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ABBONAMENTI : Interno ed Eritrea, anno L. 3 ; semestre L. 1,50.
Estero : anno L. 5 ; — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi
Dipettoie e flmministiatoiie ; Beovcnuto Cclli^ Via magenta Jl. 18, BOfflfl
Homo, 28 Aprile ^9^0 = anno . ri. ^8
fiMttlTt sostituto della religione —
VIIUIlttLlU * La morale Cristiana nelle sue
fonti — Per la purezza dei giovani — Il Congresso per la morale — Quel che resta di Gesù
Cristo — La « sinistrose » — Scienza e religione
— Cinquant’anni addietro — Buonumore e religione —
Cantiamo ! — I primi templi nelle Valli Valdesi —
Una Rosa — Valli Valdesi — I nostri morti — Notizie
di Toscana -- Cronachetta Romana — Un’altra protesta del Vaticano — L’Evangelo nell’Abruzzo— Notizie tristi e liete — Corriere Siculo — Oltre le alpi
e i mari — Il danaro del culto — Il comizio di Salamanca — Viaggi del capitano Alfredo Bertrand —Il
primo discorso di Gipsy Smith — Il segreto di Gipsy
Smith — Evan Roberts — La Cometa di Halley — Una
lettera da Uriburu — Leggendo e annotando — Moody
— Quantunque morto, parla ancora — Priscilla autrice dell’Epistola agli Ebrei ? — Sotto l’incubo 1
Un sestitiito della religione
Il nuovo Ministro deH’Istrnzione Pubblica on. Credaro si domanda * quale valore la democrazia mo« derna voglia sostituire all’energia morale e pu« rificatrice della religione, che nelle moltitudini
« operaie va affievolendosi », e risponde : « Il senti« mento artistico. Il quale è ordine, pace, serenità,
» unità interiore e quindi favilla che grande fiamma
« accende di Ime sociale.
L’on. Credaro afterma che « il Cristianesimo
« rigenerò l’uomo non tanto con la predicazione e
« con gli aridi prece'tti, quanto col fascino della
« musica, con la visione dei colori, con la sugge«. stiva bellezza dei templi. » — Secondo l’onorevole Ministro « le emozioni estetiche strappano
« all’egoismo e alla volgarità, purificano ed ele« vano le anime nostre. Il bello predispone ad
« amare ; e, senza bruschi passaggi, dal piacere
« sensibile ci eleva, a grado a grado, a un senti< mento etico abituale *.
E’ da notarsi che tutto questo era detto in un
accademico discorso di inaugurazione dell’Esposizione artistica di Venezia, e si può ammettere che
la suggestione dell’ambiente abbia indotto l'oratore
a qualche esagerazione laudativa, la quale oltrepassa il suo pensiero. A mente fredda ed in altro
ambiente non sarà certo l’ultimo l’on. Credaro a
riconoscere che quella « energia morale e purificatrice >, che egli riconosce contenuta nel Cristianesimo, non aspetti a manifestarsi, nè si manifesti
soltanto ove essa poteva agire per mezzo del « fascino della musica, della visione dei colori, e della
suggestiva bellezza dei templi ». Poiché certo l’onorevole Credaro non ignora in quali condizioni si
propagò la dottrina cristiana nei primi secoli : attraverso alle persecuzioni, nell’oscurità delle catacombe, nell’umiltà dei primi luoghi di culto.
Nè certo egli intende asserire che quella energia rigeneratrice sia scomparsa dal Cristianesimo
laddove questo si spogliò volontariamente di tutto
quell’elemento artistico che caratterizza la forma
cattolico romana del culto. Sarebbe un negare l’evidenza.
In altro ambiente ed a mente calma, all’on. Credaro non sfuggirebbe neppure la contraddizione
insita nelle sue parole, laddove, affermato che il Cristianesimo può rigenerare ed ha rigenerato l’uomo
« colla^ musica, coi colori e colla bellezza dei templi », in una parola con quel tanto di elemento
artistico che esso adoperò, egli deve poi confessare
che un tale cristianesimo è ora inetto a rigenerare
le moltitudini operaie, e d'altra parte asserisce che
la rigenerazione stessa si potrà ottenere ancora mediante l’azione dell’arte, cioè della musica, dei colori, della bellezza degli edifizi scolastici e municipali!
Non vogliamo quindi fare un processo troppo
severo alle parole dell’on. Ministro. Ma prendendo
il suo pensiero nell’insieme, e pur sorvolando sopra
le evidenti esagerazioni, non si può non constatare
che manca a lui una visione chiara e netta o almeno manca nelle sue parole una esposizione viva
di quel problema che egli stesso dice « urgente,
civile e morale a un tempo », e che ha per oggetto « l’educazione della democrazia ».
Ghe l’educazione debba avere un fondamento morale, e che la morale debba anch’essa essere fondata su qualchecosa, lo dice anche l’on. Credaro.
Poiché per spiegare l’influenza educatrice dell’arte,
egli sente il bisogno di asserire che questa conduce l’uomo all’amore del suo simile. E si capisce
che per lui, come per noi, l’amore dell’uomo per i
suoi fratelli è la vera, la sola base sulla quale si
può educare gli individui ed i popoli.
Che nell’aver posto quel solido fondamento stia
il segreto dell’energia rigeneratrice del Cristianesimo, lo pensa forse anche l’on. Credaro, se pur
non ne è profondamente convinto.
Ma come fa un ministro del Regno d’Italia, un
ministro che per giunta dovrebbe rappresentare nel
Ministero la tendenza anticlericale, come fa a proclamare pubblicamente che l’educazione della democrazia si deve fondare sullo stesso principio che
costituisce il centro del Cristianesimo? Ma il Cristianesimo non è quella religione oramai superata,
che ha la sua sede centrale in Vaticano, che annebbia le menti, che deprime le energie, che uccide le coscienze costringendole ad un’obbedienza
passiva ad un potere assoluto ed infallibile? Non è
egli inteso che ranticlericalismo deve combattere
ad oltranza il Vaticano, le sue emanazioni, ed anche e specialmente quella debolezza atavica, sulla
quale il Vaticano fonda il suo potere e che si
chiama il sentimento religioso o tnttociò che di religione ha nome od aspetto?
L’on. Credaro è troppo intelligente per concepire
in tal modo l’anticlericalismo, ed egli è abbastanza
coraggioso per dichiarare che la religione è « una
energia morale e purificatrice », ma siccome religione è un termine sospetto, è meglio girare alla
larga. Ed allora poiché un qualche fondamento all’educazione bisogna pur trovarlo... allora, si ricorre
al sentimento artistico. E così si fa a meno del
sentimento religioso. E cosi si può venire a parlare di una « buona battaglia da combattere contro
ramoralità estetica, contro l’ateismo artistico ».
Se i termini sono poco chiari, meglio cosi, saranno
meno compromettenti !
In un analogo viluppo di locuzioni nebulose saranno sempre costretti ad avvolgere il loro pensiero i nostri uomini politici, finché non avranno
tanta franchezza da chiarire pubblicamente che essi
riconoscono (come lo fa d’altronde l’attuale Presidente del Consiglio, almeno quando è in veste di
professore) la indistruttibilità del sentimento religioso, e la necessità di metterlo alla base della
morale e dell’educazione. Se nel far questiT essi
temono d’essere fraintesi, lavorino a levare dalla
mente dei nostri connazionali l’erroneo concetto che
cattolicismo romano e Cristianesimo di Cristo sieno
una sola e medesima cosa. Allora potranno, come
noi possiamo, conciliare il loro anticlericalismo col
riconoscimento pieno ed intiero della virtù rigeneratrice del Cristianesimo.
M. Miegge.
u mobàle cbistiìa belle SBE Forni
L’educazione morale della gioventù è il miglior presidio e la più sicura garanzia di progresso per qualsiasi popolo. Ben venga perciò un libro che faccia
sentire la dolce nota del puro idealismo cristiano 1
Qual è lo scopo del prof. Cornelio ? < Far conoscere i
principii fondamentali del Cristianesimo, come fatto
morale e storico, tralasciando ciò che è biografia, domma, taumaturgìa >.
È poca cosa, invero ; ci affliggono coloro che sfrondano il Vangelo, ohe mettono in luce ciò che migliora
ii cuore e lasciano nel buio la parola ohe salva il pec-'
catore ; che parlano del Cielo additando...la terra,
che esaltano l’effetto e misconoscono la causa...! Si
sa : prima la « nuova nascita » e poi la libertà morale,
l’eguaglianza civile, la fratellanza universale. Eppure,
il libro in parola mi sembra tin buon segno dei Nuovi
tempi.....
L'A. è conquistato, direi quasi ammaliato, dalla potenza, dalla grandezza della morale e non domanda
altro che di orizzontare la coscienza del giovane verso
gli alti ideali della bontà e della giustizia.
A tale scopo il prof. Cornelio, nella « introduzione »
(o 1” parte del libro, pag. 1-56) con un rapido processo
cinematografico — accenna alle varietà delle interpretazioni date al Cristianesimo; presenta le principali
idee religiose e morali dei popoli fra i quali si divulgò il Vangelo e abbozza alcune note psicologiche
della religione e morale cristiana nello svolgimento
dei secoli.
L’A. è chiaro nella brevità, efficace nell’argomenta
(1) Prof. E. Comello, Casa editrice G. B. Paravia, 1910.
L. 2,50.
2
2
LA LUCE
zione, compassato nella forma, forbito nello stile. Come
volentieri si leggono e si sottolineano alcune sue affermazioni ! Lo spazio non mi permette di citarle; del
resto, ognuno può leggerle nel libro del.professore
Cornelio !
Un fuggevole sguardo al rovescio della medaglia.
Apro il fuoco, rivolgendo all’egregio A. una domanda,
innanzi alla quale molti altri potrebbero dire :« e per
me ? » Sicuro : parlo alla nuora, perchè intenda la.
suocera! Di grazia, chiarissimo Professore, dove ha
letto che i protestanti si credono più cristiani dei cattolici romani solo perchè non credono al Purgatorio,
perchè non praticano la Confessione, eco. ecc. ? La
nostra Religione — egregio signore — non nega solo
l’errore, ma erede e predica la Verità ; favorisca dare
un’ occhiata alla nostra « Confessione di Fede » o fare
una visitina alle nostre adunanze religiose e se ne j
convincerà pienamenje ! Poi ci sarebbe da ribattere i
l’opinione gratuita che il Vangelo non abbia condan- |
nata la schiavitù legale deH’uomo....; che la forza e |
la sopravvivenza del Cristianesimo si devono tutte alla
sua... morale.. e sopr’ alcun’ altre. cantonate che,
10 ripeto, il lettore del Cornelio potrà rilevare e ribattere da sè.
♦
• «
Due parole, ora, sulla seconda parte. E’ un’ ordinata
esposizione'di versetti morali tolti dai quattro Vangeli, dai Fatti e dalle Lettere degli Apostoli. Peccato
che l’A., — che si mostra buon conoscitore di greco e
vuol essere e rimanere imparziale di fronte ad ogni
Confessione dommatica — peccato che non abbia preferito di servirsi del Testo originale invece di andare
a braccetto coll’E.mo Are. Martini !!
Disapprovo—inoltre, tacendo di altri difettucci —
11 silenzio sotto cui l’A. fa passare la passione, la morte
di Cristo e alcuni scritti degli Apostoli ; mentre che,
ricordando fatti e libri meritevoli di somma attenzione per tutti, avrebbe potuto ricavare dai medesimi
molte sentenze profondamente morali ! Il commento
dell’A. però è originale e degno di encomio sotto
alcuni rapporti. Io non posso approvarlo tutto; ma
sono certo che farà del bene a coloro che lo leggeranno. Concludo, perchè scorgo lo sguardo severo e
l’indice alzato del Direttore che mi dicono: basta!
In complesso, il libro è buono ! E’ una nuova lancia
spezzata contro il materialismo corrotto e corruttore
dei nostri giorni ; è un sereno orizzonte schiuso alla
mente ed al cuore della gioventù studiosa 1 Onde mi
auguro che questo libro sia letto con serietà Asi tutti
gli educatori dei nostri figli e che per la devozione
al Cristo moralista possa il nostro popolo giungere
presto a conoscere e ad amare il Cristo Redentore
dell’Umanità 1
Enrico Robntti.
