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ECO
DELLE miLT VALDESI
Spett.
BIBLIOIECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCIV - N. 41
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Eco: L. 2.000 per l’interno
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TORRE PELLICE. 16 ottobre 1964
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
La Chiesa valdese alla “ripresa,, autunnale
Tokio
Dalla più recente circolare del Moderatore E. Rostan e dagli atti delle ultime sedute della Tavola Valdese, stralciamo una
serie di notizie di interesse generale, che
in qualche modo fanno il punto sulValtualità della vita della Chiesa Valdese.
A parte diamo il quadro degli spostamenti attuati nel nostro « campo di
lavoro». AlTinterno della Tavola Valdese gli incarichi sono così ripartiti;
« La Tavola, precisate le responsabilità sue e delle Commissioni Distrettuali. a norma degli art. 48, 59 e lOo
dei R. O., delega : per le questioni concernenti il IV e V distretto (tutta l’Italia centro- meridionale, esclusa la
Calabria e la Sicilia) il Vicemoderatore A. Ribet; per il VI distretto (Calabria e Sicilia) il Past. C. Gay; per il
II e III distretto (Italia settentrionale,
salvo le Valli) il Past. A. S.baffi; per
il I distretto (Valli) il Past. P. L. dalla ». Segretario della Tavola è il Past.
P. L. dalla; archivista il Vicemodera.tore A. Ribet, coadiuvato dal p.rof. Gino Costabel, vice archivista ; il Prof.
G. Peyronel e il Rag. Ugo Zeni sono
revisori interni dei conti.
In relazione con un tema discusso
neH’ultimo Sinodo, come abbiamo riferito la scorsa settimana (rapporti
T'avola-Commis,sioni distrettuali), « la
l'avola riconferma e fa nuovamente
conoscere le noirme transitorie già approvate rtel passato' e cioè:
a) «Precisa che alla Commissione
distrettuale compete quanto riguarda
la direzione delle attività in comune
delle Chiese del Distretto, il potenzia.mento delle attività evangelistiche, le
visite di chiese e l’eseircizio della disciplina ecclesiastica di cui agli art.
181 e 182 dei R.O.. Rimane di compe
lenza della Tavola ogni altra incombenza di carattere amministrativo
(personale, finanze, stabili, istituti).
b) « La Tavola... delibera di conservare il criterio della ripartiziosne terri
toriale per ciò che ritarda le re-sponsabilità amministrative dei membri
della Tavola, delegando loro particolari responsabilità nel campo ecclesiastico. Pertanto la corrispondenza delle Chiese dovrà essere indirizzata: 1)
per le questioni amministrative, ivi
compresi i rendiconti di spese, alla
Tavola nella persona del suo delega'to
e p. c. alla C. D.; 2) per le questioni
ecclesiastiche alla Commissione distrettuale e P'. c. alla Tavola nella per
sona del suo delegato. Ogni tre mesi
i Co'nsigli di Chiesa faranno una re
lazione della loro attività indirizzandola alia C. D. e p, c. al delegato della Tavola. Il delegato della Tavola dovrà informare la C. D. per ciò che concerne i movimenti di personale».
Fra le nomine di persone a cariche
particolari, due sole variazioni : e si
tratta di due variazioni rallegranti, in
quando implicano rentrata in ruolo,
sia pure per il momento per un anno
di prova, di due nuovi dipendenti laici, che accettano il ’trattamento pastorale’; il Dott. Carlo Papini, che da
gennaio assumerà la direzione della
Libreria Editrice Claudiana, dopo aver
trascorso vari anni quale condirettore di una Casa tipografica; e il Sig.
Sergio Nisbet che, dopo un’esperienza
di alcuni anni in Canada nel settore
alberghiero, assumerà la direzione della Casa Valdese di Vallecrosia.
Gli atti della Tavoia riportano qumdi il lungo e ampio elenco di coloro
che in varia veste, direttiva o collabcrativa, laici e pastori, sono investiti di
una responsabilità particolare : è
elenco ohe nella secchezza dei dati fon
r.isce però indicazione delle molte linee di attività e di servizio su cui la
nostra Chiesa è impegnata, e dà, nero
su bianco, il senso rallegrante di mol
ti e molti collaboratori, impegnati in
un servizio modesto e ignoto alla Chiesa nel suo complesso. E’ giusto che,
almeno collegialmente, li ricordiamo
e li ringraziamo, questi collaboratori.
Fra le assunzioni in prova, ve n’è
anche una pastorale: dal 1« novembre il Past. Eugenio Rivoir, che ha iiiiziato il suo ministero nei Grigioni, in
Val Bregaglia, collaborando fra l’altro alla redazione di « Voce evangelica », si è messo a disposizione della
Tavola e a servizio della Chiesa Valdese : benvenuto, o bentornato !
Un piccolo spostamento delle zone
di collaborazione ’mtegrata’ metodista-valdese : mentre la Chiesa di Udine e diaspora viene riaffidata al paste
re metodista di Gorizia (ora il Past.
Massimo Tara), la Chiesa di Biella
viene affidata alle cure del Past. Vezio Incolli, conduttore della comunità
metodista di Vintebbio. A Trieste il
pastore valdese Umberto Bert ayra
1 Incarico di entrambe le comunità,
valdese e metodista. Indubbiamente
l’integrazione di comunità viciniori o
co-residenti, valdesi e metodiste, non
è molto avanzata.
Alcune novità e molto lavoro da svolgere seriamente
Quello che si prevede come il grande avvenimento deH’anno che ci stadavanti è il Congresso Evangelico,
che come già annimciato si aprirà,
D V., a Roma il 26 maggio. L’atto 363
della Tavola suona al riguardo :
« La Tavola fissa il numero dei delegati valdesi al Congresso Evangelico
io conformità all’art- 23 A. S. 1964 nella seguente misura: 7 membri della
l avora Valdese, 2 membri del Consiglio della Facoltà di Teologia, 2 membri del Com. Naz. FUV, 2 membri del
Com. Naz. FFV, 2 membri del Coni.
Esec. di Agape, 75 delegati delle Conferenze distrettuali, così ripartiti : I
Distretto 35 (14 nastori e 21 laici), II
Distretto 12 (5 e 7), III Distretto 10
(4 e 6), IV Distretto 7 (3 e 4), V Di
stretto 5 (2 e 3), VI DiS'tretto 6 (2 e
4) La Tavola si riserva la nomina di
10 delegati di sua designazione. I nomi
dei delegati al Congresso e la loro quar
lifica dievono pervenire alla Tavola
Valdese in modo assoluto entro il 28
Febbraio 1965»; la cosa è ovviamente
di estrema impiortanza per l’organizzazione del Congresso e per le questlo
ni logistiche; questo implica che le
Conferenze Distrettuali dovranno- essere riunite e pionunciarsi entro il 15
febbraio circa. Le comunità sono chiamate a studiare attentamente i documenti che Ta-pposita CommiS'.sio-ne dovrebbe inviare al più presto; si tratta
di documenti preparatori che occorre
esaminare con attenzione e sollecitudine, rispondendo aU’allegato questionario che sarà distribuito.
Questo non sarà il solo tema di studio per Tanno' entrante: infatti le comunità dovranno esaminare il rapporto della Commissione :nista di studio,
valdese-metodista, sul progetto di più
piena integrazione delle due chiese;
tale rapporto sarà diffuso e discusso
in assemblee di chiesa; dovranno studiare il rapporto presentato dal Prof.
Valdo Vinay al Sinoido, sul problema
dell’evangelizzazione, o-ggi, e del valore della presenza di una diaspora evangelica in Italia; dovranno esaminare,
sulla traccia del rapporto di una commissione sinodale, t’atteggia-mento del
cristiano di fronte alla guerra e alla
violenza ; infine, il Sinodo ha affidato
allo studio delle comunità il rapporto
sul « Servizio », del! assemblea del
C.E.C. a Nuova Delhi, dopo quelli su
« Testimonianza » e « Unità » esaminati gli anni precedenti. Tutto questo
materiale di studio sarà pubblicato e
diffuso dalla Claudiana al più presto.
Data la grande abbondanza di temi
di studio e di discussione, è stato' rinviato (al prossimo anno?) l’esame dei
documenti delTAssemblea riformata
di Franco'forte sul Meno. Altro problema rimasto aperto, quello dei nostri istituti d’istruzione secondaria,
anzi di tutta l’istruzione secondaria,
poiché si tratta pure deiristruzione religiosa nelle scuole secondarie statali,
almeno alle Valli. Le Chiese, dunque,
saranno costrette, se vogliono essere
fedeli al loro mandato e alle loro precise responsabilità, a lavorare secando una precisa tabella di marcia. La
serietà delle decisioni che verranno
prese nei vari settori del nostro campo di lavoro dipenderà daU’impegno
con cui esse opereranno.
Risultano poi fissate le seguenti
date e collette speciali: lo novembre.
Domenica della Riforma (coll, prò Società Biblica); 25 dicembre. Natale
(coll, prò Villa Olanda, per decisione
sinodale); 18-25 gennaio. Settimana
di preghiera universale (coll, prò Mis
sioni); 14-21 febbraio. Settimana Valdese (off. di rinuncia); 28 marzo. Domenica della Facoltà di Teologia (vocazioni pastorali ; coll.) ; 9 maggio. Domenica della famiglia cristiana (coll
prò Ospedale Valdese di Pomaretto,
per decisione sinodale).
Co'n decorrenza dal 1° giugno 1964
la Tavola ha deciso un aumento del
10% degli assegni e pensioni, versato
semestralmente quale todennità straordinaria. Il costo dela vita cresce.
Ma le comunità devono tener presente che, perchè la Tavola possa affron
tare serenamente questo ulteriore carico, occorrerà che esse aumentino
fortemente le loro offerte: in questi
ultimi anni, e in pai'tjcolare nell’ultimo, dopo la campagna d’informazione condO'tta dalle Commissioni distrettuali in collegamento con l’ufficio della Tavola, l’aumentp c’è stato, e anche considerevole: tuttavia non pare
ancora che es.so sia riuscito a pareggiare quello del costo medio della vita, forse perchè il punto di partenza,
non molti armi fa, era molto basso.
Un o.d.g. sinodale (art. 16) suona: «Il
Sinodo afferma che le contribuzioni
delle Chiese devono co'prire la totalità
delle spese di culto... ». Finora questa
copertura non si è n^iai avuta, se non
con i cospicui doni di chiese e amici
esteri. Prossimamente varie comunità
saranno private, per un periodo più o
meno iungoj del loro latore, inviato
in nfissione qua o là: bisogna che esse
sappiano ben* chiaramente che diversamente la nostra Chiesa avrebbe da
anni dovuto ridurre di almeno un terzo i suoi effettivi e il suo lavoro; non
csiamo pensare, d’altro lato, che una
chiesa, un cristiano possano mai così
ragionare ; se il denaro viene così, lasciamolo venire; sarebbero spiritualmente morti.
Il Moderatore cosi concludeva la sua
circolare: «Nel nostro quotidiano operare, il Signore ci chiama ad essere
« luce del mondo ». Viviamo in un
tempo in cui si parla molto, anche
nella Chiesa. E’ necessario parlare so
prattutto per esprimere delle idee o
per annunziare un messaggio. Tuttavia non sempre le nostre parole sono
sufficientemente chiare e persuasive;
talvolta esse sono soltanto un discorso più o meno convincente ed è op
pcrtuno lasciarsi richiamare al vero
senso della nostra vocazione cristiana da Colui il quale disse ai suoi discepoli di tutti i tempi : « Voi siete la
luce del mondo ».
