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Anno 82 - n. 46
11 dicembre 1992- lire 1200
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 11 DICEMBRE 1992
ANNO 0 - NUMERO 01
i •
EDUARD SHEVARDNAZE
LA
CONVERSIONE
GIORGIO BOUCHARD
Nell’estate 1942, mentre
le divisioni corazzate del
generale Paulus avanzavano
irresistibilmente verso Stalingrado, a Mosca Giuseppe Stalin, illustrando la gravità della
situazione a un visitatore inglese, sbottò nella seguente
dichiarazione: «Se perdiamo
questa battaglia, che Dio abbia pietà di noi!». L’anglicano alzò la testa sbalordito: ma
quello non era il capo dell’
ateismo mondiale, l’uomo che
aveva mandato nei lager migliaia di preti ortodossi?
Anche noi siamo rimasti
stupiti quando abbiamo letto
questo episodio nella Storia
del Terzo Reich di Shirer. E
abbiamo pensato: in quel momento parlava l’inconscio del
ragazzo georgiano che cinquant’anni prima era entrato
in seminario per dedicare la
sua vita alla Chiesa ortodossa, ma poi ne era uscito
bruscamente per votarsi a
un’altra, più ambiziosa missione: quella di cambiare la
storia, per diventare il più
grande, il più spregiudicato di
tutti gli zar che l’impero russo abbia mai avuto, quell’impero di cui ormai anche la sua
Georgia faceva parte.
E invece sbagliavamo: nella frase drammatica di Stalin
non risuonava la voce del
passato ma quella del futuro.
La voce del futuro ci è arrivata cinquant’anni dopo, il 24
novembre 1992, e proprio
dalla terra natale di Stalin: il
presidente della Georgia,
Eduard Shevardnaze, ha annunciato di aver accettato il
battesimo nella Chiesa ortodossa. D’ora innanzi si chiamerà Giorgio, come il santo
che ha vinto il drago e ha dato il nome alla sua patria.
Qualcuno, naturalmente, ha
ironizzato: «Parigi vai bene
una messa» perché i meschini hanno bisogno di immeschinire tutto, anche la lotta
di san Giorgio col drago.
Molto più serio Shevardnaze
stesso, che ha dato ben poca
pubblicità al suo gesto, e ha
precisato che esso è solo il
punto di arrivo di una lenta,
graduale evoluzione. E lo crediamo volentieri: Shevardnaze ha vissuto, drammaticamente, a fianco di Gorbaciov
l’ultimo grande tentativo di
fare della rivoluzione bolscevica il punto di partenza di
una civiltà rispettosa dell’uomo e lontana dalla menzogna;
questo tentativo gli è, per co.sì
dire, fallito nelle mani (almeno per ora) e anche lui, come
noi, si è trovato di fronte al
dilemma: o liquidare tutta
l’eredità socialista mediante
una sorta di «resa senza condizioni» di fronte all’ideologia oggi prevalente nel mondo occidentale, il pragmatismo liberista oppure superare
«a monte» le impasse del socialismo ritornando alla sua
fonte cristiana e deporre le
contraddizioni dell’uomo mo
derno davanti a colui che ne è
signore e giudice: il Cristo
dell’Apocalisse, l’Alfa e
l’Omega.
Perché Cristo è vincitore, e
lo era anche quando noi, poverini, sentivamo il bisogno
di difenderlo dall’ateismo degli altri, mentre era lui che ci
difendeva dalla durezza del
nostro cuore.
Avevi ragione, compagno
Stalin: bisogna che Dio abbia
pietà di noi. Ma non sui campi di battaglia: lì bastavi tu,
con la tua capacità di incarnare il «genio russo» e di fermare la belva nazista davanti
alla città che portava il tuo
nome. No: abbiamo bisogno
che la misericordia di Dio si
manifesti in quell’altro affascinante campo di battaglia
che è il cuore dell’uomo.
Quel cuore che, come diceva
Agostino, «Tu hai fatto in vista di Te, e non può trovar pace finché non riposi in Te ».
Lasciatemelo dire nel latino
delle Confessioni: «Fecisti
nos Domine ad Te, et inquietum est cor nostrum, donec
requiescat in Te ».
L'annuncio di Isaia e la speranza di Israele che è oggi anche la nostra
Un futuro in azione nel presente del mondo
_______DANIELE GARRONE_______
oi un ramo uscirà dal
\\Jl tronco d’Isai, e un
rampollo spunterà dalle sue
radici. Lo spirito dell’Eterno
riposerà su lui: spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di forza, spirito di conoscenza e di timor
dell’Eterno. Respirerà come
profumo il timor dell’Eterno, non giudicherà dall’apparenza, non darà sentenze
stando al sentito dire, ma
giudicherà i poveri con giustizia, farà ragione con
equità agli umili del paese.
Colpirà il paese con la verga
della sua bocca, e col soffio
delle sue labbra farà morir
l’empio. La giustizia sarà la
cintura delle sue reni, e la
fedeltà la cintura dei suoi
fianchi.
Il lupo abiterà con l’agnello, e il leopardo giacerà col
capretto; il vitello, il giovin
leone e il bestiame ingrassato staranno assieme, e un
bambino li eondurrà. La
vacca pascolerà con l’orsa, i
loro piccini giaceranno assieme, e il leone mangerà lo
strame come il bue. Il lattante si trastullerà sul buco
dell’aspide, e il divezzato
stenderà la mano sul covo
del basilisco.
Non si farà né male né
guasto su tutto il mio monte
santo, poiché la terra sarà
ripiena della conoscenza del
l’Eterno, come il fondo del
mare dall’acque che lo coprono. In quel giorno, verso
la radice d’Isai, issata come
vessillo de’ popoli, si volgeranno premurose le nazioni,
e il luogo del suo riposo sarà
glorioso.»
(Isaia 11:1-1 ] )
Un re diverso dai precedenti, anzi un re come non se ne
è mai visto uno simile prima:
ecco la speranza d’Israele.
Potere e diritto, verità e successo, così spesso disgiunti
quando non opposti nella storia umana, si congiungeranno
nella figura del Messia di
stirpe davidica. La storia
umana conosce sì poteri stabili ed invincibili, divorziati
però dalla giustizia e dall’interesse per i deboli; l’intelligenza e la sapienza possono
essere asservite al male; la
passione per la giustizia non
è mai mancata e neppure è
stata sopita, ma non si è affermata come realtà incontrovertibile e definitiva. Pensiamo solo ai «mai più!» dell’
immediato dopoguerra e ai
sinistri segnali di oggi.
Nel re atteso coesisteranno,
anzi si coniugheranno, lo spirito di Dio, la sapienza, la forza (di sconfiggere il male), la
giustizia e l’imparzialità. Tramite questo re, Dio stesso stabilirà il suo regno sulla terra.
Non solo i rapporti fra gli
uomini saranno trasformati
dall’avvento del regno di Dio
attraverso il suo unto, ma anche le leggi della natura, gli
istinti biologici: è quello che
esprime l’immagine della pacificazione fra gli animali dei
vv. 6-8. Sarà abolita la legge
del «mors tua vita mea», la
sopravvivenza assicurata dalla lotta e dalla sopraffazione.
Le leggi ed inclinazioni naturali che subiamo, poco importa se con cinismo o rassegnazione, come immutabili lasceranno il posto alla nuova
creazione di Dio.
L’evangelo del connubio
del trionfo della giustizia e
della pacificazione della natura ci raggiungono mentre
l’esaltazione di spinte «naturali» come la distinzione delle razze, la concorrenza tra
forti e deboli, i «valori» del
sangue e dell’identità etnica
accentuano la violenza dell’
uomo «lupo nei confronti
dell’altro uomo» e prospettano, anche in Europa, uno
scenario sanguinoso, in cui
l’esito auspicato è la vittoria
del forte sul debole e l’esito
probabile è una diffusione
della morte. In questa situazione, Isaia ci svela l’ordine
che Dio vuole instaurare nel
mondo, sconfiggendo il modo
umano di aspirare al potere e
di gestirlo e trasformando il
modo «naturale», «animalesco» (anche se la violenza
«animalesca» è ancora blanda
rispetto a quella dell’uomo
«animale») in nuova creazione rappacificata.
Sebbene il nostro testo non
sia esplicitamente citato nei
passi cristologici del Nuovo
Testamento, l’avvento di Gesù rappresenta per la fede cristiana l’inizio di questa «rivoluzione dall’alto» che sposa il
diritto, il potere e il timor di
Dio e trasfigura la natura. Gesù è l’inizio dal basso, nel nascondimento, della «rivoluzione dall’alto». L’annuncio
di Isaia 11 non è per noi solo
una parola dal futuro che insiste sulla realtà del mondo così com’è come critica e come
speranza, è anche una realtà
già incuneata nella storia e
nella natura, un futuro in
azione nel presente.
Questa è la nostra speranza.
E’ la nostra speranza in quanto è stata ed è la speranza di
Israele. Dobbiamo ricordarlo,
anche se confessare che il
compimento di questa speranza è iniziato in Gesù ci divide
da Israele, in questi tempi bui
in cui molti tornano ad agitare le parole sinistre dell’odio
contro Israele. Con Israele attendiamo che i tempi messianici si compiano nella pienezza. Con Israele, preghiamo:
«Venga il tuo Regno». Il
compiersi di questa attesa l’attesa di Israele e dei discepoli di Gesù - è la vera speranza per il mondo intero.
Noli dimentichiamolo, tanto
meno nei tempi bui.
GERMANIA
Annus
horrìbìlis
GIUSEPPE PLATONE
Se il 1989 è stato per la
Germania un «annus mirabilis», grazie al crollo del muro
di Berlino e la conseguente
riunificazione, quello che sta
per concludersi rischia di essere ricordato come l’«annus
horribilis» dei crescenti episodi di odio razziale.
Mi trovo in Germania il
giorno dei funerali delle tre
donne turche (due bambine di
10 e 14 anni e la loro zia di
51 anni), arse nel rogo di
Moelln appiccato da un commando neonazista.
Nell’incontro intemazionale a cui partecipo di preparazione al prossimo Kirchentag
(9-13 giugno), che si svolgerà
a Monaco di Baviera sotto il
motto biblico «accoglietevi
gli uni gli altri», il dibattito si
impenna sui problemi e le ragioni del risorgente nazismo.
Le conseguenze dell’episodio di Moelln sono segnate
da una certa ambivalenza: da
un lato, pugno duro del governo che mette fuori legge
un partito estremista di destra, alcuni complessi rock e
arresta una cinquantina di
squadristi, dall’altro la mancata partecipazione del cancelliere Kohl ai funerali delle
tre vittime e i vari tentativi,
sulla stampa, di ridurre gli
avvenimenti xenofobi a bagatelle di ragazzi troppo
esuberanti, rischiano di relegare troppo presto nel
dimenticatoio la simpatia
«bruna» che serpeggia e continua a colpire.
Non è un caso che nelle ultime settimane siano aumentate da parte di ebrei residenti
in Germania le richieste di visto per emigrare in Israele.
Ma l’odio, ovviamente,
non è solo rivolto contro gli
ebrei, capro espiatorio storico
del nazismo, ma contro tutti
gli immigrati.
Segue a pagina 2
Ecumene
Il messaggio
di Natale
di Emilio Castro
pagina 2
All’Ascolto
Della Parola
Una fede che
vive nella notte
pagina 6
Cultura
Umanesimo
e Riforma
pagina 3
2
PAG. 2 RIFORMA
Ecumene
venerdì 11 DICEMBRE 1992
•ìS
MESSAGGIO DI NATALE 1992
UN ^AMBINO
CI E NATO
EMILIO CASTRO <
Cari fratelli e sorelle in Cristo, una
volta di più ci riuniamo per celebrare la nascita del bambino Gesù.
Questa celebrazione è quella della famiglia, dell’amore, della speranza. Eppure, il nome di Erode, i soldati, il
massacro dei fanciulli di cui si parla
nel racconto di Natale vengono a rovinare la nostra festa.
Essi ci costringono a vivere la realtà
nella quale il Natale si inserisce oggi:
una realtà fatta di violenza, di morte,
di tragedia, come al tempo del primo
Natale. Come rallegrarci quando tanti
uomini, donne e bambini, ovunque nel
mondo, piangono di disperazione e di
impotenza di fronte al trionfo della violenza e della morte?
Non riusciamo a cacciare dalla no,stra mente l'orrore dei fatti che stanno
accadendo in Somalia e a Sarajevo.
Non vogliamo dimenticare l’angoscia
dei bambini dell’Armenia né la miseria
di quelli di Haiti.
Anche nei paesi cosiddetti sviluppati,
i tassi di mortalità infantile aumentano
in modo allarmante. Viviamo in un
mondo in cui i seguaci di Erode continuano attivamente a seminare la morte
e la desolazione. L’umanità ha bisogno
di un’autentica conversione, di uno
shock che ci costringa a dire no ad
ogni rassegnazione di fronte al male e
ci spinga ad ajfermare nuovamente la
vita.
Celebrare di nuovo il Natale, rileggere il racconto dell'Evangelo, può essere l’inizio di questa conversione. Ci
viene detto in questo racconto che «un
bambino ci è nato», che egli è circondato dall'affetto della sua famiglia e
dei suoi vicini, che visitatori stranieri
vengono a celebrare l’avvenimento con
i suoi, e che gli angeli del cielo si uniscono all’ allegrezza popolare e vegliano sul bambino e sulla sua famiglia.
L’Egitto apre le sue porte alla famiglia
umile e povera e le offre un rifugio sicuro.
Tutto il testo parla della gioia che
circonda una nascita ma al tempo stesso dell’angoscia di fronte al pericolo
imminente, dell’urgenza di cercare rifugio altrove. Le madri di Betlemme e
quelle di Rama non vogliono e non
possono essere consolate. Nessuno ha
il diritto di pronunciare parole pie di
fronte a tanta afflizione. Di fronte al
dolore, siamo invitati al silenzio e al rispetto.
Qualche settimana fa mi è stato chiesto di presiedere i funerali delle vittime
del massacro del Ciskei in Sud Africa.
Le pallottole omicide del potere repressivo avevano causato trenta morti e più
di duecento feriti. Cinquantamila persone erano là radunate sotto il sole
tropicale per rèndere un ultimo omaggio ai loro cari. Accanto alle bare stavano le famiglie, straziate tra la speranza della folla che intravedeva un
cambiamento nella situazione nazionale e la sofferenza di aver perso i loro
parenti, padri, madri, figli, fratelli e
sorelle, caduti nella lotta per la dignità
umana. Come trovare consolazione,
dove attingere le forze per continuare
ad affermare che la vita, l’amore, la fede sono più forti della morte, della rassegnazione e del cinismo?
Il bambino di Betlemme è cresciuto
per poter manifestare in tutta la sua
pienezza il disegno d’amore di Dio per
tutti i suoi figli. Sulla croce, egli apre
le braccia della solidarietà a tutti coloro che soffì'ono, per affermare, nel mattino della risurrezione, che in Dio è la
vita eterna.
/ bambini di Betlemme e i giovani del
Ciskei, a fianco del crocifisso di Gerusalemme, vivono per sempre nel mistero di Dio; come una «nuvola di testimoni», essi ci incoraggiano ad affermare l’amore, la solidarietà e la speranza manifestati nel bambino di Betlemme.
L'amore e la solidarietà hanno il potere di sventare i piani del male; e Dio
ha un disegno al quale siamo tutti invitati a prendere parte: affermare il
trionfo dell’amore che nulla può fermare. Nel bambino di Betlemme, riceviamo la chiave che ci permette di affrontare le tragiche realtà di ieri e di
oggi. E' Dio che consola, è Dio che sostiene. La nostra celebrazione del Natale, in un mondo crudele, non deve essere un atto egoistico che ci isola da
questo mondo, bensì un segno di speranza, un invito all’amore, un atto di
solidarietà. Non c’è consolazione a
Rama, né a Betlemme, né in nessuna
altra parte del nostro mondo attuale
dove regna la sofferenza.
Ma, nella contemplazione della croce
e della risurrezione, forse troveremo
quella potenza di Dio che sopravanza
ogni intelligenza, e che trasforma le
nostre lacrime in resistenza e la nostra
angoscia in speranza.
Come famiglia di chiese riunite nel
Consiglio ecumenico delle chiese, noi
celebriamo il Natale per esprimere la
nostra unità nell’adorazione del bambino di Betlemme, e per attingere alla
fonte della nostra solidarietà, del nostro servizio, della nostra speranza.
Dio vi colmi delle sue benedizioni!
* Emilio Castro, Segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese
In crescita anche gli evangelici e la diffusione della Bibbia
La rinascita del cristianesimo
nella Mongolia postcomunista
EMMANUELE PASCHETTO
La Mongolia è uno stato indipendente dell’Asia centrale,
stretto fra la Cina e la Siberia,
con una superficie di oltre
1.500.000 kmq (cinque volte
l’Italia) e poco più di due milioni di abitanti. Sotto il dominio cinese fino al 1911, la
Mongolia passò poi sotto
l’influenza russa e nel 1911
fu il secondo stato, dopo
l’Unione Sovietica, a divenire
una repubblica socialista. Dal
1990 si è avviato un processo
di democratizzazione e sono
state riprese le normali relazioni diplomatiche con tutti
gli altri stati.
La caduta del comunismo,
dopo quasi 70 anni, ha lasciato un vuoto difficilmente
colmabile. Innanzitutto una
crisi economica; la popolazione, per buona parte nomade, era ed è molto povera e
vive per lo più di agricoltura
e di allevamento. Ma la disoccupazione sta aumentando
e nella capitale Ulan-Bator,
che ha circa mezzo milione di
abitanti, raggiunge percentuali elevate. Nonostante il governo si sforzi di riproporre
un aggancio con le antiche radici del passato, tre generazioni di ateismo ufficiale hanno lasciato un segno profondo.
La popolazione ha perso
quasi del tutto i legami con le
religioni tradizionali. Il Buddismo, accolto come religione di stato nel XII secolo
ai tempi di Kublai Khan, nipote di Gengis Khan, conta
oggi poche decine di migliaia
di fedeli. Così pure l’Islam.
Più numerosi sono i seguaci
dello sciamanesimo, ma si ritiene che circa l’85% dei
mongoli non appartenga a
nessuna religione.
In questi ultimi tre anni il
cristianesimo è tornato a riaffacciarsi nel paese. Gli evangelici della capitale, che erano 6 nel 1990, sono ora oltre
600 (70 stranieri, il resto autoctoni), in quattro comunità
guidate da missionari di lingua inglese.
E’ ovvio che molte persone, pur proclamandosi cristiane, frequentano le chiese nella speranza di riceverne vantaggi (conoscenze utili, possibilità di emigrare, magari lavoro o - come minimo - la
possibilità di apprendere l’inglese). Ma vi sono anche cristiani sinceri.
John e Altaa Gibbens guidano una congregazione di
circa 170 membri, ma ritengono che solo il 20% possa
definirsi cristiano convinto.
Gli altri sono piuttosto simpatizzanti, in ricerca. John,
inglese, vive in Mongolia da
circa 20 anni e conosce a fondo la lingua e la cultura del
paese.
Altaa è mongola, figlia di
un ex alto funzionario del
partito comunista. Oltre che
della comunità i coniugi Gibbens si occupano della diffusione della Bibbia (John è il
segretario della Società biblica mongola) e sono convinti
che la diffusione della Scrittura (si noti che in Mongolia
non esiste più l’analfabetismo) sia il miglior strumento
di evangelizzazione e di consolidamento della fede di coloro che già sono cristiani.
Oltre tutto gli scenari biblici e
il tipo di vita testimoniato
particolarmente dall’Antico
Testamento - nomadismo, pa•storizia, agricoltura - e il clima in cui si muovono i vari
personaggi risultano assai
comprensibili per la popolazione.
L’Antico Testamento è ancora in fase di traduzione e i
coniugi Gibbens sperano che
sia pronto entro il 1996. Nel
frattempo - e questo è soprattutto compito di Altaa - il
Nuovo Testamento e parti di
esso vengono distribuiti villaggio per villaggio e posti in
vendita negli empori di paese.
Già circa 15.000 copie del
Nuovo Testamento sono state
così messe in circolazione.
Altaa sta anche preparando
una Bibbia per i bambini.
Negli incontri con i credenti ed i simpatizzanti, condotti
dai missionari, grande spazio
viene dato agli studi biblici.
Si parte sempre da situazioni
comprensibili ai partecipanti
e si sviluppa la riflessione con
il loro contributo essenziale.
Con il passare del tempo si
sono coinvolte maggiormente
le persone più capaci (la maggior parte dei convertiti sono
donne, alcune con un alto li
vello culturale) nella previsione che esse stesse possano
prendere in mano la guida
delle comunità e l’evangelizzazione.
In Mongolia abitano anche
parecchi russi, molti dei quali
sono cittadini mongoli, ed anch’essi sono interessati al
messaggio biblico. In poco
più di due anni sono state
vendute circa duemila copie
della Bibbia in russo.
Considerando anche la non
diffidenza della popolazione i
Gibbens ritengono che vi siano prospettive molto favorevoli per l’evangelizzazione
in Mongolia. Anche sotto il
regime comunreta, sia pure
con cautela, John non nascondeva il fatto di essere cristiano e non incontrò ostilità
da parte delle singole persone
o delle autorità. Egli ricorda
anzi l’accoglienza riservatagli nel 1978 dal Circolo degli
scrittori, curiosi non solo di
letteratura inglese, ma anche
della Bibbia stessa.
L? -v-V;
ÉS-.,
SEGUE DALLA PRIMA
Annus horríbílís
A Duisburg, cuore produttivo della Ruhr, quasi tremila
turchi hanno attraversato in
silenzio la città dimostrando
contro il nazismo e l’odio per
gli stranieri.
In alcune città ci sono stati
scontri tra dimostranti e a Lipsia la polizia ha sparato sulla
folla. Il governo sta tentando
ora di applicare l’articolo 18
della Costituzione che permette di togliere i diritti civili
a quei cittadini che «abusano
delta libertà di espressione,
di riunione e di associazione».
E' una sorta di riesumazione del Berufverbot applicato
nei confronti dell’estrema sinistra alla fine degli anni settanta.
Ma la repressione è sufficiente per sconfiggere il neorazzismo? Secondo il teologo
Christian Krause, segretario
generale del Kirchentag, «bisogna guardare olire la fase
repressiva. Mai come oggi la
Germania ha bisogno di solidarietà da parte degli altri
paesi europei per non essere
atterrita dai mostri del passato e i.solata a causa dei rigurgiti nazisti. Occorre affrontare i problemi dei giovani con
serietà e disponibilità al cambiamento ».
Anche Erika Reihien, dentista e presidente del prossimo
Kirchentag di Monaco, ritiene
che «raumento di repressione verso gli estremismi di
destra deve andare di pari
passo con un aumento di democrazia e .solidarietà. Dopo
il crollo del muro di Berlino i
problemi sociali sono diventati enormemente più
complessi. Proprio per questo
bisogna mantenere la direzione dell’ accoglienza e del dialogo».
Non è quindi un caso se nel
prossimo Kirchentag, in cui
affluiranno più di centomila
giovani, alcune manifestazioni saranno dedicate a ricordare il 25° anniversario dell'assassinio di Martin Luther
King, e ci saranno dibattiti e
riflessioni a Dachau, il campo
di concentramento nazista, vicino a Monaco. Fede e ragione contro chi si nutre di violenza e di morte.
Battisti
in Estonia
1 battisti in Estonia stanno
per ultimare la costruzione di
un nuovo seminario a Tartu,
nella parte orientale del paese, che dovrebbe accogliere
una ventina di studenti per la
fine del 1993. Ruudi Lcinus.
segretario generale dell’Unione evangelica cristiana e battista dell’Estonia ha detto che
la .scuola non servirà solo per
la preparazione al ministero
pastorale ma anche per i futuri monitori di scuola domenicale e per gli insegnanti di
religione. Accanto allo studio
della teologia il seminario
fornirà anche dei corsi di inglese, tedesco ed estone.
