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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
S4‘Cii(‘iido la verità nolla cvitk
Krr.s. W. is.
Si dislribuisce ogni Venerdì. — Per cadun Numero ceulesimi 40.
Coudizioiii d'Asitoeiazione i
Per caduua linea d’iuscrziouc ceulesimi 20.
Per Toriko - Un Anno L. A. — A domicilio L. O •
Sei mesi • ». — • 3 ftO
Tremasi • ~
— PUOYKNCIE L. O SO.
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— • t &•.
Per Francia e Svizzera franco a destinazione, e per l'Inghilterra franco al conflne lire 9
per un anno, e Ure ft per sei mesi.
Le Arsocìuzìohì 8i ricevono ; in Tohino aU'UflIxio ilei €^Ìorual<*, viale dd Re, num. Si.
— A Gcnu^Ut allu ('appella %'al«leMo. intira di S. Chiaru.
Nelle provlni ic, presso tutli gli llUirii politali per mezzodì Vagliit^vhe dovranno essere iuviati
franco al Uiretloie della Hkina Nwvklla e non altrimenti.
Aireeteru, ai Regiienti indirizzi: LoMDit.\,dai eigu- NiHShott e <•. librai, Hernm-Rtreet:
PAnuii, dailalibreria C. Meyrucis, rue Tronchet, ‘i; Nimks, dal i»ig. Pcyrcjt-Tinol librai»; Lidxe;
dai sigg. Denis et Pelit Pierre librai, rue Neuve, 18; GiNEVKA,dal Kig. K. Heioud libraiu
Losan.^a^ dal big. Delafoniuine libraio.
isoluiuario.
Una visita alle Chiese evangeliche italiane dei
Grigioni. 1. — Breve saggio intorno alle principali
contrarieli tra le dollrine della Chiesa Homana e
quelle delle Chiese evangeliche.—Una predica sulla
spiaggia del mare.— Notizie.
UNA VISITA
alle Chiese evangeliche italiane
dei Grigioni.
I.
Nel novero delle deliberazioni prese daH’ultirao siaodo della Chiesa Valdese, forse i lettori
ricorderanno quella di una doppia deputazione
da mandarsi, per parte della medesima, una ai
numerosi Valdesi dispersi nelle varie città del
Sud della Francia all’elTetlo di raggranellarli e
di metterli in guardia contro ai tanti pericoli
spirituali cui vanno esposti, l'altra alle Chiese
italiane dei Grigioni per portar loro coi saluti
<lella Chiesa Valdese, l’espressione del vivo suo
■desiderio che vincoli più stretti che per lo passato
si stabiliscano tra queste due frazioni del corpo
<ii Cristo, parlanti un medesimo linguaggio, e
come tali, chiamate allo stesso destino.
"Del prospero risultamento della prima di
■queste missioni, affidata al sig. ministro Appia,
speriamo di poter dare fra poco contezza a’ nostri lettori. Della seconda, eseguita da chi scrivo
unitamente al suo fratello e collega il sig. Bert,
diremo qualche cosa in questo numero e nei
susseguenti.
La via piii breve, volendo recarci da Torino a
Coirà—capitale del Cantone esede deiraulorita
ecclesiastica di quel paese, alla quale dovevamo
anzitutto presentarci — sarebbe stata di portarci
direttamente ad Arona, per Vercelli e Novara.
Ma l’aver sentito nominare le tante volte, come
tre pellegrinaggi fra i più famosi della cattolicità, i così detti santuarii di Oropa, di Varallo
e di Orla, spinti dalla curiosità di contem[dare più da vicino quest’aspetto per noi aiTatto
nuovo della vita religiosa di gran numero fra i
nostri concittadini, giunti che fummo a Santhià,
lasciando la ferrovia, ci conducemmo coirOmnibus a Biella, da dove, fermatici solo la notte,
ci ponemmo in via il giorno seguente per dar
compimento aH’ideato disegno. E perché c’in
calzava il tempo, e si trovarono essere le distanze tra i luoghi cbe ci eravamo prefi.ssi' di
visitare, maggiori che non l’avessimo creduto,
tralasciando, dielro l’avviso di qualche amico,
la visita al santuario di Oropa, ci portammo
direttamente, per attraverso la Valle'^di Mosso,
famosa pei suoi lanificii, a Varallo piccola citlà
già sede d’una repubblica cho durò fino alla
fine del secolo scorso, ed ora capo-luogo d’una
fra le provincie più povere ma piii industriose
del noslro Piemonte.