« Commentando queste parole, Leonhard Ragaz scrive ; « Considerate,
non dice- una luce del mondo, nel
senso di bagliore d’intelligenza mondana, ma la luce del mondo. Questo
non ha nulla a che fare con la grandezza o la piccolezza umana. La luce
del mondo è il Regno di Dio e coloro
che lo recano. Questi 'oossono essere
umanamente piccoli e insignificanti,
il Regno è grande. Forse è meglio che,
umanamente considerati, siano piccoli e insignificanti. Se brillano troppo
di luce propria, possono forse non brillare deila luce di Cristo. Cristo è laluce del mondo. Non esiste nessuna
altra luce e chi la prende la Lui risplende e illumina, irradia ed è veduto ».
SPOSTATE ALCUNE PEDINE
sullo scacchlore ecclesiastico
In seguito alle elezioni tenutesi in alcune chiese autonome e alle
decisioni della Tavola, la situazione del 'campo di lavoro' pastorale
risulta mutata come segue:
Pastore Neri Giampiccoli
Pastore Alberto Ribet
Pastore Aldo Comba
Pastore Pier Luigi Jalla
Pastore Umberto Bert
Pastore Alessandro Vetta
Pastore Marco Ayassot
Pastore Giovanni Peyrot
Pastore Eugenio Rivoir
Pastore Gino Conte
Evangelista Giorgio Resini
Milano
Pisa
Bergamo
S. Germano Chisone
Trieste
Brescia
Prarostino
Catania
Catanzaro
Torino, 3° pastore
Riesi, coadiutore
Cronaca del Concìlio
Dietro il problema Scrittura-Tradizione c’è il problema dell’autorità della Chiesa, cioè del rapporto
tra Dio e la Chiesa, tra Cristo e il suo corpo
Dal 30 settembre al 6 ottobre ha
avuto luogo in Concilio il dibattito
sullo schema sulla Rivelazione (De
Divina Revelatione) —- uno ded temi
controversi dell’intero Vaticano II. Esso si riallaccia alle animate sedute del
novembre ’62, quando imo schema sullo stesso argomento, intitolato' « Le
due fonti della Rivelazione », non
piacque alla maggioranza dei « padri ».
fu quindi ritirato e una commissione
mista (di cui facevano parte, tra gli
altri, i cardinali Ottaviani e Bea) fu
incaricata di redigere un nuovo testo.
Nel marzo del ’63 il nuovo testo era
pronto; fu inwato 'Ui vescovi e, sulla
base di circa 280 osservazioni scritte
pervenute alla commissione, fu ancora riveduto e infine approvato sia dalla Commissione Teo'logica (presieduta
dal card. Ottaviani) sia dal Segretariato per TUnione dei cristiani (presieduto dal card. Bea). La redazione
del nuovo testo è stata dunque alquanto laboriosa. Il Concilio ha prati
camente detto di no alla dottrina delle due fonti della rivelazione, ma sembra avere qualche difficoltà a formulare ima dottrina nuova, che traduca
quella nuova sensibilità che si sta fa
cendo luce nel cattolicesimo in merito
ai rapporti tra la Chiesa e la Rivelazione.
La stampa quotidiana ha dedicate
poco spazio al dibattito conciliare su
questo argomento perchè — han scritte i giornali — verteva su un problema « squisitamente teologico », che si
suppone -sia di scarso interesse per il
grande pubblico. In realtà il problema
discusso la settimana scorsa in Concilio è un problema di vitale importanza. E’ una delle famose « questioni di
fondo » del dialogo interconfessionale.
E’ uno dei punti in cui la via delie
Chiese della Riforma e la via della
Chiesa cattolici), si sono separate. Nella trattazione di questo problema, non
sono in giuoco solo delle tesi teologiche più o meiio contrastanti : è in giuoco la coscienza stessa che la CWesa
ha di sè. Dietro il problema ScritturaTradizione c’è il problema deU’autorità nella Chiesa, cioè, in ultima analisi, il problema del rapporto tra Dio e
la Chiesa, tra Cristo e il suo corpo.
La Riforma ha detto: la Chiesa è
figlia della Parola di Dio, e la Parola
è contenuta nella Sacra Scrittura, il
Concilio di Trento ha detto; la Chiesa
è figlia della Scrittura e della Tradizione, in quanto Dio, per rivelarsi, si
serv'e di entrambe. Che cosa dirà il
Concilio Vaticano II?
Schematizzando un po’ si può dire
che nella teologia cattolica contem
poranea i rapporti tra Scrittura e Tradizione sono concepiti e spiegati in
due modi diversi: la teologia post-tridentina e controriformistica sostiene
che la Scrittura è incompleta e deve
essere integrata e completata dalla
Tradizione (che ha uno sviluppo au
SEGUE
IN TERZA PAGINA
Olimpiadi 1964
Parabole
Io ti celebrerò, perchè sono stato
fatto in modo meraviglioso, stupendo.
La gloria dei giovani sta nella loro forza.
L’Eterno dà forza allo stanco e
accresce vigore a colui cli’è
spossato. I giovani s’affaticano e si
stancano; i giovani scelti vacillano
e cadono, ma quelli che sperano nell’Eterno acquistano nuove forze, si
alzano a volo come aquile; corrono
e non si stancano, camminano e non
s’affaticano.
Il vostro corpo è il tempio dello
Spirito Santo.
Come potete credere, voi che
prendete gloria gli uni dagli
altri e non cercate la gloria che viene da Dio solo?
Non sapete voi che coloro i quali
corrono nello stadio, corrono
ben tutti, ma uno solo ottiene il premio? Correte in modo da riportarlo. Chiunque fa l’atleta è temperato in ogni cosa; e quelli lo fanno
per ricevere una-»corona corruttibile; ma noi, una incorruttibile. Io
quindi corro, ma non in modo incerto, lotto al pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi, tratto duramente il mio corpo (l’essere mio)
e lo riduco in schiavitù...
Sopporta anche tu le sofferenze,
come un buon soldato di Cristo
Gesù. Uno che va alla guerra non
s’impaccia delle faccende della vita,
e ciò affin di piacere a chi l’ha arruolato. Parimenti se uno lotta come atleta, non è coronato, se non
ha lottato secondo le regole.
Quando sarà apparso il sommo
Pastore, otterrete la corona
della gloria, che non appassisce.
Sii fedele fino alla morte, e ti darò la corona della vita.
Io ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho
serbato la fede; del rimanente mi
è serbata la corona di giustizia che
il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo
a me ma anche a tutti quelli che
avranno amato la sua apparizione.
Quanto a noi, la nostra cittadi
nanza è nei cieli, donde aspet
tiamo come Salvatore il nostro Si
gnor Gesù Cristo, il quale trasfor
merà il nostro corpo umiliato ren
dendolo conforme al suo corpo glo
rioso, in virtù della potenza per la
quale egli può anche sottomettersi
ogni cosa.
Questi testi che — i nostri lettori Tavranno riconosciuto — sono tutti biblici, sono
stati pubblicati sull’ultimo numero de ”La
Vie protestante” in occasione dell'apertura
dei giochi olimpici di Tokio. Li additiamo
alla vostra meditazione, quale sfondo delle quotidiane cronache giornalistiche e radiotelevisive di questi giorni. In queste parole vi è la gloria dell’uomo (”Tu Thai fatto poco minor di Dio”, dice il salmista)
e la sua fragilità terribile; vi è la coscienza
del nostro corpo, strumento delVagire di Dio
o strumento della concupiscenza; vi è l’immagine, la parabola tante volte ripetuta della vita cristiana che non è mistico quietismo, ma lotta quotidiana, faticosa, da impegnare senza soste, in un allenamento instancabile; una lotta la cui gloria è tutta e
soltanto futura; ma in essa si è sostenuti
dalla forza rinnovatrice di Dio e dalla promessa del Regno.
2
N. 11
16 ollobre 1964
Von abbiate altro debito con alcuno, se non
damarvi fli uni gli altri (Romani 13: 3.
Per mezzo delPamore. servite gli uni agli altri
(Galati 5: 13'
NELL'AFRICA INQUIETA
Il ministero pastorale
condiviso
Una giovane chiesa impegnata
Poco più di tre anni fa, discutendo
intorno al problema dellautonomia
Ideila Chiesa di Como, era sorta una
obiezione giusta. Si era rilevato che
con l’autonomia una Comunità ricavava dei vantaggi evidenti, come per es.
un ministerio pastorale duraturo; ma
che questi vantaggi a favore delle comunità autonome, cioè più mature, avvenivano il più delle volte a scapito
delle piccole comunità non autonome,
meno mature, che più ancora avevano
bisogno di un ministerio duraturo, e si
vedevano, ogni paio d’anni, per così
dire « soffiare via » il pastore.
Ora, quasi in risposta a questa obiezione giusta, la nostra comunità si trovò, al momento del riconoscimento da
parte del Sinodo 1961 della sua autonomia, di fronte ad un compito inatteso: di cedere una parte del suo ministerio pastorale per la cura del gruppo olandese evangelico di Ispra-Varese In questi tre anni di autonomia si
può perciò dire che la comunità di Como ha voluto dimostrare con i fatti di
non voler fare della sua autonomia un
privilegio egoistico, ma anzi: è stata
spinta dal Signore stesso a rendere un
servizio ai fratelli di Ispra-’Varese. Essi da poco si sono costituiti in comunità; il gruppo olandese ha ricevuto il
suo Pastore dall’Olanda e noi possiamo ringraziare il Signore di aver potuto rendere questo servizio a questo
gruppo più piccolo di noi.
E’ chiaro che con questo servizio a
questi fratelli che ce l’avevano chic
sto. è stata dimezzata l’opera del Pastore a Como. Tuttavia non crediamo
che l’opera pastorale in genere sia diminuita. Anzi abbiamo la netta sensazione che essa nella nostra comunità
sia notevolmente aumentata. Infatti il
ministerio pastorale, che è il ministerio
di Cristo vivente stesso a favore della
sua Chiesa e del mondo, non si esercita esclusivamente per mezzo dei pastori. Il ministerio pastorale è affidato,
oltre che al pastore e al Consiglio di
Chiesa, anche a ciascun membro della
comunità.
Ebbene: sono proprio questo nor
male visitarci a vicenda, questo spontaneo affiatarci insieme, mediante l’ospitalità e la cordialità, mediante servizi
reciproci e concrete manifestazioni d’amore e d’affetto, che sono aumentati
tra di noi in questi ultimi anni. In questo modo si è perciò notevolmente aumentata in mezzo a noi l’opera pastorale, cioè la presenza di Gesù Crist-o
vivente in mezzo a noi. Non ci illudiamo: un pastore che pur corre e visita
continuamente la sua comunità, non
avrà ancora concluso niente e avrà male impegnato il suo tempo, quando non
è lo Spirito del Signore anzitutto che
crea in ciascun membro di Chiesa quella disDonibilità e sensibilità di fronte
al prossimo, quella gioia di poter portare la parola di consolazione e il servizio, da parte del Signore, aprendogli
la propria casa o andandolo a visitare.
Se ciascuno di noi s’impegna in quello senso, il ministerio del pastore potrà essere molto più efficace e vero per
la nostra Chiesa. Scopriremo nel culto personale giornaliero, nella frequenza al culto ogni domenica di ciascun
membro di Chiesa, una necessità gioiosa. sempre più insopprimibile. La comunità renderà automaticamente una
testimonianza efficace e potente al Signore Gesù Cristo, nella nostra città
e nei paesi, dimostrando la vita nuova
che crea in noi il Signore della vita in
cui crediamo
Che questa autenticità e fervore di
vita comunitaria, siano l’impegno e la
bandiera per questo nuovo anno di attività e di vita assieme, per poter veramente rendere il servizio che la Chiesa di Gesù Cristo deve rendere al mondo. Thomas Soggin
(Da un sermone tenuto nella Chiesa di
Como, la domenica 4 ottobre)
I Ielle,ri dell’Eco-Luee' ricordano certamente che nella sua ultima lettera il mis
sionario Giovanni Conte parlava della ribel
lione dei seguaci della profetessa Alice
Len.sliina, contro il soverno del Dr. Kaunda nella Rbodesia del Nord. Ricorderanno
anche di aver visto una fotografia di Alio’
nel numere del 2 ottobre.
