1
)
irajevo
quan/ aticaa figui forteaotreb) nelle
■saie e
rtunata
I
1 in aliipediere un
sopra
to è la
ire del
■ Qui,
lOCCio: il pan l’inile che
vicario
intemdi uno
se nel<11 mio
) mentri una
ia e il
sa cate, posero, la
ulte le
strema
lei Tessiamo
delle
3 delle
Arriva
come
li ci si
nestrifare iti.
n’ultiusta la
inti di
omenoenda
re iso-.
uanto
le essi
come
ata vi"risto
a, per0 non
0 Cri! idenomena vita,
ittime.
Itati, i
1 proCristo
evo.
gpgdizione in abb. postale/50
Torino
jicaso di mancato recapito
a prega restituire a;
Pio V, 15-10125 Tonno
l'Editore si impegna a
¿^spendere il diritto di resa.
SEITIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
^^RDÌ 23 SETTEMBRE 1994
INIZIA L'ANNO SCOLASTICO
SCUOLE
NON GHETTI
MAURIZIO GIROLAMI
0»
rione
di
ppa un3
appr°'
) a tutte
rchd
10. Esso
in i
riani soot
li essed
ilia VO
vono
m
sotto
di DÌO’
rossiifo
insabil®
, comU'
Un certo dinamismo va riconosciuto al ministro
d’Onofrio: aboliti gli esami di
riparazione, istituita l’educazione stradale e alimentare
nelle scuole, imminente rifórma della secondaria, ma per
capire la partita che si sta giocando sui mali della scuola
ìisogna allargare la prospettira. In tutti i paesi industrializzati lo sviluppo tecnologico e
le sue pesanti conseguenze
sull’occupazione pongono
compiti più complessi al sistema formativo: creare abilità,
senso critico, elasticità mentale, capacità relazionali, più
thè insegnare nozioni o man'Sioni specifiche cosa che richiede forti investimenti. In
Italia è in atto già dagli anni
i|)ttanta una costante diminuIzione della spesa per gli
aspetti di qualità della scuola:
formazione, aggiornamento,
stratture, riforma.
Questo governo prosegue
l’opera: il taglio e il sovraffollamento delle classi, l’.inerzia
(finora) sulla secondaria e
l’aggiQrnamento dei docenti,
non fanno che aggravare il
degrado, i cui dati simbolo so, no quel 45-50% di diplomati
.equeir8% di laureati annui
che pongono l’Italia al penultimo posto dei paesi sviluppati. Vano è stato l’attivismo di
un buon terzo dei docenti impegnati a sperimentare. Quale
terapia è lo spostamento di
fondi dalla scuola statale a
quella privata? Forse che le
riforme annunciate, o i corsi
di recupero per gli allievi in
difficoltà sono à costo zero?
C’è chi pensa che la concorrenza tra scuola statale e
scuola privata risanerà il sistetna formativo.
La verità è che forze politir
che e potenti gruppi sociali
vogliono smantellare la scuole statale e dare ossigeno a'
quella confessionale (in crisi
finanziaria per il calo di personale religioso e la diminuzione degli iscritti) per ajsicutarsi l’appoggio politico del
Vaticano'e, per questa via, del
tiiondo cattolico. Eppure la
tttaggior parte dei cattolici si
guarda bene dal mandare i
propri figli a scuola privata,
mediamente peggiore di quesm pur disastrata scuola pubpìica nella quale operano con
impegno tanti docenti cattolica convinti ideila sua centraìifà sia per la formazione del
Cittadino sia per la promozione sociale dei ceti poveri. Par^^ella sinistra, illudendosi di
nfffettare il proprio accesso a|
Sbverno, si siede al tavolo di
questa partita e non vede che
metro Buttiglione c’è l’Opus
Dei, Comunione e liberazione
® (fatto nuovo) la Conferenza
, episcopale e la Confindustria,
.protesa ad adattare la seconnria alle sue esigenze di bre. respiro. Anche i partiti laim e alcuni evangelici non ve
dono che la posta in gioco è la
laicità della scuola di stato, finora spazio di libera circolazione delle idee, non solo etico religiose ma scientifiche,
storiche, politiche. E in gioco
la libertà di insegnamento per
i docenti e quella di apprendimento per gli studenti. Il «polo integralista» e il «polo delle libertà» puntano a un sistema scolastico costituito da
una molteplicità di istituti,
ciascuno libero di plasmare
gli studenti sul suo stampo
ideologico o religioso.
Il pluralismo dentro ogni
scuola è però cosa ben diversa
da uria pluralità di scuole integraliste e il giovane non apprende liberamente con il paraocchi dottrinario della scuola impostagli dai,genitori: si
forma le sue opinioni se le
confronta con quelle altrui, se
condivide il banco con coetanei di altro ceto o etnia, se
pratica il- rispetto delle differenze e la convivenza democratica.
Questi sono i valori della
Costituzione a cui la scuola di
stato si ispira. Su di essi non
si possono realizzare utili finanziari o ideologici: se li si
vuole abrogare si deve almeno avere il coraggio di dirlo
chiaro, senza chiamare «parità» la creazione di «ghetti»
destinati a segregare chi li frequenta e ad aumentare le sperequazioni sociali e le tendenze all’egoismo di clan, di
classe, di fede.
1 credenti sono i partigiani della risurrezione che annunciano per fede
L^ultinfia parola non è quella della morte
ANNO 2 - NUMERO 36
Taiwan
Presbiteriani
e democrazia
Il 24 agosto scorso la Corte
suprema di Taiwan ha emesso il suo verdetto nella causa
che opponeva uno dei maggiori giornali della capitale,
Taipei, a quattro persone accusate di diffamazione, tra
cui il pastore C. S. Yang, segretario generale della Chiesa
presbiteriana di Taiwan. La
Corte li ha prosciolti da ogni
accusa. Nel primo processo, i
quattro accusati erano stati
condannati a lievi pene di reclusione.
Nel 1992 i quattro accusati,
dopo la pubblicazione di un
articolo %\xW United Daily,
avevano lanciato una campagna per boicottare il giornale,
favorevole all’unificazione
con la Cina. L’articolo riferiva le dichiarazionr di un responsabile cinese in un modo
che poteva lasciare pensare
che questi minacciasse direttamente i taiwanesi favorevoli
all’indipendenza, mentre in
reàltà parlava dei paesi stranieri che cercavano di aiutare
Taiwan a diventare indipendente. La Corte suprema ha riconosciuto gli accusati non
colpevoli, precisando che «il
boicottaggio era da mettere in
relazione con il diritto dei lettori di avere soddisfazione».
Al termine del processo, il
pastore Yang ha dichiarato:
«Giudicandoci, la Corte ha
cercato di giudicare il diritto
alla libertà di espressione. Il
suo verdetto non significa la
fine della nostra campagna
per democratizzare i mass
miedia. Tale verdetto tuttavia
è incoraggiante perché segna
una tappa verso una maggiore apertura e democrazia e
migliora l’immagine del nostro paese».
Dagli anni ’70 la Chiesa
presbiteriana non cessa di lottare per ottenere riforme politiche e sociali a Taiwan. 11
pastore Yang è il secondo segretario generale ad essere
stato processato.
___________ MASSIMO APRILE__________
«Ma noi abbiamo questo tesoro in vasi
di terra» ’ ex
(II Corinzi 4, 7-15)
Vasi, vasi di terra, vasi d’argilla.
Questo noi siamo, questa è la nostra
condizione umana; siamo a rischio. Basta poco a cambiare il corso della nostra
esistenza, basta una parola a lesionare i
nostri fragili spiriti, basta un virus a mettere a repentaglio il nostro futuro. Tutto
ciò lo sappiamo anche se spesso vogliamo sfuggire a questa realtà. Ci sono persone incapaci di andare a trovare l’amico
gravemente ammalato proprio per questo. Temono di sentirsi ripetere questa
verità: il tuo vaso può andare in frantumi, «può il tuo orizzonte diventare oscuro è sorger la tempesta in un. baleno», come dice un inno caro a molti di noi.
Sicuramente l’apostolo Paolo, nell’usare questa immagine, avrà ricordato
la predicazione del profeta Geremia che
aveva rotto una. brocca davanti al popolo
per annunciare che come quel vaso così
anche il popolo sarebbe andato in frantumi (Geremia 19). Il vaso era colmo infatti delTidolatria e del sangue versàto
dagli innocenti. Così il vaso descrive
non solo la caducità umana, ma anche la
precarietà delle nostre relazioni. Così il'
vincolo di solidarietà, il patto di un popolo si fracassa, così vanno in pèzzi tanti rapporti coniugali e di amicizia, così si
dividono le chiese e si insinuano fra la
gente gli odi razziali.
Nessuno si illuda di essere al di sopra
o al di fuori di queste realtà: qui è descritta la condizione che ci accomuna
tutti, credenti e non, e se qualche volta i
cocci sono ricomposti, se accade che un
vaso reso inservibile venga recuperato, è
soltanto per un miracolo, per l’opera di
un esterno. Nessun vaso, infatti, è in
grado di ripararsi da solo: ma c’è di più.
Il vaso non esprime soltanto una condizione, rimanda a una relazione: il vaso
rimanda al vasaio. Dio, noi crediamo, è
colui che ci ha formato; la nostra fragilità, la precarietà delle nostre relazioni,
il nostro dolore e la fatica del vivere
quotidiano si trasformano spesso in domande che gli rivolgiamo. Attendiamo
le risposte, spesso con giustificata impazienza: ma può il vaso interrogare il vasaio? «La cosa formata dirà essa a colui
che la formò: perché mi facesti così?»
(Romani 9, 20).
La fede cornincia con un atto di
umiltà. Dio è Dio; egli ci ha fatto: la di
stanza tra noi e Dio non può essere colmata. Dobbiamo accettare i limiti della
nostra creaturalità. Paolo va ancora oltre:
la metafora non è solo descrittiva della
nostra condizione ma rappresenta anche
’ la nostra vocazione espressa da un vincolo interiore, profondo. Quanto è contenuto nel vaso è prezioso, è un tesoro, e il
tesoro consiste nel nostro rapporto con
Cristo: è un rapporto di reciprocità, di
mutua appartenenza. La sua morte, diventa la mia. La sua croce è la mia chiamata al discepolato. Chi crede nella via
gloriosa fa bene attenzione ad evitare il
Golgota. Chi si consacra ai valori del
successo e del potere è servo dei demoni
e non di Cristo.
Vasi, fragili vasi eppure, dice l’apostolo, ecco in essi vi è assieme alla croce la
sua risurrezione. In tutta la nostra fragilità, con tutti i nostri fallimenti di relazione, accompagnati dalle mille domande laceranti, noi portiamo la speranza
della, vita. Siamo i partigiani della risurrezione cqI compito di annunciare al
mondo che l’ultima parola non sarà la
morte: lo diremo in tutti i modi, finché
avremo respiro. Croce e risurrezione, nostra speranza e nostra vocazione! Con
l’apostolo ripeteremo le parole del salmista: «Ho creduto perciò ho parlato».
DELLA Parola
Il ministero della
riconciliazione
pagina 6
Nella Romania
che cambia
pagina 8
Villaggio
GLOBALE ' '
La difficile
pace in Irlanda
pagina 12
2
PAG. 2
RIFORMA
VENERDÌ 23 SETTEMRp^
Il pastore Drühe, di Düsseldorf, si interroga sulla crisi della Chiesa luterana in Germania
popolo 0 chiesa di pastori?
Chiesa di
EMMANUELE PASCHETTO.
La Chiesa luterana in Germania sembra essere in
crisi e le sue difficoltà non
sonò solo oggetto di studio e
di discussione per Sinodi, vescovi, Consigli e autorità ecclesiastiche varie, ma costituiscono anche un argomento
dibattuto dai mass media del
paese, come testimonia un articolo recentemente apparso
su un settimanale tedesco, dal
titolo significativo: «Le chiese hanno bisogno di una
riforma».
La rivista mensile tedesca
Reformierte Kirchenzeitung
del giugno scorso ha pubblicato su questo tema il contributo di un pastore evangelico di Düsseldorf, Wilhelm
Driihe, che ci sembra interessante. L’autore nota innanzitutto la superficialità di molti
«media» che attribuiscono le
difficoltà alla diminuzione
dei contributi che derivano
alla Chiesa luterana dalla cosiddetta «tassa ecclesiastica»
che ogni cittadino federale
deve versare alla propria
chiesa, a meno che non dichiari di non volerne più far
parte. La diminuzione delle
entrate deriverebbe dal fatto
che negli ultimi anni oltre il
10% dei membri di chiesa si
è dissociato.
Si tratta di un falso problema, secondo Drühe, perché
nonostante la defezione dei
membri le entrate sono nell’ultimo decennio quasi raddoppiate; la crisi, se di crisi si
vuol parlare, è a monte: oc•corre chiedersi perché molti
evangelici abbandonano la
Chiesa luterana. L’autore concentra la sua attenzione su un
elemento particolare: la crisi
del pastorato, affermando che
quella che una volta si indicava come «chiesa di popolo» è
ormai da tempo una «chiesa
di pastori»: il messaggio e
l’azione che dovrebbero essere compito di tutta la chiesa
sono oggi affidati quasi esclusivamente ai pastori e poiché
il pastore o la pastora sono
praticamente inamovibili dalle loro sedi, non solo tutto si
concentra nelle loro mani ma
l’impronta che essi danno alle
varie attività e alle comunità
stesse è spesso di ostacolo alla circolazione delle idee e al
coivolgimento e all’assunzione di responsabilità da parte
dei membri di chiesa. I pastori
e le pastore possono decidere
ciò che nella «loro» comunità
si deve fare o non fare.
Nonostante siano previsti
diversi organi di controllo
sulla teologia e suH’attività
dei pastori, in realtà il loro
margine di libertà e discrezionalità è troppo ampio; inoltre
in questi ultimi anni è cresciuto notevolmente il numero degli studenti e dei licenziati in teologia, non perché
siano aumentate le vocazioni,
ma perché fare il pastore o la
pastora conviene mentre la
disoccupazione aumenta, la
Chiesa evangelica offre una
nicchia confortevole dove si è
ben pagati e si ha notevole libertà di azione.
Sempre più numerosi sono i
pastori e le pastore che vengono dirottati verso altre attività collaterali, sempre all’interno della Chiesa evangelica,
rispetto al vero e proprio ministero pastorale, cosicché ci
sono sempre più operatori ecclesiastici che raggiungono un
numero via via decrescente di
membri di chiesa. Wilhelm
Drühe insiste: «La teologia è
diventata ideologia ecclesiastica, base per una professione sempre più simile a tante
altre. Ormai si parla ben poco
di vocazione» e propone la ri
La presidenza del Sinodo della Chiesa luterana in Germania (Dresda, 1992)
presa di un’attività evangelistica di missione interna.
«Talvolta - conclude Driihe
- si ha l’impressione che la
Chiesa di Gesù Cristo sia ritornata là da dove aveva preso l’avvio, nella chiesa domestica o nelle catacombe, là
dove pastore e parroco, sovrintendente e vescovo sono
del tutto superflui». I giudizi
di Wilhelm Driihe sono un
po’ unilaterali e semplicistici,
perché fanno del pastore il capro espiatorio di una situazione molto più complessa ma
qualche spunto, se volessimo
fare una analisi della situazione delle chiese evangeliche
storiche in It^ia, ce lo potrebbero offrire. È vero che da noi
non esiste la «tassa ecclesiastica», e che l’assegno pastorale non è di tale consistenza
da costituire un miraggio allettante per i nostri giovani in
cerca di lavoro; resta il fatto
che il numero complessivo
dei nostri membri di chiesa
non è cresciuto negli ultimi
trent’anni, anzi, e che molti
evangelici di nascita abbandonano le chiese. Senza gettare
la croce addosso a nessuno
non sarebbe il caso di cominciare a chiedersi perché?
Si è svolto a Budapest il Forum ecumenico delle donne europee
Quando le donne si incontrano
MARIA GARBATO CHINELLI
Si è svolta a Budapest, dal
19 al 26 agosto, la quarta
Assemblea del Forum ecumenico delle donne cristiane
dell’Europa alla quale, come
uniche italiane (purtroppo)
abbiamo partecipato, Claudia
Claudi ed lo, in rappresentanza della Fdei.
E stata un’esperienza interessante e vorrei dire anche
incoraggiante. Il tema stesso
«Non temere, guarda al futuro» risuonava nei vari interventi (a volte tragici quali la
testimonianza di alcune giovani «donne in nero» di Belgrado o di una sorella russa
che ha descritto la situazione
di sfacelo dopo.Cemobil, o di
una sorella romena, moglie di
un prete ortodosso, che si occupa dei bambini abbandonati nelle strade a causa della
miseria) come un caldo appello alla solidarietà. Il futuro
che è davanti a noi tutti deve
sempre più renderci responsabili, solidali e capaci di
condividere quello che abbiamo ricevuto. È quanto cerca
di fare il Forum che è sorto
all’interno del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) e
che ne condivide i temi e gli
scopi generali; le donne europee presero coscienza della
necessità di organizzarsi nel
1975 a Nairobi, all’Assemblea generale del Cec a cui
furono invitate, e in una delle
sezioni fu definito un programma per i successivi otto
anni, con le seguenti affermazioni:
«Prima che uomini e donne
possano fidarsi gli uni degli
altri, devono sentirsi sicuri di
loro stessi, indipendenti e valorizzati, coscienti della loro
piena identità di esseri umani». «È dunque importante
che le donne formino gruppi
per sostenersi mutualmente,
per sviluppare una solidarietà
comune e una coscienza nuova del loro valore. Questo
sentimento del pieno valore di
se stesse è essenziale per il riconoscimento della dignità».
Nel 1982 fu ufficialmente
fondato il Forum ecumenico
delle donne cristiane d’Europa a Gwat, in Svizzera. A
Budapest, come nelle precedenti assemblee, erano presenti donne cattoliche , ortodosse e protestanti di tutti i
paesi europei. Ognuna di noi
ha avuto modo di manifestare' la sua identità portando la
propria esperienza nei gruppi
di studio scelti nello spirito
di quanto era emerso in una
consultazione del 1978 a
Bmxelles: «'Vorremmo sottolineare che il nostro obiettivo
supera le frontiere europee;
deve raggiungere tutti i nastri
fratelli e sorelle dovunque
nel mondo, poiché le strutture che opprimono le donne
sono le stesse che opprimono
i poveri...». In effetti la situazione delle donne in alcuni
paesi dell’Europa, dell’America Latina e purtroppo di tante altre parti del mondo è ancora la situazione del povero,
del bambino e dell’emarginato e come donne del Forum,
cattoliche, ortodosse e protestanti^ considerando che le
sofferenze di Cristo sulla croce furono causate dall’ingiustizia umana, siamo coscienti,
in quanto credenti, di essere
particolarmente impegnate al
servizio dei più deboli.
Visita al seminario battista di Melbourne
Teologia in Australia
ERMINIO PODESTÀ
Poiché in Italia mi era stato
ripetutamente detto che
gli studi teologici in Australia
si svolgono a livello fondamentalista, ho voluto verificare personalmente. Mi è stato
invece riferito dal rettore e da
un professore di teologia che
tale ipotesi è priva di fondamento. Al seminario battista
«Whitel College», il metodo
di studio adottato è tutt’altro
che fondamentalista: si basa
su espressioni moderniste e
viene adottato il metodo critico-storico nell’ambito dello
studio della Bibbia. Sfogliando un opuscolo, mi sono meravigliato che nei volumi adottati si trovino testi di Käsemann, Schweizer, Barrett,
Schillebeeckx, Moltmann.
Il College offre un corso di
teologia, della durata di quattro anni, in cui si consegue
una laurea in funzione di
un’attività missionaria: si studia la Bibbia, la storia del cristianesimo, la teologia sistematica e la teologia pratica.
Al termine di questo corso gli
studenti devono sostenere un
esame generale all’università
per conseguire la laurea. Si
tratta, pertanto, di uno studio
teologico approfondito e
completo.
Inoltre quqsto collegio è
collegato al seminario battista
di Riischlikon e durante l’anno accademico vengono effettuati degli scambi di professori. Il dato più consolante, che dimostra la fertilità
dell’attività battista in Australia, è che ci sono quattrocento
studenti per il corso di teologia e quaranta studenti in funzione del pastorato.
Allontanandomi da questo
seminario ho ringraziato il Signore perché almeno in Australia i «lavoratori» per la
sua «vigna» non mancano.
JSTIANo
Ultimo anno del Seminario
battista europeo a Riischlikon
RUSCHLIKON — Il Seminario battista europeo fondât
Rüschlikon nei pressi di Zurigo nel 1949, ha laureato in q, ■
45 anni circa 1.2(X) pastori di 60 paesi diversi. Ai primi
tp.mbrp snnn rinrpsi i prirci ranni-, 1QQ/1 Oi-
1 svolto
ere
■die le
innovano
. .Ì - *---------------“ Q1
tembre sono ripresi i corsi per l’anno 1994-95, con 45 sturi ■ (vazioni i
provenienti da 23 paesi, ma quasi sicuramente sarà l’ultr** jifiutino '
anno in cui i corsi si svolgeranno in questa sede. Dairest”*"
1995 il Seminario si trasferirà a nord-ovest di Praga, dov i
Stata acnilistata rpirpntpmpntp nnis nrr\nriptò A\ tìntoti’
stata acquistata recentemente una proprietà di oltre sei ettari
mezzo, su cui si trovano 22 edifici il niii antico del ’700^t ^autentici
è sottoposta] "
mezzo, su cui si trovano 22 edifici, il più antico del
ultimi costruiti una ventina d’anni fa. La zona è sottoposta^Eé,
vincolo per preservare il verde e gli edifici più significativi’ me obsolete i
ha ospitato per decenni gli ufficiali in pensione dell’eserrit' «ro
cecoslovacco. Il centro del complesso è costituito da quatti! listino il c
priifici r>cct; o c..acl,-otc ------Cl_.----^ delL
edifici posti a quadrato su un ampio cortile: ospiteranno gliuf
fici amministrativi e il Seminario. Altri quattro edifici nell« ^
immediate vicinanze serviranno per alloggiare docenti esiti,
che
---- gr — — — oo wwmx C aQl * m* ^
denti; i lavori per la ristrutturazione dei diversi edifici sonoap.
pena cominciati e il loro completamento richiederà circa to
Mni; già dall’autunno prossimo il Seminario dovrebbe esseit
in grado di funzionare nella nuova sede. • leste che u
ibe fare ai c
ita della paci
[ié espressa
i, presidente
(Ha giqrna
i'VIll incot
GINEVRA — Riunito nel giugno scorso a Ginevra, il Cojsigilo della Federazione luterana mondiale (Firn) ha adottato • ’ ^
la dichiarazione del segretario generale uscente, GunnarStaal- f
sett, che affermava: «La teologia che sta alla base della nostra
pratica luterana di ordinare le donne (lo facciamo da decenni) ^ ^
non tiene conto degli argomenti di Roma. Ci chiediamo se
questa lettera [del papa ndr] non rimetterà in discussione il
dialogo ecumenico con questa affermazione rigida riguardante ^
1----, F .. >= lagdutadeir
Donne prete: la Firn reagisce
alla lettera del papa
la verità e con ciò che sembra essere un tentativo di scartatela
ioinitizzata :
questione dell’ordinazione delle donne dall’ordine del giornoI; i
ecumenico. Siamo convinti che è proprio per mezzo del dialogo ecumenico che lo Spirito Santo può condurci a nuove in-, ®
terpretazioni delle Sacre Scritture». La lettera è stata inviata al
.Consiglio pontificio per l’unità dei cristiani. In una conferenza stampa, Gunnar Staalsett ha dichiarato: «Se il Vaticano
pensa che la questione del ministero possa essere scartata dal
dialogo ecumenico, non possiamo accettarlo; e se non possiamo discutere dell’ordinazione delle donne, non possiamo discutere del ministero».
squilibri e
Bione dei
ire funz
tomiche,
/religiosi,
ifcattere j
Ito di e;
America Latina: una nuova
agenzia di stampa ecumenica
^ QUITO — L’Agenzia ecumenica di informazione per
l’ America Latina e i Caraibi (Ale) inizierà a trasmettere dispacci sperimentali a partire dal prossimo mese di ottobre. Questa
priina fase sarà temporaneamente coordinata da Fernando
Oshige, che fu direttore della comunicazione del Consiglio delle chiese dell’America latina (Clai). Nel frattempo l’Agenzia
sta ricercando, per mezzo di un concorso intemazionale, un/a
redattore/trice che sarà incaricato/a di coordinare ìe attività
giornalistiche dell’Agenzia. Le informazioni, trasmesse per posta elettronica, saranno date in tre lingue: spagnolo, inglese 6
portoghese. L’Ale spera di funzionare regolarmente a partire
dal gennaio 1995. Durante i mesi di prova, ottobre e novembre,
invierà le informazioni ad un gmppo di osservatori intemazionale che sarà incaricato di valutare il contenuto, lo stile, le mO"
dalità di lavoro e il trattamento delle informazioni.
Sud Africa: controversie circa
la preghiera in Parlamento
JOH3ÀNNESBURG — L’arcivescovo anglicano Desmond
Tutu ha criticato apertamente la decisione del nuovo governo
sudafricano di non più iniziare le sessióni parlamentari con una
preghiera. Il governo del presidente Mandela ha deciso di sosti"
tuire 1 abituale preghiera con un minuto di silenzio, «in
i deputati àderiscono a confessioni diverse e hanno convinzioni
religiose differenti». Desmond Tutu spera che la preghiera veH"
ga presto reintrodotta. I deputati potrebbero osservare un silon;
ZIO rispettoso quando «le preghiera vengono dette a turno d®
pastori delle varie comunità religiose», ha osservato Tutu.
nspettare la «realtà demografica del Sud Africa, i pastori do®
chiese cristiane dovrebbero intervenire più spesso», ha agg^lJ)
to. Durante il regime dell’apartheid, a dire la preghiera era®
solito un rappresentante della Chiesa riformata olandese.
Austria: Kurt Waldheim
premiato dal Vaticano
VIENNA — L’ex presidente austriaco Kurt Waldheim baO
cevuto, il 6 luglio scorso a Vienna, la più alta distinzione pon '
ficia, quella dell’Ordine Piano, creato da Pio IX nel 1847- ^
ha annunciato l’Agenzia di stampa intemazionale cattolica
------- , rtgciizia ai stampa intemazionale caiiuuv
rriburgo. Con questa distinzione, papa Giovanni Paolo h
x;r»liif/-v ____: , ... ^ ^ , niZVfiil d
—Ljuvaia uiMiiiziuiie, papa ulovaiiiii r<xyji^ "
voluto onorare i meriti dell’ex segretario generale deirOn«,
favore del bene comune dell’umanità, ha precisato il
apostolico in Austria, mons. Squicciarini. Il Vaticano non
alcun commento sulla decisione del papa di onera
Waldheim, il cui passato come ufficiale dell’esercito fede*
np Balcani durante la seconda guerra mondiale è stato ogg®;
di molte critiche. A New York, il rabbino James Rudin, dire
re degli affari interreligiosi del Comitato ebraico americano, .
dichiarato: «Siamo molto stupiti e delusi dalla decisione
Vaticano di conferire questa distinzione a Kurt Waldheim»-
3
ÍRE;
í SETTEMBRE 1994
PAG. 3 RIFORMA
o
Lsvolto ad Assisi, dal 10 al 13 settembre, l'VIII incontro «Uomini e religioni» sulle aree di conflitto armato nel mondo
ie religioni non vogliono essere prese a pretesto per le guerre
__—.... ........
..ytTORE RICCIARDI
fondi
) in qu,
mi di
5 studg]
i l’ulti
iall’es
a, c
ei ettari
’700, g
ttoposta
ificativi
ll’eserc
la quai
inog:
fici .nel
;ce
ri il Coiadottato
larStaal'^
la nostndecenni)
liamo
ssioneff
uardante
:artarek|
;1 giorno"
lei dialonove innviataal:
onferen/aticaiMÌ
irtata dal
1 possia- '
iamodi
le religioni non si
joovano guerra tra loro,
iene facendosi scudo di
'azioni non religiose;
¡fiutino ogni forma di
ione concordataria e
¿ano invece la laicità
Sti; che moltiplichino
1 autentici in favore della
denunciando le guerre
leobsolete e inidonee a rialcun problema; che
stino il commercio del1, della droga, della
4fia; che ricordino a
àtìnlp'àse stesse che la pace
sonoa! isa attraverso 1 annulla
circatn ,
3e essa sono le cinque ri• ® este che un jiolitico po
kbe fare ai capi religiosi in
itadella pace. F stata l’opi(fflé espressa da Mario Soas, presidente del Portogallo,
[ila giornata inaugurale
[’Vili incontro «Uomini e
|ioni» (Assisi, 10-13 setire), al quale ho parteciibin rappresentanza dell’
anza riformata mondiale,
jares ha fatto precedere
^te richieste da due pre:: nella prima, di carattelitico, ha ricordato come
luta dei muri, forse trop. Jtizzata in Occidente, abÜatéso latenti alcune tristi
iltà che la divisione in
®hi forse nascondeva; da,jilibri economici dall’e|rione demografica, dalle
ire funzionali a scelte
¡miche, ai fondamentali■leligiosi. Nella seconda,
ifattere personale, ha riito di essere presidente
ili paese nella cui storia si
ivano anche l’antisemitie la conquista coloniale,
Ìascismo concluso con la
Jvoluzione dei garofani»
W1974, dall’attuale libertà
16 P®f | luche in materia di religione,
fcflon discrimina chi reliionenonha.
Ha segnalato, lui laico e
' sstico, l’importanza, ai fipace, della costitu-----1 Consiglio ecumenici delle chiese e delle apertu® ecumeniche del cattoliceeopost Vaticano II, per
¡eludere con la citazione
preghiera francescana:
iv’è odio, fa’ ch’io porti
lore». Lo avrà fatto forse
®ehé eravamo a Assisi, città
*Ha quale sono peraltro ridesto refrattario, o perché soie insensibile per natura, o
Tesser protestante mi
®'laccinato...
A mio parere, il discorso di
¡mond wares è stato il punto forte di
ivemo ®aa giornata che si era aperta
in una ® insegna della spettacolarità
sosti- e forse della divisione, con
ica
dispae
ivensilen;
IO dai
j. Pet
delle
iationtii.Lo
-a di
I ha
’del
essere dubbio. Un convegno
così, al suo settimo anno, potrebbe essere aperto da una
«cerimonia religiosa» diversa, anche se i non cristiani e i
non cattolici erano «solo» invitati, come mi è stato fatto
osservare da qualcuno al
quale ho palesato il possibile
disagio di chi non poteva
sentirsi spettatore di un rito
non suo. Paradossalmente, è
più significativa la cerimonia
conclusiva, consistente in
tante riunioni di preghiera separate e simultanee, prima di
procedere tutti insieme alla
firma dell’appello per la pace. Nei giorni di lunedì e
martedì si sono svolte ben 21
tavole rotonde, tra le quali ho
ovviamente dovuto scegliere;
dico rapidamente qualcosa
delle tre alle quali ho presenziato.
