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'Il
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ECO
DELLE mLLT VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
ORBE PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCVI N. 46
Una copia Lire 40
ABBONAMENTI
/ Eco; L. 2.500 per l’interno
l L. 3.500 per l’estero
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TORRE PELLICE — 25 novembre 1966
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
HO I/ISTO A FIREMZE
Il pastore Alberto Ribet, recando il segno della solidarietà pisana e livornese, visita la comunità evangelica del capoluogo toscano _____________ Rispo
sta ge.ierosa della città in stato di emergenza — L'inverno alle porte
sarà assai duro per molti, perciò bisogna che duri, al di là della pronta
fiammata di questi giorni, la solidarietà.
Non della Firenze artistica o storica che le comitive straniere vengono
ad ammirare ogni estate, parliamo
della Firenze di oggi, di quella città la
cui visione impressionante ha commosso gli spettatori della televisione e
i lettori dei giornali di tutto il mondo. Parliamo di Firenze, non quale è
apparsa ai Fiorentini al mattino del
5 novembre, ma come può averla vista un Pastore Valdese che vi sì reca
esattamente una settimana dopo che
TArno infuriato ha rotto i suoi argini.
La prima cosa che colpisce chi entra in Firenze da Via Ponte alle Mosse, è la registrazione del livello raggiunto dalle acque in piena: a due,
tre ed anche quattro metri dal suolo,
sulle pareti delle case, una larga striscia gialliccia ricorda fin dove è giunta la piena e dove si è depositata la
nafta che, sfuggita dalle cisterne, fermava un viscido strato oleoso sulla
superficie delle acque. Lungo la strada la gente lavora per ripulire le case
dalla fanghiglia oleosa che ha sporcato tutto quello che la violenza delTacque non ha spezzato e asportato:
che ha ricoperto di un alto strato di
melma viscida il pavimento.
Aiutandosi con pale, con assi usate
come spatole, con secchi, lavorando silenziosamente, gli abitanti delle case
a pian terreno, i negozianti e gli artigiani, continuano la loro lotta contro
il fango rivedendo continuamente il
penoso inventario di quello che hanno
perchè la nafta perduta era quella destinata al riscaldamento di questi primi mesi invernali, soprattutto perchè
gli impianti di riscaldamento posti
di artigiano, vari altri sono stati va
riamente sinistrati. Naturalmente le
altre famiglie evarlgeliche della città
hanno avuto danni in proporzione. Se
la Chiesa nostra di Via Micheli si è
salvata, fortemente danneggiate sono
le Chiese di Via dèi Benci, di Borgo
Ognissanti, la Chièsa Svizzera; se il
Gould e l’Asilo Italia non hanno sub'to danni, il Peiretti ha avuto il
pian terreno e, naturalmente, il sottosuolo allagati: i giovani della Chiesa hanno aiutato t le «ferrettine» a
L’interno della sala valdese in Via
Manzoni^ dopo la prima scrostatura. In
basso: una spanna di
fango bituminoso nel
cortile della casa metodista di Via dei
Benci.
nei sottosuoli sono stati seriamente
danneggiati dalTaoqua melmosa.
La circolazione automobilistica che
per necessità di cose si concentra su
certe direttrici, nelle strade non bloccate al traffico civile, è naturalmente
intensa, ma la continua visione di
macchine posteggiate ai lati delle
strade e ancora coperte di fango ci
dice la perdita subita dal parco automobilistico della città: ma più di tut
Uupo Tarticolo del past. L. Santini, pubblichiamo una corrispondenza del pastore
A. Ribet, recatosi a Firenze per portare i primi soccorsi da Pisa e Livorno. Intanto
continuano a raccogliersi le offerte in denaro e in natura, in parte già convogliate a
Firenze o a Venezia, in parte in attesa di più precisa destinazione. Dal Veneto sono
intanto giunte notizie: il past. R. Bertalot ha comunicato che «la Chiesa è stata allagata da 70 cm. d'acqua; le panche galleggiavano scollate, il tavolo della S. Cena si è
sparlato, Bibbie e innari sono andati persi; il pulpito ha subito danni alla base »; il
custode e una i'ainiglia della chiesa hanno perso ogni cosa, varie altre famiglie hanno
subito danni; a Chioggia la nuova chiesetta ha subito un pesante battesimo deU’Adriatico: non si hanno ancora notizie dettagliate dall’alto Veneto, dove tuttavia non pare
che 1;' famiglie della nostra diaspora siano state gravemente colpite.
il \ iccmoclcratorc A. Deodato, nella circolare da cui abbiamo desunto queste notizie. invila ad agire su due linee, sia con azione diretta, sia convogliando le offerte,
limi no quelle in denaro, tramite le Commissioni distrettuali, la Tavola e il Consiglio
Federale: quest'ultimo sta preparando un rilevamento preciso dei danni: 1) sinistrati
per perdila della casa; 2) sinistrati per perdita del negozio; 3) sinistrati per perdita
dei lavoro; 4) restauri necessari alle chiese e ai locali di culto. Questo è infatti proprio
uno dei casi in cui s'impone una solidarietà evangelica interdenominazionale ; sarem
ino ad esempio lieti di avere notizie dei battisti del grossetano, e ricordiamo l’opera
del Centro evangelico di .solidarietà fiorentino (ccp. 5/20840, intestato a C.E.S., presso
Leopoldo Sansone, Via dei Serragli 49, Firenze). Si tratta in primo luogo di aiutare
le no.slrc comunità, e si tratta anche di metterle in grado di offrire al « prossimo «
Iella città o della zona in cui vivono una mano fraterna. In tal senso, siamo lieti che,
ad esempio, in alcune comunità delle Valli la popolazione valdese accanto alla raccolta « confes.slonale » abbia partecipato con impegno à quella comunale, cosi come
cerili vi sono degli evangelici fra coloro che hanno offerto in un modo o nell’altro,
tramile i molti canali offerti alla solidarietà italiana.
(foto Renato Ribet)
rimettere in sesto il pian terreno, per
il, sottosuolo si aspettano le pompe
necessarie per togliere l’acqua che ancora lo riempie.
Accompagno il Pastore Santini in
una zona della città fra le più danneggiate, verso via Aretina. Siamo su
una « 500 » che ima famiglia della
Chiesa ha messo a temporanea disposizione dei Pastore: la macchina di
questi, proprio quando era riuscita a
mettersi in salvo e slìpita vioientemento tamponata da un autista, dimentico delle regole dei codice stradale,
preoccupato solo del disperato tentativo di mettere in salvo la « sua »
macchina. È. alla guida la figlia del
Pastore, e nel vano non occupato da
noi si ammassano pacchi di vestiario
e viveri che si devono portare ai sinistrati.
Mi rimane impressa la visione del
ccllega che, coi suoi slivaloni di gomma, immerso fino alle caviglie nel
fango, conversa attraverso alla finestra del pian terreno con una famiglia intenta a spazzare fango dalla
casa, la visione dello sguardo riconoscente di un membro di Chiesa a cui
viene consegnata la chiave di un appartamento vuoto che è stato ricuperato e messo a disposizione di famiglie sinistrate; ci fermiamo davanti ad una casa dal solo pian terreno
e primo plano ; le due sorelle di Chiesa
che quivi abitavano sono state salvate
dal tetto. Ora im gruppo di giovani,
fra cui alcuni guldini, lavorano a ripulire la casa. Uno di quei giovani
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
TEMPO DI AVVENTO
“...finché Cristo non sia formato in
VOI
(Calati 4: 19)
L’apostolo Paolo è fortemente angosciato perchè i Calati i quali
avevano conosciuto la libertà dell’Evangelo si erano lasciati influenzare da fanatici giudaizzanti che li avevano persuasi a ritornare alla
osservanza di precetti e di riti, senza di che non avrebbero potuto
aver parte alla salvezza. L’apostolo sente che è tutto da ricominciare
e con espressione ardita dice che egli è « di nuovo in travaglio e in
doglie finché Cristo sia formato in loro ». L’apostolo si sente cioè fortemente impegnato in un lavoro di chiarificazione teologica affinchè
i Calati non ripongano il fondamento della loro salvezza nelle loro
opere religiose, ma unicamente nell’opera di Cristo e della Sua grazia. Egli non avrà pace finché i Calati giungano a poter dire come
lui: « Non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e la vita
che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figliai di Dio ».
Ma che cosa può voler dire che Cristo sia formato in noi? Per
quale procedimento questo potrà mai verificarsi? Dobbiamo evidentemente scartare il pensiero che questo possa avvenire per uno sforzo nostro progressivo di evoluzione morale e spirituale che ci avvicini
al Cristo, altrimenti ricadremmo anche noi proprio in quelle opere
della carne di cui l’apostolo rimprovera i Calati. L’Evangelo non ci
parla di una evoluzione morale e spirituale verso Cristo, quasi che
noi potessimo partire da una base buona per progredire ulteriormente. L’Evangelo ci dice al contrario che è proprio la nostra base umana che non è buona : « Non si mette un pezzo di stoffa nuova come
toppa su un vestito vecchio... e nemmeno si mette del vino nuovo in
otri vecchi ». Cristo non può formarsi nel nostro vecchio uomo. Bisogna prima che l’uomo vecchio muoia. « Bisogna che nasciate di
nuovo » aveva detto Cesù a Nicodemo. Alla base di tutto c’è quindi
una rottura, una crisi, un taglio netto. Tutta la nostra vita cultuale,
religiosa, il predicare che noi facciamo dell’Evangelo, tutto il nostro
ascoltare la Parola di Dio, hanno questo scopo primo, contengono
questa speranza che a un dato momento la crisi si manifesti, la rottura avvenga, l’uomo si ravveda e si converta, il taglio netto col suo
passato^ icol-suo modo di vedere, di pensare,-di agire'-si vèrifichi" e
Cristo veramente cominci a vivere in noi.
A partire da questo punto soltanto si può parlare di evoluzione,
di progresso spirituale. Perchè se Cristo ha cominciato a formarsi in
noi, deve formarsi in noi completamente. L’Evangelo tuttavia non
parla di evoluzione o di progresso, ma adopera un altro termine, adopera la parola « santificazione ». Si riferisce cioè a quell’opera che
non noi, ma lo Spirito del Signore compie in noi con pazienza, giorno dopo giorno, per condurci aU’ubbidienza alla Parola del Signore,
con gioia, con riconoscepza, per condurci a vivere nella consacrazione totale di noi stessi e nel servizio reso con amore verso tutti, per
condurci a cercare prima di ogni cosa e al di sopra di ogni cosa il
regno di Dio e la sua giustizia, per aiutarci a vivere, in una parola,
secondo lo Spirito del Signor nostro Gesù Cristo. Infatti a questo siamo stati predestinati ed a questo siamo chiamati mediante l’Evangelo,
ad « essere conformi all’immagine del Suo Figliolo ». E dobbiamo
sentirci sostenuti da questa certezza che : « Colui che. ha cominciato
in noi un’opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di
Cristo-» (Filipp. 1: 6).