Riproduciamo ora alcuni brani di una
corrispondenza pubblicata il 27 agosto nel
;< Methodis: Recorder » (organo del Meto
di'Smo Inglese) a proposito di quello che le
Chiese Cristiane stanno facendo per pacificare quella zona tormentata.
« Ero seduto con un gruppo di corrispondenti alla mensa della polizia di ChinsaM,
ne' centro della Provincia del Nord dila
niata dalla ribellione, quando una emission- tardiva della radio annunziò che il papere Colin Morris, presidente della Chiesa
L nita dell’-Africa Centrale, era partito in
aereo per Chiusali, con un gruppo di pastori indigeni e di missionari, che conoscono
il Beanba (diatelto locale), per una missione pacificatrice. Essi intendevano stabilire
contatti con le migliaia di ribelli, seguaci
di .Alice Lenshina, nascosti nei boschi, e
cercare di persnadeili a tornare pacificamente nei loro viMaggji ».
■< La voce rlell’iinnunziaitore fu sommersa
dalle esclamazioni saroastiche dei poiliziotti e dei giornalisti, che avevano visto da
vicino la ferocità dei guerrieri Lumpa, td
avevano osservalo personalmente le atroci
tà commessa sn pacifici contadini dai vencí itali vi membri di quella tribù. Una seitimana più lardi i sarcasmi erano diventati
fischi di ammirazione mentre Colin Morris
e i suoi col abora’ori circolavano senza paura nei boschi, dove nessun altro si sarebbe
avventuratt senza una numerosa scorta di
stldaiti e poliziotti ».
L’articolista spiega poi ehe questa spedizione è stata iniziala su domanda del Prime MinÌLstro Dr. Kaunda. Colin Morris ha
rivolto un appello ai pastori e missionari
della regione delle miniere di rame (Coppcrbell), al qicale h.inno risposto 19 nomini e 3 donne, lascia-idc' un solo pastore anziano in carica di quelle chiese. A loro si
sono aggiunti due pastori anglicani. Ess'
agisconc in tre direzioni. Alcuni si occupano dei ribelli catturati dalle truppe governative. Altri lavorano per alleviare le miserie materiali e spirituali dei tremila profughi (he lianno abhanriona'tn i loro villaggi per paura dei ribelli, c sono ^tati accolli in un grande campo, dove sono giunti
sprovvisti di lu'Mo. Per dr più nel campo
sono scoppiate epidemie di polmoniite e
vainolo. Un te^'zo gruppo, guidato da Morris in perscna, cerca di stabilire contatti
coi ribelli.
Citiamo ancora rarlicolo del Metlioilist
Recurder:
« Essi hanno visitato idej villaggi in regioni lontane, coi quali uon vi erano più
sta’i contatti dairinizio dello stato di emergenza. Questo gruppo ha viaggiato senza
armi e senza scorta, seguendo sentieri iso'ati attraverso regioni che, secondo le forze
dell’ordì ne, sono piene di bande di guerideri Lampa ».
« QuiestO' iio.n è 'Stato un lavoro per genie
schizzinosa. Parecchie volte hanno trovato
dei villaggi (dove tutti gli abitanti, uomì
!•'. donne, e laiuiulli erano stali s(^annati
e mutilati), pieiii di cadaveri che marcivano
ili i-ole. Ai gioinalisli che lo hanno interrogato. Morris ha sempre mininiizzato il
pericolo e detio die quasi tutto il lavoro
(•(bmniiito è .s‘ato semplicemenite uno sforzo
duro, noi: so e senza nu^la di drammatico.
Ma coloro che conoscono ia regione non
Io (rodono. Uno degli ufficiali superiori
nell’esercito mi Iia detto: ’ Questi uomini
d? ('hiesa dimostrano un coraggio e un sangue freddo, che uomini come me possono
apprezzare e ammirare’.
Un giorno Morris e il suo collega Mackenzie decisero di visitare il villaggio devastato di Sione, centro del movimento di
Lenshina, e teatro di una sanguinosa battaglia Ira le truppe e i guerrieri Lunipa. Il
giorno prima la polizia aveva rifiutalo di
accompagnarvi un gruppo di giornalisti americani, perchè consideravano la cesa troppo
risihiosa- Ebbene Morris e Mackenzie lilua-'sero due oro nel viillaggio a parlare con
1 pochi superstiti de’la battaglia, che sono
tornati da] boschi, poi ripartirono per Chinsali. A mezzo miglio dail vilJaggio la loro
automobile urtò contro una roccia e lo sterza» si ruppe. Abbandonata la macchina tornarono a piedi da Chinsali aitlraverisando
dei boschi nei quali i guerrieri Lumpa sono suipposti nasccndersi, senza ailcun inciden'e, — se non dei piedi dolenti! ».
« Qualunque sia la conclusione dei torbidi causati da L-en.shina, la Chiesa della
Rbodesia del Nord, avrà dimostrato il suo
impegno e la sua consacrazione, e che essa
è pronta a soffrire ner l’Evangelo ».
R. C.
imi..............................
r
, TRIBUNA LIBERA j
4J II cristiano e la guerra
L’esempio di Gesù Cristo e degli Apostoli
Forse in pochi altri testi come nel Nuovo
Testamento, sì riscontrano seri riferimenti e
chiare indicazioni, alla carità, alla pietà, al
perdono, alla pace e in definitiva aU’amore.
Non si trovano incertezze o riserve, a questo
proposito, nel N. T.: Gesù ci chiama ad
amare il nostro prossimo come noi stessi,
come egli cì ha amati, cioè in maniera incondizionata ed infinita. Da questa considerazione parrebbe possibile trarre la conclusione più semplice, chiara ed evidente : quest’amore esclude sempre Tuccisione del prossimo, si tratti di morte individuale (assassinio) o di uccisioni di massa (guerra, genocidio); esso vieta inoltre qualsiasi forma di
violenza, morale, fisica o spirituale (Matteo
5: 21-22, 43-48).
Abbiamo già detto (1) che l’amore per il
prossimo, che è la legge e la testimonianza
del N. T., assume nella persona del Cristo,
un valore nuovo rispetto all’A. T., perchè
non ci è possibile amare che nella misura
nella quale siamo uniti a Gesù con la fede
vivente ed operante (Giov. 15). E’ quest’amore, ch'Egli ha manifestato con la Sua venuta e con l’insegnamento della Sua vita,
che gli permeile di affermare che anche
qualsiasi violenza (morale o spirituale) è vietata : « Io vi dò un comandamento nuovo :
che vi amiate gli uni gli altri... » (Giov.
13: 34) e proclamare con autorità: «Voi
avete udito che fu detto : ama il tuo prossimo ed odia il tuo nemico. Ma Io vi dicOs
amate i vostri nemici e pregate per quelli
che vi perseguitano » (Matteo 5: 43-48). E’
dunque alla luce di quest'insegnamento (o
di quest’etica nco-testamentaria, se di etica
si può parlare) che dobbiamo cercare una
risposta al nostro problema (2).
In tutto il N.T., Gesù ci invita, ci chiama, e cì ordina dì amare il nostro prossimo
in modo assoluto. Perchè? Innanzitutto perchè forse questo è uno dei m(xlì migliori e
più validi con cui noi possiamo ringraziare
Dio per la salvezza che ci ha dato in Gesù
Cristo. E poi perchè Egli ci chiede di testi
Buon anno.
Collegio Valdese \
L’inaugurazione dell’anno scolastico
1964-65 ebbe luogo giovedì 1« ottobre
neH’aula sinodale. Si è ritornati alla
antica tradizione della prolusione; un
po’ di « ufficialità » non guasta.
Il pastore A. Deodato diede inizio
alla cerimonia con una profonda analisi del concetto di sapienza, sul piano della ricerca intellettuale e deirinccntro deU’uomo col suo Signore. Pre
Se poi la parola il professor F. Corsani
che illustrò appassionatamente e dettamente le bellezze archeologiche di
Napoli, in un quadro vivo, reso più colorito ancora dalla proiezione di alcune felicissime diapositive.
La cerimonia che aveva avuto inizio
con la lettura di un brano delle Sacre
Scritture, terminava col Padre Nostro
e la Benediaicne. Il preside della S.
Media, prof. Gino Costabel ed il preside del Ginnasio Liceo, prof. Augusto
Arniand Hugon, davano quindi succinte relazioni sull’andamento del decorso anno scolastico.
Al completo erano il Corpo insegnante e la scolaresca.
Ospiti graditi, rassessore all’istruzione di Torre Pellice, prof. Ernesto
Bein, in rappresentanza del sindaco;
il pastore Sergio Rostagno, della Commissione distrettuale; la professoressa Lidia Trossarelli, preside della S.
Media .Statale Leonardo da Vinci; il
comandante la Stazione locale dei Carabinieri. Il dottor E. Gardiol, presidente deH’associazione Amici del Colicgio, aveva latto peirvenire il suo corciiale saluto.
Insieme alle autorità vogliamo ricordare due cari amici dei nostro Collegio: il pastore Blaser ed il suo collega pastore Schàdelin, del Comitato
di Berna.
Il pubblico avrebbe potuto vemre
più numeroso.
Nella sempre accogliente Foresteria,
gli ex-allievi del Collegio, Achille e
Lillina Deodato, ospitavano professori ed amici. Nel corso deirincontro,
i pastori Blaser e Schàdelin portava
no il saluto dei loro Comitati.
Il pastore Schàdelin prospettava
1 situazione della scuola confessiona.e evangelica in contrasto metodologi'0 con la fìloòoiìa della scuola statale
svizzera, non sempre e non del tutto
evangelica.
Ai due oratori non si rispose con
un discorso, ma una interessante conversazione s’intrecciò che dovrebbe
permettere di annodare più stretti rapporti e scambio di esperienze. L’applauso ed il ringraziamento che li saUtarono erano espressione di sincero
affetto. rep.
monìare il clono della fede, con un amore
incondizionato verso il nostro prossimo, verso
coloro che ci odiano e perseguitano! Non
dimentichiamo che la fede senza opere è
una tede morta (Giac. 2: 14-17). Ad ogni
pagina il N. T. ci ripete che l’amore verso
il nostro prossimo è la riconoscenza per il
dono che ci è stato fatto della fede (I 'Timot.
1: 5; Gal. 5: 13-14); ora, chi ha riconosciuto 0 ricercato e scoperto questa fede, ed ha
in cuore la certezza che essa gli viene da
Dio, non può comportarsi in maniera differente da quella di amare Dio e per conseguenza tutto il suo prossimo (Giov. 15: 12-,
Rom. 15: 7; I Giov. 4: IL ecc.). Colui che
dichiara di aver ricevuto il perdono da Dio,
non può non perdonare a sua volta il prossimo (11 Cor. 2: 10-11: Col. 3: 12-15). Vi
è un legame indissolubile tra questi due comandamenti di Dio : non sì può amare Dio,
senza amare il nostro prossimo (I Giov. 2 :
8-11: 3: 10; 4: 21; 5: 2. ecc.). E Gesù lo
ha più volte ripetuto: « Tutto quello che
avrete fatto ad uno di questi minimi miei
fratelli, l’avrete fatto a me» (Matt. 25: 4045, V. inche Matt. 10; 40; Luca 10: 16: Marco 9: 41; 10: 16; Giov. 1.3: 20: 1 Cor.