1 ) Israele e Palestina: la sfida della pace (cardinale Carlo
Maria Martini; Arrigo Levi,
giornalista; Yossi Beilin, viceministro degli Esteri di
Israele; Feisal Husseini, capodelegazione palestinese ai
colloqui di pace). Levi pilota
abilmente Berilin e Husseini
a parlare apertamente a un
pubblico vastissimo, dopo
che Martini (citando il papa)
sottolinea come non vi sia pace possibile senza qualcuno
che abbia il coraggio di spezzare la catena dei torti e delle
ritorsioni. Viene fuori dal dialogo che la pace, oltre che di
un perdono che non uccide la
memoria, è anche frutto di
chiarezza. Ricorda Husseini
di essersi presentato ai colloqui esordendo: «lo sono il vostro nemico». Il processo di
pace è giunto a un punto importante, anche se sarebbe illusorio chiamarlo irreversibile. Bisogna fare attenzione a
quelli che sono in agguato per
distruggere ciò che si è costruito; e si tratta di fanatici,
più spesso religiosi che laici.
La maniera migliore per contrastarli è non illudersi che il
tempo giochi a favore della
pace: è piuttosto vero il contrario: il tempo non va perso
»> “ciia uivisione, cun
i^to w solenne messa nella basi^ inferiore di San FranceLo dico senza spirito di
Wzio, tanto più che avrei
rifiutarmi di presenzia’ la processione di digni■^,®cclesiastici avviluppati
- paramenti che andaa raggiungere i loro po,^on incedere solenne menJl coro cantava: «Se entra
in quest’Assemblea/
d’or / ^ anelli
w non lo mettete al primo
Veri° questo;/ sono i po"111 ® • ^™*ui di Dio...», era
antino eccessiva.
.papa non c’era, trovan’ a Zagabria, ma non ha
Le crociate non hanno più senso: le religioni sono per la pace
in dilazioni che si rivelano
poi inutili. Che molti e importanti questioni siano ancora sul tappeto è evidente, ed è
stato concordemente riconosciuto, ma si deve andare
avanti: non ci sarebbe luogo a
trattare di pace se non si partisse dal fatto che si è nemici.
2) Le religioni, i confiitti e
il governo mondiale (cardinale Achille Silvestrini; G. Giacomo Migone, presidente
Commissione affari esteri del
Senato, Jacques Stewart, presidente della Federazione
protestante di Francia; Arrigo
Levi, giornalista). In un mon
do lacerato da guerre l’idea di
un «governo mondiale» è
quasi un’utopia, una costruzione a cui lavorare sapendo
che non sarà mai ultimata, e
men che mai potrà esserlo
con solenni dichiarazioni comuni di «vertici». L’armonia
nel mondo si può costruire alla base, riconoscendo e accettando le reciproche differenze, rifiutando di trasformarle
in barriere. Sono piuttosto i
piccoli gruppi di donne, di
«outsider», di gente cui i
mezzi di comunicazione si interessano poco, che riescono
a porre qualche pietra dell’
edificio dell’unità della famiglia umana fatta di diversità.
Sono questi gruppi, per quanto marginali riinangano, che
rigettano nei fatti i rapporti di
dominio e di soggezione, i
messianismi e i nazionalismi,
premessa di uniformizzazioni
etniche, talvolta motivate religiosamente. Compito della
religioni può essere la difesa
del diritto al vilipendio della
religione (antidoto allo spirito
di crociata), la rottura pubblica con i politici corrotti come
con i regimi oppressivi, la rinuncia a mitizzare l’unità delle chiese e delle religioni
I come questa vol
Ic'ch un assen
Cnmu presente, anzi inpunto di riferinelle omelie,
ti_ **'^^rventi, nei dibattiM Se di «Uomini e
si tratta, si tratta di
'“tornò '■^•igioni «uniti
qug • papa sofferente e
- I niartire e alla chiesa
Hi questo non ci può
Alla Conferenza del Cairo ha partecipato anche il Consiglio ecumenico delle chiese
«Popolazione e sviluppo» fa rima con giustizia
Il Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec) ha partecipato attivamente alla Conferenza del Cairo sulla popolazione e lo sviluppo con una
delegazione di 30 esperti delle oltre 320 chiese protestanti,
ortodosse e anglicane che ne
fanno parte. Nel.corso di un
intervento dal portavoce del
Cec al Cairo, il pastore Wilfred Steen della Chiesa evangelica tedesca, è stata esposta
la posizione ufficiale del Cec
su alcuni dei principali temi
sul tappeto.
La versatilità e la capacità
di resistenza della famiglia in
una società in rapido mutamento è stata sottolineata e ne
è stata individuata l’importanza come «unità sociale di
base» per ogni cambiamento.
«Ma - è stato detto - nel
mondo vi sono molti schemi
di vita familiare: dalla famiglia allargata tradizionale alla
famiglia nucleare, alla famiglia monoparentale. Non vi
può essere un particolare modello normativo sulla formazione di una famiglia».
Posizioni diverse anche per
quanto riguarda la sessualità,
la contraccezione, l’aborto e
la pianificazione familiare; un
dibattito aperto da tempo tra
le chiese del Cec e che prose
gue in uno spirito di aperta
costruttiyità. Pieno accordo
invece sul fatto che l’aborto
non può essere considerato
come strumento per la contraccezione. Molte chiese sono d’accordo che «l’attualesistematico sfruttamento delle
donne rende spesso moralmente necessario il ricorso ad
un aborto legale e volontario». «Le dogmatiche asserzioni sulla santità della vita,
avanzate senza tenere in debito conto il contesto sociale in
cui avviene la gravidanza,
non trovano riscontro in quella che è la vita quotidiana».
«La teologia e l’etica cristiana - secondo il Cec - considerano i problemi della popolazione e dello sviluppo come strettamente legati al concetto di giustizia e quindi anche alla gestione del potere.
Ogni dibattito sullo sviluppo
deve quindi tènere ampiamente in conto chi il potere non lo
ha: in particolare i poveri, i
non bianchi, le donne». Il Cec
vede inoltre il pericolo che si
prosegua il dibattito sulla popolazione legandolo strettamente a un concetto di sviluppo che presuppone una crescita economica sostenuta e costante. «I problemi della sovrappopolazione vanno inqua
drati invece in un’ottica volta
verso il miglioramento della
“qualità” della vita: una vita
che rispetta i diritti dell’uomo, che permette delle scelte,
che trova spazio per i bisogni
spirituali e che porta le popolazioni ad essere soggetti e
non oggetti delle scelte politiche dei governi».
Sui temi della Conferenza
del Cairo il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) ha deciso di dare l’avvio a un processo di consultazioni e di approfondimento con l’intento
di portare un documento progettuale alla prossima assemblea generale (1995, Nashvil.le. Usa). Parallelamente alla
Conferenza, il Cec ha condotto due altri incontri: un’assemblea di donne per la creazione’di una rete di collegamento in vista della Conferenza internazionale delle
donne (settembre 1995 a Pechino) con particolare attenzione alla situazione delle
donne migranti e un incontro
con esponenti delle organizzazioni non governative
(Ong) che operano nel campo
dei diritti umani e delle migrazioni, dal quale è risultata
la fondazione di un osservatorio per i diritti dei migranti
(Imrwc) che intende promuo
vere la convenzione dell’Gnu
del 1990 sui diritti dei migranti e delle loro famiglie.
Dell’osservatorio è entrata a
far parte per l’Italia Anne
Marie Duprè, coordinatrice
del Servizio rifugiati e migranti della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia
(Fcei) che ha partecipato alla
Conferenza del Cairo come
delegata della Commissione
delle chiese europee per le
migrazioni (Cerne). Richiesta
dall’agenzia Nev di un commento sull’andamento dei lavori, la Duprè si è dichiarata
«impressionata per la presenza e la visibilità delle donne
del Sud del mondo, numerosissime, attive e propositive
al Forum delle organizzazioni
non governative». Per contro
ha affermato di essere stata
«colpita dalla debolezza della
presenza europea», sia nelle
delegazioni governative- che
nelle Ong. «Le posizioni portate avanti dai governi europei - ha proseguito Anne Marie Duprè erano molto conservatrici e di chiusura verso
le istanze presentate dai paesi
del Sud del mondo. Servirà
ora un grande impegno delle
chiese per dare un seguito veramente propositivo a questa
conferenza».
(esemplare il sinodo di Barmen). La pace non si raggiunge mediante dichiaraziotii di
principio ma nell’opposizione
decisa alle scelte di parte.
Ho cercato di riassumere
l’intervento di J. Stewart, di
un «taglio» nettamente diverso dagli altri, e rimasto a mio
avviso isolato. Nel coro dei
consensi un intervento cosi fa
l’effetto del discorso di Paolo
agli ateniesi: «Ci sentiremo
un’altra volta».
3) Il tempo si è fatto breve:
l’unità dei cristiani (con la
presidenza del cardinale
Martini; il patriarca della
Chiesa ortodossa d’Etiopia,
Abouna Paulos; il cardinale
Piovanelli; l’arcivescovo siro-ortodosso di Aleppo, Mar
Gregorios; don Marco Gnavi,
della comunità di Sant’Egidio, organizzatrice primaria
del Convegno).
Per cominciare dalla coda,
riferisco che mi sono sentito
in diritto (e dovere) di intervenire per dare il saluto dell
ente che rappresentavo, e per
far notare la stranezza di un
discorso sull’unità nel quale
non fossero previsti relatori
protestanti. E vero che alle
soglie del terzo millennio si
deve pensare alle fratture verificatesi all’inizio del secondo; ma è anche vero che i
problemi esplosi nel 1517
possono essere affrontati prima che passino altri 500 anni. Martini ha giustificato la
scelta di un dialogo tra cattolici e ortodossi come problema oggi particolarmente caldo, ma ha riconosciuto la necessità di non parcellizzare il
discorso.
È vero però che il dialogo
fra cattolici e ortodossi oggi è ,
particolarmente pressante, come è vero che non si presenta
facile malgrado le convergenze teologiche evidenziate dagli interlocutori. Infatti, mentre Piovanelli ha enfatizzato il
primato papale come inseparabile dai doni che il cattolicesimo può offrire a una possibile chiesa unificata (cito;
«Non c’è unità senza il papa),
Abouna Paulos ha altrettanto
chiaramente indicato nella
sottolineatura del primato romano un ostacolo sul cammino ecumenico (gli altri'sono
l’uniatismo, il proselitismo
cattolico e in genere di una
confessione a danno di un’altra, la cristologia). Non mi
sembra poca cosa.
Se posso concludere con
qualche breve considerazione
personale, vorrei esprimere a
un tempo ri mio interesse e la
mia perplessità su convegni
di questo genere. Non è pensabile di non intervenire, con
la motivazione che si tratta di
avvenimenti di parata che poco servono alle cause dell’
ecumenismo e della pace,
perché sarebbe un giudizio
sbrigativo e un po’ aristocratico: in una parola, un lusso
che non possiamo permetterci, come protestanti. La questione è allora quella di «esserci», nella maniera più significativa possibile (che non
vuol necessariamente dire
«appariscente»). Mi sono reso conto che i dialoghi personali, le amicizie che si intessono facendo crescere l’interesse, sono preziosi e alla
lunga portano frutti. Dovremmo trovare il modo di essere
propositivi forse anche a livello dell’impianto di un
convegno così, anche se non
so come. Forse anche segnalando a chi organizza il prossimo appuntamento (che dovrebbe essere a Gerusalemme) delle proposte e delle osservazioni. Se non si colpirà
subito il bersaglio, si aprirà
comunque un discorso.
4
PAG. 4 RIFORMA
5 Vita
E
Il documento sulla cristologia approvato dal campo di Agape
Confessare la fede in Cristo
dopo Auschwitz e Ayapucho
LETIZIA TOMASSONE
Ad Agape il gruppo che si
è ritrovato a dibattere il
tema della cristologia non
era numerosissimo ma molto
motivato a cercare insieme.
Al termine della settimana
abbiamo prodotto il documento che segue e abbiamo
deciso di pubblicare un quaderno che contenga le relazioni e i risultati dei lavori di
gruppo. Nel corso del campo
non abbiamo potuto, a differenza dei partecipanti al campo di Tramonti (v. Riforma
34 p.3), fare delle affermazioni decise: solo ci si sono poste molte domande, a fronte
di un ’affermazione di fede a
livello personale che però
non risolve i nostri problemi.
In particolare ci ha pensato
Ramos Regidor a impedirci
di riposare sulla sola affermazione di fede: ogni volta ci
faceva vedere i risvolti sociali di oppressione e di morte
che questa ha avuto nei secoli
e oggi. La sua domanda ricorrente era: «Che cosa vuol
dire confessare Cristo come
Signore dopo Auschwitz e durante Ayapucho (il dramma
del debito del Terzo Mondo e
della miseria e morte che
porta con sé)?». Questa domanda scomoda sull’uso oppressivo della confessione di
fede cristocentrica e del monoteismo come chiave di giu
II salone del Centro ecumenico di Agape
stificazione del potere ci ha
condotti inevitabilmente a
porci in una posizione di
umiltà e di ascolto di fronte
agli altri e alle altre (che siano religioni, persone, generi
sessuali). In questo senso mi
sembra interessante ciò i partecipanti al campo di Tramonti dicono a proposito
dell’ebraismo, ammettendo
che lì esiste un problema reale di dialogo.
Trovo invece sbrigative le
altre affermazioni che risolvono i problemi in fondo «dal
punto di vista di Dio» ma non
dal nostro, tutto umano. E
trovo un po’ offensive le affermazioni sulla teologia femminista, definita «artificiosa»,
passando così sopra le vite e i
corpi di quante si sono trovate a scontrarsi con un’immagine della trascendenza e della libertà solo maschile.
Mi chiedo se è proprio necessario riaffermare il centro
della nostra fede attraverso
affermazioni così categoriche
e decise. Da parte mia io preferisco autocritica, e un linguaggio che lasci spazio alle
incertezze e alle domande di
chi non la pensa come me. È
ancora fede? Per quanto mi
riguarda posso dire che la
mia fede si struttura essenzialmente come domanda e
posizione di ascolto e non si
chiude mai su un’affermazióne decisiva, perciò è in continua evoluzione. Un po’ come
la vita stessa.
Che senso ha parlare di
Gesù Cristo oggi? È questa
la domanda radicale che si
pone oggi alla riflessione e
alla fede dei cristiani in un
Occidente su cui si staglia la
crisi del. linguaggio teologico. Linguaggio che, forgiato
sulle parole della metafisica,
non riesce più a dire il senso
dell’incontro tra Dio e l’umanità.
Da un lato crisi del linguaggio e dei fondamenti metafisici, dall’altro la consapevolezza che questa fede se deve
continuare ad essere una dimensione centrale della nostra
vita deve trovare altre parole
che possano esprimerla e testimoniarla. È questa la sfida
che da tempo, in varia misura,
viene lanciata da diversi contesti della riflessione teologica e della vita delle chiese.
Sfida suscitata dall’irrompere
di altri contesti religiosi e culturali, rispetto ai quali i cristiani devono porsi in termini
di dialogo, di ascolto, di rispetto delle differenze.
La domanda si pone tanto
più urgentemente quanto più
cresce la consapevolezza di
un mondo caratterizzato da
smarrimenti e vuoti di identità, sociale e personale, che
spesso favoriscono il bisogno
di momenti rassicuranti anche
in campo religioso. L’immagine di una divinità forte, che
ne emerge, incide pericolosamente su una sobria esperienza di fede che non può rinunciare alla dimensione culturale e laica del mondo in cui vi
viamo e ciò è dimostrato dalla
rinascita e dal rafforzamento
dei vari fondamentalismi e integralismi.
Un’analoga sfida viene dal
cosiddetto Terzo-Mondo e, in
generale, dalle situazioni di
ingiustizia, di oppressione, di
dolore in cui vive gran parte
dell’umanità. Interrogarsi su
Gesù Cristo, che di questa fede costituisce la dimensione
centrale, significa allora ricomprendere la vicenda storica e le formulazioni teologiche che hanno caratterizzato
2.000 anni di cristianesimo.
Se si parla di crisi dei fondamenti della nostra fede, dei
modelli teologici, culturali,
sociali, ci sembra che ciò sia
determinato da una serie di
elementi che il campo ha
pensato di individuare in tre
punti.
1) Sul piano storico due
momenti fondamentali hanno
messo in luce come l’unicità e
la mediazione di Gesù Cristo
siano diventati strumenti di
oppressione, assimilazione e
cancellazione dell’altro; la
conquista dell’America e i
campi di sterminio nazisti.
Questi due momenti, certo
non gli unici ma i più esemplari, dimostrano come l’occidente cristiano europeo che
pure è storicamente lo spazio
delle differenze, in cui queste
sono germinate impedendo
che l’Europa acquistasse un’
identità univoca, abbia tragicamente disconosciuto questa
ricchezza proponendo sistemi
di comprensione del mondo
Per ì vostri acquisti, per gli abbonamenti a! periodici evangelici
Librerie CLAUDIANA
MILANO TORINO
Via Francesco Sforza, 12 A via Principe Tommaso, 1
tel.02-76021518 tei. 011-6692458
ROMA
TORRE PELLICE Libreria di cultura religiosa
piazza della Libertà, 7 piazza Cavour, 32
tei. 0121-91422 tei. 06-3225493
basati sul principio di identità
e sulla negazione della differenza. Di fatto, perciò, sono
diventati supporto di strategie
di potere.
2) In rapporto alle altre religioni , in primo luogo l’ebraismo, l’unicità e la mediazione
di Cristo assunte come paradigmi di una verità assoluta,
neutra e universale, hanno impedito e, talvolta, ostacolato
un dialogo paritario. I modelli
missionari e di evangelizzazione si sono posti, di fatto,
come modelli di imperialismo
culturale.
3) La rilettura dell’evento
cristiano dal punto di vista
della teologia femminista ha
messo in discussione l’assolutezza di un ordine simbolico
e di un paradigma di verità
dato come universale e neutro
ma totalmente maschile. L’unicità e la mediazione di Cristo si mostrano inadeguati rispetto al percorso di ricerca
che le donne stanno portando
avanti. Rispetto a questi momenti il campo ha proposto di
ridimensionare la pretesa di
universalità metafisica delle
cristologie; del Dio di Gesù
Cristo non si può più parlare
in termini di categorie logiche
ma di evento che, in quanto
storico, parziale, in quanto segnato da una cultura, da un
luogo geografico, da simboli
specifici, può porsi in termini
di relazione, di spazio di libertà, di manifestazione di verità non oggettivabili e quindi
irriducibili nella loro contingenza e concretezza storica.
Renato Maiocchi
Franco Scaramuccia
L’Intesa
battista
Claudiana
lire 16.000
VENERDÌ 23 SETTEMRPr,
---------------
Madagascar-ltalia: uno scambio voluto dalla Cevaa
?l23i
^impegno è quello dì lavorare
e cooperare insieme
PAOLA REVEL
Chiesa
Ile (
aide
ODOARD
O e due persone devono
xv|3 lavorare insieme, è
molto importante che ciascuno dei due impari a conoscere bene il proprio partner afferma Léonard Rakotondrazaka -. Era nostra volontà
approfondire la conoscenza
delle comunità valdesi, capire la realtà in cui si trova ad
operare la Chiesa valdese,
per cooperare e lavorare insieme e il nostro obiettivo è
stato raggiunto: abbiamo capito come vivono la fede i
valdesi delle Valli, particolarmente legati alla loro storia, una storia di persecuzioni, di vita dura e difficile.
Abbiamo preso coscienza
dell’importante lavoro che
fanno nel campo del sociale,
visitando diversi istituti».
Così si esprime in un’intervista il direttore del Dipartimento per lo sviluppo, organismo della Chiesa di Gesù
Cristo in Madagascar.
La Chiesa riformata del
Madagascar e la Chiesa evangelica valdese fanno parte
della Comunità evangelica di
azione apostolica, che ha
come motivo conduttore un’
idea molto semplice: attraverso la condivisione, aiutare le
chiese di diversi continenti a
vivere meglio e a testimoniare la loro fede cristiana nel
mondo d’oggi. Le chiese appartenenti alla Cevaa, nel rispetto delle reciproche diversità, cercano insieme la loro missione, incoraggiandosi
e arricchendosi vicendevolmente. È dare qualcosa di sé,
per poi ricevere; è aiutarsi reciprocamente, mettendo in
comune beni e risorse umane;
è superare il vecchio spirito
della «missione» per attuare
il nuovo della «condivisione». In quest’ottica si situa il
progetto, o meglio quello che
abbiamo chiamato il «sogno
di Dario»; avviare una collaborazione di lavoro e di aiuti
reciproci con la Chiesa di Gesù Cristo in Madagascar.
Nel passato mese di agosto
un gruppo di giovani malgasci ha potuto soggiornare
nella valli valdesi e fare tutta
una serie di esperienze, accompagnati dai giovani che
nell’agosto ’92 avevano partecipato a un campo di lavoro
in Madagascar. Al termine di
questo periodo «valligiano»,
abbiamo voluto sentire le loro impressioni. Innanzitutto è
bene sapere che tutte queste
persone lavorano per il Dipartimento per lo sviluppo
(Saf), appartenente alla Chiesa riformata. All’interno del
Saf, ognuno di loro svolge un
compito ben preciso: ci sono
dei dottori, degli impiegati,
degli agronomi e un ingegnere minerario, che ha visto per
la prima volta una miniera visitando quella della Gianna,
in vai Germanasca. Andando
a vedere i nostri istituti e
ospedali si sono resi conto di
quanto materiale viene utilizzato e quindi di quanto denaro viene profuso per la sanità,
per gli anziani, per i portatori
di handicap. Inevitabile il
confronto con i loro ospedali,
ricchi di personale ma carenti
di medicinali, di attrezzature.
Parlando con la dottoressa
Clarisse e con Mamysoa, responsabili del Promofem, ci
siamo resi conto che le donne
malgasce sono molto seguite
dall’equipe che lavora all’interno del Saf sia per quanto riguarda la pianificazione familiare, sia per trovare un lavoro
che le renda indipendenti dai
fa 1894 T
fftedelh
{e aveva
sjpava g
ijchia, cl
Fé una se
he conc
Il canto è un mezzo formidabile per la fraternizzazione
la famiglia, sia per quanto riguarda gli studi. Il Saf possiede anche un parco macchine;
camion, fuoristrada, motociclette, utili per raggiungere i
vari villaggi e portare rifornimenti di ogni tipo. Molte di
queste macchine sono doni
che provengono dalla Germania, dalla Francia, dalla Svizzera e dall’America, anche se
un grosso problema è rappresentato dai pezzi di ricambio
originali, che in Madagascar
si trovano con difficoltà.
Parlando della realtà delle
Valli, come è loro apparsa,
tutti indistintamente hanno
manifestato la loro commozione per essere stati accolti
come degli amici e non come
degli stranieri. «Per la tredicesima volta vengo in Europa, ma questa è la prima volta
in cui mi sento veramente come a casa mia; sono stato accolto alla pari, come un fratello con il quale condividere
delle esperienze e non come
il nero che viene a chiedere al
padre bianco ciò di cui ha bisogno. L’organizzazione stessa delle nostre giornate di
sopiomo era discussa di volta in volta, in base alle proposte; non c’era mai nulla di
imposto».
Alcuni di loro sono rimasti
colpiti anche dal lavoro ben
organizzato dei nostri conta
dini, oltre che dalle maccL,
presenti nelle varie cascini
«Il contadino sa utilizzare!
ne il proprio tempo e le pi
prie risorse, non disperde ni
la di ciò che produce ma.
trasformare. Utilizza il ma»
riale del posto per le propi
costruzioni e non ha bisog,
che qualcuno gli insegni cos
deve fare. All’intemo del Si
abbiamo anche una fattoi,
che ha dei collegamenti con.
Collegio teologico; anche
pastori devono imparare al]
allevare il bestiame per
collaborare con i contadini i|
partecipare così allo svilupp
letto SUI
barole gi
zzi prat
la livoia,
kghiola,
si antichi ]
pugno 1
iilnuovo fc
|] «Canale i
i/girevole
^hia alla i
Bava edifica
lere, imponi
éltempo, res
mpio unico
triale, and
^Sud. Già d
janto era si
ire l’Arse
idipartimér
Bque, sul fi
nto era un
Jive prospet
ieeculturali.
^occasione
#e evangeli
fomiti
linaio valdc
na che si c
I Menusai
hi col far
del paese. In questi giorni at-l*do che
biamo visto molte cose eie
potremo tentare di organizare al nostro centro per migliorare le condizioni di vita de:
nostri contadini».
Penso che in queste paro!
ci sia la speranza di un futuri
migliore per parte della popolazione malgascia. Philip-i
pe, Ilary, Salomon, Mamy,
Clarisse, Mamy, Lanto, ”
Comi
ione dei
ito il pas
tdo Beri
ione mo
1895
Édel lave
[itniesi di v
On lavoro m
ierstizione
vosoa, Mamysoa e Lèonarè ini
hanno reso più forti i legai»^®*® 2- no
tra due realtà agli antipodi:
hanno portato una parte dell)
loro cultura, del loro entusiasmo, delle loro, esperienze in
una chiesa minacciata ’
secolarizzazione: hanno
tangibile la realtà della coJ’
divisione.
•ffiii creden
fro piano
"i: non erar
i persi
!Ìto, si ine
Biglie e a
ia di parli
Ida; c’era
Bechismo i
iFacoltà valdese di teologia
Iscrizioni al corso di laurea
Per l’immatricolazione al corso di laurea va presKt“,
tata domanda alla segreteria entro il 15 settembre^
modulo fornito dalla segreteria stessa. Si richiede la
rnaturità classica o altro titolo di secondaria superiora
giudicato equipollente con l’obbligo di esami integrativi. Un anno di studio integrativo viene richiesto a colff
ro che non hanno fatto 5 anni di scuola secondariasuperiore. La frequenza è obbligatoria.
Borse di Studio
Per permettere la frequenza sono previste borse
studio. La domanda per la borsa deve essere debitamente motivata. Informazioni più dettagliate sono rs^
periblli presso II prof. Ermanno Genre, segretario.
Tasse accademiche
Le tasse accademiche sono fissate, a partire dall’ai''
no accademico 1994-95, nella seguente misura;
Corso di laurea:
- immatricolazione, £ 200.000
- frequenza per i quattro anni regolari, £ 150.000 a
semestre
“iscrizióni ftjori corso, £ 150.000 l’anno. ^
Gli importi vanno versati sui ccp n. 40252009 inte*,
stato alla Facoltà. , . ,
i programmi dei corsi sono disponibili: in segreteria. ^
Facoltà valdese di teologia, via Pietro Cessa 42 '
00193 Roma, tei. 06-3210789 (segreteria telefonica)Durante l’estate la segreteria sarà chiusa; sarò nu*^
vamente aperta e a disposizione degli studenti all^ '
zio di settembre.
Il segretario; prof. Ermanno Genre-
5
BRE 19
-lì 23 SETTEMBRE 1994
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Chiesa valdese di Taranto ricorda i suoi primi cento anni di presenza in città
re |lle origini la testimonianza del marinaio
aldese Francesco Menusan
nPOABPO LUPI
Taranto faceva
e della provincia di
aveva 39.000 abitanIpava grosso modo la
jchia, che aveva vicoli
£ una sola strada meÌBie conduceva al duoipolo parlava ancora
to suo proprio con
iarde greche storpiate
ii praticavano giochi
il currunculo,
che erano anrantichi giochi greci. .
ugno 1889 fu inauguluovo bacino portuale
rianale navigabile e il
girevole per col legare
ia alla nuova città che
edificandosi. Queste
ire, imponentissime per
il tempo, resero Taranto , un
ipio unico di sviluppo inriale, anche se militare,
Sud. Già dal 1865 infatti
iUto era stata scelta per
iiliie l’Arsenale del seconIpartiménto marittimo,
i^e, sul finire del secolo
la bisopoPPlo sra una città pronta a
segni cosiP''e prospettive economino del Saip Culturali,
la fattoriiil*|iccasione per la predicalenti con
i; anche
iparare ail
: per ptetj
ontadinie
3 sviluppi!
giorni ah
cose eie
organizzilermiglioli vita deil
e cascini
lizzare
3 e le I
¡perde ni
uce ma
m il ma
le proprifj
È evangelica sembra che
ita fornita proprio da un
inaio valdese della Regia
la che si chiamava FranMenusan, che col temcol fare il colportore.
to che dal 1° ottobre
®til Comitato di evangeone decise di inviare a
Ito il pastore evangelista
do Bergstein. Infatti la
ione morale, scritta nel
Igno 1895 dal medesimo,
la del lavoro dei primi nofflesi di vita comunitaria,
ia. Philip-K^''0'‘o non facile per la
1, Mamy,IÌ®l™one e l’incredulità,
'"‘che era molto fervente nel
ìderio intenso di chiamare
ime e. uomini alla fede. 1
i credenti si riunivano al
|Ìiiio piano del palazzo Tur“b: non erano molti, quindici
i persone che, oltre al
Ito, si incontravano nelle
.........Iglie e avevano anche la
iella co«- parlare nella pubblica
■"a; c’era già un corso di
ihismo e una scuola doIcale con otto alunni.
P petardo Bergstein, malgraI® il dome germanico, era un
5Ìmestro della «scuole norili» che, conve.rtitosi a
toltole (Matera), aveva la’insegnamento, col coio della fede, per diventa^Pastore evangelista, dopo
«’"’Corso di preparazione
®aao l’Istituto evangelico di
Orna.
iste paioli
un
della po
anto,
; Lèonari
i i legaui
antipodi
larte deli
0 entusiierienzei»
iata dall
anno resi
jresenibre su
lede la
periors
tegrafr
acolo)ndaria
orse di
debita>no re0.
fall’an
OOOa
9 intejria. '
i42À
onica)h può*
all’N'
loro
‘^iCarlX
coni
tale
La recita «Ester» della festa di Purim nella chiesa valdese di Taranto, 17 febbraio 1992
sua richiesta fu accolta solo
vent’anni dopo, quando un
momento particolarmente
propizio si stava ormai esaurendo.
Nel 1953 moriva un vecchio fratello che fu tra i primi
credenti della comunità: Andrea Cristadoro. «Ques't’uomo ha profuso i tesori della
sua bontà, della sua saggezza, della sua esperienza. Risolveva situazioni ingarbugliate, appianava tutti i contrasti, ridava fiducia agli sfiduciati, coraggio agli scoraggiati, speranza e serenità agli
abbattuti». In molti, e non solo nella comunità, lo piansero
esprimendo riconoscenza al
Signore per aver potuto godere della sua amicizia.
In cento anni si è lavorato
alla crescita evangelica, ma
anche alla crescita civile e
culturale. Il figlio di un operaio poteva diventare professore d’università e tutti sentivano di doversi impegnare
nelle lotte civili di emancipazione per la libertà di coscienza e la pace. Predicare
r Evangelo in fabbrica è stato
un esempio concreto di come
sia possibile tenere unite le
istanze sociali della vita di
ogni giorno con la bella notizia del regno di Dio tra noi.
Un altro esempio di impegno è stato l’aiuto reciproco e
di servizio amorevole. Durante la prima guerra mondiale la
comunità creò un «Cirpolo
del soldato» per accogliere e
sostenere i numerosi giovani
lontani dalle famiglie. Allora .
non c’era il telefono, e molti
erano analfabeti: così nel circolo furono scritte più di cinquantamila lettere da mandare a casa o alla «morosa».