PER LA PUREZZA DEI GIOVANI
Venerdì, 22, ha avuto luogo a Firenze sotto gli auspici della « Unione giovanile per la Moralità » una
conferenza del nostro Prof. G. Kostagno, nel locale
delia « Pro Cultura » sul tema « Gioventù e Purezza ».
L’oratore con la valentia e col calore consueti, parlò
per circa un’ora davanti ad un uditorio numeroso,
composto in maggicrauza di studenti, militari e giovani operai, mostraudo loro da un lato tutti i pericoli,
e non solo fìsici ma specialmente morali, che l’impurità nasconde sotto apparenze piacevoli ; e d’altra parte
le responsabilità terribili che il giovane ha di fronte
a sè stesso, alla futura famiglia, alla patria, alla società.
Un lungo, ripetuto applauso accolse il discorso del
Prof. Kostagno, che raccomandò quindi caldamente
« l’Unione giovanile per la moralità ». Per chi non
lo sapesse, questa unione ha vari! rami nelle principali città d’Italia e si compone di due categorie di
soci; quelli effettivi o giovani che si impegnano a
mantenersi puri e cercano di combattere l’immoralità
sotto i suoi varii aspetti, con tutti i mezzi possibili,
e soci aderenti o persone che appoggiano questa società con la loro autorità e col loro aiuto materiale
(anche se piccolo). — La società è assolutamente aconfessionale, e ciò è necessario per potere accogliere nel
suo seno qualunque giovane lo desideri, senza tener
conto delle sue idee religiose. Sarebbe quindi altamente desiderabile che molti di quelli tra i nostri giovani che non l’hauuo ancora fatto si unissero a questa
società. Fra le altre cose, udendo discutere persone
competenti sui principali problemi di morale, vi si impara a sostenere, quando occorra, le proprie ragioni su
questi gravissimi problemi. Inoltre si fa conoscenza
con giovani scrii e simpatici : cose tutte assai utili
specialmente per chi deve vivere neirarabieute corrotto delle scuole secondarie e dell’università.
Fabio.
Il Congresso per la morale
(continuazione vedi num. prec.)
Senza dar conto delle discussioni, pubblichiamo gli
altri ordini del giorno di per sè eloquentissimi :
1) • Il Congresso ritenuto che la bestemmia è un
atto volgare ed incivile per sè, senza senso in bocca
ad un non credente, e che costituisce il massimo dei
peccati in bocca ad un credente, lasciando libero qualunque congressista di dare per suo conto una motivazione religiosa o no alla lotta che il Congresso stesso
deve promuovere contro la ‘bestemmia, riconosce la
opportunità di questa lotta e dà mandato alla costituenda società contro t. b. e p. di organizzarla con
esplicito divieto di farle avere carattere confessionale ».
2) * Il Congresso allarmato dalla proporzione che
la bestemmia, il turpiloquio e la pornografia ed altre
offese alla civiltà e al buon costume prendono nell’ambiente delle scuole pubbliche, dà mandato alla costituenda società : 1. di studiare come la scuola possa
contribuire alla formazione morale dei giovani, soprattutto riguardo alla moralità sessuale e alla educazione
della purezza ; 2. di far tutelare rigidamente dalle
autorità competenti la moralità nelle medesime scuole
da parte degli insegnanti e dei discepoli ».
Si legge quindi una relazione del marchese Antinori che propone si invitino i librai a non mettere
in vendita pubblicazioni immorali.
3) € Il primo congresso internazionale contro il turpiloquio, la bestemmia e la pornografia, tenuto presente l’ufficio importantissimo che l’arte ha nella vita
moderna e la sua influenza sulla educazione pubblica,
sollecita l’applicazione delle leggi e dei regolamenti
reprimenti le manifestazioni della pornografia contro
quei prodotti artistici, specialmente di carattere popolare, che, inspirati a mentiti pretesti d’arte, rispondono invece a ignobili criteri di speculazione commerciale ; ed invoca anche che le autorità competenti,
in una più efficace repressione di dette opere, si giovino del parere di Commissioni composte di padri di
famiglia, di educatori e di medici ».
Si stabilisce di fondare una società internazionale
contro la bestemmia, il turpiloquio e la pornografia;
e ci si scambia un cordiale arrivederci al congresso
internazionale del venturo anno.
Quel che resta di Gesù Cristo
Il più antico messaggio dei predicatori cristiani èra
questo: Gesù Cristo è il Signore. E quest’è ancora il
messaggio d’oggi. Per accostarci a Gesù Cristo il Signore noi ci apriamo un varco attraverso la critica
storica e la ipercritica, attraverso la religione comparata e l’ampia e imparziale concezione dei fatti costitutivi della vita odierna. Negar Gesù Cristo equivale
a rinunziare alla sola chiave che ci possa aprire il mistero del mondo. (Dal Moulton, citato da Enrico Bois).
SCIENZA E RELIGIONE (1)
La “ sinisfrose
E’ questo il nome francese un po’ curioso (e che noi
non ci daremo la briga di tradurre in italiano, tanto
più che ci rieicirebbe dif&cile trovare o, meglio, inventare un nome italiano corrispondente) col quale è stata
chiamata un’altrettanto curiosa malattia della volontà.
Ne ragiona a lungo il dottor L. Perrier nel periodico
parigino Foi et Vie. Ecco di che si tratta. Lo diremo
servendoci d’un esempio. Tizio si rompe una gamba ;
ma Tizio è carico di famiglia, deve lavorare per guadagnare il pane quotidiano per sè e pei figlioli; ha dunque furia di guarire, e infatti guarisce presto : dopo
40 0 50 giorni è fuori di letto e torna al lavoro. —
Sempronio si rompe una gamba anche lui ; e Sempronio è carico di famiglia come Tizio, ma non ha furia
di guarire, perchè egli è assicurato contro griufortuni
e quindi la paga gli corre come quando sudava sul lavoro. Ebbene, per guarire Sempronio impiega immensamente più tempo che Tizio. Gli manca la volontà di
guarire ; la sua volontà è malata. La « sinistrese » è
infatti una malattia della volontà.
Belli questi studi di psicologia moderna ; e fecondi
di applicazioni. Ormai si va sempre più riconoscendo
l’importanza fondamentale della volontà; verità vecchia, a
dir vero, per noi cristiani che da tempo conosciamo il rimprovero rivolto da Gesù a certi suoi uditori: « Voi non
volete venir a me per aver la vita! »
Oh, cari Lettori, vogliamo dunque e andiamo a Lui !
Quando lo scritto del nostro giovanissimo collaboratore « Fabio » era non solo giunto ma passato in tipografia, ci è pervenuta un’altra bella relazione del discorso Rostagno, firmata
« Ico ». Ne siamo dolenti, ma non possiamo pubblicarla, perchè
ne verrebbe un duplicato o press’a poco.
N. d. D.
Il prof. a. Uot
alla Luce.
(86, Romeyn St., Rochester N.
Y., America) riceve abbonamen
ti
Signorino sporimentata ca posto guardarobiera o
altro, presso signora sola o presso famiglia. Chiedere
informazioni al Direttore della Luce,
COflCIU^ZlOHE!
L’inscindìbilità della Religione.
Nella Religione io distinsi (e spero che ve ne rammenterete ancora) tre fatti, tre serie di fatti, tre momenti; e i tre momenti in verità sono nella Religione
perfettamente distinguibili. I tre momenti sono distinguibili in teoria, ed è bene distinguerli — come
feci io—per... comodità di studio, non foss’altro; ma
in pratica non è possibile: in pratica, voglio dire
nella realtà delle cose, i tre f.itti, le tre serie di fatti,
i tre momenti sono inscindibili, cioè inseparabili, indistinti e indistinguibili, e costituiscono un solo tutto
indivisibile e organico.
Un paragone chiarirà questa mia idea, quantunque
il paragone che ho in mente sia inadeguato ad illustrar tutta la mia idea. Imaginate dunque uno di que’
corpi compostiche i Chimici studiano e che essi esprimono per mezzo di formule misteriose per i profani
e difficili da mandarsi a memoria. Poi che noi non
siamo Chimici di professione, lasceremo in pace le
formule misteriose, e daremo al corpo composto un
nome purchessia, un nome fantastico, che invano cerchereste nei dizionari di Chimica a indicare quel dato
corpo : lo chiameremo Ipsilon. Ipsilon è dunque un
corpo composto. Ma chi non lo sa ?... lo sanno perfino
le scolarette delle Complementari : un corpo composto
è un corpo... composto ; cioè a dire un corpo che risulta da l’unione, o — per dire più esattamente —
da la combinazione di due o più altri corpi, i quali
si chiamano semplici. Noi supporremo che il corpo
composto che ’abbiam preso a considerare sia un corpo
composto di tre corpi semplici, di tre elementi, come
si potrebbe anche dire; e supporremo che questi tre
elementi siano: 1) idrogeno; 2)zolfo; 3) rame. Nel nostro corpo composto — Ipsilon — c’è dunque dell’idrogeno, dello zolfo e del rame. Ho detto « c’è » ;
e forse il venerando senatere Canizzaro — non ostante
i suoi ottant’anhi ben sonati — sarebbe disposto ad
amministrarmi una buona tirata d’orecchi, per questo
■ c’è », che fa davvero a pugni col linguaggio scientifico, sempre preciso, sempre rigoroso : e il venerando
senatore Canizzaro, se mai, non farebbe che il suo dovere. C’è ! sicuro : c’è ! ma come c’è ? Qui sta il busillis. L’idrogeno, lo zolfo e il rame sono forse messi
lì nel corpo Ipsilon, come in un budino la cuoca ha
messo della farina, delle uova, del burro, dell’uva passa'
e dei pinoli? Per carità, non vi fate questo concetto
dei corpi composti tanto cari al cuore del senatore
Canizzaro; per carità, non gli date questo enorme dispiacere, chè quel buon vecchio ne morirebbe di crepacuore ! No, nel corpo Ipsilon c’è dell’idrogeno e c’è
dello zolfo e c’è del rame ; ma questi tre elementi non
formano un... budino ; sono invece com penetrati l’umo'
con l’altro, trasfigurati l’uno nell’altro, se posso dir
così... ma so benissimo di non dire con sufficiente esattezza: sono in somma — come direbbe lui, il professor
Canizzaro — combinati, costituiscono una combinazione chimica. Ipsilon non è come quelle polverine
che i medici prescrivono nelle loro ricette : « Recipe t
una presa di questo, una presa di quest’altro,. una
presa di quello : mescolate e pigliate a un cucchiaino
da caffè avanti i pasti »; no, no. Ipsilon non è idrogeno più zolfo piu rame ; non è una somma; è qualche
cosa di ben diverso : l’idrogeno, lo zolfo, il rame sì
sono uniti misteriosamente, e ormai non costituiscono più tre corpi, ravvicinati o mescolati insieme,
ma costituiscono un solo corpo, un altro corpo differente da ciascuno di quei tre, il corpo Ipsilon-, che
non è idrogeno, che non è zolfo, ohe non è rame; che non
è neppure idrogeno zolfo rame ; ma... Ipsilon !
Così, o miei cortesi Lettori, così la Religione 1
La Religione è come un corpo composto... spirituale :
e nè più nè meno che Ipsilon consta di tre elementi :
1) sentimento, bisogno, spirito religioso; 2) fatti obiettivi, storici (Gesù Cristo ; la sua rivelazione di sè e
di Dio ; l’opera sua ; la sua persona) : 3) l’appagamento intimo che l’uomo prova, quando l'anima sua,
in cui è vivo il sentimento, il bisogno religioso, s’incontra e spiritualmente s’unisce con Gesù Cristo e
col Dio ohe Gesù Cristo ha rivelato.
Io posso benissimo teoricamente distinguere nella
Religione questi tre elementi, come nel corpo Ipsilon
potevo distinguere l’idrogeno, lo zolfo, il rame, dicendo : « Ipsilon è composto d’idrogeno, di zolfo e di
rame ». Così del pari posso dire: « la Religione è
composta di... di... e di... (non sto a ripetere quelle tre
cose or ora ricordate, chè sono un po’ lunghe a ripetersi).