Così viviamo questo tempo di avvento con riconoscenza, ma anche con un vivo senso di aspettativa, perchè può avvenire che Colui
che è venuto a vivere fra gli uomini, venga ora a mostrare la potenza
della Sua vita in noi. A. Deodato
perduto e di quello che forse può ancora essere ricuperato.
E questa è la visione che colpisce in
quasi tutta la città, per chilometri e
chilometri, nelle strade del centro eà
in quelle della periferia lasciandoci
sgomenti al pensiero ohe l’Arno, che
siamo abituati a veder scorrere sonnacchioso, sotto gli archi di Ponte
Vecchio, abbia potuto riempire la città
di tanta acqua e di tanto fango; pensiamo che quest’inverno sarà un inverno duro per i fiorentini, non solo
to impressiona il vedere macchine
schiacciate, ridotte a massa informe
di rottami dalla furia delle acque.
Sembra che l’Arno infuriato abbia
voluto dire, e non solo ai fiorentini,
« Ecco, uomini, quali fragili gingilli
sono le vostre macchine, quei ritrovati
della tecnica di cui siete tanto fieri ».
Giunti in Piazza Beccarla, gran parte ancora ricoperta di fango, troviamo
Via Manzoni chiusa al traffico ; poiché
portiamo soccorsi agli alluvionati ci
lasciano, dopo un po’ di discussione,
arrivare fino alla Chiesa Valdese.
Una visione penosa ci attende : non
sono biù i locali accoglienti di tanti
culti e convegni, ma squallidi depositi
di viscido fango; la macchia gialliccia della nafta segna su tutta la parete una linea uniforme a più di tre
metri dal suolo. In una delle sale dell’attività ammucchiati su di un tavolo,
av-volti nel loro fango cumuli di registri ; sono i registri del Cimitero Evangelico, sono libri dell’archivio di Chiesa che l’improvvisa piena ha impedito di portare altrove !
Il mucchio di fango accumulato davanti alle porte del salone nel giardino ci dicono che già si è cercato- di
ripulire il pian terreno .della casa, ma
poi il lavoro è stato sospeso e i giovani
volonterosi che si erano prodigati in
questo compito sono stati dirottati
verso altri centri di lavoro: oggi la
cosa più urgente è di ripulire le case
di abitazione. Le statistiche, che non
sono ancora definitive, e che il Pastore Santini mi dà sono impress'onanti: circa una quarantina sono le
famiglie sinistrate, di queste, una ventina, che abitano al pian terreno, hanno perso tutto, una decina hanno
perso il loro negozio o la loro bottega
iiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiNiiitiiiiiiiinimiiimiiiiimiiiiiimiiiiiiiiiniiiiiiiiiMiiiiiiiiiHiiiiiimiimimtiimiMiiiimiimiiiiimii'iiiiiiiiiimimiiimiiiiiiiiiiiit..
Se questo è un uomo
La visione terribile del destino di un mondo ribelle, senza Dio - Di fronte
al tremendolmistero dei silenzi, delle assenze di Dio, il miracolo della fede
Sabato sera, diciannove novembre,
ha avuto luogo a Torino la « prima »
teatrale del lavoro di Primo Levi. Del
valore letterario del libro, nonché del
suo carattere di pregnante testimonianza sulla esperienza dei «Lager»
tedeschi, cos, come può averla vissuta
un ebreo italiano, qui non diremo. Nè
ci interessa in questa sede una discussione sulla validità .teatrale dell’opera.
Ma poiché la serata iniziale, e certo
cosà ancora le repliche che seguiranno, ha avuto essenzialmente un carattere di « commemorazione », di fronte ad un pubblico partecipe e commosso, mi sento in dovere di proporre
ai nostri lettori alcune riflessioni, così
come sgorgano spontaneamente di
fronte alla rievocazione dei campi di
lavoro e di sterminio nazisti.
Nei « lager » tedeschi, come l’autore
ricorda, è stata compiuta la più spietata, la più radicale, la più abominevole distruzione dell’uomo. E, prima
ancora della eliminazione fisica delle
camere a gas da liberazione «attraverso il camino », come ricorda sarcasticamente uno dei deportati, ormai
abbrutito e ridotto allo stato di larva
umana) i nazisti procedettero ad una
sistematica, progressiva disintegrazione dell’uomo, spogliandolo di ogni attributo atto a distinguerlo dalla bestia
o dal bruto. Gradatamente, cerne il
Levi dimostra, cessano i moti di ribellione, i vari perchè (« warum») che
costellano le prime pagine del libm e
della riduzione teatrale. Cessano i sogni angosciosi delle netti, che rievocano le persone più care ed amate,
cessa ogni senso sociale, od umano,
cessa ogni desiderio. La confusione
delle razze e dei linguaggi contribuisce a rendere ancora più grave l’isolamento di ciascuno. La stanchezza, la
crudeltà dei capi, la fame invincibile
riducono i deportati ad un puro livello di vita vegetativa. 11 desiderio
illogico, insensato di sopravvivere
spinge ognuno a chiudersi in se stesso,
teso unicamente a procacciarsi qualche misero, effimero vantaggio, come
può essere una crosta di pane, un coltello (prima lungamente contrattato,
e poi ceduto dal fortunato possessore
quando si vede condannato inesorabilmente, perchè malato, alla camera
a gas). Vi sono brevi parentesi, spraz
zi di luce, come quando il sole illumimina per brevi istanti il volto emacia
to dei prigionieri, come quando un
ignoto muratore piemontese tende
una mano fraterna di aiuto, come
quando, in una breve, fugace parentesi di riposo, il protagonista può rievocare ad un amico di sventura alcuni
versi di Dante, cosi come a stento e
lacunosamente riesce a ricordarli.
Come risuonano limpide, vere, in
quell’ambiente di desolazione totale,
le antiche parole di Dante « fatti non
foste a viver come bruti...», coperte
però dalla angosciosa e amara considerazione « ...e la prora ire in giù,
come altrui piacque»! Ma Tabbrutimento procede, tra morti, eliminazioni continue; procede col passare
del tempo. La rievocazione delle terribili « selezioni » tra i deportati, per
destinare i più malandati alle camere
a gas, è tra le più dure e spietatamente angosciose. Ad un semplice cenno
del comandante, i deportati, allineati
nudi nel gelo e nella neve, vanno a
destra o a sinistra. Subito si ha la
sensazione che a sinistra siano i condannati; lo dimostrano le loro faccie
più scarne, i loro corpi più scheletri
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
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pag. 2
j-.v '-'Iì:
N. 46 — 25 novembre 1966
f
QUEST'ITALIA
Una situazione finatmenle risolta
La dispensa dall’istruzione religiosa cattolica nelle scuole magistrali
Un dieci per cento di carità
In altra parte del giornale viene
pubblicato il testo delle istruzioni diramate dal Ministro della pubblica
istruzione in data 12 novembre in tema di insegnamento ed esami di religione nelle scuole magistrali.
I lettori che ci hanno seguito dapprima attraverso la rassegna pubblicata nel numero del 4 giugno 1965
sulla casistica relativa alla mancanza
di libertà religiosa ed agli espedienti
a cui si doveva ricorrere per assicurare in dette scuole la libertà di coscienza delle allieve evangeliche ; e
di poi nei richiami fatti su taluni
aspetti concreti del tema nei numeri
del 15 luglio e 14 ottobre di quest'anno,
avranno un momento di sollievo e di
soddisfazione. E dai, e dai, e dai !, dopo
sei anni circa di insistenze e di tentativi sempre rinnovati perchè sempre
resisi improducenti a qualsiasi livello
venissero condotti, ecco che finalmente a seguito degli ultimi esposti della
scorsa estate e degli interventi in sede
di Ministero operati quest’autunno, la
situazione è stata risolta.
II Ministero, questa volta con sùbita
comprensione, ha accolto le nostre richieste ; e le ha accolte anche per quel
che concerne la motivazione del provvedimento, salvo in un punto di importanza meramente formale. Nella
nuova interpretazione (questa volta
costituzionalmente corretta) data al
decreto 11-8-1933 n. 1286,che regge questo tipo di scuola deve si preparano
le maestre per le scuole materne, è
stato fatto riferimento alle norme che
stabiliscono in modo generale la di
spensa daU’istruzione religiosa cattolica nelle scuole, ma non anche alla
l6gg6 5-6-1&30 n. 824 0in3-n3,>,ai a. suo
tempo in esecuzione del Concordato
per la materia scolastica, la quale prevede appunto che per l’istruziorie religiosa cattolica non si diano voti sulla
pagella, non si sostengano esanù, si
dispensino dalla frequenza tutti coloro che lo desiderino. Sarebbe stato
forse eccessivo attendersi che il Ministero, e per esso un Ministro democristiano, riconoscesse apertis verbis che
da 33 anni le norme stesse esecutive
del Concordato non avevano trova,ta
applicazione veruna in questo specifico settore deiristruziooe media.
Comunque il risultato è positivo;
tant’è che si è ora riconosciuta anche
in questo tipo di scuole la dispensa
dall’istruzione religiosa cattolica a
chiunque la richieda s.a nelle 8 scuo:e
statali come nelle settanta e più scuole convenzionate, siano esse gestite da
istituti religiosi che da enti privati od
amministrazioni pubbliche ; che la dispensa comporta ovviamente 1 esonero
non solo dalla frequenza delle lezioni
lezioni di religione, ma anche a maggior ragione dalle pratiche devozionali cattoliche che eventualmente ye
nissero svolte in dette scuole; rd infine esonera parimenti dagli esami di
religione sia per l’ammissione a dette
scuole che per quelle interne ad ogni
singola scuola.
La dispensa dall’esame di licenza
comporta la correlativa nota sul diploma. Tale sistema, già in uso in via
di fatto in taluni casi, deve e^ere valutato ai soli fini del successivo inse
gnamento. In tali casi, avverte esattamente il Ministero, si provvede in
base alle norme apposte che prevedono appunto la dispensa anche dall’insegnamento religioso cattolico per
quegli insegnanti che non accettino di
impartirlo. x- - „i
Diamo pertanto atto volentieri al
Ministero di aver finalmente risolta la
questione in via provvisoria ed m attesa che nel corso del prossimo anrio o
venga approvata la legge di riordino
generale dell’istruzione secondaria (ed
allora anche l’ordinamento di queste
scuole magistrali verrà del tutto riveduto), o in difetto venga emanato un
n • n »
.... iiiiiiiiiMiimiim'inniiiiiiimumiiiimiiMiiitiiimitMMiiimmiitiiiii'i'iiiiimiimiiMiiiMiiiiiii ninnili i
Prolozìone alla Scuola
Teologica Battista
Rivoli, 3 novembre.
Si è ufficialmente aperto, stasera, presso
l’Istituto Filadel6a di Via Colla, l’anno accademico della Scuola Teologica Battista.
