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ECO
DELLE miLI VALDESI
BITOKHBCA VALDESB
TORRE FBI2iICB
CTorino)
Anno xeni - Num. 18 ABBONAMENTI / Eco : L. 1.500 per l’intenio « Eco » e « Presenza Evangelica »
Una copia Lire 40 l L. 2.200 per Tester« intera« L. 2.500 ■ eeter« L. 3.700
Set I i m a n ale
della CUesa Valdese
^>ediz. abb. postale - I Groppo
Cambio d’indirizzo Lire 50
TORRE PELLICE — 3 Maggio 1963
Ammin. Claudiana Torre Pdlice • C.CJ*. 2-17557
CHE COSA VOGLIAMO?
Riflessioni sugli appelli ai giovani
per delle decisioni per il pastorato
Dall’anno scorso è capitato più di
una volta anche a me, oltre che ai
miei colleghi, di essere invitato a presiedere il culto in comunità evangeliche in rappresentanza della Facoltà e
per presentare, specialmente ai giovani, la via del pastorato evangelico come una vocazione, un appello.
Mentre dal punto di vista personale ho risposto con gioia a questi inviti e ho presentato con convinzione la
esigenza biblica di sempre nuovi operai per la messe del Signore, ho provato un certo disagio a doverlo fare
come rappresentante e membro del
Consiglio della Facoltà di Teologia.
Mi sono posto infatti questa domanda:
In nome
di ehi parliamo ?
Certo, il predicatore deH’Evangelo
sa di predicare nei nome di Dio; e anche 'ti rivolge una chiamata per più
opere.i nella messe, sa di farlo nel nome .icl « Signore della messe ». Ma
in vu; mediata, egli è al tempo stesso
porle voce di organismi concreti nei
quali si incarna la realtà visibile della predicazione evangelica e della vita c nnunitaria da essa creata.
Non vorrei tuttavia che si pensasse
che parliamo in nome della Facoltà
di tecdogia. La Facoltà di teologia non
ha delle finalità sue particolari, nè ha
bisogno di reclutare delle persone per
realizzarle : la Facoltà lavora nella
chie.sti e per la chiesa.
Piuttosto, direi che quando parliamo come rappresentanti della Facoltà c presentiamo la via del ministero
evangelico, parliamo a nome della
chies.a. cioè delle comunità, del popolo credente, della stessa comunità che
ci h. offerto il suo pulpito. Siamo portavoce deiresigenza che sentono tutti
i membri di Chiesa, e in particolare i
responsabili delle sue attività. Esprimiamo il pensiero e il voto dei membri del Concistoro o Consiglio di Chiesa, che sanno di dovere provvedere alla continuazione deH’opera della comunità per molti lustri, e anche di coloro che sentono vivo l’impegno di credenti, che forse fanno parte del seggio
dell’unione, o del gruppo dei monitori
0 manifestano in altre forme la loro
partecipazione e che saranno in avvenire forse chiamati a responsabilità
maggiori. E credo che esprimiamo anche il pensiero e il desiderio della fratellanza in generale: dei credenti nel
pieno della maturità, che pensano che
Verrà un tempo in cui vorranno avere
ii conforto di un ministero pastorale
nella loro vecchiaia — dei giovani sposi che pensano ai loro figliuoletti per
i quali vorranno avere un giorno una
seria istruzione catechetica — di coloro che fanno il raffronto fra il numero di pastori che si emeritano o
muoiono, e il numero di studenti che
entrano affa Facoltà...
Quando la nostra predicazione sottolinea le parole bibliche che parlano
cella necessità di pastori e predicatori,
siamo dunque i portavoce non di noi
stessi o del nostro istituto, ma della
Chiesa stessa, che si preoccupa giustamente della continuità del ministero in
essa e intorno ad essa. Ma quando
partiamo e torniamo al nostro posto
di insegnamento, è la Chiesa, la comunità, che non deve contentarsi che sia
stato predicato il messaggio della vocazione, bensì deve con la guida dello
Spirito scoprire i doni, valorizzarli e
non soffocarli, orientarli e non livellarli.
Ohe cosa vuole
la Ohiesa ?
Ecco la, seconda domanda che mi
pongo, se; siamo d’accordo che ogni
appello al ministero pastorale è fatto
per incarico della Comunità.
Certo, un posto non secondario, nelle aspirazioni della Chiesa, spetta al
ministero della predicazione, dell’insegnamento, della cura d’anime. La
Chiesa si edifica sulla Parola, e nulla
può sostituire la fedeltà neff’insegnarla. Le chiese fondate sulla Parola e
ifuirite della Pairóla presen^no una
ben diversa solidità spirituale delle
chiese edificate sul sentimentalismo o
sul ritualismo.
Un altro posto non indifferente spetta nella nostra Chiesa (e non solo negli ultimi cento anni!) al ministero delrevangelizzazione. In linguaggio moderno, potremmo dire che la chiesa
vuole anche, in molti settori, un ministero inserito nella vita della società,
degli uomini che non fanno parte della chiesa. Non si tratta solo di aspirazioni di pochi idealisti: ogni credente convinto, sia essb un professionista o un operaio, im politico o uno
studente, un agricoltore o un commerciante, se è cristianamente convinto e
impegnato, non può non desiderare
una presenza evangelica nel suo mondo, una testimonianza più cospicua di
quella che può portare egli stesso —
in definitiva, un ministero rivolto verso l’esterno oltre che verso l’edificazione interna della chiesa.
LA CAPPELLA DI VILLAR PEROSA. Si issano le ultime capriate sul tetto
della Cappella. L’operazione è delicata e lo sforzo non è lieve; alcuni fratelli sono accorsi a prestar man forte ai muratori. Sul terreno si vedono
ancora le tracce dell’ultima nevicata.
Anche qui, si tratta di un compito
che oltrepassa i limiti dell’ora di un
culto, della predicazione occasionale di
un invitato da Roma: questi può formulare i bisogni e le aspirazioni della
Chiesa, se coincidono con l’esigenza
deff’Evangelo. Ma ancora una volta,
tocca a chi è sul posto di analizzare
la situazione, scoprire le possibilità di
servizio, identificare e orientare i doni.
Vogliamo a parole
o a tatti?
Ecco la terza domanda che mi turba, quando mi faccio portavoce di
queste speranze della Chiesa e le presento sotto forma di appello vocazionale.
Vogliamo un ministero, di edificazione e di evangelizzazione, che « costruisca » la chiesa e che sia inserito
nella realtà del mondo in cui viviamo :
ma per un ministero effioente, ci vogliono le strutture necessarie.
Nella situazione economica italiana
del dopoguerra si parla spesso di infrasíritííure: non si può impiantare
una fabbrica nel deserto — ci vuole
l’acqua corrente, la forza motrice, la
ferrovia, la strada; poi le case per gli
operai, i negozi, la banca, l’ospedale,
il nido, la scuola; la nettezza urbana,
ìa posta... Se non ci sono queste cose,
l’industriale ci penserà due volte prima di impiantare ima fabbrica in una
area depressa.
Questo esempio illustra il mio pensiero riguardo alla chiesa e al ministero pastorale. Bene o male, un miL'imo di « struttine » (locali di culto e
attività, organismi per farle funzionare) nelle località tradizionali le abbiamo (ahimè, quanto limitate e tradizionali, nella maggior parte dei casi!):
ma, nei posti nuovi? L’esperienza ci
ha insegnato che non basta un « ministro » (pastore o evangelista) vo.v
clamaniis in deserto, ma che un’opera
nuova dev’essere il frutto deff’opera
concorde, comunitaria, di un anzianato, un diaconato, lavoro di colportaggio, assistenza sociale, istruzione... Il
« pastore » di una comunità costituita
c 1’« evangelista » di un’opera nuova
devono essere sostenuti e circondati
dallo sforzo comune della chiesa, popolo di Dio; anzi, l’opera deve essere
la loro, e quello darà loro la necessaria impostazione spirituale, biblica per
la quale si è specializzato. La chiesa
non può rivolgere « appello » per dei
.V ministri » e poi non dare loro le
« strutture » umane e materiali che ne
rendano possibile e efficiente il lavoro.
Un altro esempio, in un campo affine: negli ultimi due anni abbiamo
assistito a due fenomeni più o meno
contemporanei: l’aumento del costo
della vita, e l’aumento dei salari e stipendi in quasi tutti i settori del mondo del lavoro. C’è stato un aumento
contemporamo e equivalente delle
contribuzioni per la Chiesa, che permetta alla chiesa di far fronte alle aumentate spese di funzionamento delle
sue strutture, e, di adeguare anche il
salario di pastori e evangelisti ai nuovi livelli medi e aff’accresciuto costo
della vita? Anche questo è un esempio della solidarietà, dello sforzo comune.
Oonoludeado
Se chiamiamo un professore od un
conferenziere a fare un appello per vocazioni pastorali, non aediamo di
avere con ciò esaurito il nostro dovere di comunità cristiana: ricordiamoci che egli darà forma concreta al desiderio e all’appello nostro, della chiesa, cioè di tutti i CTedenti. E la chiesi) non può fare appelli, sia pure per
Breviario per VUnità
Quota pagina di Calvino può essere
considerata come il ’’Manifesto” del
Protestantesimo. Tutti i tratti caratteristici del cristianesimo riformato secondo la Parola di Dio vi sono presenti
e non sarà difficile ai lettori attenii di
scorgerli. Desideriamo però isolarne
due, che ci paiono di particolare interesse ecumenico: U primo è il ’’soli
Deo gloria”, che è come la spina dorsale del pensiero riformato e certamente anche del pensiero biblico. ”A
te appartengono il regno, la potenza e
la gloria”. La gloria è ciò cui l’uomo
tiene di più: ci tiene più che al danaro, più che al pane quotidiano, più che
a se stesso. Con il ’’soli Deo gloria”
l’Evangelo vuole sradicare l’uomo da
se stesso, affinchè affondi le sue radici
in Dio. Il ’’soli Deo gloria” dà la misura della immensa liberazione dell’Evangelo e condensa la confessione
cristiana della fede, che ha conosciuto
Colui che trae il popolo fuori dalla gloria dei Faraoni, lo libera dal fascino
d'Egitto e lo conduce con sè nel deserto. Il fascino della gloria può suggestionare ogni Chiesa e anche la Chiesa
ecumenica corre il rischio di non cercare solo la gloria di Dio e di presentarsi al mondo in modo tale da attirare
i suoi sguardi avidi di bellezze anche
spirituali. Senza il ’’soli Deo gloria”
a cura di Paolo Ricca
la Chiesa si snatura e si perde.
