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2002
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■EDITORIALI
^ ù'e «paletti» dì Porto Alegre
(fi FRANCO GIAMPICCOLl
■ BIBBIA E ATTUALITÀ■
SIAMO SOLO
«OSSA SECCHE»?
«Il Signore mi trasportò in spirito e mi
depose in mezzo a una valle piena d'ossa. ■ ■ Mi disse: “Figlio d’uomo, queste ossa potrebbero rivivere?” E io risposi: “Signore, Dio, tu lo sai”. Egli mi disse: “Profetizza su queste ossa, e di’ loro: “Ossa
secche, ascoltate la parola del Signore!”»
Ezechiele 37, 1; 3-4
IL Dio della vita e del futuro trascina Ezechiele in un luogo che sa di
passato e di desolazione. A volte questa è la mia esperienza pastorale; una
chiesa più di funerali che di momenti
gioiosi, ossa secche di un passato glorioso. Altre volte questa è la mia
esperienza di essere uman.r dopo
tante lotte per la pace e la jiusdzia:
sempre ingiustizia, morti pei fame,
guerre e dolore. Eppure qui, in questa realtà ci porta la mano del nostro
Signore, scappare o far finta di nulla
sarebbe inutile: guardiamola in faccia
perché è qui che Dio ci chiama: in
questa chiesa in difficoltà e in questo
mondo di morte e ingiustizia.
Proprio nei momento più duro,
Dio sfida il profeta Ezechiele, e
noi, con una domanda: «Possono rivivere queste ossa?». No! Scientificamente, logicamente, umanamente,
no! Eppure il credente si affida a Dio
anche quando tutto sembra essere
ormai perduto, ed Ezechiele risponde: «Tu lo sai Signore». Non so cosa
sarà della mia vita, del futuro della
mia chiesa e della vita oltre la vita,
ma tu lo sai. Anzi io so che tu sai, e
questo mi basterà. Possono queste
chiese evangeliche, di cui il 17 febbraio celebriamo la libertà e l’impegno nella società, vivere con più forza e più gioia? Può sopravvivere il
mondo inquinato dallo smog e dai
nostri egoismi? Può la giustizia vincere suH’ingiustizia? Tu lo sai Signore, confesso la mia ignoranza, ma ancor più la mia illimitata fiducia in te.
Allora parla! Profetizza. Predica ai morti alla fede, ai morti alla
fiducia nel nostro mondo, ai morti
alla speranza in un futuro di vita!
Sappi che ti sembrerà un lavoro inutile, qualcosa avviene, ma in questi
corpi non c’è ancora vita. Però se con
la tua piccola parola umana, annunci
la parola di Dio, se non ti vergogni di
gridare che tu in questo Dio credi e
speri, già, per miracolo, vedi che si
produce qualcosa. La chiesa sarà
sempre irriconoscente, il mondo cinico, la società ingiusta... ma, i tuoi
occhi, gli occhi di un piccolo credente che osa parlare di Dio a un mondo
di morti, i tuoi occhi vedranno che
l’opera di Dio si sta compiendo.
INSOMMA, c’era un popolo di testimoni, capace di un pessimismo
peggiore del nostro (e ce ne vuole).
A questo popolo che dice: «Ormai
siamo solo ossa secche», Dio indica il
futuro: Affida a me la tua fiducia,
non bearti nella tua sfiducia! Ti
manderò sempre qualcuno capace di
profetizzare, di predicare la mia Parola di vita E tu perché stai ancora
zitto? Sei un credente, un membro di
chiesa, vai: parla di Dio al mondo e
parla a Dio del mondo». E allora la
chiesa vivrà, il mondo non si annullerà nella sua follia, il nostro futuro
non è un cimitero; perché lì è cominciato tutto, perché il nostro Signore riporta la vita dove sembrava
essere tutto finito!
Claudio Pasquet
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUGHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 662/96 ■ Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
Euro 1,14 - Lire 2200
Anno IX - numero 7-15 febbraio 2002
SOCIET/
lo sfruttamento sessuale dei bambini
diRONO'GRADY
IGUATEMAL
Un «apartheid» da ánquantanni
di MASSIMO GNONE
Sono i temi portanti d’ella Settimana della libertà in occasione del 17 febbraio
Libertà e laicità
Per gli evangelici italiani la libertà del cittadino si coniuga con la laicità dello stato
ma i segnali che riceviamo vanno sempre più verso un rinnovato confessionalismo
DOMENICO MASEUl
Le chiese valdesi, durante le persecuzioni, avevano considerato come giorno di particolare rilevanza il
venerdì santo che ricordava che siamo stati liberati dalla schiavitù del
peccato in virtù della croce di Cristo e
quel giorno diventava, così, la festa
della libertà del cristiano. Dopo il
1848, a ricordo di diritti civili finalmente ottenuti, si è fissato il 17 febbraio come data simbolo della libertà
del cittadino. Negli ultimi anni, la Federazione delle chiese evangeliche ha
celebrato la Settimana della libertà.