8: 11-12 ecc.). Forse questi passi ci aiutano
a vedere il nostro problema sotto una luce
nuova; infatti possiamo ora dire più chiaramente che uccidere il nostro prossimo,
equivale a separarci due volte da Gesù;
poiché nel momento in cui uccìdiamo, ci
allontaniamo dalla Sua comunione e colui
che uccidiamo, in definitiva è ancora Lui :
Gesù Cristo! « Dal tempo di Costantino —
.scrive C. W. Mills (3) — al tempo delle
radiazioni nucleari e dei missili inarrestabili. i cristiani hanno ucciso Cristo, partecipando alla guerra, ed uccidendo altri cristiani: infatti Cristo averta detto loro: quando
voi uccidete i vostri fratelli, voi uccidete
Me; quando partecipate alla guerra, voi mi
crocifiggete letteralmente ».
A volte, infatti, siamo portati a chiederci
se Tobbedienza ai comandamenti di Dio è
il frutto dello Spirito Santo che agisce in
noi; o se è possibile che questi si esprima in
maniera contraria alI’Evangelo, e se la
Scrittura è formale per i cristiani!? — La
bontà, la dolcezza, Tumiltà, la magnanimità, la pace, l’amore di cui si parla nel N.T.
(Gal. 5: 22; Col. 3: 12; Tito 3: 2, ecc.) non
sono i frutti dello Spirito? E tutto quello che
non è il prodotto della, fede non è forse peccato (Rom. 14; 23)? Possiamo torse affermare che la nostra fede ci spinge, sotto l’ispirazione dello S. Santo, ad uccidere? o, peggio ancora, che con essa si può uccidere con
amore?
^ ^
Passiamo in breve rassegna alcuni tra i
principali passi del N. T. nei quali si manifesta lo spirito della nonviolenza di Gesù. Si
dovrebbe innanzitutto fare un riferimento
alle circostanze storiche e sociali nelle quali
si trovava la Palestina ,durante gli anni della vita terrestre di Gesù, ma crediamo che
questo ci porterebbe assai lontano e pensiamo invece che ciascuno dì noi ha già di per
sè questa conoscenza o può comunque facilmente procurarsela. Sappiamo dunque che
il Messia atteso dal popolo giudeo era un
liberatore, un potente re, un governante;
questo spiega la sorpresa dei giudei nel eon■stafare ehe Egli u.sava uno strano linguaggio. predicava l’amore per il pro.ssimo e per
i nemici (i romani oppre.ssori), accettava di
guarire un .servitore d’uno degli ufficiali dell'esercito occupante ed additava ai giudei la
sua fede ad esempio (Matt. 8: 5-13). «Bisogna infatti tener conto della atmosfera di
oppressione — scrive Daniel Parker (4)
di odio e di ’’resistenza clandestina” che regnava in tutta la Palestina, perchè gli insegnamenti di Gesù prendano tutto il loro rilievo, la loro straordinaria novità ed il loro
pieno significato in merito alla condanna
della violenza mortale ». Quali sono dunque
i o nuovi » insegnamenti del N.T. rispetto
alI’A.T.? Quale è la testimonianza di Gesù
nelle pagine del N.T.? La grande rivelazione portata da Gesù è che Dio è amorei Un
amore totale, assoluto, che sacrifica il suo
figlio unigenito per la salvezza del mondo
(Giov. 3 : 16). Chi vuole dimorare in lui deve dimorare, cioè vivere, nell’amore (I Giov.
4; 8; 9: 16), con la convinzione e la certezza che nulla e nessun avvenimento umano Io potrà o dovrà separare da quest’amore
(Rom. 8: 35-39). Quando poi parliamo della rivelazione che Dio è amore, intendiamo
parlare di quell'amore che è anche e soprattutto « nonviolenza » (5). Il « nuovo comandamento » che Gesù ha portato, non è un
comandamento sulla violenza, sull’onestà, o
sul peccato, ma è espressamente uti comandamento d'amore; l’obbligo ed il dovere di
amarci l'un l’altro, se vogliamo essere suoi
discepoli (Giov. 13: 34-35). Nella preghiera
di Gesù alla vigilia della Sua morte, si parla di « nuovi legami ». più forti di quelli
esistenti della lingua, della razza, della nazione (Giov. 17: 20), introducendo il concetto di una comunità universale fondata
sulla nonviolenza, cioè suU’amore (6). Gli
apostoli non esitarono ad applicare quest’in
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 18 OTTOBRE
Pastore Michele Foligno
Chiesa Battista di Ariccia
DOMENICA 25 OTTOBRE
- Pastore Roberto Comba
Chiesa Valdese di Roma
segnamento ai pagani del loro tempo (Rom.
12: 5; Gal. 6: 27; I Cor. 12: 13). Come
questi, tanti altri passi analoghi del N.T.
completano ed integrano ii pensiero centrale
deH’Evangelo, che molti teologi e pensatori
hanno raccolto ed accentrato nel messaggio
del « sermone sul monte » (7) in cui si rivela il carattere « nuovo » e straordinario
della legge divina, dei comandamenti di
Dio, e cioè del comportamento del cristiano.
Dunque per camminare e per raggiungere
la comunità universale deglli uomini, la fratellanza e l’unità, quale via deve intraprendere il cristiano? quella delle armi e della
guerra o quella, additata da Gesù nel N.T.,
dell’amore e della nonvìolenza? Gesù non si
limita a confermare il comandamento « non
uccidere », ma gli allrihuisce un senso nuovo : condanna anche i sentimenti malvagi
che l’ispirano, oltre cho l’atto stesso (Matt.
5: 22-25). Infine l’arresto, il calvario e la
morte di Gesù confermano e consacrano ia
sua testimonianza e il suo insegnamento sull’amore per il prossimo, per i nemici c sulla
messa in pratica dei principi della nonviolenza (Matt. 26: 47: Giov. 18: 36)
Da questo sommario esame possiamo dedurre che la nonvìolenza di Gesù è uno tra
gli elementi più essenziali dcirinsegnainento
evangelico del N.T., e che questa non forma
(f una dottrina a parte » che può. a scelta,
essere aggiunta o modificata secondo gli avvenimenti e le esigenze della situazione, ma
si ò espressa come regola costante nella vita
quotidiana di Gesù e dei suoi discepoli. Ed
è questa convinzione che permette a D. Parker di afiermare che « TEvangclo è radicalmente inconciliabile con le dottrine che permettono ed incoraggiano la ])arlecìpazione
dei cristiani alle guerre, di (jualsiasi tipo esse siano, da quella civile e tradizionale a
quella atomìco-nuclcare » (8).
I passi del N.T. e le con.siderazionì fatte,
possono benissimo rivolgersi ai cristiani dì
tutti i tempi, di tutte le nazioni e razze c
quindi anche dei giorni nostri. Dinanzi alla
chiarezza di questi testi può il cristiano prendere le armi e partecipare alla guerra? Verso quale scelta deve orientarsi il cristiano, e
quale deve essere la sua testimonianza come
discepolo ed imitatore della vita e deirinsegnamento di Gesù? Quale deve essere la posizione del cristiano che vive aeli’era di una
possibile guerra atomico-nucleare? deve limitarsi a denunciare il pericolo? deve lottare per evitarlo? deve semplicemente pregare, affidandosi alla «divina provvidenza»?
A questi non facili interrogativi vorremmo
cercare insieme (anche negli studi seguenti)
una risposta, o per lo meno creare le premesse per una sincera ricerca di questa,
p. turili
(1) Ved. Eco-Luce n. 37 pag. 3.
(2) E’ questa anche la linea seguita da
K. Barth nelPintraprendere lo studio sui
problema : « Giustizia e giustificazione », alla luce della Bibbia. Egli infatti cita un solo
testo dell’A.T. e sì appoggia in buona parte
al N.T.
(3) C. Wricht Mills: The. causes of
World war three. Edito in italiano da Feltrinelli, nella traduzione di L. Bianciardì - Milano 1959.
(4) Daniel Parker: Le choix déclsif Labor et Fides - pag. 60.
(5) L origine della parola « nonvìolenza »
viene dall indiano « ahimsà » che significa
« nonviolenza verso ogni essere » e che era
il precetto della setta dei Giàini (Induismo)
a cui apparteneva M. Gandhi (N.B. - Per
approfondire il concetto ved. Gandhi, Autobiografia - ed. Garzanti; A. Capitini, La
nonviolenza oggi - Comunità; in inglese
ved. W. Robert Miller, Nonviolence: a
christian interpretatiou - ed. Fellowship.
(6) A questo proposito è interessante conoscere la nota che F. Emmanuel e J. Goss
facevano nel 1955, sulla nonviolenza cristiana: «Quando la nonviolenza spirituale reggerà i rapporti tra le chiese cristiane, esse
saranno prossime aH’unità. Lavorando assieme per la pace sociale e politica, attraverso
la nonviolenza, esse compiranno l’opera ecumenica per eccellenza, primo passo verso
Punita ».
(7) Gandhi, che non era cristiano — ma
che lo era nel profondo del suo animo —ha detto che tutta la sua dottrina sulla nonvioìenza gli è stata ispirata, oltre che dalla
sua fede religiosa, dalla lettura e meditazione del « sermone sul monte ».
(8) D. Parker, op. cii., pag. 77.
Postilla. Non voglio dare l'antipatica impressione di voler sistematicamente neutralizzare gli scritti con cui l’amico Turiti^ in
questa tribuna libera”^ espone la sua posizione in merito a un problema che è alVordine del giorno per le nostre comunità. Non
posso d altro canto tacere il fatto che Gesù,
in questi scritti, e in questo atteggiamento
non-violento, diviene inevitabilmente solo
un MaestrOs sia pure eccelso (ma ad ogni
parola del ’ sermone sul monte” è slato trovato un parallelo almeno formale nella letteratura rabbinica, segno che questa e la predicazione di Gesù si radicavano entrambe
nell A.T.) e coerente fino a suggellare con
la vita il suo messaggio. Ma se è stata necessaria la redenzione, nella sua morte e risurrezione. significa che il peccato delVuonio. la sua violenza se vogliamo, è tragicamente concresciuto nelliiomo. e che il riscatto gli può venire solo da un atto sovrano
ed esterno, un alto di amore Ìniinmaginahile. Allora, per chi ne ha preso coscienza,
non c e tanto il principio della non-violenza,
quanto la grata volontà di testimoniare del
Regno, che è riconciliazione universale, e
che viene ’da allo". Questa testimonianza,
anche in questa direzione particolare, non è
univoca nella chiesa: è comunque necessario
che ne sentiamo vigorosa l'esigenza, e Paolo
Turin ci aiuta a farlo. red.