Ma io domando: è la Religione semplicemente la
somma di quelle tre cose?
No! somma, no; combinazione, piuttosto, e combinazione ben altrimenti salda che non sia quella che
s’è chiamata col nome di Ipsilon ; ben più salda — io
(1) Continuazione, V. numero precedente,
3
LA LUCE
dico — perchè spirituale. Sì, ben più salda! E infatti
il Canizzaro mi piglia Ipsilon e co' suoi strumenti il
Ganizzaro mi scompone Ipsilon e mi mette dinanzi,
in maniera visibile, tangibile, dell’idrogeno, e accanto
dello zolfo, e accanto del rame. Non così della Religione. Perciò ho detto che la Religione è un composto
spirituale più saldo dei composti chimici : non c’è
Canizzaro al mondo che mi possa scomporre praticamente la Religione, separando il suo primo dal suo
secondo elemento, il suo secondo elemento dal terzo.
La Religione è un tutto inscindibile. Per questo ho
fatto appunto notare che il paragone di cui intendevo servirmi sarebbe stato inadeguato ad illustrare
tutta la mia idea. L’idrogeno sussiste benissimo da
sè senza la compagnia dello zolfo e del rame. Lo zolfo
può condurre vita indipendente da l’idrogeno e dal
rame, e se lo sanno i nostri poveri zolfatai di Sicilia
che lo estraggono con tanti stenti e sacrifizi da le viscere della loro terra bella ed infelice. E lo stesso dicasi del rame. Ecco qui l’idrogeno che componeva il
corpo Ipsilon ; là è lo zolfo ; più là il Canizzaro ha
posto il rame : separazione completa. Ma trovatemi un
po’ il sentimento religioso (cristiano o buddista o
maomettano o altro ancora) separato da l’oggetto della
Religione (Gesù Cristo, Budda, il Corano) ; trovatemi
— se potete— l’appagamento religioso (lo chiamo così
senz'altro, per far presto) separato dal sentimento religioso e da l’oggetto — qualunque esso sia — che
vale per l’appunto ad appagare il sentimento religioso. Il rame sussiste senza lo zolfo e senza l’idrogeno ; ma 1’ « appagamento religioso » non sussiste
senza l’Evangeb, senza Gesù Cristo (o senza Budda
o senza Maometto). Il Vangelo riesce lettera fredda
e morta per chi sia incapace d’ogni bisogno religioso.
Il bisogno religioso se ne sta assopito e intorpidito
senza il Vangelo. La Religione è un fatto triplice, ma
inscindibile : non ve lo scordate un momento.
Io non mi son di coloro che fanno dell’anima
umana una tabula rasa o come una lavagna o come
una superficie spalmata di uno straterello di cera, su
cui i fenomeni da fuori vengano a tracciar segni e
a lasciar impronte. Non credo che 1’ anima sia solamente (1). 'E'attiva. E’ atta a provare, a espe
rimentare il sentimento religioso. Ma quand’è che lo
prova ? quand’è che lo spirito religioso si desta nell’anima, la scuote ed agita, suscitandovi il sentimento,
il bisogno religioso? — Quando — io rispondo —
quando un oggetto le si affaccia, sollecitandola. Quest’oggetto sarà un sasso, una pianta ; sarà una meteora luminosa ; sarà un libro, un profeta, un Maometto, un Budda, il Vangelo, Gesù Cristo; sarà quello
che volete, ma... sarà ! C’è nell’anima l’attitudine —
come devo dire ? — c’è nell’ anima la virtualità (uh,
che parolone !) religiosa ; ma questa virtualità dorme
la grossa fino a che una voce forse rude o forse fievole, forse triviale o forse soave, non la tragga dal
suo sopore. Non c’è sentimento religioso senza oggetto religioso. La Psicologia moderna mi darà ragione, ne son certo.
Vado più in là. Il sentimento religioso varia in
infinito, se in infinito varia i’oggetto che è destinato
a risvegliarlo : il feticista, il buddista, il cristiano son
tutti forniti di sentimento religioso ; ma il sentimento
religioso del feticista differisce per qualità da queilo
del buddista ; quello del buddista da queiio del cristiano, e così via. Quindi non si potrebbe dir sciocchezza più monumentale di quella che certuni fra i nostri
simili ripetono spesso e con aria seria e sodisfatta :
« tutte le religioni sono buone ! •. Che panzana ! Non
ci sono due — dico due — non ci sono due sole religioni « buone • egualmente, nemmeno tra quelle
idolatriche, che pure a un osservatore superficiale
fan l’effetto di coincidere perfettamente. Il buddista
sarà religioso quanto il cristiano e più; ma non è
religioso come il cristiano. In tutt’e due il sentimento
religioso sarà vivo ; ma le aspirazioni religiose dell’uno non sono le stesse aspirazioni reiigiose dell'altro ; non sono le stésse, non possono essere le stesse
e non saranno mai le stesse, perchè ciò ohe le ha ridestate e le mantlen deste e le ravviva nell’uno non
altr
(1) La teoria materialistica è faisa. — Ed è falsa del
pari queiraltra teoria psicologica, che, senz’essere materialistica, fa del sentimento un prodotto dell’idea.
Secondo quesfultima teoria, un fenomeno produce su
l’anima nn’impressione ; quest’impressione suscita nell’anima un'idea (l’idea del fenomeno ,che ha fatto impressione su di lei) : quest’idea dà luogo a un sentimento ; questo sentimento, operando su la volontà,
spingerà l’anima all’azione. — Ma questa sorta di Psicologia è ormai moribonda, se non morta del tutto.
L’idea non precede il sentimento e neppure la volontà. Senza, sentimento e senza volontà non c’è idea.
Un dato fenomeno produce un’impressione su di me ;
ma io non percepirei quest’impressione e quindi non
mi formerei nessunissima idea, se all’impressione non
volgessi l’attenzione, la quale è fatta di sentimento e
di volontà. Come i Lettori s’avvedono, sono ben lungi
dal considerar l’anima come una semplice tabula
rasa ! !
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ligione
TestanJ
errore
quest’a
ma pr4
menti
elementi
psicolog
Cristian
E ini
momen
pone
appunto ciò che le ha ridestate e le alimenta
0 : diverranno le stesse, il giorno che il cri- lasciato Gesù Cristo — anderà sopra Nonel Canton Ticino, a meditar intorno a Gauaddo; oppure il giorno che il buddista —
lidio a Gautamo Buddo — leggerà il Vangelo
inpierà senza preconcetti quella figura scintil
amore umano-divino che è Gesù Cristo,
n temessi di stancar la pazienza dei cortesi Lettrei ora fare una consimile osservazione per
concerne l’appagamento del bisogno spirituale,
mento che il cristiano esperimenta al contatto
ito dei Vangeli. Non è certo lo stesso appagaÒhe esperimenta, nel proprio romitaggio, il
a al contatto con lo spirito di Budda. Daniels
l ui il professor Flournoy) sostiene che « l’idea
generazione » esiste perfino presso i popoli
1 ; ed io lo credo e me ne compiaccio ; ma di
enerazione si tratta ? Ha il selvaggio la mia
idea — dirò meglio — ia mia stessa esperienza
i generazione ? — Se qualcuno rispondesse: » sì,
i3i renderebbe colpevole d’un’eresia psicologica
ale. Ci son molte sorta di religioni nel mondo ;
ueste religioni contengono del buono ; in tutte
ioni si notano le tre serie di latti, i tre rao1) sentimento religioso, 2) l’oggetto che lo desta
attira, 3) la sintesi mistica deH’anima con
o della sua lede ; — ma poi da l’una all'altra
aria : e sentimento religioso e oggetto e sintesi,
tutto varia : il concetto di rigenerazione (così
0 in chi è veramente cristiano), il concetto di
il concetto di santità, di perfezione, di perredenzione, di Dio : tutto varia, come i colori
rso le iridescenze suscitate dal prisma; e tutto
in nei cristiani — voglio dire da un cristiano
— col variare dell’intensità, della continuità
costanza di comunione col Cristo, per mezzo
Itettura del Vangelo, per mezzo di quel soave
nersi con l’Amico celeste, che è la preghiera
cristianamente.
ir quasi d’aver detto abbastanza a mostrare ai
Bttori che i tre elementi della Religione vanno
combinati a quella guisa medesima che i tre
1 d’un corpo chimico composto ; e a mostrar
e — per di più — se il corpo chimico è scome, se i suoi tre elementi sono praticamente se
non si può dire altrettanto della Religione
re e quindi neanche della religione cristiana
intendo e come l’esperimento io sincerissimaLa religione è un tutto inscindibile. Voi non
separare un elemento da l’altro nella religione,
distruggerla. Togliete via uno solo di quei tre
i o di quei tre fatti che la costituiscono, e non
più la religione.
rre la Religione al suo primo momento (intendo
: al momento di essa che noi abbiam esamier il primo) ridurla a un sentimento, a una
one, come pretendono di fare i Fideisti e
odernisti, equivale a sopprimerla. Alcuni di
imaginano che per tal via sia possibile di porre
ione fuori di tiro rispetto alta Critica, come
librantesi a vertiginosa altezza sul capo del
re che la piglierebbe di mira invano. Meschina
e! Quel ch’essi pongono fuori di tiro non è
gione, ma il sentimento religioso, e ci corre 1
mento reiigioso, ohe vanisce via come un fanche non perdura, che non spunta nemmeno,
si manifesta, quando lo si separi dal secondo
elemento o momento della Religione. La Renou consiste nel suo primo momento. Questo
momento non è la Religione, fatto complesso ;
primo momento è un sentimento, cioè un fatto
ssimo e inetto a prodursi spontaneamente, da
a uno stimoio.
del pari la Religione non consiste nel secondo
to; checché ne pensino gl’intellettualisti, i quali
^ella Religione una gnosi (ahimè, ecco un altro
e !) una conoscenza voglio dire, un sistema di
0 tutt’al più di fatti obiettivi ; di fatti ch’essi
raccogliendo in sistema, dopo averli trasforidee, a quel modo che il botanico va raccoe classificando nell’erbario i suoi fiori secchi
a erbe appassite, che mandano un profumo di...
tantìo e di,., morte. La Religione non è un’adementale a dottrine o a fatti. No 1 nemmeno il
momento costituisce la Religione; il secondo
to comprende soltanto i fatti storici della ReAssai impropriamente si dice: • Il Nuovo
ento contiene la Religione cristiana ». E’ un
codesto e bisogna correggerlo sostituendovi
Itra proposizione, un po’ prolissa, a dir vero,
elsa : « Il Nuovo Testamento contiene i docu^he riguardano i fatti storici, che entrano quale
o obiettivo indispensabile a formar il fatto
icamente complesso che si chiama Religione
la
a ».
gl
ine la Religione non consiste neppure nel terzo
to, per la semplicissima ragione ch’esso supi altri due, e non dura un minuto, anzi non
nasce e non si crea che in grazia degli altri due. I
Mistici —Io so — insistono quasi esclusivamente su
questo terzo momento, e tentano di appartarlo da gli
altri due; ma i Mistici sbagliano, come sbagliavano
gl'intellettualisti e i Fideisti, di cui s’è or ora discorso.
Io considerai l’un dopo l’altro quei tre fatti, o serie
di fatti ; e come avrei potuto fare se non così ? non
potevo parlar di tutti e tre nello stesso tempo, come
non potrei in un dialogo far parlar tre persone nello
stesso tempo... Occorre però ch’io vi dica adesso che
quei tre momenti, che concorrono a costituire il fatto
uno e organico e praticamente non scomponibile della
Religione, non avvengono l’un dopo l’altro, successivamente, bensì contemporaneamente.
Mi spiego.
Non è vero che prima io provi un’aspirazione ardente verso la perfezione, e che poz io, leggendo il Vangelo, m’imbatta in quel modello di perfezione morale
che è Gesù Cristo, e che oZZa/wie la mia ardente aspirazione trovi il suo appagamento in Gesù Cristo, E’
necessario di rimuovere questi avverbi di tempo :
prima — poi — alla fine. Nel fatto complesso della
Religione — se lo si consideri almeno nella sua origine, nel suo inizio, nel suo ¡ìhimiero formarsi — non
c’è nè un « prima » nè un « poi » nè un « alia fine».
