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ECO
DELLE mUI VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICB
(Torino)
Settimanale
delia Chiesa Valdese
Anno XCV - Num. 16
Una copia Lire 40
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TORRE PELLICE —16 Aprile 1965
Ammin. Claudiana Torre Pellice • C.CJ. 2-17557
¡.’ULTIMO RISO
Ridevano di lui, molti, quel giorno. I soldati pagani, davanti a
quel re da tragica farsa; i rappresentanti della chiesa istituzionale,
davanti a quell’impossibile messia.
Il riso atroce dell’incredulità, un
riso levato contro a Dio, il Dio della
rivdazione biblica. Un riso che continuò a stridere, nei confronti degli
adoratori di un crocefisso, da Gerusaleinine ad Atene a Roma. Un riso
che nei secoli si è fatto volta a volta
più bonario e compassionevole o più
aspro e sprezzante, ma che non è
mai cessato: vi sono stati tempi in
cui la chiesa, fattasi umanamente
polciUe, è riuscita a imporgli esteriormente la sordina, ma non a solfot !!lo; e forse oggi riaffiora più
de ' :). |)iù impaziente, soprattutto
pi.: .iidiiferente. E’ un fatto che milii.ì;. e milioni di uomini e di donni aìiche, rieH’ambito delle società
’c ùine’. vivono come se l’Evanli (iristo morto e risorto fossero pure ciancie, puerili fantasie.
ù! ;mehe a noi, nella chiesa, giunge .i portare turbamento l’eco di
qu'^lo riso schernitore. Siamo turperchè ci chiediamo, con ansia.
Ilo pesante è la nostra respon
ba
qi
sa!
qo
eli
E
iià di testimoni, di fronte a
s incredulità così terribile anse superficialmente spensierata.
_ li, più in fondo, c’è l’eco sempre risorgente del vecchio scandalo
di ironte alla follia della croce, la
Quel giorno, all’ora nona, un
militare pagano avvertì, nel
terremoto, il riso corrucciato, doloroso di Dio che aveva accettato di
passare per il Beffato, il Ridicolo,
il Fallito, ma non lo era per nulla;
il terzo giorno, sul far del mattino,
da una tomba vuota risuonò sommesso il riso gioioso di Dio, il Vivente, il Signore, il Vivificante, e
umile gente ne fu sopraffatta.
Così fu sera, poi fu mattina, e fu
un nuovo giorno; ci sarebbero state
nuvole e tempeste, ma non sarebbe
più tramontato. E i <lue motivi del
riso di Dio avrebbero costituito, intrecciandosi, lo sfondo di questo
tempo crepuscolare che prelude all’alba e in cui non viene mai veramente a mancare, a chi la cerca, il
riferimento alla lucente stella del
mattino.
Siamo al sicuro, nel giudizio e
nella grazia del riso doloroso e del
riso trionfante del nostro Dio, il
riso degli ultimi tempi. Non sediamoci sul banco degli schernitori, e
non lasciamoci turbare dai loro motteggi e dalle loro obiezioni; anche
i più seri di loro, i più intelligenti
e colti, i più sensibili, sono, dinan
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..... lia, troppo umana rivolta contro una redenzioni!; apparentemente
f si.’!iiìvc!!ente, dalla condizione
i!;.- !!•■’ i ontro una risposta ai nos: .:< i'togativi, che sembra la
( ini erosamente aperti. E’ un
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Sa: , : -i sforza di banalizzare l’atto
IO del Golgota, di mitizzare
'tificare) la meravigliosa pridel Regno, il mattino di Pa
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iidiamo l’orecchio, però; ri-uona, grave e pur limpido,
o riso, non un riso amaro ma
> sfavillante, il riso di Dio.
e
^:he tumultuano le. nazioni
Confessare^ oggi, che Gesù è il Signore
Una
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causa coniestala
appassionante
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Dio, degli stolti.
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sua
e la
In molte comunità i catecumeni
hanno confessato la loro fede — in
altre lo faranno a Pentecoste — e tutti noi che li abbiamo ascoltati, abbiamo sentito rinnovarsi in noi non sole
un ricordo, ma una presa di coscienza, la medesima confessione.
Occorre tuttavia che ci rendiamo
conto che confessare, oggi: Gesù Cristo è il Signore, costituisce un impegno abbastanza diverso da quel che
poteva essere cinquanta o anche solo
venti anni fa. Malgrado le inframmettenze e le pressioni di una chiesa
costituita sulla vita pubblica, malgrado i segni di croce e le tonache onnipresenti, nella nostra società — fuori
e dentro la chiesa — la causa di Cristo torna ad essere una causa contestata, Cristo torna ad essere segno di
contraddizione, che rivela i pensieri
riposti e fondamentali, che richiede
scelte decise, rischio; dopo secoli di
’’società cristiana” — anche se questa non può mai del tutto essere superata — la causa di Cristo risulta a
nuovo nettamente distinta dalle cause umane: da quella di una data so
sofferenza
nostra
mcihfeno i popoli cose vane? I re
deìt-u terra si ritrovano e i principi
si coneigliano assieme contro VEterno e contro il suo Unto (^Cristo). Colui cine siede nei cieli ne riderà, il
Signore si bejferà di loro. Parlerà
loro nella sua ira e nel suo furore
li renderà smarriti. ’Eppure — dirà
— - io ho stabilito il mio re sopra
Sion, il mio monte santo’. (Salmo
Finche noi uomini parliamo (e ci
ascoltiamo), facciamo (e ci ammiriamo), finché ridiamo con la bonaria siijieriorità della gente colta o
con la rabbiosa insofferenza dei rivoltati, non abbiamo sensi per la
parola che Dio ci dice, per 1 opera
che Dio attua per noi, per il suo
riso iloloraiite nella sofferenza del
Figlio e sfolgorante nella potenza
creatrice e ricreatrice di vita del Padre, che associa al Figlio unico e diletto i figli adottivi chiamati a seguirLo nella casa dalle molte stanze, al banchetto dai posti innumeri,
nel Regno senza confini. Allora attristiamo lo Spirito Santo, e il volto di Dio è per noi volto severo di
giudice, che ogni popolo, ogni civiltà, ogni cultura, come ogni singola esistenza umana, deve un giorno incontrare.
Tendiamo l’orecchio a questo riso
di Dio ; è severo eppure contiene in
sè la radice della vera gioia, è sommesso eppure vi sfolgora la promessa della vita. E’ il solo riso che in
qualche modo sia rivolto contro di
noi — quanto a fondo e a ragione !
— e che al tempo stesso rinsaldi la
nostra vita, ci renda forti, sereni,
perchè fiduciosi e grati.
La sofferenza di Cristo distoglie il
nostro sguardo dalla nostra sofferenza e lo' volge alla sofferenza che
Dio prova nei confronti del mondo.
La sofferenza di Cristo è la più profonda compassione di Dio verso questo mondo. Dovete comprendere questo, affinchè vi aiuti nella vostra stessa sofferenza e nella vostra compassione verso la sofferenza degli altri.
la sofferenza di Cristo conferisce alla nostra vita una gravità inquietante Fa apparire la colpevolezza legata
alla nostra sofferenza. Non per nulla
il Cristo non dice una sola parola di
pietà al paralitico; la prima cosa che
gli dice è il ricordargli la sua colpevolezza: i< Uomo, i tuoi peccati ti so
ha costantemente saputo questo: tutti costoro non potrebbero farmi nulla
Se il Padre non mi avesse imposto
questo carico. Questa sofferenza, è il
calice che il Padre mi tende. Ed ora,
a colui che gli fa questo, il Cristo
dice : « Padre ». Non esiste parola che
esprima cosi perfettamente, in chi è
colpito e ucciso, l’accordo profondo e
totale con la volontà di chi lo lascia
battere e uccidere.
« Padre ». Questa parola uscita dalla bocca del Cristo', è una risposta a
tutti gli interrogativi che la sofferenza del mondo desta nei cuori impazienti e facili al turbamento, a tutte
le domande nella tua vita e nella vita degli esseri che ora presenti a Dio
no perdonati ». Ogni sofferenza sulla « Padre » — dice. E se egli non ci
terra ci indica che Dio soffre a causa aiuta, a dire « Padre » con lui, ^«essu
di tutti noi, a causa della nostra infedeltà e della durezza del nostro cuore. La croce di Cristo ci dice che Dio
non è risparmiato più di quel che
risnarmi noi ; a contrario , è lui a portare da solo il fardello più pesante.
La via seguita dal Cristo conduce a
una solitudine che nessuno di noi
conosce, ma dalla quale saremmo minacciati se non avesse seguito, lui
questa via. La croce di Cristo e il
segno di una separazione fra il cielo
e la terra, che non possiamo cogliere
fino in fondo, ma che ci minaccereo
be tutti se Dio non avesse rizzato
questa croce.
Ogni uomo che si sforzerà di comprendere questo-, dimenticherà sempre più quello che dobbiamo soffrire
noi pensando a quello che deve soffrire Tamore di Dio a causa nostra,
a causa del nostro modo di essere e
di vivere.
« *
Ecco il primo punto. Ed ecco il secondo • il mistero particolare della
storia della Passione sta nel fatto
che vi sono raccolti gli elementi piu
contradditori, immediatamente accanto alTultima parola che esprime la
solitudine del Piglio di Dio abbandonato anche da Dio, riferitaci da Matteo (27 : 46) — immediatamente accanto a questa parola si trova quélaltra rilerita da Luca e pronunciata
da Gesù dopo il suo grido di sofferenza — una parola che forse non
era udibile che P«r coloro che erano
molto vicini a lui — e che espnme
l’unità più intima con Colui che gh
causa questa sofferenza. . , ,,
Egli ha dunque seguito la via della
croce senza credere un solo istante
che questa sofferenza gli era inflitta
soltanto dal mondo malvagio, dai
giudei, da coloro che lo odiavano, ma
no di noi può portare davvero la propria sofferenza; non potrà che trascinarsi dietro a lui, fino a crollare.
Senza questo «Padre» detto da Ge
sù, nessuno può sopportare davvero
la propria sofferenza; non può, cioè,
sbarazzarsene traendo prima la benedizione nascosta in questa sofferenza.
A che ti serve evadere dalla tua sofferenza, se non hai prima ricevuto la
benedizzione che vi è racchiusa? Ir
seguito a una tale evasione, sei diventato più povero. E non crediate che
per Gesù sia stato più facile pronunciare la parola « Padre », mentre sarebbe per noi una difficoltà insormontabile. Ditevi ben forte; non c’è via
d’uscita, non c’è altro vero soccorso,
nella sofferenza del mondo, che questa parola, « Padre » ; perciò tutto
quello che ci è imposto, dobbiamo accettarlo come opera della mano del
Padre, e accettarlo in modo tale da
considerare soltanto la benedizione
PRSQUR
racchiusa per no
nella sofferenza.
H. Gollwitzer
Anniversario hussita
■A" Per il 550» anniversario della sua morte, Jan Hus figurerà all’ordine del giorno
dell’Assemblea della Federazione delle Chiese protestanti svizzere, nel giugno prossimo.