3
16 ottobre 1964
N. 41
Cronaca del Concilio
CONTINUA
DALLA PRIMA PAGINA
tonomo rispetto alla Scritt\ira) ; la teologia mo<terna « progressista » afferma
invece ohe tutta la rivelazione è contenuta, almeno implicitamente, nella
Scrittura e la Tradizione, cioè la vita
(teologia, pietà, litiu-gia) della Chiesa
ne è f’interprete: la Tradizione non è
dunque una fonte autonoma di rivelazione ma nel suo sviluppo secolare
viene man mano in luce la pienezza
della rivelazione contenuta nella Scrittura. Lo schema De Divina Revelatione (si noti il cambiamento del titolo
rispetto a quello presentato nel ’62.
un cambiamento certo significativo)
non risolve il dilemma nè in un senso
nè nell’altro; esso afEerma che Scrittura e Tradizione non sono due fonti
della rivelazione, indipendenti l’una
dall’altra, ma due modi con cui la rivelazione, cioè il mistero della salvezza, vive e viene tramandata nella Chiesa’ Scrittura e Tradizione non sono
due grandezze giustapposte, ma due
realtà intimamenite congiunte, che si
condizionano a vicenda e di cui la
Chiesa vive attraverso i secoli. Una
affermazioae veramente notevole dello schema è quella in cui si dice che
« l'autorità ecclesiastica, cioè il magistero, non ha autoritò sulla Parola di
Dio ma ha il compito (M custodire ed
annunciare la Parola di Dio, in fedeltà e vigilanza». Lutero, per aver detto la stessa cosa (e averne tratto alcune conseguenze) è stato scomunicato. Ma a parte questo, non, è difficile
immaginare quale benefico influsso
una simile proposizione potrà avere
SU! futuri pronunciamenti del magistero ecclesiastico, se essa verrà puntualmente applicata.
Mentre in aula fervevia il ddbat^to.
alcuni teologi cattolici si sono pronuriciati suirargomento. « Il fatto decisivo » ha detto il teologo tedesco I. Neu
ner in una conferenza-stampa tenuta
11 30 settembre « è che la rivelazione,
sia come Scrittura sia come Tradizione, è affidata alla Chiesa e perciò deve
essere interpiretata dalla Chiesa. Non
c’è mai nella Chiesa l’idea di una Parola di Dio che resti quasi esterna alla Chiesa, come possibilità di appello
al di sopra della Chiesa... Solo nella
Chiesa, cioè, c’è la Parola di Dio nella
sua pieinezza ». Il teologo inglese Cn.
Butler, parlando ad giornalisti in lingua inglese il 1» ottobre, dopo aver notato che nel nuovo testo la rivelazdoiie
non è descritta come un, sistema di
verità m,a, biblicamente, còme l’opera
di un Dio attuoso ohe parla, agisce e
salva, cioè come una storia di salvezza e non solo come una comunicazioiic e trasmissione di nozioni religiose,
hr detto; «Lo sviluppo delle implicazioni di questa rivelazione non avviene semplicemente per deduzione teologica ma attraverso una inceesante
meditazione, con la guida illuminante dello Spirito Santo. Si potrebbe citare Pascai; il cuore ha cielle ragioni
che la ragione non conosce. Può non
essere tacile fornire una dimoistrazicne scientifloa [cioè basata sui dati
scritturaU e tradizionali] deirassunzione di Maria in cielo; ma il cuore
della Chiesa, nutrita di quella meditazione religiosa di cui Maria ci dava
un esempio quando ’serbava in se tutte quelle cose collegamdole insieme m
cuor suo’ (Luca 2; 19), non ha dubbi
su questa verità ». In senso analogo
si è espresso il noto ecumenista cattolico Y. Congar, in una conferenzastampa del 30 settembre ; « Scrittura e
Tradizione non sono due fonti autonome ma due elementi complementa
ri della stessa fonte che è Cristo... Non
c’è, del resto, .scio la Scrittura e la Tr^
dizione, ma ci sono i fatti, le realtà di
cui entrambe testimoniano e ohe la
Chiesa conosce non tanto dalla Scrittura e dalla Tradizione quanto neU’esperienza vivente che ne fa, in particolare nella esperienza liturgica. Ad
esempio, il dogma dell’assunzione di
Maria non può essere desunto nè dalla Scrittura nè dalla Tradizione ; ma
la presenza di Maria nella Chiesa è
un fatto, una realtà, fin dai tempi antichi; ed è dairespeirienza vivente della presenza di Maria nella Chiesa che
è nata, in quest’ultima, la certezza (e
quindi il dogma) della sua assunzione in cielo ».
Che cosa pensare di tutto ciò? Non
e facile rispondere. La dottrina delle
due fonti della rivelazione, per quan
l'una e dove comincia l’altra; gli sviluppi della tradizione sono presentati
come l’esplicitazione di verità unplicite nella Scrittura, col risultato di dare a dottrine non bibliche un’apparenza di fedeltà alla Bibbia; altre dot1 rine, anche se non sono bibliche e
neppure tradizionali, vengono giustificate in base alla «esperienza vivente» della Chiesa. Non si può dunque
più stabilire se è la Scrittura, la Tra
dizione o la Chiesa ad avere l’ultima
parola. Tutte e tre possono essere nor
mative, ma nessuna lo è necessariamente perchè nessuna è riconosciuta
cerne tale. Il « cuore della Chiesa » può
avere delle ragioni che la Scrittura (e
anche la Tradizione) ignorano. Ma che
cosa significa questo se non che la
Chiesa cattolica rischia di perdere il
senso del canone, cioè il senso della
ubbidienza dovuta a un’autorità che
la supera e la giudica? Come non pensare, allora, alia critica di Barth ; « La
Chiesa cattolica si identifica con la
sua norma... essa è solo più in dialogo con se stessa »? C’è ancora un metro da cui la Chiesa si sente misurata
La nuova dottrina cattolica della rivelazione avvicina tanto Scrittura, Tradizione
e Chiesa da assimilarle l’una all’ altra
to sia — così, almeno ci sembra — incompatibile con l’insegnamento biblico sulla rivelazione, ha due meriti; il
primo è di dare alla Bibbia quel che
è della Bibbia e alla tradizione quel
che è della tradizione (ad esempio, i
sostenitori di questa dottrina riconoscono apertamente che i recenti dogmi
mariani sono fondati solo sulla tradizione orale e non sulla Scrittura, per
cui non cercano, per questi dogmi, un
fondamento biblico che non esiste);
i' secondo merito è di affermare che
la rivelazione si è conclusa con la morte deH’ultlmo apostolo e che la Scrittura e le tradizioni di origine apostolica (non contenute nella Bibbia, ma
trasmesse oralmente attraverso i secoli) sono la norma alla quale la Chie.sa
cattolica deve conformare la sua dottrina, la sua vita e la sua pietà. I nuovi orientamenti della teologia cattolica sull’argomento, ohe han trovato larga udienza nello schema De Divina
Revelaiione, hanno anch’essi i loro
pregi ; il pregio di rompere quel rigido
paràllelismo tra Scrittura e Tradizione che è non solo artificioso ma anche
teologicamente troppo grsituito ed è,
oltretutto, una sfida al buon senso; il
piregio di contestare il valore di una
tradizione che, iridipeindentemente
dalla Scrittura, possa essere normativa per là vita s la fede della Ohiesa,
il pregio, infine, di valorizzare il contenuto dinamico sia della Scrittura
che della tradizione, interpretandole
come_ realtà, vivente nella Chiesa ed
abbandonando un concetto di rivelazione e di fede troppo nozionistico e
irtellettualìstico. Ma accanto a questi pregi, la nuova dottrina cattolica
della rivelazione ha un grave difetto;
quello di avvicinare tanto Scrittura,
Tradizione e Chie.sa da assimilarle 1 u*
na nell’altra- la Scrittura viene assimilata nella Tradizione e la Tradizione nella « esperienza vivente» della
Chiesa. Non si sa più dove finisce
oppure c’è solo la certezza che le ragioni del « cuore della Chiesa » coincidono con le ragioni dello Spirito Santo, con le ragioni stesse di Dio? Ma
questa certezza è seriamente motiva
ta? Non potrebbe anche essere, almeno in certi casi, una illusione? Può
certo darsi che nel oattoiloesimo dei
prossimi decenni la Scrittura sia te
nuta in molto maggior conto di Quante non lo sia stata nel cattolicesimo
antiprotestante della Controriforma.
Sappiamo bene ohe c’è nel cattolicesi
mo contemporaneo un importante
movimento biblico in corso e che molti teologi e vescovi auspicano un ritorno alle origini, un « ressourcement »
(Congar), un « recentrement » in Cristo della vita e della fede della Chiesa cattolica. Tutto ciò è estremamente importa,nts e per ness'iin motivo va
scttovalutato. Ciò nondimeno, delle
tesi come quelle di Butler e Còngar,
ripcrtate sopra, non possono non lar
sciare perplessi e non evocano neces.sariamente l’im-raagine di una cattolicesimo futuro PIÙ evangelico di quello attuale, anche se è indubbio che
in questi teologi è viva l’esigenza di
un rinnovamento del cattolicesimo in
senso, appunto, evangelico. Sembra
una contraddizione, ma forse non lo
Ma veniamo al dibattito' conciliare
vero e proprio e soprattutto agli interventi sui caip. 2« dello schema, che
tratta direttamente della questione
Scrittura-Tradizioine. Un buon numero di « padri » ha lamentato una certa mancanza di chiarezza nel testo
del 2o capitolo. «E’ un testo tro,ppo
letterario e poetico e troppo poco preciso e teologico » ha detto Mons. Ca
labria, arcivescovo di Benevento. Questa relativa imprecisione è parsa invece, a vari «padri» (tra cui il card.
Bea) «molto saggia». Oltreché impre
ciso, il capitolo 2® è anche incomplete
nel senso che non ripete le tesi cattoliche tradizionali sulla Tradizione:
il testo è dunque importante anche
per quello che non dice, come ha giustamente osservato un giornalista tedesco. Questa incompletezza, certamente significativa, è stata interpretata da un vescovo italiano, Mons.
Carli, forse non del tutto a torto, come un « .silenzio diplomatico ». (3erto,
dal punto di vista del dialogo interconfessionale, una maggiore chiarezza sarebbe stata quanto mai opportuna. Dovremmo poter sapere che cosa pensa l’episcopato cattolico dei
rapporti tra Spirito Santo e Tradizione e Magistero, e così via. Invece
si resta nel vago. Questo « vago » può
essere per noi tanto più pregiudirievole in quanto è formulato in un linguaggio biblico e con concetti chiaramente presi a prestito dalla teologia protestante. Ma al dì là del linguaggio e dei concetti, c’è il problema della sostanza: ed è qui che si
naviga un po’ nel buio ed è difficile
sapere con esattezza che cosa pensa
il Concilio cos'. come è difficile determinare fino a che punto la nuova
dottrina rappresenta un progresso in
senso evangeiicio rispetto all’antioa.
Continuando ad analizzare il contenuto degli interventi, si osserva che
alcuni «padri» (per lo più «conservatori») hanno ravvisato nelle tesi
dei cap 2» « una grave mutilazione »
(Ruffini) della dottrina affermata al
Concilio di Trento e al Vaticano I; i
« conservatori » in questo hanno ragione, checché ne dicano i novatori.
Seojndo altri «padri», come il card.
Brovirne, certe espresisioni del testo
(Sanno di modernismo (la grande
« eresia » condannata da Pio X), per
cui si è chiesta, anche qui, maggiore
chiarezza «onde evitare gli errori
niodernisti sulla priorità dell’esperienza religiosa». Infine, la messa in
questione della dottrina delle due
fonti della rivelazione ha suscitato
molta apparovàzione negli ambienti
oonservatoiri, i quali hanno reapto
con argomentazioni ohe a noi paiono
abbastanza sensate. Ad esempio, l’arcivescovo indiano Attipetty ha detto :
« Se non viene chiaramente riaffer
mato che la Tradizione da sola, sen
za rapporti con la Scrittura, è anche
essa fonte di rivelazione, ciò signlfl':
eberebbe ohe quanto è stato finora
proclamato dome dogma viene ora
ufficialmente dichiarato falso. Se non
si prende p-osizione su questo punto,
la Chiesa si coprirà di ridicolo, comii
se avesse sin qui insegnato una dot
trina falsa. Sarebbe ridicolo anche
per quei dogni, come l’assunzione corpcrea di Maria in cielo, che sono fondati solo sulla Tradizione ». Sono anche stati i « conservatori » ohe si sono
epposti — giustamente — all’idea di
uno sviluppo della Tradizione, sostenendo che la Tradizione normiativa
per la Chiesa si è chiusa con la fine
del tempo apostolico. Cosi è anche per
noi.