Negli anni Trenta e Quaranta
un Circolo giovanile in via
Pupino fu luogo di formazione e di dibattito culturale per
moltissimi, in un tempo in cui
ciò poteva costituire un rischio per il generale consenso
politico richiesto. Del resto la
resistenza culturale valdese
nella diaspora è sempre stata
attiva: il giornale locale della
scuola domenicale, a firma di
Ercole Campi, nel 1940 si
esprimeva così: «Bibbia e intelletto, cristiano perfetto».
Negli anni ’60 fu istituito
un asilo infantile, molto utile
e apprezzato nel quartiere di
via Messina, dove la comunità si era finalmente trasferita in nuovi e spaziosi locali.
Negli anni Novanta si è accolto e assistito un notevole
numero di profughi albanesi,
che poi hanno trovato lavoro
toma.
lìcstimoni dell'Evangelo
' ' venti pastori che si sono
^duti in questi cento anni
toano solo delle tappe: chi
porta avanti la testi®totanza sono i credenti, e
molti sono stati
'.che hanno fatto della
vita un impegno costante
« .''edicazione umile, ma eftoc. Donne come Zemira
padri di famiglia
Campo cadetti di Agape, giugno 1994
Il nuovo Sud Africa
speranza da costruire
e sistemazione in varie parti
d’Italia. Fin dagli anni ’70 è a
disposizione di tutti una biblioteca teologica particolarmente fornita nell’ambito biblico, storico, scientifico del
protestantesimo (eredità Giuseppe Castiglione), che può
essere utilizzata da studenti
delle scuole superiori e universitari. Infine, di recentissima costruzione, c’è una sala
per la gioventù per incontri,
. riunioni e per il tempo libero.
Nuovo clima
Ecumenismo e necessari
impegni sociali e politici hanno poco alla volta preso il posto dello slancio evangelistico
che ha caratterizzato per tanti
anni la vita della nostra comunità. Anche l’emigrazione
ci ha portato via tanti fratelli
tra i più intraprendenti e impegnati; così, al momento, la
vita della comunità di Taranto sembra segnare il passo.
Intanto sul fronte evangelico
numerosi sono i gruppi e i
movimenti che si sono affacciati nell’evangelizzare la
città, gruppi che hanno quella
capacità di aggregazione che
i valdesi hanno dimenticato.
, Quando i credenti, come i
valdesi, sanno di essere uguali davanti al Signore, senza
distinzione sessuale, economica o culturale, quando alla
guida della comunità non c’è
un singolo o un gruppo di
eletti che detengono il potere
ma si sceglie, si decide, ci si
impegna nel servizio secondo
i dono di ognuno, quando lo
Spirito crea una siffatta comunità, allora i credenti non
sono solo la chiesa di Gesù
ma sono anche uno stimolo
alla vera democrazia e alla
vera cultura, e sono un’indicazione per tuttavia città che li
circonda.
Essere una tale chiesa però
richiede impegno e responsabilità, e questo la gente non si
sente di accettarlo facilmente.
Eppure, noi valdesi di Taranto, con l’aiuto del Signore,
continueremo a invitare ancora donne e uomini a unirsi a
noi, per rispondere insieme
alla vocazione del Signore.
Angelo Ruggieri, opeAndrea Cristadoro e
TOa
andò Russo, giovani coj Alfonso D’Auria.
Tav lettera, scritta alla
valdese nel 1947, ZeDe Carlo, dinanzi al crete numero di credenti, ri^Weva l’urgente acquisto di
> Vi locali, anche per poter
un’attività diaconale
®Rtà. Questa sorella
® ma ardita aveva ben
u quale fosse il compito
H„ chiesa evangelica e
la testimonianza, la
Unione, la diaconia; la
_______SILVIA ROSTAGNO
Pasquale lacobino, l’autore di «Sottomessi a Dio
onnipotente, razzismo e religione dell’apartheid», Milano, Selene Edizioni 1992, ha
parlato, al campo cadetto di
Agape, della storia del Sud
Africa come società basata
sull’apartheid, di un sistema
violento, di una vita quotidiana fondata sul razzismo. Il
suo intervento si è articolato
in quattro punti che fondano
il sistema dell’apartheid: la
separazione delle razze, la divisione della terrà, il lavoro e
la gestione dello stato.
Perché continuare a parlare
del Sud Africa? Come memoria di un sistema raffinato
e terribile solo recentemente
sconfitto dalla grossa mobilitazione del popolo nero'O da
quanti insieme ai neri hanno
creduto nel cambiamento.
Per noi in Europa continuare
a raccontare questa storia significa poter leggere le notizie selezionate dalle agenzia
stampa con occhio critico e
uno stimolo a mantenere i canali informativi non ufficiali;
per le ragazze e i ragazzi italiani significa la realizzazione di una speranza, ma soprattutto l’esperienza di una
solidarietà vissuta all’interno
del sistema connivente dell’
Occidente.
Pasquale lacobino ha comunicato ai giovani che lo ascoltavano la realtà di quel regime
violento con esempi chiari e
molto forti, la logica razzista
che lo fondava, ma anche comunicato il desiderio di seguire gli avvenimenti internazionali con passione e criterio.
Continuiamo ad occuparci del
Sud Africa anche ora, a seguire lo sviluppo democratico in
atto. Siamo sicuri che Pasquale lacobino (Firenze) è disponibile per altri incontri.
Venezia
Per la verità
dei fatti
Dopo la pubblicazione sul
n. 31 del nostro giornale
(pag. 5) di un breve trafiletto
dal titolo «L’altra campana»
abbiamo ricevuto tre lettere
da Sandro dell’Aquila, Anna
Giusti e Silvio Marini che ci
pregano di rettificare quanto
detto dall’«altra campana» e
per questo allegano copia di
una lettera del moderatore
del 5 luglio 1994, già diffusa
nella comunità valdese e metodista di Venezia. In essa il
moderatore Gianni Rostan
chiarisce che «nella lettera
del 19 luglio 93» i diaconi
«in modo molto fraterno e
amichevole... esponevano una
situazione di difficili rapporti
con il pastore Stretti, ma senza assolutamente chiederne
r allontanamento».
«I firmatari della lettera continua il moderatore - hanno agito correttamente chiedendo aiuto alla Tavola e alla
Commissione esecutiva distrettuale come è previsto dai
regolamenti». Ci auguriamo
che la polemica termini qui.
SANT’ANTONINO DI SUSA — Domenica 11 settembre
hanno reso la loro testimonianza di fede,^ mediante il battesimo, le sorelle Luigina e Clara Blandino. Il battesimo è
stato celebrato dal pastore Dorma; la predicazione sul testo
di Romani 8, 1 -17 è stata tenuta dal pastore Franco Casanova. La partecipazione all’incontro è stata notevole, oltre a
fratelli e sorelle provenienti dalle comunità della valle di
Susa, da Venaria e Torino, numerosi sono stati tra i presenti
amici e conoscenti di Luigina e Clara, che per la prima yolta hanno assistito a una «funzione» evangelica. Al termine,
seguendo una prassi ormai consolidata, nella sala adiacente
il tempio si è preparato un rinfresco: l’ occasione è stata ottima per favorire discussioni e aprire un dialogo informale
con persone esterne e affascinate dalla novità. Alle care sorelle rinnoviamo ogni benedizione nel Signore.
SUSA — Sabato 24 settembre, alle ore 20,30, nei locali della
Chiesa evangelica battista in Lungo Dora Abegg 22, il fratello missionario John Sullivan terrà una conferenza su un
tema di attualità: assistenza sanitaria e servizio cristiano potrebbe essere il titolo di questa esposizione, tendente a illustrare i modi per offrire ai malati terminali (e non) sia negli
ospedali sia nelle proprie abitazioni quelle cure «spicciole»
amorevoli e fraterne che non si possono pretendere dall’intervento medico e infermieristico professionale. L opportunità si profila particolarmente interessante per tutti coloro
che desiderano «vivere TEvangelo» nell’ottica di uno specifico e autentico servizio cristiano.
TORRE PELLICE — Domenica 18 settembre la comunità si
è rallegrata per l’accoglienza del nuovo pastore Donato
Mazzarella, giunto da Pomaretto in sostituzione del pastore
Pasquet; a lui e alla sua famigliala chiesa porge Taugurio
di un ministero benedetto dal Signore.
• Sono stati celebrati i matrimoni di Marco Giampiccoli e
Simonetta Tosel e di Claudio Saragosi e Romina Geymonat. Gli auguri affettuosi della comunità vanno a queste
due coppie di sposi.
• Con cristiana simpatia siamo vicini alle, famiglie dei fratelli e delle sorelle che ci hanno lasciato: Adriano Hugon,
Gina Cougn in Lucci, Anna Maria Malan Nelson ved.
Ruhoff, Stefano Michelin Lausarot, Anna Maria Rivoira
ved. Blesso.
POMARETTO — Sabato 17 settembre si sono svolti i funera.li del fratello Enrico Peyronel (Ricu), deceduto presso
l’Ospedale valdese all’età di 59 anni. Ai familiari la simpatia cristiana della comunità.
PERRERO-MANIGLIA — Ci rallegriamo con Ada Richard
e Pierpaolo Massel, direttore della corale di Perrero, per la
nascita della piccola Marta: che il Signore benedica questa
giovane famiglia.
PINEROLO — I lavori di restauro dell’organo sono a buon
punto. Durante tutti i mesi estivi, pur senza accompagnamento, il canto degli inni è stato buono e ci siamo resi conto
che le voci ci sono e che è bene adoperarle per lodare il Signore. ,
• Il 29 agosto abbiamo avuto la gioia di incontrare il gruppo
di malgasci in visita alle Valli, che si sono fermati tutto il
giorno in mezzo a noi.
• Ci siamo rallegrati per il battesimo di Alessandro Castiglia, figlio di Guido e Claudia, Mirko Pons, di Roberto e
Tiziana, Paolo Ras di Albino e Maria Rosa, e Alice Storace, di Daniele e Giorgia, nonché per i matrimoni di Alessandro Coucourde e Cristina Galletto e di Giorgio Martinat e Daniela Corna.
• Abbiamo provato grande dolore e ci siamo stretti intorno
ai familiari per la dipartenza, improvvisa, della nostra sorella Olga Ciarrier in Fantone.
PRAROSTINO — Nel culto del 18 settembre ha ricevuto il
battesimo Andrea, di Gianni e Anna Godino; che il Signore
lo faccia crescere nel suo amore e nella sua grazia.
• La comunità dà il benvenuto ai piccoli Désirée, di Luciano e Silvana Godino, e Andrea di Flavio e Patrizia Rivoiro.
• È deceduta Fanny Avondet ved. Scaviero; alla famiglia
va la cristiana simpatia della chiesa.
ANGROGNA — Domenica 18 settembre, al termine di un
breve culto presieduto dal presidente del Concistoro, JeanLouis Sappè, l’assemblea di chiesa ha nominato due nuovi
anziani, in sostituzione di Remo Gaydou (compiuto quindicennio) e di Eldina Long (dimissionaria per motivi di famiglia dopo un mandato di dieci anni). Sono state elette Ilda
Chiavia (Pradeltorno) e Marina Bertin (San Giovanni).
Sono stati confermati per un altro quinquennio Armando
Bertalot (Jourdan), Marina Bertot (Giovo), Vilma Monne! (Prassuit-Vemé) e Bruno Rivoira (Martel). Successivamente l’assemblea ha preso atto del programma di attività predisposto dal Concistoro per far fronte all’emergenza
causata dalle improvvise dimissioni del pastore Marchetti
per motivi familiari. Come è noto la Tavola non assicurerà
per un anno alcun sostituto, per cui la cura pastorale verrà
assunta dal Concistoro in collaborazione con le chiese del I
circuito.
• Ringraziamo i pastori Giorgio Tourn, Gabriella Costabel e Franco Davite per i messaggi rivoltici nel corso dei
culti da loro presieduti in queste ultime domeniche.
• Si è spento dopo breve malattia, all’età di 83 anni, Alberto Rivoira, del Prassuit, ospite ormai da parecchi anni al
Foyer del Serre. Rinnoviamo ai (amiliari la solidarietà di
tutta la chiesa.
FIRENZE — La lunga ricerca dell’alloggio pastorale per Paolo Sbaffi e la sua famiglia si è finalmente conclusa e dal
mese di luglio il pastore abita a Firenze. Il culto di insediamento si terrà domenica 25 settembre, ore 11, nella chiesa
metodista di via dei Benci.
t
ERRATA VENEZIA — Nel riferire la cronaca della Chiesa
valdese e metodista di Venezia (n. 35 del 16 settembre) abbiamo dato notizia del funerale di Salvatore Buono; in
realtà il pastore Buono ha curato il funerale di Giulio Ambrosini. Ci scusiamo con l’interessato, con la comunità di
Venezia e la figlia Ambrosini.
6
PAG. 6 RIFORMA
Della Pa
IL MINISTERO
VENERDÌ 23 SETTE^i^ ^
si in'
DELLA RICONCILIAZIONE
JEAN-PIERRE MONSARRAT*
La riconciliazione è una
realtà che ci è già data,
in comunione con Cristo, fin
da ora. È anche una promessa, l’annuncio di un mondo
totalmente rinnovato, trasformato, trasfigurato, risuscitato; all’inizio della sua epistola, l’autore enuncia il disegno
di Dio: riunire sotto un solo
capo. Cristo; tutto ciò che è
nei cieli e sulla terra. Questo
è il pieno adempimento della
riconciliazione, l’oggetto della speranza e l’attesa della
Chiesa, a livello dell’intera
creazione!
Il ministero di Cristo
Questa speranza è fondata
sul ministero di Cristo,
ministero vissuto in una fedeltà totale fin sulla croce. È
per mezzo di questo ministero che Gesù ha distrutto
l’odio, annullato la legge e le
sue prescrizioni, compiuto la
riconciliazione degli ebrei e
dei non ebrei e instaurato la
pace. Parlando del sangue di
Cristo (v. 13), il nostro autore
indiea il dono che Gesù ha
fatto della propria vita, intesa
nel senso di un’esistenza interamente consacrata al suo
ministero fino al termine ultimo della morte. La menzione
della carne (v. 15) è probabilmente da collegare a Colossesi 1, 22 e sottolinea l’importanza decisiva della lotta
compiuta da Cristo durante il
suo itinerario terreno. In nessun momento l’autore dell’epistola spiega perché la vita e
la morte di Cristo sono fonti
di tanti benefici ma contribuisce in modo notevole ad arricchire la nostra comprensione del senso e della portata
della croce e ci illumina sul
modo di comprendere il rapporto tra la vita e la morte del
Cristo e le sue conseguenze.
L'amore di fronte
a tutte le ostilità
Possiamo tentare di supplire a questo silenzio a
partire dalle testimonianze
evangeliche: Gesù è vissuto
da uomo libero e disponibile
per tutti, peccatori e giusti,
malati e sani, ebrei e samaritani, senza che nessuna barriera gli desse fastidio e così
facendo ha accumulato su di
sé sia l’odio dei capi ebrei sia
l’odio dei romani, responsabili insieme delle sue sofferenze e della sua esecuzione.
Ora, a questa ostilità di cui la
croce segna il momento culminante, Gesù ha opposto il
suo amore: egli prega per i
suoi carnefici. Fino alla fine
Gesù è stato fedele a quel Padre che portava ad esempio ai
suoi quando li invitava ad
amare i loro nemici, quel Padre che fa levare il suo sole
sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e
sugli ingiusti (Matteo 5, 45).
Questa fedeltà fonda la vittoria del perdono, della riconciliazione e della pace per tutta
la creazione, riconciliazione
che, per la nostra epistola, è
al cuore dell’Evangelo.
La chiesa
e la riconciliazione
L? epistola agli Efesini è
una meditazione sul disegno di Dio e sull’opera di
salvezza compiata da Dio in
Cristo: riunire, riconciliare
nel suo amore l’umanità e
l’intera ereazione. La visione
«Perciò, ricordatevi che un tempo voi, pagani
di nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si
dicono circoncisi, perché tali sono nella carne
per mano d’uomo, voi, dico, ricordatevi che in
quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla
cittadinanza d’Israele ed estranei ai patti della
promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo. Ma ora, in Cristo Gesù, voi che eravate lontani siete stati avvicinati mediante il sangue di
Cristo. Lui, infatti, è la nostra pace; lui che dei
due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbattuto
il muro di separazione abolendo nel suo corpo
terreno la causa dell’inimicizia, la legge fatta
di comandamenti in forma di precetti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo facendo la pace; e per riconciliarli tutti e due con
Dio in un corpo unico mediante la sua croce,
sulla quale fece morire la loro inimicizia. Con
la sua venuta ha annunziato la pace a voi che
eravate lontani e la pace a quelli che erano vicini; perché per mezzo di lui gli uni e gli altri
abbiamo accesso al Padre in un medesimo Spirito. Voi dunque non siete più né stranieri né
ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri
della famiglia di Dio. Siete stati edificati sul
fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo
Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla
quale l’edificio intero, ben collegato insieme, si
va innalzando per essere un tempio santo nel
Signore. In lui voi pure entrate a far parte
dell’edificio che ha da servire come dimora a
Dio per mezzo dello Spirito»
(Efesini 2, 11-22)
dell’epistola è così elevata da
sembrare a volte molto lontana dalle nostre realtà quotidiane. Essa ci trasporta in una
dimensione cosmica e nel
tempo dell’eternità e ci apre
al mondo della risurrezione.
Eppure l’autore non dimentica i destinatari dell’epistola:
per evocare la rottura tra
ebrei e non ebrei, egli parte
dal fatto che i suoi lettori erano dei non ebrei e pertanto
erano consapevoli di tutto ciò
di cui erano privi per il fatto
di-non appartenere al Popolo
dell’Alleanza, l’autore prolunga l’annuncio dei frutti del
ministero e della croce del
Cristo con-una parola rivolta
direttamente ai suoi interlocutori per sottolineare che sono loro adesso i primi beneficiari della riconciliazione:
«...siete concittadini dei santi
e membri della famiglia di
Dio... In lui voi pure entrate a
far parte dell’edificio che ha
da servire come dimora a Dio
per lo Spirito» (Efesini 2, 1922). La realtà ultima che la
fede cristiana confessa è presente all’interno stesso della
loro comunità.
Integrazione in seno
a uno stesso popolo
Successivamente, il nostro
autore utilizza tre immagini per descrivere l’integrazione in seno a uno stesso popolo di tutti quelli che sono
riconciliati in Cristo: prima di
tutto, l’immagine della città
nella quale gli Efesini non sono più degli stranieri ma condividono la piena cittadinanza
di tutti i membri del popolo
di Dio (v. 19). Poi quella del
la famiglia (v. 19) di cui Dio
dia
è padre e alta quale essi partecipano come figli.
Infine quella dell’edificio
(v. 20-22), al tempo stesso
dimora e tempio, che Dio costruisce; questa immagine
prevale sulle altre due per il
posto che le dedica l’autore.
Essa ha le sue radici nell’Antico Testamento, nella riflessione sul tempio di Gerusalemme (leggere in particolare
2 Cronache 6). L’immagine
rimbalza nel ministero di Gesù, in particolare nell’Evangelo di Giovanni, in occasione del dialogo tra Gesù e i
suoi interlocutori durante la
purificazione del tempio: demolite questo tempio e in tre
giorni lo farò risorgere, dice
il Cristo, e l’evangelista spiega: egli parlava del tempio del
suo corpo (Giov. 2, 19 e 21).
Anche l’apostolo Paolo utilizza l’immagine dell’edificio
e del tempio parlando della
chiesa. L’epistola agli Efesini
si distingue dal testo molto
noto di I Corinzi 3 in tre modi: il Signore è la pietra angolare dell’edificio e non il suo
fondamento; è in alto, non in
basso! Sono gli apostoli e i
profeti ad esserne le fondamenta, vale a dire la prima
generazione dei testimoni del
Signore che, con la loro predicazione e il loro insegnamento, hanno dato nascita a
questo popolo nuovo. Infine
Dio è non solo l’architetto (I
Corinzi 3, 10) ma il costruttore deH’edificio.
Aderire a Cristo nella fede,
entrare nella chiesa e ricevere
il battesimo, è un processo
che impegna ciascuno individualmente ma è un processo
che porta coloro che lo seguono a partecipare ad una
avventura che ha una tutt’altra dimensione che non quella
Aula s
ministra
esteri in
•dese di 1
vedi 15 :
ramente
che ha h
tene api
, gli ospit
I luto e a
¡'degli ist
i tempo u
I le chiesi
sostengi
sono st£
■per le n
lalla scu(
|ìa affidi
iamo
della salvezza individuale. Li
porta a prendere il loro posto
nel popolo che Dio raccoglie,
a far parte, insieme a tutti gli
altri, dell’edificio che Dio costmisce.
Vocazione della
comunità ecclesiale
All’inizio della sua epistola l’autore precisa la vocazione della comunità ecclesiale formata dai suoi interlocutori: Dio ci ha eletti... per
celebrare la gloria della sua
grazia... (v. 6). La missione
affidata alla comunità dei credenti ai quali Dio ha rivelato
l’ampiezza del suo disegno
d’amore - riunire tutto ciò
che è nei cieli e sulla terra
sotto un solo capo, il Cristo
(1, 10) - è di dire, con riconoscenza, la speranza che questa scoperta ha fatto nascere
in essa. Il nostro testo completa questa prospettiva: la
chiesa non è solo messaggera
del disegno di Dio ma partecipa alla riconciliazione che
essa canta; fa parte dell’edificio che Dio costmisce, è già
la casa nella quale Dio abita
per mezzo dello Spirito.
Chiesa e Regno
Distinguiamo con ragione
tra la chiesa e il Regno;
la chiesa appartiene al tempo
della storia, è la messaggera
e la serva del Signore; non è
l’oggetto della nostra speranza e della nostra attesa, il
frutto della vittoria definitiva
dell’amore di Dio. Il tempo
della chiesa avrà fine quando
verrà il pieno compimento
del disegno di Dio, che appartiene al mondo della risurrezione. Eppure, ci dice
l’autore dell’epistola agli
Efesini, la riconciliazione
realizzata dalla morte e dalla
risurrezione di Cristo viene
vissuta fin da ora nella comunità ecclesiale perché Dio
ha fatto di noi dei cittadini di
questo popolo che egli raccoglie; Dio ci ha edificati insieme sul fondamento degli
apostoli e dei profeti; siamo
edificati per essere una dimora di Dio in Spirito. Nella
chiesa tutti i muri di separazione sono già caduti! È
grande la distanza tra queste
prospettive e la realtà delle
chiese oggi: queste sembrano
spesso prigioniere dei conflitti che oppongono le nazioni o i gruppi sociali, dall’
Irlanda alla Jugoslavia.
La loro storia illustra più la
pptenza dello spirito di divisione e di esclusione che la
riconciliazione compiuta da
colui al quale si richiamano.
Raramente la vita quotidiana
delle chiese ha per orizzonte
la grande riunione di cui tuttavia, grazie a Dio, esse sono
beneficiarie. La preoccupazione dell’identità confessionale prevale sul dono che ci
viene fatto di essere, insieme
a tutti coloro che nel mondo
intero confessano il nomejifl
Cristo, cittadini di una sles
città, membri di una stessa!
miglia, pietre viventi di uni
stesso e unico edificio, prò
messa e avvio di quella rii
nione dell’intera umanità«
la pace di Dio. Eppure, si
che siamo comunità dell’E
0 dell’Ovest, del Nord oil
Sud, di tradizione cattolica
evangelica, siamo tutti me®
bri di uno stesso popolo, e
Acati insieme per essere
casa di Dio in Spirito!
*Jean-Pierre Monsamtèft
store emerito della Chiesa
mata di Francia, di cui aU
anni fa è stato presidentt^
Consiglio nazionale.
(2-li^
Da «Le christianisa
n. 440W
Preghiera
Sono una donna,
madre della vita,
contadina, cuoca, domestica,
infermiera, guardiana notturna.
Sono una donna,
la chiave della famiglia.
Sono amata eppure oppressa,
stimata eppure subordinata,
adulata eppure battuta,
indispensabile eppure dimenticata.
'
Signore, tu mi hai creato e mi conosci,
tu conosci tutte le mie pene,
vedi le mie lacrime e odi i miei sospiriTu sei il mio tutto.
Presso di te. Signore, c’è speranza.
In te continuerò ad avere fiducia:
come donna.
Grace Eneme (Cam®
ìllBl)
7
Fondato nel 1848 ’
<
Va ¡ 11
venerdì 23 SETTEMBRE 1994
ANNO 130 - N. 36
lire 1300
»
Î Aula sinodale gremita di allievi, pubblico, genitori, amministratori locali, rappresentanti di chiese e di istituti
jesteri in qualche modo legati all’attività del Collegio valídese di Torre Pellice in occasione dell’avvio ufficiale, giovedì 15 settembre, del nuovo anno scolastico. Un anno veramente nuovo poiché segna l’avvio del Liceo europeo
che ha le sue basi nell’insegnamento delle lingue e di ma• terie apprese in lingue diverse dall’italiano. Una ventina
gli ospiti stranieri, molti dei quali hanno portato il loro sa[ luto e augurio per l’attività del Collegio; rappresentahti
degli istituti francesi, tedeschi e inglesi coi quali esiste da
tempo un rapporto di scambio e di incontri, esponenti delle chiese èvangeliche di Germania e Svizzera che da anni
sostengono il Collegio. Durante la cerimonia inaugurale
sono state consegnate numerose borse di studio e premi
;jier le migliori pagelle; un simpatico rinfresco con visita
alla scuola ha concluso il pomeriggio. La prolusione, è staaffidata al dott. Vladimiro Zagrebelsky di cui pubbliamo nell’interno una nostra intervista.
Ci ho pensato a lungo e mi
pare proprio che, in questi tempi non facili e confusi,
alcune indicazioni date da
Giorgio Tourn nel sermone
del 15 agosto vadano ricordate per la nostra vita di singoli, di famiglie, di chiese
protestanti in Italia. Tourn ha
delineato l’immane muta-'
mento avvenuto intorno a noi
e dentro di noi; anzi, più precisamente, ha descritto come
eravamo e siamo impreparati alla nuova situazione, alle
attese che altri hanno nei nostri confronti. Chi mai, anche
solo vent’anni fa, avrebbe
mai pensato che i valdesi potessero interessare: eppure
oggi abbiamo, ad ésempio,
una compagnia di teatro totalmente «esterna», laica, che
VALDESI E LA SOCIETÀ ‘
UN PROGRAMMA
MARCO ROSTAN
decide di mettere in scena un
lavoro sulla storia valdese
(«Fuochi»). Siamo come una
squadretta di calcio di serie D
inviata a giocare ai mondiali,
ha detto Tourn, ma siamo lì,
siamo in campo, la gente si
aspetta di vedere come giocheremo, quale sarà il nostro
«messaggio».
Tourn ha proposto quattro
punti, e a me sembra che essi
costituiscano un programma
chiaro, essenziale, delle cose
da dire, da fare, da vivere.
Primo: vivere la religione
senza diventare settari-, senza
pensare cioè che solo la nostra religione sia giusta, vera,
autentiea. Secondo: vivere la
laicità senza dimenticare
Dio; cioè sapendo che la vera
laicità non è né secolarizzazione, né anticlericalismo
ma il risultato di un rapporto
fra umanità e Dio in cui non
ci sono altre «mediazioni»
all’infuori di Gesù Cristo.
Terzo: essere convinti senza
diventare fanatici, cioè tenere
con forza alle nostre convinzioni, alla nostra fede, senza
pensare che dobbiamo «educare» gli altri e senza giudicare gli altri sulla base di noi
stessi (o del modello che ci
siamo fatti). Quarto: amare la
libertà senza diventare schiavi di noi stessi o, aggiungerei,
senza diventare schiavi delle
proprie esigenze soggettive,
del proprio desiderio di liberazione.
Ognuno di questi punti sottintende un vasto campo di
conseguenze, che ciascuno
può descrivere. Perché non
proviamo ad assumerli come
punti di riferimento?
il
li una sts
na stessa y
/enti di uni
lificio, pw
quella ri«
imanitànel
Eppure,
lità deU’i
Nord 01
; cattolicai
I tutti meffl
popolo, eij
■ esserei
rito!
warratèlt
Chiesa r
ìi cui alai,
esidentt i
(2-fin
hristianisf^ì
n. 440/11!I
II,
n.
mei
ifUll)
iLitonomia Ussi
lattaglia.
lersa
Il Consiglio regionale nella
sua riunione del 13 settembre
ha approvato una nuova legge regionale sull’accorpamento delle Ussl piemontesi.
Una legge regionale in materia era stata cassata dal goÌverno perché alcuni articoli
(il 4 e il 9), riguardanti il rapporto distretti-Comuni, erano
in contrasto con il decreto
legge 503/93.
La giunta regionale aveva
raggiunto un compromesso ,
con i sostenitori delle Ussl ali pine e per tacitare le proteste
di molti sindaci e Comunità,
montane, tra cui quelle della
iyal Pellice e delle valli Chisone e Germanasca, aveva inserito nella prima legge la
possibilità di organizzare
«conferenze dei sindaci» per
valutare la qualità dei servizi
s livello distrettuale. Con la
nuova legge questa possibilità salta e potranno essere
organizzate solo «conferenze
dei sindaci» a livello di Ussl.
A discutere del livello qualitativo dei servizi in vai Pellioe sarà dunque chiamato anolte il sindaco di Airasca!
moltre anche le funzioni soO'o-assistenziali vengono attribuite ai commissari e ai direttori generali delle Ussl.
Termina così, con una
Sconfitta, la battaglia per
• autonomia dei Comuni e
delle Comunità montane .portata avanti dalle amministrazioni delle nostre valli e che
*veva coinvolto anche le lo'■ali comunità religiose. Lo
stesso Sinodo valdese si era
espresso per una diversa arti^lazione territoriale che gat^ittisse i poteri di indirizzo e
1 gestione dei servizi ai Cou tt"*' battaglia diventa
^ difensiva per il mantenioiUo della qualità dei servi*®rferti alla popolazione.
Nella stessa riunione il
“osiglio regionale ha riapP ovato la legge sulla profesj^tio di guida alpina, estentido la possibilità di svol‘Itiesta professione an^gli stranieri.
Attività economiche e spopolamento nelle parole di Bruno Breusa, sindaco di Salza
Qui tutto è protetto, tranne il montanaro
MILENA MARTINAT
S alza. Il più piccolo comune delle valli Chisone e
Germanasca: una novantina
di residenti, ma nei mesi più
freddi a restare sono solo una
quarantina. Il vallone di Salza, sulla sinistra orografica
del Germanasca, sta vivendo
un’interessante inversione di
tendenza rispetto a molti Comuni montani. «Negli ultimi
due anni, tre giovani famiglie
sono tornate ad abitare stabilmente qui - spiega il sindaco, Bruno Breusa - infatti in
inverno restano i più giovani,
mentre i più anziani scendono a valle».