L’aspirazione verso la perfezione morale... dirò più
esatto : la speciale aspirazione verso la perfezione morale che prova il cristiano genuino (aspirazione che
è della stessa specie di quella, ma che non è quale
quella provata da l’Israelita, dal Maomettano, dal Confuciano, dal Buddista) la speciale, la specifica aspirazione del cristiano verso la perfezione (cioè il primo
momento della Religione) non si produce che al contatto spirituale con Gesù Cristo, cioè non si produce
se non quando il cristiano si trovi in presenza del
secondo momento della Religione. Ne viene per naturai conseguenza che i due momenti sono contemporanei. — Ora, tra l’incontrar Gesù Cristo, nelle pagine
del Vangelo, ossia tra il secondo momento della Religione (inseparato dal primo) e l’unirsi a Gesù Cristo
in quella tal comunione spirituale, tutta interiore,
per cui il, cristiano si sente peccatore, si sente perduto, si sente perdonato, si sente salvato, ed è rigenerato, ed incomincia una vita nuova, riproduzione
— sbiadita quanto vogliate — ma riproduzione della
vita di Gesù Cristo, tra quel secondo e questo terzo
momento — io difo — non corre intervallo di sorta:
quando Gesù Cristo, di cui leggo la storia nelle pagine dei Vangeli — pagine che mi avran lasciato freddo
e impassibile forse per dieci anni — esercita finalmeni te-urfeificacia spirituale su l’anima mia, l’anima mia
s’accende del bisogno religioso, di aspirazioni sante,
ma s’apre al tempo stesso, anzi s’è già aperta — per
quest’accendersi ad aspirazioni sante — all’influsso
dello Spirito di Gesù Cristo, e l'unione mistica tra
Lui e me è già avvenuta. Naturalmente, la vita nuova
si svolgerà in me, poiché la vita è movimento e azione,
poiché non c’è vita che non si svolga; ma questa è
una tutt’altra quistione ; resta pur sempre la bella verità sperimentale accennata: che, mentre Gesù Cristo
m’attira a sè, il sentimento religioso — quel sentimento religioso specifico che si chiama sentimento religioso cristiano — nasce ; e che, mentre Gesù Cristo
m’attira e il sentimento religioso cristiano nasce, io
rinasco a vita spiritualmente nuova e mi congiungo
misticamente a Colui che mi attira a sè.
Tale è la Religione cristiana come risulta da l’esperienza cristiana ripetuta migliaia, per non dir milioni
di volte.
Tre momenti inscindibili; e non solo inscindibili, ma
contemporanei: inscindibili, certo, perchè contemporanei. Tre momenti che si possono distinguere e separare l’uno da l’altro, ma solo in teoria.
V’è chi insiste sul primo momento : il Fideista. Egli
fa della Religione un ondeggiante sentimentalismo,
senza fondamento obiettivo.
V’è chi insiste sul secondo momento: l’Intellettualista. Egli fa delia Religione una gnosi, una conoscenza, senza frutti di vita pratica.
E v’è chi insiste sul terzo momento : il Mistico. Egli
fa della Religione un visionarismo aereo, senza fondamento obiettivo non solo, ma senza bisogni urgenti
di vita, d’azione.
Tutti errori ed enormi I
Quale di quo’ tre momenti è il più importante ? —
Nessuno : sono tutt’e tre egualmente importanti. Qual è
il momento veramente fondamentale ? — Nessuno :
tutt’e tre sono egualmente fondamentali.
La Religione non è sentimento ; la Religione non è
conoscenza ; la Religione non è ardore mistico. La Religione è queste tre cose al tempo stesso; è la compenetrazione equilibrata di queste tre cose inseparabili.
La Religione è un fatto triplice e uno ; ed è un fatto
saldo come una rupe, perchè è un fatto d’esperienza
pel cristiano non troppo indegno di portar questo
gran nome.
(continua)
4
LA LUCE
Cinquanfanni abbietto
Sotto questo titolo, D. Lortsch nel periodico Foi et
Vie fa la storia molto attraente di una società che un
cinquant’ anni or sono, o più precisamente nell’ anno
1866, fu costituita a Parigi, per impulso del pastore
Emanuele Petavel e col concorso di dotti evangelici,
qattolìci romani ed israeliti. Tra i soci, egli ricorda il
principe Luigi Luciano, Bonaparte, il principe Alberto
de Broglie, e poi U pastore ,e senatore Edmondo de
Pressensé, il padre Gratry, il rabbino maggiore Ari^
stide Astrnc, il senatore Amedeo Thierry membi’o dell’Istituto, l’abate Teodoro Loyson fratello del padre Giacinto, ecc. ecc. La società si prefiggeva per iscopo di
dare alla Francia un’ottima versione della Bibbia. Si
tenne una seduta generale, in cui parlarono oratori appartenenti alle diverse confessioni religiose, si presero
delle deliberazioni, si fecero bei sogni dorati, si fecero
i conti senza... l’oste, e poi la società si sciolse e tutto
andò in fumo. A ritirarsi furono i cattolici romani e
si indovina perchè. Eppure anch’ essi avevano parlato
con sincero entusiasmo. L’abate Bertrand aveva raccontato questo bel fatto. « Sono stato per vent’anni conduttore d’una parrocchia rurale nei dintorni di Parigi.
Nonostante le continue relazioni con la vicina capitale,
tanto corrotta, il mio paesetto eccelleva per moralità
e per fede. Quale il segreto di questo fenomeno ? — In
ogni famiglia c’era una Bibbia ».
BUONUMORE E RELIGIONE
Nei « Propos d’un Normand » si leggono le seguenti
righe ;
€ Se dovessi scrivere un trattato di morale, metterei il buonumore tra i principali doveri. Una certa feroce religione ci ha insegnato che la tristezza è cosa
bella e sublime e che il saggio deve tener costantemente il pensiero rivolto alla morte scavandosi con le
proprie mani la fossa. All’età di dieci anni, visitai un
convento dei Trappisti ; vidi le fosse eh’essi andavano
scavando un po’ per giorno ; e vidi la cappella mor' tuaria, ove i morti eran tenuti per un’intera settimana
a edificazione dei viventi. La vista orrenda e il fetore
mi tennero per lungo tempo sconvolto. Non saprei ben
dire quando nè perchè mi staccai dal cattolicismo romano. Ma dal giorno che visitai quel convento, dissi
a me stesso ; « E’ impossibile che la vita s’abbia da
intendere cosi ». E tutto il mio essere si sollevava in
ribellione contro que’ lugubri frati. Mi liberai dalla loro
religione, come uno cerca liberarsi da una malattia ».
eaNTIAM©!
, t 'I ' «
Nessuno dubita della grandissima importanza del
Canto nella celebrazione del Culto e nelle adunanze di
Evangelizzazione ; e ormai s’è fatto un bel passo innanzi : la nuova Raccolta di Inni Sacri ha.... raccolto
larga messe di approvazioni e di riconoscenza pei suoi
egregi compilatori. Eppure, non siamo ancora contenti !
Non che ci vogliamo meritare l’epiteto di incontentabili ; ma è certo che la suddetta Raccolta buona, ottima
in se stessa, non si può adottare dovunque e da tutti.
E perchè? Perchè le note sono inutili per molti, e per
moltissimi costituiscono grave ostacolo. Quanti, nelle nostre congregazioni di campagna e di montagna e perfino di certe città leggono a stento, vuoi per un difetto fisico, vuoi per scarsa istruzione ; si che le parole degli inni stampate sotto le note musicali riescono
loro un grave inciampo, ed essi duran fatica a leggere
anche perchè il carattere è troppo piccino. Un altro
inconveniente : il costo di ciascuna copia, che sarà mite
finché volete, tenuto conto del reale valore del volumetto, ma che rimaue tale da non permettere ad ogni
famiglia di acquistare varie copie, per ciascun membro;
il che sarebbe tanto desiderabile, soprattutto in vista
della Scuola Domenicale. Quindi è che l’invito rituale
che in ogni culto rivolgiamo ai fedeli ; Cantiamo ! non
può essere accettato da tutti, nè sempre da molti.
Trovo fra le mie carte un ordine del giorno della
Conferenza tenutasi in Bari nel giugno scorso, che dice
cosi : « La Conferenza del Distretto Italia Meridionale
unanime riconosce l’assoluta necessità di avere nelle
nostre Chiese una edizione della nostra Raccolta di
Inni Sacri sema musica, e fa voti perchè essa venga
pubblicata al più presto possibile ».
Orbene i voti sono un’ottima cosa, ma non dimentichiamo che le molte volte noi stessi che li facciamo
dobbiamo effettuarne l’esandimento. E pensandoci, ecco
la via che mi è parsa la buona. In qualità di segreta
rio della suddetta Conferenza, mi permetto di rivolgere
un caldo ■ appello a tutti i Pastori ed Evangelisti della
nostra Chiesa Valdese, e di quelle Chiese sorelle che
hanno adottato la nostra Raccolta : pensate seriamente
alla proposta che vi stiamo facendo, e se sarete convinti della necessità di avere una Edizione senza musica, vogliate scrivere al sottoscritto (Villa Comunale,
UA/e/D dicendogli per quante copie voi o la vofstra Congregazione sareste disposti a sottoscrivere. Ed io so da
sorgente ' sicurissima che, se la nostra, sottoscrizione
raggiungerà un buon numero di firme per un buon numero di copie, la nostra causa sarà vinta.
Convinti come siamo che ciò sarebbe un ottimo provvedimento, fecondo di preziose benedizioni per molti
nostri fratelli attualmente costretti a... tacere, diciamo
a tutti: vogliate pensarci, e vogliate scriverci presto! Fin
d’ora vi ringrazio, e fraternamente vi saluto. Apriamo
la sottoscrizione, sottoscrivendo a nome delle Chiesa di
Balle, Chieti ed Ortona, per 150 copie.
Giovarmi Bentinat
I PRIMI TEMPLIJU VALLI VALDESI
Il culto dei Valdesi, nel Medio Evo e nella prima
parte del 16' secolo, erasi tenuto, secondo i tempi, nelle
caverne, sui monti, in aperta campagna o nelle case
dei Barbi.
Si ha solo notizia di un edificio religioso che avevano nell’alta valle del Po e, da quanto pare, di un
altro in Calabria.
Le turbe che, dalle valli e dalla pianura piemontese,
affluivano, quattro volte per settimana, ad Angrogna,
non potevano più capire in alcuna casa di quel capoluogo.
Si cominciò dunque a predicar loro all’aria aperta e
tosto, per proteggersi contro le intemperie, si pensò a
edificare dei templi.
Semplici e nude, meglio che delle chiese erano ampie
tettoie senza alcuna pretesa architettonica, cosicché i
preti, usi a dare un valore sacro agli oggetti ed ai
luoghi, anziché alla Parola di Dio che vi si deve spiegare ed insegnare, le chiamavano dei chiabassi o catapecchie.
Il più antico di quei rustici edifici fu quello d’Angrogna, eretto nell’agosto del 1555, ma che non tardò
ad esser insufflcente per i crescenti bisogni.
Ond’ è che, in pochi mesi ne vennero eretti, un altro
al Serre d’Angrogna, un terzo, detto tuttodì il chiabas,
per S. Giovanni, ed altri in ognuno degli altri comuni
delle Valli.
L’Inquisizione ed il Senato di Torino ne ordinarono
la demolizione, ma invano, poiché non seppero provare
che fosse erronea una sola delle cose che vi s’insegnavano.
Ma, più tardi, ognuna delle guerre che insanguinarono le Valli ridusse in macerie fumanti quelle mura
vetuste, cosicché il loro stato attuale non ci può dare
un’ idea di ciò che furono.
Il solo che non fu mai abbattuto é- quello di Prali,
che porta ancora sopra un sasso posto esternamente
la venerabile data del 1556.
Giov. Jalla
DMA ROSA
Maggio è il mese delle rose : quella di cui intendiamo parlare è sbocciata da venti secoli, ed aulisce
ancora ! Di lei non si può dire col poeta :
Et, Rose, elle a vécu ce que vivent les rosee,
L’espace d’un matin.
La storia di questa Rosa si compendia in poche righe.
