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SEWIMANALK delee chiese evanííeliche battiste, metodiste, valdesi
venerdì 3 NOVEMBRE 1995
ANNO 3 - NUMERO 41
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UN ANNO DOPO L'ALLUVIONE
LA SOLIDARIETÀ
E LA FURBIZIA
BRUNO GIACCONE
Alluvione un anno dopo.
La gente che ne ha subito tutte le conseguenze, beffe
comprese, chiede con dignità
che per favore non se ne parli
più. Altri non si stancano di
parlarne e, mentre nel passato
potevano figurare benissimo
in qualche associazione tipo
«maggioranza silenziosa»
oggi parlano, gridano addirittura, e fanno molto chiasso.
Altri ancora hanno trovato
nell’alluvione l’ennesimo
pretesto per mettersi bene in
mostra e organizzano convegni, seminari di studio, premiazioni, banchetti e libagioni. Di chi la ragione?
La situazione attuale: i contributi dello stato ritardano e
lo stato accusa le banche di
inadempienza; la povera gente incontra difficoltà a ricostruire ciò che ha perduto perché si richiede la fattura, cioè
un documento comprovante
che i lavori di ristrutturazione
sono stati eseguiti e pagati
prima di aver ricevuto il contributo; molti piccoli artigiani
e piccoli commercianti hanno
rinunciato a riaprire le proprie attività e molti anziani
sono finiti in «casa di riposo». A tutto questo va ag-.i
giunto che praticamente nulla
si è fatto per prevenire altri
disastri se non rendere più attive le linee dei fax. I ponti
sono ancora da ricostruire,
molte aule scolastiche sono
rimaste trasferite nei container e i letti dei fiumi, più o
• meno ripuliti, rimangono
quelli di prima.
Da fonti attendibili mi è stato assicurato che nessun prefetto rischierà più di essere incriminato per non aver avvisato in tempo i sindaci: appena si fa nuvolo gli uffici della
protezione civile mandano subito un fax ai sindaci. E i sindaci? Poveretti! Preparano la
replica alla mozione di sfiducia delle minoranze che in
Consiglio li accusano di inefficienza. Poi ci sono i ricchi,
quelli che avranno anche subito dei danni dall’alluvione
ma che certo non hanno perso
nel fango i loro conti in banca. È gente «per bene», che
soltanto qualche anno fa considerava da straccioni scendere in piazza a manifestare,
maleducazione alzare la voce
o sconveniente rivolgersi alle
autorità con parole volgari.
I ricchi, quelli che considerano lo stato sociale uno stato
inefficiente e sprecone, quelli
che «se sei povero è perché
non hai abbastanza talento»,
quelli che «io mi sono fatto
da me e gli altri si arrangino».
Veniteli a vedere, anzi, a sentire oggi: hanno imparato a
fare le marce, a dire parolacce
e persino a fare lo sciopero
della fame. Schiamazzano per
rivendicare il diritto ad essere
risarciti da uno stato che però
non dovrebbe far nulla per i
più deboli, altrimenti è uno
stato assistenzialista, ma a loro deve tutto.
Un anno fa scrivevamo che
«non avevamo perso tutto»:
nei primi giorni della ricostruzione avevamo potuto constatare che eravamo ricchi, ricchi
di solidarietà. L’alluvione ci
aveva fatto riscoprire questo
grande bene che la nostra società nonostante tutto possiede ancora in abbondanza. In
molti paesi del Piemonte tanta
gente si è resa contò dell’importanza della solidarietà e
del senso di gratuità che spinge molti a correre in soccorso
di chi si trova nel bisogno.
Molti hanno invece perso
l’occasione per riflettere su
questi aspetti della vita e, dopo aver ricevuto aiuti, soccorsi e solidarietà, sono ritornati senza pudore alle loro
egoistiche abitudini: li puoi
trovare facilmente nei comitati contro l’immigrazione, a
firmare per i referendum contro i sindacati, a predicare
contro lo stato assistenziale,
perché loro sono intelligenti e
sanno come si deve fare, ma
li trovi anche in prima fila per
compilare con la massima cura il modulo per ottenere fino
all’ultimo centesimo il sussidio per l’alluvione.
Sono consapevole di aver
espresso considerazioni controcorrente; alcune potranno
sembrare incomprensibili, ma
la gente semplice ma non
sempliciotta capirà.
Quando tutto sembra difficile Cristo ci chiede di vivere l'Evangelo
L^annuncio della notte: io sono la luce
PHILIPPE MALIDOR*
Il 30 agosto scorso ho visto il primo di
una serie di film di Arie sulla figura di
Hitler. Allucinante. Una retrospettiva
che sgomenta. Ci si domanda come siano
state possibili le dimissioni, le viltà, la
cecità successive che hanno consentito
l’ascesa di questo luogotenente del diavolo. Il serpente! Si, perché solo il serpente riesce ad affascinare, a ipnotizzare
la preda che vuole che vuole divorare.
Solo il serpente riesce a fare credere
all’uomo e alla donna che il potere è la
garanzia della feUcità e della concordia,
meptre tutte le sue energie sono rivolte
alla guerra totale.
Hitler con i suoi vicini gioca come il
gatto con il topo, li manipola, li circuisce, fa finta di accordare loro dello spazio, mentre affila le sue unghie. Si Vede
Chamberlain pavoneggiarsi mentre
spende dall’aereo, tutto arzillo considerandosi il salvatore dell’Europa. Subito
dopo Hitler ha occupato la Renania, annesso l’Austria, invaso i Sudeti. Ma
Chamberlain esulta perché ha preservato
la pace. Daladier non è da meno; solo, e
non si capisce se è un’attenuante o
un’aggravante, alludendo ai francesi ehe
sono venuti ad applaudirlo al suo rientro
da Monaco, mormora a qualcuno in disparte: «Guarda questi Jmbecilli!». Il
grande ipnotizzatore è riuscito a mettere
il mondo in fiamme senza incontrare resistenza. Lo stesso 30 agosto l’Onu e la
Nato si sono finalmente decise a daffe
una risposta ai serbi di Bosnia dopo
quattro anni di temporeggiamenti, mesi
di codardia di fronte a dei russi che non
avevano certo le carte in regola né sul
piano etico, né su quello militare (la Cecenia era stata messa al passo in poche
settimane...). Comunque le nazioni occidentali hanno in quel momento ricuperato un po’ di onore.
Non è con questo che io non veda i
compromessi, né che senta la vergogna o
che non abbia timori. Siamo caduti veramente in basso se quelli che amano la
pace sono costretti ad applaudire i bombardieri! Ma certe volte non si può fare
altro che scegliere tra due mali: o lasciare che le popolazioni siano deportate, gli
uomini torturati, le donne violentate, o
fermare con la violenza uomini che hanno messo a tacere la propria coscienza.
Perché? Perché ci sono momenti nella
storia in cui tutto appare evidente e, proprio in quei momenti, nessuno vede chiaro? Perché quelle folle deliranti davanti a
Hitler? Perché quegli irresponsabili poli
tici non hanno schiacciato l’uovo del serpente? La maledizione che la Torah pronuncia contro il popolo che si allontana
da Dio è di una bruciante attualità:
«L’Eterno ti colpirà di delirio, di cecità
e di smarrimento di cuore; e andrai
brancolando in pieno mezzodì, come il
cieco brancola pel buio; non prospererai
nelle tue vie, sarai del continuo oppresso
e spogliato, e non vi sarà alcuno che ti
soccorra» (Deuteronomio -28,28-29).
Non c’è forse qualcosa di sovrannaturale nella cecità ciclica dei popoli? Facciamo un esempio recente: Chirac ha
detto giustamente che non si può discutere con i terroristi. Ma a che cosa devono servire le sue bombe atomiche, se non
a terrorizzare l’intero pianeta? E d’altra
parte l’esperienza dimostra che è impossibile discutere... con Chirac!
Comunque, per rimanere a un livello
più basso, dobbiamo constatare che
quando diventiamo razzisti, bellicosi,
crudeli, ci allontaniamo da colui che ha
detto: «lo sono la luce del mondo; chi mi
seguita non camminerà nelle tenebre,
ina avrà la luce della vita» (Giovanni 8,
12). E allora la sola cosa che dobbiamo
fare è annunciare l’Evangelo. E viverlo.
Certo, è la cosa più difficile. Ovunque.
’* (da Reforme, 16 settembre 1995)
Francia
Il 3% si sente
protestante
Un milione e 8(K).000 francesi (il 3% della popolazione)
si sentono vicini al protestantesimo. Lo rivela un sondaggio dell’Istituto Csa, commissionato dalla Federazione
protestante di Francia, pubblicato in questi giorni. Il
questionario, concepito dai
sociologi Jean Baubérot, Jacques Sutter e Jean-Paul Willaime, è centrato sui grandi
problemi della società, sulle
«credenze» e le convinzioni
teologiche, sull’atteggiamento rispetto all’ecumenismo.
Da un raffronto con un analogo sondaggio del 1980, risulta che r 1% in più dei francesi si sente «vicino» al protestantesimo (ricordiamo che
i protestanti in Francia ammontano a circa 700.000
unità). Fra le persone interrogate, il 63% dichiara di essere
protestante, il 27% cattolico e
gli altri senza religione.
Dall’insieme delle risposte
emerge che la laicità rappresenta il nocciolo duro dell’identità protestante: per il
71% essa «permette a persone di convinzioni differenti di
vivere insieme».
Sul piano dei valori, emergono due priorità: 1) migliorare la ridistribuzione delle risorse; 2) ritrovare il senso dei
valori morali. La stragrande
maggioranza approva l’uso
del preservativo nonché la
legge sull’aborto. Fra questi,-i
«cattolici-protestanti» si dicono attratti dalla libertà di pensiero dei protestanti, dai valori che essi difendono, dal posto riconosciuto alle donne
nelle loro chiese e dalla possibilità del matrimonio per i
loro pastori. Sul piano politico, il 50% si dichiara di sinistra, il 41% di destra, il 9%
vicino ai Verdi.
Le risposte sulle «credenze» rivelano che solo il 56%
crede nella resurrezione di
Cristo. Inoltre, fra coloro che
si dichiarano protestanti, soltanto il 37% crede nella Trinità e solo il 39% crede alla
salvezza «per sola grazia».
Va precisato che, secondo il
sondaggio, il 15% dei protestanti non va mai in chiesa, il
26% non prega mai e il 34%
non legge mai la Bibbia.
Questi dati non mancheranno
di far riflettere i responsabili
delle chiese protestanti.
Domenica 5 noveml^IÌ9Ì2
Culto in/
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Domenica S novembre,
(xe -IO, Rmdue: cubo in diretta eiuovisìone dal tempio della chiesa evan^lica
jutefana di Napoli (via C.
Poeado). Presiede il culto il
past^fe Paolo Poggioli;
predicazione del pastore
Luciano Deodato; canta la
della Chiesa battista
di via Foria. Regia di Giovanni Ribet.
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PAG. 2 RIFORMA
venerdì 3 NOVEMBRE 1995
Usa: si è svolta a Cincinnati (Ohio) l'Assemblea generale delle chiese presbiteriane
L'identità presbiteriana di fronte ai molti
volti del protestantesimo americano
PAOLO NASO
Dove va il protestantesimo
americano? Quali sono
le sfide e i problemi che ha di
fronte a sé? E ancora: esiste
un protestantesimo americano, una voce cioè capace di
esprimere unitariamente le
voci di chiese e movimenti
che, pur rifacendosi alla tradizione della Riforma, talvolta
si ritrovano su posizioni assai
differenti?
Difficile dare una risposta
presuntuosamente «organica»
a questi interrogativi: due
eventi degli ultimi mesi, però,
ci offrono alcuni spunti e ci
indicano una pista di riflessione. Ci riferiamo alla 207“
Assemblea generale della
Chiesa presbiteriana e all’accoglienza che le chiese protestanti americane hanno riservat;o a Giovanni Paolo II in
occasione del suo viaggio
apostolico di ottobre.
L’Assemblea generale della
«famiglia presbiteriana» (che
quest’anno è stata celebrata a
Cincinnati, Ohio, lo scorso
lùglio) è un imponente evento
organizzativo ed ecclesiastico: oltre 500 delegati, circa‘
2.000 partecipanti, oltre
1.000 fogli di documenti preparatori, centinaia di eventi
collaterali, un culto pubblico
nel Palazzetto dello sport con
almeno 8.000 partecipanti.
È l’assemblea di una chiesa
orgogliosa del suo congregazionalismo e della sua capacità di esprimere laici molto
qualificati e attivi. I famosi
«anziani» di tanti film western, con il loro sguardo severo e la loro etica di ferro.
Oggi hanno spesso il volto di
manager che sentono di dover
offrire alla loro chiesa le proprie competenze professionali. Non è un ca^o che uno dei
primi atti dell’Assemblea sia
stata l’elezione del moderatore: una donna laica, ormai in
pensione dopo quarant’anni
di professione giornalistica, e
la candidata ha prevalso su
pastori noti e qualificati.
' L'identità presbiteriana
La marcata identità presbiteriana è stata uno dei temi
portanti dell’intera Assem-.
blea che si giocava, in assoluta prevalenza, su una questione «ecumenica». Da decenni,
infatti, le grandi famiglie del
protestantesimo americano,
con l’eccezione unica ma significativa dei battisti, discutono di un patto di comunione
e di reciproco riconoscimento, il Coca (Covenant on
Church Union). Di che cosa
si tratta? In sintesi è il tentativo delle chiese metodiste,
presbiteriane ed episcopaliane di superare antichi steccati
dottrinali ed ecclesiologici
per ritrovarsi unite nella testimonianza evangelica nella
società americana. Le maggiori resistenze all’approvazione del Cocu sono giunte
proprio da molti laici, anziani
e predicatori locali: nel quadro della «condivisione» dei
ministeri, infatti, la Chiesa
presbiteriana dovrebbe riconoscere i vescovi «episcopaliani». Per qualcuno è troppo,
e infatti The Presbyterian
Layman, un foglio della chiesa presbiteriana di orientamento conservatore, accusa
la dirigenza della Chiesa presbiteriana di tradire la propria
tradizione ecclesiologica.
«Arrivano i vescovi!», titolava in un numero interamente
dedicato a demolire il significato ecumenico ed evangelistico del Cocu.
La marcia di mezzo milione di neri a Washington ii 16 ottobre'scorso
Gli appelli alla pura identità presbiteriana non sono
riusciti a fermare il processo
di comunione aU’intemo del
protestantesimo americano:
certo lo hanno rallentato ed
hanno mostrato la forza di
una componente «tradizionalista» e moderata all’interno
di una chiesa che invece sa
assumere, su altre questioni,
posizioni molto coraggiose.
Sulle questioni della pace,
della giustizia sociale, dei diritti delle minoranze, i presbiteriani americani hanno votato documenti importanti e impegnativi: ad esempio rivendicano le «azioni affermative» a sostegno dei gruppi etnici e sociali svantaggiati, così come ricordano di’amministrazione i problemi dei
ghetti, delle nuove povertà
metropoUtane.
La sfida della destra religiosa
Su questi temi, almeno in
apparenza, vi è un ampio
consenso. Dove, invece, sorgono serissimi problemi è in
campo etico e morale: all’interno della Chiesa presbiteriana, così come delle altre
grandi denominazioni storiche, vi è un robusto «movimento per la vita» che riesce
a pròmuovere campagne che
per disponibilità di mezzi e
aggressività superano di gran
lunga analoghe esperienze
europee. Le chiese protestanti americane continuano a sostenere la legislazione sull’
aborto ma cresce il numero di
quanti vorrebbero eliminarla
così da renderlo penalmente
perseguibile o, quantomeno,
a totale carico delle donne
che vi fanno ricorso. E non è
facile immaginare che molte
di esse sono ragazze dei ghetti, delle periferie metropolitane degradate e culturalmente
deprivate.
Possiamo insomma concludere che, forse per una sorta
di conformismo del «politically correct», i protestanti
americani non si dividono su
temi esplicitamente sociali ed
economici. Lo scontro è piuttosto sul terreno dell’etica: la
famiglia, la sessualità, la sicurezza individuale sono i temi forti delle organizzazioni
della destra religiosa che ormai è uno dei principali protagonisti della scena politica
americana: organizzazioni
come la Christian Coalition
sono in grado di controllare
mlhoni di voti e di condizionare importanti scelte del
Congresso. La contiguità tra
le campagne di predicatori televisivi (via satellite) come
Pat Robertson e le politiche
di esponenti della destra repubblicana come Newt Gingrich è evidente e pubblicizzata: la lotta all’aborto, allo
stato sociale che provocherebbe assistenzialismo e degrado morale, alla secolarizzazione, costituiscono il collante di una forza culturale
che occuperà con sempre
maggiore invadenza la scena
politica americana.
Air interno -del protestantesimo storico ci sono componenti ancora minoritarie: sottovalutarle o, peggio, ignorarne i moventi etici e culturali
sarebbe un grave errore. Lo
ha capito una certa scuola
teologica e politica, ben nota
per le sue posizioni tipicamente «liberal»: oggi personaggi come Cornei West (11
suo La razza conta, recentemente edito da Feltrinelli, è
da mesi un vero best seller),
Jim Wallis, Stephen Carter
denunciano i limiti di un certo liberalismo politico e teologico e insistono sulla necessità di sottrarre alla destra religiosa e politica il monopolio
del riferimento ai valori. Strano paradosso: questi autori
parlano di teologia ma vengono interpretati come politici.
Potremmo quasi affermare
che la cultura politica ameri
cana, consapevole della sua
crisi tecnica e «morale», chiede il soccorso della tradizione
biblica e spirituale che tanto
peso ha avuto nella storia del
paese. 11 protestantesimo
americano è consapevole di
questo suo ruolo: in questa linea l’unità e la piena comunione tra le sue varie componenti avrebbero un grande significato sul piano della predicazione e della testimonianza nella crisi della società
americana.
Il papa
e la Christian Coalition
Se ne è avuta la precisa
percezione in occasione della
visita di Giovanni Paolo 11.
Mentre i giornali itahani strillavano che l’America accoglieva il papa come «il più
grande uomo del mondo», la
stampa locale (dal New York
Times in giù) rilevava come,
anche tra i cattolici praticanti,
vi fosse un’alta percentuale di
persone che non si sentivano
condizionate dai pronunciamenti sociali e politici vaticani. Al papa, i leader delle
chiese protestanti hanno riservato un’accoglienza attenta
ma non sono andati oltre una
valutazione positiva del discorso politico pronunciato
nel Palazzo di vetro dell’Gnu.
E non è molto.
Chi invece si è esposto, sono soprattutto i leader della
Christian Coalition che, pur
provenendo dalle file di un
evangelismo fondamentalista
e tendenzialmente non ecumenico, hanno espresso grande apprezzamento per la missione oltreoceano di Giovanni
Paolo II al punto da annunciare la costituzione di una
nuova associazione politicoreligiosa strettamente apparentata con la Coalition, a
prevalenza evangelicale, ma
con la bussola orientata verso
la cupola di San Pietro: la
Catholic Alliance. Le grandi
manovre per le elezioni presidenziali sono già iniziate e la
destra politico-religiosa cerca
tutte le alleanze possibili: anche a costo di qualche genuflessione.
11 protestantesimo è dentro
questo passaggio culturale e
politico della società americana: un passaggio delicato che
richiede strategie e strumenti
nuovi. Lo dimostra, con evidente eloquenza, il fatto che a
Washington il 16 ottobre, a
guidare la preghiera di mezzo
milione di neri determinati e
commossi, per la prima volta
non vi fosse un pastore evangelico ma il discusso capo
della Nazione dell’Islam.
Inghilterra: campagna dei giovani metodisti per i senzatetto
«Scandalo! È tempo di agire!»
I membri della Mayc (Methodist Association of Youth
Clubs) inglese, la Federazione dei gruppi giovanili metodisti, seguendo la tradizione
della loro chiesa di occuparsi
attivamente dei problemi politici e sociali, il mese scorso
hanno lanciato una campagna
da loro ideata e chiamata
«Scandalo! È tempo di agire!» (Scandal! Time to Act
Campaign!). L’incontro di
apertura della campagna è
stato tenuto nella sede della
famosa Missione Lamberth,
nel sud di Londra, attualmen
te sede anche di un progetto
di accoglienza (walk-in) per i
senzatetto. I ragazzi e le ragazze della Mayc avevano,
nel corso dell’anno, effettuato
un’indagine a livello nazionale, intervistando più di 400
senzatetto, visitando 173 ricoveri, 83 centri di assistenza
e consulenza e consultando le
autorità di 90 Comuni. Il segretario della Mayc mondiale
ha ricordato ai presenti che il
problema dei senzatetto è un
problema politico che richiede una risposta politica. «Tutti i partiti politici scelgono le
loro priorità e noi abbiamo
intenzione di fare di questa
questione la nostra priorità
in vista delle prossime elezioni generali».
I giovani del Mayc hanno
deciso di fare l’esperienza triste dei senzatetto la notte del
16 dicembre per attirare l’attenzione del pubblico su una
questione che rappresenta una
delle maggiori vergogne del
paese anglosassone in questo
momento, e hanno anche
pubblicato il rapporto della
loro inchiesta divulgandolo in
tutto il paese.
Dal Mondo Cristiano
Africa: per la prima volta
una donna vescovo metodista
MOMBASA — La pastora Maureen Jones, sovrintendente
del circuito di Lang’ate, nel Kenia, ha fatto notizia quando è
stata eletta vescovo di Nairobi durante la recente Conferenza
metodista a Mombasa. Nella storia della Chiesa metodista in
Africa è infatti la prima volta che una donna viene scelta come
vescovo. La pastora Jones inizierà il suo nuovo incarico nel
1996 e il suo lavoro coprirà una zona vastissima che giunge fino ai confini del Tanganica e dell’Uganda. Della sua elezione
la Jones dice: «Mi ha colto veramente di sorpresa, davvero non
me l’aspettavo!», ma si è detta anche felice perché questa scelta va nella direzione giusta per quanto riguarda il ministero
femminile in Kenia, dato che attualmente le donne pastore sono
poche. La signora June Anderson, delegata per la Conferenza
britannica alla Conferenza di Mombasa, ha commentato l’avvenimento ricordando che raramente, negli ultimi diciannove anni, è stato scelto un vescovo non africano (la Jones è di origine
britannica), ma Maureen Jones gode di moltissima stima e
dell’affetto delle chiese metodiste in Kenia, avendo lavorato lì
per lunghissimi anni e avendo una vasta conoscenza sia dei
problemi del paese sia della lingua.
Nigeria: timori dei battisti per
la situazione politica del paese
LAGOS — 1 battisti in Nigeria si sono incontrati per la loro
82“ Assemblea generale e hanno discusso, fra l’altro, della situazione politica nel loro paese. La Convenzione battista della
Nigeria ha preso posizione contro l’arresto di diverse personalità del paese e l’Assemblea ha pregato per il ritorno alla legalità e alla convivenza civile. Il presidente della Convenzione,
C. George, riferendosi in particolare all’arresto dell’ultimo capo di stato, il generale Olusegun Obasanjo, ha dichiarato:
«L’arresto di diverse persone preminenti accumula nubi minacciose sopra le nostre richieste di essere una società giusta e
umaha. Temiamo che la situazione attuale porti crescenti sofferenze al nostro popolo e metta in pericolo la nostra già fragile
stabilità, deteriorando nel contempo la nostra immagine internazionale. Noi denunciamo tutte quelle azioni violente e quelle
forme di sconvolgimento politico che non fanno che aggravare
le condizioni del nostro paese». Recentemente i governi africani e rOnu hanno fatto pressione sul regime militare nigeriano
perché indica libere elezioni e ripristini la legalità nel paese. 11
generale Sanni Abacha, leader della giunta militare che ha preso il potere nel 1993, ha promesso di preparare un un piano per
il ritorno alle leggi civili entro breve tempo. (Bwa News)
Cambogia: i battisti chiedono
di entrare nell'Abm
PHNOM PENH — Alcuni anni fa Bruce Carlton, missionario battista operante in Russia, fu invitato a visitare un piccolo
gruppo di credenti che si riuniva a Phnom Penh, in famiglia.
Mai avrebbe immaginato che questo gruppo si sarebbe rapidamente sviluppato in una chiesa e che presto altre comunità sarebbero sorte in tutto il paese, fino a dar vita a una associazione di chiese. Oggi ci sono in Cambogia 45 congregazioni battiste con un totale di 1.546 membri. Edwin Lopez, .segretario regionale dell’Alleanza battista mondiale (Abm) per la Federazione battista asiatica (Abf), racconta di aver visitato di recente la Cambogia partecipando a incontri di evangelizzazione, di
aggiornamento per leader di chiesa e di aver assistito al battesimo di 38 nuovi credenti. Tuon Kacda, pastore della chiesa di
Russey Keo a Phnom Penh, è il presidente della neonata Convenzione battista Khmer, che ha chiesto di far parte della Abf
e ha presentato anche domanda di entrare nell’Abm al Consiglio generale della stessa. (Bwa News)
Nel 1996 l'Istituto ecumenico
di Bossey avrà 50 anni
CÉLIGNY — 11 5 ottobre 1996 l’Istituto ecumenico di
Bossey celebrerà il suo cinquantesimo anniversario. È dal
1946 infatti che l’Istituto, situato a Céligny (Cantone di
Vaud), accoglie teologi provenienti dai cinque continenti per
perfezionare la loro formazione. Ogni anno, durante alcuni
mesi, essi imparano a dialogare e a superare le loro differenze
culturali e teologiche: al loro ritorno nel proprio paese, tale
esperienza risulta particolarmente fruttuosa. Integrato al Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), l’Istituto riceve annualmente un contributo finanziario da parte della Federazione
delle chiese protestanti di Svizzera (Feps). Come regalo di
compleanno, è stato deciso di lanciare una campagna finanziaria per sostenere ancora di più l’Istituto. (sppì
Medio Oriente: Associazione
degli evangelici arabi
GERUSALEMME — Diversi leader evangelici di paesi
del Medio Oriente stanno lavorando per creare una associazione fra gli evangelici arabi per rafforzare la comunione e la collaborazione e per appoggiare l’opera delle chiese evangeliche
^locali. Alla fine di luglio, in un convegno dal tema «Preparate
la via», tenutosi a Gerusalemme, i responsabili evangelici di
Israele, Cisgiordania, Egitto, Giordania e altri paesi hanno affermato la necessità di una tale associazione per «rafforzare e
proteggere l’esistenza, l’attività e lo status della Chiesa evangelica in Terra Santa».
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venerdì 3 NOVEMBRE 1995
PAG. 3 RIFORMA
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Si è svolta a Vasteras (Svezia) l'Assemblea generale del «Gruppo di contatto europeo»
Le chiese europee alle prese con la crisi
dello stato sociale e la disoccupazione
JUDITH K. ELLIOTT
Dal,23 al 28 settembre si è
tenuto a Vasteras, Svezia, l’Assemblea generale del
Gruppo di contatto europeo
(Ecg) appartenente alla Uirm
(Urban industriai and rural
mission) che nel 1996 avrà
30 anni di vita. L’assemblea
ha visto riuniti 16 dei 20 paesi europei membri della rete
di chiese impegnate in questioni riguardanti il mondo
del lavoro e le condizioni sociali nelle aree urbane e rurali. L’Ecg promuove formazione, analisi e riflessione
teologica, crea legami tra coloro che operano a livello locale nel mondo del lavoro
con particolare riguardo per
le donne e gli uomini che si
trovano in condizioni di disoccupazione o con lavori
sottopagati o precari. In questo momento il gruppo è impegnato sul tema delle pari
opportunità per le fasce più
deboli della società.