La fondazione di questo così detto santuario
non risale al di là del Ii9l, ed ù dovuta ad un
milanese, frate Bernardino Caimo dell ordiue
dei Minori Osservanti, che volle con questa fondazione dotare la patria sua di una specie di
facsimile del S. Sepolcro di Gerusalemme da
lui visitato : dalla quale circostanza ne viene
l’appellazione di S. Sepolcro ed anche di Suota
Gertisalemme coi quale è da molti accennato il
sullodato santuario. QfKtrnr*,.tqtMttrfi cappolle
in cui sono raiTigurati — con affreschi e statue
di naturale grandezza, opere di circa 60 artisti,
alcuni fra i più valenti — i fatti principali che
si riferiscono alla nostra redenzione, dalla caduta di Adamo fino alla tumulazione di G. C. ;
una splendida chiesa cui manca però tuttora la
facciata, dedicata a Maria Immacolata ; una vasca cou maestria costrutta e sormontata da una
statua di noslro Signore G. C. risorto, e dal di
cui piedistallo l’acqua scaturisce per cinque
orifizii, figura, dice la Guida al Sacro Monte,
dei sacramenti che scaturirono dalle cinque
piaghe del Salvatore ; alcune caso destinate a
servire di abitazione ai frati, più un albergo ed
un cafTè ad uso dei pellegrini ; il tutto circondato da un muro di cinta altissimo e che mette
capo ad una porta di bellissima architettura ;
ecco l’insieme dei fabbricati di cui componesi
il Sacro Monte ed all’erezionp dei quali concorsero parecchie generazioni. *
Una via larga e comoda, tutla adombrata da
alberi cenlenarii, e proseguendo nella qualo
vanno scoprendosi allo sguardo punti di vista
ognor più vaghi, a misura che si sale, conduco
dalla città al Monte che le sovrasta. A metà
della salita ergesi una immensa croce di legno
alla quale facendoti vicino li accorgi, non senza
maraviglia, essere la medesima lulla tagliuzzata,
il che avviene, dice la Guida^iii citata, por opera
dei pellegrini che « tengono por somma divozione di svellerne un pezzo e portarlo alle loro
case come preziosa reliquia» : sicuro e doloroso
indizio delle superstizioni, chc giunto alla vetta,
ti toccherà di contemplare.
Infatti basta compiere, anche con qualche
fretta, come fummo costretti a farlo, il ¿jiro dello
cappelle , ascoltare lo chiacchere del tuo cicerone, eco fedele di quelli che colà insegnano,
tener dietro per alcuni istanti a quei pellegrini
che si portano da una cappella all’altra in traccia delle indulgenze che son venuti a (irocacciarsi, per accertarti che sebbene in nn .sensc»
tutto parli ivi di Gesii Oisto, dell’opera sua di
misericordia a |)ro di noi, e paia destinato a
ravvivar la fede in lui checi ha redenti, niente
in realtà allontana sifTattamcntc da (¡osù Cristo,
nascondo maggiormente l'eilicacia della sna
morte , distoglie con ¡liù forza lo sguardo dui
•Mediatore unico cd essenziale, della <livozione
come viene là intesa o praticata, o come la vedemmo posta in atto da un branco di quei pellegrini uomini e donno di contadinesco aspetto,
compiendo, mentre eravamo presenti, il lori»
pellegrinaggio. Una donna li capitanava, cho
dopo un'enfatica esposizione del falto raffiguralo in ogni cappella , tibranti alla qiiahpassavano , dava principio ad un pezzo di ow-‘
zione latina cho terminavano gli ahri, recitando
quindi tutti assieme, ed in modo quasi inintelligibile, i\ Pater. L’.4»/wftnon era ancora profferito che già la guida — chc per tutto il tempo
rivolgeva gli occhi attorno, attenta a tutt’altn»
che alla sua divozione — ansiosa di far presto
per non mancare ad altre pratiche che fossero
persopraggiungere, moveasialla volta dì un’altra cappella, dove ripoteasi esattamente la stessa
palinodia, e così per volte, senza parlar© delle
preghiere fatte in chiesa, dell’acqua bevuta all»
fontana dei sacrameuti, ecc., ecc.
E questo è quello che si chiama eompiert*
un pellegrinaggio ! Questa i; la risposta che per
parte di chi si pretende unico dispensatoro dellek
grazia di Dio, vien data a quelle anime, parecchie delle quali sono sincere, non vi è da
dubitarne, che domandano con ansia : « cho mi
convien di fare per essere salvato ! » Quest«'
sono le cisterne crepolate a cui sono diretti quei
poveri sitibondi da chi avrebbe missione d’insegnare loro le pure sorgenti della grazia !.....
Mentre da un lato il mio compagno ed io benedicevamo al Signore di essere, per bontà sua,
banditori di un altro evangelio ; nientre con
tutto cuore gli rendevamo grazie pel nostro popolo, per non aver egli mai chinalo il capo sollo
il giogo di una superstizione coii indecorosa,
non potevamo difenderci da quell’inacerbimenti»
che invase uno più santo di noi al cospetto di
una consimile idolatria; e questa preghiera proruppe frequente dal nostro cuore ; « Signoro
caffretta il tempoincui i nostri concittadini
« tutti conoscendo in tutta la sua pienezza l’efll-
2
« cacia della tua morte, la patria nostra non
* sarà più contristala dallo spettacolo di una
« superstizione che tanto ti offende ! *
La visita del Santuario A'Orla a cui ci portammo quel medesimo giorno, attraversando il
l olle eminentemonte pittorico, detlo la Colma,
non valse a cancellare la dolorosa impressione
che nella noslra mente avea fatta la scena di
cui fummo testimonii a Varallo. II modo in cui
la divozione vi si esprimo, è sempre lo stesso;
solo invece che a Varallo l’arte era concorsa a
ricordare i falli, sempre preziosissimi al cuor
ilei cristiano, della vita dol Salvatore, quello in
cui t’imballi dappertullo a Orla, dalla prima all’ultima cappella che li rechi a visitare, sono le
jjesla favolose o scempie di s. Francesco di
.\ssisi ; vale a dire che la profanazione invece
<li andare .scornando si fa maggiore.
