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Anno 120 - n. 31
3 agosto 1984
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedirt
a: casella postale - 10066 Torre Pellice.
Slg. PELLEGRINI Elio
Via Caìuti Liberta’ 3
10066 TORRE PELLICE
delle valli valdesi
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I.
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ULTIMA ORA
PACIFISTI DI TUTTO IL MONDO A CONVEGNO A PERUGIA DAL 17 AL 22 LUGLIO
Il Senato Una Convenzione per la pace
approva
l’Intesa
Il movimento pacifista cresce come numero e nella iniziativa internazionale anche se manifesta ancora qualche ingenuità politica - Il ruolo dei credenti nella difficile lotta per la pace
Alle 18.32 del 2 agosto scorso
è terminato l’iter parlamentare
della legge di approvazione dell’Intesa tra lo Stato e la Tavola Valdese sottoscritta il 21 febbraio scorso. Un iter parlamentare breve: poco più di cinque
mesi grazie anche all’ampio consenso che è andato oltre lo schieramento governativo includendo ropposizione di sinistra. Solo missini e radicali hanno giudicato negativamente l’Intesa,
gli uni (i missini) ancorati ad
una visione di « tolleranza » verso gli acattolici, gli altri perché
vedono nell’Intesa un cedimento
di tipo neoconcordatario.
Al Senato però questa opposizione non ha ritenuto di dover
pronunciarsi pubblicamente, sicché il voto sul disegno di legge
è stato preso alTunanimità dei
presenti.
« E’ una legge di libertà » —
è stato il commento del presidene del Senato, Cossiga, subito dopo il voto. Ed il tema della
libertà, non solo delle nostre
chiese, ma di tutti è stato centrale negli interventi che le varie forze politiche hanno fatto
per spiegare la loro posizione
verso Tintesa. Per Chiarante
(PCI) la Tavola Valdese con
questa Intesa ha inteso proporre
valori di libertà cui una minoranza è sempre attenta, per Gozzini ed Enriques Agnoletti (Sinistra Indipendente) l’Intesa è un
fatto culturale e politico importante che innova profondamente la materia dei rapporti tra
Stato e Chiesa.
Analoghe dichiarazioni hanno
fatto poi Ferrara Salute (PSI),
Franza (PSDI), Palumi' (PII) e
Scevarolli (PSD, che hanno tutti sottolineato come il metodo
pattizio previste dall’art. 8 della Costituzione sia rispettoso del
principio di separazione tra Stato e chiese e permetta una legislazione di libertà senza privilegi di sorta come nel caso di
questa prima Intesa cui ne dovranno seguire altre con le diverse confessioni religiose.
Solo il democristiano Mancino in un suo discorso ha cercato di ritardarne Taprovazione
chiedendo il rinvio a dopo l’apprevazione del Concordato o una
modifica all’art. 9 (insegnamento della religione a scuola) perché, a suo dire, vi sarebbe contraddizione tra questa norma
dell’Intesa e quella analoga del
Concordato.
Ottenute le necessarie spiegazioni dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, on. Amato
anche questa posizione rientrava.
« Sono soddisfatto della discussione — dice il moderatore —
pian piano si fa strada una nuova cultura di libertà nei rapporti tra Stato e chiese. Una battaglia per cui noi siamo stati
determinanti, cominciando da
quel Willy Jervis che quarant’anni fa — di questi giorni — a Villar Pellice ha dato la sua vita
per una libertà, che avesse anche questi contenuti ».
Giorgio Gardiol
(ha ccllaborato
Aldo Visco Guardi)
Con la presenza di oltre 1200
delegati ed invitati di una buona fetta del nostro pianeta, si è
tenuta a Perugia nei giorni 17-22
luglio la Ili Conyenzione internazionale per il disarmo nucleare in Europa, promossa dall’END (European Nuclear Disarmament). Possono far parte delta Convenzione tutte le organizzazioni firmatarie di un appello
lanciato nel ' 1980 appunto dall’END (una organizzazione pacifista inglese); questo appello ha
come temi centrali il disarmo
nucleare europeo ed un’Europa
libera dai blocchi militari. Caratteristica di queste Convenzioni è che non esistono documenti finali, prese di posizioni
comuni, organismi dirigenti eletti da un’assemblea; Torganismo
dirigente (il Liaison Committee) è
composto da rappresentanti delle singole organizzazioni aderenti o da personalità varie ed è
saldamente in mano ai movimenti pacifisti del Nord, in particolare quello inglese. Le precedenti Convenzioni si sono "tenute, nel 1982 a Bruxelles e nel
1983 a Berlino Ovest, entrambe
in un momento di forte lotta
ed impegno di milioni di persone
contro l’installazione dei missili
Pershing e Cruise in Europa.
Questa di Perugia è stata la
prima Convenzione dopo l’inizio
deirinstallazione degli euromissili é dopo la risposta sovietica
di installare nuovi missili in
Germania Est ed in Cecoslovacchia. I partecipanti sono stati
chiamati quindi a confrontarsi
con la nuova realtà della sconfitta nella battaglia contro i missili nucleari in Europa e delle
nuove strategie militari della
Nato e del Patto di Varsavia; in
particolare col fatto che il Mediterraneo sta diventando un punto nevralgico di rischio di guerra e di sperimentazione di nuovi sistemi d’arma e di nuove
strategie militari come la Forza
di Pronto Intervento degli Stati
Uniti.
Si è trattato anche della prima Convenzione a cui sono stati invitati sia i rappresentanti dei
movimenti per la pace « ufficiali » (cioè legati e finanziati
dai rispettivi governi) dell’Est,
sia i rappresentanti dei movimenti « indipendenti » degli stessi paesi. Erano presenti anche
per la prima volta rappresentanti di movimenti per la pace
di diversi paesi del Sud del mondo e di movimenti di liberazione dell’Africa e del Centro Ame
rica.
E’ nato subito nella Convenzione un grosso problema politico;
NEEMIA 6: 9
Ricostruzione
«Perché tutta quella gente ci voleva impaurire e diceva:
’Le loro mani si rilasseranno e U lavoro non si farà più’. Ma
tu, o Dio, fortifica ora le mie mani! ».
Il popolo di Israele è ritornato alla sua terra. La maggior
parte delle famiglie è tornata in
patria, Dio le ha liberate dalla
schiavitù perché potessero tornare a vivere la loro vocazione
nella loro terra. Ma, per quanto
viva nella sua antica patria, il popolo è diviso. La società pagana
circostante ha influito sui suoi
costumi, ne ha avvelenato riti e
tradizioni. Vi sono motte contraddizioni tra quanti si dicono
fratelli, ma in realtà non lo sono.
In queste circostanze, Neemia
innalza le mura della città, guidando la vita del popolo, perché
si possa vedere in queste mura
il simbolo della unità e della
ricostruzione, della nascita di un
popolo nuovo, libero dagli antichi difetti.
L’opera di Neemia ha diversi
obiettivi, da un lato la ricostruzione delle mura deve servire come punto di riferimento concreto ad un popolo che deve ricostruire tutto daccapo. D’altra
parte, essere uniti vuol anche dire risoondere a enormi problemi
sociali. Una parte della popolazione che è tornata vive nel morso di una crudele miseria. Altri
cercano di ricostruire la propria
vita e la propria abitazione,
preoccupandosi di se stessi e nulla più. Peggio ancora, si arricchivano impunemente alle spalle dei fratelli, e impunemente li
chiamavano fratelli.
Ma l’opera di Neemia è oggetto di sabotaggio, da fuori, da par
te dei nemici del popolo, da dentro, da parte degli interessi costituiti. Si cospira per frenare la
costruzione delle mura. E anche
questa cospirazione ha due obiettivi, da un lato intende colpire
al capo, scoraggiare cioè Neemia
con minacce di ogni tipo. Se
riescono a minare il prestigio di
Neemia davanti al popolo il compito della costruzione delle mura
sarà profondamente compromesso, e tutti avranno le mani pulite.
È molto meglio questo che ucciderlo. Se lo uccidono la reazione
del popolo può polarizzarsi in
senso opposto, con una vittima
sempre cessano le divisioni interne e il popolo si unisce. Ma
proprio per questo è necessario,
al tempo stesso, colpire alla base, colpire il popolo, scoraggiarlo, molestarlo mentre sta lavorando. Dirgli che la sua azione
è inutile, che costituisce una minaccia per il re persiano; sfruttare la paura, dirgli che i persiani torneranno ad attaccarli e
che tutto sarà come prima.
Tutto questo si vede benissimo nei passaggi di questa sequenza.
Tutti i mezzi sono buoni. Invitano Neemia a incontrarsi con
loro in un luogo fuori da Gerusalemme per fargli proposte tentatrici. Inviano una lettera aperta in cui lo accusano di ribellione contro il re persiano. Pagano
un profeta perché lo sottoponga
a intimidazioni. Lo invitano a rifugiarsi nel tempio, cosa proibi
ta ad un laico che non può entrare nel luogo santissimo, riservato ai sacerdoti. C’è uno
scambio di corrispondenza con
e per mezzo di alcuni notabili
del popolo, che poi vanno ad informare i nemici intorno ai piani che va progettando.
Ma tutto questo non serve a
nulla. Tutto si infrange contro
la fede, la saggezza, la volontà
di quest’uomo. Un uomo che non
si lascia fuorviare nei suoi intenti, per quante insidie gli_ siano tese. Non fa caso a quelli che
gli suggeriscono di trasgredire
la legge del suo popolo, la legge
del suo Dio. Né si lascia intimorire dalle accuse di complotto.
La sua lealtà è tutta nella obbedienza alla volontà di Dio.
Il racconto non insiste eccessivamente. sulla personalità di
Neemia, l’enfasi è posta sugli
aspetti di questa situazione, che
dobbiamo prendere anche oggi
in seria considerazione. Riassumiamo.
Le mura come elemento unificatore. Una meta concreta, visibile. Parole, sì, ma soprattutto
lavoro. Costruire, fabbricare pareti. Da dentro, c’è gente che
cerca di frenare l’azione di Neemia. Non apertamente, tuttavia,
ma con una resistenza occulta,
agenti del nemico infiltrati nel
loro stesso popolo, una casta
che tutti conosciamo bene.
Le disuguaglianze sociali, fattore sempre esplosivo, che possono essere sfruttate molto utilmente per sabotare l’unificazione del popolo.
Carlos Delmonte
(continua a pag. 4)
appunto quello della presenza
dei rappresentanti dei Consigli
per la pace dell’Est, con la contemporanea assenza di quasi tutti i 59 rappresentanti dei movimenti «indipendenti»; erano
presenti soltanto 3 ungheresi
guidati dall’ex primo ministro
Hegedus. Molti di questi 59 non
sono riusciti ad ottenere il visto,
altri non l’hanno nemmeno chiesto per protestare contro l’invito ai Consigli ufficiali, altri per
evitare problemi con le autorità
dei rispettivi paesi.
Questo fatto, che ha provocato una manifestazione di protesta durante la seduta di apertura da parte di esponenti della
Lega Ambiente, di DP, del Godane francese, dei Verdi tedeschi,
del KOS polacco, nionopolizzerà gran parte dei dibattiti che
nei giorni successivi vedranno i
delegati dividersi in una dozzina
di gruppi di lavoro su argomenti diversi. Distoglierà così lo
sguardo (soprattutto degli esp^
nenti dei movimenti del NordEuropa) da altri argomenti,
ugualmente imnortanti e decisivi, come quello del Mediterraneo e del suo molo centrale nelle strategie militari soprattutto
degli Stati Uniti.
Il dibattito
sul Mediterraneo
A questo dibattito, che doveva coinvolgere' tutti t partecipanti per un’intera giornata, saranno presenti soprattutto i delegati delle due sponde del Mediterraneo, francesi, italiani,
spagnoli, greci, jugoslavi, libanesi. palestinesi israeliani, africani. tunisini. Si è trattato di
un confronto diretto tra quanti,
esponenti dei movimenti per la
pace europei, si sono mossi finora soprattutto per impedire
un conflitto nucleare Est-Ovest
e quanti hanno provato e stanno provando sulla loro nelle l’effetto sia della escalation nella
produzione e commercio delle
armi convenzionali, sia delle nuove strategie di intervento nei
conflitti del Mediterraneo da parte delle superpotenze. T.’intreccio
Aldo Ferrerò
(continua a pag. 5)
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2 vita delle chiese
3 agosto 1984
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IMPARIAMO A CONOSCERCI: LA CHIESA METODISTA DI
Villa San Sebastiano
Villa S. Sebastiano è una borgata del comune di Tagliacozzo
non lontano dalla piana del Fucino, sull’altopiano della Marsica, nella provincia dell’Aquila a
oltre settecento metri d’altezza.
In questo villaggio circondato dai monti, è nata, circa cinquant’anni or sono, una chiesa
evangelica metodista per effetto
di due avvenimenti concomitanti.