La necessità di una rete di
collegamento con conseguenti
iniziative intemazionali, è diventata vitale poiché le strutture politiche ed economiche
dei vari paesi operano ormai a
questo livello. Infatti molta
della legislazione che comporta cambiamenti nelle condizioni di lavoro e di vita è
emanata dalla Comunità europea e pertanto una risposta
adeguata richiede coordinamento a livello internazionale.
L’Ecg promuove la costituzione di reti di contatto tra
operatori e operatrici di paesi
diversi impegnati nell’analisi
delle problematiche sopra ac
Una manifestazione per ii iavoro a Dortmund (Germania)
connate e promotori/trici di
incontri tra i soggetti coinvolti (donne, disoccupati, migranti, ecc.) che consentono
l’elaborazione di strategie
volte ad affrontare le nuove
politiche del lavoro emergenti
dalla ristrutturazione delle
aziende nazionali e multinazionali. Il Gruppo organizza
stage di formazione su temi
specifici per gli operatori che
lavorano in questi settori. Per
la realizzazione di programmi
locali e di scambio accede a
fondi Cee e di altra provenienza sulla base di progetti
ad hoc. Promuove la circolazione delle informazioni con
bollettini inviati ai «contatti
nazionali» che provvedono
alla loro diffusione.
L’Assemblea generale, che
è composta da due delegati o
delegate per ogni paese membro (i «contatti nazionali»), si
tiene ogni due anni, sempre in
un paese diverso, con l’obiettivo di conoscere a fondo la
situazione specifica della zona e di rafforzare i legami con
l’Ecg. La prossima assemblea
si terrà nella Repubblica ceca
dove si sta consolidando un
gruppo di lavoro.
L’Assemblea di Vasteras
era organizzata essenzialmente in due momenti: la valutazione degli ultimi armi di lavoro e l’individuaziorie delle
linee guida per i prossimi anni; rincontro con la realtà del
lavoro svedese, in particolare
con le organizzazioni sindacali nelle fabbriche e nei servizi, e con altri organismi ecclesiastici, volontari e non,
impegnati nelle questioni di
emarginazione, disoccupazione, povertà, razzismo, ecc.
Le varie analisi, pubblicate
negli ultimi anni, sugli effetti
della «deregulation» nel mondo del lavoro, presente in tutti
gli stati europei, fornite nel
corso dell’Assemblea, unitamente al confronto diretto
con la realtà svedese, hanno
permesso di identificare i vari
processi in atto in ciascun
paese e di formulare alcune
risposte possibili a quello che
sembra essere un comune destino: lo smantellamento dello stato sociale, la decrescente tutela del lavoro e la crescente disoccupazione. Queste tematiche; che toccano
oggi più che mai l’Europa,
hanno una profonda incidenza sulla qualità della nostra
vita e obbligano le chiese a
un’ampia riflessione.
Come delegata della Commissione sinodale per la diaconia per l’Italia, insieme a
Mimmo Guaragna, da tempo
impegnato nell’Ecg, mi sono
posta una serie di interrogativi riguardanti la nostra diaconia, ossia la nostra capacità di essere presenti, di capire quello che succede, di
proporre e promuovere delle
iniziative insieme alle altre
forze italiane (protestanti e
non) impegnati in questo settore. Pur sapendo che moltissime persone sono impegnate
in questi settori, la sensazione è che manchi un collegamento a livello nazionale per
la «diaconia leggera» che
faccia circolare analisi, informazioni, scambi. L’Ecg come rete europea può essere
una risorsa preziosissima, ma
solo se a nostra volta saremo
in contatto gli uni con gh altri in una ricerca comune sociale e teologica.
Riformati francesi e evangelici tedeschi
Il ruolo delle chiese
protestanti in Europa
Nel quadro dei rapporti bilaterali tra la Chiesa riformata
di Frància (Erf) e la Chiesa
evangelica in Renania (Ekir*),
l’ufficio del Consiglio nazionale dell’Erf ha accolto dal 25
al 27 settembre scorso una delegazione della direzione e dei
servizi centrali dell’Ekir guidata dal presidente, Peter
Beier. La visita è stata anche
l’occasione per approfondire i
contatti con la Mission populaire e la Cimade.
Un primo tempo dell’incontro è stato dedicato a uno
scambio di vedute su alcuni
punti di attualità, in particolare: a) l’informazione data dalla delegazione renana sulla
polemica sorta in Germania
dopo il giudizio espresso dalla Corte Costituzionale della
Repubblica federale circa i
crocefissi nelle aule scolastiche della Baviera. Questa
questione dimostra probabilmente la crescente secolarizzazione della società tedesca;
b) sia in Germania che in
Francia, le prospettive politiche sono diventate più incerte. Il ripristino dei rapporti
Est-Ovest in Germania e i recenti cambiamenti dei responsabili politici in Francia
hanno in qualche modo relegato la questione dell’Europa
in secondo piano nelle preoccupazioni dei due popoli; c)
preoccupati per la loro esistenza, ambedue i popoli si
trovano confrontati a situazioni economiche più difficili
che creano tensioni nei rapporti sociali, in particolare
sulla questione del posto degli stranieri nella società; d)
in un simile contesto, la deci
Festeggiato in Portogallo, a fine settembre, il 75° anniversario dell'Unione battista portoghese
Battisti europei: un appello per la libertà religiosa
EMMANUELE PASCHETTO
Oltre cento leader battisti
europei provenienti da
una trentina di paesi si sono
ritrovati dal 20 al 24 settembre scorso a Sào Pedro de
Moel, in Portogallo, per il
Consiglio annuale della Federazione battista europea
(Ebf). L’incontro si % svolto
in Portogallo per festeggiare
il 75° anniversario della fondazione dell’Unione battista
portoghese. Nei giorni immediatamente precedenti si era
radunato il Comitato esecutivo dell’Ebf, composto da 13
membri.
Il Consiglio dell’Ebf raccoglie i principali esponenti delle Unioni battiste del continente e i responsabili delle
istituzioni e delle commissioni che fanno capo alla Federazione. Erano presenti diver
si ospiti fra cui il neoeletto
presidente della Alleanza battista mondiale (Abm), il pastore brasiliano Nilson Fanini, e Denton Lotz, segretario
generale della Abm.
Fra i momenti più significativi v’è stato il passaggio
delle consegne fra la presidente dell’Ebf, la pastora
svedese Birgit Karlsson e il
nuovo eletto, il pastore bulgaro Theodor Angelov. Birgit Karlsson, che ha lasciato
recentemente la responsabilità di segretario generale
dell’Unione battista di Svezia, assumerà la direzione di
una casa editrice evangelica
svedese ed è stata nominata
responsabile del «Comitato
Albania» dell’Ebf.
Due nuove Unioni di chiese
sono state accolte nella Federazione, l’Unione battista di
Slovenia (Bus), che ha sei
Il nuovo presidente dell’Ebf Theodor Angelov riceve II saluto della
ex presidente BIrgIt Karlsson
chiese e duecento membri, e
l’Unione dei cristiani evangèlici battisti di Jugoslavia
(Uecby) che raccoglie 55
chiese e 550 membri della
Serbia e del Montenegro.
Domenica 24 settembre i
membri del Consiglio si sono
trasferiti a Oporto, dove nel
salone di un grande albergo
della città, con la partecipazione di oltre 1.500 persone,
si è svolto un culto di ringraziamento per l’anniversario
dell’Unione battista portoghese, con la predicazione del
presidente della Abm, Nilson
Fanini.
Il Consiglio ha concluso i
suoi lavori votando la seguente mozione: «Il Consiglio della Federazione battista
europea, riunito a Sào Pedro
de Moel, Portogallo, dal 20 al
24 settembre 1995:
I - 1) Saluta i fratelli e le
sorelle della Convenzione
battista portoghese, li ringrazia per la generosa ospitalità,
e si congratula con la convenzione per i 75 anni di vita e di
testimonianza in questo bel
paese;
2) Riconosce l’importanza
che hanno avuto la presenza,
l’aiuto e l’incoraggiamento
dei battisti di altri paesi, particolarmente del Brasile, degli Stati Uniti e dell’Inghilterra, nell’opera di testimonianza in Portogallo;
3) Incoraggia i propri
membri ad inserirsi pienamente nella vita della Federazione, per testimoniare il miracolo della riconciliazione,
dono di Dio in Cristo Gesù.
Il neopresidente dell’Alleanza battista mondiale, Nilson Fanini, con
la moglie Belga, ha partecipato aH’assemblea della Federazione battista europea che si è svolta in Portogallo
II - 1) Riafferma, tra i diritti umani fondamentali, il diritto di tutti a vivere e praticare liberamente la propria religione e sottolinea come punto
nodale per la realizzazione di
questa libertà la separazione
fra chiesa e stato;
2) Chiede che ai cristiani
battisti, parte della famiglia
che nasce dalla tradizione storica cristiana evangelica protestante della Riforma, sia dato il dovuto rispetto da parte
di altre chiese che pretendono
privilegi statali appellandosi
alla storia e alla tradizione;
3) Prende atto con compiacimento che in Italia, centro
del cattolicesimo, è stato garantito per legge, in adempimento dei dettati costituzionali, pari trattamento alle minoranze religiose, riguardo,
fra l’altro, il permesso di ac
cesso dei pastori alle forze armate, alle carceri e agli ospedali, l’eguale trattamento fiscale, l’accesso ai media, ed
esorta tutti i governi a seguire
questo esempio;
4) Condanna le azioni di
quei governi, chiese di maggioranza, gruppi religiosi dominanti, che cercano di sobillare l’opinione pubblica alla
delegittimazione delle minoranze religiose mentre ufficialmente, ma non di fatto,
vengono mantenuti i principi
della libertà religiosa, dell’
uguaglianza di fronte alla legge, della separazione fra chiesa e stato;
5) Invita tutte le Unioni che
fanno parte della Federazione
ad essere vigilanti nella promozione e nella difesa dei diritti alla libertà religiosa che
appartengono a tutti i popoli.
Peter Beier, presidente della
Chiesa evangelica di Renania
sione della Francia di riprendere gli esperimenti nucleari
nel Pacifico, anche se non ha
provocato una vivissima riprovazione da parte dei responsabili politici d’oltre Reno, non contribuisce a rafforzare la coesione dell’Europa.
Il presidente Peter Beier ha
poi esposto alcune considerazioni personali sul contributo
delle chiese protestanti al rinnovamento dell’Europa. Nel
sottolineare in partenza la fine del sogno europeo, Beier
ha voluto ricordare i grandi avvenimenti di questi ultimi anni in Europa che indeboliscono la politica a vantaggio dell’economia e contribuiscono a rafforzare il potere dell’amministrazione di
Bruxelles.
È giunto quindi il momento
per il popolo protestante in
Europa di affermare con forza
il proprio desiderio di stare
insieme per far valere l’originalità della voce protestante
nella costruzione europea.
Beier ha poi abbozzato alcune questioni strettamente collegate al centro della fede cristiana (la giustificazione per
grazia), questioni che dovrànno essere prese in seria considerazione perché possano verificarsi le trasformazioni sociali e ecclesiali.
La visita è stata anche l’occasione per fare il punto sulle
attuali collaborazioni tra
l’Ekir e TErf: a) i ministeri:
gli scambi pastorali tra le due
chiese, le realizzazioni e le
prospettive di collaborazione
nel campo della formazione
di questi pastori necessitano
una vigilanza costante e uno
scambio permanente di informazione; b) la partecipazione
ai rispettivi Sinodi può dar
luogo a una riflessione comune sui temi affrontati dalle
due assemblee. La prossima
riflessione dell’Erf sullo straniero dovrebbe essere l’occasione di uno scambio tra le
due chiese; c) il presidente
Béier, che è anche copresidente della Comunione ecclesiale di Leuenberg, ha sottolineato con forza l’importanza
del posto e del contributo
dell’Erf nel lavoro teologico
intrapreso da questa comunità
di chiese e il ruolo eminente
che le è stato affidato, in collaborazione con le chiese vaidesi e metodiste in Italia, per
mantenere in questa comunità
ecclesiale le chiese minoritarie dell’Europa del Sud.
C") La Chiesa evangelica in
Renania è una chiesa «unita» che
riunisce chiese riformàte e luterane dell’Ovest della Germania
(Renania-Westfalia,
Renania-Palatinato, Saar e Assia). Conta 3,2 milioni di membri
e impiega attualmente 23.000
persone al servizio della chiesa,
fra cui 2.100 pastori. Inoltre
42.000 persone lavorano nelle
opere diaconali. (tip)
4
j; PAG. 4 RIFORMA -a—-Äsaa ViTA DELLE CHIESE
h 55S*6I^56Sm5ì ti
1 Risposta del vescovo Sergio Coretti alla proposta di creare un Consiglio di chiese
i Un luogo per studiare insieme i problemi
< comuni e ■! far progredire il dialogo
venerdì 3 NOVEMBRE 1995
Nel numero scorso abbiamo
dato notizia della proposta del
decano della Facoltà valdese
di teologia di costituire anche
in Italia di un Consiglio di
chiese cristiane. La proposta
di Paolo Ricca trova oggi un
autorevole risposta da parte di
Sergio Goretti, vescovo di Ajsisi e membro del Segretariato
Cei per l’ecumenismo e il dialogo che ha rilasciato a Ignazio Ingrao, dell’agenzia Sir, la
seguente intervista.
________IGNAZIO IHORAO________
a parte cattolica come
Muß viene accolta la proposta di creare un Consiglio di
chiese cristiane, avanzata dai
protestanti?
, «Non si può che. essere lieti
nel registrare questa rinnovata disponibilità del mondo
evangelico alla creazione di
un Consiglio ecumenico delle
chiese. Da parte cattolica, infatti, più di una volta era stata
avanzata questa proposta, ma
le chiese evangeliche non si
erano mai dichiarate disponi^ bili. Ora il pastore Paolo Ricca fa suo questo progetto e lo
rilancia: non si può che esserne contenti e dichiarare tutta
la disponibilità a lavorare insieme su questa ipotesi».
- I vescovi italiani si sono
Il vescovo di Assisi, Sergio Goretti, all’Assembiea della Fcei 1994
mai pronunciati ufficialmente
sulla possibilità di creare
questo Consiglio delle chiese
in Italia?
«Non c’è mai stata una presa di posizione ufficiale dei
vescovi italiani esplicitamente rivolta a questo argomento
perché non si è mai registrata,
da parte evangelica e ortodossa, disponibilità a discuterne.
Tuttavia più di un vescovo
della Chiesa cattolica ha
avanzato e sostenuto questa
proposta».
La proposta del pastore Ricca
Il mensUe «Confronti» pubblicherà nel suo numero di novembre un’intervista con il pastore Paolo Ricca, che rilancia la proposta di costituire in Italia un Consiglio di chiese
cristiane. Ecco quanto sostiene il past. Paolo Ricca, decano
della Facoltà valdese di teologia.
- Da tempo si ipotizza la costituzione, anche in Italia, di
un Consiglio ecumenico delle chiese. L’accelerazione ecumenica di cui abbiamo parlato rende questa ipotesi più
realistica?
«Sì. Sicuramente è più realistica e vicina. L’idea fu lanciata da alcuni vescovi cattolici come mons. Riva, che si rifaceva al modello del Consiglio recentemente creato in
Francia; poi ci sono state delle frenate, anche da parte protestante, ma oggi i tempi appaiono maturi. Sarebbe un segno, soprattutto in Italia, che non si può continuare a vivere
uno accanto all’altro senza creare luoghi comuni e condivisi di discussione, dialogo e confronto. In questo senso mi,
auguro che anche la Federazione delle chiese evangeliche
avanzi delle proposte».
Chiesa valdese di Bobbio Pollice
Il 3 dicembre si
decide per il pastore
La numerosa assemblea-di
chiesa del 22 ottobre ha confermato per il secondo quinquennio i membri del Concistoro Adolfo Charbonnier e
Ilda Charbonnier, e per il terzo e ultimo quinquennio Jolanda Catalin e Italo Gönnet.
Ha inoltre preso atto delle dimissioni per motivi personali
di Antonio Zatti e di quelle
per motivi di salute di Giovanni Giacomo Fostel. Ha
rassegnato le proprie dimissioni anche il cassiere, Andrea Melli, che si trasferirà a
Vallecrosia dove lavorerà alla
Casa valdese.
L’assemblea ha ringraziato
i tre membri dimissionari per
il lavoro svolto e in particolare si è rallegrata per la decisione di Andrea di lavorare
presso uno degli istituti vaidesi. Il Concistoro non ha ritenuto necessario ripristinare
il numero dei propri membri.
Per quel che concerne la si
tuazione della vacanza pastorale, l’assemblea ha ascoltato
l’ampia comunicazione fatta
dal presidente del Concistoro,
pastore Aldo Rutigliano, circa il lavoro di ricerca di candidati condotto dal Concistoro stesso da quasi due anni a
questa parte in stretta collaborazione con il moderatore.
A tutt’oggi il Concistoro non
ha nominativi di candidati da
proporre all’assemblea per la
designazione. È stata pertanto
fissata l’assemblea di chiesa
definitiva per domenica 3 dicembre. Se a quella data non
sarà pervenuta al Concistóro
alcuna segnalazione di candidati da designare, il problema
della nomina del pastore titolare di Bobbio passerà per
competenza alla Tavola.
Si ricorda che l’assemblea
del 3 dicembre sarà valida solo se raccoglierà la presenza
della maggioranza dei membri elettori.
- A suo parere, da chi dovrebbe essere composto questo Consiglio?
«Da rappresentanti della
Chiesa cattolica, delle chiese
ortodosse e delle chiese appartenenti alla Federazione
delle chiese evangeliche
d’Italia. Dal punto di vista
numerico non dovrebbe essere troppo vasto. Sarebbe preferibile, invece, una struttura
agile e snella».
— Non teme che in questo
Consiglio ci possa essere una
sproporzione tra i rappresentanti della Chiesa cattolica,
largamente maggioritaria in
Italia, e i rappresentanti delle
chiese minoritarie?
«E chiaro che la situazione
italiana è diversa da quella di
altri paesi dove il Consiglio
ecumenico delle chiese è già
una realtà e dove minore è la
sproporzione tra fedeli cattolici e fedeli di altre confessioni. Ma questo non significa
che il Consiglio debba soffrirne. Come sappiamo, infatti, il dialogo ecumenico è
compito di tutta la chiesa e
perciò va realizzato su un piano di parità e nel rispetto delle reciproche identità Non dimentichiamo inoltre che in
alcune diocesi, come Venezia, è già stato attivato ed è
ben funzionante un Consiglio
delle chiese, con rappresen
tanti ortodossi ed evangelici».
- Quali dovrebbero essere
le competenze del Consiglio
ecumenico nazionale delle
chiese?
«Lo vedrei soprattutto come un luogo per studiare insieme i problemi comuni e far
progredire il dialogo; dobbiamo domandarci, infatti, quale
sia là meta del nostro cammino ecumenico. Il primo passo
è certamente la riconciliazione. tra le chiese, e a tale proposito già si è fatto qualcosa,
ma il passo successivo deve
andare nella direzione di una
vera e propria professione di
fede comune, così come ha
auspicato il papa nell’enciclica “Ut unum sint”. Allo scopo sono necessari degli spazi
di dialogo, anche istituzionali, come può essere il Consiglio ecumenico delle chiese».
- Quali argomenti andrebbero all’ordine del giorno?
«Ci sarebbero tanti punti da
affrontare, a cominciare da
problemi di carattere etico-sociale: penso, ad esempio, al
problema dell’aborto, del divorzio, alla concezione della
donna e alla questione dell’
accoglienza degli omosessuali. Sono tutti temi molto concreti sui quali però è scandaloso che i cristiani assumano
posizioni così diverse».
- Il Consiglio ecumenico
delle chiese potrebbe diventare anche il luogo per preparare insieme il giubileo del
2000?
«Certamente, in tale sede si
potrebbe raccogliere l’invito
del papa ad organizzare iniziative comuni per celebrare i
duemila anni dalla nascita di
Cristo, trovando anche momenti di preghiera e celebrazione ecumenica per accompagnare il cammino di preparazione a quell’appuntamento. Ad esempio basti pensare
che la Chiesa luterana finlandese, il cui primate è intervenuto all’incontro su “Uomini
e religioni” a Firenze, stimolata dalla lettera del papa
“Tertio millennio adveniente”, anch’essa ha deciso di
celebrare un giubileo per
l’inizio del terzo millennio».
Cristiani di Pescolanciano
La Cena ai bambini
una via per la fede
Domenica 8 ottobre: la
scuola domenicale e il culto,
che si svolgono contemporaneamente e nello stesso locale, stanno giungendo alla conclusione. Al momento di celebrare la cena del Signore il
pastore si rivolge a Emanuele, Federica, Francesco e Giovanni e dice loro che, tra le
tante cose che la Cena vuol
dirci (spesso non comprese
del tutto nemmeno dai grandi!) ne abbiamo una che è anche alla loro portata: come*
Gesù ha reso i suoi pasti
aperti a tutti per dimostrare
come egli fosse venuto a cercare e salvare i peccatori e gli
emarginati (e tra questi anche
le donne e i bambini), così
anche la Cena ci mostra questa volontà di Gesù di stare
con noi tutti a tavola. Se essi
sentivano il desiderio di questa vicinanza e di incominciare ad avere fiducia in lui, potevano avvicinarsi e prendere
il pane e il vino, segni delramore di Dio per tutti. I ragazzi, pur con qualche esitazione ed emozione, si alzano
dalle loro sedie e si dispongono nel semicerchio intorno alla tavola, accanto ai genitori,
i nonni, al pastore Achim Roscher e Simona, la moglie,
che avevano condotto la
scuola domenicale (qualcuno,
con molta comprensione da
parte di tutti, ha preso solo il
pane). Qualche altra volta
avevamo avuto una simile
esperienza.
Pensiamo che la cena del
Signore, insieme alla scuola
domenicale e al catechismo,
possa essere una tappa per
giungere alla confessione
personale della fede, come
afferma il professor Paolo
Ricca: «Due itinerari spirituali e liturgici sono possibili: dal battesimo alla Cena e,
inversamente, dalla Cena al
battesimo».
Culto bilingue alla Chiesa vaWese di Pisa
Oggi al culto predica
Chin Ton Lin
GUIDO COLUCCI
yy ^ da Est e
''X T da Ovest, da Nord e
da Sud, e siederanno assieme
a tavola nel regno di Dio»
(Luca 13, 29). Da parecchi
anni c’è a Pisa una comunità
evangelica cinese, che è ospitata nei locali della chiesa
valdese per i culti domenicali,
per le varie attività e gli incontri locali, regionali, interregionali; alcuni hanno voluto
far parte della Chiesa valdese; nel Consigli di chiesa c’è
una sorella cinese; sono nate
belle amicizie, e così via.
Ora abbiamo voluto andare
più avanti: non ci bastavano
più la «comunione nell’uso
degli stessi locali» e le amicizie personali. Abbiamo voluto darci un appuntamento per
ritrovarci una volta uniti in un
momento importante della
comunità cristiana: il culto e
la cena del Signore. Per noi
era importante la «comunione
nell’incontro» per dirci insieme l’unità della fede e della
confessione della fede; l’unità
della chiesa nella diversità
delle provenienze, delle culture, delle tradizioni, della
lingua; volevamo dirci gli uni
gli altri che non siamo stranieri gli uni agli altri, perché
provenienti dalla medesima
chiamata del Signore. Non
siamo ancora nel regno di
Dio ma siamo chiamati dal
Dio del Regno ad esserne testimoni e viverne la speranza.
Abbiamo dunque avuto un
culto bilingue (ogni momento
veniva tradotto), nel canto,
nella preghiera, nella predicazione, nella Cena, seguendo la
liturgia della comunità cinese,
più snella e partecipata, condotto da Chin Fey Ying (detta
Lini, la prima cinese evangelica arrivata a Pisa agli inizi
degli anni ’70), con la predicazione del predicatore Chin
Ton Lin, la lettura biblica di
Gianluca Ng, la riflessione di
introduzione alla cena del Signore di chi scrive, poi coadiuvato da Giorgio Barsotti e
da Zhu Min (responsabile della comunità cinese fiorentina),
e tanta fraternità. Il tempio era
pieno, e noi tutti pieni di allegrezza.
Valdesi e metodisti del \ T circuito
Inizio delle attività
E appena iniziata l’attività
della scuola domenicale. A
San Salvo, Chieti, il sabato
alle ore 15 si riuniscono 7-8
ragazzi e ragazze e a Pescolanciano, ogni dqmenica alle
16, si incontrano tre ragazze
e un ragazzo. 11 programma,
«Schiavi in Egitto» e «Liberi», è preparato dal Servizio
istruzione e educazione.
Gli studi biblici hanno avuto avvio a San Giacomo degli
Schiavoni (il martedì dopo la
seconda domenica del mese
alle 20,30) e a Vasto (il mercoledì alle 15,30). Fino a
questo momento i temi in discussione sono stati il metodismo e il battismo. In programma ci sono studi su «1
valdesi» e «I temi fondamentali della Bibbia».
Diciamo il nostro affettuoso «bentomata» e «benvenuto» alla pastora Gianna Sciclone e al candidato al pastorato Achim Roscher.
CASA
CARES
Villa «I graffi»
via Pietrapiana, 56
50066 Reggello (Fi)
corso residenziale Radiodays
Impariamo il vocabolario
deil’informazione
24-26 novembre 1995
Il Comitato di Casa Cares organizza un corso
residenziale per fornire le indicazioni professionali fondamentali per la redazione di un giornale radio e per l’acquisizione di un ottica giornalistica.
Il corso, che sarà condotto da Piero Scaramucci, direttore di Radio popolare di Milano, e
che avrà un carattere più pratico che teorico, è
rivolto alla qualificazione professionale dei partecipanti e ha il seguente schema:
- La notizia: come si sceglie la notizia
- Le fonti: da dove arriva la notizia
- Il pezzo: come si tratta la notizia
- L’intervista: Quando e come si intervista
- La gerarchia: norme di gerarchizzazione delle
notizie
- Il giornale: regole di impaginazione del giornale
- La linea: la linea editoriale del giornale.
Il costo del corso (soggiorno compreso dalla
cena di venerdì 24 al pranzo della domenica 26)
è di 150.000 lire. I partecipanti sono pregati di
portare con sé un registratore portatile.
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi alla direzione
di Casa Cares, tei. 055-8652001 (ore 10-13).
5
'Venerdì 3 novembre 1995
Vita Delle Chiese
«
i;5GGncluse le celebrazioni per i 100 anni della chiesa
Genova Sestri: cento anni di
presenza metodista non bastano
MARCO CONTE
La comunità metodista di
Sestri Ponente ha portato
a conclusione lè manifesta, zipni per i suoi primi cento
anni di vita. In un bel week; end autunnale abbiamo rivi■ sto molte di quelle persone
che, nel corso degli anni, per
nlotivi di lavoro, hanno dovuto cambiare residenza.