Il corollario del ’’soli Deo gloria” è
la certezza (si può ben dire: la gloriosa certezza) della verità e validità
della ’’nostra dottrina”, che ”se ne
sta alta e insuperabile al di sopra di
tutta la gloria e la potenza del mondo”. Questa è la seconda caratteristica del nostro brano, che merita di essere sottolineata per la sua incidenza
ecumenica. Ci sono dei protestanti che
confessano volentieri ”i peccati dei
nostri padri”, e quasi si scusano di
essere protestanti e si ammantano di
equivoca umiltà nel confronto ecumenico. Bisogna invece che il popolo nato dalla Riforma, senza alcuna arroganza spirituale o presunzione confessionale, ma nella convinzione che ”la
nostra dottrina non è nostra ma di Dio
vivente”, ricuperi quel coraggio e quella franchezza di testimonianza che caratterizzò i Riformatori e, prima e dopo di loro, tutti coloro che hanno annunciato agli uomini non le loro personali vedute o qualche incerta variazione cristiana, ma l’eterno Evangelo
di Dio.
Il testo odierno è tratto dalla ’’Lettera al Re Francesco I” al quale Colvino, pensando ai Protestanti perseguitati di Francia, dedicò la sua Istiluaione della Religione Gristdana.
Soli Deo gloria
Certo, ci rendiamo ben conto di essere della povera gente e disprezzata: questo significa che davanti a Dio siamo dei miserabili
peccatori e davanti agli uomini siamo vilipesi e respinti; e anche,
se volete, il rifiuto e la spazzatura del mondo, o qualcosa di ancora
più vile, se esiste. Tanto che non abbiamo nulla di cui gloriarci davanti a Dio se non della sua sola misericordia, per la quale, senza alcu merito nostro,‘siamo salvati; e non abbiàni nulla dì cui gloriarci
davanti agli uomini se non della nostra debolezza, cosa che tutti considerano una vergogna.
Pure bisogna che la nostra dottrina se ne stia alta e insuperabile
al di sopra di tutta la gloria e la potenza del mondo. Poiché essa non
è nostra, ma di Dio vivente e del suo Cristo, che il Padre ha stabilito
come Re, per dominare da un mare all’altro e dai fiumi fino all’estremità della terra; e così dominare che colpendo la terra solo con la
verga della sua bocca la spezzi con la sua forza e la sua gloria, come
un vaso d’argilla; così come i Profeti hanno predetto la magnificenza
del suo regno, che abbatterebbe i regni duri come ferro e bronzo
e lucenti come oro e argento. (...)
Ora se la nostra dottrina è esaminata in base alla regola della
fede, abbiamo la vittoria in pugno. Che cosa infatti è più consono alla
fede, che di riconoscerci spogli di ogni virtù per essere vestiti da
Dio? vuoti di ogni bene, per essere colmati da lui? servi del peccato,
per essere liberati da lui? ciechi, per essere da lui illuminati? zoppi,
per essere da lui raddrizzati? deboli, per essere da lui sostenuti? di
toglierci ogni motivo di gloria, affinchè lui solo sia glorificato, e noi
ijn lui? Quando diciamo queste ed altre simili cose, i nostri avversari
gridano che in questo modo viene sovvertita non so quale cieca luce
naturale, e la loro preparazione che hanno inventato per disporci a
venire a Dio, e il libero arbitrio, e le opere meritorie della salvezza
eterna, con le loro supererogazioni; tanto che non possono sopportare che la lode e tutta la gloria di ogni bene, di ogni virtù, giustizia
e sapienza risieda in Dio. Ma noi non leggiamo [nella Bibbia] che
il popolo sia stato rimproverato per aver troppo attinto alla sorgente
d’acqua viva; al contrario, il Profeta riprende energicamente quelli
che si sono scavati delle cisterne screpolate che non tengono l’acqua.
Inoltre, che cosa c’è di più consono alla fede, che di ritenere
Dio come un Padre dolce e benigno, quando Cristo è riconosciuto
come fratello e propiziatore? e aspettare ogni bene e prosperità da
Dio, il cui diletto si è tanto esteso verso noi che non ha risparmiato
il suo proprio Figliuolo, ma l’ha dato per noi? e riposare in una certa attesa della salvezza e della vita eterna, quando si pensa che Cristo
ci è stato dato dal Padre e che in lui son nascosti questi tesori? Queste cose non vanno a genio ai nostri avversari, che dicono che una
tale certezza della fede non è senza arroganza e presunzione. Ma
come non dobbiamo nulla presumere di noi, dobbiamo presumere
ogni cosa di Dio: e non per altro siamo spogliati di ogni vanagloria,
se non per glorificarci in Dio. CALVINO
bocca di un predicatore appositamente invitato, senza assumersi le sue responsabilità
a) di sapere chiaramente quello che
vuole;
b) di fare tutto quello che è necessario in relazione a quell’appello (preghiera!, orientamento dei giovani, sacrificio forse di speranze e progetti
egoistici sul piano familiare o locale,
espressione di adeguata collaborazione. umana e materiale per quelli a cui
presenta la via del pastorato evangelico...).
Ogni membro di comunità ove si
t>arla del ministero pastorale o della
Facoltà dovrebbe sapere chiaramente
cosa vuol dire aver deciso di far risuonare quella nota dal suo pulpito!
B. Corsani
PERSONAUA
La figlia del Pastore Lupo dottoressa Graziella Lupo ha brillantemente
ottenuto la Libera Docenza in Chirurgia generale (’Trauinatologia), a Roma, la settimana scorsa.
La Prof. Lupo è specializzata in Chirurgia Plastica, e primaria all’Ospedale Principale di Como.
I parenti e gli amici tutti si congratuliano con la neo Professoressa
che fa onore al suo paese natio ed in
particolare alle nostre Valli Valdesi
che tanto ama.
2
w » -ar ì^V V
3 ma««io 1963 ^ N. 18
^ ....
L’opera
delle nostre mani
« Avendo fiducia in questo : che colui che ha cominciato in voi un’opera buona, la condurrà a
compimento fino al giorno di Cristo Gesù »
(Fil. 1: 6)
Molto sposso, nella Chiesa, a momenti di fiduciosa euforia e di
ottimismo, succedono periodi di pessimismo, di depressione, di scoraggiamento. E’ il peso della nostra umanità che si fa sentire in un
caso come nell’altro. Questa parola di Paolo ci aiuta a trovare un
giusto equilibrio e una giusta prospettiva da cui giudicare uomini,
cose, avvenimenti.
Paolo, scrivendo ai Filippesi esprime un senso di fiducia. Non
nelle possibilità spirituali, materiali, organizzative dei filippesi. Non
nella buona volontà degli uomini del suo tempo per assicurare alla
Chiesa vita facile e tranquilla. La sua fiducia riposa unicamente sulla fedeltà di Dio. E’ Dio, e non l’uomo, che ha iniziato 1’« opera
buona » nella Chiesa di Filippi. All’origine della Chiesa, di tutte le
Chiese, anche della nostra, non vi è la decisione dell’uomo, ma l’opera buona di Dio. L’opera della grazia che chiama gli uomini alla riconciliazione con Dio e tra di loro, che crea per loro una vita nuova :
la vita della fede e della gioiosa consacrazione al servizio del Signore.
Quest’opera di Dio da lui iniziata sarà portata a compimento, al di
là della vita terrena degli uomini e delle istituzioni, nel giorno di
Cristo, nella manifestazione finale del Regno di Dio.
Noi viviamo nel tempo dell’opera di Dio, avendo dietro di noi
il solido fondamento posto da Dio in Cristo, base e punto di partenza
dell’opera stessa e davanti a noi la certezza del suo compimento glorioso. Ma anche nel nostro tempo l’opera di Dio, pur esercitandosi
« tra noi », per mezzo di noi e... nonostante noi, rimane nelle Sue
mani. Questo crea in noi un sentimento di umiltà, quando consideriamo i risultati positivi dell’opera della Chiesa nel mondo. Essi sono
i segni dell’opera di Dio: a Lui solo sia gloria e onore quando ci è
dato di vederli. Non dunque elogi sperticati a uomini piccoli o gran
di, non euforici ottimismi nei confronti della bontà di metodi o si
sterni, ma a Dio solo vada ogni riconoscenza e ogni lode vera.
Ed in secondo luogo la nostra fiducia ci dà una forza di conso
lozione nella considerazione delle difficoltà reali in cui la Chiesa ta
lora si dibatte e che sembrano compromettere la sua esistenza stessa
Scarsezza di mezzi, limitazione di orizzonti, incomprensione di nomi
ni, difficoltà esterne: sono le cause delle nostre « depressioni » psi
chiche e spirituali. Tuttavia se le difficoltà sono reali, più vera e con
solante di ogni altra cosa, è la certezza che è Dio che « conduce » la
sua opera fino al suo compimento e nessun intralcio ha carattere de
finitivo. Da qui sorge una parola di incoraggiamento: vai la pena di
impegnarsi fino in fondo nell’opera di Dio. Di giocare in essa la no
stra esistenza stessa. Sì, non temiamo di dirlo: siamo collaboratori di
Dio. Chiediamo a Lui cc conoscenza e discernimento » (v. 9) per ve
dere con chiarezza la nostra vocazione di strumenti per il compi
mento di un’opera di cui Dio tiene in mano il principio, lo sviluppo
e la fine. Allora, senza ottimismo vano, nè pessimismo disgregatore,
camminiamo con fiducia e ripetiamo l’antica preghiera : « La grazia
del Signore Iddio nostro sia sopra noi, e rendi stabile l’opera delle
nostre mani, sì l’opera delle nostre mani rendila stabile ».
Alberto Taccia
disc:«»
Notiziario doiia
Facoità Toologica Vaidese
* In Facoltà diunamte il ¡periodo estivo
80110 staiti di paissaigiglo ospiti singoli e
gruppi organizzati, per i quali il Convitto si è rivelato atirujtuento prezioso non
solo per l’osplitaliità maiteriale ma andie
per Cambiente raocolto e l’atmosfera evangelica in questa capitale del caitU>liicesimo
romano.
* Il 18 IO. m. il Consiiglio Federale ha
ricevuto igli osservatori invitati al Concilio, inisietne con gli esponenti delle Chiese italiane, nell’Aula Magna della Facoltà.
Alouni di questi osservatori hanno stabilito il loro domicilio in Facoiltà, come pure inviati speciali di periodici esteri, trovando, oltre all’ospitalità, anche la possibilità di consultare nella Biblioteca documenti, periodici e Atti ufficiali relativi
agili argomenti diisciussi in Concilio.
* Lavori nello stabile. Durante l’estate
sono stati iniziati, e in parte completati,
diversi lavori di miglioria o ampliamento: l’impianto di riscaldamento, d servizi
igienici, l’ampliamento della BibBoteea,
divenuto indispensabile e progettato da
due anni. Il locale è stato allungato in
direzione di Piazza Cavour, fino al limite
della i>roprielà. Questo lavoro ha richiesto una lunga preparazione per il coneolidamenite dei pilastri sottostanti e la preparazione della gettata di cemento armato.
L’ealate prossima si potrà pensare all’arredamento (scaffalailure ecc.). La Facoltà
pensa con molta riconoscenza agli amici
che hanno fatto dei doni esipressamente
per questi lavori.
