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Anno 119 - n. 46
25 novembre 1983
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lOCòG TCRR2 PELLiICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
IL NODO IRRISOLTO DELL’INSEGNAMENTO RELIGIOSO NELLE ELEMENTARI
« Il popolo della pace non può
non essere ascoltato », titolavamo un mese fa, aU’indomani della grandiosa manifestazione di
Roma. Ebbene, non solo non è
stato ascoltato ma è stato sprezzantemente ignorato!
Avremo dunque — abbiamo
già, a quanto pare — i missili in
Sicilia perebé così ha deciso il
presidente degli USA e così ha
ratificato i] parlamento italiano
a larghissima maggioranza, allargata al MSI per Foccasione.
Questo voto, scontato, costituisce rennesima riprova deU’ahisso esistente tra società civile e
società politica. Su un problema
così scottante, che ha visto scendere in piazza milioni di persone in tutta Europa, il potere politico — presieduto da un socialista — si è dimostrato sordo e
assolutamente impermeabile. Il
che suona come un’offesa alla
democrazia.
Ma ciò che ha decisamente urtato la coscienza di milioni di
cittadini è stato lo spettacolo
vergognoso del parlamento semivuoto: dov’erano i 358 deputati
che hanno poi votato ad occhi
chiusi Faccettazìone di strumenti di sterminio totale sul suolo
italiano? Bene ha fatto FOn. Ingrao a denunciare la gravità dei
fatto perché anche questo atteggiamento irresponsabile fa parte
della « questione morale » che
pesa sul paese.
Aver posto il problema, come
ha fatto il presidente del Consiglio, solo in termini di riequilihrio delle forze tra Est e Ovest,
non ci convince, come non convince il 57% degli Italiani, secondo un recentissimo sondaggio.
L’instaUazione degli euromissili
avrà per effetto di indebolire ulteriormente l’Europa, sia sul piano della sicurezza (il nostro continente diventerà un campo minato dall’Atlantico agli Urali),
sia soprattutto sul piano politico: i Pershing e i Cruise infatti
hanno più la funzione dì riaffermare l’egemonia politica degli
USA sull’Europa occidentale che
di minacciare FURSS sul piano
strategico-militare (per questo
bastano e avanzano i missili intercontinentali piazzati sui sommergibili e sui caccia-bombardieri).
La stessa funzione (politica) han.
no del resto gli SS 20 rispetto
all’Europa orientale. Per cui, in
fin dei conti, gii euromissili (dell’Est e dell’Ovest) rappresentano la consacrazione di Yalta, 40
anni dopo. Craxi e Mitterrand
dovranno spiegarci come questa
decisione aiuta ad uscire dalla
logica dei blocchi...
Noi riteniamo che questo è
sempre e soltanto il vecchio motto dell’Uomo Vecchio: « Se vuoi
la pace, prepara la guerra ». Ora,
il Libano ci dà quotidianamente
la tragica dimostrazione di quanto la « pace » armata porti a sempre maggiori massacri. Affermare, come fa il « nuovo filosofo »
francese André Glucksman nel
suo ultimo libro («La force du
yertige») che i missili nucleari
invece impongono la saggezza,
quindi la pace, e che pertanto U
pacifismo sabota la dissuasione,
ci sembra pura follia. Noi preferiamo la follia disarmata delFEvangelo.
Jean-Jacques Peyronel
Nasce la «cultura religiosa»?
Si affacciano due possibilità di composizione tra Concordato ed esigenze di una nuova impostazione non confessionale della questione dell’Insegnamento religioso nella scuola pubblica
Nel campo della scuola l’insegnamento religioso continua ad
essere un nodo centrale irrisolto
su cui, malgrado la diffusa apatia, si continua a discutere. L'insegnamento religioso è stato al
centro delle discussioni al tempo
del disegno di legge per la riforma della scuola secondaria superiore, decaduto con la fine anticipata della scorsa legislatura; è
ora uno dei punti caldi del dibattito sui nuovi programmi della
scuola elementare.
In questo quadro due notizie
recenti destano non poche preoccupazioni in chi ha a cuore la
laicità dello Stato e in particolare della scuola pubblica.
Da un lato è corsa voce di una
imminente firma della revisione
del Concordato in base alla « sesta bozza » consegnata al Presidente del Consiglio Fanfani la
scorsa primavera. Lasciamo da
parte, in questo contesto, il discorso generale che pur va sottolineato sulla clandestinità scelta dagli ultimi governi (dalla
« quarta bozza » in poi si hanno
solo voci e non testi) e sulla necessità, davvero umiliante, che
partiti di governo e di opposizione siano costretti a chiedere con
insistenza al Governo la cosa più
elementare e ovvia e cioè che la
bozza sia resa pubblica e venga
discussa in Parlamento. Per ciò
che riguarda il tema su cui oggi
fermiamo la nostra attenzione,
rileviamo che in merito all’insegnamento religioso la nuova bozza avrebbe acquisito il principio
della facoltatività nel senso che
sarebbe l’autorità scolastica a
chiedere allo studente (o alla sua
famiglia) se vuole 0 non vuole
l’ora di religione.
Dall’altro lato la « Commissione Fassino », incaricata due anni
fa dall'allora ministro della Pubblica Istruzione Bodrato di ridefinire i programmi delle elementari, ha terminato i propri lavori. Nella proposta di programmi
varata con voto a maggioranza
dalla Commissione compare « un
nucleo organic'o di problemi e di
conoscenze » relativi ai fatti e ai
fenomeni religiosi di cui l’alunno ha esperienza diretta o indiretta. Come hanno detto i giornali, si tratta di una « sorta di materia » che va sotto il nome di
« conoscenza dei fatti religiosi » o
di « cultura religiosa ». In quanto
impostata in senso culturale e
non confessionale (ma il lato di
esperienza, in cui predomina la
presenza del cattolicesimo, sovrasta e mette in ombra il lato
conoscitivo riferito particolarmente alla storia) questa « ma^
teria » sarebbe destinata a tutti
gli alunni e quindi diventerebbe
obbligatoria.
Le due notizie, apparse sui
giornali lo stesso giorno, riguardano due impostazioni diverse
che evidentemente dovranno essere ricondotte ad una unità. Ma
quale? Mi sembra che vi siano almeno due possibilità di composizione tra Concordato ed esigenze di una nuova impostazione
non confessionale della questione
dell’insegnamento religioso. Una
ESODO 3; 9-14
“Fa’, perchè io sarò teco^^
«..Xe grida dei figliuoli d’Israele sono giunte a me, ed ho anche veduto l'oppressione che gli Egiziani fanno loro soffrire. Or
dunque vieni ed io ti manderò a Faraone perché tu faccia uscire il
mio popolo, i figliuoli d’Israele, daU’Egitto ». E Mosè disse a Dio :
« Chi son io per andare da Faraone e per trarre i figliuoli d’Israele
dall’Egitto?». E Dio disse: «Va’, perché io sarò teco; e questo sarà
per te il segno che son io che tiio mandato: quando avrai tratto il
popolo dall’Egitto, voi servirete Iddio su questo monte ». E Mosè
disse a Dio: « Ecco, quando sarò andato dai figliuoli d’Israele e avrò
detto loro: L’Iddio dei vostri padri m’ha mandato da voi, se essi
mi dicono : Qual è il suo nome? Che risponderò loro? ». Iddio disse
a Mosè : « Io sono quegli che sono ». Poi disse : « Dirai così ai figliuoli d’Israele: ’L’Io sono m’ha mandato da voi’».
Il compito che Dio affida a
Mosè ha il carattere dell’inaudito, del rivoluzionario. Non si era
mai sentito né visto che un popolo oppressore lasciasse _ i propri oppressi, i propri schiavi, liberi di andar via. li compito di
Mosè è assolutamente al di fuori
di qualsiasi realismo storico, politico o economico. Inoltre, egli
non dovrà solo trasformare la
mente di Faraone, ma dovrà trasformare addirittura la storia,
cambiare i rapporti tra oppressori ed oppressi e dare una nuova dignità agli schiavi. Gli Egiziani dovranno fare a meno della manodopera a buon mercato e gli Israeliti dovranno adorare l'Iddio del patto.
Proprio per questi caratteri
decisamente insoliti, la storia di
Mosè ha diversi punti di contatto con il grido profetico di larga
parte del movimento per la pace che chiede di vivere senza la
protezione delle armi. Anche questa richiesta appare al di fuori di
qualsiasi realismo storico, politico o economico. Come nel caso
di Mosè, si tratta oggi di cambiare la mente dei potenti, indi
care nuovi rapporti tra i popoli,
additare un nuovo stile di vita
ai singoli.
Con quale forza è possibile andare e parlare per operare simili trasformazioni? Chi siamo noi?
Anche Mosè rivolse a Dio una
domanda del genere. Quale è
stata la risposta di Dio? Eccola:
« Va', perché io sarò teco ».
Certo questa risposta lascia
disarmati. Infatti, Mosè non viene dotato di nessuna garanzia di
successo, di nessun’arma di attacco né di difesa, di nessuna
promessa di solidarietà umana.
Mosè dovrà andare da Faraone
non nella forza di un ambasciatore o di un negoziatore di uno
Stato potente, ma nella debolezza dell’uomo disarmato, del
nonviolento. Dio in persona lo
ha così attrezzato per un compito unico nella storia. L’uomo di
Dio sarà forte soltanto delle parole di Dio. Soltanto il suo cuore-niente sarà forte, mentre il
suo corpo _ sarà debole ed esposto alle violenze. Le sue mani
non trasporteranno armi, soltanto la sua bocca annuncerà la
parola di Dio. Egli non verrà a
compromesso con Faraone, ma
chiederà la liberazione del popolo. La sua parola non sarà
spesa per niente di meno che
l’affrancamento totale e incondizionato dei diseredati, degli
umili, degli sfruttati. Se Mosè
chiedesse di meno, tradirebbe
l’ordine di Dio, sciuperebbe l’immensa ricchezza, costituita dalla
parola di Dio.
L’Iddio che manda Mosè è l’Iddio dei padri, di Abramo, Isacco, Giacobbe. E’ sempre quel Dio
che chiama Abramo a lasciare
la sicurezza di Ur dei Caldei per
andare verso quella terra e per
iniziare quel popolo che è una
realtà soltanto nella volontà di
Dio. Egli è l’Iddio che chiama
all’esistenza le cose che non sono, che crea il mondo. E’ l’Iddio
delle cose nuove e meravigliose;
il suo operare sfugge ad ogni
comprensione; non si lascia inquadrare in schemi di convenienza e di opportunità, eppure
ha un piano di salvezza. Il bello
di Dio è che sorprende, contraddice; egli abbassa i potenti e innalza gli umili, chiama gli emarginati e umilia i ricchi, semina
il terrore fra gli eserciti e protegge l’indifeso.
Forse Mosè, al momento della
sua chiamata, non conosceva
Dio, non aveva una grande esperienza dell’agire di Dio. Ma la
Chiesa, la Chiesa che ha alle
spalle la Torah e i profeti, il Cristo e la Pentecoste, sa che Dio
infrange gli schemi umani, scombussola le istituzioni oppressive,
rompe gli equilibri creati col
Salvatore Rapisarda
(continua a pag. 12)
che mi pare potrebbe essere condivisa, l'altra che mi pare decisamente inaccettabile.
Premetto che di fronte alla religione come « materia », pur con
tutte le impostazioni non confessionali pensabili, rimangono le
obiezioni di sempre: nel nostro
paese non esistono le garanzie
culturali perché la religione in
quanto ora a sé cessi di essere
comunque un’ora di cattolicesimo. Ma poiché nelle elementari
— dove l’insegnante unico dovrebbe garantire un minimo di
pluralismo nell’ambito di ogni
collegio docente — questo pericolo è minore, lasciamo per un
momento da parte questa pur
non trascurabile pregiudiziale.
Condizioni
Irrinunciabili
Che il fatto religioso non debba essere estromesso dcJla scuola
bensì vada ricompreso nell’oggetto della ricerca culturale affidata alla scuola, è cosa che sosteniamo da tempo. Ciò che va
estromesso dalla scuola non è la
religione bensì l’impronta confessionale che sempre le ha imposto la Chiesa cattolica. Per
questo va data la massima attenzione a tutti gli sforzi che vengono fatti da varie parti (e la
nostra Intesa si colloca in questa
linea) per ridare alla scuola la
piena responsabilità nell’affrontare, come cosa che le compete
e che quindi deve organizzare, il
fatto religioso nella sua dimensione storica, culturale, sociale ed
esistenziale.
Ma perché questa competenza
della scuola sia reale, e in particolare lo sia per la scuola elementare, occorrono delle condizioni irrinunciabili.
1. Libertà. Deve cadere ogni
controllo vescovile cattolico sull’idoneità degli insegnanti. Se si
vuol davvero affrontare il fatto
religioso in un quadro culturale
non confessionale, non si può assolutamente giustificare qualsiasi
ingerenza cattolica e l’insegnamento, anche in questo campo,
deve avvenire nel quadro di programmi scolastici definiti dalla
scuola (non certo concordati con
una confessione religiosa).
2. Pluralismo. L’argomento
religioso non può essere riservato a insegnanti particolari ma deve essere affrontato dall’insegnante abilitato a condurre una
classe elementare, sia che aderisca ad una determinata confessione religiosa sia che non aderisca ad alcuna.
3. Preparazione. In vista di
un rilevante cambiamento quale
quello ipotizzato è necessaria
una preparazione immediata, per
mezzo di corsi di aggiornamento
in tema religioso a cura della
scuola ed una di più ampio respiro inserendo una specifica
preparazione riguardo alla religione nel curriculum di studi universitari dei futuri maestri.
D’altra parte abbiamo l’inseFranco Giampiccoli
(continua a pag. 2)
2
2 fede e cultura
25 novembre 1983
SUCCESSO DELL’ANNULLO SPECIALE DELLE POSTE
FEDERAZIONE
Tre giornate per Lutero
A colloquio
con i lettori
Dal 10 al 12 novembre la chiesa valdese di Torino ha organizzato ima serie di manifestazioni per il 500“ anniversario
della nascita di Martin Lutero.
Mi pare importante segnalare,
anche se in modo molto schematico, i diversi aspetti di queste
giornate torinesi, che si afiftancano ai « giovedì su Lutero » organizzati dal Centro Evangelico
di Cultura di cui riferiremo più
tardi, a ciclo terminato.
Nel bel salone rinnovato di
Corso Vittorio Emanuele, accanto alla chiesa valdese, giovedì 10
sì è installato un ufficio postale
distaccato: per tutta la giornata la posta è stata timbrata con
un annullo speciale («Torino ceru
tro corr.ze - 10.11.83 . 500° nascita
Martin Lutero»), gioia e trepidazione di innumerevoli appassionati di filatelia di Torino e
di tutta Italia, ma anche occasione di segnalazione, di ricordo, di attenzione. Approfittando
di questa occasione, nella sala
era stata collocata, su una serie
di bacheche preparate da Nicola Tomassone, una raccolta dì
francobolli sulla Riforma offerta alla attenzione del pubblico
da parte di Domenico Abate
(Lutero, la Riforma in Germania, le conseguenze della Riforma fino ai nostri giorni, fino ad
Albert Schweitzer e a Martin
Luther King; ma anche la Riforma in Italia, con un riferimento a Chanforan e al movimento valdese...).
Vicino al settore filatelico,
con la collaborazione del Goethe
Institut di Torino, i giovani di
Corso Oddone hanno organizzato una esposizione di 16 opere e
testi di e su Lutero (con riproduzioni iconografiche del tempo : Matthäus Merian, Luca Cranach, Hans Holbein, ecc.), che
è rimasta aperta al pubblico per
i tre giorni della manifestazione.
Il film di Rchel su Lutero, curato dalla rubrica Protestante
«Cultura religiosa»?
(segue da pag. 1)
gnamento confessionale cattolico,
assicurato dal Concordato, a cui
una larga fetta del cattolicesimo
italiano non intende rinunciare.
Sappiamo quanto è stato discriminante fino ad oggi questo insegnamento ed il corrispondente
esonero. L’unico modo che consentirebbe ima permanenza accettabile di un insegnamento
confessionale sarebbe la sua collocazione al di fuori dei programmi e degli orari della scuola. Fuori dei programmi perché la stessa scuola non può insegnare due
volte religione se non creando
grosse confusioni oppure rendendo funzionale l’ora culturale all’ora confessionale. Fuori degli
orari perché altrimenti la scuola dovrebbe organizzare attività
alternative (quali?) per chi non
vuole l’insegnamento confessionale perpetuando così le divisioni interne alle classi.
La Chiesa cattolica, nel rivedere il Concordato, dovrebbe quindi
accettare di riconoscere in un insegnamento confessionale facoltativo come testé prospettato l’attuazione dell’articolo 36 del Concordato a cui non sembra essere
disposta a rinunciare. Dovrebbe
così convogliare su quell’insegnamento facoltativo le attività
di controllo sugli insegnanti e
sui programmi previste dal Concordato. E dovrebbe quindi liberare esplicitamente gli insegnanti elementari dalla tutela ecclesiastica (soggezione all’approvazione vescovile, vincolo di programmi concordati con lo Stato)
allorché essi svolgono autonomamente il loro programma comprendente anche il confronto con
il fatto religioso.
_ Se queste condizioni fossero
rispettate, allora penso sarebbe
accettabile questo tipo di soluzione. Rimarrebbero le grosse riserve sulla « materia » a se stante, rimarrebbe la situazione malsana di una religione confessionale di alcuni il cui insegnamento è pagato con i soldi di tutti;
ma ci troveremmo indubbiamente di fronte ad un passo avanti
rispetto alla situazione attuale.
L’ipotesi inaccettabile
Senonché le prospettive mi
sembrano del tutto diverse. Con
ogni probabilità non sarà la
Commissione Fassino a dettare
la sua interpretazione al Concordato, ma sarà il Concordato ' a
piegare alle sue esigenze i programmi della Commissione Fas
sino. In altre parole c’è il rischio
che in attesa di riforme più ampie e comprensive, si arrivi alla
« sperimentazione » che i giornali hanno già ventilato come ima
delle possibilità che stanno davanti al ministro Falcucci. La facoltatività riguarderebbe quindi
l’insegnamento cattolico confessionale (che la Commissione Fassino ha chiesto di abolire per lo
meno nella forma delle attuali 20
mezz’ore affidate al clero nel 2°
ciclo) come una variante dell’attuale esonero senza sostanziali
cambiamenti. E i programmi di
« cultura religiosa » destinati a
tutti gli alunni verrebbero sperimentati nel quadro di una tutela concordataria non appariscente ma sempre presente: con
un vigile controllo dei programmi e magari con la riserva dei
supplenti per gli insegnanti che
nell’insegnamento della religione
seguissero strade e metodi non
graditi.
E’ chiaro che in questo caso si
porrebbe per noi, per gli Ebrei,
per tutte le forze laiche, la necessità di una obiezione di coscienza e di una rivendicazione
dell’esonero.
Se questo sarà l’imbuto attraverso cui vorranno costringerci
avremo tempi duri, ben più duri
di ora. Già ora da insegnanti
aperti ci viene presentato il nuovo insegnamento religioso come
qualcosa di adatto a tutti.
Già ora è pronto lo slogan sull’esonero (« passaporto per l’ignoranza ») coniato per chi lo rivendichi una volta affermata la linea
della « cultura religiosa ».
Ma tutto questo non potrà farci dimenticare che non esistono
in Italia solo dei casi singoli di
confessionismo con insegnanti
arretrati che insegnano catechismo a scuola. Esiste e permane
un quadro strutturale confessionale complessivo, il Concordato,
che rende l’insegnamento religioso confessionale in senso oggettivo. E finché questo quadro non
sarà abolito o sostanzialmente
modificato, noi avremo il dovere
di rivendicare l’esonero, perché
dove permane l’ipoteca concordataria non può essere tolto il
diritto all’esonero.
Non si tratta di chiusure preconcette. Si tratta anzi di continuare a lavorare perché nella
scuola vengano introdotte riforme accettabili. Ma è bene che si
sappia con chiarezza che noi
evangelici non chiediamo nessun
passaporto per l’ignoranza e che
non siamo neppure disposti a
farci dare quello dell’ingenuità.
Franca Giampiccoli
simo con la collaborazione del
pastore Saggese, è stato proiettato in continuazione e molti
torinesi (tra cui alcune scolaresche) hanno potuto fermarsi e
vederlo. Un banco di libri della
libreria Claudiana con testi della preriforma, di Lutero, della
Riforma e del protestantesimo
fino ad oggi (e con alcuni testi
della Riforma in Italia) completava l’esposizione nel salone.
A chiusura delle tre giornate,
e questa volta nella chiesa valdese di Corso Vittorio, una conferenza concerto, organizzata da
Alberto Taccia con la collaborazione delle corali valdese-battista e dei fratelli, radunava un
buon numero di persone sul tema: Influenza di Lutero nella
musica di chiesa, con saggi che
andavano dalla musica precedente la Riforma fino all’epoca
del Pietismo, nel segno di una
collaborazione fra le chiese
evangeliche a Torino.
Lutero teologo musico poeta
era il teqia di queste giornate
torinesi ; l’interesse del pubblico è stato buono, in certi giorni superiore alle attese di molti.
Intanto, giovedì dopo giovedì,
altra gente — numerosissima —
va ad ascoltare il ciclo di conferenze preparato in collaborazione con l’assessorato alla cultura del comune di Torino. Ci
ritorneremo.
Eugenio Rivoir
La grazia di Dio più forte del
male, la giustificazione del peccatore per fede soltanto, la potenza liberatrice dell’Evangelo di
Gesù Cristo, la chiesa come comunione dei credenti, sono i punti essenziali del messaggio di Lutero che ancora oggi restano attuali — ha dichiarato il pastore
Aurelio Sbaffi presidente della
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia ricordando il riformatore tedesco nel giorno del
500° anniversario della nascita.
In una dichiarazione rilasciata
all’agenzia « nev » afferma ancora: « Per noi essi non sono la bandiera di una chiesa particolare, ma una proposta
rivolta a tutti i cristiani; una
proposta da meditare e approfondire insieme per superare le
angosce di questo tempo in una
fiducia rinnovata in un Dio che
è potente per dare al mondo la
vita anche quando questo sta lavorando per la propria distruzione.