Sabato 14 ottobre, nel porneriggio, la conferenza di
Sergio Aquilante su «I cristiani e rirapegno sociale e
politico» ha posto all’attenzione un tema caro alle chiese metodiste e determinante
^r la nostra comunità, nata e
(^-esciuta a contatto dei problemi sociali tipici deir
espansione industriale.
Durante il culto domenicale
abbiamo visto, anzi, rivisto,
salire sul pulpito, per un breve messaggio, alcuni dei pastori che qui hanno svolto il
loro ministerio: Alfredo Scorsonelli, Sergio Aquilante,
-Bruno Rostagno, Severino
Zotta, Gustavo Bouchard,
-Valdo Benecchi e Massimo
' Aquilante, nato a Sestri. Dopo il pranzo comunitario si
sono alternati messaggi e ricordi: particolarmente sentiti
■ quelli delle figlie dei pastori
Ammonti, Incelli e Peres. Per
, i più anziani il tempio colmo
f , di gente ha rievocato gli «anni floridi» dell’anteguerra,
.impressi nelle foto color sep'^a per le quali aveva posato
;- Una comunità di 150 persone.
Per la comunità è stato un
anno intenso, imperniato sulle
attività del centenario. Non si
può dire che non abbiamo
cercato di «esternare» i nostri
festeggiamenti. La cittadinanza, grazie anche alla sensibilità della pubblica amministrazione che ha messo a disposizione strutture e spazi, è
stata resa partecipe attraverso
concerti, conferenze, articoli
sulla stampa locale, mostra
fotografica e striscione nella
via principale. Con un po’ di
orgoglio abbiamo sostenuto di
essere una componente significativa nella storia di Sestri.
Grati al Signore per l’abbondanza di doni che ci ha
dato negli anni addietro, sarà
nostro compito proseguire nel
cammino intrapreso, abbandonando ogni sconforto per
l’esiguità delle nostre forze,
certi di non lavorare invano.
Marsala
Battesimo
nel tempio
ANNA MARIA RIBET-RATSIMBA
Domenica 29 ottobre. Festa della Riforma, la
Chiesa valdese di Marsala si
è ritrovata nel nuovo tempio
(la cui inaugurazione avverrà
nel marzo prossimo) per avere un momento di gioia e
condivisione in occasione del
battesimo e ammissione in
chiesa di Davide D’Amico. Il
culto, a.cui hanno partecipato
numerosi parenti e amici della famiglia di Davide, è stato
un’occasione di testimonianza e predicazione della parola
di Dio. In seguito si è avuta
un’agape fraterna nella bella
sala comunitaria sopra il locale di culto.
Partendo dal testo di Nehemia 8, il pastore Ficara ha
sottolineato l’importanza del
ritorno della Scrittura come
Parola viva, che va letta e
spiegata a tutti in modo da essere capita, così come è avvenuto al tempo della Riforma.
Il popolo di Israele, dopo che
i Leviti avevano spiegato il
testo, si mise a mangiare, a
bere e a fare gran festa. Dalla
spiegazione della Parola nasce una grande gioia, perché
possiamo vedere Ja luce di
Dio, luce che proeura fede e
una risposta alla grazia di
Dio, doni che sono da vivere
nel concreto del mondo e non
solo intellettualmente.
Il battesimo di Davide, celebrato in questo giorno particolare, ha sottolineato il fatto che la libera grazia di Dio
produce dei frutti là dove la
sua Parola è posta al centro
dell’esistenza
Evangelici a Pescara
Nuovo locale dì culto
Domenica 29 ottobre con
un culto apposito è stato inaugurato il nuovo locale di culto
a Pescara, una bella sala ampia e luminosa che l’Opcemi
ha deeiso di prendere in affitto per il piccolo gruppo di
evangelici di Pescara. Al culto ha partecipato anche il presidente deirOpcemi, past.
Valdo Benecchi, che ha predicato il testò di Habacuc 2, 14, applicando al credente ciò
che il profeta dice di sé che,
come una vedetta posta su
un’alta torre, sta attento a ciò
che il Signore dirà. Era presente anche la prof. Franca
Long, delegata della Tavola
per il III distretto, ehe ha portato il Saluto e un messaggio
del moderatore.
Più di 40 persone hanno
preso parte al culto in un’at
mosfera di grande gioia dovuta anche al fatto che, con l’occasione, è stato posto il segno
del battesimo sul piccolo Paolo Vitulli. La past. Gianna
Sciclone, che ha celebrato il
battesimo, ha rieordato la necessità di inculcare alle generazioni più giovani la testimonianza alla Parola del Signore.
La nuova sala si trova al
numero 32 di via Latina, a lato della piazza Spirito Santo
e dunque, per chi non conosce Pescara, praticamente al
centro della città. Una posizione, ottima per fare conoscere il pensiero evangelico
(a tal proposito si può anche
utilizzare un’ampia vetrina)
ed essere un punto di riferimento per i molti dispersi, incerti, delusi che popolano
una grande città.
LA FAMIGLIA E LA CfflESA
LA FAMIGLIA E LA SOCIETÀ
Animazione biblica delle Unioni femminili
Villar Perosa 11-12 novembre
sabato 11
ore 14,30 arrivo
ore 15 inizio dei lavori nei gruppi (Esodo 20,12; Efesini 6,1-4; Genesi 16; Proverbi 31,10r31)
ore 20,30 tavola rotonda presso la Biblioteca comu- nale con Andrea Siegret, funzionarla non governativa dell’Gnu di Ginevra; Patrizia Geymonat, assistente sociale a Cavour.
domenica 12
ore 9 gruppi
ore 10 culto con la comunità
ore 14,30 plenaria
Le prenotazioni si effettuano presso le rispettive Unioni femminili entro il 7 novembre.
Rapporti-stato-chiesa valdesi
La Commissione
per i beni culturali
Giovedì 18, a Roma, è stata
insediata la Commissione mista tra la Tavola valdese e il
ministero per i Beni culturali
e ambientali, organismo previsto dall’art. 17 dell’Intesa
sottoscritta nel lontano 1984,
rimasto fino ad oggi senza attuazione. L’articolo prevede
appunto la costituzione di una
commissione paritetica «per
la tutela e la valorizzazione
dei beni culturali afferenti al
patrimonio storico, morale e
materiale delle chiese rappresentate dalla Tavola valdese».
Per la parte protestante sono
membri della Commissione lo
storico prof. Giorgio Spini, il
prof. Cesare G. De Michelis,
il dott. Gianni Long e l’ing.
Claudio Messina.
PAG. 5 RIFORMA
Cronache
TORINO — «Preparate nel deserto la via del Signore»: il testo
biblico di Isaia è stato al centro della predicazione del pastore Giuseppe Platone nel giorno del suo insediamento
ufficiale, domenica 22 ottobre, come pastore della Chiesa
valdese. Al culto di insediamento, presieduto dal sovrintendente del 4° circuito, pastore Cesare Milaneschi, hanno partecipato anche, i bambini della scuola domenicale con una
serie di canti e la corale della comunità. Durante il culto è
stata inoltre presentata la candidata Daniela Santoro, che
inizia a Torino il suo periodo di prova in vista del pastorato
insieme al marito Davide Ollearo, laureando in teologia.
Per la prima volta, in un occasione del genere, ha partecipato al culto il presidente della Commissione diocesana per
l’ecumenismo, padre Giuseppe Giordano. Dopo il culto si è
svolta un agape con 170 persone in un clima di festosa allegria. La giornata si è conclusa con un’assemblea di chiesa,
presieduta con competenza da Bruno Mathieu, durante la
quale si è presentato il programma di lavoro dell’anno ecclesiastico, ricco di attività e iniziative, elaborato dal Concistoro. Si è inoltre preso atto della situazione finanziaria che
richiede un ulteriore sforzo dei membri di chiesa in puntualità e generosità riguardo alle contribuzioni.
VILLAR PELLICE — Domenica 15 ottobre si è avuta la ripresa delle attività: è stato incoraggiante notare una buona
partecipazione al culto, condotto dal pastore con l’aiuto della Scuola domenicale e dei catecumeni del primo anno. Tutti insieme ci siamo ritrovati nella sala per consumare un ottimo pranzo comunitario é poi nel pomeriggio nel, giardino
del presbiterio, dove bambini e ragazzi hanno giocato mentre gli adulti preparavano le caldarroste. Ringraziamo il Signore per questa bella giornata e gli chiediamo di guidarci
in questo nuovo anno nello svolgimento delle solite attività
e nello sviluppo delle nuove iniziative progettate..
• L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato al fuñera- '
le della sorella Vittorina Mìchelin Salomon. La comunità è
vicina alla famiglia con cristiana simpatia.
PRAROSTINO — La nostra comunità ha partecipato con molto dolore al funerale della sorella Mercede Martìnat Gönnet e rinnova la sua fraterna solidarietà alle famiglie in lutto.
SAN SECONDO — È mancato il fratello Willy Rostaing;
esprimiamo alla sua compagna e ai suoi familiari tutta la
simpatia e la solidarietà cristiana della comunità.
BOI^OGNA — Sabato 28 ottobre la Chiesa metodista ha organizzato un concerto per organo in occasione della Festa della Riforma. È stata una serata significativa con una partecipazione di pubblico oltre le aspettative. Il programma ha
previsto una serie di brani conosciuti (Bach, tra gli autori) e
altri meno noti, come una serie di pezzi di un anonimo tedesco del secolo XV, raccolti e preparati dal nostro organista
Jolando Scarpa. Accolto con fervore è stato il brano Introductìon and Aria cantabile di Samuel Wesley, nipote del
fondatore del movimento metodista del XVIII secolo, un
brano raro, dato che la produzione di questo musicista inglese è tuttora da scoprire e da valorizzare. I vari moménti
musicali sono stati introdotti da una beve scheda letta dalla
sorella Rossella Rusi. In questo modo è stato possibile seguire l’ascolto dei vari pezzi musicali anche da parte dei
meno esperti.
SAN GERMANO — Durante l’assemhlea di chiesa di domenica 22 ottobre i deputati al Sinodo hanno fatto‘la relazione
sugli argomenti maggiormente dibattuti e i membri di chiesa, purtroppo non molto numerosi, sono stati informati sul
lavorò fatto dal Concistoro a proposito della ricerca di candidati da proporre all’assemblea di dicembre che dovrà
eleggere il nuovo pastore. '
• Martedì 24 abbiamo avuto la prima riunione di studio biblico a cui, come ormai consuetudine, partecipano pure
membri della Chiesa cattolica. Lo studio dell’Esodo, scelto
per il primo ciclo, è stato introdotto dal pastore Ribet e da
don Grietti.
• Domenica 29 ottobre è stato battezzato il piccolo Matteo
Peyronel, di Roberto e di Enrica Pons. Il Signore dia ai genitori la forza di niantenere fedelmefite la loro promessa e
conceda al piccolo una vita ricca delle sue benedizioni.
Regine Schindler
Seri^ librétti illustrati per bambini
’ (dai 7 ai iQ/i 1 anni)
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Paolo e la vita
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giochi, a delle morte in generale.
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Il lièlfcesjteno del fratellino di Stefania
Gesù spezza il pane.
La storia della santa Cena
Per faf.capire ai bambini il signifi
della santa Cena, il tÉcconlpi fa i
stare li lettore alla cena cR'pa
Emmaus e poi alia prima
cordo, organizzata subitq^
discepoli come una riuni '
sa; ci sono fiori, si suona rfiUsi
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corrati da alcune pagirte
Ohe benso'può avere i) battesimo^ iv^ltori ed ediicatori», che ne f
per un bambino? Procedendo . Ogni Bbtetto, ¿legantemente
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PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 3 NOVEMBRE 1995
DIO
CI FA NASCERE
DANIELA DI CARLO
Tre amiche stavano parlando della felicità*.
«Che cos’è la felicità?» chiese una alle altre due. «Per me
è essere viva con ogni fibra
del mio corpo, della mia anima e della mia mente... L’essere vivi presuppone che non
si stia da soli: da sola non
posso essere felice. Ho bisogno di qualcuno o di molti, ...
uomini e donne, che mi rispondano e ai quali io possa
rispondere, agendo e pensando o provando sentimenti.
Agire, sentire, pensare, magari contemporaneamente:
proprio questo è la felicità».
«Sono felice quando mi
sento vivere - iniziò la seconda - è importante fare una
politica della felicità, cioè
una politica che parta da ciò
che si ha e non da ciò che
non si ha, che esca dalla dimensione della questua, e sia
una politica di affermazione
di sé, di presenza piena. E
per te, invece, che cos’è la
felicità?».
Dopo qualche esitazione la
tèrza amica disse: «La felicità
ha a che vedere con il corpo e
le emozioni e con il loro congiungimento. Ma è anche speranza, prospettiva, possibilità. E per me che inseguo la
fede è soprattutto saper dire,
poter dire, Dio. La felicità è il
farmi dare una vita inaspettata, è la sorpresa di fronte al
mondo, è la compagnia di Dio
nell’avventura della vita».
Il male di vivere
Nel nostro mondo è difficile trovare delle persone che si soffermino a parlare di felicità. È raro incontrare donne e uomini che sospendono la tensione che li
tiene in continuo movimento
per sostare di fronte alla domanda sulla qualità della loro
esistenza. Perché parlare di
felicità quando si è consapevoli che l’oblio nel quale siamo immersi ha sulle nostre
menti e i nostri corpi un effetto rassicurante?
Perché parlare di felicità
quando si è spesso invece
chiamate o chiamati dalla
realtà, dai fatti, dalle situazioni person^di o generali, a
dire parole, a formulare pensieri sul male di vivere, che è
abbondantemente presente in
questo mondo? 11 male di vivere offre ore di conversazioni serie o distratte, con molti
più sviluppi di quelli che possono scaturire da una discussione sulla felicità.
n male di vivere a volte occupa scenari apocalittici e
globali: la paura per i precari
equilibri della politica, internazionale che potrebbero generare nuove o vecchie guerre mondiali, quindi attacchi
inaspettati, inarrestabili, irri
«“lo che preparo la nascita, non farei
partorire?” dice il Signore. “Io che faccio
partorire, chiuderei il grembo materno?”
dice il tuo Dio. “Gioite con Gerusalemme ed
esultate a motivo di lei, voi tutti che Vaniate! Rallegratevi grandemente con lei, voi
tutti che'siete in lutto per essa, affinché siate allattati e saziati al seno delle sue consolazioni; affinché beviate a lunghi sorsi e
con delizia l’abbondanza della sua gloria”.
Poiché così parla il Signore: “Ecco, io dirigerò la pace verso di lei come un fiume, la
ricchezza delle nazioni come un torrente
che straripa, e voi sarete allattati, sarete
portati in braccio, accarezzati sulle ginocchia. Come un uomo consolato da sua madre, così io consolerò voi, e sarete consolati
in Gerusalemme”. Voi lo vedrete; il vostro
cuore gioirà, le vostre ossa, come l’erba, riprenderanno vigore; la mano del Signore si
farà conoscere in favore dei suo servi, e la
sua indignazione, contro i suoi nemici»
(Isaia 66,9-14)
9e
gioventù evangelica
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via Porro Lainbertenghi, 28
20159 Milano
mediabili; la paura per gli incidenti causati dall’incuria
umana, queU’incuria che tiene la vita di donne e uomini
appesa a quel filo sottile che
circonda gli ingranaggi delle
centrali nucleari; la paura nei
confronti di quelli che impiegano soldi e intelligenze nel
tentativo di dimostrare che la
vita umana può nascere a
prescindere dall’incontro,
può essere data in laboratorio, riprodotta ed educata alle
necessità umane.
Una vita che non si serve
della relazione ma di una
scienza senza limiti, senza
confini, senza regole. 11 male
di vivere altre volte occupa
gli scenari più discreti delle
storie personali: l’ansia della
solitudine, la crisi di fronte al
lavoro che non c’è, i soldi
che non bastano, le amicizie
che mancano, la solidarietà
sconosciuta, la .malattia, la
morte...
n male di vivere fa chiudere le persone nel dolore. Il
dolore cambia l’orizzonte, la
direzione che si può dare alla
vita. Il dolore sorprende, perché anche se è possibile intuirne la portata, quando con
la sua forza travolge resistenza, è sempre più abbondante di come si sia in grado
di inunaginare. Il dolore lascia a bocca aperta: ci fa essere presenti ma in maniera
opaca, rarefatta. Guardiamo
ma non vediamo; fissiamo,
mettiamo a fuoco ma non cogliamo i contorni di ciò che
abbiamo davanti. Il dolore
tramortisce, rende lenti, toglie
energia, cancella desideri.
La ricerca della felicità
Eppure, iionostanté il male
di vivete, tre amiche si
soffermano a parlare della felicità. Non sono sole in questa impresa, anche gli sconosciuti autori dell’ultima parte
del. libro di Isaia sostengono
la medesima discussionein sintonia con la terza
amica propotfgono, senza
alienarsi dal presente, di pensarsi come creature fatte nascere da Dio: Dio la levatrice. Pensarsi così, permette a
Israele di riprendere vita come l’erba in primavera.
L’Israele schiavo e infedele,
piegato sui propri errori e sui
propri dolori, viene allattato,
accarezzato, consolato. ,Ad
esso un dono prezioso viene
offerto: la pace e la promessa
dell’attenzione di Dio. Il male di vivere d’Israele espresso
attraverso la paura e spesso
l’omologazione allo straniero
e la sottomissione alle sue divinità, inizia a guarire nel
momento in cui può immaginarsi di essere chiamato alla
nascita nuovamente: si sente
rinato perché qualcuno, Dio,
lo chiama a rinascere.
Dio, la levatrice, prepara
alla nascita. Al momento opportuno accòglie nelle sue
mani il corpo che si affaccia
a mondo, lo lava, lo riscalda,
lo sorveglia. Dio, la levatrice,
per oberare, per rendere fruttuosa la sua azione, ha bisogno di donne e uomini che si
predispongano a nascere.
Senza di loro non può nulla.
Oggi la nascita ci evoca un
evento pieno di ginecologi,
ecografie, macchinette che
con i loro tentacoli aderiscono a corpi materni, pastiglie
per eliminare le contrazioni,
pastiglie per inventare contrazioni inesistenti... ma nonostante ciò essa è un’azione
intrinsecamente positiva.
Nella nascita c’è l’incontro
tra la nuova vita e la madre,
il padre, le altre, gh altri; nella nascita è iscritta la possibilità per il nuovo bambino o la
nuova bambina di agire portando nel mondo la specifica
e unica novità che esso o essa
detiene in sé; nella nascita vj
è la speranza per il presente e
il desiderio per il futuro.
Predisporci alla nascita significa affiancarsi a Dio, la
levatrice, per fare di questo
mondo un mondo in cui accada l’incontro, la possibilità,
la speranza.
Dio, la levatrice
Come Dio la levatrice ha
bisogno di noi per dare,
la vita, così noi abbiamo bisogno di lei. Chi può spiegarci dal nostro dolore se non
Dio? Chi può farci superare il
male di vivere se non Dio?
Chi può educarci alla fiducia
se non Dio? Chi può chiederci di credere nella presenza e
nell’efficacia della speranza
se non Dio? Chi può invitarci
ad essere operatrici e operatori di una cultura della nascita in un mondo in cui è conosciuta prevalentemente una
cultura di morte? Dio, la levatrice.
Forse chi ha scritto le parole di Isaia non sapeva di avere capacità profetiche, noi
possiamo però senza dubbio
esprimere un atto di riconoscimentò: l’invito ad abbandonarsi a Dio la levatrice pone la nostra vita sotto un segno diverso da quello che comunemente le viene dato. La
vita è infatti resa preziosa
dall’attenzione di Dio, attenzione che prende il nome per
noi cristiani di grazia. Una
grazia che già c’è, è già efficace, è già in grado di trasformarci. Una grazia che
non ci è utile per il futìiro se
non la sappiamo vedere nel
presente. Una grazia che non
ci consola per ciò che non
abbiamo, ma che ci permette
di vedere quello che invece
già ci appartiene. Una grazia
in fin dei conti simile alla politica d^lla felicità di cui parla la seconda amica.
La nascita porta felicità
Nel corso dei nostri tempi
si è spesso invitate e invitati a concentrarci sul futuro piuttosto che sul presente.
Al domani viene affidata, da
quel che resta dei partiti politici ma anche dalle chiese, la
libertà dall’ingiustizia, dall’
oppressione, dalla povertà,
dalla violenza, dalle opportunità dispari concesse al genere umano, dal patriarcato... Il
mondo nuovo viene sempre
posto al di là di dove noi arriviamo: ma che senso ha occuparci di qualcosa che anco-,
ra non conosciamo trascurando la cura per quello che invece già c’è? È nell’oggi che
Dio, la levatrice, ci chiama a
disporci alla nascita e la nascita ha dei tempi naturali,
non può essere rinviata.
La nascita porta felicità.
Sapere che siamo attesi, desi
derati da qualcuno, ci fa sentire importanti. Siamo donne
e uomini amati da Dio, la levatrice, che ci ha fatto nascere e ci ha introdotto nel mondo. Con questa consapevolezza forse incontreremo più
spesso persone che si soffermano a parlare di felicità perché noi saremo i primi e le
prime a farlo. Non si può che
non essere, anche solo per un
attimo, felici di fronte alla
gioia di Dio per la nostra
nuova nascita, a quel Dio che
ci pone sulle sue ginocchia,
ci accarezza, ci allatta, ci dona la pace.
(*) Le prime due risposte alla
domanda sulla felicità sono rispettivamente di Christa Wolf e
Alessandra Bocchetti. Sono tratte
da Se la felicità... Per una critica al capitalismo a partire
dall’ essere donna, edizioni Centro culturale Virgiana WoolfGruppo B, Roma, 1992.
Nel principio era Dio
'Nel principio
la fonte di tutto ciò che è
Nel principio
Dìo languiva
Dio gemeva f
Dio lavorava
, Dio dava la vita
Dia godeva
, E Dio amò quello che Lei aveva fatto
E disse: «È buono»
E Dio, sapendo che tutto ciò
che è buono è condiviso
'tenne la tefraleneramente tra le bfaccia
Dio desiderò dei rapporti ; \ ^
^ desiderò condividìére con qualcuno „
' ia--bttcm mm A ‘
E rum^ìtà tìd^ue.daJ desiderio di Dio
per condividere con Lei la terra.
7
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Spedizione in abb. postaie/50-Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
' al mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa.
Fondato nel 1848
In tutta Italia insegnanti, genitori, personale ausiliario e
studenti (solo delle secondarie superiori) si sono recati il 29
ottobre e 30 ottobre a eleggere i'propri rappresentanti nei
Consigli di circolo e di istituto. L’affluenza, almeno per
quanto riguarda il Pinerolese, è stata meno scarsa del previsto, dato il disinteresse generale nei confronti dei «vècchi»
organi collegiali, istituiti nella prima metà degli anni Settanta. Tuttavia l’auspicio è che si arrivi presto a creare nuovi organi di partecipazione, più adeguati alla scuola del
2000. I neoeletti resteranno in carica per due anni (salvo
proroghe) e saranno chiamati a prendere decisioni sulla gestione amministrativa e didattica delle proprie scuole.
LI miDESI
VENERDÌ 3 NOVEMBRE 1995 ANNO 131 - N. 41 LIRE 2000
■festival del teatro di
\>Jc valle»? Certo, forse
sono parole un po’ grosse. Indubbiamente meglio «rassegna teatrale». Il concetto rimane comunque lo stesso:
avere un’occasione di incontro dei gruppi teatrali della
vai Pellice, della vai Chisone
e della vai Germanasca, siano
essi amatoriali, di giovani, di
meno giovani, valdesi o
cattolici. L’idea è semplice:
riunire nell’arco di una o due
settimane, magari nel periodo
estivo, con rappresentazioni
serali, i lavori dei gruppi teatrali non in una competizione
ma in una festa all’insegna
del divertimento, in nome di
quello spirito che è proprio
dello spettacolo teatrale. Le
serate potranno essere dedica
UNA PROPOSTA CONCRETA
TEATRO IN VALLE
LUCA MANFREN
te a «categorie» differenti e
terminare con l’invito di un
grande del teatro.
Progetto utopistico? A dire
il vero non è ancora neanche
un progetto, è solo una proposta tutta da inventare che
vorrebbe essere un manifesto
di quello-che è oggi l’attività
teatrale e una sensibilizzazione sui problemi che ancora
sussistono, come la carenza
di spazi adeguati. Le nostre
valli hanno infatti una tradizione teatrale di lunga data,
testimoniata dalla presenza
sul territorio di numerosi
gruppi. Basti pensare alle numerose filodrammatiche delle
Unioni giovanili che in occasione del 17 febbraio presentano i loro lavori. Basti pensare al «Ritorno della Nilde»
dello scorso anno, al noto
«Gruppo teatro Angrogna» e
ancora alle numerose iniziati
ve proposte al Salone opera
gioventù di Torre Pellice.
Tanti fermenti dunque, ma
nessuna struttura adibita permanentemente a teatro capace
di raccoglierli e di coordinarli. Sale polivalenti e templi
sono stati fino ad ora i nostri
teatri con problenai di carattere tecnico-pratico evidenti.
Strutture e impianti fissi sicuramente agevolerebbero il lavoro. È comunque vero che
nel programma della Comunità montana si auspica la ristrutturazione e la messa in
funzione del teatro Santa Croce a Lusemetta come teatro di
valle. Alla luce di tutto questo
l’idea della rassegna, ventilata
due anni fa dall’attuale sindaco di Angrogna, potrebbe trovare terreno fertile?
Pinerolo
Uno spazio
per iniziative
culturali
Il Comune di Pinerolo ripropone la rassegna «Guardare, ascoltare, conoscere»; il
tentativo è di riguadagnare
spazio alla cultura, ai musei,
ai beni artistici di cui la città
è ricca e che si credevano
dormienti. «È una realtà tutta
da scoprire - ha detto l’assessore alla Cultura Alberto
Barbero alla presentazione di cui ogni cittadino dovrebbe essere consapevole. Queste attrattive culturali possono diventare anche risorsa
economica e proposta verso
l’esterno». Il programma è,
come per le due passate edizioni, assai ricco: verranno
riproposte pagine di storia locale, i luoghi, il lavoro, il trasporto. Tutto questo costituisce l’identità di un territorio
che deve riscoprirne gli elementi più significativi; le
scuole saranno fra i primi
fruitori della rassegna.
Che cosa c’è nel concreto
del programma che inizierà il
3 novembre per concludersi
il 26? I musei e le gallerie
cittadine potenzieranno i loro
orari di apertura; sono previste visite guidate; ci sarà spazio per conóscere la storia
dell’Istituto Buniva e delle
piazze di Pinerolo, così Come
quella delle industrie, alcune
delle quali tipicamente pinerolesi; e legata all’economia
e alla cultura della città c’è la
storia della tranvia per Perosa
Argentina, ripercorsa attraverso un libro, una mostra e
filmati d’epoca.
E ancora: è possibile pensare a Pinerolo senza l’opera
instancabile del prof. Strani
nella sua ricerca sui funghi o
dimenticando il ruolo di formazione di stimolo e di proposta che l’istituto musicale
Gorelli ha avuto in questi anni? Tutto questo, attraverso
spettacoli, mostre, dibattiti e
concerti, caratterizzerà la Pinerolo della cultura nelle
prossime tre settimane.
Raccolta differenziata e compostaggio sembrano le migliori strategie
Come fare per smaltire meglio i nostri rifiuti?