Pietro, uscito dal carcere ove Erode lo teneva chiuso,
venne a bussare alla porta del vestibolo della casa di
Maria, madre di Giovanni Marco, ove molti fratelli erano
adunati pregando per lui. « E una fanticella, chiamata
per nome Rosa (o Rode, che in greco significa appunto « Rosa ») si accostò chetamente per sottascoltare.
E riconosciuta la voce di Pietro, per l’allegrezza non
aperse la porta; anzi, corse dentro e rapportò che
Pietro stava davanti all’antiporto. Ma essi le dissero :
Tu farnetichi! Ed ella pure affermava che cosi era.
Ed essi dicevano : Egli è il suo angelo ! Or Pietro continuava a picchiare... » (Fatti 12il2-16).
Nel canestro della Chiesa primitiva questa fanticella
occupa il posto della regiua dei fiori : qual fragranza
soave emana da questa serva — probabilmente una
schiava.
Essa non guasta il quadro, anzi gli dà un maggiore
spicco. In queir ora angosciosa per Pietro, pei fratelli.
per la Chiesa dì Gerusalemme, Rosa mette un color
gaio e simpatico, nonché una nota ilare e giuliva.
Erano i giorni degli azzimi. Erode avea fatto morir
con la spada, Giacomo fratei di Giovanni, e veduto che
ciò era piaciuto ai Giudei, volle ingraziarseli ancora
più, facendo prender Pietro, per darne uno spettacolo
al popolo, dopo la Pasqua. Pietro fu messo in carcere,
« ma continue orazioni erano fatte da la chiesa per lui
a Dio ». Due soldati, due catene e le guardie davanti
alla porta della prigione non impedirono all’ Angelo
del Signore di entrar nel carcere, di svegliar Piet|o
e di « liberarlo dalla man di Erode, e di tutta l’aspettazion del popolo dei Giudei ». .
La Chiesa che pregava per lui era probabilmente
adunata in casa di Giovanni-Marco, nella sua « villa »
del Torcolo dell’olio (Getsemane), frequentata da Gesù,
da Pietro, dai discepoli. Egli si diresse a quella volta.
Giunto al cancello, od anteporto, egli bussa... Non si
risponde. Egli ripicchia, ed ecco che, cautamente, la
porta si apre. Chi apre ? — Rosa, la serva, a cui era
nota la voce di Pietro... Oli, fra i cristiaui radunati in
queir ora tarda per domandare a Dio la liberazione del
primo apostolo, c’era anche lei ! Ella fu la prima a
intuirne la liberazione e a rallegrarsene al punto da
quasi comprometterla !... In quel momento essa dimentica d’esser serva : non apre ! Si fa portatrice a quei
di casa della lieta novella. Diranno che sragiona, che
farnetica : ella risponderà di no: « E’ Pietro, è Pietro,
10 dico » !
Si pregava in casa di Giovanni-Marco : Rosa pregava anch’ essa colla medesima fiducia, col medesimo
fervore degli altri — chè se cosi non fosse stato, tanta
letizia non le avrebbe inondato il core. Anch’ essa se
ne sta vegliando dopo una giornata di lavoro. Dorme
Pietro in carcere, ma in casa Marco tutti son desti e
perplessi, ed anche la Rosa... Ed è in quell’ ora notturna che si sente picchiare alla porta !... Rode, riconosciuta la voce di Pietro, riconosce l’esandimento delle
preghiere di tutti, e anche delle sue. Essa, povera e
schiava, era stata ammessa nel novero dei fedeli ; le
sue ambasce, le sue lagrime non erano state disdegnate. Si era messa aU’ultimo posto, presso all’nscio,
ed ecco che in lei si adempie la promessa fatta a tutte
l’anime umili ed integre ; « Gli ultimi saranno i primi ».
Oggi, in tutti i paesi cristiani, la question delle serve
di casa attraversa una crisi acuta. Non è più la stagion delle « Rose » - forse perchè non vi son più case
di Marco dove si preghi per l’avanzamento dei Regno
di Cristo e di Dio. V.
VALLI VALDKSI
Torrepellice. — Un Comitato di circa sessanta persone, con a capo il pastore Jahier e il consiglio di
Chiesa, invita per il 5 maggio gli amici del dottor
C. A. 'Tron a un banchetto, per festeggiare la nomina
dello stesso benemerito sig. C. A. Tron a commendatore.
— Il foglio settimanale « Avvisatore Alpino » contiene, nell’ ultimo numero, un bellissimo articolo di
Attilio Jalla su € 11 ritorno del Cristo ». Il Cristo si
è riavvicinato alla nostra generazione, come provano
11 poema del Corrado, l’antologia biblica del Pucejanti e tant’altri scritti pubblicati in questi ultimi
tempi, da cui spira un soave senso di nostalgia per il
Cristo.
J nostri morti
Gravemente colpiti e quasi si trattasse di sventura
domestica, annunziamo la dipartenza del diletto collega pastore
Giulio Bonuet
Di lui più degnamente dirà, di certo, qualcuno
nel prossimo numero. Noi, qui ci restringiamo a porgere l’espressione della nostra vivissima condoglianza
ai Congiunti dell’Amico nostro, ricordando loro che
la fonte vera di conforto è in Gesù Cristo solamente.
Diamo un’altra dolorosissima notizia. Il nostro venerando collega Damiano Borgia, pastore a Milano,
è stato privato della sua degnissima consorte, signora
Paimira 0anova»Borgia
spirata placidamente nel Signore venerdì scorso, alle
16. Il trasporto funebre avvenne domenica, alle 14,
partendo da la casa in Via Petrarca 16.
Al caro e venerando Collega, al suoi due figli —
signor Daniele e signora Annetta maritata Gandini
— al genero signor Gaspare Gandini, nostro collaboratore, alle Cognate e ai Nipoti, immersi nel lutto,
il ricordo delle ineffabili consolazioni — di cui Gesù
Cristo il nostro Salvatore é la sola vera e sempre efficace sorgente — e l’espressione commossa d’una profonda simpatia fraterna.
5
LA LUCK
Notizie di Toscana
Piombino. — Togliamo dal Giornale d’Italia : « Ieri
sera (16 corrente) nel maggior salone delle nuove
scuole municipali tutto illuminato a luce elettrica, convenne un numeroso pubblico per udire la smagliante
parola del prof, Giovanni D. Melile, ohe trattò ma.
gistralmente il tema: «Le necessità morali della Democrazia » dimostrando che l’avvenire politico e sociale è della democrazia, ma che questa, per dimostrarsi ben preparata a condurre le sorti della nazione, occorre divenga morale e civilmente evoluta
e cosciente di sè e dei suoi alti destini. L’oratore, che
è pastore evangelico a Firenze, alla fine della sua
bella conferenza, fu applauditissimo ».
(Bronachetta Romana
— All’Università popolare romana, il sig. Furio
Lenzi dà un corso di 3 conferenze su « l origine della
moneta », illustrandole con proiezioni luminose.
— Il 25 del corrente mese, aH’Associazione della
Gioventù cristiana, il sig. Giusquiano trattò • della
religione e dell’arte di Leone Tolstoi ».
Sotto gli auspici della stessa Associazione, domenica scorsa alle 16, visita al Palatino, con la guida
del « valente archeologo » cav. prof. Umberto Leoni.
— Domenica prossima, presso la sede dell’Associar
zione anzidetta (Via della Consulta 67) alle ore 15,
conferenza del sig. C. T. Russel sul fema : . Nuovi’
cieli e nuova terra ».
Edificante assai anche la seconda conferenza del
commissario Ollphant ; alla quale assisteva un pubblico un poco più numeroso. L’Esercito della Salvezza
è munito (così disse l’oratore) di due ali : l’ala sociale e l’ala religiosa ; non è possibile vero e radicale
rinnovamento sociale senza un rinnovamento spirituale ; perciò bisogna librarsi non sur un ala sola
ma su quelle due. — Approvatissimo !
Un’altra protesta del \?aticano
Togliamo dal Giornale d’Italia:
La visita del principe di Monaco al re d’Italia è
causa di nuove proteste da parte del Vaticano che
considera la decisione del sovrano monegasco di venire a Roma e di essere ospite del Quirinale, come
un’offesa personale al pontefice.
Il principe volle spiegare alla Santa Sede come egli
non venisse a Roma quale sovrano, ma quale scienziato per tenere una conferenza. Il Vaticano dichiarò
di non poter ammettere la distinzione, osservando che
non è possibile di scindere la persona del sovranò da
-quella dello scienziato e che se la Santa Sede-avesse
avuto un rappresentante al principato di Monaco, è
probabile che questi sarebbe stato richiamato od allontanato da Monaco in congedo per dimostrare il rincrescimento del Vaticano per Tatto del Principe. Mancando tale rappresentante, la protesta avrà un’altra
forma che sarà in gran parte suggerita dall’attitudine
che il principe Alberto terrà durante il soggiorno in
Roma. Il Vaticano dice che i capi di Stati cattolici
sono uniti al pontefice da legami speciali e che spetta
quindi a loro di difenderne la dignità, l’indipendenza
ed i diritti imprescrittibili.
Il Vaticano ha anche osservato come il principe avrebbe potuto pronunciare la sua conferenza in un’altra città d’Italia e non in Roma, « dove — seguita a
dire il Vaticano —dopo il 1870 e finché una piena e
duratura indipendenza non sia garantita al capo della
chiesa, la Santa Sede deve protestare contro la spogliazione sofferta dal pontefice »,
E conclude che il papato non può a meno di subire
la situazione creata dagli avvenimenti del 1870, ma
non può accettarla, nè può permettere che s’ingeneri
nell’opinione pubblica in Italia ed all’estero il convincimento che si accettino i fatti compiuti ».
L> 'Kvangelo nelFA hruzzo
in Ortona a Mare, l’Evangelo riportò un vero trionfo.
Una festa di nozze è sempre attraente ; quanto più rallegrante quella di sabato scorso (16 aprile) 1 Un no
stro caro fratello evangelizzò la sua promessa sposa,
la quale ricevette con allegrezza la fede nel Cristo del
Vangelo, e, persuasa della verità, venne con gioia nella
nostra modesta chiesetta per la benedizione nuziale.
La funzione riusci solenne. Un concorso immenso di
persone, spinte chi da curiosità e chi da simpatia, riempi
la sala e la piazzetta vicina.
La nostra piccola chiesa era stata or« ata con molto
gusto sotto la competente direzione di un artista genuino, nostro caro amico.
Parecchie persone, appartenenti alla chiesa di Chieti,
intervennero alla lieta cerimonia, che riusci indimenticabile. Almeno cinque nuovi aderenti parteciparono
alla Santa Cena che segui. All’uscita dalla funzione,
non mancarono i fischi per parte della solita ragazzaglia ; ma con gioia notammo che molte donne, una volta
cosi accanite contro di noi, furono rispettose, ed anche
geritili, verso « le signore protestanti forestiere » (venute da Chieti), e molti giovani, in vari punti della
via; percorsa dal corteo, fecero delle vere, entusiastiche
ovazioni, di cui siamo loro grati.
E dire che gli avversari del Vangelo aveano sperato
che perfino il Municipio si sarebbe rifiutato di fare il
matrimonio civile ! ! — La festa prosegui in casa dello
sposo, dove moltissimi furono gli amici che vollero dimostrare il loro affetto per gli sposi e la loro simpatia
per, la Chiesa Evangelica.
l^cco un vero « avvenimento », ed un segno sicuro
che! TEvangelo trionfeià.
Voglia il Signore benedire la sua Parola, e secondare le impressioni ricevute da chi assisteva alla bella
cerimonia. A Lui la nostra riconoscenza; ed a chiunque
ci fu largo di simpatia, un grazie di cuore.
A Chieti e a Balle l’opera progredisce. In un altro
borgo si è accentuato un bel movimento.
Il nostro caro insegnante di Salle, signor Emilio Rivoif, vi ha dato ultimamente alcune notizie ; ed io aggiupgerò soltanto ch’egli lavora con zelo ed amore, e
ch’egli è un prezioso aiuto.
Raccomando a tutti i fratelli evangelici di ricordarsi
nelle loro preghiere delTAbrnzzo, che è oggi un campo
cosi promettente, e che richiede nuovi evangelizzatori.