Una delegazione delle Chiese protestanti cecoslovacche parteciperà a questa sessione. I
partecipanti si recheranno probabilmente a
Costanza, ove Jan Hus fu bruciato il 6 luglio 1415. In Cecoslovacchia pubbliche istituzioni celebreranno pure questo anniversario. Sarà eretto un monumento commemorativo nel castello di Hozi Hradek, presso
Praga, ove il riformatore cèco visse in esilio
dal 1412. (soepi)
cietà, di una data cultura, anche di
una data istituzione ecclesiastica; e
la chiesa — comunione e comunità di
coloro che credono e confessano Cristo come Signore — viene ricondotta
a essere quello che dev’essere: puro
strumento (non vicario) nelle mani
del suo Signore, affinchè il mondo
creda.
In generale si riconduce il problema a cui accenniamo all’opposizione:
chiesa di massa (di popolo) — chiesa
confessante. Mi chiedo però se il cuore del problema sia in questa considerazione di sociologia religiosa : i
molti conformisti e i pochi convinti.
Credo piuttosto che la fede in Cristo,
anzi TEvangelo di Cristo torni ad essere, come nel secolo apostolico — e
come nei momenti vivi della storia
della chiesa, ma forse oggi con una
universalità e un’immediatezza che
davvero ci riportano ai tempi apostolici — deriso, messo in ridicolo, contestato. Senza lasciarci minimamente
attirare dal discorso sul fronte unico
antireligioso — suprema illusione e
suprema tentazione della chiesa di oggi — dobbiamo constatare che TEvangelo in cui crediamo è discusso apertamente o eliminato di fatto con indifferenza da settori sempre più ampi della nostra società, tanto che v’è
da chiedersi se —^"almeno nelle zone
più ’’evolute” — ad un conformismo
ecclesiastico non si stia già sostituendo un conformismo ateistico: ed è
Tavvertimento che, senza spirito di
giudizio e senza alcun sentimento di
propria giustizia, ci permettiamo fraternamente di rivolgere in particolare
a una parte dei nostri giovani.
Quella che è stata chiamata la tentazione del nulla, il fiacco e annoiato
scetticismo purtroppo sempre più diffuso e compiacentemente fomentato
da tutta una letteratura e un mondo
di spettacoli pesantemente decadente,
e.sercita il suo fascino torbido anche
su molti che sono anagraficamente
cristiani.
Pure, è un tempo di chiarificazione
e di purificazione in cui diventa infinitamente più appassionante, anche se
inconfortevole, confessare Cristo, credere nelTEvangelo. Si tratta di vivere
a occhi aperti, con sensi tesi e vigili,
per cogliere i motivi profondi del nostro periodo di evoluzione umana, e
i punti di forza su cui far leva con
l’annuncio che ci è stato affidato. Accettato lo sfaldamento della sedicente
’ societas christiana” — ed è cosa
lungi dall’essere universalmente, intimamente accettata — siamo chiamati a sconsacrare, a ’’profanare” tutti i
miti religiosi, tutti gli idoli, siano
Fiihrer, siano poteri economici, ideologici, e a confessare che Gesù Cristo
e lui solo è il Signore, come ha fatto
il nugolo dei testimoni prima di noi,
i noti e oscuri fratelli comparsi di
fronte al sinedrio e all’areopago, ai
tribunali romani e a quelli inquisitoriali, alle diete imperiali e agli scherni corrosivi del razionalismo e alle
lusinghe del sincretismo religioso.
La fede in Cristo, esplicita e ferma,
torna ad essere T « eccezionale » ; la
pura opera dello Spirito Santo, i pensieri e le parole e le opere che non
scaturiscono dalTinteriorità umana ma
vengono da Dio. Dio dà il suo Spirito
Santo a quelli che glielo chiedono. E
l’impegno della fede, Timpegno del
testimone cristiano, racchiude in sè
questa meraviglia; di sentirsi veramente portato da Dio. E’ un impegno
nostro, è fatica della nostra mente,
travaglio della nostra coscienza, eppure ogni cristiano sa che il cuore di
questa sua vita intensa, dolorante e
gioiosa, è l’Iddio vivente e operante.
Il nostro
giorno
E’ così difficile trovare una parola
umana, un pensiero che dica qualcosa
a tutti. V’è sempre chi legittimamente si sente escluso, non chiamato in
causa. Ma se qualcosa di riassuntivo,
di totale, è dato di leggere nella Parola di Dio, è certo l’Evangelo della
Settimana Santa: là ci siamo tutti, ed
ognuno riconosce la propria esistenza
in un suo particolare rapporto con
l'Unico, coi Cristo.
Tu, dove sei? quale giorno, è il tuo?
Per taluni è il giorno felice festevole delle Palme, per altri è la raccolta
intimità del Giovedì Santo, e c’è chi
conosce il lungo doloroso Venerdì Santo con ’’l’Uomo familiare col patire”;
ma per tutti è la Domenica di Resurrezione, quest’annunzio di vita, di
una Grazia che illumina ’’tutti” i nostri giorni.
In una generazione dissacrata come
la nostra, in un tempo di sperperi spirituali, possa questa comunità vivente dare un significato, una pienezza, ai
giorni dell’uomo. Essa è la vostra casa, cari credenti, la famiglia che riascolta il saluto del Risorto: ’’Pace a
voi!”. L. S.
Opposti
linguaggi
Non posso,
non ho tempo;
non ne ho neppure abbastanza
per me;
non riesco a dimenticare,
non prendo
la responsabilità;
non mi piace,
non lo posso vedere;
non so..., forse,
ma non ci contare...,
non mi posso impegnare.
Questo è il nostro linguaggio
di oggi;
ma anche di ieri,
di sempre,
linguaggio di peccatori.
Oh! dimenticato linguaggio
del mio Signore!
A chi ti chiede la tunica
dona anche il mantello;
concedi due miglia
di strada
a chi ne niole uno
da te;
perdona,
rimetti il debito,
ama,
accogli, dona,
ascolta,
poni mente;
fa agli altri
ciò che vorresti
fosse fatto a te.
Linguaggio aperto,
chiaro,
positivo,
caldo come l’amore;
luminoso come la luce.
Il nostro, invece,
spento,
chiuso,
negativo,
freddo come l’odio,
buio
come la notte !
Edina Ribet
2
pa¿. 2
N. 16 — 16 aprile 1935
In missione negli Stati Uniti
Rievocando ricordi che hanno un significato particoiare per ie nostra testimonianza evangeiica in italia
Nella mia ultima corrispondenza
aveva semplicemente menzionato la
città di Columbus senza tuttavia riferire la cronaca della mia visita e
dei miei incontri. Dedicherò pertanto'
questo articolo alla rievocazione di ricordi che hanno un significato particolare per la testimonianza evangelistica della nostra Chiesa in Italia.
Columbus è una delle tante città
americane che ho visto daH’alto prima dì atterrare sull’aeroporto. E’ la
capitale dello Stato dell’Ohio, in un
territorio ricco di industrie ma anche di agricoltura. Quando sì contemplano dall’alto' molte città americane si ha rimpressione di una infinita
distesa di case, generalmente raggruppate per zone oi allineate l’una
accanto all’altra; ognuna di esse ap
partiene ad una sola famiglia e sul
davanti ci sono immancabilmente
una o più automobil . Moltissime famiglie americane di modesta condizio
ne posseggono due automobili : una
per il capo famiglia al lavoro, l’altra
a disposizione della moglie per la spesa o per sbrigare altre faccende domestiche compreso raocompagnamento' dei bambini a scuola. Quante automobili sulle strade e un po’ dovunque
e quanti depositi dì macchine inutilizzabili, che avrebbero bisogno di riparazioni o di sostituzioni parziali
ma chd vengono invece abbandonate
in piena campagna perchè praticamente costa meno acqustarne una
nuova! L’automobile è un elemento
indispensabile alla vita quotidiana
della famiglia nord-americana.
Curate le scuole
e frequentate le chiese
Ho accennato alle scuole e, a questo riguardo, si potrebbe scrivere a
lungo. Lasciando da parte il conflitto
sempre latente in merito alla richiesta di sussidi stabili alle scuole private (in gran maggioranza cattoliche), dirò che in generale gli Stati
Uniti dedicano fondi notevoli aU’istruzione; oltre a ciò bisogna tener conto
dei contributi locali, delle erogazioni
di somme da parte di privati cittadini
e degli istituti scolastici dipendenti
da organizzazioni ecclesiastiche. Ho
visto alcune scuole elementari ed alcune scuole superiori dotate di ampia
attrezzatura, di grandi terreni da
giuocoi, di mezzi per facilitare il trasporto degli scolari.
Debbo tuttavia seguire il mio itinerario e riprendere la via della chiesa
in una delle principali strade di Columbus. L’anno scorso' avevo incontrato a Francoforte il Rev. Kearns,
pastore di una grande Chiesa Presbiteriana, e loi avevo invitato al nostro
Sinodo. Egli vi partecipò s di lì nacque l’idea di una mia predicazione
nella sua chiesa a Columbus dome
Uu fratello orìuudo del Molise
e uu fiotto di ricordi
A questo punto desidero rievocare
una visita particolare fatta ad una
famiglia valdese emigrata da molti
anni negli Stati Uniti.
Siamo in un luned i pomeriggio del
mese di marzo. Poche ore prima ave
vo preso contatto per telefono con il
fratello! in fede Pasquale Calderaro,
criundo di Pescolanciano nel Molise,
ed egli mi aveva detto ; Signor Moderatore, venga più presto che può,
perchè desidero stare a lungo con Lei
ed ho molte cose da dirle ! ».
Ch è Pasquale Calderaro? -Certar
mente pochi nella Chiesa Valdese og
gl hanno udito quel nome, ma avrei
voluto che .molti ascoltassero quel vecchietto più che ottantenne mentre
lentamente, ma in modo chiaro e preciso, mi raccontava per ben tre ore
consecutive le vicende della sua vita
e quelle relative aH’orìgine della Chiesa Valdese di Pescolanciano.
Entrando nella sua casetta acquistata dO'po anni di lavoro sono stato
colpito da una fotografia interessante. Un gruppo di sei perso-ne, vestite
Una svista
Il Moderatore ci fa presente che,
in una delle sue corrispondenze, a
proposito della colletta della Chiesa di
Philadelphia, gli abbiamo fatto dire
che aveva Tintenzione di acquistare
nuovi locali per la Tavola Valdese,
mentre si tratta invece dei locali per
la nostra chiesa di Taranto! Ci scusiamo della svista... che dev’essere
passata inavvertita ai lettori, in quanto non ci sono pervenute le vibrate
proteste contro il lusso della nostra
Amministrazione, che altrimenti non
sarebbero certo mancate!!! Comunque,
i fratelli di Taranto siano rassicurati,
la loro causa è in buone mani.
red.
alla moda di più di cinquant’anni fa,
mi stavano a guardare. Chi erano
quelle persone? Ecco l’evanplista Gustavo Bcrt, per molti anni intrepido
evangelizzatore e camminatore in terra di Abruzzo, poi l'avv. Pasquale Lo
Re, il Capo-distretto Daniele Buffa, il
giovane Pasquale Calderaro, il sig
Antonino Amicarelli, infine il Pastore
Giuseppe Banchetti. Altri tempi ed
altri nomi, per tante ragioni inseriti
nella storia dell’evangelizzazione della
nostra Chiesa!