Nel 2002 questa ricorrenza ci costringe a riflessioni amare. Per noi la
libertà del cittadino si coniuga con la
laicità dello stato e mai, dopo il Concilio Vaticano II, la chiesa romana
pare invadere, come ora, le prerogative dello stato. Basterebbe pensare
alla recente richiesta del papa ad avvocati e giudici perché facciano
obiezione di coscienza alla legge sul
divorzio, che è stata una scelta di civiltà, fatta dal nostro paese, negli Anni Sessanta e ratificata con un referendum popolare. Due giorni dopo,
Giovanni Paolo II chiedeva al Parlamento italiano di dichiarare l’embrione «persona», annullando così la
legge sull’aborto e rischiando di aumentare gli aborti clandestini, pericolosi e fonte di guadagni illeciti
senza consentire neanche che vengano adoperate misure preventive.
Altrettanto perentorio è stato l’intervento del Vaticano sulla procreazione medica assistita e anche sul cosiddetto «utero in affitto». Si tratta
certamente di un settore molto delicato in cui ai colpi di clava bisognerebbe sostituire il rispetto di sentimenti e desideri naturali e legittimi.
Ancora più oscuro si presenta l’avvenire per la nostra scuola la cui laicità è un bene prezioso, soprattutto
ora nel mutato panorama religioso
italiano. Il rischio, se si privilegia la
scuola privata, e in particolare quella
confessionale, è che si giunga a separare gli studenti, e quindi la futura
società, in base alle varie posizioni
religiose. Potremmo trovarci di fronte a una scuola islamica, più o meno
fondamentalista, a un’altra cattolica
clericale, e via dicendo, riducendo
l’istituto scolastico da luogo di incontro e di osmosi di diverse culture
Segue a pag. 8
La necessità di rapporti corretti nella vita pubblica è sempre attuale
Dieci anni fa iniziava la stagione di «Mani pulite»
EUGENIO BERNARDINI
Dieci anni fa, il 17 febbraio del
1992, a Milano, veniva arrestato Mario Chiesa, presidente di un
ente pubblico comunale, per una
mazzetta di 14 milioni. Iniziava così «Mani pulite» e il disfacimento
delle forze politiche allora al governo (Democrazia cristiana e i partiti
socialista, socialdemocratico, repubblicano e liberale). Anche il Pei
e le cooperative rosse subirono inchieste e processi. Fu una stagione
drammatica per la politica italiana
che scompaginò le carte tradizionalmente in gioco, rafforzò la Lega
Nord e fece nascere in pochi mesi
Forza Italia.
Oggi, di quella stagione, si ricorda
solo il livello politico e il ruolo che
ebbe la magistratura, con i suoi meriti e i suoi eccessi, per farne oggetto
di polemica di parte. Noi, invece.
vorremmo ricordare soprattutto lo
scossone che avvenne in molte coscienze italiane e la necessità di forte cambiamento e di rapporti più
etici nella vita pubblica e produttiva
che si espresse in tutta l’opinione
pubblica. Il Sinodo del 1993 si concentrò su quelle problematiche con
una lunga e appassionata discussione che portò a un ordine del giorno
e a una lettera aperta alle chiese.
Nell’ordine del giorno si chiedeva
«perdono a Dio perché come credenti evangelici abbiamo troppo poco contribuito al rinnovamento delle coscienze, rendendoci di fatto
corresponsabili del deterioramento
della vita sociale», ed esortava le
chiese «a indirizzare e a sostenere
quei credenti che nel lavoro si trovano esposti a decisioni lontane dallo
spirito dell’Evangelo, e le invita a riprendere la riflessione sulla vocazione e sul lavoro». Nella lettera aperta
si diceva; «Non ci siamo opposti con
sufficiente costanza alla cultura della mediazione e della delega che ha
bloccato la nostra democrazia. Dobbiamo inoltre ammettere di aver
mancato di vigilanza. (...) Il “rigido
calvinismo”, che molti ci rinfacciano, avremmo dovuto affermarlo con
molto maggior rigore non solo sul
terreno della morale individuale, ma
anche e particolarmente nel campo
della vita pubblica».
Oggi, come evangelici vorremmo
ricordare proprio queste preoccupazioni e questi impegni, perché
l’azione di vigilanza, anche tramite
un’informazione forte e libera, e la
necessità di rapporti corretti nel
campo del lavoro e dell’amministrazione della cosa pubblica oggi
non sono meno attuali di ieri, e soprattutto prescindono dalla parte
politica che ciascuno di noi ritiene
di dover sostenere.
lECO DELLE VALLIM
Il Centro culturale valdese
di DAVIDE ROSSO
■■ L'OPINIONE ■■
L'AMERICA A
SALT LAKE CITY |
Per chi ha guardato la cerimonia
d’apertura delle Olimpiadi di Salt Lake
City, i simboli della Repubblica americana erano in piena vista. La bandiera
stracciata che l’il settembre volava
sulle torre gemelle e la guardia d’onore, composta di pompieri e poliziotti
della città di New York. Più di 50.000
persone erano presenti alla cerimonia.