Una grossa riunione di comitato dell Unione
battista e la presenza di un gruppo di responsabili battisti americani, ha reso particolarmente folto il pubblico intervenuto alla manifestazione. Il preside della Scuola,
prof. Craighead, dopo una breve introduzione liturgica del past- C. Inguanti, ha dato
la parola al past. Manfredi Ronchi, presidente dell’Unione battista, il quale ha presentato un’ampia e circostanziata conferenza
su « L’obiezione di coscienza in relazione
alla rivelazione biblica e alla legislazione italiana », seguita con vivo interesse dal pubblico, fra cui si notavano, oltre agli ospiti
menzionati, due giovani docenti cattolici
presso il seminario di Rivoli, e vari fratelli
di altre comunità, valdesi e « fratelli », da
Rivoli e da Torino. A conclusione il preside
ha presentato agli intervenuti la staff dell’Istituto e il gruppo degli studenti: per gli
uni e per gli altri l’assemblea si è raccolta
in preghiera. E anche qui si rinnova alla
comunità di questo centro di formazione
teologica il più fraterno augurio.
( Ritardata )
apposito decreto presidenziale che
correda il precedente decreto del 1933
conformemente a quanto in via transitoria è ora previsto dalle istruzioni
citate. Su tali termini le dichiarazioni
fatte dai responsabili del Ministero
sono state esplicite ed inequivocabili.
SulTesito finale di questa questione,
per la quale il Consiglio federale delle
Chièse ha tenuto duro per tanti anni,
non avevamo mai dubitato, pur rendendoci conto delle difficoltà da superare e della lentezza delle cose. Ora
desideriamo ringraziare quanti hanno
voluto in diversi modi adoperarsi nel
tempo a sostegno dell’azione promossa dal Consiglio federale delle Chiese ;
e cioè gli onorevoli Valitutti e Codignola, il Sottosegretario all’istruzione
sen. Caleffi, il direttore generale prof.
Accardo il quale si è da ultimo adoperato per le istruzioni ora emanate,
ed in particolare il vice presidente del
Consiglio on.le Nenni che' con il suo
personale intervento presso chi di dovere ha indubbiamente dato quel tocco finale in appoggio alle richieste da
tempo avanzate ed avviato a soluzione ,1’annosa questione per Taffermazione del buon diritto e della ragione.
Ma a parte questo doveroso riconoscimento a quanti, investiti di pubbliche funzioni han reso il servizio per
cui hanno ricevuto mandato da tutti
i cittadini, il nostro pensiero e la no
stra particolare riconoscenza va a
tutti coloro che in questi anni hanno
sofferto l’applicazione ingiusta di un
decreto sbagliato ; ed a quanti genitori
ed alunne hanno reso apertamente,
senza riserve od infingimenti, la loro
testimonianza evangelica in dette
scuole subendo quelle condizioni di
disagio di cui hanno poi voluto fornire una completa documentazione in
base alla quale il Consiglio federale
fu in grado di comprovare fatti e situazioni e sostenere così la inoppugnabilità delle proprie ragioni.
Le allieve che a partire da quest’anno si preparano in dette scuole per diventare maestre del grado preparatorio, non dovranno quindi più subire i
disagi, le traversie e le rinuncie a cui
dovettero nel tempo sottostare Elsa
Bouchard, Ada Bessone, Sonia Carile,
Lilia Comba, Cristina Sereno, Elisa
Marotta, Enza La Monica e quelle
altre allieve, che in parte conosciamo,
ma che a differenza delle sunnominate, non inviarono la documentazione
relativa ai loro casi e di cui q^jindi
non si potè tener conto.
Si rallegrino perciò tutte insieme a
noi ringraziando il Signore noichè le
traversie cui andarono incontro ed il
loro specifico apporto alla causa della
giustizia, non è stato vano.
Giorgio Pevrot
LE NUOVE ISTRUZIONI MINISTERIALI PER LA DISPENSA DALL'ISTRUZIONE
RELIGIOSA CATTOLICA NELLE SCUOLE MAGISTRALI.
Con Circolare n. 6295 del 12 novembre
1966 il Ministro della Pubblica istruzione,
On. Luigi Cui, ha emanate le seguenti istruzioni circa l’insegnamento e gli esami di religione nelle Scuole Magistrali :
« E’ stato rilevato che, a differenza di
tutte le altre scole sia elementari sia secondarie, nelle scuole magistrali pubbliche le
alunne che lo chiedono non sono dispensate
daU’obbligo di frequentare l’insegnamento
religioso .Pur dovendosi osservare che la religione è elencata fra le materie di insegnamento ed è compresa nei programmi d’esame. che sono indicati nelTallegato C. del
R.D. 11 agosto 1933, n. 1286, si deve al
riguardo considerare che la legge 24 giugno
1929, n. 1159 e il R.D. 28 febbraio 1930,
n. 289, che regolano in via generale il trattamento per i culti ammessi nello Stato,
sanciscono per tutte le scuole pubbliche il
diritto alla dispensa dall’obbligo di frequen
.....................................
tare l’insegnamento religioso per gli alunni
per i quali ne sia fatta richiesta.
Per tali considerazioni ed in relazione ai
principi della Costituzione sulla libertà religiosa, si dispone che la norma ora richiamata concernente la dispensa degli alunni
dal frequentare 1 insegnamento religioso abbia applicazione anche nelle scuole magistrali sia statali sia convenzionate; nel diploma
rilasciato ad alunne che abbiano fruito della
dispensa e non abbiano quindi sostenuto lo
esame di religione si deve annotare ; ’esonerate dall’esame di religione perchè di culto....”.
Non occorre dire che qualora un’insegnante munita del diploma con la limitazione
indicata sia assunta in una scuola pubblica
del grado preparatorio (o scuola materna)
all’istruzione religiosa si provvede a sensi
degli artt. 27 del Testo unico delle leggi
sull’istruzione elementare e 109 del relativo
Regolamento ».
La tragedia della recente alluvione
comincia solo adesso, al momento in
cui si tirano le somme, a rivelare tutti
i suoi tremendi effetti. Anche questa
volta gli italiani hanno risposto all’appello della disperazione e si sono prodigati con quel sentimento di solidarietà che, fra tanti cronici e « pesanti »
difetti, è una nostra spiccata, caratteristica qualità positiva.
Il pontefice romano non è stato da
meno degli altri capi di potenze straniere: tra gli aiuti inviati dalle casseforti vaticane uno ce riè stato di tipo
tutto nuovo; il papa ha dato permesso
ai parroci delle zone devastate di alienare, ove sia necessario, i doni votivi
offerti dalla supertizione dei fedeli alle immagini miracolose degli altari.
Cuori d’oro, d’argento, di varie dimensioni a seconda della grazia ricevuta e
delle borse dei beneficati; collane, medaglie, anelli, bracciali, nonché gambe,
braccia, mani, piedi, tonsille, reni, polmoni, bacini in miniatura a seconda
dell’organo miracolosamente guarito,
saranno dunque venduti, trasformati
in denaro che servirà ad alleviare i
gravissimi disagi delle popolazioni disastrate. Almeno così dovrebbe essere.
Ottima e generosa idea. Giunge con
alcuni secoli di ritardo, ma ciò che è
rimandato non è perduto.
Alluvioni, guerre, catastrofi, morti,
frane, carestie, valanghe si sono .susseguiti a migliaia da quando gli altari
delle chiese collezionano cuori et sitnilia d’oro e d’argento, ma nessuno
aveva mai deciso di staccare quei tesori dal muro e sacrificarli alla miseria delle moltitudini. È stato un passo notevole. Un primo granello è scivolato dall’immenso forziere del cielo
apostolico romano per calare in mezzo ai poveri e ai perseguitati dalla
sventura.
Questo ci fa vagheggiare una speranza « impossibile ». Il governo italiano ha deciso di applicare un aumento del dieci per cento sulle tasse, già
notevoli, che ogni cittadino italiano
paga (evasori compresi, sia pure
ir misura .straordinariamente ridotta).
Un dieci per cento che per tutto il
1967 peserà in maggiore o minor misura su tutti i nostri redditi. Ora la nostra speranza « impossibile » è quest?:
Anche questa è Chiesa valdese!
Le difficoltà e resempio della comunità di El Sombrerito, ai margini del Gran Chaco
Colonia «El Sombrerito» è la chiesa valdese più a nord nel distretto rioplatense. Si trova ai margini meridionali del Gran Chaco, zona di estese
foreste, paludi e pianure che copre
parte della Bolivia, del Paraguay e
dell’Argentina. I coloni valdesi che vi
si sono stabiliti vivono della coltivazione della canna da zucchero, del cotone e di qualche altra pianta subtropicale. Ma prevale la canna da zucchero, e la quotazione annua sul mercato di questo prodotto determina in
larga misura il relativo benessere della popolazione.
I valdesi originari ed i discendenti
di altri immigrati europei, ohe hanno
colonizzato quella zona e hanno formato la comunità valdese, sono un
gruppo piccolo ohe poche volte durante la sua esistenza ha avuto un pastore residente. Di solito il gruppo
viene curato dai cosiddetti pastori itineranti, spesso studenti di teologia o
laici che durante l’estate percorrono
il nord argentino visitando i valdesi
dispersi. Talvolta viene in aiuto qualche pastore di un’altra chiesa evangelica non troppo distante compiendo
gli atti di culto più necessari. Per il
rimanente i coloni sono lasciati a se
stessi. Sono quindi nate tra di loro
vocazioni «laiche», anzitutto di monitor: e di monitrici, che organizzano,
oltre alla scuola domenicale, una certa
vita ecclesiastica e comunitaria. Quan
do chi scrive queste righe, visitò la
colonia nel 1955, esisteva anche un
tempio che era una baracca, e .a casa
pastorale accanto era una capanna
nello stile delle abitazioni dei conta
dini poveri della zona.
Già undici anni or sono era vivo il
desiderio della comunità di costruire
un nuovo tempio. Varie circostanze
hanno infinito da allora favorevol
mente oppure in senso negativo sullo
sviluppo di questo progetto ; l’allacciamento di questa « chiesa in formazio
ne », che era diventata El Sombrerito,
alla chiesa valdese di Colonia Beigrano, 300 km più al sud, ed il conseguente interessamento del pastore
colà residente, Ricardo Ribeiro; l’idea
di uno dei dirigenti di El Sombrerito
di costruire la propria chiesa mediante campi di lavoro. Gli elementi ritardatari furono l’improvvisa morte di
questo dirigente, il grave incidente
automobilistico del pastore Ribeiro
e le difficoltà di vendere la canna da
zucchero negli ultimi anni a cauìa
della crisi economica che attraversa
l’Argentina.