Pasquale Calderaro apparteneva ad
una famiglia cattolico-romana di Pescolanciano. Più di 80 anni fa (ma anche adesso!) la vita economica era
dura in quelle zone e migliaia di ita^
liani dovettero abbandonarle in cerca
fiià nel secolo scorso
accanto alle uoci, le trombe!
nica 14 marzo. E’ difficile pronunziare
un giudizio obiettivo sulla partecipazione dei fedeli ai culti domenicali,
anche perchè si giudica in base ad
una rapida visita, senza conoscere la
consistenza numerica delle comunità.
Ho tuttavia Timpressicne che la partecipazione dei fedeli sia più numerosa che in Europa, bene inteso riferendomi anche alle nostre Chiese
Valdesi. Il vasto locale di culto era
totalmente occupato sin daU’inizio ;
in gemere non ci sono dei ritardatari,
ma se ve ne sono, vengono trattenuti
in fondo alla chiesa per poi essere ac
oompagnati durante il canto di un
inno ad im posto rimasto vuoto. Anziani e diaconi sono al servizio nella
chiesa ogni domenica per dare il benvenuto ai fedeli, distribuire loro l’ordine del culto e l’innario, prender nota degli estranei o di nuovi ascoltatori. Ho predicato a quella vasta assemblea richiamando Tattenzione dei fedeli anche su alcuni aspetti e p'roblemi della nostra opera in Italia ; ed ho
presieduto anche un secondo culto a
Columbus in un’altra chiesa presbiteriana.
Le riunioni serali sono ben frequentate. Pasquale Calderaro è un
precursore del Pastore Enrico Geymet; infatti, si fornisce di ima tromba, impara a suonare più di 50 inni,
organizza, una corale accompagnata
da trombettieri, molti dei presenti
non conoscevano gli inni, ma (dice il
Calderaro) «guardavano le nostre
trombe e poi cantavano ». Nei campi
di Pescolanciano' (è sempre il Calderano che racconta) « quando si ripuliva il grano dalle zizzanie si cantava in gruppi gli inni della nostra nascente comunità, mentre il prete locale ci inir.acciava ». Possiamo immaginare la reazione del clero di Pescolanciano di quel tempo, car.trtevizz:>,to
da un linguaggio che abbiain.o conosciuto anni fa, ma che non è più quello di oggi, lo diciamo con riconoscenza I manifesti antiprotestanti abbon
dano, un frate viene a predicare la
quaresima; ma Pasquale Calüeraro
continua a distribuire opuscoli ed a
testimoniare la sua fede. Dovrebbe
tornare negli Stati Uniti per necessità di lavoro, ma rimane ancora a
Pescolanciano fedele alla promessa
fatta : « Rimarrò fino a quando non
ci sia una Chiesa Valdese ». Infine,
dopo essersi sposato e dopo aver partecipato all’inaugurazione della Ghie
sa Valdese il 2.1 maggio 1916, Pasquale Calderaro toma a Columbus dove
si trova ancora adesso, con una viva
memoria degli avvenimenti passati,
gli occhi pieni di commczione nel rievocare persone ed esperienze della no
stra opera di evangelizzazione.
Ho sott’occhio il settimanale « La
Luce » dell’8 giugno 1916 contenente
un articolo dedicato alTinaugurazione della Chiesa Valdese di Pescolanciano. Prima di quella data, una signora americana, Mrs. Colgate di
New York, interessata dalla testimonianza di Pasquale Calderaro, aveva
visitato Pescolanciano' ed aveva offerto un prezioso contributo per la co
struzione del tempio e deU’alloggio
pastorale.
Nel 1916, quasi 50 anni fa, era direttore della « La Luce » il Prof. Ernesta Ccimba. Ci farà del bene riandare
al passato e rileggere un po’ di cronaca di quel tempo.
Un glornn radioso
per gli ei/angeliei di Pescolanciano
di lavoro. A 17 anni il nostro Caldera
ro lascia, gli Abruzzi, insieme con un
suo compagno, per iniziare la vita dell’emigrante nel lontano Brasile. A 17
anni si è giovani assai e pieni di speranze, ma bisogna talvolta lavorare
sono per guadagnarsi il pane e prepararsi un avvenire. Pasquale Calderaro
è inviato' neH’interno del Brasile con
i molti altri operai italiani, meridionali e veneti. A poco a poco egli stringe
rapporti di amicizia con un operaio
di Caserta, evangelico e cristiano, il
quale con Tesempio della sua vita testimoniava della propria fede. Quell’operaio di Caserta, in quei tempi e
così, lo'iitano dall’Italia, riceveva alcune copie del settimanale « La Luce » e le distribuiva ai suoi compagni
per parlar loro della sua fede ! Ci rendiamo conto oggi del valore di questi atti, sem.plici, modesti, fiducic'si,
che il Signore continua a richiederci
per essere veramente « sale della terra e luce del mondo »?
Dopo cinque anni di lavoro Pasquale Calderaro ritorna al paese natio.
Pensa alla sua famiglia con affetto;
intanto il seme delTEvangelo germoglia e produce frutti di fede in lui. Ricorda, in quel tem'po, il Capodistretto
Giuseppe Quattrini con il quale cammina da Pescolanciano a Schiavi di
Abruzzo per celebrare la Santa Cena.
Tuttavia egli non può rimanere a lungo nel suo paese per mancanza di occupazione. Decide di partire per gli
Stati Uniti e giunge nelTOhio dove
lavora a lungo nelle cave di pietra insieme con altri operai italiani. Quel
lavoro è duro, l’inverno è rigido, gli
operai vivono malamente in baracche di legno. E’ difficile parlare di
Gesù Cristo e di fede cristiana quando le necessità materiali della vita impongono un continuo, eccessivo lavoro, anche la domenica, giorno del Signore. Pasquale Calderaro è evangelico anche nel suo lavoro quotidiano;
affronta il disprezzo' e le beffe dei
C'Ompagni, distribuendo loro copie de
« La Luce », insegna loro l’Evangelo,
poi si mette in contatto con un pastore italiano a Columbus, i) Rev.
Vincenzo Na.poli, già direttore o impiegato airistituto Gould.
l'assano alcuni anni, poi il pensiero
della nacre ancora cattolica e che
lo seguiva con una certa ansierà Ij
induce a rientrare in Italia. A Pescolanciano egli non può più vivere senza fare opera evangelistica pi esso i
genitori ed i suoi famigliari; egli presiede delle riunioni serali, anche in
pieno inverno, con molta neve. Suo
padre si vergogna di avere un figlio
convertito alla fede evangelica; lui
Pasquale Calderaro, risponde con
queste parole di Gesù : « Chiunque mi
rinnega davanti agli uomini, anch’io
rinnegherò lui davavnti al Padre mio
che è nei cieli» (Matteo' 10, 33). La
madre invece è sensibile alla nuova
fede ed accetta a poco a poco il messaggio evangelico.
« L’alba del 21 maggio annunciava
un giorno radioso per la piccola congregazione di Pescolanciano. Ovun
que la natura spiegava tutta la sua
munificenza e il monte Tctila, rivestite- di un verde cupo, si ergeva maestoso dando al paesaggio un aspetto
quasi alpino. Oltre i fratelli e le, sorelle e numerosi aderenti di Pescolanciano, sono presenti i Pastcri Buffa
di Napoli e Banchetti di Chieti, revangelista Bert di Borreilo, la famiglia Amicarelli di Schiavi d’Abruzzo,
i coniugi avv. Pasquale Lo Re, quest’ultima inviata per dirigere la parte musicale del programma d’inaugurazicne... Taluni fratelli sono intervenuti percorrendo circa dieci ore di
cammino a piedi...
« Il pastore Buffa, in rappresentan
za del Capodistretto Francesco Rostan, entra in toga nella cappella, anC'Omp'agnato da altri ministri della
Parola.Sale indi sul pulpito il Oott.
Banchetti, il quale prende per te.svo
del SUO' bel discorso la testimonianza resa _a Gesù Cristo dal cieco nato:
« Se egli è peccatore, non lo so ; ma
una cosa so, che ero cieco e ora vedo ». L’o-ratore applica queste parcle al fratello Calderaro, il quale era
andato' in America spiritualmente
cieco, e poscia tornò in patria illuminato' dalla luce meravigliosa delTEvangelo.
« Seguì un’agape fraterna nella Casa Valdese; nel pomeriggio si dovette
improvvisare un altro culto per alcune signore di un paese vicino, desiderose di conoscere l’Evan.gelo, compito acooito' dai signori Lo Re e Bere.
La sera la sala, di culto si affolla nuovamente per udire la conferenza del
Fast. Buffa, sul tema: «Che pensate
del Cristo? » I Pastori, assolto’ il loro
compito', il luned,'. mattina si restituirono alla loro Chiese, lasciando il
proseguimento del progra.mma agli
evangelisti i quali, innanzi tutto, stabilirono di a.bolire qualsiasi polemica
religiosa e di mantenersi fedeli al mot
to che circonda la croce, campeggiante sullo sfondo della cappella: «Noi
predichiamo Cristo crocifìsso ».
Ho voluto rievoicare questa pagina
del passato per far piacere al fratello
in fede Pasquale Calderaro, pieno di
zelo evangelistico nella sua tarda età,
nonché per ricordare ai nostri fratei
lo di Pescolanciano l’origine, ie lo'tte
e la speranza della loro comunità. In
quel pomeriggio di Marzo a Columbus
ha riudito un capitolo di storia della
Chiesa Valdese ed hoi seguito con attenzione quel racconto. Erano già le
cinque poimeiidiane, doveva.m.oi cenare
c andare in chiesa. Pasquale Calderare aveva parlato per tre ore e continuava a dirmi: « Venga ancora a casa
mia dopo il culto perchè non ho ance ra finito di raccontarle tutto » !
Ci so'no tornato e ci sono rimasto
fino alle dieci di sera. Poi mi sono av
viato airalbergo tutto solo, ripiensaiido a Pescolanciano' che avevo veduto
ne! mese di Dicembre, andando a San
Giovanni Lipioni. Molti sono partiti
per altri paesi in cerca di lavoro e pochi sono rimasti lassù. Ma la Parola
del Signore continua ad essere efficace. Chi ci impedisce di credere e di
sperare, in attesa che il Slgncre faccia risplendere la Sua luce sulTcrizzimte della nostra vita e di quello delle nostre comunità della dispersione?
E’ veramente la mano del Signore che
vien meno o siamo noi che manchiamo di coraggio e di chiarezza dì vedute oggi neH’annunzioi delTEvangelo?
E' troppo arido il suolo su cui ci troviamo' o non è forse il nostro messaggio che manca di franchezza e di forza di persuasione?