Hanno mantenuto un silenzio assoluto
per vari minuti mentre passava la bandiera sulla pista dello stadio. È dai tempi della seconda guerra mondiale che
non si vedeva in America una manifestazione patriottica cosi sobria e sentita. A partire dal suo discorso sullo stato deÙ’Unione di fine gennaio, il presidente Bush ha ribadito con fermezza
che l’America è in guerra. La sua retorica faceva riferimento a un famoso comizio di Franklin Roosevelt. Come sessant’anni fa gli americani oggi si battono, secondo Bush, contro un «Asse del
maligno» e lottano in nome di tutto il
mondo a favore di «sette esigenze non
negoziabili della dignità umana». È in
quest’ottica che il Presidente ha presentato un bilancio che prevede un aumento nelle spese militari di 48 miliardi di dollari, l’aumento più grande da
più di vent’anni. Il fatto che Bush abbia
goduto per le ultime 16 settimane di un
livello di consenso popolare intorno al
90% (un record storico) sembra dimostrare che gli americani sono disposti
ad aderire alla sua visione di un conflitto prolungato dal quale l’Afganistan
è stato solo la prima tappa.
In realtà, il Congresso non ha mai
fatto una dichiarazione formale di
guerra e questa ambiguità ha creato
spazio politico per Bush, ma anche
problemi inattesi. Per esempio, le criti
che sul trattamento dei detenuti a
Guantanamo ha dato parecchio fastidio al segretario alla Difesa, Donald
Rumsfeld. Ancora più difficile da gesti
re è stata la perplessità espressa da
esperti legali sulla decisione di non riconoscere prigionieri di guerra i detenuti a Guantanamo. Il disaccordo sorge
in parte dall’ovvia politicizzazione di
una decisione che toccava a un tribunale militare e non all’amministrazione,
ma anche da preoccupazioni sul fatto
che questo possa creare un precedente
se e quando soldati americani venisse
ro catturati da forze nemiche.
Prima o poi, l’amministrazione Bush dovrà fare i conti con il fatto che la
retorica bellica assomiglia a una dro
ga. Ce ne vuole sempre di più per avere
gli stessi effetti. Il presidente sa che
quest’anno vari membri del Congresso
affronteranno elezioni importanti e
che gli elettori vogliono sentire parlare anche di problemi domestici. Rima
ne ancora da vedere la capacità di Bu
sh a gestire lo scandalo Enron. Un primo tentativo di combatterlo con la retorica bellica è fallito. Il lamento del
vicepresidente Dick Cheyney che né
Franklin Roosevelt né Harry Truman
hanno dovuto rispondere a simili accuse, mentre loro proseguivano la seconda guerra mondiale, sembra soltanto avere aumentato i sospetti. Il
punto debole di Bush è sempre stato la
sua reputazione di essere il candidato
delle imprese multinazionali. Se nei
prossimi mesi si sentirà parlare più di
Enron che di terrorismo, l’ammini
strazione Bush si troverà obbligata ad
affrontare una grande minaccia alle
repubbliche prevista da Macchiavelli
La distruzione del bene comune da
parte di uomini corrotti dal lusso.
Francis Rivers
2
PAC. 2 RIFORMA
All’As
VENERDÌ 15 FEBBRAIO 2itvenerdì 15
«^Chi lavora con
mano pigra
impoverisce, ma
la mano
laboriosa fa
arricchire.
^Chi raccoglie
durante l’estate
è un figlio
prudente, ma chi
dorme durante
la mietitura
è un figlio che
fa vergogna»
(Proverbi 10, 4-5)
«^Ascoltate
questo, voi che
vorreste divorare
il povero e
distrajere gli
umili del paese;
^voi che dite:
“Quando finirà il
novilunio, perché
possiamo vendere
il grano?
Quando finirà
il sabato, perché
possiamo aprire i
granai, diminuire
l’efa, aumentare
il siclo e usare
bilance false
per frodare,
^per comprare
con denaro
i poveri,
e l’indigente
se deve un paio
di sandali?
E venderemo
perfino lo scarto
del grano!”
Ul Signore lo ha
giurato per colui
che è la gloria
di Giacobbe: “Non
dimenticherò
mai nessuna delle
vostre opere”»
(Amos 8, 4-7)
<éUo sono misero
e povero, ma
il Signore
ha cura di me.
Tu sei il mio aiuto
e il mio liberatore;
o Dio mio,
non tardare!»
(Salmo 40,17)
<é'Ibisognosi non
mancheranno
mai nel paese;
perciò io
ti do questo
comandamento
e ti dico: apri
generosamente
la tua mano
al fratello povero
e bisognoso che
è nel tuo paese»
(Deut 15, 11)
IL POVERO NELL'ANTICO TESTAMENTO
Per la sapienza la causa della povertà sta nella pigrizia. Per i profeti invece essa è
conseguenza di rapporti economici ingiusti I salmi invitano a «liberare» il povero
DANIELE GARRONE
La sommaria selezione di testi riportati a fianco dà un
quadro abbastanza completo
delle valutazioni della povertà
nell’Antico Testamento.