Non ostante queste avversità, nel
1963 fu organizzato un primo rampo
di lavoro nel quale vennero pro detti
50.000 mattoni. Questi potevano bastare per tutto l’edificio da erigere,
ma i fondi per l’acquisto del cemento,
del ferro e della lamiera ondulata per
il tetto erano ormai insufficienti. Co
munque per il gennaio del 1966 era
previsto un altro campo di lavoro sotto il motto: «Questa è un’cprra di
fede». Non mancavano gli entusi?sti
che s’impegnarono a prestare il loro
lavoro; ed arrivarono anche i mezzi
necessari per l’acquisto del mat r’a’e
e per il funzicnamento della cucina
in forma di doni da varie chiese vaidesi dell’Argentina e dell’Uruguay,
tra essi anche una vacca per la mensa
dei lavoratori! Gli abitanti di E' Sombrerito, la cui canna da zucchero era
stata pagata Tanno scorso in natura,
cioè sotto forma di sacchi di zucchero,
che le fabbriche non avevano potuto
vendere, riuscirono a cedere una parte di essi ad un magazzino in una
città vicina, per devolverne il profitto
al loro futuro tempio.
Adesso si poneva il problema di come procurarsi la sabbia. indispensabile per la costruzione. Un primo banco sfruttato sulla riva del grande Rio
Paraná rimase presto inondato dalla
crescita del fiume. Allora si dovette
cercare un altro deposito nel vicino
Rio de los Amores, ma per arrivarci
bisognava attraversarlo e trasportare
la sabbia in canoa.
Cos;, è cominciato il campeggio il
6 gennaio, e quattro giorni dopo, durante il culto domenicale, fu posta la
prima pietra sul terreno segnato. Un
pastore amico aveva fatto il progetto ; la direzione tecnica del campo era
affidata al pastore Ribeiro, mentre
sua moglie si occupava della contabilità e della cucina.
Si è proceduto anzitutto a scavare
a mano 71 buche per i pilastri di cemento armato, destinati a reggere
l’edificio. A livello del suolo questi pilastri vennero uniti con travi orizzen
taii dello stesso materiale. Il progetto
prevede una sala di culto di 14 x 7 metri, due camere che potranno servire
come ufficio e alloggio per un pastore,
due servizi, e gallerie che, circondando Tediflcio, lo proteggeranno dal
caldo e dalle pioggie. Oltre a questo
lavoro principale c’era da installare la
cucina a legna, una doccia, tende per
dormire e scarichi per l’acqua.
Pur essendo piena estate in questa
zona, il tempo era al principio piuttosto fresco di modo che si poteva lavorare molte ore al giorno anche oltre
l’orario prestabilito; invece nella seconda metà abbondanti pioggie, tutt’altro che normali per la stagione,
ostacolarono non poco l’andamento
dei lavori: il trasporto della terra e
della sabbia soprattutto sulle strade
non asfaltate, trasformate in un mare di fango. Ma in questi momenti di
riposo forzato si allacciavano nuovi
vincoli di amicizia, si cantavano le
canzoni folklcristiche argentine accompagnate dalle chitarre. In tutto il
periodo del campo la vita religiosa
non veniva mai trascurata non ostante il grande lavoro da compiere. Al
mattino un laico teneva un breve culto e verso sera il pastore Ribeiro faceva studi biblici su temi in relazione
col lavoro quotidiano, come « edificare », « casa di Dio », « Fondamento ».
Ci fu anche una riunione del « Presbiterio Nord» dell’Arsentina.
Per ora dunque la costruzione si
alza appena un po’ al di sopra del
suolo. Molto ci sarà ancora da fare
prima di avere finito anche questo
modesto tempio. Sarà possibile arrivare fino al tetto Tanno prossimo? Si
sogna di organizzare un altro campo
di lavoro nel 1967, ma molto dipende
dalla vendita della canna da zucchero, come abbiamo detto al princìpio.
Le prospettive purtroppo non sembrano presentarsi rosee.
Vorremmo concludere citando l’ultima frase delTarticolo di Ismael Ruben Geymonat di Colonia El Sombrerito in Mensa.i’ero Vaidense : « Chiediamo al Signore che ci inciti e ci
guidi in lutto, affinchè non passino
tanti anni e questa opera possa essere
dedicata al Suo onore, alla Sua gloria
e al Suo servizio ».
(Riassunto e adattato dal Mensaiero
Vaidense., da Aja Soggin)
che il pontefice romano, commosso
dalla fame, dalla miseria, dalla devastazione, si decida a pagare, una volta sola, questa volta, non tutti i miliardi di tasse mai pagate al fisco, ma
solo il dieci per cento, per un anno,
sulle incalcolabili ricchezze del « trono di san Pietro ». Tasse, regolarissime tasse sull’entrata e sulla ricchezza
mobile, sulle ex-chiavi di suor Pasqualina.
I cuori non bastano, e davanti a
Dio, crediamo, hanno ancor meno valore. Sono cianfrusaglie inutili che
nessuno gode, solo le beghine che si
beano alla vista di tanti trofei dal
cui numero traggono i dati per registrare le quotazioni di questa santa o
di quella madonna alla borsa dei miracoli. Forse molti « fedeli », che ogni
sera siedono tranquilli a tavola nella
loro asciutta e calda abitazione, grideranno alla profanazione per la vendita dei cuori votivi. Sono gli stessi
che agitano bastoni, minacciano terremoti, nascondono i morti, e disertano le chiese quando il vescovo rimuove dalla parrocchia il loro prete
preferito.
I cuori, dicevamo, non bastano; un
sacrificio in « denaro liquido » sarebbe più convincente. Non motto; solo
il dieci per cento, come me, come voi,
come il nostro vicino di casa, conic
lo spazzino, l’operaio, il medico, il
fruttivendolo. Un dieci per cento di
carità; l’aliquota che noi tutti troveremo in meno nella busta paga per
dodici mesi filati. Noi che paghiamo
le tasse da sempre. Anche
Paolo VI. MARCO
1 crìstiaitì l'tiodesìanì
ad mi anno dalla dicliìarazìo’^e
unilaterale di “indipendenza,,
SALISBURY {soepi) — Il Consiglio delle
Chiese di Salisbury ha pubblicato una dichiarazione concernente le cerimonie
ste per VII novembre, anniversario de.ii'hidipendenza: «Il comitato esecutivo si sen5e
incapace di assicurare la celebrazione di un
servizio che possa raccogliere tutti i cri:-tìani, unanimi. Infatti i nostri cristiani nun
hanno avuto Fimpressione, unanimemeiÀte,
che i principi cristiani sostengano ’la dic'/ìarazione d’indipendenza’ e che, da quel momento, la direzione del paese sia stata « indotta dall’Alto ».
II Consiglio delle Chiese comprende i 'iclodisti, dei presbiteriani, degli anglicani, la
Società degli Amici (quacchcTÌ) e i con;, egazionalisti.
Nella stessa occasione i vescovi cniioliiM
della Rhodesia hanno pubblicalo qiie.sto . .imunicato: « Considerando che sono siate ?
sentate al parlamento petizioni per ser\u/i
religiosi straordinari FIl novembre pr<
noi, vescovi cattolici della Rhodesia ci aitiamo in dovere di comunicare quanto -cgue : ’’Nel corso degli ultimi anni, abbii'-mo
a più riprese esposto senza ambiguità i
cipi fondamentali e le esigenze rigorose gumm
gustizia sociale cristiana. Al di fuori di u m.
a nostro parere, non è assolutamente po-ubile una soluzione equa e durevole dei nostri problemi nazionali. Al tempo stesso, non
abbiamo mai cessato di insistere sulFurgenic
necessità di rivolgere preghiere incessanti ill’Iddio Onnipotente, Padre di tutti noi, per
ottenere per il nostro paese l’aiuto e la guida
di cui ha grandemente bisogno. Siamo (■mvinti che ogni autorità civile ha in primo luogo bisogno di confidare in Dio per poter gestire i propri problemi morali e sociali. Mentre facciamo voti perchè si stabilisca una cimile fiducia, siamo coscienti del fatto che la
Chiesa ha bisogno di essere indipendente da
ogni partito politico e libera delle proprie
decisioni — e di essere trattala come tale.
A questo scopo rivolgiamo a tutti i cattolici
un appello pressante a levare occhi pieni di
fiducia a Dio, pregandolo non solo un giorno
speciale nel corso dell’anno, ma tutti i giorni, affinchè si degni di manifestare la sua
santa volontà a lutto il suo popolo rhodesiano. Dio accordi pure a tutti, capi e soggetti,
il coraggio e la forza di metterla in atto!” ».
EDINBURG (soepi) — In commissione è
stata approvata, aH’Assemblea generale della
Chiesa di Scozia, la decisione del governo
inglese di ammeitere in Rhodesia soltanto
una soluzione che garantisca, a termine, raffermarsi della regola di maggioranza, accettabile dal popolo rhodesiano nel suo insieme.
E’ stata approvata una dichiarazione stesa
dal past. A. Doig, che fu missionario della
Chiesa di Scozia nell’Africa centrale. Essa si
rallegra con le personalità direttive delle
Chiese cristiane nella Rhodesia per « il coraggio di cui hanno dato prova respingendo
come bestemmia raffermazìone che la dichiarazione illegale d'indipendenza della Rhodesia
era sostenuta da un’ideologia cristiana e rifiutando la partecipazione delle Chiese alla
celebrazione del primo anniversario, FU novembre 1966, di un atto che ha causato tante
sofferenze ».
A VViSO
In seguito a richiesta urgrate delle
Chiese riformate in Australia, si prega di fare sàpere il nome e, se possibile, l’indirizzo, di Evangelici italiani
emigrati in Australia. Indirizzare le
comimicazioini al Pastore Pierluigi
Jalla, S. Germano Chisone (Torino).
3
f
25 novembre 1966 — N. 46
pag. 3
COMMElSn AL COiVGRESSO 01 BERLINO
“Guai a me se nen evangelizzo,,
Il Congresso di Berlino è ormai un
avvenimento del passato. I delegati sono ripartiti per i loro paesi e per i
loro campi di lavoro vicini o lontani;
portano con sè un bagaglio di nuove
esperienze, oltre che di studi, sulla
missione che Cristo affidò alla Sua
chiesa : l’evangelizzazione del mondo.
Volendo riassumere alcune irnpressioni sul Congresso, dirò innanzi tutto che ho sentito nell’assemblea un
vivo senso di unità in Cristo. I ccnvenuti a Berlino non erano pochi; erano più di mille e provenivano da nazioni, razze e civiltà diverse. Le denominazioni cristiane erano rappresentate su larga scala, anche se limitatamente al Protestantesimo mondiale. Non sottovaluto il fatto che
molti delegati, come pure gli organizbatori del Congresso, avevano in comune una stessa formazione teologica
ed una più o meno uguale visione dei
rapporti tra la fede cristiana e i problemi sociali del nostro tempo. Sono
però convinto che, al di là di ogni
differenziazione umana o di ceni comunanza di idee, è stato possibile sperimentare l’unità dei credenti in C.risto : un’unità non ostacolata dalla nostra appartenenza a Chiese storiche o
missionarie di varia denorninazicne,
non condizionata da presivpposii teologici, anche se sul terreno teologico
ci poteva essere talvolta un diverse
sentire, non vincolata a determinate
forme ed espressioni.