In questa prospettiva ci rallegriamo che questo anniversario
trovi ormai sopita l’eco delle
controversie confessionali del
passato; e ci auguriamo che una
più serena visione delle vicende
che dettero origine alla Riforma
protestante permetta a noi e agli
altri di riconoscere come patrimonio comune di tutti i cristiani
le affermazioni centrali delVevangelo di Gesù Cristo messe in luce, fra gli altri, da Lutero ».
Lutero e il
mondo moderno
BIELLA — Lutero e il mondo
moderno, le contraddizioni ma
soprattutto gli elementi di congruenza tra il pensiero e l’azione
del grande riformatore tedesco
e la realtà del cristiano di oggi,
così secolarizzato, così immerso
in problematiche umane dalle ca
lorazioni così drammatiche. Questo l’argomento affascinante della conferenza tenuta dal prof.
Paolo Ricca al Circolo Biella su
invito della Chiesa Evangelica
Valdese.
Il prof. Ricca ha tracciato brevemente, ma in modo estremamente incisivo, gli elementi caratterizzanti l’opera e la vita di
Lutero. I due profondi radicamenti: nella Bibbia, da un lato,
ma anche nella storia del suo
tempo dall’altro. I gravi squilibri
e fratture che possono intercorrere tra il nostro tempo e Lutero; la frattura tra l’antropocentrismo moderno (reale o supposto) e il teo-centrismo totale di
Lutero.
Sull’altro piatto della bilancia
il prof. Ricca ha posto quegli elementi che sicuramente possono rappresentare una linea di
continuità tra la nostra epoca e
questo attualissimo « giovane di
cinquecento anni ».
Tali elementi possono senz’altro essere riconducibili a quattro fondamenti: la Bibbia, la Verità, la Libertà e la Coscienza.
E’ terminato il momento delle
istituzioni, delle Chiese che non
producono fede in Dio ma solo
in se stesse; tali istituzioni devono, oggi come allora, essere
ridimensionate e portate ad auto-sostituirsi con la Bibbia, la Parola di Dio.
Anche la Verità è un continuo
e fedele specchio per l’uomo di
oggi. Il problema della vera penitenza è il problema della vera
fede; tutti i temi fondamentali
del cristianesimo filtrano attraverso questa griglia.
La Libertà, uno dei temi più
cari di Lutero, non può che essere la liberazione dal risucchio
della secolarizzazione. In questa
Ancora sul
Nicaragua
ottica l’operazione Lutero di
quattrocentocinquant’anni fa èuna vera e propria liberazione storica di proporzioni gigantesche.
Ed infine la Coscienza che svincola oggi come ieri il cristiano
autentico dall’autorità costituita
la quale non può essere e non è
più tiranna del credente.
R. R.
Caro Direttore,
sono molto dispiaciuto che la mia
recensione (Ministri di Dio, ministri del
popolo) abbia provocato l'indignazione
del Sig. Fassanelli, soprattutto per il
fatto (questo sì sconcertante!) che
condivido in pieno la sua analisi sui
Nicaragua. Mi sembrava di averlo detto abbastanza chiaramente, ma evidentemente è necessario ribadirlo: anch'io
sto dalla parte della rivoluzione sandinista e anch'io discuto e critico dall'interno, con occhi e testa italiani,
certo, ma non bendati, come si insinua
fra le righe e proprio per questo penso
che sia conforme all'Evanigelo aiutare
il popolo del Nicaragua ad evitare di
fare la fine che, per esempio, ha fatto
la Rivoluzione di Ottobre, che si è
trasformata (da rivoluzione socialista
che era) in quello stupido e feroce gerontocomio stalinista che è oggi l'Unione Sovietica. La zizzania dello stalinismo è sempre in agguato in ogni
rivoluzione progressista e mi sembrerebbe proprio un compito dei cristiani
quello di vegliare per separarlo dal grano del comuniSmo. Se poi il Sig. Fassanelli vuol farli crescere insieme, faccia pure; se per lui la preoccupazione
di evitare una dittatura è superata,
per me non lo è; io mi preoccupo deile dittature, di quelle borghesi di democrazia formale che i giornali li comprano e di quelle fasciste e staliniste
che i giornali li chiudono.
Alla signora o signorina Francesca
Naso vorrei dire: per favore rileggi la
mia recensione e cerca di vedere dove mira la mia (indubbiamente feroce)
ironia; guarda, non vuole assolutamente sminuire la teologia della liberazione (magari, come dici tu, avesse plasmato di sé un po’ di uomini politici
italiani!) né tanto meno è mia intenzione schernire dei sacerdoti cattolici
nella loro fede e nel loro ministero.
Mia Intenzione è ed era discutere (anche con lo scherno se serve ad aprire
un dibattito) frasi come quella che riportava il testo: « la Rivoluzione cubana è amore del prossimo, vangelo messo in pratica... ». Non credi che questa affermazione solleverebbe un’accesa discussione, se fossero ancora vivi,
anche nei santi e negli eroi che tu
citi?
Fraternamente.
Luigi Panaroni, Pisa
I LUTERANI RICORDANO LUTERO
Continuità della Riforma
In rapporto al calendario delle manifestazioni nel mese di novembre 1983, per il 500° anniversario della nascita di Lutero, è
da segnalare che a Torre Annunziata (Na), il 29 ottobre u.s., presso il Centro Culturale Evangelico Luterano « Cristo Salvatore »
è stata tenuta una Conferenza
dal prof. Elio Rinaldi, docente
di Storia dell’Arte, sul tema:
« Testimonianze di Fede nelle Ar.
ti durante l’età delia Riforma».
Pur con fini diversi ed espressioni distinte (l’arte con obiettivi estetici, la Riforma, con aspirazioni di rinnovamento di tradizionali dogmatiche religiose)
comuni tuttavia, sono le aspirazioni trascendenti.
L’oratore ha intrattenuto il numeroso pubblico presente (appartenente alle varie denominazioni evangeliche, presenti pure
alcuni cattolici) intorno agli aspetti meno noti dei ridessi che
la Riforma ebbe nel campo di
certe arti in particolare.
Nella musica attraverso il Lieder e i Corali luterani, musica
che secondo lo stesso Lutero «occupa un posto accanto alla Teologia essendo l’unica Arte a glorificare il nome di Dio ».
Nella poesia come aspirazione,
attraverso i versi degli inni, alla
santificazione cristiana; sono sta
ti letti (nelle traduzioni di Luigi
Necco) i versi del noto inno del
Riformatore: Ein fest Burg ist
unser Gott . Forte Rocca è il nostro Dio.
Nella pittura sono state presentate, con l’ausilio di apposite diapositive, le principali opere ad
olio e le famose xilografie relative all’Apocalisse del grande artista, disegnatore e incisore, aderente ai principi della Riforma:
Albrecht Dürer.
Nella conclusione il prof. Rinaldi ha evidenziato la necessità
della continuità dei valori della
Riforma come riproposta della
libertà del cristiano alla luce del
solo Evangelo; e ciò ricordando
quanto disse Lutero a Worms:
« Io sono legato dalle Scritture e
la mia coscienza è vincolata dalla Parola di Dio; non posso, né
voglio ritrattarla; né posso altrimenti; Dio mi assista ».
M. A,
* m
ROVERETO — L’il ottobre,
invitato da un circolo culturale
locale, il past. Paolo Ricca ha
tenuto una conferenza sul tema
« Attualità di Lutero ». Paolo
Ricca presentato da Florestana
Sfredda, la quale ha introdotto il
tema, ha parlato davanti ad un
folto pubblico rappresentato in
maggioranza da giovani studenti.
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25 novembre 1983
fede e cultura 3
LA RISPOSTA DEL PRESIDENTE CRAXI ALLA LETTERA DEL SINODO
Sig. Moderatore,
desidero anzitutto ringraziarvi
per avermi fatto pervenire i deliberati della riunione di Vancouver del Consiglio Ecumenico
delle Chiese che rappresenta una
parte importante della cristianità, sia del mondo occidentale, sia
di quello orientale. Il documento
approvato aH’unanimità dal Consìglio Ecumenico è giusto e nobile. Come Presidente del Consiglio di un paese pacifico e come
uomo consapevole dei rischi mortali che le terribili armi moderne fanno gravare sull’umanità,
condivido la necessità di procedere ad un serio disarmo nucleare, condivido la congiunzione dei
concetti di pace e di giustizia
che è alla base del documento, condivido le convinzioni ivi
espresse che « una nazione non
può pensare di essere nella sicurezza fin tanto che i legittimi diritti alla sovranità ed alla sicurezza di altre nazioni sono ignorati o respinti », che « la sicurezza di mi popolo passa attraverso il rispetto dei diritti dell'uomo, ivi compreso il diritto
alFautodeterminazione, passa attraverso la giustizia sociale ed
economica che ogni nazione deve
garantire mediante il proprio
sistema politico ».
Sono affermazioni giuste, che
fanno onore al Consiglio Ecume
Via maestra per la pace
La Tavola ha ricevuto la risposta del Presidente del Consiglio On. Craxi alla lettera che il Sinodo delle Chiese Valdesi e Metodiste gli aveva inviato lo scorso agosto. La lettera del Sinodo con
teneva ampi richiami alla dichiarazione su "pace
e giustizia” dell’Assemblea ecumenica di Vancouver. Pubblichiamo la risposta dell’On. Craxi invitando i lettori a dibatterla.
nico e lo pongono in quella condizione di imparzialità senza della quale nessun appello, nessuna
testimonianza, sebbene promossi
dalla fede o dal senso morale,
possono essere utili al rafforzamento della pace.
Queste affermazioni sottolineano implicitamente le difficoltà di
organizzazione politica della pace nel mondo, che è la sfera propria dell’azione dei governi e degli uomini politici. Violazioni dei
diritti umani e delle nazioni, interessi particolari, faziosità ideologiche, squilibri sociali all’interno delle nazioni e fra le nazioni,
sono altrettanti ostacoli aU’organizzazione della pace. Ritengo
che, al punto di sviluppo civile
in cui è giunto il mondo, non si
possa nemmeno discutere sulla
prevalente volontà di pace delle
grandi masse popolari in qualsiasi parte del mondo. Ma l’organizzazione politica della pace è
difficile; ed è questa — e non al
tre — la realtà che sta di fronte
al governo italiano. Ma è all’organizzazione della pace che noi
dobbiamo dedicare tutto il nostro convinto impegno.
Al documento del Consiglio
Ecumenico Voi aggiungete una
lettera del Vostro Sinodo in cui
suggerite di sospendere l’installazione dei missili a Comiso, come primo passo verso un reale
processo di disarmo a Ovest e ad
Est, « riconoscendo nel disarmo
nucleare, e nel caso anche unilaterale, la via più coerente — Voi
dite — con la nostra fede ».
Se un atto unilaterale per la
pace dqvesse essere oggi compiuto nel mondo, esso spetterebbe
all’URSS con lo smantellamento
dei missili posti in eccedenza in
Europa come dalla stessa URSS
riconosciuto. Ma all’URSS oggi
si chiede molto di meno, la rimozione di una nregiudiziale sostanziale che ostacola lo sviluppo
positivo della trattativa di Ginevra.
L’imilateralità non può essere
im atto del Governo italiano. In
un simile atto non si riconoscerebbe la maggioranza degli italiani che da decenni ormai ha
scelto la via della alleanza con
le grandi nazioni libere e democratiche dell’occidente identificando in essa la via maestra per
la pace nel mondo e per la propria sicurezza, garanzia ad un
tempo del proprio progresso civile, e del proprio sviluppo sociale ed economico. Una rottura
di questa alleanza e di questa solidarietà non sarebbe accettabile,
né le vicende vissute da più di
trent’anni a questa parte nell’Est
europeo e in altre parti ancora
del mondo hanno mai consigliato di rivedere alcunché di questa
importante scelta del popolo italiano.
Alle decisioni concertate sulla
base di comuni responsabilità
nell’ambito delle nostre alleanze
il governo da me presieduto intende tener fede con coerenza,
ma anche, voglio aggiungere, con
piena serenità giacché siamo convinti di essere nel giusto, di lavorare anche così per la pace nel
mondo, che ha bisogno di equilibri, non di ulteriori squilibri,
per essere rafforzata e assicurata ha bisogno della sicurezza che
deve valere per tutti, e di un
clima di fiducia e di reciproco
rispetto che la sicurezza garantisce e che la paura allontana. Il
nostro desiderio è che questi
equilibri siano raggiunti al più
basso livello possibile di armamento. Ciò significa che bisogna
mantenere aperte con fiducia e
con tenacia le più ampie possibilità e prospettive negoziali. Per
questo abbiamo lavorato, per
questo lavoreremo ancora, a Ginevra, durante Ginevra e dopo
Ginevra perché trattare e tratta^
re ancora, di fronte a qualsiasi
posizione è un obbligo che la situazione impone. Lo faremo con
serietà, con impegno, in prima
persona, senza delegare niente a
nessuno, senza dare a nessuno i
diritti di rappresentanza che sono nostri. La politica del governo
italiano si manterrà sempre in Ih
nea con la volontà di pace di
tutto il popolo italiano.
Bettino Craxi
« L’elezione gratuita è la somma dell’evangelo. Per parlarne
come si deve, è necessario atte
I « CLASSICI DELLA RELIGIONE » DELLA UTET
nersi rigorosamente a questa
breve ed esaustiva definizione.
In altri termini: essa costituisce
l’evangelo nella sua interezza,
nel suo nocciolo più profondo,
nella sua quintessenza. Così essa vuole essere compresa ed apprezzata nella chiesa cristiana.
Dio è Dio perché è essenzialmente colui che ama nella libertà:
questa è la verità che si manifesta come buon annuncio per
noi in virtù del fatto che le è
congiunto: Dio nella sua libera
grazia procede ad una scelta, si
volge verso l’uomo, nel quadro
dell’alleanza che stringe con Gesù di Nazareth e con il popolo
che questi rappresenta. Tutta la
gioia, tutto il beneficio che significa la sua opera di creatore, di
riconciliatore, di redentore, tutti i beni divini (e quindi reali),
la somma delle promesse contenute e proclamate nell’evangelo, tutto questo esiste perché Dio
ha deciso così, perché è il Dio
dell’elezione eterna e gratuita »
(pag. 170).
Con queste parole Karl Barth
esprime la centralità dell’elezione di Dio per la storia della salvezza dell’uomo. « Infatti la dottrina biblica dell’elezione costituisce ai suoi occhi la chiave di
volta di tutti i misteri dell’opera divina, non solamente di
Perchè la predestinazione
Tradotta in italiano e presentata in una poderosa veste critica la sezione della dogmatica di Barth sulla dottrina dell’elezione divina
quelli della riconciliazione e della redenzione finale, ma pure di
quello della creazione. Attestando che la grazia è all’origine di
tutte le opere di Dio, Barth la
pone come lo sfondo necessario
di tutti gli altri enunciati riguardanti quanto intercorre fra Dio
e Fuomo ». Con questo giudizio
di H. Bouillard, studioso di Karl
Barth, Aldo Moda, curatore dell’opera,, apre la sua introduzione al recentissimo e poderoso
volume « La dottrina dell’elezione divina » ^ dalla Dogmatica Ecclesiastica, di Karl Barth, pubblicato dall’Unione Tipografica-Editrice Torinese, nella sezione « Le
altre confessioni cristiane» della collana « Classici delle Religioni » diretta da Luigi Firpo.
Si tratta della traduzione integrale (comprese le parti in corpo piccolo), del settimo capitolo
della Dogmatica, intitolato « L'elezione gratuita da parte di Dio »
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(paragrafi 32-35), corrispondente a un vasto settore della seconda parte del secondo volume dell’edizione tedesca.
Molti scritti di Karl Barth sono già comparsi in traduzione
italiana, ma dell’immensa opera
dogmatica del teologo (interamente tradotta in inglese e francese) esistono solo spezzoni, contenuti nell’« Antologia » curata da
E. Riverso, edita da Bompiani nel
1964 e nel volume « Dogmatica
Ecclesiale », curato da I. Mancini, Bologna 1968, traduzione di
una raccolta curata da H. Gollwitzer.
Il volume or ora uscito dall’UTET rappresenta perciò un
fatto culturale importante; ed è
proprio in lingua italiana che
compare la prima edizione critica di un settore integrale della
« Dogmatica » di Barth. Infatti,
oltre ad un’ampia introduzione,
Aldo Moda ha curato una « Nota Biografica » di Karl Barth,
ricca di dati ed una esauriente
« Nota Bibliografica », che, oltre
alle opere di Barth e agli studi
critici su di lui, menziona gli
studi relativi al tema della sezione presa in esame. Ancora,
prima del testo, una << Nota storica » che inizia il lettore al piano afenerale dell’opera dogmatica di Barth. Dopo il testo due
appendici: la prima offre al lettore il contenuto della « Dogmatica ecclesiastica », capitolo per
capitolo, paragrafo per paragrafo, con la traduzione delle « sintesi » dello stesso Barth, ed il
testo di alcuni « Frammenti ».
L’appendice seconda dà una valutazione dei testi e degli autori
esaminati da K. Barth nella dottrina dell’elezione divina: è un
colossale lavoro bibliografico,
che interessa tutta la teologia,
soprattutto protestante, il cui
valore va molto al di là del tema indicato dal libro. Utilissimi
anche gli Indici finali.
Perché, fra tanti, la scelta di
questo settore? Aldo Moda lo
spiega nella sua «Introduzione»:
« Ripercorrere la lunga elaborazione della dottrina barthiana
della predestinazione significa
imboccare un cammino privile
giato per la comprensione dall’interno della lunga fatica del
teologo svizzero; notare, attraverso di essa, la progressiva concentrazione cristologica che a
poco a poco si enuclea e si irrobustisce significa indubbiamente toccare il cuore della teologia
barthiana; soffermarsi sulle
splendide pagine dedicatele nella Kirchliche Dogmatik significa
non solamente usufruire di una
chiave di lettura quanto mai
efficace per un’opera perseguita
con rara tenacia ed energia durante mezzo secolo, ma anche, e
soprattutto, consentire con ima
linea teologica fra le più nette
e fruttuose del pensiero cristiano. Per questa _ ragione, richiesti
di presentare in questa collana
un testo significativo della Kirchliche Dogmatik non abbiamo avuto molte esitazioni; il blocco
sull’elezione divina si è qualificato subito come un momento
privilegiato, suscettibile di assurgere al ruolo di classico sia
all’interno della dogmatica barthiana e sia all’esterno per i riverberi finora già avuti: ci è
parso però ancora più significativo proprio perché attraverso
queste pagine ci è permesso di
cogliere appieno, profondamente, cristallinamente il senso ultimo della teologia barthiana ed,
in un certo modo, l’eredità da
essa lasciata, al di là delle questioni, delle domande, degli interrogativi irrisolti » (pp. 9-10).
Anche noi siamo grati per questa scelta, perché-il tema della
predestinazione può appassionare anche oggi come ai tempi di
Lutero e di Calvino.
Dice Barth (p. 319): « La predestinazione divina è l’elezione
di Gesù Cristo: questa proposizione formula nella maniera più
semplice e più completa il dogma della predestinazione. Il termine di ’elezione’ significa due
cose: ’eleggere’ ed ’essere eletti’.
Anche il nome di Gesù Cristo
significa due realtà; colui che
porta questo nome è contemporaneamente vero uomo e vero
Dio. Di conseguenza, nella sua
forma più semplice, il dogma
della predestinazione deve esse
re definito mediante due tesi:
Gesù Cristo è il Dio-che-elegge
e Gesù Cristo è l’Uomo eletto».
E più avanti (p. 708): « Per definire un eletto ci si deve riferire rigorosamente ed esclusivamente all’immagine dell’uomo
che Gesù Cristo ci offre; la sua
vita compie ed attua in maniera autentica un’elezione autentica... ».
E più avanti ancora (p. 709);
« Anche per definire un riprovato ci si deve riferire rigorosamente all’immagine dell’uomo
che (^sù Cristo ci indica. Gesù
Cristo è, proprio in forza della
sua elezione, l’uomo che Dio ha
respinto lontano da sé e consegnato alla morte eterna, secondo il suo giusto giudizio... »._
Sono espressioni barthiane
prese da un vasto contesto, che
però, subito, vorrebbero essere
discusse e comprese più a fondo. Appunto per questo segnaliamo questo volume anche ai
lettori de « La Luce »: ci stimolerà senza dubbio a riparlare di
elezione e predestinazione, e_ sarà uno strumento validissimo
per approfondire la nostra conoscenza teologica, biblica, storica, culturale.
Presentazione
a Torino
Enorme successo ha avuto a
Torino la presentazione de « La
dottrina dell’elezione divina » di
K. Barth. Al Circolo della Stampa, in collaborazione con il Centro Evangelico di Cultura ed il
Centro Teolozico di Torino il volume dell’UTET e, in modo niù
ampio, il grande teologo di Basilea nella sua teologia e nella
sua vita, sono stati presentati
dal pastore Giorgio Tourn, dal
prof. Franco Bolgiani, dalla
scrittrice Adriana Zarri, presente il curatore dell’onera, nrof.
Aldo Moda. Il prof. Luigi Firpo
dirìgeva la manifestazione, inaugurata dal giornalista Giorgio
Calcagno. In sala la direzione dell’UTET e le traduttrici dell’opera: Oriana Bert e Marina Merz.
Il pubblico, numerosissimo ed
attento, che affollava la sala del
Circolo della Stampa, e seguiva
con vivo interesse un discorso
teologico — inconsueto, o, per
lo meno poco freauente negli
ambienti culturali della città _—
era un segno tangibile che l’interesse per la teologia di Karl
Barth oggi non è in declino.
Giuliana Gandolfo
' Karl Barth. La dottrina delVelezione divina. UTET 1983, np. 1100,
L. 75.000.
4
4 vita delle chiese
25 novembre 1983
FRALI - GIORNATA COMUNITARIA
Solidarietà con i minatori
La giornata comunitaria di domenica 20 novembre ha avuto
come tema di riflessione il lavoro e l’occupazione, con particolare riferimento alla situazione
locale. Dopo il culto in cui la
riflessione biblica ha toccato il
problema uomo-lavoro, 75 persone hanno partecipato al pranzo
comunitario preparato da un
gruppo di sorelle e fratelli a cui
ancora va il nostro ringraziamento. Nel pomeriggio, dopo la
proiezione di diapositive sull'attività 'dei cavatori ■di pietra in
alta Val Luserna, e sul vallone di
Frali, si è avuto im buon momento di discussione sui problemi dell’occupazione.