* Nuovi studenti. Particolarmente nu
meroso, quest’anno, il gruppo degli stu
denti stranieri, forse anche per la mag
giore attrattiva che Koma offre quest’an
no con il Concilio- Sinora hanno faitto
domanda due Griigionesi, due Olandesi
quattro Tedeschi, un Argentino. Più limi
tate, invece, le iscrizioni al 1° Anno : al
momento in cui scriviamo, nessun giova
ne uscito quest’anno dal Liceo o da seno
la di pari grado ha chiesto di iniziare gli
studi teologici, e ciò è fonte di tristezza
e di preoccupazione. Chiediamo alle due
Se di portare costantemente l’argomento
delle vocazioni pastorali in preghiera e
in conversazione con i giovani e con le
loro famiglie.
* Altre notizie. Diamo il benvenuto alla Signora Macchioro che durante Pestate
ha assunto la direzione del Convitto, augurandole un servizio benedetto e gradevole.
CANTO SACRO
Domenica 12 maggio, ore 15: nel tempio di Lusema S. Giovanni: Festa di canto
delle Corali della Val Pellice.
La prova d’insieme avrà luogo alle ore
14.15 nel solito locale.
Il pubblico è cordialmenie invitato a
partecipare numeroso a questa manifestazione.
La Commissione del Canto Sacro
VECCHIE CANZONI
della Valli Valdesi
* Fininlo' Del Priore è stato assunto dalla Tavola Valdese come operaio Mito prova e assegnato alle Comunità di Trapani
e dintorni, e Domenico Cappella è stato
destinato dalla Conferenza Metodista alla
Comunità di Venezia.
* E’ uscito durante l’inverno scorso,
melle Edizioni « Claudiana », l’atteso libro
del Prof. Vittorio Subilia, dal titolo « Il
proiblema del Cattolicesimo ». Fa parte
della icollana di pubblicazioni della Facoltà di Teologia, alla quale dà un tmportante contributo nel campo della dogmaitica.
* La .prolusione di questo anno accademieo fu detta dal prof. Alberto Soggin,
olle parlò sul .tema: «La conquista israelitica della Palestina nei secoli XIII e XII
a. C. e le scoperte archeologi'clie ».
Terminiamo queste brevi notizie ringraziando tutti i nostri amici e tutte le
Comuniità per l’interesse e l’intercessione
con cui aiccompaigneranno il nostro lavoro
invernale, e inviando loro il saluto della
fratemilà evangelica. , r. ,
La t acoUa
Pìnalnienite la tuadMonei popolare
della gente valdese nei suoi vari filo
ni narrativi: biblico, storico ed amoroso, ^ presenta al pubblico in veste
musioale, ool bel disco recentemente
edito a cura del gruppo culturale
ARCI - Circolo musicale Toscanini di
Torino.
Innanzi tutto ricordiamo, con gratitudine, la persona dello studioso ed
airtdsta che molto tempo e passione ha
dedicato alla rìceosca dei canti valdesi
più antichi, le « complainteis », riœstruendone molti e dando poi loro una
viva, brûlante veste d’accompagnamento strumentale. Federico Ghisi è
ben noto nel nostro ambiente, anche
se soltanto per un settore limitato
della sua attività di musteista e musicologo. è già di pàreochi anni fa una
breve raccolta di «complaintes» armonizzate per solo e coro, con un’mtroduzione storicooritica stesa in col
laborazione col compianto Prof. Emi
ho Tron. Circa il paziente lavoro di
ricerca presso voci del poixrlo nostro
posso citare il personale ricordo di
una festa del 15 agosto, a Rorà, oltre
venti anni fa, durante la quale vidi
il M“ Ghisi annotare diligentemente
le antiche melodie che un vecchio
montanaro valdeSe gli cantava som
njessamente con un pirofluvio di strofe che pareva non dovesse aver fine
Giacché le « complaintes » sono spesso ricche di alcune diecine di strofe,
veri poemetti in cui storie bibliche e
leggende popolari, giunte sin quassù
da varie fonti, si alternano a canzoni
storiche celebranti gesta locali, assedi famoBl, glorie del vecchio Piemonte Sulle origini di tali storie e sullo
stile delle loro musiche, per lo più di
origine francese, .rimandiamo all’aouta trattazione aodiusa al disco; l’opuscolo, nitidamenté Impresso, come pure relegante, direi austera, copertina
del disco, contiene anche il testo (in
lingua francese) delle «complaintes».
Sulla scelta deUTantOlogia» dirò Ohe
pare opportuna la preminenza accordata alle canzoni bibliche; non solo
per motivi... di competenza, trattandosi di un’espressione musicale del
« popolo della Bibbia », ma anche perchè esse sono veramente assai belle e
toccanti; nèlla loro atmosfera non
tanto mistica, quanto vigorosamente
drammatica. E bène ha reso questa
atmosfera la me¿k>soprano R. Oavicchioll, mostrando aderenza al tema,
duttilità espressiva nelle, canzoni dialogate, insoimna un’eseoutrice acconcia per un genere melodico cosi infido ad interpretarsi oom’è il canto popolare ©levato a dignità di musica da
camera. Unico appunto, la pronuncia
francese non del tutto a posto, ma
che tuttavia soltanto in due o tre punti risalta con evidenza.
Fra le canzoni bibliche, altamente
poetica la « Visione del Golgota », con
immagini un po’ higenue e nessi lo
gioì sommari, uniti a sentenze fedelissime al testo biblico. Notiamo per
la solenne Complainte des Dix Commandements e quella di « Giuseppe
venduto dai fratelli», ohe ricorda la
forma del ditirambo dialogato greco.
Fra le canzoni d’amorei, la truculenta canzone della giovane Isabeau bruciata viva dalla madre, la « Malmaritata » « ohe si riallaccia alla tradizione letteraria dei trov.atori ».
Fra le canzoni storiche spiccano la
« Storia del minatore di talco » più recente (metà ’800) ed a sfondo sociale ;
la « Storia del Diavolo » raggirato da
un astuto contadino, una fra le più
caratterizzate musicalmente.
Malgrado che i testi di queste canzoni siano già da tempo noti, come
avverte il M'’ Ghisi, le melodie sono
iriedite; esse costituiscono dunque un
prezioso contributo musioale ed etnologico; si iM>ne invero il problema, se
esse non siano da udirsri in esecuzioni di complessi folkloristicà o di semplici popolani, piuttosto che da musicisti di professione in un’elaborazione a livello d’arte. Confesso di preferire quesfultima soluzione, purché
non si Indulga ad interpolazioni e sofistloaziani, il ohe non è certo avvenuto in questo caso. Il fatto che l’accompagnamento strumentale, come le
sobrie frasi introduttive, sebbene di
stile moderno, leghinoi perfettamente
con i moduli arcaici di queste melodie e con il modo di sentire e (fi esprimersi di tempi lontani, prova .ancora
una volta come il gusto moderno sia
per certi aspetti vicino a quello classico. Nell’insieme, elaborazione ed esecuzione hanno fatto di questa antologia un’opera veramente bella e ohe
può tanto interessare ITncolto quanto
soddisfare il gusto più raffinato.
Va infine ricordato l’appoggio dato
dalla nostra Ed. Claudiana alla pubblicazione del disco, che viene ceduto
ad un prezza veramente vantaggioso,
se si considera che l’esecuzione è di
professionisti e non di dilettanti o
oomplesBi popolari. F. C.
Racchiusi in un pregevole microsolco alcuni fra i migliori esempi di canzone valdese
CARTA DEL LE TFË VALuV"
DI PIEMONTE J A
Dalle nostre
Comunità
SUSA-COAZZE
Le Co.miimiit,à, riconoscenti, ringraziano
dell Messaggio cristiano al Culto domenicale il Pastore Conte e i sigg. Pizzo e
Creapi di Torino, Rostagno, Cannatella,
fratelli Tommassone.
Esse rinnovano le loro felicitazioni nel
Signore al neo-Dottore Gianni Bolley laureaitosi recenteimerale in Giiurisprudenza
all’Università di Torino.
Durante la Settinianai Santa ci sono stati
due incontri, domandiamo al Signore, benedetti da Lui, tra Fratelli Battisti delle
Chiese di Urbiano (Mompanteroi e di Bnssoleno e i Valdesi di Su®a ai due Culti
con Santa Cena: il giovedì sera nel nostro
Tempio di Suisa e il venerdì sera in quello Battista di Urbiano.
Circondato dall’affetto della Comunità
di Snsa dove risiedono i suoi congiunti,
a Pasqua ha fatto la. prima comunione il
giovane Mario Favro dell’Istituto Artigianelli ammesso in Chiesa a Torino la Domenica delle Palme.
Il Consiglio .di Ohiesa di Susa, finito il
suo quinquennio, è eta.to rieletto nelle
persone dei sigqori N. Bostagno, Anziano,
I. .Bolley, D. Fiantacuzzi e E. Peyronel,
Diaconi.
iimiiiKmiiiiiiiiiM
PERSONAL! A
Il giorno 25 Aprile si sono uniti in
matrimonio a Colonia Vàidense (Uruguay) il sig. Horacio Abel Geymonat
e la sig-na AUce Miriam Artus, figlia
del Pastore Valdese Wilfrido Artus.
Partecipiamo alla gioia delle famiglie Geymonat-Artus e inviamo agli
sposi i nostri migliori au^ri per una
esistenza benedetta da Dk».
FERENTINO
— Domenica 12 ma.ggio 1963 alle ore P>
sarà inaugurata la Cappella di Ferentino
si'ta in via Co'niso'lare 220- Il culto sarà presieduto dal Moderaitore.
— Domenica 14 aprile, dopo di gioioso
a.nnunzio dell’Evangelo della Risuirezione
sono stali amraesds alla comunità di Ferentino 10 catecumeni. Sono i primi figlj di
evangelici ohe hanno frequentato la Scuola domenicale ed il quattreunio di catecliismo. 1 loro nomi: Laura Costa; Marcellu
Ferri; Ernasla Di Tornassi; Rosa Mariani;
Maria Pia Marra; Teresa Picchi; Vittoria
Picchi; Maiiziola Alfredo; Picchi Ambrogio; Franco Sorteni.
COLLEFERRO
«Vieilles chansons des Vallées Vaudoises du Piémont» raccolte e realizzate da Federico Ghisi. Ed. disc.
GLP ■ Microsolco alta fedeltà 33 giri 30 cm. L. 3.500.
— Il culto della Domenica delle Palme
e del Venerdì Santo sono stati presteduid
rispettivamente dal Plrof. Valdo Vinay e
dal Prof Alberto Soggin.
— Domenica 21 aprile è stata battezzata
la piccola Jacoacci Daniela di Mario e di
Carla Bongelli,
FORANO SABINO
I culti del Venerdì Santo c di Pasqua
sono stati preceduti da brevi riunioni serali iniziate il lunedì e proseguite per tutta la settimana santa. Durante quefili culti
serali abbiamo ascoltato le parole pronunciate da Gesù sulla croce, cosicché tutta
la comunità ha potuto seguire sittritual
mente la passione di Cristo fino aila sua
gloriosa risurrezione.