Non tutti accetteranno questo punto di vista, tanto più che, se è vero
che l’Evangelo unisce, è anche vero
che l’unità non può attuarsi nel sentimentalismo, senza una seria ricerca
della verità. Tuttavia, durante le diec4
giornate trascorse al Congresso di
Berlino, debbo dire che non abbiamo
parlato di chiese e di denominazioni.
Se abbiamo pregato insieme e se abbiamo lavorato insieme come popolo
di Dio in uno spirito di unità, ciò è
avvenuto non perchè avessimo tutti le
stesse idee e le stesse convinzioni, ma
perchè ci siamo sentiti un solo corpo
nel nome di Gesù Cristo, mossi dallo
stesso Spirito in una comune confessione di fede e in una continua riflessione sulla missione della Chiesa oggi
come duemila anni fa: cioè quella di
predicare l’Evangelo « potenza di Dio
per la salvezza d’ogni credente ». Molte differenziazioni storiche, denominazionali e persino teologiche si attenuano quando le Chiese, invece d'
pensare a se stesse, prendono coscienza della loro missione nel mondo e si
so. L’autentica vita comunitaria era
la matrice dell’evangelizzazione nel
Nuovo Testamento ».
Nei suoi interventi, Billy Graham
partiva da presupposti in un certo
senso più drammatici, per quanto
non meno biblici. « L’evangelizzazione,
egli diceva, procede dall’ordine di
Cristo e dalla predicazione apcstolica. La Chiesa è missionaria. L’amore di Dio è la grande realtà, ma anche il giudizio di Dio è vero, e l’ora
di quel giudizio s’avvicina. In attesa
di quel giorno solenne, la riconciliazione con Dio è il più gran bisogno
dell’uomo. Cristo portò i nostri peccati sulla croce affinchè, per fede in
Imi, potessimo esser riconciliati con
Dio. Come scrive l’apostolo Paolo:
« sapendo il timor che si deve avere
del Signore, noi persuadiamo gli uo.
mini... poiché Tamore di Cristo ci
costringe ». C’è molta confusione oggi non soltanto sul significato e sul
contenuto deH’evangelizzazione ma anche sulla reale situazione umana. Gli
uomini sono essi veramente perduti?
La Bibbia insegna ohe, fuor di Cristo,
es5i lo sono. Ma se questa è la situazione, allora dovremmo sentire un ardente incentivo ad evangelizzare ogni
creatura, invece di perdere lo zelo e la
passione per l’annunzio di Gesù Cristo». La definizione dell’evangelismo
formulata da un vescovo anglicano nel
1918 rimane valida ancora oggi :.
« Evangelizzare significa presentare
Gesù Cristo mediante la potenza dello Spirito Santo, affinchè gli uomini
possano mettere la loro fiducia in
Dio per mezzo di Lui, possano accettarlo come il loro Salvatore e servirlo come il loro Signore nella comunione della Chiesa».
Per l’uomo del ventesimo secolo
questo messaggio ha esso ancora significato? Che rapporto ci può esiere
tra l’evangelizzazione cos'i intesa e
l’epoca spaziale? La predicazione di
Paolo a Corinto sembrava aver poco
rilievo per gli uomini di quel tempo;
tuttavia lo Spirito Santo si serv? di
quel messaggio per trasformare la vita di molti uomini in quella città. Come scrive il Dr. James Stewart di
Edimburgo; «La missione cristiana
del periodo apostolico non trovò la
sua forza nella diffusione di ideali
di fraternità umana, ma nella nroclamazìone delle potenti azioni di Dio.
Il sacrificio redentore di Cristo sul
Calvario sta al centro del messaggio
apr stolico ». Qualsiasi altro messag
Dieci anni or sono
cinque giovani nord
americani, lispondendo ad una vocazione
divina, pari irono per
VEcuadoi con lo scopo di raggiungere la
tribù degli Auca,
nella giungla equatoriale, e parlar loro
delVamore di Dio in
Cristo Gesù. Dopo
aver tentato vari approcci mediante un
piccolo aereo, atterrarono sul territorio
della tribù, ma furono uccisi. I due
Auca che si vedono
nella fotogralia sono
Rimo Yaeti e Komi
Gilcita. Uno dei due
partecipò alla strage
dei missionari. Più
tardi la vedova e la
sorella di uno dei
missionari vollero
raggiungere ugualmente quella tribù
per evangelizzarla.
Dio aprì loro una
porta all'annunzio di
Cristo. Miss Rachel
Saint riuscì a impossessarsi della lingua
degli Anca e tradusse l’Evangelo di Marco. Rimo e Komi si
convertirono al Signore. Li vediamo a
Berlino con la Signorina Saint, loro interprete, sorella del
missionario pilota ucciso dagli Auca.
L'assemblea plenaria ascolta il messaggio dei due Auca. In
prima fila il PasL.
Ermanno Rostan e la
vedova di uno dei
missionari uccisi nella giungla ecuadoriana. Gli avvenimenti
cui si allude sono
narrati nel libro di
Elisabeth E 11 i o t:
« Oltre le porte di
splendore », che si
può acquistare presso la Claudiana.
guenze e implicazioni nel campo dell’etica e delle strutture sociali in ogni
generazione, perciò anche nella nostra. La Chiesa di Cristo non ha bisogno di farsi liberale o socialista per
operare nel campo della libertà e della giustizia. Continui invece a predicare al mondo il messaggio che le è
stato affidato, prendendo coscienza di
questo fatto : che l’amore di Cristo ha
evidenti ripercussioni nel campo dei
rapporti umani fra popoli di razza diversa, fra uomini di classe e di cultura diverse, in pace ed in guerra, nella
ricchezza e nella povetrà, nel benessere e nella sofferenza umana. Ma
non bisogna confondere l’evangelizzazione, cioè l’annunzio della riconciliazione avvenuta in Cristo, con una
particolare sociologia uamana, nè la
conversione personale con la realizzazione di nuove strutture sociali. L’appello al ravvedimento ed alla nuova
nascita rimane al centro del messaggio neo-testamentario con una urgenza dovuta al fatto che « il regno di
Dio è vicino : ravvedetevi e credete all’Evangelo ». D’altra parte la storia
c’insegna ohe un gran numero di trasformazioni e di realizzazioni sul terreno sociale sono il risultato di una
fede personale fortemente attiva e aumentata dali'amor di Cristo.
Questi problemi avrebbero dovuto
essere dibattuti più a Irmgo al Congresso di Berlino per esaminare Tevan.
gelizzazione in alcuni dei suoi aspetti
concreti, soprattutto nel campo dei
rapporti fra la fede e l’etica sociale,
fra l’annunzio del messaggio di Cristo
e le situazioni particolarmente gravi
del nostro tempo, li Congresso di Berlino sulla « evangelizzazione » ha avuto la sua fisionomia particolare e non
ha voluto essere una Conferenza sui
rapporti tra « Chiesa e società » .
Malgrado Tinsufficienza del tempo
dedicato a questi problemi, ho tuttavia apprezzato la fermezza con Ciri il
Congresso ha preso posizione -di fronte ad ogni discriminazione razziale,
tanto più che erano assai numerosi i
delegati degli Stati Uniti del Sud, di
tendenza conservatrice. Il docuinento
conclusivo non lascia dubbi al riguardo ; « Non vi sono distinzioni di razza
e di colore per quelli che sono in Cristo... Nel nome della Scrittura condanniamo il razzismo dovunque esso
si manifesti ». Non ci furono dichiarazioni in merito alla guerra o alla
pace. Con troppa superficialità si è
talvolta parlato delle democrazie occidentali come di angeli custodi della
libertà e della pace. La critica ai regimi totalitari è apparsa qua e là in
qualche accenno ; ma è chiaro che
essa non può esaurirsi in una facile
condanna del materialismo, chiudendo gli occhi sui peccati delle democrazie e dei paesi liberi.
Si è accennato anche ad altri pro
preocicupano prima di tutto di annuriziare agli uomini, sia pur per vie di;
verse ma con chiarezza, il nome di
Cristo « potenza di Dio e sapienza di
Dio ».
IL TEMA
FONDAMENTALE
L’esigenza evangelistica è stata alla base di tutto il Congresso di Berlino. Si è molto parlato di « evangelizzazione » tanto negli studi biblici quanto nei rapporti che venivano presentati Cigni giorno e di cui ricordo alcuni titoli : il fondamento teologico
deirevangelizzazione, gli ostacoli che
essa incontra, l’ùrgenza eva,ngelistica
nel mondo moderno, metodi di evangelizzazione personale, lo Spirito Santo e l’evangelizzazione, il lavoro a
gruppi, la vocazione dei servi di Dio,
lo Spirito negli Atti degli apostoli e
così via.
Per la Chiesa cristiana l’evangelizzazione non è facoltativa : fa parte
della natura stessa della Chiesa e
della vocazione che il Signore le ha
rivolto. Gli apostoli, diceva il Dr. R.
C. Halverson degli Stati Uniti « non
insistono, non esortano, non organizzano, non fanno programmi per Tevangelizzazione ; la Chiesa apostolica
sentiva come cosa sua propria l'evangelizzazione e l’attuava senza tecniche o programmi speciali. L’evangelizzazione procedeva dalla comunità
dei credenti come la luce dal sole, in
modo spontaneo, continuo, contaigio
blemi importanti nel contesto di una
azione evangelistica, ma senza possibilità di discussione per mancanza di
tempo. Per esempio, come raggiungere oggi le grandi università con il mes.
saggio cristiano del ravvedimento e
della fede? Che interesse può avere il
messaggio dell’Evangelo per il gran
mondo degli studenti universitari? Un
giapponese fece un rapporto sulla
evangelizzazione nelle grandi metropoli, con tutti i problemi sociali ed
umani di una grande agglomerazione
umana. Un olandese parlò dei mezzi
di comunicazione per l’annunzio delrEvangelo, particolarmente mediante
la stampa. Il Dr. Paul Rees, degli Stati Uniti, sottolineò il fatto che si
parla troppo poco della dottrina biblica della creazione per accentuare
invece il significato della redenzione;
tuttavia nulla è estraneo al cristiano ;
i problemi della pace e della guerra,
del potere, della legislazione, del sesso,
della famiglia, del lavoro ed altri ancora riguardano da vicino il cristiano.
L’efficacia della evangelizzazione dipende molte volte dalla presenza di
un gruppo e della sua azione, non da
un singolo credente isolato. E rm altro
oratore aggiungeva che una delle pietre d’inciampo sulla via deirevangelizzazione della società è la condotta dei
cristiani all’interno della comunità
stessa; talché si potrebbe dire talvolta; « Vedete come si odiano » invece di
« Vedete come si amano! ».
