, in mem. M. Giampiccoli; Codino Livio, S. Secondo.
L. 15.00C': N. N.. in menr. M. Satidri.
L. 10.000: N. N., S. Secondo.
L. 5.000: Katia Gay, S. Secondo.
Doni pervenuti nel mese di aprile
L. I.C'00.000; Erminia Ghigo, Miiano.
L. 268.455; Unione Femm. di Zurigo.
L. 119.545; Unione Valdese di Pa
rigi.
L. 150.00D: Lega Femm Valdese.
Milano.
L. 110.000: Tron Adele ved. Ribet.
Torino.
L. 100.000: Fam. Alfano. Pinerolo.
in mem. Renato.
L. 80.0C0: i nipoti Sola, in mem. G.
Mandrino.
L. 50.000: La moglie in mem. L. Serafino: Maria Monge Serafino, in mem.
papà e nonni.
L. 40.000: Chiesa Ev. Collegno.
L. 30.000: Vittorio e Francesco Rivoiro, Torino, in mem. i. Rivoiro; Rinaidi ines e Murialdo Vincenzina,
Vado Ligure: Costantino Eveiina, S.
Secondo, in mem. genitori: llda e
Emiiio Giordano, in mem. Vera Viti,
S. Germano.
L. 25.000: Bertalot Gina e Ida, Pinerolo, in mem. cari.
L. 20.000: Martinat Bertalot Maria,
Torino; Fornerone Vairolatto Maria, in
mem. Oreste, S. Secondo; Zia Alice, S.
Germano, fiori per Silvano; Gino e
Wanda Long, in mem. S. Rocclone;
L.A.N. Rostan, S. Germano, in mem.
del fratello; Unione Femminile S. Germano, in mem. Vera Viti.
L. 15.000: Pons Emilia, S. Secondo,
in mem. cari.
L. 10.000: Magliana Lidia, Torino; GardioI Ada Vicino, S. Secondo; La moglie e i figli, in mem. di Silvano, S.
Germano; Lillina Bert, S. Germano, in
mem. E. Castagno.
1 sedia a rotelle: I figli, in mem.
Long Jenny Martinat.
Doni per Centrale Termica
L. 500.000: Donata e Armando Cutriguelli, in mem. Nicola Cutriguelli.
L. 50,000: Melchiori Eugenia ved.
Peyronel, S. Germano.
« Coniti la cerva agogna i rivi
delTacque. così l'anima mia
agogna a te, o Dio »
(Salmo 42: 1)
E’ deceduto il fratello
Aldo Chiara
Assieme ai familiari, ne danno il triste annuncio le comunità di Alessandria, Bassignana e S. Marzano.
Alessandria, 8 giugno 1982
AVVISI ECONOMICI
CERCASI. La Chiesa valdese di Pinerolo ricerca la collaborazione — preferibilmente di una coppia di pensionati — per mansioni di pulizia e
custodia locali tempio di via dei Mille, 1. Disponibilità alloggio, orto ed
altre facilitazioni; per informazioni
rivolgersi agli anziani C. Costantino
(0121) 70701 e E. Coucourde (0121)
74643.
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studentessa. Telefonare a Pinerolo
0121/201203 chiedendo di Carla.
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evangelica 55-65 anni disposta vivere con lei in alloggio di sua proprietà per reciproca assistenza e
compagnia a Borghetto S. Spìrito
(Savona). Scrivere a Lea Acelli Vigo,
C.so Europa 45/37 Borghetto S. Spìrito. oppure telefonare 0182/970300.
USL 42 - VALLI
GHISONE-CERMANASGA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 31000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 20 GIUGNO 1982
Perosa Argentina: FARMACIA CASOLATI - Via Umberto ! - Tel. 81205.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa; tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 43 - VAL PELLIGE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-testiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 20 GIUGNO 1982
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON,
i/ia Repubblica, 22 - Tel. 91328.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.288.