Ma vuole il lettore che nulla gli manchi per
portare un adequalo giudizio delle superstizioni
con cui vengono dai loro maestri in Israel cibati , ancora al d\ d’oggi, migliaia o migliaia
<lei nostri concittadini, senta quello cho di
s. Giulio —il di cui lempio e le di cui reliquie
il viaggiatore non manca di visitare nell'isolella di questo nomo dirimpollo ad Orta — ci
narrò (dovo dirlo ad onor suo sonza guar«larci in faccia, anzi abbassando gli occhi) il
prole che ci guidava : * Quando, ci diceva egli,
il santo por la prima volta calcò la spiaggia
dol lago, non vi fu barcaiuolo, (tanta ora la
loro barbarie) che volesse portarlo in quest’isola. Ma cho fece allora s. Giulio?— Steso il
mantello sull’acqua, vi montò sopra, sonza ehe
profondasse, e guidandolo a guisa di navicella
approdò là dovo lo chiamava Iddio. A quei dì
(non ricordo se dicesse il secondo o terzo secolo) risola non ora al certo quella como ora la
vedono , ma sil^keno un ricotto di ogni sorta
di animali, innocui gli uni, nocivi il maggior
numero, e fra quesli, innumerovoli serpenti di
smisurata grandezza come possono giudicarne
da quosto pezzo di vertebra di un di loro, ci
disse, additandoci un osso,in falli grossissimo,
appeso al soiTitlo della sacrestia in cui stavamo.
Appena giunto qui il santo, chiamali a se gli
animali innocui li addomesticò; fece colla stessa
potenza morire tutti i nocivi ; quindi si poso a
fabbricare prima quesla chiosa, o poi parecchie
allre sui poggi circostanti. Egli era intento a
fabbricarne una a.....(ci nominò un villaggio di cui non so ricordarmi il nome) ed a
tal elTelto guidava egli stesso un carro tirato da
duo bovi e pieno di pietre, quando ecco uu
lupo, sceso dal monte, slanciarsi sovra uno dei
buoi ed ucciderlo ! — Ed il santo cho foce al
lora ? — Seuza sgomentarsi nò punto nò poco:
« Tu m’hai ammazzato il bue, diss’egli all’uc« cisoro, obbono prendi immantinente il suo
« posto e com pi il suo lavoro. » Al che il lupo
si sottopose di buona grazia e sonza resistenza
alcuna !! » Ed a conferma deirautenticità del
suo racconto ci mostrava un quadro che pretendeva del IV secolo in cui il fatto veniva raflìgurato, insieme a parecchi altri del medesimo
conio, tutli attribuiti al medosimo s. Giulio !
Oh ! come nel sentirci narrare sul serio tali
scempiaggini in un santuario cristiano, da un
prole incombenzato di fare udire alle moltitudini lo parole di vita eterna ; come nel vedere
iu venti cappelle coslrulle a grandi prese e eoa
rara maestria un peccatore al pari di noi, salvato, se lo fu , como lo siamo tutli, per grazia
di G. C., esaltato al pari se non più del Salvatore medosimo.....copriva di un fosco velo
quelle spiaggie ridenti o quell’ondo coruloo del
lagod’Orta; epporciò al più presto cho ci fu
possibile ci avviammo alla volla d’Arona dovegiungemmo sull’imbruniro , dopo essere stati
rallegrali dalla vista di un magnifico tramonto
di sole sulle volle- ghiacciale del monto Uosa.
{Continua.)
BREVE SAGGIO
inlonio alle principali «Dlrariflà tr* le doltriue della Chiesa romana e qnelle delle Chiese erangeliche.
CAPO 4^iriKTO.— Dei Simboli e di altre ninnirentaKioni dclin fede,
o«MÌa dei Sacramenti in generale.
Le contrarietà tra il romano sistema e l’ovangelico sono specialmente sensibili in questa doltrina : non s’accordano nè suU’idoa nè sul
numero dei sacramenti nè sul culto cho si devo tributare a Dio.
DOTTRIJiA ROMANA.
1. Il Sacramento ò un oggetto sensibile cho in virtù deU’isliluzione
sua divina non solo serve a figurare la grazia invisibile o spirituale, ma
vaio altresì a produrre santità o giustizia, per sua propria virtù, per opus
operatum, pel fallo .solo cho è amministrato dal sacerdote con buona
intenzione, e che vi si partecipa senza recarvi sentimento contrario.