I metodi di evangelizzazione cambiano, ma il messaggio rimane. La comunità dei credenti ha il dovere di
trasmetterlo con fiducia nella potenza dello Spirito Santo. « Ogni giorno
— diceva Billy Graham — gli uomini
ed i popoli decidono il loro destino.
Ogni generazione si trova ad un punto cruciale, strategico. Non siamo responsabili per le generazioni passate,
non possiamo neppure esserlo per le
future. TTittavia apparteniamo alla
nostra generazione. Dio ci riterrà responsabili del modo in cui avremo
assolto le nostre responsabilità serven.
doci di tutte le opportunità che ci
vengono offerte per l’annunzio dell’evangelo ».
II Congresso di Berlino ripropone
all’attenzione delle Chiese e dei credenti il tema della « evangelizzatone »
e ne sottolinea l’urgenza e l’attùalità.
Le strutture sociali, le vicende umane
e la nostra esistenza passano «come
il fiore del campo ». La Parola di Dio
permane in eterno : converte, ricoj
struisce, consola, fortifica la vita degli
uomini e li conduce a Colui che è « la
via, la verità e la vita ». E ciò indipendentemente dalle nostre denominazioni ecclesiastiche e dalle nostre concezioni teologiche, che pure hanno un
valore per noi.
Ermanno Rostan
ABBONAMENTI
Campagna 1967
Pensiamo che, con un impegno serio, parecchie famiglie delle nostre
comunità, che ancora non sono abbonate al settimanale, potrebbero
diventarlo. Occorre, per questo, che
dei volenterosi — cui invieremo al
più presto, su richiesta, copie da
distribuire in saggio —- cerchino di
far conoscere il nostro lavoro a qpianti vi sono disattenti. La nostra opera
è modesta, ma pensiamo che il settimanale sia un mezzo effettivo di informazione e collegamento della nostra vastissima diaspora (anche le
grosse comunità cittadine, e in qualche modo anche quelle delle Valli
valdesi, lo sono); e cosi pure un
mezzo di formazione che affianchi
quella che i credenti ricevono nella
edificazione locale della chiesa.
Facciamo quindi appello affinchè,
nelle varie comunità, dei fratelli e
delle sorelle si prendano a cuore
questo lavoro capillare. Come un
piccolo segno di gratitudine, offriremo qualcuna delle nostre pubblicazioni a coloro che ci avranno procurato un certo numero di nuovi abbonati, come già abbiamo fatto in passato. A chi, entro il 31 gennaio 1967,
ci avrà procurato TRE nuovi abbonati invieremo il Wesley di R. Kissack e un volumetto a scelta della
Piccola Collana Moderna della Claudiana; a chi ci avrà procurato CINQUE nuovi abbonati invieremo, a
scelta, il voi. 4" del « Nuovo Testamento annotato » ovvero « Giorni a
Riesi » di T. Vinay ovvero « Il controllo delle nascite nel pensiero protestante » di A. Dumas e un volumetto a scelta della P.C.M. ; a chi
ci avrà procurato DIECI o più nuovi
abbonati invieremo, a scelta, il 1°
e il 4® volume del « Nuovo Testamento annotato » ovvero uno di questi volumi e uno o due degli altri
sopra menzionati. Qualora il raccoglitore possedesse già questi titoli
(così fosse!), potrà chiedere alla
Claudiana l’invio di libri per il corrispondente prezzo di copertina.
Speriamo che questi libri giungano in molte case, perchè il nostro
settimanale ha raggiunto molti nuovi lettori!
L’Eco-Luce
Radiodella Svìzzera Italiana
DOMENICA 27 NOVEMBRE
Radio: ore 9,15, ((Conversazione evangelica », pastore Otto Rancli.
Televisione: ore 22,45, «La Parola del Signore », Pastore G-uido Riivoir.
DOMENICA 4 DICEMiBIlE
Radio: ore 9,15, «Conversazione evangelica », pastore Gnido Rivoir.
Televisione : ore 10, culto ritrasmesso da
Affoltern am Albis; ore 22,45, « La Parola
del Signore », Pastore Silvio Long.
itiiiiiiimiiiiiiiiiiiiin
Hit IIIIIIIIIIHIlHWIllllltOIIIMMM
iiiiiimmmiiuiMiimMilimiimummmiKiMiiiiiiillliiiiiiii
itiiiiiiiiiiiiiiiiiiMimimm
............................................................................................................ni
„„limi.............................................................................................in.....................
Lenta marcia dell'obiezione di coscienza
gio diverso dal « kerygma » apostolico non è più « evangelizzazione ».
SALVEZZA PERSONALE O
rinìnovamento sociale?
Uno degli appunti che si fanno a
BiLy Grafiam ed alle sue campagne
evangeiistiche è l’eccessiva accentuazione della salvezza personale senza
chiari riferimenti ai gravi problemi
sociali e politici del nostro tempo. La
critica non è senza fondamento e il
Congresso di Berlino non sfugge neppure a questa critica malgrado alcune
sue precise dichiarazioni.
Tuttavia non mi .sembra giusto affermare che la tendenza teologica ohe
insiste sulla salvezza personale, sul risveglio della Chiesa, sulla evangelizzazione nel senso tradizionale di questo termine, sia avulsa dai problemi
sociali. Sarebbe altrettanto ingiusto
dichiarare che molti cristiani, fortemente attratti dalla presenza della
Chiesa nella società contemporanea,
ignorino l’Evangelo di Cristo, anche
se talvolta l’annunzio dell’Evangelo
non è sufficientemente chiaro nei loro
discorsi e nei loro programmi di rinnovamento.
Anche per Billy Graham come per
il Congresso di Berlino l’Evangelo ha
una portata sociale. Tuttavia non esiste un Evangelo « sociale » o « socializzato»; esiste l’Evangelo di Gesù
Cristo, che ha il potere di rinnovare
il singolo individuo in vista di una testimonianza nella società. Il messaggio evangelico ha non poche conse
GINEVRA - Come è noto, benché la Confederazione elvetica non abbia ancora riconosciuto uno statuto agli obiettori di coscienza,
il problema è assai sentito, relativamente numerosi sono i giovani che affrontano un processo. Recentemente, nel Cantone di Neuchâtel (in luglio) e nel Cantone di Ginevra (m
settembre), agli obiettori condannati al carcere è stata offerta la possibilità di svolgere
l’auspicato « servizio civile », in particolare m
ospedali, durante il loro periodo di pena: essi possono lavorare nella città, durante la
giornata, e la sera rientrano in carcere. La
decisione ha indubbiamente aspetti positivi,
specie se si tratta di una misura interlocutoria.Tuttavia alcuni obiettori hanno rifiutato
questa possibilità: tale misura, infatti, continua a considerare l’obiezione di coscienza
come un crimine contro lo Stato, solo la pena
è commutata dal carcere in questa forma di
servizio. Non c’è,' insomma, riconoscimento
giuridico, ma comprensiva (e utilitaria!) mn
sura pratica, che del resto potrebbe anche ri
Culto radio
Domenica 27 novembre
Past. Alfredo SCORSONELLI
Genova
Domenica 4 Dicembre
-■'ast. Alfredo SCORSONELLI
Genova
schiare di impantanare l’azione per il riconoscimento giuridico.
Ultimamente due giovani obiettori, un
protestante, Roland Vuataz, e un cattolici!,
Raymond Rauss, sono stati condannati da tribunali militari. Il Vuataz, ora insegnante al
Collège Calvin, che ha fatto studi teologici,
ha spiegato in un manifesto i motivi del suo
rifiuto, da cui stalciamo:
« La tentazione dell’uomo che riflette è di
impuntarsi, di fermarsi alla pura e semplice
presa di posizione nonviolenta. Questa posizione, in sè, non risolve nulla. Il nonviolento
oppone alla dinamica della storia la sua passività; rifiuta l'avventura umana in cui la violenza è forza costitutiva, se quest’avventura lo porta a dover uccidere per sopravvivere (...).
(( Quindi, di fronte alla coscienza di questa
imprescrivibile complicità, la tentazione inversa consiste neH’accettare in modo passivo — ma in questo caso la passività è inconfessata — il fenomeno guerra ’’come
quello più immediatamente percettibile fra
tutti i fenomeni sociali”, il che rende inutile
la riflessione e ha il vantaggio di dissolvere
la responsabilità individuale in una massa
cosi numerosa che la complicità pare giustificarsi (...).
« Mi pare dunque urgente che la riflessione riaffermi i suoi diritti in un momento
estremamente critico in cui, da un lato, i
motivi allegati dalla maggioranza per incoraggiare lo sforzo per la difesa nazionale sono di
un’ipocrisia sorniona; in cui, in secondo luogo, le Chiese sembarno rinunciare alle dimensioni spirituali del loro messaggio a profitto
delle loro prerogative temporali; in cui, in
terzo luogo, la maggioranza di coloro che
screditano le forze armate lo fanno per ragioni trasparenti; in cui, infine, lo stesso pacifismo esita e oscilla fra il pietismo e il sentimentalismo ».
I Pentecostali
e il donsi^lio ecomenico delle Chiese
GINEVRA (soepi) • Pastori di comunità
pentecostali, venuti da otto paesi europei,
hanno avuto un incontro con rappresentanti
del C.E.C. a Gunten, sulle rive del lago di
Thun. Questa consultazione ufficiosa era stata organizzata dal past, W. G. Hollenweger,
segretario della divisione degli studi sulPevangelzzazione del C.E.C., con l’assenso del Comitato per Tunità delle chiese pentecostali
nella Svizzera. Leonhard Steiner, segretario
della Missione pentecostale elvetica, presiedeva; gli otto paesi rappresentati; Danimarca,
Germania, Gran Bretagna, Jugoslavia, Polonia, Svezia, Svizzera, Ungheria. Il Consìglio
e‘cumenico era rappresentato da uno dei sei
presidenti, il past. Martin Niemiiller, e da
cinque segretari esecutvi.
La discussione, assai franca, verteva sul
« rinnovamento della Chiesa », che sarà uno
dei temi principali della quarta Assemplea
generale del C.E.C.,a Uppsala, nel 1968. Sono state poste due domande : « Qual’è il pensiero del movimento pentecostale, su questo
tema? » e « Quali conseguenze avrebbe per il
mondo tale rinnovamento?».*
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N. 46 — 25 novembre 1966
Se questo è un uomo
LA SCUOLA EVANGELICA DI CAPPELLA VECCHIA, A NAPOLI
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
ti. Un fremito serpeggia tra tutti, poi
ognuno si rassegna. I prescelti per la
camera a ^as quasi si rallegrano, con
gioia ormai totalmente animalesca,
perchè toccherà loro doppia razione di
zuppa, prima della fine. Gli altri, i sopravvissuti, si chiedono fino a quando
non tornerà ad infierire altra selezi(>
ne, o si rallegrano nella maniera più
misera o meschina. Ohe dire poi di
quello scampato che rivolge a Jahwé
parole rituali di ringraziamento ad
alta voce, e che fa prorompere il protagonista nel grido : « non capisce
Kuhn ohe è accaduto oggi un abominio che nessuna preghiera propiziatoria, nessun perdono, nessuna espiazione dei colpevoli, nulla insomma che
sia in potere dell’uomo di fare, potrà
risanare mai più? Se io fossi Dio, sputerei a terra la preghiera di Kuhn».