II giorno di Pasqua sei cate<, umeni,
consapevoli della ¡reisponisaibiilità Ida foro
assunta davanti a Dio e alla Chiesa, hanno confessato la loro fede nel Signore.
Essi sono: Iole Di Bernardini, Rc.solla Di
Maolo, Anna Maria Scarinci, Sergio Bai
ducei, Aldo Di Maolo, Giorgio Francia
V oglia Iddio che il « ai » cosi solenneintinte pronunciato .porti frutti di servizio al Signore per tutta la vita.
La iiiocok Corale riorganizzata c diretla dal Paistore Ricca ha dato il suo prezioiso contributo, cantando il Venerdì
Santo una versione italiana dello « spiritual » negro : « Were you therc, when
ihey crucigied mp Lord » (C’eri tu, quando crocifissero il mio Signore), c a Pasqua un corale moderno c mi corale di
Bach.
Il Lunedi di Pasqua, come vuole ormai
la tradizione, abbiamo fatto sotto uno
splendido sole una scampagnata a Calvi
d’Umbria, ospiti della famiglia Grimani.
membri della nostra diaspora. Abbiamo
avuto la gioia d iavere con noi i fratelli
delle Chiese Valdesi di Roma, accompagnati dai rispettivi Pastori e dal Moderatore E. Rostan, appena rien.trato dal suo
viaggio negli Stati Uniti e in Canada. Innanzitutto ci siamo recati tutti insieme in
locaiisà S. Maria a Neve per dare una testimonianza di presenza evangelica : sulla
piccola piazza del paese abbiamo cantato
alcuni inni seguiti dalla distribuzione di
porzioni del Vangelo e di opuscoli « Chi
sono i cristiani evangelici ». Ci siamo poi
ritrovati dai Grimanii, nella cui casa è
stata da tempo allestita una piccola cappella ove si tengono i culti per i membri
della diaspora MagHano-Calvi. All’aperto
s’è itenuto un breve culto : il Pa.store Malliieu ha letto il Salmo 103 e ci ha guidati
in preghiera. 11 Moderatore ci ha poi ri
volto il messaggio della Parola, sulla base
•li alcuni versetti del primo cap. della 1“
Tessalonicesi: Iddio chiede fede affinclie
abbondiamo nelle opere., amore per la nostra (iliiesa (« le fatiche del vostro amo
re ») e costanza nella speranza.
Dopo il iiranzo, la piccola ma coraggiofa Corale di Forano ha cantato i cori già
preparali .per la Settimana Santa. Molti i
liis richiesti.
Verso sera abbiamo ripreso la via del
ritorno, con una certa malinconia, ma lieti del bene die aibbiamo ricevuto dall’incoii.lro Ira fratelli in fede. Prima di separarci abbiamo ancora cantato alcuni inni
e il Pastore Gay ha chiuso la bella giornata con una pregliiera di ringraziamento
al Signore. Ringraziamo i fratelli Grimani per la loro generosa ospitalità e che il
Signore ci mantenga tutti uniti nella sua
Parola. Rocco Giuliani
3
3 1963 — N. ^
PM- 3
)al diario di un missionario
FRA I MINATORI DEL SUD AFRICA
Corsi di catechismo per corrispondenza - Come
resistere all'attrazione della massa - Parole e idee
assumono un colore vivo nella lingua indigena
Alcuni anni fa furono scoperti, nella prorincia deH’Orange dell’Africa del Sud, importanti giacimenti di oro. Nel centro del
la regione è sorta rapidamente la città di
Welkom (Benvenuto), e tutto intorno vasti quartieri indigeni. La maggior parte
(lei minatori .sono reclutati nelle due Rlio
desie e nel Nyassaland; firmano un contratto di lavoro per un periodo limitato
(generalmente un anno) e vanno a lavora
re lasciando le famiglie nei villaggi. 11
viaggio, rompiuto in gran parte in aerea,
dura poclii giorni. Le compagnie minerarie hanno costruito delle grandi caserme
per alloggiare questi operai, le cui condizioni di vita sono state migliorate assai in
questi ultimi anni.
La Missione di Parigi ha due missionari
a Johannesburg, che si occupano l’uno dei
Basuto, e l’altro dei Malozi dello Zambesi,
che lavorano nelle regioni del Rand (dove
si trovano le vecchie miniere) e di WelIcin. Gli indigeni delle varie tribù esseri
do sparpagliati un po’ in tutte le città indigene c (asernie delle miniere, il lavoro
di questi uomini non è facile. Per i Basato vi sono già alcuni pastori e evangelisti indigeni die aiutano il loro missiona
no. Invece per i Malozi la situazione è
molto diversa, perchè gli evangelisti che
la missione manda per aiutare il missionario, non possono rimanere più di due an)ii, 0 luu’al più due anni e mezzo, secondo
la legge isliluita dal governo della Repuhblica (IcirAfrica del Sud. Al momento attuale i! pastore Guy Suhilia lavora a Johannesburg fra i Malozi, coadiuvato da un
evali geli.-;;, indigeno venuto dallo Zam.besi E' tino svizzero, discendente di Vaidesi lauto dal lato paterno che da quello
materno: è molto atleziGiiato alle Valli,
che ha visitate parecchie volte. Egli evangelizza gli indigeni di cui si occupa, creando in ugni città indigena e in ogni caserma un gruppo diretto da un catechista improvvi.sato. generalmente un giovane battezzato e rirembro di chiesa, ma senza preparazione speciale. Ogni gruppo si riunisce regolarmente per un culto in comune
la domenica, e spesso più volte durante la
setliniaiia, e studia un catechismo a dispense preparato dal missionario. La vastità delLa zona e la mùltaplicità dei gruppi
fanno .si die il missionario può visitarli
soltanìo 3 o 4 volte aU’anno. Alle volte
può farsi aiutare da alcuni dei pastori e
evangelisti Basuto, ma ciò non è sempre
possibile.
Da una lettera del pastore Suhilia stralciamo alcuni episodi di una sua visita alla
regione di Welkom.
Venerdì 7 settembre 1962. L’evangelista
Seatanyana ci conduce per la strada la più
corta alla prima caserma della miniera ”Lorainii (1). 25 operai oriumli dallo Zambesi ci circondano ben presto. Hanno ricevuto la mia circolare: di propria iniziativa
hanno ¡allo una colletta tra loro, e il tesoriere. mi consegna solennemente un biglietto di, 10 scellini, (873 lire). Sono tanto più
stupito e commosso, in quanto non ho ancora mai parlato di finanze con loro. Quando la Chiesa nasce, non resiste al bisogno
di esprimere la propria ricoqoscenza a Dio
con un dono in denaro, e dinanzi a Dio,
che tesoro prezioso è questa offerta spontanea! Cantiamo e preghiamo all’aria aperta. l nostri amici ricevono la quinta dispensa del catechismo che mandiamo mensilmente ai nostri gruppi. ”LIFV LA JESU”, La morte di Gesù. Spiego brevemente
questo testo: ’’Come l’agnello menato allo
scannatoio... perchè ha dato se stesso alla
morte... perch’egli ha portato il peccato di
molli”. Ogni volta che rileggo le ultime
parole del testo silozi (la lingua indigena
dello Zambesi) sono meravigliato perchè
quelle parole, tanto astratte nella nostra
lingua, assumono un colorito vivo nella
lingua indigena, e si inseriscono così direttamente nel contesto abituale della vita
africana.
Nella seconda caserma di Loraine troviamo una lista di 52 iscritti al nostro
gruppo. Questi fratelli hanno studiato re
golarmente il catechismo, mese dopo mese,
c molti desiderano essere battezzati, non
immediatamente, ma in dicembre, quando
avranno terminato la loro preparazione.
Seduto al volante, pochi istanti dopo,
sento di essere sorpassato dallo slancio di
queste piccole comunità; sento profondamente il peso della mia responsabilità pastorale... Penso a quel corso di catechismo,
diretto da lontano, per posta e insegnalo
d(. monitori che uno potrebbe definire
’’improvvisati" ; eppure non può forse
Dio servirsene come a Lui piace per compiere la ’’Sua opera", e condurre i Suoi figli ad un battesimo valevole e vera?
Sabato 8 settembre. E’ quasi mezzogiorno quando entro nella città indigena di
fEelkom. La signora Naiva mi accoglie
sulla porta della graziosa casa pastorale
con la calorosa e gioiosa ospitalità dei Basato. Eppure è nel lutto. Suo marito essendo assente, è lei che mi narra tranquillamente la dipartenza di un figlio diletto. Mi parla con tanta serenità, che si
vede bene che la morte non ha preso possesso di questa casa! "Aveva 26 anni, non
voleva sposarsi mentre io ero ancora in vita... quarulo ero nudata faceva lui il bucato... Dava alla casa tutte le ore libere
concessegli dal suo lavoro. Dio l’ha preso.
Dio non dice: Eccomi, io vengo! No...
Egli è lì, la Sua volontà è buona. Mio figlio è ora nelle mani onnipotenti, delle
mani migliori delle mie...’’. Ho riprodotto fedelmente alcune parole spigolate in
quel discorso così commovente, lutto rischiarato dalla Luce della Vita... Ma non
posso riprodurre l’accento ¡¡erfettamenle
umano e divino, che è penetrato profondamente nel mio cuore. Non credo di essere
iiuliscrelo facendovi partecipare a questo
tesoro.
Domenica 9 settetubre. Alla ca.serma n. 2
di IVelkom sono aspettato da un gruppo di
sei uomini venuti dalla caserma n. 1, seguendo le istruzioni contenute nella mia
circolare. Il Capo del Personale ci permette di usare l’aula scolastica che si trova al
primo piano sopra al bar. Questo è situato
in mezzo al cortile ed è circondato da una
folla compatta: impossibile pervenire fino
alla scaletta di ferro per salire nella nostra
sala. Quel che vediamo è [Spaventevole:
quattro uomini agli ordini di un poliziotto,
portano via alla sua camera un ragazzo che
è caduto ubriaco fradicio... Dietro di me
due minatori, che portano le traccie di una
zuffa, altercano con violenza, sotto gli
sguardi avidi di un cerchio di curiosi...
Un po’ più in là due g,ovani passano con
pas.so titubante, appoggiandosi l’uno all’altro e piangono come dei bimbi... Sono le
cinque, le porte del bar si chiudono, per
fortuna. I poliziotti mandano via la folla,
il scaletta di ferro è libera, saliamo per il
culto. Ma celebreremo noi la Santa Cena?
Ritrovo il catechista Eleazare Liyungu,
che era stato mio dipendente a Nalolo, che
i suoi compagni del n. 1 vogliono avere
come loro monitore. Gli altri responsabili
sono lì, aperti, contenti, domandano delle
bibbie, degli innari, il Catechismo... Sgno
26 Malozi nell’aula scolastica sopra il bar;
hanno resistito all’attrazione della massa, e
aspettano il "Pane vivente del loro Signore’’... Si abbiamo celebrato la Santa Cena,
e la caserma ha avuto la sua "chambre
haute" (sala di sopra)! Per di più vi ho
lasciato molti uomini che si preparano a
ricevere il battesimo.