PIERVALDO ROSTAN
Nel 1994 i 135.000 abitanti del bacino pinerolese
hanno prodotto quasi 46 milioni di kg di rifiuti solidi urbani, una media giornaliera di
circa 930 grammi. La discarica del Torrione 2 a Pinerolo sta rapidamente esaurendosi; è stato raggiunto il livello del terreno dall’enorme
scavo effettuato qualche anno
fa ed ora l’autorizzazione ottenuta alla sopraelevazione di
5 metri garantirà lo smaltimento per altri 3 anni. E allora che succederà? Si farà
un’altra discarica o si punterà
su altre soluzioni tipo inceneritore? La soluzione migliore
non sarebbe quella di produrre meno rifiuti ovvero di praticare massicciamente la raccolta differenziata? Sono sfide che il consorzio Acea^ dovrà raccogliere: il settore è
nevralgico e le normative regionali individuano ormai in
specifiche aziende di bacino
la risposta a tutti i problemi di
raccolta e smaltimento rifiuti.
Ne parliamo con l’ing. Marco
Avondetto, responsabile del
settore Ambiente dell’Acca, il
consorzio pinerolese per rifiuti, acqua ed energia.
«Con la possibilità di sopraelevazione potremmo arrivare a metà ’99 o un po’ più
in là se riusciremo a compattare i rifiuti. Dopo di che il
discorso è ancora aperto:
l’ipotesi di un impianto di
incenerimento, oggi visto con
un’ottica diversa dal passato,
è fra quelle allo studio. Si potrebbe anche pensare ad altre
discariche ma il discorso deve essere più ampio, cioè a livello regionale. Resta comunque la necessità di potenziare
la raccolta differenziata».
— Si tratta di un settore
consolidato per quanto riguarda vetro e carta, decisamente di meno per altri scarti. È possibile analizzare la
situazione dei vari settori?
«Per quanto riguarda il vetro effettivamente c’è una
buona distribuzione sul territorio; le 350 campane riescono a far fronte alle esigenze. Il discorso per la carta è
diverso; ci sono nieno campane e soprattutto bisognerà
puntare su una raccolta efficace per gli imballaggi di
cartone degli esercizi commerciali».
- Un problema a parte è
quello della plastica; si tratta
di materiale poco pesante,
.spesso di notevole volume e
notoriamente difficilmente riciclabile localmente...
«Abbiamo avviato una raccolta sperimentale a Pinerolo
con sei campane. Il problema
sono gli altissimi costi per la
raccolta: si pensi al volume, al
trasporto, alle difficoltà di
compattamento; il futuro dovrà cambiare perché la Regione dovrà dare degli incentivi».
- In termini di peso è la
parte umida a rappresentare
buona parte dei rifiuti casalinghi...
«La frazione organica dei
rifiuti effettivamente è tanta;
si tratta di un putito delicato
che ha visto nascere alcuni
impianti specifici per il compostaggio anche in Piemonte.
Molto spesso però si è fallito
perché il compost risultante
non era di qualità ma inquinato da altri materiali presenti nei rifiuti. Come consorzio
pensiamo di partire dalla raccolta della frazione verde;
più difficile sarà la raccolta
porta a porta nelle singole
abitazioni».
noto a tutti che le vallate del Pellice
H/ e del Chisone rientrano in zona si
IL FILO DEI GIORNI
smica, cioè soggetta al manifestarsi di
scosse di terremoto più o meno forti. Le
due vallate hanno sopportato in passato
varie manifestazioni di tale fenomeno e
una delle più evidenti è quella che ebbe
inizio il 2 aprile 1808 lesionando, tra gli
altri edifici, anche il tempio di San Giovanni che era stato da poco costruito.
Il prefetto incaricò A. M. VassalliEandi, segretario dell’Accademia imperiale delle scienze (si era allora in epoca
napoleonica) di fare un sopralluogo sui
luoghi colpiti dal sisma e di riferirne alla
sezione di scienze fisiche e matematiche.
La relazione ivi presentata il 2 maggio
1808 è pubblicata in un fascicoletto di un
centinaio di pagine apparso in quello
stesso mese.
Tràlasciando le dotte disquisizioni che
allora avevano corso sulle possibili cause
dei fenomeni sismici, essa presenta alcuni aspetti di indubbio interesse, se vo
TERREMOTI
BRUMO BBLLION
gliamo anche di curiosità. Innanzitutto la
descrizione del terrore causato dalle
scosse di terremoto, terrore che evitò tra
l’altro che si dovessero contare vittime in
quanto la scossa iniziale, verificatasi alle
ore 5 e 43 minuti pomeridiane, indusse la
gente ad abbandonare le case in tutta
fretta e a non rientrarvi per più di un mese. Dovunque la gente bivaccò alla meno
peggio, in baracche, tende, tini da vino
trasportati in aperta campagna. Ma, secondo’la relazione, ha anche impedito in
molti casi di salvare molte costruzioni
mediante opere di puntellamento.
Tra le curiosità viene notato che molte
persone ritengono che le sorgenti siano
diventate solforose, mentre hanno solamente dei depositi di terra e sabbia trascinati dall’acqua; l’acqua di un vivaio di
tinche del castello di San Secondo è diventata nerastra e tutti i pesci sono morti;
una parete rocciosa ricoperta di licheni
giallastri è ritenuta presentare cristallizzazioni di zolfo; muri a secco che sono
crollati sono ritenuti essersi innalzati di
circa un metro; in molti posti si vedono
fenditure strane; coloro che hanno sentito
parlare dei vulcani credono che da alcune montagne si levino fumi preludenti a
una prossima eruzione o esplosione.
«Passando da San Giovanni ad Angrogna, a Torre e in seguito a Lusema, abUamo trovato i disastri maggiori: il che
deve suscitare tanto maggiore dispiacere
per il fatto che questi due ultimi paesi
erano molto belli e vi erano molte case
che non sfigurerebbero in Torino». Man
mano che ci si allontana da Lusema, i
danni diminuiscono sensibilmente.
In Questo
Numero
POMARETTO
I problemi e le prospettive dell’Ospedale vaWese
di Pomarètto sono stati di-,
scussi m ima tavola rotonda che si è svolta domenica 29 ottobre. Gli intervenuti hanno risposto alle
sollecitarioni che hanno riguardato il ruolo della
stmttura nel quadro della
Usi 10, i campionati mondiali-di sci di Sestriere ’97,
l’intreccio di competenze
che organizzano i vari servizi su base territoriale.
Pagina n
Isabella Chauvie
Con Isabella Chauvie è
scomparsa un’artista che
oltre alle prqprie produzioni (che ertmo state in parte
riunite in una mostra al
Centro culturale valdese)
si è dedicata per decenni
all’insegnamento, formando e guidando al disegno e
alla pittura tanti allievi.
Pagina II
Ribet presidente
Erminio Ribet è stato riconfermato presidente della Comunità montana valli
Chisone e Germanasca cosv
una votazione larga. Tutta-’,
via è stato vivace il confronto con l’altro candidato, Davìero, forte di uitó
gruppo di consi^erbj(%i>*
lo appoggiavana^i^ihffi^;
delle due caadìdatitrd>iitnfj
diversa visione
ti tra i divem j^JddiU
Tuttomele
4 novèmbre sii:
la |CVT edizione della
i, r8SiSe^ «Tuttomele», che ;
.haAwìndi .una vera e propria tradizione in quel di
Cavour. Si succederanno
•teofiiedti fieristici, mostre
Itid^ii^O'd^stazicmi ma
ciniche'cU»atiti e spettacoli
ii^oririid.
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PAG. Il
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E Eoo Delle Yaui Aàldesi
VENERDÌ 3 NOVEMBRE 1995
UN CONSORZIO PER I CASTANICOLTORI? — La
proposta di un consorzio dei castanicoltori della vai Pellice
è emersa durante il dibattito svoltosi a Torre Pellice
nell’ambito della rassegna «Castagne in vai Pellice» (nella
foto esibizione degli sbandieratoli domenica 29). Il prezzo
offerto dai grossisti è generalmente assai basso e poco remunerativo, la qualità del prodotto andrebbe maggiormente vdorizzata, le ipotesi di trasformazione studiate. La Comunità montana e i produttori si impegneranno a valutare
le possibilità di sviluppo del settore.
COLOMBI W MOSTRA — Si è svolto domenica scorsa a
Inverso Pinasca un singolare quanto curioso meeting: il
decimo campionato piemontese di colombicoltura, organizzato in collaborazione con il Comune. Oltre 900 gli
esemplari presenti nello spazio degli impianti sportivi, appartenenti a circa sessanta razze diverse, e 57 gli espositori. n campionato viene organizzato ogni anno a turno dalle
q^ttro associazioni colombofile e quest’anno l’organizzatrice è stata la colombofrla abbadrese. Molti, i premi e in
paTicol^e Sergio Garzena ha collezionato ben cirìque primi premi, grazie alla bellezza dei suoi colombi.
ANGROGNA con L’ACEA :— n consiglio comunale della
scorsa settimana ha affidato all’Acea la raccolta dei rifiuti,
a partire dal 1996. Di fatto non c’erano alternative valide;
riacquistare un rhezzo analogo a quello in possesso del Comune sarebbe costato circa 150 milioni, troppo per le finanze di i^^ogna. La convenzione con l’Acea costerà circa
30 milioni l’anno per lo svuotamento di 59 cassonetti ogni
martedì e, in luglio e agosto, anche il sabato. Il servizio
verrà effettuato con un unico operatore per cui c’è stato chi
ha evidenziato il pericolo di qualche disservizio; occorrerà
evitare di abbandonare i rifiuti fuori dai cassonetti e comunque verifiche in buon funzionamento dòpo un certo periodo. n Consiglio ha poi discusso, senza decidere, della possibile cessione a privati di alcune piccole strade comunali, ha
approvato le variazioni di bilancio (42 milioni di maggiori
entrate rispetto al preventivo) e votato una mozione di protesta contro il tagUo dei finanziamenti agli enti locali.
POMARETTO E MIRABEL-ET-BLACON VERSO IL
GEMELLAGGIO — Mirabel-et-Blacon, un piccolo Comune francese, situato nella valle della Drôme, e Pomaretto stanno percorrendo un cammino comune che li porterà
al gemellaggio. Dopo alcuni incontri e scambi di visite con
la passata ammmistrazione e un momento sportivo comune, il 18 giugno scorso, ora si sta lavorando in un comitato
che vede riuniti i rappresentanti di tutte le associazioni che
lavorano nel Comune, dell’amministrazione comunale,
delle scuole. Il prossimo appuntamento prevede la visita di
una delegazione francese il 3, 4 e 5 novembre. Gli ospiti
saranno accolti nelle famiglie e saranno coinvolti in un ricco carnet di appuntamenti per gettare le basi di questo
nuovo legame fra cugini transfrontalieri.
TORRE PELLICE: MRTEL SUBENTRA A MAZZA —
Tranquillo Consiglio comunale a Torre Pellice nella serata
dello scoreo 24 ottobre; i lavori si sono aperti con la nomina di un nuovo rappresentante della minoranza in seno al
Consiglio della Comunità montana Val Pellice: al posto
del dinpssionario Giorgio Mazza è stato eletto Sergio Hertel, già consigliere nello stesso ente nella passata tornata
amministrativa. Successivamente sono state apportate,
all’unanimità, alcune modifiche al regolamento per la Tosap e della raccolta rifiuti. In chiusura di Consiglio si è
svolto un lungo dibattito sulla viabilità nella zona degli
Appiotti che dovrà subire alcune modifiche in considerazione dell’ampliamento del ponte sull’Angrogna da parte
della Provincia. Il problema della sicurezza nell’attraver' samento pedonale e dell’immissione sull’arteria viaria è
stato posto da numerosi consiglieri e assessori.
PINEROLO: L’ALTERNATIVA PROPONE IL CONFRONTO —- «Tra un anno, salvo sorprese — dicono quelli
dell Alternativa — si andrà a votare per le comunali di Pinerolo. L attuale composita maggioranza ha mostrato diversi problemi nell’amimnistrare la città, dalle licenze dei
pubblici esercizi alla chiusura del centro storico, alla mancata riorganizzazione della macchina comunale. Sentiamo
il bisogno di cambiare modo di governare e di intendere il
rapporto fra ente pubblico e cittadini». Per questo è organizzata una riunione pubblica per il 7 novembre alle ore
20,45 presso il Centro sociale di via Bravo.
, VIDEO PREMIATO — Armando Graia, della Chiesa valdese di Pinerolo, appassionato videoamatore, ha ottenuto il
terzo premio al concorso «Pinerolo e Pinerolese ... ciak si
gira», promosso dall’Apt, dall’assessorato alla Cultura e
dall’«Eco del Chisone-Eco mese». Il lavoro di Graia si intitola «Graffiti valdesi», ed è stato definito un video «didascalico e scarno che racconta i momenti importanti della
storia della comunità valdese». Ci rallegriamo con lui, augurandoci di poter vedere quest’opera al più presto.
Un'impegnativa tavola .rotonda nel quadro di una giornata fraterna ^ /
L'ospedale dì Pomaretto guarda al futuro
SEROIO RIBET
Incalzati dalle domande
puntuali di un moderatore
informato, che conosceva la
legislazione, il quadro politi
co e l’ambiente valdese, i
partecipanti alla tavola rotonda sui problemi e sulle prospettive dell’ospedale vddese
di Pomaretto hanno dovuto
dare risposte il più possibile
precise, davanti a un pubblico
attento e partecipe.
Le parole forse più attese le
ha pronunciate Francesco
D’Ambrosio, assessore regionale alla Sanità, ultimo fra gli
intervistati secondo il programma, che ha assicurato
che la Regione, attenta alle
speciali condizioni che regolano i rapporti tra la Regione
stessa e gli ospedali valdesi
(nonché il Mauriziano), dovrà
e vorrà tener conto di questa
realtà nella valutazione discrezionale di quali ospedali
«salvare» tra quelli che non
raggiungono la soglia dei 120
posti letto. Più sfumata, ma
non del tutto negativa, anche
la possibilità di reperire i fondi necessari o gli avalli richiesti per mutui, relativamente al finanziamento del
quarto e ultimo lotto necessario per concludere l’impegnativa serie di lavori che sta
trasformando la struttura.
Anche gli altri partecipanti
hanno dovuto pronunciarsi su
temi impegnativi: l’ingegner
Livio Dezzani, commissario
per i lavori dei campionati
mondiali di sci, previsti a Sestriere per il febbraio 1997,
ha descritto l’intreccio di interesse, di competenze, di
problemi Che si delineano
dietro la facciata; le preoccupazioni maggiori riguardano
problemi di viabilità e trasporti, ma c’è un capitolo sulla sanità che deve essere tenuto presente.Uno strumento importante
si è rivelata la convocazione
di «conferenze di servizi»,
per mettere attorno a un tavolo i diversi interessati ai diversi progetti, per valutare
che cosa riguarda la pianiti
V
E
Lo scavo per II terzo lotto del lavori
cazione generale e che cosa i
progetti specifici, che, cosa ha
un suo finanziamento apposito e che cosa invece va
finanziato con i mezzi usuali,
e soprattutto che cosa può essere fatto non solo per i 15
giorni di gare ma, pur tenendo conto di questa scadenza,
per un interesse generale 'della popolazione, e per la promozione che questo evento
può convogliare.
Air altro «tecnico» intervenuto, il doti. Attilio Balbinot,
direttore generale dell’Ussl
10 (130.000 abitanti, dislocati in località montane e di
pianura, con l’ospedale di Pinerolo in posizione centrale e
i due «piccoh» di Torre Pellice e Pomaretto) è toccato
pronunciarsi sulla possibilità
di una Usi, o almeno di un
distretto, misurati sulle esigenze della zona montana.
Balbinot ha ricordato i vari
«balzi» compiuti dal servizio
sanitario in varie epoche, le
esperienze europee, la necessità di comprendere un modo
adeguato che cosa si intende
per una visione «aziendale»
in campo sanitario: aziende
di erogazione (di servizi), che
sappiano stare nel mercato,
anche in confronto con il settore privato.
Secondo Balbinot le realtà
valdesi sono attrezzatè per
una visione aziendale, sia per
la loro relativa piccolezza, sia
per i dati «aziendali», sostan
zialmente sani. Riprendendo
il progetto Interreg già delineato dal dott. Rissone, l’ipotesi di una Usi montana, di
una collaborazione intemazio
naie su vari temi, dalla medicina alpina (collegabile con i
mondiali di Sestriere, ma certo più ampia come visuale) ad
una nuova visione del primo
soccorso e in genere della medicina, Balbinot si è detto non
pessimista sulle prospettive
per la zona pinerolese.
n primo politico intervenuto, Erminio Ribet, da pochi
giorni riconfermato alla presidenza della Comunità montana valli Chisone e Germanasca, sottolineava la necessità
di «qualità», di saper offrire,
anche in campo sanitario, per
se stessi e per gli altri, qualcosa che altri non danno. Anche se la Comunità montana
non ha più competenze dirette in merito, si ribadisce la
necessità di vedere l’ospedale
di Pomaretto come un pezzo
della cultura locale, necessario per sfamare «trippe e anima». La difesa di questo presidio rientra nelle priorità politiche della zona, anche per
la storia del «popolo-chiesa»
valdese che si è radicato e
■ che gli amministratori sanno
valutare per quanto attiene ad
un controllo democratico di
base, non amministrativo ma
sociale, che permette di risco
L scomparsa Isabella Chauvie, artista e insegnante per decenni
Scuola d'arte all'atelier dì Bébelle
LUCETTA GEYMONAT
Il mio ultimo ricordo di Isabella Chauvie, la Signorina
Chauvie per tutti i suoi allievi, è il suo volto sorridente
nella giornata del/centenario
dell’Àsilo valdese di Lusema
San Giovanni, il 17 settembre
scorso. Nel salutarla, le dissi
che sarei andata a farle visita
presto e lei mi suggerì di non
venire di sabato perché aveva
una lezione; era quindi ancora attiva, malgrado la salute
non perfetta. Mi piace iniziare ricordandola come persona
ancora impegnata nell’attività
di insegnamento del disegno
e di varie altre tecniche pittoriche, che ha caratterizzato
più di sessant’anni della sua
vita'e ha interessato un gran
numero di allievi di varia età
e per tre generazioni.
Diplomata all’Accademia
di pittura di Losanna e allieva
del pittore Paolo Paschetto,
dopo essersi stabilita a Torre
Pellice dalla nativa Svizzera
nella metà degli anni Venti,
Isabella Chauvie esplicò il
suo talento artistico e la sua
professionalità nella sua attività di valente pittrice e nei
corsi che ideò e svolse nel suo
atelier sul viale Dante. Non si
trattava di un istituto d’arte,
eppure l’attività che vi si
svolgeva aveva le caratteristiche della migliore didattica.
Già il luogo era particolare: una grande sala rettangolare con ampie finestre e con
un odore caratteristico di essenze e tinte; attorno a due
lunghi tavoli, accuratamente
protetti da vari strati di giornali, sedevano da una parte
allievi e allieve di diverse età
e fasce scolari che stavano
imparando a disegnare; dall’altra gli allievi più provetti,
molti dei quali già adulti, che
lavoravano su tecniche specifiche: la ceramica, la pittura
ad olio o su tela.
Chi incominciava il corso
veniva incoraggiato a disegnare seguendo modelli che
l’allievo sceglieva da un ricco
e vario repertorio preparato
dalla stessa Chauvie e conservato con cura attravèrso gli
anni: modelli in bianco e nero
e a colori, raffiguranti per lo
più originali composizioni di
fiori dalle tinte delicate e paesaggi naturalistici sovente
delle nostre valli. Scegliere
un modello nuovo era
un’emozione che ancora ricordo: a ogni allievo venivano dati con fermezza, ma con
gentilezza, consigli, incoraggiamenti ed esortazioni e,
mentre la mano si faceva più
sicura, si instaurava un rapporto di amicizia e reciproca
fiducia, spesso duraturo.
La felice riuscita di una così lunga attività di insegnamento sta, credo, nell’aver
trovato il modo di dare ad
ognuno la possibilità di esprimersi sul piano grafico e artistico, secondo le proprie capacità e il proprio talento e in
modo appagante. I risultati di
questa felice formula pedagogico-didattica si sono visti in
più occasioni, l’ultima nel
1993, quando il Centro culturale valdese, organizzando
con la signorina Chauvie
un’esposizione di tutti o quasi
tutti i lavori dei suoi allievi,
ha dato vita a un avvenimento
culturale, ma anche a una
grande riunione affettiva.
Difficilmente il tipo di insegnamento realizzato da Isabella Chauvie potrà essere riproposto allo stesso modo,
poiché era intrinsecamente
legato alla sua personalità;
certo è che la sua valenza
formativa sul piano dell’espressione artistica e sul
piano umano non deve essere
trascurata.
prire elementi di medicina di
base. La tematica non è più
quella puramente quantitativa
di «piccolo» o «grande», ma
quella del «tight size», della
misura giusta rispetto al territorio, che permette di rivalutare organismi come l’ospedale di Pomaretto. Fuori programma, al termine della tavola rotonda, è intervenuto
anche il senatore Bonansea,
su un piano più tecnico, esponendo i vari interventi tesi a
proporre rifinanziamenti più
adeguati ai problemi collegati
ai Mondiali di sci.
I «padroni di casa», il pastore Paolo Ribet, presidente
della Commissione sinodale
per la diaconia, e il moderatore della Tavola valdese,
Gianni Rostan, sono intervenuti rispettivamente all’inizio
e al termine della tavola rotonda. Paolo Ribet ha ripercorso la storia degli ospedali
valdesi dal ’48 ad oggi, nella
dialettica fra autonomia e inserimento nei vari piani che si
sono succeduti relativamente
alla sanità nazionale. Ma soprattutto ha spiegato qual è il
motivo di fondo che porta i
valdesi, storicamente e per
motivi di fede, ad occuparsi
anche di ospedali: fin dal rimpatrio del 1689 la consapevolezza che lì, nelle valli valdesi, è la loro «eredità», la loro
«parte». Controprova di questo è l’atteggiamento della
gente, che sente queste opere
(non solo ospedaliere ma di
vario genere) come proprie,
sia come credenti che come
cittadini. «Non ci spaventa
“l’azienda” - ha affermato
Paolo Ribet -; siamo abituati
a non essere garantiti, a lottare giorno dopo giorno, leali
verso lo stato ma autonomi, e
attenti alla sorte delle popolazioni non privilegiate». Il moderatore, nel saluto e nel ringraziamento conclusivo, ha
puntualizzato il ruolo della
chiesa e della Tavola valdese
in una visione della fede laica
e realistica, attenta alle esigenze dell’oggi senza sprecare un’esperienza e un patrimonio antichi.
Se ci siamo dilungati sulla
tavola rotonda è perché questa soprattutto toccava i temi
dell’oggi e del domani dell’
ospedale (e della popolazione
della zona), ma la giornata è
stata ben più che questo. La
lezione di storia di Giorgio
Tourn, che ha delineato il
quadro della genesi degli
ospedali valdesi, la predicazione in mattinata, nel quadro della normale vita della
comunità valdese di Pomaretto, la bravura del quintetto
«Gli architorti», che in due
riprese ci ha fatto ascoltare e
apprezzare pezzi classici e
moderni, il buffet preparato
dalla comunità di Pomaretto
e dalla Pro Loco, i cori della
corale, il «gioco di squadra»
che ha permesso una giornata
allo stesso tempo di festa e
impegno, la presenza impegnata dell’ospedale in tutti
i suoi quadri, mobilitati per
■ e visite guidate al complesso
ospedaliero, (e con Daniele
Rostan a presentare al pubblico progetti realizzati e da
realizzare con l’aiuto di un
plastico), la presenza di molti
amministratori locali, regionali, nazionali, la presenta attenta di rappresentanti del
«popolo valdese» e di amici
e fratelli cattolici (un bel telegramma dal vescovo di Pinerolo, impegnato in Africa
per ricordare un missionario
originario di Pomaretto), tutto ha contribuito a una giornata piena, di studio e di lavoro, ma allo stesso tempo
serena, vissuta con partecipazione e positività.
9
;RDI 3 NOVEMBRE 1995
E Eco Delle Yallì ¥ildesi j
PAG. Ili
Valli Chisone e Germanasca: erano due i candidati proposti
Erminio Ribet ancora presidente
della Comunità montana
LILIANA VIGLIELMO
'■'S.
■■I
Sono ormai tramontati i
tempi in cui nel Consiglio
della Comunità montana valli
pùsone e Germanasca l’unaniniità raggiunta con raccordo tra i gruppi regnava sovrana, per convinzione o per
convenienza, e l’opposizione
. èra ridotta a qualche sporadico intervento personale. Il 27
ottobre si dovevano eleggere
filialmente presidenza e giunta, dopo mesi di discussione
e di scontri. Nella seduta
molto ben frequentata (due
soli i consiglieri assenti) e arricchita da numerosi spettatoli, si sono fronteggiati i gruppi «Lavoro e progresso», ca, poggiato dal presidente u
scente Erminio Ribet, e il
Vconcorrente «Insieme per le
' Yalli» che ha alla testa Pierigiuseppe Daviero, consigliere
'eletto a Frali, presidente lui
stesso della Comunità montana quindici anni fa.
Erminio Ribet ha esordito
presentando il programma del
proprio gruppo che prevede
Sei assessorati, quattro commissioni permanenti e tre con. Siglieri speciali. Le linee programmatiche ricalcano quello
die si è fatto negli anni precedenti, con l’impegno a proseguire e mandare a buon fine le
iniziative già avviate. Terminata l’esposizione, hanno pre^ so la parola i rappresentanti
del gruppo «Insieme per le
Valli», lamentando il tempo
eccessivo che Ribet si era preso per la sua presentazione e
criticando più o meno tutto. Il
sindaco di Ferrerò, Léger, si è
scagliato contro l’ipotesi di
una fusione dei Comuni e del
peso troppo rilevante che la
Comunità montana assume
La sede della Comunità montana
rebbe nella gestione del territorio; Daviero ha dichiarato
inconsistente e privo di proposte concrete tutto il programma, stigmatizzando la
progressiva decadenza dell’
ente e l’abbandono delle iniziative di sviluppo sorte al
tempo della propria presidenza. Dopo la replica del sinda
co di Forte, Griot, che affermava categoricamente che il
gruppo «Lavoro e progresso»
è contrario all’ipotesi di cancellazione dei piccoli Comuni
è giunta l’ora di far parlare i
voti; il risultato era già scontato e se ne è avuta una conferma: 33 favorevoli a Ribet,
12 contrm"! e uno astenuto.
LA NUOVA GIUNTA DELLA COMUNITÀ MONTANA
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Erminio Ribet presidente
Marco Bourlot vicepresidente, assessore a: turismo, mostre, sport e tempo libero;
Gino Long assessore a: agricoltura, forestazione, protezione civile, parco mezzi;
Clara Bounous assessore a: cultura, istruzione, teleco- municazioni, informazione, politiche comunitarie;
Renato Ribet assessore a: lavoro, formazione profes- sionale, artigianato, commercio, lavori pubblici e progetti speciali;
Annalisa Micol assessore a: sanità, socio-assistenziale, giovani, associazionismo;
Gianfranco Ribetto assessore a: ecologia, ambiente, ur- banistica, infrastrutture e servizi.