G. Bertinat.
notizie tristi e liete
Ci scrivono da Corato (Bari):
Il nostro caro fratello e diacono, signor Ferrante,
aveva tra i suoi cinq'ue figli un caro ragazzino che,
cresciuto prospero e lieto fino alT età di quattro anni,
era stato poi colpito da tabe dorsale. Il povero bambino ha passato dieci anni di sofferenze quasi continue, interamente condivise dagli infelici genitori.
Lò sviluppo fisico del bambino s’era quasi completamente arrestato, ed egli era rimasto a quattordici
anni poco più grande di quel che lo fosse stato a
quattro; ma lo sviluppo intellettuale s’era regolarmente continuato, e quello spirituale s’era compiuto
splendidamente in ragione inversa di quello fisico.
Egli era maturo per la vita del cielo e l’aspettava con
ansietà e la chiedeva supplichevole a Dio, studiandosi
di preparare alla sua dipartenza non solo sè stesso
ma anche gli angosciati genitori. E Dio Tha preso ; e
un lungo corteo di fratelli ed amici ha detto al caro
Ferrante la viva simpatia della Chiesa.
— A proposito del Ferrante, mi par degno di nota
un fatto occorsogli pochi giorni prima della morte
del suo bambino.
Chiamato in pretura come testimonio. Egli si preparava tranquillamente a prestare il legale giuramenito, allorché la formula di esso, letta dal cancelliere, lo colpì. * Voi giurate dinanzi a Dio.» Il Fer
rante a quelle parole, interrompe dicendo : « Giacché
voi m’invitate a prestar giuramento dinanzi a Dio,
mi Costringete a riflettere che la Parola di Dio proibiscè il giuramento, e quindi non posso giurare ».
Nasce un po’ di subbuglio. Qualcuno dei magistrati
ed avvocati propende per accettare senza giuramento
la parola d’un onest’ uomo ; ma un altro avvocato sostiene vivacemente Tobbligo del giuramento, poiché,
dic’qgli, « la legge lo impone... ». — « Giacché mi parlate della legge, ripiglia il Ferrante, vi dirò che a
me la legge di Cristo lo vieta; e tra la legge degli
uomini e quella di Cristo, capirete... ».
La discussione continua e si risolve col permettere
al nostro fratello Ferrante di render testimonianza
senza la formula del giuramento.
— Una bella e profonda parola d’un altro fratello
merita pure d’esser rilevata.
Eija a lavorare in campagna con un altro contadino
il qqale gli faceva le seguenti confidenze :
< Io andavo regolarmente e volentieri alla Chiesa
cattolica, giacché son cattolico; ma ormai mi parodi
aver trovato nell’ insegnamento e nella condotta dei
preti cose che non mi vanno, che proprio ho
decièo di non andarci più, e di starmene da solo senza
preoccuparmi più di religione. Io credo che si può
beniksimo stare senza tante pratiche e cerimonie, e
che ùn uomo onesto può da sè stesso regolarsi nella
vita. Che ve ne pare? ».
• Ecco, gli rispose il nostro fratello, la vostra opinione ha un aspetto ragionevole. Soltanto non va d’accordo con quella dichiarazione di Cristo, che é molto
evidente per noi vignaiuoli : « Siccome il tralcio non
può portar frutto da sè stesso se non dimora nella
vite, così neppur voi se non dimorate in me. Fuor
di me non potete far nulla ».
Il compagno rimase pensieroso.
— Il pastore di Corato attende pure ad una piccola
opera di evangelizzazione a Ruvo, opera che non è
priva di soddisfazioni e che dà qualche lieta speranza.
Ma per circostanze locali egli è costretto a recarsi a
Ruvo una domenica mattina ogni quindici giorni,
ed è molto difficile il poter combinare le cose in modo
da rendergli possibile di presiedere nella stessa mattina il culto di Ruvo e quello di Corato. Allora i fratelli di Corato hanno provveduto da sè stessi. Un anziano, il nostro fratello F.... — un semplice contadino
ma dotato di molta intelligenza, di copiosa conoscenza
biblica e di una discreta istruzione paranco — presiede lui il culto; e dinanzi ad un uditorio quasi
completo (cioè comprendente quasi tutta la congregazione) svolge argomenti biblici ed edifica la Chiesa.
Nè rimarrà solo in quest’ ufficio : altri fratelli, speriamo, verranno imitarlo. Siamo persuasi che il Signore benedirà grandemente questa santa attività. Ed
infatti già vediamo nella Chiesa degli indizi vari che
ci permettono di aprire l’animo a nuove speranze.
Gius. Banchetti.
Corriere Siculo
Catania — Nel Corriere Siculo di due numeri or
sono, il tipografo ha saltato delle frasi. Non cascherà
il mondo per così poco ; ma in ogni modo sarà bene
rettificare. Lèggasi dunque così :.. « un ringraziamento
al sig. G. D. Buffa, che ci ha prestato una trentina
di diapositive, spedendocele da Venezia. Il sig. Vachier stesso preparò due diapositive, ohe rappresentano le rovine ecc. »
Pachino — I tre battesimi e il funerale di cui è parola in quel medesimo Corriere sotto Vittoria avvennero invece a Pachino.
Vittoria — (G. Fasulo). Tenni anche qui tre conferenze dinanzi ad un uditorio numeroso e che andò
sempre aumentando. Molti membri di questa chiesa
sono emigrati, purtroppo ; onde una diminuzione di
uditori ai culti ; tuttavia a quelli serali, soprattutto
quando il sig. Còrsani fa un corso di conferenze, il
pubblico non manca. Le scuole vanno benissimo. Ho
ammirato il ben organizzato asilo d’infanzia e le varie
classi.
Caltanissetta — (G. Fasulo). Ebbi il bene di tenere
in questa città due conferenze dinanzi ad un pubblico
abbastanza numeroso (specialmente la seconda sera) se
si considera che parecchi fratelli non poterono intervenire, perchè fuori di città. Fu bellamente eseguito
un quartetto dai signori coniugi Arias con altri membri di chiesa. Da qualche tempo frequentano i culti
assiduamente alcuni giovani, specialmente studenti.
Dopo il mio giro di conferenze che durò 16 giorni,
me ne tornai a Catania stanco, ma soddisfatto. Avevo
predicato 13 sere a più di 2000 persone complessivamente. Che il « Signore della ricolta » conceda ora qualche frqtto all’ avanzamento del Regno suo in quest’isola >.
OLTRE LE ALPI E 1 flARI ^
Svizzera
Aaran. — S’è adunata qui la 14^ conferenza degli
studenti cristiani della Svizzera tedesca. Se si giudichi dai titoli, che vengono riferiti da la Vie Nouvelle,
i lavori lettivi dovevan essere molto attraenti. Il prof.
F. Barth (Berna) si è occupato del tema : • Che cosa
reca Gesù al genere umano? » Il prof. Vischer (Basilea): « Là morale dei padroni e la morale degli schiavi ».
11 prof. Mùhlhaùsser (Basilea): « L’opera missionaria
e la vita interiore delTindividuo ». Il prof. R. Eucken,
il celebre filosofo di Iena : « L’ufficio della religione
nella vita intellettuale e morale del tempo presente ».
Francia
Parigi — Il celebre fisico e matematico Poincaré
membro dell’ Accademia tenne, sotto gli auspici del
periodico evangelico Foi et Vie, una conferenza su la
« Morale é la scienza », a cui assisteva un numerosissimo pubblico. Il Poincaré si rivelò per quel che è
veramente, spiritualista convinto.
— In quel periodico, Carlo Gide, assai competente
in fatto d’economia politica e di quistioni sociali, fa
notare ohe in Francia come la popolazione non cresce
e così non cresce la ricchezza. La ricchezza — anziché
diminuire — aumenta con Taumentare della popolazione. Come esempio pratico il Gide cita la Germania.
— Il libro del ministro Luzzatti < Libertà di scienza
e di coscienza » è stato tradotto in francese.
— Lunedì scorso all’Associazione giovanile (14, rue
de Trévise) Augusto de Morsier, deputato di Ginevra,
ed Elia Gonnelle trattarono, sotto la presidenza del
6
6
LA LUCE
prof. Carlo Gide, il tema ; « Movimento cristiano sociale in Isvizzera e in Francia ».
Lione — Il libero pensatore Augagneur — che fu sino
a poco tempo fa governatore deH’isola di Madagascar,
ove lavorò a reprimere la religione con l'accanimento
d’un inquisitore dei bei tempi andati — presentando
la prepria candidatura politica, ha proferito in Lione
un violento discorso antireligioso.
Nîmes — Il pastore Ullern, ch’è ormai tra i più benemeriti risvegliatovi d’anime, tenne dal 23 al 26 corrente delle radunanze nella cappella della Via S. Domenico.
Germania
La Germania sta per riformare il suo codice penale.
Da qui innanzi, oltre a infliggere le condanne prescritte dal vecchio codice, i tribunali avran facoltà di
vietare ai delinquenti ubbriaconi — a pena scontata
— di metter piede per un certo tempo e fino ad un
anno nei pubblici spacci di bevande alcooliche e nei
caffè.
Cina
Si è teste celebrato... l’anniversario del Giornale ufficiale della Cina, il quale si pubblica da dieci secoli
giusti !
Adesso in Cina si cominciano a pubblicare anche
giornali per il popolo in istile piano e a caratteri alfabetici come i nostri ; e si sono fondate società destinate a procurare al popolo le spiegazioni necessarie
per poter intendere il contenuto dei giornali.
11 danaPG del culto
A quanto pare, la colletta pel danaro del culto tra
L cattolici romani di Francia va maluccio assai, e preti
e vescovi si lagnano, come fa notare il Petit Temps-,
il quale cita molti esempi di malcontento. Noi ne recheremo uno solo, forse il più tipico di tutti. La diocesi di Tarentaise è la più povera. Essa riceveva dal
Governo prima della separazione la somma annua di
135.000 franchi. Come trovar tanti soldi ? ' Il vescovo
s’accontenterehbe di raccogliere 81 mila franchi, chiedendo in media a ogni parocchiano franchi 1,50 l’anno.
Non ci riesce, e si lamenta ; « Siamo stati costretti »
egli dice in una lettera pastorale «: ad accattar soccorsi presso le altre diocesi, per provvedere il necessario ai nostri sacerdoti. E’ doloroso dover stendere la
mano, e c’è in ogni modo da temere che la generosità
altrui non abbia a stancarsi e a venir meno ». Per spingere i diocesani a metter la mano al magro borsellino,
il vescovo di Tarentaise minaccia coloro che non offrissero il danaro pel culto delle pene seguenti : niente
campane ai vostri battesimi; niente'campane, niente
addobbi nè canto nè musica nè predica ài vostri matrimoni ; qnanto ai funerali, niente campane, un solo
prete senza piviale e recita unicamente delle preci di
rito.
Il comizio di Salamanca
I Lettori ricorderanno il comizio promosso da la
Gioventù evangelica di Madrid prò libertà di coscienza
e di culto e tenutosi nel teatro de Barbieri. Ebbene,
un altro comizio fu di poi tenuto in un’altra città
di Spagna, a Salamanca, la città c assalita » come dice
la Revista Cristiana spagnola « dal Gesuitismo e dagli
ordini monastici ». Questo comizio fu promosso dal
pastore evangelico Romualdo Jiménez. Si adunò in
un’amplissima sala (una specie di pubblico teatro); vi
parteciparono anche sodalizi non evangelici, come la
€ Federazione operaia »; vi parlarono, oltre che il pastore Jiménez, il pastore Araujo e Arenales (ex gesuita),
un rappresentante della suddetta « Federazione », il
sig. Péreznebro e un professore di medicina della
famosa università, il dottor Pinilla. Del Comizio trattarono con simpatia i fogli politici cittadini ed anche
El Liberal di Madrid.
Viaggi del capitaac flUrede Bertrand
« Il nostro giro in Portogallo » scrive il capitano
Bertrand « è cominciato da Oporto, che coi dintorni,
conta quattro Unioni Cristiane di giovanotte, la più
importante delle quali è quella di Cendal con un centinaio di soce. Abbiamo pure visitato le Unioni Femminili di Lisbona e di Setubal. Mia moglie ha tenuto
fra quelle oltre venti adunanze, tutte affollate e tutte
cordiali ».