Ma la maggioranza deirepiscopato
si è dichiarata favorevole alla sostanza. del testo, proponendo solo correzioni di dettaglio.
Vi sono 'Stati, infine, alcuni interventi molto notevoli, tendenti a sottolineare il valore normativo' della Scrit
tura per la vita e la fede della Chiesa
Il vescovo Rupp, del Principato di Monaco, citando la frase dello schema
che suona: «Il Magistero non è sopra la Parola di Dio, ma al suo servizio », ha ricordato una parola del card
Ca.ietanus, del tempo delia Riforma;
« L’autorità della Chiesa consiste nel
servizio deila Parola di Dio». Il card.
Léger, canadese, ha detto : « La rivelazione divina treseende l’intera vita
della Chiesa e tutti gli atti del Magistero. In senso strette solo la rivelazione è i>arola di Dio. E’ quanto mai
opportuno che la Chiesa tomi alla rivelazione per attingervi ispirazione
per suo rinnovamento. Sarebbe il caso per noi tutti di fare un attento
esame di coscienza, perchè non c’è
dubbio che si è dato al Magistero una
importanza esagerata. Trattando del
rapporto tra rivelazione e Magistero,
bisognerebbe fare una chiara disitin
zione tra l’insegnamento degli Apostoli e quello dei loro successori. Dovremmo distinguere tra rinfallibilità
che in senso proprio appartiene stret
INVITO A MANNHEIM
I part'icipanti ai re<enle (pellegrinaggio a
Mannheim e i randidati a quelli futuri sono
cordialmente invitati a Villar Perosa domenica 25 ottobre in vista del seguente
o.d.g.: Ore 10, cullo nella Cappella: ore
12, pranzo presso un albergo locale a prezzo m.vdi'co per coloro che si saranno prenotali ; ore 14, lettura delle relazioni di
\riaggio; proiezioine di un film sulle attività di una cbiesa in Heii>iberg: studio circa
l’ospitalità da offrire ai fratelli di MaanIteim per la iiressima Pentecoste; studio
del programma per un ipe’logrinaggio in
progetto per l’anno 1965.
tamente alla rivelazione e l’mfallibilità che è propria del Magistero della
Chiesa ». Mons. van Dodewaard, a nome della Conferenza episcopale oian
dese, ha chiesto « che il testo affemii
la superiorità della Chiesa apostolica
sulla Clnesa poist-apostolica... e la sot'
tomissione della Chiesa nel suo insieme alla tradizione e alla predicazione
degli Apostoli e degli uomini del tempo apostolico ». Infine, il vesco'vo fran
cese Boillon ha sostenutoi che il testo
potrebbe « scttolineare ancor meglio
che lo studio deila Bibbia è Panima
di tutta la teoloigia ». Non si tratta
quindi di « intronizzare » la Bibbia,
ma di ascoltarla sul serio, riconoscendo praticamente in essa la più auten'
tica foiuite della rivelazione.
H: 4:
Una menzione particolare merita il
sesto ed ultimo ca-pitodo dello sohenta,
intitolato « La Sacra Scrittura nella
vita della Chiesa», il teologo cattolico Schillebeeck lo ha definito « una
riabilitazione della Bibbia neUa Chiesa cattolica». In esso viene racco
mandata la lettura della Bibbia e a
còllaiborazione con i « fratelli separa
ti » nella sua diffusione per il mondo.
Naturalmente le Bibbie oaitto'liche dovranno essere corredate di note, approvate dal Magistero. E non bisogna
dimientioare che per un cattolico la
Bibbia non ha lo stesso valore che
per un protestante. Vi è a.nche stato
chi ha avvertito il Concìlio dei « pencoli di una diffusione indiscriminata dei libri sacri ». L’aiiiarme è stato
lanciato da Mons. Caminada, vescovo
di Ferentino. Paolo Ricca
Utrecht, 30-9-1961
t-i'gnoir Direttore,
Ho letto e ri'etto la lettera del big
Tullio Viola su Agape, senza capitilo parlecipato al « Caimipo del.a Face », ho ascoltato direltamente i pastori Kroneberg e Bekker, non condivido In alcun modo la pusizione
del Bekker (il difensore dell apartheid) e non vedo quale possa essere
stato lo «scandalo» a cui la lettera
si riferiva. Infatti il pastore Bekker
aveva - come riconosce il sig Viola
— tutto il diriiKo di esporre ad Agape la sua posizione,, E se qualcuno
considerava necessario ospondia-gli
in una forma più esplicita di quanto
non è stalo fatto, aveva non solo il
diritlo e la po'Ssibiblà, ma 1 obbligo
di farlo! Non so quali siano coloro
che hanno dato informazioni al sig.
Viola, ma posso dire senza esitare
ilie il loro atleggiamenlo non è s’-ato
lodevole. Potevano parlare e protestare, ma hanno preferito farlo por
mezzo di terzi e davanti a terzi, dando così la cosa in pasto agli eterna
nemici di Agaipe. Questo si che si
avvicina di più allo « scandalo ».
C’è Unto un altro scandalo, con il
beneplacito del sig. Viola: la fiscJiiatiira ; se è s'ato, come si dice, la prima volta, spero ardenitemente che sarà anche l’ultima ! Agape è amore, e
l’amore non odia, se mi si iierdona
il bisticcio. L’amore ci impegna a
cercar di far vedere rerrore a chi ci
pare nell’errore. Che cosa otteniamo
fischiando? che la causa sbagliata si
irrigiili'sce di fronte all attacco, si trasforma in una « causa santa »: ragione o torlo pa(Ssano in secondo piano
di frónte alla necessità di difenderla.
.Mi pare cliiaro t logico. Ed è cosa
elle un cri.s'.iano non può ammettete.
Quanto alle risposte date dai responsabili di Agape, credo che ogni
persona con un po’ di cervello ba
rapito che furono penetranti senza necessità di infierire, móstrando il ridicolo' della posizione razzista, alila
Dignità e difficoltà deH’opera di Agape
luce di tutto ciò ohe era stato detto
uel campo fino a quel momento, cioè
un ‘ling'U'a'ggi'O cliiarisisimo per tutti i
partecipanti (salvo quelli che bantio
informato li Sig. Viola, devo ammetteirlol).
Juan Carlos Juele Pons
’valdense uruguayo’
Milano 5-10-1964
Caro Signor Rostagno,
posso dirle che la sua lettera « alìro è lo scanida’o » indirizzata al signor Conte per rispondere al professor Viola (e qui chiederei al Signor
Conte (pei-ehè Tha pubblicata...) ni
è spiaciuta molto?
Vede, dii conosce bene Agape, da
vicino, sa che non si è mai risposto
rosi a nessuno, ma tanti altri sono
i-imaisti i-on rimpressione che anche
da là possono venire, e si devo'n-.i
subire, risposte così poco amorevoli.
T.e pare giusto?
La saluto molto cordialmente
Nella Co’isson
Confido che nessuno mi riterrà scivolato stoltamente in tendenze al
iiormdismo scandalistico: pubblico
volentieri le due lettere che precedono in quanto mi offrono pure la possibilità di riprendere una questione
che mi ha rattristato, tanto più che.
sia il post. Rostagno (a voce) e U
oasi. Girardel (per lettera), sia U
prof. Viola in una conversazione, mi
hanno espresso quanto la reazione
dell’ ’’altra parte” li aveva feriti c
rattristali E tutti hanno, più o meno dichiaratamente, espresso il nn
crescimento e il disappunto che. abbondando io sempre in postille,
avessi questa volta lesinato e serbalo
un olimpico silenzio.
Sul fatto in se, discusso nelle prime lettere, mi è difficile intervenire,
non avendo partecipato al campo in
questione: posso solo prendere atto
che alcuni hanno sentito debole (nella forma, perchè non dubito certo del
pensiero dei responsabili di Agape!)
l:i risposta al sostenitore deli apartheid; ho poi sentito con piacere da
Sergio Rostagno che, soprattutto in
conversazioni private, il past. Bekker
è stato posto di fronte al fatto che
dei cristiani — non degli ’’strumenti
della propaganda comunista”, come
un giornale sudafricano ha risposto
alla lettera del Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche d'Italia — trovano biblicamente scandalosa /'apartheid e peggio ancora le sue motivazioni. E questo, senza dimenticare che
è molto facile, da lontano, al sicuro
da una situazione che è oggettivamente difficile, mandare messaggi, e
fischiare: perciò, d’accordo col ’’vaidense uruguayo”. non condivido l’entusiasmo del prof. Viola per i fischi:
in una situazione così dolorosa un fischio è senz'altro stonalo. E veniamo
al tono.
Dico subito che, se il ’’¡’accuse
del prof. Viola era violento, la risim
sta del past. Rostagno è stata poco
p:istorale. oltre che poco urbana:
non voglio dire che il linguaggio pu
storale non possa e debba essere a
volle reciso: ma allora in un rapporto personale diretto, in piena conoscenza di caicsa e di persona; e nel
caso particolare posso attestare nel
modo più aperto che nulla era più
lontano dall’intenzione del prof. Vio
in che la volontà di contribuire al
pettegolezzo su Agape: egli ama ed
apprezza queU'opera — lo ha anche
scritto, poche settimane fa — e se ha
protestato è stato soltanto perchè o J
suo avviso in questo caso essa non
era stata pienamente all’altezza del
suo compito (in questo senso mollo
preciso t biblico usava il termine di
’scandalo” : turbamento e inciampo
per la fede di qualcuna; lo scnndalo
della croce di Cristo qui proprio non
c’entrava); può essersi sbagliato (anche l’amico Rostagno riconosceva tuttavia che la risposta al cristiano razzista era stato un po allusiva e sorca.stica), ma glielo si può dire senza
mettere in dubbio le sue intenzioni
nè tampoco la sua intelligenza, tanto più che un docente universitario
dì matematica non è necessariamente
privo di buon senso... Mi pare che se
s: invoca l’amore che si deve avere
per il past. Bekker, lo si può estendere al prof. Viola. Infine penso che
bisogna essere cauti nell affermare
che ’’lutti” hanno capito quello che
pensiamo noi: nei brevi anni in cui
ho avuto la direzione del settimanale. mi son capitali non pochi casi di
totale fraintendimento: che mi hanno talvolta offeso, spesso raltrislalo,
ma che mi hanno assai aiutato e —
mi illudo':' — non di rado corretto.