Alcimi abitanti di Villa, all’inizio del secolo, erano emigrati in
America dove erano venuti in
contatto con le chiese protestanti, ed in alcuni casi, si erano uniti ad esse, convertendosi alla
de evangelica. Questi emigrati
tornati in seguito a Villa avevano continuato a leggere la Bibbia ed a parlare nel loro ambiente dell’evangelo. In questo
la nascita della chiesa di Villa
non sarebbe diversa da quella
di molte altre, che specialmente
pel sud d’Italia, haimo avuto origine appunto dalla predicazione di emigranti tornati dall’America.
Ma vi fu im altro avvenimento
che determinò la nascita della
comunità evangelica nel paese e
che fu aH’origine di im lungo
periodo di lotte per la sopravvivenza della comunità stessa,
che durarono fino alla fine della
seconda guerra mondiale.
Verso il 1929 il vescovo di
Avezzano, monsignor Bagnoli, aveva inviato nella parrocchia di
Villa im certo padre Bernardi
che si era fatto molto amare
dalla popolazione per tutta una
serie di iniziative in favore della
gente del paese che, in quel tempo, viveva lavorando le terre di
pochi proprietari, in condizioni
'di estrema povertà.
Il vescovo di Avezzano, sotto
la pressione di alcune famiglie,
che non condividevano gli
orientamenti popolari di questo
parroco, decise di trasferirlo.
Questo fatto suscitò una violenta protesta da parte della cittar
dinanza di Villa, che si concretizzò con la separazione dalla
chiesa cattolica di buona parte
della popolazione, che capeggiata dagli ex-emigrati che erano
diventati evangelici in America,
chiese alla direzione della Chiesa
Metodista dt- inviare un pastore
a Villa.
L’arrivo del pastore Dante Seta provocò una forte reazione
delle autorità religiose che tentarono con ogni mezzo di indurre la popolazione del paese
che aveva aderito alla chiesa
evangelica a tornare all’antica
religiosità cattolica.
Furono organizzate da parte
dei gesuiti delle missioni, e si
giunse al ricatto economico rifiutando di rinnovare i contratti
di affitto delle terre agli evangelici.
L’iniziale movimento di massa, che aveva visto diverse centinaia di persone avvicinarsi alla chiesa evangelica, fu certsimente ridimensionato, ma un
forte nucleo rimase fedele attraverso tutta una serie di lotte e
persecuzioni di vario genere.
Intanto nel 1932 era stata ultimata la costruzione del tempio evangelico e dei locali sociali in cui ancora oggi si riunisce
e lavora la comunità, ma per
motivi di ordine pubblico, per
ben dieci anni, le autorità fasciste, istigate da quelle religiose,
non concessero l’autorizzazione
all’apertura del tempio. Non
molto dopo il pastore F. Cacciapuoti venne inviato al confino,
con lo stesso pretesto di mantenere l’ordine pubblico.
Episodio curioso è quello che
permise finalmente l’apertura del
locale di culto. Alla fine del ’43,
durante l’occupazione tedesca,
un ufficiale in cerca di un magazzino fu indirizzato alla chiesa evangelica, il cui tempio poteva ben servire allo scopo, visto
che rimaneva inutilizzato ed era
anche piuttosto spazioso. Inaspettatamente l’ufficiale tedesco
ordinò che il tempio fosse aperto al culto e requisì invece i locali sottostanti, oggi usati per le
attività del nostro Centro di
Servizio.
Gli aiini del dopoguerra e dello sviluppo industriale determinarono un forte movimento migratorio verso le città, specialmente Roma che si trova relativamente vicina. Questa emigrazione ha prodotto una notevole diminuzione della presenza
evangelica nel paese, che tuttavia ancora oggi, conta circa 130
membri comunicanti su una popolazione totale di circa seicento persone.
La vita della chiesa evangelica di Villa si articola in due
momenti che restano strettamente collegati fra loro.
Innanzitutto vi si svolgono le
attività che caratterizzano la vita di tutte le chiese evangeliche:
i culti domenicali, gli studi biblici, la scuola domeiucale, le
attività femminili, e quelle giovanili, il cui grupipo aderisce alla FGEI.
Il Centro Evangelico di servizio con l’attività dell’asilo, del
doposcuola ed altre iniziative,
insieme alla cooperativa agricola, rappresenta l’impegno della
comunità di Villa nella sfera sociale.
Questo tipo di impegno ha
sempre caratterizzato fortemente
la vita della comunità ed è dovuto probabilmente al fatto che
fin dalle origini, molti che divennero evangelici, avvertirono
le implicazioni sociali e politiche
dell’evangelo intorno al quale si
aggregarono le loro aspirazioni
ad un cambiamento della situazione sociale ed economica in
cui erano pesantemente oppressi.
L’attività scolastica coinvolge
una quarantina di bambini e
comprende sia un piccolo asilo
infantile che un doposcuola. I
ragazzi vengono raccolti con un
pulmino presso le loro case dopo l’orario scolastico, e si riuniscono con quelli dell’asilo, che
vengono fin dal mattino, per il
pasto comime di mezzogiorno.
Seguono le attività del doposcuola integrate dalle lezioni di
musica, di inglese, e da riflessioni comimitarie su argomenti
di attualità. Attraverso la partecipazione attiva dei ragazzi alle assemblee, nelle quali si organizzano le attività e si discute
la vita del Centro, si cerca di
dare ai ragazzi un’esperienza di
vita comunitaria responsabile e
democratica.
La cooperativa agricola dispone di un parco macchine che viene usato dagli associati nei vari
lavori agricoli. Essa è stata negli
anni della sua fondazione, i primi armi sessanta, elemento propulsore del progresso dell’agricoltura locale. Si deve pensare
che fino a quegli anni tutto il
lavoro agricolo veniva svolto
unicamente a forza di braccia
o con l’ausilio dì qualche animale. L’arrivo a Villa del primo
trattore della cooperativa evangelica rappresentò un fatto veramente rivoluzionario nella vita degli agricoltori.
SINODO
delle Chiese valdesi e metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto dall’Atto n. 66 della
sessione sinodale europea 1983 è convocato per
DOMENICA 26 AGOS'TO 1984
I membri del Sinodo sono invitati a trovarsi nell’Aula Sinodale della Casa Valdese di Torre Pellice alle ore 15.
II culto di apertura avrà inizio alle ore 15.30 nel tempio
di Torre Pellice, e sarà presieduto dal past. Paolo Sbaffi.
Il Moderatore della Tavola Valdese
Giorgio Bouchard
Corpo pastorale
Il corpo pastorale è convocato per sabato 25 agosto alle
ore 9 nell’Aula Sinodale della Casa Valdese di Torre Pellice
col seguente o.d.g.:
1) esame di fede dei candidati Ruben Artus, Gianni Genre,
Erika Tomassone;
2) messaggi del corpo pastorale rioplatense tramite il Moderador Ricardo Ribeiro;
3) varie.
Se l’esame di fede dei candidati avrà esito positivo, i sermoni di prova verranno tenuti nel tempio dei Coppieri alle
ore 16.30 dello stesso giorno.
’Tutti i membri delle Chiese valdesi, metodiste, lìbere,
nonché gli invitati al Sinodo sono cordialmente pregati di assistere all’esame di fede e di partecipare alla discussione
del sermone di prova.
Il Moderatore della Tavola Valdese
Giorgio Bouchard
CORRISPONDENZE
Giornata di evangelizzazione
OMEGNA — «In Festa! Domenica 1° luglio, ore 10.30 ai giardini Lungolago », così anmmciavano i manifestini diffusi nella
nostra città dove tra canti, lettura biblica con relative riflessioni la nostra Chiesa locale annunciava la sua prima uscita in
piazza, pér una breve testimonianza evangelica.
Cristo ci ha insegnato, il Padre
Nostro, e che ci accomuna tra
tutti i cristiani, recitato ad alta
voce da tutti, infine dopo un
caloroso invito alla cittadinanza
a partecipare alla continuazione
della Festa nei locali della nostra Chiesa la manifestazione si
è chiusa.
Una casa comunitaria
Un grande contributo a far sì
che questa giornata della Chiesa
di Omegna riuscisse bene è stato dato dalla numerosa presenza
di fratelli e sorelle rappresentanti delle chiese di Biella, IntraDomodosscla, Luino, Milano,
Vercelli e Vintebbio. Da Milano
ima componente della Corale Evangelica, diretta da Franco
Gay, è giunta sul luogo per completare, con alcuni canti pretta-,
mente protestanti, la giornata
di evangelizzazione.
La manifestazione, patrocinata dal Consiglio del 6° Circuito e
organizzata dalla Chiesa di Omegna, è iniziata con un canto
della Corale ed un saluto del
Sovrintendente del Consiglio ai
partecipanti ed ai cittadini che
si erano avvicinati. Poi tra un
canto e l’altro, dopo la lettura
dei Vangeli di Matteo e Giovanni i pastori Agostino Garufl e
Renato Di Lorenzo hanno dato
il loro messaggio di testimonianza evangelica, precisando in modo chiaro ed inequivocabile che
i cristiani hanno un imico punto di riferimento in Cristo Gesù
e che grazie allo Spirito Santo
che ci aiuta ci sentiamo in comunione solo in Lui che ci ha
fatto conoscere il Padre Celeste e che per questo motivo non
possiamo accettare di essere in
comunione con il Vescovo di
Roma, anche se in nome delTecumenismo, come «polo visibile
e garante dell’unità ». L’ora è
trascorsa rapidamente e si è
concluso con la preghiera che
Mentre questa piccola assemblea si scioglieva il Sindaco di
Omegna assieme ad un assessore, ci ha avvicinati ed ha augurato alla nostra comunità che
questa sìa la «prima delle numerose altre uscite in piazza»
dimostrando così un apprezzamento di quanto è stato detto
e fatto, ma, cosa essenziale per
noi credenti, che la gente attende da noi evangelici un continuo colloquio per conoscerci e
per portare il nostro contributo
alla costruzione della società in
cui viviamo.
La giornata è proseguita con
l’agape e bazar, molto frequentata anche da cittadini al di fuori della nostra Chiesa, non solo,
nel tardo pomeriggio, una troupe televisiva privata ci ha visitati per intervistare gli oratori
della mattinata.
E’ nostra impressione che
queste manifestazioni dovrebbero essere fatte più sovente, non
solo qui ad Omegna, ma anche
in altre località dove sono presenti le nostre chiese o gruppi.
Siamo certi che numerosi italiani oggi aspettano da noi una
parola di chiarezza su problemi di vita sociale e teologica,
ma è necessario non farlo in
casa nostra, nelle nostre chiese,
ma nelle piazze, perché questo
permette loro di avvicinarci senza sentirsi obbligati a dare ima
risposta immediata, ed è per
questo che è nostro dovere di
uscire dalle nostre chiese per
testimoniare a favore del Vangelo di Gesù Cristo.
TRESANTI — In antico Trisanti, è una delle 24 e più frazioni sparse nel vasto territorio
del Comune di Montespertoli a
circa 30 km. dalla periferia sud
di Firenze, in piena zona del
Chianti « Putto ».
A Tresanti, villaggio totalmente agricolo situato su tre poggi
a 190 metri sul mare, dal 1980 è
presente la Comunità evangelica
fiorentina per mezzo del Centro
Sociale Evangelico (CSE) che
ha acquistato e gestisce la «Casa Comunitaria ».
In una vecchia casa colonica
costruita nel 1757 come granaio,
posta al centro di altre 6 case
nell’ex podere detto « Chinigiano », si svolge giornalmente una
attività di fraterna accoglienza
per soggiorni vari, convegni, raduni, vacanze, ospitalità a gruppi provenienti dall’estero, in particolare dalle Comunità riformate svizzere e luterane della Germania e Berlino ovest.
Un Comitato eletto dall’Assemblea del CSE guida la vita della
Casa e si cerca di organizzare
anche incontri della diaspora evangelica toscana, fine settimana
di lavoro e di riposo per i giovani e non delle varie Comunità
fiorentine e toscane, tutto con
l’intento, sempre ben riuscito,
di rendere un segno di testimonianza e di presenza protestante in seno ad un Comune popolato da gente aperta e cordiale.
Domenica 24 giugno sono convenuti evangelici e loro amici
per il 2” Incontro (ogni anno se
ne svolgono quattro) del 1984
e, in una giornata veramente
carica di calore umano e fraterno, tutta la gente ha pregato insieme, cantato, gioito. Nel pomeriggio un eccezionale quanto
particolare spettacolo artistico,
offerto dai fratelli Sandro Del
l’Aquila di Mestre e Bruno Gavazzi di Firenze, ha allietato ed
entusiasmato i presenti.
Dal 26 giugno al 1° luglio la
Casa si è riempita di « cadetti »
(oltre 25!) delle Comunità di
Pisa (i più numerosi), Pistoia,
Livorno, Firenze, Pontassieve,
guidati encomiabilmente da un
bel gruppo di giovani della FGEI
toscana, che ha organizzato il
campo. Un’attività ottima sotto
ogni aspetto, serena, gioiosa e...
simpaticamente rumorosa che ha
rallegrato ancor più il soggiorno
di un gruppo di anziane signore
ospiti da molti giorni.