3
VENERDÌ 11 DICEMBRE 1992
i Vita Delle Chiese
PAG. 3 RIFORMA
Prospettive di lavoro della Federazione giovanile evangelica italiana
Bibbia, solidarietà sociale, volontariato,
impegno politico: temi giovanili
DANIELE BOUCHARD
Ai giovani evangelici che
hanno voglia di essere
attivi la FGEI (Federazione
giovanile evangelica italiana)
offre diverse possibilità. Chi
è interessato alla teologia o
alla lettura della Bibbia oppure, pur non volendo espellere
il problema di Dio dalla propria vita, non è soddisfatto
del linguaggio con cui si
esprimono le nostre chiese la
domenica mattina può partecipare alla ricerca collettiva
che la FGEI sta conducendo
con passione sul tema della
fede. Il campo studi nazionale
della scorsa primavera aveva
infatti per tema «Chi è il Dio
in cui crediamo?» mentre una
serie di convegni che si terranno nel corso dell’inverno a
livello regionale (a gennaio in
Campania, a febbraio nel Lazio, a marzo in Toscana) proseguiranno la riflessione concentrandosi sul confronto tra
il nostro rapporto con Dio e
quello di alcuni personaggi
biblici.
Chi invece preferisce un
impegno di tipo laico o, meglio, vuole coniugare la ricerca di fede e l’incontro con il
prossimo, ha la possibilità di
partecipare al progetto di
solidarietà e di scambio con
l’Albania che la FGEI ha promosso insieme con il Servizio
rifugiati e migranti della
FCEI. Alla fine di settembre
un primo gruppo è stato in
Albania per verificare la fattibilità del progetto e contattare
i possibili interlocutori, mentre il 28 e il 29 novembre si è
svolto a Mortola un convegno
di lancio del progetto.
Sempre nella linea laica, la
FGEI è anche impegnata sul
fronte meridionale, con particolare attenzione al problema
della mafia. I gruppi del Mezzogiorno stanno lavorando
per dotarsi degli strumenti
necessari al fine di comprendere il fenomeno nella sua
complessità.
In particolare sono da ricordare l’inchiesta che i gruppi di Dentini e di Cerignola
hanno svolto nella loro città
su come .il fenomeno mafioso
viene vissuto dagli studenti e
il convegno di Mortola della
scorsa primavera su «Le chiese evangeliche e il Mezzogiorno», organizzato insieme
con la Eederazione delle chiese evangeliche di Puglia e
Lucania.
Il Consiglio della FGEI ha
aderito alla Settimana per la
libertà dalla mafia, indetta
dalla FCEI per il prossimo
febbraio e ha invitato i gruppi
a collaborare alle iniziative
che saranno prese dalle comunità in quell’occasione.
Queste sono le attività che
ci stanno più a cuore e a cui
dedichiamo le nostre migliori
energie, ma non sono certo le
uniche che impegnano la
FGEI. Ogni gruppo stabilisce
autonomamente il proprio
programma, che può andare
dallo studio della storia del
protestantesimo alla mobilitazione contro le celebrazioni
del cinquecentenario della
conquista dell’America, dallo
studio biblico al volontariato
in favore degli immigrati,
dalla preparazione di uno o
più culti all’analisi dei rapporti tra uomo e donna. Di
particolare rilevanza è per la
FGEI l’attività dei gruppi regionali, che permette a chi
non ha un gruppo giovanile
evangelico nella propria città
di incontrarsi, stabilire dei
rapporti e confrontarsi su un
tema. I temi affrontati nei
convegni sono in genere
quelli su cui lavorano i gruppi. Per ciascuno dei tre temi
che abbiamo scelto come
prioritari (ricerca di fede, mafia e migranti) è stato creato
un gruppo di lavoro che è disponibile ad organizzare un
convegno per quelle regioni
che ne fanno richiesta.
Per quanto riguarda il livello nazionale, il prossimo appuntamento sarà l’undicesimo Congresso, che si terrà a
Ecumene dal 2 al 5 settembre
1993. Nel frattempo, organizzeremo in primavera degli
incontri per zone geografiche,
in modo da dare a tutti i giovani evangelici la possibilità
di contribuire al dibattito e ai
processi decisionali della
FGEI.
Il Circuito del Triveneto affronta i nodi del dialogo ebraico-cristiano
Qual è il piano di Dio per la salvezza?
PAOLO T. ANGELERI
■j'' COSÌ tutto Israele
Fj sarà salvato » (Rom.
11:26) - «Io sono la via, la
verità e la vita » (Giov. 14:6).
Attorno a questi due versetti biblici si è articolato il dialogo circa le modalità del rapporto ebrei-cristiani nel corso
dell’incontro promosso dal
circuito del Triveneto (22 novembre) a Padova, nella chiesa metodista di corso Milano.
Presiedeva il pastore Eugenio
Stretti, sovrintendente, che
con la consueta competenza
ha introdotto l’argomento ponendo subito sul tappeto i
«nodi teologici» del problema.
Se Cristo è l’unica via alla
salvezza, è possibile sostenere che anche chi cristiano non
è - e in particolare l’ebreo può essere compreso nel piano generale di salvazione
prospettato dall’Evangelo?
Hanno fatto subito la loro
comparsa le due anime cristiane, esclusivista e inclusivista. Per gli uni, in accordo
con l’affermazione paolina
i«0 profondità della ricchezza e della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto
inserì i ihili sono i suoi giudizi e incomprensihili le sue
vie!» Rom. 11:33), la misericordia divina può essere paragonata a una pentola su cui
Dio ha posto un coperchio:
finché egli non deciderà di
sollevarlo, non sarà possibile
sapere chi sia oggetto della
sua misericordia; è da ritenersi in ogni caso, in base a
Rom. 11:26, che l’ebraismo
possa e debba considerarsi
via qualificata al Signore e alla salvezza quanto la nostra.
Per gli altri, l’annuncio salvifico del Cristo e la testimonianza dell’esperienza personale della nascita di nuovo
dovrebbero essere sufficienti
a suscitare, in chi cristiano
non sia, risveglio e attenzione
nei confronti del Cristo, decisivi ai fini di una inclusione
nel piano divino di salvezza.
E’ chiaro che in questo caso
l’unica via in modo esclusivo
resterebbe il Cristo storico,
così come a noi è stato rivelato.
Nessuno può negare che,
almeno in apparenza, ci si
trovi di fronte ad una antinomia, destinata a non trovare
soluzione. Comunque, come
ha opportunamente ricordato
il pastore Stretti, persino Calvino ha sostenuto che Cristo
sta oltre l’incarnazione, e
Barth ebbe a scandalizzare
più di un teologo sostenendo
che Cristo va - ed è - oltre la
chiesa.
«C’è dunque una affermazione "forte" del cristiano ha concluso Stretti - che riposa sulla fede nell’unicità di
Cristo come via alla salvez
za; ma questo non dovrebbe
escludere un parallelo convincimento altrettanto forte
circa V insondabilità della
sua grazia e l’ulteriore
misericordia divina nella sua
apertura verso tutti gli uomini e, nel caso specifico, verso
gli ebrei ».
Al pomeriggio, il prof.
Luzzatto (della comunità
ebraica di Venezia) ha esposto in una conferenza illustrativa i principali motivi
ispiratori del pensiero ebraico. L’antica religione di
Israele, a suo dire, si basa su
un atteggiamento dialettico, a
cui fin dai primi tempi della
meditazione talmudica, e in
ogni periodo successivo, è
stato dato ampio e continuo
spazio.
I due interpreti della Torah
al principio dell’era cristiana
(Hillel e Shammai) sono i più
cospicui rappresentanti di
questo orientamento, in quanto pur proponendo due punti
di vista opposti - largo e comprensivo l’uno, intransigente
e impietoso l’altro - non
escludono la possibilità della
coesistenza.
Racconta un midrash che
durante una disputa fra i seguaci delle due tendenze, si
udì una voce dal cielo che,
benedicendo entrambi, intendeva significare la volontà divina di privilegiare il dialogo
rispetto a ogni possibile esito
Riuscito convegno a Monteforte
Le chiese del Sud: una
minoranza significativa
conclusivo.
Non esiste nell’ebraismo
autorità gerarchica che possa
stabilire, nelle dispute sull’interpretazione delle Scritture,
una parola definitiva tale da
por fine al dialogo e da consentire una distinzione fra
eretici e ortodossi.
Certo i cristiani senza volerlo offendono l’ebraismo
quando tendono a considerarlo solo semplice «radice» della loro religiosità, relegandolo entro limiti temporali anteriori all’era cristiana.
L’ebraismo al contrario è
forma religiosa in continuo
cammino con una sua funzione attuale non solo in
quanto radice ma .soprattutto
come albero fecondo, fruttifero e vitale.
Dovremmo sentirci sollecitati a chiedere al .«Benedetto», all’Iddio vivente di Àbramo, di Isacco, di Giacobbe e
quindi nostro, di degnarsi, come ai tempi di Hillel e di
Shammai, di far udire anche a
noi la sua voce per garantire
che la sua benedizione scende
su tutti senza preferenze di
sorta per questa o quella autorità, questo o quel balbettio,
questa o quella miserevole e
presuntuosa interpretazione
umana del suo volere.
Lasciando così a tutti il diritto alla propria eresia, al
proprio personalissimo colloquio con Dio.
LUCIANO DEODATO
Una cinquantina di persone provenienti dalle diverse regioni del Mezzogiorno si sono ritrovate il 14 e 15
novembre a Monteforte (Av)
per gettare le basi della redazione meridionale di «Riforma». Sono state due giornate
intense di lavoro, di relazioni,
di discussione, di presa di conoscenza reciproca; un primo
avvio incoraggiante per
un’impresa nuova che manifesta, fin dall’inizio, entusiasmo ed attesa.
Che cos’è la realtà delle
chiese evangeliche meridionali? Qual è la loro storia? Le
loro radici sono antiche e lontane: risalgono ai fermenti
evangelici del Medioevo,
quando la cristianità occidentale era attraversata da forti
movimenti, ben presto definiti ereticali, tra i quali i valdesi, diffusi in ampie zone del
vasto Meridione. Siamo molto prima della Riforma di Lutero. Domenico Maselli, con
competenza e passione, ne ha
descritto T evoluzione e la tragedia; emblematica tra tutte
la distruzione delle colonie
valdesi della Calabria nella
seconda metà del ‘500. Eppure, nonostante la censura e
l’Inquisizione, i libri dei
riformati vengono Ietti e conservati nei secoli, fino a
quando nel 1800 arrivano
dalla Svizzera e dalla Germania imprenditori protestanti e
intorno a loro si costituiscono
i primi , nuclei di chiese riformate. Arriva Garibaldi e dietro a lui Gavazzi ed altri predicatori dell’Evangelo; ovunque nascono nuove chiese;
arrivano missionari dall’Inghilterra, dagli Stati Uniti,
battisti, metodisti, fratelli. Si
incontrano e si scontrano tra
loro, ma ovunque fondano
scuole e si adoperano al riscatto morale e sociale, oltre
che politico del popolo meridionale. Una battaglia di minoranza che, purtroppo, non
riesce ad essere altro che un
segno, senza mutare una società che rimane arretrata e
pervasa di superstizione. Alle
masse non rimane che la via
dell’emigrazione. «Partiti per
cercare pane e lavoro, i nostri emigranti - nota Maselli sono tornati con la Bibbia ».
Oggi il Meridione conosce
una nuova stagione evangelica: ovunque nascono comunità di tipo pentecostale. Il
nuovo settimanale dovrà tener conto di questa realtà.
Ma in quale contesto si troverà ad operare? Tutti noi conosciamo la drammaticità
della situazione del Meridione, stretto nella morsa delle
varie mafie. «Non dobbiamo
illuderci -ha detto Lello Volpe, pastore a Dentini - la mafia è forte e il suo credo di
violenza è profondamente radicato anche nella coscienza
dei giovani ». Non possiamo
accettare passivamente questo stato di cose; va assunto
un impegno civile di resistenza e denuncia; e questo in un
quadro occupazionale e imprenditoriale che andrà peggiorando, come ci ha dimostrato Paolo Naso, parlando
del Meridione nell’insieme
dell’Europa comunitaria.
«Come descriveremo questa
realtà - si è chiesto - , daremo sfogo alla rabbia popolare o diremo della tragedia
antica e nuova? Oppure riusciremo ad essere propositivi
e a indicare delle strade nuove da percorrere, correndo
magari il rischio di rimanere
delle voci nel deserto, ma
delle voci profetiche?».
Su tutte queste tematiche il
dibattito è stato lungo ed appassionato. Il convegno si è
concluso infine con un culto
presieduto da Massimo Aprile; un culto «animato» una
proposta nuova, per certi versi anche shoccante, e comunque molto interessante sulla
quale varrebbe la pena di discutere. Anche questo è Meridione: ricerca di nuovo desiderio di partecipazione, perché l’Evangelo della resurrezione spacca gli involucri
consolidati e fossilizzati nel
tempo, per .sviluppare nuove
potenzialità e dare vita.
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2 ■ 22 settembre 1993
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Monnet, Dallas, Phoenix, Piccolo e Grand
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Filadelfia, Buffalo, cascate del Niagara.
È possibile richiedere al Centro culturale
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le mattine dalle ore 10 alle ore 11,30 dal lunedì al venerdì, per informazioni anche telefoniche al numero (0121) 93.25.66.
Chi fosse interessato al viaggio è pregato
di comunicarlo tempestivamente dato il numero limitato dei posti.
A
4
PAG. 4 RIFORMA
venerdì 11 DICEMBRE 1992
CRONACA
FIRENZE - Giornata ricca di avvenimenti, quella dell’8 novembre, a Firenze. Nella chiesa metodista di via Benci è
stata celebrata la domenica della Riforma, con il culto del
pastore Paolo Ricca; alla mattinata hanno partecipato tutte
le comunità fiorentine, battiste, metodiste e valdesi, dal momento che si è trattato di un culto riunito, come vuole la tradizione.
Nel pomeriggio, dopo un’agape fraterna, a Palazzo Salviati
sono state presentate le attività dell’Istituto Gould e sono
stati inaugurati i nuovi locali del Centro di formazione diaconale «Giuseppe Comandi», nato tre anni fa in via sperimentale, e oggi funzionante a tempo pieno.
Massimo Rubboli, docente universitario e coordinatore del
Centro, ha parlato e commentato i seminari del nuovo anno
accademico, che in tutto sono sei e che saranno tenuti da
esperti e teologi, e ha posto l’accento sugli obiettivi del
Centro destinato ai giovani desiderosi di approfondire gli
studi professionali e crescere nella fede.
Il «Giuseppe Comandi», tuttavia, non è l’unica attività del
Gould. Il presidente dell’Istituto, Letizia Sommani, ha infatti illustrato le altre inizative, tra cui la foresteria, il servizio a domicilio, il centro didattico per ragazzi bisognosi e le
tre comunità alloggio, capaci di ospitare ventiquattro ragazzi.
REGGIO CALABRIA - Il 26 novembre, presso la chiesa di
San Sebastiano al Crocifisso, si è svolto un incontro con la
pastora luterana finlandese Aija Kaartinen, che avevamo
conosciuto in un precedente incontro e ancora incontrata al
Sinodo ‘92, che ha condotto una meditazione sul Vangelo
di Luca, sull’incontro di Maria con Elisabetta e la presentazione di Gesù al Tempio.
L’incontro si è svolto in un clima ecumenico, alla presenza
di numerosi cattolici e gruppi delle chiese battiste e valdesi.
La pastora Kaartinen a commentato il testo biblico con parole semplici ed ha citato il commento di Lutero al Magnificat, cantando anche un imo finlandese; ha poi risposto con
cortesia alle numerose domande che le sono state poste, soprattutto da parte cattolica.
PALERMO - Con i due terzi dei voti l’assemblea di chiesa ha
scelto Franco Giampiccoli come prossimo pastore della
Chiesa valdese di via Spezio.
CAMPI INVERNALI - Importanti appuntamenti per trascorrere le vacanze natalizie degli evangelici sono annunciati
dai nostri centri :
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al 1"^ gennaio si svolgerà un incontro aperto a tutti sul tema
«Quale sviluppo dopo Rio?». Informazioni telefono
0121/807514
* Ad Ecumene (Velletri in provincia di Roma) dal 26 dicembre al 2 gemalo si svolgerà il campo invernale sul tema
«L’America». Informazioni telefono 06/4740376
* Al Villaggio della gioventù (Santa Severa in provincia di
Roma) dal 28 dicembre al 2 gennaio si svolgerà il campo
invernale sul tema «Libertà e comportamento responsabile
individuale e collettivo». Informazioni telefono 0766/
740055
* Al Villaggio evangelico (Monteforte in provincia di
Avellino) dal 27 dicembre al 1° gennaio si svolge un incontro sul tema «Insieme per una nuova realtà: il dialogo ebraico cristiano alla prova». Informazioni telefono 0825/
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¡Vita Delle Chiese
Ricoricato a Ginevra il 450° anniversario della prima predicazione in italiano
Fin dagli inizi è esistito uno stile
riformato di chiara origine italiana
_________ALDO COMBA________
L’«Auditoire de Calvin»
era gremito, domenica
15 novembre, per il solenne
culto commemorativo del
450° anniversario della prima
predicazione riformata in italiano a Ginevra. Come si sa,
essa ebbe luogo alla fine del
1542, nella Cappella dei
Maccabei, ad opera di Bernardino Ochino, sei anni soltanto dopo l’adozione della
Riforma a Ginevra.
Al culto erano presenti la
signora Nicole Fatio, presidente della Chiesa nazionale
protestante di Ginevra, il pastore Pierre Hérold, moderatore della «Compagnie des
pasteurs», Freddy Klopfenstein, responsabile dell’ufficio stampa della chiesa ginevrina.
Era presente anche il past.
Arthur Gaston della Chiesa di
Scozia, che condivide con noi
l’uso dell’auditorio, e il signor Manuel Carrillo in rappresentanza del REGG (Raggruppamento delle chiese e
comunità cristiane di Ginevra). C’era un folto gruppo di
rappresentanti della «Union
Vaudoise» e due numerose
delegazioni delle chiese vaidesi di Losanna e di Basilea,
oltre a molti membri ed amici
della nostra comunità.
La predicazione, tenuta dal
pastore Aldo Comba, dopo
aver brevemente delineato la
carriera di Bernardino Ochino, ha ricordato l’importanza
di poter udire il messaggio
dell’Evangelo nella propria
lingua madre, quella che va
diritto al cuore, ma ha pure
notato che senza amore fraterno e solidarietà anche chi
parlasse «le lingue degli uomini e degli angeli»(I Cor.
13:1) non produrrebbe altro
che un fastidioso rumore.
La celebrazione del 450°
anniversario è servita anche a
sottolineare il fatto che la
Riforma in Italia non è
un’importazione recente ma è
un’antica e viva realtà della
'.‘.L - V I ,.
Veduta di Ginevra (1641), dai iato dei fiume Rodano verso est. La città vecchia è a destra deii'incisione
cultura nazionale, tanto quanto lo è in tutti gli altri paesi
progrediti d’Europa.
Soltanto la feroce persecuzione e il sinistro accanimento della Controriforma cattolica l’hanno soffocata, esiliata, e quasi ridotta al silenzio.
Bernardino Ochino, appunto,
francescano diventato poi
Generale dei cappuccini, fu
uno dei tanti che, intorno al
1540, ebbe contatti con i
riformati italiani dell’epoca,
lasciandosi conquistare dalle
loro idee.
Nel 1542 avvenne la rottura eon la chiesa di Roma e
nell’agosto di quell’anno fuggiva dall’Italia assieme a Pier
Martire Vermigli.
Quel «Savonarola del 16°
secolo», come lo chiama lo
storico Roland Bainton per la
sua eloquenza, fu uno dei
predicatori più noti del suo
tempo. Pochi mesi dopo il
suo esilio predicava in italiano ai riformati di Ginevra.
La signora Nicole Fatio,
nel suo messaggio di saluto,
ha ampiamente ricordato
l’importanza dell’emigrazione riformata italiana a Gine
vra e il contributo fondamentale che i Turrettini, Burlamacchi, Diodati, Calandrini e
tanti altri hanno dato alla teologia e alla vita ecclesiastica
ed economica della città.
«Dalle file della Chiesa
italiana usciranno coloro che
forniranno alla Chiesa di Ginevra la sua armatura teologica durante il 17° secolo,
ossia durante tutto il periodo
in cui la Riforma si è affermata, che è pure il periodo in
cui Ginevra fu più minacciata
dalla Savoia e dalla Francia», ha tra l’altro rilevato.
Il pastore Christian Gysin,
di Basilea, ha portato il saluto
della Tavola valdese, e il pastore Renato Dubendorfer ha
recato un vibrante messaggio
da parte dell’ACELIS (Associazione delle chiese evangeliche di lingua italiana della
Svizzera).
Santi Caracciolo, presidente del Consiglio di chiesa di
Ginevra, ha accolto gli ospiti;
diversi membri della comunità hanno partecipato attivamente al culto con letture e
musica.
La colletta è stata dedicata
all’istituto che oggi prepara i
predicatori dell’Evangelo in
lingua italiana, la Facoltà valdese di teologia di Roma.
Tra i numerosi messaggi di
adesione ricordiamo in particolare quello dell’Alleanza
riformata mondiale e quello
della comunità valdese di
Siena, patria di Bernardino
Ochino.
La celebrazione del 450°
anniversario si è volutamente
concentrata sul suo significato religioso: una predicazione
dell’Evangelo nella nostra
lingua, che dura da quasi un
mezzo millennio, nonostante
le difficoltà che ha dovuto e
deve superare, e che sottolinea l’importanza e l’attualità
del messaggio riformato per
tutti i paesi di lingua italiana.
Noi rivendichiamo infatti
per il protestantesimo in ambiente di cultura italiana pari
dignità, pari importanza culturale e storica con il cattolicesimo: sono due forme alternative di cristianesimo, presenti ambedue nello spazio
culturale italiano, e che devono misurare la loro autenticità
sul solo metro dell’Evangelo.
Nella Chiesa battista dì Pistoia
Insediato il pastore
Antonio Di Passa
PATRIZIA lACOPINI
Giornata di gioia, allegria e
curiosità per la comunità battista di Pistoia.
Il pastore Franco Scaramuccia, presidente dell’Unione delle chiese battiste, ha insediato domenica 22 novembre il nuovo pastore della
chiesa: Antonio Di Passa.
Antonio, 31 anni, ha ricevuto il battesimo cristiano
nella Chiesa battista di Ariccia e dopo aver seguito gli
studi teologici alla Facoltà
battista di Rüschlikon, è
diventato pastore. Ha svolto
un periodo di prova nelle
chiese battiste di Siracusa e
Fioridia. E’ sposato con Margaret Tepper, anch’essa laureata in teologia.
11 culto ha visto la partecipazione di numerosi fratelli e
sorelle e di alcuni simpatizzanti.
Momenti di particolare in
tensità sono stati quando il
pastore Di Passa, in risposta
alle parole del presidente
Scaramuccia, ha dichiarato di
voler operare per la comunità
che lo ha scelto, e quando un
anziano della nostra chiesa ha
invocato la benedizione del
Signore su di lui e sulla sua
famiglia.
Successivamente la comunità è stata condotta in preghiera in una riflessione cantata dalla sorella Antonella
Canovaro, cantante lirica.
Dopo il sermone del pastore Scaramuccia che ha sottolineato l’importanza dei minimi agli occhi di Dio, hanno
portato il loro saluto i fratelli
delle chiese battiste di Firenze, Livorno, Ariccia e il pastore Giacomo Pistone, predecessore del nuovo pastore.
Al culto ha fatto seguito
un’agape fraterna come sempre affollata e festosa.
Conferenza all'Università popolare
Le comunità
religiose in Europa
Non senza ironia e sagacia
Giorgio Bouchard, presidente
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, ha tenuto una conferenza sul tema
«Le chiese e la presenza delle
comunità religiose in Europa» presso la sede dell’Università popolare di Sestri Ponente, un’associazione che
rappresenta per la città un
prestigioso riferimento culturale, presente nel territorio fin
dal 1907.
All’incontro, organizzato
dalla Chiesa metodista, ha
partecipato un’ottantina di
persone, con vivo interesse e
partecipazione al successivo
dibattito. Bouchard si è soffermato ad illustrare le cinque
presenze religiose consolidate
in Europa. La «resurrezione»
ortodossa, la «potenza» cattolica, la «conferma» protestante, l’«avanzata» musulmana,
la «testimonianza» ebraica.
Parlando in particolare dei
rapporti fra le chiese cristiane, l’oratore ha affermato che
esse possono far molto insieme, a condizione di evitare la
tentazione di un «Europa cristiana», cioè la tentazione di
lanciarsi in un programma di
conquista.