Rassegna a Cavour
Tuttomele
numero XVI
per la qualità
Apre sabato 4 novembre la
XVI edizione di Tuttomele, la
fortunata manifestazione che
si svolge a Cavour dal 1980,
riscuotendo consensi e vasta
partecipazione sia di pubblico
che di produttori e agricoltori.
Numerose le iniziative presenti nel programma di quest’armo: rassegne come quella
del Cifop (Centro incremento
frutticoltura ovest Fiemonte)
che espone le proprie mele e
riserva i suoi stand ai Comuni, mentre in occasione della
fiera di San Martino, martedì
7, si aprirà la grande rassegna
delle macchine agricole e attrezzature per frutticoltura.
Non mancheranno incontri
e dibattiti: segnaliamo tra gli
altri giovedì 9 «Verifica della
funzionalità e taratura degli
atomizzatori», convegno promosso dal Cifop, e l’incontro
di sabato 11 su «Fechino-Cavour», a proposito dei diritti
delle donne. Si apriranno diverse mostre sugli edifici storici di Cavour, sui presepi e
francobolli di Natale, sui rettili e sulTarte contemporanea. Ovviamente molto spaziò sarà dato alla gastronomia con «la settimana gastronomica della mela», con numerose degustazioni di prodotti a base di mele, con il
concorso «la mela in cucina»
che si svolgerà domenica 5;
ci sarà anche un talk show su
«La mela tra musica, dieta e
sport». Spazio anche per musica e folclore: segnaliamo tra
gli altri l’appuntamento con i
gruppi folcloristici di Fietroburgo e Oristano. Sono inoltre in programma iniziative
speciali per i bambini: il 7 si
aprirà un mercatino delle pulci solo per ragazzi e il 9 «Mela-gioco», per le scuole.
TA
Salvare l'ex
merlettificio
D Apprendiamo con viva
4 preoccupazione dal quotidiani no La Stampa di Torino (pag.
j^',37 del 5 settembre 1995,
' martedì), il quale conferma
y precedenti informazioni, che
' L il nuovo Fiano regolatore
della città di Finerolo preve. ,de r abbattimento dell’edifi' ' ciò dell’ex merlettificio Turk
■ £ che costituisce a tutt’oggi il
Épiù importante monumento
^ archeologico ancora esistente
(f degli storici insediamenti
v;y produttivi lungo il rio Moirano; edificio questo che il prej .- cedente strumento urbanisti.i:'CO dichiarava «di particolare
g importanza storica».
'li Dispiace constatare che i
pur legittimi interessi econo^¿Lmici della città siano prevalenti rispetto alla necessità, a
suo tempo conclamata, di tenere conto di un patrimonio
storico e architettonico assolutamente irripetibile. Ricor
■ diamo soltanto i più recenti
■ misfatti di tale linea urbanistica. Come non ricordare infatti piazza Roma e il suo
mercato coperto oppure la
caserma Vauban con la vicina cavallerizza Maffei, per
non dire della grandiosa ala
del mercato del bestiame con
. le rosse colonne sostenenti
capriate Bolonceau, lo sventramento di via Nuova con
effetto di quei bombardamen: ,tì a tappeto dai quali Finerolo
era stata fortunatamente ri
sparmiata e che ha creato
queirenorme squarcio ammirabile oggi nella città vecchia
che ne ha distrutto irrimediamilmente continuità e unità.
Trascuriamo qui il dire della difficoltà se non impossibilità che incontrano cittadini
sensibili nel far recepire ai
propri amministratori (o chi
per essi) il valore di particolari dell’arredo urbano antico
quali selciati, interni di edifici o, più recentemente, l’ultimo residuo lavatoio pubblico
testimone di una secolare incombenza e fatica muliebre.
Ci rivolgiamo a chi ha la
possibilità di suscitare nei
cittadini sentimenti di protesta contro tale gestione della
cosa pubblica che porta tendenzialmente a liquidare tutto
ciò che sia in qualche modo
sfruttabile per pronti realizzi,
viceversa svendendo la città
e i suoi tesori. Come primo
obbiettivo in,dichiamo pertanto la necessità di salvare uno
dei più significativi monumenti di archeologia industriale della zona, augurandoci che questo segni l’inizio di
una linea vincente contro una
venale e asservita gestione
sorda agli interessi culturali
della città ad opera di quei
cittadini che ritengono di potersi elevare al di sopra del
solo pensiero a quotidiani
problemi di mera sopravvivenza 0 peggio di coinpetizione sociale basata sul solo
arricchimento.
Laura Balzani, Clara
Pagano, Luciana Bonnet
Ferosa Agentina
I mercati
della domenica
Ho apprezzato molto il
contenuto dell’articolo «La
domenica» che porta la firma
di Bruno Bellion sull’«Eco
delle valli valdesi» n. 38. Ricordare la fedeltà e il rigore
dei nostri antenati, alle Valli,
nell’osservare i comandamenti di Dio, poco più di 100
anni fa, dovrebbe farci seriamente riflettere su come utilizziamo in maniera impropria il giorno del riposo oggi.
Si fa di tutto: gare sportive,
corse modellistiche, baldorie
private e collettive al fine anche, ma direi soprattutto, di
poter commerciare e anche di
accrescere i profitti. Fenso
con dolore a certe domeniche
di ogni stagione, quando recandomi al culto devo passare fra due ali di bancarelle
che vendono ogni genere di
mercanzia utile e futile.
Ancora più addolorato sono
stato quando non ho visto
nessun credente reclamare
■per questo uso «pagano» della domenica; anzi molti di essi si sono aggregati fra la folla di acquirenti, dimenticando
persino di andare al culto;
parlando con alcuni di loro di
questo «scandalo», mi hanno
fatto notare che le logiche del
mercato sono necessarie nella
dinamica economica attuale,
e non ammettono deroghe: né
anticipazioni né posticipazioni; quindi io avrei una mentalità poco «moderna».
Certo, è vero, l’uomo cambia perennemente per adattarsi all’ambiente che lo cùconda, ma Dio? Egli è sempre lo
stesso: quel «Io sono» pronunciato da Dio a Mosè sul
monte Horeb non è un’affetmazione statica e temporanea,
ma letteralmente significa:
«Io sono colui che sono», cioè
«che ero, sono, sarò».
Dio non cambia, osserva
ogni nostra azione, anche
quelle che esprimono l’opposto, ma queste ultime non saranno senza conseguenze, come dice Deuteronomio (30,
17-18): «Ma se il tuo cuore si
volta*indietro, e se tu non ubbidisci, e ti lasci trascinare a
prostrarti davanti ad altri dei
e a servir loro, io vi dichiaro
oggi che certamente perirete,
che non prolungherete i vostri giorni nel paese, per entrare in possesso del quale
voi siete in procinto di passare il Giordano».
Il pastore Bellion, al fondo
dell’articolo, faceva giustamente notare come questo rigore del passato porti dei
frutti di benedizione ancora
oggi, ma domani che avverrà? Quando vedo che gli
stessi sindaci e amministratori locali valdesi tacciono, approvando concessioni di luoghi pubblici per il commercio
domenicale, allora vorrei sapere che cosa intendano per
«valdese»: un’etnia o una comunione di fede cristiana? E
come mai alla domenica non
si vedono mai al culto?
Mario Alberione
Lusema San Giovanni
Asilo dei vecchi di San Germano
I fiorì che parlano
del futuro
CLARA BOUNOUS
Quello di sabato 28 ottobre è stato per gli ospiti
dell’Asilo dei vecchi di San
Germano un pomeriggio
particolarmente animato e divertente, dove la fantasia l’ha
fatta da padrona. L’idea partì
un anno fa, in occasione del
centenario dell’istituto, allorché si pensò di preparare una
sfilata di abiti che spaziassero in un secolo di storia, andandoli a cercare nei bauli
della nonna. Foi il progetto si
è progressivamente modificato perché alla sfilata vera e
propria si è aggiunta anche
una mostra di modelli di varie epoche.
Le indossatrici improvvisate, ma proprio per questo ancor più simpatiche, hanno ripercorso cento anni di moda,
dal neonato alla persona anziana, il tutto condito con una
buona dose di umorismo. Così abbiamo visto sfilare in
una gioiosa cornice di pubblico gli abiti di fine Ottocento, gli abiti con maniche a
sbuffo e cappelli con penna
di struzzo del primo Novecento, i modelli stile liberty
con cappelli a casco degli anni ’20 e via discorrendo fino
ai giorni nostri.
La mostra, aperta fino al 12
novembre con orario 14-17,
propone la visita all’atelier
della sarta che offre un vasto
assortimento di abiti femminili per tutte le occasioni, in
un coloratissimo e raffinato
scenario floreale, scaturito
dalle abili mani di Franca
Beux, un’amica dell’Asilo. I
fiori ci proiettano nel futuro,
nel progetto del giardino in
costruzione, che sarà per gli
o^iti una nuova opportunità
di relax e di svago.
Una giornata particolare
dunque, che ha certamente
centrato il suo obiettivo principale, quello di aprire T Asilo
all’esterno per consolidare il
legame fra gli ospiti e i visitatori. Il mazzo delle spose della sfilata, offerto alle modelle
ospiti dell’Asilo, ha suggellato simbolicamente il senso di
questa iniziativa in una cordiale atmosfera di incontro un
po’ fuori dall’ordinario.
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM 91.2CDO
FM 96.500
tei. 0121/91.507
Nelle
Chiese Valdesi
INCONTRI TEOLOGICI «MIEGGE» — Domenica 5
novembre, alle 17, nella sala valdese di San Secondo, si
svolgerà il secondo incontro del collettivo teologico
«Miegge» durante il quale si studierà «L’Essere e la finitudine», tratto dal testo di Faul Tillich, Teologia sistematica. Seguirà cena al sacco comune.
LUSERNA SAN GIOVANNI — La prossima riunione
quartierale si svolgerà martedì 7 novembre, ore 20,30,
ai Boer-Friorato.
PERRERO-MANIGLIA — La prossima riunione
dell’Unione femminile si terrà martedì 7 alle 14,30.
POMARETTO — Col mese di novembre riprendono le
riunioni quartierali; le prime saranno ai Pons, ore 20 del
1”, a Inverso Paiola il 2, ore 15, e ai Masselli, alle 20 del
6. Domenica 5 inoltre, alle 15, vi sarà una riunione autunnale a Combavilla.
TORRE PELLICE — Le prossime riunioni quartierali si
svolgeranno il 3 novembre alla Ravadera e fi 7 all’Inverso; inizio'ore 20,30.
VILLAR PELLICE — Domenica 5 novembre, alle 10, si
riunirà l’assemblea di chiesa. All’ordine del giorno i
mandati del Sinodo per le chiese e diversi argomenti legati alla vita della comunità.
• Martedì 7 novembre, riunione quartierale al Serre;
mercoledì 8 al Centro
VILLASECCA — Le prossime riunioni quartierali saranno il 6 novembre, a Villasecca, il 7 a Serre Marco e l’8
ai Trussan; inizio ore 20.
PRALI — Riprendono le riunioni quartierali: il primo appuntamento è a Ghigo, martedì 7 novembre, ore 20.
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10
5v
PAG. IV
E Eco Delle %lli "^àldesi
VENERDÌ 3 NOVEMBRE 1995
5
r
Alimentazione e mangiare sano
La ciotola
VAI.EIUA Fuserri
Le ricette di questa settimana riguardano ancora
il tema «Cucina senza sale»,
e ho pensato di fornirvi due
ricette, una di verdure e una
di carne, in modo da accontentare un po’ tutti. A chi invece non ha controindicazioni mediche vorrei dare
due consigli: il primo è che
in ogni caso è bene abituar'J si, e abituare i propri familiari, a mettere poco sale nel
cibo. Il secondo è che dopo i
quarant’annÌ, che è il periodo di più intensa attività
lavorativa ma nella maggior
parte dei casi di tipo sedentario, è salutare se non eliminarlo del tutto (e in verità
sarebbe la cosa migliore) abbassarne la quantità. Per
quanto riguarda le ricette
che vi do, possono essere
adattate anche ad una normale dieta, aggiungendo un
pizzico, ma proprio un pizzico! di sale.
Terrina di coniglio
(Per 6 persone). Ingredienti: 1 coniglio tagliato a
pezzi, 750 gr di cipolle, 250
gr di prugne secche denocciolate, 1 cucchiaio di uva
passa, 1 arancia, 1 limone, 2
foglie di alloro, 3 rametti di
timo (o 1 cucchiaino di timo
s^co), 4 cucchiai di aceto
di mele (o di aceto bianco^
di vino), 3 di di vino bianco
secco, 1 pizzico di cannella
in polvCTe, 1 pizzico di zenzero in polvere, 1 pizzico di
I noce moscata in polvere, 12 chiodi di garofano. Lavate
l’arancia e il limone, poi
grattatene via la scorza infine spremete gli agrumi: tenete il succo da una parte e
le scorze grattate da un’altra. Tritate le cipolle dopo
averle pelate e mettetene
una metà in una casseruola
con le prugne e l’uva passa
(che avrete precedentemente lasciato a bagno per
un’oreria) ben scolate.
Sopra alle cipolle, pmgne
e uva passa disponete i pezzi
di conìglio. Ora ricoprite il
coniglio con la metà della
cipolla che vi era rimasta e
aggiungete il timo, l’alloro,
le spezie e un buon cucchiaino di pepe nero. Irrorate il
tutto con il succo di arancia
e metà del succo di limone,
il vino bianco e l’aceto di
mele. Mettete ora la vostra
casseruola sul fornello, portate ad ebollizione e poi abbassate la fiamma in modo
che il tutto cuocìa a fuoco
dolce. Tenete la casseruola
coperta e solo verso la fine
della cottura, se è necessario, scopritela in modo da
addensare il sugo. La seconda ricetta è dedicata a chi
preferisce mangiare verdure,
ed è una squisita
Fricassea di verdure
(Per 4 persone). Ingre
dienti: 400 gr. di pomodori
ben maturi, 150 gr. di cipolle, 1 grosso peperone verde,
1 grosso peperone rosso, 2
, peperoncini, la scorza tagliata di metà arancia (senza
il bianco), 2-3 spicchi d’
aglio oppure 1/4 di cucchiaino d’aglio in polvere, 3
foglie di alloro, 1 cucchiaino di dragoncello secco o un
rametto fresco, 3 cucchiai
d’olio d’oliva extravergine,
2 òucchiai di aceto di mele,
un buon pizzico di pepe (a
piacere). Se avete aceto aromatízzato al dragoncello potete usarlo, naturalmente
ometterete il dragoncello
secco o fresco.
Pelate i pomodori dopo
averli sbollentati, tagliateli
in quattro e levate i semi.
Pelate le cipolle e tagliatele
a fettine molto sottili, tagliate i peperoni a liste sottili
eliminando i semi e le parti
bianche interne. In una cassemola, possibilmente antiaderente, mettete l’olio, la cipolla e i peperoni e fate cuocere a fuoco vivace per 4-5
minuti. Mescolate in modo
che non si attacchino o non
brucino. Aggiungete i pomodori e l’aglio e fate cuocere per altri 2-3 minuti, poi
mettete gli odori: la scorza
d’arancia, l’alloro, il pepe, il
dragoncello, l’aceto. Abbassate il fuoco, mescolate per
bene e poi coprite la vostra
cassemola. Lasciate cuocere
per un quarto d’ora.
Assaggiate, ma in ogni caso ricordate che le verdure
non dovrebbero mai essere
,così cotte da risultare quasi
disfatte: meno cuociono, più
le vitamine e i sali minerali
che contengono rimangono
intatti. Un’altra buona norma è cuocere, possibilmente,
verdure che non siano state
colte da molti giorni. La fricassea di verdure di cui vi
ho dato la ricetta è ottima sia
calda che fredda. Nel caso
che ve ne rimanga un po’
potete farcire un’omelette
che guarnirete con una
cucchiaiata dì passato di pomodoro e burro e accompagnerete con un’insalata verde di stagione. Se desiderate
arricchire la vostra fiicassea
di verdure, e non siete a dieta iposodica, ovviamente, vi
consiglio di presentarla in
tavola con un bel pezzo di
una delle tante varietà di toma di cui le nostre belle
Valli sono ricche.
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I OTTIMI RISl^TATI PER IL POMARETTO — Ottimi
risultati sono stati ottenuti dal gruppo sportivo Pomàretto nella gara di corsa su strada, valida come prova unica del campionato regionale, svoltasi domenica 29 ottobre a Bruino. Susi
Pascal ha vinto fra le Ragazze, Cristiano Micci fra gli Allievi
e Manuel Griot è giunto 4° fl-a gli Juniores; la società si è classificata 2" nella specifica classifica. Intanto per la nomina del
nuovo Consiglio direttivo si è giùnti al ballottaggio; la seconda assemblea di svolgerà sabato 11 novembre alle 19 in prima
convocazione e alle 20 in seconda, presso la sede sociale in
via Balziglia a Pomàretto.
TENNIS TAVOLO — Nella quarta giornata di campionato la CI nazionale la Valpellice ha vinto ad Aosta con un netto 5 a 0 grazie ai punti di Malano e Rosso (due a testa) e di
Davide Gay. Sconfitta invece per la C2 regionale (Giuliano e
Sergio Chili, Gino Piras) anche in questo caso con il punteggio (fi 5 a 0 a Torino con le Poste. La D2 provinciale ha invece vinto per 5 a 1 a Rivoli grazie alle ottime prestazioni di
Battàglia e Belloni, autori di due pùnti ciascuno, e di Genre.
Nel prossimo turno la D2 giocherà a Torino il 3 novembre
con il K2 «B», mentre le altre due formazioni giocheranno in
casa sabato 4 novembre a partire dalle 15,30.
PALLAVOLO — Sono iniziati sabato i campionati di CI e
B2 che vedono impegnate le due formazioni di Pinerolo; i ragazzi in CI sono stati battuti in casa per 3 a 0 dall’Alpitour
Cuneo, mentre le neopromosse del Magic Traco hanno vinto
in trasferta per 3 a 2 al tie break a Milano con la Pro Patria.
Nel campionato ragazzi, dopo lo scivolone di mercoledì
scorso con il Menghetti di Torino per 0-3 (12-15, 7-15,
7-15) pronta rimonta dei ragazzi del 3S Libertas diretti da
Paolo Rivoira. Nell’anticipo della quarta giornata la formazione, in trasferta a Bardonecchia, ha nettamente dominato l’incontro: da rilevare l’esordio di Christian Richaud. Questo il
punteggio dell’incontro Bardonecchia-3S Nova Siria: 0-3 (015, 1-15, 2-15). Fra le ragazze sconfitta per il 3S Nova Siria
nell’incontro con Antares di Pinerolo.
PALLAMANO: SERIE B FEMMINILE AL VIA — È
una stagione ricca di interrogativi quella che si prospetta per
la pallamano pinerolese. L’iscrizione al campionato di serie B
presenta incontri con avversari blasonati, lunghe trasferte e
dunque si tratta di un’esperienza che va presa per il verso giusto, sperando in una crescita delle ragazze del 3S Pinerolo (ex
Lusema). L’organico delle ragazze è lo stesso che ha partecipato al campionato di C, mentre è cambiata la guida tecnica
affidata a Enrico Comoglio, aiutato dalla professoressa Macchiati, responsabile della preparazione atletica. Il campionato
inizierà, a metà novembre; le partite casalinghe verranno disputate al palazzetto di Pinerolo alle 18 del sabato. Le formazioni del girone Nord Ovest saranno Rivalta, Einaudi Torino,
Valdhpdball Biella, Aosta, Coccaglio Pavia, Mortara, Ferrarin Milano, San Martino Brescia e Rescaldina Varese. La
squadra maschile del 3S intanto parteciperà ad un torneo regionale federale che vedrà in campo anche Regio Parco, Città
Giardino B, Biella e Tortona. Gli incontri si disputeranno
presso la palestra di Lusema alle 17 del sabato.
La rassegna Tacabanda a Bobbio Pel lice
«Abourasqui»
Nuovo appuntamento il 4
novembre con la musica di
Tacabanda. Ad esibirsi, questa volta presso la sala polivalente di Bobbio Pellice alle
21,15, sarà il grappo di nuova
musica d’Oc «Abourasqui».
Si tratta di un gruppo nato
circa cinque anni fa che aveva l’obiettivo di giungere a
una sintesi sonora fra la musica tradizionale e il proprio
modo di sentirla. Nel gruppo
sono presenti dei fiati, che assecondano o trascinano il filo
conduttore tenuto dai «tradizionali» ghironda e organetto.
Sino ad oggi «Abourasqui»
mmmmmmmssmmmmmrn
ha partecipato a festival e
concerti sia in Francia che in
Svizzera e di recente ha vinto
il concorso nazionale di musica folk di Casale Monferrato; recentemente, nello scorso
agosto, il grappo ha partecipato al più importante festival
europeo interceltico che si è
svolto in Bretagna. L’ultimo
lavoro di «Abourasqui» è
«Abourasqui bando», per le
edizioni Ousitanio Vivo, nel
quale brani di pura tradizione
sono avvicinati a quelli di
nuova creazione. Il prezzo del
biglietto per il concerto a
Bobbio è di lire 8.000.
Cartellone teatrale a Pinerolo
Aspettando ^inverno
A partire dal prossimo 10
novembre si apre a Pinerolo
la rassegna teatrale «Aspettando l’inverno», alla sua seconda edizione. Si tratta di
quattro spettacoli organizzati
dalla compagnia «Nonsoloteatro» che vogliono proporre
un appuntamento annuale con
il Teatro Off qualitativamente
valido, dalle gradevoli sfumature ironiche, dove la comicità intelligente è presente come elemento essenziale. Si
comincia con «Mi ha baciato
un’allucinazione», di Guido
Castiglia, uno spettacolo tragicomico sulla malattìa mentale; si prosegue poi con «Pie
rino e il lupo» (17 novembre),
con Aringa e Verdurini, dalla
famosa favola musicata da
Prokof’ev, a cui seguirà «I
dieci comandamenti» (24 novembre) della compagnia Andrea Brugnera, una parodìa
comica e grottesca sul celebre
film di de Mille e per finire
«Opera pia» (1° dicembre)
d^lla compagnia Zumpa e
Lallero, con protagonisti un
po’ matti due cantanti d’opera
in costume rococò. Tutti gli
spettacoli si svolgeranno presso il Teatro-incontro di via
Caprini, alle 21,15; il prezzo
del biglietto e di lire 12.000;
abbonamento lire 40.000.
3 novembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle 20,
presso la Bottega del possibile, viale Trento 7, l’Associazione per la pace Valpellice e
Amnesty International gruppo 90 Val Pellice presentano
«Terra che brucia, Palestina,
accordi di pace e vita quotidiana», diapositive e dibattito
con due donne del Pinerolese
che hanno partecipato a un
viaggio organizzato dall’Associazione per la pace.
3 novembre, venerdì —
PINASCA: Il Consiglio comunale è convocato per le ore
19,30; fra gli argomenti in discussione la modifica di parti
del regolamento sull’applicazione della tassa di smaltimento rifiuti.
4 novembre, sabato —
VILLAR PELLICE: Alle
ore 21, nel tempio valdese,
serata di canti popolari e di
montagna con il coro Eiminal
della vai Germanasca.
4 novembre, sabato — PINEROLO: Alle 16, al Palazzo del Senato dei Principi
d’Acaja, inaugurazione della
mostra «Il Gibuti, storia della
tramvia Pinerolo-Perosa Argentina». L’esposizione resterà aperta fino al 26 novembre con il seguente orario: sabato ore 15,30-18 e domenica
10,30-12 e 15,30-18. Visite
guidate la domenica alle 16.
4 novembre, sabato — PINEROLO: Alle 17 Carmen
Covito e Vittorio Morero presentano il romanzo di Barbero
«Bella vita e guerre altrui di
Mr Pyle, gentiluomo», presso
l’auditorium «Medaglie d’oro
della Resistenza». Precederà
un breve concerto dell’istituto
musicale «Corelli».
5 novembre, domenica
— S. SECONDO: Alle 17,'
nei locali della chiesa valdese, secondo incontro del collettivo «G. Miegge» sulla teologia sistematica di Tillich.
5 novembre, domenica —
LUSERNA SAN GIOVANNI: A Villa Olanda l’associazione Lou Cialoun organizza
un pomeriggio con castagnata
e musiche e danze occitane a
partire dalle 14,30.
5 novembre, domenica —
PINEROLO: Si chiude la
mostra «Arte e mistero cristiano» a Palazzo Vittone.
6 novembre, lunedì —
VILLAR PEROSA: Alle
16,45, presso la direzione didattica di via IV novembre,
lezione del corso di aggiornamento di storia e cultura locale del ciclo «La resistenza
in vai Chisone e Germanasca» con Marcella Gay e Ettore Serafino.
7 novembre, martedì —
CAVOUR: Fiera di San Martino organizzata dal Comune.
7 novembre, martedì —
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella sala Albarin castagnata con gli anziani del
grappo Auser per trascorrere
un pomeriggio in allegria.
8 novembre, mercoledì —
PINEROLO: Alle 16,30, ala
scuola media San Lazzaro,
terzo incontro del seminario
per insegnanti «Nazismo e
sterminio» su «Questioni
aperte».
8 novembre, mercoledì —
PINEROLO: Alle 17 a Palazzo Vittone «L’arte mostrata», lettura dell’opera d’arte e
percorso didattico a cura di
Laura Marchiando Pacchiola.
9 novembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Alle
15,30 nella casa valdese di via
Beckwith il dr. Danilo Mourglia, per gli incontri dell’Unitre, parlerà su «Un anziano
moderno per il 2000?».
10 novembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle 20,
presso la Bottega del possibile, viale Trento 5, le edizioni
«L’altro modo» presentano
«Un contadino nella Grande
guerra, diario (1916-20)», a
cura di Valter Careglio.
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 2 e venerdì
3 novembre, ore 21,15, Terra
e libertà; sabato, ore 20 e
22,10, domenica, ore 16, 18,
20 e 22,10 e lunedì 21,15 II
primo cavaliere.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 3 novembre, ore 21 Bidoni; sabato 4, ore 21, L’ultima eclissi; domenica, (15,
17, 19, 21) e lunedì martedì,
mercoledì e giovedì (alle 21),
Batman forever.
PINEROLO — La multisala Italia propone, alla sala
«2cento», Apollo 13 (feriali
ore 19,45 e 22,20, sabato
19,45 e 22,30, domenica
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Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoti
Stampa; La Ghisleriana Mondovl
Una copia L. 2.000
COMUNE Di TORRE PELLICE
PROVINCIA DI TORINO
C.A.P. 10066—TEL. 0121/91365 - 91294
FAX n. 0121/933344 — Partita IVA 01451120016
COMUNICATO
Il Sindaco rende noto che in data 8 novembre 1995 verrà
emesso un bando di concorso per assegnazione in locazione
di alloggi di edilizia residenziale pubblica.
Possono presentare domanda di assegnazione coloro che
abbiano la residenza o prestino attività lavorativa nei comuni
di Angrogna, Bibiana, Bobbio Pellice, Bricherasio, Lusema
S. Giovanni, Lusemetta, Rorà, Torre Pellice e Villar Pellice.
Scadenza: 22 dicembre 1995.