Attualmente è in corso un «ritiro spirituale » internazionale
degli Studenti Italiani per Cristo e nel corso di questa estate
fino al termine delTauturmo si
susseguiranno altri campi (stranieri) e dalla Svizzera giungeranno in settembre giovani handicappati assistiti da un nutrito
gruppo di assistenti sociali di
Berna per un periodo di riposo,
svago e meditazione.
Questa in sintesi l’attività della « Casa Comunitaria » di Tresanti sulla quale vorremmo richiamare l’attenzione dell’evangelismo italiano, specialmente
delle regioni prossime alla Toscana, affinché venga scoperta
come una ulteriore possibilità
per le nostre chiese per una presenza attiva e una testimonianza di fede, sempre rinnovate in
Cristo.
Per informazioni: via Oliveto,
2 - 50025 Montespertoli (FI).
Partecipazioni
personali
Il 23 giugno scorso, nel Tempio valdese di Piazza Cavour a Roma, il pastore Sommani ha celebrato II matrloi MÌchhle .lOLivenal con II
monio
dott. Carlo Sessa. CI rallegriamo vivamente còiT alT~^no.si. che Imiteranno
a Roma: voglia il Signore tenereTaSuF
mano su quest'unione che essi hanno
voluto iniziasse sotto il Suo sguardo.
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3 agosto 1984
vita delle chiese 3
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AGAPE
Una nuova cucina
SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Il Comitato generale di Agape
ha ripreso la vecchia idea di costruire una nuova cucina per il
centro. L’attuale cucina, come
hanno avuto modo di constatare i partecipanti ai campi è situata in una posizione inadeguata alla necessità. Vi si accede
da una stretta scala che può di
ventare pericolosa per bambini
e anziani e, specie d’inverno, è
molto umida.
Così si è ripresa una vecchia
idea ed il progetto del ’78 e lo
si è modificato alle nuove esigenze; maggiore dotazione di servizi igienici per il caseggiato centrale, nuova stanza di riunione.
scala di sicurezza indispensabile jier consentire una uscita in
caso d’incendio, creazione di un
nuovo locale lavanderia e di una
nuova rimessa.
Il costo di tutto questo supera
i 250 milioni di lire parte dei
quali già accantonati allo scopo, parte saranno ancora raccolti attraverso la solidarietà internazionale delle chiese, ed una
ultima parte attraverso una sottoscrizione speciale.
Agape perciò apre una sottoscrizione tra i propri amici fino
a Pasqua ’85. Chi vuole contribuire può farlo inviando un assegno od un vaglia alla Associazione Amici di Agape, 10060 Frali (To) oppure effettuando un
bonifico bancario sul conto n.
4739 dell’Istituto Bancario San
Paolo di Torino, filiale di Perosa
Argentina, intestato alla Associazione Amici di Agape.
Per informazioni circa il progetto ci si può rivolgere alla Segreteria di Agape . 10060 Frali Tel. 0121/841514.
XXIV Convegno di studi
sulia Riforma e i movimenti
religiosi in italia
La Società di Studi Valdesi organizza il 3 e 4 settembre 1984 presso la
Casa Valdese a Torre Pellice il « XX'IV
Convegno di studi sulia Riforma e i
movimenti religiosi in itaiia ».
Il programma è II seguente;
Lunedì 3 settembre
Ore 9.30: relazioni di Emidio Campi: « "Utraque requirit quod altera”.
Considerazioni su la giustizia divina e
la giustizia umana »; Domenico Maselli: «'Rapporti fra la Valtellina e Zurigo ■>; Giovanni Gönnet; <■ I Riformatori
in Svizzera e in Alsazia prima di Calvino nei loro rapporti coi Valdesi:
Zwingli, Ecolampadio e Bucero ».
Ore 15: relazione di Paolo Ricca; « Il
Dio di Zwingli: note di lettura del "De
provvidentìa Dei” ».
Tavola rotonda con l'intervento di
Attilio Agnoletto, Paolo Simoncelli,
Giorgio Spini su « Il processo inquisitoriale del Cardinale Giovanni Morone »,
1. a cura di M. Firpo, il 'Compendium',
Roma 1981 - 2. a cura di M. Firpo e
Dario Marcatto, 'Il processo d'accusa',
Roma 1984.
Martedì 4 settembre
Oro 9.30: relazioni di Laura Rossi:
« I "Pauperes Lombardi”: tradizioni storiografiche e problemi interpretativi»;
Ambrogio Donini: « Gioacchino da Fiore
I mioti "'riformatori del Duecento »;
Giorgio Vola: « 1655; nuovi documenti
sulle Pasque Piemontesi ».
Ore 15: relazioni di Mario Cignonij
« L'oscuro Pasquale Del Buono iPórtoferraio 1861} »; Fulvio Salimbeni:
« Don Giuseppe De Luca e la storia
religiosa Italiana ».
vH'' V ■
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
teressati a sapere qualcosa di più
— Giovedì 16 agosto, ore 21: Chi sono i Valdesi? La foro storia;
liovani in Inghilterra
Da fine giugno al 10 luglio, 18
ragazzi e ragazze di varie comunità delle Valli Valdesi sono stati ospiti di alcune comunità deh
la Chiesa Riformata Unita di
Gran Bretagna, per un viaggio
di approfondimento dei rapporti tra quella chiesa e la nostra
chiesa valdese.
Ricordiamo rincontro con la
comunità di Sevenoaks, nel Kent,
che si è prodigata nell’ospitalità
(tutti i giovani e i loro accompagnatori sono stati ospitati nelle famiglie) e nell’organizzazione
del soggiorno; la visita guidata
alla cattedrale di Canterbury dove abbiamo scoperto resistenza
di una piccola cappella destinata a.L_culto riformà'tg ~ di yri^a
frSh^^ge~cEè da "Secoli e statd~ il
punto^^i ritrovo dei riformati
europei esuli per motivi di fede.
La piccola chiesa tuttora esistente ha avuto come penultimo pastore A. J. Garnier, originario
delle nostre Valli, per cui abbiamo scoperto che anche lì, lontani da casa, il nome Valdese non
era sconosciuto. Poi la partecipazione al culto della chiesa di
Sevenoaks dove abbiamo sperimentato fraternità e comunione.
A Londra rincontro con i ^nzionari degli uffici della Chiesa
Riformata Unita che ci hanno
fornito anche una guida per visitare la città.
Cambridge, anche qui ospiti
della comunità che ci ha seguiti
da vicino nel nostro soggiorno
Ricordiamo in particolare il
Prof. Cressey preside della Fa
coltà Teologica « Westminstei
College » che ha voluto farci personalmente da guida di questo
istituto che prepara i pastori della Chiesa Riformata Unita, ed il
signor Davies che per tutto il
nostro soggiorno ci ha accompagnati e consigliati.
Infine Sale, cittadina'alla periferia di Manchester, dove siamo
stati per 3 giorni ospiti nelle famiglie della comunità. Comunità magnifica che ci ha fatto visitare alcuni luoghi nelle vicinanze, che ha organizzato una
serata di fraternizzazione tra i
suoi giovani e il nostro gruppo,
che ha organizzato un pranzo
comunitario e con la quale abbiamo condiviso un culto gioioso
in una qhiesa così piejia che non
pochi fra noi ne erano stupiti.
Molte sono state le occasioni di
contatto, nei culti e nelle varie
chiese visitate abbiamo parlato
della chiesa valdese, della sua
storia, dei suoi problemi oggi;
nelle famiglie in modo più informale ognuno di noi ha continuato il discorso, con i suoi ospiti
che erano interessati alla nostra
chiesa in modo reale, ben al di
là della consueta formalità.
Molte sarebbero le persone da
ringraziare, ma vogliamo in particolare nominare Ruth e Bill
Cowhig, che sono stati gli ispiratOrTèd i perfetti organizzatori
di questo nostro viaggio.
Tentare, un bilancio di questa
esperienza è quasi impossibile,
perché è un bilancio senza voci
passive, abbiamo molto impara
to dall’incontro con questa chiesa molto simile alla nostra, forse qualcosa siamo anche riusciti
a comunicare riguardo alla nostra chiesa. Abbiamo scoperto
una chiesa che mólti membri del
gruppo ignoravano completamente, abbiamo scoperto che, nonostante tutto, la famiglia delle
Chiese Riformate è ima realtà
viva che in Inghilterra come in
Italia tenta di vivere la sua fedeltà al Signore non solo a parole, ma con gesti concreti ed
uno di questi gesti è l’incontro
comunitario e l’ospitalità di cui
abbiamo apprezzato tutta Timportanza e la bontà.
Esperienza più che positiva
dunque che ha dato molto ai 18
giovani delle Valli ed ai loro accompagnatori (Cristina Cericola
e chi scrive), espeFiSìZaTlScusTò^
dire gelosamente nella speranza
che questi contatti crescano, attendendo, perché no, di ospitare
tra dì noi al più presto un gmppo di giovani inglesi della Chiesa
Riformata Unita.
Claudio Pasquet
domenica 22 luglio u. s. è stato
benedetto il matrimonio di Danila Avramo e Bruno Poét. Che questi focolari iniziati sotto lo sguardo del Signore possano sempre essere da lui guidati e protetti. Agli sposi gli auguri
della Comunità.
— Venerdì 17 agosto, ore 21: Cosa
credono i protestanti?
Le serate saranno introdotte dal
past. Claudio Pasquet e si terranno
nella sala delle attività della chiesa
valdese.
• Quattro famiglie sono state provate
dal dolore della morte: sono mancati
Gilberto Riceii [Gii) deceduto dopo
lunghe sofferenze all’età di anni 51. Ai
familiari già colpiti poco tempo fa dalia
morte accidentale di un loro caro ed
in modo speciale alla mamma la simpatia cristiana della comunità: Luigi
Costantino deceduto all’Ospedale Valdese di Pomaretto all’età di anni 89;
Marianna Gaydou deceduta all'età di
anni 79 presso il Rifugio Re Carlo Alberto dove era stata ricovarata; Attilio Baret dì 54 anni deceduto il 14 luglio a Losanna; era originario della Paiola.
Gioia e doiore
PRAMOLLO — Sabato 16 giugno,
nel tempio di Ruata, si sono sposati
laura Bley"®*- O'riginaria dei Ciaurenchi e Mattia Trotta.
Auguriamo loro una vita felice benedetta dal Signore.
La comunità si è raccolta attorno
ai familiari di questi nostri fratelli e
sorella chiedendo allo Spirito del Signore di recare loro quelle consolazioni che solo lui può recare e riaffermare nella loro fede la certezza
nella risurrezione.
• Martedì 17 luglio abbiamo accompagnato all'estrema dimora il fratello Ermanno Jahìer (Ruata) deceduto
all'età di 73 anni a MentouMes, presso
la comunità alloggio di cui era ospite
da alcuni anni. Ai familiari esprimiamo le sincere condoglianze di tutta
la comunità.
Lutti
Dall’Olanda a
Pomaretto
Iniziativa
per i turisti
BOBBIO PELLICE — Alcune scadenze .estive riguardano da vicino la nostra comunità:
XV AGOSTO
L’assemblea popolare del 15 agosto avrà luogo quest’anno
a Massello, presso Campo La Salza (le indicazioni sulla strada
renderanno agevole trovare il luogo del'raduno).
PRCXIRAMMA:
Ore 10: Culto con predicazione del Pastore Salvatore Ricciardi.
Ore 11: Messaggio del Moderatore della Chiesa Valdese/Zcna
del Rio de la Piata, Pastore Ricardo Ribeiro.
Ore 14: Il significato delle Intese tra la Chiesa Valdese e lo
Stato italiano.
Ore 15: La presenza evangelica nel Mezzogiorno. Vari interve'nti sull’evangelizzazione, le opere diaconali, le opere di
istruzione delle nostre chiese nel sud.
Mostra fotografica.
In caso di cattivo tempo rincontro si terrà nel tempio di
Massello,
La Commissione Esecutiva Distrettuale
POMARETTO — Con una aeratina
allegra e rumorosa, il gruppo d] olandèsTlfrovenienti da Ede si è congedato
dagli amici della vai Germanasca per
far ritorno in Olanda.
Da cinque anni ormai, questo gruppo
giovanile prende alloggio al Convitto
di Pomaretto per un periodo di vacanzS’'spes§Tmnhe utilmente, a sistemare
o riparare qualche stabile della comunità.
Scopo di questo soggiorno alle Valli è la conoscenza dell'ambiente valdese e montanaro, la possibilità di
compiere interessanti escursioni, il
contatto con una realtà diversa ma
non estranea, li gruppo ha visitato
l’ospedale di Pomaretto e l'Asilo di
S. Germano, allietando gli ospiti con
canti vari ed ha anche contribuito con
una colletta per quest’ultimo istituto.
il 3 agosto una trentina di pomajlni restituirà la visita, recandosi a Ede
per trascorrervi alcuni giorni, rinforzando così I legami di amicizia con i
simpatici giovani e con la loro comunità.