Purtroppo due anni fa la
scuola elementare ha chiuso i
battenti: «Erano necessari
cinque bambini per tenerla
aperta, noi ne avevamo solo
quattro... non c’è stato nulla
da fare — continua il sindaco
-; ora i quattro bambini devono partire ogni mattina alle setta e mezzo con un pulmino, che porta anche gli
alunni di Massello, e andare
a scuola a Ferrerò». Iniziare
a viaggiare con i mezzi pubblici fin da quando si è anco
Uno scorcio del centro dì Salza
ra molto piccoli non è certamente un’agevolazionè per
coloro che ancora credono
che vivere in montagna sia
importante e abbia un senso.
E viaggeranno anche i quattro
non ancora in età scolare come i due che già vanno alle
medie e la ragazza che va alle
superiori a Pinerolo.
A Salza ci sono un impian
to di agriturismo e un ristorante, ma non vi è alcun negozio: «Ordiniamo ciò che ci
serve a due negozi di Perre-^
ro; i padroni, due giorni la
settimana portano le provviste a coloro che non devono
scendere a valle», affermano.
Certamente a Salza non si vive della musica dei cantautori
e non si vive più di alleva
mento e agricoltura come un
tempo: «Soltanto una famiglia ha ancora due mucche dice il sindaco - anche se
quasi tutti hanno galline, conigli e capre. Questo perché
la gente lavora fuori: ci sono
infermieri, elettricisti, muratori, minatori. Anche il problema dell’alcolismo è calato: in generale mi sembra che
i giovani bevano meno».
Il Consiglio comunale in
quest’ultimo periodo ha
appaltato la costruzione di fogne. e acquedotto per 450 milioni, così tutte le borgate del
vallone saranno collegate.
Sarà anche ristrutturata la
, scuola di Fontane per farne
degli alloggi.
«Vivere in montagna oggi
, ha molti pregi ma presenta
anche dei problemi - dice ancora il sindaco -; tutto è protetto: piante, animali, ma non
gli uomini che ci vivono. Come possono continuare a vivere serenamente se, per
qualunque cosa debbano fare, devono chiedere il permesso a qualche ufficio e...
attendere, spesso fino a che
la stagione per fare certi lavori sia passata?».
Gesù Cristo, trovandosi nelle Valli
Valdesi, salì da Torre alla Sella per
vedere se le persone del luogo praticassero la morale del Vangelo e preferissero piuttosto dare che ricevere. Si travestì da vecchio povero, e la' sua miserevole apparenza avrebbe intenerito il cuore più duro. Arrivato alle baite della Sella, trafelato e senza fiato, chiese 1 elemosina di porta in porta. Ma ognuno trovò
un'pretesto per non dare nulla.
Il Signore, molto afflitto, camminava
a testa bassa verso la strada maestra
quando vide, all’uscita del villaggio, un
po’ in disparte, una porta malndotta, dove non aveva ancora bussato. La vecchia
che venne ad aprirgli l’accolse nella sua
stalla e gli offrì una tazza di latte quagliato, che aveva in serbo per il manto.
Non si sa se Gesù Cristo mangiò o no
quella laità; ma in ogni caso ne fu grato
e ringraziò calorosamente la contadina.
Poi la fece uscire con sé nel cortile e le
indicò col dito un magnifico pianoro
IL FILO DEI GIORNI
ALLA SELLA
MARIA PËYRONEL
verde in cima alle alture.
- A chi appartiene quel prato? - domandò
- A tutti gli abitanti della Sella, salvo
che alla mia famiglia, che non vi ha alcun diritto perché...
- E perché l’erba vi è intatta e fresca,
sebbene la stagione sia già inoltrata?
- Perché quell’erba è la più alta che
abbiamo; per di più, è dalla parte a bacìo
della montagna e riceve poco sole: ecco
perché si conserva verde e tenera fino a
molto tardi.
Allora il Signore la guardò con un’aria
profondamente seria e triste, che le diede
un tremito di emozione e-le disse:
- Ascolta, donna! Gli abitanti della
Sella non hanno saputo ricevere bene il
loro Signore, sotto la veste di mendicante che indossava. Per punizione, trasformerò; fin da quest’ora, la magnifica erba
di quel pianoro in un campo di abiazi.
Il miracolo avvenne immediatamente;
e da allora quel prato si chiamò la Piatta
’d Ih’ Abiazi. Il Signore salì alla Sella
Vela e, per lasciare traccia del suo passaggio, posò un dito su tre punti di una
roccia che si trova all’estremità del villaggio, vicino a una fontana, proprio sul
posto dell’attuale casa dei Bertin dei
Boun ’toun.
Il dito del Signore produsse tre incavi
profondi, disposti a triangolo. Davide
Bertin dei Boun’toun ha verificato resistenza di tre strani buchi sulla roccia,
, dietro casa sua.
(da «Tradizioni orali
delle Valli Valdesi in Piemonte»
di Marie Bonnet; ed. Claudiana).
In Questo
Numero
L'aereo caduto
.Cinquant’anni fa, su una
parete del monte Freidour,
si schiantava un aereo delle forze alleate che doveva
portare rifornimenti ai partigiani. Gli otto membri
dell’equipaggio, caduti per
una battaglia di libertà, sono stati ricordati con una
cèrimónìa Solenne.
Pagina II
Giovani
Ha riscosso un bel successo la festa dei giovani
svoltasi a Pinerolo nei
giorni scorsi: ne è risultata
una vetrina per mostrare le
iniziative dei giovani in
vàri campi.
Pagina II
Zagrebelsky
Il magistrato Vladiiniro
Zagrebelsky ha tenuto la
prolusione all’apertura dell’anno scolastico del Collegio valdese. In una nostra intervista gli abbiamo
chiesto il suo parere sui
rapporti fra giudici e società, fra giudici e politica,
sul Consiglio superiore
della magistratura.
Pagina III
Montagna
La vai Maira, in occasione della tradizionale -fiera
di settembre, si è interro
gata sulle strategie da se
guire per uscire dall’isplamento che è tipico di mol
te zone montatìe: non ci
stiamo più, è stato detto
a essere considerati solo
come dei «vinti».
Pagina III
Insegnamento
Dopo quasi treni’anni di
insegnamento, Jean-Louis
Sappè ripercorre una car
riera che si è dipanata a
contatto con la sua gente,
con le borgate, con i più
giovani allievi.
PAGINA III
8
PAG. Il
VENERDÌ 23
La cornacchia grigia, da quest’anno specie cacciabiie in Piemonte
AL VIA LA CACCIA, MA PER ORA NIENTE CAMOSCIO — Domenica 18 settembre, secondo quanto stabilito
dal calendario venatorio approvato dalla Regione, ha preso
il via la caccia: decine di cacciatori si sono così sparsi nelle
vallate come in pianura alla ricerca di prede da impallinare.
L’apertura però avverrà in fasi successive; per ora si può
sparare solo a lepri, fagiani, volpi e altri specie minori; per
camosci, cinghiali, caprioli o mufloni l’appuntamento è rinviato al 1° ottobre.
LUSERNA: PIÙ SOLDI DALL’ICI — La terza variazione di
bilancio approvata dal Consiglio comunale di Lusema evidenzia un aumento nell’entrata dall’Ici di oltre 100 milioni;
qualche aumento anche dalla pubblicità, affissioni e occupazione suolo pubblico. Entrate dell’Iciap invece più basse
del previsto, più spese per il servizio di asilo nido e per le
scuole materne ed elementari. Illustrando le nuove cifre del
bilancio l’assessore Della Donna ha commentato favorevolmente l’andamento della situazione di.cassa per il 1994:
«La situazione è nettamente migliorata rispetto all’anno
scorso: mentre a fine ’93 avevamo 118 milioni per le anticipazioni di tesoreria, quest’anno arriveremo al massimo a 45
milioni». Risultato della politica di rigore imposta dal nuovo sindaco Ohibò? Intanto si è registrata nell’ultima seduta
l’assenza di opposizione: la sinistra appoggia la giunta e i
rappresentanti dell’opposizione del Ccd e della Lega Nord
erano assenti. Dall’assessore Caffaro si è appreso che i lavori per la costruzione della rotonda fra via Matteotti e via
1° Maggio, ad opera della Provincia, proseguono con una
certa celerità, e che dal lato proveniente da Lusema Alta
dovrebbero concludersi entro pochi giorni.
RORA RICORDA GLI EBREI SFOLLATI — Fu uno dei
Comuni del Piemonte che ospitò il numero maggiore di
ebrei sfollati durante la repressione nazifascista della seconda guerra mondiale; Rorà ricorderà quel periodo,
l’ospitalità e la solidarietà verso quelle persone, domenica
25 settembre. Alle 10,30 ci sarà il ritrovo in piazza Fontana
e, alle 11, presso la sala comunitaria, i saluti delle autorità
e l’intervento del rappresentante della comunità israelita.
Alle 12,30 è previsto il pranzo presso Pagriturismo e, alle
15, sempre alla sala comunitaria, testimonianze dei protagonisti dell’epoca.
CORO ARGENTINO OSPITE IN VAL PELLICE — Il
Coro alpino Valpellice ha negli ultimi anni stretto rapporti
di amicizia con diversi cori; in particolare è accaduto nel
corso di un viaggio in Argentina svoltosi nell’agosto del
1993. Da quella tournée è natà l’idea di ospitare in valle
gruppi dal Sud America; mercoledì 28 settembre, alle 21,
nella chiesa del Sacro Cuore a Lusema San Giovanni e giovedì 29, sempre alle 21, nel tempio valdese di Bobbio Penice, si esibirà il Coro de la Universitad nacional del Litoral
de Santa Fè. Si tratta di un coro fondato nell’aprile del 1975
in seno all’Istituto superiore di musica dell’Università di
Santa Fé di cui è tuttora il coro ufficiale.
Il coro ha un’intensa attività tenèndo circa cinquanta concerti all’annp; ha partecipato a numerose rassegne corali nel
suo paese e interpretato numerose opere importanti tra le
quali la «Messa in do maggiore» di Beethoven, l’oratorio
«La creazione» di Haydin, i cori de «La traviata» di Verdi e
de «Il flauto magico» di Mozart. Attualmente il coro è diretto dal maestro Jorge Alberto Cespedes. Il repertorio del
coro comprende brani della polifonia classica, della canzone latinoamericana e del folclore argentino.
PINASCA: LA SQUADRA AIB AIUTERÀ IL COMUNE
— Il Comune ha stipulato una convenzione con la squadra
dei volontari antincedi boschivi che aiuterà a mantenere in
buono stato strade periferiche e altre zone del paese. La collaborazione viene dunque istituzionalizzata e prevede anche
l’intervento sugli impianti sportivi; aH’amministrazione toccheranno le spese per il materiale utilizzato e per le attrezzature.
CORALISTI EUROPEI SI INCONTRANO — Dal 22 al
25 settembre si svolgerà, presso la biblioteca della Casa
valdese e alla Foresteria di Torre Pellice, un incontro di
coralisti provenienti da diversi paesi europei; ad organizzarlo è la Cemep (Conférence européenne pour la musique
d’église protestante), organizzazione sorta col preciso scopo di favorire i contatti, lo scambio di esperienze nel campo della musica di chiesa. Ai lavori partecipa un centinaio
di persone; è previsto anche un momento pubblico con un
concerto, sabato 24 settembre alle 20,45, nel tempio valdese di Torre Pellice.
Ricordati i caduti dell'aereo alleato
Cinquantanni fa
sul monte Freidour
ERICA BQNANSEA
Il 13 ottobre 1944 partono
16 aerei dalla base militare alleata di Foggia. Sono carichi di provviste e armi e si
dirigono a Nord per effettuare dei lanci ai partigiani che
combattono al di là della linea gotica. Le condizioni atmosferiche non sono buone e
sei di quei velivoli non torneranno più alla base. Un «Liberator Kh 239^ del 31°
squadrone della South African Air Force si schianta sulla parete del monte Freidour,
a 1.445 metri, a causa della
nebbia e del temporale che
imperversa.
Sono circa le 20,30 e dai
centri abitati sottostanti si
vede solo un lampo. Si dovrà
attendere il mattino successivo perché qualcuno possa salire fin sul monte e constatare che gli otto giovani che facevano parte dell’equipaggio
dell’aereo sono morti; i loro
corpi sono irriconoscibili,
tanto che si dovrà seppellirli
in una fossa comune. Alcune
provviste e alcune armi vengono ancora recuperate dai
partigiani: alcune lamiere del
velivolo sono vendute, altre
rimangono là, a ricordo della
sciagura.
Era un incidente quasi dimenticato, sul posto era stata
eretta solo una croce. Ora,
per iniziativa del sindaco di
Cantalupa, Giustino Bello, si
è voluto ricordare il sacrificio degli otto aviatori: il 17
luglio scorso gli alpini hanno
trasportato con l’elicottero
sul cocuzzolo del monte
Freidour, che è stato teatro
dell’incidente, un simbolico
monumento in metallo («Ali
come vele»), ideato da Michele Privileggi e realizzato
dal fabbro di Cantalupa Giovanni Comba.
Domenica 18 settembre si
è quindi indetta una manifestazione per inaugurare alla
báse del monumento una lapide con i nomi degli otto
militari periti. Alla cerimonia
hanno preso parte sindaci e
personalità politiche del Pinerolese e delle Valli, esponenti delle forze militari, il
console inglese e una rappresentanza sudafricana. Il console ha scoperto la lapide accompagnato dagli inni nazionali dei paesi partecipanti,
suonati dalla banda musicale
Ana di Pinerolo. È seguita
una breve funzione officiata
da parte cattolica, protestante
e anglicana; infine i discorsi
ufficiali. La cerimonia ha voluto ricordare i giovani inglesi caduti e la Resistenza partigiana e sottolineare l’importanza della pace e della collaborazione fra stati diversi nel
segno delTEuropa unita.
Pinerolo: successo dell'iniziativa
Giovani «insieme
incontro al futuro»
Ha riscosso successo la festa dei giovani «insieme incontro al futuro» tenutasi a
Pinerolo dall’11 al 18 settembre. La festa; che è stata
organizzata dalla diocesi di
Pinerolo con la collaborazione del Comune, ha presentato
alTinterno dell’Expo Fenulli
numerosi stand di gruppi giovanili, concerti musicali e incontri con personaggi come
don Luigi Ciotti e il procuratore di Palermo Gian Carlo
Caselli, oltre che una fiaccolata per le vie di Pinerolo che
si è conclusa con una meditazione biblica tenuta da monsignor Riboldi, vescovo di
Acerra, e dal pastore di Pomaretto, Sergio Ribet
All’origine di questa di
questa festa giovanile c’è
un’indagine svolta da alcuni
gruppi sulla condizione giovanile, i cui risultati erano
stati presentati a un convegno
diocesano nel corso del quale
si era incominciato a prendere in considerazione l’idea di
allestire una festa che potesse
offrire uno spaccato delle attività giovanili del territorio
pinerolese. «Lo sco^o della
manifestazione - sottolinea
uno degli organizzatori, don
Bruno Marabotto - è di mostrare le risorse e le iniziative
dei giovani e di poter stare
insieme all’insegna dell’amicizia e della solidarietà». La
festa dei giovani, infatti, offriva momenti aggregativi
con concerti di vari gruppi
pinerolesi e con un torneo di
beach volley e la possibilità,
data a ben 47 associazioni sia
umanitarie che ricreative di
presentare il loro lavoro e infine dei momenti di riflessione grazie ai dibattiti il cui filo
conduttore è stato l’importanza della solidarietà e
dell’impegno perché tutti i
giovani possano affrontare
con più sicurezza il futuro.
Il Comune di Pinerolo, ha
detto l’assessore Elvio Rostagno, ha collaborato all’organizzazione della manifestazione contribuendo con 20
milioni (circa un terzo della
spesa) a patto che la festa non
fosse solo religiosa ma comprendesse anche l’aspetto laico dei gruppi giovanili. La festa, secondo l’assessore, crea
dei presupposti per future attività che si potrannò organizzare per i giovani con la loro
partecipazione. Rispondendo
alla domanda se il disagio
giovanile può essere affrontato anche attraverso questi
strumenti l’assessore Rostagno ha risposto, che il disagio
non si combatte solo creando
occasioni, che certo sono
importanti, ma anche lavorando in più direzioni affinché si crei il clima ideale per
far sì che questo disagio venga superato.
Cosa ne pensano i ragazzi
impegnati nella festa? «E una
bella esperienza perché per
noi - hanno risposto - oltre
che uno sforzo logistico e un
impegno organizzativo rappresenta un momento di vita
comunitaria e di confronto
con tutti i gruppi della zona
che si impegnano in modi diversi per ottenere lo stesso
scopo, cioè la crescita delle
persone come esseri umani e
il superamento dell’individualismo». La festa sembra
essere stata accolta dai pinerolesi con entusiasmo; ci si
augura che se ne possa fare
una seconda edizione.
Val Pellice: dati positivi dalle materne Idiiniro 'l
Bambini in aumentolndii
I numeri parlano chiaro: i
bambini che frequentano le
scuole materne della vai Pellice sono in aumento e attualmente gli iscritti sono quasi
200 (ma la cifra si supera se
si aggiungono i piccoli in lista di attesa). Siamo di fronte
a un cambiamento piccolo
ma importante ed è per questo che abbiamo sentito i due
capi di istituto delle sezioni
di materna presenti in valle
per avére un panorama di
questo pianeta: «Quest’anno
le tre sezioni, una á Pralafera e due a San Giovanni sono
al completo e abbiamo anche
una decina di bambini in lista di attesa. Se dal punto di
vista demografico le cose
vanno molto bene - dice il
direttore della materna di Luserna San Giovanni, Marco
Armand Hugon - abbiamo
invece alcuni problemi che
dipendono da scelte ministeriali per ora misteriose. Un
problema nasce dall’inserimento di una bambina portatrice di handicap per la quale
era stata richiesta un’insegnante di appoggio per 25
ore, mentre l’insegnante appena nominata è in servizio
presso la scuola materna di
Pralafera solo per 12 ore.
Speriamo, visto anche l’impegno dei genitori che hanno
fatto una petizione e all’appoggio del Comune di Luserna, di riuscire comunque a
coprire questo monte ore e
consentire Infrequenza regolare della bambina. L’altra
line
pjERV^
fronte a i
jento e ci
[Scorso il r
Zagrebt
(olusione
apertura d
stico del <
novità che non è stata
ta dalle famiglie è la
una sperimentazione cC
rava dal 1987, ovvero i
troduzione della lingua f
cese; in realtà era giu^
momerito di cambiare n,
attività, che come speri)
tazione aveva comunò,
esaurito la sua funzione e
che in questo caso sperk
che dagli insegnanti e daÌM
nitori vengano fuori èiL
proposte nuove per protnMÌone
vere una nuova richiesta) per la magi
sperimentazione per gli a, »„ti pre^
successivi». ne
Alla direzione didatticai sta la de
Torre Pellice fanno capo bi girato h
quattro scuole materne situa
presso i Comuni di Angn iha accet
gna. Torre Pellice, Lusernei steiinspi
e Bobbio Pellice, con unii liredoman
mero complessivo di l] iSiparla
iscritti. «La situazione fura in c
ferma il direttore, Roben trepoUtic
Eynard - è in buona en te H nuo
luzione dal punto di vista « fid semi
merico; quest’anno infati pio nel
stato possibile riaprire a jgliaia di
sezione di materna a BobH lente apj
Pellice, dove sono iscritti k penale e i
16 bambini, e questo lasci PO, trar
ben sperare anche per il futi ii, se ne
ro delle piccole scuole eie iei magisi
mentori dei Comuni montwi ito forti ]
Presso la sede di Torre Peli t
ce continua per il terzo ami T
l’attività di lingua francese '
in generale non abbiam
avuto alcun problema; anj
grazie alla collaborazione à
Comuni, abbiamo potutoci
minciare subito anche coní¡
servizio mensa».
In vigore la nuova legge regionale
Volontari preziosi
contro gli incendi
Ifc dirette
ppisco eh
_ 1 far vai
Bto dei su
mi della R
fc lettera ]
h delle V,
fel994. le
tócoinvol
Negli ultimi dieci anni
4.218 incendi hanno attraversato oltre 50.000 ettari di bosco nella nostra regione, con
un danno, solo valutando il
legname perso, di 81 miliardi
di lire. Nello stesso periodo
sono stati quasi 7.500 i volontari impegnati nello spegnimento delle fiamme, con
76 infortuni, di cui 15 mortali. Sono cifre che fanno riflettere e danno l’idea della dimensione di un fenomeno
che stagionalmente preoccupa e chiede risposte concrete.
La Regione Piemonte ha
adottato in primavera il piano
per la difesa del patrimonio
boschivo e successivamente
ha varato un’apposita legge
entrata in vigore in questi
giorni. Elaborato in collaborazione con il Dipartimento di
agronomia, selvicoltura e
stione del territorio dell’Uni
versità di Torino, il piano pone molta attenzione alla prevenzione; del resto le stesse
recenti normative Cee vincolano la concessione di aiuti
per i miglioramenti boschivi
alla presenza di un piano regionale contro gli incendi.
La prevenzione ha in Piemonte radici non troppo lontane: a partire dal 1989, gra
iggior pai
fce ha avu
zie al sostegno comunitariiipstrando u
ge
si è cominciato a costruire vj^te corag
sche fisse e mobili (oggi cte toe molti <
120), sono stati realizzati i»; blioscritt
terventi su oltre 2.000 ettaiì ile valli '
di bosco, aperti 130 km di pi- ite risulti
ste antincendio. La Regio» eriment
ha poi scelto di dare al moti- Sblicato i
do del volontariato una nuo# ’Eco del
impostazione: circa 350 sq® bteno ti
dre di volontari hanno rappft’ federe a
sentato una realtà estreffli fetenza,
mente ricca e preziosa per" One, test
territorio ma anche, dicono * Khe se d
Regione, molto eterogenea" |i
per nulla riconosciuta nellip
sua valenza sociale. ,
Così, con la nuova leg?^ >nseg
secondo il neoassessore Lp ^tegno r
Riha, «sarà possibile defiW’‘^.®yviam
'“Vanni ]
lesione al
convenzioni con le associ!' pheo), j
zioni di volontari antince|
dio, individuando in mo“!
• ruoli
più preciso compiti èt^
fel;
dei diversi enti coinvolti
ne anche meglio re
tato l’uso del fuoco per
leal'
I.UI.V/ l WOVZ vìvi lUV/W Y ,
tività agricole e di
zione del territorio, perQ""
turistiche o ricreative, ci
un testo unico delle sanz>.
ni». Tutto questo dovreo
^ Ri'
unpegi
parte,
nacuip;
'.tostante
Pne non
. quelli
stato
m turi
.^toista,
^"Hani
A V11.Ì.VZ Vj M. V O I. VX —
portare, sempre secondo
soiio
ita, a far partire
mente, con l’inizio del U ^
il nuovo servizio antinceu j. ®udoi
regionale.
Por la pubblicità su L’Eco delle valli valdesi:
Servizi Editoriali s.a.$.
tei. 0121-32.36.38
h ' alcur
Nuto d
l£ovani
^ate r
Nbili r
!§;
r!anza b
jtocord
Sarti;
** li
falche
9
BRE
19^1
M 23 SETTEMBRE 1994
PAG. Ili
¡i^iro Zagrebelsky ha tenuto la prolusione al Collegio valdese
ntoilindìpendenza dei giudici
ime garanzia di tutti i cittadini
fiata
'ne che ¡¡
vvero I
'nguafil
giunte^
fgHtfALPO BOSTAN
lare q,
^Peri
fortiun
zione
^ speri,
ti e dai
¿onte a un pubblico attóDto e coinvolto, gio'jcorso il magistrato Vla2agrebelsky ha tenuto
fusione in occasione
’apertura del nuovo anno
^on““ie^tìco del Collegio valden prom iTorre Pellice; quale ruo'chiesta I per la magistratura nei mu^r gli (M ®nti previsti di sistema
Borale nel nostro paese?
idattica, jsta la domanda a cui il
) capo bi issato ha cercato di rime situa idere; con molta cortesia
di Angn iha accettato successivaLusernei 1® di rispondere ad alcune
mn un ni ® domande.
'0 di 11 Si parici molto di magiione ~i 0ra in questi giorni; il
Roberlre politico pare quasi tetre il nuovo ruolo che i
lici sembrerebbero aver
mto nel nostro paese...
igliaia di giudici quotidia|ente applicano le leggi
,pale e nel civile e quasi
^uno, tranne i diretti inteiti, se ne accorge. Il Involi magistrati ha dei limiti
io forti perché mancano
■ona evo!
'i vistati
0 infatti j
prire i
a BoI>i4
scritti l
sto
Jer il fai
suole I
1 montai
arre PelSi
erzo ani
francese i
abbiami
•ma; ait
azione t
ootuto d
che con É
Vladimiro Zagrebelsky
le strutture di servizio, il personale, i materiali; oggi la
giustizia vale nel nostro paese, meno dell’ 1% del bilancio
generale e questo penalizza
in assoluto tutti i cittadini.
Per certi tipi di problemi, di
natura civile, occorrerebbe finalmente far partire il discorso dei giudici di pace. La
riforma è stata varata ma non
si riesce a farla decollare:
parte della magistratura sta
|Ì
lo alla
infusione
Cío direttore,
agisco che Marco Ricca
• far valere il comporta
IÄ dei suoi genitori negli
mi della Resistenza con la
ulettera pubblicata sulI bdd/e LaWi del 9 settem
Ife l994. Io non ho Scritto
tócoinvolgimento che la
^gior parte della popolale ha avuto in quegli anni
munitariii sitando una solidarietà so)struire vj; Site coraggiosa, e potrei ci(oggi ci® te molti esempi di pastori,
alizzati il' ktho scritto riferendomi alle
.000 ettaii ole valli valdesi, come mi
) km di pi te risulti dal contesto e dal
a Regioni irimento a un opuscolo
re al moi* iblicato come supplemento
una nuovi '£co del 22 luglio 1994, di
350 squi Ißeno tre» pastori, senza
ino rapp® ludere altri contributi, alla'
I estreiM^ dstenza. Ogni documentaiosa pel" One, testimonianza è utile,
, dicono» ichese difficile da reperire,
¡rogeneä* pn ho neppure menzionato
iuta nel» loyanni Miegge, della cui
'"'ione alla Resistenza, del
)va iWKV' '■'segnamento e. del cui
ssore Li® istegno non ho dubbi (a par
le defini»
; associt'
antince"’
desi:
,a.s
B
'lamente il dubbio sisteHo ricordato tre del
, “Spegno, della cui scelta
in mo“ della Resistenza,
¡ti e ruoli cui partecipazione attiva
ivolti; viv distante in una organizza^
'6'"' limi''* rigida, che non fu
, per le » quella partigiana armata,
manute» no stato testimone,
per j- tutto il sentimento anve, oi s j^'sta, non tutta la solida^rtno prodotto Resiné in essa si socondo j^?^iiifestati. Quanto alle
peratrtr Rotazioni diverso è il caso
A P^r una parte o
itinceK"' ®'tendosi super partes, e co
c’è mediazione e
tnj ’Ì'^ione. Dei notabili fra
Alcuni pastori e preti (v.
nuovo in banda portandosi
dietro quelle armi. Fu una
beffa: merito loro.
Non sono anarchico. So che
la Resistenza, come ogni cosa
umana, ha avuto i suoi difetti,
così come so che quel che mi
pare di leggere in nero su
questa pagina bianca è solo
stampato in un grigio scuro
sul grigio chiarissimo della
carta; ma lo si può leggere.
Per i rapporti fra la Chiesa
valdese, i suoi organi-, il popolo valdese e quello delle
valli valdesi, ci sono da considerare fatti, interpretazioni
e giudizi. Si può cominciare
dalla bibliografia già esistente
come il libro di Viallet e con
le relazioni che i pastori inviarono alla Tavola alla fine
della guerra.
Concludendo, sono persuaso che la storia di quegli anni
della Resistenza abbia bisogno di ulteriore materiale,
elaborazione e inquadramento, e ben vengano ma, nella
brevità di una lettera, spero di
essere stato abbastanza chiaro
e sono persuaso che, dopo 50
anni, sia necessario evitare di
dare lezioni di confusione.
Caritatevoli ma ingiuste. Dopo 50 anni, con la grande
ignoranza di tanti giovani e di
chi non vuole ricordare, bisogna aver coscienza del fatto
che i paesi, i popoli, la gente
che dimenticano il passato
non hanno avvenire. E io credo che i semi di un avvenire
migliore siano stati piantati
proprio allora.
Gustavo Malan
Torre Pellice
Errata
ito "il’
ji ^ ^ invitare
ifm ®rti a entrare nelle forze
teriK-r ’^®®rahe per evitare
lol rappresaglie sulla pojaip l°rte, cioè a passare
d’jj. “®rte perché diversi,
do Pan’ • coman
Bo, l^ranO’ si presentaroquàipk rasciarono armare e
® giorno dopo erano di
Jean-Louis Sappè racconta un lungo impegno con i più giovani
Maestro a Angrogna per 30 anni
Nel pubblicare il contributo
di Gustavo Malan (pag. 4 Eco
valli 35) al dibattito sul traforo del Colle della Croce siamo incorsi in un errore. La
frase corretta (quintultima riga) è la seguente «E per le
valli è urgente ritessere il legame culturale e quindi.politico con l’altro versante» e
non «E per le valli è urgente
ritessere il legame culturale e
quindi non politico con l’altro
versante» come da noi erroneamente scritto.
effettivamente svolgendo un
ruolo politico molto esposto,
su due aspetti: quando la magistratura procede su terreni
come quello di Tangentopoli,
come su quello della mafia o
in passato sul terrorismo si
occupa,.qualunque cosa faccia, di problemi politici. Accusare un ministro è non solo
un fatto tecnico ma ovviamente di grande rilevanza
politica e non c’è da stupirsi
delle reazioni».
- I giudici sono, almeno
quelli delle grandi inchieste,
sempre più popolari, quasi
personaggi...
«È questo un tempo in cui
il sistema politico è estremamente debole e chiaramente la magistratura sta lavorando su terreni che hanno un
significato politico. I magistrati dovrebbero, secondo
me, fare dei passi indietro per
quanto riguarda l’esposizione, anche formale, sui mass
media, su quello che sarebbe
pure un loro diritto. Alla fine
credo che la presenza del
mezzo di comunicazione e
della pressione dell’opinione
pubblica rischi di modificare
i propri atteggiamenti. Il fenomeno Di Pietro nasce dalla
rilevanza sociale di ciò che il
suo ufficio ha fatto da un lato
e poi va considerato che ef'fettivamente il personaggio
Di Pietro si presta in questo
senso, è umanamente molto
simpatico, immediato».
- Nella proposta presentata
da alcuni giudici di «Mani
pulite» per il superamento
della fase Tangentopoli si
toma a parlare del molo dei
collaboratori di giustizia; ritorna il dibattito sui «pentMi»
che oggi si vorrebbe considerare dei «delatori»...
«Ci sono fenomeni e vicende, criminali in particolare,
per ricostruire le quali occorre che qualcuno che le ha vissute o ne è a conoscenza diretta parli; se no, non si ricostruiscono. Si può anche ricostruire un omicidio dal tipo di
proiettile usato dall’assassino
ma il più delle volte occorre
che qualcuno abbia visto il
fatto oppure che l’assassino
stesso venga a dire a un certo
punto, magari perché le indagini stanno per raggiungerlo,
“l’ho fatto io”. Non uso né il
termine “pentito” né “delatore” ma dobbiamo fare in modo che qualcuno racconti i
fatti come sono andati,
dall’interno, se vogliamo fare
giustizia e smantellare le
strutture criminali. Naturalmente le persone si devono
prendere con le molle ed ef- ^
fettuare controlli ma i colla- '
boratori sono una delle fondamentali fonti di conoscenza
che la magistratura deve utilizzare».