Ma c’è utui ragione che spiega l’asprezza e l’amarezza della risposta
’ agapina” ; e su di essa vorrei richiamare l’attenzione del prof. Viola e
di quanti hanno parteggiato per lui:
Agape ha un re.spiro ampio, internazionale, interrazziale e interconfessio.
mdp, ma sente in modo ipersensib’iiizzato i rapporti che la legano alla
chiesa nella quale ovviamente e.ssa è
più profondamente radicata, l odiosomata Chiesa Valdese. Questa, come ’corpo costituito’, non le ha risparmiato al suo sorgere ostilità e sospetti, spesso dovuti a pura grettezza
provinciale: eppure direi che allora
Agape (era il momento in cui anche
io. pur da ragazzo, potevo partecipare più intensamente alla sua vita),
altrettanto battagliera, aveva saputo
mantenersi più umile; e mi pare che
con gli anni molte prevenzioni erano
cadute (o si erano addormentate? i
nella chiesa. Esse sembrano in parte
rinate, in questi ultimi tempi, è un
fatto. Una determinata accentuazione
politica nella vita di Agape; utui critica anche violenta alla chiesa ’ufficiale’ e ’parrocchiale’, in connessione con H lavorio di ricerca sulla chiesa (commissione ecclesiologica, del
ministeri, 'Diakonia', ecc.); ancora,
un magari inconscio atteggiamento
di pattuglia di punta, forse più presente in agapini occasionali che in
quelli residenti, hanno dato esca a
questa reviviscenza di un certo sosì.etio e di una certa preoccupazione,
che si è anche espressa apertamente
nel convegno pastorale presinodale,
il torto? a ragione? Agape ha una
respons'ihilità tremenda, veramente
siiiincciante: ’maneggiare’ (!) i giovani fuori del loro quadro abituale;
avere la re.sponsabilità pastorale 24
ore su 2ì o quasi, verso una comunità ciingianle, eterogenea e che. per
nitri versi può far blocco come fa
blocco solo un gruppo di giovani:
far loro sentire che si condivide, il
loro anelito sincero a una chiesa meno pnrrocchiale e ’seduta’ e confor
mì.sla. ma renderli anche attenti ad
altri corformismi, ¡ar loro amare pure qiwlila chiesa: lutto (¡uesto è un
compito .sfibrante spiriliiiilmenle, oltre che fisicamente.
Ora. Agape è stala, è e deve rimanere un polmone senza il quale la
nostra come le altre chiese evangeli
che d’Italia sarebbero oggi e domani gravemente atrofizzate; questa dignità, e questa fatica di Agape deve
essere sinceramente e onestamente riconosciuln da tutti, senza riserve e
con vera gratitudine. Ma Agape deve
pure essere estremamente sensibile
nel suo lavorio difficile; e penso che,
ai di là di certe critiche — poche,
credo — che rimangono quelle grette e meschine di ieri, le venga dal
senso di disagio, qui più vago, là
più forte e preciso, che parecchi oggi le esprimono, un richiamo fraterno e serio, che gli amici di lassù devono ricevere senza amarezza. So be
ne che si tratta di tutto un atteggiamento di ricerca, e ricordo come nel
suddetto convegno pastorale i colle
ghl Girardet e Rostagno lo, hanno
umilmente affermato; ma quando U
materiale umano di questa ricerca so
no essenzialmente i giovani, occor
re decuplicare la delicatezza, affinchè una sano rivolta contro il trascinarsi di certi aspetti deteriori della
nostra L'ita ecclesiastica non si esaulisca poi, in ultima analisi, in uno
sprezzante disimpegno: casi del genere .si sono verificati, anche se sarebbe ingiusto e farisaico fare di
.Igape il capro espiatorio.
Rileggo queste righe e mi chiedo
se parranno, agli uni e agli altri,
troppo ’pontificanti’... Ho solo cercato di inquadrare, nello sfondo che
mi pare ¡I suo, una discussione, ne’la fiuale m¡ guardo dal voler fare il
Kiiliinume di turno. Piuttosto, ho cerrnlo. tardi — e di questa mancanza
ihiedo sinceramente scusa agli amici
’■’iola e Rostagno — di appianare fra
loro un dialogo che deve essere tale,
non dia’ogo di sordi nè scambio di
amarezze. Sicuro che -Agape non pone candidnlure all’indisculibilità.
conscio d’altro canto che possiamo
lerirci .senza renderci conto di toccare un punto già dolente.
G. Conte
4
P»g. 4
N.'íl
16 ottobre 196-1
Una bella opera evangelica fiorentina
Il Centro di solidarietà
ha cinque anni
Nel maggio scorso il Centro Evangelico di Solidarietà ha celebrato il
suo quinto anno di vita e di attività
con la pubblicazione di un opuscolo di
larga diffusione stampato gratuitamente da un amico.
In que.sto opuscolo sono stati sintetizzati il lavoro e U bilancio di questi
anni di attività e vi sono stati intravisti alcimi obbiettivi per il futuro.
Se esaminiamo più profondamente
tutto il lavoro svolto dal Centro di Solidarietà di Firenze ci possiamo ben
rendere conto di come il Signore abbia benedetta quest’opera ohe, sia pure in mezzo a continue difficoltà, riesce non solo a sopravvivere, ma a svilupparsi sempre più anno per anno.
Considerando le numerose iniziative laiche sorte in questi anni e ben
presto cadute o agonizzanti per le numerose difficoltà incontrate, dobbiamo
rendere atto, a questi giovani fiorentini che con grande vocazione e mirabile volontà hanno saputo sempre superare tutte je difficoltà, coscienti delrimportanza di questa opera sociale.
Pare qualcosa, farlo presto e bene,
pei i fratelli bisognosi delle nostre
chiese: questo è .stato il compito che
si sono assunto i giovani fondatori del
!( Centro » ; si sono rimboccati le ma
niche e non hanno voluto disarmare
neanche nei momenti più neri. La
collaborazione delle Chiese e dei membri di Chiesa non è mai mancata, sebbene, come m tutte le cose, vi sia chi
ha più capito e chi meno il lavoro di
questi giovani.
Compito e premura del Centro è
sitata la collaborazione ¡sempre più
stretta e fraterna fra le varie Chiese
ed Op>ere evangeliche della Città e di
fuori; interdenominazionali e unicamente evangeliche sono sempre state
le vedute e le aspirazioni del Centro.
Attualmente il campo di solidarietà
dell’Opera non ha limiti : vengono prese in considerazione richieste di ogni
genere, daU’aiuto economico spicciolo
ai prestito, daU’dnformazione logistica
di ogni specie alila ricerca di lavoro,
dall’assistenza legale al consiglio amichevole; su tutto il Centro cerca di
essere all’altezza della situazione e delia fiducia ricevuta.
Sempre nel desiderio di sopperire ai
bisogni e alle lacune dei nostri ambienti il Centro di Solidarietà ha istituito recentemente nei suoi Iccali un
ufficio turistico per i fratelli italiani e
stranieri di passaggio da Firenze ed
a stampato una « Guida Pratica alle
Opere Evangeliche di Firenze » che
presto spera di ristampare migliorata
ampliata.
Il moderno Poliambulatorio che il
Í Centro » è riuscito ad istituire con
l’aiuto degli amici raggiunge e supera oggi le duecento visite mediche mensili, molte delle quali sono compietamente gratmte. In una stanza si è
installato U Centro di Colposcopia delràmministrazione Provinciale fiorentine. cosa questa che può dimostrare
l’importanza assunta da questa Opera.
Grande desiderio del nostro « Centro» è sempre stato quello di vedere
svilupparsi un lavoro consimile in altre grandi città italiane, per questo si
.‘'Cera di vedere qualcosa di nuovo a
Torino dopo i numerosi contatti avuti
co.n i giovani evangelici di quella Città.
Un obiettivo molto difficile a raggiungere per le nostre possibilità è
ancora il Giardino d’infanzia evangelico. In questa Città dove la scuola
materna è ancora pressoché inesistente e gli asili d’infanzia sono tenuti
quasi unicamente da organizzazioni
cattoliche, il problema di un asilo evangelico non può essere trascurato.
Problema più attuale e urgente per
il Centro di Solidarietà è ora Tacquisto di un pulmanetto, indispensabile
ormai per i numerosi vari impegni di
raccolta e di servizio nella Comunità.
In questi ultimi mesi ci sono giunte numerosissime offerte e numerose
lettere di incoraggiamento; ringraziamo ancora questi fratelli che seguono
il nostro lavoro e ci fanno sentire di
non essere soli. Dopo cinque anni molti collaboratori sono cambiati, ma le
spirito che anima il Centro Evangelico- di Solida.rietà è sempre il solito.
Roberto Rossi
-Abbiamo avuto occasione
(!j iniratitenerci con il signor
Kici-ardo BaroUn, della Comitiva di Valdesi Umguaia
ni che rtceniemenle visi-ta
1- onc le Vaili. 11 suo affetto
per la culla degli avi è assai profondo; era venuto nel
plS.'i col primo pellegrinaggio Valdelse riofplatense, e
volle . tornarvi anche questo
anno, accompagnato da’la
sua consorte, Emilia Griot,
sorella del pastore Griot di
Ombucs de Lava’le.
Tra Tallirò el ha detto che
gli Italiani emigrati in Uruguay commemorano ogni
anno Teffemeride patria. Si
rumiscono in diverse località del paese, ove sono più
numeroisi. Il 2 giugno 1964,
riuniti nella i-iltà di Colonia. capi'ta'e del Dipartimentc- ciinonimo, collocarono
una placca di bronzo — dice jl signor Barolin ■— colla
seguente iiscrizione: « Gli
ita!inni residenti, nel dipnrtimento di Colonia alla patrio di Artigas » - Colonia,
2- 6-1964. (11 Generale Giuseppe Gervasio Artigas è il
fautore massimo delTindi
pendenza -dell’Umguay. Du
rente la guerra d’indipendenza prese le armi contro gli
spagnoli e venne nominato
capo del movimento d'insurrezione. Vinto da altri capi
militari riparò in Paraguay
dove morì in esilio. Dì lui
sono celebri le ’’istruzioni”
che dette ai Deputati — ricordate come ”/a instrucciones
del anno trece"’, cioè del
jbl3 — per le quali rai-i-omandava loro di ricli-iedere
! liridipeindenza aRsoluila, la
libertà religiosa e civile e la
li asfoirmazione dii^ITaritlilca
colonia in una Repubblica).
Alla cerimouìa della i-ollo( azlo-n-e della placca di brou70 erano presenti' le alte autorità delTAmibasciala Italiana in Uruguay, del Console
della città df Colonia e tu-ti
i residenti italiani delTUruguay.
11 giorno stesso veune decoralo il siignor Umberto Cesare Tourn con la croce di
cavaliere d’Italia, »in riconoscimento della sua aitività di vice-console, (v. foto
accanto).
iiDmu
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
VERONA
COMO
— Il Paslor-j Alessio, tmlralo in pensione, si è stabilito a Verona con 'la sug famiglia. 11 nostro « benvenuto » è in realtà
un « bentornato a: la no-stra comunità ricorda il tempo del suo servizio pastorale
a Verona Sno a una decina di anni fa. Siamo conilenti del loro arrivo.
— L’Unione Femiminile ha ripreso di
qualche tetiipo le sue riunioni, stabilendo
un buon programma di studio in ri»uiiioni
quindicinali, e di lavoro per la « vendita
di beneficenza ». Al Congresso delle Unioni Femminili Valdesi a Firenze la nostra
Unione è stata rappresentala dalla signora
Tassoni (delegata), e dalla isignora Menghini.
MANTOVA
— Nei nostri locali di Mantova sono stati ospitati per pareochio tempo i giovani
delTorgandzzazione initernazionale e inlerdenominazione : « Operaz-ione Mobilitazione », venuti anche nella nostra città per un
tempo di le.stitiioni'anza a Gesù Cristo. Alcuni di ossi hanno pensato di stahìlirsi an
cora i-n città per proseguire l’opera iniziata, e hanno aiperto un locale di culto. Noi
siamo convinti che anche a Mantova c’è
molto posto per ia predicazione deil’Evangelo, e che non trattandosi di concorrenza
di chiese, costituisce una raddop-piata possibilità dii testimonianza evangelica, in un
fraterno sjnrito di comunione nell’unico
Mcslro Signore e Salvatore Gesù Cristo, e
nella comune nfcessità dell’annunzio delTEvangelo imposta da'llo Spirito Santo ai
figlioli di Dio.