• Riunioni quartierali all'aperto,
ore 15: 5 agosto. Borgata Campi; 12
agosto. Borgata Payant; 19 agosto.
Borgata Podio.
• Da lunedì 6 agosto a domenica
19 nel tempio di Bobbio Pellice mostra
di quadri del pittore Ugolino Duò, i
quadri saranno venduti per beneficenza ed il ricavato andrà a favore della
ricostruzione dell'asilo dei vecchi di
S. Germano.
• Molti sono i turisti In visita a
Bobbio d'estate, forse alcuni sono in
PRAROSTINO — Nel giro di quattro giorni abbiamo preso tre volte la
strada del cimitero.
Il 26 luglio per accompagnare alla
sua ultima dimora terrena la nostra sorella Silvia Godine ved. Fomerone, deceduta al Saret presso la figlia Amelia,
dopo lunghe sofferenze, all'età di anni 82. Il 28 luglio era per il funerale
della nostra sorella Clementina Pagello in Gay, delle Buffe, deceduta all'Ospedale Civile di Pinerolo, all'età di
anni 64, anch’essa dopo una iunga malattia, sopportata da tutte e due con
fede cristiana.
li 30 luglio abbiamo accompagnato al
campo del riposo il nostro fratello Lorenzo Benech dei Cardonatti, deceduto
Improvvisamente ail’età di anni 75.
In queste circostanze la Parola della
risurrezione e delia vita è stata annunziata e possa essa recare conforto
e speranza nuova a tutti, I familiari in
lutto.
• La comunità porge il benvenuto a
Alessandro di Rolando Tron e Rosanna Peyrot di Pomaretto. Auguri ad
Alessandro ed al genitori.
• il 24 giugno si sono uniti in matrimonio Valdo Jahier e Maria Ughetlo;
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4
4 fede e cultura
. S ]l
A PROPOSITO DELLA RIFORMA DELLA LITURGIA DIBATTITO SULLA PETIZIONE DELLA TEV
La logica del culto evangelico
Una prima reazione ’a caldo’
alla lettura dello stimolante fascicolo di piAKONIAi dedicato
alla riflessione sul culto mi aiuta a formulare alcuni pensieri
che vado meditando da più d’im
anno.
E’ verissimo che «il culto riformato è un culto strutturato »
(p. 18) ed è altrettanto vero che
quelli che partecipano al culto
dovrebbero capire quello che
fanno (p. 15). Alcune esperienze
fatte con persone evangeliche e
non-evangeliche (tutte però credenti e impegnate, e non incolte)
mi hanno scosso nella convinzione che tutti i partecipanti
sappiano effettivamente quello
che fanno (o quello che fa l’assemblea — perché ci può benissimo essere chi prega veramente il Signore e ascolta veramente il Signore che parla, senza
tuttavia rendersi conto della
struttura del culto e del significato dei vari momenti presi
Ricostruzione
(segue da pag. 1)
«Le loro mani si indebolirane il lavoro non si farà più»
(v. 9). E’ il desiderio, espresso o
molte volte, nascosto, nei confronti dell’azione dei “Neemia”
dei tempi che corrono. Perché,
m fin dei conti, questa mentalità
non desidera la ricostruzione.
i‘erché la ricostruzione implica
un cambiamento che non son disposti ad accettare. Un cambiamento sottilmente rifiutato. Lo
riputano, senza mostrarsi. Così
si utilizzano le parole, tra queste uria parola dal significato
splendido, fratelli: la si pronuncia, ma la si svuota di contenuto.
Ma Neemia non cerca di colpevolizzare qualcuno, non parla
contro gli uni o contro gli altri;
Neemia dice solamente-. « Ma tu,
o Dio, fortifica ora le mie mani »!
Neemia sa che solo Dio potrà ricostruire le mura di Gerusalemme, solo Dio potrà unire questo
popolo lacerato dalle sue profonde divisioni. E in questa pregierà di Neemia sta il germe
delle cose veramente nuove, quelle che son destinate a durare.
Egli non minimizza, non dimentica le grandi difficoltà, né le giudica soltanto riafferma la sua
totale lealtà al Signore. Nonostante tutto quello che sta accadendo, il Signore è colui che interverrà perché le mura della
città siano terminate. E’ l’aurora di un tempo nuovo, con un
popolo che costruisce sulla sola
speranza certa, le promesse della Parola di Dio.
Quali mura dobbiamo costruire oggi?
Alcuni dicono "democrazia”,
altri “unità, nazionale”, altri ancora “rifare il paese dalle fondamenta". Le mura di Gerusalemme furono terminate in 52 giorni. Poco tempo, in verità. Sì e il
tempo anche oggi incalza. Chi
può conoscere realmente le intenzioni di ciascuno, di ogni
gruppo, di chicchessia, oggi come oggi?
E’ un tempo molto adatto a
ravvivare le nostre convinzioni
più profonde. Ma questo richiede, fin d’ora, una totale lealtà al
Signore della storia degli uomini. Una totale disponibilità. « Tu,
o Dio, fortifica le mie mani »!
Ci sia dato di sapere, oggi, che
quando il Signore è invocato con
questa umiltà, con l’aperta confessione del nostro peccato e della nostra impotenza. Egli interviene per ricostruire. Ci sia dato
di saper entrare in questa dinamica, di comprendere che la riconciliazione è una grazia, il perdono una forza, la vita un dono.
Solo su questa base ricostruiremo le nostre “mura”, se siamo
ancora capaci di seguire l’esempio di Neemia. « Tu, o Dio, fortifica le mie mani ».
Carlos Delmonte
imo per uno e nel loro rapporto
reciproco).
Queste esperienze mi portano
a chiedermi fino a che punto
portiamo qualche responsabilità
per quest’incomprensione. Farò
qualche esempio.
1. L’invocazione. E’ perfettamente ’logico’ che il culto cominci con l’invocazione. Ma quello
che le liturgie correnti propongono sotto questo titolo è veramente invocazione? Il dubbio è
legittimo. La frase « n nostro
aiuto è nel nome di Dio, che ha
creato i cieli e la terra ecc. » non
è un’invocazione, ma una confessione di fede. L’inno che si
canta subito dopo (o dopo la breve preghiera e/o il versetto biblico) può essere un inno di invocazione, ma spesso è un inno
di lode. Anche la breve lettura
dai Salmi o da altro libro biblico
non è sempre un versetto di invocazione. Per esser precisi, non
lo è in nessuno degli schemi per
le cinque domeniche del mese,
nella liturgia del 1965, e lo è in
pochi degli schemi che seguono,
per i vari tempi dell’anno liturgico. E la preghiera? Domenica
scorsa, dopo la «invocazione»,
ci è stata pronunziata una preghiera d’intercessione.
2. Nella parte che si riferisce
alla confessione di peccato vi è
generalmente più coerenza, tuttavia non è sempre chiara la natura e la funzione del testo biblico letto alTinizio di questa sezione del culto. E’ chiara negli
schemi della I e II domenica
della citata liturgia, quando si
propone la lettura «della Legge
di Dio » (rispettivamente il decalogo e il sommario della legge),
ed è anche chiaro, secondo me,
lo schema della bozza di studio
dell’aprile ’78 in cui la confessione è centrata sul testo spiegato nella predicazione. Negli altri casi non si vede bene che il
passo letto è una riaffermazione
della signoria di Dio sulla nostra
vita, signoria che noi abbiamo
rinnegato; e che la confessione
si riferisce alla contestazione di
quella signoria (in pensieri o in
parole, in opere o in omissioni,
come dice una vecchia preghiera).
3. La spiegazione delia Parola.
Finché c’è un inno e una preghiera «generale» di adorazione, lode e ringraziamento a separare la lettura biblica dalla
sua spiegazione, non sarà mai
chiaro che questa è in funzione
di quella. E ci sarà sempre la
tentazione di credere che siamo
più «biblici» se moltiplichiamo
le letture della Bibbia, anche indipendentemente dalla loro spiegazione. L'estraneo non collega
facilmente questi due momenti
(lettura e spiegazione) così distanti fra loro, e avverte, se è
colto, la mancanza di rapporto
che c’è talvolta fra Tuna e l’altra (almeno in parte).
4. La benedizione viene invocata, non impartita (p. 19). Ma
potrebbe anche essere « ricevuta» dall’assemblea (predicatore
compreso) attraverso la lettura
della formula aaronltica o di
quella apostolica.
Riassumendo :
La struttura del culto evangelico è logica. Ma l’applicazione
pratica di quella struttura tende
a oscurarne la logica, e talvolta
a contraddirla. In ogni caso, non
tende certo a facilitarne la comprensione. Così il culto diventa
esoterico, e appare ’sacrale’.
Io non vedo che due soluzioni :
o lasciare le cose come sono, ma
abbondando in formule introduttorie ai vari atti e momenti
per esplicitare a tutti, estranei
compresi, che cosa vogliono essere e come devono essere capiti
e ’partecipati’ — oppure ridurre
drasticamente il numero delle
letture bibliche (attualmente sono 3 nel culto senza S. (Iena; per
l’invocazione, per la confessione, per la predicazione) e delle
preghiere, sul modello del culto
zwingliano o scozzese, in modo
da evitare incomprensioni di
quello che si fa, e non fare « soverchie dicerie » (che non sono
tali nella mente di chi ha redatto lo schema liturgico e del pastore, ma lo diventano per chi
le sente senza capirne i significati e le distinzioni).
Bruno Corsani
' N. 2, 1984.
INCONTRO A GENOVA
Una domenica
con gli zigani
Gli Zigani sono ormai di casa nelle comunità di Sampierdarena e Sestri P.; sono venuti infatti per molti anni specialmente elementi della tribù dei ’Rom’
dediti particolarmente alla lavorazione dei metalli; con loro abbiamo fatto esperienze spirituali notevoli nelle loro « roulottes ». La domenica 13 maggio è
stato il turno dei ’Sinti’ nella
persona di Victor Landauer chiamato da noi « frère Jacob » e la
sua famiglia; il messaggio, fa testimonianza ed il canto di questi amici hanno lasciato una
profonda impressione nelle comunità anche in quelli che sono
facilmente vittime di pregiudizi. Dopo i culti un gruppo di famiglie ha preparato l’agape per
gli ospiti d’onore e nel pomeriggio i giovani hanno fraternizzato col canto, con scambio di
notizie e informazioni soprattutto sul movimento zigano in
Italia.
Ricordiamo alcune delle notizie dateci da frère Jacob: egli è
stato il primo predicatore zigano che è venuto in Italia; infatti il fratello Arghittu aveva invitato i primi convertiti francesi a venire in Italia; l’invito era
stato raccolto dal fratello Jacob
che ha avuto i suoi primi incontri coi pastori Jahier, Geymet, il
sottoscritto, il dr. Gherardi,
grande amico degli Zigani. Jacob e la moglie hanno presieduto riunioni di preghiera a Villar P. e San Giovanni, seguite da
guarigioni e nel contempo lavorando, come l’apostolo Paolo,
per non essere di peso alle chiese delle Valli; comunque l’accoglienza è stata molto affettuosa
e frère Jacob ha potuto esporre
i suoi lavori nel « sacro » recinto della Casa valdese. Successivamente è entrato in contatto
con Vincenzo e Bertilla Buso
della comunità pentecostale di
Venaria che diventeranno poi
preziosi collaboratori nella missione italiana. Alle Valli con frère Jacob sono venuti poi Carlo
Le Cossec, coordinatore mondiale, gli zigani Mouton, Tarzan,
Tintín con alcune puntate persino in Calabria. Altre notizie i
lettori le possono scoprire nella
circolare trimestrale « Vita e Luce » sotto la responsabilità d’un
comitato; indirizzo: « Vita e
Luce », via Giatti 8 - 10078 Venaria Reale (To.), tei. (011)4240243.
Gustavo Bouchard
Non contro gli omosessuali
ma contro il peccato...
Da qualche tempo circola alle
Valli e in molte Chiese d’Italia,
la petizione al Sinodo sulla questione omosessuale. Al di là delle
polemiche, subito sorte, penso
sia importante rimanere ai fatti:
a) La TEV raggruppa pur
sempre un forte numero di membri di Chiesa, tra i più attivi nelle varie parrocchie. Ciò malgrado
ha notevoli difficoltà a far sentire la sua voce, in quanto i suoi
membri non riescono a raccogliere un sufficiente numero di voti
per essere eletti delegati alle varie conferenze distrettuali o al
Sinodo. Il motivo è da ricercare
nel boicottaggio che viene fatto
sui loro nomi dagli attivisti, che
hanno poca dimestichezza con i
Culti, ma ohe ne hanno molta
nelle assemblee e votano compatti per i loro candidati.
b) Non sapendo, quindi, come far giungere la propria voce
dissenziente sulla eventualità che
gli omosessuali, come tali, possano essere ammessi in Chiesa,
gli aderenti alla TEV, riuniti in
assemblea, hanno deciso di compiere un sondaggio sugli umori
dei membri di Chiesa al riguardo.
c) A seguito di molti consensi ricevuti, ima successiva assemblea ha deciso di pubblicizzare
Tiniziativa di una petizione ai Sinodo, contro Taccoglimento degli omosessuali, come tali.