Cristo ha sempre bisogno
di testimoni coraggiosi e impegnati
I tempi sono cambiati, è vero; sono
cambiate anche ie circostanze esterne in cui la testimonianza dev’essere
data. In ogni epoca, tuttavia. Cristo
ha bisogno di testimoni coraggiosi e
impegnati, non incerti e titubanti, come se non credessero nella verità. Il
Signore mandi quei testimoni nelle
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 18 APRILE
Pastore Bruno Saccomani
DOMENICA 25 APRILE
Pastore Piero Bensì
Colti alla radio-televisione
della Svizzera Italiana
SABATO 17 APRILE
Bell’alba è questa
Televisione
Ore 22,30 - Don Ccirrado Cartella arciprete di Lugano e Pastore Guido Rivoir
DOMENICA DI PASQUA
Conversazione evangelica
all,i radio
Ore 9,15 - Pastore Guido Rivoir
Televisione - ore 22,30
Culto' evangelico in Eurovisione
da Rouen. Commento Pastore
Guido Rivoir.
nostre comunità e fuori di esse, affinchè dai lucignoli fumanti una vivida
luce si spanda e TEvangelo delTamore di Cristo sia ancora creduto e vissuto attorno a noi.
Dop'O poche ore di permanenza a
Columbus, .sono partito' in aereo per
Youngstewn, sempre nelTOhio. Ho
parlato una sera ad un’adunanza composta. quasi esclusivamente di negri,
poi ad una riunione di pastori della
città, infine ad una scuola biblica e
ad una conferenza serale nella Chiesa dei Dr. Warr, il quale Tanno scorso
aveva partecipato ad un culto a Roma, in Piazza Cavour, con un gruppo di parrocchiani.
Infine eccomi in casa del Pastore
Kenneth Houghland e della sua signora (ex-signorina Lessio della Chiesa Valdese di Biella-Chiavazza), circondato dai loro cinque piccoli bambini i quali mi chiamano « nonno »
(e perchè no?). Ho apprezzato la loro
ospitalità e la sera, in occasione del
culto, ho anche incontrato il Pastore
Jack Edwin Pyles con la sua signora
(signorina Antonietta Cini della Chiesa Valdese di Firenze).
Sono stato lieto di incontrare queste due famiglie pastorali. I coniugi
Hougland-Lessio si sposarono ad Agape, i coniugi Pyles-Cini a B'irenze. La
Chiesa Valdese ha così, offerto due
belle ed attive signore a due Pastori
americani per un servizio nelle chiese sorelle.
Auguro a quelle famiglie pastorali
gioia e fedeltà nei ministero della
Chiesa ove il Signore le ha chiamate.
Ermanno Rostan
Buffalo, 2 aprile 1965
I LETTORI
cl scrivono...
Ln idee chiare
dell’«homo novus»
Una lettrice, da Roma'.
Egregio Direttore,
Desidero esprimere, tramite l EcoLuce, il mio plauso all’articolo del
Past. Sonelli « Dialoghi, collette e affini ». Rende perplessi che, tra tanti
Valdesi e Protestanti da molte generazioni. soltanto un « homo novus n
abbia e osi esprìmere idee chiaramente protestanti e metta in guardia i
suoi fratelli contro un preoccupante
smussamento delle idee riformate in
atto nelle nostre chiese.
Saluti cordiali. Inda Ade
monologo
e dialogo
Un collaboratore, da Forano:
...sarebbe il caso di non qualificare
’ecumenico* tutto ciò che è semplicemente ’interconfessionale*, e non chiamar dialogo quello che è monologo.
D’altra parte, il fatto di poter parlare insieme e magari ‘monologare*
insieme è pur qualcosa. L*importante
è dì non essere impacciati, inibiti,
troppo sicuri in un senso o nell’altro:
insomma, l'importante è essere liberi,
cioè liberati dall’Evangelo.
Paolo Ricca
A proposito di chiarezza d'idee e di
parole, notiamo che Raimondo Manzini, il direttore delVaOsservatore Ro
inano», il 2 aprile ha intitolato il suo
editoriale: "Il colloquio con l'errore' .
commentando i reiterati, recenti invili di Paolo VI aU'unità dei cattolici
''in attitudine di sincera fiducia c
sempre in rapporto di filiale obbedienza verso r Autorità Ecclesiastica.
(...) Non si deve infatti dinienticare
che compete alla Chiesa il diritto e il
dovere non solo di tutelare i principi
dellordine etico e religioso, ma anche di intervenire autoriiativanientc.
presso i suoi figli nella sfera dell'ordine temporale, quando si tratta de(rapplicazioiie di quei principi ai casi
concreti". In sede ufficiale il dialogo'
è quindi, lutt'al più. 'colloquio con
l'errore’.
Do po’ di sano
umorismo •••
Un lettore, da Torino:
Sig. Direttore.
Sul numero 14 del 2 corr. dell’Eco-Luce è apparso il seguente ’avviso economico' :
« Proprietaria casetta da restaurare cifre possibilità persone desiderose trascorrere vari mesi dell'anno nella Val Pellice, dì usufruire detta abitazione, lasciando
loro il lavoro di restaurazione. Rivolgersi alla Claudiana ».
Se non sbaglio, in parole povere
questo vuol dire :
Io, valdese, proprietaria alle Valli
di una bicocca, la offro gratuitamente
in locazione a miei fratelli in fede a
patto che durante la villeggiatura la
rimettano in sesto, dopo di che ringrazino e filino in punta di piedi onde
io possa subentrarvi.
Scusi, Signor Direttore, non le pare
auspicabile un po’ di censura su ceni
avvisi economici visto che non sempre concorrono a mettere m buona
luce il popolo valdese?
A furia dì lasciar córrere non stupiamoci se un bel giorno saremo magari chiamati a leggere una inserzione del seguente tenore :
« Proprietario due giovenche alle Valli le offre gratuitamente in
manutenzione a persone amanti
degli animali a condizione che le
allevino molto bene e lo avvertano quando incomincieranno a dare
il latte perchè possa riprendersele
e iniziarne la mungitura ».
La ringrazio. Signor Direttore, delrospitalità e le porgo i miei più distinti saluti. Riccardo Ricca
Ci dispiace di non aver potuto, sin
qui. curare una rubrica umoristica, c
ringraziamo i lettori che argutamente sovvengono a questa deficienza...
4hbia mn ricei/uto
Per l Asilo dei vecchi di Luserna
S. Giovanili, in memoria di Caterina
Gay Gardiol, Laura e Linette Monastier (Torino) L. 2.000.
In solidarietà con la famiglia Tomassone di Meana di Susa. che ha
avuto la casa bruciata, N. N. (Levanto) L. 12,000. Grazie!
CAMPEGGI
INCONTRI
VACANZE
La Rocciaglia
FORESTERIA VALDESE
PENSIONE
Pra del Torno ( Angrogna )
Informazioni :
Guido Pasquet - Torre Pellice
Guido Ribet - C.so Francia 80
Torino
3
16 aprile 1965 — fi. 16
pag. o
! VALDESI NEL PIMEROLESE
(D
Dimensione di una vocazione moderna
ovvero: L'avventura della diaspora
l’EvanDeloinValPragelato
Abbiamo sottolineato, neH’articolo precedente, Taspetto positivo di questa nuova situazione in cui si trova la nostra comunità valdese alle Valli in questi anni:
usciti dairisolamento del nostro piccolo
mondo ci stiamo inserendo nella realtà,
stiamo diventando piemontesi alla stregua dì
tutti i nostri concittadini e come loro affrontiamo i problemi della nostra esistenza e
deiPavvenire dei nostri figli in questo piccolo angolo di montagne.
La tentazione
del pinerolese
Questa situazione ha però un aspetto negativo. nasconde un grave pericolo. A ventrattini dalla fine della guerra siamo diventati uomini del pinerolese, il pericolo è di
essere soltanto pinerolesi. La minaccia che
pesa sulla nostra comunità e sì va facendo sempre più seria, non è quella dell’isolamentn ma quella dell’assorbimento : il rìschio che corriamo in questo tempo non è
di cs?ere ignorati ma di essere ridotti e lasciare: ridurre ad uno degli elementi di questo ]>iecoIo angolo di Piemonte, diventando
una l'inplice componente della società pineroL-'c: come dice V. Morero, un fattore
dialetn -o della diocesi, e un dato del folklore < ielle Alpi Cozie come ci vede A.
Pittai ; ìo.
T . ee storici di cui stiamo discorrendo
non ';;mno voluto presentarci intenzionalment' m questo modo, involontariamente
perù lanno ed un lettore sprovveduto e
prive. conoscenze storiche e teologiche
non e che vederci così.
In: -'ante questo piccolo territorio, re
gno ' Acaja, sede di alcune industrie
fra ^ t;u antiche, di una scuola di cavalleria fama europea, originale questa Pi
n.ei'e apílale di un piccolo regno, città di
• froit; .. ricca di battaglie e di assedi; curiosi. .listo manipolo di eretici che giungono < ;i Provenza raccolti attorno ai loro
lenii I q>ogli ed ai loro pastori vestiti di
ner tile che ha dato in proporzione la
più a proporzione di docenti universitari < ' iha (lo ha detto «La Stampa » e
pen r ax i mi sento un certo solletichino
nell. a che mi spingerebbe, non lo control’. a redigere una circolare a questi
doiTa ilostrani...). Questo è il discorso di
un ■ 'mo medio, così ci vedono, cosi ci
cala '
Ai all ad essere considerati dei feno
men tegli anormali, gente con tre occhi
c hi.i:.na nera, figli prediletti del demonio
(è Ci che i nostri vicini di Pragelato, Talucro. Cavour, Bagnolo, ci hanno visti fino
alFmizio del ’900 e non stiamo a dire chi
metieva loro in testa queste belle fandonie!),
oggi che tutti ci considerano persone norma!;. comuni, «gente come gli altri», noi
non ippiamo più che fare. Con stupore ci
acce amo che esistiamo anche noi, ed un
ceri.- eual stupore ci coglie considerando che
51 di noi sui giornali e sovente con
stiip. Siamo disarmati dalla cortesia e dal
la .'f ea che la gente ha di noi o sempliCPin; • siamo disarmati nel vedere che
tutti . considerano eguali a tutti.
1 t a,p della guerra, in cui crediamo poter visare la fine del mondo valdese
dell 8:-=ì e l inizio del valdismo moderno, è
a qii riguardo una data capitale e non
solo punto di vista della situazione esteriore della nostra realtà interiore. Sia
mo (‘'ù'-ii in un nuovo mondo non solo perche ' ’nudiamo al piano, ci stabiliamo nel
fondu v;iiie- abbandoniamo le terre diventando: fiiìciai ed i contatti con la popolazione
catluìi'-:: SI tanno ogni giorno più frequenti sianu) in un nuovo mondo perchè non
vediamo mu le cose come 30 anni fa. Non
ci si iiiu’imo più una comunità valdese compatta. un mondo a se stante, non sentiamo più la «piccola patria» • per usare
una o,‘[uessione poetica molto frequente ■
forse non sentiamo neppure più queste valli
come le nostre Valli e gli amici nostri non
ci seni Olio più cosi.