Il lavoro, nella sua riduzione scenica, si apre e si chiude, giustamente,
con brevi parole poetiche. Mai, come
in queste occasioni, lo scarno linguaggio della poesia si rivela atto, più che
la prosa, a rendere l’essenziale.
« Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case.
Voi ohe trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici;
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Ohe lotta per mezzo pane
Che muore per un sii o per un no.
Considerate se questa è una donna.
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato ;
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa, andando per via.
Coricandovi, alzandOAd;
Riljetetele ai vostri figli.
0 vi si sfaccia la casa.
La malattia vi impedisca;
1 vostri nati torcano il viso da voi».
Partecipiamo commossi, ed anche
sdegnati, a que.sta rievocazione, che
non ha ovviamente nulla di retorico o
di letterario; nessimo dei fatti ricordati è inventato.
Pure, anche se l’angoscia imporrebbe il silenzio, nonostante Toirore ^
questi fatti, non sembra possibile dimenticare le parole dell’Evangelo.
Innanzitutto si ha la sensazione che
mai come nei campi di sterminio nazisti, anche se ogni guerra è piena
d’orrori, si sia potuto sperimentare da
parte dell’uomo quello che succede
quando la creatura usuila il posto del
Creatore e pretende disporre dell’uomo, dell’altro uomo, come di una cosa.
Mai come nel nazismo il «demoniar
co», ohe è la divinizzazione, e perciò
l’usurpazione estrema da parte della
creatura, è stata consumata fino in
fondo. Se Dio è morto, se l’uomo si fa
Dio, allora ogni abominazione, per
quanto orrida, diviene possibile. Tolto
di mezzo Dio, non vi è più nessima
misura, nemmeno per l’uomo ; l’uomo
può essere calpestato, avvilito, la sua
dignità di creatura può essere annientata, l’uomo può essere ridotto a pura
cosa nelle mani del suo avversario.
Se l’uomo si fa Dio, allora, per quanto
sconvolgente possa sembrare, può accadere di tutto, anche le cose più
pazze : «... uomini e uomini, schiavi e
padroni, i padroni schiavi essi stessi;
la paura muove gli uni e l’odio gli
altri, ogni altra forza tace ».
Ma, su tutto, grava ed incalza l’interrogativo più grave per il cristiano :
perchè Dio non è intervenuto, perchè
tanto male ha potuto essere compiuto,
e sino in fondo?
Certo già Gesù diceva, nel discorso
che si suole chiamare « profetico » :
« Perchè quelli saranno giorni di tale
trilwlazione, che non v’è stata l’uguale
dal principio del mondo che Dio ha
creato, fino ad ora, nè mai più vi sarà.
E se il Signore non avesse abbreviato quei giorni, nessuno scamperebbe... » (Marco 13, V. 19). È la visione
terribile del destino di un mondo ribelle, senza Dio, cui fanno riscontro
ancora altre parole di Gesù : « Ma
quando il Figliol dell’uomo verrà, troverà egli la fede sulla terra? ».
Nessun problema è più essenziale,
e al tempo stesso più angoscioso per
la fede cristiana, di questo: della apparente assenza di Dio, del suo silenzio, della sua attesa liberazione che
non si compie, che si fa attendere al
di là di ogni umana possibilità di
sopportazione... eppure questa tremenda possibilità, ohe il mondo finisca e
si perda, sembra già allora presente
agli occhi di Gesù Cristo. L’incombere
odierno di nuovi, giganteschi mezzi
di distruzione atomica, non fa ohe rendere questa visione i^ssimistica più
certa. Eppure la terribile esperienza
dei campi di sterminio nazisti ricorda
Tabisso della disperazione umana, votata alla morte'. Di fronte a ciò sembrano addirittura ridicole le «bagattelle» di cui viviamo ogni giorno, illudendo noi stessi, nelle nostre «tiepide case », « sicuri », col « cibo caldo »
a sera e «visi amici». Sono soltanto
una faccia, anche se la più consuetudinaria, del mondo in cui viviamo. Ma
già in noi, e fuori di noi, sì agitano
passioni e forze di odio e distruzioni
di incalcolabile potenza. Tra qu^ti
due poli, di una vita borghese e inutUe, e quella di terribiU, sconvolgenti esperienze di sofferenze e di male,
si staglia il miracolo della fede: cioè
la possibilità di scorgere ancora, certo solo miracolosamente poiché più
nessima prova fondata sulla ragione,
sulla bontà dell’uomo, sulla dignità
dèlia creatura, può ormai sussistere —
nel volto di Cristo, deriso, sconfitto,
umiliato, offeso, infine crocifisso, il
volto di Dio; l’agape.
Enrico Pascal
ElOBI 1 MElRIi
dì Guido Comba
Per Villa Olanda: Aldo e Eernanda
Comba, L. 15.000.
di Mario Jahier
■ Pro Amici del Collegio : Società Ferrania, L. 20.000; Luisi Vidossicli, Milaiio,
L. 25.000; Elda Turin, L. 5.000; Olga Luzzatti, L. 5.000; Caterina De Beaux L. 2.500.
iiiiHimmimiiiiiiiiuiniiiiiiiiiiHiiimimmiimiimiimiiHiiimi'iiiiiimHiimimMiiiiiimuiiiimiiiimi itiimmHiiiMmimiiiiiiuiimmtii
IIIIIIIIIIIIItlllllMII
Ho visto a Firenze
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
lavoratori prende il posto accanto a
me sulla macchina dove vi erano stati
i placchi ohe intanto sono stati distribuiti. È coperto di fango, e da una
settimana vive nel fango delle case
sinistrate; È uno dei giovani che hanno liberato dalla melma il pian terreno dellTstituto Ferretti. Io penso alla
sua villa in collina, ben riscaldata e
luminosa, di cui ricordo il giardino
magnificamente coperto di fiori... Non
è solo un desiderio di avventura, o un
vago filantropismo ohe spinge questi
giovani della Chiesa a questa rude e
angosciosa fatica : li spinge un « amor
di Cristo », un bisogno di « servizio
cristiano » ; è questo che ci porta a
ben sjierare del domani della Chiesa.
Dopo una settimana di tensione nervosa e di fatica fisica la stanchezza
comincia a farsi sentire anche in questi giovani, ma essi non si rendono
forse neppure conto della bella pagina
che hanno scritto nella storia della
loro vita e nella storia della loro
chiesa.
Ritorniamo in Via Manzoni 21. In
casa vi è ancora un gruppo di giovani ragazze che danno alla signora la
loro collaborazione per la pietosa opera di assistenza che ha il suo centro
in casa Santini. Arriva anche il figlio,
diventato porta ordini della città. Senza questi giovani scorazzanti in motocicletta in tutti i lati della città come
avrebbe potuto il centro direttivo dell’opera di soccorso tenersi in continuo
contatto coi vari quartieri della città
di cui solo una parte è, al giorno di
oggi, già servita dal telefono? Entrando in città, ad un crocicchio nevralgico avevo notato un giovane, forse
diciottenne con un bracciale che legittimava la sua autorità, dirigere
con grande compunzione il traffico
stracUile... Non c’è che dire anche i
giovani fiorentini hanno dato, senza
riserve, la loro collaborazione per
quest’opera di salvezza della città.
Abbiamo depositato quel poco ohe
le Chiese di Livorno e Pisa sono riu
Troppo piccola!
Con l’intervento del Pastore Davide Cielo,
il Comitato della Scuola Evangelica, rappresentato dal presidente Michele Andreozzi, segretaria Grazia Rattazzi Gambelli, consigliere
Albino Carrozzo, ha inaugurato sabato 15 ottobre il nuovo anno scolastico, regolarmente
iniziatosi il l» ottobre.
La breve e semplice cerimonia si è svolta
come di consueto; non consueto era il numero degli alunni che stipavano letteralmente il salone. Quest’anno, infatti, la scuola ha
registrato il più alto numero di iscrizioni,
146, mentre alcune decine di domande hanno
dovuto essere respinte per l’impossibilità materiale di accogliere altri bambini nelle aule
già superaffollate.
E’ certo motivo di gioia, per quanti amano
la nostra scuola, constatare la popolarità da
essa raggiunta nel vecchio quartiere napoletano, dal Duomo a S. Giovanni Armeno, da
S. Domenico Maggiore a S. Chiara a S. Lorenzo, per citare solo i capisaldi più importanti della zona, e vedere implicitamente confermata la fiducia che le famiglie ripongono
nella scuola di via dei Cimbri e il buon lavoro da essa svolto durante questi anni.
Ma alla gioia si unisce il rammarico per
non aver potuto soddisfare tutte le richieste,
accogliere tutti quanti ì bambini venuti a
noi; ed è un rammarico che ci fa sentire
ancora più pressante la necessità di trovare
una soluzione al problema « spazio », che è
già di ieri, ma che oggi si presenta in tutta
la sua gravità.
Attualmente i bambini sono assiepati nelle
tre aule per cinque classi, e anche il salone
della Scuola Materna non appare più così
ampio quando cinquanta bambinetti sono all’opera.
Ma per i grandi la situazione è senz’altro
peggiore. Gomito a gómito, non hanno possibilità di movimento, e così l’insegnante, e
occorre stare molto attenti al ricambio dell’aria per non far respirare ai bambini un’atmosfera viziata. Non e’è nè refettorio, nè palestra, nè terrazzo, non un posto dove i bambini possano sgranchirsi un po’, per non parlare dell’educazione fisica che resta seria lacuna nel programma scolastico.
In tali condizioni il lavoro degli alunni e
delle insegnanti diventa enormemente più faticoso ed il rendimento di entrambi può essere non poco compromesso. Inoltre viene ad
essere automaticamente sbarrata ogni via ad
un ulteriore sviluppo della scuola. Questo
deve farci riflettere.
Più spazio significherebbe non soltanto migliore lavoro e più alunni, ma anche un ritmo più ampio di tutte le attività della scuola,
il raggiungimento quindi di taluni obiettivi
CASA GAY
educativi che oggi
restano compromessi
ed embrionali; significherebbe una più
vasta rete di rapporti
tra scuola e famiglia
e la possibilità di
conservare questi
rapporti e svilupparli al di là dei 5 o 6
anni che i bambini
trascorrono nella nostra scuola.