La presenza di diversi minatori e di im delegato del Consiglio di fabbrica ha permesso di fare il punto sulla situazione attuale concernente la
Talco e grafite. E’ pure emersa
la proposta, rivolta al Consiglio
comunale di Frali, di organizzare momenti di dibattito e di informazione per la popolazione
nella sede comunale, a scadenza
quindicinale. Al termine della
giornata Tassemblea ha approvato il seguente testo:
« Quali abitanti nel Comune di
Frali in Val Germanasca, siamo
preoccupati della sempre più difficile situazione occupazionale
che caratterizza il nostro paese
ed il mondo intero. Di fronte alle
imospettive di ulteriore diminuzione dell’occupazione nella nostra valle (Talco e grafite Val Chisone), rifiutiamo la rassegnazione su questo stato di cose e desideriamo attirare l’attenzione sul
futiuro dell’intera valle già decimata daH’emigrazione.
— Innanzitutto desideriamo dire una parola di solidarietà a
tutti gli operai, giovani ed anziani, che hanno perso il loro posto
di lavoro, o rischiano di perderlo, ai cassaintegrati a zero ore,
in particolare agli operai della
Isolantite impegnati nella difesa
del loro posto di lavoro, consapevoli che questa realtà colpisce
l’uomo nella sua dignità umana
e comporta non solo danni materiali ma forti ripercussioni cul
turali, etiche e psicologiche. Sappiamo anche chiaramente che
questa situazione non è dovuta
al caso ma è frutto di gravi errori imprenditoriali, del profitto
personale, a danno della collettività.
—■ In secondo luogo, riteniamo
che gli Enti locali, i Comuni e
la Comunità montana in primo luogo, dovrebbero farsi promotori di iniziative politiche precise all’interno di questo processo di recessione che perdura ormai da anni. Non solo, crediamo
anche che sia loro preciso dovere fornire informazioni ed organizzare incontri di discussione
per udire la voce degli operai e
dell’intera popolazione locale. Il
problema infatti va ben oltre la
vertenza: Consiglio di fabbricaSindacato-Fadronato, in quanto
coinvolge la vita di un’intera popolazione.
— Fer quanto concerne lo
sfruttamento del talco in Val
Germanasca, le cui miniere sono
ormai tutte situate nel Comune
di Frali, ci opponiamo ad una
politica di sfruttamento intensivo quale si è praticata sino ad
oggi. Questa tecnica della politica padronale è contraria alla
cultura della nostra gente. Se infatti questa fosse stata la cultura locale, oggi non esisterebbe
alcun pezzo di terra ancora coltivato! Lo sfruttamento intensivo
(che prende il meglio e abbandona il resto) va unicamente a profitto deU’Azienda ed è contro gli
interessi della popolazione locale. L’Azienda non manifesta grosse preoccupazioni sulla durata
dei filoni di talco puri anche se
ciò comporta — a breve scadenza — l’esaurimento delle risorse
naturali.
— Riteniamo pertanto che occorra esercitare un reale « controllo popolare » sui piani di
sfruttamento delle miniere che
sono un bene collettivo, ed individuiamo nei Comuni e nella Comtmità montana i primi strumenti politici per questo controllo. Occorre infatti porre fine ad
ima politica padronale che ha come obiettivo l’aumento della produzione e la diminuzione della
manodopera senza che ciò si traduca in investimenti che devono
essere anche a beneficio della valle cui appartengono le miniere. I
numerosi morti anzitempo per
silicosi sono la memoria storica
di un’ingiustizia che dura oggi
ancora ». E. G.
Le decisioni deli’Assemblea
Assemblea
Primo Circuito
Un’Assemblea di Circuito programmatica che, sotto lo stimolo delle proposte del Consiglio,
ha posto le basi per il lavoro
invernale: questo il consuntivo
dell’incontro dei rappresentanti
delle chiese del I Circuito tenutosi a Torre Pellice domenica 20
novembre. Qualche assenza di
troppo ha ancora una volta messo in evidenza quanto la struttura circuitale non sia ancora
capita a sufficienza.
Dopo i saluti al pastore Resini
e alle studentesse in teologia Trimarchi e Coppola e le parole di
solidarietà nei confronti del pastore Rlbet, in convalescenza
dopo un’operazione, il sovrintendente, past. Platone, ha centrato — al termine della sua relazione sui lavori del Sinodo —
la discussione sul problema dei
Gruppi Pace-Disarmo delle chiese locali, introdotta dalla proiezione di diapositive di Italo Pons
sulla manifestazione di Roma,
che ha coinvolto un buon numero di membri di chiesa della Val
Pellice. Constatato che la sensibilizzazione al problema sta procedendo in tutte le chiese, si tratterà ora di puntualizzare le linee
di riflessione e operative su cui
i gruppi locali, già formati o in
procinto di costituirsi, potranno
lavorare nel corso dell’inverno.
Un secondo argomento su cui
le chiese dovranno riflettere è
quello riguardante il documento
ecumenico di Lima su Battesimo, Eucaristia e Ministeri
(BEM). Per domenica 22 gennaio 1984 è stata programmata
un’Assemblea di Circuito che farà un po’ il punto sulla riflessione delle chiese a quel momento.
Il Consiglio di Circuito è sta
to incaricato, infine, di organizzare un corso per predicatori locali, che dia strumenti e necessaria formazione a quelle persone che sentono vocazione alla
predicazione. Concistori è pastori sono chiamati ad individuare
e a stimolare in tal senso i membri di chiesa.
Sull’impegno nel campo giovanile l’Assemblea del I Circuito si era già espressa a giugno.
Il lavoro è iniziato sulle linee
previste (incontri di catecumeni, collegamento tra i gruppi
giovanili) e le valutazioni andranno fatte al termine dell’anno ecclesiastico in corso. Tutti
gli ordini del giorno sono stati
votati all’unanimità.
Prossima assemblea
SAN GERMANO — Il pastore Conte ha partecipato all’incontro intemazionale degli animatori teologici della CEvAA,
tenutosi a Porto-Novo (Benin)
all’inizio del mese di novembre.
Durante la sua assenza i culti
sono stati presieduti dal pastore Luciano Deodato, e dai predicatori locali Dino Gardiol e
Aldo Garrone. Ringraziamo questi fratelli come pure i pastori
Noffke e Bruno Rostagno che
hanno curato gli ospiti della Casa di Riposo.
• Nel corso del primo giro di
riunioni quartierali abbiamo ricordato i principali temi sinodali e iniziato un discorso assai
importante sul problema della
istruzione religiosa, specie dei
ragazzi della scuola domenicale.
Siamo consapevoli della priorità che deve avere l’insegnamento biblico per porre i nostri figli nella prospettiva della «spe
COMUNICATO
La Tavola proclama la vacanza della CHIESA di
SAN GERMANO CHISONE a partire dal 1.10.1984. La
designazione del nuovo pastore dovrà aver luogo entro il
26.2.1984 in base agli articoli 12, 13, 14 del Regolamento
sulle chiese locali valdesi.
Per la Tavola Valdese
IL MODERATORE
ranza della Parola di Dio » e della nostra specifica responsabilità di genitori cristiani? Pur vivendo in un tempo di crisi e di
incertezze, accettiamo con gioia
l’opportunità che il Signore offre ai nostri figli : l’ora di « scuola » domenicale è l’unico insegnamento biblico che concediamo effettivamente ai nostri figli.
Una sola ora sulle 168 che compongono la settimana. Domenica 4 dicembre, alle ore 15, nel
tempio. Assemblea di Chiesa durante la quale verrà discusso in
modo particolare il problema
dell’istruzione religiosa dei bambini e dei giovani, in vista di addivenire ad eventuali risoluzioni pratiche. Chiediamo a tutti
i genitori ma anche a tutti i
membri di chiesa di non mancare a questo appuntamento.
Contemporaneamente i ragazzi trascorreranno un lieto pomeriggio ricreativo, nella Sala,
con proiezione di film, filmine,
gioclfl.
Elezioni rinviate
SAN SECONDO — Ringraziamo il pastore Bruno Rostagno
per la predicazione del 20 novembre tenuta in occasione dell’assemblea per reiezione del pastore. Avendo l’assemblea espresso il desiderio di ascoltare un
sermone dei candidati, l’assemblea per l’elezione è stata riportata ad altra data.
In questa settimana comincerà nel quartiere Lombarda Grotta la raccolta annuale per il Rifugio Carlo Alberto. Sono ben
accette offerte in denaro per
l’acquisto di nuove damigiane.
Nutrita assemblea
ANGROGNA — Circa sessanta membri elettori hanno partecipato all’assemblea di chiesa
di domenica scorsa ascoltando
con interesse la relazione sui lavori del Sinodo di Franca Co’isson. Nella discussione che è seguita si è deciso di avere una
serie di riunioni quartierali sul
tema della pace invitando un
membro della Commissione Pace e Disarmo e di promuovere
un’informazione approfondita soprattutto nei confronti dei giovani che stanno per partire militare sull’obiezione di coscienza. Si è poi parlato del rinnovo
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
dei membri del Concistoro e sono stati fatti alcuni nomi da
parte del Concistoro stesso. Ora,
se ne parlerà nei quartieri, e in
gennaio l’assemblea designerà il
nuovo Concistoro.
• Sabato 19 ci siamo raccolti
commossi intorno alle spoglie
mortali di Alessio Bertalot di
Boulabert, deceduto in un tragico incidente all’età di 45 anni. Il
messaggio di Cristo risorto sia di
aiuto e speranza ai figli e alla
vedova.
• Prossime riunioni quartierali: martedì 29 Marte!, mercoledì 30 Buonanotte.
Al Roc
PRAROSTINO — Domenica
27 nov., ore 10,30, culto alla Cappella del Roc e contemporaneamente a San Bartolomeo; ore 15
a Roccapiatta, località Rostagni.
• L’Assemblea di Chiesa è
convocata per domenica 11 di
cembre, alle ore 10,30, a San
Bartolomeo.
Studio sulla pace
TORRE PELLICE — Sabato
26 c. m., ore 17,30 alla Casa Unionista, la Commissione Pace
della nostra comunità organizza un incontro di studio sulla
Pace. Sono previsti interventi di
Luciano Deodato e Aldo Ferrerò della Commissione Nazionale
Pace.
Dopo la cena al sacco: lavori
in gruppo :
— « Antico Testamento » - Rapporto fra Pace e Giustizia.
— « Annuncio di Pace » - il messaggio del Nuovo Testamento.
— « Disobbedienza civile in rapporto alla propria etica».
— « Obiezione fiscale » - Motivazioni evangeliche.
— « Movimento per la pace internazionale » : quali prospettive di lavoro e di collegamento.
— Ore 21,30: Assemblea plenaria e conclusioni.
Festa per la scuola
POMARETTO — L’Associazione Amici ed ex-allievi della
Scuola Latina di Pomaretto organizza, per il 27.11.’83, ore 14,
nei locali del Convitto Valdese,
un pomeriggio di festa, con recite, canti, bazar, lotteria, thè.
Intervenite numerosi, il ricavato andrà a sostegno della
Scuola.
giovedì 24 novembre
n INCONTRO SU
OMOSESSUALITÀ’
E FEDE CRISTIANA
PINEROLO — Un incontro aperto a
pastori valdesi e sacerdoti cattolici su
« Omosessualità e fede cristiana », si
svolgerà alle ore 9.30 nei locali della
chiesa valdese di Pinerolo, in via del
Mille, 1.
venerdì 25 novembre ~
□ DIBATTITO SU
LA DICHIARAZIONE
DI CHIVASSO
TORRE PELLICE — Tavola rotonde
presso la Casa Unionista, alle 20.30,
con Azzoni e Lucat (Val d’Aosta) e
Coi'sson, Malan, Platone (Val Pellice) su
« La dichiarazione di Chivasso ». Vedi
annuncio a pag. 9.
n INCONTRO MATRIMONI
INTERCONFESSIONALI
PEROSA — Alle ore 20.45 presso
l'oratorio parrocchiale cattolico (ex Salesiani) ha luogo un incontro di studio
sul problema dei matrimoni interconfessionali.
Sono invitati preti, pastori, membri
di chiesa e le coppie interconfessionali
delle Valli Chisone e Germanasca.
Sabato 26 novembre
n TELEPINEROLO
CANALE 56-36
Alle ore tS va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con l'Evangelo »
(a cura di Marco Ayassot, Attilio Fornerone e Paolo Ribet).
domenica 27 novembre
□ CONVEGNO SUL
CATECHISMO
PINEROLO — Il convegno, aperto a
tutti gli interessati, si svolgerà nella
sala di Via dei Mille, con inizio alle
14.30. E’ previsto un lavoro in gruppi
su sei schede concernenti i seguenti
temi: peccato, ministeri, lavoro. I gruppi dovranno valutare le schede ohe alcune chiese del distretto stanno sperimentando e fornire alcune indicazioni
di metodo su come utilizzarle.
Il convegno continua il lavoro svolto
nei due convegni precedenti, e si propone di attuare le decisioni dell'ultima
Conferenza Distrettuale.
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.30 (circa): Culto Evangelico a cura delle Chiese Valdesi del II
Circuito.
a CORSO ANIMAZIONE
BIBLICA
LUSERNA SAN GIOVANNI — Si
svolge la giornata conclusiva del corso di animazione biblica tenutosi per 4
giovedì a Pinerolo. Il programma prevede: partecipazione al culto, agape
(un primo caldo verrà offerto dalle sorelle di Luserna San Giovanni), pomeriggio comunitario. Chi non si fosse
iscritto durante l'ultimo incontro a Pinerolo, può ancora farlo presso Nini
Boèr, Luserna San Giovanni entro giovedì 24 corr.
domenica 4 dicembre
n RIUNIONE
COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
SAN SECONDO — Alle ore 16 Inizia
la riunione dei collaboratori dell'Eco
delle Valli.
Programma: ore 16: Programmi e impegni per il 1984: ore 19.30: Cena (offerta daM'Ammìnistrazione dell'Eco).
# Hanno collahorato a questo
numero: Mario Andolfi - Mirella Bein Argentieri - Derio
Canale - Mario Castellani Giovanni Conte - Alba e Antonio Kovacs - Giuseppe Molinari - Riccardo Rabaglio Katarina Rostagno - Erica
Scroppo - Florestana Sfredda - Franco Taglierò - Erika
Tomassone - Cipriano Tourn,
Ermanno Genre.
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vita delle chiese 5
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^ novembre 1983
PARMA - UNA TESTIMONIANZA DIRETTA DAL TERREMOTO
CALABRIA - CENTRO « BETHEL »
«Basta così!»
Tra gli altri edifici danneggiata gravemente
la chiesa metodista
Il giorno del terremoto mi sono trovato a Parma per ragioni
di lavoro. Mi era appena stata
assegnata una camera quando
la città fu sconvolta dal sisma.
E’ un’esperienza che molti hanno vissuto in questi anni. I racconti son sempre molto lontani
dalla realtà C’è stata una scossa sola in senso ondulatorio e
sussultorio: trenta secondi interminabili, senza potere reggersi
in piedi, in cui è più impressionante il movimento dei muri che
quello dei mobili; un boato crescente di rumori psicologicamente condizionanti; gli occhi
fissi ai muri in attesa di vedere
l’inevitabile formarsi delle crepe
e i primi crolli; la ragione bloccata. Di fronte alla prima scossa non c’è difesa. Intanto la città era precipitata nel caos delle
fughe all’aperto e delle sirene.
L’orologio della cattedrale s’era
fermato alle 5,32 segnando per
tutti l’ora in cui si era fermata
la mano delì'angelo distruttore:
« basta così! ».
Alle nove di sera dovevo parlare sull’evangelizzazione e la
Bibbia. I convenuti, cattolici ed
evangelici, erano pochi: una
trentina. Si esitava ad entrare
in una sala chiusa perché a molti tremavano ancora le gambe e
la paura non era passata. Dopo
rincontro siamo andati di corsa,
attraversando strade con molti
resti di cmmicioni e comignoli
abbattuti dal terremoto, alla
chiesa metodista. La RAI stava
intervistando il pastore Di Muro che mostrava il crollo del soffitto e del tetto. Sul pavimento
c’era un metro di macerie. Intanto i vigili del fuoco controllavano la stabilità dell’abitazione del pastore.
Oltre alla cronaca vi sono alcuni fatti significativi che vanno
ricordati. Il pastore locale e la
moglie, prima ancora di conoscere l’inevitabile paura, stavano soccorrendo persone anziane
vicine che si erano fatte prendere dal panico ed erano stravolte.
Erano giunte le telefonate del
Presidente della Chiesa Metodista, past. S. Aquilante, e del Presidente della Federazione Evangelica, past. A. Sbaffi. Sono piccole cose in apparenza, ma gran
di in realtà. Dietro l’espressione
del past. Di Muro, che ne parlava, trapelava il grazie per quella
premura e per quella solidarietà fraterna. A sentirlo non si poteva non partecipare a quel grazie e addirittura farlo suo con
gioia.
Il giorno dopo dovevo parlare
alla riunione del clero cittadino.
Giunse la notizia che anche quattro chiese cattoliche erano state
gravemente danneggiate. Un accenno soltanto. Si parlò anche
della chiesa metodista e venne
espressa piena solidarietà offrendo l’assistenza della curia per le
pratiche necessarie ad atrviare
un rapido processo di ricostruzione. La riunione ebbe poi inizio con il canto del « Vieni Spirito Creatore » quasi a contestare
il passaggio dell’angelo distruttore e le ferite infette alla popolazione. Si parlò anche di Lutero e della riconciliazione nel contesto di una natura che ancora
recalcitra alla sua riconciliazione in Cristo: una natura che come l’uomo, sa dire di no al suo
Signore (Neinsager direbbe K.
Barth). Si parlò soprattutto di
evangelizzazione tramite la Parola di Dio come impegno pri
mario della comunità cristiana.
La città è ormai in attesa di
ricordare Lutero. Numerosi circoli cittadini, tra cui il SAE,
hanno affiancato la chiesa metodista e la chiesa cattolica _nell’organizzare la manifestazione
culturale all’università popolare.
Sono tempi nuovi, non certo
prevedibili dai nostri calcolatori elettronici. E’ giusto ricordarli in un’occasione come questa
in cui, dicono i credenti, Dio ha
fermato la mano del distruttore prima che fosse tardi per la
intera città.
Renzo Bertalot
Farsi conoscere
PADOVA — Il volume di CorsanI,
Mlegge, Gastaldi « Protestantesimo e
capitalismo da Calvino a Weber » sarà
presentato dal pastore Gian Maria Grimaldi presso la Chiesa metodista in
due riunioni, 30.11 e 7.12 ore 16.15 a
cura del Gruppo di attività femminili.
VENEZIA — Presso 1 locali del Palazzo Cavagnis avrà luogo sabato 26.11
il pre-congresso congiunto Triveneto e
Emilia Romagna in previsione del Congresso nazionale della Federazione giovanile ev. italiana. I lavori si apriranno
alle ore 10 con una relazione introduttiva di ìMaria Bonafede del Consiglio
naz. FGEI.
Nei giorni 8 e 9 ottobre u. s.
il comitato del Centro « Bethel »
ha fissato la sua seduta annuale
di insediamento, i cui lavori hanno avuto luogo nei locali del
Centro stesso.
Poiché rincontro è stato allargato ad amici e collaboratori,
si è rilevata una buona presenza
di partecipanti provenienti da
alcune città del Sud, come Reggio, Messina, Catanzaro, Taranto, Corato (Bari), oltre alla partecipazione di G. Lento (Sovr.te
del XV Circuito) e di S. Ricciardi (Pres. C.B.D.) con la sua famiglia.
Questi incontri, che hanno dato la possibilità a chiunque di
esprimere pareri propri sui campi svolti, sulla programmazione
di quelli futuri e magari anche
sulle esigenze di un campista,
oltre che su proposte di miglioramento delle strutture del Centro in ogni senso, hanno sempre
offerto l’occasione al comitato
di avvalersi di contributi importanti ogni anno diversi.
Quest’armo, oltre alla votazione delle cariche di presidente e
. vice-presidente che ha visto riconfermati rispettivamente F.
Sagripanti e C. Milasi e quella
di segretario per la prima volta
coperta da D. Canale, si è valutata la complicata situazione finanziaria legata ad alcuni progetti di ampliamento che, se da
una parte sono in via di ultima
zione (ripostiglio - legnaia) dall’altra sono ancora in fase di ap>provazione da parte della Tavola valdese e richiederanno
non facili procedimenti burocratici per la loro realizzazione.
Interessante e proficua è star
ta la discussione relativa alla
programmazione dell’attività dell’estate prossima.
Si è deciso infatti, di organizzare im campo precadetti, uno
cadetti, uno studio e due famiglie, nonché l’utilizzazione del
Centro in autogestione. Si è ritenuto opportuno, inoltre, data
la generale richiesta, indicare al
comitato la trattazione di studi relativi all’etica protestante;
argomenti questi che, se valutati nel contesto della realtà cattolica che ci circonda, specie per
un campo precadetti, potrebbero
fornire ai partecipanti gli spunti di base per una più libera pre^
sa di coscienza nei confronti dei
loro coetanei.
Data, inoltre, l’importante scadenza del VII Congresso FGEI
ed in particolar modo dell’occasione che darà ai nostri Centri
di farsi conoscere, si è deciso
che una buona documentazione,
prevalentemente fotografica, venga esposta in maniera tale da
accrescere l’interesse per questo
Centro di formazione in vista di
una maggiore cooperazione da
parte di tutti i gruppi giovanili.
D. C.
CORRISPONDENZE
Verona: disseminati ma attivi
Abbiamo iniziato l’attività ecclesiastica dell’anno 1983-84 il 2
ottobre con una gita della scuola domenicale. Almeno una ventina di bambini della comunità
di Verona, di Rovereto e di
Trento, si sono dati appuntamento con mamma e papà nei
boschi intorno a Rovereto, dove
hanno trascorso in allegria e armonia una giornata intera. I monitori che li accompagnavano
hanno potuto introdurre e spiegare a grandi linee l’argomento
del testo in uso quest’anno per
il corso di scuola domenicale.