Tanta essendone l’efficacia quanta non dovo esserne l’importanza !
2. Vi sono setto sacramenti corrispondenti ai principali momenti
della vita per sanlilicarla tutta : Il battesimo, l’eucaristia, la conformazione 0 la cresima, la penitenza colla confessione auricolare, l’ordinazione, il matrimonio e l’ostrom’unziono.
DOTTRlJiA EVANGELICA.
1. Il Sacramento è un rito istituito da Gesù Cristo per rappresentare
con oggetti sensibili la grazia spirituale, e per assicurarla a chi ne usa
degnamente ; egli è in pari tempo segno e pegno della grazia per chiunque vi partecipa colle disposizioni sempre richiesto por ottenere i doni
del Signore. ^
2. Duo soli sacramenti proscrisse Gesù Crislo , cioò il battesimo e
l’eucaristia o la sacra cena, ambedue rappresentanti l'opera di redenzione : il battesimo ne figura piuttosto la realizzazione interna, la rigenerazione 0 la redenzione dal peccato ; la sacra cena il suo valore
esterno, l’espiazione, la redenzione dalla pena del peccato, e ne dimostra
pure la divina efficacia com^ alimento di vita spirituale ed etorna.
DOTTRINA ROMANA SI'L BATTESIMO.
Il battesimo ò valido secondo i Romani,
purché sia amministrato secondo la intenzione
della Chiosa in nomo ilol Padre o del Figlio o
ilello Spirito Siinto, chiunque sia l’amininistranto, e comunica infallantemente la grazia
dolla rigenerazione; grazia cho può perdersi, e
deve ricuperarsi.
L’acqua dol battesimo cancella il peccato originale od imprime un carattere spirituale indelebile facendo figlio di grazia iu Gesù Cristo
«•hi ò figliuolo d’ira iti Adamo.
DOTTRINA EVAUGELtCA SOL RATTESIMO.
Gli Evangelici por lo più rigettano la rigenerazione battesimale, essendovi battesimi senza
rigenerazione e rigenerazione avanti il battesimo; ma lo considerano come un simbolo della
nascita spirituale cho succede in intima comunione con Gesù Cristo mediante la fede. Inoltre
questo sacramento ò un pegno della grazia di
Dio, cioò dol suo perdono c della comunicazione del suo Spirito per ognuno cho si convertirà 0 crederà di cuore. Per parte di chi presenta i figli al battesimo, è contralto l’obbligo
di educarli nella verilà, affinchè, istruiti in ossa,
possano poi convertirsi a Gesù Cristo ed entrare
spontaneamente nella sua alleanza.
PASSI DELLA SACRA SCRITTURA.
Mat., XXVIII, 19 : — Andate adunque, ed
ammaestrate lutti i popoli, battezzandoli nel
nome del Padre, e del Figliuolo, e dello Spirito
Santo.
Hom., Yt, l :—Noi siamo adunque stati con
lui seppelliti porlo baltesimo,a morto: acciocché, siccomo Cristo è risuscitato da’ morti per
la gloria del Padro, noi ancora simigliantemonlo camminiamo in novità di vita. Col., II,
12.— Gal., II, '27.—Tito, III, 5.— .itti, X,
i~. — Atti, II, 38; VIII, 36; XVI, 15, 33. —
1. Cor., I, 17.
3
»OriRINA HOMANA SULL EUCARISTIA.
La Chiesa romana insegna Ja presenza della
carne e del sangue nell’ostia, la transustanziazione del pane e del vino in corpo e sangue
vero, l’obbligo di adorare l’ostia come il Signore
stesso portandola in solenne proce.ssione, il sacrifizio incruento cotidiano sull’altare, in espiazione dei peccati uon solo a pro dei vivi, ma
eziandio dei morti (I).
(1) La transustanziazione ò un dogma delxin
secolo (1215). Ne surse bensì l’idea al nono
secolo, nel convento di Corbia, e fu pubblicata
'la un certo frà Pascasio Radberto, ma gli fu
risposto da un prete cattolico per nome Bertramo, poi da Gio. Scoi Erigena, e le loro confutazioni tenute per buone per un secolo e mezzo
non furono condannate che dopo ICO anni nel
1035. il Concilio tenuto da Nicolò II in Roma
decretò già che il corpo del Salvatore è in realtà
manipulato, rotto, infranto dai demi dei fedeli.
-Ma quella dottrina parve troppo cruda ai papi
ed ai Concilii seguenti, a Ildebrando specialmente che si mostrò favorevole a Beranger che
la combatteva. Finalmenle però Innocenzo III,
cui piacque, non solo l’approvò, ma noi Concilio Lateranense fece decretare cho il pano è
iransustanziato.
I
DOTTRIM EVAXiiELlCA SULL KUCAIIISTIA
O SACRA CENA.