Bisogna ancora tener presente che la scuola dell’obbligo comprende ora, oltre alle cinque classi elementari, i tre anni della scuola
media unificata. Dopo, solo i più fortunati e
dotati potranno continuare gli studi; per gli
altri sarà il lavoro e la vita, ormai con responsabilità di adulti; l’educazione di questi
ragazzi sarà compiuta e quello che avranno
ricevuto nella mente e nello spirito rimarrà,
per i più, l’unica risorsa.
Oggi i nostri alunni lasciano la scuola ancora bambini. Alcune tracce di ciò che vi
hanno assimilato non si cancelleranno mai e
altre resteranno forse soltanto come il tenue
segno di un mondo, di una verità, di una
bellezza appena intravviste e che la realtà
intorno a loro si impegnerà di cancellare al
più presto possibile.
Ma come sarebbe, ci chiediamo, per quei
bambini, se la scuola evangelica potesse seguirli fino ai quattordici anni, fino a quando
la personalità si è consolidata nei suoi tratti
essenziali e l’individuo, acquisito il senso di
consapevolezza, già si articola verso le scelte
future dell’esistenza? Non è una domanda retorica.
In sostanza, è il problema che da tempo il
comitato della scuola si è posto e va studiando con attento interesse. Farne un obiettivo preciso può sembrare, ed è, impresa non
facile e non semplice, ma esistono, nelle condizioni esterne e in quelle interne della nostra scuola, alcune premesse concrete ed es•enziaii cne fanno apparire giusto e doveroso
il perseguirle.
La vita di ogni organismo è sviluppo, articolazione, evoluzione in forme più efficienti
e complesse. Se ciò è vero in senso biologico
e sociale, lo è anche di più nei campo dei valori spirituali e intellettuali dove ogni traguardo raggiunto diviene presto barriera e
rischio di involuzione se non rappresenta un
punto dinamico di sollecitazione verso mete
nuove e più impegnative.
La Scuola Evangelica di Cappella Vecchia,
nel suo secolo e più di vita, ha compiuto la
TORRE PELLICE
sua opera con fede e determinazione, ha su
perato difficoltà che spesso sembravano do
vería abbattere senza possibilità di ripresa,
lentamente è cresciuta. Deve continuare a
crescere. Il comitato della scuola sente il sue
impegno in questo senso, sia nei confronta
dei bambini che vengono e potrebbero venire
alla nostra scuola, sia verso quanti, nel tempo, si sono prodigati per la realizzazione dì
una scuola evangelica in Napoli. G. R. G.
A. 1. C. E.
L’annuale Convegno autunnale avrà luogo
domenica 27 novembre p. v., a Pomaretlo
(Cappella Valdese di Perosa Argentina,
g, c.), con il seguente orario:
ore 10,30: Culto nella Cappella di Perosa Argentina;
ore 12,30 Pranzo in comune;
ore 14,30: Tema del Convegno: ufi
problema della scuola integrata, ossia le atti,
vità del tempo libero ». Il tema sarà svolto
sotto forma di brevi interventi con lo scopo
di chiarire tutte le implicanze, teoriche e pratiche, del problema. Ricordiamo che il tema
è stato scelto sia per venire incontro ai candidati per i prossimi concorsi magistrali che
per suggerire qualche idea per rinnovare la
scuola dell’obbligo. Sui vari argomenti interverranno specialisti e competenti nei diversi
settori. Il C. IS. delVA.I.C.E.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pìnerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Terre Pellice iTo)
avvisi economici
Scuola Convitto Evangelica Femminile
scite a raccogliere di indumenti e viveri e soldi in questi primi giorni; è
giunta l’ora del ritorno e ci mettiamo
di nuovo in cammino verso Pisa.
Nel ritorno però lasciamo l’autostrada e ci rechiamo verso la bassa valle
dell’Arno attraverso Fucecchio, S. Croce sull’Amo, Pontedera. La strada è
facilmente percorribile, ma ovunque
troviamo traccio deU’alluvione. A destra ed a sinistra della strada scorgiamo, nel buio che intanto è sopraggiimto, le campagne ancora allagate, soprattutto i casolari, al buio perchè ancora disabitati. Attraversiamo Pontedera e ci sembra di essere rientrati
in piena Firenze : porte e vetrine sfondate daH’aoqua, saracinesche divelto,
ed ovunque gente che ancora lavora
a toglier fango dalle case.
Pensiamo con riconoscenza che a
Pisa, almeno nel centro della città,
l’acqua melmosa, nelle strade, non ha
superato quasi mai il metro di altezza
e molte case sono state protette dal
muricciolo costruito in fretta per proteggere le entrate dei negozi e delle
case o dai saochi di rena con cui si è
fatto un argine al torrente irrompente nelle strade. I danni certo ci sono
stati, sarebbero certamente definiti ingenti se non fossero stati cosi, ampiamente superati dalla rovina di Pontedera e di Firenze ! E forse nel pensare,
come è logico alle grandi città, dimentichiamo troppo il danno subito dalle
campagne. Certo i danni subiti dalla
Piaggio di Pontedera sono mostruosi,
ma per il piccolo proprietario ohe ha
perso il bestiame e le provviste, ohe
ha visto la sua casa sommersa dalle
acque e i suoi campi corrosi dall’acqua e ricoperti di fango, quello che ha
subito è forse un colpo irreparabile,
una rovina totale!
Immerso in questi pensieri me ne
ritorno a Pisa: .podie ore più tardi il
boato del crollo del ponte Solferino,
uno dei più importanti della città, ci
ricorda inesorabilmente che l’Amo
nella sua furia distruggitrice ha operato anche a Pisa.
Alberto Ribet
La Scuola Convitto « Casa Gay » è
una scuola nuova. Molti la chiamano
ancora la « Scuola di economia domestica », ma in realtà questa scuola ha
una impostazione e delle finalità diverse da quelle di una scuola di econo
mia domestica.
La nostra Scucia si rivolge in particolare alle ragazze ohe per difficoltà
familiari o per altre ragioni non possono continuare studi intellettualmenta molto impegnativi e lunghi.
Spesso queste ragazze, dopo la scuola d’obbligo (che talvolta non hanno
nemmeno portato a termine) non
sanno cosa fare. Fino a qualche tempo fa l'ideale era di poter entrare in
fabbrica, oggi a causa dei recenti avvenimenti sul piano delle industrie
delle Valli molti sono propensi a guardare verso altre possibilità di lavoro.
Ma quali? « Casa Gay » cerca appunto
di rispondere a questa domanda. Nel
tempo trascorso dalle ragazze alla
Scuola (uno o due anni) si cerca di
vedere insieme quali sono le naturali
tendenze di ciascuna: forse una scoprirà di avere un dono particolare per
occuparsi di bambini piccoli, un’altra
troverà amore per il lavoro ordinato
della guardarobiera, un’altra attratta
al lavoro infermieristico, un’altra ancora al lavoro vario e responsabile nei
Foyer o in qualche Istituzione e così
via. La Scuola si sforza di orientare
le allieve affinchè ciascima trovi il
lavoro che risponda alle sue aspirazioni più intime ed alle sue capacità.
Talvolta si tratta della scoperta di uin
lavoro veramente vocazionale e quindi
pieno di gioia.
Da quest’anno la Scuola Convitto
sarà in relazione col Consorzio Provinciale per ITstruzione Tecnica, riconosciuto dal Ministero della Pubblica Istruzione e potrà rilasciare dei diplomi a quelle ragazze che sosterranno con esito positivo gli esami finali.
Per alcuni di questi corsi è necessario possedere la licenza della scuola
media, per altri, a tipo generico, è
sufficiente la licenza della scuola elementare.
Accanto ad un certo numero di materie di carattere più tecnico (taglio
e confezione, cucina, puericultura, pedagogia, prontosoccorso, eoe.) altre
materie aiutano a sviluppare la personalità e la cultura delle allieve : così
l’italiano, il francese, il canto la storia dell’arte, ecc. Ma tutto è fatto in
modo estremamente semplice e su!
piano pratico.
Della nostra Scuola parla in tono
entusiastico im articolo apparso sul
« Giornale di Bergamo » ( 14 ottobre ’66) dove tra l’altro si dice: « Que
sta utilissima scuola ora ha sede in
un vecchio edificio ottocentesco dalle
linee semplici e dignitose internamente rimodernato con annesso orto-giardino... Penso che scuole essenzialmeiite pratiche, di tal genere, dovrebbero
sorgere in ogni provincia italiana. V:
sono, è vero, dei collegi per l’educazione e l’istruzione delle giovinette, ma
sono quasi tutti istituti o di alto rango (come quello, celebre, di Poggic
Imjperiale) preclusi alle possibilità
economiche del popolo medio-minuto,
oppure sono istituti di beneficenza
che hanno altri scopi e limitate possibilità. Mancano, quindi, preprio le
« Scuole-famiglia » cerne quella di Torre Pellice, dove la modesta retta e
accessibile a tutti e dove, in casi meritevoli, possono essere concesse condizioni di favore ».
Abbiamo trascitto queste righe perchè si senta nelle Valli il privilegio
di avere questa scuola, che crediamo
unica in Italia, e E>er invitare i genitori a considerare l’utilità di inviarvi
le loro figliol»
Rivolgiamo a tutti un caldo invito
a venire a visitare la scuola e, ne siamo certi, troverete che essa viene incontro alle esigenze di un vasto strato della nostra popolazione. F. S.
AFFITTASI alloggio vuoto tre stanze e servizi, riscaldamento ascensore garace, sito
entrata Torre Pellice". Telefonare 90.0TO.
RINGRAZIAMENTO
Il marito, i nipoti e i parenti tutti
della compianta
Bianca Bois
in Peyronel
nell’impossibilità di farlo personalmente, ringraziano di cuore quanti di
persona o con messaggi hanno preso
parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare alla
direzione, ai medici e al personale
dell’Ospedale Valdese di Torino.
Chiotti di Ferrerò, 15 novembre 1966
Pensione Balneare
Faldese
BORGIO VEREZZI (Savona)
Direttore: F. Chauvie
Aperta tutto l’anno
Spiaggia propria
Ideale per soggiorni
estivi e invernali
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di Scevolr Paolo
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(Eventuali ulteriori ribassi saranno calcolati anclic se già in possesso dell’ordine)
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Damigiana da It. 55 (con omaggio)
Bidoncino da 11. 27
Bidoncino da It. 17
N. 39 lattine da It. 0,900
N. 19 lattine da It. 0,900
N. 12 lattine da It. 0,900
(senza omaggio)
OLIO DI OLIVA EXTRA VERGINE Tipo molto Grasso
~ N. 19 lattine da It. 0,900
-.N. 12 lattine da It. 0,900
(con omaggio)
(senza omaggio)
L. 760 a It.
L. 780 a It.
L. 790 a It.
L. 720 cad.
L. 740 cad.
L. 750 cad.
L. 840 cad.
L. 850 cad.
I PREZZI DI CUI SOPRA SONO COMPRENSIVI DEI SEGUENTI OMAGGI :
— It. 55, It. 27 e 39 lattine: gr. 400 di CAFFÈ’ EXTRA.
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