Si sta concretizzando cosi il sogno di molti genitori e cioè far
ASSEMBLEA DEL XV CIRCUITO - CALABRIA
Questione meridionale
L’Assemblea autunnale del XV
Circuito ha avuto luogo il 6 novembre a Catanzaro. All’o.d.g. dei
lavori c’erano ben sei argomenti
da discutere: « l’O.d.G. n. 12 del
Sinodo ’83 »; l’Anniversario luterano; Rinnovo del culto; preparazione dei predicatori locali ;
Guardia Piemontese e Bethel; Documenti di Lima.
Il culto d’apertura dei lavori è
stato officiato dal past. Sciclone
che ha parlato su Rom. 12: 1-8,
dopo di che il presidente del C.
d.C., past. Lento, dà inizio ai lavori, dando lettura di ima breve
relazione e del programma della
giornata. E poiché l’O.d.G. n. 12
del Sinodo rf3 includeva alcuni
degli argomenti più importanti
da discutere, s’è deciso d’iniziare
con esso e, perciò, invitando il
fratello Rosario Olivo, assessore
alla P.I. e ai Beni Culturali della
Regione Calabria ad esporre la
sua relazione sulla « Questione
meridionale nella prospettiva e
nell’impegno delle Chiese evange.
liche del Mezzogiorno ». La relazione, affrontando problemi di
natura politica, economica, culturale e religiosa, ha dato luogo a
molti interessanti interventi, che
si sono protratti fino all’ora di
pranzo.
A conclusione si è stilato im
o.d.g., che è stato votato all’unanimit’à, copie del quale saranno
mandate alle varie Comunità del
Circuito, alla Tavola e al Presidente della Commissione del IV
Distretto.
Nel pomeriggio, s’è parlato del
problema dei «predicatori locali», ed è stata rallegrante, per
tutti, la notizia della decisione
della sorella Ester Santoro di impegnarsi a seguire il corso di
« predicatore locale » e di porsi
al servizio della Chiesa.
Ormai è giunta l’ora della chiusura dei lavori, per cui si accenna soltanto l’argomento sui Documenti di Lima, che saranno
oggetto di studio delle Comunità
del Circuito. Gli altri argomenti
(come i Centri di Guardia Piemontese e di Bethel) erano già
entrati nella discussione della
mattinata.
Col canto di un inno e con la
preghiera del fratello Dario Scorza. si chiude la ben riuscita giornata dei lavori e ci si avvia per
il rientro a casa.
Ernesto Puzzanghera
sì che i nostri bambini, alcuni
dei quali ormai hanno 13 e 12
anni, possano stare insieme per
conoscersi meglio, giacché le distanze impediscono incontri più
frequenti. Un grazie di cuore ad
Etnidio Sfredda, che ha organizzato logisticamente rincontro.
Anche il corso di catechismo,
a cui partecipano 3 ragazzi, è ripreso all’inizio di ottobre ed è
tenuto in due turni; sabato e
domenica mattina per esigenze
degli stessi giovani, impegnati
con gli studi superiori e provenienti dalla diaspora.
Il 16 ottobre abbiamo avuto
l’Assemblea di Chiesa in apertura dell’anno ecclesiastico. Durante i lavori, svoltisi nell’arco
della giornata con un pranzo
comunitario, è stato stabilito un
calendario di studi:
I) Per rispondere alle esigenze sinodali si è preso in considerazione come primo argomento «il documento di Lima». A
questo proposito alcuni membri di Chiesa hanno partecipato
ad un incontro, tenutosi a Padova il 1® novembre, durante il
quale il pastore Gino Conte ha
dato informazioni e chiarimenti per la retta comprensione dello stesso documento. Per il primo studio introduttivo sul
« B.EM. » svoltosi il 28 ottobre.
Maria Rosa Serafini ha dato informazioni generali molto chiare del documento di Accra. In
studi successivi verranno presi
in esame singolarmente il Battesimo, l’Eucarestia e il documento sui Ministeri.
II) Serie di studi biblici sui
primi 11 capitoli della Genesi.
In riferimento a questo ciclo di
studi alcuni membri di Chiesa
si sono impegnati per introdurre il problema « Scienza e Fede» e per trattare «le istituzioni nell’Antico Testamento».
Ili) Seguirà una serie di studi sulle correnti teologiche del
nostro secolo. E’ stato distribuito a questo scopo del materiale
per la preparazione di detti studi., Si tiene a far presente che è
nata proprio in seno alla comunità l’esigenza di approfondire
lo studio della Bibbia, perché si
è coscienti che un confronto
con essa dà a noi credenti una
risposta ai molti perché che ci
poniamo.
Altro argomento emerso in seno all’Assemblea è la necessità
di avere incontri con la città.
Presumiamo di farne due: uno
in occasione della Settimana di
preghiera ed un altro in data da
destinarsi.
Il giorno 26 ottobre, durante
la prima riunione annuale della
Attività Femminile, molte sorelle hanno espresso la necessità
di un lavoro concreto di testimonianza proponendoci ad Amnesty Intèrnational, sede locale,
per un eventuale contributo evangelico. Sono per ora in corso i primi contatti.
Continuano regolarmente le
riunioni di culto a Rovereto con
una buona partecipazione di fratelli. E’ ripresa l’attività mensile anche a Bolzano.
E’ cinese il nuovo
diacono
PISA — Domenica 6 novembre
la comunità valdese di Pisa si è
raccolta con gioia, durante il culto presieduto dal pastore Salvatore Briante attorno ad un suo
nuovo diacono che veniva appunto insediato nell’occasione.
Ciò non meriterebbe menzione
particolare, se non fosse per il
fatto che si tratta di una sorella
cinese, già da alcuni anni membro attivo della nostra chiesa.
La signora Chin Fey Jing, chiamata affettuosamente Lilly, è infatti originaria della Rep. Pop.
Cinese; vive in Italia da circa
dodici anni assieme alla sua famiglia che fa parte di un numeroso gruppo di cinesi residenti
nella nostra zona, molti dei quali evangelici.
Lilly non è peraltro nuova ad
esperienze comunitarie, essendo
stata per anni un valido sostegno della sua chiesa in Cina, forte di più di 500 membri, ove svolgeva un prezioso ruolo diaconale
e di animazione biblica e spirituale. Il suo inserimento nel consiglio di chiesa non è pertanto
frutto di una scelta casuale, ma
costituisce il segno tangibile del
desiderio di dare una voce rappresentativa al gruppo di cinesi
ormai inseriti nella nostra comunità.
In questo modo la chiesa raggiunge una dimensione internazionale che. oltre a rappresentare
l’unità dei credenti in Cristo al
di là delle barriere di razze e cultura, anticipa quello che potrà
essere il prossimo assetto dell’umanità, caratterizzato dalla
presenza di vieppiù numerose
persone di continenti extraeuropei nel contesto sociale ed ecclesiastico tradizionale dell’occidente cristiano.
Conferenza su Lutero
CHIVASSO — Malgrado una
svista sul giornale locale a proposito dell’orario, e la concomitanza con altra manifestazione
cittadina, un buon numero di
persone interessate si sono trovate sabato 5 novembre alle ore
16 nell’accogliente Teatrino Municipale di Piazza S. Chiara a
Chivasso per la conferenza a cui
è seguito un vivace dibattito su
Lutero. Relatori, il pastore Giuliana Gandolfo e il teologo cattolico Don Silvio Faga di Caluso.
Manifestazione insolita che ha
lasciato una traccia di notevole
interesse da parte degli ascoltatori e molto rammarico da parte
di coloro che verso le 18.30, stavano arrivando per ascoltare...
la conferenza!
Elezioni pastorali
Abbiamo ricevuto la notizia di
tre elezioni pastorali che hanno
avuto luogo domenica 13 novembre.
A Milano è stato eletto il pastore Guido Colucci; a Bergamo
il pastore 'Thomas Soggin; a Roma IV Novembre il pastore Giovanni Conte. I trasferimenti avverranno, secondo i regolamenti,
il prossimo autuimo.
Ai tre neo eletti l’augurio di un
ministero benedetto dal Signore.
6
6 prospettive bibliche
25 novembre 1983
1
I « CLASSICI DELLA RELIGIONE » DELLA UTET
La mistica protesta degli gnostici
Un movimento religioso-culturale nato accanto e insieme al cristianesimo primitivo, respìnto
ben presto come eresia, rivive nelle pagine di antichissimi testi pubblicati recentemente
Nel IV secolo, con la conversione dell’imperatore Costantino, il cristianesimo divenne religione di stato. Iniziò allora la
caccia alle streghe; eretici, maghi, gnostici e esponenti di altre
religioni vennero j)erseguitati. I
loro scritti banditi e bruciati.
Un esempio di eretico, potremmo dire di gran maestro della
^osi, lo incontriamo anche nel
libro degli Atti, quando Filippo
in Samaria si imbatte in un certo Simon Mago, di cui la gente
diceva: « Costui è la potenza di
Dio che si chiama la Grande »
(Atti 8: 10). Il mago Simone, pur
essendo stato guadagnato in un
primo tempo all’Evangelo, presto pretenderà acquistare con
denaro la potenza dello Spirito
Santo che permetteva agli apostoli di compiere opere prodigiose. Al che vi fu la pronta reazione del focoso Pietro: «Vada
il tuo denaro teco in perdizione,
poiché hai stirnato che il dono
di Dio si acquisti in denaro ». Simon Mago non verrà perseguitato, il cristianesimo della prima ora si sa difendere da solo
contro le deviazioni dottrinali
anche se certe influenze gnostiche saranno recepite in alami
scritti tardivi del Nuovo Testamento. Problema complesso. Ma
intanto cos’è la gnosi? Letteral
mente significa: conoscenza. La
proposta gnostica consisteva nel
tentare di conoscere Dio conoscendo profondamente se stessi.
Su questo cammino d’introspezione e di ricerca trascendentale
della salvezza Gesù, massimo
esempio di sincretismo religioso, diventava ima guida affidabile. Naturalmente ci furono
molte correnti gnostiche ma si è
ancora lontani, malgrado l’attuale ’revival’ degli studi su questa materia, dall’avere una valutazione completa, chiara, di
quello che fu realmente questo
movimento religioso-culturale
nato accanto e_ insieme al cristianesimo primitivo, da cui mutuò
molte espressioni e immagini bibliche.
52 testi
Oggi chi vuole addentrarsi in
questa ’foresta degli gnostici’ —
conie diceva Tertixlliano — ha
a disposizione alcuni testi significativi tra i 52 scoperti nel 1945
a Nag-Hammadi in Alto Egitto
e pubblicati in ’fac-simile’ soltanto nel 1977’i. Anche qui tutto
sembra ricalcare la famosa scoperta dei rotoli di Qumràn sulle rive del Mar Morto; un contadino che per caso scopre una
giara alta un metro e sigillata
ermeticamente, la rompe e dentro ci trova 13 codici finemente
rilegati in pelle che hanno quasi
duemila anni di vita. Tali e tante sono state le traversie conseguenti al ritrovamento della ’biblioteca’ di Nag-Hammadi, compresi i vari passaggi di mano che
hanno finito per danneggiare più
del tempo alcune parti dei volumi, che tutta la faccenda meriterebbe un racconto a parte. Nascosti e interrati, secondo l’antica prassi già testimoniata nella
Bibbia (« ...prendi questi atti... e
mettili in un vaso di terra, perché si conservino lungo tempo »,
Geremia 32: 14), forse in conseguenza alla ’lettera festale’ del
367, vergata da Atanasio di Alessandria. che si scagliava contro
gli scritti eretici, i codici di NagHammadi svelano, pagina dopo
pagina, un mondo concettuale
complesso, il cui fine ultimo è
la salvezza eterna. Ma non per
tutti.
una volta trovata nasce, nell’animo umano, una tensione nuova tra gli elementi divini (pneumatici) e terreni (ilici) presenti
nell’uomo anch’egli creatura di
un mondo nato dai capricci del
Demiurgo, Tanti-Dio. Dunque
tutto ciò che è mondo, materia,
creaturalità è oggetto di disprezzo da parte dello gnostico che
mira, con tutte le sue forze, a
raggiungere il Dio eterno, indefinibile, superiore, indescrivibile.
Solo raggiungendo questo Dio il
vero gnostico godrà finalmente
la pace eterna. Non tutti, nell’universo della gnosi, potranno
accedere a questa pace: i più
lontani sono gli ’ilici’ privi di
qualsiasi particella di divinità,
subito dopo vengono gli ’psichici’ che volendo possono raggiungere una salvezza intermedia, infine gli. gnostici ovvero i 'pneumatici’ che guardano alla patria
celeste con la certa speranza di
raggiungerla. Anche l’universo è
scepoli durante i quali si intrattenne con essi istruendoli... ».
I» Libro della ’Pistis Sophia’, Codex Askewianus) gli gnostici scavano un abisso invalicabile, salvo a una piccola schiera di eletti, tra il divino e l’umano. Separati dal mondo, un po’ come la
setta degli Esseni di Qumràn,
essi vissero una loro singolare
protesta mistica, senza violenze,
alla ricerca del profondo. I loro
scritti confondendo le grandi direttrici delle testimonianze accolte nel Canone neotestamentario, offrirono contemporaneamente una proposta religiosa di
liberazione dalla condizione umana che raccolse seguaci e non
pochi successi. Non mancano titoli suggestivi: Vangelo di verità; Sophia Jesu Christi; Dialogo
del Salvatore; Concerto della nostra grande potenza; Testimonio
di verità; Origine del mondo etc.
Di fronte a un cristianesimo che
si stava istituzionalizzando e inventava le prime ’crociate’ contro gli eretici e di fronte alle
antiche e collaudate scuole filosofiche la gnosi naufragò, non
senza prima aver lasciato tracce di sé nello stesso cristianesimo. Forse più che un’eresia cristiana si è trattato di un movimento religioso autonomo. Ricco di quella mistica e speculazione del profondo che raccoglie
tanti seguaci anche oggi nella
nostra società materialista e insicura.
La divina scintiiia
diviso in tre stadi: il superiore
è quello degli coni, l’intermedio
Giuseppe Platone
Nell’uomo — sostiene la gnosi — c’è ima divina scintilla racchiusa nella materialità del corpo come una perla è racchiusa
nelTostrica. Essa va scoperta. E
appartiene agli arconti e, infine,
c’è questo nostro mondo in cui
il seguace della ^osi vive con
angoscia, relativizzando ogni
principio etico. Convinti della
risurrezione di Cristo 0< Dopo
che Gesù risorse dai morti trascorse undici anni con i suoi di
1 Mi riferisco all’opera: Testi Gnostici, 1” edizione, nei « Classici della
Religione » edita da UTET (Torino ’82,
pp. 760) e in particolare alla bella introduzione al volume di Luigi Moraldi che ha tradotto dal copto gli scritti
di Nag-Hammadi presentati e commentati in questo volume.
LA PACE, DONO DI DIO
E IMPEGNO
DEI CREDENTI - 2
A questo punto_ sorge una domanda:
quale è Tambito in cui si crea la pace?
Non v’è dubbio, nella testimonianza apostolica esso è la comunità dei credenti.
Tutte le esortazioni apostoliche che abbiamo menzionate sono rivolte ai credenti, toccano i loro rapporti con i fratelli
di fede, circoscrivono Tambito di quel minuscolo microcosmo che era la comunità
primitiva.
Esiste certo quel testo dell’Epistola agli
Ebrei che dice: « Procacciate la pace con
tutti, per quanto dipende da voi »; per
questo testo dobbiamo cercare un orizzonte più ampio. Ma si tratta di un’eccezione. Dall’insieme della testimonianza
evangelica sembra emergere la coscienza
che la pace è intimamente associata alla
chiesa: come questa, è creazione dello Spirito! E la chiesa è profezia del tempo della pace, strumento della riconciliazione,
che è la pace di Dio.
a cura di Gino Conte
Proseguiamo, quale contributo alla riflessione sulla nostra responsabilità per la
pace, nella pubblicazione di un rapporto di Giorgio Toum a un convegno del SAE,
volume degli Atti della XX assemblea nazionale del SAE stesso (LDC,
1983) cbe aveva appunto come tema: «La pace, sfida del Regno». La scorsa settimana si era chiarito che la fortissima esortazione alla pace che risuona nelle pagine dpi
Nuovo Testamento va intesa in chiave di dialettica indicativo-imperativo (sei, dunque sii), e vissuta alla luce della relazione con Dio, in Cristo, che è la « santificazione» (siate santi, come Io sono santo).
Creazione, profezia,
strumento di pace
non sa vivere della pace di Cristo, non sa
realizzare la pace profetizzata, vien meno
alla sua missione, fallisce.
c) La chiesa è strumento di pace. La
comunità dei credenti è certo pace in Dio;
ma significa concretizzazione, aiuiuncio e
preannuncio di questa pace. Come non c’è
Cristo senza il corpo della chiesa che la
serva. La pace di Dio non ha modo di comunicarsi, di estrinsecarsi, di visibilizzarsi, se non nelle membra del corpo di Cristo che si mettono a sua disposizione per
vivere questo impegno. Questa è la comunità dei credenti.
vivere la fede autonomamente, in fase di
inizio e di esistenzialità individuale; ma la
fede piena si vive nella comunità e la comunità dei credenti è, nella pienezza dell’affermazione paolina, il corpo di Cristo.
cato, è intessuta di peccato, è espressione
della condizione normale dell’uomo.
I profeti, i falsi, che annunciano pace
a Israele mentre, secondo Geremia, non
c’è pa.ce, ingannano il popolo. Non già
perché nascondono la guerra, ma perché
falsificano la pace, lo shalòm di Dio, riducendolo alla propria dimensione umana. La loro pace è la sicurezza, l’orgogliosa affermazione di sé; non è il superamento della crisi, della tensione, del peccato, il contrario della guerra, ma ne è
semplicemente l’altra faccia, il risvolto.
Per la generazione apostolica il mondo
giace sotto l’impero del maligno, sotto il
dominio della violenza, del conflitto; e lo
è in modo inevitabile, strutturale. Per
questo la guerra, oltre a essere segno del
peccato, è segno della fine: è uno dei segni apocalittici sia nel discorso di Gesù
a Gerusalemme sia nelle visioni di Giovanni.
Per quale pace?
Il Regno in 2 prospettive
a) La chiesa è creazione dello Spirito
di pace. Nella Lettera agli Efesini è detto molto chiaramente: la riconciliazione
consiste nel fatto che è stato superato il
muro della sacralità che distingueva
Israele dagli altri popoli, che lo separava
da loro. E’ morto, con Cristo, il disprezzo, l’odio, l’inimicizia che esisteva tra queste due parti della comunità umana. La
nuova realtà che è sorta è la creazione
di una dimensione nuova che visibilizza
questa creazione.
b) In secondo luogo, la chiesa è la profezia della pace. Come Cristo, in qualche
modo anche la chiesa può essere vista
come il compimento delle profezie delTAn.
tico Testamento. La visione profetica che
vede in Gerusalemme il luogo di incontro
dei popoli, che osa attribuire a Giuda, popolo insignificante, e alla sua capitale, città senza rilevanza nella grande cultura
antica, il destino glorioso di un centro di
convergenza dell’umanità, il luogo della
sua riconciliazione, questa profezia è, a
giudizio degli apostoli, realizzata nella
comunità cristiana.
Se la chiesa ha da avere una capitale, è
Gerusalemme; Gerusalemme è il luogo
verso cui convergono le nazioni e si convertono a Dio, si convertono alla sua pace.
E la chiesa è il luogo ove questa pace
si realizza. Ne consegue che se la chiesa
La spiritualità protestante
Qualcuno potrà notare che queste linee
di riflessione centrate sull’azione dei credenti e sulla realtà della chiesa sono
poco conformi a ciò che abitualmente si
pensa della teologia protestante. Nello
schematismo dogmatico in cui vive la nostra cultura, il protestante è un uomo che
ripete con fede: «Pecca fortemente, ma
credi più fortemente », e che vive soltanto come individuo. Il protestante è un
individuo che crede e che lascia fare a
Dio.
A molti può così parere strano che io
non parli della fede ma dell’azione, non
dell’individuo ma della chiesa. In realtà
questi due aspetti della mia fede, che vi
ho presentato, appartengono alla più autentica teologia riformata:.
— La santificazione è il centro della
vita del protestante, è la costruzione della sua vita in Dio, nella libertà e nella
gioia, una costruzione forte, quotidiana,
volitiva. I protestanti non sono i credenti delle opere, ma delToperare.
— E la chiesa ha nella spiritualità
protestante il posto fondamentale che
abbiamo detto. E’ chiarissima nella vita
e nella coscienza riformata la convinzione che la fede non si vive da soli. Si può
Stando così le cose, ecco subito la domanda; impegno dei credenti per la paee? Si, ma per che cosa? e dove? e come?
E qui sorge fortissimo il dubbio in me
che non esista nessuna relazione fra la
generazione apostolica, di cui abbiamo
letto la testimonianza, e la nostra generazione di credenti del tempo moderno.
Esiste certo una continuità di ispirazione fra i testi apostolici e la nostra
prassi di credenti, come esisteva una continuità fra le esortazioni apostoliche e la
vita delle comunità primitive, ma i termini del nostro pensiero sono profondamente diversi.
Per la generazione apostolica la pace
intesa come equilibrio di forze politiche,
la pace della « polis », la « pax romana »,
che garantisce la sopravvivenza della
struttura imperiale, non ha in sé grande
interesse. Dal punto di vista teologico,
nella dimensione cioè dello Spirito, non è
sostanzialmente diversa dalla guerra. Non
ha valore in sé.
La guerra è costitutiva dello stato di
peccato nella storia umana; il cammino
di creazioni, di ricerche, che noi indichiamo come civiltà, inizia con la violenza,
con l’omicidio di Abele. Caino ha ucciso
il fratello e poi ha fatto due cose fondamentali per la cultura umana: ha fondato
una città e ha scoperto la tecnica. La città e la tecnica sono, come la guerra, indissolu’ ilmente legate al peccato. Così i
profeti d’Israele leggono la storia. Finché l’umanità camminerà in questo tempo, svilupperà le sue città, la sua tecnica
e le sue guerre. La guerra nasce dal pec
I credenti vivono la riconciliazione di
Cristo, trasferiscono la propria esistenza
individuale e comunitaria nell’ambito della pace, indubbiamente; ma la pace nasce dalla fede, vive nella fede e, possiamo dire, la pace si esaurisce nelTambito
della fede. La comunità dei santi, degli
eletti, la comunità cui gli apostoli si rivolgono con il loro saluto di pace, vive
emarginata dal potere, dalla società;, la
comimità a cui si rivolgono gli apostoli
— rnicroscopica, insignificante — non vive ripiegata su se stessa, non vive chiusa
in sé, vive aperta: ma aperta verso l’alto,
verso il Regno.