La povertà nei testi sapieniiali
VORREI cominciare da quella
forse più inattesa. Vari passi
del libro dei Proverbi presentano
la povertà come risultato di scelte umane sbagliate, come conseguenza della pigrizia e della stoltezza. «Passai presso il campo
del pigro e presso la vigna dell’uomo privo di senno; ed ecco le
spine vi crescevano dappertutto,
i rovi ne coprivano il suolo, e il
muro di cinta era in rovina. Considerai la cosa e mi posi a riflettere; e da quel che vidi trassi una
lezione: dormire un po’, sonnecchiare un po’, incrociare un po’
le mani per riposare... e la tua
povertà verrà come un ladro e la
tua miseria, come un uomo armato» (Prov 24, 30-34).
La povertà appare qui come
un fallimento di cui si è personalmente responsabili, che non
può essere imputato alle circostanze o a un torto subito. Non si
tratta di una visione «ideologica»
tesa a interpretare globalmente
ogni forma di povertà. La sapienza di Israele (e dell’antico 'Vicino
Oriente) era tesa a cogliere e valorizzare pedagogicamente il
nesso, ricavabile da un’accorta
valorizzazione dell’esperienza,
tra le azioni e le loro conseguenze. Sono considerazioni non dissimili da quelle che si possono
fare su «la cicala e la formica»,
ma non per questo non hanno
una loro pregnanza, anche all’interno della Bibbia. L’umanità
(Gen 2) è posta nella creazione di
Dio con il compito (nobile e non
servile), di conservarla e trasfor
marla. Si iscrive qui il lavoro
dell’uomo che, anche quando
diventa «sudore della fronte» è
pur sempre foriero del «pane»
necessario all’umanità. La sapienza enfatizza che l’operosa
iniziativa umana è fruttuosa
(perché benedetta) e, viceversa,
l’inoperosità e la trascuratezza
comportano il fallimento. Questo viene insegnato perché ci si
ponga di fronte alla vita con un
atteggiamento responsabile e
avveduto di chi non attende inoperoso quel che capita, ma costruisce laboriosamente.
Preghiamo
Padre, perdona:
il desiderio avido delle persone e delle nazioni
di possedere ciò che non appartiene loro.
Padre, perdona:
l’avidità che sfrutta il lavoro delle mani umane
e devasta la Terra.
Padre, perdona:
la nostra invidia del benessere
e della felicità degli altri.
Padre, perdona:
la concupiscenza che avvilisce i corpi
degli uomini, delle donne e dei bambini.
(dalla «litania della riconciliazione di Coventry»,
Rete di liturgia n. 5, agosto 1998)
La denuncia profetica
dell'ingiustizia
Lf ESPERIENZA che si riflette
I nei testi sapienziali è però
parziale. Magari fosse vero che
l’unica causa di povertà è la «pigrizia»: il mondo sarebbe «ordinato» (l’ideale della sapienza) e
non stravolto. Stravolto appare
invece nella lucida denuncia
profetica. Anche questa volta, si
deve ricordare innanzitutto il
profeta Amos.
Dietro le lapidarie invettive
profetiche, si scorgono dinamiche economiche e sociali precise: sfruttamento dei salariati; indebitamento, soprattutto dei
piccoli contadini, con conseguente asservimento degli insolventi; imposizione di tributi gravosi; creazione di latifondi, che
contrastano con l’ideale israelitico della terra «promessa» ripartita tra tutte le famiglie di
Israele perché ognuno ne tragga
sostentamento (cfr. il racconto
della vigna di Nabot in 1 Re 21);
asservimento della giustizia agli
interessi dei ceti dominanti; cinica coesistenza di opulenza degli uni e indigenza degli altri. La
situazione che si viene a creare
all’interno del popolo si configura come una sorta di negazione dell’esodo, che aveva portato
un popolo di schiavi in terra
straniera a diventare un popolo
di uomini liberi in una terra che
forniva a tutti le stesse opportunità di godere della libertà e della terra ricevute in dono.
In questo quadro, la povertà è
ingiusta, cioè stabilisce rapporti
non equi. Se alcuni testi legali
contrastano le derive dei meccanismi economici di impoverimento con provvedimenti intesti
a renderli almeno non irreversibili (l’anno sabbatico di Deut 15
e il giubileo di Lev 25), se talora
sono possibili «interventi straordinari» per reagire a un crisi fattasi insopportabile per i poveri
(Neh 5), la predicazione di Amos
annuncia il giudizio di EHo contro chi produce e tollera la miseria. Qui non si può più leggere la
povertà come risultato di azioni
colpevoli; il povero delle denunce profetiche è «giusto», cioè innocente, il suo stato non è opera
delle sue mani, ma è il frutto di
un disordine subito. Dio non è il
remoto artefice di un «ordine»
delle cose a cui è saggio conformarsi, ma colui che interviene
sovranamente nella storia del
suo popolo per contrastare e
condannare un «disordine». Al
posto del «pigro» che ha la sua
condanna nel suo fallimento,
abbiamo qui la condanna di chi
si sente al riparo del suo successo, sebbene esso provenga da ingiustizia e la aumenti.