Le chiese dovrebbero appoggiare un modello di federalismo tra diversi, multiculturale e multirazziale. Un dialogo fra le chiese cristiane,
con altre comunità religiose,
con la tradizione liberale e
laica, con la tradizione socialista, il tutto accompagnato
da grande umiltà, senza nessuna pretesa egemonica. Un
dialogo a più voci per la costruzione di un Europa aperta, giusta, libera, democratica
e rispettosa di tutte le diversità.
L’interesse suscitato incoraggia la Chiesa metodista di
Sestri a continuare questa
collaborazione.
5
\/ENERDÌ 11 DICEMBRE 1992
.Vita Delle Chiese
Catania: battisti e valdesi propongono un'azione comune di tutti gli evangelici
Occorre riflettere uniti sulla Parola di Dio
di fronte a un mondo di violenza criminale
CARMELO FACARAZZO
Dopo le stragi di Capaci e
di Via D’Amelio a Palermo anche Catania si sorprende a ritrovarsi al centro
di una rinnovata attenzione
della magistratura e delle forze di polizia: l’assassinio di
Lizzio, il proseguimento della
sanguinosa lotta tra le «famiglie» catanesi, con il suo
quotidiano e ormai usuale
strascico di morti, la messa
sotto accusa del magistrati
del Palazzo di giustizia, collusi quando non complici interessati allo sviamento delle
indagini e dei processi, la
scoperta di covi e di veri arsenali «militari», l’attesa spasmodica del prossimo «martire» che, sembra, sarà proprio
un catanese (Enzo Bianco, il
Leoluca Orlando di Catania,
leader dell’epurazione dal
partito repubblicano di dichiarati mafiosi come Aristide Gunnella, o l’avvocato Enzo Guamera, difensore di mafiosi pentiti ed esponente prestigioso della società civile
catanese e deputato regionale
della Rete?)
In questo clima, le chiese
evangeliche battista e valdese
scrivono una lettera aperta
agli altri evangelici presenti
nella città in cui esprimono la
convinzione che «così come
noi, anche voi stiate osservando e vivendo in modo attonito le vicende di questi ultimi anni e di questi ultimi
giorni.
E’ ormai chiaro che sono
in atto delle trasformazioni
sociali, politiche ed economiche quali mai si erano avute
negli ultimi cinquant’anni.
Un’operazione antimafia neiia Sicilia sempre turbata daila criminaiità organizzata
Ed è ormai chiaro che queste
trasformazioni vanno nella
direzione della divisione,
dell’ egoismo, del razzismo,
dello sfruttamento dei più deboli, della guerra.
Non è a questo punto più
da escludere che si vada fatalmente verso sistemi più autoritari e sempre meno garantisti dei diritti assicurati
dalle leggi democratiche.(...)
E se finisce lo stato di diritto,
sappiamo che finisce anche
la libertà, e se finisce la libertà, ardua diventa la
predicazione dell’Evangelo
di Gesù Cristo.
Sappiamo che il Signore ha
vinto sulla morte e sulle forze
del male e certamente anche
in questi frangenti sarà con
noi per condurci alla vittoria.
Se vi scriviamo queste note
non è solo per comunicarvi i
nostri timori e (in opposizione ad essi) la nostra confessione di fede in Gesù, ma anche per esprimervi il desiderio che molti di noi hanno rispetto ad incontri di preghiera, di lettura e di meditazione
della parola di Dio, con
evangelici di altre denominazioni.
Questa volontà sorge spon
tanea proprio nel contesto
presentato all’inizio e vuole
costituire la prova che nella
storia esistono dei movimenti
che vogliono portare alla reciproca comprensione, alla
fratellanza, all’amore ».
La lettera ha ricevuto una
pronta risposta e la proposta è
diventata immediatamente
operativa, tanto che il 14 dicembre, presso la Chiesa
evangelica battista di via Capuana 14, alle ore 19,30, gli
evangelici della città si incontreranno per iniziare il loro
comune cammino nella fede
di Gesù Cristo.
Pinerolo
La società
di fronte alle
mele marce
«Tossicodipendenze, AIDS,
carcere e stranieri: ma questi
problemi sono anche nostri?»
è rincontro che si è tenuto
domenica 15 novembre nei
locali della Chiesa valdese, in
via dei Mille. A questo incontro hanno partecipato i catecumeni del primo Distretto che
seguono il terzo e quarto anno
di corso.
Purtroppo, nonostante la
Conferenza distrettuale avesse rivolto un Invito alle chiese al fine di approfondire la
collaborazione tra i catechisti,
la discussione non ha fatto registrare una partecipazione
bilanciata; vale a dire che dei
tre circuiti soltanto il secondo
era ben rappresentato (36 persone di cui 22 di San Germano). La giornata, comunque, è
stata positiva per tutti: i 50
partecipanti si sono divisi in
cinque gruppi di studio per
approfondire i temi trattati,
ispirati al libro di Luigi Ciotti, animatore del «Gruppo
Abele», «Chi ha paura delle
mele marce?» (ed. Gruppo
Abele).
Dal dibattito è sorta la necessità di approfondire questi
problemi aH’interno delle
chiese: agire, mettendo da
parte egoismi e paure, può essere il primo passo verso una
vera vita comunitaria e di fede.
Convegno della FGEl del Triveneto
I diritti e i doveri
di ospiti e ospitanti
_________DAVIDE MARINI_________
VENEZIA - Dalle parole
ai fatti. Il passo non è facile,
anzi. Ma è quanto hanno voluto provare a fare i ragazzi e
le ragazze della EGEI del Triveneto il 14 e il 15 novembre
in occasione del convegno
«Situazione dei migranti: diritti e doveri degli ospiti e degli ospitanti». Circa quaranta
persone, tra cui numerosi cattolici, si sono dati appuntamento alla foresteria valdese
di Venezia e hanno discusso a
lungo: relazioni, controrelazioni, applausi, domande provocatorie. Il tutto coordinato
dal relatore del convegno, il
pastore di Pordenone Pasquale Castelluccio, che ha aperto
i lavori con una interessante
rassegna stampa di articoli
italiani e stranieri, finalizzata
a sondare il bagaglio di informazioni di ciascun ragazzo.
Le due giornate di lavoro,
precedute in marzo e in estate
da altrettanti convegni sullo
stesso tema, hanno avuto un
preciso obiettivo: discutere il
problema ma trovare anche
delle soluzioni per risolverlo;
le proposte non sono mancate. E alla fine ne sono state
approvate tre. Si tratta di documenti, lettere per la precisione, che la EGEI del Trive
neto ha indirizzato alla comunità ebraica del posto, in segno di solidarietà - vista l’ondata di razzismo che ha investito di recente il paese -, alla
Eederazione italiana gioco
calcio e al Parlamento italiano. Tutte e tre sono state inviate il 16 novembre, il giorno dopo la chiusura dei lavori
quindi, e ora si attende con
trepidazione una o più risposte da parte dei destinatari.
Ma ecco in breve il testo
delle lettere. Alla Eederazione italiana gioco calcio la
EGEI ha proposto di devolvere l’uno per cento degli incassi, ottenuti con le partite, agli
ospedali dell’ex Jugoslavia e
dell’Albania. «Riteniamo recita il documento - che le
numerose società calcistiche
ne trarrebbero un ritorno di
immagine, se questa iniziativa venisse realizzata su larga
scala». Ai deputati e ai senatori del Parlamento, invece, è
stata avanzata Tidea di destinare i prodotti alimentari in
eccesso ai paesi sottosviluppati: «Ci siamo resi conto,
anche di persona, che periodicamente enormi quantità di
arance, pomodori, latte e carne, vengono distrutti per rispettare i limiti stabiliti dalla
CEE. E questo inutile spreco
ci sembra vergognoso».
Torre Pel lice
80 anni
di attività
della Corale
Domenica 1° novembre,
dopo il culto, presso la Eoresteria ha avuto luogo una
simpatica agape che ha riunito molti amici: ex coralisti,
soci onorari e soci sostenitori,
nonché naturalmente i membri effettivi della Corale valdese di Torre Pellice, per
chiudere le varie manifestazioni per l’ottantesimo anniversario della fondazione della corale stessa.
Una giornata improntata alla semplicità: pochissimi i discorsi; uno della presidente
Luciana Vola, all’inizio del
pranzo, e un altro di Edgardo
Paschetto alla fine della giornata.
Moltissimi invece i canti
intercalati dalla consegna di
un ciondolo ricordo ai coralisti e ex coralisti intervenuti, e
da altre piccole attività, con
la conduzione di Eranco
Sappé e Laura Reinaudo.
Molto applaudito e apprezzato il canto presentato a sorpresa dal gruppo dei membri
più giovani; molta gioia fra i
presenti, molti i ricordi e qualche attimo di commozione.
Una pagina della vita coralistica si è chiusa; un’altra si
è aperta, e vuole essere ancora e sempre, per la nostra comunità, per la nostra chiesa,
un servizio di testimonianza e
di evangelizzazione.
PAG. 5 RIFORMA
RIMINI - Dal 1 ° ottobre Bruno Costabel è il nuovo pastore
della Chiesa valdese. L’insediamento ufficiale, tuttavia, si è
svolto soltanto domenica 8 novembre. Costabel non è nuovo alla comunità emiliana; infatti nell’inverno del 1982
aveva tenuto, una volta al mese, lo studio biblico; anche in
quell’occasione la chiesa era senza pastore.
Il culto di insediamento ha preceduto la tradizionale agape,
che però non ha avuto luogo nei locali della chiesa (l’alloggio di Costabel è nel pieno di un restauro) ma in un vicino
ristorante. E sempre per ovviare alla mancanza di spazio, è
stato deciso di tenere gli incontri dello studio biblico nelle
case private; a turno, naturalmente. Si comincerà il 15 dicembre a casa di Mack, a Sàn Leo. Lo stesso farà l’Unione
femminile.
* Il funerale di Brunetto Senesi, ufficiale di marina, è stato
celebrato sabato 24 ottobre nella Chiesa valdese di Rimini,
alla presenza dei familiari, del padre e della madre, che da
due anni frequentano la comunità, e di due marinai in alta
uniforme. Il culto è stato officiato dal pastore Bruno Costabel, la predicazione è stata del pastore Iginio Carrera.
NAPOLI - In seguito alla profanazione del cimitero ebraico di
Poggioreale, avvenuta nella notte tra domenica 22 e lunedì
23 novembre, il pastore Nicola Leila, presidente del Consiglio delle comunità evangeliche di Napoli, ha espresso dolore e solidarietà per i fratelli e le sorelle della comunità
ebraica.
La polizia al momento non ha indizi sufficienti: si pensa
tuttavia che si sia trattato di un furto, in quanto nessuna
tomba è stata aperta ma soltanto danneggiata dai ladri
nell’intento di rubare le colonne di un monumento.
FIRENZE - Il 13 dicembre in piazza dei Ciompi 23, alle ore
15, si inaugurerà la mostra-mercato della Cooperativa di solidarietà sociale «Gaetano Barberi», con i lavori creativi dei
ragazzi cbe hanno seguito il corso di socializzazione.
L’esposizione è stata organizzata in collaborazione con la
Chiesa battista dal pastore Mario Marziale. Il 20 dicembre,
alle ore 17, nella comunità di Borgo Ognissanti, si terrà una
riunione interdenominazionale con letture della Bibbia e
canti natalizi eseguiti dal coro evangelico di Firenze.
PINEROLO - Per l’anno ecclesiastico in corso la Commissione d’esame sull’operato del Concistoro è così formata: Sergio Malan, Luciano Long e Mirella Pons; l’elezione è avvenuta il 22 novembre, durante l’assemblea di chiesa.
* I culti delle ultime domeniche sono stati tenuti dai pastori
Franco Siciliano e Emmanuele Paschetto, da un gruppo di
catecumeni guidati dagli animatori Dario Tron e Massimo
Long, e da Gianni Long in occasione della giornata del predicatore locale.
* Il 29 novembre è stata battezzata la giovane Andreina Gili.
SAN SECONDO - La Chiesa valdese di San Secondo si stringe fraternamente attorno ai cari di Guido Griglio, scomparso il 25 novembre. Il 30 è deceduto Dario Coisson
* Il 26 novembre il Concistoro ha distribuito gli incarichi e
sono stati eletti Paola Genre, Elvira Gardiol, Ugo Ribet e
Enzo Avondetto quali nuovi anziani.
VILLASECCA -Il 29 novembre il pastore Donato Mazzarella
e sua moglie hanno partecipato al culto. Mazzarella ha
quindi illustrato l’attuale teologia cattolica. La predicazione
della settimana prima era stata tenuta da Lucilla Peyrot.
* Il 26 novembre è scomparsa, all’età di 78 anni, la sorella
Enrichetta Calcasio: ai familiari la chiesa esprime la propria simpatia cristiana.
POMARETTO - La piccola Alice Bonino, di due anni, figlia
di Daniela e Paolo Tron, è stata battezzata il 15 novembre.
Il 24 c’è stato il funerale della sorella Adelina Susanna
Poèt di 77 anni.
MILANO - La Chiesa valdese di via Porro Lambertenghi ha
eletto, domenica 4 ottobre, il nuovo consiglio. Ne fanno
parte Mauro Trotta, presidente. Giunto Censi, Riccardo
Rossi, Claudio Cervi, Roberto Bellini , Carlo De Micbelis. Valerla Fantino Costa, Luca Pini, Ennio Ripamonti,
Renato Serra, Giovanni Visco Gilardi, Giovanni Carrari, pastore. Renato Di Lorenzo, pastore a Sondrio, Eliana
Briante, candidata al pastorato, Ronald Schooler, Mariella Funebri e Graziella Gandolfo Censi.
VILLAR PELLICE - Nel corso dell’assemblea di chiesa
dell’8 novembre le sorelle Silvia Geymet e Bruna Frache
hanno esposto alla comunità i temi più importanti della
Conferenza distrettuale e dell’ultimo Sinodo. Il 15, durante
un’agape, sono stati ricordati i dieci anni di attività della casa per persone anziane «Miramonti».
11 29 Lucilla Rochat ha raccontato il lavoro di volontariato
che ha svolto fino a pochi anni fa nella zona di Monteforte
Irpino, colpita dal terremoto nel 1980. Infine il 25 l’animatore Massimo Long ha presentato l’attività del gruppo giovanile di Inverso.
* La comunità di Villar Pellice dà il benvenuto alla neonata
Marika, di Omelia Favai e Alfredo Garnier, nata l’ultima
settimana di novembre.
PALOMBARO E PESCARA - Fratelli e le sorelle della
Chiesa metodista di Palombaro-Pescara ricordano Concetta Odorisio Di lenno, scomparsa dopo una lunga malattia,
in settembre, e Giovanni D’Alonzo, deceduto lo scorso
febbraio. La chiesa è vicina, nella fede, a tutti i loro cari.
ROMA - Prende vita un progetto sperimentale di scoutismo
evangelico nell’ambito del IV distretto delle chiese valdesi
e metodiste, aperto a tutti i ragazzi e ragazze dai 12 ai 19
anni delle comunità evangeliche della capitale. Per informazioni telefonare a Italo Pons 06/3204504.
6
PAG. 6 RIFORMA
ALL’ASCOLTO Della
VENERDÌ 11 DICEMBRE 1992
UNA FEDE
CHE VIVE NELLA NOTTE
FULVIO FERRARIO
La notte è avanzata, il
giorno è vicino: questa è la parola biblica che
risuona per noi in questo
tempo di avvento. Nella
Scrittura, la parola «notte»
indica generalmente la situazione dell’umanità in
assenza di Cristo: e i credenti, sotto questo aspetto,
non si trovano in una situazione privilegiata. Anche la fede vive nella «notte», vive nell’esperienza di
Cristo che non è qui come
noi vorremmo che fosse,
con evidenza, in modo da
poterlo vedere e toccare;
certo, egli è presente nella
sua parola, nella comunione intorno ai segni del pane e del vino, nell’amore
che egli ci dona perché ce
lo scambiamo, nella preghiera.
E’ presente, insomma,
nella potenza dello Spirito
Santo, che è tutto tranne
che astratta. E tuttavia.
dire che essa accenda la luce, come per magia. Non
che noi la rifiutiamo: ma
sembra che nemmeno èssa
possa abbattere il muro di
tenebra che ci imprigiona,
fugando dubbio e tentazione.
La fede cristiana, se vuol
essere una cosa seria, non
deve censurare questa dimensione dell’esperienza,
ma guardare in faccia la
notte, senza compiacimento, certo, ma anche senza
paura. I cristiani non si
ubriacano di parole, dicendo che tutto va bene, perché la fede ci aiuta. La
consolazione della fede
non è a buon mercato ma
conosce dubbio, tormento
e lotta.
Non dobbiamo dunque
temere che tutto ciò contraddica la fede; non dobbiamo temere di non essere
abbastanza credenti, perché vediamo le tenebre in
«La notte è avanzata^
il giorno è vicino:
gettiamo dunque via
le opere delle tenebre^
e indossiamo le armi
della luce».
(Romani 13:12)
inutile negarlo, si tratta anche di una presenza problematica. La nostra fede
cerca di aggrapparsi alla
Parola, ai sacramenti, alla
preghiera, a volte ci riesce
e a volte no, ma in ogni caso rimane vivo il senso di
un’incompletezza nella nostra esperienza del Signore.
Non lo vediamo, appunto, lo cerchiamo come a
tentoni, siamo nella notte.
Spesso la nostra vita si
svolge così distrattamente,
in una tale dimenticanza di
Dio, che nemmeno avvertiamo il problema; siamo
così immersi nella notte
che, appunto, dormiamo. I
giorni e le settimane si susseguono senza che la parola di Dio giunga a scuoterci, a svegliarci.
Di solito, sono altre le
esperienze che, improvvisamente, ci scuotono dal nostro torpore, facendoci risvegliare, spaventati, al
buio.
Sono l’esperienza della
morte, della malattia, della
sofferenza nelle sue molteplici forme.
In queste tenebre, certo,
risuona la parola di Dio, ma
onestamente non possiamo
torno a noi. La fede riconosce con lucidità di vivere nella notte.
Questa è la verità, ma
non è ancora tutta la
verità. Soprattutto, non è
ancora l’Evangelo. La lieta
notizia della Scrittura non
è che siamo nella notte
(questo lo sapevamo anche
da soli), ma che la notte è
avanzata e il giorno è vicino. Di che giorno si parli, è
chiaro: del giorno del Signore, della presenza di
Cristo stesso. Essa non è
ancora data come vorremmo, siamo ancora nella
notte, ma Cristo, il giorno
pieno, non è chissà dove, è
vicino.
Naturalmente, non è un
caso che questo testo ci sia
proposto in Avvento: ci
prepariamo a celebrare il
Natale, la grande decisione
di Dio di entrare in questa
notte per farvi risplendere
la sua luce.
Tuttavia, è chiaro che il
testo non intende dire che
la notte durerà fino al 25
dicembre, poi Cristo arriva, e tutto diventa chiaro.
Come richiamo al Cristo
che è già venuto, il Natale
può essere vissuto in pie
nezza solo in quanto dito
puntato al Cristo che
verrà, al futuro del Regno,
la cui venuta non è calcolabile sulla base del calendario.
Per quel che ne sappiamo, tutta la nostra vita sarà
accompagnata dalla sofferenza per il fatto che Cristo non è a nostra disposizione, che la nostra fede è
flagellata dal dubbio.
Quello che questo testo ci
dice è che questa notte, pur
rimanendo tale non è, per
dir così, fonda, ma è una
notte in cui l’orizzonte è
già impercettibilmente rischiarato dal giorno che,
certamente, viene. La luce
di Cristo non è lontana, è
dietro l’angolo.
Ed eccoci di nuovo,
dunque, alla parola di
Dio, ai segni sacramentali,
alla comunione fraterna,
alla preghiera. L’abbiamo
detto e lo ripetiamo: non
possono essere, puramente
e semplicemente, la luce
del giorno. Il giorno è il
Regno, Dio tutto in tutti, la
resurrezione dei morti, e
nulla di meno, o di diverso. Bibbia, sacramenti,
amore e preghiera sono i
segnali del giorno che si
avvicina, come quel leggero rischiararsi del cielo che
precede le prime luci
dell’alba. Essi vengono
nella nostra notte, a dirci
che essa non è l’ultima parola.
L’Avvento ci ricorda che
Cristo non è lontano, che
la nostra fede vive di una
promessa, e che questa
promessa è indicata da
questi barlumi di luce che
rimandano all’alba ancora
attesa.
Così inteso, naturalmente, l’Avvento dura 365
giorni all’anno: tutta la vita, tutta la fede è un avvento, attesa trepidante che la
promessa si avveri nel Regno.
11 testo si conclude con
una promessa, che potremmo così parafrasare:
anche se non è ancora
giorno, comportiamoci come se già lo fosse, mostrando nella nostra vita la
fiducia nella sua vicinanza.
Il credente non è colui che
dispone di un impianto di
illuminazione speciale col
quale, beato lui, anche di
notte ci vede alla perfezione.
E’ invece uno che ha il
coraggio di vivere nella
notte come se fosse giorno, cioè di vivere, già ora,
«davanti a Dio», al Dio
che non si vede, ma che sa
essere vicino. La cosiddetta «morale cristiana» è tut
' ■ A . .• '-VI
' * * , , .'1
Una «annunciazione» del nigeriano Paul Woelfel. (da H.-R. Weber, Emmanuel, Claudiana - CEC, 1986)
ta qui: un agire consapevole del fatto che la nostra
notte non è tutta la verità.
Gli esempi che l’apostolo
Paolo ci offre, nei versetti
seguenti, sono talmente
semplici e quotidiani da
sembrare banali: evitare di
ingozzarsi e di ubriacarsi,
di praticare una sessualità
selvaggia e sconsiderata,
nonché le piccole beghe,
spesso fonti di grandi sofferenze, che già allora, a
quanto pare, affliggevano
le comunità. Piccolezze?
Meno di quanto si possa
credere, se l’apostolo sente
il bisogno di insistervi. La
vita «davanti a Dio» si
svolge appunto in queste
regioni dell’esperienza
quotidiana, e sarebbe imprudente liquidare come
superficiali e moralistici
questi ammonimenti apostolici. Essi convergono in
quanto Paolo, poco prima
(vv. 8 ss.) presenta come
riassunto del pieno compimento della legge, cioè
nell’amore.
L’evangelo dell’Avvento
è dunque questo: una co
munità i cui membri vivono in questa prospettiva,
mostra con i fatti che certo, essa è nella notte, come
tutti; ma che in questa notte essa è raggiunta (nella
Parola, nei sacramenti,
nella preghiera) dalla promessa di una luce che le
permette di vivere già ora
«come di giorno»: con i
piedi per terra e concentrata su quel come, certo; ma
appunto per questo, percorsa dal desiderio acceso
che il come sia abolito,
dall’unico che può farlo.
Signore
Signore, nostro amato Iddio!
Tu ci hai fatto attendere il
grande giorno della tua venuta
redentrice nel mondo: tra noi
uomini, nella tua comunità, ma
anche nei nostri cuori, nella
nostra vita. Noi non guardiamo nel vuoto, allorché fissiamo
il nostro sguardo in questo
giorno deir eterna luce. Quando tu sei nato, debole ma onnipotente bambino Gesù, diventando simile a noi, hai già fatto spuntare quel giorno. Fra
breve noi celebreremo il Natale, nel ricordo dell’alba di quel
gran giorno.
Permettici, anzi aiutaci, facci dono di poterci raccogliere
in quest’ avvento affinché possiamo riflettere ed esaminare
come possiamo venire incontro
alla tua prossima venuta, affinché la nostra festa di Natale
non sia una sceneggiata inutile, ma luminoso, serio e lieto
incontro con te.
Abbiamo bisogno di essere
scossi e invitati a questa riflessione prenatalizia. E soltanto
tu, seriamente, lo puoi fare. Ti
preghiamo, quindi, di non lasciarci soli in quest’ora, ma di
essere presente nella tua potenza. Ti invochiamo con le parole che tu stesso ci hai poste
sulle labbra, mediante il tuo
Figlio: Padre nostro...!
Karl Barth
da Karl Barth, Preghiere, Claudiana, Torino.
7
spedizione in abb. post. Or 11 A//U
Fondato nel 1848
E Eco Delle "^lli mLDESi
venerdì 11 DICEMBRE 1992
ANNO 128 - N. 48
URE 1200
Un giro di opinioni per conoscere il parere dei sindaci delle valli
La riforma elettorale può modificare
i rapporti fra cittadini e amministrazioni?