Gli Evangelici mantenendo fermamente l’idea
essenziale del sacramento che ò un simbolo,
una figura di una grazia spirituale, non ammet'
tono presenza corporale,mutamento disostanza,
creazione di carne e di sangue ¡ter la consecrazione, poiché non sarebbe [)iù un rappresentare
l’oggetto invisibile, ma produrlo, e non più sacramento, ma reale sacrifizio; eia riiinovaziono
colidiana del sacrifizio espiatorio rigettiino assolutamente come contraria alla Scrittura (Eb.,IX
e X), e con tra ditto ri a al merito dol sacrifizio una
sola volla compiuto, e per sempre valido ; tengono per idolatria l’adorazione doU’oslia. Como
celebrazione della morte del sacrifizio di (i.
conviene si faccia la cena secondo l’istituzione,
sotto lo due s^iecie. Nò si sconosce ciò chc vi
è di spirituale e positivo, il pegno certo datovi
sotto quella forma augusta : cioè la presenza
s|)irituale del Signoro che ha ordinalo quella
cena d’amore e di perdono, l’attestato positivo
dato, col pane e col vino, a chiunque vi partecipa con fede, chc il corpo di (i. C. è stato rotto
in suo favore, che il di lui sangue è «tato sparso
in remissione dei suoi peccati.
Siccome fra i Padri della Chiesa non si trova
perfetta unità o uniformità di dottrina in questa
materia, così pure, fra i riformatori, Luiero insisteva sulla reale presenza del corpo e del
sangue di (iesù, sonza transustanziazione (cousustanziazioue), Calvino sulla presenza puramente spirituale, Zvingli sul carattere rainnwmoratito della cena , senza però escludere la
presenza spirituale. Non abbiamo che da ricercare accuratamente senza pregiudizio il senso
delle Scritture, e attenervici.
l'AS.SÌ IIEI.LA KACR.VSCHITTl RA.
Matt., XXVI, 26-29: —Or mènìfè mangiavano,'Gesù, preso il pane, e fatta la benedizione, lo ruppe, e lo diede ai discepoli : e disse,
prendete, mangiate: questo è il mio corpo. Poi
preso il calice, e renduto le grazie, lo diede
loro ; dicendo, Bevetene tutti.
Perciochè quest’è il mio sangue, ch’è il sangue del nuovo patto, il quale è sparso per molti,
in remission de’ peccali.
Ved. Marc., XIV, 22-26.—Luca, XXII, 14-21.
E quando l’ora fa venuta, egli si mise a tavola, co’ dodici apostoli. Ed egli disse loro, io
ho grandemente desideralo di mangiar questa
pasqua con voi, innanzi ch’io sofferà.
Perciochè io vi dico eh’ io non ne mangerò
più, finché tutto sia compiuto nel regno di Dio.
Ed, avendo prese il calice, rendè grazie: «
disse, prendete quosto calice, o distribuitolo travoi, ecc.
I. Crrr., XI, 20-:i0. — Atti, XXI, 7.
Gli altri cinque sacramenti sono rigettati dagli Evangelici per ragioni
scritturali e storiche.
1. La confermazione è usitata ben.sì nelle due chiese, ma non ha
però la stessa significazione; imperocché mentre secondo i Romani la
è un sacramento, la cui materia è l’olio o cresima , o secondo alcuni
l’imposizione delle mani, e la cui amministrazione appartiene al vescovo,
come dispensatore dello Spirito Santo, fra gli Evangelici non si usa che
in guisa di ratificazione del battesimo, quando il catecumeno é in grado
di fare professione di fede. Un sacramento però non può essere poiché
non è stata istituita nè prescritta dal Signore ; e quell’imposizione delle
mani degli aposloli, la quale conferiva doni straordinarii di Spirito , é
cosa affatto diversa. Ved. Atti, X, 44, 45; XIX, 1-7.
La confermazione nei primi secoli andava unita col battesimo; ne fu
poi separata, e non fu dichiarala sacramento che sotto Eugenio IV nel
Concilio di Firenze dell’anno 1055.
2. Gli Evangelici non ammettono il sacramento della penitenza,
per le tre seguenti ragioni : a) la contrizione, la confessione auricolare,
le pene imposte dal confessore in riparazione dei peccati non costituiscono un sacramento, una rappresentazione dell’invisibile grazia, un
simbolo della fede; b) il Signore non ha fatto nò dell’una nè dell’altra
di quelle tre parli suddette, nè dell’insieme di esse una istituzione positiva ; c) la Scrittura non parla mai di confessione auricolare nè di pene
imponibili permane d’un confessore; tutte cose affatto contrarie alla
espiazione compiuta nel sacrifizio di Gesù Cristo (Giac., V, 16).
La confessione si faceva, alla fine del secondo secolo, in presenza di
tutta la Chiesa, quando uno avea commesso qualche peccato scandaloso.
Divenne auricolare sotto Leone I, vescovo di Roma (450) ; nel Medio
Evo venne a formare coi suoi accessori un sacramento , e come lale fu
dichiarato articolo di fede sotto Innocenzo III (12Io).