Essa non avverte nessuna possibilità di
intervenire nel mondo i>er modificare lo
stato di peccato della guerra, al di fuori
dell’annuncio della pace di Cristo e della
riconciliazione in Cristo. L’unica pace possibile è quella vissuta in lui. Il credente
dell’età apostolica non ha nessuna responsabilità civile o politica, può solo predicare. La pace e la guerra non sono problemi in cui possa minimamente intervenire; sono avvenimenti di cui è oggetto;
il suo impegno è unicamente l’impegno
di un’esperienza di pace vissuta nel contesto della nuova comunità umana.
Questa unilateralità di prospettiva è
sintomatica: quando gli apostoli pregano
per le autorità, per il mondo, chiedono sì
che vi sìa un tempo di pace, cioè la condizione pacifica: ma per poter predicare
TEvangelo, per poter annunziare il messaggio. La loro pace è unicamente funzionale all’annuncio della grazia.
Oggi la situazione non solo del mondo,
ma della chiesa, è totalmente altra...
(continua) Giorgio Toum
7
25 novembre 1983
oWettìvo aperto 7
SAVONA > CONVEGNO REGIONALE FEDERAZIONE DONNE EVANGELICHE IN ITALIA
Qualità della vita, testimonianza evangelica
Il tema « qualità della vita e
testimonianza evangelica » essendo molto vasto abbiamo pensato di abbinarlo a quello « comunità delle donne e degli uomini
nella chiesa » — portato avanti
dal Consiglio ecumenico delle
chiese, in questi anni —, aggiungendo alla chiesa: la società. Limitiamo così le riflessioni a due
punti di partenza essenziali. Da
un lato il primo racconto della
Genesi (troppo spesso dimenticato a favore del secondo) « Dio
creò l’essere umano terrestre a
sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e
femmina)). Dall’altro noi stessi,
ognuno dì noi. Al sinodo di quesfanno abbiamo sentito un intervento che diceva: «più che di
qualità delta vita si tratta di dare
un senso aba vita».
Sì, è fondamentale. Ma noi qui,
o abbiamo dato un senso alla nostra vita, ia Cristo, o vogliamo
cercare di farlo. Di conseguenza
umanizzare la vita, darle un’altra
qualità è importante.
Rileggiamo alcuni pensieri dagli studi PDEI preparatori: « la
struttura che regge tutta la vita
di un popolo è quella economica
la quale a sua volta è la chiave
stessa dello Stato: da essa dipendono tutte le altre strutture:
quella politica, sociale, militare,
legislativa e anche religiosa... Una
radicale trasformazione potrà
esistere solo a patto che si verifichi una radicale trasformazione nel cuore delle donne e degli
uomini intesa come affrancamento dalla cultura dominante (gerarchia, individualismo, meritocrazia, mediazione ecc.)... Gesù
propone una vita nuova che si
esprime nel modo di realizzare
sì, la propria umanità, ma di viverla con la presenza e la pienezza dello Spirito di Dio... in vista
di « nuovi cieli e nuova terra ».
Nell'Antico Testamento troviamo il primo « statuto dei lavoratori »: il riposo del sabato, non
come una legge, ma un regalo,
un giorno senza fatica, per pensare a sé, agli altri, a Dio; le settimane delle grandi feste, cioè le
« prime ferie annuali »; Tanno
sabbatico, cioè dare riposo alla
terra, senza coltivarla, ogni 7 anni; il giubileo, quando l’accumulo delle ricchezze viene disgregato, e le proprietà ritornano
ai titolari originali ».
Queste organizzazioni possono
sembrarci strane al giorno d’oggi, ma sono indicazioni per trar
sformare le strutture nelle quali
siamo obbligati a vivere senza
averle scelte. Molti lavorerebbero meglio in qualità, se lavorassero meno in quantità. Dobbiamo inventare una nuova ripartizione del tempo di vivere, ridistribuire le ore nelle giornate, i
giorni nelle settimane, le settimane negli anni, fuori dai quadri e orari rigidi di adesso: ciò
significa cambiare mentalità, abitudini, metodi, o leggi. Si tratta
di una trasformazione in profondità del mondo maschile. Perché
bisogna ridare a tutti il proprio
posto: alle donne, alle madri, ai
bambini, agli anziani, agli handicapoati, a tutti gli emarginati.
Bisogna darsi la mano, donna e
uomo, per affrontare assieme le
trasformazioni di una società che
non è più del tutto solo degli
uomini, ma che non è ancora del
tutto delle donne, e diventerà di
tutti e due assieme.
Per le donne la vita è difficile:
hanno più pesi da portare, troppi per chi ha una professione,
con doppio o triplo lavoro; e invece emarginazione per chi sta
a casa. La settimana di un uomo
e quella di una donna in generale
non si rassomigliano, anche se ci
sono sempre più collaborazione e
scambi tra le giovani coppie; ma
ancora la maggioranza delle donne fanno spesso due giornate in
una. Così c’è chi si chiede: la maternità ad esempio, è im privilegio, o un handicap?
Una dottoressa, L. Pernoud,
scrive in un libro intitolato «Non
è piacevole essere madre con i
tempi che corrono »: « Il padre
non ha da scegliere tra il suo
bambino e la sua carriera; per la
madre succede spesso, è quasi
inevitabile... La madre è il timore dei datori di lavoro. Se vuole
continuare a lavorare, corre sempre. Se vuole lavorare a mezzo
tempo, le si dice: attenta, sarai
emarginata. Se vuole rimanere a
casa, è mal vista, non è vista.
Scelta impossibile, ingiusta, intollerabile. In tutti i casi, la maternità viene cancellata. Che cosa
fare per uscirne? Non un piano
di assistenza, ma un vasto progetto che permetterebbe alla madre di conciliare la qualità della
;
Una donna...
E’ quella che ha sempre la coscienza sporca
perché non è qualcun altro
perché non è altrove
perché non può consacrarsi pienamente
alla sua professione, alla politica,
alla sua casa, alla sua istruzione,
a se stessa, ai suoi figli,
alla società, alle scuole materne,
alla scuola, all’arte,
alla cultura, agli altri,
agli anziani, ai malati
perché non può mai rilassarsi completamente,
perché non può mai lavorare con la serenità necessaria
perché è lacerata in pezzi
in molti pezzi
perché non può mai affrontare le lotte
delle donne per la loro liberazione
perché non è ancora la donna nuova
la donna indipendente,
la donna solidale,
la donna con la sua propria vita,
la sua propria identità.
Una donna...
è quella che ha sempre la coscienza sporca
perché ha intrapreso troppi compiti
perché non ha abbastanza compiti
perché non può riuscire tutto
perché non fa nulla veramente a fondo...
Ma una donna... è quella che sa che in realtà
la sua coscienza sporca non è sporca per niente,
al contrario:
è la reazione sensibile, ragionevole,
intelligente e giusta
a situazioni ingiuste.
sua vita, il proprio mestiere, i
figli, il marito. Quando la madre
potrà parlare del suo piacere di
avere dei bambini così semplicemente come può oggi dire il suo
rifiuto di bambini, quel giorno,
la potenza della madre sarà finalmente riconosciuta, avrà conquistato la sua libertà, il bambino
avrà trovato il suo vero posto ».
Le più oppresse oggi sono quelle del Terzo Mondo perché la loro oppressione è di classe, di razza, di sesso: sono povere, nere —
cioè discriminate in certi paesi —
e donne, cioè contano poco
nelle decisioni sociali. Cosa fare
per risolvere tanti gravi problemi? Prima chiedersi: sono libera (sono libero) o condizionata
da me stessa? Sono libera (sono
libero) o condizionata nei miei
rapporti con gli altri, nella vita
sociale e nella vita della comunità? Come le nostre chiese potrebbero aiutarci? E che cosa
possiamo fare assieme come
gruppi di donne, o come comunità, per dare dei segni già ora
del Regno di Dio che viene, completamente diverso dal nostro?
Si spera che la commissione
sinodale sulla « comunità delle
donne e degli uomini » possa ri
Le partecipanti al
convegno all’ingresso
della Chiesa
metodista di Savona
cevere collaborazione da tutti
per fare ricerche su nuovi ministeri in particolare.
Per una testimonianza più in
cisiva intorno a noi siamo tutti
chiamati ad inventare dei modi
di vita diversi, più umani.
Marie France Maurìn Coisson
Donna è difficile
Malgrado la persistente pioggia, domenica 30 ottobre, 150
donne si sono riunite nei locali
della Chiesa metodista di Savona per l’annuale convegno regionale FDEI. Tema della giornata:
« Qualità della vita e testimonianza evangelica. E’ possibile
vivere come creature di Dio nel
nostro tempo? ».
Erano presenti rappresentanti
delle comunità battista, metodiste e valdesi delle Valli, Piemonte e Liguria e alcune sorelle dell’Esercito della Salvezza.
Insieme alla comunità locale
abbiamo partecipato al culto presieduto da sorelle di alcune comunità. Nel suo messaggio su
Matteo 6: 26 Giuliana Gandolfo ci
ha ricordato che come donne
credenti dobbiamo combattere il
«drago dalle molte teste» che sta
conquistando il mondo. Il drago rappresenta il dio mammona, le teste i suoi discepoli mafia,
camorra, droga, guerra. Come
donne abbiamo molti mezzi per
sconfiggere questo drago. Molto
importante è come educhiamo i
nostri figli, in particolare riguardo alla pace. Siamo noi donne
che facciamo le spese e questo,
anche se sembra strano, può diventare un’arma molto importante nelle nostre mani. Nel ’68
le donne americane si rifiutarono di comperare i prodotti delle
industrie che avessero a che fare con la guerra in Vietnam. Fu
solo una piccola goccia ma aiutò
a creare quelTÓpinione pubblica
che portò alla fine quella guerra.
Come credenti dobbiamo ricordare che Gesù Cristo ci ha chiamati a non servire mammona, a
non farci sollecitudine ansiosa
per il domani. Dobbiamo decidere da che parte stiamo, con il
consumismo o con Cristo che ci
invita a seguirlo secondo Tinsegnamento delTEvangelo.
Dopo il pranzo in comune Marie France Coisson ha introdotto
il tema sulla qualità della vita
abbinandolo al tema della « comunità delle donne e degli uomini ». Il lavoro nei gruppi è la
parte che ha visto impegnate
tutte attivamente.
Gruppi di lavoro
Il tema centrale era stato così suddiviso:
1) Studio biblico su Genesi 1:
26-28 « ...Li creò maschio e femmina». Un gruppo di studio ha
fatto il confronto della coppia
al momento della creazione (maschio e femmina creati insieme
pari ed uguali) e la situazione di
oggi dove sovente non esiste parità, ma una superiorità ed una
autorità da una parte; tutti dobbiamo tendere a Gesù per ritrovare uguaglianza e collaborare in.
sieme alla venuta del suo regno.
In base al passo di Genesi 1:
26 ss. è stato anche esaminato
quale è la nostra identità ed il
nostro rapporto con gli altri. E’
molto difficile esprimere la propria identità oggi, non siamo per
gli altri quello che noi crediamo di essere, si vive in una situazione un po’ « pirandelliana ».
Bisogna imparare a crescere nel
rispetto reciproco, come coppia,
famiglia, comunità per essere come Dio ci ha creato « a sua immagine e somiglianza ».
2) Noi e la comunità
Abbiamo visto il volontariato
come risposta personale e comunitaria alla chiamata di Dio. Esiste la necessità dell’educazione
al volontariato a partire dalla famiglia. Il volontariato, all’interno della comunità ed alTestemo,
deve essere fatto con gioia, gratuito, con disponibilità senza limiti di tempo, nel proprio lavoro e nel tempo libero.
Parlando della comunità abbiamo visto come molto spesso le
famiglie non sappiano educare
i loro figli ad una vita comunitaria; questo compito forse dovreb.
be essere delegato alla chiesa attraverso la scuola domenicale.
Sarebbe necessario che i membri
di chiesa si incontrassero più frequentemente e non solo al momento del culto, pensando in par.
ticolar modo alle persone sole o
a chi vive ai margini delle comunità. E’ stato notato come anche
alle Valli la vita comunitaria sia
pressoché inesistente.
3) Noi e la società
Pace: con riferimento al testo
di Matteo 5 « Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del
mondo... », si è insistito sulla necessità di distìnguerci dagli altri,
sulla importanza della preghiera
singola e comunitaria, sull’incoraggiamento alTotaiezione di coscienza al servizio militare. A
questo proposito si è ricordato
il caso di un giovane delle Valli
al quale è stato rifiutato, dopo
15 mesi dalla domanda, il diritto
al servizio alternativo.
Fame nel mondo: dopo una relazione sulla situazione al giorno d’oggi è stata presentata una
proposta da parte di un gruppo
di Torre Pellice che chiedeva di
devolvere la colletta della Giornata mondiale di preghiera, a
partire dal 1984, a favore della
lotta contro la fame nel mondo.
Alla fine delle relazioni molti sono concordi di appoggiare la proposta.
Droga: è stato proposto di costituire un gruppo in ogni comunità allargato alla società civile
che si occupi:
a) di informare ed aiutare le
famiglie;
b;) di aiutare i ragazzi ad affrontare i loro disagi impegnandoli ed interessandoli ad una collaborazione nella comunità;
c) di essere di stimolo verso
gli enti pubblici preposti affinché assolvano il loro compito.
Lavoro: quale è la posizione
della donna che lavora? Questo
lavoro la allontana o la avvicina
ai figli? Molto spesso nei posti di
lavoro sono le donne stesse che
si danneggiano a vicenda per
« Tarrampicata sociale ». Le lavoratrici madri sono svantaggiate e hanno meno possibilità di
fare « carriera ». E’ stata considerata anche la posizione difficilissima delle mogli di pastore che
hanno puntati su di loro gli occhi di tutta la comunità.
Purtroppo vista l'ora tarda e
la mole di lavoro presentata non
è stato possibile continuare la
discussione in assemblea. E’ stato proposto invece di invitare le
unioni femminili ad affrontare i
vari argomenti nel loro interno.
Dall’assemblea è stato chiesto di
limitare gli argomenti per i prossimi convegni. Vi è stata pure
una proposta di organizzare un
convegno di una settimana ad
Agape o a Borgio Verezzi per
poter studiare i vari temi, stare
assieme ed approfondire i legami
che ci sono tra noi.
Lidia Ribet Noffke
8
8 ecumenismo
25 novembre 1983
GRUPPO DI LAVORO DEL SEGRETARIATO ATTIVITÀ’ ECUMENICHE
I matrimoni misti nella vita delle Chiese
Il problema dei matrimoni misti, impostato più sulle persone che sulle idee - In un cammino lungo e pieno di ostacoli e necessario mantenere una sincera disponibilità a cogliere ciò che lo Spirito del Signore dice alle chiese
Sul tema dei matrimoni misti — che tocca da vicino tutte
le nostre chiese e che forma oggetto di incontri interconfessionali alle Valli valdesi — il Segretariato Attività Ecumeniche ha impostato il lavoro di imo dei suoi 12 gruppi nella Sessione dello scorso agosto. Abbiamo chiesto al pastore Alfredo
Sonelli di riferirne sul nostro giornale. Il pastore Sonelli ha
partecipato come consulente insieme al teologo cattolico
Giovanni Cereti e a due coppie, l’una « interconfessionale »
(Gianni Marcheselli e Myriam Venturi), l’altra « mista » (Gabriele Boccaccini e Aloma Bardi) cioè formata da un credente e da una non credente. Al gruppo di lavoro ha partecipato
an^ mons. Pietro Giacchetti vescovo di Pinerolo e membro
della Commissione Ecumenica della Conferenza Episcopale
Italiana (CEI).
Le còntestazioni
dei ’’laici”
I lavori del gruppo sono iniziati con la relazione del teologo
G. Cereti aUa quale faceva seguito il mio intervento per illustrare la posizione protestante
italiana.
Benché la relazione del teologo Cereti fosse molto chiara, aperta, ricca di spunti quanto mai
interessanti e di largo respiro, ci
poteva essere il pericolo di rinchiudere il dibattito nel confronto rispettoso, aperto, ma sostanzialmente astratto fra due posizioni di principio e — per così
dire — « ufBciali ». Questo non è
avvenuto per il vivace apporto
delle due coppie più direttamente e concretamente interessate al
problema. I loro interventi hanno rovesciato i pimti di partenza dell’indagine: non si doveva
partire dalle posizioni raggiunte
dalle chiese, ma dalle reali esigenze delle coppie. La critica più
radicale espressa nei confronti
delle chiese è stata questa: le
chiese considerano le coppie (interconfessionali o miste) come
« oggetti » sui quali discutere e
legiferare e non come «soggetti » che hanno qualcosa da dire
e che in realtà sono i protagonisti di vicende che diventano sempre più numerose e determinanti
la vita delle chiese stesse e della
società.
Questa critica toccava in primo luogo la chiesa cattolica, anche perché entrambe le coppie
si trovavano in rapporto con essa, ma si rifletteva anche sulle
chiese protestanti, aperte al problema in via teorica, ma spesso
in pratica più interessate agli
aspetti astratti e di principio che
alla considerazione concreta di
ciò che avviene nella vita reale
delle coppie.
Rispetto
delle persone
dignità di una sua fondamentale
istituzione e, quindi, che la stessa celebrazione del matrimonio
civile perda quell’aspetto freddo
e burocratico che spesso ha e
acquisti anche la « solennità estema » (è qui proprio il caso di
parlare di « solennità ») che compete ad uno degli atti più importanti della vita civile.
Superamento
del legalismo
Il problema del risotto della
libertà e delle convinzioni personali venne posto con particolare
vigore dalla coppia « mista ». Rispetto anzitutto della persona
del non-credente. Qui si apriva il
grosso problema della istintiva
identiflcazione del « battezzato »
col «credente», problema che è
stato più volte considerato in
teoria nelle nostre chiese, ma che
in pratica viene eluso: in Italia
ci sono soltanto « cattolici » ed
« evangelici »: ciascuna chiesa si
regola nel presupposto che i battezzati cattolici siano « credenti
cattolici » e i battezzati evangelici siano « credenti evangelici ».
Il problema dei matrimoni misti
è vissuto in questa ottica, anche
quando in teoria si afferma il
contrario.
Ne consegue anche la necessità del rispetto del « matrimonio
civile ». La coppia Boccaccini
Bardi aveva dovuto sottostare
all’obbligo della « forma canonica » del matrimonio, benché Aioma si dichiarasse non-credente.
Ne è emersa anche l’esigenza che
lo Stato prenda coscienza della
La necessità che le chiese rinuncino a condizionare il riconoscimento del matrimonio a impedimenti, dispense, cauzioni (rinuncia già fatta almeno dalle nostre Chiese federate) era stata
già espressa nella sua relazione
dal teologo G. Cereti: « la chiesa cattolica dovrebbe essere invitata a dare maggiore fiducia
alle persone ed a rispettare sempre di più la coscienza dei singoli, senza moltiplicare le prescrizioni giuridiche in materia... La
chiesa cattolica dovrebbe puntare soprattutto sul suo compito
di predicazione e di annimcio dell’evangeio e delle sue esigenze, e
rinunciare a prescrizioni giuridiche che sono state formulate in
un’epoca in cui essa riteneva che
la chiesa di Cristo non esistesse
al di fuori dei suoi confini; e che
comunque nel mondo attuale si
rivelano sempre più controproducenti ».
Questa esigenza di passare dal
« giuridico » al « pastorale » è
stata vigorosamente sostenuta
dalla grande maggioranza dei
partecipanti al gruppo ed è stata affidata al vescovo Giacchetti,
affinché se ne facesse interprete
presso la C.E.I., in vista dell’attuazione per l’Italia delle norme
indicate dal nuovo Codice di Diritto canonico, auspicando che
« tale normativa sia la più aperta
possibile sul piano ecumenico,
nel quadro della normativa vigente, e in particolare che in futuro possa essere superata l’attuale richiesta di una forma canonica ad validitatem, (e cioè
indispensabile ner la validità del
matrimonio stesso, n.d.r.) almeno nei casi di matrimonio fra un
cattolico e un evangelico (richiesta che trasforma di fatto l’attua,
le proibizione di un tale matrimonio in un impedimento dirimente) [che cioè rende nullo il
matrimonio, n.d.r.] ». Sostanziale
unanimità (1 contrario) otteneva anche l’ausoicio che « venga
riconosciuto anche da parte della chiesa cattolica il matrimonio
civile come vero matrimonio,
qualora siano presenti tutte le
altre condizioni, nel momento attuale sulla base di una dispensa,
ma nella prospettiva futura come regola generale, al fine di risolvere questo e molti altri problemi pastorali ».
Intercomunione
Il problema dell’intercomunione o — come generalmente viene indicata in campo ecumenico
cattolico — 1’« ospitalità eucaristica », è stato vivamente sentito
in tutta la Sessione. Non è un
problema puramente teorico, ma
qualcosa di intensamente sofferto. Esso si è presentato con particolare intensità proprio nel
gruppo dei matrimoni misti. Già
nella sua relazione il teologo G.
Cereti l’aveva prospettato: « nel
caso di matrimoni interconfessionali, si dovrebbe senz’altro
concedere la possibilità deH’ospitalità eucaristica reciproca, e
questo non soltanto nel giorno
della celebrazione del matrimonio, ma anche nel corso della successiva vita coniugale. Coloro
che condividono ogni cosa non
possono essere separati alla mensa eucaristica. Questa richiesta è
stata formulata ormai da molti
documenti ecumenici e da molti
teologi, ed è prevista in alcuni
direttori di episcopati cattolici ».
La Sessione avveniva poco
tempo dopo la presa di posizione dell’episcopato francese in
senso del tutto contrario. La Sessione stessa, nel suo complesso
ha espresso molte riserve nei
confronti del documento dell’episcopato francese, anche se da
parte francese si è cercato di attenuarne la portata.