CONTRO LA RASSEGNAZIONE
OSARE
LA SPERANZA
CLAUDIO PASQUET
_______PIERVALDO ROSTAN______
La discussione in commissione sulle riforme elettorali è materia quotidiana per
gli organi di informazione: sistema maggioritario o proporzionale? Quale spazio per le
formazioni di minoranza ci
sarà «dopo»? Sarà garantita la
«governabilità»? Oppure le
proposte di riforma sono dettate dalla voglia di qualcuno
di conservare in eterno un potere che oggi sembra vacillare
un po’ più di ieri?
Com’è noto le proposte di
riforma non investono solo il
metodo di elezione del Parlamento e del governo centrale
col suo primo ministro ma anche i Comuni.
Qual è la situazione in un
contesto come le valli valdesi
dove, con l’eccezione di Pinerolo e Lusema San Giovanni,
si vota da anni col sistema
maggioritario? Partiamo dal
dato oggettivo della composizione dei Consigli comunali.
Abbiamo preso in esame 23
consigli Comunali. A seconda
del numero di residenti gli
eletti sono in totale 15 o 20; in
sedici comuni la lista di maggioranza ha ottenuto tutti i
seggi a sua disposizione lasciando alle minoranze 3 o 4
posti, mentre in sette casi la lista uscita in maggioranza ha
dovuto lasciare all’opposizione qualcosa più del minimo
ma in molti di questi Comuni
si era in situazione di non reale opposizione fra schieramenti se non addirittura di taciti accordi. Per contro, in tre
Comuni sono stati eletti rappresentanti di tre liste ma il fenomeno della presenza di più
di due schieramenti fu nel
1990 decisamente più alto.
Generalmente il fatto che
una lista di candidati sia risultata eletta al completo è
stato il frutto di un successo
netto; può però accadere che
una coalizione sia in maggioranza per una manciata di
voti: è accaduto nell’ultima
tornata elettorale a Perrero,
dove l’attuale amministrazione si trova a governare per
una differenza di 5 voti. Più
esiguo ancora il margine a
Roure dove la lista DC ha ottenuto la maggioranza dei seggi con 4 voti di scarto. In questi casi la «governabilità» è
senz'altro assicurata, ma la
rappresentatività un po’ meno.
Che cosa pensano di que.sto
sistema, della loro esperienza,
alcuni amministratori delle
valli?
«Pur con i suoi limiti - dice
il sindaco di Inverso Pinasca,
Erminio Ribet - questo sistema, per i Comuni più piccoli,
non ha alternative, garantisce
maggioranze solide anche se
sarebbe forse da rivedere il
rapporto troppo netto a vantaggio di chi ottiene più voti. »
Cosa ne pensa dell’elezione
diretta del sindaco?
«La proposta di elezione diretta del sindaco mi lascia un
po’ perplesso; una votazione
diretta credo finirebbe per
lanciare chi sa meglio vendere la propria immagine piuttosto di chi amministra.»
E' d’accordo con la nomina
di assessori che non siano
consiglieri comunali come la
stessa legge 142 prevede?
«Il nostro Statuto non lo
prevede; in certi casi si finirebbe per recuperare chi magari non è stato votato dai cittadini sottraendo dunque il
potere al controllo democratico».
Sostanzialmente di parere
analogo il sindaco di Torre
Pellice, Marco Armand Hugon, che per altro non sarebbe
contrario «ad un sistema a
doppio turno, sul modello
francese; parlando ad esempio con i colleghi di Guillestre, la città francese con cui
siamo gemellati, mi sono reso
conto della stabilità dei loro
governi. Sono invece contrario alla nomina di assessori
esterni, cosa che mi saprebbe
un po’ di beffa nei confronti
degli elettori. Ma la questione
di una riforma elettorale, più
che a livello locale si impone
a livello nazionale con una
maggiore delega alle Regioni
su tutta una serie di materie».
Favorevoli invece all’elezione diretta del sindaco altri
due sindaci della vai Pellice,
Aldo Charbonnier e Claudio
Badariotti. Il primo apprezza
il sistema maggioritario «che
andrebbe però corretto nel
senso di garantire più peso alla minoranza, ad esempio 8 a
12; attualmente se una maggioranza vuole ignorare la
minoranza lo può tranquillamente fare. Quest’ ultima non
ha i numeri per incidere. Sono
per altro favorevole ad inserire in giunta assessori esterni
la cui competenza sia provata».
Badariotti, sindaco di Lusema dove si vota con la proporzionale ma che potrebbe
passare alla maggioritaria, è
decisamente favorevole a questa ipotesi: «Aggiungo che mi
starebbe bene il sindaco eletto
direttamente dalla gente e anche che il primo cittadino si
scelga gli assessori, compresi
eventuali tecnici». Quanto su
questa posizione incida l’attuale situazione politica lusernese, con crisi e crisette ripetute, gruppi consiliari che si
formano e si disfano nel giro
di pochi mesi, è facile immaginare.
Chi non si lascia incantare
da qualsivoglia proposta di
riforma è il sindaco di Porte,
Giancarlo Griot, in amministrazione dal ’70 :«In base
alla mia esperienza sono propenso ad avallare la maggioritaria, tuttavia in qualche
modo mi spaventano entrambe le proposte oggi in discussione. Ho cioè l’impressione che in entrambi i casi ci
sia chi punta semplicemente
al mantenimento del potere
acquisito. Anche l’elezione diretta del sindaco mi lascia
molti dubbi; a me interessa di
più vedere qual è il programma che si propone e gli
uomini che lo portano avanti
piuttosto che un nome di facciata. Il problema vero è trovare gente disposta ad impegnarsi con senso di servizio».
Grazie alle visite ho, come
pastore, l’occasione di
entrare in contatto con molte
famiglie della mia comunità.
Le considerazioni che mi accingo a fare derivano dalla
constatazione che, sempre più
spesso, mi tocca fare parlando
con le persone che appartengono alla chiesa, constatazione che può essere riassunta in
questi termini: stiamo vivendo, come singoli e come famiglie, una preoccupante mancanza di speranza.
Mi si potrà dire che non è
poi una grande scoperta, visti i
tempi attuali in cui convivono
tagli alle spese sociali, aumento della disoccupazione e incertezze per il futuro; non ci si
deve certo meravigliare se la
speranza non è una delle caratteristiche più diffuse.
Ritengo però che il fenomeno a cui stiamo assistendo non
sia in realtà commisurato
all’effettiva gravità delia situazione, ma che i problemi
suddetti abbiano fatto da detonatore ad un senso di incertezza e di scontento diffusi, che
da tempo serpeggiano nell’
animo di molti. Si è così prodotto un effetto moltiplicatore
che credo debba essere tenuto
in seria considerazione.
Ciò che più spesso mi capita
di sentire è che, visti i tempi,
vista l’impossibilità di capire
ciò che accadrà domani, è inutile fare progetti, meglio rimanere in attesa degli eventi.
Certo nessun politologo, economista o futurologo è in grado di dirci quali saranno gli
sviluppi della situazione socio-economica che stiamo
attraversando, ma nessuna società, nessun gruppo, nessuna
chiesa ha mai potuto fare a
meno di persone che si
prefiggessero degli scopi, pensassero al futuro, immaginassero di costruire qualcosa nella loro esistenza.
Poiché rimanere in attesa di
• -■ .i
una chiarificazione non vuol
dire rinunciare a progettare,
pensare o sognare sul nostro
futuro.
Ciò che invece mi capita
sempre più spesso è di assistere ad una sorta di fatalismo e
di rassegnazione, ben lontani
dal «basta a ciascun giorno il
suo affanno», i quali non servono se non a produrre un
preoccupante fenomeno di
«meccanismo inceppato»,
incapace di rimettersi in moto
e di produrre alcunché.
Non si tratta neppure della
sana distanza critica dalle
ideologie e dalle passioni del
mondo che come credenti dovremmo sempre tenere, ma
dell’adeguamento ad un senso
di impotenza che è destinato a
lasciarci sempre in mezzo al
guado.
In quanto credenti sappiamo
di dover procedere per fede e
non per visione, sappiamo di
essere radicati in una fede nata quando tutto appariva perduto e Cristo appariva definitivamente sconfitto nel sepolcro.
Ma il progetto di Dio ha
stravolto ogni rassegnazione e
ha spronato i credenti che ci
hanno preceduti ad andare
avanti, sapendo che nulla e
nessuno potrà mai fermare il
suo Regno che viene.
Ecco perché non dobbiamo
lasciarci avvolgere dal senso
di impotenza che ci circonda;
il Signore ci dà la possibilità
di osare la speranza nelle nostre vite, nella nostra capacità
di fare progetti, nella nostra
volontà di costruire.
Può darsi, anzi è sicuro, che
molte delle cose che progetteremo saranno inadeguate, irrealizzabili o da modificare,
ma come credenti non possiamo, non dobbiamo permettere
che la grande speranza che abbiamo ricevuto in Cristo, non
si traduca in tante piccole speI ranze nelle nostre esistenze.
t, V Z.X. 1 ' ''T i T ; '
In vai Germanasca 150 bambini imparano la lingua fin dai primi anni di scuola
L'insegnamento del francese nelle elementari
CARMELIIIA MAURIZIO
Nel corso di questo anno
scolastico è partita in tutta Italia l’applicazione della
normativa per l’introduzione
dello studio di una lingua straniera nella scuola elementare.
Tuttavia, com’è noto, i problemi pratici, la carenza di
personale idoneo a tale insegnamento, a volte la mancanza di organizzazione o il
prevalere di situazioni locali
molto problematiche ne hanno
finora impedito la piena realizzazione e di fatto sembra
che a livello nazionale solo in
poco più del 20% di istituti sia
stata introdotta la lingua straniera. Ci è sembrato interessante andare a verificare come
invece nelle nostre valli ed in
particolare nelle valli Chisone
e Germanasca, l’applicazione
della normativa nazionale stia
marciando già di buon ritmo.
A livello provinciale la lingua straniera è stata introdotta
nel 30% delle scuole elementari, mentre nelle valli citate le
scuole interessate e funzionanti sono oltre il 50%. Questo dato confortante viene
confermato dal direttore didattico di Perosa Argentina,
Franco Calvetti, da anni impegnato nel settore delle lingue
straniere.
«Abbiamo avuto a disposizione il personale adeguato spiega Calvetti - e questo ha
consentito di poter subito applicare la normativa nazionale sull’ introduzione della lingua straniera nella scuola
elementare. In particolare
nella nostra zona abbiamo in
trodotto il francese, sia per
motivi culturali, legati alla vicinanza del confine francese e
affatto che le nostre valli .sono per tradizione francofone,
sia perché abbiamo avuto a
disposizione il personale specializzato in francese».
Attualmente lo studio del
francese, e in alcuni casi anche dell’inglese, è in corso
nelle scuole elementari di Perosa, Pinasca, Pomaretto, San
Germano e Villar Perosa.
Complessivamente sono interessati più di 150 bambini e
lavorano una decina di insegnanti, che hanno ottenuto la
specializzazione a tale compito dopo aver frequentato appositi corsi di formazione. E a
proposito di formazione proprio in questi giorni sono stati
avviati per la provincia di To
rino i nuovi corsi per formare
altri insegnanti idonei.
«I problemi non mancano dice ancora il direttore Calvetti -; le famiglie per esempio
sono in gran parte convinte
che sarebbe meglio che i loro
figli studiassero l’inglese,
molto più diffu.so nei succe.ssivi gradi della scuola; non è
chiaro poi perché a livello di
scuola d’obbligo i genitori
.siano costretti a pagare di tasca propria i libri di testo per
la lingua straniera, visto che
la sua introduzione è parte dei
programma scolastici nazionali.
Tuttavia possiamo essere
davvero soddisfatti di come le
cose stanno andando e possiamo ben sperare nel futuro,
grazie all’ impegno e all’entusiasmo riscontrato».
8
PAG. Il
Scorcio di Viiiar Perosa
Assicurazioni
ARNALDO PROCHET
AGENTE GENERALE DI TORRE PELLICE
via Repubblica 14 • tei. 0121/91820
E Eco Delle Yaui ¥vldisi —
Situazioni diverse negli asili nido delle valli del Pinerolese
I servizi per la prima infanzia
in questa fase di crisi economica
venerdì 11 DICEMBRE 1992
firn»
SERIE DI FURTI - Due persone di Villasecca sono state nelle ultime settimane vittime di furti con aggressione nelle
proprie abitazioni; legate e imbavagliate, sono state derubate del denaro che avevano in casa. E’ accaduto ad Aldo
Grill della Torre e, la scorsa settimana, a Rina Peyran dei
Chiotti inferiori. Si tratta di episodi veramente riprovevoli
anche perché si ha ragione di pensare che alla base di questi
atti di delinquenza ci sia il bisogno di denaro per l’acquisto
di droga. E’ importante che si sappia essere solidali in particolare con le persone anziane e sole, vigilando per il futuro sulle loro abitazioni in modo da individuare tempestivamente eventuali malintenzionati.
CONSIGLIERE DIMISSIONARIO - L’avv. Ettore Bert,
consigliere comunale di minoranza a Bobbio Pellice, ha
presentato, nel corso dell’ultimo Consiglio comunale, le
proprie dimissioni in quanto entrerà a far parte di un altro
organismo pubblico. Non sarà sostituito per cui il gruppo di
minoranza resterà composto dall’ex sindaco Giuseppe Berton e da Pierclaudio Michelin Salomon.
PISCINA CHIUSA A NATALE E PASQUA? - Sotto il peso
delle difficoltà economiche ritorna a farsi strada l’ipotesi di
chiusura invernale della piscina comunale di Lusema San
Giovanni, gestita in consorzio da Comune, Comunità montana e Provincia. Visto però l’alto utilizzo della struttura da
parte dei giovani delle scuole della zona, la società che ha
in gestione rimpianto ha proposto all’amministrazione di
limitare la chiusura ai periodi delle vacanze natalizie e pasquali.
ALTRE SCUOLE ACCORPATE?- La scuola media di Bricherasio «A. Caffaro» potrebbe essere accorpata alla «Brignone» di Pinerolo; la proposta viene dal Consiglio scolastico provinciale che nei mesi scorsi aveva già imposto
l’unione delle medie di Torre Pellice e di Lusema in un
quadro di razionalizzazione che non prevede l’autonomia di
istituti con meno di 12 classi. Immediate le prese di posizioni contrarie sia da parte degli organi della scuola che
dall’amministrazione comunale.
CAMPI DI LAVORO IN NICARAGUA - L’ associazione
Italia-Nicaragua organizza due campi di lavoro in Nicaragua il primo dal 10 gennaio, il secondo dal 24 con ritorno il
25 febbraio; il primo campo avrà come settore di intervento
l’agricoltura, il secondo l’edilizia. In entrambi i casi sono
disponibili 14 posti per la durata di tre settimane di lavoro
ed una libera. Per ulteriori informazioni, nel Pinerolese telefonare a Carlo Bianco, 0121 - 321407.
Nelle Chiese ¥^ldesi
PERRERO - MANIGLIA — Mercoledì 16 dicembre, alle ore
15, riunione quartierale a Forengo; intervengono Simone e
Daniel Brandt, pastori in Uruguay. Per l’occasione è sospesa la riunione della Baissa.
PINEROLO — Sabato 12 dicembre, nei locali della chiesa
valdese, alle ore 17, proseguono gli incontri del collettivo
teologico «G. Miegge».
PRALI — Le prossime riunioni quartierali di dicembre (tema: «Maria nella Bibbia»), si svolgono a Orgere il 10 alle
19.30, a Ghigo il 16 alle 20 .
BOBBIO PELLICE — Martedì 15 dicembre, alle ore 20, riunione quartierale al Podio sul tema; «Noi, l’ebraismo e la
xenofobia».
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 13 dicembre, alle
ore 14, a Villa Olanda, mercatino delle pulci con piccoli e
grandi oggetti di arredamento della casa.
DANILO MASSEL
Attraversano momenti diversi i due asili nido esistenti nelle Valli; liste di attesa alla struttura di Torre Pellice, gestito in convenzione
con Lusema e la Comunità
montana, ridimesionamento
delle richieste al nido di Perosa, l’unico delle valli Chisone e Germanasca. La convenzione che regolamenta la
vita del nido della vai Pellice
è stata recentemente rinnovata dai due Consigli comunali;
nulla cambierà nella gestione
né nella possibilità di accesso
di bimbi di altri Comuni.
Nell’attuale situazione non
vi sono sostanzialmente code
fra i bambini di Torre, ve ne
sono fra quelli di Lusema ed
i piccoli residenti in altri Comuni della valle sono fuori
dal servizio. L’ipotesi di ampliare la struttura di Torre
Pellice è impensabile anche
come dimensione, mentre un
ritorno alle origini del nido di
Lusema, oggi utilizzato come
scuola materna, cozzerebbe
almeno con due problemi:
dove collocare la materna e
con quali risorse economiche
fai; fronte ai costi di gestione.
Certo si può comunque evidenziare che la chiusura del
nido lusernese fu frutto di
una scelta politica, di una non
sufficiente incentivazione
all’utilizzo, ma oggi la situazione è questa, con buona
parte del personale impiegato
Pinerolo:
sì al teatro
Il Consiglio comunale riunito la scorsa settimana ha approvato con ampio consenso
in sede di votazione, anche se
con molti interrogativi, il progetto di ristrutturazione del
Teatro Sociale. Attesa da anni
una soluzione, la proposta di
recupero è appena avviata. Per
ora il piano approvato riguarda unicamente la parte centrale, mentre maggiore incertezza c’è sul futuro delle due aree
laterali; per le opposizioni, lì
dovrebbero trovare collocazione servizi funzionali al teatro stesso, mentre nella maggioranza si fa strada Tipotesi
di collocazione di uffici comunali.
Il gruppo delTAlternativa
ha poi posto la questione
dell’affitto di una parte dello
stabile a privati, in specifico al
Circolo sociale, per sei anni,
con un metodo un po’ privatistico. Sarà comunque importante definire al più presto anche un piano di finanziamento
dell’opera i cui costi dovrebbero aggirarsi sui 16 miliardi.
Dopo il primo round di inizio
dicembre il Consiglio sarà
convocato presumibilmente
ancora in un paio di sedute
nell’anno in corso, per esaminare il bilancio preventivo e il
piano regolatore.
VISUS
<11 Luca Bagoli 4 C.
cm04 - VI» Anas«,»
in questo servizio, nel frattempo dirottato in altri uffici.
Sembra essere mutata nel
giro di poche settimane la situazione al nido di Perosa su
cui gravitano i bimbi di Rinasca, Perosa, Villar Perosa,
Pomaretto; le numerose richieste di ingresso esistenti
fino a poco tempo fa oggi sono scemate al punto che su 18
posti oggi ne risultano occupati 14-15. Questa contrazione ha di fatto risolto il problema del rapporto educatoribambini sorto alcuni mesi fa
col nido al completo quando
si pensava ad un’assunzione
in più. In quel senso il sindaco di Rinasca, Richiardone,
aveva sollecitato la Comunità
montana ad un sostegno, soprattutto in relazione all’unicità della struttura di Perosa
nel contesto valligiano. La caduta delle richieste, a cui probabilmente non è estranea la
crisi industriale della valle, ha
di fatto sospeso il dibattito
sulle possibili fonti di finanziamento dell’asilo nido.
Resta il problema generale
dell’impegno economico degli enti locali in un settore importante come la prima infanzia, ma finché la Regione
continuerà a ridurre i trasferimenti su questo capitolo anziché considerare i servizi della
prima infanzia come servizi
socio-educativi essenziali,
sarà con estrema difficoltà
che Comuni e Comunità montane potranno proseguire su
una strada avviata verso la
metà degli anni ’70 con la nascita dei nidi anche nelle
realtà periferiche.
Consiglio comunale di Torre Pellice
Tre miliardi per
^edilizia popolare
Presentando il bilancio per
il ’93 al Consiglio comunale
di Torre Pellice il sindaco, Armand Hugon, ha ovviamente
fatto riferimento alla difficoltà
che tutta la finanza locale sta
attraversando; malgrado ciò,
vista la già onerosa serie di
tasse che gravano sui cittadini,
l’amministrazione ha deciso di
applicare PICI, la tassa che
sostituirà dal prossimo anno
TISI, nella misura minima
consentita del 4 per mille, in
pratica limitandosi a far da
esattori per conto dello stato a
cui andranno i soldi. «Resta
urgente - ha affermato il sindaco - risolvere il problema di
una effettiva revisione dei
meccanismi impositivi nella
linea di una maggiore autonomia degli enti locali».
Per quanto riguarda le opere
pubbliche, ovviamente tutto è
legato alla concreta possibilità
di accedere a mutui; nell’anno
in corso questo è stato impossibile per decisione del governo, per il ’93 si vedrà. Interventi pure urgenti come
l’estensione dell’acquedotto
all’Inverso Rolandi, la sistemazione dell’ex casa Bert
adiacente il municipio, la revisione del sistema informatico
del Comune vanno dunque visti sotto questa luce.
Più concreta invece le possibilità di realizzazione di due
interventi. Dopo varie vicissitudini dovrebbe essere ultimata entro Testate la copertura
del palaghiaccio (altri lavori,
per importi non indifferenti,
saranno comunque ancora
necessari) e nella prossima
primavera potrebbe prendere
avvio la ristrutturazione dello
stabile comunale di via Filatoio adibito ad alloggi attual
mente in pessimo stato. La regione ha concesso un finanziamento di oltre 2.700 milioni,
per cui questo intervento sarà
possibile aumentando anche la
capacità abitativa da 12 a 15
alloggi popolari. Sempre in tema di recuperi di zone degradate, un successivo atto deliberativo ha rilanciato un progetto, vecchio già di qualche
anno, per la ristrutturazione
del comparto urbano denominato S. Marco, proprio all’ingresso del paese; un primo
progetto presentato in Regione
ha subito alcune modifiche di
cui il Consiglio comunale ha
preso atto. Successivamente i
consiglieri hanno espresso il
loro parere favorevole sulla
proposta di gemellaggio con la
città di Valdese, in North Carolina (USA), le cui origini
valligiano sono evidenti anche
solo nel nome; Torre Pellice,
già gemellata con Guillestre e
Guardia Piemontese, potrebbe
compiere così una ulteriore
«apertura» culturale nei prossimi anni.
L’ultimo punto (varie) ha
scatenato una lunga discussione in particolare su visite
compiute nelle scuole da parte
di membri della minoranza; la
Lega Nord, sul suo bollettino,
ha attaccato duramente la
giunta definendo pesantemente lo stato delle scuole in
quanto a pericolosità, abbandono, trascuratezza. Gli amministratori hanno respinto le accuse in Consiglio (e successivamente con un volantino) ricordando che ogni edificio è
dotato di certificato di agibilità, di porte sufficienti
all’uscita di emergenza come
documentato sia nelle scuole
che in Comune.
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Chisone e Germanasca
Bilanci
penalizzati
______LILIANA VIGLELMO__
I tagli alla spesa pubblica e
i ritardi nei versamenti da
parte dello Stato e della Regione penalizzano in modo
preoccupante i bilanci della
Comunità montana valli Chisone e Germanasca.
Nella seduta del Consiglio
di venerdì 27 novembre si è
visto che le previsioni per il
1993 non sono rosee; ben
lungi dall’avere un incremento, i capitoli di spesa subiscono delle contrazioni nel
corso dell’esercizio, quando i
contributi ritardano o vengono ridotti. Perciò un bilancio
che sembra ben fornito, con
più di 6 miliardi di entrate, in
realtà si riduce a 2 perché la
parte restante riguarda semplicemente la somma stanziata per la metanizzazione della
vai Germanasca affidati alla
Comunità montana per la realizzazione dell’opera.
I programmi dei vari assessorati, che sono stati presentati nel corso della seduta, si
avvalgono soprattutto di finanziamenti attinti da altri
enti, in particolare Regione o
CEE e questo permetterà forse il loro realizzarsi; esempio
fra tutti, il progetto di valorizzazione del patrimonio minerario che si spera di attuare
in breve tempo; altre iniziative sono previste per censire i
beni ambientali del territorio
e farli conoscere. Nel settore
agricolo si è parlato della raccolta e delTutilizzo del latte,
in accordo con le cooperative
della vai Pellice e della necessità di risistemare il mattatoio; per una migliore commercializzazione si ipotizza
la creazione di un marchio di
qualità dei prodotti.