E il pastore G. Snbilia conoinde la sua
lettera così: Ho stretto centinaia di mani,
ho parlato a centinaia di anime, ho creato
altrettanti desideri, svegliato altrettante
speranze... D’ora innanzi aspettano delle
lettere, delle risposte, le dispense del catechismo... il battesimo, ed anche la Santa
Cena, la realtà della Chiesa... Quando il
sentimento di essere stato un servo inutile
Ifino ad un punto che gli uomini non possono capire, ma che Dio vede...) ti stringe
i' cuore e lo spirilo, per il passato, cosa
credi tu di poter fare nell’avvenire?
i< La promessa è per voi, per i vostri figliuoli, e per tutti quelli ohe son lontani,
per quanti il Signore Iddìo nostro ne chiamerà ».
La risposta è Fi, in questa parola che non
e tua e in questo fatto che non dipende da
te: la promessa certa del Vangelo, l’atto
definitivo della Croce, oggi appello del Risorto.
R. C.
(1) Nell’Africa del Sud vi sono molti
nomi di luoghi francesi, dati dai rifugiati
Segnalazioni
Per una legge
sull’obiezione
di coscienza
L’AssO'cdazione italiana per la libertà
della cultura, ha recentemente pubblicato
un volumetto che alfronta il problema degli obiettori di coscienza, in Italia, per il
loro riconoscimente giuridico. Al libro
(«Per una legge -sull’obiezione di cosoienzo ») hanno collaborato a'Utori vari, tra cui
sono professori universitari, giornalisti obieùtori di coscienza, uemìiii politici, pacifisti, avvocati e pastori evangelici.
Il volumetto (pp. 129, L. -lOO) affronta il
problema sotto forma di questtonariodmdagine, che viene articolato in tre punti essenziali: a) la tutela giuridica dell’obiezione di coscienza deve essere stabilita in modo diretto e soggettivo riconoscendo la qualità dell’obiettore ? ; b) oppure il problema
deve essere risolto indirettamente offrendo
a tutti i cittadini una libera scelta alternativa per Un servizio civile?; c) quale doviebbe essere la proicedura da attuarsi per
gli attuali ohietitori incarcerati o ricoverati
in ospedali psichiatrici o manicomi ecc. ?
Per le prime due soluzioni il questionario chiede im attente esame di tutti i particolari aspetti che investe il pro-Mema (attraverso più di 15 punti proposti). Passando in rassegna le risposte date al questionario si ha un quadro completo delle ri.sOluzioni possibili ai proiblema, prospettate da personalità giuridiche (come gli aw.
Segre, F. Finocchiaro, S. Mastrogiovanni,
L. Piccardi ecc.) da professori (A. Borghi,
I. Giordani, A. C- J'emolo, A. Jacometti,
A. Poggi ecc.) da laici e pastori evangelici (A. Caibella, G. Peyrot, G. Spini, past.
C Girardet, past. E. Milazzo) e da uomini
politici e pacifisti (A. Ct pdtini, G. Calogero, G. Pioli, P. Rossi). Paolo Turin
iiimiiiimiimmiiiii
libri
IL B€»S€€I
Il diario appassionato di una esperienza pastorale
PRIMO MAZZOLARI: Tra l’argine e
il bosco. ■ Editore Gatti, Brescia,
seconda edizione 1962.
Uscito già nel 1938, questo volumetto è
stalo ripubblicalo, con poche varianti, nel
terzo anniversario della scomparsa di Don
Primo. E’ una raccolta di brevi scritti,
bozzetti, pro-fili, pagine di diario, che si
riferiscono soprattutto al decennio (192232t tra-scorso dal Mazzolati a Cicognara.
Egli era nato nel 1899; in queste pagine
si rispecchia quindi la sua giovinezza alle
prime prove con un lavoro pastorale che
gli s! rivelò subito assai duro e assai ricco.
Non è senza significato il fatto che in
queste pagine autofaiograficlie Don Primo
non 9t presenti in prima persona ma nemmeno parli del parroco di Cicognara con
un distacco da biografo ; non lo cliiama « il
parroco » ma « il mio parroco », quasi
per un bisogno di rimanere sul terreno
della comunità e di mettersi dalla jMrte
dei suoi parrocchiani, nella ricerca, ohe
fu per lui tormentosa, di un servizio sempre più aderente alle loro necessità umane. Attraverso il velo di questo relativo
distacco, elle scopre invece l’intima tensione spirituale di Don Primo, ci si presentano cosi i vari temi che diventeranno
poi tipici della sua vita di pastore: l’amore per la grande Cliiesa dei lontani
(vedi « La vocazione del mio parroco »),
la ricerca di un contatto profondo coi fratelli (« Primi incontri »), l’identìficarione
della chiesa dei santi con la clnesa dei
poveri (« D sogno del mio parroco »), la
posizione di tensione di citi, annunciando
il Regno, non rifiuta dii sporcarsi le mani
nella città degli uomini (« Cosa pensa il
mio parroco »), la comunità sentita coirne
famiglia (« Vado in chiesa »), e, soprattutto, il grande motivo del Cristo dei poveri che è anzitutto il Cristo Povero, il
più povero degli uomini, i quali in lui
scoprono tutti la loro identica poivertà
( ( Il mio parroco tra i poveri »). E ancora
mille altri spunti sorgono qua e là attraverso una frase arguta o dimessa, spunti
di confronto e di polemica: il conlraigto
ancora velato ma già chiaramente intuibile fra « quelli che stanno in alto » e «quelli del basso » (« Lo Spirito però non investe soltanto k- cime... »), fra il prete
profeta (che tuttavia non predica dal pulpito ma dalla balaustra, a tu per tu con i
fratelli) e il prete-funzionario (die vorrebbe « mantenere alla pa^rroechia un’andatura uguale e quieta, da pensionato »),
fra la gente perbene e la « spazzatura » in
cui egli ritrova Cristo, fra i fautori delle
tradizioni gloriose della Chiesa e i consapevbld della necessità di buttarsi come pecore in mezzo ai lupi.
La forza motrice di queste pagine, che
le rende così umane e persuarive, costituisce anche il loro limile: è — per dirla
con le parole stesse di Don Primo — il
cuore, anzi « un cuore spalancato ». Non
dobbiamo dtieder loro una formulazione
di fede espressa attraverso un linguaggio
coeren te e rigoroso ; ma solo il diario appassionato di un’esperienza pastorale che
può considerarsi esemplare nella sua totale disponabilità al servizio dei povero,
immagine di Cristo, e nella sua capacità
di mediare ad esso, con una comunicativa
incondizionata — la comunicativa del
« cuore spalancato », ma spalancato dal
Vangelo — gli orizzonti del Regno.
r. g.
L' eroina di una vicenda
che pare un romanzo impossibile
L’Ammiraglia
di Coligny
DALLA STRADE DI S. BARTOLOMEO
ALLA "TORRE ROTONDA. DI NIZZA
Poche figure della storia religiosa
del ’500 sono così avvincenti e direi
romanzesche come la vedova del Coligny, di citi il prof. Arturo Pascal, in
un ponderoso voltune, ci dà ora una
nuova ^auriente biografia (ARTURO
PASCAL, L’ammiraglia di Coligny Giacomlna di Montbel, contessa d’Entremont (1541-1599) - ’Torino, Deputazione di storia pabria, 1962, 8", pp. 625.
L. 6.000).
Attraverso alle sue vicende si può
penetrare nel compisse mondo di
ideali contrastanti, di passioni religiose. di interessi dinastici e nobiliari che
sono caratteristici delPepoca; e che
sono così distanti dalla nostra mentalità moderna da ptareie impossibili.
Giacomina d’Entremont apparteneva ad una nobUe e rioca famiglia savoiarda, e quindi legata agli interessi
della dinastia sabauda; rimasta vedova in giovane età, si sparse la voce di
un suo matrimonio col famoso ammiraglio di Coligny, capto riconosciuto
degli ugonotti: Tallarme alla corte di
Savoia, a Roma, in Sptagna (la madre,
donna Pacheco, era spagnola e cattolicissima) fu immediato, ed il Duca
Emanuele Filiberto fu spinto addirittura ad emanare un decreto che proibiva alle sue suddite di sposare degli
stranieri. Nonostante tutto!, e forse
anche in seguito a compromessi che
non si conoscono, il matrimonio ebbe
luogo: 30 anni lei, 52 TammiragUo,
già vedovo e padre di quattro figli, a
cui invero Giacomina si prestò come
madre affettuosa e fedele p)er tutto il
tempo che le fu jxjssibile.
Poi, appena 17 mesi dopxj le nozze,
la tragedia: la notte del 24 agosto
1572, la famosa strage di S. Bartolomeo, il complotto organizzato dalle
forze cattoliche e destinato ad abbattere Tugonotteria francese. L’Ammiraglio di Coligny, sorpreso a tradimento, fu ucciso a colpi di spada e il
suo corjjo buttato nei cortile ai piedi
del duca di Guisa, che aspettava la fine della nefanda impresa; poi trascinato nelle vie di Parigi dalla folla fanatica.
La ferale notizia atterrò Giacomina d’Entremont, tanto più che essa
ptortava nelle sue viscere una creatura, frutto del matrimonio con TAm
miraglio. Che fare nell’ora tristissima
in cui c’era da tremare pier sè e per i
figli dell’eroe trucidato? Dopo varie
tergiversazioni, la vedova ammiraglia
risolse di ritornare al castello paterno
nei monti della Savoia, dopto aver ottenuto il sospettoso perdono della madre e l’ambiguo consenso del Duca
Emanuele Filiberto: a questi, più che
gli aspetti confessionali, interessava
enormemente la sorte dei feudi di
Giacomina, e che essi non rimanessero in mano ugonotta od ostile.
Beatrice di Coligny, figlia postuma
dell’Ammiraglio, nacque ed Entremont alla fine di dicembre del 1572,
e in fretta e furia le fu somministrato il battesimo cattolico: poi la infelice madre, che sdegnata aveva già
dovuto rifiutare una proposta di nozze con un nobile spagnolo, fu condotta in Piemonte, e di qui nel Castello
dì Nizza marittima. Il timore che essa contraesse qualche nuovo matrimonio e anche il risentimento verso i
suoi trascorsi avevano spinto il duca
di Savoia ad agire nei confronti della
nobile vedova come verso un malfattore.
Chiusa nelle carceri del Castello,
priva di notizie della piccala figlia e
isolata da tutti, Giacomina d’Entremont fu sottoposta alla pressione rivoltante dei suoi carcerieri che volevano in sostanza da lei Tabiura della
sua fede ugonotta: la lotta fu lunga
e tenace da ambe le porti, tanto più
che autorevoli interventi dell’Europa
protestante a favore della prigioniera
non riuscirono ad ottenere molto dal3’inacerbita corte di Savoia. Nessuno
certamente saprà ridire le ore doloro
se piassate dalTAmmiraglia in quei
lunghi mesi, che videro pioi una sola
cosa concreta: un progetto di matrimonio tra la piccola Beatrice, di qualche mese e il figlio di Andrea Provaita di Leynì. A tanto spingeva la preoc-oiipazione della sorte dei ricchi feudi dei d’Entremont, di cui la neonata
era l’erede l^ttima!