- Lei fa parte del Consiglio
superiore della magistratura;
qual è oggi il clima nel Csm?
«Il Csm non è un supergiudice; a volte i cittadini ci scrivono lamentando una sentenza giudicata sbagliata e ci sono per questo altre sedi istituzionali. Noi rappresentiamo i
7.000 giudici italiani e ci occupiamo di amministrarli decidendo promozioni, nomine,
trasferimenti; forniamo poi
pareri su disegni di legge in
materia di giustizia. L’aspetto
particolarmente grave e delicato in questo momento è legato alla questione morale
che ha investito anche la magistratura; dobbiamo lavorare
molto per mantenere quel
.ruolo di indipendenza del sistema che è la garanzia di tutti i cittadini».
CARMELINA MAURIZIO
Non è un cammino comune a molti quello che
Jean-Louis Sappè, cinquant’
anni, di Angrogna, ha condotto sino a pochi mesi fa: per
quasi trent’anni è stato infatti
maestro elementare presso la
scuola del paese che gli ha dato i natali; da pochissimi giorni Sappè è in pensione, una
scelta questa dettata da ragioni personali ma anche da motivazioni più generali. Abbiamo cercato di fare con lui un
bilancio di questa esperienza
per cercare di capire quello
che è successo nella scuola
italiana negli ultimi tre decenni dal punto di vista di un
maestro elementare di un piccolo Comune di montagna.
«Ho cominciato ad insegnare nel 1963 presso la
scuoletta del Cacet dove sono
rimasto per sette anni; successivamente, ovvero dal
1970 fino al 1991, ho lavorato nella scuola della sede
centrale di Angrogna; negli
ultimi due anni infine sono
stato distaccato presso la Società di studi valdesi e poi
presso il Centro culturale;
complessivamente quindi ho
avuto modo di seguire diverse generazioni di bambini e
di famiglie. In tutto questo
tempo ho sempre insegnato
nelle pluriclassi, spesso vissute dalle famiglie e dagli
alunni come classi di seconda
categoria, dove un maestro
doveva "bastare” per due,
tre o a volte per cinque classi
contemporaneamente.
Devo ammettere che a volte
questo aspetto negativo della
pluriclasse ha condizionato il
mio lavoro ma al tempo stesso ho sempre cercato, proprio
perché avevo di fronte alunni
di classi diverse, di trarre dei
vantaggi per loro, coinvolgendo piccoli e grandi in progetti che fossero stimolanti,
che riguardassero il contesto
ambientale dove vivevano,
realizzando con diversi di loro dei libri e dei documenti
che ho molto a cuore ancora
oggi. In questo modo ho cercato per tutti questi anni di
combattere contro la crisi di
identità che da tempo travaglia le nostre valli, coinvolgendo al massimo gli alunni e utilizzando ogni qualvolta
potevo strumenti quali il video registratore, il cinema, il
registratore».
L’impegno di Jean-Louis
Sappè, che da anni è anche
amministratore comunale, è
stato costantemente quello di
valorizzare e recuperare dal
punto culturale e didattico il
patrimonio di storia e tradizioni locali e in questo senso lascia delle testimonianze
del lavoro svolto in una serie
di giornalini «I taculot» e di
libri tra i quali «L’Altrastoria» e «La Resistenza». Tra i
numerosi ricordi di questi
lunghi anni Sappè ama pensare proprio a tutti quei bambini con i quali ha realizzato
queste opere e ai quali spera
davvero di aver lasciato un
messaggio di pace e fratellanza" e la voglia di vivere in
queste valli, amandole e valorizzandole.
«Sono stato colpito in mo
do particolare quando uno
dei miei tanti alunni mi ha
detto di aver deciso di fare
Vobiettore di coscienza; la
sua scelta è stata per me come una piccola vittoria, come
una Conquista, con la consapevolezza che almeno per lui,
ma spero anche per altri, il
lavoro che avevo svolto come
educatore aveva avuto un
senso».
Jean-Louis Sappè, che ha
cominciato a insegnare giovanissimo, lascia il mondo della
scuola ad appena cinquant
anni, quando ancora il suo
poteva essere un ruolo attivo
e determinante; dietro questa
decisione ci sono più ragioni
e in particolare, come egli
stesso spiega, «da diversi anni nella scuola si lavora in un
clima di disagio che ha spinto
molti altri colleghi a chiedere
di andare in pensione anticipatamente, e questo non solo
perché ci sono dei fondati timori sui tagli ai diritti acquisiti ma anche perché secondo
me è sempre più difficile
mantenersi aggiornati, sono
sempre maggiori i filtri burocratici che si frappongono tra
il ruolo dell’educatore e la
professionalità di un maestro
elementare.
Tutto questo sta soffocando
progressivamente quélla
spinta alTinnovazione che nel
passato, come nel mio caso,
si è espressa con numerose
esperienze proprio nella
scuola di base e in particolare nelle piccole scuole di periferia come è stata ed è tuttora la scuoletta del Comune
1 di Angrogna»^ <
La vai Maira si interroga sul proprio futuro
Basta con il «mondo dei vinti»
ADRIANO LONGO
Settembre è da sempre
tempo di discesa a valle
delle greggi e di conseguenza
tempo adatto per le fiere, dove si vendevano i prodotti
realizzati durante l’estate e si
valutava la stagione prima
della discesa delle attività alla
pianura. In vai Maira, nel Cunéese, la Comunità montana
guidata dal suo presidente
Ermanno Bressy ha voluto rilanciare da alcuni anni l’antica «Fiero dal 10» (10 settembre) che lo spopolamento del
dopoguerra aveva quasi fatto
estinguere. Naturalmente i
tempi sono cambiati: chi è rimasto si chiede che fare affinché la montagna continui a
essere una fonte di vita per la
sua gente; si lavora intensamente per unire le varie proposte per dar vita a un turismo non solo estivo puntando alla qualità dei servizi che
si pensa di offrire.
Alcune proposte in questi
anni vanno dalla pubblicazione di un agile volumetto che
fornisce indicazioni su come
operare per un recupero delle
abitazioni d’epoca, mantenendone le caratteristiche peculiari, alla realizzazione dei
«percorsi occitani», attrezzati
per escursionisti sui due versanti della valle e dotato di
ben 13 posti tappa e ancora
all’insediamento stabile (con
relativi allevamenti) di cavalli
Mereus, di origine pirenaica,
particolarmente adatti al
trekking e al trasporto escursionistico in zone montane.
«Ci hanno considerato il
mondo dei vinti, ma noi vo‘gliamo lanciare un ponte verso il futuro - ha affermato il
presidente Bressy -; lo stato
non ha tenuto conto della nostra diversità e ci ha considerati solo dal punto di vista
numerico, ma noi facciamo
parte di quella "regióne occitana” che a partire dal 1200
ha avuto una sua identità,
una sua cultura, una sua lingua. Ritenendo tutto questo
un valore, vogliamo riappropriarcene; abbiamo quindi
stabilito dei contatti con gli
amici francesi delTUbaye
[regione confinante, ndr] che
prevedono collaborazioni nel
settore delle produzioni casearie e nel settore turistico».
Si aprono ora alcuni spiragli da cogliere per un possibile rilancio. Secondo Domenico Cornino, ministro per il
Coordinamento delle politiche
comùnitarie, e cuneese d’origine, «l’Europa si è resa conto che la prospettiva liberistica di una libera concorrenza
del mercato, alla distanza, sta
ampliando anziché ridurre il
divario di redditività nelle varie zone, per cui si è giunti a
un 40% di territorio europeo
classificato come svantaggiato (zone montane o zone a crisi industriale); in questa stessa area è concentrato il 30%
della popolazione europea».
Ecco quindi la formulazione
dei piani, «Leader», «Interreg», e ‘la costituzione di nuovi fondi che permettano di finanziare progetti complessivi
per una migliore qualità della
vita (il sostegno ad attività
economiche e turistiche valide, ripensando a tutto il sistema dei servizi alla popolazione, dai trasporti al speio-assistenziale).
Secondo l’assessore all’Agricoltura della Provincia di
Cuneo, Riha, «con le politiche
comunitarie potrebbero esse
re stanziati 1.000 miliardi
nelle zone dell’arco alpino
piemontese, di cui oltre un
terzo destinato alla montagna
cuneese. Queste somme urgenti potrebbero arrivare se i
relativi progetti verranno presentati in tempo utile e dovrebbero garantire una ricostruzione del tessuto sociale
in termini significativi».
Sapranno le popolazioni
delle valli eccitane vincere
quell’apatia e quel senso di
frustrazione che ha spesso caratterizzato questi anni del
dopoguerra, riscoprendo quell’orgoglio per un’identità che
si trasformi in progetto globale di vita? In vai Maira ci
stanno provando.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 25
settembre la comunità saluterà il pastore Bruno
Bellion e la sua famiglia
che lasciano San Giovanni
dopo 14 anni di servizio;
culto al mattino e (ore 20)
cena alla sala Albarin.
PINEROLO — Domenica 2 ottobre, giornata comunitaria per l’inizio delle
attività.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 2 ottobre, alle 10, nel tempio
di Ferrerò, ci sarà il culto
di apertura delle attività
invernali con l’insediamento della pastora Daniela Di Carlo.
10
PAG. IV
V-K-li
Ï E Eco Delle "^lli Aàldes:
*1
VENERDÌ 23 SETTEMBRP ■
Ì2c
Alimentazione e mangiare sano
La ciotola
d'argilla
VALERIA FUSETTI ••
La cucina cinese
Cercare di scrivere sulla
cucina cinese non è facile,
data la vastità della Cina;
delle ricette che vi propongo non vi so dire con sicurezza il luogo di provenienza. L’unica cosa sicura è
che sono piatti molto buoni
e che oltre a costituire un
menù completo per una cena insolita con gli amici,
sono ricette adatte in ogni
occasione; inseritele nel vostro «ricettario di famiglia»,
che ne sarà arricchito.
Brodo di base cinese
Ingredienti: quattro funghi
«shiitake» seccati (si trovano nei negozi specializzati,
dove trovate anche la salsa
di soia e il miso), acqua calda sufficiente per coprirli, 2
cipolle rosse medie, 2 carote
grandi spazzolate sotto acqua corrente, 2 coste di sedano, 1 porro, 1 cucchiaio di
olio d’ohva, mais o sesamo,
2 spicchi d’aglio, 1 pizzico
di zenzero in polvere (se
trovate la radice fresca tanto
meglio), 1/4 di cucchiaino
di pepe nero macinato di
fresco, 1/4 di cucchiaino di
pepe verde macinato di fresco, 1 cucchiaio di salsa di
soia, 2 litri d’acqua.
Mettete a bagno i funghi
per 20’. Mentre si ammmollano pulite e tagliate a pezzi
la verdura, mettetela in una
casseruola antiaderente con
l’olio e fatela cuocere a fuoco vivace per 4-5’. Aggiungete la salsa di soia, l’acqua
e i funghi strizzati e tritati.
Quando giunge a bollore
abbassate la fiamma e fate
Ingredienti, per 14 pancake di cm 8 di diametro:
gr. 80 di péperone rosso tagliato a pezzetti piccolissimi, gr. 40 di cavolo tagliato
a striscioline sottili e ulteriormente sminuzzato, 3
cucchiai di scalogno affettato finemente (se non trovate lo scalogno potete sostituirlo con cipollotti freschi), gr. 200 di carote grattate, 3 uova battute leggermente, gr. 60 di farina, 1
cucchiaio di semi di sesamo tostati, 1 cucchiaio di
salsa di soia, 1 cucchiaio di
lievito in polvere, 1/2 cucchiaino di sale, olio quanto^;
basta per friggere in padella
antiaderente.
Dopo aver tritato e sminuzzato per bene le verdure,
mescolatele assieme in una
terrina. Aggiungete le uova,
il sesamo, la soia e il sale,
mescolate bene e con un setaccino cospargete un po’
alla volta, girando bene per
non fare grumi, la farina addizionata con il lievito.
Mettete sul fuoco in una padella antiaderente piccola,
ungetela d’olio e iniziate a
cuocere i vostri pancake
usando mezzo mestolo alla
volta della miscela. Fate
cuocere per 3-4’ per parte.
cuocere, coperto, per circa
un’ora. Passate e lasciate
raffreddare a temperatura
ambiente. 11 brodo è sufficiente per 8 porzioni e può
essere fatto in anticipo tenendolo in congelatore sino
al momento di usarlo.
Pancake
Dopo la zuppa, che può
essere servita con cracker,
vi consiglio i pancake, che
potrete servire con la «Duck
Sauce» e il cavolo crudo.
Duck S^uce
Ingredienti: gr. 60 di
marmellata di albicocche,
di. 1 di acqua o aceto di
mele, 1/2 cucchiaino di
zenzero in polvere, 3 cucchiai di scalogno tritato finemente (anche in questo
caso sostituite lo scalogno
con cipollotti avendo cura
di «correggere» il sapore
aggiungendo o 1/2 spicchio
d’aglio o un pizzico di
aglio in polvere).
Mettete in una casseruola
la marmellata, l’aceto (o
l’acqua, ma è meglio l’aceto) e lo zeftzero. Fate bollire
dolcemente per 5’, poi rimuovete la salsa dal fuoco e
versatela sullo scalogno tritato. Mescolate molto bene.
La salsa si mantiene in frigo
per alcune settimane. È l’indispensabile tocco di classe
agrodolce tipico della cuci
na cinese.
TENNIS TAVOLO ALLA RIPRESA — La polisportiva
Valpellice riprende l’attività nella nuova stagione con tre squadre maschili. Nella CI Davide Gay, Rosso e Malano avranno
come avversari il Tt di Vallecrosia, Bordighera, Sanremo, Fossano. Poste e telegrafi di Torino, Ciriè e il Dopolavoro comunale di Torino. La formazione che disputerà il torneo di C2 regionale conterà sui fratelli Ghiri e Piras; come avversari i valligiani dovranno confrontarsi con Moncalieri, K2 Torino, Cedas
Fiat Alpignano, Don Bosco Asti, Cus Torino, e Poste e telegrafi Torino. I posti per la D3 regionale, o per un’eventuale riserva
nelle serie superiori, saranno contesi fra Arnoulet, Battaglia,
Belloni, Bricco, Enrico Gay, Pallavicini, Peracchione e Rossetti. Non sarà al via quest’anno la formazione di serie D femminile; le ragazze hanno infatti deciso di rinunciare per impegni
di lavoro e di studio. Nella prima giornata in CI la Valpellice è
stata sconfitta a Torino dal Dopolavoro ferroviario per 3 a 5 (di
Davide Gay e Rosso i tre punti) mentre in C2 i valligiani si sono imposti con la Cedas Fiat per 5 a 2 grazie a Malano (3), Piras (1) e Sergio Ghiri (1). Sabato dalle 16, in via Filatoio, incontri con il Vallecrosia per la CI e con il Moncalieri per la C2.
SI APRE LA STAGIONE DI PALLAMANO — Importante novità per la stagione agonistica di pallamano. Il 3S Graphicart Lusema ha infatti instaurato un rapporto di stretta collaborazione con gli istituti superiori di Pinerolo e con i relativi insegnanti di educa?ione fisica..! migliori elementi che emergeranno dalle competizioni scolastiche confluiranno direttamente nelle file lusemesi; gli allenamenti si terranno una volta la settimana a Pinerolo. La pratica della pallamano nacque alcuni anni
fa nella nostra zona proprio grazie a un insegnate di educazione
fisica, Giancarlo Magnarini, e ora quest’accordo lascia ben sperare su possibili future collaborazioni. Le scuole interessate dal
programma sportivo sono l’Alberghiero, più volte finalista nel
torneo nazionale, l’Itis, il liceo Porporato, il Puniva. Il 3S disputerà, come l’anno scorso, il campionato interregionale di serie D màschile e serie C femminile; la formazione maschile;
guidatá da Silvio Pellissero, avrà come avversari il Leardi Casale e l’Exes Rivalta, retrocesse dalla serie C, il Città giardino, il
Rivoli e due formazioni di Biella. Sicuramente impegnativo il
cammino della squadra femminile, allenata da Massimo Goss,
che affronterà Einaudi Torino, Exes Rivalta, Valdengo' e ben
cinque formazioni lombarde. Anche la squadra cadetti, affidata
ad Andrea Comoglio, è iscritta ài relativo campionato.
IL PINEROLO BLOCCATO IN CASA — Malgrado le
aspettative (miglior attacco per i biancoblù e peggior difesa per
gli ospiti del Chàtillon) è finita in un nulla di fatto la sfida del
Barbieri. La formazione allenata da Bortolas non è riuscita a
imporre il proprio gioco se non raramente, non ha saputo sfrutt^e la superiorità numerica determinata dall’espulsione di un
giocatore ospite e di conseguenza non è possibile recriminare
sullo 0 a 0. Sabato il Pinerolo sarà in trasferta sul campo dell’imbattuto Borgosesia, matricola rivelazione di questo inizio
di campionato.
IL LUSERNA RAGGIUNTO NEL FINALE — Esordio
con pareggio per il Luserna nel campionato di Promozione; 2 a
2 il punteggio dell’incontro casalingo con la Carmagnolese.
Andati in vantaggio per primi gli ospiti all’inizio dèi secondo
tempo, la partita si è fatta ricca di episodi con il Lusema capace
di pareggiare e poi portarsi in vantaggio alla metà della frazione di gioco prima con La Spina e poi con Scalerandi. A due mingiti dal termine- il pareggio degli ospiti, con Fiorentino che ha
parzialmente bloccato la gioia dell’esordio ai lusernesi; domenica in trasferta a Mondo vi.
BOCCE: VINCE IL VELOCE FERRERÒ — Nel torneo
a quadrotte conclusosi domenica a Bra, il Veloce club Ferrerò
di Pinerolo si è aggiudicato il titolo battendo in finale la Chiavarese; 13 a 7 il punteggio grazie alle buone prestazioni di
Amerio, Mometto, Priotto e Borea.
TORNEO DI VOLLEY ALL’APERTO — Ritorna l’appuntamento con la pallavolo aH’aperto a Torre Pellice; il torneo
organizzato dal Volley La Torre è giunto alla settima edizione
per i ragazzi e alla terza per le ragazze. Sei squadre per categoria si confronteranno sabato 24 e domenica 25 settembre sul
campo in terra dei giardinetti di via D’Azeglio e su quello del
Collegio valdese in via Beckwith.
23 settembre, venerdì —
PINEROLO: Al ritorno dalla
Palestina, dove hanno suonato all’Università di Bir Zeit e
all’Hakawati theatre di Gerusalemme, gli Africa Unite si
esibiranno alle 21 in un concerto per la Palestina. Il ricavato verrà utilizzato da «Salaam ragazzi dell’olivo» per
l’affidamento a distanza di
bambini palestinesi. Il concerto, ingresso £ 8.000, si
terrà all’Expo Fenulli.
23 settembre, venerdì —
PEROSA ARGENTINA:
Presso il parco Tron, alle 21,
si svolgerà un concerto del
duo chitarra e flauto Piergiorgio Simoni e Stefano Bullo.
Ingresso libero.
24 settembre, sabato —
PINEROLO: Per la rassegna
di teatro dialettale, presso
l’auditorium del Liceo scientifico, alle'21,15, la compagnia «I motobin» di Villanovetta proporrà «La bruta
stra», tre atti di Agostino Passi, regia di Elvio Valfrè.
24 settembre, sabato —
PRAMOLLO: Nel tempio
valdese di Ruata, alle 21, avrà
luogo un concerto del coro
Bric Boucle diretto da Pier
Giorgio Bonino.
29 settembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Alle
ore 21, presso la «Bottega del
possibile», si tiene un dibattito dal titolo «Troppi, troppo
ricchi, troppo poveri?» dedicato alla conferenza del Cairo sulla popolazione e lo sviluppo. Intervengono Enrico
Luzzati, economista; Enrico
Peyretti, direttore de «Il foglio», Antonella Visintin,
dell’associazione culturale
«Lidia Laverani Donini».
30 settembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle
ore 21, presso il tempio, si
tiene un concerto del cantautore Pierangelo Bettoli organizzato da Radio Beckwith
evangelica. Il concerto è organizzato anchq per far opera
di sostegno all’attività dell’
Associazione famiglie fanciulli e adulti subnormali
(Anffas), da anni impegnata a
favore dei portatori di handicap. Le prevendite sono presso Sibille Hifi (Torre Pellice), Rogirò, Magic Bus, Bonetto dischi (Pinerolo), Top
Sound (Saluzzo), birreria
l’Erbi (Villar Perosa). Visto
il ridotto numero di posti a
disposizione si invita caldamente a usufruire del servizio
di prevendita: per informazioni 0121-91507 e 932919.
Il territorio e le opportunità della vai Peilice in una pubblicazione utile a residenti e forestieri
Una guida sulle risorse per valorizzare il territorio
MARCO ROSTAN
Nel corso di uno degli interessanti dibattiti estivi
organizzati da Radio Beckwith, discutendo di giovani e
di prospettive occupazionali
nella valle, il rnoderatore
Gianni Rostan e il vicepresidente della Comunità montana, Marco Bellion, si sono
trovati concordi nel descrivere il pericolo che, nel futuro, i
responsabili e i dirigenti in
valle, dagli enti pubblici alle
varie opere della Chiesa valdese, non siano più persone
provenienti dal territorio, ma
estranei: questo perché il livello culturale e scolastico, in
definitiva la preparazione e la
competenza, è oggi in vai Pellice, come nel Piemonte in generale, più basso che in altre
zone italiane.
Si tratta di un rischio a cui
occorre porre rimedio con
un’azione di responsabilizzazione fatta innanzitutto nelle
famiglie, nelle chiese, attraverso le strutture formative
presenti in valle, a cominciare
dal Collegio valdese che, come è noto, sta puntando da un
lato sul Liceo europeo e
dall’altro su corsi di formazione professionale in collaborazione con la Regione e la Comunità montana. Mi sembra
che nella stessa direzione si
muova la nuova Guida della
vai Pellice*, da alcune settimane il libreria: un’iniziativa
della Comunità montana che
realizza, in parte, uno dei punti previsti nel Piano di ecosviluppo che, con fondi Cee, dovrebbe favorire nella valle
uno sviluppo turistico dolce,
per l’intero arco dell’anno, accessibile a varie categorie di
visitatori e turisti, offrendo altresì ai valligiani possibilità di
lavoro in una prospettiva di
sviluppo compatibile con
l’ambiente e interessato a conservare l’equilibrio fra risorse
naturali e culturali, fra natura
e storia che così fortemente
caratterizza la vai Pellice, a
differenza di altre valli appetibili quasi esclusivamente per
l’escursionismo estivo o per
lo sci invernale di massa.
Sotto certi aspetti si potrebbe osservare die questa pubblicazione è quasi un lusso,
visto che la stessa casa editrice Kosmos aveva recentemente pubblicato una bella
guida sulle valli valdesi, in
parte a cura degli stessi autori: e in effetti ci sono alcune
parti che si ripetono, anzi erano fatte meglio in quella precedente. In compenso la nuova guida si presenta con un
taglio insolito: è una guida
delle risorse, prima che un’indicazione per passeggiare; è
una sintesi di ciò che un inse
gnante dovrebbe sapere per
far scuola, che chi sta nei
Consigli comunali dovrebbe
conoscere, che un nuovo pastore alle Valli dovrebbe rapidamente apprendere.
In questa intenzione «formativa» sta il maggior pregio
e forse anche un limite di
questa pubblicazione: il pregio è che la materia è organizzata per grandi aree (agricoltura, attività economiche,
cultura, socioturismo), ciascuna con una buona introduzione; e in secondo luogo per
voci, come in un vocabolario;
per cui uno può andare alla
voce che lo interessa (agriturismo, acque, artigianato, cave, enti locali, chiese, musica
popolare, ecc.) e trova ciò che
c’è, ciò che si fa, spesso con
tutti i dati necessari.
Il limite è forse dovuto al
punto di vista degli autori, che
rispecchia soprattutto quello
degli amministratori e degli
operatori in valle: per cui la
situazione appare complessivamente più rosea di quello
che è, si privilegiano alcune
iniziative rispetto ad altre, ci
sono delle lacune (per esempio le possibilità per i giovani
o le danze occitane) ma questo limite potrà essere superato se la guida diventerà uno
strumento e un’occasione di
discussione con la gente; è un
punto che mi pare fondamentale, sia perché la guida sia effettivamente un momento del
Piano e non solo una bella immagine editoriale, sia perché
insieme all’individuazione e
all’appropriazione collettiva
delle risorse è anche necessario discutere i problemi e gli
ostacoli che fin qui ne impe-'
discono un Valido uso.
(*) AaVv: Guida della vai
Pellice. Torino, Kosmos, 1994
pp 216, £26.000.
)ERVIZI
USSL 42
CHISONE - GERM.
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiv..
Ospedale valdese, Pomarett,;
tei. 81154
Guardia farmaceutica;
DOMENiCA 25 SETTEMBRE
San Germano Chisone: Far-i
macia Tron , tei. 58787 '
Ambulanze:
Croce verde. Perosa: tei. 81000
Croce verde, Porte : tei. 201454
nfesta (
USSL 43 - VALPELL
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 25 SETTEMBRE
Bobbio Pellice.: Farmacia ' (assetti
Via Maestra 44, tei. 92744 fazione
Ambulanze: atro stu(
CRI - Torre Pellice, tei. 91996 sede pre
Croce Verde - Bricherasió, tei fedi Bici
598790
d
•ompiut
nel ¡
igne bi(
del 190
ìlisco i
le dole
loria,
„..l’erel
lóio dell
del ri
-400 Ogni (
I )27robehi
(Uto a can
ma al SI
lo un cip
isi tiene, '
USSL 44 - PiNEROLE!
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale civile, Pinerolo, tei
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei,
22664
SERVIZIO INFERMIERISTIc|
dalle ore 8 alle 17, presso i di
stretti.
[Llncontr
tonte Mass
»mento 1
isione, V
into la pie
li: geni
idiverse
kdiverso,
pi dive)
i’identic
dare nor
aito orma
o'ia anc
aalità (
ioppres;
1 moni
esenti. 1
Iti al Ma
Cinema
i dei me
toni, per
; Dario
dele F
psente
aovimei
itimoniz
’intern
èstazic
il ver
tori, tri
it al qui
targa rii
ititudin
e il suo
testaurat'
iblieato I
iella neo
TORRE PELLICE - Il
cinema Trento propone, sabato 24, ore 20 e 22,10, domenica 25, ore 20 e 22,10e
lunedì 26, ore 21,15, Ace
Ventura, l’acchiappariimali
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, ve-j;
nerdì, »Vivere!; 'sabato,;
F.T.W., Fuck thè Wordl;
domenica Scuola di polizia:
martedì. Piccolo Nemo; mercoledì Mister Jones; giovei,
Sfida tra i ghiacci. Inizio
spettacoli ore 21,15.
PINEROLO — Il cinema
Italia, da giovedì a mercoledì, propone, alla sala «2cento», Beverly Hüls, coop 3 feriali 20,15 e 22,20; sabati
20,15 e 22,30; domenici
14.30, 16,15, 18,10, 20,l5i
22,20. Alla sala «5cento» è io
visione True lies, con Arnold ft’econ
Swarzenegger; feriali.ore O'iaorma
19,45 e 22,20, sabato 19,45 e magna:
22.30, domenica 14,30,' ifeascei
17,10, 19,45, e 22,20. risa
_______________________'aza puh
I indietro
Economici fc,«“
!?' nostro
pcondi
ieìl
PRIVATO acquista mobili
vecchi-antichi e oggetti vari.: >
Tel 0121-40181. ;orì a rJ
VENDO bella casa piazza Komro or
municipio Torre Pellice; tanto io stjajj ^
verde, veduta monti, ideale «r traccia
per attività con abitazione, politica c
Tel. 055-660445. f^uautur
LAGO DI COMO affittasi
a partire da settembre appnf' „^stanzi
lamento 5/6 posti letto, coU J'')ncia 1
giardino, in riva al lago (Sa® *'nne et
Giovanni di Bellagio). Td ' giunto, <
----------
02-6600414.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15 -10125 Torino
Tel, 011/655278 '
Via Repubblica, 6 - 10066
Torre Peilice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb, post,/50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa; La Ghisieriana Mondovì
Una copia L. 1.300
peggio
ìei
'’^stimei
^onsu
la
Sii I
„ nncorc
Sop
*fSud»
-^ffinch
“notnia
salita,
11
23 SETTEMBRE 1994
Attualità
PAG. 7 RIFORMA
fgsta di Fra Dolcino al Monte Massaro compie vent'anni
profezìa del mondo nuovo
CONTRAPPUNTO
USCIRE DA TANGENTOPOLI
fBAMCO TAGLIERÒ
:a:
EEMBRe
ìne: fs¡,
Ì7
I- 81000
201454
ìLLIG
festa di Fra Dolcino ha
¿empiuto vent’anni. Fu
itti nel 1974 che sulle
jgne biellesi, nel luogo
flel 1907 era stato eretto
jlisco in memoria delle
Ide dolciniane, rinacque
jmoria, peraltro mai so¿elTeretico trecentesco,
■*l)olo della libertà di opie del riscatto dei deboli
„tre ogni oppressione. Nel
i l’obelisco era stato ab. muto a cannonate dai fasci' joa al suo posto venne
¿oun cippo presso il quaFEMBRE' si tiene, la seconda domermaciavi io di settembre, una mani'2744 ¡tazione organizzata dal
atro studi dolciniani, che
31996 isede presso la Chiesa valrasio, tei,, tedi Biella. '
Rincontro-assemblea del
. tate Massaro è da vent’anni
tomento centrale dell’assorione, vi si dà appuntali la piccola folla dei dolfestiva; i pi: gente di estrazioni soimlo, tei. iidiverse, di pensiero poliidiverso, spinta da motivami diverse, accomunata
’olo, tel.^ l’identico desiderio di ridare non solo un avveniito ormai lontano nel temoa anche e soprattutto
lalità della lotta contro
oppressione, in ogni paelel mondo, in ogni forma
senti. In questi anni sono
iti al Massaro rappresendei movimenti baschi e
mi, personaggi scomodi
t Dario Fo e Franca Radete Faccio, quest’anno
E — Il assente un rappresentante
)one sa- ¡fiovimento meridionalista
) festimonianza dell’apertura
'22 10 e W’internazionalismo della
15 Ace' Infestazione,
animali. ventennale gli orgazatori, tra cui spicca Tavo
ema Co-, quale-è stata donata
nma, ve-f j.juordo come segno
GIORGIO GARDIOL
Monte Massaro: momento del culto presieduto dal past. Paolo Ricca
sabato,j
Wordl;
ftatitudine per il suo impe» e il suo entusiasmo, han
polizia,, iffistaurato il cippo e hanno
| iblicato un numero speciagiovo . ìpella neonata Rivista dolci1. Inizio r
niana, giunta al terzo numero. La manifestazione è assolutamente laica, e non potrebbe essere diversamente, ma
gli evangelici, soprattutto vaidesi e metodisti della zona
che va da Torino al lago
Maggiore celebrano in modo
autonomo un breve culto con
Cena del Signore, come segno di partecipazione attuale
e di riconoscimento di una
identità che affonda le sue radici nel valdismo e che accomuna tanti movimenti ereticali del Medioevo.