— 11 16 settembre abbiamo avuto la simpatica visita di un gruppo di Valdesi uruguaiani. Un gruppo della nostra comunità
ha preparaito loro un’agape nella sàia e con
loro è stato fatto un giro turistico per la
città. Abbiamo sentilo con loro un legame
di affetto e simpatia; alla loro partenza ci
hanno lasciato una bandierina per ricordo!
— 11 Consiglio di Chiesa intende quest’anno organizzare quattro o cinque agapi
dc>menicnli seguite da conferenze: tre sull’unione tra Valdesi e metodisti ; poi sul
maiteriale dj studio del Congresso Evangelico che avrà luogo a Roma alla fine di
maggio e riunirà i delegati di tutte le Chiest! evangeliche d’Italia.
— Il « -Comitato evangelico di studio e
d( testimonianza » nominato dailTaissemblea
di chiesa del giugno sicouso, ha lavorato e
presenta all’assembltea del 18 ottobre un
programma con cui si propone di mettere
r, fuoco lo scopo e ¡1 significato della nostra comunità in questa città e diaspora;
di impegnare il più largo strato possibi'e
della comunità a una responsabilità precisa
per la cosUiuzione della comunità stessa, il
suo servizio e la sua testimonianza; di svoi
gere inchieste sui vari settori della vita cit
ladina; di organizzare eventualmente coti
ferenze, dibattiti o dichiarazioni sui fatti
del momento più signifiicativi ; di curare un
bollettino di collegamento e di dialogo con
la comunità.
meriggio, accompagnato dal pastore Bouchard ha ancora visitato nella Diaspora il
compatto gruppo di Carema, chiudendo poi
con la visita, ad Ivrea, ad alcune famiglie
la sua breve « tournée » che ci ha permesso
di riprendere, in modo cosi simpatico il collegamento.
Gli amici eporediesi ricordano con molla
sìmpatià e ringraziano i coniugi Tourn per
la loro visita ed augurano loro il miglior
successo nella loro attuale chiesa, dove sono
stati chiamati a svolgere la loro opera pastorale. D. J.
pisti. Era commovente celebrare la S. Cena
come la celebrarono i discepoli di Cristo
La parola di Dio è stata letta in francese e
in italiano. Il pastore ha meditato il miracolo di Gesù in favore del sordo muto. La
preghiera del fratello E. Scorza chiuse questo bel culto semplice, celebrato con entusiasmo cristiano e con la gioia dei figliuoli
di Dio. Ernesto Scorza
VILLAR PELLICE
CATANZARO
TRIESTE
— Nel corso dd culto della domonica 4
ottobre è stato insediato il nuovo pastore
delle comunità elvetico-valdese e metodista*
Hanno presieduto la cerimonia di insedistmeiiLo il iiaslore A. Carsaniga, capo Circuito della Chiesa Metodista ed il past. G.
Colucci presidente della C. D. della Chiesa
Valdese. F.-rano anche presenti i pastori Zc.lla e Tara ai quali è stata espressa la riconoscenza di lutti per l’opera svolta con zelo
e fedeltà in favore delle comunità che son-o
state fin qui l’oggetto delle loro cure.
Si è associato al nostro culto un pastore
di Vienna che, dopo aver presieduto ¡1 culto in lingua tedesca nella Chiesa Luterana
Ita voluto, con la sua presenza, sottolineare
vi.sibilmeme lo spirito ecumenico che anima le cinese evangeliche di Trieste.
Il i>omeriggio di quella stessa domenica
il pastore Zotta presentava il pastore Beri
alla piccola comunità di Monfalcone che dà
la sua testimonianza fra non poche difficoltà ed alla quale auguriamo fermezza nella
fede.
IVREA
Visita del pastore Cipriano Tourn. — La
nostra Comunità ha avuto nei giorni dì sabato 3 e domenica 4 ottobre, la gradita visita del pastore Cipriano Tourn e Signora.
La visita era assai attesa perchè il pastore
Tourn ha retto la nostra Comunità per vari
anni (sostituito 6 anni fa dal pastore Giorgio Bouchard) ma lasciando di se affettuoso
ricordo per la sua grande bontà d’animo, la
cordialità e semplicità.
Il sabato sera un’agape fraterna ha riunito ben 46 persone per una piacevole serata
nel corso della quale la Signora Tourn (ormai quasi abilitata alla lingua italiana) ha
molto interessato i presenti, trattando delle
successive trasformazioni delle chiese prole
stanti tedesche per arrivare alla formazione
dell’attuale chiesa unitari.! particolarmente
maggioritaria nel Baden. Agli ascoltatori nostri abituati alle piccole formazioni delle
nostre chiese valdesi in Italia, faceva particolare impressione sentire parlare di cifre
sbalorditive, come quella di un milione di
membri complessivamente o di comunità
con oltre settemila membri effettivi, e della
loro vitalità, dei rapporti che esse hanno
con Io stato tedesco ecc.
La domenica il pastore Tourn ha presieduto il culto con Santa Cena, di apertura
delle attività invernali alla presenza di circa
ottanta persone, numero veramente imponente e riservato alle grandi occasioni. Nel po
Batlesimo. — La sera di domenica 19 luglio, alle ore 17 nella nostra Chiesa Valdese
di Catanzaro veniva portato al battesimo dai
coniugi Giuseppe e Wanda Armene, la piccola Ines. Il Pastore Marco Ayassot, dopo
avere esortato con esempi biblici come si devono educare i figli alla Scuola del Signore
e con amore farli camminare per le vie del
Vangelo, fece presente ai genitori e alla comunità tutta le responsabilità che gravano
su noi per questi pargoli. Dopo averla battezzata nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, si è cantato l’inno : « Lasciate i fanciulli venire a Gesù ». Infine a
casa dei suddetti genitori vi è stato un lieto
trattenimento da parte degli invitati della
nostra comunità e di parenti cattolici, in
omaggio al battesimo della piccola Ines. Da
parte nostra un augurio cristiano : che il Signore la faccia crescere e camminare come
ligliuola del popolo eletto.
Campo di lavoro internazionale, Bethel
1964. — Quest’anno d campo ecumenico in
Sila è stato determinante. Aperto il 15 luglio sotto la guida del Signore e con il comitato direttivo del Pastoie Marco Ayassot,
del fratello Geom. Dario Scorza, del Pastore
Argentino Angelo Peirò e del direttore del
pensionato Giorgio Pinton.
Hanno partecipalo al campo due fratelli
Greci della Chiesa Greca Ortodossa, le sorelle Alie della chiesa riformata olandese,
Marianna c Clàire della chiesa riformata
francese, Anna Maria ed Èva della chiesa
evangelica svizzera, Joyce c jill della chiesa
anglicana, il fratello Erik della chiesa riformata svizzera, giovani della nostra comunità valdese di Catanzaro, fratelli pentecostali di Crotone c S. Vito sullo Jonio c un
giovane della comunità battista di Reggio Calabria.
E stato un piacere vedere lavorare tutti
con fede e concordia davvero ammirevole.
Si sono fatte le fondamenta del nuovo dormitorio in muratura. Oltre il lavoro manuale di tutti i campisti, li sono tenuti studi
molto interessanti seguili da animate discussioni.
Domenica 2 agosto alle ore 11 si è celebrato il culto all’aperto con S. Cena. Assente
il nostro pastore perchè impegnalo a! cullo
di Catanzaro e diaspora.
E’ stato un culto edificante presieduto dal
pastore Angelo Peiro in francese e tradotto
dal sig. Pinton. Partecipavano tutti i cam
A distanza di appena una diecina di giorni dal compagno della sua vita, ci ha lasciati per rispondere alla chiamata del Padre Celeste: Pons Marcella Maria nata Senati, dell Inverso Cognetti. La chiamata le è
giunta improvvisamente la sera del 9 ottobre; era entrata da poco nel suo 72° anno.
Ai familiari tutti, ma in modo speciale al
nipote rimasto tutto solo nella grande casa
dei Cognetti, la Chiesa esprime la sua fraterna solidarietà ed il suo vivo affetto.
« Io non vi lascierò orfani — dice Gesù ____;
io tornerò a voi. Il mondo non mi vedrà
più; ma voi mi vedrete, perchè io vivo e voi
pure vivrete» (Giov. 14: 18 e 19).
Renato e Anna Garnier (Ruà) hanno
avuto la gioia di salutare l’arrivo della loro
secondogenita, la piccola Liliana.
Porgiamo il nostro saluto augurale a questa bimba e presentiamo le nostre felicitazioni ai genitori.
— Nel tempio di Torre Pellice e di San
Giovanni rispettivamente sono stati uniti in
matrimonio: Geymonat Pier Carlo (Ciarmis)
e Costantino Ilda (Torre Pellice): Bonjour
Riccardo (Pianlà) e Gaydou Franca (San
Giovanni).
Presentiamo a questi Sposi i nostri migliori voti augurali.
" S^ato prossimo 17 ottobre verrà inaugurato il nuovo armonium. Una speciale serata avrà luogo nel tempio alle ore 21, Il
programma comprende una parte musicale :
c^secuzione di vari brani musicali - Prof.
Ferruccio Corsani; una parte di canto corale - Corale di Villar Pellice; messaggi vari.
Tutti sono cordialmente invitati.
Una colletta speciale, destinata a coprire
parte della somma ancora mancante, verrà
fatta al termine.
FIORI IN MEMORIA
di Maria Granata Meille
AITO. P. « Rifugiti Re Carlo -Alberto »
per Incurabili, dj Luserna San Giovanni,
sono, pervenute queste altre offerte: Alfredo
Peyrot, Torino 10.000; Susetle Artus Martinelli, Torino 10.000; Peyrot Lisa e Giorgio,
Rotila S.O'OO. Totale precedente L. 1.241.000.
Totale generale L. Ì.2S6.000.
La Commissione degli Istituti Ospitalieri Valdesi ringrazia sen itamente i genero,,i
oh'a lori.
Direttore resp.; Gino Contt>
Reg. al Tribunale di Pineroln
n. 175. 8-7.]Ofin
fin. «iiihalnin» . n.» Torre Pelli,-e ffa
avvisi economici
Umberto Cesare Tourin, fìllio di Giovanni Daniele e
di Maddalena Durand, nato
il 12 aprile 1884 nella borgata Caneuva di Rorà. Emigrò con la famiglia in Uru
guay a 11 anni. Sposato a
Fno'Iina Negrin di Bobbio
Pellice. Agricoltore in San
Pedro, Dep.to di Colonia fino al 1941.
Per molti anni membro
Ilei Concistoro della Chiesa
Valdese d; Tarariras, Riachuelo e San Pedro. Stabilito a Colonia nel 1941 rappresenta il Vice Console Itaiiano in questa città per 34
anni senza ricevere alcun
compenso. Il 2 giugno 1964
per ordine del governo italiano viene decoralo della
Croce di Cavaliere al Merito
della Reipubblica, in riiconi'scenza del sua lavoro come
nippireisentante della RepubIdica Italiana nella città di
( olonìa.
SVIZZERA ventidue anni cerca posto au
pair presso famiglia evangelica per custodia bambini o aiuto-ménage. Richiede ore
libere per seguire corsi di lingua italiana.
Periodo proposto novembre-dicembre. Offerte a Denise Paget, Mon Repos - Lausanne
« Io sono la Risurrezione e la
vita; chi crede in me anche se
muoia vivrà». (Giov. 11: 25)
L-a famiglia della compianta
Susanna Bounous
ved. Breuza
di anni 86
commossa per le dimostrazioni di affetto e di simpatia cristiana ricevute,
ringrazia sentitamente quanti hanno
preso parte al suo dolore.
Fontane, 8 ottobre 1964
Paschetto Sileno
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