A cercare di ottenere la sua definitiva abiura e allo copo di placare Tir
ritazione dei principi protestanti, dopo quattro mesi di detenzione, TAm.miraglia fu trasferita a Torino, e terra ta in custodia nel castello (Palazzo
Madama) fino al 31 dicembre 1573,
mentre da ogni parte si tentava di
estorcerle quell’abiura che essa invece
non voleva, e s’andavano disf acendo e
rifacendo nuovi progetti di matrimonio per la piccola Beatrice di Coligny,
sempre tenuta lontana dalla madre.
Poi, di fronte alTimpossibilità di ottenere l’intento, la disgraziata fu nuovamente condotta nella Torre Roton
da del Catello di Nizza. Vi passò ancora im anno e mezzo al termine del
quale essa finalmente chinò la fronte,
e desiderosa di rivedere la vecchia madre inferma e la figlioletta, si decise
alla formale abiura. Formale, perchè
essa poi non dimenticò mai la sua fede ugonotta, pur costretta a serbarla
soltanto in ctKxre.
Tornata alle terre avite e sistemate
le cure materiali, Giacomina fece poi
ancora ritorno a Torino con la figlioletta Beatrice. Ed è di questo periodo
Tavvenimento più misterioso che circonda la vita della donna: la nascita
di una figlia, Margherita, avuta dal
Duca Emanuele Filiberto! L’estrema
scarsità di documenti impedisce qui
di sapere se sia folle passione della
Ammiraglia o atto di libertinaggio del
principe a causare la colpa: fatto è
ohe la piccola « bastarda » fu allevata
in gran segreto e sotto falso nome e
poi a 17 anni avviata al monastero
dopo un deceimio passato in Santa
Croce a Torino Taccolse nel 1605 il
monastero del Gesù in Asti, e là mar
laticcia e sempre cagionevole di salute, si spense tristemente nel 1628, due
anni prima del suo grande fratello, il
duca di Savoia Cario Emanuele I.
Gli ultimi anni di Giacomina d’Entremont non furono più felici dei precedenti: .sballottata tra il Piemonte e
la Savoia, con le sue terre danneggiate dalla guerra, la piccola Beatrice
contesa come vantaggioso matrimo
nio tra un nome e l’altro di aristoora
tici, Tammiraglia ebbe a subire nel
1596-97 nientemeno che un processo
per pratiche occulte e sortilegio, che
essa avrebbe impiegato a danno della
figlia Margherita, soggetta ad attacchi di epilessia. Venne poi il verdetto
assolutorio del S. Offizio, ma giunse
anche per la nostra eroina l’ultima
sera: alla fine del 1599, nel castello di
Ivrea dove era stata trasferita in prigione dopo il soggiorno in quello di
Moncalieri, essa itiacidamente e serenamente si spegneva, ail’età di 58 anni. Cattolica o protestante? Non si sa
nulla e nulla si può dire delle ore
estreme e dei momenti di angoscia
che esse recarono alia nobildonna, ohe
pur avendo abiurato la sua fede ugoootta, non Taveva mai cancellata dal
suo cuore.
Quanto alla figlia Beatrice, contessa come abbiamo detto per i suoi titoli e beni feudali, alla fine del 1600
sposava in Torino il barone Claudio
di MenMlou, fedele suddito del duca
di Savoia, naturalmente con il rito
cattolico. Così anche la figlia postuma del grande Coligny rientrava definitivamente nel grembo di santa mar
dre Chiesa.
Vita awinoente quella di Giacomina d’Entremont: donna di alto sentire, di grande cultura, a cui non mancarono nè i trionfi e le gioie della vi
ta come le amarezze e le angoecie della prigione. Ci pare quasi di leggere
un romanzo impossibile, se Tacume
critico e la documentazione precisa
del prof. Pascal non ci dimostrassero
che questa donna è realmente vissuta
ed ha gioito e sofferto, come abbiamo
cercato in breve di presentare.
Augusto Armand Hugon
NOTIZIE
IN BREVE
PRAGA — Ortodossi, cattolici e protestanti cèchi celiebranio qtiest’amio TU“ centenario delToiirivo in Moravia di Cirillo
e Metodio, i due « apostolii degli Slavi »
inviati dalTimperatore di Bisanzio. Conosicendo la lingua del paese, i due fratelli vi giunsero verso T863; crearono un
alfabeto slavo (i caratteri « cirillici ») e
tradussero la Bibbia. Viene sottolineato il
carattere ecumenico della loro opera, in
un’epoca in cui i rapporti fra Roma e
Costantinopoli non erano dei migliori:
infatti essi furono sostenuti sia dalla Chie■sa d’Orieuite sia dai vescovi di Roma.
M. ATHOS —• Il Gran Lavra, il più antico dei venti monasteri ortodossi installati sulla « sacra montagna » di Grecia,
il M. Atlios, ha mille anni.
COPENHAGEN — Durante i mesi di
febbraio e di marzo, la radio danese ha
aperto una serie di conferenze intitolate:
« Critica della Chiesa ». Il pubblico manifesta 'Un interesse assai sostenuto per
queste trasmissioni e molte sono stale le
domande affinchè fossero trasmesse nelle
ore più favorevoli. Fra i temi trattati:
« Che cosa aspettano dalla Chiesa quelli
che le sono estranei? », « Chiesa nazionale sull’orlo della fossa », « Una nuova
Riforma », ecc. I conferenzieri sono per
la maggior parte pastori.
4
pag. 4
3 maggio 1963 — N. ij
ANGR06NA (Ciii>olao90}
— Urna pesamte e iraa^peUialia luerioato
ha salnKaito la domeniilQa delle ptdjme prevista per la Coofermazione dei catecumeni. Grazie ad aHauni volenterosi, die ancora ringraziamo, una vasta « cala » è stata apertila dal Preehiteri'O alla Chieea per
permetterle il passaggio del breve corteo
dei confiermandi. Basi erano : Amonl Luciano dei Bertol®, Bertiin Marco del Vernò, Ghiavia Alfredo dei Capoluogo, Ricca
Adeiohi del Piasaillote, Buffa Graziella degli Stalliaits, Petialdo FioreHa dei Malans,
Sappe Denise del Gapoluogo. Malgrado
k ^ nevicata ohe aveva isolato- i casolari
più lontani una buona assemblea ha drconda-to questi giovani md momento del
loro mpegno al servizio criistiano. La Corale ha> -cantato un inno di circo-sta-nza.
Anche il culto del giovedì santo ha avuto
una buona parliecipazione di fedeli. A
causa di una quasi to-taie afonia del Pastore la profezia di Xsaia 53 e il ra-ctconto
evangelico della Passione sono stati letti
dal maestro Jean Louis Sappè che ha pure suonato 1 armo-mum, rid-ando così invol^tariamente vita aid ulna antica tradizione in nso nella nostra Chiesa che
affidava al « régent » la lettura della Parola e l’aucompagnamento degh inui. La
tradizio^ era buona, e aveva un sigmificato: è proprio necessario che il Pastore
eia afono per ripT'endieiila in considerazione ? E iduQlto di Pasqua ha visto -la solita
massiiocia partecipazione, sulla quale molte considerazioni potrehhero farsi: ben
intte-so, non è questa partiecipazdone che
si- deplora, quanto l’asseuiteismo dei troppi dagli altni culti! A Pasqua i Confermati hanno fatto la loro prima Santa Cena con E calice unico. La Corale ha canta-to 1 inno 66 della raicicolta ìitalìa-na. La
sera dellò stesso .giorno l’U.G.V. del Martel ha presentato la recita « Albori dii glo.
ria » amhienltatia nella seconda metà del
secolo scorso tra i cospiratori lombardi
anelanti aEa libertà. Molto buona l’initerpretazion-e di tutti ,gli attori, compresi i
d-ebuiltantii. Alla commedia seguì la farsa
« In pretura ». La sala straho-oca-va di
puihblilco, questo ha fatto sì che la replica del sabato stuocessivo ha visto un salone desod-at-am-ente mezzo vuoto!
— L’Undo-ne Femmimide di Angrogna ha
rdlcevuito la domenica 24 marzo le sorelle
dell Unione di Bobhio. All’incontro ha
pure .partecipato una raippreseralanza dell’Un-ione del Serre. E programma della
giornata ha permesso sopratituiito un affiatamento cordiale tra le partecipanti. E 21
aprile l’Unione Femmndle ha offerto un
ben mslcito trattenimento ai neo conferniait'i, icom pi*ioiie<zi>oiii e abboodainti'ssimio tè
niella preparazione del quale le solerti
madri avevano forse presemti allo spirito
gli anni in .cui i catectumeni erano almeno cinqiue volte più nnmeroisi!
— Una novità da so-ttolineare è stato, il
1° aprile, l’ineontro dei due Concistori
di Angroigna con E Concistoro di Torre
Peliilce per la dliiàcusisiione dei numerosi
problemi comuni clic si pongono alle nostre Comunità in Seguilo aEo spostamento della popolazione. L’incontro è stato
fditcemente inatuigUrato con una ben riuscita cena in comune.
— Sabato 20 aprile si sono uniti in matrimonio Elmo Malan ddl Prassuit con
AmiUa Bertin dell’Airpanot. I due sposi,
fedòE membri dcE’Unione del* PrassiEt e
fiededS coralisti sono staiti circondali con
mollo gioioso affetto. La Corale ha voluto essere presente alla cterimouda con il
canto di un inno di circostanza. Contrariamente a quanto hanno fatto molte altre coppie, i novelli sposi non si aEontaneranno da Angrogna ma stabiliranno
il loro focolare al Prassuit. Ci aiuguriamo
che E' loro esemtpio sia seguito da tutti
coloro che lo poitranno, affinchè si arresti
lo spopolamento deEa nostra Valle. Ai
novelli sposi gE auignri di -una vita gi-oiosa, sotto la benedirione del Signore.
— Il 12 maggi-0 avrà luogo E Bazar
di Beneficenza; i cjateoumeni passeranno nelle famiglie per ritirare le offerte in natura e in denaro.