Il mutamento è avvenuto non soltanto
fuori ma dentro di noi, in questo sta il pericolo: accettare che altri ci impongano di
essere ciò che vogliono loro e non quello
che dobbiamo essere.
Dal 1814 al 1945 Tunità tra chiesa e popolo valdese è stala pressoché totale, costituivano una entità uniforme, compatta, formala da scuole, asili, chiese, usi, costumi
con 'l’orre Pellice per capitale : una minuscola patria insomma, un piccolo inondo
composito ma reale; oggi siamo confusi ne la massa e molti valdesi fanno di tutto per
confondersi.
Non solo le Valli furono sentite^ come
una piccola patria da coloro che le abitavano
ma anche da molti amici daU'estero. Per il
rev. Gilly c Beckwilh e per molti loro correligionari i Valdesi non erano gente del pinerolcsc ma una realtà a se stante, su e
pendici dei monti; si veniva alle Valli in
pellegrinaggio, da turisti o da credenti ma
sempre in una terra caratterizzata in mo o
preciso. Anche questo modo di vederci e
finito da almeno 20 anni e non sembriamo
essercene accorti: dall’estero non ci si ve e
più come il piccolo mondo delle \alli, ma
come una delle tante chiese minoritarie.
Vocazione
della diaspora
Il pericolo da noi menzionato non sta nel
fatto che questi mutamenti si siano veni
cali attorno a noi ma nel fatto che nim
sembriamo accorgercene. Accade spesso i
trovare valdesi che constatano questa tra
sformazione della loro vita, del loro am
biente ma rifiutano di trarne delle conse
guenze immediate, uomini che accettano a
trasformazione del mondo ma pretendono
che il mondo della chiesa, il loro mondo
valdese in sostanza non muti. Oppure si incontrano spesso persone che sognano il ritorno al passato e sognano ancora la ricostruzione della piccola « patria valdese », la
patria dei tempi trascorsi, di Torre Pellice
piccola capitale e dell’« Echo des Vallées ».
Purtroppo questi tempi non possono tornare. dico purtroppo perchè personalmente mi
volgo con sempre maggior nostalgia al mondo di mio nonno, anche se non lo idealizzo,
mentre guardo con sempre maggior apprensione al mondo dei nostri figli
Ma sia i nostalgici che i tradizionalisti,
coloro che ricordano il passato e coloro che
non vogliono vedere il presente, rischiano
dì non accorgersi del perìcolo di cui discorriamo, rischiano di lasciarsi assorbire dall'ambiente circostante.
Stiamo diventando valdesi pinerolesi. non
dobbiamo diventare folklore pinerolese: stiamo diventando credenti inseriti nel mondo
piemontese, non ne dobbiamo essere fagocitati. Il diventare questo significherebbe per
noi molto di peggio che la reclusione del
ghetto ottocentesco, molto di peggio che gli
editti ducali o le pressioni dì frati cappuccini.
Per affrontare il nostro avvenire da vaidesi moderni dobbiamo risalire alla nostra
più antica protesta. La tradizione valdese
non mi sembra debba essere caratterizzata
come tradizione di lotta, la lotta è stata la
posizione estrema in casi estremi: mi pare
piuttosto caratterizzata da uno spirito di
opposizione, di intransigente protesta. di
pattuglia critica. Il mondo della protesta
valdese non è il mondo sicuro e stabile del
cattolicesimo, il mondo dei concordati, della
potenza, delle garanzie : è la di.spersìone.
la minoranza, la diaspora.
Abbiamo vissuto durante oltre tre secoli
dispersi in Europa, tenendo testa agli inquisitori ed ai legati pontifici: immensa
diaspora geografica; abbiamo vissuto altri
quattro secoli come minoranza oppressa
sempre sull’orlo della distruzione, sempre
rinata: diaspora in senso culturale, sociologica. Il filo conduttore della nostra storia
è questa volontà ostinata, appassionata, disperata di protesta contro il conformismo ed
i compromessi della cristianità. Solo ritornando coscientemente a quella tradizione
saremo in grado di resistere alla pressione
del pinerolese senza essere inghiottiti.
Caratteristico è il fatto che le due scoperte di questo dopoguerra, in tema di storia valdese, corrispondano esattamente a
questi due aspetti della realtà di cui stiamo
discorrendo. Da un lato abbiamo scoperto
la dimensione reale della vicenda valdese,
ci volgiamo ad essa come alla storia di uomini con un volto e delle mani e non come
ad esperienza di fedeli deambulanti nella
nostra terra. D’altro lato diventa sempre più
vìva ed affascinante per noi la vicenda medievale del valdismo, la dimensione europea della protesta.
Proprio quando gli altri ci vanno dicendo
con naturalezza che .lamo pinerolesi come
tutti gli altri, scopriamo che veniamo da
fuori ed andiamo fuori da queste valli. Non
siamo un frammento di Provenza ereticale
trapiantata sul versante delle Alpi con il
suo dialetto e !e sue abitudini, un pezzo di
storia che sta al pinerolese come la Maschera dì ferro e la Scuola di cavallerìa. Siamo
la discendenza, c perciò Vimpegno vivente,
di una protesta, di una ribellione e questa
occorre far vivere, mantenere, rinnovare oggi ancora.
Valdesi moderni, non siamo più una minoranza scacciata ed oppressa ma una minoranza integrata. Ci siamo ribellati con tutte
le nostre forze alla calunnia, al disprezzo,
alla persecuzione; con altrettanta violenza
ci è chiesto di ribellarci oggi aU'integrazìone pinerolese.
Una nuuva
missione
La nostra missione futura è proprio Porganìzzazione di questa protesta, espressa a fatti
e parole, nel piccolo angolo di Piemonte in
cui viviamo. Organizzare la resistenza nei
confronti di una società che ci accoglie ed
ìntegra, non è più facile di quanto fosse un
tempo resistere alle pressioni del mondo cattolico circostante: non è più facile, ma non
è neppure meno dignitoso. Non è questa la
sede per illustrare questo atteggiamento, possiamo solo definirlo con alcuni aggettivi: la
missione futura ci obbliga ad essere molto
più mobili di quanto siano ora le nostre comunità, ci costringe ad una preparazione
molto superiore che per il passato, ci richiede
un impegno mollo più costante ed organico
delPattuale.
Il caso della costruzione e dell’attività di
Agape può esserci di guida in questa ricerca.
1 pregi ed i difetti dell’opera di Agape saranno esaminati in altra sede; in occasione
del ventennale della sua costituzione potremo pubblicare un liliro bianco (o nero) per
vederne i risultati. Un fatto comunque è
chiaro in questa attività: si tratta di una
opera legata alia chiesa in modo esplìcito
pur non essendo una parrocchia, e nelle
Valli pur non essendo un dato tradizionale,
è inserita nella realtà pinerolese senza esserne integrala. La tensione che a volle si è
avvertila tra quest’opera e la forma ecclesiastica in cui è inserita è dovuta in gran
parte a questo semplice fatto, che Agape
ha scelto decisamente di essere presenza valdese moderna in un mondo moderno (moderno non sìgniiica -lunpre migliore o perfetto ma semplicemente adeguato ai fatti)
mentre in molti settori noi stentiamo a
fare questo passo.
Se si dovesse fare un esame critico dei
nostri difetti si dovrebbe cominciare con la
manìa della critica. Con una critica sfiduciata, stanca, rassegnata, con il cercare sempre Paspetlo negativo delle cose, col vedere
sempre in altri intenzioni di distruzione
non sì giungerà mai ad un impegno comune. Proprio mentre stiamo correndo una
delle più rischiose avventure della nostra
storia, non sappiamo reagire che con sfiducia e demissione e così facendo finiremo
col diventare ciò che gli altri ci fanno diventare : dei pinerolesi non molto diversi
dagli altri. Giorgio Tourn
Due secoli e mezzo sono passati dal tempo in cui la valle che da Perosa si snoda fino
a Pragelato è stala « liberata » dalla presenza degli evangelici. I contatti si sono mantenuti saltuariamente con gli emigrati in
Germ-inia ed in particolare nell'ultimo dopoguerra: non dimentico il vescovo Berger. venuto a rivedere il villaggio degli antenati a
Villaretto, ricordo la « boursetina » che nel
tempio di Pomaretto è stata applaudita quest’estate e gli altri discendenti della tremenda emigrazione del 1698 e degli anni seguenti. Di quando in quando giungono questi valdesi tedeschi a rivedere il suolo dei
martiri.
Nella valle anche il ricordo di quel tempo
lontano s'è spento per la tenace propaganda
avversaria, tanto che ancora in questi giorni
le persecuzioni passate sono ricordate come
azione dei Saraceni... Sono rimasti nella zona
alcuni immigrati o matrimoni misti; tra questi ricordo il maresciallo Alberto Fornerone
deceduto improvvisamente nella sua dimora
di Mentoulles: questa diaspora appartiene ancora a Pomaretto. Mi hanno subito informato del decesso; l’ho annunziato in chiesa,
con un invito a prendere parte al servizio
religioso in Mentoulles; spontaneamente buona parte della corale e fratelli e sorelle di
chiesa hanno organizzato varie macchine e si
sono recate lunedì 5 aprile presso la casa
deU'estinto; un rovescio di pioggia nella mattinata e nel primo pomeriggio non era di
buon auspicio, poi ecco il cielo s‘è schiarito,
come per miracolo.
V'icino alla casa c’è un piccolo slargo che
ci consente di celebrare il servìzio: tranne
il nostro gruppo ì presenti sono tutti cattolici molto legati alla loro chiesa : il messaggio dell’evangelo li rende attenti e commossi
poi in silenzio ci si avvia al Cimitero dove
alcuni anni or sono avevo già celebralo un
servizio funebre. Qualche versetto, alcuni
pensieri ispirati da credenti che hanno sperimentato la fede cristiana e poi ecco elevarsi al cielo il canto « oh beati su nel cielo... »: la commozione è grande mentre leggo
il testo dell’inno cantato. Si conversa con
questi fratelli discendenti dei nostri avi mentre la nostra colportrìce Sig.na Bert Paolina
distribuisce opuscoli, messaggi sulla risurrezione: rimane così nei presenti un pensiero,
un ricordo concreto di quanto è stato udito.
V’è sempre tanta gioia nel dare : è questa
la valvola di salvezza delle nostre comunità;
nella misura in cui sono aperte, evangelizzatrici, capaci di dare, di interessarsi agli altri, ai problemi che tormentano il mondo,
esse sono viventi, altrimenti si baloccano nel
loro attivismo, in una chiusura che non ammette respiro, in un logorio pastorale e parrocchiale che non giova; questa apertura non
si riveli solo in sede di funerale ma in tutti
i settori della nostra vita in modo da incidere, modificare l’ambiente in cui siamo;
diversamente non ci rimane che attendere la
fine delle nostre parrocchie, in una bellissima bara tutta infiorata di cerimonie, tutta
adorna di corone di riti, in un clima di serietà funebre. minimus
Lo straniero in casa tua
Una confarenza del Centro Evangelico di Cultura di Roma
11 problema della nostra emigrazione è
stato trattato con ampia documentazione al
Centro Evangelico di Cultura dal nostro
fratello G. Vingiano nella sua qualità di
presidente del Comitato italiano per le migrazioni.