Tra una decisione e l’altra, ci
sono state forti prese di posizione sul modo con cui è stata fatta
conoscere l’iniziativa e molti hanno creduto di vedere qualcosa di
oscuro e poco fraterno.
Ma se si legge con attenzione il
testo della petizione, si vedrà che
essa non è rivolta « contro » gli
omosessuali, ma contro il peccato in sé, perché non ci permetteremmo mai di giudicare nessuno: con i peccatori siamo pronti
a riunirci e a pregare assieme, in
quanto peccatori come e più di
loro, per trovare assieme il perdono di Dio, ma non per sbandierare in Chiesa la nostra appartenenza ad una data categoria
di peccatori.
Da quando la TEV è nata, otto
anni fa, inoltre, ad ogni iniziativa, viene puntualmente sventolato il fantasma del separatismo:
non vogliamo fare del vittimismo
a buon mercato, ma non vogliamo neppure ricevere accuse del
tutto gratuite e fuori luogo per
disinformazione o malafede. Nutriamo un profondo amore per
la Chiesa Valdese e da essa non
vogliamo cacciare nessuno, ma
neppure essere zittiti o calunniati.
Desideriamo vivere e pturlare
liberamente, avere libertà di parola e di pensiero, anche se minoranze (ma lo siamo davvero?).
E’ semplicemente assurdo sostenere che un movimento di
evangelici Valdesi che si basa
sulla dichiarazione di fede della
Chiesa Valdese possa essere definito « separatista », a meno che
« altri » ci vogliano distaccare
dalla Chiesa. Nella TEV, diciamolo una volta per tutte, il separatismo non è mai esistito, né esisterà in futuro. Quelli ohe altre
volte ho definito come « gli uomini del re » non si illudano: su
questo punto non avranno mai
ragione.
Aldo Rostain
A CESARE QUEL CHE
E’ DI CESARE
LIBRI E RIVISTE
Desidero rimanere totaimente estraneo dai « punti di vista » (botta e risposta) dei fratelli Aquilante e Rostain
sulla figura di Berlinguer e, in premessa, devo dichiarare che, come molti sanno, non sono comunista e che,
per quanto attiene la nostra stampa,
preferirei che la politica, nel senso
più usato della parola, ne rimanesse
estranea.
Ma neH’articolo del fratello Rostain
(Eco^Luce 30/84) vi è un punto che
non posso condividere e che sono
spinto ad evidenziare non certo per
« panegirico » nei confronti della persona alla quqle tale punto si riferisce.
Sento quindi il dovere di dichiarare che per esperienza diretta nella
mia vita di lavoro, ho sempre ritenuto il defunto Segretario dei Partito
Comunista Berlinguer un uomo di seria dirittura morale poiché tra le tante personalità politiche con le quali
ho avuto rapporti, è stato uno dei
pochissimi che mai, direttamente o
indirettamente, pur avendone avuto la
possibilità, sulla base così diffusa nello specifico campo di particolari pretese, mi abbia chiesto favori di qualsiasi natura. Ugo Zeni, Roma
La Comunità Elvetico-Valdese, pone
al servizio della città di Trieste una
biblioteca specializzata in Riforma,
Controriforma, Bibbia ed Ecumenismo.
Se qualcuno volesse farci omaggio
di libri 0 riviste al riguardo, noi ne
saremmo vivamente riconoscenti.
Con fraterni e cordiali saluti.
Comunità di Trieste
LENZUOLA
E COPERTE
Il Centro Evangelico Bethel è carente di lenzuola e coperte. Il Comitato
chiede a tutti coloro che possono contribuire per risolvere questo problema di far pervenire i propri dóni al
seguente indirizzo: Sig. Matarese Vittorio, Via Nova Bellavista 9, 88100
Catanzaro.
Chi volesse contribuire con doni in
denaro può farlo utilizzando il C.C.P.
n. 10185890 intestato a: Centro Evangelico Bethel, 88055 Taverna c/o Sagripantl Francesco, Via G. Galilei 32/1,
89100 Reggio Calabria.
Il Comitato ringrazia anticipatamente tutti coloro che accoglieranno l’appello.
A 50 metri dalla spiaggia — ambiente familiare — ottimi i
servizi e il trattamento.
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5
3 agosto 1984
ecumenismo 5
dal mondo
cristiano
EDUCAZIONE ALLA PACE
a cura di Renato Coïsson
La missione in
Spagna
(BIP) — Cosa è la missione
per un protestante spagnolo?
A partire dal 19“ secolo, attraverso mille difficoltà, resistenza
del protestantesimo spagnolo è
stata caratterizzata dal lavoro
di società missionarie straniere francesi svizzere inglesi o
nordamericane.
Poco alla volta le Chiese protestanti spagnole, nate da quest’opera missionaria, hanno raggiunto la loro indipendenza in
modi diversi. Alcune di loro sono infatti ancora legate alle
■A chiese madri », mentre altre sono totalmente indipendenti per
quanto concerne la loro organizzazione ma devono ancora contare in larga misura sull’aiuto
di organismi internazionali ecumenici o missionari per quanto
concerne l’esistenza delle loro opere, scolastiche, mediche o per i
centri giovanili, sostegno che alle volte è accompagnato da una
volontà di controllo e perfino
da un intervento diretto a livello decisionale.
Il protestantesimo spagnolo
si è così fino ad ora trovato all’estremità ricevente della catena
missionaria. Non per questo ha
rinunciato alla sua responsabilità missionaria, situandola però
aU’interno delle sue frontiere:
numerosi seno ancora oggi gli
spagnoli che non hanno avuto
occasione di entrare in contatto
con una lettura protestante della Sacra Scrittura e per questo
quasi tutte le comunità hanno
vivaci attività di evangelizzazione.
In questo contesto il Seminario Evangelico Unito di Teologia
di Madrid ha organizzato una
settimana di riflessione sulla
Missione con il past. Roland Revet del DEFAP francese.
I protestanti francesi e quelli
spagnoli sono al tempo stesso
simili e differenti. Entrambi vivono in un contesto a maggioranza cattolico-romana, ma la
storia ha permesso al protestantesimo francese di lanciarsi molto prima di quello spagnolo nell’avventura missionaria.
Si è studiata l’apparizione e
l’evoluzione della coscienza missionaria in Francia nel XIX e
nel XX secolo, per pei passare
al cambiamento che si è operato
nelle relazioni ira chiese « madri » e chiese « figlie » con l’accesso all’indipendenza di queste
ultime fino alla creazione della
Comunità Evangelica di Azione Apostolica (CEvAA) basata
sull’uguaglianza delle chiese fra
di loro e sulla responsabilità di
ogni chiesa locale nel determinare le proprie scelte prioritarie: vivere senza paternalismi e
senza complessi le relazioni fra
chiese europee ed africane e del
Pacifico con la convinzione che la
missione si fonda sullo scambio, cioè sia sul dare che sul ricevere.
Delegazione della
KEK non gradita
(KEK inf.) — I responsabili
dell’organizzazione dell’importante « Forum europeo dei comitati
nazionali per i laici » (cattolici
romani) che ha avuto luogo a
Dublino daini al 15 luglio scorso, hanno notificato alla Conferenza delle Chiese Europee
(KEK) che « non avrebbero accettato la delegazione della KEK
vista la sua composizione ».
Nell’ottobre ’83 la KEK era
stata invitata ad inviare una
delegazione ufficiale composta
di « sei membri comprendenti
Solidarietà con
Kornelia Krober-Lowenstein
esponenti ortodossi e delle chiese dell’Est europeo ». La KEK
aveva formato una delegazione
comprendente persone provenienti da RDT, RFT, Polonia,
Romania e dalle chiese irlandesi. Questa delegazione avrebbe
dovuto essere presentata dal segretario della KEK, il past. Glen
Garfleld Williams. L’annuncio di
questa delegazione ha provocato
la reazione negativa degli organizzatori.
Il segretario della KEK si è dimostrato molto contrariato per
questa decisione perché è la prima volta che si prende una tale decisione negli ambienti ecumenici.
Nonostante questa grave decisione la KEK ha dichiarato
che le relazioni ecumeniche con
la chiesa cattolica continueranno normalmente. Il Consiglio
delle Conferenze episcopali delle
chiese cattoliche in Europa ha
espresso ufficialmente il suo
rammarico alla decisione ed ha
disapprovato la procedura seguita.
Per i profughi
afghani
(SPP) — « Il popolo afghano
dà prova di una notevole maturità; a quattro anni dall’inizio
dell’occupazione sovietica riesce ad organizzarsi da solo » è
quanto ha dichiarato un membro dell’équipe medica francese
’Collettivo Provenza-Afghanistan’
ai responsabili delTEntraide Protestante Svizzera.
Da ormai quattro anni 9 milioni di afghani vivono nelle regioni rurali sprovvisti della più
elementare organizzazione medica. La denutrizione espone
più facilmente alle malattie epidemiche (vaiolo, tubercolosi, eccetera) ed al tetano. Accanto a
ciò lo stato di guerra crea sintomi di ansietà nel 40% della
popolazione.
Finora soltanto dei volontari
e degli organismi privati sono
intervenuti nelle difficili condizioni di un paese occupato. Le
missioni mediche rispondono a
due obiettivi: 1) vaccinare tutti
i bambini contro le principali
malattie contagiose e proteggere gli adulti dal tetano a motivo
delle precarie condizioni igieniche; 2) formare degli operatori
sanitari sul posto.
L’Entraide Protestante Svizzera è stata la prima a sostenere
quest’opera ed ha già versato
più di 570.000 fr.sv. dal 1982 ad
oggi.
Rifugiati nello
Zaire
(SPP) — « Ho sentito dire che
la Svizzera si considera ’’invasa”
da alcune centinaia di Africani »
ha detto stupito il vescovo Bokambanza dello Zaire in una recente visita in Svizzera: « Sapete che lo Zaire deve accogliere, oggi, parecchie centinaia di
migliaia di rifugiati sfuggiti alle
guerre ed ai disordini dei paesi
vicini? ». Secondo i dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni
Unite per i rifugiati a Kinshasa, si contavano alla fine dell’anno scorso più di 300.000 rifugiati nello Zaire: 215.000 venuti
dalTAngola, 60.000 dall’Uganda,
12.000 dal Ruanda, 11.000 dal Burundi e 1.800 dallo Zambia.
L’opera di assistenza a queste migliaia di rifugiati punta
essenzialmente ai primi soccorsi dati all’arrivo, poi alla ricerca
di soluzioni durature sotto forma di integrazione nelle zone
rurali o di un rimpatrio volontario.
I fatti. Dal marzo 1983 è in corso contro l’insegnante di religione, Kornelia Kròber-Lòwenstein,
un procedimento giudiziario per
« sobillazione popolare » (Volksverhetzung, art. 130 del Codice
tedesco).
Alcuni mesi prima, esattamente nel settembre ’82, l’insegnante,
per stimolare la discussione sul
tema della pace, aveva fatto preparare da un gruppo di ragazzi
alcuni collages. In essi, servendosi di foto e articoli ritagliati
da giornali e aggiungendo eventualmente un proprio commento,
bisognava illustrare il tema sotto il profilo sociale, politico e religioso.
In uno di questi collages c’era
una frase: « I soldati sono tutti
degli assassini stipendiati... », accanto ad alcune foto che ritraevano dei mercenari bianchi sudafricani in piedi dietro a dei cadaveri di negri uccisi. Questo e gli
altri collages furono esposti dalla Signora Kròber - Lowenstein
nella sala di riunione del gruppo,
e i ragazzi continuarono nelle
settimane successive a discutere
l’aspetto religioso del tema « pace », per preparare una veglia di
preghiera dhe doveva aver luogo
nel quadro di una « settimana
per la pace » in programma per
l’autunno ’82.
La frase, astratta dal contesto
fu interpretata, da alcuni membri di chiesa, come se si riferisse
all’esercito tedesco, e suscitò indignazione.
Il gruppo giovanile discusse tale reazione e decise di togliere la
frase, per evitare altri equivoci.
Né i ragazzi, né Tinsegnante volevano riferirsi all’esercito tedesco, come doveva apparire chiaro dal contesto e dalle foto cui si
riferiva la didascalia. Tuttavia un
militare, membro della comunità, denunciò la insegnante per
« sobillazione popolare ».