Una serata aU’ospedale
di Pomaretto
Riunione intima, serena, improntata al
vecchio spirito valdese familiare, scherzoSì e serio ad un teonpo, quella di martedì
16 corr. aE’Qspedàle di Pomaretto, per
dare un saluto di commiato a suor Valentina che lascia la direzione di quell’IstituJo e di augurio olla nuova direttri-ce suor
Arcangela.
li past. Beri, presidente delia C-LO.V.,
dopo aver accennato aU’opera più che centenaria delTospedole al desiderio di vederlo più adeguato ai tempi -attnaili e più
efficiente come oaipienza e come attrezzatura ed aUe innumerevUli ed apparente
mente i-nsormonta-bili difficoltà, spesso dC‘
vute ad ineomprenisione o peggio, espresse la fiducia che quel sogno a cui ha dedicato tante cure si possa tradtirre in realtà
Il past. Beri espresse alla partente suor
Valentina, E rimpianto dèlia direzione e
della popolazione di tutta la valle Germunasca, la riconoscenza degli ammalati
che nei molti anni in cui suor Valentina
diresse queU’opera, rieevettero da lei sollievo e incoraggiamento nei momenti penosi. L'augurio che essa possa conti-nuare
nel nuovo compito ora affidatole alla Casa delle Diaconesse, la -sua preziosa missione, esprime il j>en8Ìero di -tutti i presenti. Come pure tatti si unirono aEe parole d’incoraggiamento rivolte «1-1« nuova
diretìriec che assume -ora quell’incarioo
gravoso e non sempre facile.
La Corale di Pomaretto ebbe pure una
parte importante nei programma delia serata, alternando a varie riprese le sue felici esecuzioni alla lettura di alcuni passi
dE VangEo e dei Salmi fatta dai pastore
Jahier, aEa buona preghiera dE pastore
Rivodra, al discorso dE sindaco Rostagno
die promise l’inlereesameeto fattivo delramministraEone comunale per E ritmo
vamento dell’ospedale, a brevi cenni di
ricordi dell’aw. Gay circa queE’istituto
e di amicizia e riconoscenza verso suor
\Eentina, la quEe, con le sue compagne
suor Lidia Perrou e suor Lidia Paschetto
in Itempi ormai loatanfi (avevano saputo
dare al loro lavoro preisso l’Ospedale Evangelico di Torino quEl’Enpronta speda
le che caratterizza lo spìrito di vera consaorazion.e dEle diaconesse, che curando
i malati ne sanno anche soHevare lo spirito, infondendo nE cuori serenità
Un ricco « buffet » fu seguito dalla proiezione di molte bellissime ved-ute deMe
Valli e di vari istituti della Chiesa VEdese nell’esplicazione dE loro lavoro; non
mancarono caratterietiehe figure di pastori, di varie jiersonalità, di ri-coverati e,
per finire, fiori a prEueione, scEti con
((ueH’arte ormai ben nota dE pastore fotografa Jahier.
Serata riusdta die lascerà nel cuore di
lutti E -ricordo di un’ora -di pace e di fraternità nEl’aitmosfera serena deMe Valli.
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
— Domenica 21 aprile, uE corso del
nostro ctiElto nE tempio è stato presentato
al Battesimo cristiano E bimbo Charbonnier Luciano d-i Gicvanini e di Mo-nldo-n
Maria (Pidone).
E Signore accompagni sempre con la
sua grazia e la islua bented-izione il barnbino ed i suoi cari.
— H nostro annuo Bazar ha avuto luogo nE pomerigigd-o di domenica 21 aprile
con molta affluenza di pubMico e con
Jlusiughicro successo. Ringraziamo qui di
vivo cuore tutti i ooMaboratori e Ife coEaborairici die in vario modo si sono adoperati in queste E-time settimane aBa buona riuscita di questa mamfestazio-ne, nonEiè i donatori ed i proprietari di negozi
di Bobbio PeE'ice e Toitre Pelliice che ci
hanno, pure essi, vallidaimemte aiutato con
le loro offerte.
— E nostro affettuoso benvenuto al piccolo Erich venuto ad -aGlHetare la famiglia
iiiMimiiiKiiimii
COIVVITTO MASCHILE VALDESE
TORRE PELLICE
Dal 1° luglio al 31 agosto si accettano ragazzi dagli otto ai quindici anni anche per il solo periodo estivo.
(Soggiorno minimo: 20 giorni). Nuovi impianti sportivi in funzione. In
formazioni dettagliate subito scriven
do a: Convitto Valdese, TORRE PELLICE (Torino).
iiiiimiimiiiiiiiiiniimiiiiiiiiiiiii
di Re-na-to ed Aim-ailia Cbarbounier di Via
Sibaud; E raoslro augurie a-1 neonato ed
ai suoi cari.
-- L’Umone delle Mamme ed E Condstoro di Bo-b-bio Pollice ring-raiziano seniliitamente i membri di Chiesa di Bobbio, i
proprietari di negozi e gli Enti vari di Bobbio e di Torre Pdlice per le offerte gemlilmente fatte per ranmuo Bazar di benEicenza ohe ha avuto luogo, con successo lusinghiero, il giorno 21 aprEe.
— Giovedì 25 aprile abbiamo invocato
la benedizione di Dio sE matrimonio di
Migliotti Aldo (Luserua San Gio-vanm) e
MelU Luciana (Pidone). Giungano a questi cari sposi, che -si stabiliscono a Luse-rna
San Giovanni, gii auguri più affettuosi di
tutta la Chiesa.
— Domenica 28 aprile è stata presentata
al Battesimo la bimba Geymonat Aurora
di Mario e di Ponlet Costanza (Via Maestra). Il Signore benedica sempre la -bimba e lutti i suoi cari. e. a.
Un lutto nella Comunità
di Zurigo
Il 3 aprile, si è spenta a Zurigo, aH’elà
di 77 -anni e dopo alcuni mesi di dolorosa
malattìa, la signorina Margrit Weber. La
nostra veneraila sorella ap-parle-neva a-d una
di quelle numerose famiglie svizzere, stabilite per decenni in Italia che presero parte attiva alila vita oi] alla testimonianza delle nostre comunità evangel-iihe sorte nelle
dttà da Como a Catania ed a Palermo. Così E padre suo era membro influente della
nostra comunità di Livorno, organista voIc-nlario, e lutti i membri della famiglia
svolgevano la loro attività, secondo i doni
ricevuti, per il Itene comune. Così la fanciulla crebbe nella Scuola domenicale, fu
co-nferm-at.-i .a Livorno ed il versetto scelto
per lei dal Pastore valdese di Livorno (« Ed
ora, o Signore, che aspetto? — La mia speranza è in te )) Salmo 39: 7) doveva ancora,
oltre 60 anni dopo, ds-pdrare E messaggio
biblico di testimonianza, pronunciato alla
sua memoria, nel cimitero di Zurigo.
La Egnorina Weber trascorse quasi tutta
1-t sua vita attiva neE’insegnamento, come
docente di Sacra Scrittura e di letteratura
francese ed italiana neUe scuole secondaria
di Burgdorf (Berna). In questi Etimi anni, emerita, si era trasferita a Zurìgo, -presso l’ospitale focolare della sorella signora
Tina Bosch-Weber. E’ a Zurigo che abbiamo avuto il privEegio di conoscerla. Nelle
nostre visite, neMe interessanti conversazio
ni, rimanevamo sempre ammirati nelll’ascolìare un italiano perfetto con ottimo accento toscano. E apparivano, alla nostra
nicmoria, le vicende deE’opera deEe nostre comunità evangeliche in Toscana, e
specialmente a Livorno, a-lla fine dE secolo scorso ed all’inizio dE presente. E quanto amore per l’opera evangE-ica in Italia
in queste care famiglie svizzere! E quale
comprensione per le difficoltà neEe chiese
ancora ipoebi decenni dopo E rieonosoimenlo degli Eementa-ri diritti -civili e di coscienza ! E quale -soffusa nostalgìa per quei
tempi ormai lontani, ignorati dai più, e
die furono i decenm del consolidamento
valdese in ItaEa.
La famiglia, con -pensiero commovente,
ha pregato i numerosi amici ed estimatori
di devolvere i fiori in memordam a favor-a
deE’opera deEa Chiesa Valdese in ItEia.
Noi che abbiamo avuto E bene di conoscere, tra -le ospitali pareti do-mestiehe della famiglia, questa umile e ipur luminosa
esistenza cristiana spesa nE ministero delrinsegnamento, rivolgiamo ai congiunti, c
specialmente al Direttore sig. Guglielmo
Boisch ed alla sua Signora, sorella dEl’estinto, i sensi prEondd dEla riconoscen
za alla memoria della venerata sorella e
dEla rispettosa simpatia dèlia Chiesa Valdese tutta.
E. E.
FRALI
La donien-ica deMe Palme, secondo la
tradizione, hanno avuto luoigo gli esami
dei catecumeni -di 3° anno che sono stati
promossi; in particolare ai giovani Pierino Pascal e Armando Peyrot il Concistoro ha espresso E suo icompi-a-cim-e-n-lo
per la loro buoma- preparazione. Per gli
alunni di 1° e 2<> anno, invece, gii esami
sono -stali rimandati alla fine di aprile ;
quest’anno iE-atli gli orari scoiaistiei -ci
hanno obbligati a dare -una -sola anizicliè
due lezioni settimanali e, seppure quell'unica lezione aveva una durata maggiore del consueto, -tuittavia il Concistoro ha
ritenuto opportuno di prolungare ancora
per qualche settimana il corso di eatechiismo.
Durante il -oElo -di Venerdì Santo sono
stali confermati i seguenti catecumeni:
Elvio Ba-ud, Mauro Genre, Ugo Peyrot,
Sergio Peyrot, Adriana Ga-rrou, GrazieUa
Pascal e Nadin-a Richard. Anche quest’anno i confermandi hanno dièhiaralo solennemente la loro fede in Dio Padre, Figlio
e Spirilo Santo, ed hanno promesso di
condurre una vita cristiana, di lottare
contro il peccato e di servinsi dei mezzi
di Grazia, e la Chiesa ha- cliiesto al Signore -ohe li almi a mante-nere fedelmente
tali promesse; ina andie i membri di
ehiesa più anziani devono aiutare questi
giovani dando Pesempio di iche cosa significhi mantenere le promesse della Confermazione.
Terminata l’epoca dei ma-gigiori freddi
aibbiamo ripreso -con la Settimana Santa
a cEebrare il cnlto nel Tempio.
Alla fine di marzo siamo stati visitati
dalla filodrammati-ca di San Germano, accompagnala dal Pastore e -daEa Signora
Beri, ohe ci ha offerto una -sinipaitioa serata de-U-a quale ancora assai vivamente
Il rmgraziaimo.
Un 1-ratemo ringr-aziam-enU) anche -al
Past. Uranico Giarapiccolì che ha -presieduto il culto iserale dE Giovedì Santo.
— I cEti della Settimana Santa hanno
riunito dEle buone assemblee di fedeli.
Particolarmente è stato ben frequentato E
cE-lo di Pasqua, nE corso dE quEe i 13
catecumeni, coiffermati la domemea dEle
Palme, hanno fatto la -loro « prima comunione ». Una larga partecipazione della nunieiosa assemEea presente si è a-wicinata
alla Sacra Mensa.