3- Gli Evangelici non ammettono il sacramento deìl'estrem’unzione
perchè il Signore non ha prescritto quel rito, con [larole sacramentali,
come ha fatto per il battesimo e la santa cena. Nei primi secoli si usava
però quell’unzione per gli ammalati onde ottenerne guarigione secondo
la promessa divina (J.vc., V, 14; Mar.,VI,13). Ma la Chiesa romana l’ha
destinata poi ai soli moribondi per cancellare i peccali veniali, liberare
l’anima da ogni traccia di peccato, di languore e d’infermità. Solo nel
secolo nono, verso l’anno 850, è stata riconosciuta come sacramento.
4. Non s’ammette il .sacramento deirwiiine, in primo perchè le parole
sacramentali adoprale dalla Cliiesa romana sono di umana invenzione,
come ancora tutte le ceremonie prescritte, perché secondo l’Evangelio
non vi è più come nell’anlico patto una casta di .sacerdoti mediatori tra
Dio e popolo, essendo tulli i fedeli sacerdoti spirituali a cui è aperto
l’adito al trono della grazia, e dovendo personalmente presentare a Dio,
in ispirito, l’unica e vera offerta, il sacrilizio di Cristo. (ìli Evangelici
non hanno che l’imposizione delle mani, che non imprime carattere,
ma conferisce carica, riconosce il dono, sonza comunicarlo costituisco
Minislri della Parola, non sacerdoti.
L’ordinazione è divenuta sacramento per la vieppiù forte tendenia.
sacramentale e clericale ; onde venne la falsa distinzione tra ecclesiastici
e laici, colla formazione del clero e del sacerdozio, mentre secondo l’Evangelio tutta la Chiesa è clero, eredità del Signore, o sacerdozio sacro
per offerire sacrificii spirituali.
5. Non ammettono come sacramento il «(«irtmoiìio, perché sebbene
il matrimonio sia una islituzionc divina e sacro-santa, e possa .servire
di simbolo dell’unione di Cristo alla Chiesa, non è però un rito istituito
da Gesù Cristo nel vangelo, e non è nè prescritto né proibito da lui ;
onde al pari del sacramento riprovano il celibato dei preti. Ef., V, 25-33;
Tim., IH).
Il matrimonio divenne un sacramento pei laici, mentre il celibato
diviene una legge pel clero, solo dal Medio Evo.
Cotesti riti, cui si allribuisce tanta efficacia, formano la materia principale, essenziale del culto romano. Il segno caralleristico di quel culto
è appunto di essere sacramentale, rituale, cerimoniale, e perciò sacerdotale. In altri termini, il culto è piuttosto materiale cd esterno ; procaccia solennità, pompa, lusso, effetto magico sui sensi ; deve essero
uniforme, liturgico, minutamente ordinalo; è dipendeiile dal sacerdole,
che vi è di necessità, quale mediatore presso Dio, e dispensatore delle
sue grazie ; è passivo iu quanto non fa manco d’uo(io che i fedeli abbiano
inlelligenza di ciò che dice il sacerdote, uè di ciò che essi medesimi
cantano. Se consideriamo l’oggetto del culto dei Romani, troviamo uu
abisso tra essi e noi : imperocché essi non adorano Iddio solo, non rendono culto a lui esclusivamente, ma altresì a Maria, a vario .Madonne,
a santi canonizzati dal papa, i quali Dio solo sa ovo sieno, ed eziandio
alle loro imagini, al crocifisso, alle ossa, alle ceneri, ai panni, al sangue , ai sepolcri dei martiri (2. Cono, di Nie., 787).— Le foste dedicate
4
a quei santi ed alle Madonne, i tempii, gli altari loro consecrati sono
un segno non equivoco del culto che loro si tributa.
Gli Evangelici si fondano sul detto di Cristo, che Iddio è spirito e vuole
essere adorato in ispirito e verità ((’iiov., IV, 24). Il sacramento, come
simbolo, vi ha paite secondaria, e la lettura della Parola di Uio, la predicazione sono la cosa ¡irincipale (1. Cnr.,1, 17). Il culto è semplice, e
[lur bastantemente solenne per la gravità stessa della parola cho è annunziata, e per l’attonzione o la divozione con cui è ascoltata : e non
importa la forma, purché sia in ispirito, cioi“ con conoscenza di Dio, con
fede, e con interna divozione, ed in verità, cioò in modo sincero e con
sentaneo al principio spirituale e scritturale ; nò è indispensabile il ministro, perchò è la Parola di Dio, e non quella deH’uomo che santifica
l’assemblea. Uenchè apparentemente sia minima la parte d«i fedeli, pure
il loro culto è sempre attivo per l’attenzione con cui ricevoco la dottrina
e l’esortazione. In fino secondo il formale comandamento della divina
legge si rende culto a Dio solo, Padre , Figlio e Spirito Santo : sono
escluse imagini, statue e feste di santi.
Leggete i quattro primi comandamenti del Decalogo. Conf. Mat., IV,
10. — 1. Tim., li, 3. — Apoc., XXII, 8, 9.
(Continm.)
Dna predica sulla spiaggia del mare
fcorrispondenzaj
Caro amico e fratello.