Per due volte il tribimale di
Mayen e poi quello regionale di
Koblenz ¡hanno emesso un verdetto di assoluzione. Ma ora la
Corte di Appello di Koblenz
(Oberlandesgericht) ha rinviato,
per ima revisione del processo,- il
caso ad un’altra sezione del tribunale regionale. La Corte d’Appello sostiene che la frase debba
essere attribuita alla Signora
Krober-Lowenstein e che questa
abbia oggettivamente e soggettivamente esercitato una sobillazione popolare.
Un appello. Chi volesse esprimere la propria solidarietà può
farlo scrivendo al seguente indirizzo: An die Mitarbeitervertretung der Evang. Kirohegemeinde
c/o U. Suppus - Im Trinnel 21 D 5441 Mayen, senza dimenticare
di indicare il proprio nome, cognome, indirizzo ed eventualmente la professione. Può servirsi
eventualmente della seguente dichiarazione:
« Noi siamo convinti che in
questo caso una collaboratrice della chiesa, dotata di grande senso di responsabilità e di
tatto, ha cercato di affrontare
con dei ragazzi un tema sicuramente non facile. Servendosi di collages ha creato per i
ragazzi un Ubero campo di
espressione, che per il lavoro
pedagogico ed ecclesiastico è
indispensabile. Vediamo negli
sforzi che il pubblico ministero continua a compiere al fine
di ottenere una condanna, un
tentativo, non più. a lungo tollerabile, di disciplinare e di
porre sotto il controllo dello
Stato il lavoro giovanile della
chiesa ed in particolare il lavoro di educazione alla pace ».
Comm. Pace del I Distretto,
Sez. Informazione, Pinerolo
Una Convenzione per la pace
(segue da pag. 1)
tra le « tensioni », le guerre locali (Libano e questione palestinese) e la sicurezza del Mediterraneo da un lato, con le politiche dei blocchi e il riarmo
nucleare dall’altro è assai stretto e molto importante per i movimenti per la pace europei. Peccato che, come detto prima, la
sensibilità dei movimenti « nordici » sia tuttora assai scarsa su
questi problemi e preferisca
concentrarsi quasi soltanto sul
pericolo di un’escalation nucleare Est-Ovest a partire dal confine tra le due Germanie.
Qualche riflessione
E ora alcune riflessioni da parte di un delegato qualunque che
ha vissuto dall’interno l’intensa
attività di questa Convenzione,
attraverso un suo percorso sicuramente parziale data la vastità
di punti di dibattito e di confronto disponibili. Prima di tutto mi pare che la Convenzione
non è stata e non potrà mai essere (così com’è strutturata) un
momento di ricerca molto approfondito e di conseguenti elaborazioni di strategie a livello
europeo per i movimenti per la
pace. Si tratta piuttosto di una
grande « piazza » messa a disposizione di chi vuole incontrarsi
e discutere: si formano gruppi
di interesse, ci si scambia esperienze, informazioni; i gruppi si
sciolgono, se ne formano altri
secondo interessi diversi e così
via. Naturalmente il nome della
piazza, la sua architettura, le
strade che vi confluiscono sono
state disegnate e costruite da
IN FERIE
Con questo numero il nostro giornale va in ferie. Il prossimo numero, il 32, avrà la data del 24 agosto.
Buone vacanze ai nostri lettori ed
in particolare ai tipografi il cui lavoro ha permesso la puntuale uscita del giornale durante tutto quest’anno.
qualcuno. Ci sono dei luoghi della piazza dove la pavimentazione è in rifacimento e non vi
si può accedere e la circolazione nella piazza ha dei sensi unici: alcuni di noi a metà dei lavori si sono accorti che questa
Convenzione, secondo gli organizzatori, doveva passare alla
storia come quella della « apertura » ai Consigli della pace ufficiali dell’Est e tutto il resto doveva fare da contorno. Tutto ciò
non significa necessariamente un
giudizio negativo sulla Convenzione, ma bisogna sapere e capirne i limiti, i confini e come
rapportarcisi.
La seconda considerazione è
che dopo l’avvenuta installazione dei primi missili il movimento per la pace sta dimostrando
tutta la sua fra^lità, o meglio
(per non essere troppo pessimisti) la sua giovinezza. Sfumato
l’obiettivo immediato in grado
di unificare le varie anime del
movimento (quella marxista,
quella cristiana, quella verde,
quella nonviolenta), al momento di giungere al « che fare »
della politica, al rapporto da tenere con le istituzioni, con gli
Stati, con le diplomazie, alle alleanze da accettare e a quelle
da rifiutare, alla costruzione infine di una propria identità e di
una propria strategia, sopraggiunge un senso profondo di disorientamento. Il movimento è
tuttora molto forte in quantità,
in voglia di fare, in tensione
ideale; ma si trova in difficoltà
sulla strada da scegliere, una
strada che non lo ributti in pieno nell’alveo delle facili diplomazie che non scalfiscono i blocchi militari dell’Est e dell’Ovest
(a Perugia ho visto questo rischio) o che non lo proietti soltanto verso una « città del sole »
in un futuro lontanissimo e quanto mai improbabile.
Quale cultura
della pace
E’ chiaro che il discorso è ancora quello di creare una cultura della pace ed una politica
per costruire la pace; nella quale sono inscindibili appunto la
pace, di cui tanto abbiamo parlato in questi anni, la libertà della quale non ci possiamo dimenticare Quando « dialoghiamo »
come a Perugia con i rappresentanti « ufficiali » dell’Est, la giustizia che sempre più ci appare
l’elemento centrale di tutto appena rivolgiamo lo sguardo al
Sud del mondo. Tutto ciò sapendo che, come una donna ha
detto a Perugia, « se il pericolo
della guerra nucleare è una sfida inedita per l’umanità, il pacifismo è una sfida inedita per
la politica, rispetto alla quale
tutti siamo impreparati ».
Indubbiamente la lezione che
si può trarre da questa Convenzione è ancora quella che costruire la pace è molto più difficile che abbandonarsi alla guerra ed alle guerre, sia tra gli Stati che tra le persone e le idee.
Ed in questo lavoro resta intatta l’importanza del nostro compito di credenti, cioè quello di
dire e di cercare la verità in ognj
situazione ed in ogni azione, qui
ed ora.
Aldo Ferrerò
PROTESTANTESIMO
in Tv
RAI 2 - ore 23 circa
6 agosto
SANCTUARY: I SENZA TERRA
Il parte
film prodotto dal CEC. Seconda
parte di un filmato sui rifugiati nel
mondo che narra la storia di cinque famiglie provenienti da Paesi
diversi.
20 agosto
Replica:
LA FUNZIONE DELLA MUSICA E
DEL CANTO NELLA TRADIZIONE
PROTESTANTE
3 settembre
HULDRICH ZWINGLI:
RIFORMATORE A ZURIGO
Brani scelti di un filmato della
televisione svizzera introdotti e
commentati da Emidio Campi.
6
6 cronaca delle Yallî
3 agosto 1984
Corrado
, Mercoledì 25 luglio abbiamo
accompagnato al cimitero di Maniglia Corrado Liotta, membro
della Comunità residente di Agape. E' stata una separazione dura e dolorosa per noi tutti.
I - - Mentre ringraziamo i numero
l’ifj si amici che ci hanno trasmesso
fi., la. loro solidarietà, vogliamo qui
Ir^ ' ^tiordare brevemente Corrado.
Brevemente, come breve è stato
|^{ il tem^ che abbiamo vissuto
con lui; brevemente anche per"i':, ' abbiamo conosciuto abba
stanza per evitare di dire troppo
-j'■ ■ e di dire invano.
Corrado svolgeva ad Agape il
f # suo servizio civile; era una scelta coerente e chiara con il senso
‘ che aveva voluto dare alla sua
vita. Ma Corrado svolgeva il suo
servizio come una autentica dia
conia, con una profonda dimen
lì;; sione vocazionale.
i:- Agape significava molto per lui,
I4U come molto significava la EGEI;
]'P\ rappresentavano il quadro di re' lozioni in cui viveva il suo rap
•* . Tynffn Irr
3 '
IT.:
Ï.*.
porto con là chiesa.
Non solo egli ha svolto il suo
servizio con intelligenza, ma al
tempo stésso si è speso senza
riserve, sempre disponibile verso
tutti, sempre pronto e premuroso a preoccuparsi di chi aveva
bisogno di aiuto. Conosceva ormai Agape in ogni sua parte e
probabilmente mai come in questi ultimi mesi Agape aveva trovato un ry^nutentore così capace.
Corrado studiava lettere all’università di Milano ma era anche iscritto al corso di diploma
presso la Facoltà Valdese di Teologia; un laico consapevole dell’importanza di fare della teo
logia. ------
~-Nei nostri brevi incontri mat
tutini come nelle discussioni serali abbiamo avuto modo di apprezzare la freschezza della sua
riflessione di fede.
Non è soltanto la famiglia e
la comunità di Agape che hanno
perso Corrado, ma la chiesa.
La vita ad Agape continua, i
campisti vengono e ripartono, i
bambini giocano, tutto riprende.
Noi vogliamo mantenere viva
in noi ta memoria di Corrado,
ricordare e non cancellare i momenti belli che abbiamo vissuto,
i progetti che con lui abbiamo
condiviso e continuiamo il nostro
lavoro con fiducia e speranza; la
stessa fiducia e speranza che l’Evangelo di Gesù di Nazareth ci
trasmette ogni giorno e che ha
accompagnato Corrado nel suo
cammino. Ermanno Genre
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FRANCESI ED ITALIANI SI INCONTRANO AL COLLE DELLA CROCE
La «festa» deila
comunione fraterna
Discusso quest’anno il tema dei «rapporti con lo Stato» - Una storia
diversa nei due paesi: la « laicità » francese e I’« Intesa » italiana
Nella fóto di vent’anni fa la croce ed il tavolo della Santa Cena, il momento centrale
della, festa che non è solo un momento di incontro ma anche momento di confessione di fede.
Un tempo splendido ha accompagnato il tradizionale incontro
al Colle della Croce domenica 22
luglio.
I volti dei_DÌù anziani- vetera
jni, sono ricomparsi per dimo
strare ancora una volta il loro
attaccamento alla « rencontre »
nata in quei tempi in cui incontrarsi non era facile come oggi;
i volti di molti francesi della zona del Queiras ma anche provenienti da zone più lontane della
Francia; i volti stanchi ner le veglie dei molti giovani della' VaT
Pillice e del Pinerolese, che sembrano aumentare anno per anno
bivaccando alla vigilia della « festa » del Colie m grande maggioranza nella Piana del Pra intomo ai fuochi in attesa"aèTPalba; i volti dei pastori, dei ragazzini, dei giovani tedeschi conT
ll^oletti azzurri tutti qiipì~r>r>ltihanno ricomposto domenica la
comimità dei credenti.
La parola dell’Evangelo è stata
letta e commentata da Claudio
Pasquet, pastore a Bobbio Pellice. L’invito a diventare una comunità credibile e autentica agli
occhi del Si^ore, una comunità
che sappia riconoscere in Cristo
il senso delle sue azioni e delle
sue parole. Ma anche credenti
che sappiano guardare quando è
consentito e viceversa, quando
non vedono sappiano dire come
il cieco Bartimeo (Marco 10: 46
52 )f « Fa’ che io possa vedere di
nuovo ».
Il past. Pierre Delahaye, per la
parte francese ha tenuto la liturgia.
Spezzando il pane, bevendo il
vino nel ricordo del sacrificio di
Gesù Cristo ancora una volta abbiamo colto un segno di fratellanza nel Signore vivente.
Nel pomeriggio si è dibattuto
sul tema dei rapporti tra Chiese
Protestanti e Stato in Italia e in
Francia. Il pastore Bruno Bellion, attualmente membro della
Tavola Valdese, ha degnamente
introdotto il tema, con notevole
competenza ha tracciato il quadro in cui si è definita l’Intesa.
Un accordo bilaterale che non
conclude il problema dell’autonomia deH’evangelismo italiano
nelle sue diversificate realtà; ha
messo in evidenza il problema
storico e le cause che nel periodo albertino determinarono le
prime libertà religiose. Spazi che
furono conquistati da lotte popolari seguite alla dominazione
francese in Piemonte e libertà
conseguenti al periodo illuminista e alla Rivoluzione francese
che abbattendo la « Bastiglia »
rimuoveva l’antico ordinamento
autoritario.
Oggi l’Intesa rappresenta per
gli evangelici italiani un passo
avanti anche se una parte dell’opinione valdo-metodista non è
del tutto d’accordo sulla scelta
di stipulare un accordo con lo
Stato.
Il pastore Delahaye di Briançon per la Francia, ha presentato
il problema della scuola pubblica e privata alla luce dei recenti
avvenimenti. Ha fatto presente
che la Chiesa cattolica investe
energie per occupare posti chiave nella vita pubblica al fine di
poter controllare e gestire situazioni di una nazione che storica^
Olente sembra dichiararsTlàica.