Proposte più avanzate sono
state fatte dalla coppia Marcheselli Venturi. Anzitutto essi ci facevano notare che le nostre chiese praticano la « Cena aperta »,
ma in senso univoco: tutti possono partecipare alla celebrazione della Cena del Signore nei nostri cinti, ma non ci sentiamo
di partecipare alla celebrazione
della Cena del Signore in Chiesa
cattolica, e nutriamo molte perplessità nei confronti dei membri
delle nostre chiese che vi partecipano. Questo muro va abbattuto,
non solo, ma si pone il proble
ma della « doppia appartenenza », cioè che le coppie interconfessionali possano essere considerate contemporaneamente membri effettivi delle due chiese.
Qualcosa di analogo era stato
espresso dal teologo G. Cereti
nella sua relazione: « le famiglie
nate da un matrimonio misto
dovrebbero sempre sentire come propria vocazione specifica
quella di costituire un legame
fra le due entità dalle quali provengono. Nel caso si tratti di due
chiese cristiane, esse costituiscono in qualche modo un anticipo
deirunica chiesa delFavvenire.
Da san Giovanni Crisostomo in
poi, si parla della famiglia come
di una ’’chiesa domestica”. Questa ’’chièsa domestica”, questa
’’ecclesiola ecumenica”, potrebbe
forse costituire un anticipo della futura ’’ecclesia ecumenica” ».
’’Non contristate
lo Spirito” (Ef. 4: 30)
Queste poche note credo siano
sufficienti per dimostrare che ci
si trova in un clima del tutto diverso da quello nel quale siamo
abituati a vivere. Vengono espresse esigenze molto diverse:
da una parte ci viene chiesto di
dare una valutazione positiva alla laicità: rispetto per il non-credente. risiietto per la serietà del
non-credente; d’altra parte è la
coscienza del credente che richiede di essere ascoltata e rispettata.
Vorrei notare, anzitutto, che ci
si trova dinanzi ad una minoranza di credenti che prendono sul
serio la loro fede e che anche
culturalmente hanno raggiunto
una personale maturazione. Di
nanzi alle loro proposte si è presi da due interrogativi: come
conciliarle con le posizioni « ufficiali » delle rispettive chiese?
E, d’altra narte, come evitare il
pericolo di una « confusione »
delle lingue? come evitare che un
discorso ecumenico di questo tipo sia receoito dalla maggioranza come una concessione all’indifferenza e airappagamento di
una religiosità che non vuol maturare né essere condotta alla
riflessione? I problemi sono molti, ma mi sembra importante
non liquidarli semnlicisticamente. Ci si trova dinanzi a persone
prima che a idee; ci si trova dinanzi a esnerienze di vita, ad esigenze che hanno certamente una
connotazione personale, ma che
avvengono con riferimento all’Evangelo. Credo che la prudenza e
il discernimento degli spiriti vadano congiunti con una costante
attenzione a ciò che accade: un,
discernimento degli spiriti non
astratto, ma nel rapporto concreto; una sincera disponibilità
a cogliere ciò che lo Spirito del
Signore dice alle chiese: non alle « Chiese » organismi carichi
di tradizioni, ma alle « chiese »
comunità reali di credenti per le
quali l’Epistola ai Galati acquista
una nuova attualità: « Cristo ci
ha affrancati, perché fossimo liberi » (Gal. 5: 1). Il cammino è
lungo, pieno di ostacoli, tortuoso. Ci sono abitudini mentali
scambiate per « fedeltà » e « fedeltà » che possono sembrare
chiusure.
E’ necessaria la vigilanza: non
soltanto la vigilanza di chi teme
il ladro, ma soprattutto la vigilanza di chi attende con fiducia
le istruzioni del Signore.
Alfredo Sonelli
Echi dal mondo
cristiano
blemi comuni alle Facoltà teologiche protestanti.
Ginevra: rapporti
fra le chiese
a cura di Renato Oolason
La vita sarebbe
peggio dell’inferno
(Soepi) — Secondo uno studio
del Congresso degli Stati Uniti,
numerose epidemie e enormi problemi ecologici rimarrebbero dopo una guerra nucleare contro i
quali non si conoscono soluzioni: lo « smog » sarebbe così spesso che i raccolti sarebbero compromessi e la fotosintesi delle
piante non sarebbe più possibile; la coltre di ozono che circonda la terra sarebbe così gravemente corrosa che gli esseri uma^
ni diventerebbero ciechi a causa
dell’insufficiente protezione contro i raggi ultravioletti.
Secondo un rapporto dell’accademia svedese delle scienze, soltanto un 15% della popolazione
sopravviverebbe nelle città nordamericane, sovietiche, europee e
cinesi, che sono il bersaglio delle
armi nucleari. Di questi sopravvissuti, il 20-30'Vo morirebbe per
le conseguenze delle radiazioni.
Gli ultimi sopravvissuti soffrirebbero p»er malattie gravi (cancro)
e per le condizioni di vita impossibili.
Secondo questi studi, basati su
incontri e dibattiti fra scienziati
e medici, «ci sarebbero poche
speranze di ricostruire, dopo una
guerra nucleare, una civiltà che
di lontano assomiglia ai valori ed
allo stile di vita occidentali ». Lo
studio recentemente pubblicato a
Washington conclude « i vivi invidieranno i morti »!
Insegnanti di Facoltà
a confronto
OBIEZIONE FISCALE
La I Assemblea regionale piemontese
degli obiettori fiscali su « Obiezione di
coscienza alle spese militari » si terrà
domenica 27 novembre ore 9.30-16 a
Torino in via Assietta 13.
La campagna degli obiettori fiscali
piemontesi è promossa da MIR-MN,
LOG, LDU.
(BIP) — Ogni due anni un
Colloquio riunisce gli insegnanti
delle Facoltà di Teologia dei
paesi latini. Quest’anno è stata
la Facoltà di Strasburgo ad organizzare l’incontro, sul tema
« Il movimento evangelico contemporaneo ».
Dopo due studi di carattere
sociologico il dibattito si è orientato verso l’ecclesiologia dei movimenti evangelici fondamentalisti, la loro ermeneutica, le confessioni di fede di tipo evangelico ed è terminato con la presentazione di riflessioni critiche sulla teologia di questi movimenti.
Il Colloquio è stato anche l’occasione di uno scambio sui pro
(BIP)^— «La pratica della
collegialità non presenta grandi
difficoltà negli esecutivi delle tre
chiese riformate della Svizzera
romanda. Per contro il ministero dell’autorità mi sembra mal
definito ». Questo' è il parere della Signora Nicole Fisher membro del Consiglio esecutivo della Chiesa Protestante di Ginevra al termine dei suoi tre anni
di presidenza.
« L’arrivo di una donna al vertice della chiesa di Ginevra si
situava nel corso normale della
storia. Forse non era però cosi
evidente sia nei rapporti con le
chiese evangeliche che con la
chiesa cattolica romana ». « Mi
sono sempre rifiutata di ricoprire il ruolo di donna di servizio,
però ho accettato di prendere
posto nel Consiglio esecutivo
quando mi sono state offerte le
responsabilità che corrispondevano alle mie competenze. Due
campi mi interessavano in modo particolare: l’informazione e
l’ecumenismo. Oggi a Ginevra si
gioca una partita difficile con
la chiesa cattolica in rapporto
alla discussione in corso a proposito della creazione di una
nuova diocesi. Per fortuna questa questione viene abbordata
in un contesto ecumenico vivace e forte. Ci sarebbe anche molto da fare affinché le chiese di
Ginevra possano beneficiare
maggiormente della presenza del
Consiglio Ecumenico delle Chiese. Inoltre la Chiesa Nazionale
di Ginevra dovrà proseguire il
dialogo con la Chiesa evangelica
libera di Ginevra ».
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25 novembre 1983
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PINEROLO - COMITATO PER LA PACE
Costume
valdese
Il folklore è una realtà difficile da maneggiare, studiare, conservare, è come quei vecchi mobili tarlati e malandati, che fanno commozione rievocando tempi
ormai lontani e perduti, su cui
non si sa come mettere le mani
perché appena li tocchi si sbriciolano.
Se questo accade per i mobili
figuriamoci cosa accade con real7¿i più delicate quali le tradizioni,
la lingua, il costume. Proprio al
costume voglio fare oggi riferimento.
All’ultima rassegna per l’artigianato, tenutasi a Pinerolo lo
scorso settembre, i visitatori si
sono trovati, nello stand allestito dalla Comunità Montana Val
Chisone-Germanasca, davanti ad
una bella fotografia con un gruppo di simpatici giovani che ballano la courento, naturalmente
in costume folkloristico. Non entriamo nel merito di una operazione di questo tipo, valore e significato della riesumazione di
dati , loro inevitabile rielaborazione, trasformazione dei significati stessi detrazione ricostruita.
Notiamo solo che alcune delle ragazze indossano un costume valdese, quello che definirei « tradizionale », che indossano cioè normalmenie le donne valdesi oggi.
Si tratta di un falso folklorisiico inaccettabile. Se le ragazze
in questione sono valdesi, della
Val Germanasca come si può
supporre, dimostrano di avere
scarso senso della propria identità, se sono cattoliche hanno
commesso una indegna appropriazione culturale. Il costume
valdese, quale oggi lo conosciamo, non è infatti il costume folkloristico della Val Germanasca
ma il vestito delle donne di confessione valdese. Non ha nulla a
che vedere con l’area occitana e
la courento, ma con la fede e la
tradizione valdese. E’ indossato
( non discutiamo qui se opportunamente o no) in linea generale
per l’ammissione in Chiesa, il 17
febbraio o in manifestazioni in
cui siano impegnate le Chiese vaidesi in quanto tali.
Sostenere che le donne della
Val Germanasca hanno indossato quel costume indipendentemente dalla confessione religiosa e che la Val Pellice lo avrebbe importato in un secondo tempo come afferma qualche disinformato, è privo di fondamento.
Il gruppo che ha montato quello spettacolo e lo ha portato in
giro per le piazze del Pinerolese
dovrebbe essere più attento a documentarsi prima di agire e le
ragazze valdesi che fanno parte
di quel gruppo, se ce ne sono,
dovrebbero riflettere un pochino
prima di ballare danze folkloristiche con un costume inadatto.
Ognuno è libero, certo, di vestirsi come vuole, rha deve sapere che rischia di fare del carnevale e non del folklore.
Molto più serio, sotto tutti i
punti di vista, compreso quello
etnografico, sarebbe inventare un
costume popolare diverso, crearlo cioè magari ispirandosi ai vestiti delle nonne. Si rispetterebbe così l’identità attuale del costume valdese e si creerebbe una
forma nuova pienamente corrispondente alla courento che si
balla, del tutto nuova ànch’essa.
Giorgio Toum
L'informazione
e l'immagine delia pace
Senza dubbio l’estensione a
macchia d’olio di nuovi canali di
comunicazione, negli ultimi decenni, ha influito notevolmente
sulla mentalità della gente. La
entrata del televisore in quasi
tutte le case, unitamente alla
diffusione a livello popolare dei
giornali e della radio, hanno fatto nascere la « cultura di massa», apprezzata e contestata a
causa dell’uniflcazione culturale
a livello medio da essa provocata. Ma come influiscono i
mass media sulla mentalità della gente, per quanto concerne il
problema della pace? E' quanto
il prof. Marietti, docente alla
Facoltà di Scienze Politiche a
Torino, ha cercato di spiegare
venerdì. 18 novembre, presso
l’Auditorium di Corso Piave a
Pinerolo.
Il prof. Marietti ha specificato di essere uno studioso di informazione, più che di pace, ed
ha quindi diviso il suo discorso
in quattro punti: nel primo ha
illustrato il funzionamento dei
mezzi di comunicazione di massa, i quali sono oggi in una fase
di evoluzione. Negli anni ’60 la
cultura democratica era convinta che i media fossero totalmente al servizio del potere, il quale se ne serviva per trasmettere
messaggi tesi aH’ediflcazione di
una società assolutamente conformista, in cui la pluralità delle opinioni era repressa e tutto
era finalizzato alla produzione.
Oggi la situazione è compietamente diversa, basti pensare alla crisi dell’occupazione e a come si accolgono favorevolmente le idee più disparate; ora a
causa dello sviluppo del mercato, e quindi del bisogno di vendere dei prodotti, i mass media
servono per lo più come canale
per la pubblicità o, meglio, sono
un grande mercato di cui la pubblicità è un aspetto.
Nel secondo punto, l’oratore
ha parlato di come si esplica la
manipolazione delle informazioni. Esistono dei giornali in cui
le notizie sono effettivamente distorte, ma in genere i fatti vengono maneggiati in altri modi:
per esempio si solleva un gran
polverone fornendo tutte le versioni possibili di un avvenimento, in modo da confondere e
sconcertare chi legge per avere
le idee chiare.
Ma non esiste solo la manipolazione, passiamo quindi a vedere come è presentata l’immagine della guerra, l’aspetto che,
penso, ci preme di più. Come
sappiamo, prima che scoppiasse
la Grande Guerra e dopo di essa, era diffusa anche a livello
democratico un’idea piuttosto
positiva della guerra, vista come
risanatrice e portatrice di rinnovamento ; dopo la 2* guerra mondiale si pensava che questa idea
fosse completamente sepolta,
per lo meno tra il popolo che
aveva vissuto ed era stato spettatore della tragedia delle bombe atomiche, ma purtroppo non
è così,.
Per spiegare questo fenomeno
il relatore ha parlato di come
la rete televisiva inglese presentava ai suoi spettatori la guerra
alle isole Falkland. La BBC, una
delle televisioni più democratiche del mondo, mostrava i familiari dei soldati che partivano in
atto di salutare i loro figli con
entusiasmo, quasi con allegria:
questa guerra era considerata
come momento di festa collettiva anziché di cordoglio. Un altro segno della cultura bellica
è la fiducia, radicata in molti,
nell’esercito italiano : molti sono convinti che, se l’Italia è veramente uno dei maggiori produttori mondiali di armi, abbia
la possibilità di migliorare il suo
esercito e renderlo più efficace.
Ma, nonostante tutto, la gente
non è così spavalda e temera
ria, e la paura è un fenomeno
piuttosto diffuso. Abbiamo la
paura delle grandi città, dove
la gente si tappa in casa per
non incorrere nel rischio di essere scippata o rapita, e abbiamo la paura della guerra. Malgrado l’opinione di non rifiuto
nei confronti della guerra, la
stragrande maggioranza delle
persone è contraria alla installazione dei missili e, mai come
oggi, ha un’opinione favorevole
dei movimenti per la pace. Questo era l’argomento del quarto
punto trattato dal prof. Marietti, il quale ha affermato che le
manifestazioni e tanti atti simbolici dei pacifisti (sit, die-in
ecc.), hanno una gran presa sulla gente. Le lacune del movimento pacifista sono però di
non saper usare i canali per comunicare con la gente e svolgere un sufficiente lavoro di contro-informazione, in questo senso sarebbe molto utile stabilire
dei contatti con i pacifisti tedeschi, attivissimi in questo settore.
L’altro pericolo è che l’imponente movimento pacifista diventi una setta o un partito, e
si impossessi della causa universale della pace, per trasformarla nella sua bandiera.
Alla fine della relazione ci sono stati alcuni interventi, nonostante il pubblico non molto folto presente nella sala. Peccato, perché il tema era interessante e il rapporto tra mass media e cultura della pace è molto
stretto. Si spera dunque che un
dibattito possa avviarsi, toccando anche altre tematiche non
affrontate, per esempio l’incidenza dei cartoni animati violenti sulla psiche del bambino,
oppure il ruolo della stampa
scandalistica nella cultura popolare.
Luisa Rlvoira
CRISI DELLA TALCO E GRAFITE
«Più la mando giù,
più mi tira su - Certo, conte»
Un cartello all’ ingresso del
municipio dì Pinerolo attendeva i parlamentari piemontesi
che venivano ad incontrare i lavoratori della Talco e Grafite in
lotta da alcuni mesi per la difesa del loro posto di lavoro: una
tazzina di caffè a forma di stabilimento e attorno due fumetti:
uno diceva « Più la mando giù
e più mi tira su» e l’altro « certo conte ». Una parafrasi della
nota pubblicità televisiva di un
caffè che esprimeva visivamente
' il sentimento dei lavoratori circa
la politica aziendale fin qui seguita dalla direzione del gruppo.
Sindacati ed operai sono infatti
certi che vi siano enormi responsabilità della direzione del
gruppo per quanto riguarda la
gestione dello stabilimento Isolantite e che anzi vi sia una deliberata volontà di liquidare una
produzione (quella della Isolantite) perché non garantisce più
profitti, per attuare una politica
finanziaria che garantisca maggiori e più immediati rendite. Responsabili di questa politica sarebbero l’amministratore delegato Calieri (di qui l’allusione al
conte) e la direzione.
Questa loro convinzione, i lavoratori Thanno espressa ai parla
mentari e alle forze politiche
presenti: Alasia per il PCI, Fiandrotti per il PSI, Arisio per il
PRI (ma anche Susanna Agnelli
ha telegrafato il suo interessamento), Botta per la DC; per il
PLI era presente l’assessore comunale Manassero, per DP il consigliere Gardiol. Presenti pure i
sindaci di Pinerolo, Prali, Massello, Perosa, il presidente della
Provincia Maccari e un funzionario dell’assessorato al Lavoro
della Regione Piemonte, dr. Cervetto, e il consigliere regionale
democristiano Chiabrando.
A rafforzare questa loro convinzione è venuta anche la relazione dei tecnici della Isolantite
che sinteticamente ribadiva che
lo stabilimento aveva una capacità produttiva ed era tecnologicamente moderno ed avrebbe potuto essere maggiormente competitivo sul mercato se si fossero adottati alcuni investimenti
per contenere alcuni costi. Su
queste proposte i lavoratori
« non avevano mai potuto confrontarsi seriamente con l’azienda » per cui chiedevano ai parlamentari di farsi parti diligenti
per ottenere un incontro tra le
parti al ministero dell’Industria
cui compete la sorveglianza e
TORRE PELLICE
LA ’’CARTA”
DI CHIVASSO
HA 40 ANNI
La redazione del settimanale «L’Eco delle Valli Vaidesi» organizza per venerdì
25 novembre alle ore 20,30
presso la Casa Unionista di
Via Beckwith a Torre Pellice un incontro dibattito su
la «Dichiarazione di Chivasso» del dicembre 1943, redatta da uomini politici e di cultura della Val Pellice e della
Val d’Aosta (tra questi vi fu
anche Emile Chanoux, martire della Resistenza).
Partecipano alla tavola rotonda: il dott. Anseimo Lucat e il dott. Valdo Azzoni
per la Val d’Aosta; il dott.
Osvaldo Coisson e il dott.
Gustavo Malan per la Val
Pellice. Introduce e modera
il pastore Giuseppe Platone
dell’Eco delle Valli Valdesi.
La dichiarazione di Ohivasso è un fatto di rilevanza
intellettuale, storica e resistenziale di grande attualità
in un momento storico in
cui si riscoprono le culture
locali.
Ispiratore di autonomie
speciali, anche a carattere regionale, presente nel dibattito alla Costituente, il documento di Chivasso — singolare intreccio di tre dimensioni : alpina, europea e italiana — è un punto di passaggio obbligato per chi crede nella valorizzazione delle
espressioni culturali, sociali,
storiche locali.
rindirizzo del settore minerario.
Nella sostanza i parlamentari,
la Regione, la Provincia, i Comuni accettavano la proposta dei
lavoratori e del sindacato e si impegnavano per la richiesta al ministero deirindustria.
In questa riunione dovrebbero
venir discussi tutti i problemi
del gruppo Talco e Grafite da
quello minerario in Val Germanasca ed in Sardegna ( « perché —
si è chiesto Alasia — la direzione dell’azienda non ha accettato
il finanziamento del Credito Industriale Sardo per la ristrutturazione della produzione di Talco
in Sardegna? ») a quello di raffintizione (Malanaggio e San Sebastiano) a quello di commercializzazione (Livorno) e anche
quello produttivo della Isolantite di Pinerolo. Per quest’ultima,
la Regione sta prendendo contatti con un cliente per ima sua
partecipazione nella azienda.
La riunione dovrebbe tenersi
nei prossimi giorni a Roma, nel
frattempo una commissione del
Comune di Pinerolo esaminerà i
bilanci per verificare alcune discordanze di informazioni circa
la realtà produttiva della Isolantite.
G. G.
USSL 43;
avviso urgente
L’Unità Socio-Sanitaria Locale 43 - Comunità Montana Val
Pellice, venuta a conoscenza
dell’esistenza di persone ignote
che si presentano casa per casa
nel Comune di Luserna San Giovanni, proponendo a nome di
questo Ente un corso di formai
zione per addetti alla prima infanzia a pagamento, informa che
— nessun dipendente è stato incaricato di raccogliere adesioni ad eventuali corsi dì
formazione ;
— non è in programma alcun
corso di formazione a pagamento ;
— tutti i dipendenti dell’Unità
Socio-Sanitaria Locale n. 43 Comunità Montana Val Fellice, sono fomiti di regolare
tesserino di riconoscimento e
pertanto si consiglia di diffidare di quanti ne fossero
sprovvisti.
Segnalaiioni
TORRE reUIGE — ’Mercoledì 30 novembre alle ore 20.30 presso il Centro
d'incontro (sotto 1 portici del municipio) avrà luogo una riunione di soci e
simpatizzanti di Amnesty International.
Comitati per la pace
PINEROLO — La prossima riunione
del Comitato si terrà giovedì 24 novembre, alle ore 21, presso la Camera
del Lavoro (via Demo, 8 - ’Pinerolo). Durante la riunione verranno affrontate le'
seguenti questioni: 1) Futura struttura
del movimento dei Comitati per la pace: adesione individuale, autofinanziamento, struttura nazionale; 2) Ridefinizione del campo IMAC di Comiso; nascita della cooperativa, gestione interna, iniziative.
Questo incontro è aperto a tutti coloro che si sentono legati al movimento per la pace o a chi ad esso vuole
interessarsi, anche per la prima volta.
10
10 cronaca delle Valli
25 novembre 1983
PRE-CONGRESSO FGEI-VALLI E TORINO AD AGAPE
Molto impegno per il futuro
Più di cinquanta giovani sono
convenuti ad Agape per il precongresso della PGEI-Valli e Torino,
sabato 12 e domenica 13 novembre.