Quest’anno il Centro studi
dolciniani aveva invitato il
pastore Paolo Ricca, professore di storia del cristianesimo alla Facoltà valdese di
teologia, per una conferenza,
tenuta la sera precedente il
raduno a Varallo Sesia, avente per titolo «L’attualità di
Dolcino». Lo stesso Ricca ha
poi presieduto il culto, predicando sulla parola: «Rievocherò i prodigi dell’Eterno»
(Salmo 77, 12-13).
Ricca, parlando più da teologo che da professore di storia, ha evidenziato la necessità e l’urgenza della memoria storica in una epoca come
la nostra in cui molti sono coloro che hanno interesse a
spegnerla: l’assenza di memoria e di identità rende i popoli sottomessi e manipolabi
li. Secondo l’oratore i temi
più significativi per l’attualizzazione delle istanze dolciniane sono, in sintesi, quattro:
il diritto all’utopia, l’apostolicità, la povertà e la dignità
della politica vista come costruzione profetica di un
mondo nuovo. Sono certamente temi che si adattano
anche ad altri movimenti pauperistici del Medioevo e non
solo a Fra Dolcino e ai suoi
seguaci, i quali, non va dimenticato, al di là di ogni
propaganda faziosa, erano
cristiani che volevano una
chiesa diversa, sognavano la
chiesa dei poveri e volevano
testimoniare nel mondo un
genuino modo di essere credenti. Quelle istanze, ha concluso Ricca, sono più che mai
attuali perché oggi il cristianesimo, dopo la caduta di tutte le utopie del nostro secolo,
può essere la voce profetica
che ridà senso e dignità all’
umanità.
Il Centro studi dolciniani,
che vive unicamente dell’impegno dei suoi sostenitori, è a
disposizione di chiunque per
conferenze, mostre (è pronto
un audiovisivo sui luoghi dolciniani del Biellese e della vai
Sesia) e consulenze per tesi
universitarie, disponendo di
una fornita biblioteca e di
materiale fotografico.
Come uscire da Tangentopoli? Una discussione
che si preoccupi seriamente
di dare una soluzione ai problemi di «affari e politica», a
mio parere, dovrebbe partire
da alcune questioni centrali:
1) natura di Tangentopoli e
ruolo della giurisdizione nei
confronti dell’illegalità dei
poteri pubblici ed economici;
2) rischio di degenerazione
della giurisdizione che possono derivare dall’affermarsi di
un intervento giudiziario di
tipo prevalentemente inquisitorio;
3) necessità di ricostruire
uno stato di diritto alternativo
al sistema di illegalità che è
emerso nelle inchieste e sembra perdurare anche oggi.
Tangentopoli è infatti la
questione istituzionale più
importante della storia repubblicana. Negli ultimi cinquant’anni non era mai accaduto che il sistema politico
fosse investito così a fondo
dall’azione penale dei giudici
e che fossero travolti gli uomini e i partiti di governo.
Dai processi di Tangentopoli
è emerso chiaramente.che in
questi ultimi anni non abbiamo vissuto in uno «stato di
diritto», cioè in uno stato in
cui i pubblici poteri sono sottomessi alla legge dove 1’
operato del potere è legale,
trasparente, controllato. Siamo vissuti in un stato con
personalità plurima che sotto
la facoia legale e rappresentativa ne aveva un altra con altri codici, altri tributi, con
centri di potere occulti finalizzati all’appropriazione privata della cosa pubblica. Una
terza faccia dello stato è stata
poi quella invisibile dei servizi segreti, di Gladio, delle
mafie e delle logge coperte,
una faccia che contraddice
tutti i principi della moderna
democrazia politica. In questo contesto il merito di Tan
I cinema
mercoa «2cen)op 3 fe; sabatoj
imenici
', 20,15,
nto» è in
1 Arnold
i ali. ore
, 19,45 e
14,30,
[econdo la Confindustria l'Italia comincia a uscire dalla grave recessione economica
e il governo dà una mano agli imprenditori
a mobili:
etti vari.
a piazza
ce; tanto
I, idealo
tazione.
affittasi
e appaf'
tto, coO
igo (S^
o). Tel
LDESI
rotino
3066
)
i6
50
¡forma
damante
175/60
)li
ndovì
'^’economia italiana si
’’l'a ormai sul picco di una
filagna: possiamo comin*ite a scendere per il sentie® 4el risanamento della fipubblica o ruzzolare
‘indietro, avvitando la nofe bonomia sul debito pub»co». Questa è l’immagine
® situazione economica
?'nostro paese offerta dal
tutore generale della Con®“Ustria, Innocenzo Cipolintervenuto nei giorni
^^®t a Roma al tradizionale
'‘^otitro organizzato dal Cen° studi della Confindustria
'' tacciare un quadro della
Plitica economica alla riautunnale».
Paggio è passato, ha detto
"Costanza Cipolletta, l’Italia
^.'iicia ad uscire dalla re^ siotie economica. Anzi, ha
l^^tinto, «questa è la ripresa
^^Peravamo di avere: la
in crescita, gli
i^f^dmenti aumentano più
^^^onsumi, l’inflazione è
So. la bilancia dei paganti è attiva». Quanto al
^ oato del lavoro, «cominìel^ all’aumento
produzione, anche se
irop/jQ disoccupaSoprattutto intellettua‘•^ISud».
il cammino dell’
5 italiana non sia più
®itia, la Confindustria
chiede al governo interventi
finalmente chiari e incisivi su
due fronti: la riduzione del
deficit pubblico e la flessibilità del mondo del lavoro.
Quanto al primo punto Mario
Monti, intervenuto alla tavola
rotonda, ha ripreso i temi della recente polemica sull’Europa «a due velocità»: «Finita’la retorica del trattato di
Maastricht — ha detto Monti non significa che gli obiettivi
che esso aveva posto non siano più validi: invece di rispondere con indignazione a
quei paesi che si sono impegnati a convergere sui parametri stabiliti dal trattato, dovremmo impegnarci anche
noi per raggiungere quei risultati, almeno entro il 1998
che è la scadenza della presente legislatura».
L’obiettivo principale, ha
spiegato l’economista, è
quello di «ridurre il disavanzo pubblico dall’attuale 9%
del prodotto interno lordo al
3%, richiesto per entrare
nell’unione economica e monetaria».
Come riuscire in questo intento? Secondo Piero Giarda
sono necessari «forti interventi di riduzione della spesa
pubblica, che siano strutturali e duraturi». Tutto il contrario di quello che è. stato fatto
finora. Giarda ha infatti ricor
dato che negli ultimi cinque
anni «la somma delle manovre finanziarie condotte dai
governi è stata pari a
300.000 miliardi», ma non ha
prodotto alcuna significativa
riduzione del disavanzo, anche perché le promesse non
mantenute sono state molte:
«Gli occupati nel settore pubblico sarebbero dovuti diminuire del 20% e invece sono
aumentati del 10%; la spesa
sanitaria sarebbe dovuta diminuire di oltre 21.000 miliardi e invece è aumentata».
L’altro versante di intervento indicato dalla Confindustria è quello dell’occupazione. Il direttore del Centro
studi della Confindustria, Stefano Micossi, è stato confortante: «L’emorragia di occupazione registrata nel corso
degli ultimi due anni sembra
essersi arrestata nei primi
mesi del 1994» ma questo
non basta, perché, ha fatto
notare Carlo Dell’Aringa, «se
confrontiamo la situazione
occupazionale italiana con la
media degli altri paesi europei, emerge che dovremmo
avere occupazione aggiuntiva
per almeno altri 3 milioni di
posti di lavoro». Per moltiplicare i posti di lavoro, la Confindustria chiede all’attuale
esecutivo di realizzare le parti
ancora non attuate dell’accor
Antonio Di Pietro e Gherardo Colombo, giudici di «mani pulite»
do sottoscritto nel luglio 1993
con i sindacati e il governo,
relative alla «flessibilità del
mercato occupazionale»: lavoro interinale, contratti a
tempo determinato, part time,
fine del monopolio del collocamento e in più, ha aggiunto
Cipolletta, «differenziare il
costo del lavoro tra Nord e
Sud e favorire la mobilità dei
lavoratori con agevolazioni
fiscali e abitative».
Insomma, gli imprenditori
sembrano voler dire al governo: noi stiamo facendo la nostra parte per uscire dalla crisi, ora tocca a voi politici fare
la vostra, purché la facciate in
fretta. «Sono state proprio le
incertezze del governo sulla
manovra finanziaria, che sarebbe dovuta essere stata
presentata in luglio, che hanno fatto innervosire i mercati
finanziari e hanno fatto salire
i tassi di interesse», ha spiegato Pietro Marzotto, consigliere incaricato del Centro
studi della Confindustria. Angelo Tantazzi ha aggiunto:
«La luna di miele è finita:
passati due mesi dall’arrivo
del nuovo governo, quando
gli investitori si sono resi
conto che l’esecutivo non mostrava intenzione di affrontare rapidamente il problema
della finanza pubblica, i tassi
di interesse sono .saliti».
gentopoli è stato quello di
aver riabilitato il valore della
legalità e della subordinazione alle legge dei pubblici poteri. Tangentopoli ha riabilitato la democrazia: uguaglianza di tutti davanti alla
legge, visibilità, controllabilità dei poteri e responsabilità
dei pubblici funzionari.
Tangentopoli negli anni
’80 è stato un affare imponente: nelle sue «considerazioni finali» all’assemblea
annuale della Banca d’Italia
del 1993 il governatore stimava le tangenti pari al 10%
del gettito Irpef, cioè 15.000
miliardi, e un economista,
Giovanni Simogyi, ha stimato in 80.000 i corrotti e in
20.000 i corruttori.
«Questa indagine - scrive
Gabriele Cagliari, il presidente socialista dell’Eni poco
prima di suicidarsi - si è qualificata fin dall’inizio come
strumento di lotta contro il
vecchio establishment che ne
è uscito irrimediabilmente
sconfitto. Sul piano più propriamente politico questo risultato è ormai evidente e inconvertibile. Sarebbe folle, da
parte di chiunque, non riconoscere questo fatto e, ancora
peggio, non accettarlo come
una necessità per rimettere il
paese in una nuova strada di
progresso. È chiaro comunque l’obiettivo politico perseguito dai magistrati che pone,
oggettivamente, la corporazione giudiziaria in uria prospettiva di potere dominante»
(il corsivo è mio, nda).
Cagliari, con la sua lucida
analisi, sottolinea un fatto importante: in Italia si è modificato il rapporto di potere tra le
istituzioni e la magistratura ha
assunto un ruolo dominante
che è oggettivamente politico.
A questo si è giunti dopo che
la magistratura aveva ottenuto
grandi meriti presso l’opinione pubblica: negli anni ’70
nella lotta contro il terrorismo,
negli anni ’80 nella lotta contro i poteri mafiosi e dopo che
alcuni magistrati (e i poliziotti
loro collaboratori) avevano
pagato con la vita il loro impegno. Al consenso popolare
alla magistratura ha contribuito in maniera determinante il
nuovo codice di procedura penale che permette indagini per
sei mesi senza dover avvisare
l’indagato, l’uso della carcerazione preventiva come strumento di pressione sull’indagato per ottenerne la confessione o le chiamate di correo,
il ricorso ai mandati di cattura
a catena per eludere i termini
della carcerazione preventiva,
che in definitiva affida ai giudici un’enorme discrezionalità
nella gestione dell’azione penale. L’utilizzo pieno di tutte
queste possibilità rischia però
di incidere pesantemente sulla
cultura garantista dei giudici,
ad esempio circa il rispetto sostanziale delle garanzie dei
cittadini (custodia cautelare e
poteri inquisitori).
11 sistema politico ha reagito a Tangentopoli attraverso
la costmzione di una «demo
crazia referendaria» in cui il
popolo è stato chiamato ad
esprimersi per l’adozione di
nuove regole elettorali che
hanno consentito di rinnovare
la classe politica. La democrazia referendaria rischia oggi di modificarsi in una «democrazia plebiscitaria» in cui
il popolo sarà nuovamente
chiamato a dare un consenso
plebiscitario anche in materia
di «politica e affari». Ed è in
questo senso che si sono mossi i magistrati milanesi di
Tangentopoli proponendo
una loro «soluzione politica»
al problema.
E una soluzione che non mi
convince. Credo che la soluzione di Tangentopoli vada
innanzitutto ricercata nella restaurazione di un corretto
equilibrio tra i poteri, rispettoso della loro separazione e
della riattivazione su questa
base dei controlli politici e
amministrativi: per cui niente
immunità ai politici, ma anche nessuna amplificazione
del ruolo dei magistrati, in
quanto espressione di un potere comunque «buono», insindacabile ed esente da limiti e controlli. Tra i poteri della magistratura vi è quello del
controllo di legalità degli altri
poteri: è un ruolo fondamentale in uno stato di diritto. Tale potere è fondamentale e si
esercita con la celebrazione
dei processi, e non con patteggiamenti e abiure.
Occorre poi ridefinire il
confine tra illeciti penali e illeciti amministrativi e riattivare in maniera efficace i
controlli amministrativi. Bisogna cioè salvaguardare la sfera discrezionale della politica
e della pubblica amministrazione, altrimenti saremo alla
paralisi per «paura» dell’intervento penale. È urgente
una ridefinizione delle sfere
di competenza dei poteri dello
stato: della giurisdizione penale e dell’amministrazione
attraverso una netta distinzione di controlli penali, di controlli politici e di controlli
amministrativi e tra le diverse
forme di responsabilità. È la
grande riforma dello stato e
della sua amministrazione.
Chiarito tutto questo si potrà trovare una soluzione «politica» a Tangentopoli. Il dibattito attuale sulla «proposta
Di Pietro» è solo una scorciatoia; non risolve il problema,
non crea modelli istituzionali
nuovi e non punta su più
avanzate forme di responsabilizzazione democratica (federalismo o autorganizzazione
sociale) e lascia intatte tutte
le vecchie. Non so se la nuova classe politica (maggioranza e opposizione) saprà fare
proposte per affrontare questo
problema. «Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due pratiche
ineonciliabili in Italia» ha
scritto Pier Paolo Pasolini
nelle Lettere luterane in tempi di «prima Repubblica».
L’augurio ai nuovi politici
della «seconda Repubblica»
di essere capaci di smentirlo.
12
PAG. 8
RIFORMA
VENERDÌ 23 SETTEMRpp 23
Duemila chilometri in Romania: Oradea, città di frontiera, tra fabbriche e liberty
Lavori in corso a tempo indeterminato
FEDERICA TOURN
Iniziamo con questo numero
la pubblicazione di una serie di
articoli sulla situazione attuale
della Romania.
Ammesso Che il viaggiatore ali’ingresso di un paese debba essere colto da una
certa impressione, nel caso
della Romania questa potrebbe essere una sensazione di irrazionale dimenticanza, come
se da un giorno all’altro si
fosse dovuto interrompere
quello che si stava facendo.
Lungo le strade sconnesse
compaiono spesso dei cartelli;
«drum in lucru», lavori in corso, quasi a simboleggiare un
enorme cantiere in attesa di
trasformazioni, né del resto si
riesce sempre a distinguere il
non finito dall’abbandonato.
Alla frontiera con l’Ungheria militari distratti cercano
di organizzare delle file di
vetture e mezzi pesanti: rie-,
scono a farli deviare, incrociare, finire contromano,
bloccare e ripartire. Una turista tedesca cambia qualche
centinaio di marchi e si allontana con una borsa piena di
mazzette di banconote, perché il lei ha la stessa quotazione della lira ma circola per
lo più in tagli da cinquecento
e da mille, e così, quando è il
nostro turno, l’ufficio cambi
ha finito i soldi. Deve essere
accaduto di frequente negli
ultimi anni: al governo, che
ha dovuto interrompere la costruzione di infrastrutture più
efficienti; ai Comuni, costretti a far girare autobus dei
quali rimangono misere scocche arrugginite e sventrate; ai
cittadini attanagliati da un’inflazione che nel 1991 era del
Condutture del gas a Oradea
120%. E non basta: l’ingresso in un museo, prima della
rivoluzione dell’89 costava 3
lei mentre oggi sui vecchi biglietti viene scritto a mano il
nuovo prezzo, 200 lei. Il reddito individuale continua a
diminuire a un ritmo annuo
del 10-15%: nel ’91 era sceso
al di sotto dei 1.500 dollari
l’anno, solo un terzo, per dirne una, della vicina Bulgaria.
La disoccupazione spinge ancora più in basso il salario
medio di un operaio, che
quest’anno non ha superato i
centomila lei il mese.
A poche centinaia di metri
dal confine dei tubi, grossi tubi arrugginiti, forse del gas,
corrono lungo la strada mai
interrati e a tratti rialzati da
supporti in cemento per permettere l’ingresso di camion
scarburati dentro scheletri di
fabbriche, orgoglio del passato regime. Sono industrie
estrattive, chimiche, alimentari: escluderesti che possano
ancora funzionare, eppure le
ciminiere sbuffano densi fumi
gialli. La prima città che incontriamo, dopo 14 chilometri di tubi e buche è Oradea,
conosciuta anche con il nome
di Gran Varadino, con un
piccolo centro di palazzi liberty e barocchi, segnati dagli anni e dall’incuria. Agli
angoli manca il nome delle
vie e le macchine in sosta, le
Trabant, le Dacia, qualche
Skoda, vecchie automobili
fabbricate esclusivamente
all’Est, sono arrampicate sul
marciapiedi. D’altronde le
autovetture sono scarsissime:
nell’87 circolavano in tutta la
Romania circa 400.000 autoveicoli, di cui 240.000 auto.
Ammettendo che oggi il numero sia aumentato, non supera con ogni probabilità il.
milione, più o meno quante
alimentano il traffico quotidiano di Roma. Le strade,
strette fra i muri, sono gonfie
come pance; poco più in giù,
dei bambini sguazzano nelle
acque poco rassicuranti del
fiume Crisul Repede, meritre
alcuni pescatori, affondando
fino al ginocchio, aspettano
immobili i pesci.
È l’ultima domenica di luglio e un caldo impietoso
spopola la città. Gruppi di fedeli escono dalle chiese bianche e nuove del centrò; capita
spesso di vedere coppie di
donne o famiglie vestite nello
stesso modo, perché da un
solo pezzo di tessuto si ricava
più di un abito e, forse per
un’antica abitudine all’omologazione, neanche il taglio
viene variato. Appoggiato alla cattedrale trovi il Palatul
baroc, il più importante monumento della città, costruito
nel 1720 sulla, pianta del Belvedere di Vienna. Pare vuoto,
e custodisce invece un vastissimo museo storico-etnografico. I romeni già sotto Ceausescu avevano maturato un
forte nazionalismo: oggi che
questo orgoglio nazionale
può esprimersi più liberamente, fioriscono musei etnografici in tutto il paese, non
più apologetici del regime ma
dedicati alle abitazioni,tipiche delle campagne, agli onnipresenti costumi della regione del Maramures, ai tessuti e ai lavori in ferro battuto. Camminiamo per più di
due ore nel museo deserto; la
custode ci precede lentamente per accendere la luce nelle
sale e permetterci di passare
attraverso la storia romena,
dalle conquiste romane ai
voivodati e alla Grande Romania. Soltanto gli ultimi
cinquant’anni rimangono
chiusi al pubblico, «in restauro»; in attesa, naturalmente
senza fretta, di una nuova sistemazione e di una non facile rilettura.
(1 - continua)
disavventure del giovane Mark Twain, desideroso di scoprire il Far West
erca pure l'oro, saranno i guai a trovare
_____ glia di a.spettare, bastava che ’
si presentasse in pubblico col ^
te
MARCO FRATINI
«
Q
uelli .sì che erano uo
mini rudi e turbolenti.
La loro vita era una continua
baldoria, un subisso d’oro, di
whisky, di zuffe e di bravate
che li rendeva indicibilmente
felici. Il valoroso cercatore
ricavava dalla sua concessione tra i cento e i mille dollari
al giorno, e il mattino dopo,
se era fortunato, con tutte
quelle bische e gli altri svaghi si trovava senza un centesimo. Ognuno si cucinava i
suoi fagioli con la pancetta,
si cuciva i bottoni, si lavava
le camicie (...) camicie di flanella azzurra; e se qualcuno
cercava rissa e non aveva va
Appuntamenti
Venerdì 23 settembre —
TRIESTE: Alle ore 18,30,
presso la basilica di San Silvestro, il prof Daniele Gar-'
rone parla sul tema: «Il Cantico dei cantici».
28 settembre - 2 ottobre
— TORINO: Il Colegio de
Salamanca e la Consejería de
Educación dell'ambasciata
spagnola organizzano nell’
atrio del tempio valdese di
corso Vittorio Emanuele 23
una mostra dal titolo «Invito
al Mu.seo del Prado» con riproduzioni delle maggiori
opere dal Rinascimento a
questo secolo. Orario 16,3019. L’inaugurazione avrà
luogo mercoledì 28 settembre alle ore 18,30.
glia di aspettare, ba.stava che
si presentasse in pubblico col
cilindra e la camicia bianca,
e qualcuno lo accontentava
subito».
Quali immagini ci evocano
queste poche frasi’, se non
l’atmosfera avventurosa del
vecchio West? Immagini mitiche, di terre lontane: da Far
West, lontano West appunto.
Lontano come esso doveva
già apparire allo stesso Mark
Twain prima di partire nel
1861 al seguito del fratello
appena nominato segretario
del territorio del Nevada. Prima ci fu l’invidia per il fratello, che inizialmente doveva
partire da solo: «Presto si sarebbe trovato a centinaia di
miglia da me, in mezzo a praterie e deserti sconfinati, e
sulle montagne del Far West.
Avrebbe visto i bisonti e gli
indiani, e i cani della prateria, e le antilopi, e chissà
quante avventure gli .sarebbero capitate: lo avrebbero impiccato, magari, o .scotennato,
si .sarebbe divertito un mondo
e ce lo avrebbe scritto e sarebbe diventato un eroe. E
avrebbe visto le miniere d’oro
e quelle d’argento, e al pomeriggio, dopo il lavoro, chi.s.sà
quanti .secchi di pepite avrebbe riempito sulle colline. Cosi, ricco .sfondato, dopo un
sontuoso ritorno via mare ci
avrebbe raccontato come se
niente fosse di San Francisco
e dell’oceano e dell’"istmo” e
di tutte quelle meraviglie là».
Più tardi fu la gioia per la
partenza: «Per tutta la notte
sognai di indiani, deserti e
lingotti d’argento, e il giorno
dopo ci imbarcammo pun
II cercatore d’oro protagonista del film «La ballata di Cable Hogue»,
di Sam Peckinpah (1970)
tualmente .nel porto di St.
Louis sul battello a vapore
che risaliva il fiume». Un
viaggio che doveva durare
solo qualche mese e che invece si protrasse per sei o
.sette anni. I sogni del giovane, assetato di libertà, grandi
spazi e avventure si scontrano con le fatiche e le necessità di superare gli ostacoli,
di arrangiarsi (a cui allude il
titolo originale inglese del libro: Roughing it ). Partito come cercatore d’argento, diventa milionario per dieci
giorni e finisce per trovare
soltanto guai (come avverte il
titolo italiano).
In una settantina di capitoli
l’autore narra le sue disavventure in una terra ancora
vergine, tutta da scoprire e da
conquistare, e la sua vena
umoristica ci fa sorridere an
che delle più grandi sventure.
Fra le descrizioni delle curiosità naturali una delle più riuscite è rincontro con il coyote, «uno scheletro bislungo e
allampanato, dall’aria afflitta
e assai cagionevole (...)', gli
occhi sono astuti e maligni
(...), in.somma quel che si dice
un brutto ceffo». Tipi umani
altrettanto curiosi popolano
quelle terre e le loro vicende
ci raffigurano un campionario
«faunistico» assai vario. Il libro evoca nella nostra mente
paesaggi, situazioni e personaggi destinati a entrare
nell’immaginario collettivo,
creando il simbolo di quella
terra nascente, libera e selvaggia, di quello che è diventato il «grande paese».
(*) Mark Twain, In cerca di
guai. Milano, Adelphi, I993, pp
532, £ 40.000.
: Protestantesimo» in televisione
Il raro pudore
della telecamera
in
ALBERTO CORSANI
Ogni tanto la televisione
scopre (li avere delle
possibilità poco sfruttate,
semplici quanto creative, discrete eppure comunicative.
Così la telecamera interviene
con circospezione, con delicatezza, senza aggredire, pur
non rinunciando a parlare
esplicitamente.
Così è stato, nella trasmissione di Protestantesimo delril settembre, per il servizio
dedicato all’assistenza ai malati di Aids. Tra Mestre e Venezia con una puntata a Roma, sui passi di una giornatatipo con Giovanni Giudici, «
ideatore della casa Eben-Ezer
(che riceve il sostegno delle
chiese evangeliche della zona
e di gruppi ecumenici legati
principalmente al Sae, oltre
che di gruppi gay), si è potuta
toccare con mano la quotidianità della vita del malato; la
sua dipendenza (serve qualcuno che faccia la spesa, oltre ad assistere materialmente
la persona sofferente). Una
prima parte del servizio era
dunque in esterno, un itinerario occasione di spiegare la
vita e le necessità di queste
persone, oggi negli ultimi
gradini della società.
L’altra parte era realizzata
direttamente con alcuni uomini che vivono di persona
questa esperienza; e sono state parole, qualche gesto, per
il primo di loro. Non c’era il
volto, per una dovuta riservatezza e perché in fondo
avrebbe aggiunto poco all’
espressività e alla capacità di
evocazione di questo testimone. Perché è di «assenze» che
queste persone parlano (e
hanno bisogno di parlare).
[6 del
, si
lercorre
ico dell:
model
e
iccate
di speg
dall’al
spinta r
■ e d
Intani da
je, ideol
stato)
mutati i
(i
;ismo,
Non esitano di fronte all»
manda dell’intervistatore
che cosa in particolare i
chi loro: a uno la figlia
altro l’energia. Le loro ¿a
sono sufficienti, perclié
loro il referente è lontaj
Parlare di qualcosa che
c’è, e che si rimpiange, ol
ga a mettersi a nudo aiìch
sicamente, ma questa fisi
non è detto che debba m
sariamente passare per i
ormai troppo ossessivanj
e banalmente presenti sui
stri schermi.
Così, con la telecamera
indugia nel giardino di El
Ezer, soffermandosi sui
delle mani di un ospite, oi
re gira per i vicoli di
sulla voce di un altro testiiK'^tatò
ne, si scopre che l’oggettoi „e sacr:
servizio si accorda con lai ¿e hani
nica impiegata; così, unai «ie cost
'ta nella giornata ci si può ^tico-esi
conciliare con una televisit ù emerg
che tende all omologaziQ gfindui
non solo nei contenuti pij ¡„¡i ^nai
meno politici o culturali,! fiaba
anche nelle scelte espressi? Kto quei
Gli altri servizi inseritili li ultimi
la trasmissione riguardava ^ del con
la conferenza del Cairo sui j ¡¡on il s
popolazione mondiale el panari
sviluppo (con intervistaàlj ihq «pm
gretario generale del Coiu
glio ecumenico delle chi«j;ajjife
Konrad Raiser) e la treguafcg^ jqel
la guerra civile deH’UlsI
recentemente proposta
l’esercito repubblicano Iq
to alla parte cattolica del
popolazione.
Altre scelte non sonoesdt
se a priori, posto chesiai
d’accordo i diretti interesi
Il 14 settembre è deceduta'
Torino Nadia Bertini, chej
«Samarcanda» dichiarò
propria condizione di mi
per fare sensibilizzazione.
|logia
S|
iCO
FULVI«
Un'antologia di testi
La voce del blues
Il 4 luglio 1776, in singolare coincidenza con il giorno
della conquista dell’indipendenza degli Usa, si poteva
leggere, aprendo un giornale
come il «Constitutional Journal» di Boston, un annuncio
lapidario come questo: «È in
vendita una giovane donna
nera, conveniente, pratica di
lavoro domestico, cucina, ecc.
Ha avuto il vaiolo. Rivolgersi
allo stampatore». È la contraddizione di un paese che si
emancipava dal dominio inglese e al contempo legittimava ancora la degradazione del
nero al rango di animale. La
grande stagione della migrazione forzata di neri inizia alla fine del XVIII secolo, anche se già da più di un secolo
e mezzo alcuni possessori di
colonie sulle coste africane
avevano iniziato il trasporto
di una manodopera di colore
ritenuta a basso costo e abituata all’obbedienza. L’urlo di
dolore rimane l’unica possibilità di affrancamento da una
condizione angosciosa; il
blues nasce quindi come
«spasimo disadorno di un popolo dalla forza enorme, ridotto in catene e sospinto al
margine ste.s.so della sua identità civile, il quale trova
al! improvviso la forza e il
stiraggio di esprimere la propria angoscia in un lamento
filtrato e ingigantito, che si
traduce in un impetuoso inno
di guerra, in un grido provocato dalla miseria, dal vuoto
che è inconsciamente Hm
proprie spalle, dalla'dispet
ta tensione verso un rem
culturale a cui aggrappai»
(p. 7 dell’introduzione). Sj
luppatosi dapprima intoni
New Orleans e sulle riveli
Mississippi come sempjij
canto ritmato talvolta f '
tito delle mani, si evolvefìj
forme più sofisticate gr^
all’accompagnamento del
chitarra e del piano.
I temi dei blues sono i P
vari anche se il male d’an
è il maggior motivo isp^H
re; la drammaticità dei coni
nuti è tuttavia semprej
specchio della quotidia^
Le prime canzoni, di cui*
recente raccolta* ne prop
una cinquantina,
sembrare rozze e ripe^j
all’orecchio di chi sia i
to alla musica europea; t"™
via la varietà delle
zioni, sempre diverse
dall’altra, ne fanno unam,,
ca sempre spontanea e ow
naie oltre a mettere al
il tema dell’inaccettabili"
dominio dell’uomo suH
mo. Un canto di
però è anche urlo di rit^jj
ne, come dice Preachiii
)TE!
ibi*
Blues: «... sussurrate i ‘
gridate i blues, fatemi ‘i '
vertire le vostre anime»
(m
(*) Antologia del
di E. Clementelli e W. I"
(testo orig. a fronte)- i ,
Newton Compton, 1994. PP
£ 1.000,
tienh
*23,3
dica:
|öre 9,3
Ìitoi
«ispaz
di e á
13
^BRE]
lì 23 SETTEMBRE 1994
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
■libro di Giovanni Fi bramo stimola lo studio su fenomeni nuovi e meno recenti
infinite vie del sacro e della religione
le si aprono nelPetà contemporanea
onte aliai
■''•statore^
'Colare l,
t figlia, al
e loro pai
' c lontad
osa che ¿1
’■ange, ob|
Jdo anche I
uesta fisil
debba net
re per i voj
iessivatnej
'Senti sui«
«^1.0 T.