Nel dibattito D. Abate ha fatto
attito U^APatg
osservare che il ^aTfóRcesimo ro
fano mira semiTTc-di più-ad isF
SaÉii nel potere jialló -Stato
che dovrebbe esseréT^o. Duri i
còfnmentTsu tutte le varie scelte
dell’ attuale pontificato di Giovanni Paolo IL
Prima di comporre il tradizionale cerchio per l’inno di saluto
e di arrivederci il pastore Monod^
ha invitato le Chiese italianè"e
francesi a dare maggiore attenzione aH’informazione suH’incontro del Colle della Croce. Egli ha
invitato inoltre le Chiese valdesi
a riflettere sulla revoca dell’editto
di Nantes che ricorre il prossimo afrticr. Avvenimento che ebbe
notevoli ripercussioni sulla storia
valdese. Appuntamento quindi al
« Colle » per il prossimo anno
con gioia, sperando in un domani di fratellanza e di amore fra
gli uomini di buona volontà.
Italo Pons
Festa de ”La Valaddo”
SESTRIERE — Sabato 4 agosto, sotto
l’egida del comune, si svolgerà a Borgata Sestriere la 6“ festa provenzale
deH'Assoclazione Culturale La Valaddo. Alle 10.30, funzione cattolica e
culto valdese in provenzale, con seguito di discorsi ufficiali e canti corali. Nel pomeriggio, manifestazione
culturale In provenzale ed esibizione
dei gruppi folcloristici delle Valli Chisone e Germanasca, di Pragelato, di
Salbertrand e degli spadonari di Giaglione.
Mostra
deil’artigianato
TORRE PELLICE — Con lusinghiero
successo si è conclusa la Mostra dell’Artigianato inserita nell'ambito della
Il Rassegna Culturale Torrese.
Con le tre sezioni prese in esame
quest’anno - Lavorazione del legno,
apicoltura e conservazione pìccoli frutti ». si è voluto fare uno specifico
approfondimento e divulgazione dando informazioni sui procedimenti di lavorazione di un tempo e di oggi attraverso percorsi, fotografie, filmati, esposizione di libri e conferenze.
Il risultato è stato particolarmente
apprezzato, merito di una buona intesa fra Enti locali, associazioni interessate, volontari con collaborazioni dalla più vasta area del Pinerolese.
In occasione dell'inaugurazrone il sindaco Stefanetto ha inserito la mostra
nel quadro più ampio delle manifestazioni estive tortesi, mentre il Presidente della Provincia Maccari, si è
augurato che le forze presenti che
hanno dimostrato di essere innestate
nella tradizione del passato, possano
trovare la loro validità anche economica e quindi essere proponibili alle
nuove generazioni.
A cornice della mostra due seguiti
concerti del Coro Alpino Val Pellice e
della Corale Valdese di Torre Pellice.
Centenario della
’’Scuola Grande”
RORA' — La Società di Studi Rorenghi ha programmato, nel quadro
delle sue attività estive, di ricordare
11 secondo centenario della costruzione della Scuola di Rorà.
L’edificio, costruito nel 1784, è stato per generazioni di rorenghi luogo di
studio e di cultura, di attività scolastiche ma anche di carattere vario. La
« Scuola Grande », così detta per distìnguerla dalle scuole dei quartieri,
fu, insieme al vicino tempio, il centro
della vita della popolazione di questa
borgata alpina.
La mostra verrà inaugurata domenica
12 agosto alle ore 10.15. Rimarrà aperta fino al 26 agosto. Orario visite:
dalle 17 alle 19.
Bazar al
parco montano
RORA' — L’Unione femminile di
Rorà organizza per domenica 5 agosto
una giornata comunitaria al Parco Montano. Il programma prevede: alle ore
10.30 culto; ore 13 pranzo in comune
(è possibile prenotare un piatto di minestrone 0 uno di polenta e salsicce); ore 14.30 apertura del bazar. E'
prevista anche la partecipazione di
un gruppo di giovani che animerà l’incontro con le sue canzoni. In caso di
tempo cattivo la giornata comunitaria
si svolgerà presso i locali della comunità a Rorà.
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%
7
3 agosto 1984
cronaca delleValli 7
«
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ATTIVITÀ’
DELL’A.V.O.
Il lavoro òhe le avirve compiono presso l'Ospedale valdese di Torre Pellice
si svolge regolarmente e bene. I degenti ne sono soddisfatti. Tra questi e
le volontarie nasce una sottile e profonda corrente di simpatia per cui
pian piano, specie per gli ammalati, a
lunga degenza, queste diventano membri della loro famiglia.
Abbiamo turni giornalieri di quattro
presenze: due per i pasti di mezzogiorno e due per la sera e una presenza pomeridiana per aiutare gl’infortunati a camminare e per le piccole
necessità che qualcuno può avere.
Molti sono sensibili alla parola di
incoraggiamento, ad un sorriso, altri
sentono il bisogno di confidare i propri problemi e di parlare della famiglia, di essere ascoltati con pazienza
e comprensione.
Ma il numero delle volontarie non è
■ancora sufficiente ed è urgente avere
altre iscrizioni. ■
Notiamo con stupore come si siano
iscritte alla AVO persone già molto
impegnate nella vita di tutti i giorni:
gente con famiglia, con figli, con un
orario di lavoro, con un negozio da
mandare avanti che pure ha trovato il
tempo ed il modo d'impegnarsi per
questa opera di solidarietà e di amore. E non pensate che queste volontarie siano tutte grandi, grosse e robustone, ve ne sono di piccole e magrolii'e, ed ancora una volta dobbiamo
aire che non si tratta assolutamente
di sostituire le infermiere, ma di fare
semplicemente ciò che un parente deli'ammalato farebbe. Non dovete neppure angustiarvi nel pensare a come
fareste se impellenti necessità di faruiglia o di salute v'impedissero momentaneamente di far fronte ai vostri
impegni, vi è sempre il volontario che
Hi può sostituire in caso di emergenza.
Pensate che abbiamo un solo uomo
che presta servizio!
Tu che non ti sei ancora iscritto
vieni da noi. Se vuoi puoi aiutarci!
Da’ due ore la settimana del tuo
tempo; dallo come segno di solidarietà. buttale lì a testimonianza concreta di quella fraternità della quale
molto si parla, ma che può realizzarsi solo con gesti di amore. Entra a far
parta della famiglia della AVO.
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« L Eco delle Valli Valdesi •: Red.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Comitato di Redazione: Valdo Benecchi, Mario F. Berutti, Franco Carri,
Giorgio Gardiol, Marcella Gay, Adriano bongo, Claudio H. Martelli,
Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Liliana VIglielmo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GiAMPICCOLi
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
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Redazione l'Eco delle Valli Valdesi:
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Intestato a « La Luce: fondo di solidarietà >. Via Pio V. 15 • Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
il giorno e le ore ohe ti fanno più comodo.
E' questione di volontà e non di
tempo!
E' questione di sensibilità!
Scuoti l'indifferenza che come nefasta nebbia sovrasta il mondo!
Vieni e la vita per te acquisterà un
significato profondo, meraviglioso poiché in fondo esistere vuol dire impegnarsi.
Ti aspettiamo al Centro d'incontro portici del Comune di Torre Pellice ogni venerdì pomerìggio dalle 17 alle
18 per tutte le informazioni desiderate.
Graziella Perrin, Torre Pellice
L’ECHO
DANS LA GRANDE
DEPRESSION
Alcuni giorni fa, intenta a metter
un po' d'ordine tra i miei manoscritti e
scarabocchi del passato, ho trovato la
seguente poesia intestata New York,
Janvier 1933. Mi pare semplice ma
sincera, propria ai tempi difficili della
grande Dépréssion, ed anche consona ai nostri tempi di ansia attraverso Il mondo, a New York come in
Italia.
Forse l'Eco delle Valli Valdesi, giudicandola degna dell'attenzione di molti dei suoi lettori, le farà un posticino.
Grazie.
L'ECHO
Rôdant, triste et solitaire.
Dans la forêt du mystère.
J'ai crié, le coeur lassé:
« La vie est triste ici-bas! ».
L'écho m'a répondu: » ...ce Bah! ».
2
J'ai repris, la voix touchante,
■■ Echo, la vie est méchante ».
L'écho m'a répondu: « ...chante! ».
3
« Echo, écho des grands bois.
Lourde, trop lourde est ma croix! ».
L'écho m'a répondu: « ...crois! ».
4
La haine en moi va germer:
Dois-je rire ou blasphémer?
Et l'écho m'a répondu: « ...aimer ».
5
Comme l'écho des grands bois
Me conseille de le faire.
J'aime, je chante, je crois.
Et je suis heureux sur Ja terre.
Yvonne A. Gardiol, USA
PROBLEMI DELLE
COPPIE MISTE
E' terminato il ciclo degli incontri
tra le coppie miste ed interconfessionali a cui noi abbiamo partecipato.
Molti argomenti si sono affrontati:
crisi di religione ohe subentra nella
coppia prima e dopo il matrimonio,
educazione religiosa dei figli e prospettive per il loro futuro di credenti, ospitalità eucaristica, doppia appartenenza. Sì sono spese molte parole, si sono susseguite riflessioni,
meditazioni e testimonianze. Ma un
fatto è rimasto: la coppia interconfessionale vive ancora oggi il suo dramma, I suoi problemi irrisolti che spesso sembrano non avere uno sbocco.
Talvolta si crea nell'intimità della famiglia una piaga inguaribile, il tasto
che provoca una stonatura nella meravigliosa melodia dell'amore coniugale. Il desiderio sarebbe dì aggirare
l'ostacolo, di evitare l'argomento, di
rimandarlo a domani.
Alle sue spalle ci sono due chiese
che non hanno ancora trovato soluzioni adeguate pur impegnandosi seria
mente per il raggiungimento di tale
scopo.
Non si tratta soltanto di rivedere o
modificare alcuni principi di catechesi, ma di rivoluzionare profonde convinzioni religiose radicate in noi ed in
cui abbiamo una fede profonda. Questi ostacoli ci appaiono insormontabili, e la prima reazione è sovente
quella di rinchiuderci nel nostro guscio e non parlarne neanche. Ma il
dramma è qui: bisogna discutere, analizzare, scavare in noi stessi alla ricerca della verità.
La coppia deve affrontare tale responsabilità con un discorso dì amore e di umiltà, con prudenza e tolleranza.
Ma secondo il nostro umile punto di
vista c'è un modo che ci pare importante, per rimanere uniti e continuare con entusiasmo nella nostra vita di
coppia interconfessionale: quello di
pregare insieme, parlare con Dio che
ci ascolta insieme, che ci ha creati
e ci ama allo stesso modo e vuole il
nostro bene. Pregare Insieme significa
sentirsi uniti neH'amore di Dio, nella
perfezione della fede e nella purezza
dei propri sentimenti.
Ascoltare la sua parola e meditare
su di essa è come bere dell'acqua
limpida ad una fonte, che porta in
noi pace e benessere.
A questo livello scompaiono i timori e le perplessità per mutarsi in
fede sincera e profonda. La coppia interconfessionale è chiamata ad esprimere la preghiera comune come punto
basilare indispensabile per intraprendere un dialogo sereno. La coppia for
tificata dall'amore e dalla preghiera
troverà l'aiuto di Dio, e se nel suo
cammino si presenteranno problemi
ed ostacoli, questi potranno essere
affrontati in modo ragionevole e sereno, senza turbare la pace dell'intimità familiare, ma anzi per apportare
una sempre maggiore ricchezza di sentimenti e di valori. Se venissero a
mancare questi elementi basilari, il
dialogo si muterebbe in disputa sotto
l'impulso della superbia e dell'irrazionalità, L'amore unisce, non divìde; e
chi allora più della coppia interconfessionale può portare avanti un discorso ecumenico pur tenendo salde
le basi della propria fede?
Se teniamo conto della parola di Dio,
nostro unico maestro e abbiamo fiducia nella sua grazia, le nostre soluzioni saranno positive per noi e per i nostri figli. Nell'interpretazione del nostro linguaggio di coppia interconfessionale abbiamo capito che il vocabolario deve essere il vangelo. Certamente noi non crediamo che il discorso si sia esaurito con queste brevi
riflessioni; la meta è ancora lontana e
irta di difficoltà; altri forse sapranno
indicare il cammino, dare degli utili
consigli e delle valide prospettive.
Una cosa è certa: più coppie saranno
impegnate a costruire la loro vita in
questo senso, e più avremo insieme
dei validi contributi per raggiungere
quell'intesa spirituale a cui ogni coppia interconfessionale aspira.
Giovanni e Claudia
« Il Signore è il mio Pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
Kvelina ed IBlena Vigliano partecipano la dipartita della madre
Clelia Banchetti ved. Vigliano
avvenuta a IBarì il gpomo 16 luglio ’84.
RINGRAZIAMENTO
All’età dà anni 73 è mancato improvvisamente
Ermanno Jahier
I familiari ringraziano tutti coloro
che hanno ipartecipato al loro lutto.