Per lo sport sono previsti i
soliti corsi di sci, di atletica e
di nuoto (la Provincia si è impegnata a continuare, almeno
per due anni, nel versamento
della quota di partecipazione
al consorzio della piscina di
Perosa). Qualche difficoltà
deriverà invece per l’attività
teatrale dalla chiusura temporanea della sala di Pomaretto.
Dopo una breve discussione il Consiglio ha approvato
il bilancio per il ’93 pur nella
consapevolezza che la ristrettezza dei mezzi a disposizione imporrà agli amministratori una buona dose di fantasia nella gestione quotidiana
delle iniziative e dei progetti
a vantaggio della popolazione
delle due valli.
Il bilancio
di Angrogna
Il Consiglio comunale di
Angrogna ha approvato la
scorsa settimana il bilancio
preventivo per il 1993; esso
pareggia su una cifra di oltre
1.300 milioni.
La cifra più consistente è
compresa in alcuni mutui, già
richiesti per Tanno in corso;
in particolare 250 milioni per
il completamento dell’acquedotto della zona orientale e
100 milioni per il rifacimento
di strade.
Per quanto riguarda TlCl
l’amministrazione sembra
orientata a mantenerla al minimo del 4 per mille il che
dovrebbe garantire un’entrata
di circa 22 milioni.
Intanto una buona notizia
dalla Regione: è stato erogato
un contributo di 90 milioni
per il rifacimento di un muro
in località Bruere, crollato
dopo le abbondanti piogge
del mese di ottobre.
9
VENERDÌ 11 DICEMBRE 1992
E Eco Delle Yaui ¥vldesi
Bobbio: urge la capacità impositiva
Il complesso rapporto
tra enti locali e Stato
PAG.
Ili
Il municipio di Bobbio Peiiice
«Non è più procraslinahile
raffidamento aìle Regioni e
dagli enti locali del potere di
tassazione»', con queste parole il sindaco di Bobbio Penice, Charbonnier, ha introdotto
la relazione che accompagna
il bilancio di previsione per il
1993. Una relazione che comunque dedica ampia parte al
precario rapporto tra enti locali e stato; i primi «deresponsabilizzati in quanto non
devono provvedere direttamente al loro finanziamento e
nel corso degli anni hanno
assunto impegni di spesa
sempre maggiori», il secondo
appena in grado di avviare
una riforma della finanza locale, ma con prassi peraltro
«parziali e discriminatorie»
come nel caso dell’lCIAP. «A
1 I
Un convegno a Torino sulle prospettive della nuova Europa
Le responsabilità della sinistra
L’adesione del PDS all’Intemazionale socialista e la recente nascita del Partito socialista europeo, fondato all’Aia
il 10 novembre, sono stati al
centro del dibattito organizzato a Torino dal Gruppo per la
sinistra unitaria europea
(GUE). Il GUE opera in collaborazione con il Centro di
iniziativa per l’Europa del
Piemonte, fondato tra gli altri
dall’europarlamentare pinerolese Rinaldo Bontempi e da
Tullio Regge, con il fine di fa
vorire l’integrazione del Piemonte nell’unione europea
tramite ricerche, campagne
informative e scambi culturali
con altri enti. «Per superare le
attuali difficoltà - ha esordito
Bontempi - nel costruire un
polo di credibilità bisogna ristabilire il senso della sinistra
nell’unione europea, affrontando per prima cosa la crisi».
Crisi economico-monetaria,
ma anche nell’occupazione e
morale; si pensi ad esempio a
ciò che oggi rappresentano
razzismo e xenofobia. Per Piero Fassino, responsabile per
gli esteri del PDS, «occorre
un’integrazione delle forze socialiste europee, senza dimenticare la possibilità di un ancoraggio politico dell’Est
postcomunista all’Europa dei
12. Un’integrazione a sinistra
avrebbe tra l’altro il vantaggio
di porsi come grande elemento sociale in un contesto
che vede piuttosto una crescente unità a destra delle forze conservatrici».
CONSORZIO
PINEROLESE
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AMBIENTE
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Il metano è
energia, pulita!
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allegro, ti riscalda
e non inquina.
Tonti vantaggi;
f»nsGCÌ,
anche questo è
un servizio dei
CONSORZIO e
dei'ACFAI
scanso di equivoci - prosegue
il documento programmatico
della giunta di Bobbio - nuove tassazioni non possono essere aggiuntive a quelle già
percepite dallo stato ma, almeno di norma, sostitutive».
Per intanto, in fase di applicazione deiriCI, il Comune è
orientato ad applicare questa
tassa in ragione del 6 per mille: «Dai nostri calcoli -ha
detto il sindaco -ci pare di
capire che gran parte dei residenti sarebbero, per quanto
riguarda la prima casa, sotto
la soglia del pagamento,
mentre ci è sembrato opportuno far pagare di più ai possessori di case non residenti
visto che come Comune siamo comunque nella condizione di dover erogare a loro
vantaggio tutta una serie di
servizi dal costo non indifferente». Al momento perciò la
maggioranza ha deciso di
confermare nelle sue previsioni gli interventi già ipotizzati lo scorso anno e in parte
inten'otti nel corso del ’92 per
blocco di mutui. Tra le opere
ipotizzabili vengono ora aggiunte l’adeguamento del depuratore comunale, visto che
circa il 90% delle abitazioni
allacciabili è coperto.
Maggiormente legati al tipo
di territorio e di risorse montane di cui Bobbio dispone
sono altri tre settori. D’intesa
con la Regione Piemonte la
giunta intende verificare la
possibilità di trasporto pubblico per le conche del Pra e
del Barbara; nel contempo
viene chiesta una particolare
attenzione ai collegamenti
con la pianura e Torino, possibilmente con l’adozione di
una soluzione treno-pullman
integrata.
Altri due settori riguardano
la ricerca di acque minerali
da sorgenti comunali, la cui
utilizzazione potrebbe anche
avere valenza di tipo economico, e la possibilità di produrre energia idroelettrica
sfruttando alcune derivazioni
sul torrente Pellice.
Una trasmissione in tv sul «caso Davit>
Occorre rieducare
a dire la verità
MARCO ROSTAN
La drammatica fine di Fabrizio Davit, avvenuta
nei primi giorni di agosto nella conca del Pra in occasione
del consueto raduno di molti
giovani della vai Pellice per
assistere alla corsa dei «Tre
Rifugi», è stata rievocata recentemente durante una trasmissione televisiva pomeridiana su RAI due.
Con le testimonianze degli
intervenuti si è cercato, bisogna dire senza riuscirvi, di
ricostruire i momenti precedenti la morte di Fabrizio,
di individuare i motivi del litigio avvenuto con altri ragazzi, di capire quanto sia
giustificabile una morte che,
fino ad ora, appare unicamente legata ad uno schiaffo
che Ezio Bertin ha ammesso
di aver dato a Fabrizio, e che
lo renderebbe responsabile
dell’uccisione; il processo sta
per aprirsi in questi giorni.
Certo non era facile, per di
più in televisione e a pochi
giorni dal processo, diradare
quel muro di silenzio (o di
omertà?) che è calato su questo tragico avvenimento, su
cui alcuni, fra quelli che erano presenti al Pra, sembrano
sapere molto di più, ma non
intendono parlare.
Del resto, anche coloro che
sono intervenuti nella trasmissione sembrano non voler dire tutto: la mamma di
Fabrizio ha ripetutamente
chiesto «giustizia e verità, solo questo»; ma, ad esempio,
la descrizione del figlio offerta dai genitori, quella di un
ragazzo tranquillo e senza
problemi, contrasta con altri
giudizi su Fabrizio che si possono raccogliere fra quanti lo
conoscevano. Così l’amica
Helga ha detto che non vi era
alcuna rivalità tra il cosiddetto «giro del chiosco» e
altri gruppi di giovani; anche
questo non sembra del tutto
vero.
Comprensibile ma strano
atteggiamento, quasi ci si vo
Valli Chisone e Germanasca
Cultura di villaggio
«La cultura del villaggio» è
stato il tema di un incontro
pubblico promosso, il 26 novembre, dalla Comunità montana nell’ambito di un breve
ciclo di tre serate.
Claudio Tron e Patrizia
Santoro hanno presentato in
anteprima un loro lavoro che
dovrebbe diventare uno dei
«quaderni di cultura alpina»
ben conosciuti in valle.
Dall’uso dei suoli affrontato
l’anno scorso si è passati così
all’uso delle acque, argomento di grande attualità da quando si è scoperto che solo la
montagna, ormai, possiede un
patrimonio di acqua pura e
abbondante, che può essere
adeguatamente sfruttato.
Nei luoghi in cui viviamo,
basta aprire gli occhi e guardarsi intorno per scoprire la
multiforme presenza di questo elemento vitale, cosi familiare che spesso non ci rendiamo conto di quanto possa
es.sere desiderabile negli ambienti in cui scarseggia. A
volte ne scopriamo gli aspetti
catastrofici, alluvioni o valan
ghe, ma più spesso ne apprezziamo l’utilità come fonte di vita e di fertilità. Un
rapporto forse ancora più essenziale è stato quello dei nostri antenati che lavoravano
duramente per costruire fontane, condutture, canali di irrigazione, gore di mulini.
Spreco e inquinamento sono piuttosto le caratteristiche
dei tempi moderni, come pure l'uso allegro della neve per
gli sport invernali. Tutti questi aspetti sono stati esposti
brillantemente dai due relatori, con l’aiuto di una serie nutrita di diapositive.
lesse afferrare all’unico imputato finora individuato,
mentre molto probabilmente
le cause dell’uccisione di Fabrizio sono molteplici e più
complesse di uno schiaffo.
Un fatto insomma, questa
drammatica vicenda del Pra,
che - insieme ad altri avvenimenti nell’estate - apre uno
squarcio insolito sulla realtà
giovanile anche nelle valli
valdesi, una realtà forse nota
ad alcuni, ma che - sembra si vorrebbe ignorare o rimuovere, anziché affrontare, anche da parte delle chiese.
Alla trasmissione in TV era
presente anche il pastore
Franco Davite che, per motivi
di tempo, non ha potuto parlare. Gli abbiamo chiesto, in
seguito, che cosa avrebbe detto a proposito dell’impatto
che la vicenda ha avuto sulla
comunità valdese. «Questa
morte, come un paio di altre
negli ultimi tempi - ha risposto Davite - ci fa pensare ad
un salto di qualità negativo
nei rapporti fra gruppi o persone. Infatti da sempre conosciamo la tendenza dei giovani a formare gruppi intorno
ad un elemento socializzante:
una borgata, una persona,
un’attività ecclesiastica,
rosteria, il bar. Da sempre
questi gruppi non solo si sono incontrati, ma anche scontrati per delimitare il proprio
territorio o manifestare la
propria autorità. Tutti ricordiamo le baruffe fra quelli
d’sai e d’iai dar Vengie o fra
i rodarmi e quelli di Villa di
Frali, per fare degli esempi;
scontri spesso clamorosi, eppure mai con conseguenze serie o tragiche. Scontri non
dissimili a quelli che oppongono i giovani maschi di altre
specie animali fra le più evolute. Ma ora - ha detto ancora
il pastore che al funerale di
Fabrizio Davit predicò sul testo di Matteo 27; Dio mio,
Dio mio perché mi hai
abbandonato? - la situazione
sembra evolvere verso una
violenza gratuita e senza limiti, della quale riceviamo
ogni giorno esempi e stimoli,
sia da quello che avviene intorno a noi, sia dal bombardamento dei vari filmati televisivi. Qui la violenza ci è
presentata come il mezzo
normale per risolvere i problemi (il che è falso) e per di
più ci è propinata in forma
fuorviante: solo sullo schermo si può, ad esempio, rompere una bottiglia in testa a
qualcuno senza ammazzarlo:
nella realtà non è la bottiglia
che si rompe ma la testa, e
c’è come minimo il ricorso
alT ospedale. Si tratta di fatti
estremamente gravi e pericolosi».
Questa reazione, aggiungiamo noi, dovrebbe consistere
innanzi tutto nel rieducare alla responsabilità personale, a
dire la verità in ogni situazione senza badare alle convenienze: di questo c’è estrema necessità nel nostro paese,
da Torre Pellice alla Sicilia.
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PAG. IV
m
E Eco DELLE YAUI ^ì^LDISI
VENERDÌ 11 DICEMBRE 1992
Gli appassionati di pattinaggio sono costretti ad aspettare i rigori deH'inverno
Ghiaccio bollente: gli impianti del Pinerolese
non riescono ancora a funzionare a dovere
PIERVALDO ROSTAN
E «ghiaccio difficile» per
il Pinerolese in questo
scorcio di 1992; la pista di
Pinerolo doveva essere inaugurata alla fine di novembre
ma, malgrado gli sforzi della
società Sport ghiaccio, non è
stato possibile.
Predisposto il terreno (a
fianco del palasport, dopo
una prima ipotesi che vedeva
la patinoire alla Fenulli),
installate le balaustre, arrivati
i pattini mancava solo il
ghiaccio. Ma benché i compressori delle serpentine siano stati spinti al massimo,
soltanto dopo alcuni giorni
sono comparse le prime tracce di ghiaccio, non ancora
però di spessore sufficiente.
Forse la temperatura esterna non troppo bassa, forse il
nailon steso sotto le serpentine che ha finito per creare
una specie di effetto serra, sta
di fatto che per un fine settimana le attese dei pinerolesi
per una bella pattinata sono
andate deluse.
E’ dunque una stagione che
non comincia sotto i migliori
auspici, se si tiene conto che
a Torre Pellice rimpianto
sarà forse ultimato solo fra
alcuni mesi.
In questo caso la storia risale addirittura nel 1986,
quando il Comune chiede ed
ottiene un mutuo di circa
mezzo miliardo per la risistemazione di impianti termici,
elettrici e relativi lavori in
calcestruzzo.
NeH’88 viene firmato il
contratto con la ditta Zublena
ma nello stesso anno parte,
dalla Comunità montana, la
richiesta di un finanziamento
per il completamento (nel caso specifico la copertura)
dell’impianto.
11 progetto viene ammesso
al finanziamento (1.105 milioni) grazie alla Cassa depositi e prestiti nel 1989; si prevede l’integrazione dei due
progetti.
L’anno successivo su molti
mutui cala la scure del governo che blocca i finanziamenti; nel frattempo la richiesta di finanziamento riceve altri chiarimenti e precisazioni, entrano in pista an
■aamtmmmmimmmr-i
Torre Pellice. I lavori per ia copertura deila pista del Palaghiaccio sono ancora aile prime fasi. Forse alia
fine deil’anno potrà essere uitimata la parte in cemento a cui seguirà ia copertura in legno. Nel frattempo, anche per altre ragioni, è sospesa i’attività delia squadra di hockey su ghiaccio.
Toccherà poi alla Holzbau za particolari intoppi, dovreb
(che ha già fatto numerosi so- be concludersi in un paio di
pralluoghi) intervenire, pro- settimane,
hábilmente non prima di marzo, per evitare di vedere i
propri lavori bloccati dalla
neve; questo intervento, sen
che i possibili aiuti previsti
dalla legge sui Mondiali di
calcio e finalmente, nel 1991,
con la certezza della copertura finanziaria, si procede
all’appalto. Per la copertura
in legno lamellare ci si affida
ad una ditta esperta del settore, la Holzbau di Bressanone
(BZ).
Sempre nel corso del 1991
la Comunità montana ottiene,
tramite la Regione, l’accesso
a fondi CEE per 625 milioni.
Tra delibere bocciate dal
Coreco e subappalti vari i lavori iniziati in tarda primavera registrano una lunga pausa
nel periodo estivo ed un «andamento lento» nel periodo
settembre-ottobre.
Da un paio di settimane finalmente, dopo alcuni richiami e vertici fra l’azienda che
si aggiudicò i lavori. Comunità montana. Comune e direzione lavori, il cantiere ha
preso vivacità.
Ora i 16 piloni che sosterranno il tetto stanno rapidamente prendendo forma: «Se
tutto va per il verso giusto dice il presidente della Comunità montana. Cotta Morandini - entro la fine deli anno la
parte in cemento potrebbe essere ultimata».
Dopo di che resteranno davanti alcuni mesi per gli impianti elettrici, le chiusure laterali e le rifiniture.
Giovedì 10 dicembre - TORRE PELLICE: Al cinema Trento, inizio ore 21.15, il Teatro delle trasmigrazioni presenta
lo spettacolo Per cessare di essere ombra.
Giovedì 10 dicembre - PINEROLO: Presso la sala consiliare,
alle 17.30, si svolge una riunione fra amministratori ed associazioni in vista di comuni iniziative contro il razzismo.
Venerdì 11 dicembre - SALUZZO: Alle ore 21, presso la biblioteca civica, M.Tangheroni dell’Università di Pisa, parla
sul tema: Cristianesimo spagnolo, cultura india.
Venerdì 11 dicembre - TORINO: Alle 21, presso il teatro
Adua, viene presentato lo spettacolo di G.B. Shaw, Il maggiore Barbara con G.Tedeschi, P.Milani, L.Negroni. Lo
spettacolo viene replicalo sabato 12.
Venerdì 11 dicembre - TORRE PELLICE: Presso la sede di
via Repubblica 3, alle 17.30, si svolge la riunione quindicinaie del gruppo vai Pellice di Amnesty International; in discussione la relazione sulla XIII Assemblea generale italiana.
Sabato 12 dicembre - SAN GERMANO CHISONE: Presso
l’Asilo valdese viene inaugurata la rassegna Arte giovane
2, proposte di artigianato artistico con espositori italiani,
svizzeri e tedeschi. L’esposizione resta aperta fino al 22 dicembre.
* Nella stessa giornata viene presentato il libro di favole illustrate I sentieri della fantasia, di Nelly Jourdan.
Sabato 12 dicembre - TORRE PELLICE: Presso l’hotel Gilly, alle ore 16.30, viene presentato il dossier Nuvole realizzato da Giovanni De Luna sul fenomeno Leghe; intervengono Rinaldo Bontempi, Giuseppe Farassino, Bruna Peyrot,
don Morero, Lucio Malan.
Sabato 12 dicembre - PINEROLO: Alle ore 17, nella sala al
primo piano di via dei Mille 1, proseguono gli incontri teologici «G. Miegge». Si esamina il III capitolo del libro di A.
Me Grath 11 pensiero della Riforma.
Domenica 13 dicembre - TORRE PELLICE: Organizzato
da Radio Beckwith, alle ore 16, nel tempio valdese, si svolge un concerto di pianoforte a quattro mani con Luisita
Buffa e Cristina Scarca che presentano musiche di Mozart,
Satie, Schubert,Brahms.
La decisione è stata presa dal Consiglio comunale di Luserna
L'ICI nella misura del sei per mille
potrà fruttare oltre 700 milioni
La scheda che introduce,
con pochi dati .scarni, la situazione di Luserna e che accompagna il bilancio di
previsione, contiene alcuni
elementi che dovrebbero far
riflettere. Su una popolazione
che nel volgere di 20 anni è
aumentata di circa 1.200
unità, oggi 625 persone risultano essere senza occupazione, 220 di essi sono giovani
che non hanno mai trovato un
lavoro stabile.
Quasi per stridente contra
sto, un Comune che ogni tanto scopre una sua vocazione
turistica, può contare su tre
soli alberghi, con in totale 20
posti letto e, ufficialmente,
tre soli addetti. Di questi problemi per la verità si trova
scarsa traccia nelle pieghe del
bilancio programmatico. Nella sua relazione la giunta ha
evidenziato tutti i problemi
dell’attuale situazione economica del paese con le sue ricadute a livello locale, con
una amara considerazione cir
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realtà» e con una serie di spese non contraibili (solo quelle
per il personale sono aumentate di un miliardo in otto anni).
11 bilancio pareggia su una
cifra superiore ai 12 miliardi,
2 e mezzo dei quali nel settore sociale. La parte poi legata
alla concessione di mutui supera il miliardo e 700 milioni;
magazzino, operai, strade, fognature, acquedotto sono i
più importanti settori di intervento.
In conclusione la situazione
globale del bilancio lusemese
non è tranquilla; lo dice la
scelta di applicare l’ICI nella
misura del 6 per mille con
una previsione di introito di
oltre 700 milioni, lo dicono
gli affanni della maggioranza
nel rispondere alle incalzanti
domande del consigliere Gardiol che puntualizzava tutta
una serie di questioni, in particolare legate al discusso settore degli impianti sportivi.
Tre solo comunque i voti
contrari (Verdi e PDS) poiché
anche i consiglieri della Lega
Nord erano assenti.
USSL 42
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale valdese, Pomaretto,
tel.81154.
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 13 DiCEMBRE
Rinasca: Farmacia Bertorello - via Nazionale, 22 - tei.
800707
Ambuianze:
Croce verde, Perosa: tei: 81100
Croce verde. Porte : tei. 201454
USSL 44 - PiNEROLESE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambuianza:
Croce Verde, Pinerolo, tei. 22664
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 13 DICEMBRE
Bricherasio: Farmacia Ferraris - via Vitt. Emanuele 83/4,
tei. 59774
Ambulanze:
Croce Rossa- Torre Pellice, tei.
91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso i distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 116
TORRE PELLICE — Al
cinema Trento, venerdì 11
dicembre, ore 21.15, viene
posto in visione Boyz’ thè
hood, strade violente.
POMARETTO — Il cinema Edelweiss presenta, venerdì 11 dicembre, ore 21, Il
lungo giorno finisce.
L’Eco Dku,k Vali.i Vai.dksi
Via Pio V, 15- 10125 Torino
Tei. 011/65527«
Reg. Tribunale di Pinerolo
n. 175/60
Re.sp. Francrr Giampiccoli
Stampa:
La Ghi.sleriana Mondovì
Spedizione in abb. po.st.
Gr 2A/70
11
venerdì 11 DICEMBRE 1992
PAG. 7 RIFORMA
La proposta di riforma dell'esercito prevede anche donne soldato volontarie
AddìO; mio bello addio^ Tarmata se ne va
ROMA — Se in molti paesi è già una realtà, in Italia
non passeranno molti anni prima di vedere donne in divisa militare con tanto di fucile sotto il braccio.
Il ministero della Difesa, infatti, ha preparato un disegno di legge allo scopo di ristrutturare le Forze Armate e permettere al «gentil sesso» di intraprendere la
carriera militare. Il provvedimento, ormai definitivamente ultimato, attende soltanto di essere presentato alle Camere.
L’iter burocratico deciderà il resto. I tempi comunque
paiono maturi: le donne si sentono pronte a fare la
guerra.
Lo dimostra anche un iniziativa romana che ha coinvolto trenta ragazze, tra cui la torinese Giulia Revel, 28
anni: dal 23 al 25 novembre hanno vissuto da militari
nella caserma dei «Lancieri di Montebello». Una prova,
insomma, per tastare il terreno e dimostrare agli uomini
di non essere da meno.
Ma se il disegno venisse approvato, l’Italia sarebbe il
settimo tra i paesi alleati (Olanda, Francia, Germania,
Gran Bretagna, Usa, Belgio) ad aver ammesso le donne
al servizio militare. L’iniziativa comunque non è passata inosservata. Abbiamo chiesto un commento ad alcune
donne della FGEI di Torino (Anna Contrafatto, Bettina
König, Anna Lo Grasso, Antonella Visintin).
Ma non è vera parità
Ci siamo sempre ritenute
fortunate di non dover
partecipare alla difesa armata
della «patria», e non abbiamo
trovato affatto frustrante che
l’estraneità da noi sentita verso la guerra fosse sancita
dall’esistenza di un esercito
esclusivamente maschile.
D’altro canto se oggi delle
aspiranti soldate rivendicano
il diritto di far parte di questo
esercito, una legge che permetta loro di farlo rientra nel
discorso più ampio delle pari
opportunità per donne e uomini che come tale va accettato.
Vorremmo però sottolineare che non riteniamo in alcun
caso che una legge del genere
possa essere considerata una
conquista per il genere femminile. Non riusciamo proprio a vedere cosa ci guadagnino le donne nel poter fare
quanto fanno gli uomini anche in questo campo.