Premesso che l'Italia manda cinque milioni di suoi figli a lavorare nel mondo e
che di questi, un milione e 600 unità lavorative sono impiegate nell'Europa Occidentale, l’oratore, dopo un breve intervento
sul doloroso recente episodio verificatosi in
Svìzzera e dì cui ha ridimensionato la portata con obiettive considerazioni, ha più
diffusamente trattato 11 problema dell’azione
che le Chiese dovrebbero svolgere in questo
delicato settore. Ha ricordato che la nuova
nuova forma dì nomadismo che rappresentano i massicci spostamenti di lavoratori da
un paese ad un altro, offrono alle chiese
l’occasione provvidenziale di riesaminare e
approfondire il significato di una genuina
comunità cristiana. La chiesa deve sentirsi
responsabile di tutti coloro che volontariamente o spinti da necessità di lavoro passano da un paese all’altro; essa deve sentire
e ricordare che è un popolo pellegrino nella
storia e fra le nazioni.
Dopo aver lamentato che nelle nostre chiese il problema delPassìstenza agli emigranti
non è mai stato posto o è stato posto in maniera sporadica, e accennato al Servizio Cristiano dì Agape, e lamentato che PEvangelismo italiano non ha creduto di dire una
parola sui recenti fatti di Svizzera e sull at
leggiamento responsabile assunto dalle chiese svizzere, l’oratore ha auspicato che le nostre chiese sentano la necessità di un rinnovamento, poiché le nostre forme di cullo,
dì missione e di servizio non sono nè quelle
delie classi operaie nè quelle dell’uomo modernamente educato. Il compito del cristiano
non è quello di proteggere e difendere la
chi.esa, ma di servire nel mondo e nel nome
di Cristo in quanto chiesa e di servire Cristo nel nome del mondo.
Concludendo, l'oratore ha messo in rilievo che, nella situazione creata dal fenomeno migratorio, il pensiero cristiano dev’essere un pensiero ecumenico, comune cioè a
tutti coloro che credono che Cristo è il Signore, a tutti coloro che recitano la stessa
preghiera, invocando l’assistenza del « Padre
nostro che è nei cieli », un pensiero comune che crei una forma comune di testimonianza.
Il fenomeno moderno delle migrazioni ci
offre questa possibilità, e noi saremo più
aperti e pronti a dare questa testimonianza
se terremo presente che (come hanno scritto
le chiese Svizzere) « Accogliere lo Straniero
significa accogliere l’inatteso, significa liberare una forza nuova ».
ABBIAMO RICEVUTO
In Memoria di Rostagno Pietro, i nipoti
Letizia e Giovanni Grill per YOspedale Valdese di Pomaretto L. 20.000.
"...e Pasqua con chi vuoi,,
_ ____ .J - r'I ^ .i- A ri r« ^ 1 ...
— Antonio!
Il giovane che rivolgeva questo richiamo si trovava in un sentiero acquitrinoso, lungo il quale si ergevano
misere casupole. alLestrema periferia
della città, nella zona dove non brilla una lampada e dove — a stento, fra
mucchi di letame — cresce l’ortica.
Se si vuole avere idea di un fiore, un
fiore da nulla, il papavero, lo si può
pensare sulle labbra tinte di una ragazza, bellicosa nell’istinto e nell’adescamento, vistosa nell’abito comperato al magazzino popolare
— Antonio!
Il richiamo fu ripetuto più forte.
Dalle stamberghe circostariti uscirono, come per un colpo magico, una
quindicina d’individui. Uomini e donne, anziani e giovani, ancora scarmigliati, arruffati, perchè era prirna
mattina c ù cielo cominciava a schiarirsi, con qualche stella che non si
ratsegnava a diventare pallida pallida finoi a scomparire, sopraffatta
dalla "luce del sole.
Non tutti coloro che erano uscui
dai o-iacigli si chiamavano Antonio
ma tutti erano accorsi a quell’appello, per curiosità, con la speranza, anche, di vedere un amico-, forse un parente. Con certezza, doveva trattarsi
di persona del sud che chiedeva di
uno di loro, e quesfuno c’era, e corse
incontro al giovane, e l’abbraccio, lo
baciò, e accorsero anche sua moglie,
sua figlia, suo figlio.
__ Salvatore! Sei tu, Salvatore!
— Ho faticato tre ore per venire fin
qui. Finalmente vi ho trovati.
^ Vestiva come un paino Salvatore,
un paino da villaggio del sud: completo nero, scarpe gialle, cravatta di
orripilante gusto amencano. Badava
a non mettere i piedi nelle pozzanghere e guardava meravigliato, quei
altri abitanti delle stamberghe
si erano pudicamente ritirati, rinculando, come succhiati da una trom
Luisella, prepara il caffè. Giaco
RflCCOnTO
mino, metti la tovaglia, Marianna,
affetta il salame; Salvatore deve fare
CC’lflZiOXli©
Marianna, ciabatte sbrindellate, calze di cotone arrotolate sulle caviglie
gonfie di vene varicose, obbed ; all’invito del marito; Luisella, flessuosa,
dinoccolata, la seguii, e così il fratello
Giacomino.
Anche Antonio e Salvatore entrarono nel tugurio.
— Qui state! Io credevo che...
— Si lavora — troncò corto Antonio. — E' poco, ma è tutto. Luisella è
in una camiceria. Giacemmo guadagna qualche lira facendo l’apprendista da un fabbro; io sono mariovaie.
Mostrò le mani incallite; resistette
alla tentazione di sputarvi dentro,
come faceva ogni giorno quando lavorava di zappa; l’umido appiccicoso
dello sputo gli mitigava il dolore.
— Sei venuto- proprio il giorno di
Pasqua; bravo Salvatore!
— Due giorni di viaggio. E che viaggio !
Si tirò i calzoni fin sui ginocchi, per
non guastare la piega.
— T’ho portato i saluti di tua madre e di tuo padre. Stanno oeue. Credevano che tu...
— Che io andassi al paese, già. Ma
non potevo lasciare questi qui soli. Ci
siamo stati a Natale, al paese; abbiamo speso un accidente di quattrini.
Questa volta ho detto; «Meglio mandarle un pc di soldi, invece che re
galarli alle ferrovie
— I soldi li hanno ricevuti.
— E tu sei venuto qui proprio per
noi?
— Beh, veramente per vedere come si sta, se e’è possibilità di lavoro.
Faccio il calzolaio, lo sapete, ma laggiù si paga poco. Le scarpe le devono
portare tutti; non è come il cappello
che se ne può fare a meno.
— Ci vorrà tempo- per sistemarti.
In casa nostra non c’è posto, e p>oi
c’è Luisella.
Mangiavano pane e salame. Luisella era andata dietro una tenda, dove
era sistemata la sua branda; ne uscì
con un golf turchino e le labbra scarlatte, tinte di fresco.
— Ce n’hai quattrini per andare
in qualche pensione?
— Eh, abbastanza. Ho fatto un po’
di risparmi. A proposito ; alla stazione ho lasciato la valigia, per non trascinarmela dietro. Vi ho portato due
bottiglie di passito. Preparatevi tutti,
amici. Mi farete conoscere un poco di
questa citta. Pago io per tutti .
— Metto anche io la mìa parte —
disse Antonio, puntiglioso.
Intervenne Luisella:
— Andiamo al lago, papà? Salvatore non ne ha un’idea. E poi, qui,
oggi, la città è vuota. Vanno tutti
fuori.
— Tutti fuori, è vero — confermò
Marianna, mentre, dietro la tenda,
era intenta ad agghindarsi.
— Poi mi farai conoscere i paesani.
Ma ho fretta di muovermi, di vedere.
Ha detto bene Luisella: andiamo al
lago.
— E’ grande quasi quanto il mare
— disse Salvatore, con ammirazione,
quando furono sul posto. E quei vapori! Guardate com’è bello quello che
vola sull’acqua!
— Vorrei che fossero qui mio padre
e mia madre — brontolò Antonio.
Non sono mai venuti qui; si guadagna sempre poco e il denaro non basta per tutti.
— A Natale, sì, ma oggi, anche oggi, sai, è festa. E’ Pasqua. Non è una
domenica come tutte le altre.
— Il proverbio dice; «Natale con i
tuoi e Pasqua con chi vuoi ». Non sei
contento di essere con me? — doman
dò Salvatore, fissando le labbra rosso-fucco di Luisella.
La ragazza lo aruardò in tralice. Pensò : « Io la mia Pasqua la vorrei passare con Gidvanni, il ragazzo che ho
incontrato alla "balera”; mio padre
e mia madre, che mi fanno la morale
tutti i giorni, vorrebbero- essere laggiù, al paese, con i parenti ; questo moscardino dall’occhio di triglia sarebbe felice di starsene solo con me.
Nessuno è contento ».
Si volse ad osservare i genitori ed
ebbe una fitta al cuore. Avvertì anche lei, d’istinto, che quella non era
una domenica come tutte le altre.
Desiderò qualcosa di nuovo; una pacificazione completa, un amore vero,
buono, pulito. In un rigurgito di ricordi, si disse: «Che schifo!» Incollerita, si curvò fino al suolo, raccattò
un grosso ciottolo, lo scagliò nel lago.
— Porca miseria ! — gridò.
E subito, rabbiosamente, si asciugò
le lacrime che le gocciavano lungo le
gote.
Alberto Guadalaxara
A Torre Pellice in fresca e
amena località in mezzo ai monti
lùlCAlVZE
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AGLI ESAMI
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4
pag. 4
16 aprile 1965 — N. 16
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
POMARETTO
Il nostro anziano della Paiola Giosuè
ger è deceduto dopo breve degenza al nostro ospedale; lo ricordiamo quale colportore : egli ha svolto la sua missione nelle
nostre Valli nei mercati e nelle nostre parrocchie; lo ricordiamo come anziano sempre fedele alle sedute del Concistoro e pronto per qualunque attività da svolgersi nel
suo quartiere; non lo si dimentica come coralista; ancora negli ultimi tempi, già infermo, tormentato daU’asma eppure fedele,
con qualunque tempo, alla riunione della
Corale. Assiduo ai culti, alle riunioni, soprattutto alVultima riunione alla cappella
del Clot ormai incapace di camminare con
il suo male, eppur presente per ascoltare la
Parola di Dio. Giosuè Léger non si è mai
vergognato dell’Evangelo di Cristo anche se
talvolta deriso da chi si vergognava della sua
testimonianza. Lo ricordiamo per la sua generosità, per le opere della chiesa pur essendo povero. Ringraziamo i coralisti che hanno devoluto una somma per il nostro Asilo
in memoria sua : ringraziamo quanti lo conobbero per le oiFerte che faranno per questa nostra istituzione benemerita in memoria d’un caro fratello in fede, al quale stavano a cuore le nostre opere. Alla famiglia
inviamo un pensiero di simpatia e di solidarietà.