USL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
12
Í2 uomo e società
18 giugno 1982
j^lRMATE TRA REGIONE PIEMONTE E TAVOLA VALDESE, LE PRIME INTESE REGIONALI
Protocollo
d’intesa
Fuori dal ghetto, per
un servizio evangelico
Venerdì, 4 giugno 1982, ore
11.30. Torino, Palazzo della Giunta Regionale.
Il presidente Ezio Enrietti per
la Regione Piemonte e il vice-moderatore Alberto Taccia per la
Tavola Valdese firmano l’Accordo per l’inserimento degli ospedali valdesi di Torino, Torre Pellice e Pomaretto nelle strutture
pubbliche della Regione.
Presenti l’assessore alla Sanità Bajardi, la responsabile del
gabinetto signora Tasselli e una
nutrita delegazione valdese in
rappresentanza dell’ Ospedale
valdese di Torino e della CIOV,
giornalisti, televisione.
Dopo la firma, nel suo discorso il presidente Enrietti Ija sottolineato l’importanza della Convenzione siglata, in quanto rappresenta un significativo momento attuativo del piano sociosanitario regionale, ed ha espresso alla Tavola Valdese l’apprezzamento per la scelta operata.
« Il piano socio-sanitario che
la Regione si è data recentemente — ha detto il presidente —
affronta tale tema in coerenza
dei disposti legislativi nazionali,
con un processo in tre fasi;
1) gli ospedali valdesi vengono inseriti nella rete dei presidi
che costituiscono il servizio sanitario regionale, tenendo conto
della loro qualificazione istituzionale e funzionale e della loro
scelta di campo (non casa di
cura rna ospedale) operata già in
attuazione della legge di riforma
ospedaliera;
2) l’inserimento di tali ospedali nella rete dei presidi del
servizio sanitario regionale, con
le conseguenti implicanze funzionali, attesa l’autonomia istituzionale di tali ospedali, presuppone un rapporto convenzionale tra la Regione e la Tavola
Valdese per definire le modalità di inserimento di tali ospedali
nel territorio ed il conseguente
ruolo operativo dei singoli istituti;
3) la terza fase, conseguente,
e rappresentata dal rapporto
convenzionale dei singoli ospedali con le UU.SS.LL. competenti, con contenuto gestionale.
Comitato di RadaziORo: Franco
Becchino. Mario F. Berutti, Dino
Clesch, Niso De MIchelis, Glorflio
Gardìol, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Giuseppe Piatone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelii, Giulio
Vicentini, Liliana Vigllelmo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabile;
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Anrministrazione; Via
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• La Luce •: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
• L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960
Stampa; Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
V_______________
La Convenzione odierna rappresenta pertanto da un lato il riconoscimento del ruolo degli ospedali, dall’altro il loro inserimento nelle procedure della programmazione socio - sanitaria,
con i vincoli che ciò comporta »
Il presidente Enrietti ha inoltre sottolineato il fatto che la
Convenzione viene siglata con
« una confessione religiosa che
nel Pienlonte ha non solo delle
radici storiche ma una significativa presenza culturale e sociale » ed ha auspicato l’attuazione anche dell’Intesa a livello
nazionale con lo Stato italiano.
La scelta politica
della Chiesa valdese
Il pastore Taccia ha illustrato
la precisa scelta politica della
Chiesa valdese relativa alle proprie strutture sanitarie. Fin dal
1968 vari ordini del giorno sinodali hanno espresso la volontà
della nostra chiesa di muoversi
verso un inserimento completo
degli ospedali evangelici nella
Riforma sanitaria, aprendoli al
pubblico servizio pur nella salvaguardia della loro autonomia
giuridica e amministrativa.
Una prima tappa importante
di questo cammino è stata la
« classificazione » dei nostri ospedali in base alla legge 132 del
febbraio 1968. Questa linea è
stata assunta dopo lunghi e a
volte sofferti dibattiti, ad esclusione della scelta privatistica che
da più parti veniva proposta come soluzione migliore.