Il povero nei Salmi
IN molti salmi (cfr. la «Chiave
biblica»), abbiamo la voce dei
«poveri» in preghiera. Come nel
testo riportato qui a fianco,
l’orante si definisce «povero, misero». Dio è colui che «rialza il
misero dalla polvere e solleva il
povero dal letame, per farlo sedere con i prìncipi, con i prìncipi del suo popolo» (Sai 113, 7).
Spesso, la menzione dei poveri,
nei Salmi, è accompagnata da
quelle dei loro «nemici». Il povero dei Salmi non è soltanto bisognoso, ininfluente, svantaggiato
nella lotta per la vita, ma anche
osteggiato e perseguitato. Bisogna pensare che dietro questi
poveri si cali se non una sorta di
«partito» religioso (come si voleva un tempo), certamente un
gruppo che si sente discriminato dal resto del popolo.
mente solidali. Poveri ce ne saranno sempre (Deut 15, 11), ma
questa realtà non va subita come
se di fronte ad essa non si potesse fare nulla. Si può (e l’Antico
Testamento dice «si deve») «aprire la mano» nel gesto concreto della solidarietà. «Difendete la
causa del debole e dell’orfano,
fate giustizia all’afflitto e al povero! Liberate il misero e il bisognoso, salvatelo dalla mano degli empi!» (Sai 82, 3-4). Il riconoscimento e la denuncia delle situazioni di ingiustizia che creano povertà e l’invito a intervenire concretamente e personalmente per «liberare» il povero
sono due aspetti della stessa parola del Dio che viene a regnare
sul disordine del mondo.
Con questa sommaria panoramica abbiamo cercato di evidenziare, nella loro varietà, le principali affermazioni dell’Antico Testamento sulla povertà e, nel numero precedente, sulla ricchezza. Non ci devono sfuggire i limiti, anche legati al poco spazio a
disposizione, di letture come
questa. Per evitare di ridurre le
parole bibliche a una dottrina da
applicare «direttamente», occorre, da un lato, leggere le affermazioni sullo sfondo della specifica
realtà storica, sociale e teologica
in cui sono pronunciate, anche
facendo risaltare la differenza
dalla nostra situazione e, dall’altro, valorizzare il contesto letterario in cui si trovano.
Il dovere della solidarietà
La caratteristica principale dei
«poveri» dei Salmi è quella di
affidarsi totalmente a Dio, in cui
trovano l’unico soccorso e la
speranza della fine della loro afflizione. Queste espressioni sono
certamente il riflesso di una
profonda spiritualità, ma non
vanno per questo «spiritualizzate», cioè esse non sono una semplice espressione di umiltà di
fronte a Dio. Chi parla di sé come
di un «povero» vive effettivamente una situazione di esclusione e
di insuccesso, ma sa di potersi
affidare a colui che i poveri difende e libera: «Gli umili erediteranno la terra e godranno di una
gran pace» (Sai 37,11).
Infine, il povero è visto anche
come colui nei confronti del
quale si deve essere responsabil
Un'esigenza di giustizia
Questo rende, da un Iato,
più complicato il nostro discorso: così, ad esempio, i conflitti sociali e le dinamiche economiche del regno di Israele
nell’ottavo secolo (Amos) non
sono gli stessi della globalizzazione; l’Antico Testamento non
sviluppa un’etica «universale»,
ma riflette sui rapporti che devono vigere aH’interno di una comunità (il popolo di Dio) vincolata all’alleanza; la preghiera e la
sapienza non sono teorie di economica politica e così via. Eppure, proprio sullo sfondo di questa contestualizzazione, emerge
il dato più rilevante: il Dio della
Bibbia pone al centro della sua
Parola un’esigenza di giustizia
che abbraccia senza alcun dubbio la sfera economica e i concreti rapporti sociali. È all’ascolto di questa Parola che siamo
chiamati.
(Ultima di due meditazioni sul tema «fede e ricchezza neirAntico Testamento»)
Note
omiletiche ^
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meditazione tematica su
la ricchezza e la povertà,
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consultare H. H. Schmid,
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Studi biblici 114, Paideiì
Brescia, 1996.
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G. Tourn, Amos proM ^
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na, Torino, 1972. ti ha adoi
- Per i Salmi, si può ui stabilisce
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commento di G. Ravasi.l prevalers
libro dei Salmi, l-lll, Leto per il sole
ra pastorale della Bibbii scita». Le
12,14, 17, Dehoniane, B» ancora es
logna, 1981-84. Senato pt
- Oppure il più agile! •
Lorenzin, / Salmi. Nuovi
versione, introduzionei
commento, I Libri biblici
Primo Testamento 11
Paoline, Milano, 2000. .