Insieme si è tratto un bilancio
dell’attività degli ultimi tre anni
di lavoro e si è cercato di abbozzare le linee di impegno dei gruppi FGEI del pinerolese per il futuro, non dimenticando di essere
propositivi anche nei confronti
della realtà nazionale nell’elaborazione di proposte di lavoro da
sottoporre alla discussione del
Congresso nazionale della FGEI
che si terrà nel prossimo dicembre.
Nel pomeriggio di sabato una
meditazione biblica del gruppo
di Prarostino (gruppo non federato) ed una comunicazione di
Aldo Ferrerò hanno dato inizio
ai lavori.
Aldo Ferrerò ha informato sulla situazione dell’attività del movimento per la pace a livello sia
nazionale che locale, rilevando
come l’impegno degli evangelici
all’interno dei Comitati per la pace sia sentito come qualificante
per il messaggio portato: in particolare i temi specifici dell’inscindibile legame tra pace e giustizia e dell’educazione alla pace
stanno cominciando ad essere
sentiti come molto importanti
anche da altre realtà coinvolte
nel movimento per la pace.
Ferrerò ha indicato alcune
priorità per il lavoro a favore
della pace contro la logica del
riarmo e della guerra: lo studio
dell’istituzione militare, per essere attenti a che cosa è cambiato al suo interno negli ultimi
anm; im’attenzione particolare
allo sviluppo dell’industria bellica, che sta prevalendo sulle
istanze di riconversione in industria « pacifica » delle aziende che
lavorano per la guerra; un rapporto più stretto tra movimento
per la pace e movimento ecologista; la tematica della disobbedienza civile.
Aldo Ferrerò ha concluso il suo
discorso invitando la FGEI e le
chiese a riprendere coscienza, a
partire dall’impegno per la pace,
della inscindibilità della testimonianza della fede in Cristo dall’impegno nel politico e nel sociale.
Domenica mattina un membro
del Consiglio FGEI (Francesca
Spano) e la giunta uscente hanno dato un quadro della situazione della FGEI a livello nazionale e nelle Valli, indicando i temi principali sui quali la FGEI
già si è impegnata e per i quali
ancora dovrà spendere le proprie energie: pace, impegno nel
meridione, aggregazione giovanile ed educazione alla fede.
Sarebbe lungo riferire sul lavoro dei gruppi di studio, sia
quelli di sabato (incentrati sul
tema della pace), sia quelli di
domenica (su: attività giovanile; il tema del lavoro ed i rapporti con l’esterno; soggettività e
teologia): mi limiterò quindi a
dare un’indicazione di quanto è
risultato dalle mozioni approvate sui diversi temi.
La FGEI Valli presenterà al
Congresso una mozione che invita a riflettere attentamente sul
problema del lavoro, della disoccupazione, della crisi. E’ questo
un tema su cui la FGEI Valli ha
già compiuto un discreto lavoro,
insufficiente però di fronte alla
complessità delle cose. Per questo si ritiene importante che la
FGEI nel suo complesso lavori
sulla questione, anche come forza stimolante all’interno della
chiesa.
In particolare, si sente il bisogno di studiare ed essere attenti
all’impatto dell’informatica con
l’organizzazione del lavoro e con
la vita dell’uomo in genere, al
rapporto con l’equilibrio ecologico, al preoccupante sviluppo
dell’industria bellica, al fiorire di
iniziative cooperativistiche.
Sul catechismo, il precongresso ha incoraggiato il lavoro della
commissione di studio della
FGEI Valli, ricordando come la
attività catechetica sia legata a
quella per la riforma della chiesa. Si sono poi invitati i gruppi
locali a proseguire l’impegno di
stimolo nelle chiese per l’aggregazione giovanile, facendo attenzione alle esigenze dei giovani, ricercando nuove tecniche di animazione (il che non deve però
andare a scapito dei contenuti),
ricordando nel contempo alle
chiese la loro precisa responsabilità nei confronti dei giovani,
responsabilità non delegabile in
toto alla FGEI.
La mobilitazione per la pace
ha assorbito, quest’ultimo anno
in particolare, molte energie dei
gruppi FGEI.
Il precongresso ha esortato i
gruppi a proseguire nel lavoro
intrapreso, sia con la riflessione,
sia con la partecipazione attiva
tanto nei gruppi di informazione
e di studio costituiti nelle chiese, quanto nei Comitati per la
pace ed il disarmo.
Bisognerà impegnarsi in particolare su temi quali: l’obiezione
di coscienza nelle sue diverse
forme; l’educazione alla pace; lo
studio dell’istituzione militare; la
difesa civile nonviolenta ed il
disarmo unilaterale, questi ultimi
Due lutti
mo che Dio ci è vicino e nonostante tutto non ci ha abbandonati. E. S.
TORRE PELLICE — Si è conclusa l’esistenza terrena della
piccola Giulia Pinardi. E’ un lutto particolarmente doloroso per
la nostra comunità per la sua
tenera età, perché già tanto la
vita aveva provato lei e i suoi
genitori. La morte di un piccolo
è sempre terribile per gli adulti,
specie se si hanno figli, ancor
di più se i bambini erano amici
e compagni. Questa morte ha
però qualcosa di più commovente, di più sconcertante. Sono
certa che non si tratta di rimorsi o sensi di colpa per la «diversità» di Juliette. Nessuno di
noi ne ha, perché di fatto lei non
era diversa.
Proprio i nostri bambini ce
lo hanno insegnato : giocava
mangiava scherzava parlava con
loro, come loro. Al Nido prima,
come alla scuola materna ora,
era una bimba qualunque, forse
prediletta per la sua affettuosa
e dolce natura. Unica differenza ; « non si deve spingere Juliette perché è piccola». I coetanei la giudicavano più giovane e questo era tutto il suo
« handicap ». Non questo perciò
è il motivo della nostra inquietudine. Con il suo sguardo arcano e il suo enigmatico sorriso
Juliette ci rivelava verità a noi
ignote, ci faceva capire cose che
a noi forse mai sarà dato di intuire.
Nessun « normale » bambino
di tre anni potrebbe scoprire
una ferita con la serena consapevolezza con cui Juliette mi
mostrò la cicatrice della sua
operazione al cuore. Lo fece giocando, disse « ahia ! », poi rise
birichina. Allo stesso modo, ne
sono certa, ha affrontato con
forza a noi sconosciuta le nuove
sofferenze che l’hanno riportata
al Padre.
Per lei non piango. So che il
Regno dei Cieli è suo. Piango
perché il messaggio mi appare
chiaro solo ora che è tornata di
dove era stata inviata a soffrire
perché ci ricordassimo di un altro calvario, per smuovere le
nostre false buone coscienze,
per scuotere il nostro autocompiacimento farisaico. Dietro la
irresistibilità del segno si coglie,
in fondo, un invito alla speranza. Da prove come questa capia
Annuario
temi nelle loro implicazioni sulla vita del singolo e della collettività.
Si è approvata poi una mozione
di solidarietà al popolo palestinese, che è pubblicata per esteso in altra parte del giornale.
Il precongresso ha infine fatto
proprio un documento in cui si
invitano i centri e le opere della
chiesa a studiare forme adeguate per superare le barriere architettoniche che di fatto discriminano nostri fratelli e sorelle portatori di handicap.
Ultimo atto di un precongresso caratterizzato da una atmosfera gioiosa nonché da molta
volontà di impegno per il futuro
da parte di tutti, è stata l’elezione della nuova giunta regionale,
costituita di nuovo da tre persone.
Riconfermati Silvio Vola (con
l’incarico di segretario) e Chicca
Rochon, è stata eletta Bruna Ricca, del gruppo FGEI di Agape.
Nel tardo pomeriggio si è partiti da Agape ringraziando calorosamente Marco Pasquet e Anna
Revel, dimissionari.
Il gruppo FGEI di Torino ha
assicurato il proseguimento della collaborazione con la FGEI
Valli, eleggendo al suo interno
due persone che cureranno i contatti, in particolare con la giunta.
Paolo Gay
USSL 42: erogazione contributi in favore
di persone inabili e handicappate
per l’adattamento delle abitazioni
A seguito dell’esecutività della deliberazione n. 381 adottata dal
Comitato di Gestione dell’U.S.S.L. n. 42 nella seduta del 9 agosto
1983 avente per oggetto: « Interventi a favore di persone inabili ed
han^cappate per l’adattamento dell’abitazione o altre componenti
edilizie dagli stessi utilizzate », si trascrivono di seguito i requisiti
necessari per l’erogazione di contributi economici per la copertura
delle spese sostenute per i lavori di cui alla deliberazione citata in
premessa.
L’erogazione del citato contributo è subordinata alle seguenti
condizioni:
a) residenza territoriale nell’ambito dell’U.S.S.L. n. 42;
b) fruizione ^ un reddito annuo complessivo per il nucleo familiare
non superiore a L. 7.000.000, così determinato:
— reddito complessivo del nucleo familiare diminuito di L. 1 milione per ogni figlio a carico;
— agli stessi fini, qualora alla formazione del reddito predetto
concorrano redditi di lavoro dipendente, questi, dopo la detra
zione dei figli, sono calcolati nella misura del 60%.
Ai fini di quanto sopra previsto, si intende per nucleo familiare le
famiglie costituite dal capo-famiglia, dal coniuge e dai figli legittimi, naturali riconosciuti, adottivi e degli affiliati con lui conviventi;
c) invalidità del soggetto beneficiario non inferiore al 67%, dichia
rata dalla competente commissione provinciale invalidi, aocompa
gnata da gravi menomajzioni fisiche agli arti superiori ed inferió
ri 0 età superiore ai 65 anni, con ridotta autonomia o per condizioni fisiche o per situazioni di isolamento.
Le domande per la concessione del contributo di cui alla deliberazione n. 381/83 debbono essere compilate su moduli appositamente predisposti ed in distribuzione presso l’Ufficio Servizi Sociali dell’U.S.S.L. n. 42.
Nei predetti moduli viene elencata la documentazione richiesta.
In sede di ritiro dei sopraccitati moduli verrà fornita ogni ulte
riore informazione utile.
VAL PELLICE
TORRE PELLICE: DISTRETTO SANITARIO
Giovedì. 17 novembre, a seguito di un incidente stradale, è
mancato Alessio Bertalot, bidello della Scuola Media di Luserna S. Giovanni. Chi lo conosceva sa che purtroppo questa persona mite e umile era schiava
della droga nostrana, era cioè —
come si dice — « dedito al bere». Vorrei che l’essere a conoscenza di questa sua debolezza
e di questa sua tragedia non autorizzasse nessuno (e tanto meno dei credenti) a pensare a lui
con paternalistica commiserazione. Infatti Alessio Bertalot
aveva molte cose da insegnare
a molti. La sua disponibilità, la
sua gentilezza verso tutti, non
formale né servile, la sua totale
mancanza non solo di aggressività ma anche di malanimo o
rancore verso chiunque, ce lo
fanno ricordare con stima e ci
fanno pensare a coloro che —
secondo l’avvertimento di Gesù
— precederanno tanti rispettabili benpensanti nel regno dei cieli.
M.A.B.
Incontro
sull’Ipertensione
La commissione esecutiva distrettuale comunica che a causa di un disguido non sono state
pubblicate nell' annuario del 1°
distretto le notizie relative alla
comunità di Frali.
Riportiamo perciò qui di seguito i dati che avrebbero dovuto comparire:
FRALI
Concistoro: Presidente; Ermanno Genre; Vice-presidente: Amedeo Barus; Segretario: Mirella Tron Richard; Cassiere: Mirella Richard Peyrot; Membri: Garrou Mauro, Grill Elda, Richard Silvio,
Rostan Emilio.
Pastore: Ermanno Genre.
Catechisti: Claudio Tron, Dario Tron.
Monitori: Lucetta Artus Garrou, Bruna Ricca, Myriam Richard, Enrica Rostan.
Unione Femminiie: responsabile: Mirella Tron Richard.
Corale; responsabile: Dario Tron.
Filodrammatica: responsabile: Dario
Tron.
Commissione stabili: responsabile:
Danilo Peyrot; membri: Renaldo Ghigo,
Giorgio Pascal, Emilio Rostan.
Confermati 1983: Piergiorgio Baud.
Grill Claudio, Grill Sergio, Richard Ivo.
La riunione indetta dall’USSL
43, presso il Salone comunale
di Torre Pellice, il 17 novembre
ha raccolto gli operatori sanitari
e sociali ed i cittadini, prevalentemente anziani, che con la loro
presenza hanno attestato l’interessamento al progetto di indagine sulTipertensione avviato dalrUSSL.
Con un manifesto quasi «provocatorio» affisso nei Comuni, fin
dal mese di ottobre, la Comunità Montana intendeva coinvolgere tutta la popolazione adulta
della Valle in questa indagine e
l’incontro è servito anche a chiarire alcuni correttivi da apportare necessariamente all’operazione. Il Coordinatore, dott. Rissone, ha spiegato appunto come dovrà svolgersi nel futuro il servizio ed ha colto l’occasione per
ascoltare osservazioni e proposte dei presenti.
In conclusione si invitano tutte le persone che non l’hanno ancora fatto a sottoporsi ad un ,
controllo pressorio presso l’ambulatorio infermieristico sotto i
portici del Municipio, tale controllo sarà utile ai cittadini ma
anche come statistica necessaria
per stabilire lo stato di salute
della popolazione e l'utilità di
eventuali interventi.
Una volta accertata l’ipertensione bisogna recarsi dal medico
di base, perché sarà lui a fare
ulteriori controlli per un’appropriata terapia.
Evitando di frequentare assiduamente T ambulatorio della
USSL si lascia lo spazio ad altri
che devono usufruire del servizio. Attualmente con i tagli alla
spesa sanitaria bisogna evitare
sprechi e « consumismo » anche
in questo campo, come è stato rilevato.
Si è scartata Tipotesi di istituire un orario particolare nell’ambito del servizio ambulatoriale del medico di famiglia per
il controllo pressorio, perché
queste persone devono considerarsi pazienti come altre.
L’indagine condotta dalla Co
mimità Montana continuerà e si
studieranno soluzioni per agevolare i residenti nei Comuni di Vii
lar Pellice, Bobbio Pellice, Rorà
e Angrogna. Non sono mancati controlli alle persone occupate negli stabilimenti industriali
della valle ed altri seguiranno se
ci sarà disponibilità dei dirigenti.
Uno fra il pubblico ha raccomandato alle persone la partecipazione a tutti i problemi che
la riguardano coinvolgendo anche altri. A.A.K.
Obiettore
riconosciuto
in extremis
Quest’anno il primo giovane
protestante italiano si è visto rifiutare la sua domanda di fare il
servizio civile in alternativa al
servizio militare. Perché, se ormai in Italia esiste la scelta tra
l’uno o l’altro? Come tanti altri
obiettori che vanno a lavorare
(8 mesi in più di quelli che fanno il servizio militare regolare)
nei nostri istituti evangelici —
dove imparano a servire e ad
amare il prossimo, anziché imparare a sparare e a considerarlo come nemico — anche Riccardo aveva iniziato a lavorare all’Uliveto con i bambini handicappati, per alcuni mesi prima
ancora di avere ricevuto una risposta dal ministero della difesa. Quando è arrivata, oltre il limite di tempo previsto dalla legge, era un rifiuto, cioè per lui:
piantare l’Uliveto, dov’era così
apprezzato ed utile a direttrice,
colleghi e bambini, e partire a
fare il servizio militare. E’ stato
fatto un ricorso giudiziario, e all’ultimo momento, la settimana
scorsa, gli è stato dato ragione.
Non partirà a fare il servizio militare, rimarrà all’Uliveto. E’ un
sollievo per tutti; era una vittoria indispensabile per il futuro
dei ragazzi delle nostre comunità evangeliche. m.f.c.
11
25 novembre 1983
cronaca delleVallì 11
MOZIONE APPROVATA DAL PRE-CONGRESSO FGEI-VALLI E TORINO
Solidarietà
coi popolo palestinese
Il biennio ’82-83 sarà ricordato
come il tempo in cui è stato perpetrato il massacro del popolo
palestinese, colpito questa volta
' non solo nella sua volontà di
un’esistenza sovrana e indipendente, ma nella stessa prospettiva di conservare la propria identità nazionale e politica: è questo lo sbocco più tragico ma anche più probabile della crisi che
attanaglia il Medio Oriente da
due anni.
Noi confessiamo a Dio l’impotenza delle nostre azioni e il
peccato del nostro silenzio.
Sappiamo di condividere questo peccato con il nostro governo e con il nostro popolo, che
hanno assistito al progressivo
massacro dei combattenti delrOLP in una indifferenza di fatto. Sapere questo non ci allevia
il peso della nostra colpa. Ma
questo peso non deve renderci
passivi e sfiduciati, in un senso
di inutilità e di impotenza.
Riflettiamo sulla contraddizione che ci ha visti mobilitati con
forza contro la minaccia della
guerra atomica nel mondo e deboli e confusi di fronte alla tragedia della guerra effettivamente combattuta in una regione così vicina.
Crediamo che, più che non il
fallimento delle trattative di Ginevra, la sconfìtta politica di
Arafat e la divisione definitiva
dell’OLP allontanino drasticamente la prospettiva di una pace, se non giusta, almeno accettabile nell’area medio-orientale.
Ad essere colpita non è solo la
causa palestinese ma nel loro
insieme il destino dei popoli siriano, libanese e israeliano, i cui
attuali governi si ostinano in
una politica aggressiva e che sono tutti ridotti a pedine nel gioco egemonico delle due superpotenze in Medio Oriente. Sostenere a tutt’oggi, in una situazione così drammatica, la politica
di Arafat, pur senza nascondersene i limiti e le debolezze, significa dunque sostenere la sola
politica indipendente dalla logica dei due blocchi e quindi la
sola politica, in prospettiva, portatrice di pace.
Consci dunque dei nostri limiti ma anche delle nostre pcn
tenzialità di mobilitazione, noi
ci impegniamo a sostenere in
tutte le situazioni possibili la
causa palestinese e la sua leadership attualmente accerchiata
a Tripoli; affidiamo a Dio le
sorti di questo popolo che da
35 anni vive la tragedia della
diaspora e preghiamo perché
anche sulla specifica situazione
mediorientale si moltiplichino i
concreti operatori di pace, affinché « l’uomo che è della terra cessi di incutere spavento»
(Salmo 10).
Il precongresso
della Fgei-Valli
12-13 novembre ’83
Pro Uliveto
Chiesa Valdese di Pinerolo 350.000
Lega Femminile Chiesa Milano 150.000
Filodramm. di Villar Perosa 100.000
Famiglia Ughetto 50.000
N.N., S. Germano, per pulmino 15.000
Long Laura, in memoria di Isa
Recchia 30.000
GardioI Ada Vicino, S. Secondo 20.000
Martini Efisia, Torino 50.000
Fam. Trocello, in occ. 8“ compleanno di Daniele 10.000
Attività Femminili Comunità di
Livorno 50.000
Troceilo famiglia, Torino 10.000
Pittavino-Malan, Torino 20.000
Gruppo tedesco 87.000
Gruppo tedesco in visita all'Uliveto 1.160.000
Gruppo coscritti di Torre P. 150.000
Chiesa Valdese Pinerolo 950.000
N. N. su c.c.p. 10.000
Ist. Bancario S. Paolo 200.000
Unione Femm. Valdese di
Torre Pellice 40.000
Pons Alma e Nidia, ricordando i loro cari 10.000
Coucourde Giulio 50.000
Tavola Valdese, per ristrutturazione 4.542.678
Totale
25.412.518
RIFLESSIONI
AL CIMITERO
Caro Direttore,
seguo come sempre con molto interesse tuite ie pagine del nostro giornale e particolarmente quelle che riguardano le nostre Valli e vorrei aggiungere anch’io una parola su quanto hanno
segnalato M. Gay e C. Gay.
Sono pienamente d'accordo con loro
e ie ringrazio di aver sollevato questo
problema sperando che abbia un seguito positivo.
Vorrei aggiungere un’esperienza fatta
poco tempo fa. C’è un cimitero alle
Valli che mi è stato sempre particolarmente caro perché vi sono sepolti i
miei familiari di parte materna, nonni,
zìi, cugini e perché nella sua modestia
e quasi povertà dava un senso di serenità e di giustizia; ogni tomba aveva la sua lapide, anche le famiglie diciamo più ricche o più fortunate che
avevano una tomba di famiglia avevano quasi tutte i loro morti nella terra
ed una lapide sul muro per ricordarli.
Mi è difficile dire quello che ho provato vedendo in quel cimitero una spe
VAL PELLICE
Nasce un gruppo
Amnesty
« Amnesty International lavora contro l’applicazione della
tortura, della pena di morte,
delle esecuzioni extragiudiziali,
cosi, come contro ogni forma di
trattamento crudele, inumano e
degradante nei confronti di qualsiasi prigioniero e per la liberar
zione dei « detenuti per motivi
d’opinione », cioè di tutti coloro
che sono stati imprigionati a
causa delle proprie opinioni politiche o religiose, della loro origine etnica, lingua o razza, a condizione che non abbiano usato
la violenza e non ne abbiano
promosso l’uso. Di questi casi
ne sono noti alla sede centrale,
che si trova a Londra, circa
700.000 ed attualmente si riesce
ad occuparsi di non più di 50
mila casi ».
Con questa frase il rappresentante della circoscrizione di Torino ha sottolineato, durante
l’incontro svoltosi sabato 19 novembre u. s. nella foresteria di
Torre Pellice, l’importanza della creazione di un gruppo di
Amnesty International in Val
Penice ed ha offerto la propria
disponibilità per una eventuale
collaborazione. I temi affrontati
sono stati inizialmente di carattere generale, riguardanti cioè
le finalità e le attività dell’organizzazione, ed è stata sottolineata particolarmente la sua caratteristica di internazionalità e di
credibilità, che è molto importante continuare.
Il discorso si è poi spostato
su temi più pratici, e maggiormente legati al lavoro vero e
proprio dei singoli gruppi e alle
difficoltà che questi possono incontrare durante la loro attività.
Un problema comune a tutti
i gruppi è quello della raccolta
di fondi. Infatti Amnesty International è un’organizzazione autofinanziata, proprio per continuare ad essere indipendente ed
imparziale, e ogni gruppo oltre
a dover finanziare le proprie attività deve mandare un contributo abbastanza considerevole
alla sede di Londra, per assicurare il suo buon funzionamento.