« I nostri ospedali — ha detto
il pastore Taccia — sono sorti
nel secolo scorso per rispondere alle esigenze di una popolazione evangelica emarginata e
socialmente esclusa dal godimento di alcuni diritti civili fondamentali. Cessata ora questa
condizione di discriminazione
non desideriamo ricreare, con le
nostre stesse mani, un’altra forma di ghettizzazione, ma vogliamo porre le nostre sia pur modeste strutture a disposizione
di tutti, offrendo ad altri quello
che nel passato ci era stato negato di fatto nelle strutture pubbliche e confessionali.
Siamo lieti ora che, con la
firma del presente protocollo di
intesa, questa scelta di disponibilità si concretizzi in un atto bilaterale definito, da cui emerge, cosa per noi importante,
la volontà dell’Ente pubblico di
accogliere la nostra proposta ed
accettare il servizio reso dai nostri presidi sanitari, integrandolo nei propri piani operativi
di territorio.
Ci rallegriamo inoltre che l’atto che abbiamo compiuto attui,
in sede regionale, il dettato dell’art. 8 della Costituzione italiana, che prevede appunto l’Intesa, come modo corretto di impostare il rapporto tra lo Stato
e le confessioni religiose diverse
dalla cattolica ».
Concludendo il suo discorso
il vice-moderatore ha ricordato
che « se nel protocollo abbiamo
sottolineato la nostra volontà
di mantenere la nostra autonomia giuridica e amministrativa
nella salvaguardia dei valori evangelici originari, non è per
mantenere una astratta prerogativa e tanto meno per affermare
una qualche forma di privilegio,
ma per poter esprimere meglio,
attraverso il mantenimento della nostra identità, un servizio
concreto secondo quello spirito
evangelico di sensibilità umana
con cui vogliamo contraddistinguere tutte le nostre opere, anche se, lo confessiamo pubblicamente, non sempre ci riusciamo.
Questo, se Dio lo vorrà, sarà il
modesto contributo che vorremmo portare...: un contributo di
lealtà, di correttezza, di umanità,
in una cooperazione che, nel rispetto delle proporzioni, auspichiamo soddisfacente per ambo
le parti, per il raggiungimento
del comune obiettivo di prevenire
ed alleviare le sofferenze della
gente per mezzo di un servizio
sanitario degno di questo nome ».
Giuliana Gandolfo
e convenzione
Accoglienza all'Inatteso
(segue da pag. I)
capitato in casa un amico che è
stanco ed ha (ante, e io non ho
nulla da mettergli dinanzi. E allora non posso far altro che passar sopra alle regole della buona
educazione, e andare a svegliare
nel cuor della notte un altro, un
amico che si farà un po’ pregare
ma poi finirà con l’alzarsi dal letto, anche se questo comporta il
disturbare tutta la famiglia già
addormentata, stante la disposizione e l’arredamento della casa... e mi darà non solo i tre pani richiesti (la. razione sufficiente. per il pasto), ma tutto quel
che fa di bisogno.
L’amico disturbato aprirà la
porta di casa e risponderà. Il Signore non mi rimanderà a mani
vuote.
Perché io ho preso coscienza
della mia situazione di bisogno
quando ho smesso di considerare solo me stesso e mi sono posto di fronte alle necessità dell’altro. Sono andato a chiedere, a
pregare, non per avere e tenere
ma per essere in condizioni di
dare e di servire. Questa è la profondità della preghiera: chiedere
per poter dare, sapendo che in
questo dare, cioè nella nostra
partecipazione e nella nostra so
lidarietà, ci è consentito di esprimere l’amore di Dio. Sapendo che
lo esprimeremo solo nella misura in cui Dio stesso ci concederà
di farlo.
A questa preghiera, Dio risponde. Si lascia disturbare. Non ci
rimanda a mani vuote, ma ci
concede i tre pani necessari a
sfamare il nostro ospite.
Questi pani, ce li dà in prestito, come in prestito noi glieli
abbiamo chiesti. Perché la grazia
che Dio ci fa di rispondere al bisogno dell’altro, è un dono che
''està suo, del quale siamo fatti
non depositari ma amministratori. Nulla di più. Ma neanche nulla di meno.