IL SINDACO
(Armand Hugon dott. Marco)
11
^ VENERDÌ 3 NOVEMBRE 1995
PAG. 7 RIFORMA
Donne italiane riflettono sulle azioni da compiere dopo la Conferenza di Pechino
Le decisioni e il programma di azione
delle donne italiane per cambiare la società
■ ________ANNA MAFFEI_________
; y J incontro di autoconvoip J cazione delle donne itadiane «Portare a casa Pechino», svoltosi a Bologna dal 20
al 22 ottobre scorsi, aveva come scopo dichiarato quello di
' compiere come movimento
delle donne «un risoluto passo
avanti nell’elaborazione di un
prospettiva teorica e un inter-,
vento politico dopo Pechino».
, A convenire a questo appuntamento sono state in tante,
circa 180 donne, fra le quali
: oltre a gran parte delle donne
. ita^liane che avevano parteci-,
pato a Huairou al Forum delle
organizzazioni non governative, c’erano alcune, come Antonella Picchio, Bianca Pomeranzi e Marisa Cinciari Rodano, che erano state delegate
alla Conferenza ufficiale e altre donne impegnate a vario
titolo nel mondo del lavoro,
nei sindacati, nell’associazionismo o nell’amministrazione
' pubblica.
Fra le amministratrfci anche Maria Grazia Passuello,
assessore alla Provincia di
Roma, e Laura Cima, assessore del Comune di Moncalieri. «Qualcuna tra noi,,
all’inizio dell’incontro - ha
raccontato Raffaella Lamber,ti, presidente dell’Associazione «Orlando» a Bologna dove
gestisce anche la biblioteca
del Centro di documentazione
delle donne - aveva proposto
di lasciare da parte emozioni
e racconti, e concentrare il
lavoro sulla riflessione. E
prevalsa invece la posizione
di chi, come Gabriella Rossetti, docente universitaria a
. Ferrara, sosteneva che non
andavano create inutili contrapposizioni perché a volte
parlare del dettaglio o raccontare l’esperienza apre ai
concetti». E così è stato. Una
ricca e articolata riflessione
collettiva, non scevra di ricordi e di esperienze personali'.
ha animato i quattro gruppi di
lavoro su «Democrazia e diritti delle donne», «Giustizia
economica», «Il ruolo dei
media» e «Soluzioni nonviolente dei conflitti».
Nell’ambito del primo
gruppo ci si è soffermate a
considerare il Forum e la conferenza come esperienze di
democrazia partecipata e ci si
è chiesto se fosse giusto parlare di diritti delle donne in
termini rivendicativi oppure
se la grande esperienza di
Huairou non portasse piuttosto a leggere il grande tema
dei diritti delle donne nel
contesto di una domanda di
giustizia globale, di una richiesta di un modello diverso,
più giusto, di ordine del mondo. Il gruppo sulla giustizia
economica, animato fra le altre da Maria Luisa Mecozzi,
Paola Melchiorri e Sabina Petrucci, e l’intervento successivo dell’economista Antonella
Picchio si è soffermato soprattutto sul problema del riconoscimento del lavoro delle
donne, in particolare del lavoro di cura, e su come sta cambiando l’organizzazione del
lavoro rispetto alle esigenze
delle donne.
Il gruppo sui media ha analizzato le ragioni della carenza di qualità nell’informazione su Pechino passata attraverso la televisione c la carta
stampata. C’è stato un acceso
dibattito fra chi sosteneva che
alla base ci fosse una certa incapacità delle donne ad organizzare la propria visibilità,
fra chi al contrario denuncia
una certa tendenza dei giornalisti ad «impigrirsi», preferendo a una- ricerca autonoma
di informazione il «passare
veline seduti in sàia stampa»
e, ancora, chi sosteneva che
le carenze vanno ricercate nel
sistema attuale dell’informazione che don lascia sufficientemente spazio all’originalità e all’autonomia della
ricerca sul campo. Rispetto al
tema della soluzione nonviolenta dei conflitti, Marisa
Cinciari Rodano ha condiviso
DOCUMENTO DEL FORUM DELLE DONNE
Per una società non violenta
Le donne riunite a Bologna il 20, 21 e 22
ottobre nel convegno «Portando a casa Pechino» per riflettere sul Forum delle Organizzazioni non governative delle*donne e sulla Conferenza sulle donne di Pechino, denunciano la situazione creata a livello di opinione pubblica sul tema dell’immigrazione, che
tende ad identificare le immigrate e gli immigrati come causa del degrado di molti quartieri delle grandi città e che giunge ad identificarli tout-court con la microcriminalità.
Tale clima da una parte rischia di ingenerare episodi di intolleranza e di razzismo e
dall’altra di lacerare tessuti di convivenza civile fra immigrati e italiani. In particolare le
donne migranti, che sono una parte significativa dell’immigrazione, subiscono pesantemente le conseguenze di tale clima che le isola ancor più. socialmente e le indebolisce sul
lavoro. Infatti non si denuncia a sufficienza la
grave condizione delle immigrate che fanno
le colf che, spesso mal pagate, subiscono angherie di tutti i tipi compreso lo stupro. Mentre la rabbia razzista si scaglia contro la pro-’
stituzione delle immigrate, che riguarda donne spesso ingannate e sottoposte -a schiavitù,
si dice troppo poco dei trafficanti e dei clienti
che sono uomini in maggioranza bianchi.
Noi respingiamo le proposte legislative in
discussione alla Camera, a partire dal testo
«Nespoli» che introduce un vero e; proprio
stato di polizia, trasformando la questione
immigrazione in problema di ordine pubblico. Ma respingiamo anche gli emendamenti
della Lega e del centro-sinistra perché introducono, con la presunzione di reato, un principio pericoloso per tutti: il diritto disegu^e à
seconda dei soggetti. Inoltre, non condividia
mo ir collegamento tra le proposte di inserimento (flussi migratori, regolarizzazioni, ricongiungimenti familiari) con norme restrittive che colj^ebbero soprattutto le donne.
La questione dell’immigrazione ha bisogno
di una legge quadro organica e di politiche
che riconoscano e attuino diritti culturali, sociali, economici e politici (compreso il voto
amministrativo) uguali per tutti coloro che vivono in Italia per immigrazione (anche gli attuali irregolari e clandestini) così come coloro che qui vivono per nascita. Il nostro paese
deve assicurare l’applicazione della piattaforma d’azione di Pechino in Italia e a livello intemazionale, in particolare su diritti umani,
lavoro, conflitti, cooperazione e sviluppo.
In questo quadro l’immigrazione delle
donne ha caratteristiche proprie che richiedono politiche di genere che non le obblighino
alle alternative date e che riconoscano
l’espressione della loro soggettività femminile e i loro diritti umani fondamentali. Per
éontrastare il clima politico e culturale e le
proposte legislative in atto, per costruire le
alternative sul piano legislativo e di governo,
anche degli enti locali, ci impegniamo a organizzare nelle prossime settimane un Fomm
a Torino e un’iniziativa a Roma con le associazioni delle immigrate, con i movimenti
delle donne e femministi, con le sindacaliste,
le parlamentari, le amministratrici e tutte le
donne interessate. Far avanzare la relazione
tra tutte le donne che vivono in Italia per nascita e per immigrazione è infatti la via principale per contribuire a una società nonviolenta e rispettosa di ciascuna e di ciascuno.
Donne italiane dp Pechino
Bologna, 22 ottobre 1995
la sua frustrante esperienza
nell’ambito della conferenza
ufficiale dove ha assistito a
una dura contrapposizione fra
delegazioni governative nucleariste e non.
In conclusione dice ancora
Raffaella Lamberti: «La valutazione di questo primo incontro dopo Pechino è largamente positiva, non solo per
la partecipazione'COSÌ numerosa e consapevole ma soprattutto per il particolare
assetto dell’incontro voluto e
fatto proprio da 4onne comunicanti fra loro da punti di
partenza e appartenenze così
différenziate. Donne credenti
e non, donne femministe e
non, donne sindacaliste e amministratrici, universitarie e
donne di movimento, italiane
e immigrate, tutte insieme
coinvolte nella riflessione comune secondo un metodo,
quello dell’autoconvocazione, che permette a tutte di
esprimersi e non espropria
nessuna». Il prossimo appuntamento è a Torino, tra breve.
Facoltà di teologia
Inaugurato
il nuovo anno
accademico
Si è aperto sabato 14 ottobre il 141° anno accademico
della Facoltà valdese di teologia di Roma. La lezione
, inaugurale è stata svolta dal
professor Alberto Gabella,
dell’Università di Torino, sul
tema: «Le radici culturali e
storiche del nazionalismo. La
sacralizzazione dello Stato».
Un tema insolito, per un istituto teologico: ma per il decano della Facoltà, prof. Paolo
Ricca, il soggetto, «anche se
“profano”, ha fortissime implicazioni di carattere teologico, ed è direttamente attinente
alla formazione dei pastori».
Gabella ha documentato
come l’idea nazionale generi
quella del primato di un popolo sull’altro. Solo un autentico federalismo, ha concluso
il docente torinese, può portare al superamento del concetto ormai logoro di «sovranità
nazionale». All’apertura dell’
anno accademico è seguita, il
27 ottobre, l’inaugurazione
dei nuovi locali della Biblioteca della Facoltà, avvenuta
alla presenza del presidente
della Repubblica, on. Oscar
Luigi Scalfaro.
OPINIONE
LA VIA STREHA
PER L'EUROPA
PAOLO FABBRI
Sono più di 40 anni che
si discute dei vantaggi
che comporterebbe l’unificazione economica e politica dell’Europa. Molta
strada è stata percorsa dal
lontano inizio degli anni
’50, quando un gruppo non
folto di persone entusiaste,
fra cui il sottoscritto, si riuniva attorno ad Altiero
Spinelli per lanciare su
scala internazionale un
movimento di opinione che
venne chiamato «Movimento federalista europeo». Non vogliamo quindi rimettere in discussione
quello che speriamo sia già
sufficientemente chiaro.
Intendiamo solo evidenziare che la vocé più significativa dellq uscite, nel bilancio dello stato, è quella
degli interessi passivi pagati sui titofi di stato o altro per finanziare il debito
pubblico di oltre due milioni di miliardi.
sé non si riduce questa
voce, anche la più rigorosa
delle gestioni-finanziarie
non potrebbe riportare il
debito pubblico entro limiti
ragionevoli, invertendo
l’andamento ormai consolidato di un costante disavanzo che incrementa inesorabilmente il debito pubblico in un circolo vizioso
innescato daU’anuninistrazione disonesta e dissennata degli ultimi tre decenni.
La via per ridurre la spesa di interessi passivi passa
naturalmente attraverso
due sole possibilità: riduzione del debito e riduzione del tasso. La prima via
ci è preclusa, come vedremo meglio in seguito. La
seconda possibilità passa
per l’Europa.
Infatti sul mercato europeo i tassi sono inferiori di
3-4 punti rispetto a quelli
italiani. Operare in un contesto europeo significherebbe quindi ridurre gli
oneri finanziari dello stato
di circa un terzo, consentendo a una politica finanziaria rigorosa e tenacemente perseguita negli anni di passare dal disavanzo
all’avanzo e iniziare a ridurre il debito chiaramente
insostenibile.
Basterebbe questa sola
ragione per spingerci verso
l’Europa. Per raggiungere
questo obiettivo è necessario che il rapporto fra il debito pubblico e il prodotto
interno lordo (Pii = valore
di tutte le merci e i servizi
prodotti in Italia )n una anno) non superi il 60% nel
1999, anno di previsto avvio della moneta unida. Attualmente siamo al 120%,
esattamente il doppio. Sarebbe impensabile raggiungere l’obiettivo del
60% entro la data prevista,
ma per nostra fortuna c’è
una clausola che prevede
una deroga di fronte a una
riduzione rilevante e continuativa.
In parole diverse, se uno
stato non ha raggiunto 1’
equilibrio necessario ma
dimostra di essere sulla
buona strada, gli altri sono
disposti a prenderlo per
mano. Ghe cosa bisógna
fare per metterci in condizione di essere presi per
mano ed entrare nelTEuro
pa di Maastricht? Qualcosa
è già stato fatto. A partire
dal 1993, prima il governo
Amato e poi il governo
Giampi hanno avviato un
processo di risanamento
della finanza pubblica, che
ha dato i seguenti risultati
nel 1993-94-95: avanzo
primario (computo senza
interessi passivi) + 21,1!+
18,2/+8,0. Quindi un bilancio finalmente in attivo
se non si fossero accumulati i ben noti debiti. Gon
gli interessi passivi il disavanzo finale diventa 154,4/-154,0/-138,6.
Se le previsioni sono
esatte, nel 1996 si dovrebbe avere un avanzo primario di + 80,0 e un disavanzo finale'di - 109,4. I dati
sono in migliaia di miliardi. Questo è stato considerato dai partner europei un
buon inizio, ma certo non
sufficiente. Occorre fare di
più. Quali sono le possibilità? Sul fronte dei tagli alla spesa, e a prezzo di moL
ti sacrifici per }a gente, sono state messe sotto controllo due voci importantissime: la sanità e la previdenza. La spesa pubblica
per la salute passa da
94.600 miliardi nel 1993 a
92.500 nel 1995, con un’
ulteriore riduzione di 1.000
miliardi prevista per il
1996. Delle pensioni si è
discusso molto di recente e
non è il caso di trattare
Targomento, basti ricordare le minori spese previste
(in base alla riforma) di
12.444 miliardi nel 1995 e
di 5.000 miliardi nel 1996.
Resta da realizzare quell’impresa ciclopica che è la
razionalizzazione dell’amministrazione pubblica,
che può consentire notevoli risparmi, anche se il
prezzo sarà la perdita di
posti di lavoro. Sul fronte
delle entrate la pressione
fiscale è allineaia con il resto dell’Europa, ma senza
equità. Alcune categorie
sono più colpite delle altre.
Quindi le maggiori entrate
vanno cercate nelle aree
meno colpite. Non si tratta
banalmente di «caccia alTevasore», ma di una seria
riforma fiscale che metta
tutti i contribuenti in condizione di pagare le tasse
senza traumi.
La razionalizzazione dell’amministrazione pubblica
e la riforma fiscale se da
un lato contribuiscono a
sviluppare il circolo virtuoso, dall’altro possono innescare un contrario circolo
perverso. Infatti sia la disoccupazione sia i maggiori prelievi, fiscali inducono
a yina minore propensione
al consumo, quindi una minor domanda e un tepdenziale rallentamento dello
sviluppo economico in atto, che è indispensabile per
raggiungere l’obiettivo.
Per evitare che si inneschi una spirale negativa
tale da vanificare i nostri
sforzi è necessario che si
verifichino due condizioni
fondamentali: equità degli
interventi (soprattutto fiscali) e ampio consenso
popolare del governo in
carica. Entrambe sono diffìcili da realizzare, ma non
impossibili.
12
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 3 NOVEMBRE 199.S ;
Buster Keaton, coetaneo del cinema, parlava della società con i meccanismi del comico
Luniverso dell^omìno che non rideva mai
ALBERO CORSAMI
Era un cineasta coetaneo
del cinema stesso, e
, dunque quest’anno ricorre il
suo centenario. In realtà
quando Buster Keaton morì,
nel 1966, era stato dimenticato,^travolto dall’alcol, dai debiti e da un carattere che lo
portò a chiudersi progressivamente in se stesso fin da
quando l’avvento del cinema
sonoro spezzò l’incantesimo
che legava le sue piroette alle
emozioni.
Keaton, saltimbanco di famiglia irlandese trapiantata
nel Kansas, è stato dunque
uno dei massimi rappresentanti del genere comico all’
epoca del muto; come Charlie Chaplin fu spiazzato dalla
tecnica del «parlato»; ma
mentre Chaplin trovò una
strada personalissima per
adeguarsi a un’estetica che
cambiava, puntando sul grottesco dei suoni stessi o sul
ruolo preminente della musica, Buster la subì come una
sconfitta irrimediabile.
Analogie e differenze non
si fermano qui, e i due sono
stati messi a raffronto tante,
troppe volte. In maniera più
superficiale ci si è riferiti al
«patetismo» e al sentimentalismo di Charlot laddove in
Keaton si vedeva piuttosto
una maschera di imperturbabilità; se si scavasse con più
attenzione si scoprirebbe che
dietro i sentimenti facili di
Luci della città e del Monello
o del Circo, Chaplin è straordinariamente impietoso, a
tratti quasi cattivo nel mostrare gli affronti che uomini e
donne si fanno e subiscono,
le umiliazioni a cui devono
sottomettersi, e a tratti si co
«Come vinsi la guerra» (1926)
glie addirittura un humour
nero quasi cinico (il parrucchiere ebreo del Grande dittatore che osserva dai tetti
con la ragazza l’incendio della propria bottega ad opera
delle camicie brune).
Altra cartina di tornasole:
, Chaplin, si dice, ha puntato
più sulle relazioni tra l’individuo e la società, o fra gli individui; Keaton avrebbe invece
rappresentato il dibattersi di
un uomo «fuori posto» di
fronte agli oggetti e alle macchine. Ora, a parte il fatto
che, fra gli anni ’20 e ’30,
palare (sia pure con la cinepresa) di rapporto con le macchine equivale di fatto a parlare dell’uomo e della società
del tempo (negli stessi anni
l’avanguardia artistica sovietica, tedesca e francese, con
toni diversi, celebrava il ritmo della grande città, della
metropoli — Metropolis è del
1926 — delle masse umane
che si spostano e lavorano co
me formiche, e in Italia, più
superficialmente, se ne erano
occupati i futuristi), conviene
tomare ai modi della, rappresentazione del suo cinema per
capire dove stiano le reali differenze.
A ben guardare i film dei
due artisti, si può dire che è
diverso il modo in cui vengono costruite le situazioni, le
gag comiche. Chaplin infatti
punta sulla rassomiglianza
esteriore fra due azioni che
lion hanno niente a che vedere
l’una con l’altra, e quindi
mette lo spettatore su una falsa pista: è celebre U caso di
Monsieur Verdoux, che vediamo di spalle sussultare appena
avuto notizia della morte della
moglie, in realtà da lui uccisa:
sembra che stia singhiozzando, ma appena si volta apprendiamo cìie, cinicamente,
sta miscelandosi un cocktail
per brindare all’evento.
Keaton invece si situa già al
di là dell’ambiguità, trasporta
tutto il suo modo di vivere in
un universo surreale, dove
tutti i rapporti sono già stati
falsati; dà un giudizio preventivo (e allucinato) sul mondo,
lo immagina come un sogno
continuo in cui il piccolo
ometto perseguitato dalla sorte riesce infine a vincere, attraversando grandi spazi, sui
piroscafi, sulla locomotiva o
addirittura trasportato dal ciclone su un letto d’ospedale;
sfrutta la meccanica in maniera distorta (e perciò comicà:
basti pensare alla nave del
Navigatore, in cui gli utensili
della cucina vengono utilizzati pur messi «di traverso» dal
rollio é dal beccheggiò! o al
ritratto del vecchio comandante, che compare minaccioso al di là dell’oblò ad ogni
ondata, o alla conclusione di
Come vinsi la guerra', Keaton, che potrà sposare la fanciulla dei sogni, stremato dalla corsa sulla locomotiva, si
siede infine sulla biella della
medesima, e viene inevitabilmente sbalzato via- dal suo
muoversi) perché è solo una
distorsione del genere a riconciliare il singolo con un mondo che lo rifiuta.
Chaplin è più possibilista,
più lottatore, Keaton più disincantato, entrambi lucidi.
Ancora una volta si scopre,
con questi due grandi comici
di tradizioni e cultura diverse
(Chaplin era di famiglia in
parte ebraica, come tutti i
grandi comici americani, dal
suo contemporaneo Harold
Lloyd ai nostri Woody Alien,
Jerry Lewis, Mei Brooks), che
forse è proprio il genere un
tempo definito burlesco, da
«torte in faccia» a dirci una
parola serissima sulla tragedia
dell’uomo del Novecento.
Una carriera nel segno del muto
Dietro le apparenze
L’appellativo di «Buster»
(piccolo fenomeno) pare sia
stato dato a Keaton addirittura dal mago Houdini, che
l’avrebbe visto esibirsi insieme ai genitori in uno spettacolo di vaudeville. Erano già
note le sue capacità di cascatore, di acrobata e di mimo.
Dopo una serie di cortometraggi (le vecchie «comiche»)
dalle situazioni scatenate,, il
primo film di rilievo è Accidenti che ospitalità (1923)
ché affronta direttamente, ancorché in chiave comica, una
delle piaghe della società del
tempo, la faida tra famiglie
rivali. A dispetto dell’apparente superficialità del genere
comico, come osserva Giorgio Cremonini, la ricostruzione d’ambiente è precisa e
dettagliata, tanto da ricalcare
una stampa che riproduce
Broadway e la 42“ strada nel
1830. Al di là della storia a
lieto fine (ovvio innamoramento tra esponenti delle famiglie rivali), la casistica delle relazioni «sbagliate» con
gli oggetti è ampia: spiccano
le mucche che escono da una
galleria ferroviaria, un abito
da cerimonia è in realtà un arsenale pieno di armi.
In Sherlock junior (1924)
Buster è proiezionista in un
cinema e, addormentandosi in
cabina, sogna di entrare nello
schermo, e più tardi nel Cameraman (1928) sarà invece
un cineoperatore di strada,
che avrà'la preziosa collaborazione di una scimmietta:
sarà proprio lei a riprendere la
sequenza di Keaton che salva
una ragazza dall’annegamento
e a smascherare il «cattivo»
che se ne attribuiva il merito.
Proiettato nelle sale di allora
il filmato ha grande successo.
e il protagonista si trova di
fronte una folla che applaude.
In realtà applaude Lindbergh
che ritorna dalla sua trasvolata sopra l’Oceano.
The General (nome della
locomotiva, vera co-protagonista del film distribuito in
Italia con il titolo Come vinsi
la guerra, 1926) è la grande
amica di Buster Keaton nell’
affresco sulla guerra di secessione. Come macchinista del
Sud riesce a infiltrarsi con
tutto il treno nelle linee nordiste e far prigioniero il generale avversario.
Dopo i capolavori dell’epoca del muto Keaton ha preso
parte a due importanti pellicole e a una quantità di film
scadenti, addirittura con
Franchi e Ingrassia, che gli
portarono un po’ di soldi ma
nessun giovamento psicologico. Sono da ricordare la partecipazione a Luci della ribalta (1952) di Chaplin, in
cui fa il pianista che nel suonare viene sopraffatto dai fogli dello spartito; e l’interpretazione del mediometraggio
sperimentale Film (1965)
trat|(o da una sceneggiatura di
Samuel Beckett.
Keaton in «Luci della città»
Kandinskij
I rapporti
linea-colore
Vasilij V. Kandinskij nasce
a Mosca nel 1866. Si occupa
di letteratura, musica, etnogr^a; viag^a in Europa e in
Oriente. Viene in contatto
con gli espressionisti, poi è
tra i fondatori del gruppo Der
blaue Reiter. Nel 1910 esegue i primi dipinti privi di riferimento al mondo oggettivo
e intesi a esprimere visivamente emozioni musicali;
nello stesso tempo lavora a
uno scritto sulla teoria dei segni e dei colori. Nel 1913
pubblica Dello spirituale
nell’arte.
Partecipa ai movimenti
dell’avanguardia russa e insegna aU’Università di Mosca,
poi si stabilisce in Germania e
insegna al Bauhaus a Weimar
e Dessau. Nel 1934 si trasferisce a Parigi. Muore a Neuillysur-Seine nel 1944. Principale
esponente dell’astrattismo e
in particolare della corrente
«non geometrica», ha raggiunto risultati importanti soprattutto nello sviluppo dei
rapporti fra linea e colore.
Malevich
Astrattismo
assoluto
Kazmir Severinovic Malevich nasce a Kiev nel 1878.
Pittore, grafico, scenografo,
autore di una serie di ricerche
teoriche e di articoli sull’arte
figurativa, esordisce a Mosca
tra il 1908 e il 1910, dapprima influenzato dai fauves e
poi dai cubisti. Proponendosi
di portare questa esperienza
alle conseguenze estreme e
alla totale liberazione dell’arte dal mondo esterno, giunge
all’astrattismo assoluto, fondando il movimento dei suprematisti.
Viene poi in contatto con il
gruppo olandese De Stijl e
con quello tedesco del Bauhaus. Nel 1918-19 è membro
del Collegio per le questioni
d’arte del Commissariato del
popolo e negli anni successivi
docente aH’Accademia di Mosca e di Leningrado. Nel 1927
viene pubblicato il suo libro II
mondo astratto', tra le sue
opere teoriche va ricordato
Dal Cubismo al Suprematismo del 1916. Muore a Leningrado nel 1935.
A Torino un'importante mostra sulle avanguardie artistiche russe
Dal patrimonio popolare all'astrazione pura
FEDERICA TOURN
«PaMaggio eaUvo» (1909) di V. Kandinskij
Dopo sei anni di restauro,
palazzo Bricherasio a
Torino riapre al pubblico con
una. mostra su «Kandinskij,
Malevich e le avanguardie
russe, 1905-1925», prima di
una serie di esposizioni internazionali sui grandi maestri
dell’arte moderna che saranno ospitate dalla fondazione
museale omonima.
Due piani e 88 quadri mostrano l’evoluzione delle
avanguardie russe, nate dalla
crisi del realismo ottocentesco
e da una progressiva perdita
di interesse per la realtà oggettiva della natura esterna,
guardata ora con diffidenza e
sfiducia. Gli oggetti diventano
per gli artisti di questa generazione elementi decorativi e
simbolici; così faranno i fauves, così i cubisti, per i quali
l’arte non è più in alcun modo
rappresentazione del mondo
ma atto di libera creazione
dello spirito. L’arte di questo
secolo è «arte di necessità interiore», come ha scritto
Kandinskij stesso nel suo libro teorico Dello spirituale
nell’arte: l’opera d’arte è intraducibile dal pensiero logico, deve essere soltanto percepita. La mostra presénta 12
quadri dell’artista, fra cui alcuni dei suoi primi dipinti
astratti, in cui il colore è già
protagonista.
Malevich in un certo senso
andrà anche più in là nella ricerca ossessiva dell’infinito,
fino al Quadrato bianco su
bianco del 1918 da cui è nata
la tradizione monocroma, tra
Ww
«Contadini» (1928) di K. Malevich
gli altri, di Klein e Fontana.
Fondatore del «suprematismo» (di cui la mostra dà alcuni esempi: «Composizione
suprematista», «Il Suprematismo-composizione astratta»,
«Cerchio nero»), che inseguiva «l’impresa più completa
del sentimento puro» e affermava che «l’oggetto in se
ste.tso è privo di significato e
le idee di una mente consapevole sono prive di valore. La
sensibilità è un fatto decisivo
e cosi l’arte arriva a una
rappresentazione non oggettiva» (da una relazione di
Malevich stesso pubblicata
dal Bauhaus, la scuola d’arte
fondata a Weimar da Walter.
Gropiusnel 1919).
Malevich d’altronde non disdegnava la corrente del neoprimitivismo in voga in quegli
anni. Kandinskij, seguito poi
da Larionov, era stato il primo a esplorare la tradizione
russa trascurata fino a quel
momento: la passione europea di fine, secolo per l’arcaico, il primitivo, si trasforma
in Russia in una riscoperta
dei costumi popolari, dei soggetti «umili», attraverso nuove forme espressive capaci di
adattarsi al folclore russo e
orientale delle insegne di
città, delle stampe popolari,
dei ricami e degli intagli in
legno e perfino delle icone e
degli affreschi delle chiese.