- Per il Deuteronomi» ^tme Ch
si può ricorrere al «classi ederazi
co» G. von Rad, Deuteri) trancia e
nomio. Antico Testamenti di forma
8, Paideia, Brescia, 1979. zinne Joi
- Stimolante sul piaf‘ P'h gran
teologico è il «classico»! protestan
Ellul, L'homme et i'argeri Jq, j,
Delachaux et Niestlé, Neu venisse u
chàtel-Paris, 1954: all’Anti suH’hand
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cate le pp. 39-91. ,, mente r
- Per una panoramic* et
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re la voce «anah» nel P' andict
zionario teologico dell'a» "lente le;
tico Testamento, a cura d' La vice
E, Jenni e C. Westerman» "ovembr
voi II, edizioni Marietti lenza del
Casale Monferrato, 1982 rie. La dei
coll. 307-315. richiesta
- Molto utile la sezion* colasPer
dedicati a «/ poveri» nel» non era *
Teologia dei Salmi di H.-J dg[|g '
Kraus, Paideia, Bresci» tenza tlel
1989, pp. 244-251.
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PAG. 3 RIFORMA
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Bruxelles: riunione della Commissione chiesa e società della Kek e del «Wen»
Per uno sviluppo sostenibile in Europa
Su questo tema è stato redatto un documento da presentare all'Unione europeo in vista dello
i preparazione del vertice Onu sullo sviluppo che si terrà a Johannesburg nel prossimo agosto
ato.
PHILIPP BAUMCARTNER
^tonellavisintin
La Commissione chiesa e
società (iella Conferenza
, delle chiese europee (Kek) e
e^L“ilWen (rete sull’economia e
' il lavoro) si sono riunite a
Bruxelles, dal 18 al 21 gennaio, in due incontri consecutivi. Il primo era un inconirlira tro «tecnico» dei gruppi di lavoro per la stesura di un dorqueicumento sullo sviluppo sc)parerti stenibile da presentare alio reali l’Unione europea (Ue) m viroficut sta della preparazione del
ra. È1» vertice Onu sullo sviluppo
3assi(*( sostenibile che si terrà a Joh'odana annesburg in agosto 2002.
Poverti pja i vari capitoli di questo
documento ve ne sarà uno
Vii''** sull’agricoltura neli’econowi ** mia dei paesi dell’Est candipio7i| dati ad entrare nell’Ue, in
ni ecc quanto settore cruciale che
rtenut, richiederà una ridefinizione
) ècoit delle politiche agricole coli Parai munitarie nell’area dei sussiooniant di e delle relazioni commer3- 9-lffi ciali. Auspicio del documenricchei to sarà fra l’altro la priorità
Uno di dell’autosufficienza alimentestoi (2J0 sulle esportazioni e della
qualità sullo sfruttamento
della terra con una preoccu,l°™l pazione verso l’introduzione
tterarii strisciante di alimenti genetiticoTi camente modificati, in un
gislativi quadro di biodiversità dei
lenza),! modelli di sviluppo invece
osizion della esistente colonizzazioi proci ne culturale oltre che econoesta di mica dell’Occidente sull’Est,
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Un aspetto della campagna polacca
L’Assemblea del Wen è stata invece sede di consuntivo
e di progettazione delle attività di questa rete, nata autonomamente da alcune accademie e istituzioni protestanti europee per riflettere sui
temi socio-economici intrecciati con la ricerca teologica,
e progressivamente in avvicinamento nell’orbita della
Kek. Vi hanno partecipato 14
persone: due dalla Repubblica ceca, uno dalla Romania,
uno dalla Slovacchia, uno
dalla Svizzera francese, uno
dalla Finlandia, uno dalla
Svezia, due dall’Inghilterra e
due dall’Italia, fra cui Philipp
Baumgartner come rappresentante di Agape.
Le aree di progetto in cui è
impegnato il Wen sono «Teologia ed economia» (con attenzione aH’allargamento
dell’Ue, alle economie locali
alternative e all’agricoltura),
«Futuro del lavoro oltre l’occupazione» (con attenzione
al dibattito sul reddito di cittadinanza e ai diritti umani
dei disoccupati/e in una
«performance society»), e il
progetto migranti.
Partner del Wen sono oggi soprattutto ricercatori, istituti di ricerca, persone delle chiese e delle accademie evangeliche e ortodosse, mentre si vorrebbe allargare maggiormente ai politici, alle facoltà di teologia, ai giovani
evangelici e loro organizzazioni, a persone impegnate
nella pace e nel lavoro con
i/le migranti, all’area dell’economia alternativa (commercio equó, biologico, finanza etica), movimenti consumeristi, corpi diaconali.