Ed è solo per il dono e la grazia di Dio che l’ospite inatteso diventa il fratello, per il quale ci si
alza dal letto e si apparecchia la
tavola, con il quale si mangia insieme, con il quale si divide il
pane che Dio ci ha prestato... Forse, non è ancora il pane della Cena, ma è pur sempre il segno di
una. realtà nuova: il segno che
Dio, se noi glielo chiediamo per
noi e per le nostre chiese, ci aiuta ad uscire dall’ordinaria amministrazione, ci rende prossimo e
Irateilo l’estraneo e l’indesiderato.
Salvatore Ricciardi
Premesso da parte della Regione
Piemonte
a) che gli Ospedali Valdesi di Torino, Torre Pellice e Pomaretto di cui
all'Art. 1 della legge 27.11,1973, N. 817,
secondo i disposti deH'Art. 41 della
legge 833/78, erogano « assistenza pubblica »;
b) che pertanto detti presidi vengono ad essere integrati pienamente nel
servizio sanitario pubblico;
— attraverso la loro collocazione
nel contesto programmatico sanitario
regionale e zonale
— attraverso la necessità ex lege
di convenzioni tra U.S.L. competenti per
territorio e_ dette istituzioni
— attraverso la correlativa obbli. gatorietà della previsione di spesa
per dette convenzioni;
c) che l'integrazione di tali presidi nel contesto programmatorio regionale e zonale comporta la conseguente necessità di adeguamento alle prescrizioni del piano sanitario regionale;
d) che tali necessità di adeguamento dei presidi nonché i modi, la
qualità e la quantità delle prestazioni
che detti presidi dovranno erogare,
attesa la natura ecclesiastica delle
istituzioni che li gestiscono, devono
trovare in oggi ed in futuro idonea
formalizzazione in accordi convenzionali tra le parti interessate;;
e) che in particolare i rapporti
convenzionali devono articolarsi su
due livelli:
— il primo, avente contenuto programmatorio, ha come riferimento
l'Ente Regione ed è finalizzato alla
definizione delie modalità di inserimento nel territorio ed al conseguente ruolo operativo dei singoli istituti;
— il secondo, avente contenuto
gestionale, si articolerà nelle convenzioni con le U.S.L. competenti, a norma dell'Art. 41 dèlia Legge 23.12.78,
N. 833;
Premesso da parte della Tavola Valdese;
a) che la Chiesa Valdese fondò nel
1821, nel 1831 e nel 1843 rispettivamente gli Ospedali di Torre Pellice,
Pomaretto e Torino, in un primo tempo
volti all'assistenza dei valdesi, che
dopo l'editto albertino di emancipazione del 17.2.1848, consapevole del ruolo
sociale apertosi con tale atto, sostituì
all'azione di difesa quella di azione pubblica nel campo dell'assistenza sanitaria tanto che detti ospedali ottennero la classificazione ex Art, 1 comma 5" e 6“ della legge 12.2.1968, n. 132,
rispettivamente quello di Torino il 5,12
1969, quello di Pomaretto il 30.12.69 e
quello di Torre Pellice il 15.7.75; che
pertanto intende mantenere tali ospedali come strumento ed espressione
concreta di quello spirito evangelico
di servizio che storicamente ha contraddistinto ed intende contraddistinguere le proprie opere ed istituzioni;
b) che la Chiesa Valdese ha ripetutamente ribadito la scelta della collocazione di detti ospedali all'interno
dell'area pubblica pur ritenendo necessaria la salvaguardia dei valori originari — da cui gli istituti in questione derivano;
c) che I esigenza di mantenimento
dei peculiari valori religiosi delle opere implica che l'inserimento nella
rete nosocomiale pubblica salvaguardi
l'autonomia giuridico-amministrativa
delle opere stesse (d'altra parte riconosciuta e confermata daH'Ordinamento Statale), per cui l'integrazione dei
servizi, avente carattere funzionale e
non istituzionale,' avverrà sulla base
di intese paritetiche e quindi di libero consenso;
d) che la Chiesa Valdese intende
valutare e quindi discutere globalmente la situazione ed il ruòlo futuro dei
tre Ospedali di Torino, Torre Pellice
e Pomaretto. pur tenendo presenti le
difformità statutarie e strutturali dei
tre stabilimenti e la specificità dei
singoli bacini territoriali di inserimento;
e) che è in corso un processo di
integrazione che consentirà agli ospedali interessati di raggiungere un loro
assetto istituzionale autonomo ma uniforme, con riflessi certamente positivi
nei rapporti con gli Enti pubblici territoriali;
f) che, nelle more di detto assestamento, tuttavia, è sin da ora possibile operare alcuni accorgimenti tecnici e funzionali volti ad una omogeneizzazione delle strutture ospedaliere valdesi mediante l'istituzione di
alcuni servizi integrati (amministrativi, economali, tecnici), che consentano ai tre ospedali una maggiore dinamica ed una maggiore facilità di
adeguamento agli impegni contratti
con l'interlocutore territoriale.