Cosi, per esempio, possiamo vedere la serie dei «Contadini» di Malevich o le opere
di Natalia Goncharova («Falciatori», «Il taglialegna»). La
mostra poi evidenzia il lavoro
e l’autonomia espressiva del
le donne artiste russe: oltre
alla Goncharova, Aleksandra
Ekster, Liubov Popova sono
alcune delle pittrici di quegli
anni, attive anche nella lotta
per l’eguaglianza e la parificazione sociale femminile. Le
artiste infatti dirigono musei,
danno vita a gruppi di tendenza, viaggiano per l’Europa,
scrivono saggi di poesia e
collaborano a riviste, dimostrando di non essere affatto
estranee alla vivacità culturale di questo periodo che verrà
stroncata soltanto all’inizio
degli anni ’30 dal cosiddetto
realismo socialista, ideologia
del regime totalitario.
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13
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{VENERDÌ 3 NOVEMBRE 1995
PAG. 9 RIFORMA
Pescara: un'iniziativa per sottrarre il dibattito alle impostazioni ideologiche
evangelici sulla famiglia
CARLO PI CAETANO
Si è tenuto il 21 ottobre il
primo dei due ihcontri organizzati dagli evangelici
•dell’area metropolitana Chieiti-Pescara sul tema «La famiglia in una prospettiva cristiana». Le conferenze di cultura
biblica costituiscono uri’ini■^ativa di alcuni evangelici
del posto, che nella riflessione culturale hanno individuato un contesto in cui le realtà
locali (Fratelli, metodisti, assemblee di Dio e qualche
chiesa libera) possono provare a lavorare insieme, per rivolgersi insieme agli ambienti culturali e universitari delle
due città.
il tema della famiglia è stato pensato in base alla mancanza di una riflessione equilibrata: se una cultura più
aperta e «progressista» privilegia la riflessione sui singoli
elementi (condizione femminile, condizione maschile),
affrontando i problemi in
un’ottica che spesso non è
quella dell’insieme-famigliai
una cultura più conservatrice,
che vede in prima fila le battaglie in difesa della famiglia
da parte del cattolicesimo.
non è più equilibrata. Sembra
che l’attenzione alla famiglia
sia determinata da presupposti ideologici (famiglia anticamera della chiesa) che paradossalmente coincidono
con un’altra difesa della famiglia ad opera della dimensione consumistica della nostra società (famiglia potenziale catalizzatore di una fetta
di mercato e di pubblicità).
Noi siamo partiti dallo statuto «creazionale» della famiglia. Il prof. Giancarlo Rinaldi («La famiglia nell’epoca
romana e neotestamentaria»)
ha rilevato come il Nuovo
Testamento, pur conservando
alcuni aspetti derivati dalle
culture ebraica, ellenistica e
romana, ha introdotto degli
elementi rivoluzionari. Sul
problema degli schiavi, la
Lettera a Filemone introduce
la nozione di carità, di gran
lunga superiori anche alle
elaborazioni pur progressiste
di Seneca; e l’apparente conservatorismo di Paolo sul
problema è smentito dall’invito alla carità stessa.
Rinaldi ha poi sottolineato
la grande itnportanza che le
donne aristocratiche neoconvertite ebbero nell’economia
della propagazione del cristianesimo (IV secolo), nel finanziamento e nella gestione
di opere caritatevoli e evangelistiche, e nell’apprendimento dell’ebraico, utile a
una migliore comprensione
della categorie bibliche. In riferimento al problema della
sessualità e dell’omosessualità, Rinaldi ha osservato che
Paolo (nella Lettera ai Romani) inquadra il tema all’interno della natura (physis) e non
nel campo della cultura.
Il prof. Massimo Rubboli
(«La famiglia protestante») si
è concentrato soprattutto sul
contesto anglosassone del
’500 e ’600. La Riforma sostiene e motiva i cambiamenti epocali che si stavano verificando nella struttura familiare, essenzialmente per cause di natura sociologica ed
economica. Si stava passando
infatti da una struttura patriarcale a una struttura nucleare della famiglia, concentrata sulla coppia: nelle prediche dei pastori e teologi puritani e anglicani tutto questo
era conforme al piano della
creazione di Dio per l’essenza della famiglia umana.
Air interno di queste tra
sformazioni due erano le caratteristiche della nuova famiglia influenzata dalla fede
evangelica: in primo luogo la
motivazione del matrimonio
diventava marcatamente affettiva, in vista di una comunione intima che culminava
nell’unità spirituale; una comunione che i manuali di vita
coniugale invitavano a curare, arricchire e difendere. In
secondo luogo la famiglia
evangelica aveva' smesso di
ruotare intorno alla parrocchia, luogo dove venivano
impàrtite le direttive religiose
e dove erano registrati tutti
gli eventi concernenti la vita
delle famiglie del villaggio.
Esordisce invéce il culto di
famiglia, e il luogo in cui la
famiglia concentra la propria
memoria storica diviene significativamente la Bibbia di
famiglia.
Queste riflessioni storiche,
che i due relatori hanno saputo liberare da un’aura accademica che a volte si trova nei
testi e nelle opere specialistiche, ci sembrano il migliore
dei modi per stimolare gli
evangelici a reinterrogarsi
$uir insegnamento biblico riguardante la famiglia.
«
IProtestantesimo in televisione
I bambini che non amano Gesù
. - MIRELLA ARGENTIERI BEIN
l'.Tl primo servizio della trasmissione di domenica 22
.‘Win realtà eravamo già al lu..%iedì data l’ora di inizio) ave' va per titolo «Dalla parte dei
bambini» e toccava l’annoso
problema dell’insegnamento
della religione nella scuola,
ma limitatamente al delicato
settore della prima infanzia.
La situazione attuale, dopo
l’Intesa che ha fatto seguito al
• nuovo Concordato, si pone in
questi termini: anche nella
scuola materna esiste un’ora
specificamente dedicata alla
religione cattolica (con la
• conseguente possibilità di
non avvalersene). Nonostante
ciò persiste la tendenza all’indottrinamento diffuso anche
; nelle altre ore, in base a cui
(testimonianza precisa di una
mamma di religione ebraica)
, capita che si dia come scontato che i bambini buoni «ama' no Gesù bambino», sanno determinate preghiere, ecc. Ne
'deriva che chi non ne ha co. noscenza si sente cattivo e
, ignorante.
; n 95% dei genitori si avvale
dell’ora di cui sopra e in ge1 . nere non si pone neppure il
¡ problema. Da tutto questo rih' sultano evidenti le preoccupaMoni di chi non intende far
I avvalere i propri figli, che
l'possono risentirne a livello sia
({psicologico che ideologico,
1 come hanno ammesso operaLtori, amministratori, esperti,
interrogati in merito. Giustaymente è stato detto da un pedagogista che molto dipende
,';da come l’argomento viene
'^affrontato in famiglia, ma mi
Isembra che questo discorso
¿valga solo per gli anni succes,8ivi alla scuola materna.
Quali alternative suggeriscono le nostre chiese? Alla
«lomanda risponde Maria Bohrfede: la fede può essere testimoniata e proposta solo
¡nelle omunità, mentre a
Scuola si devono mettere a
Confronto le varie posizioni
^giose. Alcune scene riprese in una scuola materna di
s^ma mostrano come viene
ISffrontata un’impostazione di
questo tipo. Se ne deduce, a
mio parere, che anche questa
via, per alunni in così tenera
età, presenta enormi difficoltà. lì servizio termina con
un’esemplificazione molto
efficace del travaglio in cui
vengono a trovarsi i genitori:
il conduttore Paolo E. Laudi
si sdoppia e, in qualità di
giornalista, intervista se stesso in quanto genitore. Di
fronte al dilemma di come
spiegare al suo bambino di tré
anni perché mai di tanto in
tanto dovrà allontanarsi dalla
sua classe, non gli resta che
chiedere consiglio a tutti noi.
Il secondo servizio concerneva una rappresentazione
del teatro Miela a Trieste dal
titolo «Come una roccia nella
tempesta. Martin Luther».
L’autore, Claudio H. Martelli, si definisce in un’intervista
«un pastore con trascorsi teatrali»: con questo suo lavoro
ha dunque ricollegato i due
aspetti della propria personalità. Martelli definisce Lutero
l’uomo della svolta che nel
’500, analogamente a Colombo ma in altro campo, ha
aperto nuovi orizzonti. La sua
attualità consiste nell’invito a
pensare con la propria testa e
a rispondere alla propria vocazione. Il servizio ci fa assistere ad alcune scene della
pièce, e ci auguriamo che
«Protestantesimo» possa permetterci in futuro di averne
una conoscenza più completa.
Per finire una puntata, sempre interessante, di «Evange
lici e democrazia». Giorgio
Bouchard illustra «La stagione delle Intese», strada obbligata dopo la riforma del Concordato. Per il presidente
dell’Ucebi, Renato Malocchi,
l’aspetto più importante di
questo fatto sta nel superamento della concezione, ferma al 1929, dei «culti ammessi», che cònfigurava le
minoranze religiose come un
corpo estraneo allo stato italiano. Bouchard ha messo in
evidenza la compattezza di
tutte le chiese e movimenti
evangelici contro l’ora di religione cattolica nella scuola,
pagata dallo stato e gestita
dalla Chiesa cattolica, e ne ha
individuato la ragione nell’insofferenza a ogni violazione
della libertà.
Ci fu invece spaccatura di
fronte alla possibilità di fruire
del famoso otto per mille, sia
fra le chiese che all’interno di
esse. Maiocchi ha ricordato la
rinuncia decisa dall’Ucebi
che, in sede di trattativa per
l’Intesa, portò un membro
della delegazione governativa
a chiedersi allarmato: «Ma
che cos’altro chiederanno al
posto?». Unanime fu invece
la determinazione a non servirsi dei fondi in questione a
fini di culto ma solo per opere sociali e culturali, il che significa non per sé ma per gli
altri. Una trasmissione che ha
ribadito posizioni già note al
nostro interno, ma sicuramente non altrettanto chiare
all’opinione pubblica.
Un seminario
Davide
uomo
e simbolo
«Davide: l’uomo e il simbolo» è il titolo del seminario invernale dell’associazione di
cultura biblica «Biblia», che
si svolgerà a Sestri Levante
dal 22 al 25 febbraio 1996. Il
seminario, che cadrà nel pieno
delle celebrazioni per il terzo
millennio dall’inizio della regalità davidica (infatti, secondo la più accreditata delle cronologie in materia, fu nel
1004 avanti l’Era volgare che
Davide successe a Saul nel regno, voluto dai figli d’Israele
ma con il contrasto da parte di
Samuele), si articolerà secondo lo schema classico dei convegni di studio di «Biblia»: il
personaggio verrà studiato infatti sotto l’angolo visuale
della tradizione ebraica e di
quella cristiana, nelle espressioni che ne fecero le arti e
nella ricerca di tipo documentario, con un preludio biografico e una relazione di taglio
storico-esegetico.
Tre saranno invece le relazioni dedicate alle vicende di
cui Davide fu protagonista:
sarà studiato in rapporto al
suo Dio; alle sue donne e ai
suoi figli; nella sua espressione simbolica: «Con Davide scrive Francesco Flores d’Arcais, che svolgerà la relazione
introduttiva - un nuovo principio si presenta: il popolo
d’Israele che ha chiesto un re,
quasi a rendere sacrale l’unificazione di tutti quei territori
che erano stati promessi a
Mosè, con tale unificazione
apre un nuovo periodo della
propria storia (...) ed è storia,
recentemente riacquisita, che
dura tutt’ora».
Fra i relatori che parteciperanno al seminario Alb,erto
Soggin, Piero Stefani, Timothy Verdon, Ida Zatelli,
Piera Arata Mantovani, Luciano Caro e Domenico Maselli. Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere all’associazione «Biblia», via A. da
Settimello 129, 50040 Settimello (Fi), tei. 055-8825055,
fax 055-8824704.
Scontri di piazza a Milano aii’epoca deila contestazione
Libri
Dizionario della politica
Q-uanto poco gli italiani conoscono non solo la storia ma sot
prattutto i meccanismi che presiedono alla politica nel nostro
paese è cosa abbastanza risaputa; non parliamo poi dei conflitti
fra istituzioni e poteri diversi, fra prerogative, competenze, pesi
e contrappesi: problemi su cui regna la vaghezza quando non
l’incompetenza, in un’ottica ulteriormente aggravata dal fatto
di essere passati a un sistema e a una cultura «maggioritari» per
via referendaria, cioè senza quelle mediazioni (nel senso migliore del termine) culturali e di dibattito che dovrebbero sempre informare le grandi scelte e i passaggi importanti. Una serie
di ri.sposte a chi voglia andare un po’ oltre ai telegiornali e alle
sceneggiate della politica-spettacolo (ma quanti sono realmente
interessati?) viene dall’utile volume collettivo curato da Gianfranco Pasquino*. Il libro, diviso in tre sezioni (istituzioni; partiti e movimenti; storia e politica) affronta per ognuna delle 35
voci contenute alcuni pezzi della storia italiana a partire dalla
fine della guerra. Così se si parla' di Costituzione si parla del dibattito che portò a redigerla in un certo modo; e se per ognuna
delle più consolidate o più recenti forze politiche (dall’azionismo a Forza Italia) c’è un capitolo apposito, per alcuni problemi, come il terrorismo, viene analizzata l’intera società che
produsse il fenomeno e reagì ad esso. Firmano i vari saggi giornalisti, storici, costituzionalisti e politologi come Nicola Tranfaglia, Giovanni De Luna, Luca Ricolfi, Giuseppe Mammarella, Giuseppe Fioridia e lo stesso Pasquino.
(*) Gianfranco Pasquino (a c. di): La politica italiana. Dizionario critico 1945-1995. Bari, Laterza, 1995, pp 565, £ 45.000.
Vivere con la tecnologia
Torino e l’area piemontese da un lato, il Baden-Württemberg dall’altro: due casi emblematici oggetto di studio in un
volume collettivo che fa il punto sui modi in cui si riorganizzano le strutture produttive, dei servizi e delTinformazione*. Al
di là dell’automazione e dell’informatizzazione della fabbrica,
infatti, è tutta l’organizzazione sociale di un territorio a poter
evolvere in senso moderno, dalle relazioni umane alla burocrazia ai modi del governo. Il volume è diviso in due sezioni: la
prima, teorica, ruota attorno ai problemi della cultura, della
tecnologia, delle nuove caratteristiche della forza lavoro, delle
nuove forme di qualificazione. In particolare è assai denso lo
studio del sociologo Luciano Gallino (da anni attento ai problemi dell’automazione e dell’intelligenza artificiale, ma anche ai rapporti fra scienze umane e scienze «dure») dedicato al
tema «Automazione ricorsiva e mercato del lavoro». La seconda parte del volume affronta da vicino i contesti locali citati,
cercando di rinvenire, nel saggio della di Mariella Berra, curatrice dell’intero volume, quali possano essere le politiche per
un vero e proprio «processo innovativo». Due diverse immagini dell’innovazione tecnologica (Torino, che punta a razionalità, efficienza, produzione, piuttosto che New York, dove prevàlgono i riferimenti a velocità, cambiamento, consumo) vengono proposti nell’ultimo studio.
(*) Mariella Berra (a c. di); Ripensare la tecnologia. Informatica, occupazione e sviluppo regionale. Torino, Bollati Boringhieri,
1995, pp 189, £ 22.000.
Riviste
Bibbia per la famiglia
È giunta d quinto fascicolo della quarta serie la pubblicazione
della «Bibbia per la famiglia» a cura di Famiglia cristiana. Il
progetto, nato due anni fa, propone un’interessante traduzione
dei testi biblici. Ad ogni doppia pagina dei singoli fascicoli (che
per ora sono arrivati al libro di Esdra) corrisponde un capitolo
di testo, contenuto in una «finestra» centrale su sfondo colorato.
A destra e a sinistra del box si colloca una serie di note che illustrano i personaggi storici di cui parla il testo, i riferimenti storici ai fatti dell’epoca, cartine geografiche, un riassunto degli
eventi e della struttura del libro in questione, immagini di arte
antica e meno antica realizzate un tempo per «spiegare» il testo
a chi non vi aveva accesso diretto. Per ogni fascicolo vengono
poi redatti degli articoli che illustrano in maniera semplice ma
noi! superficiale le problematiche affrontate nelle Scritture (in
questo caso Luciano Paconio affronta «Il ritorno da Babilonia,
secondo esodo di Israele»); conclude ogni fascicolo una doppia
pagina dedicata ai bambini, in cui alcune vicende bibliche vengono proposte in forma a loro accessibile e corredata di disegni,
ciò che motiva la denominazione di Bibbia per la famiglia.
14
PAG. 10 RIFORMA
Vita Quotidiana
VENERDÌ 3 NOVEMBRE 199.t^
Agenda
TRIESTE — NelFambito della rassegna
«Ottobre organistico», organizzata dal Centro culturale Albert Schweitzer, si tiene un
concerto di Francesco Giannoni: ore 20,30,
nella basilica di San Silvestro, in piazzetta
S. Silvestro 1. Informazioni al 040-632770.
TORINO — «Da Lutero a Martin Luther
King. L’avventura spirituale del mondo protestante» è il titolo di un corso di formazione che si tiene ogni giovedì in due sessioni,
alle 16 e alle 20,45 organizzato dalla Chiesa
valdese e dal Centro «A. Pascal»; nella sala
valdese di via Pio V 15, quarta lezione su «Inghilterra, compromesso e rivoluzione». Informazioni al 011-6692838.
BERGAMO — Proseguono le attività del
Centro culturale protestante sul tema «Alcuni recenti aspetti della ricerca teologica protestante» con la conferenza del pastore prof.
Sergio Rostagno (Facoltà valdese di teologia
di Roma) su «Serve ancora la teologia?»:
ore 21, in via T. Tasso 55. Informazioni al 035-238410.
TORINO — Si tiene un concerto della corale protestante e
del Withe Gospel Group. Musiche della tradizione protestante, bibliche e gospel: ore 21, nel tempio di corso Vittorio Emanuele 23. Per informazioni tei. 011- 6692838.
TRIESTE — Il Centro culturale Albert Schweitzer organizza una conferenza di Ermanno Genre sul tema ^<Drewermann: un caso soltanto cattolico? Bibbia e psicanalisi». Introduce Dario Fiorensoli: ore 18,30, nella basilica di San
Silvestro, p.za San Silvestro 1. Informazioni al 040-632770.
MONCALIERI — «Chi sono gli evangelici italiani?» è il tema di una conferenza di
evangelizzazione organizzata dalla Chiesa
del Nazareno, alle ore 21, presso la sala
della chiesa in via Ariosto 5.
TORINO — L’Associazione delle chiese
battiste in Piemonte ricorda il suo 35° anniversario con una giornata di ringraziamento
al Signore che vede canti e musica della
cor^ evangeliche delle chiese di via Elmo
e di corso Vittorio e con una conferenza del
past. Alberto Taccia sul tema. «Fede e diaconia»: ore 15,
presso la chiesa battista di via Viterbo.
MODENA — Nel quadro di un ciclo di
conferenze sul tema «Le vie dei santi» la
Fondazione San Carlo propone la conferenza di Giuseppe Barbaglio sul tema «Santità
di Dio e Santità del popolo»: ore 17,30,
presso la sede della Fondazione in via San
Carlo 5. Per ulteriori informazioni tei. 059-222315.
TORINO — «Da Lutero a Martin Luther King. L’avventura spirituale del mondo protestante» è il titolo di un corso
di formazione che si tiene ogni giovedì in due sessioni, alle
16 e alle 20,45 organizzato dalla Chiesa valdese e dal Centro «A. Pascal». Nella sala valdese di via Pio V 15 la quinta lezione su «Una città posta sopra il monte: puritani e
quaccheri in America». Per informazioni tei. 011-6692838.
BERGAMO — Proseguono le attività del
Centro culturale protestante sul tema «Alcuni recenti aspetti della ricerca teologica
protestante» con la conferenza del past. Aldo Comba su «La Spiritualità protestante»:
ore 21, nella sala di via Torquato Tasso 55.
Per ulteriori informazioni tei. 035-238410.
VIODENA — Nel quadro di un ciclo di conferenze sul tema «Natura e identità» la Fondazione San Carlo propone la
conferenza di Edoardo Greblo sul tema «Natura e questione
etica nella modernità»: ore 17,30, presso la sede della Fondazione in via San Carlo 5. Informazioni al 059-222315.
FIRENZE — Il Centro culturale protestante
«Pier Martire Vermigli» organizza una conferenza del prof. Giorgio Spini sul tema «Il
protestantesimo di fronte alle rivoluzioni dei
nostri tempi». Modera il prof. Giorgio Vola:
ore 17, presso il Centro in via Manzoni 21.
GENOVA — Nell’ambito delle attività del
gruppo Sae di Genova su «Messianismo:
storia, speranza, salvezza», il prof. Fuad
Kalhed Allam parla sul tema «Movimenti
islamici e prospettive di salvezza nella storia
e oltre»: ore 17, Aula magna Liceo Doria.
Per informazioni tei. 010-566694 (giovedì ore 16-18,30).
XII SEMINARIO DELLE COMUNITÀ DI BASE: «In
principio era la coscienza» è il tema del 12° seminario nazionale delle Comunità di base che si svolgerà a Tirrenia e
a Livorno dal 8 al 10 dicembre: relazioni di Pier Giorgio
Rauzi, Elisabetta Donini, e Jacques Gaillot (081-5534140).
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
rnattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTAN'TESIMO: rubrica televisiva
realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne da Raidue alle 23,30 circa e, in
replica, il lunedì della settimana seguente
alle ore 8. Domenica 5 novembre (con replica lunedì 13 novembre): inaugurazione della nuova bil)lioteca della Facoltà valdese; comunicazione e dignità
umana; evangelici e democrazia.
Statistiche mondiali
Mezzo miliardo di bambini
non mangia ogni giorno
Chi sono i più ricchi popoli
della terra? Gli americani, i
giapponesi, gli svizzeri? No.
Secondo la Banca mondiale i
più ricchi sono gli australiani. Lo afferma l’ultimo rapporto sulla «ricchezza delle
nazioni» pubblicato dalla
Banca nel mese di ottobre.
Per la prima volta la Banca,
nello stilare la classifica delle nazioni, ha tenuto conto
non solo del prodotto interno
lordo ma anche di altri indicatori di benessere ¡quali la
disponibilità di risorse naturali, la situazione dell’ambiente, dell’istruzione, della
protezione sociale: tutti fattori che influenzano lo sviluppo a lungo termine di una
nazione.
La nuova classifica è un indice del benessere relativo e
mette in luce il fatto che in
Australia ogni cittadino ha a
sua disposizione 800 volte
più risorse che il cittadino
etiope. Noi italiani abbiamo
un po’ meno delle metà delle
risorse di un australiano, ma
330 volte quelle di un etiope.
A Kabul 200 bambini su
mille muoiono entro il primo
anno di vita. In tutto il mondo, mezzo miliardo di bambini soffre la fame e tre di loro
muoiono ogni tre minuti. È
inesorabile e freddo il ritmo
delle statistiche: una persona
su cinque vive in stato di
estrema povertà, un miliardo
non sa né leggere né scrivete.
E se fino a qualche anno fa i
paesi classificati come «molto poveri» dalle Nazioni Unite erano 42, oggi sono diventati 48. Uno su tre, uno su.
cinque, un miliardo: cifre che
li rendono lontani, abitanti di
un distante «paese in via di
sviluppo». Invece sono in casa anche dei paesi «ricchi», ai
margini di uno sviluppo che
non è per tutti: nella Svizzera
delle banche e degli orologi
di lusso, dal 3 al 5% della popolazione vive in stato di
«povertà estrema».
Negli «sviluppatissimi»
Stati Uniti il lavoro minorile
è prassi quotidiana per almeno sei milioni di ragazzini,
mentre aumenta drammaticamente l’esercito di madri single a cui non verranno più
concessi sussidi dall’assisten
LA CLASSIFICA MONDIALE della ricchezza pro capite
LE PRIME 20 LE ULTIME 20
Australia 835.000 India 4.300
Canada 704.000 Nigeria 4.100
Lussemburgo 658.000 Mali 4.000
Svizzera 647.000 Kenia 3.800
Giappone 565.000 Cambogia 3.500
Svezia 496.000 Burkina Faso 3.500
Islanda 486.000 Gàmbia 3.500
Qatar 473.000 Nigeria 3.200
Emirati arabi 471.000 Bangladesh 3.100
Danimarca 463.000 Mozambico 2.900
Norvegia 424.000 Sierra Leone 2.900
Stati Uniti 421.000 Guinea Bissau 2.900
Francia 413.000 Ruanda 2.900
Kuwait 405.000 Vietnam 2.600
Germania 399.000 Tanzania 2.400
Austria . 394.000 Uganda 2.300
Suriname 389.000 Malawi 2.200
Belgio 384.000 Burundi 2.100
Olanda 379.000 Nepal 1.600
Italia 373.000 Etiopia 1.400
La media della ricchezza nazionale prò capite è di 86.000 dollari. Le
stime sono state calcolate dalla Banca mondiale in dollari americani
za pubblica. L’Unione europea si presenta con una «intollerabile cifra di 55 milioni'
di poveri e di esclusione»,
come ha detto lo stesso Jacques Santer, presidente della
Commissione europea. È forse meno visibile delle folle di
gente scheletrita che periodicamente compaiono sui video
dei televisori casalinghi ma
non meno grave: la miseria
occupa sacche sempre più
consistenti anche nei paesi
ricchi.
«La povertà è una malattia
che rosicchia lentamente il
globo», ha detto martedì 17
ottobre il direttore generale
delle Nazioni Unite di Ginevra, Vladimir Petrovskij, in
occasione della «celebrazione» della Giornata internazionale della povertà. «Gente
dimenticata, privata dei diritti, della dignità, gente che
non ha accesso alle risorse
soltanto perché è in cattiva
salute, o anziana, e viene pertanto brutalmente emarginata», ha denunciato Eugen
Brand, che si occupa dell’assistenza ai poveri urbani.
Se la povertà è una malattia, ha ripreso Petrovskij,
«guai a non curarla»; un rinnovato appello alla solidarietà, a «un grande sforzo
congiunto». È nei sogni delle
Nazioni Unite che entro il
2005 «nessun bambino sia
più privato del diritto di andare a scuola, nessun essere
umano sia più condannato a
morire per mancanza di cure
e tutti gli abitanti del pianeta
abbiano acqua potabile e dispongano di una quantità di
cibo sufficiente per sopravvivere». Per Petrovskij, il sogno diventerà realtà se l’aumento della popolazione si
manterrà entro livelli contenuti. Invece si stima che gli
attuali 5,7 miliardi di abitanti
del globo potrebbero raddoppiare entro pochi decenni. Allora, pianificazione rigorosa
delle nascite come unica soluzione? C’è chi guarda il
problema da un altro punto di
vista: per Rubens Ricupero, il
brasiliano che da settembre
guida l’Unctad (la Conferenza delTOnu per il commercio
e lo sviluppo), sono la globalizzazione e la liberalizzazione dell’economia mondiale
ad accentuare l’emarginazione dei paesi più poveri.
mìf:'.