Attento al rischio dell’autoreferenzialità, il Wen oggi individua due aree di collaborazione prioritaria da un lato
con l’Ecg (Gruppo di contatto
europeo, vwvw.ecg.ecn.cz) e
dall’altro nel processo di
consultazione delle chiese
sulla giustizia economica che
avrà a giugno prossimo la
sua prossima tappa in Olanda sugli aspetti finanziari
della globalizzazione. Come
appare dai filoni di ricerca richiamati, il contributo del
Wen sta nella linea dello slogan «un altro mondo è possibile» oltre lo strangolamento
delle società attuato dall’economia globale con il contributo fattivo degli stati. Ciò
segmentando il puzzle della globalizzazione nei suoi
principali componenti: la
massima mobilità del capitale, il governo delle compagnie transnazionali, un mercato del lavoro flessibile e disarticolato, il controllo delle
risorse primarie (energia, acqua, alimentazione).
La prossima Assemblea
sarà nel marzo 2003 in Polonia con il titolo «Possibili
passi verso future economie:
spazi per alternative».
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DAL MONDO CRISTIANO
Per chiedere la fine della corruzione
Le comunità battiste argentine
lanciano un appello alla preghiera
BUENOS AIRES — È ora di rivolgersi al Signore perché ci
aiuti ad uscire dalla crisi che sconvolge la nostra nazione:
questo è l’appello lanciato dalle comunità battiste argentine che, in un documento rivolto ai credenti di tutte le denominazioni, invitano alla preghiera per chiedere al Signore «la fine della corruzione, dell’abuso del potere e del malgoverno per recuperare la fiducia in una leadership che
troppo si è allontanata dai valori cristiani». (nev/icp)
Consiglio ecumenico delle chiese
Un documento guida per il dibattito
sul «Decennio contro la violenza»
GINEVRA — Nel quadro del «Decennio contro la violenza»
(2001-2010) promosso dal Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), un gruppo internazionale di 30 esperti ha tenuto a Ginevra un primo incontro di lavoro con l’obiettivo di redigere
per poi diffondere alle chiese un documento guida per approfondire il dibattito sul tema. Quattro gli aspetti che verranno affrontati: lo spirito e la logica della violenza; l’uso e
l’abuso del potere; i problemi della giustizia; l’identità e la
pluralità religiosa. Informazioni: www.wcc-coe.org. (nevlcec)
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È il pastore Pedro Grandon Seguel
Un nuovo vescovo per i metodisti cileni
SANTIAGO DEL CILE — Il pastore Pedro Grandon Seguel
è il nuovo vescovo a capo della Chiesa metodista del Cile.
Eletto a grande maggioranza al termine della XXV Assemblea
generale della chiesa, Grandon Seguel succede al vescovo
Neftali Aravena Bravo, che dal dicembre scorso ricopre il
prestigioso incarico di «cappellano presidenziale», (nev/pe)
Ristampa anastatica della «Bibbia dell'orso»
Ecuador: i 25 anni della Società Biblica
QUITO — La Società biblica dell’Ecuador ha celebrato i 25
anni della sua costituzione con un’interessante iniziativa: la
ristampa anastatica della «Bibbia dell’orso», la prima traduzione completa della Bibbia in spagnolo. Pubblicata a Basilea nel 1569 da Cassiodoro de Reina, la traduzione prende il
nome da una piccola incisione nel frontespizio che rappresenta un orso che prende il miele da un’arnia. (nev/ns)
Dopo 6 anni di lavoro di trenta traduttori
Dopo un ampio (dibattito etico e giuridico che ha coinvolto anche le chiese
Francia: votata una legge contro la «sentenza Perruche» I Polonia: nuova traduzione della Bibbia
iguardi
si pui
Dopo aver suscitato in questi ultimi mesi, in Francia, un
)profo« ampio dibattito etico e giuri, il con dico, la giurisprudenza della
>ggin,l «sentenza Perruche», che perdi biblif metteva l’indennizzo di un
i, 1981 bambino il cui handicap non
Jtile pi era stato scoperto durante la
jno st» gravidanza, non potrà più essere applicata in futuro. A
rola pi gennaio, alla quasi unaClaudi» la Camera dei deputa
ti ha adottato una legge che
puòui stabilisce che «nessuno, anlentalt che se handicappato, può
lavasi,I prevalersi di un pregiudizio
I, Leto per il solo fatto della sua naì Bibbii scita». La legge deve essere
ane, Bi ancora esaminata e votata dal
Senato prima di entrare defi''’^'^Tisnte in vigore.
I «La sentenza Perruche pre^biblici più pericoli che van
)to H ~ detto Bertrand Ver)00. membro della commis
jnorri» ®iene Chiesa e società della
«classi Federazione protestante di
ìeutero Francia e direttore del centro
:ament( di formazione della Fonda1979. zione John Bost, una delle
il piani più grandi opere diaconali
ssico» protestanti in Francia -. Cerpermesso che avli'Anfi un dibattito pubblico
dedi ^^ii’handicap. Ma la sentenza Perruche induceva gravemente che ci potesse essere
[jb pregiudizio di vita, che
(handicap era obbligatoriamente legato a una colpa».