Voi dovete considerarmi assai infingardo circa
allo scrivervi, e se non mi accusate , m’accuso
da me: ma sapete che cos’è la vita de’ bagni; fra
Je preoccupazioni della salute, le incertezze del
tempo, il passeggio e il bagno, la giornata traKoorre, e l'indomani arriva senza nemmeno avere
Tintenzione di emendarsi ; tuttavia il mio cuore
e il mio pensiero ben sovente mi trasportano,
lungi dalla fertile e ridente Normandia, verso le
nostre VaUi dove Iddio mi fece trovare una patria novella e reale ; la preghiera, preghiera assai
meschina, assai debole, ma se non altro fervida
e sincera, mi unisce di nuovo alla nostra chiesa
e a voi in particolare. Domenica ultima assistendo
ad una interessante cerimonia , pensavo se potessi dire qualche cosa nella Buona Novella ai
nostri amici di Piemonte.
Era verso sera , nell’istante che il sole , dopo
d'aver compiuta sua carriera, va a tuffarsi come
una meteora nell’Oceano ; il mare , che fin dal
mattino era stato imponente per maestà nella sua
agitazione, tornava placido , forzato quasi suo
malgrado dall'irresistibile legge della bassa marea ; la piccola città di S. Valery era in moto per
la processione dalla S. Croce, e la più parte dei
■bapnanti, in difetto d’altro spettacolo e in ispecie
«li ciò ch’è particolare della contrada, stava raccolta sulla spiaggia, vicino al piccolo faro bianco
marcante l’entrata del porto, aspettando al piè di
un grande crocifisso l'arrivo del cortèo.;
Un po'ignorante sulla natura della processione
f! temendo che, al dire d'una vecchia pinzochera,
si volesse portare il buon Dip, illigoor V.....
ed io ci preparavamo al modo di contenersi,
quand'ecco, a nostra grande consolazione, trattarsi d'una predica. Io vi confesso che il numeroso uditorio, il bellopittorico del luogo, l’immensità del mare rhe si vedeva stendersi profondo
■e silenzioso al piè deU’alta spiaggia bianca, l’originalitji della cerimonia , m’attraevano fortemente. Ah! noi dicevamo, se si potesse prendere
la parola dopo il curato che ci farà un sermone
alla sua maniera; se si potesse predicare a tutto
questo popolo Gesù Cristo crocifisso tal quale si
manifesta nella Scrittura! Intanto il corteggio
arriva, e la musica di valzer che la piccola orchestra suouava da lungi, egli stendardi a figure
di santi e la vergine che protendeva le braccia in
atto di benedirci—tutto ciò era già adatto per guadagnare il favore d'un uditorio. « Quale il preambolo! noi dicemmo, e si poteva pensare, • tal Tesordio, tale il sermone».—Tuttavolta l’apparenza
era bella; a’j'iò della grande croce, a lato d'un
clero assai numeroso, s'erano schierati i marinai;
gli abiti loro uuovi e puliti, le capigliature acconciate, i lor visi a linee marcate, rasi per la
prima volta dopo lungo tempo, la seria presenza, l’abbigliamento fresco delle spose e dei
loro figliuoli, — tutto ciò annunziava una festa ,
ed ii pensiero che questi uomini appena giunti da
Terra Nuova col loro carico di merluzzi si accingevano a ripartire tosto pei paraggi del Nord
alla pesca delle aringhe, ad affrontare novelli
pericoli e forse perire nelle onde oceaniche, comandava la serietà. Un vecchio dai bianchi capelli, vestito dei solenni paramenti, sali i gradini
del « Calvario »; alla sua vista noi ci scoprimmo;
era una testa canuta, era un uomo serio che si
disponeva a parlarci della sua fede.
« A Dio non piaccia che io mi glorifichi in
« altra cosa, che nella croce del nostro Signore
G. C.» cosi cominciò il predicatore. « È pur com« movente, è pur venerando cotesto spettacolo
« di un Dio che si fa crocifiggere per uoi ! Pii mali: rinai! che dopo d’avere affrontato i pericoli del
« mare rientrate nei vostri focolari , dite, non è
« egli sublime cotesto istante in cui ci riuniamo
« intorno alla croce, e non facciamo noi assai
«bene di esclamara col cantico che avete in« tuonato : 0 crux alma salve , crux venerabilis !