Un ringraziamento particolare al
Alldaud Sergio e al personale del Centro
Anziani di Mentoulles.
Pramollo, 29 lugRo 1984
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Liotta e Pascal riconoscenti per la parterapazioae al loro dolore per la perdita di
Corrado
rìngimiano commosse e sì augiurano
che molti giovani vogliano portare avanti l’impegno suo e del gruppo
residente, affinché Agape sia e rimanr
ga un centro dì t^1^monian2ia dell’amtwe di Cristo che non verrà mai
meno.
Milano, 27 luglio 1984.
Doménica al Bagnòou AVVISI ECONOMICI
ANGROGNA — Domenica 19 agosto
alle ore 15 culto al Bagnòou (se non
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Ambulanza :
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
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(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica :
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Torre PeHice: FARMACIA MUSTON,
i/\a Repubblica, 22 - TeL 91328.
DOMENICA 12 AGOSTO 1984
Biblana: FARMACIA GARELLA - Via
Pinerolo, 21 . Telef. 55733
Bobbio Pellico:, FARMACIA MEYNET - Vìa Maestra 44 - Tel. 92744
MERCOLEDÌ' 15 AGOSTO 1984
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CALETTO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
8
8 uomo e società
3 agosto 1984
UNA NUOVA TEORIA MILITARE SULLA GUERRA POSSIBILE
Cos’è r«Airìand Battle 2.000»?
Uno Studio americano su un sistema di difesa nucleare e convenzionale che richiede una profonda trasformazione del "mestiere di soldato” - L'uso delle droghe e della video-religione
« Task Forces » pronte a intervenire in Africa e nel Medio
Oriente, armamenti nucleari
sempre più precisi e ridotti nella loro potenza, fatti per colpire
e_ non soltanto per minacciare,
sistemi d'arma « convenzionali »
sempre più micidiali e sempre
meno « difensivi » fanno parte di
un quadro strategico ormai fatto proprio dai governi dei paesi
NATO. Il movimento per la pace americano lo ha efficacemente definito « deadly connection »
(intreccio mortale); i vertici militari lo hanno battezzato « AirLand Battle 2000 », vale a dire
« Guerra Terra-Aria del 2000 ».
Il termine « AirLand Battle »
viene utilizzato per la prima volta nel 1982 in un « Manuale da
campagna » dell’esercito americano. Tale manuale è in breve
definito « superato » dalla Military Review perché tratta della
« guerra nucleare e della guerra
convenzionale come entità separate, che richiederebbero approcci del tutto diversi ». La
nuova dottrina viene dunque riveduta e corretta dal TRADOC,
il Comando per l'Addestramento e la Dottrina dell’esercito USA,
e proiettata nel futuro, dal 1995
al 2015.
Il documento del TRADOC —
intitolato, per l’appunto, « AirI^nd Battle 2000 » — viene analizzato, insieme con un memoriale sottoscritto dal Gen. Edward Meyer (americRno) e dal
Ten. Gen. Meinhard Glanz (tedesco occidentale), in un articolo di prossima pubblicazione
su « Le Monde Diplomatique » a
cura di Konrad Ege e di Martha
Wenger, due ricercatori del MERI? (un ^ Istituto per la Ricerca
sul Medio Oriente con sede a
New York) che da alcuni mesi
collaborano col Centro di Documentazione e di Iniziative per
la Pace (CEDIP) di Catania. Entrambi i documenti presi in
esame forniscono una prospettiva assai preoccupante della situazione mondiale a cavallo del
secolo: « La competizione per
l’accaparramento delle risorse
minerarie ed energetiche diverrà probabilmente "la questione
ambientale più significativa’’. Secondo il documento Tradoc i
paesi non industrializzati cominceranno a rivendicare una più
ampia _ ripartizione del petrolio
e l’Unione Sovietica diventerà a
sua volta importatrice di petrolio e perciò sarà portata a intervenire militarmente "per assicurarsene o controllarne le risorse"...».
« Non meno che dal petrolio —
sostengono Meyer e Glanz — i
paesi membro della NATO sono
talmente dipendenti da un numero COSI grande di risorse minerali africane che l’alleanza deve finalmente stabilire una linea
d’azione contro eventuali minacce a questa parte del mondo... ».
Armamenti e
Terzo Mondo
« Un’altra minaccia è costituita
dalla crescente proliferazione di
sistemi d’arma avanzati tra le
nazioni del Terzo Mondo. Glanz
e Meyer scaricano la colpa di
tale proliferazione, che tende a
superare la soglia nucleare, interamente sulle spalle dell’Unione Sovietica. I paesi del Terzo
Mondo sfideranno gli interessi
della NATO anche in campo economico. Tali paesi, prevede il
Tradoc, diventeranno “progressivamente competitivi nelle tradizionali industrie manifatturiere sin qui dominate dagli USA
e dagli altri paesi sviluppati" ».
Interessi economici privati
creeranno probabilmente ancor
più problemi al governo americano. Bi prevede inoltre un’accresciuta « “diversificazione di
interessi", nei paesi industrializzati, che “tendono a frazionare
le esigenze nazionali e le relazioni internazionali"... Il calo del
tasso di natalità negli Stati Uniti e in Europa influenzerà a sua
volta la strategia militare. Le
classi di giovani in età di leva
si assottiglieranno, sia nei paesi
della NATO, sia in quelli del patto di Varsavia. Il potere militare
dovrà “competere con la comunità degli affari sul mercato della manodopera e delle competenze" ».
Tali previsioni — si chiedono
Ege e Wenger — costituiscono
un’accurata proiezione della situazione mondiale fra vent’anni,
o non sono state piuttosto scritte per giustificare una certa strategia militare? Pur interlocutoria, la risposta, dei due ricercatori fornisce una serie di dati e
di considerazioni che fanno pendere la bilancia a netto favore
della seconda ipotesi: « Sembra
discutibile che una “sovversione
di marca sovietica" nell’Africa
sub-sahariana possa minacciare
l’accesso degli USA ai minerali
che vi si trovano. Analogo clamore intorno alla “dipendenza dalle risorse" era sorto giusto prima del rovesciamento dei governi della minoranza bianca in An
gola, in Mozambico e nello Zimbabwe... Dopo la liberazione venne fuori che tutti e tre i paesi si
mostravano interessati ad aumentare il volume degli scambi
commerciali con l’Occidente...
Dunque all’ordine del giorno non
c’è una possibile esclusione degli USA da risorse strategiche.
C’è invece il desiderio degli USA
e dei paesi della NATO di sfruttare tali risorse a loro piacimento, mentre è probabile che governi rivoluzionari applichino
restrizioni allo sfruttamento delle multinazionali. Altrettanto discutibili sono le affermazioni su
un imminente bisogno di importazioni petrolifere da parte dell’URSS. La CIA e il Pentagono
sostengono questa teoria da quasi dieci anni, e sono poi periodicamente costretti a rinviare la
data della prevista dipendenza
petrolifera sovietica. Anche l’accusa del Tradoc secondo la quale l’URSS sarebbe responsabile
della proliferazione di moderni
sistemi d’arma nei paesi del Tèrzo Mondo è piuttosto criticabile.
Uno studio promosso nel maggio 1984 dal servizio ricerche del
Congresso... ha scoperto che gli
USA sono i maggiori esportatori
di armi ai paesi del Terzo Mondo (39% nel 1983, contro il 17%
dell’URSS) ».
La NATO e la
regione meridionale
E' sulla base di un’analisi in
buona parte falsata, dunque, che
« il centro degli interessi strategici della Nato si è spostato
verso la regione meridionale »
(J. Thompson, Capo di Stato Maggiore presso il Q.G. delle Forze
Alleate dell’Europa Meridiona
Gli scopi
La parte più raccapricciante
dei testi presi in esame da Konrad e da Martha riguarda tutta
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Non è una vendita è una stravendita. Beati i primi
via la filosofia in essi delineata,
una filosofia militare che richiama molto da vicino quel pericolosissimo « spirito bellico » già
individuato dallo storico protestante tedesco Gerhard Ritter
nella Germania del secolo scorso e che avrebbe portato, secondo Io studioso, alla 1“ guerra
mondiale.
« Lo scopo delle operazioni militari — dichiarano Meyer e
Glanz — non può semplicemente essere quello di evitare la sconfitta o di mantenere lo status
quo, ma deve essere la vittoria ».
In una guerra contro l’URSS le
forze degli USA e della Nato dovrebbero sforzarsi di raggiungere una conclusione rapida e favorevole... « Le battaglie iniziali
potrebbero ben essere tanto micidiali da lasciar intravvedere
subito un cedimento politico ».
Meyer e Glanz sono tuttavia
preoccupati che negoziati troppo
tempestivi possano impedire alla Nato di “vincere"... «Perciò
andrebbe a nostro vantaggio che
l’Occidente strappi al più presto
l’iniziativa dalle mani dei sovietici e intraprenda una controffensiva per raggiungere una posizione dominante sin dalle prime fasi del conflitto ».
le). Ciò nonostante, il sostegno
dei paesi alleati alle nuove tendenze sembra pieno e convinto.
« Nel maggio del 1981... i ministri per la difesa della NATO
hanno approvato una dichiarazione, con la quale riconoscono
che “situazioni al di fuori dei
confini della Nato possono avere serie conseguenze per la sicurezza dell’Europa Occidentale".
Il Segretario USA alla difesa,
Caspar Weinberger, ha sostenuto che le nazioni membro si sono rese conto della necessità “di
prepararsi a partecipare pienamente a entrambi i tipi di conflitto e a considerare anche lo
spiegamento di forze fuori della
regione". Inghilterra, Francia e
Italia “hanno contribuito direttamente alla stabilità nell’Asia
sud-occidentale, attraverso progetti congiunti e il dispiegamento di forze nella regione"; otto
paesi della Nato hanno contribuito alle esercitazioni annuali
della Rapid Deployment Force
(Forza di Rapido Impiego, n.d.r.)
degli USA nel Medio Oriente nel
1980, 1981 e 1982; la Nato sta lavorando a piani contingenti, all’interno dei quali altri paesi dovrebbero rilevare i compiti delle
truppe USA eventualmente trasferite in Medio Oriente... Il governo del Presidente socialista
François Mitterrand sta costituendo una “Rapid Action Force" forte di 47.000 uomini, il cui
ruolo richiama molto da vicino
anello della Rapid Deployment
Force Americana... ».
Gli addetti alle pubbliche relazioni della Nato sottolineano
che questo “strappare l’iniziativa” dev’essere compiuto con sistemi d'arma convenzionali sofisticati, ancora da sviluppare
sotto il concetto di "Airland Battle 2000”. Tale formula da ”public relations" — cioè: dateci sistemi d’arma convenzionali migliori e il pericolo di una guerra
nucleare diminuirà — ha raccolto il sostegno di numerosi politici americani contrari al riarmo
nucleare di Reagan. Comunque,
questi politici ignorano lo sforzo esercitato con la “Airland Battle 2000” per integrare pienamente sistemi d’arma convenzionali e nucleari: secondo un allegato al documento Tradoc, «il
campo di battaglia del 1995 e oltre è un’area in cui i combattenti hanno impiegato, stanno
impiegando o hanno la possibilità di impiegare armi nucleari,
biologiche, chimiche, elettroniche... così come armi convenzionali ».
Il
’’nuovo” soldato
« "Airland Battle 2000" ha bisogno pure di un “nuovo soldato"... vestito di una tuta protettiva simile a quella degli astronauti... imbottito di droghe per
sopportare la fatica e per "ritardare le funzioni biologiche”... negli intervalli tra uno scontro e,
l’altro, i soldati potranno sintonizzarsi su un messaggio videoregistrato prodotto da un cappellano militare o praticare giochi rilassanti... schiume e disintegratori verrebbero utilizzati per
"rapidi funerali”.
Le capacità dei moderni sistemi d’arma... ridurranno drammaticamente l’ammontare del
tempo in cui la decisione di usare o no la forza dovrà essere
presa... Il consiglio del Tradoc
per risolvere questo problema è
semplice: “Nel caso che venga
rneno un rapido consenso, l’esercito dovrà indipendentemente
programmare il corso e la direzione dell’azione che esso ritiene
venga indicata dalle principali
componenti della strategia nazionale". In altre parole, se il governo non arriverà ad esprimere
la propria opinione, i militari
dovranno semplicemente prendere l’iniziativa, senz.a aspettare
il governo ».
Che questa sia sempre stata
l’aspirazione di tutti i vertici militari della storia è ben noto. Il
fatto nuovo è che oggi, per la
prima volta in termini così chiari, essa stia per essere nei fatti
accettata come una fatalità dai
vertici politici, dopo essere stata accolta in teoria. Il rapporto
di forza fra i militari e il potere
politico sta rapidamente mutando a vantaggio dei primi: occorre fermare questo processo, e in
fretta.
Bruno Gabrielli
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