Certo ci sentiamo interrogate dalla scelta delle 30 soldate in prova e la spiegazione
ci sembra essere questa: esse
probabilmente avvertono la
svalutazione di cui sono oggetto nel mondo degli uomini, percepiscono il loro essere
diverse in quanto donne come
un di meno, quindi desiderano affermare quanto valgono
facendo vedere che sono capaci di fare quello che fanno
gli uomini, e forse anche meglio.
Il termine di paragone, la
misura del proprio valore, è
sempre posta nell’uomo, nel
cittadino maschio, ed è proprio questo che non ci piace,
che non ci convince. Non è
secondo i modelli maschili
che noi vogliamo misurare la
nostra libertà e i nostri desideri.
Pensiamo anche che nel voler fare le donne-soldato così
come le donne-manager o al
PEM NON
ILLUDERTI
DI POTER
DIVENTARE
CAPPELLANAf
I militare/j
? j
tri mestieri finora tipicamente
maschili, entri in gioco il desiderio di raggiungere un potere, ma non è questo ciò che
ci preoccupa: è legittimo desiderare di poter organizzare,
programmare, decidere di un
progetto che ci sta a cuore ed
avere anche l’autorità necessaria per farlo.
Però crediamo anche che
non valga assolutamente la
pena di travestirsi da uomini
per ottenerlo. Sono altri i modi in cui le donne possono acquisire autorità e potere, in
primo luogo riconoscendosi
l’un l’altra autorità e contando sulla forza e visibilità che
da tali alleanze può scaturire.
Per tornare al servizio militare vorremmo dire che la nostra estraneità dipende principalmente dalle caratteristiche
strutturali dell’esercito, che è
gerarchico, omologatore e
violento, ma anche dalle nostre convinzioni pacifiste:
non crediamo in una risoluzione violenta dei conflitti.
La difesa del nostro paese
(delle sue strutture democratiche, della rete di relazioni sociali tra le persone) ci sta a
cuore, e pensiamo che sia
compito di tutte e di tutti.
Non una difesa armata affidata ad un corpo di specialisti,
bensì una difesa popolare
nonviolenta, in mano alle
donne e agli uomini.
Vediamo infine il pericolo
che l’introduzione del servizio militare femminile volontario venga a costituire una
sorta di legittimazione per
una successiva modificazione
dell’esercito di leva in esercito professionale, un esercito
d’attacco, interventista.
DI NUOVO. PERCHE?
carjhaM
Il periodico italiano dove dialogano cattolici,
protestanti, laici, ebrei e musulmani
Un laboratorio del pluralismo
tra le fedi e le culture
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Sostentamento clero e oneri deducibili
Offerte alle chiese
con il bancomat?
Quale sarà il primo parroco italiano a installare in
chiesa un sistema POS per ricevere offerte con le carte di
credito? E’ una delle domande emerse al convegno sugli
«oneri deducibili», organizzato dal quotidiano economico
Il Sole - 24 ore in collaborazione con r Assolombarda e
in Banco ambroveneto, svoltosi a Milano il 14 novembre.
Tra i promotori anche il Servizio della Conferenza episcopale italiana (CEl) per la
promozione del sostegno economico della Chiesa cattolica.
Alla presenza del card. Carlo Maria Martini e del vescovo di Verona, mons. Attilio Nicora, si è parlato delle
offerte deducibili per il sostentamento del clero, dell’8
per mille e delle novità della
manovra di autunno.
La raccolta delle offerte deducibili, hanno spiegato don
Luigi Mistò e Pierluigi Bongiovanni, responsabili rispettivamente del servizio milanese e del servizio CEI per la
promozione del sostegno economico, non è ancora in grado
di finanziare il clero italiano. I
dati parlano chiaro: a Milano
le offerte deducibili del 1991
sono state 23.661, per un totale complessivo di 6 miliardi e
un’offerta media di 256.000
lire. Troppo poco per un fabbisogno annuale di almeno 12
miliardi di lire, soprattutto
considerando che il rapporto
rispetto al numero degli abitanti del capoluogo lombardo
è di 1.202 lire a testa.
E’ pur vero che, rispetto alle offerte deducibili degli ultimi due anni, il bilancio percentuale registra un incremento. A livello nazionale
l’offerta media è aumentata
deH’1%, passando dalle
151.110 lire del ’91 alle
152.242 lire di quest’anno. Il
numero delle offerte è passato da 76.168 a 78.535, aumentando del 3%. L’importo
delle offerte deducibili sale,
rispetto al ’91, da 11.433 a
11.970 miliardi, con un aumento del 5%.
Martini ha rivolto un invito
alla gente, affinché il denaro
sia investito meglio. «La congiuntura economica - ha spiegato l’arcivescovo - può comportare delle conseguenze
positive, se si traduce in una
più attenta riflessione
sull'uso del denaro, nell’attenuazione del consumismo, in
un freno al lusso. L’incertezza diffusa - ha proseguito
Martini - potrebbe spingere
la gente a chiudersi nella difesa spasmodica di vecchi
privilegi ed esclusivamente
del proprio utile particolare». Per quanto riguarda la
Chiesa cattolica essa deve,
secondo Martini, «impostare
in modo corretto il suo rapporto con i beni materiali»,
per evitare che si ripetano
«dolorosi esempi di sempre
più gravi e deleterie deviazioni del rapporto con il denaro». L’arcivescovo di Milano definisce le offerte deducibili «espressione di simpatia dello Stato per le opere
della Chiesa» e l’8 per mille
una forma di «democrazia fiscale».
Secondo mons. Attilio Nicora, presidente del Comitato
CEI per gli enti e i beni ecclesiastici, il futuro economico
del clero si presenta pieno di
incognite: riusciremo, si è domandato, a confermare un’alta partecipazione al «voto»
dell’8 per mille anche in futuro, quando molti settori di
contribuenti saranno esentati
dall’invio della dichiarazione
dei redditi? A questo interrogativo ha risposto Raffaele
Rizzardi, commercialista e
collaboratore del Sole - 24
ore, che sostiene l’ipotesi di
sganciare il «voto» sull’ 8 per
mille alla Chiesa cattolica
dalla dichiarazione dei redditi.
Polemica
sul catechismo
E’ polemica tra Aluisi Tosolini, direttore di Alfazeta e
Antonio Lattuada, che su Avvenire (17 novembre) aveva
scritto che il nuovo catechismo cattolico si limita a non
dichiarare «ingiusta in linea
di principio la pena di morte» che, «in presenza di determinate condizioni diventa
moralmente accettabile ».
Lattuada riconduceva questa
accettabilità al concetto di
«legittima difesa», contestato
da Tosolini.
Rapporti tra stato e confessioni religiose
Iniziano le trattative
Dopo l’Unione cristiana
evangelica battista d’Italia
(UCEBI) anche la Chiesa
evangelica luterana in Italia
(CELI) ha incontrato la Commissione interministeriale incaricata di avviare le trattative per le Intese con le confessioni religiose previste
dall’articolo 8 della Costituzione italiana. Rappresentante
della CELI nelle trattative col
governo italiano è Hanna
Franzoi, presidente del Sinodo luterano.
I rappresentanti dell’UCEBI hanno incontrato la delegazione governativa sabato
21 novembre. Si è trattato di
un incontro tecnico in cui le
parti si sono scambiate informazioni sulle procedure da
seguire e sulle rispettive posizioni.
Proseguono inoltre le riunioni per la revisione dell’intesa stipulata tra la Tavola
valdese e la Repubblica italiana nel 1984. Le Chiese vaidesi e metodiste nel Sinodo
del 1991 avevano deciso di
chiedere una revisione dell’
Intesa per includervi la partecipazione all’8 per mille (solo
per opere sociali e umanitarie) e la possibilità di defiscalizzare le offerte. Un secondo
incontro con la delegazione
governativa è previsto per il
10 dicembre.
Attendono invece di essere
convocati i r^presentanti
della Chiesa apostolica in Italia (una denominazione evangelica presente in Italia con
41 comunità, 58 centri di
evangelizzazione, e 3.500
aderenti)
12
PAG. 8 RIFORMA
Cultura
venerdì 11 DICEMBRE 1992
Si è svolta a Torino a fine novembre la decima edizione del Festival cinema giovani
La complessa realtà delPuniverso giovanile
nei film e nei video di centoventi registi
ALBERTO CORSAMI
Un consistente aumento
del pubblico «abbonato», che segue la manifestazione con regolarità e non
episodicamente, è il dato più
rilevante della decima edizione del Festival internazionale
cinema giovani, che si è svolta a Torino dal 13 al 21 novembre. Lungometraggi, medio e cortometraggi, video,
produzioni indipendenti e più
mature, un’ampia retrospettiva dedicata al cinema indipendente americano degli
anni ’60. Ma come parlare
del rapporto tra giovani e cinema? Siamo sicuri di capire
che cosa intendano e che cosa
vivano i giovani quando parlano di confrontarsi con il
reale? Qual è la loro realtà?
E’ quella delle bande di disperati senza casa {Dove il
giorno ti porta, dell’italoamericano Mark Rocco, odissea di alcuni personaggi delle
notti di droga, di bevute, di
musica, di incontri per la
strada)? O è quella, tragicissima, lucida e inquietante, delle Nuits fauves di Cyril Collard, premio speciale della
giuria, con la voglia di vivere
nonostante l’AIDS? E’ quella
della provincia di New York,
degli operai, dei garagisti,
lontani dal «sogno americano»?
Hai Hartley, trentatreenne
di Long Island, ci ha descritto
questi ultimi nel suo primo
lungometraggio L’incredibile
verità , poetica commedia che
mette in scena le contraddizioni di una società legata più
ai soldi che agli ideali (festival internazionale... ma in
questo tutto il mondo è paese). E quando la figlia poserà
come modella lo scandalo
sarà, tutto sommato, relativo;
ella stessa mette da parte
l’impegno antinucleare che la
portava a scontrarsi con i genitori, o meglio a parlare
un’altra lingua rispetto a loro
(in un dialogo esilarante la ragazza parla dei rischi della distruzione atomica, e la madre
«media» il concetto con il
marito: Sta parlando della fine del mondo... A proposito,
la lavatrice non funziona...).
Oppure questa realtà è
quella del ragazzino {Tickits,
cortometraggio deH’americano Benjamin Hershleder, premiato per il più giovane interprete) che vuole correggere i
comportamenti sbagliati dei
“grandi” che osserva per la
strada? Oppure quella di Mai
più, di Francesca Lari, storia
di una ragazza lasciata dal fidanzato e alla ricerca di se
stessa? Sicuramente è un po’
di tutto questo.
Sicuramente, inoltre, il discorso passa attraverso non
solo stili e sensibilità diverse,
ma attraverso scelte di campo
(tra cinema su pellicola, per
esempio, e video) a volte forzate dall’aspetto economico, a
volte dovute a vere e proprie
■''fi® ,
Centro evangelico di cultura di Torino
Le chiese cristiane
e la crisi economica
FLAVIO SARNI
David e Usa: il film del 1962, presentato nella retrospettiva, narra la
storia d’amore di due giovani che vinceranno il disadattamento.
Mucche, il film spagnolo che ha vinto il concorso dei lungometraggi.
Appuntamenti
Giovedì 17 dicembre - TORINO: Alle ore 17.45, presso il
teatro Colosseo (via Madama Cristina 71), per il ciclo di conferenze «Giovedìscienza», il prof. Ezio Giacobini, del Dipartimento di Farmacologia e del Centro nazionale «Alzheimer»
dell’università del Sud Illinois, parla sul tema II decennio del
cervello.
Venerdì 18 dicembre - ASTI: Alle ore 21, presso la Scuola
biblica ecumenica (corso G. Ferraris 81 ), per le lezioni introduttive al Nuovo Testamento, il past. Alberto Taccia parla
sul tema / miracoli di Gesù.
Venerdì 18 dicembre - MILANO: Alle ore 21, nella sala di
via Sforza 12/a, il prof. Ermanno Geme tiene una conferenza
sul tema Gesù, la malattia, le guarigioni.
Sabato 19 dicembre - CATANIA: Alle ore 19, presso la libreria dell’editore A. Marino, sarà presentato il libro Le donne
della Bibbia di Bruno Ciccarelli, a cura del past. Raffaele
Volpe.
Mercoledì 30 dicembre - martedì 5 gennaio 1993 - VENEZIA: L’ associazione Biblia organizza il quarto corso di
ebraico biblico presso le suore del cardinal Piazza. Per
informazioni tei. 055/8825055 (fax 8824704).
Giovedì 28-Domenica 31 gennaio 1993 - VERONA: Presso il
Centro pastorale «Mons. Carraro» si tiene un seminario
dell’associazione Biblia sul tema La donna all’epoca dei
Giudici.
Le relazioni saranno a cura di J. A. Soggin, F. Flores d’Arcáis, L. A. Schoekel, M. Perroni, G. Cardenal, L. Tomassone, C. Bartolomei, M. Levi d’Ancona, C. Ossola, B. Cartucci
Viterbi. Per informazioni tei. 055/8825055 (fax 8824704).
inclinazioni estetiche: il video dà più libertà di manovra, non richiede una «troupe» al gran completo, è più
istintivo, permette un’adesione immediata alla materia.
Così vediamo opere narrative, oppure altre in cui prevale la documentazione sociale e altre decisamente audaci nello sperimentalismo.
Solitamente la scelta di una
di queste direzioni è chiara e
netta nelle opere d’esordio o
in quelle più «militanti»,
mentre tende alla sintesi chi
ha alle spalle esperienze più
consolidate.
Così il film vincitore del
concorso per lungometraggi,
lo spagnolo Mucxhe di Julio
Medem, riesce a farsi sintesi
di storia (quella della seconda
guerra carlista, 1875, in terra
basca e poi quella della guerra civile del ’36), di storie
personali (storie d’amore, ma
anche di rivalità e di follia
nell’ambito ristretto della
campagna, degli allevamenti
e delle gare fra boscaioli), di
poesia e di suggestione visiva. Quando la sintesi riesce
(ed è riuscita anche all’onirico Avetik dell’armeno Askarian, con la visualizzazione
fisica del rapporto fra psiche
e natura, rapporto rotto violentemente dalla guerra),
quando la tecnica è al servizio di un’idea, la «formalizzazione» dello stile serve a
creare una distanza di sicurezza tra l’autore e ciò che
vuol dire: senza questa mediazione il rischio è di riversare sulla pellicola o sul nastro troppa interiorità, troppe
immagini, «belle» solo perché piacciono a chi le fà, con
il risultato di non comunicare.
Invece, per la maggior parte dei film visti al festival,
questo passaggio fondamentale è avvenuto, il pubblico si
è sentito coinvolto e ha risposto con entusiasmo ma anche
con competenza. Come ha
detto Don Askarian: «La qualità di un film si misura anche
in base alla qualità degli
spettatori...».
Quando i paesi ricchi richiedono ai paesi del
Sud del mondo il pagamento
dei loro crediti, viene in mente la figura di Shylock, l’usuraio del Mercante di Venezia,
che esige da Antonio la libbra
di carne più vicina al cuore,
cioè la sua vita stessa.
E’ questa una delle affermazioni con le quali Rob Van
Drimmelen, economista del
Consiglio ecumenico delle
chiese (CEC), è riuscito a
provocare il pubblico con la
sua lezione su Fede cristiana
e vita economica., tenutasi
nella sala della Chiesa valdese di Torino lo, scorso 13 novembre.
Partendo dalla constatazione che la radice greca «oikos»
(casa) si ritrova nelle parole
«ecumene» e «economia»,
l’oratore ha spiegato che
l’economia è un campo di
missione per le chiese e che i
pastori dovrebbero affrontare
anche lo studio di questa disciplina. Il cristiano non deve
aver paura di impegnarsi nella
vita economica anzi, qualunque atteggiamento che favorisca la separazione tra anima e corpo va contro le convinzioni fondamentali della
fede.
Il CEC non ha un insegnamento sociale ufficiale, data
la diversità di situazioni storiche e di punti di vista teologici rappresentati: non può
elaborare un sistema economico universalmente valido
come fanno altri organismi
internazionali, come per
esempio il Fondo monetario.
Tuttavia il CEC è da tempo
impegnato in un dibattito ecumenico che ha già prodotto il
documento di studio Vita abbondante per tutti. Fede cristiana e economia mondiale
oggi ■
Nel documento si identificano due tendenze allarmanti
per il mondo di oggi: il degrado ambientale e il crescente
divario tra paesi poveri e paesi ricchi che ha scatenato
r «effetto Matteo», nel senso
che «a chiunque ha sarà dato... ma a chiunque non ha
sarà tolto» (Matteo 13: 12).
L’economia mondiale tende sempre più a regionalizzarsi, concentrandosi nelle tre
aree più forti (Nord America,
Europa, Giappone) ed escludendo i paesi del Sud schiacciati dalla crisi debitoria. Finché il 20% degli abitanti della
terra avrà a disposizione
T80% di tutte le risorse; finché non sarà chiaro che l’aumento indiscriminato di beni
porta paradossalmente al degrado e alla penuria, la salute
del mondo sarà sempre più
minacciata e i paesi del Sud
saranno sempre più poveri.
C’è dunque bisogno, da
parte delle chiese, di una
rinnovata attenzione alle politiche economiche, da verificare secondo i criteri proposti
dal CEC:
a) la responsabilità dell’uomo nella salvaguardia del
creato;
b) il valore e la libertà di
ogni essere umano e di tutta
l’umanità;
c) la sollecitudine di Dio e
il patto in Cristo rivolti a tutti
gli uomini;
d) l’opzione preferenziale
per i poveri.
Le chiese devono sostanzialmente mettere in pratica
quello che predicano, per non
diventare né un anello importante di questo sistema
economico né una semplice
agenzia di azione sodale che
allevia sì la sofferenza, ma
non contribuisce affatto alla
trasformazione del sistema.
Alle molte domande di un
pubblico ristretto, ma attento,
Van Drimmelen ha risposto
che il cristiano ha il dovere di
essere ottimista, che non è
impossibile incominciare a
cambiare il sistema, e ha ricordato le numerose iniziative del CEC, fra cui la «Banca
ecumenica», l’intervento a
favore delle vittime di Bhopal, il boicottaggio della Nestlé e delle banche coinvolte
in rapporti commerciali con il
Sud Africa, il sistema di crediti mirati al reinvestimento
nelle aree più povere della
terra. In ultima analisi, ha
concluso, bisogna «vivere più
semplicemente perché altri
possano più semplicemente
vivere».
Protestantesimo in televisione: un dibattito a più voci su un tema attuale
L^ordìnazìone delle donne in Inghilterra
________MIRELLA ARGENTIERI BEIN______
L9 ordinazione delle donne nella
Chiesa anglicana d’Inghilterra ha
offerto lo spunto per una riflessione
sull’argomento nella trasmissione del
29 novembre. Erano presenti in studio
il moderatore Franco Giampiccoli, il direttore del Centro anglicano di Roma,
padre Douglas Brown, le pastore Letizia Tomassone e Elisabeth Green e infine Maria Vingiani, cattolica, presidente
del Segretariato attività ecumeniche.
Sollecitato da Renato Maiocchi,
Brown ha spiegato che la decisione non
è stata un fulmine a ciel sereno, ma lo
sbocco di una lunga maturazione. Non
si sa se molti pastori anglicani si allontaneranno dalla chiesa: certo si tratta di
un ostacolo sul cammino ecumenico
con il cattolicesimo, controbilanciato
però da un riavvicinamento alle chiese
riformate e luterane.
Dall’intervento del moderatore e da
un filmato proposto dalla regia abbiamo
ricavato un’interessante ministoria del
percorso al pastorato femminile in Italia. Rispetto alla prima ordinazione di
una donna, avvenuta in Svezia alla fine
degli anni ’50, non siamo molto in ritardo: fu infatti il Sinodo del 1962 ad
approvare la grande innovazione, non
senza un animato dibattito che non poteva certo ignorare il precedente parere
favorevole di ben 5 Conferenze distrettuali su 6.
Si trattò quindi in sostanza di una
decisione di base. Appare tuttavia oggi
quasi incredibile (oserei dire grottesco)
il vincolo imposto all’inizio (sulla scia
di un’analoga decisione di una grossa
chiesa tedesca) in base a cui l’eventuale
matrimonio avrebbe comportato obbligatoriamente le dimissioni: un celibato
imposto, anche in campo protestante,
ma solo alla parte femminile! Interessante anche che già nell’anno 195051 tre donne si erano iscritte alla Facoltà di teologia.
Oggi le studentesse sono 15 su 40.
Nel campo pastorale le donne sono 24,
19 fra valdesi e metodiste e 5 battiste.
Dall’esperienza maturata e dalle
considerazioni di alcune dirette interessate si deduce che la donna ha più facile accesso nelle famiglie in circostanze
difficili o delicate e che può stabilire legami diversi di aiuto e di reciproca
comprensione ove ad esempio debba
conciliare il compito di pastore e di giovane madre.
Alla constatazione che tuttora la donna sente di avere meno autorevolezza
del collega maschio. Letizia Tomassone
ha risposto di considerare positiva la
cosa, in quanto ciò permette alla comunità, non più bloccata dal rispetto per
l’autorità, una maggiore libertà di partecipazione. Le donne infatti in questo
campo sono temute dalle gerarchie perché «minacciano il sacro» e perché, come ha spiegato E. Green, il sacro è sinonimo di potere. In campo protestante
il problema è meno acuto dato che l’autorità proviene dalla predicazione e non
da chi predica.
Maria Vingiani, interpellata sul persistente rifiuto del cattolicesimo, si è dichiarata ottimista anche se il peso di
2.000 anni di tradizione comporterà un
cammino ancora lungo.
Peccato sia mancata, come è stato
osservato, un esponente della Chiesa
ortodossa (molto rigida sull’argomento). Varrebbe la pena riprendere il discorso colmando la lacuna e mettendo a
confronto voci discordanti.
13
VENERDÌ 11 DICEMBRE 1992
Cultura
Chiuso un anno di celebrazioni con un convegno di grande respiro culturale
Umanesimo e Riforma: contatti e contrasti
nella Firenze medicea del Rinascimento
PAG. 9 RIFORMA
Libri
CINO CONTE
Quello che volge quasi al
termine è stato, a Firenze, l’«anno mediceo», nel
quinto centenario della morte
di Lorenzo il Magnifico. Il
Comitato nazionale per le
celebrazioni, presieduto da
Valdo Spini, ha organizzato
tutta una ricca serie di manifestazioni, e in questo quadro
anche la curia fiorentina ha
chiesto e avuto il suo spazio.
Da parte protestante è parso
opportuno, doveroso, non lasciare che restassero taciuti o
dimenticati i rapporti fra la
cultura umanistica e rinascimentale e la Riforma, in Italia
e oltralpe.
Gli Amici della Biblioteca
«Piero Guicciardini» hanno
così preso l’iniziativa di un
convegno di studio, che con il
patrocinio dell’università di
Zurigo e del Dipartimento di
storia dell’università di Firenze si è tenuto il 30 ottobre, .
presso la bella sede dell’Istituto nazionale di studi sul Rinascimento, a palazzo Strozzi.
Il tema dell’incontro era
Dall’Accademia neoplatonica
fiorentina alla Riforma. In
realtà l’arco delle tematiche
affrontate è stato più ampio,
sia nel panorama delle numerose relazioni e comunicazioni sia nei dibattiti gestiti, da
brillante padrone di casa, dal
prof. Cesare Vasoli, di cui
non si sa se ammirare maggiormente la vivacità o la vasta cultura
Il convegno è stato tanto
ricco di contenuti quanto modesto di pubblico (ha contribuito una Firenze davvero diluviale): peccato, e tanto più
è augurabile che se ne possano pubblicare gli atti, per
diffonderne l’eco ben oltre la
cerchia dei presenti.
Aldo Landi, dell’università
di Firenze, ha presentato una
questione storica di cui è specialista: Umanesimo e conciliarismo. Attilio Agnoletto,
dell’università di Milano, ha
parlato dei rapporti fra Melantone e la cultura italiana
e Alfred Schindler, dell’università di Zurigo, di quelli fra
Giovanni Francesco Pico
della Mirandola e Hulrych
Zwingli.
Giorgio Tourn, del Centro
culturale valdese di Torre
Pellice, ha rintracciato le Influenze neoplatoniche presenti nell’etica politica di Calvino. Quanto a Emidio Campi,
anch’egli dell’università di
Zurigo, ha fatto rivivere Michelangelo tra neoplatonici e
«spirituali».