Ciò premesso,
— visto l'art. 41 della legge 23.12
1978 N. 833;
— vista la deliberazione N. 105-1329^
della Giunta Regionale del Piemonte
in data 26.1.82 tra
la Regione Piemonte, nella persona
del Presidente pro tempore della Giunta Regionale Ezio Enrietti e
la Tavola Valdese, nella persona del
Vice Moderatore pastore Alberto Taccia a ciò delegato con delibera del
6.12.'81
si conviene quanto segue;
1) Gli Ospedali Valdesi di Torino,
Torre Pellice e Pomaretto sono inseriti
ed integrati stabilmente nella rete delle
strutture, sanitarie pubbliche, conformemente all'allegato 1 del piano sociosanitario regionale per il triennio '82'84; le unità di ricovero e cura ed
servizi speciali di diagnosi e cura ogg
esistenti sono definiti ed individuati
negli allegati A-B-C, anche in deroga
alla tipologia di base prevista nel paragrafo 27 dell'allegato N. 1 del piano
socio-sanitario della Regione Piemonte
per il triennio 1982-84.
2) La Regione Piemonte assicura
per il tramite delle UU.SS.LL. competenti per territorio il finanziamento della
assistenza sanitaria erogata dagli Ospedali Valdesi di Torino, Torre Pellice
e Pomaretto sulla base delle risultanze del bilancio di previsione riferito ai
singoli stabilimenti e delle eventuali
variazioni deliberate dai competenti
organi degli enti firmatari delle previste convenzioni ai sensi dell'art. 41
della legge 833/78, ed in relazione al
livello dei servizi richiesti ed erogati
dalle strutture predette; il bilancio sarà predisposto avendo per base lo
schema disposto dalla Regione per le
UU.SS.LL., ai sensi della legge regionale N. 2/1981.
3) Con le modalità che saranno
fissate con delibera della Giunta Regionale su proposta dell'Assessore
alla Sanità, la Regione Piemonte assicura al personale dipendente dagli
Ospedali Valdesi di Torino. Torre Pellice e Pomaretto, in possesso dei requisiti di legge, l'esercizio del diritto
alla mobilità sul piano regionale previsto dall'art. 25 del DPR 20.12.'79 N.
761.
4) La presente convenzione entra
in vigore il 1" gennaio 1982 e resta in
vigore per la durata del piano sociosanitario regionale per il triennio 19821984 e si intende tacitamente rinnovata per eguale periodo ove sei* mesi prima della scadenza una delle parti
non invii all'altra disd^ta a mezzo lettera raccomandata, fermo restando comunque l'inserimento e l'integrazione
degli Ospedali Valdesi di Torino. Torre Pellice e Pomaretto nella programmazione sanitaria regionale.
Le parti convengono di regolare di
comune accordo mediante protocolli aggiuntivi ogni eventuale variazione dei
contenuti della presente convenzione
derivante dalla dinamica delle esigenze
del territorio.
L’informazione sui presidi sanitari valdesi, inseriti nel quadro
regionale con la firma dell’Intesa Ira Regione Piemonte e Tavola
Valdese, prosegue con altri articoli nei prossimi numeri.