ANGELERI
7vie del sacro' sono in' lite, si potrebbe dire
lercorrere il cammino
¡co della religiosità nel
lo moderno. Da un lato
ione e secolarizzazio.occate nella loro voJlldi spegnimento dello
dall’altro il sacro con
pinta rivoluzionaria di
j» e di diaspora. Anìli aspetti più mondani,
tffltani dalla sacralità (fie, ideologie, religioni,
lecamerai®^ stato) sono stati coloino di Et» jd dalla diaspora del saemutofi in manifestazioospite.opp jigiose (sia pure pervertii di Roi ^ismo, nazismo, comuiltrotestùi io; stato etico); mentre
l’oggetto! uè sacrali di origine
la con lati naie hanno finito per inosì, una VI 0 e costituire la nebulosi si può listico-esoterica delle rea televisic ui emergenti (dal buddinologaziò le l’induismo ai vari moitenuti pii jj(i Ananda Marga, Kri“Ulturali, 1 |5oi Baba, p. 97).
' espresMve jko questo è avvenuto
I insenti
iguardavi
1 Cairo SI
indiale
ervistaàl,
: del Coi
delle chit
la tregua
dell’U
'oposta
dicano I
itolica (
1 sonoescliJ
o chesiaq
ti interessi
è decedutal
ertini, che!
dichiarò f
ne di
'zazione.
ultimi anni in Italia,
del conformismo cattoil suo esercito di
ionari di Dio»^ addesecoli a lasciare esi)azi e margini a ogni limanifestazione dello
I. Nel mondo prote
stante, fin dalle origini, ha
operato il «revival», la reazione a ogni gestione istituzionalizzata del sacro e alla
sclerosi dogmatica.
La Riforma è nata come
mutamento perenne (Ecclesia
reformata, semper reformanda) e il revival ne è stato
componente essenziale nel
suo cammino storico, dai movimenti contestativi (come
gli anabattisti) delle origini ai
dissenzienti non conformisti
del ’600 (puritani, battisti,
presbiteriani, congregazionalisti), ai pietisti del mondo luterano fino ai metodisti del
’700 e ai pentecostali dell’
800 e di questo secolo.
Purtroppo nel nostro paese
l’etnocentrismo cattolico ha
ritardato o distrutto ogni processo di disseminazione del
sacro o di risveglio: la comune convinzione di cattolici e
laici (secondo cui l’evento
religioso coincide tout-court
«col fatto cattolico», p. 100)
ha impedito il formarsi di
una coscienza religiosa individuale come forza di risveglio e di capacità di diaspora.
E stato necessario attendere
la caduta di fiducia negli istituti in genere, la delegittimazione in questi ultimi 20 anni
del sistema di potere nelle
sue varie componenti, per
elogia sistematica
Spirito della vita
icondo Moltmann
FULVIO FERRARIO
u
iirgen Moltmann prosegue
la serie dei suoi «Contrili sistematici di teologia»;
idi volumi dedicati rispet®ente alla dottrina trinitacreazione e alla criesce ora in traduzio1 ^ Spirito della vi
li la dispe^ ¡0J j| significativo sottotio un re ) (<pgj. pneumatologia
ggrapp^ tale»-. Nel linguaggio
%'co, il termine «pneu!*’*08'a» indica la dottrina
^ ?” Spirito. Moltmann pre
nel titolo, parlare di
'olta da » lirito della vita» perché te'• ^'1° l’espressione tradizio
1®' Spirito Santo, faccia
mento jsare a una realtà lontana
IO- concretezza anche mate
^ corporea della creazio
lale d aiiw e
ivo ispi«|Jp
' oggi assai diffusa, se
umanita.
, , ■ .„i,« Mutore condivide l’opiLrel Ìlf’ *^Sgi assai diffusa, seluotidian»"*^“ cui la tradizione crii, di cui
ne proi
a, pos*“'
e ri pel',I,
li sia abil
ropea; t"'
e inierp'
r?a, in particolare quella
Fridentale, ha privilegiato
'Secoli l’interiorità rispetto
®corporeità, l’individualirispetto alla socialità, la
' Mità della chiesa rispetto
l^'cvo della società, quella
ree üli umano rispetto al‘''l'!llÌ‘>alità del creato e, allí ®riio dell’umanità, quella
®^schio rispetto alla donquanto riguarda speci'ricnte il protestantesimo.
IO una U«
urea e ^
;re al ccsj
ettabilil^
mo sull'
dolore
) di ribel
'reachit^
rate i
fatemi d
nime»
Ptestantesimo
IN TV
j^wenica 25 settembre
1^23,30 circa - Rotdoe
^lica: lunedì 3 ottobre
^ 9,30 circo - Raidue
in studio sul tema:
pluralàmo del
'iS.piK**'"”-“"“"”"“
el blues
■\V.
'mini?
produrre la nascita anche in
Italia di fenomeni di risveglio
spirituale a forte tinta contestativa e a grande carica diffusiva.
Nuove manifestazioni del
sacro sono apparse sotto forme religiose di origine non
cristiana, in sincretismi esoterici (scuole teosofiche,
New Age), 0 in movimenti di
area biblico-protestante (pentecostalismo, fondamentalismo) o più genericamente
chiliastica (Testimoni di
Geova).
La nebulosa mistico-esoterica ha così contagiato anche
l’antica centrale monopolistica del sacro, la Chiesa romana, non abituata alla condivisione del potere e perciò costretta a far ricorso alla tradizionale arma dell’obbedienza
e dell’inquadramento dogmatico. La nascita nel suo seno
di movimenti carismatici
(pentecostali cattolici o neocarismatici) mantiene intatto
l’antico sapore di recupero
più o meno benevolo delle
aree ribelli.
Al di là comunque della
semplice analisi, sotto il profilo scientifico, di dati oggettivi, l’opera di Filoramo,'docente di Storia del cristianesimo presso l’Università di
L’Aquila, coinvolge il lettore
questa visione parziale della
realtà avrebbe favorito una
concezione troppo astratta
della grazia e della giustificazione, che non riconosce sufficientemente la portata del
cambiamento di vita che lo
Spirito opera, e le sue conseguenze individuali, politiche,
ecologiche.
La visione biblica dello
Spirito, secondo Moltmann,
spinge superare le unilateralità della tradizione; l’idea
centrale è che lo Spirito manifesta la presenza di Dio nella
totalità della creazione naturale e umana; anche se si sottolinea fortemente la personalità
propria e caratteristica dello
Spirito, questi non può essere
separato dal Cristo crocifisso;
benché spesso assai audace, la
riflessione di Moltmann è attenta ad evitare l’equivoco del
panteismo (cioè l’idea secondo la quale, dato che Dio è in
tutto, tutto è Dio). Per quanto
riguarda la teologia trinitaria
propriamente detta, vengono
riprese le tesi già espresse
nelle opere precedenti, ribadendo l’urgenza di mettere a
frutto, nella dottrina dello
Spirito, il contributo delle
chiese orientali.
Si tratta nell’insieme di un
libro affascinante, che stimola la discussione ma anche la
meditazione. Il capitolo sulla
santificazione valorizza notevolmente l’apporto della tradizione metodista; quelli sulla
dimensione carismatica e sulla mistica presentano osservazioni che non pochi troveranno particolarmente originali.
* J. Moltmann: Lo Spirito
della vita. Per una pneumatologia integrale. «Biblioteca di teologia contemporanea», 77, Brescia, Queriniana, 1994, pp 370, £
48.000.
in un discorso più ampio che
lascia adito a qualche riflessione aggiuntiva forse.non
prevista. Se è vero, come è
vero, che il sacro appartiene
all’uomo e alla sua più gelosa
interiorità, in contrasto con
ogni forma di monopolio istituzionale, viene spontaneo
pensare che sarà difficile anche per il potente esercito dei
«funzionari di Dio» riuscire a
frenare la carica dirompente
dello Spirito con la sua capacità di disseminazione. E sarà
altrettanto arduo rinchiuderne
laicamente gli effetti entro la
definizione idealistico-gentiliana di puro momento primitivo e infantile dell’uomo, da
superarsi nella suprema sintesi di successive forme più
evolute del pensiero.
Lo Spirito soffia dove vuole e abbatte i muri istituzionali. L’individuo, che del sacro è unico depositario, è ormai maturo per rifiutarne i simulacri ingannevoli proposti
e imposti del potere religioso
o politico.
(1) Giovanni Filoramo, Le
vie del sacro. Torino, Einaudi,
1994, pp 102, £ 14.000.
(2) Su questo argomento v. E.
Drewermann, Kleriker. Psychogramm eines Ideals, in francese; Fonctionnalres de Dieu. Parigi, Albin Michel, 1993.
Un volume edito dall'Istituto «Rezzara»
Ebrei e cristiani
nelle Venezie
ANTONIO BETTIOLO
V
istituto «Rezzara» di
Vicenza, specializzato
in sociologia religiosa ha
pubblicato, per la prima volta
nel Tri veneto, a cura del teologo Giuseppe Dal Ferro, una
sintetica ma esauriente storia
delle minoranze ebraico-cristiane nel Nord-Est*, in cui a
noti professori universitari si
alternano contributi di cultori
della materia di confessione
evangelica.
Nel saggio introduttivo,
«Sviluppo dell’ecumenismo
nelle chiese delle Venezie»,
il prof. Dal Ferro ben illustra
la ricchezza delle iniziative
ecumeniche nella regione,
caso quasi unico in un’Italia
ancora dominata dal pensiero
della Controriforma e dal
considerare la religione cattolica come preminente. Altri
contributi sono quelli di Sergio Tavano («Un patriarcato
da Aquileia a Venezia»), del
professore del Seminario veneziano Silvio Tramontin
(«Parrocchia e sua funzione
sociale»), di Riccardo Calimani («Gli ebrei, dal ghetto
alla libertà») e due autorevoli
saggi dei professori D’Antiga
(«La comunità greco-ortodossa di San Giorgio a Venezia» - come è noto i rapporti
. fra la Serenissima e Bisanzio
furono strettissimi, e non a
caso per molti greci «Venetia
quasi alterum Bysantium») e
Zekiyan ò<Venezia e gli armeni»; l’isola di San Lazzaro, in laguna, testimonia ancora oggi questa presenza
settecentesca).
Per parte evangelica segnaliamo ben tre contributi; del
teologo luterano Frithjof Roch («Le opere di Lutero e la
Chiesa luterana a Venezia»),
con in appendice l’inedita
«Prima lettera di Martin Lutero agli evangelici di Venezia, Vicenza e Treviso»; del
pastore Eugenio Stretti («Le
chiese evangeliche battista,
metodista e valdese a Venezia»), che presenta una ricerca dell’Archivio patriarcale
sulle abiure in Venezia nel
sec. XIX e in appendice alcuni documenti ecumenici di
etica teologica; della ricercatrice Erica Sfredda, che illurstra la presenza metodista nel
Veneto.
Lo storico della Riforma
Achille Olivieri si sofferma
su «Trento e l’Alto Adige: la
circolazione della Riforma e
delle eresie», sottolineando la
circolarità di uomini, libri e
gruppi eretici nel Triveneto.
Per il Friuli è ottimo il contributo di Michele Cassese, «La
presenza religiosa dei non
cattolici nel Friuli Venezia
Giulia tra storia e attualità»,
in cui si sottolinea il nesso tra
protestantesimo straniero,
spirito imprenditoriale e iniziative sociali per tutta la popolazione: chi conosce la storia di Trieste e Gorizia non
può non concordare.
A conclusione del volume
il curatore Dal Ferro si interroga sul «Futuro delle nuove
chiese e nuove religioni», riflettendo le preoccupazioni
dei vescovi del Tri veneto su
tali aspetti della religione. La
pubblicazione è dunque chiaramente di matrice cattolica e
può talora suscitare in chi
scrive, laico convinto, qualche perplessità;.ma è un contributo essenziale in materia,
in attesa di ulteriori indagini.
("') AaVv: Presenze ebraicocristiane nelle Venezie. Vicenza, Edizioni del Rezzara, 1993, £
25.000.
Paul Cézanne, «Autoritratto con copricapo» (1875-77)
Libri
Sotto i tetti di Parigi
Un braccio che si perde nei capelli folti, le pantofole del conte, il fumo del sigaro... Se chiudiamo gli occhi ci pare di vedere
il noto dipinto di Edouard Manet intitolato Olympia, che suscitò uno scandalo allorché fu esposto al Salón de Paris nel
1865. In quello stesso anno Emile Zola pubblicava su un quotidiano cittadino il racconto La vergine dell’inceratura, a cui
quella descrizione si riferisce. L’autore, quasi ventenne, arriva
nella capitale dove sopravvive a stento e inizia a scrivere. Un
po’ di tutto: cronache, racconti, critiche d’arte (è amico di Cézanne, di Pissarro e dello stesso Manet). I racconti qui proposti* sono alcuni fra quelli da lui pubblicati fra il 1865 e il 1872
su giornali e riviste. Il filo conduttore della raccolta è, oltre ovviamente alla comune ambientazione in Parigi, quasi sempre la
figura femminile, o meglio le figure femminili; dalle anziane
signore «dagli occhi blu» a una giovane sarta, da una piccola
mendicante a donne brutte che vengono pagate per far risaltare
la bellezza delle clienti che accompagnano a spasso: tutti ritratti che si profilano in poche pagine ma che rimangono nella memoria grazie al tocco (forse non ancora esperto ma certamente
già maturo) dello scrittore, che lascia sempre emergere guizzi
di ironia e spesso buone dosi di cinismo.
(*) Emile Zola; Impressioni parigine e aitri racconti. Santa Marinella, Quid, 1993, pp 76, £ 4.000.
Un tragico gioco di specchi
«... Non aveva più energia né forza per sopportare la sua immagine. Il peggio è che non sapeva più a cosa né a chi assomigliava. Nessuno specchio rifletteva più la sua immagine (...)
Non poteva neanche più andare a cercare un volto nel quale
avrebbe potuto vedersi...». Non un’identità perduta, bensì inventata, mai conquistata pienamente. Questa è la storia di
Mohamed Ahmed: nasce femmina dopo sette sorelle e per volere del padre, che non vuole perdere il patrimonio per la mancanza di un erede, cresce maschio a dispetto del proprio corpo e assume le responsabilità di capofamiglia. Pubblicato per la prima
volta in francese nel 1985, questo romanzo* ha reso noto il marocchino Tahar Ben Jelloun anche al pubblico italiano; nato a
Fèz nel 1944, vive a Parigi dal 1971, dove si è occupato anche
delle condizioni degli immigrati arabi. Ambientato in un Marocco senza tempo, il romanzo è una storia di ossessioni, di violenze, di una metamorfosi obbligata, è soprattutto uno sguardo
sul mondo arabo, le sue tradizioni, i suoi tabù. Ahmed vive la
sua storia in una condizione indefinita e dolorosa, dice di se
stesso: «Ho un corpo da donna»; ma «ho un comportamento da
uomo, o più precisamente, mi è stato insegnato a comportarmi
e pensare come un esseri naturalmente superiore alla donna
(...). In questo paese una donna sola è destinata ad essere sempre socialmente rifiutata». L’originalità della scrittura di Ben
Jelloun sta nella capacità di trascinare il lettore in un racconto
che scaturisce dalla voce di più narratori; cantastorie e uditori si
sostituiscono progressivamente nella narrazione della storia e
alla fine un ultimo personaggio presenta la sua versione, e in lui
sembra intravedersi Ahmed stesso. Un gioco di specchi che svela una verità crudele, fino all’inevitabile epilogo, (m.f.)
(*) Tahar Ben Jelloun; Creatura di sabbia. Torino, Einaudi,
1993 (II ed.), pp 180, £ 10.000.
Il viaggio come incontro
Il tema del viaggio inteso come incontro-scontro con «l’altro» e con quella parte di sé che si vorrebbe fuggire è al centro
del libro di racconti di Tove Jansson Viaggio con bagaglio leggero*. I dodici racconti presentano aspetti diversi del viaggio:
la partenza per mete note o ignote, il ritorno a luoghi del passato, il casuale arrivo in città sconosciute: si tratta, sempre e comunque, di trovarsi in una situazione provvisoria e nuova, che
turba una stabilità e una sicurezza in apparenza inscalfibili e
che rivelano invece un’insospettata fragilità. La partenza, come
suggerisce il titolo stesso, avviene sempre «a cuor leggero»,
pensando di lasciarsi alle spalle preoccupazioni e ricordi, in
cerca di una nuova libertà: ma negli incontri e negli scontri con
un prossimo spesso invadente oppure enigmatico e perfino crudele, nel confronto con l’imprevisto e il diverso, si finiscono
per ricreare le stesse situazioni e per ricuperare un inalienabile
bagaglio di quel che si è. L’autrice è nata nel 1914 a Helsinki,
ed è stata nota per molti anni soprattutto come scrittrice di libri
per l’infanzia.
(*) ToVe Jansson: Viaggio con bagaglio leggero. Milano, Iperborea, 1994, pp 192, £ 20.000.
14
PAG. 1 O
RIFORMA
- A]
Intervento: «Finalmente si riprende la discussione sulla scuola)
La scuola deve poter dare di più
a chi ha meno possibilità
LUCIANO GRECI*
Leggendo il documento
«Nuova idea per la scuola» sono rimasto positivamente impressionato. Finalmente si ritorna a «parlare di
scuola» e si pone di nuovo al
centro del dibattito culturale
la qualità dell’istruzione.
Il documento nella sua prima parte coglie efficacemente
quella che, a mio modesto parere, è stata ed è tuttora una
delle maggiori incongruenze
presenti nel nostro sistema
formativo. Da una parte la
Costituzione, infatti, affida
all’istruzione un ruolo primario e indispensabile per lo sviluppo della persona umana,
dall’altra parte però abbiamo
una scuola che è «giudicante»
e non «docente». Una scuola
che non pone al centro della
propria azione educativa l’individuo con i suoi bisogni e le
sue innate capacità.
Nonostante i nuovi programmi e alcune riforme
(nuovi moduli, nuovi sistemi
di valutazione) predomina
ancora un insegnamento di tipo uniforme che, rivolgendosi in modo uguale a soggetti
con diversi prerequisiti, con
diversi stili cognitivi, con diversi ritmi di apprendimento
(e ipotizzando di fatto un
«presunto alunno medio»)
non solo non soddisfa il bisogno educativo degli scolari
ma rischia di allargare la forbice tra chi è in grado di apprendere e chi no. Occorre essere tutti consapevoli che in
una società democratica nessuno può sottrarsi, per scelta
etica o per esigenza deontologica, al dovere di «dare di più
a chi ha meno», come richie
Ragazzi del quartiere di Secondigliano a Napoli
deva don Milani. Vorrei fare
ora alcune considerazioni
sulla vecchia disputa tra
scuola statale e non statale,
vecchia non solo in senso
cronologico ma anche culturale. Sono convinto che oggi
non si possa più rimanere inchiodati al palo dell’altemativa tra scuola pubblica e scuola privata, ma occorra operare per difendere una scuola
autenticamente laica e pluralista. Che cosa significa dal
punto di vista metodologico
e didattico questa affermazione? Significa porre in essere progetti educativi che rispettino e valorizzino le diversità contro ogni forma di
discriminazione o svalutazione e che offrano a soggetti.
con differenti identità,
opportunità.
pan
Sono d’accordo che occorra «rimettere in discussione»
principi statalisti, ma su un
punto bisogna essere chiari:
la scuola statale per il suo carattere obbligatorio di pubblico servizio non può prescindere da un’attenta e sensibile
considerazione del rapporto
tra diversità e uguaglianza né
rifiutare di rispondere al problema conseguente di fornire
educazione, istruzione, formazione, apprendimenti per
tutti sia pure in presenza di
diversi livelli di partenza, per
essere fedele al proprio compito costituzionale.
‘ insegnarne elementare, Parma
Dibattito sul documento «Nuova idea per le scuole;
Discutiamo della «nuova laicità
»
GABRIELLA RUSTICI*
A proposito del documento «Nuova idea per la
scuola» concordo con le opinioni espresse dal prof.
Avemino Di Croce (n. 31 di
Riforma) sull’autonomia
dell’istituzione scolastica e
con le parole del prof. Domenico Maselli (n. 33 di
Riforma) che sottolipea come
in una scuola «autenticamente pluralistica e quindi laica»
il fatto religioso debba essere
presente, in maniera non
dogmatica, quale «fatto costitutivo della realtà». Una
vecchia ipotesi di scuola
«laica» lo delegava invece
interamente alla scuola «con
fessionale»; nella tradizione
pedagogica liberale di sinistra, per usare aree di rapida,
semplicistica individuazione,
sono state carenti l’attenzione aH’esperienza religiosa in
quanto costitutiva dell’identità di allieve e allievi, l’analisi dei legami tra appartenenza religiosa, arte, scienza,
filosofia e del rapporto cultura religiosa e società.
Nel documento in questione le «opzioni ideali, sia di
ispirazione religiosa che laica», che sono alla base della
costituzione di scuole private, sono considerate «sottolineature» che le caratterizzerebbero a partire dai «valori
definiti dall’Assemblea costi
La pace ha molti colori.
Quello della giustìzia, del dialogo,
della cooperazione, dell'ecumenisnu
del pluralismo ira le culture e le fedi
Confronti: abbonamento annuo lire 50.000; semestrole lire 28.000.
Una copia lire 6.000. Versamento sul ccp n. 61288007
intestato alla.coop. Com Nuovi Tempi, Via Firenze 38, 00184 Roma.
Telefono 06/4820503, fox 4827901.
Abbonamento annuo CONFRONTI ♦ RIFORMA lire 100.000
tuente». Il termine sembra un
po’ leggero, riferito a realtà
impegnate nella realizzazione
di proprie scuole. E poi siamo in Italia con una presenza
forte e agguerrita di scuole
cattoliche, che sono ben altro
che una «sottolineatura» rispètto a una generalità; ancora una volta il fatto religioso
è considerato a parte, con il
rischio di chiusure dogmatiche. Inoltre l’ipotesi di un sistema formativo pubblico,
così come viene presentata,
contiene proposte interessanti
ma generiche, a fronte di una
precisa dichiarazione a proposito del finanziamento alle
scuole private.
Si afferma, sia pure nel
quadro della riforma globale
prevista nel documento, che
lo stato non può abdicare alla
sua responsabilità nei confronti delle «scuole private di
qualsiasi orientamento», altrimenti «negherebbe l’uguaglianza di diritti dei suoi cittadini». Accoglie con ciò pienamente le richieste fin qui
espresse da parte cattolica,
vigente questo ordinamento,'
non quello ipotizzato e ancora impreciso. In attesa di approfondimenti e maturazioni
credo convenga misurarsi
con il pluralismo e la tutela
delle minoranze (si può fare
anche in questa scuola) e con
un nuovo concetto di laicità,
prima di parlare di finanziamento pubblico alle scuole
private.
* Insegnante, Siena
VENERDÌ 23 SETTE^pp ^
A colloquio con Ermis Segarti per capire la solidarietà
Dove sono oggi ¡ poveri?
EMANUELE REBUFFINI
li'* ssere .solidali significa
XV W'j anche percepire, come
nel caso della parabola del
buon samaritano, che prima
ancora di diventare prossimo
per colui che è nel bisogno, è
quest’ultimo che diventa nostro prossimo. Nell’incontro
con il povero percepiamo che
la prima solidarietà è quella di
Dio che per primo ci ha amati». Una frase che condensa i
tanti stimoli offerti dal volume «Teologia e solidarietà»
edito dal Gruppo Abele e curato dal teologo Armido Rizzi. Nei sei saggi che lo compongono si va alla ricerca del
Dio solidale dell’Antico e del
Nuovo Testamento, si riflette
sulle dimensioni etiche e sociali della solidarietà e infine
si vede in essa da un lato il
frutto dell’incontro ecumenico, dall’altro un fenomeno
non confessionale, ma essenzialmente laico.
Si tratta anche di un invito
a andare oltre l’altruismo
emotivo, a non mitizzare gli
ultimi: infatti «non è possibile, nelle società complesse,
localizzare in maniera univoca serie di persone da qualificare, come era il caso nel Medioevo, quali poveri (...). Bisogna rendersi conto della
pluralità di espressione della
marginalità e povertà». Ne
abbiarrio discusso con don
Ermis Segarti, docente di Storia dell’ateismo alla facoltà
teologica di Torino.
«Il libro presenta un vasto
arco di confronti per sottolineare come la solidarietà sia
sempre stata pensata sulla base di due grandi punti di riferimento: la fedeltà a ciò che è
rivelato nel discorso biblico e
la fedeltà alle circostanze storiche in cui la solidarietà si
deve manifestare. Emergono
così due interrogativi: chi sono i poveri? come esercitare
di fronte a loro la solidarietà?».
- La solidarietà biblica
presenta qualche caratteristica specifica che la contraddistingue rispetto a altre religioni o culture?
«L’esperienza cristiana ha
» di
lel9i
anda
in trop
ma n
a cui
ìrenzi
èren
Senza casa a Tokio
offerto un importante contributo alla traduzione concreta
della solidarietà. Si tratta di
vedere se, con l’avanzare della cultura moderna e il crescere della solidarietà laica,
quella cristiana saprà conservare una sua specificità. Un
tempo la “carità-giustizia” era
appannaggio esclusivo dell’esperienza cristiana; oggi qon
solo abbiamo una differenziazione, ma spesso una conflittualità tra solidarietà laica e
cristiana. La prima tende a
negare l’autenticità della seconda che, a sua volta, considera la solidarietà laica inaffidabile e “falsa”, minata da
una carenza di fondo che in
prospettiva non potrà che
danneggiare l’uomo».
- La solidarietà non deve
ridursi a un attivismo acritico
nei confronti degli «ultimi»;
dovrebbe essere sempre accompagnata da una robusta
consapevolezza politica...
«Nel mondo attuale, a più
dimensioni, occorre essere
capaci di pensare la solidarietà e il suo referente (i poveri) in modo oculato. Non
basta lo spontaneismo, occorre un’attitudine a scorgere
con occhi adatti la realtà quale essa è e le nuove forme di
povertà senza pensare di risolverle con palliativi, prescindendo da interventi politico-strutturali. Però non dimentichiamo mai l’insostituibile gratuità che deve caratterizzare la solidarietà, che è un
atto gratuito e non naturale.
Inoltre spesso ci troviamo di
iblen
Ipola
•gli £
¡Fané
jio an
£e0SÌ?>:
irci qi
pamo ui
f . f , jlito oriz:
fronte a forme, talvolta so »della p(
Sticate, altre volte rozze, «funzio
interpretazione ideologica c »esponer
poveri, che finiscono per f gteristii
sere lunzionali a proge ¡aito; nc
esterni a loro. Si perde così tante
concezione della solidará jpiùtem
come servizio: non manca ¿derci,
esempi di uso strumenti ,eun’es’i
della povertà».
- Come leggere oggi, jdiardi n
modo non moralistico e re. do che il
rico, la parabola del buoni ;nmanga
i¡5 annuo
maritano?
«C’è una responsabilità i
dividuale ineludibile, ci si
scelte personali che vani
compiute, ma ci sono ancl_
delle dimensioni che toccai
gli atteggiamenti complessj
di noi come chiesa e coi
nazione a tradizione crisi
na. Il samaritano è fuori di
tradizioni religio.se e dalle
sponsabilità dirigenziali,
sce in termini di “trasve
lità mistica”, cioè rivelati
di Dio al di là delle grai
confessioni religiose. La
vertà è una provocazione
tutte le religioni, puòessei
luogo in cui si ricoriosce
“vera” religione. I cristii
devono superare le abitudij
che caratterizzano l’intervi
to nel campo sociale propi
dei grandi sistemi di orgi
zazione della carità cristi:
nel mondo occidentale,
cosa è veramente superili
Questa è la domanda che
vono porsi le nostre sodi
È la disponibilità dell’abboi
danza die deve contraddisM
guere il rapporto odierno
i poveri».
26 mili
liliardi I
■inel 2'.
¡12400,
2500, 4
i,200.(
iemi ferì
icie tc
è di 1
:ca, in
ogni
à a di
terra
imetr
eche
■e, cc
asserto
licazior
La dot
li se pc
tresce
iiamo;
ircnoi
¡ma 0 le
figli. Pi
nello
Ite bolli
ioni.
ila Pio V
ViaForia
VlaRepu
^ORE: G
ìWREnOF
*JTT0R|; s
«setto, Lu
'isie Qìrolar
Sm. Luisa I
''*li, Fulvi!
.“>Scheller
'**NTI:Fran
«inistrazi
^nahent
[*^ompos
WPA;Ug
fOREiEdiz
tlliiario
’’’’'«alona
«tenitore
""«strale
""Illativo
inserzic
Ioni
lei: a p
il nuovo
!®^naio
"»nzainc
Il disegnatore Rancho di «Le Monde» rappresenta così gli sforzi delle chiese cristiane per pres®"""* ’*«feissR|
più accoglienti: ma è questo che ci chiede l’Evangelo? ^
15
IBRE1 JLn¡ 23 SETTEMBRE 1994
PAG. 1 1 RIFORMA
re oggi,
stico e rei
del buon
» di prima pagina
jel 9 settembre pone
landa ragionevole,
troppi?»- Forse sì
ma non è questa la
cui deve rispondeirenza Onu del Caierenza del Cairo si
iblema dell’aumenipolazione, non del
gli abitanti attuali,
one vera è quindi
0 andare avanti a
così?». Vediamo alimi questa domanda
J(Ìamo un po’ più in là
jlito orizzonte. L’increalvoltaso j ¿ella popolazione sete rozze, jafunzione matematica
eologic8( esponenziale», che ha
;ono per ( gteristica di crescere
^ Proge Inito; non solo, ma di
oerde così ¡re tanto più in fretta
‘ solidari! j più tempo passa; tanto
on manca ¡enderci, è la legge che
frumenti ^un’esplosione.
ndi, supponendo di esseniliardi nel 2000 e supidoche il tasso d’increrimanga quello attuale,
¡5 annuo circa, saremo
26 miliardi nel 2100,
liliardi nel 2200, 520
inel 2300, 2.300 miiel2400, 10.200 miliar2500, 45.500 miliardi
1,200.000 miliardi nel
e mi fermo qui. Poiché
icie totale delle terre
ìeé di 160 milioni di
ca, in questa ipotesi
ogni abitante della
irà a disposizione una
di terra di 1 metro per
itimetri per viverci,
le che faranno a turno
ire, cosa che nemmeassertori della libera
licazione possono au!. La domanda vera non
se possiamo andare
a Crescere così, perché
isiamo; ma se dobbia:re noi ad affrontare il
Ima 0 lo passeremo ai
figli. Purtroppo siamo
nello sport di passate bollenti alle future
ioni.
Sergio Borroni
Montespertoli
usabilità il
3ile, ci SOI
che vani
sono ani
che tocci
complessi!
esa e coi
ione cristi
è fuori di
le e dalle
enziali,
“trasvei
è rivelatrii
Ielle grani
iose. La
reazione
può essa
icoriosce
. 1 cristii
le abitui
a l’intervei
:iale propi
i di org! '
ità cristi!
lentale. CI
; superflui
inda che i
stre socii
dell’abbot
rntraddistitodierno coi
Una proposta da discutere
LUCIANO CIRICA
Nella nostra società la
questione occupazionale sta assumendo una valenza sempre più critica. Il lavoro non solo sta cambiando radicalmente, nelle forme
e nei contenuti, ma sempre
più spesso manca in assoluto: i giovani hanno davanti
un futuro di disoccupazione
e gli occupati, invece, rischiano di perdere il lavoro
o di doverlo cambiare, più
volte, anche radicalmente e
velocemente, nel corso della
loro vita. Da luogo della
iKvocazione mondana» o
della realizzazione personale, il lavoro rischia di diventare, oggi, un problema serio, una sofferenza, se non
in molti casi addirittura un
dramma.