Vari altri docenti erano stati invitati e non hanno potuto
partecipare per altri impegni,
ma hanno dato un buon contributo ai dibattiti Salvatore
Caponetto e Giorgio Spini,
dell’università fiorentina,
mentre Maria Antonietta Falchi Pellegrini, dell’università
di Genova, ha presentato una
comunicazione suWUmanesitno di Martin Bucero, in particolare nella sua etica politica.
Cesare G. De Michelis, della seconda università di Roma, ha invitato a seguire la
yita movimentata di Massimo
il Greco, un umanista venuto
a Firenze, dove fu discepolo
del Savonarola e novizio domenicano a San Marco, poi
monaco ortodosso sul monte
Athos, infine invitato in Russia come specialista di Sacre
Scritture per collaborare a traduzioni di edizioni bibliche.
L’intensa giornata si è conclusa con una vivace tavola
rotonda che ha riunito gli oratori e Giorgio Spini, a prolungare e mettere in evidenza le
risultanze di ricerche e relazioni e a tirare le file del convegno.
Si può dire che si è trattato
di una feconda integrazione
di altre manifestazioni eh©
avevano rivendicato alla
Chiesa cattolica rapporti intensi e profondi con Umanesimo e Rinascimento.
Questi rapporti ci sono stati
anche con il mondo della
Riforma, ampi, vitali, forse
più intensi neU’influenza
esercitata dalla cultura umanistica su tanti riformatori,
ma comunque non a senso
unico (e lo documentano
molti studi, fra cui la corposa
indagine di Caponetto sulla
Riforma protestante nell’Italia del Cinquecento).
Va dunque anche un po’ rivisto, in sede storica, il giudizio dogmatico di una tensione, se non contrapposizione, fra un Umanesimo e un
Rinascimento tutti centrati
sull’uomo e il teocentrismo
della Riforma (il «soli Deo
gloria» sui tre fronti: cattolico, «illuminato», umanisticoerasmiano).
Molti umanisti vivono un
travaglio religioso serio, forte, e non sono sordi al messaggio riformato.
Il valore di questa giornata
Lorenzo il Magnifico nel celebre ritratto di Giorgio Vasari; di lui si è
ricordato il quinto centenario della morte con diverse iniziative.
sta nell’aver fatto emergere e
sottolineato questi nessi, mostrando una volta di più come
la realtà storica sia articolata
e complessa.
Forse però sarebbe stato
anche importante notare, o
mettere in maggiore evidenza, i momenti di divaricazio
ne, il diversificarsi tra Umanesimo e Riforma, gli elementi di tensione e di contrasto, che pure vi sono stati. Si
è trattato, insomma, di una
pura contingenza storica se
nei paesi latini, culla
dell’Umanesimo, la Riforma
non ha, di fatto, attecchito?
■if
Firenze: aperto l'anno del Centro culturale Pier Martire Vermigli
Il protestantesimo è fuori gioco
0 può parlare alla nuova Europa?
Una vivace conferenza di
Giorgio Tourn, direttore del
Centro culturale valdese di
Torre Pellice, ha dato l’avvio
al terzo anno di attività del
felicemente rinato Centro
evangelico di cultura fiorentino, intitolato a Pier Martire
Vermigli.
Situandoci, come protestanti, nel momento travagliato e
avvincente in cui si cerca di
costruire la nuova Europa, si
pone per noi il problema della
nostra identità.
Storicamente siamo, certo,
gli eredi di coloro che hanno
operato la grande svolta del
XVI secolo, ma non siamo
più «quella Riforma», siamo
figli di una vicenda dalle
molte tappe e anche rotture,
abbiamo alle spalle, come fattori genetico-religiosi, anche
momenti e fenomeni che non
sono affatto esattamente la
«Riforma»: il puritanesimo
anglosassone, il pietismo germanico, il metodismo, il Risveglio, e da tempo è operante fra noi il fermento
delTecumenismo.
Il protestantesimo è stato
ed è quella parte del cristianesimo che ha accettato la modernità, mentre l’ortodossia
orientale non l’ha conosciuta
e il cattolicesimo Tha, almeno finora, respinta o emarginata e controllata.
Il protestantesimo ha accettato di seguire la via rischiosa
della cultura (è caratteristico
l’ammonimento pontificio recente circa il rischio di «leggere troppo»); ha corso il ri
schio che ci ha legato a una
delle grandi esperienze umane, la cultura critica borghese
e liberale; ha accettato il rischio dell’uso della ragione,
della filosofia. Il credere è un
pensare, maturo.
Tutto questo è entrato in
crisi, perché non siamo più in
un mondo «moderno», non
viviamo più nelle categorie
che Thanno costituito, viviamo in un mondo «post-moderno». E’ entrata in crisi
l’idea di progresso, di cammino di crescita nella responsabilità; la categoria dominante
non è più la razionalità, ma
Temozionalità.
Sicché nell’Europa attuale
il protestantesimo può apparire «fuori gioco». E prima di
parlare all’Europa dobbiamo
ricomporre la nostra identità,
ridefinire chi siamo, riscoprire la nostra vocazione.
Si parla molto di «evangelizzare l’Europa», ma i modi
sono molti. Per il cattolicesimo vuol dire ecclesiasticizzare l’Europa. Per noi, paradossalmente, è l’inverso: abbiamo il compito e il programma
di laicizzare l’ecclesialità. E
qui Tourn portava gli esempi
- a significativo confronto dei conventi cattolici e delle
apertissime case pa.storali, nel
secolo XVI.
E’ chiaro che l’identità protestante - e quindi la testimonianza protestante - passa
per i ritorni ai sola/solus della Riforma.
Ma non si può, non basta
fotocopiare il passato. Ad
esempio, a differenza del
’500, il problema avvertito
oggi non è quello della salvezza, ma quello del senso
della vita. Ed ecco tre problemi aperti davanti a noi, con
cui misurarci.
1) come protestanti siamo
figli di un libro, abbiamo
sempre decodificato uno
scritto. Oggi non è più così,
siamo usciti o stiamo uscendo
dalla «Galassia Gutenberg»;
2) a differenza del cattolicesimo, che è il cristianesimo
dell’aggiunta, della somma,
noi protestanti sappiamo solo
fare la sottrazione (i solus/sola di cui sopra). Ma oggi si rifugge daH’altemativa, non si
toglie nulla, si aggiunge; e il
fascino della grande ipotesi
evangelizzatrice cattolica sta
appunto qui: neU’assommare,
nelTinglobare, tendendo alla
sintesi;
3) noi parliamo di fede, ma
viviamo in un mondo che è
un delirio di religione. Come
è stato detto, «aujourd’ hui la
religion est à la carte, chacun
fait son menu». C’è sul mercato, o in tavola, un’estrema
varietà di proposte, in fatto di
religione, e ciascuno si sceglie o combina il menu che
gli garba. Siamo in un mondo
tendenzialmente sincretista.
Difficile, oggi più che mai,
essere protestanti. E lo siamo
poco. Ma è la nostra affascinante, perdurante vocazione.
E su questo, poi, si è ingaggiata la discussione, che ha
concluso un incontro molto
intenso.
Il rilancio del mondo alpino
E’ un libriccino di poche pagine che si legge d’un fiato, questo del prof. Bignami', che avrebbe potuto utilizzare le sue
profonde competenze per redigere un tomo di mille pagine.
Uomo di montagna, innamorato della sua terra, immagina di
scrivere alla nonna che le montagne le ha abitate, coltivate, percorse. Una lunga lettera per narrarle la situazione attuale di
questo paese che ha amato, vissuto, lavorato, e la situazione di
grande crisi che sta attraversando il mondo alpino e le prospettive di un suo rilancio.
L’analisi è lucida, essenziale, le proposte semplici e ragionevoli come tutte le vere proposte che rischiano purtroppo di essere vanificate da interessi, retorica, pigrizia.
Un volumetto che ogni uomo dell’area alpina dovrebbe leggere, che ogni scuola dell’arco alpino dovrebbe adottare come
libro di testo.
(1) Giovanni Romolo Bignami: Lettera alla nonna. Cuneo,
L’arciere, pp. 90.
Letteratura e realtà
Quali rapporti passano tra il mondo reale e quello dell’invenzione letteraria? Sicuramente non solo quelli tipici dell’atteggiamento realista, in virtù dei quali «gli scrittori e il loro pubblico accettano l’ipotesi che l’opera letteraria tratti di una cosa effettivamente possibile in relazione al mondo reale» '.
Il compito che si è posto Thomas G. Pavel, professore di letteratura all’università di Santa Cruz in California, è appunto
quello di indagare le svariate forme in cui, nell’attività letteraria, si passa da avvenimenti, luoghi, contesti, personaggi reali a
figure, fatti, universi di immaginazione e di invenzione.
Al di là del carattere più specialistico il libro contiene stimoli
e spunti di riflessione che riguardano a pensarci bene la vita di
tutti noi, almeno nel momento in cui ci poniamo in relazione
con un testo: «Leggere un testo o osservare un quadro significa
già abitarne il mondo corrispondente».
Di particolare interesse, oltre all’analisi delle forme e dei
meccanismi propri del romanzo realista, le pagine dedicate al
mito e quelle (poche ma dense) dedicate alla costruzione, da
parte delle religioni, delle «regioni sacre» (veri e propri spazi
in cui la realtà si manifesta in tutta la sua valenza), contrapposte ovviamente a quelle profane.
(1) Thomas G. Pavel: Mondi di invenzione. Realtà e immaginario narrativo. Torino, Einaudi, 1992. pp. XIV-256, £
28.000.
Verbale di un massacro
Di Gabriel Audisio, lo storico francese noto per i suoi numerosi studi sulla storia valdese, e particolarmente sui valdesi del
Lubéron, esce ora questo nuovo libro' che pubblica, commentandolo, un documento inedito contemporaneo alla persecuzione del 1545; esso è stato redatto da tre commissari, testimoni
oculari al seguito delle truppe comandate dal capitano Polin,
per ordine delle superiori autorità.
E’ naturalmente un documento di parte, ma su di esso si basò
anche TAubery per la sua «plaidoire» nel processo contro gli
esecutori di questo massacro, che aveva interessato tutta l’Europa di allora e si era concluso con l’assoluzione di tutti i
responsabili. L’operazione bellica era passata alla storia come
«L’exécution de Cabrières et Mérindol».
Il francese dei documenti del XVI secolo si discosta molto da
quello di oggi, è difficile da capire per un lettore non specializzato; per questo Audisio, pur provvedendo alla sua pubblicazione integrale, ha provveduto a corredare il testo originale,
nella pagina a fronte, di una traduzione in francese moderno.
Il tutto è corredato da note illustrative, da una biografia dei
principali personaggi e da una nota topografica delle località,
oltre che dall’indice dei nomi di persona e di luoghi.
L’opera è preceduta da un’introduzione, con un breve accenno all’origine e alle credenze dei «poveri di Lione» e una storia
del loro insediamenti in Provenza e delle persecuzioni da loro
subite.
(1) Gabriel Audisio: Procès-verbaI d’un massacre: les
Vaudois du Lubéron (avril 1545). Aix-en-Provence, Edisud,
1992, pp. 158.
Suoni e ritmi del mondo
Un quartetto d’archi che esegue musica africana: probabilmente nessun addetto ai lavori, nel periodo che va dall’epoca
classica a quella romantica, lungo la strada aperta da Haydn e
Mozart prima e da Beethoven poi, avrebbe pensato a una simile
eventualità.
E’ ciò che invece realizza un gruppo di giovani musicisti di
San Francisco, regolarmente formatisi al conservatorio ma dediti alla ricerca nel settore del jazz d’avanguardia: il Kronos
Quartet, dal 1978, conduce un’appassionante indagine attraverso le sonorità e le armonie più diverse, sempre nel segno di
un’attenzione rigorosa alle forme e alle prerogative consolidate
dei loro strumenti.
Così è anche in questo ultimo compact, Pieces of Africa '. Il
materiale non è rigidamente popolare: sono invece brani di natura anche diversa fra loro, con canto e senza canto, sempre
con abbondanza di percussioni, realizzati da alcuni giovani
compositori contemporanei di varia provenienza (Zimbabwe,
Marocco, Gambia, Uganda, Sudan, Ghana, Sud Africa).
(1) Kronos Quartet: Pieces of Africa. Elektra 7559-79275,
USA, 1992.
14
PAG. 10 RIFORMA
mi
Cultura
venerdì 11 DICEMBRE 1992
»
RIFORMA
UN SEÜIMANALE
PER GLI EVANGELICI
GIORGIO GARDIOL
Prende il via Riforma, il
settimanale che le chiese
battista, metodiste e valdesi
hanno deciso di fare insieme.
Un settimanale per gli
evangelici italiani. La decisione dell’Assemblea congiunta dei rappresentanti delle delle tre chiese di avere
uno strumento di comunicazione comune al servizio di
un progetto comune di testimonianza cristiana nel nostro
paese può sembrare azzardata.
Una minoranza di 40.000
persone sparse in tutto il paese, con circa 300 luoghi di
aggregazione, si è dotata di
uno strumento di informazione e collegamento a livello
nazionale. Una decisione che
non ha eguali in Europa. Una
follia!
E’ invece una decisione
che indica una prospettiva, un
progetto. E’ la risposta ad un
movimento reale che esiste
nelle chiese evangeliche italiane fin dal secondo dopoguerra e che si è espresso nella fondazione del Consiglio
federale delle chiese evangeliche e nel Congresso della
Gioventù evangelica italiana,
nella costituzione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, nel patto di integrazione tra le chiese valdesi
e metodiste, nel processo di
collaborazione tra le chiese
battiste, metodiste e valdesi.
Un movimento che spinge
all’unità d’azione di tutti gli
evangelici.
Questo settimanale nasce
per dare concretezza - sia pure limitata - a questa esigenza. Vogliamo documentare il
senso profondo dell’unità
d’azione e di testimonianza
di tutte le nostre chiese sparse
sul territorio italiano.
Unità, non uniformità. Il
protestantesimo è espressione
della libertà della ricerca di
fede. Le risposte alla chiamata di Dio non sono mai
uguali ed il nostro settimanale documenterà e metterà in
dialogo tra loro le nostre diversità.
Diversità di teologie, di
contesti sociali in cui le chiese vivono, di geografia, che
verranno presentate sul settimanale nella speranza di
adempiere al mandato che
l’assise dei battisti, dei metodisti e dei valdesi del 1-4 novembre 1990 ha assegnato ai
redattori.
Nell’Italia in cui ci sono
venti di divisione il nostro
vuole essere un settimanale
nazionale. L’aver deciso di
avere una redazione a Napoli
significa voler riequilibrare
geograficamente l’attenzione
delle chiese ai problemi del
paese, significa decidere di
affrontare insieme, chiese del
Nord, del Centro e del Sud, i
problemi della riforma morale, civile e religiosa del nostro paese.
Teologicamente ci sentiamo stranieri nel mondo e
testimoniamo una realtà che
supera le nostre divisioni. E’
in questa dialettica che vogliamo operare.
Riforma è il titolo che è
stato dato al nostro settimanale. Il nostro riferimento - è
chiaro - è alla Riforma del
XVI secolo. Siamo convinti
infatti che quella Riforma è
più che mai un messaggio per
il presente.
Dalla Riforma nasce una
nuova concezione della chiesa, nasce l’idea della pluralità
di forme che questa può assu
Siere. Quale sia la pluralità
elle forme della chiesa oggi
è compito di questo settimanale documentare.
Dalla Riforma nasce l’autorità della Bibbia (il sola
Scriptura ) ed è questa che
cercheremo di mantenere al
centro delle nostre preoccupazioni.
Dalla Riforma nasce la libertà di coscienza e viene rivisto il rapporto tra chiesa e
stato. Tutti temi sui quali vorremo intervenire.
La Riforma è però difficile
da capire, soprattutto nel nostro paese dove la cultura cattolica della mediazione ha invaso tutti gli aspetti della nostra vita.
Parlare di Riforma può essere una provocazione ma siamo convinti che i grandi principi della Riforma del XVI
secolo sono oggi ancora centrali per ogni processo di rinnovamento.
Non vorremmo però solo
riproporre quei principi. Vorremo tentare di proporre la riflessione delle nostre chiese
sui temi dell’ecologia, cioè la
nuova coscienza cristiana della «creaturalità», della giustizia e dell’impegno sociale,
del ruolo della donna nella
chiesa e nella società, dell’
ecumenismo che significa lasciare libertà di azione allo
Spirito Santo e non inglobamento dell’altro.
Certo siamo coscienti delle
nostre contraddizioni e non le
taceremo.
Vorremo poi che noi tutti
redattori, lettori, abbonati,
chiese accettassimo la sfida
che è posta alle chiese dagli
Atti degli apostoli: l’autofinanziamento, cioè il mettere
ogni cosa insieme.
Nel fare un settimanale che
è uno strumento di lavoro per
le chiese questa non è l’ultima delle preoccupazioni. Attendiamo anche con fiducia
abbonamenti, collaborazioni,
iniziative.
Intervista a Bettina König, coordinatrice del «Notiziario FGEI»
Un inserto bimestrale per giovani e
meno giovani^ per tutti gli evangelici
NOEMI ROMEO
Una nuova scommessa attende i redattori del Notiziario EGEI, voce ufficiale
della Federazione giovanile
evangelica italiana. Con la
nascita di Riforma, settimanale unico delle chiese BMV,
il notiziario avrà vita nuova e
forse contenuti nuovi.
Sarà distribuito ogni due
mesi come inserto a questo
settimanale, abbandonando in
maniera definitiva la veste di
«bollettino» e contribuendo
quindi a dare un’informazione più completa e soddisfacente.
I cambiamenti in casa
FGEI, comunque, sono cominciati da tempo. «Da due
anni - precisa Bettina König,
32 anni, professoressa di matematica e coordinatrice del
notiziario la cui redazione è
oggi a Torino - si è sviluppata una serie di casi fortuiti.
Nel 1990 la redazione di Cagliari aveva finito il mandato
e c’era la necessità di trovarne un’altra. Contemporaneamente il progetto Riforma
avanzava e per la FGEI, che
ha sempre lavorato per
l’unità del protestantesimo
italiano, la nascita di un
giornale interdenominazionale era un’occasione da
non perdere. Cosi è nata
l’idea dell’allegato bimensile
e della sede torinese. Il tutto
è stato approvato prima
dall’Assemblea-Sinodo del
1990 e poi dal Congresso
FGEI del ’91».
Riforma, però, ha posticipato l’uscita: voi nel frattempo che cosa avete fatto? «Abbiamo redatto alcuni numeri
di prova, un collaudo grafico
che ci permettesse di arrivare
preparati all’appuntamento
con il 1993. Abbiamo provato
diversi formati, in carta riciclata, e con colori differenti.
Tutto comunque si dovrà
uniformare a Riforma, senza
per questo far perdere al nostro notiziario la sua personalità».
Il Notiziario, in concreto,
come sarà? «Avrà diverse rubriche, un’angolo destinato
alla posta e aperto a tutti,
non soltanto ai fgeini e alle
È ospitata nei locali della chiesa battista di via Foria 93, nel centro storico
In festa le chiese di Napoli: inaugurata
la redazione del nostro settimanale
Le note di Forte rocca è II
nostro Dio (nella versione del
vecchio innario) si sono alzate limpide e solenni; i bambini si sono guardati attorno
stupiti da tanta determinazione, negli anziani si sono accesi ricordi.
Così è iniziata la cerimonia
di inaugurazione, il 2 dicembre, della sede meridionale di
Riforma, nel vecchio palazzo
di stile francese che la Chiesa
battista di via Foria ha messo
a disposizione per il nuovo
settimanale comune.
Una cerimonia semplice,
vissuta all’insegna della fraternità ritrovata tra evangelici
napoletani e della provincia.
Sono venuti in tanti, in rappresentanza delle chie.se battiste, metodiste, valdesi, ma
anche luterane, libere, pentecostali, a significare che il
nuovo settimanale riguarda
non solo le tre chiese che ne
hanno la proprietà, ma tutta
l’area evangelica.
E’ stato letto il salmo che
dice: «Se l’Eterno non edifica
la casa, invano vi si affaticano gli edificatori...», a ricordare la fragilità di ogni nostra
costruzione umana, ma anche
e soprattutto la grazia del Signore, promessa di continuità
e di sviluppo.
Sono stati ascoltati alcuni
messaggi augurali: quello del
vicepresidente dell’Unione
battista. Massimo Aprile, del
vicepresidente del Comitato
permanente metodista, Mirella Scorsonelli, e del vicemoderatore della Tavola valdese,
Gianna Sciclone.
Chi non ha potuto essere
presente ha tuttavia inviato la
propria adesione, come il pastore Sergio Aquilante e Davide Cielo.
Dopo i messaggi, un gesto
simpatico: Anna Nini, decana
della Chiesa metodista, una
delle figure più amate dagli
evangelici napoletani, ha tagliato il nastro e tutti sono entrati nella sala, per il momento ancora un po’ spoglia, in
cui troveranno posto le apparecchiature per la confezione
del giornale.
E’ seguito infine un piccolo
rinfresco, utile a meglio fraternizzare insieme.
La semplicità della cerimonia e la povertà della struttura
non devono far perdere di vista il significato storico del
momento.
L’evangelismo meridionale
ha radici antiche, che risalgono ben oltre il secolo scorso,
quando arrivarono nel regno
di Napoli i primi industriali
riformati svizzeri e tedeschi,
che diedero inizio al primo
nucleo di una chiesa protestante, seguiti dal 1860 in poi
dai predicatori alla Gavazzi,
da pastori come Appia, da
missionari inglesi e americani.
Il Meridione è stato attraversato da fermenti evangelici prima ancora che sbocciasse la Riforma del XVI secolo;
la più tragica e gloriosa pagina di testimonianza evangeli
ca fu scritta dai valdesi della
Calabria, quando il tentativo
di formare delle comunità fu
annegata nel bagno di sangue
della strage di Guardia Piemontese e dei villaggi circostanti.
Eppure continuarono a vivere nei secoli successivi cenacoli di pensiero evangelico,
fino a che le mutate condizioni politiche e spirituali non
resero possibile la nascita di
vere e proprie chiese evangeliche.
La decisione dell’Assemblea-Sinodo, assunta nel novembre del 1990, di costituire
una redazione meridionale,
non cala dunque dall’alto, ma
è come è il riconoscimento
di un ruolo che le chiese del
Sud hanno svolto e possono
svolgere in ordine all’annuncio dell’Evangelo in una
realtà che ha estremo bisogno
di una parola, della Parola,
per il rinnovamento delle coscienze e per costruire una
società civile.
fgeine; l’Agenda, con le date
dei convegni nazionali e regionali, gli articoli di Cassiopea, che è un gruppo di lavorofemminile nato due anni fa
allo scopo di approfondire la
teologia femminista e il ruolo
della donna nella vita protestante. E poi ci saranno reportage dai campi studi, riflessioni bibliche e anche il
resoconto dei culti EGEI. Il
notiziario rispecchierà, come
già faceva prima, l’attività
della EGEI. Non mancheranno gli articoli del Consiglio e numerose vignette».
Un inserto fatto da giovani
per i giovani, dunque? «Non
esattamente.'La redazione,
che conta sei persone, è sì
formata da ragazzi e ragazze,
però uscendo come allegato
di Riforma ci rivolgeremo anche ai meno giovani, e di
questo terremo sicuramente
conto; prima il notiziario veniva spedito soltanto agli
iscritti della EGEI, che hanno un’età compresa tra i diciotto e i treni anni. D’ora in
poi sarà diverso».
Quali saranno i temi che affronterete nel primo numero
allegato a Riforma? «All’ultimo Congresso della EGEI,
quello del ’91, si erano formati alcuni gruppi di lavoro.
Continueremo ad affrontare
certe tematiche, come la ricerca di fede, la sessualità e
l’omosessualità, e la mafia».
L'Eco continua
L’Eco delle valli valdesi
non chiude. L’Assemblea dei
battisti, metodisti e dei valdesi del novembre 1990 ha infatti deciso di destinare, inizialmente, 4 pagine alla testata fondata nel 1848 che
sarà diffusa in collegamento
con Riforma. Non sarà perciò
possibile acquistare o abbonarsi al solo L’eco delle valli
valdesi. L’informazione riguardante la vita delle chiese
valdesi delle valli verrà pubblicata nelle pagine di Riforma, mentre l’Eco affronterà i
problemi in cui le chiese e i
credenti sono confrontati alle
Valli e darà informazioni sulla vita sociale e politica.