Ringraziamo di cuore la filodrammatica di
Pinerolo per la recita che ci hanno data :
« Ispettore in casa Birling »; gli attori e le
attrici sono stati bravissimi, guidati da un
esperto in quel campo: Riccardo Valentino.
Grazie per il messaggio che ci hanno lasciato. Ringraziamo molto il missionario
Panchaud per i suoi messaggi e per la sua
visita.
Ricordiamo sin d’ora che il lunedì di Pasquetta avremo la visita delia filodrammatica di Marsiglia e d’un gruppo di amici marsigliesi, guidati dagli infaticabili signori
Poet. La comunità è lieta di offrire loro la
cena possibilmente nelle famiglie per il lunedì di Pasquetta prima della recita.
La domenica delle Palme abbiamo ricevuto i seguenti catecumeni: Jahier Vera, Genre
Graziella, Breusa Ornella, Paola Giacomino,
Enrica Costantino, Vera Peyrot, Jahier Silvio, Rostagno Piero, Coucourde Andrea, Pons
Bruno, Maurino Claudio, Ribet Walter, Girau Elio, Peyronel Renzo. Domandiamo a
Dio di benedirli e di ispirarli per mantenere
ferma la loro fede dinanzi a qualunque ostacolo senza vergognarsi mai dell’Evangelo di
Gesù Cristo.
I culti della settimana santa sono celebrati
come segue: Giovedì 15 Aprile alle 20,30
culto con S. Cena nel tempio; venerdì mattina, culto con S. Cena alla cappella del Clot
ore 10; Domenica di Pasqua culto alle ore 10.
Ringraziamo di cuore Gianni Jahier per
il vigoroso messaggio dato alla nostra comunità la domenica 4 aprile; con lui ringraziamo Claudio Balma per aver presieduto la
riunione allTnverso.
Siamo lieti di aver avuto la visita delle
unioni femminili di Angrogna per la domenica 4 aprile; guidate dalle signore dei due
Pastori di Angrogna hanno trascorso l’intera
giornata con le pomarine con messaggi vari
tra i quali ricordiamo quello della missionaria Anita Gay sul congresso romano.
A Mentoulles è stato celebrato il servizio
funebre di Alberto Fornerone, maresciallo in
pensione. Una larga partecipazione di amici
e parenti ha dato occasione di simpatizzare
con la vedova. A lei inviamo il nostro pensiero di solidarietà cristiana; che il Signore
la fortifichi con la Sua Grazia.
Dal Presbiterio Lombardo
BERGAMO
— Nella lettera-circolare di febbraio abbiamo lanciato un appello a favore di tre
bimbi denutriti di Riesi. Siamo lieti che sia
stato accolto': alcune famiglie si sono offerte
di ricevere i piccoli. Si stanno ora preparando i documenti necessari e quanto prima
si organizzerà il viaggio dei bimbi.
—■ La Giornata mondiale di preghiera della donna (5 marzo) è stata osservata dalla
nostra Unione femminile con una riunione
di preghiera la cui parte liturgica è stata diretta da alcune socie dell’Unione femminile,
mentre il messaggio biblico è stato recato dal
pastore.
— La sera dell’ll marzo il prof. Valdo
Vinay ha tenuto l’annunciata conferenza su
« La chiesa, le chiese ed il mondo al concilio vaticano »; guardando gli eventi del concilio con l’occhio dello storico l’oratore ha
sottolineato Timportanza delle forze nuove
che si son fatte luce pur entro la fissità degli
schemi cattolico-romani tradizionali.
— Dal 15 al 20 marzo il pastore A. Comba
ha partecipato alle sedute di un Gruppo di
Lavoro del Consiglio Ecumenico delle Chiese
per lo studio delle Strutture missionarie della comunità. Le riunioni hanno avuto luogo
a Driebergen, presso Utrecht (Olanda).
— Domenica 21 marzo si è tenuta a Bergamo la riunione dei rappresentanti dei Consigli di Chiesa delle comunità della Lombardia.
E’ stata messa a punto la circolare comune alle quattro chiese valdesi del presbiterio
lombardo. Nelle prossime riunioni si studierà il concetto della missione nella prospettiva teologica e pratica, e si cercherà un primo orientamento sulla realtà sociologica della
zona in cui viviamo.
— Il Rev. don Alberto Bellini ha accettato di tenere due conversazioni all’Unione
giovanile della nostra comunità per illustrare la realtà del cattolicesimo.
— Sabato 27 marzo il Prof. Bruno Corsani della Facoltà Valdese di Teologia ha tenuto una conferenza sul tema : « Lo studio
della Bibbia nel protestantesimo e nel cattolicesimo ».
— Sabato 10 aprile sono ripresi in via
Tasso gli Incontri di studio sul tema « La
chiesa secondo il Nuovo Testamento ». Vi sì
discutono gli argomenti che saranno alla base dei lavori del prossimo Congresso Evangelico Italiano.
— Nel culto della Domenica di Pasqua
sarà raccolta una offerta speciale destinata
alla casa di riposo a Villa Olanda » dove la
Chiesa Valdese ospita un buon numero di
profughi.
COMO
BRESCIA I
Conferenza. La sera del 22 gennaio, ospite
dei Laureati Cattolici, ü Past. Dott. Renzo
Bertalot di Venezia ha tenuto nella nostra
città una conferenza sul decreto : « De Oecumenismo », del Concilio Vaticano II. Egli ha
pronunciato la sua competente conferenza
con viva speranza cristiana per un vero dialogo fra le due parti, al pubblico cattolico
ed evangelico che, letteramente, gremiva l’immenso salone « Pace ».
Diaspora. Abbiamo potuto prendere contatto con gli amici di Gardone e di Palazzolo. E la nostra speranza è di potere al più
presto stabilire contatti regolari con quanti
si trovano nell’isolamento.
Dall'Africa. Günter Raabe ci manda i suoi
saluti da Burundi (Africa Centrale), dove
è impegnato, gioiosamente, in un campo di
lavoro volontario a favore di quella povera
gente. Gli mandiamo i nostri saluti, con vivi
auguri di buon lavoro, benedetto dal Signore.
Gruppo di Studio. Terminato lo studio dei
Documenti Preparatori al Congresso Evangelico, abbiamo iniziato quello del Rapporto
della Commissione Mista Valdese-Metodista.
Il gruppo giovanile e quello del Vangelo si
riuniscono per un lavoro in comune ogni
venerdì, alle ore 20,45.
MILANO
Assemblea di Chiesa. Per domenica 25, alle ore 16, è convocata nella sala di sopra la
Assemblea di Chiesa per discutere il materiale di studio per l’unione valdese-metodista
e per ascoltare una breve relazione sulUa
Conferenza distrettuale di Milano.
— Il Sig. Aldo Agostinelli è stato eletto
delegato della Conferenza Distrettuale di Milano al Congresso Evangelico di fine maggio.
— Nei giovedì 25 marzo, 1 e 8 aprile studieremo alle ore 21 i documenti che ci sono
pervenuti, riguardanti l’Unione Valdese-Metodista.
— Diamo il benvenuto al nuovo pastore
olandese di Ispra-Varese che si tratterrà fino
all’estate.
— Lunedì 19 aprile dalle 10,30 si terrà
nella sala di sopra un convegno interdenominazionale della Lombardia in preparazione
del Congresso Evangelico.
— L’ultimo venerdì, il 30 aprile alle 15,30
la conversazione con diapositive del pastore
alla Lega Femminile, verterà sull’Asilo dei
Vecchi di Vittoria.
ASCOLTATE le trasmissioni di
Voce della Bibbia
Radio TWR Montecarlo
onde corte mt. 49 (Kc. 5950)
G. N. ARTINI
parla ogni Sabato ore 13,20
ZIA ERMA
parla ai bambini ogni Domenica
ore 13,35.
Radio Lussemburgo
onde medie mt. 208 (Kc. 1439)
G. N. ARTINI
parla ogni Venerdì ore 6,40
PERRERO - MANIGLIA
— Sabato 27 febbraio nella sala della nostra Unione giovanile si è tenuto, alla presenza di vari membri del comitato di gruppo, un convegno per le unioni della valle.
Ha presieduto il capo-gruppo past. A. Taccia ed il past. F. Davite ha proiettato un
interessantissimo documentario sull’opera che
si svolge a Riesi. Non sono mancali nè la
tradizionale tazza di thè, nè i giochi per completare la bella serata.
— Una rappresentanza delle sorelle della
nostra comunità ha partecipato, nel pomeriggio della Domenica 7 marzo alla riunione
di preghiera tenuta a Pomaretto, ove sono
state accolte con generosa ospitalità, per cui
rinnovano ancora il loro ringraziamento.
— Con numerosa partecipazione di parenti
e conoscenti l’8 marzo abbiamo accompagnato al campo del riposo la spoglia mortale della sorella Maria Adele Poèt, nata Poèt,
addormentatasi fiduciosamente nel suo Signore, dopo lunga malattìa, all’età di 72
anni, alle Grangette. A tutti i familiari, ai
parenti ed in modo particolare al marito,
rinnoviamo l’espressione della nostra profonda simpatia.
— Domenica 14 marzo un gruppo dei nostri giovani sono stati ospiti per la serata
della comunità di Pramollo, che ringraziano
cordialmente, unitamente al past. T. Pons
ed alla sua signora per la così fraterna accoglienza ricevuta.
— Domenica 28 marzo la nostra Unione
femminile ha visitato la consorella di Villar
Perosa ov’è stata ricevuta con calda ospitalità. Un vivo ringraziamento al past. E. Geymet, alla sua signora ed all’unione di Villar
Perosa.
La sera alcuni nostri giovani sono saliti a
Massello dove hanno avuto da parte della
comunità, del past. G. Tourn e della sua signora una fraterna accoglienza; ad essi tutti
la nostra sentita riconoscenza.
— Giovedì sera P aprile, nella sala delle
nostre attività, in una calda atmosfera familiare, la sig.ra E. Quattrini ha illustrato con
numerose, stupende diapositive il viaggio
fatto unitamente al Dottor Quattrini e alla
loro figliuola l’aiitunno scorso. I numerosi
presenti hanno vivamente apprezzato la magnifica causerie lieti di aver così potuto seguire il loro dottore e la sua famiglia durante la loro assenza. Al termine della serata è
stato vinto da Ines Massel di Perrero il costume valdese, confezionato dalla sig.ra E.
Quattrini, alla quale rinnoviamo il fraterno
e riconoscente ringraziamento per quanto ha
fatto con instancabile dedizione.
— Domenica 4 aprile i nostri culti sono
stati presieduti dal past. S. Rostagno, segretario della ©ommissione distrettuale, che ha
proceduto alla visita di chiesa della nostra
comunità. Lo ringraziamo vivamente per i
messaggi rivoltici nei nostri templi, all’Unione dei giovani ed alle scuole domenicali.