I partiti, i sindacati, gli
operatori economici e le istituzioni cercano di dare delle
risposte: a volte sono concrete e reali, ma spesso sono
solo promesse o semplici illusioni. Di fronte al problema lavoro tutti devono fare
la loro parte e anche le chiese quindi devono cercare di
mobilitarsi, per dare un loro
contributo, anche se piccolo
e modesto. In questo senso
si è pensato di costituire,
nell’ambito delle chiese protestanti, un’agenzia evangelica per il lavoro, che attraverso l’appoggio- delle chiese e delle comunità possa offrire in modo gratuito aiuto,
informazioni, consigli e assistenza a tutti coloro (evangelici e non) che cercano lavoro, che vogliono cambiarlo o
che l’hanno perso.
Questa agenzia potrà avere compiti di orientamento,
consulenza e assistenza, ricerca attiva di opportunità,
studio e riflessione sui diversi aspetti (economici, sociali, etici, teologici, psicologici) collegati al mondo
del lavoro. Dovrà fornire,
inoltre, se sarà in grado, an
che un’attività di formazione e di addestramento per i
giovani, avvalendosi eventualmente dei centri giovanili evangelici, sparsi un po’
in tutta Italia. Le attività
dell’agenzia saranno svolte
da esperti nel campo del lavoro, che presteranno la loro
consulenza a titolo gratuito.
Questa iniziativa è ancora
in fase di ideazione e di progetto e dovrà essere definita
successivamente negli
aspetti organizzativi di dettaglio (sede, personalità giuridica, attività, rapporti con
le chiese); per il momento si
tratta solo di verificare se
esiste una possibilità di realizzazione e se ci sono persone disposte a impegnarsi
concretamente.
Chi fosse interessato o volesse chiarimenti può quindi
contattare direttamente Luciano •Cirica (via Codivilla
10, 00152 Roma, tei. 065346400) per ulteriori informazioni.
Pastora
va bene
Pastora, f.: donna che custodisce e guida il bestiame al
pascolo.
Pastorella, f.: giovane pastora (Petrocchi).
Pastora, femm. di pastore
(Melzi, Fanfani).
No, non mi dà fastidio 1’
uso del termine pastora, ben
attestato in italiano. Ho sentito usare il termine con estrema naturalezza, sia per l’uso
proprio che per quello figurato, nell’Italia del Sud, un po’
meno nell’Italia del Nord.
In vari vocabolari i termini
femminili in -essa (dottoressa, professoressa...) rinviano
al termine in -a (dottora, professora...), definiti, questi ultimi, come «femminile di
(dottore, professore...)». Dizionari e vocabolari danno a
volte l’indicazione «in senso
ironico», ma un po’ all’una
Riforma
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
ViaForia, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubblica, 6 -10066 Torre Pellice - tei. e fax 0121/932166
|V10RE: Giorgio ardici
®lflETT0RI; Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
JflORi; Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Daniele
Luciano Cirica, Alberto Corsani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, MauJ^aGirolami, Anna Matfei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Ne1-uisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Gian Paolo Ricco, Giancarlo Riii’ Pulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Piervaldo Rostan, Mar® Schelienbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele Volpe
Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Bru
z\o
0
J
iT£
ino
^IjlSTRAZlONE: Mitzi Menusan
^NAHENTI: Daniela Actis
2^0MPOSIZIONE: Aec s.r.l. - tei. 0174/551919
Tone ® Mondovì - tei. 0174/42590
Edizioni protestanti £
:i s.r.l. - via Pio V, 15 bis -10125 Torino
ITALIA
®narlo
«"toiionaie
'‘tenitore
**i«str8i<»
«tiuiati
ABBONAMENT11995
ESTERO
95.000
80.000
150.000
48.000
- ordinario
- semestraie
- via aerea
- sostenitore
£ 140.000
£ 75.000
£ 170.000
£ 200.000
'vo Riforma + Confronti £ 135.000 (solo Italia)
versare l’importo sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni provia Pio V15 bis, 10125 Torino.
'One satUnmtleuntM» eoa L'Eco tMle va
, non può »aere venduta separatamente
^ijnserzioni pubbiicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000
itaniM niillimetro/colonna £ 1.800
a parola £1.000
*96nnain*in"*°'° testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
»IO 1951 responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
^ "1 nata 5 marzo 1993,
Ì afttembre 1994 è stato consegnato per l'inoltro postale all'LIfficio CMC
Romoli 44/11 di Torino mercoledì 14 settembre 1994.
un po’ all’altra dizione. Sono
più perplesso sul termine «direttora» (peraltro anch’esso
riscontrabile sul vocabolario),
forse perché nella mia personale esperienza non ho mai
sentito il termine «direttrice»
come ironico o spregiativo.
Quanto alla Bibbia, se la
Diodati ci informa che Rachele era guardiana di pecore
e la Tilc che portava al pascolo il gregge di suo padre, la
Riveduta ci dice che Rachele
«era pastora» (Genesi 29,9).
Il termine dunque non è un
neologismo, se mai rischia di
suonare un po’ antiquato. Il
problema è: ne abbiamo uno
migliore?
Non mi convincono né pastoressa né donna pastore,
che sarebbero, ancora di più,
termini usati solo aH’interao
della «tribù»: avremmo la pastora Galatea, ninfa amata da
Polifemo, e la pastoressa
Gianna, o il pastore Gianna?
Si perderebbe la voluta analogia tra pastore di greggi e pastore «di anime», inventando
un femminile apposito inesistente, o appiattendo sul maschile, in nome di una professionalità «neutra», un termine
che mi sembra perfettamente
declinabile.
Piuttosto mi chiedo se l’uso
figurato del termine pastore/
pastora sia giustificato sul
terreno biblico (dove il termine è usato nell’Antico Testamento in modo prevalente per
i pastori di popoli, e per Dio,
e nel Nuovo Testamento prevalentemente per Gesù Cristo), e sia rispondente all’immagine che oggi abbiamo, o
dovremmo avere, del «pastore/pastora». Anche qui non so
che cosa proporre di meglio,
ma non sono soddisfatto; anche l’aggettivo «pastorale».
che mi piace di più, è soggetto a fraintendimenti per l’uso
non identico che gli si dà nel
cattolicesimo.
Mi piacerebbe, per motivi
etimologici e storici, il termine «ministro/ministra» (del
Santo Evangelo, non del culto) e in patuà funziona... ma
sarebbe meno tribale, meno
ostico -per orecchie non abituate? E poi, il termine è già
saldamente óccupato, e svalutato, da altri ministri e ministre...
Sergio Ribet - Pomaretto
«Pastora» linguaggio tribale? Perché mai? E che c’entra
«dottore»? Mentre «dottore»
al femminile ha «dottoressa»
(come «professore» ha «professoressa»), riservando «dottora» al linguaggio scherzoso,
«pastore» ha «pastora» e il
diminutivo «pastorella»; basta’consultare qualsiasi buon
dizionario (per esempio lo
Zingarelli).
Guido Cavalcanti scrisse:
«In un boschetto trova pasturella»\ F. Sacchetti «O vaghe
montanine pastorelle». Non
si comprende perché il termine del maschile serva per le
due accezioni, mentre alla
donna è riservata soltanto la
cura delle pecore e delle capre, ma non quella d’anime.
O lo si capisce troppo bene;
la «cura d’anime» è un privilegio maschile: ma se quel
privilegio è evangelicamente
rimosso, il termine di «pastora» è altrettanto legittimo di
quello di «pastore».
Il «disagio» che qualcuno
prova nell’usarlo è soltanto il
retaggio di una troppo antica
discriminazione.
Tavo Burat - Biella
Il clic dì prima pagina
Due braccia, una fede
Secondo l’Onu sono 120 milioni le
persone che vivono in nazioni diverse
da quella di nascita: buona parte sono
migranti per ragioni economiche. La
distribuzione delle ricchezze è fortemente ineguale e il 20% del mondo
consuma l’80% delle risorse. La fame
e la mancanza di lavoro spingono milioni di persone a lasciare la loro terra
per cercare fortuna altrove. I nostri
paesi aeeolgono i migranti per le
braccia che vendono sul mercato del
lavoro; spesso però i migranti portano
con loro anche la fede in Cristo. Sappiamo accoglierli nelle nostre ehiese?
L'assegno
pastorale
Caro Gönnet,
ti ringrazio per la tua simpatica replica, che mi permette‘di correggere un errore di
stampa che era intervenuto
nella composizione tipografica del mio articolo L’assegno
pa.storale. La frase da te rilevata: «quando si vuole una
cosa ben fatta ci si rivolge al
pastore», non aveva effettivamente»nessun senso e nessun
fondamento di verità. Il mio
manoscritto, infatti, diceva;
«Quando si vuole una cosa
ben fatta, fatta subito e che
non costi nulla ci si rivolge al
pastore», dove l’accento era
posto, ovviamente, sul «non
costo». Purtroppo, per una
svista, il compositore ha saltato sette parole e la frase è
risultata inaccettabile, come
giustamente hai rilevato.
Piero Bensi - Firenze
Caro Giovanni Gönnet,
ho ricevuto in data odierna
il n. 34 di Riforma e ho letto,
fra le altre, la tua lettera (mi
permetto di darti del «tu» in
quanto entrambi non soltanto
cristiani, ma parte della stessa
chiesa), sùlla quale ho da fare
alcune osservazioni.
1) Anch’io ritengo che nell’ecclesiologia riformata non
vi sia alcuna distinzione, ma
non fra laici e «chierici» bensì fra «laici» e chierici, trattandosi non della chiesa del
laicato universale ma di quella del sacerdozio universale.
2) L’impegno volontario a
consaerarsi a tempo pieno al
servizio del Signore non è
però soltanto del «pastore»,
ma è del «semplice fedele», e
non nell’empireo dei prineipi
ma sul terreno pratico delle
realtà umane (per usare la tua
stessa terminologia): se così
non è, cominciamo col chiederci che cosa ci viene predicato settimanalmente dai pulpiti, con quale legame con la
vita reale, con quale progetto
di maturazione e crescita comunitaria, con quali obiettivi,
con quale base di partenza,
con quali mezzi, ecc.
3) Sono perfettamente d’aecordo con te per quanto concerne il livello medio di contribuzione dei nostri membri
di chiesa (sono marito di pastore - neutro per cortesia, onde non inventarci la sindaca, il
piloto, la presida, e via dicendo). E non per motivi economici, sarebbe molto facile rintuzzarmi, ma perché viviamo
in un mondo in cui ciò che
non costa non vale, ciò che
viene offerto gratuitamente o
quasi è da disprezzare.
4) Condivido in parte la tua
perplessità concernente la
gratuità delle prestazioni extra dei/le pastori: solo in parte, perché si potrebbe sostenere che tutto ciò rientra nel
loro «mestiere», anche se
l’argomentazione mi sembra
piuttosto labile; prova a dire
un po’ ai membri di chiesa
che le visite domiciliari saltano perché partecipi a un ciclo
di conferenze televisive che
per un’ora di trasmissione
settimanale ne richiedono
quattro di registrazione! E
non mi dire che ho scelto un
esempio unico: ho solo volutamente esagerato (ma non
troppo) le proporzioni per
rendere l’idea.
5) Rispondo infine alla tua
domanda; quando mai? Per
chi non avesse presente riporto sia l’affermazione: «Quando nella chiesa si vuole che
una cosa sia fatta bene, ci si
deve per forza rivolgere al pastore», sia la relativa domanda:«Quando mai?» Ebbene:
- quando la (le) comunità
riunite in assemblea scelgono
liberamente di partecipare alla vita ecumenica della diocesi cattolica del loro territorio.
e poi se qualcuno ci deve andare questi è il/la pastore e
famiglia, perché altrimenti...
(mi scusino, per favore, le lodevoli eccezioni. E scusami
tu: conosco il tuo decennale
impegno).
- quando alcuni membri di
chiesa si assumono l’incarico
di controllare che una casa sia
adatta ad accogliere ospiti, e
poi delle riparazioni necessarie si devono occupare (con
grande e goliardico, spirito di
collaborazione) gli ospiti
stessi... Trattansi nella fattispecie di Thomas Soggin e signora (hops! ma Soggin non
è forse un pastore?).
Gli esempi ovviamente non
dicono nulla di assoluto, ma
ciascuno di noi potrebbe portarne in quantità, e questo
forse darebbe un’idea dèlio
stato in cui sono costretti a lavorare in nostri non «semplici
fedeli», come tu li definisei.
Scusami Giovanni: la tua
lettera mi ha fatto «uscire dai
fogli» ma la mia replica non è
diretta a te. Vorrei soltanto
che le nostre comunità si rendessero conto di cosa chiedono e di cosa sono disposte, invece, a dare. Un po’ più di
consapevolezza in tal senso
andrebbe a vantaggio della
proelamazione dell’evangelo,
della credibilità della nostra
chiesa e della testimonianza
.nei confronti dei più giovani
(a proposito; sono sempre
meno perché sono sempre più
menefreghisti, distratti, egoisti, ecc., oppure perché?).
Fraternamente
Carlo Chiecchi — Napoli
Cambi di di indirizzo
Il pastore Odoardo Lupi comunica il suo nuovo numero telefonico; 099-7385797.
La pastora Maria Adelaide
Rinaldi comunica il suo nuovo
indirizzo: via N. Stame 10,
71100 Foggia. Tel. 0881725191.
Il pastore Luciano Deodato
comunica il suo nuovo indirizzo
(dal 1° ottobre): via Andrea
Vaccaro 20, 30127 Napoli. Tel.
081-5564263.
Il pastore Giovanni Anziani
comunica il suo nuovo indirizzo:
via G. Venezian 3, 40121 Bologna. Tel. e fax 051-239227.
Il pastore Archimede Bertolino e la Missione evangelica
contro la lebbra comunicano il
nuovo indirizzo: via Rismondo
10/A, 05100 Terni. Tel. 0744425914.
RINGRAZIAMENTO
«In pace io mi coricherò
e in pace dormirò,
perché tu solo, o Eterno,
mi fai abitare in sicurtà»
Salmo 4, 8
È mancata all'affetto dei suoi
cari
Lidia Letizia Reynaud Long
Marito, figli e parenti tutti lo annunciano con grande tristezza e
ringraziano tutti coloro che con
scritti e parole di conforto hanno
preso parte al loro dolore.
Pomaretto, 2 settembre 1994
RINGRAZIAMENTO
I figli e i familiari tutti della cara
Susanna Bonjour
ved. Geymonat
ringraziano tutte le gentili persone che con presenza, scritti e
parole di conforto hanno preso
parte al loro dolore.
Un particolare ringraziamento
a tutto il personale medico e paramedico dell'Ospedale valdese
di Torre Pellice e al pastore Aldo
Rutigliano.
Bobbio Penice, 16 settembre 1994
16
PAG. 12 RIFORMA
dALE
VENERDÌ 23 SETTEMBRF
■■
Dopo l'annuncio del cessate il fuoco da parte dell'organizzazione armata Ira
Irlanda del Nord: sarà possibile costruire
una vera pace tra «protestanti» e «cattolici»?
JEAN-JACaUES PEYRONEL
A esattamente a un anno
dall’annuncio deH’accordo di pace tra Israele e l’Olp,
e a quattro mesi dalle storiche
elezioni multirazziali in Sud
Africa, è giunto l’annuncio
del cessate il fuoco da parte
dell’Ira (Esercito repubblicano irlandese), braccio armato
del partito nazionalista irlandese Sinn Fein («Noi soli» in
gaelico). Sono trascorsi otto
mesi da quando il primo ministro britannico, John Major, e
quello irlandese, Albert Reynolds, avevano sottoscritto a
Londra la famosa Dichiarazione di Downing Street che,
per la prima volta, ammetteva
al tavolo dei negoziati il partito Sinn Fein, a condizione che
l’Ira rinunciasse definitivamente alla lotta armata.
Otto mesi fa scrivevamo
che anche in Irlanda del Nord
stava per cadere un tabù, e
che anche in quell’angolo
d’Europa stava per prevalere,
al di là di ogni attesa e in
mezzo a molte contraddizioni, lo spirito della riconciliazione. Anche in questo caso
infatti sembrano essere prevalse le ragioni politiche della moderazione, vale a dire la
ricerca di un compromesso.
Del resto, il vero artefice della svolta non è tanto Gerry
Adams, presidente del Sinn
Fein, ex guerrigliero dell’Ira,
quanto il cattolico John Hume, capo del piccolo partito
socialdemocratico e laburista
dell’Ulster che da anni, dietro
le quinte, cercava di convincere Adams a trovare un
compromesso.
Per ora, però, siamo a una
Una scritta significativa sui,muri di Beifast
dichiarazione unilaterale di
cessate il fuoco che potrebbe
anche rimanere lettera morta,
così com’è già successo nel
1972 e nel 1975 quando gli
annunci di cessate il fuoco
dell’Ira trovarono porta chiusa sia presso i protestanti
estremisti irlandesi sia presso,
il governo britannico. I protestanti più estremisti, seguaci
del fanatico rev. lan Paisley,
hanno subito gridato al «tradimento» del governo di Londra e hanno risposto uccidendo un giovane cattolico. John
Major, che non può fare a
meno dei voti dei deputati
dell’Ulster per mantenersi in
sella, è stato estremamente
prudente, lamentando la terminologia ambigua dei comunicato del 31 agosto, mentre
Albert Reynolds ha dichiarato
Un pp^ dì storia
1155 II papa Adriano IV fa dono dell’Irlanda al re d’Inghilterra
1534 Enrico Vili rompe con Roma
1688 La «gloriosa rivoluzione» inglese impone all’Irlanda un regime di vera e propria oppressióne
1690 Guglielmo d’Grange (Guglielmo III) libera Londonderry e sconfigge Giacomo II, il re spodestato rifugiatosi in Irlanda, nella battaglia della Boyne. La vittoria è
tuttora considerata dai protestanti come un simbolo della
loro liberazione dalle forze di Roma, e celebrata come festa nazionale ili 2 luglio
1800 Atto di Unione che unifica i Parlamenti irlandese
e inglese. Creazione del Regno Unito di Gran-Bretagna e
d’Irlanda
1886 Nei mesi di giugno e luglio, i presbiteriani
deiruister attaccano i quartieri cattolici di Belfast
1918 Trionfo del partito «Sinn Fein» («Noi soli») nelle
elezioni. Insediamento del Parlamento nazionale a Dublino
1920 Spartizione dell’lrlanda. Approvazione del «Government of Ireland Act» da parte del Parlamento di Londra: la provincia d’Irlanda del Nord può eleggere dodici
deputati al Parlamento di Westminster
1922 Creazione dello Stato libero dell’Irlanda del Sud
1948 Proclamazione della Repubblica d’Irlanda
1968 Primi attentati dinamitardi perpetrati dai protestanti estremisti deU’Ulster Volunteer Force (Uvf)
1970 Nell’estate l’Ira (Esercito repubblicano irlandese)
si divide in due frazioni: una marxista, l’altra nazionalista
e militare
1972 Gennaio: nuove esplosioni di violenza. Marzo: il
primo ministro britannico, Edward Héath, sospende il governo nordiflandese. Viene abolito il Parlamento di Stormont
1973 Dicembre: Accordo di Sunningdale tra Gran-Bretagna, Dublino e Belfast, che stabilisce la condivisione
del potere tra le due-comunità dell’Ulster. Non verrà mai
applicato
1974 Màggio: sciopero generale insurrrezionale
1981 Recrudescenza del terrorismo
1987 Grave escalation della violenza: 93 morti in un anno
1992 Inizio del dialogo tra Londra e le fòrze politiche
irlandesi ^ ^
1993 Dicembre: dichiarazione di Downing Street sotto.scrijta da John Major e dal suo omologo irlandese, Albert
Reynolds. Major accetta di negoziare con il Sinn Fein a
patto che l’Ira rinunci per sempre alla lotta armata
«fi
che la violenza dell’Ira è
nita per davvero».
Dietro le quinte però,* c’è
anche il presidente americano
Bill Clinton, che sa di dovere
la sua vittoria elettorale anche
alla potente comunità irlandese degli Stati Uniti (40 milioni di persone) e in particolare
all’appoggio della famiglia
Kennedy (Clinton ha nominato ambasciatrice in Irlanda la
sorella di Ted Kennedy). Nel
gennaio scorso, contro il parere di tutti e contro il veto
del governo britannico (che
peraltro aveva già'iniziato
trattative segrete col Sinn
Fein) il presidente aveva personalmente deciso di concedere il visto d’ingresso negli
Usa a Gerry Adams, negato
per vent’anni dai cinque presidenti precedenti. Nei suoi
due giorni di soggiorno a
New York nel febbraio scorso, il leader di Sinn Fein ha
potuto rendersi conto che gli
irlandesi americani sono stanchi del terrorismo dell’Ira e
che Noraid, l’organizzazione,
americana che finora ha finanziato l’Ira, sta perdendo la
sua influenza. Questa visita
ha indubbiamente contribuito
a rafforzare la legittimità e
l’autorità politica di Adams,
in particolare nei confronti
degli irriducibili della lotta
armata all’interno dell’Ira.
Subito dopo l’annuncio del
cessate il fuoco, Gerry Adams ha affermato pubblicamente: «Stiamo per ottenere
la nostra libertà, e questa libertà includerà gli unionisti
e i nazionalisti, i cattolici e i
protestanti, nel cuore di un’
Irlanda libera e unita», e ha
insistito sull’obiettivo comune delle due ale del movimento «repubbhcano»: il ritiro delle truppe britanniche
(18.850 soldati) e la riunificazione dell’Irlanda sotto il
governo di Dublino. Successivamente, ha chiesto l’amnistia per i circa 900 prigionieri
dell’Ira nonché la soppressione del diritto concesso agli
unionisti di opporre il proprio
veto al processo di unione.
delle due parti dell’isola. Il
rev. lan Paisley, invece, ha
chiesto un referendum sull’
indissolubilità dei legami con
la Gran Bretagna.
Dato che i protestanti costituiscono il 54% della popolazione contro il 42% dei cattolici, l’esito di tale referendum
sarebbe scontato ma, dopo tre
secoli di distacco dal Sud,
non è detto che la maggioran-za dei cattolici del Nord sarebbe disposta ad accettare il
sistema sociale dell’Eire,
profondamente segnato dalla
cultura cattolica tradizionale.
Né con Londra né con Dublino quindi? Il futuro dell’Irlanda del Nord è ancora tutto
da costruire ma la fine della
violenza potrebbe aiutare a
costruire un futuro diverso, in
cui «protestanti» e «cattolici»
possano vivere insieme, laicamente, come cittadini di
uno stesso paese. Questo desiderano da tempo i credenti
■protestanti e cattolici dell’Irlanda del Nord.
Le origini della questione nordirlandei
Un conflitto in cui
la religione è polìtìc
ledizione i
«ino
editore si
ffisponde
Fin dalle sue lontane origini, la questione irlandese è
stata caratterizzata dall’intreccio fra politica e religione.
Quando, nel 1534, il re Enrico Vili ruppe con Roma,
creando la Chiesa d’Inghilterra (anglicana), le popolazioni
irlandesi di origine gaelica e
anglo-normanna scelsero di
rimanere fedeli al papa. Sotto
Elisabetta 1°, gli irlandesi subirono una dura repressione
che però non riuscì ad affievolire il loro attaccamento a
Roma. Più tardi, Giacomo 1°
decise di confiscare le terre
situate al nord dell’isola, che
appartenevano a conti cattolici ostili al potere britannico
che si erano rifugiati in Francia: i nuovi coloni inglesi (anglicani) e scozzesi (presbiteriani) portarono con sé la
nuova religione «protestante». Da quel momento, le nove contee dell’Ulster (Irlanda
del Nord), che fino ad allora
erano state un bastione della
ribellione cattolica, divennero
progressivamente protestanti.
La stessa politica fu ripresa
poi da Cromwell che confiscò
altre terre per distribuirle ai
suoi fedeli «Ironsides».
Nel Settecento, l’isola fu
governata con pugno di ferro
come un vero e proprio territorio di conquista. A chiunque
non fosse membro della chiesa ufficiale (anglicana) veniva
negato il diritto alla proprietà,
per cui il 95% delle terre irlandesi passarono nelle mani
dei coloni inglesi, provocando
la miseria della stragrande
maggioranza della popolazione cattolica. Così nacque il
muro di ostilità e di odio tra le
due popolazioni e la separazione tra protestanti oppressori e cattolici oppressi.
Nel 1795 venne fondato 1’
Ordine di Grange, un’organizzazione politico-religiosa
di tipo massonico il cui obiettivo priricipale era di mantenere la supremazia protestante in Irlanda del Nord e di opporsi ad ogni autonomia di
governo per l’irlanda. Nel
1800, il primo ministro inglese William Pitt cercò di risolvere il problema delle continue sollevazioni popolari unificando i Parlamenti irlandese
e inglese mediante l’Atto di
Unione. Con tale Atto l’Irlanda cessava di avere un proprio Parlamento ma fin dal
1829, Daniel G’Connell si fece l’avvocato degli interessi
cattolici e nazionalisti irl
desi, dedicando tutte le
energie all ’ abrogazione
l’Atto di Unione. —
Morì nel 1847, prima pNERD
aver raggiunto il suo sco
ma a poco a poco il suo j '
vimento per l’abrogazit
dell’unione si trasformò
una richiesta di governo
tonomo per l’Irlanda. Tei
do che un governo autom
d’Irlanda (Home Rule) sij.
ficasse essere governati
Roma (Rome Rule), i pn
stanti dell’Ulster erano pn
a sfidare le decisioni di
eventuale nuovo Parlarne
e a organizzare un prop
governo separato nel ni
dell’isola, non nelle no
contee tradizionali dell’
ster, che avrebbero avuto
maggioranza cattolica,
nelle sei contee che oggi
stituiscono rirlanda
Nord. Si giunse così,
1920, al «Government of
land Act» che prevedev»
creazione di due Parlarne ' ^ ' *
in Irlanda: uno a Dublino j
le ventisei contee meridioi
[
li, l’altro a Belfast per le
contee settentrionali.
isce da i
ilimeni
La nuova legge tuttav
■fredda e
prevedeva anche che l’irla
da del Nord avrebbe elei
dodici deputati al Parlameli u
di Westminster. Così ven ®
carati e
sancita la divisione dell’iso yj jq
da un lato FUlster a maggi : , ^
ranza protestante, con la qti
si totalità delle industri ^
dall’altro l’Irlanda del
maggioranza cattolicf è'u C^ca "tii
in respe
di capta
senzialmente agricola. Nk
1948 la divisione fu ulterii
mente confermata con l’usi
ta deU’lrlanda del Sud di
Commonwealth britannico.
11 nuovo
Stormont, interamente in
bra SCO
di tanti
vi con
flealtà
„ . .all’ord
Parlamento |aiPeco
lezze 5
no ai protestanti, si rivr
presto come lo strum
dominio di classe dei prò,!
stanti nei confronti dei catti
lici; la popolazione cattolii
venne sistematicamentr
scriminata, non solo a li
della rappresentanza nel
lamento e nei Consigli c(
naii ma anche nel mercato
lavoro e nella politica abif
va finché, alla fine degli a
’60, scoppiò la violenza
nazionalisti cattolici dell’b
unionisti protestanti del
mocratic Unionist Party, !
dato da lan Paisley, cape
una setta chiamata «Pres'.
riani liberi», mai neon'
dalla Chiesa presbite^t'"
In una riunione tenuta il 5 luglio a Belgrado hanno stilato una dichiarazione
I vescovi ortodossi contro il piano di pat
gm Í
iijettoi
|uand
Stato, (
no che
milion
vivt
blande
altro c
«bisog
ciò sti
valore
miglia
Crei
minati
za: ab
e gius
5 no de!
idiiell
lÈri‘'nc
¡’TORI: Su.'
!tto, Lucir
Anche i vescovi ortodossi
serbi hanno rigettato il piano
di pace di Ginevra. In una dichiarazione pubblicata a Belgrado il 5 luglio scorso, i vescovi hanno appoggiato decisamente le rivendicazioni serbe riguardanti «i luoghi di
culto» storici e «le città sante» della regione. Inoltre riallacciano le rivendicazioni
della chiesa a quelle della
«nazione ortodossa».
Nella loro dichiarazione, i
vescovi precisano: «Condanniamo ogni azione malevola,
chiunque siano coloro che la
commettono» (...). «Appoggiamo i piani di pace con tutta la nostra forza, ma una pace giusta e durevole». «In
quanto popolo e chiesa
profondamente radicati nella
terra martire di Bosnia e di
Erzegovina, non possiamo
accettare oggi (...) he decisioni che ci vengono imposte a
Ginevra sulle percentuali e
sulle mappe, e che ci tolgono
i nostri focolari storici e le
nostre città sante: Zitomislic
sul fiume Neretva o Rmnje
sull'Una, la cattedrale di Mo.star o la chiesa di Sobotnica
sulla Orina, i monasteri di
Krka o di Krupa in'Dalmazia,
Ozren o Vosuca in Bosnia,
Prebilovci in Erzegovina o
Jasenovac in Slqvonia» (...).
«Non possiamo accettare che
la nostra nazione venga di
nuovo divisa'e fatta a' pezzi
da decisioni che significano
che le piccole nazioni, come
la Serbia, non hanno gli stessi diritti delle nazioni più importanti e potenti. Crediamo
soltanto nella potenza della
giustizia di Dio, e non nella
giustizia della forza».
La dichiarazione dei vescovi è un chiaro appello al rifiuto del piano di pace approvato dagli Stati Uniti, dalla
Russia e dall’Unione europea, che taglierebbe pressappoco in due la Bosnia-Erzegovina, tra i serbi è la Federazione croato-musulmana.
Nella loro dichiarazione di
tre cartelle, i vescovi serbi difendono con forza le loro rivendicazioni: «Non ci presentiamo solo come entità politica, ma come Chiesa del Cristo in mezzo al popolo di Dio
in questo difficile momento di
tentazione per la nostra storia e per la storia dell’umanità in generale. Proclamiamo, in piena coscienza e responsabilità, che preferirem
mo non vivere piutf'^Qf. I
tradire il no.siro po^ff ¿j
preoccuparci del .suoi- '
oggi e domani, dopiguidato spiritualmen>
secoli sul cammino di C''
del Cristo». ' ^
Secondo ) vescovi,
polo ortodos.so serbo» ^
suto in una regione in cu’
stata guerra «per più di
anni, ed esso non è nc ;
nuovo arrivato, né un
sore, né un occupante. ‘
stri luoghi storici di
nostre chiese e i nostri tno
steri, le tombe dei nostri f ^
dri e dei nostri martiri, R _
se dei nostri antenati e
nostri fratelli,
sempre vissuti, anche «u’’ ^
i secoli di dominazioni
iarlo^ ■
ca... stanno a testimont
(Soef