15
venerdì MOICEMBRE 1992
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
POSTA
Clinton,
un credente
Il New York Times di oggi
(23 novembre) pubblica una
grande foto del presidente
eletto Bill Clinton mentre,
meditativo e con la Bibbia in
mano, esce dalla «Immanuel
Baptist Church» di Little
Rock, dopo il culto domenicale. Sì, egli è un lettore assiduo della Bibbia e si ispira
liberamente a motivi biblici.
Nella posta di oggi è giunta
La Luce n. 44 con il convincente articolo di fondo di
J.-J. Peyronel e l’appassionata dichiarazione di Giorgio
Bouchard sull’elezione di
Clinton e il senso della vocazione. Sottoscrivo le incisive
considerazioni dei due articolisti.
Né fondamentalista, né biblista rigido, Clinton si sentirebbe intellettualmente a casa
sua negli ambienti BMV (anche se probabilmente desidererebbe più passione e libera
espressione dello Spirito nei
culti...). Qui, si trova a suo
agio negli ambienti cristiani,
ebraici, islamici e anche nei
gmppi religiosi non organizzati. lesse Jackson ora saluta
la vittoria di Clinton come
quella della «inclusione contro l’esclusione»; in senso
ampio, speriamo.
La rivista Time, scrivendo
su Clinton, afferma che in un
tempo di società multiculturale e di rapidi cambiamenti demografici, «incombe più che
mai la sfida di ricostruire
rarchitettura della comunità...». Questa appunto sembra essere la sua preoccupazione fondamentale.
Certo è probabile che, su
alcune questioni, Clinton deluderà, anche fortemente.
Dobbiamo aiutarlo, criticamente, a ricercare un alto livello di giustizia. Devo tuttavia ammettere che le sue prime mosse dimostrano che
egli prende molto sul serio
questa «costruzione della
comunità».
La sua recente visita nei
centri di potere di Washington, e insieme alla gente della
IL NOME DI DIO
Ho letto da qualche parte che
nella Bibbia il nome di Dio,
YHWH, ricorre 6.000 volte. E’ vero? Se sì, come mai nella mia
«Bibbia riveduta» non ricorre
quasi mai?
Risponde il prof. Daniele
Garrone, docente di Antico Testamento alla Facoltà valdese di teologia a
Roma.
Il nome ebraico di Dio «YHWH», detto tetragramma
(= 4 lettere), compare nel testo ebraico dell’Antico Testamento oltre 6.800 volte.
Gli ebrei non pronunciano, per rispetto, il tetragramma e, nella lettura ad alta voce, vi sostituiscono espressioni come «Adonai» (= Signore) oppure «ha-shem» o, in
aramaico, «shema» (= il Nome).
Le vocali che il testo ebraico porta sotto il tetragramma sono quelle di queste letture alternative: la dizione
«Yehova, Geova», sorta nel Medio Evo e riproposta con
caparbietà dai testimoni di Geova si basa dunque su un
errore, quello di scambiare le consonanti dell’impronunciabile nome di Dio con quelle delle parole lette alternativamente ad esso.
La trascrizione del tetragramma nella forma
«Yahweh», diffusa soprattutto nei libri cristiani di esegesi e teologia, riproduce la pronuncia ritenuta più probabile dagli studiosi: tuttavia è bene evitarla, per rispetto
alla reverenza ebraica nei confronti dell’ ineffabile nome
di Dio.
Per venire alla domanda del nostro lettore, non troviamo traccia del tetragramma nelle nostre versioni perché
esso, a cominciare dalle antiche versioni greca e latina
(Settanta e Vulgata), viene reso con altri termini: le traduzioni italiane a noi accessibili ricorrono di norma a
«Signore» o «Eterno», ricorrendo invece al termine
«Dio» per l’ebraico «Elohim, El».
Quando, ad esempio, troviamo nella Riveduta il termine «Eterno» e nella Tile «Signore», nell’originale ebraico abbiamo di norma «YHWH».
strada nei quartieri afroamericani, ne è una chiara dimostrazione. Così come il suo
intento esplicito di aprire le
porte dell’esercito agli omosessuali dichiarati e di abrogare la legge regressiva
sull’aborto istituendo consultori nelle cliniche federali.
Fratelli e sorelle battisti, metodisti e valdesi, pregate perché questo fratello abbia il
coraggio di aiutare questo
paese a resistere al cuore di
pietra e ad adottare un cuore
Riidrma
Via IMo \. I”) - 1012.*) Torino - tei. 011/6,>5278 - fax 011/657542.
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ABBONAMENTI 1993
ITALIA ESTERO
- orflinario f. 60,000 - ordinario £. 100.000
- sostenitore £. 150.000 - via aerea £. 160.000
-semestrale £. 30.000 -sostenitore £. 180.000
Per abbonarsi: versare l’importo sul ecp n. 14548101 intestato a Edizioni protestanti s.r.F, via Pio v 15 bis, 10125 Torino.
Gli abbonati a Riforma ricevono L*eco delle vaUi vrddesi
ttenza alcun supplemento di prezzo e viceversa.
11 presente numero 01 costituisce il n. 46 dell’l 1 dicembre 1992 de Fa Fuee.
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 176/60.
Spedizione in abbonamento postale gr. II A/70.
Nella foto di prima pagina; Sarajevo. Un ragazzo cerca attraverso il vetro un impossibile rontafto con In mano del padre daWinterno del bus che lo porta in un
campo profughi.
Il Centro servizi
amministrativi
delia Chiesa
valdese
RICERCA
persona (possibilmente
ragioniere/a) da inserire
in attività amministrative/contabiii con contratto
iniziale a part-time,
e_ventualmente trasformabile a tempo pieno.
Particolare considerazione sarà data ai candidati che abbiano già
maturato esperienze in
opere ed istituti evangelici e che abbiano dichiarata motivazione di lavoro a carattere diaconale.
Il trattamento economico è quello previsto
dall’Inquadramento a
quarto livello dei dipendenti della Tavola Valdese.
Le domande, corredate da un curriculum,
devono essere inviate al
Centro servizi amministrativi della Chiesa
evangelica valdese, via
A. Bert 12-10066 Torre
Penice, entro il 30 dicembre 1992.
di carne (Ezechiele: 36).
Pregate anche per Hillary,
sua moglie, persona attiva e
compassionevole, dallo spirito sveglio ed attento, che si
dedica a tutelare i più deboli
nella nostra società e a diminuire la violenza di cui
troppo spesso essi sono vittime.
Tenete vicina ai vostri cuori questa coppia battista-metodista, una coppia-per-gli-altri.
Frank G. Gibson, Jr.
Fuorilegge
i naziskin
Come appartenente a quello
sparuto plotone di partigiani
garibaldini sopravvissuti che
hanno lottato con grandissima
tenacia e spirito di sacrificio
per la liberazione e la Costituzione repubblicana, anche
in ricordo di quei tanti nostri
compagni barbaramente uccisi sui monti e nelle pianure,
pretendo che il governo italiano dichiari fuorilegge il
movimento neonazista dei cosiddetti naziskin, ne vieti le
dimostrazioni, i comizi e le
sfilate, ne persegua legalmente gli appartenenti.
Noi partigiani, dopo i terribili anni di odio e di lotta tra
la destra e la sinistra negli anni seguenti alla fondazione
della Repubblica, abbiamo
accettato - malvolentieri - la
nascita di un movimento neofascista come il MSI; oggi
non possiamo ammettere che
un governo che si dice costituzionalista accetti la nascita
di un nuovo movimento addirittura neonazista, violento,
antiebraico e xenofobo.
Noi che abbiamo vissuto la
terribile lotta dal ’43 al ’45 e
abbiamo conosciuto l’Olocausto ci sentiamo vicini ai
figli dei nostri ex compagni
di martirio, gli ebrei italiani
che hanno partecipato con noi
alla lotta e al sacrificio.
Noi che siamo la memoria
storica vivente di quel terribile periodo ci sentiamo in
diritto di pretendere dal governo italiano un’imposizione
intransigente davanti a questi
vergognosi rigurgiti della violenza e della follia deliquenziale dei seguaci dei nostri
carnefici.
Lionello Gaydou
Per favore
lettere brevi
In questa pagina pubblichiamo, riassunte, alcune lettere pervenuteci. Per poterne
ospitare di più, e per non dover ricorrere a tagli redazionali che sarebbero arbitrari, vi
preghiamo di contenere le vostre lettere in una lunghezza
compresa tra le 20 e le 30 righe dattiloscritte.
CONTRAPPUNTO
FEMMINISMO
SACERDOTALE?
GINO CONTE
Sono più che perplesso di fronte all’ entusiasmo
manifestato fra noi in occasione del voto della Chiesa d’Inghilterra che riconosce la pienezza del ministero alle donne. Specialmente quando lo si esprime
salutando l’accesso delle donne «al sacerdozio».
Sappiamo che T anglicanesimo è una realtà assai
composita; vi convivono, più meno armoniosamente,
almeno due anime, quella anglocattolica e quella
sostanzialmente protestante. Ciò che quindi deve
contare - mi pare -, almeno per dei protestanti, e
dunque il problema che di fronte alla citata decisione dovremmo porre è: Tanglicanesimo ha aperto alle donne il pastorato o il sacerdozio?
Solo nel primo caso possiamo e dobbiamo rallegrarci; nel secondo caso verrebbe soltanto ribadito,
ampliato, forse numericamente raddoppiato un errore teologico, ecclesiologico gravissimo. Donne prete, in chiese di qualunque tradizione cattolica, romana o non romana, non sono e non sarebbero assolutamente un fatto positivo, al contrario. Non vi pare
che, anziché caldeggiare il sacerdozio femminile,
dobbiamo continuare a contestare e rifiutare vigorosamente il sacerdozio tout court?
Sono davvero sconcertato perché sembra che, pur
di assecondare il femminismo, si sia disposti a inghiottire rospi teologici enormi. Anche preti, purché
donne! «Delirio antropocentrico»: è così improprio
applicare a questo nuovo contesto una parola detta
da Karl Barth in altro contesto?
Vogliamo rileggere per noi e ricordare ad altri dopo tutto, anche le chiese di tradizione cattolica
hanno nella loro Bibbia questo scritto! - l’Epistola
agli Ebrei, questa argomentata e appassionata arringa per la fine di ogni istituto sacrale, per una comunità raccolta intorno a Gesù - laico, e neppure di
tribù levita! - costituito da Dio sommo sacerdote,
sommo «pontifex», sommo e definitivo e unico mediatore, portatore di «un sacerdozio che non si trasmette», il quale ha offerto se stesso, la sua vita
«una volta sola», una volta per tutte e per tutti, non
in un rito ma nella polvere e nel fango e nel sangue
della vita?
Dio e il suo Cristo non hanno bisogno di sacerdoti
e non ne vogliono, l’era del tempio e del sacerdozio
è revoluta (lo era già, di fatto, e lo è per Israele!).
Vogliono testimoni. Donne predicatrici, ben vengano, e numerose! Donne preti, no.
Piccoli Annunci
BORSE DI STUDIO
L’Associazione culturale
«Intercultura» comunica
che sono disponibili alcune borse per soggiorni di
studio all’estero di 2, 3, 6
mesi e un anno. Possono
concorrervi gli studenti
delle scuole medie superiori
Gli interessati possono richiedere i bandi di concorso alla sede dell’Associazione, in via Legnano
20/10, 10120 Torino, tei.
011/5613189.
SOCCORSO INVERNALE
- li 1- dicembre il corpo di
Torino dell’Esercito della
Salvezza ha iniziato il suo
servizio verso i bisognosi.
Si offrono gratuitamente
pastasciutta, minestra, pane, marmellata, indumenti
e una parola di speranza.
Si dà ospitalità in un locale
caldo.
Per far fronte a questo impegno non basta solo la
buona volontà della comunità. Per questo l’Esercito
della Salvezza lancia un
appello: chi vuole contribuire a questo lavoro può
farlo sia offrendosi di collaborare volontariamente,
sia versando un’offerta sul
conto corrente postale
14273106 intestato a Esercito della Salvezza, via
Principe Tommaso 8,
10125 Torino. Ci si può
informare telefonando al n.
011/6699828.
PREMIO LETTERARIO
La rivista «Gli artisti del
giorno», in collaborazione
con il Centro culturale Cesare Pavese e la Regione
Piemonte, indice il «premio Cesare Pavese - Mario
Gori» riservato agli alunni
delle scuole elementari,
medie e superiori. 11 premio prende in considerazione i seguenti lavori:
a) poesie in lingua italiana
a tema libero; b) libro edito di poesia, narrativa e
saggistica; c) poesia a tema libero in lingua dialettale di tutte le regioni
d’Italia; d) racconto o novella in lingua italiana a tema libero; e) premio speciale per tutti i lavori.
Chi è interessato chieda
copia del bando alla Segreteria del «premio Cesare
Pavese - Mario Gori», casella postale, 12013 Chiusa Pesio (Cn) allegando il
francobollo per la risposta.
Informazioni si possono richiedere telefonando al numero 0171/734510
Partecipazioni
«lo alzo gli occhi ai monti
donde mi verrà l’aiuto? Il mio
aiuto viene dall'Eterno che ha
fatto il cielo e la Terra».
(Salmo 121: 1-2)
I familiari di
Luisa Tourn
ved. Rivoira
di anni 95
ringraziano di cuore tutti coloro
che, con presenza, fiori, scritti si
sono uniti al loro grande dolore.
Un grazie particolare al pastore
Vito GardioI, alla dott.ssa Pons,
ed alle sig.re Speranza, Rosemma e Denise per le amorevoli cure.
Rorà, 3 dicembre 1992
«Solo in Dio riposa l’anima
mia; da lui proviene la mia
salvezza».
(Salmo 62:1)
I famigliari di
Pierino Costabel
nell'impossibilità di farlo singolarmente ringraziano tutti coloro
che si sono uniti ad essi nella dolorosa circostanza.
Un ringraziamento particolare
alla dott. Michelin Salomon, all'
Ospedale valdese di Torre Penice, al prof. Abeatici ed ai medici
ed infermieri del reparto dell'
ospedale Molinette, al pastore
sig. Claudio Pasquet, al sig. Aldo
Comba, all'ANPI di Luserna S.
Giovanni e di Torre Pellice, all'Associazione ex internati ed al
Gruppo alpini Val Pellice.
Torre Pellice, 3 dicembre 1992
16
PAG. 12 RIFORMA
¡Villaggio Globale
Migliaia di africani che fuggono la fame deH'Africa premono alle frontiere
Tangeri^ una porta verso un^Europa di sogno
VENERDÌ 11 DICEMBRE 1992
FAHAR BEN JELLOUN
Non si sa da dove vengano, né chi siano, né come siano arrivati fino a Tangeri. Da qualche mese numerosi africani vagano per la
città, senza documenti, senza
identità, senza una ragione
apparente, le mani in tasca.
Alcuni lavorano nei cantieri
edili, e si dice che facciano
stracciare i prezzi. Altri
aspettano nei caffè, o in qualche posto dimenticato. Sono
solidali fra loro, non parlano
con nessuno, e in città c’è chi
specula sulla loro presenza.
Si dice che vengano dalla
Somalia, o addirittura dal Sud
Africa, si dice che siano come degli esploratori, «ambasciatori» di una migrazione
che deve ancora arrivare. E
questo è plausibile; Tangeri è
la porta più avanzata dell’
Africa, una finestra sull’ultima riva dell’Europa.
Quattordiei chilometri separano l’Africa dall’Europa:
una breve traversata di qualche ora, meglio se di notte, su
una barca di pescatori tinta di
grigio.
Un piccolo viaggio che costa caro: qualcosa come
6.000 franchi (quasi due milioni di lire) e capita spesso
che vada a finir male, il mare
ributta i corpi degli annegati
sulla spiaggia di Almeria; altre volte è la polizia spagnola
a intercettarli prima che affoghino.
Che fare di quei corpi senza identità? A chi si possono
mandare? A quale delle ambasciate africane bisogna rivolgersi? Sono uomini nudi.
Uno sbarco di nordafricani aiie coste europee: una scena di speranza che a voite diventa disperazione.
venuti da nessun posto; la sola cosa di cui sono certi è che
vale la pena di correre qualunque rischio pur di scappare
dalla carestia e dalla morte.
La morte è una compagna
familiare. Questa gente ha visto i propri figli andarsene
con il corpo svuotato della
carne. A lungo ha scrutato il
cielo in cui neanche una nuvola si è fermata. Ha aspettato
gli aiuti umanitari, che sono
arrivati, ma sono stati dirottati
dalle bande armate.
In questo momento meno di
un centinaio di africani sono
parcheggiati nelle vecchie
aree di Tangeri, murati nel loro silenzio. C’è chi fa fortuna
facendoli passare nell’ombra,
e poi dileguandosi. Si racconta che l’anno scorso uno di
questi traghettatori ha fatto il
furbo e, invece di far scendere
i propri passeggeri sulla costa
spagnola, li ha condotti di
notte lungo la costa marocchina, e li ha lasciati poi all’altro
capo della spiaggia di Tangeri. Il giorno dopo due degli
africani che aveva imbrogliato l’hanno sgozzato e sono
stati arrestati dalla polizia.
Non facciamoci illusioni:
la fine del nostro secolo vedrà generalizzarsi le migrazioni selvagge, clandestine e
del tutto prive di speranza.
L’afflusso massiccio degli albanesi verso l’Italia, due anni
fa, è stato un primo segnale.
Oggi una parte dell’Africa,
destabilizzata dalla siccità,
dalla carestia e dalle guerre
civili, cercherà di fuggire.
Chi potrà si avventurerà a
Nord, e di là cercherà di entrare nella cittadella europea.
L’Europa lo sa, chiude porte e finestre, moltiplica i controlli. Ha paura. Nello stesso
tempo le immagini della
grande disperazione della Somalia la scuotono.
Altre immagini - anch’esse
insostenibili -giungeranno a
ossessionare gli schermi delle
nostre televisioni. Come altre
silouhettes, altre ombre si aggireranno tra capo Spartel e le
colonne d’Èrcole, di fronte
alle luci scintillanti di Tarifa.
Come in sogno, questi uomini venuti da chissà dove,
ultimi dannati del nostro secolo, attraverseranno il mare
nell’amnesia delle origini e
della disgrazia che li ha scacciati dalla loro terra.
Per il momento Tangeri è
solo una tappa. Gli africani si
ritrovano in un caffè della
Medina, il «Marimba» (che
significa: benvenuti!). Stanno
là, fra loro, e guardano la
gente passare. Aspettano
tranquillamente, con pazienza, pensano che l’Africa sia
lontana, anche se si trovano
in terra africana. La credono
lontana perché, dal caffè a
picco sulla scogliera, possono
scorgere la costa spagnola.
Come per caso, delle luci
brillano, come in sogno, come in una favola.
Madagascar: le «farmacie di villaggio»
Un progetto sanitario
SERGIO FRANZESE
Harisamy Randriamalala,
responsabile del progetto Isalama della Chiesa di Gesù Cristo in Madagasear
(FJKM), si è recato in visita
nelle scorse settimane alle
valli valdesi, proveniente da
Montpellier dove si trovava
per uno stage sulla pianificazione familiare. Abbiamo colto l’occasione per rivolgergli
alcune domande.
In che cosa consiste il progetto Isalama?
«E’ un progetto sanitario,
di cui sono responsabile, che
si svolge in seno alla Chiesa
di Gesù Cristo in Madagascar alla scopo di completare
le attività già in corso poiché
abbiamo constatato che se gli
abitanti dei villaggi sono colpiti dalle malattie e se mancano i medicinali, non può esserci alcuna altra attività di
sviluppo.
Dunque, l'attività principale del progetto Isalama consiste nel mettere in funzione
delle farmacie comunitarie di
villaggio e, al tempo stesso,
fornire l’educazione e la prevenzione per difendersi dalle
malattie ricorren ti ».
Come viene affrontata la
carenza di medicinali?
«Il punto di partenza è stato appunto la constatazione
che vi sono molti centri sanitari malgasci sparsi nelle varie regioni dell’isola ma che
mancano le medicine ed il
materiale di base.
Noi tentiamo quindi di cooperare con i diversi centri sanitari esistenti fornendo loro i
medicinali. Il finanziamento
ci proviene dalle chiese sorelle della Germania, dei
Paesi Bassi e, nel tempo, anche dalla Chiesa valdese. I
medicinali vengono acquistati all’estero poiché molti di
essi non sono disponibili nel
nostro paese e dunque devono essere importati.
Si procede quindi alla distribuzione di alcuni stock
agli abitanti del villaggio,
che poi li gestiranno tentando
di rendere così possibile un
approvvigionamento costante.
Il contributo dato dalla
Chiesa valdese al progetto
Isalama ha permesso finora
l’installazione di dieci farmacie, che servono ad una
popolazione di oltre diecimila
abitanti, di cui almeno la
metà è costituita da bambini».
Quanti sono i centri già in
attività?
«Sono 70 le farmacie comunitarie di villaggio, ubicate nelle varie zone dell’isola
con esclusione, per il momento, delle regioni del sud. Ogni
anno tendiamo ad un incremento di 20 farmacie comunitarie».
Qual è il rapporto che
avete con la medicina tradizionale?
«Non vi è conflittualità,
bensì perseguiamo un rapporto di cooperazione. Ogni
popolazione ha infatti una
propria conoscenza specifica
sulle piante medicinali e
quindi noi tentiamo uno
scambio di informazioni e di
conoscenza, con particolare
attenzione a quelle piante officinali che hanno dato prova
di reale efficacia».
'V '
■-nTiMAWi.t i)M ir CI Ili-Si- lAwci'Liciii irvi risir. mi:t( ickiì . vai i asi
VENERDÌ 21 AœSTO 1992
CRISI NELL'EX JUGOSLAVIA
CRISI
MONDIALE ?
Bo.snia, Croazia, Seríala, «
ancora Soiratiia c Goc«^
e Iraq, aono oggi luoghi dt
^terre civili e cU morte; è poetammo aggiungervi Cambrì
e Sudan e ahil di cui ntm
»1 Mila. Chi k) avrebbe pensato
nel I9fi9 al momento del crollo
del slsienoa sovktico?
Puntoppo soluzioni in vista
non se ne vedono neppure in
sede europea, nella prossima
conferenza di londra. U pt^üca internazionale appare bloccata, né sa come colmare il
vuoto lasciato dalla fine dell’ordine precedente quando la pace, e anche la pace inierha. era
assicurata dall'equilibfio del
terrore, la iiliuazione è illustra
gaio am la vita la loro hmzione
-umanistica-, nell'ex Juj^wlavia
è altrove. Guai se ie td dovesse
mettere il bavaglio ! '
Intanto, ed è lì terzo fattore
della »iuiaziqne, vi d tutto il
nwmdo delta buona volontà : ì
mwimenti paciTisti, le opposizioni democraUche, le chiese.
Me.^i in moto dairihfonnazìonc essi non sono però in gratk)
di ri-solvere i proolenii.immediati: luttavaa gettano semi di
umanKà e di buon senso per il
futuro, danno voce a quello
dw pensa e che vorrebbe la
gente comune ed c.sercUano
pressioni sui pollikà fjerché -si
faccia qualcu.sa>.
. Abbiamo awì reuistrato i ten
ANNO 0 - NUMERO 0
Sud Africa:
monitoàggio
ecumenico*
UUÉAàWWBAUTI#
Le potenti chiese sudafricane e le dhiöG hittatiazkmali si alleano per dar vita a un
gruppo di «4ttoniu>raiKto ecumenico» in Sud Africa.
L’anmindo. del 15 agosto, è
stato dato congiuntamente dal
Gonsiglio ddle chiese sudafricane (SAGO, dalla Conferenza
ilei vesc<»vi cattolici dell’Africa
del Sud (SAGBO e dal Consiglio ecumenico delle chiese
Il prc^ranuna, che sarà awb;.
to a settembre, durerà da sci
mesi a-un anno, e vedrà le forze
religiose sudafricane cixfrdinarsi con altri team ìmcma/ionall,
che verranno selezionati
dail’Ufftcio programmi del CET,
a Ginevra, l’azione di monito.ràFSlP- vedrà il Sud Africa diviso
INIZIA L'ANNO DI RIFORMA.
RIFORMA è il giornale delle chiese battiste, metodiste e valdesi: dal gennaio 93 porterà nelle vostre case ogni settimana, l'attualità,
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