— Lo domenica 25 aprile, alle 14,30 avrà
luogo il tradizionale bazar organizzato dalla
Unione femminile. Contiamo sulla fattiva
collaborazione di tutti e sulla loro presenza.
R0RÁ
Tùtti i Catecumeni dei quattro corsi hanno felicemente superato gli esami che si
sono svolti al Presbiterio domenica pomeriggio 11 aprile.
I nostri confermandi sono : Tourn Elsa,
Tourn-Boncoeur Erica, Bertinat Pierino, Revel Oreste.
Circondiamoli con il nostro affetto e la
nostra preghiera, essi che si apprestano a
pronunciare il loro « sì » all’impegno della
fede nella Chiesa in cui sono stati allevati
anche spiritualmente.
Alla catecumena Erica Tourn-Boncoeur
sarà amministrato anche il S. Battesimo.
— Prima del culto di domenica 11 corr.
è stato amministrato il S. Battesimo alla
piccola Patrizia di Rosetta e Luigi Giusiano.
Sulla piccola e sui genitori rinnoviamo l’augurio di ogni benedizione nel Signore.
— Ci siamo molto rallegrati per la nascita
del primogenito Daniele di Dario ed Ines
Gelso. Che il Signore guidi questi genitori
— Come già annunciato è stata programmata la gita di chiesa sul Lago di Garda per
il 1*^ maggio. Per ragioni dì chiara organizzazione le prenotazioni col versamento dì
L. 1.000 potranno essere effettuate non oltre
il 18 corr. L’intera quota è di L. 2.600 a
persona. Se per tale data non si sarà raggiunto il numero di 30 partecipanti la gita
non avrà più luogo.
In seguito sarà resa nota la eventuale nuova località di gita.
— Siamo veramente riconoscenti al Signore perchè i nostri cari ammalati Tourn Emilia, Rivoira Edilio, Odetto Titti, Mourglia
C. A. segnano dei netti miglioramenti: ogni
preghiera detta con certezza di fede non è
vana nel Signore.
Associazione Amici
delle Valli Valdesi
L’Associazione Amici delle Valli Valdesi
ha ricevuto sino ad oggi le seguenti adesioni: Avv. Cesare Gay, Pinerolo, L. 30.000;
Dr. Guido Ribet, Torino, 20.000; Edina Ribet, Torino, 5.000; Giovanni Marco Ribet,
Torino, 5.000; Luciana Ribet, Torino, 5.000;
Cav. Rivoiro Pellegrini Ugo, Torino, 20.000;
Iolanda Rivoiro Pellegrini, Torino, 5.000;
Prof. Guido Malan, Torino, 5.000; Generale
Luigi Jalla, Rapallo, 5.000; Prof. Beniamino Peyronel, Torino, 20.000; Guido Botturi,
Torino, 20.000; Delia Botturi, id., 10.000;
Prof. Franco Operti, id., 20.000; Dr. Nella
Operti, id., 10.000; Dott. Arnaldo Eynard, id.,
20.000; Arch. Claudio Decker, id., 20.000;
Alma Decker, id., 10.000. Totale L. 230.000.
Ricordiamo a coloio che intendessero farsi soci di indirizzare le loro quote (soci ordinari L. 5.000 — soci sostenitori L. 20.000)
al cassiere sig. Guido Botturi - Via Confienza, 5 - Torino.
A San Fedele d'Intelvi
Il Centro Evangelico
« Pietro Andreetti »
Gruppi di studio e assemblee. In gennaio
e febbraio si sono riuniti i gruppi di studio
sui temi del prossimo Congresso Evangelico;
ben frequentato e laborioso il gruppo che
ha studiato i problemi della nostra vocazione in Italia; poco numeroso ma altrettanto
laborioso il gruppo per i temi ecclesiologici.
Poiché il metodo dei gruppi di studio, che
poi riferiscono in assemblea, sembra aver dato buoni risultati, speriamo di poterlo usare
anche per la preparazione dei due problemi
da sottoporre ancora all’esame dell’assemblea : il progetto di unione con la Chiesa Metodista e la questione degli istituti di istruzione secondaria.
La Conferenza distrettuale del 14 marzo
ha nominato tra i delegati al Congresso Evangelico ring. Gianni Rostan, che insieme al
pastore Giampiccoli (uno dei relatori al Congresso) rappresenterà la nostra Chiesa.
Riunioni straordinarie. Ricordiamo con
piacere la serata del 17 febbraio: eravamo
circa 170 e abbiamo apprezzato l’ottima organizzazione della cena; abbiamo anche ascoltato discorsi di circostanza del pastore Giampiccoli e del sig. Giuntini e belle poesie vaidesi recitate con commozione dall’autrice, la
sig.ra Ada Melile che ringraziamo vivamente.
Molta gratitudine, dunque, alle signore
che hanno preparato la serata e ai giovani
dell’Unione, che si sono pure adoperati per
la fraterna accoglienza alla Conferenza Distrettuale.
Il (c Centro Evangelico Pietro Andreetti »
di S. Fedele d’Intelvi, sta per diventare realtà : la Tavola Valdese ha approvato il nostro
progetto e non venderà più lo stabile.
Abbiamo pensato di intitolare il cc Centro
Evangelico » a Pietro Andreetti, giovane
candidato in teologia, che fu nel secolo scorso l’animatore della prima Comunità evangelica di S. Fedele, da cui egli stesso proveniva. Conserviamo negli archivi il progetto
autografo che egli fece del tempio con l’annessa casa. Sotto la spinta del suo entusiasmo
gli Evangelici di S. Fedele costruirono nel
1878 gli stabili attualmente esistenti. Pietro
Andreetti morì a Brescia l’anno seguente a
soli 28 anni, servendo negli ospedali dove
a migliaia languivano e morivano i colpiti
dell’epidemia di colera.
L’esempio di questo giovane che diede la
sua vita per un servizio d’amore reso al prossimo, vuol essere d’ispirazione per l’attività
del nostro centro. Il « Centro Evangelico »
dovrà stimolare la formazione e l’attività di
(c gruppi di servizio » nelle nostre Comunità;
essere un luogo d’incontro per gruppi svariati delle nostre Comunità.
Si potrà allargare l’ospitalità anche alle
Comunità viciniori di Ispra-Varese, del Ticino e dei Grigioni ed a Comunità di altre
denominazioni della Lombardia, tenendo
sempre conto che l’attuale primo progetto
prevede una capienza molto modesta.
Il progetto approvato dalla Tavola Valdese, prevede infatti solo la costruzione degli
impianti igienici (gabinetti, doccia, lavandini) e l’arredamento per un massimo di 15
persone (9 + 6). Abbiamo pronto già un secondo progetto per un eventuale sviluppo
dell’opera, con 30 posti letto.
Possiamo attualmente contare su di una
somma che ci permette di realizzare già buona parte del primo progetto, tenendo anche
conto che abbiamo dovuto far fronte ad una
spesa di L. 160.000 quale saldo riparazione
tetto. Ogni offerta, perciò, anche la più piccola sarà accolta con riconoscenza dal Consiglio di Chiesa di Como che amministra i
fondi, controlla i lavori, e si occuperà della
amministrazione del « Centro » (Conto Corrente Postale N. 18-13990, intestato a: Thomas Soggin - via T. Grossi 17 - Como).
Vogliamo organizzare infine un piccolo
« Campo di lavoro » per otto ragazzi e due
ragazze, diretto dal Pastore e dalla Signora
T. Soggin insieme con alcuni tecnici. Du
rata del campo : dall’8 al 22 agosto. Lavori :
Verniciatura dello stabile e sistemazione del
giardino. Le iscrizioni sono aperte fin da ora
(scrivere a: Past. T. Soggin - via T. Grossi
17 - Como).
A Dio piacendo speriamo di inaugurare il
(( Centro » all’inizio di ottobre
RODORETTO
FONTANE, la casa destinata a sor
giorno estivo per famiglie evangeli{■he è ancora disponibile per GiugnoLuglio^Settembre. Gli interessati sono
pregati rivolgersi sollecitamente al
Ccncistoro Valdese Rodoretto (Perrero - Torino).
Offerte per la Gianavella
DoU. Arturo Gai (Pinerolo) L. 1.000;
Dott. Giovannino Tron (U.S.A.) 6.200.
( Continua J
avvisi economici
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Enrico Beux
profondamente commossa per la grande dimostrazione di stima e di affetto
ricevuta nella triste circostanza ringrazia tutte le gentili persone che si
cono associate al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al
Pastore Teurn e al Dott. Quattrini
ed ai vicini di casa.
« Ho combattuto il buon combattimento ho finito la mia
corsa ho conservato la fede ».
(2 Timoteo vers. 7)
Salza di Pinerolo, 26-3-1965
RINGRAZIAMENTO
La vedova ed i parenti del compianto
Augusto Breusa
ringraziano profondamente commossi tutti coloro che con fraterna solidarietà han preso parte al loro dolore
e in particolar modo Pospedale « E.
Agnelli » di Pinerolo, i Signori medici,
i Pastori Valdesi, il Signor Sindaco
Cav. Olivero, i rappresentanti d-lA.V.I.S. e dell’A.N.P.I.
« Padre... non la mia, ma la
Tua volontà sia fatta».
(S. Luca 22: 4?)
Chianavière di Inv. Pinasca, 24-1065
RINGRAZIAMENTO
I familiari della Compianta
Luisa Pons
ved. Bonetto
ringraziano tutti coloro che presi: o
parte al loro dolore.
Esprimono la loro riconoscenza al
Dott. Gardiol per le assidue cure, ri
Pastori Sigg. Jahier, Magri,, Bertii; e
Jalla, a, Suor Susanna, alla Sig, a
Petrai e alla Signora Baret Celina, a
tutto il personale del Rifugio e ai e
vicine di camera che le hanno i
to buona compagnia per tanti an-ii.
S, Germano Chisone, 8 4-1965
Acquistando i VINI MARSALA
dal fratello Garzia Salvatore, via
Caippiiooini,' Maraata, contri-bui
rete alla creazione di un fondo per
la costruzione di -un’Opera Evangelica in Marsala, in quanto lutto
il guadagno, escluso il minimo in
dispensabile al sno fabbisogno fa
miliare, va devoluto per l’Opera
stessa.
Cartone propaganda :
6 bottiglie da 750 gr. L. 2.10C
12 bottiglie da 750 gr. L. 3.900
C.C.P. 7/528 Chiedere listino prezzi
Per l’opera di Marsala è già stata
tersala alla Tavola la somma dlire 367.500.
IVA MAURINO
INFERMIERA - CALLISTA
ifia Roma 35 - Telefono 82.42
PEROSA ARGENTINA
La Pro Valli ringrazia pregando di scusare se per una svista le penuLime oblazioni sono stale registrate in duplicalo nell’ullimo annunzio sul giornale.
Malattie
orecchio, naso e gola
Il dott.
Oskar Schindler
riceve per malattie di
orecchio, naso e gola
a LUSERNA SAN GIOVANNI
(presso lo studio del dott. Pelizzaro ) tutti i venerdì dalle
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