— I#a Co-rEe, diretta dalla Sdg.ra Anna
Peyrot, ha portato il suo sempre apprezzato contributo ai vari cEti della s^timani; Santa : a‘Me Palme ha cantato « Tu mi
chiami al tuo servino... » (353 Innario Cristiano) *j « Daus la joie et l’allégresse... »
(212 Psaiimes et Cantìques); a Pasqua
« Gloria ai Signor in terra e in del » (inedito) e Allélma o (56 Psau-mes et Cantiques).
— Dipartenza. Do-po iun-ghe sofferenze,
sopportate con cristiana forza, ha terminato la sua giornata terrena E nostro fraiella Zuacaro Alessandro, di Ptapishm»
l'età di 65 aiimì. Egli ei Ira lasciato l’esempio di una bella fede e di una dirittura
mor.Ee, che deve aiutarci tutti a vivere nella cotidiana comunione coil Signore. I snE
funerali si sono svolti sabato 13 aprile con
larga partecipaEone di popolo. Alla figlia
Miranda, al genero Pugese Pier Carlo (Anziano del quartiere dE Gay), olla soreEa
Albertina (Francia) ed ai parenti tutti l’espressione della nostra viva simpatia
— Domen-i-ca 21, nE po-meriggio, abbiamo ricevuto, in graditissima visita, le so
te-lle deU’Unio-ne FemminEe di San Ger
mano, accompagnate dE Pastore e dalla
Signora Bert. Le sorelle dEla nostra Umono hanno fatto gM onori dì casa; do*iH> una
prima parte, in em -si è -cantato vari inni,
letto e meditato un brano della Sacra Scrittura e pregato, è stata offerta una buona
tazza di -tè che è stata consumata mEto allegramente in uno spirito di fraternità e
d amo-re cristiano. Jl tempo è passato troppo veloce... Rìugrariamo le sorèlle di San
Germano -per la loro visita e diciamo loro
arrivederci a... San Germano!
— Rendiamo noto a tutti i nostri
amici vicini e lontani che U nostro
« Bazar » primaverile avrà luogo a S.
Bartolomeo domenica prossima 28
aprile alle ore 15, nei locali della Chiesa.
L’eccezionale ed ahboiEan-te nevicata
dei giorni 5 e 6 aprile, che ha superato il
metro d’altezza, ha ostacolato assai d nostri cEti di Domenica dèlie PEme e di
Giovedì Santo; una beila assemblea invece s’è raccolta nel nostro tempio Domenica di Pasqua e siamo stati lieti di avere in
mezzo a noi e di -salutare numerosi Pramolli'E venuti daE’estero e da diverse altre locali'tà fuo-ri Parro-cebia a traiscorrere
la festività di Pasqua coi parenti ai loro
paese d’origine.
Durante il cEto sono stati -ricevuti nella
piena c-om-umon-e d-ella Chiesa con la pubblica professione della loro fede nel Salvatore c Signore Gesù Cristo i seguenti
giovani: Lonig Vanda (PèBenohi), Bertaiot Riccardo (AlEa-ri), -Boux Franco (Boni), Peyronel ErsiEo (iTo-umim) e So-ulier
Eli (Case Nuove), Il Signore g-Edd questi
giova-ni, iortifi-ehi la loro fede e li aiuti
a mantenere -la promessa che hanno fatto.
Ha fatto seguito la -cEebrazione della
Santa Cena alla quale si sono avviri-natì
per primi i giovani -confermati seguiti da
numerosi altri f-ra-teEi e sorelle.
Il 2 aprile una folla commossa ha
acioompagnato al campo dèi riposo la spoglia mortale di Paolo Maissel, deceduto
reipenlinamenle dopo brevissima malattìa
all età di diieici me-si. Il servizio* funiEre
è is-taito pre-sieiduto a Pinerolo dal pastore
sig. A. Deodato e nel tempio di Perrero
dal pastore locale. Ai genitori Aldo -e Marina MassE-Pons, tanto dolorosamen-te
pro-vaitì, rinnoviamo respreasionc dèlia
noislra fraiDemia simpatia, memori con essi
delle sienre promesse di vita dE Signore.
— Sabato aera 6 aprile -la nostra Unione igiova-niJe ha ricevuto la gradita viàta
dei giovaud dèlia .comunità di Pinerolo.
Ringraziamo ancora i no-stri ospiti per il
loro interessante messaggio e per le ore
di se-rena comunione che ci hann-o procurato.
— La Doim-eniica dEle Palme sono stati
aimm-essi quali membri d-i chiesa : Ferrerò
Vilm-a ( Biarbenicia), PCyrot Elvira (Croselto), Pone Anita (Bessé) e Peyrot Giovanni (Cro.seito), e -la Domeaiica di Pasqua Giai Checco Hda (Lorenzo) impedita
di essere presente la Domenica precedente a causa dEl’abbondanite nevicala. A
lutti fomiiEiamo Pa-ugurio di -una vita abbonda-ntemen-te -benedetta dal Signore, ricordaiiEo loro di mantenere fedelmente
gl’iimpeigni assunti.
— Al icElo di Pasqua abbiamo avuto la
gioia di avere con noi non poEii membri
originari dèOa nostra comunità, -tra d quali il Siig. E. Poèt, presidente dell’Unione
vald-ese di Marsiglia e la sua- genitile signora. U gruppo icorale ha portato E suo
valido, contributo alla- solennità dèi -cEto
co-li -esecuzione -di dite i-nni di circostanza.
— E bazar di beneficenza al quale lavorano alacremente e -con amore le signore delle Unioni femminili -si terrà a
Dìo piacendo la domenica 5 maggio alle
ore 14,30. Tutti i membri dEla comunità
sono vi-vam-ente invi-tati ad intervenire per
mianife-slare colla loro presenza e colla
loro generosità E loro apprezzamento per
quest’opera così impegnativa e benefica
delle nostre sorelle.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To'
VILLAR PELUCE
— L’ultimo raduno mensile deMa Gio.
ventù, che ha segnato la fine dell’attività
invernale delle Unioni Giovanili Quarti«,
cali. Ila avuto luogo mercEedì, 24 aprile
al Centro. Abbiamo ricevuto in tale occasione la visita dE Pastore sig. R. Jahier,
di S. Giovanni, sempre vivamente ricordato a Villar. Egli ha -TM-oiettato Ecune deUs
sne magnifiche fotografie a colori ed ha rivolto ai giovani un breve messaggio.
Lo ringraziamo vivamente ed aspetliam.,
fiduciosi, come ce lo ha promesso, un’Etra sua visita i>er la continuaEone della
proiezione delle sue veramente belle foto,
grafie.
— Alcuni pìccoli e niEto graditi ospiti
sono giunti ad allietare e ad aumentare la
nostra famiglia villarese. Essi sono: Rem«
Ezio di VidiEno e Simone Dalnias, della
Comba; LcreEa di Luigi e Mariuccia Cordin, di Uccioire; e Aldo di Pietro e di
Claudia Berton, dE Centro.
Diamo loro il più cordiale saluto di ben
venuto eri ai loro genitori porgiamo le nostre più vive felicitazioni.
— Il « bazar » annuale preparato dalle
Unioni Femminili avrà luogo, a D. p., doncenica e lunedi 19 e 20 maggio.
Ringraziamo fin d’ora tutti coloro ohe,
come negli anni ipassati, vorranno farei
giungere gentilmente il loro dono per questo scopo.
— Sta per chiudersi l’anno finanziario
della Chiesa.
Come di consueto i membri del Concistoro provvederanno alla raccolta ilell’ul.
lima busta della contribuzione annua. I singoli membri d; chiesa sono pregali di voler
pieparare, con animo lieto e generoso, la
Uro offerta, onde la raccolta po.ssa effetluarsi al più -presto e la Chiesa possa provvedere ai suoi versamenti.
— In occasione della inauguraziont* della cappella di Villar Perosa, die avrà luogo, a D. p-, il giorno della Ascensione,
l'Unione delle Mamme si -reebeirà in gita in
quella località per assist®fe a quella cerimonia e per trascorrer poi E pomeriggio a
Pramollo. Le mamme che intendono prendere parte a questa gita sono pregate di
iscriversi pressp la signora Micol.
Ove andie altri membri di Chiesa intendessero partecipare alla suddetta ccrijnonia,
essi sono pregati di rivolgersi al l’astore.
Ove .si raggiunga un numero siiffi; ienle, si
cerclierà di organizzare un secondo pullman.
Ci viene comunicato che presso un al1-ergo -di Villar Perosa verrà 'organizzalo
mi pranzo speciale a L. 1.300. Chi intenda
prendervi parte, comunichi entro il iO maggio la sua adesione al Pastore.
— Anche quest’anno la nostra Comunità
Ila avuto modo di provare ancora mia volta la gioia di vedere quattro dei suoi giovani: Durand Anna, Durand Elvio a, Pàvarin Riri e Tourn Wanda confessare pubMi'camente la loro fede -co-nfer-mando cosi
il battesimo rioevuito.
Nella domemea di Pasqua, di fu me ad
un’assemblea che possiamo definire, senza
tema di esagerazione, eocezioualc percliè
non si verificava da vari decenni, i nostri
quattro giovani si sono accostati per la prima volta al tavolo della S. Cena partecipando più intimamente alla vita di-ila Comunità, che li ha seguiti con simpatia e
spirito di preghiera.
Ancora una volta vogliamo e-spriiiiere loro lutto E nostro augurio intimo e profondo affinchè la Confermazione fatta non resti un semplice ricordo, ma uno stimolo
per un sempre Eù rinnovato impegno di
servizio, di obbedienza al Signor*- della
Chiesa e dì testimonianza.
E la nostra a-llegrezza è stala grande anche perchè abbiamo rivisto tante vecchie
C( noseenze e fatte delle nuove.
— Domenica 21 i nostri Catecumeni dei
primi tra anni hanno tutti brillatUcmente
sostenuto gli esami di fronte ad una Commissione formata dal Pastore e mendjri del
Concistoro.
— Domenica 28 corr. abbiamo avuto il
Cuilto con S. Cena al Centro ; alle Fucine,
Domenica 5 maggio, il Culto con S. Cena
avrà luogo alle ore 15 precise.
— A quanti hanno già versalo la bustina della colletta di Pasqua diciamo grazie.
Ma preghiamo vivamente quanti non ahhiano potuto cneora co-n-segnare la bustina,
di farlo al più presto possibile. Le bustine
possono essere consegnale al Pastore oppure ad uno dei membri del Concistoro.
— Con la -parlecipaEone dE nostro Moderatore E 23 maggio, giorno dell’Ascensione, vi sarà l’inaugurazione del nuovo
Tempio a Villar Peróea dove svolge attualmente E proprio ministerio il Pastore Geymet, nostro p-redecesisoTe e mollo apprei,zato conduttore della nostra Parrocchia per
14 anni, compresi quEli tanto difficili della guerra. Per questo, -come per altri molivi, siamo stati inritati in maniera speciale a partecipare a questa inaugurazione molto significativa del nostro Temipio in Villar Perosa per le inntimerevEi possibilità
di contatto in un centro ohe sta prendendo
degli imprevedibili sviluppi, data la presenza di complessi industriali.
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