Si è discusso anche molto sul
tipo e sulla quantità di impegno
che ogni componente può dare
ad un gruppo come questo. Di
primaria importanza sono le lettere da spedire ai prigionieri e
ai governi che li detengono. Ma
è anche molto utile promuovere
l’informazione sul problema dei
diritti dell’uomo nella propria
zona d’azione, tramite la diffusione di volantini e di pubblicazioni varie, e se possibile con
l’intervento nella scuola.
Alla fine di questo incontro
si è deciso di creare un gruppo
a Torre Pellice, che si riunirà
per la prima volta mercoledì 30
novembre alle ore 20.30 nel centro d’incontro di Torre Pellice.
Elisa Campaci
eie di grosso catafalco in marmo rosso
vivo. Prima la sensazione come di un
pugno nello stomaco e poi una grande
tristezza. Si può dire, nel dialetto del
luogo, che questo è uno « sbèrfi » anzitutto a tutti quelli che giacciono lì
sotto una piccola lapide e poi ai vivi
che non hanno ricchezze per simili spese e che non le fanno per rispetto ad
una legge morale cristiana non scritta
ma sempre rispettata da secoli.
Non so se questo è il risultato dell’essere passato, il cimitero, da confessionale sotto la responsabilità del
Concistoro, a comunale ma è possibile
che non ci sia una Commissione in
Comune che sovraintenda al Cimitero
oppure non c’è più nessun valdese in
quel Consiglio Comunale?
Ricordo bene l’antico cantico e malgrado questi brutti tempi continuo a
sperare ohe figli e nipoti possano ancora continuare a cantarlo anche loro.
Carlo Pons, Torino
PACIFISTI E
SOSTEGNI ESTERI
Sig. Direttore,
L’Eco-La Luce deH’ll.ll riproduce
una lettera che si riferisce ai finanziamenti clandestini a falsi pacifisti, da
me denunciati nel numero precedente.
Dopo aver ammesso che non mi si conosce, si emette un duro giudizio nei
miei confronti.
Avevo scritto deplorando il giudizio
negativo espresso da alcuni pacifisti
cristiani di Torre Pellice, nei riguardi
di un lettore « reo » di leggere un quotidiano da essi malvisto. Avevo anche
segnalato che ALCUNI pacifisti sono
cortamente prezzolati, citando fatti precisi. Mi si commenta con tono sprezzante, senza rispondere ai miei quesiti ed ignorando i fatti denunciati. Credevo che i cristiani per la pace predicassero non solo la pace agli altri,
ma cominciassero ad attuarla partendo
da se stessi. Sbagliavo??
lo sono convinto che fra i pacifisti
ci siano anche i puri, « mossi solo da
una fede e da una speranza ». Questo
fatto non esclude che possano esserci anche altri.
Non è una novità: anche nella Parigi 1939 c’erano alcuni pacifisti « sostenuti » dai nazionalsocialisti tedeschi; e
c’erano anche altri, resi ciechi dall’ideologia, che cercavano di convincere e di
convirrcersi che l’alleanza fra Hitler e
Stalin sarebbe stata per II bene dei popoli e per la pace.
Può un cristiano condannare chi denuncia questi fatti solo perché sono di
segno contrario alle proprie opinioni?
Se lo fa, mi sembra che si allinei,
anziché con il Vaitgelo, con quei par
lamentarì greci di sinistra, in visita a
Berlino la settimana scorsa, che si sono rifiutati di passare davanti al famigerato Muro.
Il sig. L. Deodato suggerisce che interventi come il mio vadano pubblicati
per poterne ridere. Avevo citato che la
Repubblica Democratica Tedesca « vende » alla Repubblica Federale Tedesca
quei cittadini non più utili che desiderano espatriare, per ricavarne valuta
pregiata; è noto da anni. Che cosa c è
da ridere, sig. Direttore? Chi è cristiano dovrebbe piangerne, far qualcosa per
denunciare quei misfatti, se mai pregare.
Il suo settimanale si rivolge a dei
cristiani; siano pur essi a giudicare.
Quanto a me, sono deluso dal modo in
cui chi si proclama pacifista cristiano è
intervenuto in questa altalena di precisazioni. G. Valli, Milano
PATOIS, PIEMONTESE
E FRONTIERE
Caro Direttore,
ho letto la lettera di Gustavo Malan
a proposito dell’insegnamento delle lingue nelle Valli. Certo, concordo anch’io
sull’importanza della promozione e della tutela dei patois tradizionali, anzi ne
auspico la loro integra conservazione e,
proprio per questo, ritengo ohe vada
valorizzata la specificità locale di ogni
valle e di ogni paese. Anche per questo, ad esempio, sono molto diffidente
nei confronti di certi intellettualismi
che vorrebbero imporre koinè assurde,
grafie bislacche, livellamenti « nazionalitari ».
Però... aggiungo, giusta l’esigenza di
conoscere il territorio Vicino, ma non
solo a cavallo delle Alpi ma, specialmente, nella nostra regione, ora che,
oltre che di Europa si parla anche di
Europa delle Regioni. E allora: oltre al
patois, la lingua piemontese, anch’essa
lingua dei Valdesi piemontesi, come
accade in una Luserna ove si fa teatro
in piemontese, in una Torre dove si
stampano libri in piemontese ecc.
Ma, veramente i patois sono così importanti per i Valdesi? Sì, nelle Valli.
Ma starei attento ad andare oltre, il
recente gemellaggio con Guardia Piemontese di Calabria, ad esempio, che
è stato motivato anche per le comuni radici dei dialetti iocali (ora, comunque, molto distanti) ha portato ad un
embrassons-nous con gente che, lo dico con tutto il rispetto, ha moduli culturali, etici, linguistici assai distanti,
e non solo geograficamente.
infine, aggiungerò che sono d’accordo
sull’anacronismo delle frontiere; ecco
perché spero che nessuno voglia farne di nuove, magari nel fondo-valle.
Roberto Grommo, Ivrea
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RINGRAZIAMENTO
« Io penso che le sofferenze del
tempo presente non siano assolutamente paragonabili alla gloria che Dio ci manifesterà »
(Romani 8: 18)
La mamma, il papà, fi fratello ed i
famìRari tutti del compianto
Germano Grill
riconoscenti per la dimostrazione di
stima e di affetto ricevuta per la dir
partita del loro caro congiunto, ringraziano tutti coloro che, con scrìtti,
parole di conforto e partecipazione ai
funerali, hanno preso parte al loro dolore.
Un particolare ringraziamento ai pastori Marco Ayassot e Paolo Ribet ed
id personale del reparto medicina dell’ospedale « E. Agnefii » di Pinerolo.
Frali, 6 novembre 1983
La Preside, gli Insegnanti, il Personale non docente e gli Alunni della
Scuola Media Statale di Luserna San
Giovanni ricordano con affetto
Alessio Bertalot
Luserna S. Giovanni, 17 novenfirre ’83
Il Consiglio d’istituto e la componente Genitori della Scuola Media Statale di Luserna S. Giovanni ricordano
Alessio Bertalot
per anni bidello della Scuola.
Luserna, 17 novembre 1983
« Sia che viviamo o che moriamo noi siamo del Signore »
(Rom. 14: 8)
Ha raggiunto, nella infinita pace di
Dio, l’amato figfio Gitfiio fi
Dott. Bruno Frizzoni
Con nuovo immenso dolore lo annunziano la moglie Sandra Zavaritt, i figli
Sonia e Marco, fi fratello Giovanni, la
suocera Carla Zavaritt Rostain, i cognati Carlo, Eugenia con le rispettive
famiglie e Claudio.
Bergamo, 4 novembre 1983.
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12 uomo e società
25 novembre 1983
ISRAELE - L’EREDITA’ DI BEGIN - 2
Le due anime di israele
Ashkenaziti e Sefarditi con la loro diversità di provenienza, di
cultura e di scelta politica danno al paese una costante tensione
Meno della metà della popolazione israeliana, gli Ashkenaziti, proviene dall’Europa centro-orientale. E questi sono i veri transfughi dell’Olocausto, coloro che si sono lasciati alle
spalle 6 milioni di fratelli scomparsi nelle camere a gas e nei
forni crematori di Hitler, coloro
per i quali alcime storiche connessioni tra nazionalismo palestinese e nazismo e, soprattutto,
la violenta e sanguinosa reazione di questo nazionalismo al ritorno degli Ebrei in Palestina,
hanno favorito quel « transfert »
psicologico in virtù del quale il
Palestinese assume il volto del
nazista ed Arafat occupa il posto lasciato vuoto da Hitler.
Ma per l’altra metà degli Israeliani, chiamati Sefarditi (erre
neamente, visto che i veri Se
farditi sono quegli Ebrei fuggiti
nel ’500 dalla Spagna) non è necessario scomodare la psicanalisi per capire i loro sentimenti
nei confronti degli Arabi: essi
non vengono daU’Europa, sono
fuggiti direttamente dai paesi
arabi, dove vivevano da secoli e
dove erano perseguitati. Per le
ro i Palestinesi sono gli Arabi
di sempre che hanno ben imparato a conoscere come loro oppressori nei paesi dove sono vissuti.
I Sefarditi sono giunti in Palestina negli anni ’50, quando la
indipendenza del paese era già
stata proclamata. Essi non hanno « fatto » il paese. Sono stati
accolti dagli Ashkenaziti che...
non li aspettavano (aspettavano
piuttosto i tre milioni di' ebrei
dell’Unione sovietica, fortemente discriminati in patria, ma per
i quali la richiesta del visto per
Israele comportava la perdita
del lavoro, la messa al bando ed
un’attesa raramente soddisfatta).
Questi stessi Sefarditi, appartenenti agli strati più umili della nazione, sono stati i più numerosi sostenitori di Begin, anche per quel che riguarda la colonizzazione della Cisgiordania.
Perché? Perché l’aver conosciuto le spogliazioni, le umiliazioni,
le decimazioni a loro inflitte dagli Arabi nei loro paesi d’origi
• L'Eco delle Valli Valdesi >
Tribunale di PInerolo N. 175.
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Becshino, Mario F. BeruttI, Franco
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Intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 ■ Torino.
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Subalpina - Torre Pelllce (Torino)
ne non li rende certo teneri verso questi altri Arabi che sono i
Palestinesi. Perché, dopo aver
perso i loro beni e le loro case,
confiscati dagli Arabi, essi pensano che sarebbe folle esitare
dinanzi alla possibilità di assicurare alla loro patria dei confini più sicuri, che coincidano
inoltre, e non è cosa trascurabile, coi confini assegnati da Dio
al suo popolo. Se gli Arabi lo capiscono saranno lasciati in pace
nelle loro « isole »; chi si oppone sarà trattato duramente.
Tutto qui? In parte, ma non
tutto.
La tensione interna
In "Shalom Ahsciav", il movimento pacifista apartitico israeliano contrario alla colonizzazione della Cisgiordania, i Sefarditi
sono molto pochi. "Shalom Ahsciav’’ riunisce in massima parte l’opinione socialista e socialdemocratica di derivazione europea. Coloro che guidano il movirnento sono degli intellettuali:
e ciò spiega il disprezzo con cui
i suoi oppositori gridano al loro
indirizzo « Professori! Studenti! ». Essi rappresentano in modo preponderante la sinistra. Ma
una sinistra di estrazione prevalentemente borghese. L’umile
lavoratore, l’operaio sefardita
sta più spesso a destra. Perché?
Perché per l’umile lavoratore e
per l’operaio sefardita la sinistra si identifica con l’Establishment ebraico europeo, che ha
avuto in mano il paese, attraverso le varie correnti socialiste al potere dall’inizio del secolo, le quali hanno fornito le
basi del collettivismo agricoloindustriale e del sindacalismo
imprenditoriale (una èreatura tipicamente israeliana quella del
sindacato che, per combattere
la disoccupazione, fonda delle
aziende di cui i lavoratori sono
i diretti proprietari).
I profughi provenienti dai paesi arabi non hanno mai digerito
questo predominio della cultura europea. La loro suscettibilità è stata spesso mortalmente
ferita dalla sbrigatività della
burocrazia ebraica mitteleuropea, dalle presunte preferenze a
favore dei profughi provenienti
dall’Europa (spesso dovute soltanto alla più grande facilità di
inserire questi ültimi in una moderna società tecnologica) ed infine dal silenzio uificiale nei confronti dei valori e delle tradizioni di cui erano portatori. Un silenzio accompagnato dalla pretesa di civilizzarli con dei corsi
accelerati, che li condurrebbero,
secondo loro, a snaturare la loro personalità. Per questo, contro i loro maldestri « benefattori », politicamente individuabili
nel blocco laburista, essi hanno
votato Begin. Per questo sempre
più nel loro linguaggio si fanno
strada dei nuovi vocaboli, come
Negri e Bianchi (dove Negro sta
per Sefardita, e Bianco per
Ashkenazita), Nord e Sud ecc.
Lasciamo parlare il capo sefardita del Likud (il partito di
Begin) della cittadina della Galilea Settentrionale di Kiryat
Shmona, Avraham Yoel (tratto
da: J. F. Held: La déchirure Parigi 1983, un’indagine di ca-;
ratiere sociologico condotta in
Israele da uno studioso francese all’inizio di quest’anno): « I
laburisti sono rimasti al potere
troppo a lungo. Essi hanno sempre favorito i kibbntz, cioè loro
stessi.'... Col nostro denaro, grazie alla loro organizzazione e soprattutto al sostegno dei laburisti, i kibbntz hanno creato delle
fabbriche dove i “neri" hanno il
diritto^ di essere manovali. I socialisti sono diventati capitali
sti... ». Per quanto riguarda la
politica estera, Held rileva nei
discorsi del suo interlocutore
frasi di questo genere: gli Arabi sono malvagi, il nazionalismo
palestinese è un’invenzione dei
Gentili, i nazisti hanno provato
agli Ebrei che non erano un popolo come gli altri, preferisco
che il mondo vilipenda Israele
vivo piuttosto che sentirlo piangere Israele morto.
Nella stessa indagine di Held
parla un altro Sefardita: Yossi
Messika, un profugo proveniente dalla Tunisia, il quale è l’eccezione che conferma la regola.
Racconta così il suo arrivo in
Israele: « Ci misero tutti insieme nelle baracche di zinco, poi
in prefabbricati. Sei anni senza
luce, senza strade. Pochi avevano ricevuto un’educazione. Cerano soprattutto dei Marocchini
che venivano dalle montagne, i
gitali non parlavano il francese.
In rnassima parte dei piccoli
venditori, pochissimi lavoratori
manuali. Intorno c’erano dei
kibbutzim, dove gli Ashkenaziti
vivevano bene: gli Orientali erano gelosi. Parlavano di favoritisrno. "Che forse non siamo Ebrei anche noi?’’. Credevano che
il Governo avesse dato i kibbntz
bell’e pronti agli Ashkenaziti,
non sapevano quanto era stato
duro ai tempi dei pionieri! E’
vero, le fabbriche e le officine di
Kiryat Shmona appartengono ai
kibbntz. Ma perché non ne fanno anche loro, delle fabbriche,
gli Orientali? ».
I kibbntz di cui si parla sono
il fiore all’occhiello del socialismo collettivista israeliano: 3%
della popolazione, ma il 15% dell'economia nazionale; come aveva annotato il grande filosofo ebreo Martin Buber, il kibbntz è un’esperienza socialista
che non è fallita. «Quando siamo arrivati — racconta Elihau
Yavin (sopravvissuto dei campi
di sterminio nazisti) — noi ex
deportati o figli di deportati, militanti dei movimenti giovanili
sionisti, qui non c’era niente. Solo deserto. E questa terra non
è nostra, ci è concessa in affitto
dallo Stato. Ora produciamo cereali, cotone, patate, granoturco,
fiori. Abbiamo 80.000 polli e 250
vacche da latte». Egli allude al
suo kibbutz sorto in mezzo al
deserto del Negev. E racconta
anche che quando ondate di immigranti nord-africani arrivarono in Israele il Presidente Ben
Gurion chiese ai kibbutz di partecipare alla industrializzazione
del paese, dando lavoro ai nuovi
arrivati. Ma la maggior parte
dei Sefarditi che non ama vive
re in collettività rifiutano di diventare membri di un kibbutz.
Essi preferiscono vivere in città
dormitorio e, quando non trovano di meglio, lavorare come salariati nelle fabbriche dei kibbutz: questi ultimi infrangono i
loro principi accettando dei lavoratori salariati per creare dei
posti di lavoro: ed in cambio
ricavano l’invidia di questi ultimi.
Lo stesso Elihau Yavin, schierato su posizioni di sinistra, è da
sempre propenso al dialogo con
gli Arabi ( « Dopo la guerra dei 6
giorni avremmo voluto che ci
fosse rivolto un appello, anche
segreto, da parte araba, per potervi rispondere, ma la costituzione dell’OLP che preconizza
l’annientamento d’Israele non è
mai stata abrogata; cosa possiamo fare? ») ma deve segnalare
la lenta metamorfosi in falchi
di molte colombe israeliane assalite da dubbi che l’intransigenza palestinese favorisce. La
attesa inutile di un gesto che
non arriva mai rende oltretutto
ridicoli agli occhi dei Sefarditi
molti dei loro fratelli Ashkenaziti.
Chi soffia sul fuoco
In alcune circostanze il conflitto assume contorni tragici ed
alcuni opportunisti soffiano sul
fuoco. E’ nato un piccolo partito sefardita, il Tami la cui funzione principale sembra essere
quella di esasperare gli animi.
In seguito ad uno scontro con la
polizia a Kfar Shalem, un quartiere popolare di Tel Aviv, un
israeliano di origine yemenita,
che cercava di impedire la distruzione di una sua costruzione abusiva con le armi in pugno, è rimasto ucciso. L’indomani la città era coperta di svastiche: erano state dipinte sulle
sinagoghe ashkenazite o sulle
macchine degli odiati « Bianchi ». In tutti questi fatti ci sarebbe lo zampino del Tami.
Pochi prendono sul serio il
Tami, ma sono le frustrazioni
di cui soffrono i Sefarditi che
non andrebbero sottovalutate se
si vuol capire di quali mali soffre Israele. Intanto risulta da
quanto precede che gli antipacifisti sono in maggioranza i « paria » della nazione, o per lo meno gente che, a torto o a ragione, si ritiene tale: i Sefarditi che
hanno votato per Begin, hanno
innanzitutto votato contro i Laburisti, contro coloro che incarnavano il razionalismo e I’etiicienza della loro cultura euro
pea. Per questa stessa ragione
molti ritengono che non sia i i
caso di esagerare il fanatisni'
antiarabo degli orientali: più eli di nazionalismo esacerbato si
tratterebbe piuttosto di un’urna
na esigenza di rivalsa nei confronti sia degli Arabi, sia de:
pionieri del Sionismo socialist:
in ricordo delle umiliazioni su bite in passato.
Non per niente si sottoliiie;
che i veri fanatici del nazionalismo israeliano vanno piuttosto
cercati tra i religiosi del Gusìi
Emunim, i quali sono in maggioranza Ashkenaziti. Ma queste
sarà l’argomento del prossime
articolo.
Elia Boccara
«Va', perchè io sarò teco»
(segue da pag. 1)
compromesso e a danno dei poveri.
Di fronte al problema pace e
giustizia, la Chiesa è chiamata
a seguire quel Dio di Abramo che
chiama Mose e lo manda disarmato a liberare i fratelli oppressi. Oggi la Chiesa deve rinnovare la sua fiducia in quel Dio sorprendente e meraviglioso che sa
creare il nuovo quando tutto
sembra caos e morte. I potenti
di questo mondo accumulano armi per garantire la loro pace,
ma la Chiesa chiederà il disarmo per dare pace ai poveri e agli
oppressi. La Chiesa deve giungere a questo non per calcolo o
dotta analisi socio-polìtica. Lo
farà perché avrà fiducia nel Dio
della pace. Lo farà non tanto
come testimonianza per i non
credenti, ma perché innamorata
di Dio e del suo agire, perché
quella sarà l’unica strada che
Dio ha tracciato. La Chiesa che
avrà rinnovato la propria fiducia
in Dio si presenterà disarmata
ai potenti e come Mosè opererà
per far uscire il popolo dalla
schiavitù. Non chiederà l’appog
gio di altri potenti, perché è Dio
che la manda e Dio è lì con la
Chiesa che va nel suo nome. La
Chiesa si ricorderà della promessa di Dio: « Io sono quegli che
sono ». Promessa ripresa dal Signore risorto: « Io sarò con voi
tutti i giorni ».
E’ possibile che, come l’uomo
di Dio di cui si parla in I Re 13.
la Chiesa incontri tentazioni che
le verranno proprio dal suo interno; la Chiesa potrà essere
tentata di abbandonare la sua
stretta osservanza alla parola di
Dio per dar retta ad altri profeti, ad altri uomini pii, ad altre
considerazioni, ad altri calcoli.
Allora la sua voce profetica in
favore degli oppressi non si leverà più forte e chiara, ma sarà
una voce fra le altre, una voce
che segue la moda del momento
e che tacerà quando si vedrà
isolata.
Tutto questo è già successo
nella_ storia della Chiesa, ma oggi Dio rinnova il suo impegno e
la sua parola: «Le grida dei figliuoli d’Israele sono giunte a
me... Va’, perché io sarò teco...
Io sono quegli che sono ».
Salvatore Rapisarda
CAMPAGNA ABBONAMENTI 1984
Un nodo al fazzoletto
La prossima volta che vai in chiesa o all’ufficio postale ricordati di rinnovare l’abbonamento all’Eco-Luce. Per te sarà una cosa in
meno da fare. Per noi sarà il regalo di un sostegno prezioso.
Abbonamento annuo L. 21.000
semestrale L. 12.000
estero L. 40.000
soprattassa aerea L. 24.000
sostenitore L. 40.000
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»
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Agli abbonati SUPERSOSTENITORI, da
L. 70.000 in su, verrà inviato il Lutero di Scrop
po, incisione su cartoncino 36x50, numerata
(1-150) e firmata dall’Autore.
Amministrazione Eco delle Valli valdesi . La Luce: via Pio V, 15 - 10125 TORINO - ccp 327106