a Si ! croce dol mio Salvatore , dove Egli spirò
« pe' nostri peccali e portò la nostra condanna« zione, o croce venerabile, io ti saluto. Non è già
« per caso che la croce divenne il simbolo della
« vera grandezza ; il monarca la mette sul petto
« al valoroso guerriero o al filantropo , il fedele
« la colloca nella sua dimora e sotto gli occhi
« suoi, e noi tutti siamo chiamati da Gesv'i Cristo
<i a contemplarla , imperciocché dall’alto di co« testa croce Egli ci attira, secondo questa pa« rola : « quando sarò stato levato da terra, io
« trarrò a me tutti gli uomini! » Ei ci attrae alla
« santità, alla virtù, all’abnegazione, al dispregio
« delle grandezze e delle gioie del mondo , poi« chè dietro la parola di s. Agostino , se questi
« beni fossero dei beni, Gesù Cristo li avrebbe
« amati : st digna essent amore, amarcmur ab eo. »
« Cotesta croce ci dà vera forza per resistere ad
« ogni tentazione, all’avarizia, alla voluttà, alla
« sensualità, all’orgoglio, e ci ammaestra in tutte
« virtù, abnegazione, perdono, dolcezza, ecc. Oh
« voi dunque marinai, che andate ad affrontare
H di nuovo i pericoli, nel furore dell’uragauo,
« quando voi barcolerete come ubriachi e che
« la tempesta impedirà le vostre manovre, che
< l'onda vi precipiterà nell’abisso per lanciarvi
« poi verso le nubi, in mezzo alle vostre ango« scie, gridate alla croce ed invocate il Signore
« affinch'egli vi liberi e vi salvi ! È la croce sola
« che può salvare : 0 crux salve, crux venerabilis
« salve ! »
Il vecchio aveva parlato più d’un’ora, era
stanco, l’uditorio era stato pendente dalle sue
labbra, e ciascuno si ritirò pensoso e in silenzio.
La voglia di parlare m'era passata, Iddio ei aveva
esauditi altrimenti senza che lo prevedessimo ;
il venerabile curato avevaci nutrito, non già di
errori e di tradizioni, ma del Vangelo. Assai riflessioni scaturivano da tale scena tutta nuova
per me : la prima è cotesta : « 0 crux ave ! cmx
venerabilis salve!» Qual meraviglia, diceva a me
stesso, qual segno di nostra salvezza ! In lei si
riepiloga tutto il V’angelo! ecco un popolo probo,
intelligente e morale, è vero, ma completamento
estraneo alle influenze che noi siamo abituati a
considerare come le sole degne del nome d’evangelici. Ebbene! cotesto popolo è tuttavia ricco
nella sua povertà, imperciocché gli resta il segno, il fatto della croce, ed è scritto « chiunque
contempla il Figlio e crede in Lui, ha la vita
eterna ! » S'inventi tutt'altro segno di salvezza
ohe uou la croce, e questo pòpolo nulla avrà di
tutto il V'angelo; egli non avrà allora che una
parola, alcuni nomi, e nessuna verità. Ma il pensiero che Gesù Cristo é morto per noi può ancor emergere fra mezzo gli errori, ed il morente
griderà forse dal grembo dei flutti: « Oh veneneranda croce, oh croce del mio Salvatore, io ti
saluto ! » Altro pensiero che mi colpi si é che
in ultima analisi tra i nostri fratelli cattolici romani e noi rimane ancora la croce «Gesù Cristo
di due popoli non ne fece che uno, avendo rotta
la parete che ci separava.......per la croce !
Ef. II ». Questo pensiero dovrebbe essere presente di più ai nostri cuori in tutte le nostre discussioni e relazioni coi fratelli romani. É colla
croce sul petto che i sicarii della S. Barthélemy
uccidevano Coligny e Ramus; e col crocifisso
frale mani chei monaci e gli inquisitori bruciavano i Varaglia, i Carnesecchi, i Leydet e i Pascal. Ebbene, prendiamo il crocifisso, non sul
petto, ma nel cuore, e presentiamoci cosi ai nostri fratelli, non per ammazzarli, bensì per farli
vivere, non per arderli, ma per distruggere in
essi ogni falsa fiducia ne’ lor proprii meriti ed
opere : cerchiamo ciò che possa avvicinarci a
loro, e non disgiungerci ; procuriamo di attrarli
col mostrare che noi abbiamo com’essi la croce,
e di meglio ancora. Il vostro G. A.
iw «» or M SE K e:
Savona. — La civillà dei clericali.— Un baccano dei più scandalosi, evidentemente promosso,
dai clericali,, ebbe luogo sabato scorso e venne
con più furore risoluto l'indomani, domenica, a
Q^nno di due innocui e rispettabili cristiani
evangelici di questa città, colpevoli di niente
altro che di prestare saggia fede alla parola di
Gesù Cristo, anzi che a quella dei preti o dei
frati di Savona. Ci è grato di render giustizia alle
autorità ed agli impiegati tutti cosi civili come
governativi e segnatamente all’Arma dei Reali
Carabinieri, che cosi gli uni come gli altri si
comportarono in tal circostanza come si addice
ad esecutori di una legge che vuole rispettati ed
inviolati tutti i cittadini senza riguardo veruno,
personalmente portandosi nel luogo del tumulto,
e colla loro presenza assicurando ed affrettando
il ristabilimento del buon ordine. Sentiamo altresì con piacere che tutta la parte assennata
della popolazione altamente disapprovò un tal
procedere ; lode anche a loro poiché cosi facendo dimostrano a chi vorrebbe persuaderli del
contrario, che il tempo dell’intolleranza è passati»
nel nostro Piemonte, e un uuovo giorno è sorto
che,_merc^l'aiuto di Di^.jion avrà tramonto.