Nelle medesime città, il sig. Bertrand ha parlato
nelle Associazioni maschili, e sempre ha interessato
i suoi uditori alle Missioni, particolarmente a quella
dello Zambesi. A quanto pare, dette Associazioni hanno
acquistato notorietà e stima nell’ambiente in cui si
trovano, in grazia della loro attività svariata e della
cristiana influenza che ne deriva.
Il 15 di aprile corr. la Società di Geografia di Lisbona invitava il nostro amico a tenere una conferenza nel palazzo di cui essa è proprietaria, e dove
essa ha magnifiche collezioni, oltre ad una biblioteca
di trentamila volumi. L’oratore ricordò — tra le altre
cose — rincontro cordiale avvenuto sul fiume Zambesi tra il missionario Coillard e il viaggiatore portoghese Serpa Pinto.
Due giorni dopo, altra conferenza all’Università di
Coimbra, presenti professori e studenti, sotto la presidenza del conte di Felegueiras, rettore dell’ Università.
I nostri Amici assistettero a Lisbona alla celebrazione del centenario del grande storico portoghese Alessandro Herculano, all’Accademia delle scienze, presieduta da re Manuel.
Sui primi di maggio, i coniugi Bertrand intendono
intervenire in Parigi alle adunanze di commiato del
missionario Adolfo Jalla, ohe riparte per la terza volta
per lo Zambesi. Iddio accompagni gli uni e gli altri,
rendendoli vie più utili al suo servizio !
Prima di lasciare il Portogallo, il capitano Bertrand
fu ricevuto da re Manuel. « Sarà difficile » egli scrive
« sarà difficile ch’io dimentichi la benevolenza con
la quale il sovrano mi accolse ». (O. Jalla).
Da la Semaine Religieuse apprendiamo che i coniugi Bertrand saranno, piacendo a Dio, il 18 maggio
a Berlino per il Congresso internazionale delle Unioni;
e nel mese di giugno a Edimburgo per il Congresso
mondiale delle Missioni cristiane evangeliche.
IL PRimO DISCORSO DI 61PSY SmiTH
Ai Lettori, che già conoscono lo straordinario evangelizzatore inglese, nato in una tribù di zingari, il quale
da trentatrè anni predica con ottimi frutti l'Evangelo
in tre continenti, non dispiacerà di conoscere il primo
discorso religioso eh’ egli proferì in pubblico, quando
non aveva che 17 anni e non sapeva ancor leggere. E’
molto eloquente nella sua brevità e semplicità estrema :
« Non sono che uno zingarello » egli disse. « Non conosco molte delle cose che voi conoscete ; ma conosco
Gesù. So ch’egli mi ha salvato. Non sono in grado di
leggere come voi. Non abito come voi in una casa; vivo
sotto la tenda. Ma io ho lassù una grande casa ; e un
giorno anderò ad abitarvi. Non ho maggior desiderio
che di vivere pel Cristo e di riescir utile al suo servìzio finché avrò vita ».
IL SEGRETO DI GIPSY SMITH
Gipsy Smith, nel suo recente soggiorno a Parigi, è
stato interpellato da un redattore del Temps. Ecco qui
un brano del colloquio :
Alla domanda, s’egli abbia scoperto il segreto della
propria incredibile riescita, lo Smith rispose : « Sì, lo
conosco : 1) io credo ad ogni parola che esprimo ; 2)
cerco di vivere conforme a ciò che predico ; 3) póngo
Gesù Cristo sopra di ogni cosa ; Egli è sufficiente per
riempir tutti i cuori ».
Interrogato se non avesse incontrato avversari o contraddittori, se degli uditori non l’avessero mai messo
alle strette per chiedergli le prove di quanto egli predica, Gipsy Smith rispose energicamente : « Le prove ?
Non sono io stesso una prova e un vivente miracolo,
io che fui allevato al furto, senza nessuna istruzione
e senza nessuna educazione ? »
Benjamin Couve in Fot et Vie aggiunge questo apprezzamento: « Il segreto della sua potenza (di Gipsy
Smith) è l’amore certamente, ma un amore speciale, un
amore lieto, giulivo, che sembra conoscer meno le angosce e le lotte dell’anima che non le vittorie e il trionfo
nel presente e per l’avvenire ».
EVAN ROBERTS
L’ormai famoso giovane che, in mano di Dio, cooperò più di ogni altra persona, al risveglio religioso
nel paese di Galles, s’è compiutamente rimesso in salute e sta per tornarsene nel paese di Galles, non per
tenervi grandi radunanze ma per farsi un concetto
dei presenti bisogni spirituali e consolidare l’opera
già compiuta.
nel suo viaggio di ritorno, la cometa dovette trovarsi
allo zenit e proprio a perpendicolo su Betlemme, negli
ultimi giorni di dicembre. Giuseppe Flavio — storico
I giudeo — afferma che la susseguente apparizione della
cometa avvenne all'epoca della distruzione di Gerusalemme (anno 70). Da allora essa si è fatta vedere altre
20 volte. L’ultima sua visita fu nell’anno 1835 ».
Una lettera da Uriburu
Lh eOMEThJ^JiRLLEY
Secondo nuo scienziato inglese, il dottor Davies Forbes, la cometa che sta per avvolgere con la chioma la
nostra terra non sarebbe altro che la « stella di Betlemme ». « Qualche mese prima della nascita di Gesù »
dice questo scienziato riassunto dal Cristianisme an
ZX Biècle « i Magi videro una nuova stella in oriente.
La cometa s’avvicinava allora al sole. Sei mesi dopo.
Un nostro corrispondente ci ha scritto da Uriburu
un’ importante lettera circa alle condizioni religiose
di quelle contrade remote del Pampa Central (Repubblica Argentina), dove la posta lascia assai a desiderare e la Luce non arriva sempre a destinazione.
In generale gli emigrati italiani che coltivano o fan
coltivare quei terreni quasi vergini € han perduta
ogni idea di Dio e di Cristo e non hanno altra religione ohe l’egoismo e Tamoré al denaro, oltre ad una
crassa idolatria ». E il nostro corrispondente bramerebbe ricevere, in quelle lande sperdute lontano dal
mondo civile, la visita di un qualche pastore evangelico. « Se qualche pastore ha coraggio di venire »
esclama c io per mio conto gli dar(¿ casa e vitto gratis. » E aggiunge : * Se una qualche sorella in fede
volesse venire a dirigere una scuola domenicale, avrebbe casa, vitto, vestiario e un certo^salario. Prima
il Regno di Dio e poi tutto il resto. »
Leggeodo e annotando
Romolo Murri risponde nella sua Libertà vibratamente ad un giornale clericale delle Marche, il quale
l’aveva accusato di essere da qualche tempo in stretta
relazione con i capi Valdesi di Roma, e che giunto in
Ancona par tenervi una conferenza, ebbe subito un
abboccamento con alcuni della setta protestante in
quella città.
L’on. deputato, sedente all’ Estrema, benché ancora
vestito da prete, dichiarata che tutto ciò è intiera,
mente falso. <• Non solo non sono in « stretta relazione »
con i capi della Chiesa Valdese in Roma, ma non ne
conosco nessuno, non so nè chi sieno, nè dove sieno,
non ho mai avuto relazioni private nè con essi, nè
con i capi ed agenti di qualsiasi altra Chiesa protestante. Ignoro completamente se in Ancona vi siano
dei protestanti e di che sorta.
Ci domandiamo semplicemente : Perchè tanto calore
in quelle dichiarazioni? Si direbbe quasi che le accuse del giornale clericale abbiano terribilmente offeso l’on. Murri. Essere in relazione con dei protestanti quale orrore! l’on. Murri non ne conosce neppure uno. Sarà vero. Ma perchè non dire anche : E
se per caso ne conoscessi o fossi stato in relazione
anche epistolare con qualcuno dei protestanti, che
male poi ci sarebbe ?
»
• *
La Rivista Vita riproduce dall’edizione italiana dì
Chercheurs de sources delTesimia scrittrice Dora Melegari un capitolo assai suggestivo su « gli Incontri ».
Ne stralciamo il seguente giustissimo pensiero ! « Le
amicizie che si formano in gioventù, risultato d’un
incontro con un compagno d’università, con un vicino
d’ufficio, o con un terzo qualsiasi, esercitano ugualmente un’ influenza che può capovolgere una mentalità, darle un nuovo indirizzo, mutare l’avvenire che
l’educazione aveva preparato. Fra queste influenze ve
ne sono di felici e di perfide : le più numerose sono
semplicemente mediocri ».
♦
• « i
La Tribuna pubblica una lunga recensione di un
. volume contenente opere inedite e rare di Gabriele
Rossetti, cioè : la Vita Mia — Il Testamento. Il recensore tace completamente intorno alla fede religiosa
del poeta evangelico. Solo nota che II Testamento contiene una interminabile diatriba contro il pontefice
di Roma e contro i vescovi e i preti, e che è bislacca
l’interpretazione del famoso verso dantesco Pape Satan, pape Satan aleppe che, secondo il Rossetti, si
deve leggere e interpretare così:
Ben disse Dante aliar che pien d’affanno
« Pap’ è Satan » gridò « Pap’ è Satanno ».
Il poeta in : Vita Mia ha lusinghieri accenni
alla sua compagna per le elette qualità di mente e di
cuore. Ma il recensore nota che doveva essere alquanto
angolosa e fors’anche soverchiamente. Perchè ? « Nello
sposare il nostro Poeta ella pattuì che i figli nascituri sarebbero cresciuti nella confessione anglicana ».
Ed altre ragioni sono enumerate. Ad ogni modo, era
un carattere nobilissimo nel concorde entusiasmo dal
marito e dei figli.
!k *
In un recentissimo libro dal titolo: Giuseppe Mazzini e Giuditta Sidoli, si leggono varii passi importanti di lettere dell’illustre patriota genovese.
7
LA LUCE
All’amica Sidoli malata egli scrive : • Voi soffrite
•e siete gravemente inferma. Vi conosco forte, rassegnata e credente..Voi guarirete, spero ; ma se anche
doveste allontanarvi da noi, voi non dovete temere
di quelio che gli uomini chiamano morte, e non è che
trasformazione. Rivedrete un giorno quelii che amate
e che vi amano. Fidate in Dio, nelia sua legge e nella
sua coscienza. In un’ altra lettera, dopo la morte della
Sidoli, che non aveva voluto preti al suo capezzale,
scrive : « Morì cristiana ? Io non appartengo a quella
fede, ma ogni fede anche imperfetta e guasta da falso
dogma, conforta il guanciale di chi muore e io consola più che non può l’arida, scarna, tristissima menzogna di scienza che chiamano oggi Libero Pensiero
e Ragione ».
*
* *
Il generale Booth, fondatore e capo dell’ Esercito
della salvezza, ha celebrato l'altro giorno nella sua
casa di Hadley Wood il suo ottantunesimo compleanno
e in tutto il mondo, nei vari « Quartieri generali »
della vasta associazione si son tenute riunioni e offerte preghiere per lui. E’ degno di nota il fatto che
il generale, nonostante la sua grave età, conduce ancora una vita attivissima. Si alza alle sette e mezzo
del mattino e lavora quasi ininterrottamente fino alle
dieci o alle undici di sera, sbrigando un’ infinità di
« pratiche » relative all’opera multiforme dei suoi soldati e delle sue soldatesse. In occasione del suo ottantunesimo anno, egli ha diramato un messaggio che
dice : « Il segreto della lunga vita e della felicità consiste nelle seguenti regole : Mangia poco. Bevi acqua.
Lavora molto. Tienti coperto. Sii amico di Dio. Fa che
il tuo nome sia scritto nel libro della vita. Mantieni
pura la tua coscienza. Fa il tuo dovere verso i superiori e gli inferiori. Impiega il tuo denaro, il tuo tempo
e la tua influenza ad aiutare Gesù Cristo a salvare il
mondo dalla miseria. Opera queste cose e la pace affluirà nella tua vita e vivrai quanto tempo Dio avrà
bisogno di te sulla terra e poi andrai a vivere con
Lui in cielo per sempre ». Così il Daily Mail, riferito
dal Corriere della Sera.
•Enitieo DQeyniep.