Il sovrapprezzo
dell'energia
È partita la campagna di
Codacons e Legambiente per
sostenere i cittadini che vogliono chiedere la restituzione del sovrapprezzo pagato
sulle bollette Enel degli ultimi cinque anni. Le associazioni mettono il dito sulla illegittimità della quota di
prezzo di 2.223 lire addebitate sulle bollette a partire
dall’ottobre 1993 in quanto
l’Enel aveva già incassato integralmente le somme previste per il fondo di dotazione e
erano venute meno le ragioni
del prelievo. 80 avvocati sono
stati messi a disposizione degli almeno 200.000 utenti, secondo le stime di Codacons e
Legambiente, interessati a
una causa civile, con una richiesta all’azienda di rimborsi pari a 400 miliardi. Per la
vertenza i legali chiedono
10.000 lire quale contributo
all’impostazione della causa.
Per informazioni: Codacons,
viale Mazzini 70, 00195 Roma, tei. 06-3251738.
Caro acqua
Il Comitato difesa consumatori dell’Emilia Romagna
ha presentato una ricerca sulle
tariffe dell’acqua. Nel nostro
paese ci sono 6.200 gestori di
acquedotti con circa 20.000
tariffe diverse e dentro questa
giungla l’associazione ha studiato il caso della propria regione. Dai 900 Comuni presi
in esame per un totale di circa
900.000 abitanti emerge un
quadro di grandi disparità tariffarie tra un luogo e l’altro:
fatturazioni che possono variare da mensile a annuale a
seconda dei Comuni, particolari condizioni che in Riviera
si praticano ai servizi sulla
spiaggia, facilitazioni alle industrie. Il Comitato avanza
una serie di proposte per fare
chiarezza in questa giungla tariffaria a partire da investimenti prioritariamente destinati alla differenziazione delle
fonti di approvvigionamento e
della rete distributiva, manutenzione e miglioramento degli acquedotti, penalizzazione
degli sprechi e degli usi irrazionali, miglioramento del
rapporto tra utente ed erogatore del servizio pubblico con la
predisposizione di strumenti
di partecipazione diretta dei
cittadini alle scelte che li riguardano. Per informazioni:
Comitato difesa consumatori
Emilia Romagna, corso Mazzini 43, 17100 Forlì.
Foresteria
Valdese
Calle lunga
S. Maria Formosa
Palazzo Cavagnis
Castello 5170
30122 Venezia
tei. e fax (041) 5286797
Quando andiamo a Venezia?
In inverno!
Per passeggiare senza essere spintonati,
per vedere piazza S. Marco
affollata solo dai colombi,
per non fare code alle mostre.
Agevolazioni per gruppi e famiglie.
Borsa di Studio
Rosina Pavarin e Arnaldo Gardiol
La Tavola valdese indice un bando di concorso per l’assegnazione di una borsa di studio intestata a Rosina Pavarin e Arnaldo Gardiol, di £
2.000.000, nell’anno accademico 1995-96.
La borsa sarà destinata prioritariamente a
uno studente o a una studentessa di teologia,
proveniente dalle valli valdesi, che frequenti la
Facoltà valdese di teologia. La domanda per la
borsa deve essere debitamente motivata: indicare le condizioni economiche personali e familiari, l’anno di iscrizione alla Facoltà valdese di
teologia, la chiesa di provenienza, se si fruisce o
si è fruito di altre borse di studio, se si è o non si
è in regola con gli esami da sostenere, e quante
altre notizie si ritenga possano essere utili par
l’assegnazione della borsa.
Consegnare a màno o Inviare la richiesta
presso gli ufficà della tavola Valdese - wa Firenze, 38 - 00184 Roma, entro TI 3Ó nowmbre
T90S. Fa fede la data del tìrnbro pestale.
15
I VENERDÌ 3 NOVEMBRE 1995
Pagina Dei Lettori
^G. 11
RIFORMA
Ruben
migliora
Care sorelle e fratelli,
desideriamo rinnovare il
nostro ringraziamento a voi
tutti per le vostre preghiere
che ci confortano e per il vostro aiuto che ha réso possibile i progressi che ora leggerete e, in un futuro che speriamo non troppo lontano, il trapianto del midollo.
Durante il lungo periodo a
Brescia, ospitati in modo
splendido dal pastore Agostino Garufi e da sua moglie
Aurora, e accolti con affetto
dalla chiesa, Ruben è stato ricoverato pfesso l’unica unità
pediatrica specializzata in
malattie immunitarie esistente in Italia. Dopo oltre tre mesi, all’inizio di luglio, siamo
stati informati che la situazione del bambino era migliorata
fino a poter sospendere il trattamento medico.
H nostro specialista di Zurigo, che segue Ruben dalla nascita, era invece di parere opposto e, per non sospendere
la terapia, ci ha fatto trasferire
immediatamente al Kinderspital di Zurigo, dove siamo
arrivati ai primi di luglio. Là
la situazione del bambino è
apparsa di una certa gravità.
L’infezione al polmone sinistro, che per il primario di
Brescia era, sparita, a parte
una piccola zona che doveva
essere tolta chirurgicamente,
per i medici di Zurigo era assai più grave, tanto che se
avessero dovuto operarlo subito avrebbero dovuto togliere l’intero polmone. Così, a
Zurigo, non solo hanno continuato la terapia che a Brescia
volevano sospendere, ma
l’hanno addirittura intensifidata. Grazie a Dio Ruben ha
ben sopportato le dosi massicce di medicine, nonostante
gli effetti collaterali miracolosamente superati.
Finalmente, all’inizio di
settembre, le condizioni di
nostro figlio erano migliorate
abbastanza da poter subire
l’intervento. L’operazione è
andata bene e a farla è stato
chiamato il primario del re
ILETTORÍ SUI REGOLAMENTI DELLA CHIESA VALDESEl
OiORoio rayROt
I
A seguito del mio scritto già apparso
xjL su Riformavi. 39 (20 ottobre), e rispondendo agli altri argomenti sollevati
da Gino Lussò nella sua lettera {Riforma
del 29 settembre), desidero precisare
quanto segue,
Per quanto riguarda la «Commissione
delle proposte». Lusso vorrebbe vederne
potenziata la funzione. I regolamenti sinodali (RG e RZ) prevedono agli artt. 17
e 17/A che alla predetta Commissione
pervengano le proposte avanzate «dai
membri del Sinodo». Ciò potrebbe non
escludere dalla competenza della Commissione predetta le proposte di delibere
provenienti anche da organi o commissioni, in quanto sia gli uni sia le altre sono compo.ste da membri del Sinodo. Certamente però una tale interpretazione sarebbe in buona misura tirata per i capelli.
Tuttavia è certo che la Tavola e le altre commissioni sinodali amministrative, come tali essendo scadute con
l’apertura del Sinodo, non,dovrebbero
avere, come organi, possibilità di presentare proposte di delibere durante i
lavori sinodali. Quindi ciasctm membro
di tali organi scaduti, se ritiene di avanzare proposte, dovrebbe farlo tramite la
Commissione delle proposte. Non è il
caso invece di passare attraverso tale
Commissione per le delibere presentate
in Sinodo dalle diverse commissioni
d’esame o di altre commissioni sinodali. Certo è che tuttavia una coordinazione tra differenti proposte che potrebbero essere avanzate da una di dette commissioni e da singoli membri del Sinodo (con 5 firme di adesione), sarebbe
auspicabile, e a me sembra che tale
coordinamento dovrebbe operarsi dalla
Commissione delle proposte.
Altro punto da mettere in evidenza è
che da qualche anno a questa parte la
Commissione delle proposte è venuta a
perdere di prestigio, divenendo in un
certo senso la Cenerentola del Sinodo.
Ad essa spettano soltanto gli ultimi minuti del \cnerdì mattina; anche se è vero
‘ che nell’art. 20/RG, dove è fiss^ Tordine dei lavori, la relazione di tale Commissione è l’ultima cosa prevista prima
delle elezioni. Ciò può anche andar bene, ma dovrebbe essere il Seggio ad avere maggiore riguardo, assegnando alla
detta Commissione un tempo adeguato
per svolgere, e non di corsa, il proprio
mandato. È evidente che si tratta di una
questione di buon senso fondata su ■
un’adeguata preparazione sinodale dei
' componenti del Sinodo e dei suoi organi: il Seggio in primis.
E passo così al tema dell’ordine dei
lavori sinodali, su cui Lusso si sofferma.
È invalsa l’abitudine, e si pretende che
sia una prassi valida, di prevedete per la
domenica sera una cosiddetta «riunione
informale» per preparare rorarip dei lavori sinodali. Ma i’orario è una còsa e
l’ordine dei lavori un’altra. È esatto che
il Seggio provveda come crede a dare ad
ogni punto indicato neli’ordiné dei lavori (20/RZ/1972) un suo tempo adeguato
' nel còrso dei lavori. Altra cosa completamente diversa è invece porió a"soqV quadro l’ordine dei lavori tì.cui al detto
articolo pCT esigenze della Commissione
d'c.same, o peggio della Tavola o di altra commissione arnministrmiva. Di fatto però a tale riunione «informale» intervengono il Seggio, la Tavola, la Cde
c a volte altri per fissare un orario di loro comodo. Viceversa il Seggio, come si
è detto in un precedente scritto, deve tenere in mano le redini del Sinodo da solo. provvedendo in proprio ad assicurare
il decoro, l’ordine e il funzionamento
del Sinodo, pretendendo da tutti il rispetto delle norme vigenti.
Le commissioni d’esame non dovrebbero, specie quella sulfopcralo della Tavola, svolgere nelle loro relazioni un
programma geneiale in ordine a tutta la
vita della Chiesa, eomc sovente avviene,
ma limitarsi a contenere il proprio intervento ad un esame critico e specifico relativo aH'operato della Tavola; o della
Ciov, 0 deirOpcerai, o del Consiglio
della Facoltà di teologia e ora anche della Commi.ssione sinodale amministrativa
per la diaconia.- Cinque relazioni di cinque commissioni, d’esame sono veramente troppe; e soprattutto è’ enorme il
carico della Commissione d’esame
sull’operato della Tavola, m cui grava
anche l’esame deli’óptaato deU’Opcemi
e della Facoltà di teologia. Qui veramente necessiterebbe un riesame della disciplina che regola questo puntò. .
Quanto all’informazione necessaria
per i membri e i compoiiehtì del Sinodo
che non vi partecipano g// anni»
(come sottolinea Lusso auspicando per
essi un’ informazione attraverso la divulgazione delle relazioni), osservo che in
fondo si tratta di una questione di preparazione preventiva alla vita ecclesiastica
di cui ho fatto già cenno nel precedente =
scritto. Certo è che mettere in mmo a,un*'
membro del Sinodo che vi pài^ipa per
la prima volta il volume della ^tRelazione al Sinodo» come quella del 1^5 che,
consta di 318 pagine a stampa, costituì^
sce un problema. Costui, vivandò la
domenica per partecipare ài culto di
apertura, ignaro come è circa i lavori si- ^
nodali, si può anche spaventare per la
mole delle pagiim che dovrebbe leggere
in poche ore. Quando poi il luhech mattina riceve anche copia della vóluminqsa relazione della Commissione d’esame sull’operato della Tavola e ne ode
per oltre due ore la .^lettura, viene fatto
che rifletta sulla necessità per luì di trascorrere varie ore ai tavolini di un caffè
piuttosto che nell’Aula sinodale, come a
volte è dato ri.scontrare passeggiando
per Torre Pellico.
Che faro allora? Bisogna docidersi a
promuovere localmonfle e centralmente
un'adeguata preparazione di fondo in vista delle responsabilità ecclesiastiche
che i membri delle nostre chiese devono
sapersi assumere, tra 1" altro, quando sono investiti della deputazione sinodale
delia loro chiesa locale. Non ritengo che
su questo punto vi siano possibili surrogati validi per soj^erire allá deficienm
di conoscenze circa l’ecclesiologia valdese .e le relative discipline, ormai molto'
diffusa anche nelle chiese ddle Valli.
parto di chirurgia dell’ospedale, da tutti considerato un
luminare. In sala operatoria
sono state scoperte delle complicazioni. La parte di polmone infetta aveva infiammato il
pericardio, e l’infezione aveva fatto delle radici fino alla
alla pleura. Tutto ciò ha allungato i tempi dell’operazio
Riforma
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DIRETTORE: Giorgio GardioI
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Negro, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Gian Paolo Ricco, Giancarlo
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Riforma è il nuovo titolo della t^ta La Luce registrata dal Tribunale di PInerolo con II n. 176
del gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoll. Le modifiche sono state registrate
con ordinanza In data 5 marzo 1993.
Il numero 40 del 27 ottobre 1995 6 stato consegnato per l'Inoltro postale all'Ufficio CMP
Nord, via Reiss Remoli 44/11 di Torino mercoledì 25 ottobre 1995.
ne che dalle tre ore previste è
durata quasi cinque. Durante
l’intervento anche lo specialista che cura la sua malattia
era presente per un consulto
costante tra chirurgo e immunologo sul da farsi. Alla fine
erano entrambi assai soddisfatti per avere potuto salvare
quasi l’intero polmone; infatti, la parte tolta era piccola,
così da non compromettere le
sue capacità respiratorie per il
futuro. Il giorno dopo l’operazione, una fisioterapista già
si prendeva cura di lui per
aiutare la piena ripresa del
polmone.
Come dice Gesù, i capelli
del nostro capo sono contati,
e all’ospedale pediatrico di
Zurigo sono'contati due volte,
da Dio e dai medici, che hanno fatto tutto con grande
umanità, disponibilità e zelo.
Dopo l’operazione Ruben si è
ripreso con grande rapidità
tanto da sorprendere medici e
da essere dimesso prima del
previsto. Attualmente, le analisi e i controlli vengono fatti
con molta frequenza e rilevano una situazione stabile ed
entro i valori normali. Per
questo i medici sperano che,
dopo tre mesi di trattamento
antifungineo (perché è stato
trovato ancora il fungo vivo
nel liquido della pleure), per
dicembre si sarà ripreso al
punto da poter subire il trapianto del midollo. In tutto
questo periodo il morale di
Ruben è stato sempre ottimo.
Man mano che i giorni passano e la data si avvicina, il
nostro cuore batte sempre più
forte, ma sappiamo di non essere soli. Abbiamo pregato
Dio insieme a tanti e un numero che non sappiamo ha
detto «amen» alla nostra preghiera anche aiutandoci finanziariamente; anzi, togliendoci addirittura il problema e
pensiamo che Dio sorrida
commosso da tanto affetto e
generosità. Aspettiamo ancora altre sue carezze sul capo
di Ruben, per poter tornare in
Italia, tra un anno, e far festa
per la sua guarigione.
Vi salutiamo affettuosamente e con riconoscenza.
Blasco e Irene Ramirez
Zurigo
I cristiani
serbi
Caro direttore,
leggo su Riforma del 20 ottobre che «il segretario generale del Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec), Konrad
Raiser, ha duramente criticato
la Chiesa ortodossa serba» facendo paragoni con i cristiani
partigiani di Hitler prima della guerra mondiale. Le critiche sono espresse in particolare dalle chiese tedesche,
svizzere, olandesi e scandinave. Vorrei sapere quel che dicono del Vaticano.
Leggo sui quotidiani che il
papa riunisce i vescovi (si intende cattolico-romani) dell’ex Jugoslavia, e anche le
obiezioni di Filippo Gentiioni
sul «Manifesto» (raro esempio di equilibrio nel trattare
questi argomenti). Mi pare
che quell’uomo chiamato
Wojtyla si possa paragonare a
un incendiario Che poi si propone come interessato pompiere. Ci si dimentica che i
serbi fecero per l’Europa nelle due guerre mondiali più
che i tedeschi, gli svizzeri, gli
olandesi e gli scandinavi. Gli
stupri 8ono orrendi, ma si
debbono guardare anche le
questioni di fondo.
Ci si è avvicinati verso
un’Europa (regione?) che non
è quella dei federalisti di quei
mitici 50 anni fa. Non la mia.
Anche Hitler voleva un’«Europa». I giochi sono aperti.
Chi di voi protestanti vuole
appiattirsi sulle posizioni dèi
Vaticano, giubilante di Kohl
e della sua credo interconfessionale Cdu? Che valgono,
anche se sincere, delle vaghe,
misurate confessioni di peccato.? È un primo passo, si
dirà, ma per proseguire in che
direzione? Direi che è alquanto zoppicante.
Permettimi di aggiungere:
che dire dell’infornata di duecenta «santi» spagnoli per la
guerra di Spagna?
Con i miei saluti
Gustavo Malan
Torre Pellice
L'incontro dei
predicatori
Durante la settimana del Sinodo delle Chiese metodiste e
valdesi contemporaneamente
alla riunione serale del corpo
pastorale, si svolge da alcuni
anni un incontro al quale partecipa un buon numero di
predicatrici e predicatori locali, per la maggior parte metodisti e valdesi.
A parte alcune memorabili
eccezioni, questo incontro è
sempre stato per me piuttosto
deludente, perché il classico
«giro di presentazioni», finalizzato a una rapida, reciproca
conoscenza, si è sempre inevitabilmente sfilacciato in
una interminabile sequela di
lagnanze o di impennate d’orgoglio (quasi sempre casi
personali) che raramente hanno avuto carattere costruttivo.
Detto questo, e dato che le
occasioni di formazione e di
aggiornamento sono sempre
per noi predicatrici e predica
tori tanto rare quanto necessarie e preziose, desidero proporre che dal prossimo anno
questi incontri abbiano carattere tematico.
L’introduzione di un libro
biblico o lo studio di un suo
passaggio particolarmente significativo, l’esposizione di
tecniche omiletiche innovative arricchite da elementi di
psicologia della comunicazione, un esame delle diverse
tecniche e modalità di traduzione e revisione del testo biblico, l’approfondimento da
parte metodista e valdese di
elementi dottrinali e teologici
caratteristici del battismo, sono semplicemente alcuni
esempi di tematiche che si
potrebbero trattare.
Il nostro incontro al Sinodo verrebbe a mio parere ad
essere arricchito nel contenuto e nel contempo privato
di certi tratti a mio avviso
piuttosto caricaturali, ferma
restando la necessità di dare
ampio spazio, magari in sede di assemblea annuale, alla discussione sui problemi
e sulle soddisfazioni che incontriamo nell’adempimento del nostro ministero.
Gian Paolo Perlètti
Livorno
Liturgia di
insediamento
Ultimamente si sono effettuati due insediamenti pastorali con una liturgia nuova,
che merita attenzione: sia
presso la Chiesa metodista di
via Firenze a Roma che presso le due comunità valdesi di
Colleferro e Ferentino il sovrintendente dell’ 11° circuito,
Thomas Elser, ha coronato la
cerimonia con una specie di
richiesta bipolare alla quale
tanto i fratelli e le sorelle dai
loro banchi quanto il nuovo
pastore davanti al tavolo della
Santa Cena dovevano rispondere, ovviamente con un sì.
Quel patto - di mutua collaborazione sia per quanto riguarda la fedeltà all’Evangelo
sia sul piano della solidarietà
fraterna in vista di una maggiore incidenza nella predicazione - è piaciuto ai più, anche se ha fatto discutere la
circostanza che a Colleferro e
Ferentino la nuova liturgia,
indubbiamente di origine
riformato-tedesca, non era
stata preventivamente concordata con i rispettivi Consigli di chiesa.
Va bene che il nostro è il
sistema presbiteriano, in virtù
del quale le nostre comunità
non godono di quell’autonomia assoluta che caratterizza
le chiese congregazionaliste,
ma resta il fatto che quella
pur relativa autonomia è sempre un «bene» prezioso, da
custodire gelosamente di
fronte ad ogni novità, nello
spirito e nella lettera di I Tessalonicesi 5,21 e Tito 1,15.
Giovanni Gönnet - Roma
LA MISSIONE
EVANGELICA
CONTRO LA LEBBRA
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comunica che il nuovo
numero di cc p è
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Le rivelazioni dei quotidiani «Le Monde» e «Quest France» destano preoccupazioni
I test stanno spaccando Satollo di Mururoa
VENERDÌ 3 NOVEMBRE 1995
ROBERTO PEYROr
Come è noto, e malgrado
le proteste intemazionali, la Francia ha fatto esplodere il 1° ottobre scorso una seconda bomba nucleare sperimentale nel Pacifico, questa
volta nell’atollo di Fangataufa, poco distante da quello di.
Mururoa dove, il 27 ottobre,
si è tornati per il terzo «esperimento». A proposito deir esplosione sotterranea del 1°
ottobre, il quotidiano francese
«Le Monde» (e in parallelo
«La Stampa» di Torino) hanno pubblicato il 4 ottobre
scorso una cartina realizzata
dai tecnici dell’esercito francese nel 1980, che rivela
resistenza di crepe lunghe
venti chilometri, verificatesi
dopo i 177 esperimenti realizzati dal 1966 in avanti, e poi
riempite di cemento. Già negli anni ’80 varie commissioni di esperti avevano avanzato serie preoccupazioni sulla
situazione, senza peraltro influire sulle decisioni del presidente dell’epoca, il socialista Mitterrand.
I rapporti annualmente elaborati e trasmessi dalla Commissione per l’energia atomica (Cea) e dalla direzione dei
centri di sperimentazione nucleare (Dircen) continuano a
parlare di «effetti trascurabili» delle esplosioni. Tuttavia,
il fatto che questi due organismi siano allo stesso tempo
giudicaqti e di parte non può
che sollevare legittimi e
preoccupanti dubbi.
Per contro, i rapporti di tre
commissioni indipendenti,
succedutesi sull’atollo rispet
Tahiti
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hMirtiroar.’ pena!
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Strato di
calcare corallino
1000
1500
La posizione geografica e la configurazione deli'atoiio di Mururoa
tivamente negli anni 1982,
1983 e 1987, sono stati redatti fra molte difficoltà e limitazioni, dovute al segreto militare, per cui i dubbi vengono lilteiiormente rafforzati.
In modo particolare là «commissione Cousteau» si è per
di più lamentata vivamente
per le «falsificazioni e censure». Una cosa è comunque
certa: la radioattività causata
dal plutonio e dai suoi derivati, radicata nel basamento
vulcanico dell’atollo per un
periodo non inferiore ai
500.000 anni e con una potenza paragonabile a quella
di un reattore nucleare di cir
ca 1.000 megavvatt, fa di Mururoa una delle più grandi discariche nucleari del mondo.
Un altro dei più diffusi
quotidiani francesi, «Quest
France», ha appena pubblicato in prima pagina non un disegno ma una fotografia, risalente al 1988, che mostra una
spaccatura nell’atollo di tre
metri di larghezza, mentre nel
servizio che l’accompagna
viene specificato che la frattura sarebbe lunga diversi
chilometri. Eppure le ipotesi
di disastri o di fughe radioattive continuano ad essere
smentite. Non solo, ma il ministro della Difesa ha accusa
to « Le Monde» di aver pubblicato un «montaggio cartografico», Il quotidiano ha fermamente ribadito l’autenticità del documento.
Questo atteggiamento, arrogante e negatore dell’evidenza, fa venire in mente un
precedente episodio, sempre
legato a Mururoa, successo
esattamente dieci anni fa.
Molti ricorderanno l’affondamento nel porto neozelandese
di Aukland (mediante due cariche di dinamite) e la conseguente morte di un giornalista
.a bordo della nave «Rainbow
Warrior» di Greenpeace, in
rotta verso l’atollo per denunciare gli esperimenti nucleari
di allora. Il governo francese,
di fronte a quelle precise accuse, aveva negato qualsiasi
' responsabilità e lo stesso presidente Mitterrand aveva definito l’attentato come «criminale, stupido e assurdo».
Poi è emersa la verità: erano
stati i servizi segreti ad affondare la nave.
Quando decideranno i responsabili attuali della politica francese a dare per lo meno
un po’ più di spazio alle proteste e alle varie documentazioni anziché negarle? È ora,
come dice «Le Monde», che
una missione scientifica internazionale sia messa in grado
di condurre un’inchiesta completa allo scopo di informare
il mondo sulla situazione reale. Nel frattempo vorrà finalmente Chirac sospendere, e
anzi cessare gli ulteriori
esperimenti previsti, ricordando che sono miliardi le persone che condividono la terra,
l’aria e l’acqua del pianeta?
Grido d'allarme del Commissario Onu
È in pericolo il diritto
d'asilo dei profughi
L’Alto Commissario dell’
Onu per i rifugiati, signora
Sadako Ogata, ha messo in
guardia contro l’erosione del
diritto d’asilo in tutto il mondo, invitando la comunità intemazionale ad adottare le iniziative volte a scongiurare
nuovi esodi nei paesi d’origine, e a proteggere i rifugiati
durante la loro fuga e il loro
esilio. Lo ha detto aprendo i
lavori dell’assemblea annuale
del Comitato esecutivo dell’
Acnur, composto da rappresentanti di 50 governi. «Negli
ultimi mesi - ha detto Ogata alcuni paesi, in Africa come
in Europa, hanno chiuso le
frontiere davanti ai rifugiati in
fuga dalle aree a'rischio. Migliaia di rifugiati e di sfollati
sono rimasti così intrappolati
nel bel mezzo di combattimenti e di violenze. Alcuni
sono stati uccisi, altri brutalizzati e terrorizzati, o costretti a
tornare in zone di conflitto».
Sadako Ogata ha affermato
che la composizione dei 27,4
milioni di persone che rientrano attualmente nelle competenze dell’Acnur rivela in che
misura l’attenzione dell’organizzazione si sia in qualche
modo spostata dai paesi di
asilo a quelli d’origine: «Di
questo totale solo 14,5 milioni
sono dei rifugiati - ha osservato mentre 4 milioni sono
i rimpatriati; 5,4 milioni gli
sfollati all’interno del proprio
paese; e 3,5 milioni sono i civili che subiscono le conseguenze di conflitti. Ne deriva
che quasi la metà delle persone che rientrano nelle competenze dell’Acnur si trova nel
proprio paese d’origine».
In Ruanda, in Liberia, nell’
ex Jugoslavia, nel Caucaso e
altrove, l’Acnur lavora a
stretto contatto con le forze
per il mantenimento della pace, e i negoziatori della pace,
per assicurarsi che le preoccupazioni umanitarie facciano parte del dialogo politico,
e che siano rafforzate la capacità dell’organizzazione di
adempiere il suo mandato di
protezione e di assistenza.
Oltre alla salvaguardia dei
diritti umani, le condizioni
socio-economiche nei paesi
d’origine devono essere migliorate sia attraverso programmi a breve termine, come i «progetti di rapido impatto» dell’Acnur, sia attraverso programmi a più lungo
termine, realizzati da istituzioni come la Banca mondiale
e altre. La Ogata ha segnalato
che la ricostruzione di paesi
devastati dalla guerra non è
facile in un’epoca in cui diminuisce l’aiuto allo sviluppo
mentre crescono i bisogni
umanitari. Secondo l’Alto
Commissario, è arrivato il
momento di aprire «una terza
finestra» per il finanziamento
delle attività di ricostruzione
di emergenza. In questo modo
i donatori protrebbero mettere
a disposizione risorse sia da
fondi per gli aiuti umanitari
sia da fondi per l’aiuto allo
sviluppo. (Acnur)
Riforma
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Il settimanale
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