Svizzera, Beroiania, Scandinagia menti alla
Luce, rivolgersi al pastore Paolo Calvino, presso il
sig. O. Wanner, Königstrasse 35, Stuttgart (Germania).
M e © D Y
Di nuovo a MorthfkN
Quanto stesse a Greenfield a munger le mucche
del vecchio contadino sempre imbroncito e brontolone, non saprei dire con certezza. Posso soltanto dire
con certezza che non ci rimase... tutta la vita.
Qualche anno dopo lo ritroviamo in patria, nella
sua Northfield, a servizio presso un contadino che
10 mandava a’ boschi a far legna. Ma queste occupazioni unicamente materiali non andavano a genio al
nostro giovanetto ; il quale non era pigro e non rifuggiva da la fatica fisica, ma provava al tempo
stesso e sempre di più prepotente il bisogno d’istruirsi,
di dirozzarsi un poco. A tal fine egli coglieva tutte
ie rare occasioni che gli si presentavano d’acquistare
qualche nuova cognizione utile.
Dal lato spirituale, non si può dire che Dwight
Moody avesse fatto molti progressi. Pregava, è vero,
ma che curiose preghiere eran le sue ! Ce lo confessa
egli stesso. « Quand’ero giovane, ardentemente desideravo d’arricchire, e pregavo perchè potessi avere
cento mila dollari ; e, sconfortato, dicevo a me stesso:
Ahimè, Dio non ti vuol esaudire 1 ».
Una sera intervenne a un’adunanza di mutua istruzione, ove doveva esserci una pubblica discussione.
Sul finire della seduta, quando gli animi, tutti accalorati ed eccitatissimi, non riescivano ad accordarsi,
Dvright Moody — che allora aveva sedici anni — si
alzò e con quattro parole piene di buon senso, dimostrò che la minoranza era nel vero e la maggioranza
nel falso, e lo dimostrò così nettamente, che la maggioranza si vide costretta ad arrendersi. Che trionfo!
Lo elessero senz’altro e per acclamazione oratore della
prossima adunanza. Dwight se ne tornò a casa tronfio ed impettito !
Venne la prossima adunanza. Dwight Moody aveva
preparato un discorsetto che doveva durare una diecina di minuti, sul tema: « Le doglianze degli Indiani ». Quanta fatica gli era costato per mandarlo
a memoria parola per parola: se lo sapevanle pareti
delia sua cameretta e la madre che per parecchi
giorni 1’ udì borbottare da mattina a sera. Ma ecco,
11 grave momento è giunto! Dwight sale sul palco e
incomincia.... Ahimè, le prime frasi gli vengono;
ma poi... addio memoria!... Il poveretto annaspa, annaspa, ma non ritrova più nulla: nella testa, nebbia,
nebbia perfetta e buio pesto. La memoria l’ha tra
dito proprio coi fiocchi ! Che fare ? come cavarsela P
Ricorre a una spiritosaggine, e dice « Gli Indiani.. gli Indiani. , o signori, gli Indiani andarono
al Polo Nord... e vi rimasero gelati e duri come stoccafissi ! ».
Quantunque morto, parla ancora
Vogliamo alludere al sempre rimpianto Adoldo
Chauvie, che fu vittima del terremoto di Messina. Di
lui, a cura del Sig. G. E. Meille (Via Serragli 51, Firenze) ha or ora veduto la luce un lavoro intorno
alla c religione dell’avvenire ». È commovente il pensare che il nostro diletto collega, quantunque morto,
parli ancora, continuando così la bell’opera ch’egli
aveva incominciata appena, ma incominciata con
grande entusiasmo.
Ppiscilla aulPiGB dBH’Epìstola agli EbPBi?
L’ epistola agli Ebrei è anonima, cioè non porta il
nome dell’autore. Fu posta li- nel Nuovo Testamento
subito dopo le epistole di S. Paolo, perchè come quelle
di S. Paolo e a differenza di quelle di Pietro, di Giacomo e della I di Giovanni, è diretta ai cristiani di una
speciale regione, ai cristiani appartenenti a un dato
popolo; ma questa magnifica epistola non è di S Paolo,
checché ne pensi la Chiesa cattolica romana. Che importa del resto che sia di S. Pao o o di un altro discepolo primitivo ?
Si fecero varie ipotesi in tutti i tempi intorno all’autore anonimo. La chiesa greca d’Alessandria attribuiva quest’epistola a Paolo, Lutero l’attribuiva ad Apollo, altri l’attribuirono a Barnaba, a Clemente romano, a Luca.
Ora l’illnstre Harnack di Berlino — forse per far
piacere alle... femministe — l’attribuisce a Priscilla, che
col consorte Aquila, brilla nella storia evangelica come
cinta d’un’aureola squisitamente cristiana. Apollo, l’eloquente Apollo fu ammaestrato da lei e da Aquila nell’Bvangelo.
Tuttavia pesano ben poco gli argomenti recati da lo
Harnack a sostegno della sua tesile Victor Monod li
ha bellamente confutati in un arcicolo pubblicato in
Foi et Vie. Il Monod propende, coi più tra gli studiosi
del Nuovo Testamento, per Apollo o per Barnaba.
. Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia deH’Istituto Gould, Via Marghera 2, Roma
^ofio VinouBo!
Proprietà riservata — Bìprodazione proibita
— Oh, signora Rachele — aveva risposto l’altra con
aria scandalezzata — come può farmi una simile domanda ? Mi meraviglio davvero 1 Ma non sa che quella
ragazza è un’eretica, e.che dagli eretici bisogna guardarsi come dalia peste ? Io sono una buona cristiana
€ quella gente lì mi fa orrore. Stia in guardia anche
lei, signora Rachele; non le dimostri troppa amicizia ;
creda, certe malattie sono orribilmente contagiose, e
l’eresia è una di queste. Ah, è un vero guaio per Pietraviva che sia venuta qui quella disgraziata !... Stia
in guardia !
Rachele era restata di sasso, e non aveva saputo che
cosa riapondere, perchè ben poco se ne intendeva lei
di contagi e di eresie. Ma il suo semplice buon senso
le diceva che i pericoli di cui parlava quella donna
dovevano essere imaginari, e che una creatura ingenua
e buona come Maria non poteva recar danno nemmeno
ad un moscerino.
Non volendo attaccar briga, ed anche per non irritare di più Domitilla contro la fanciulla, la vecchia
aveva stabilito fra sè e sè di tacere e di lasciar correre l’acqua per la china, e si era accontentata d’allora in poi di brontolare più sommersamente e più a
lungo che le fosse possibile.
Una volta aveva provato a buttar là una mezza parola colla signora Tilde, ma anche lei le aveva dato
sulla vocè :
— Non vi occupate, Rachele, di cose che non potete
capire, voi, e soprattutto siate più gentile con Domitilla. Alla fin dei conti, Maria è una bambina, e Domitilla è una donna che bisogna trattare con tutti i
riguardi.
Il tono con cui erano state pronunziate queste parole aveva grandemente sorpreso-la vecchia serva.—
Come? Anche la signora si metteva contro quella povera figliola adesso ? Che novità erano quelle ? — Non
aveva ribattuto sillaba, ma se n’era tornata in cucina
pensierosa e con un muso lungo lungo, e da quella
volta era stata tutt’occhi e tutt’orecchi, per indovinare, per capire... che cosa? Non sapeva ; ma certo
«in qualche cosa ci doveva essere di straordinario, di
anormale, che le sfuggiva... E stando così tutt’occhi
e tutt’orecchi, un giorno ella aveva sorpreso la Signora in strettissimo colloquio con Domitilla nello
studiolo di Don Angelo, e aveva visto che tutt’e due
erano eccitate e che la Signora pareva terribilmente
abbattuta. Un’altra volta le era sembrato di scorgere
una strana espressione di collera sul volto della Signora, mentre seguiva cogli occhi la fanciulla che
usciva di casa per recarsi dal dottore. In collera la
signora Tilde con Maria ? E quando mai ? E perchè ?
E se la Signora era in collera con lei, come mai Maria
si manteneva calma e tranquilla come di solito?
Povera Rachele ! Quante supposizioni una più inverosimile, una più strampalata deH’altra, ebbe tempo
di fare durante il primo perìodo della malattia di Don
Angelo, quasi sempre sola dinanzi ai fornelli a preparare il pranzo e la cena, o dinanzi all’acquaio a risciacquare i piatti, colle maniche rimboccate fin sotto
l’ascella e ip magre braccia quasi nere sguazzanti nell’acqua dei grandi catini verdi ! Avrebbe dato volentieri un anno della sua vita pur di penetrare quel
mistero ! E, strano a dirsi, chiacchierona com’era pér
abitudine, in questo caso non aveva comunicato a nessuno le sue osservazioni e le sue congetture! Taceva
senza saperne il perchè, come se per istinto comprendesse che era meglio far così, quantunque la tentazione fosse forte assai di mettere a parte dei suoi sospetti almeno almeno l’ortolana o la donna che l’aiutava nei giorni di gran lavoro. Intanto la sua avversione per Domitilla cresceva, via via che cresceva l’intimità di questa colla signora Bernabei. Che si dicevano sottovoce? che significavano i loro gesti?
— Ah ! — sospirava spesso — se Don Angelo fosse
sano, queste cose non si vedrebbero ! Quella brutta
faccia color del limone mi ha cambiato la mia Signora... me l’ha stregata 1...
Fate che una simile idea penetri nel cervello d’una
vecchia contadina ignorante, e provatevi poi a volerla
distruggere ! Impossibile 1
Sopraggiunta la terribile crisi, che aveva di nuovo
messo in pericolo resistenza di Don Angelo, Rachele,
lasciando finalmente libero sfogo alla sua bile, senz’altro aveva attribuito alla straniera, in faccia a tutti,
la colpa del terribile avvenimento. li fatto che, Domitilla s’era trovata presso il letto di Don Angelo,
proprio nell’istante in cui di nuovo il delirio l’aveva
sorpreso, sembrava dar ragione a Rachele, e non è
meraviglia se i contadini, disposti pur trc^)po sempre
i...
àila superstizione, àvèvàno prestato facile orecchio
alle sue accuse. Se Don Angelo fosse morto, assai probabilmente la cameriera della Marchesa di Campovenatico avrebbe avuto da passare un brutto quarto
d’ora.
Ma Don Angelo non morì: a poco a poco, nella
gioia di sapere ch’egli si rimetteva in salute, ritornò
la calma in tutti i cuori ; ropinione pubblica si voltò
e coloro che più avevan gridato contro la straniera
furono i primi a dichiarare che Rachele era una
vecchia pazza. Si rise di lei, si rise dei più creduloni,
e poi tutto fu dimenticato.
Rachele, sola, restò ferma nella sua convinzione e
continuò a congetturare e a brontolare in faccia ai
grandi fornelli accesi, in faccia alie doppie file di
cazzeruole di rame antico corruscanti al pari dell’oro
lungo le pareti bianche delia cucina, in faccia ai freschi monti di fagioli, di cetrioli, di cavoli, di pomodori, di patate, che ogni giorno sulla tavola attendevano le cure delle sue mani sapienti.
E Maria? Maria era tanto bambina ancora! Aveva
fede nella vita, aveva fede negli uomini, aveva fede
in Dio : di che avrebbe dovuto sospettare ? di che temere ? L’ingenua innocenza dell’anima si rifletteva nei
suoi fulgidi occhi, come vi si rifletteva l’immenso,
purissimo sereno del cielo.
Vili.
Verso il principio d’ottobre, quando per l’aria si
spandeva l’odore delle uve pigiate e nelle botti ribolliva il mosto dolcissimo, e le prime brezze autunnali
facevano volteggiare qua e là, staccandole dai rami,
le foglioline più sottili e già secche, e nei boschi i
grandi castagni frementi lasciavano cadere ai loro
piedi sul musco giallastro i primi giovani ricci. Don
Angelo ricomparve fra i suoi parrocchiani e riprese le
sue occupazioni.
Ma era proprio Don Angelo quel prete, lungo, magro,
magro da far pietà, dai capelli quasi tutti bianchi,
dall’espressione del volto così grave e così triste? E
dove se n era andato il suo cordiale e buon sorriso
d’una volta?
(Continua)
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