La vicenda è iniziata il 17
jrmapn novembre 2000, con una senlarietti tenza della Corte di cassazio), 198 ne. La decisione legittimava la
, nchiesta di indennizzo di Nisezio colas Perruche il cui handicap
Jjnn era stato scoperto prima
della nascita. Secondo la senlenza della Corte, la colpa del
medico impediva alla madre,
‘-ne aveva avuto la rosolia
mentre era incinta, «di eserciate la sua scelta di interrompere la gravidanza al fine di
Pytare la nascita di un bammno colpito da un handicap».
®r due volte nel 2001, la Cor® di cassazione aveva confer
mato, in altri casi, che bambini nati handicappati possono
essere indennizzati.
Questa evoluzione del diritto francese ha suscitato vive
reazioni, in particolare fra le
associazioni di difesa degli
handicappati e fra i medici.
Anche autorità religiose hanno espresso la loro disapprovazione. Consultato dal governo, il Comitato consultivo
nazionale di etica si è pronunciato nel maggio 2001 contro
«il riconoscimento di un diritto del bambino di non nascere in certe condizioni». Per
evitare le derive della giurisprudenza Perruche, il prof.
Jean-François Mattei, deputato di Democrazia liberale delle Bouches-du-Rhône, aveva
proposto alla Camera dei deputati, aH’inizio di dicembre
2001, di votare una legge abbastanza simile a quella presentata poi dal governo.
Quando passerà al Senato,
la legge dovrebbe tuttavia subire alcune modifiche perché
il dibattito non è concluso.
Una delle disposizioni del testo approvato alla Camera
stipula che i genitori possono
chiedere riparazione. «È importante che sia la rappresentanza nazionale, costituita dai deputati e dai senatori,
ad avere adottato questa disposizione contro la sentenza
Perruche, ad avere affermato
che non vi era pregiudizio a
nascere. Essendo espressione
del popolo, spetta a loro fissare i quadri sociali in una
società pluralista», ha aggiunto Vergniol.
Le questioni etiche occupa
no attualmente un posto di
primo piano nel dibattito politico francese. I deputati
stanno esaminando le nuove
disposizioni sulla bioetica.
Nella legge presentata dal governo, il clonaggio riproduttivo è totalmente proibito così
come il clonaggio a fini terapeutici. In compenso, il ddl
del governo autorizza le ricerche sugli embrioni umani soprannumerari, attualmente
congelati, che non sono più
«oggetto di un progetto genitori^e». Da parte sua, la Federazione protestante di Francia
ha inviato un documento alle
sue chiese membro. L’obiettivo è di aprire il dibattito e di
suscitare la riflessione, all’interno del protestantesimo
francese, su queste questioni
controverse. (eni)
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Secon(Jo un recente sondaggio sarebbero circa 280.000
I volontari nelle chiese riformate olandesi
Le ore dedicate dai volontari nelle due più grandi chiese
protestanti in Olanda rappresentano l’equivalente di 11
posti di lavoro a tempo pieno
per ogni parrocchia. Questi i
risultati di un recente sondaggio effettuato per conto
della più grande organizzazione protestante, le Chiese
protestanti unite (Upc), che
raggruppa la Chiesa riformata
neerlandese (Nhk), le Chiese
riformate dei Paesi Bassi
(Gkn) e la più piccola Chiesa
evangelica luterana (Elk).
L’inchiesta ha rivelato che,
mediamente, sono attivi in
ogni comunità 114 volontari,
i quali trascorrono circa
quattro ore la settimana per
fare diversi lavori (preparare
i bollettini di chiesa, inquadrare i giovani e i bambini,
svolgere la loro funzione di
anziani di chiesa). I risultati
si basano sulle risposte di
123 parrocchie; sono stati inviati questionari a 197 chiese. Se i risultati venissero
estesi a tutte le parrocchie, le
chiese riformate olandesi
rappresenterebbero un totale di 280.000 volontari. Al 1"
gennaio 2001, la Nhk contava
1,97 milioni di membri e la
Gkn 677.000.
Quasi tutti i volontari sono
membri di chiesa confermati. Ognuno lavora volontariamente da circa 15 anni e,
nell’attuale compito, da oltre
sette anni. Negli ultimi due
anni il numero di volontari è
aumentato di circa 14.500,
ossia un aumento di oltre il
5%. L’Upc considera «sorprendenti» le conclusioni
dello studio, «data la sensazione generalizzata sulla difficoltà di trovare volontari».
Dal sondaggio emerge un
cambiamento nel tipo di lavoro volontario svolto, meno
orientato verso le attività di
programma e più verso compiti tecnici.
Così, il 40% dei volontari e
meno impegnato nel lavoro
comunitario, il catechismo e
la scuola domenicale, e si dedica maggiormente ai compiti amministrativi e finanziari. Per circa il 40% dei volontari interrogati, i pastori
devono svolgere un ruolo di
trascinatori, di direttori, di
leader e di consiglieri. Mentre sono donne ad assicurare
praticamente tutto l’inquadramento delle scuole domenicali, i compiti amministrativi e finanziari vengono
svolti principalmente da uomini. Le informazioni raccolte serviranno all’Upc per elaborare la sua futura politica
di sostegno ai volontari, (eni)
VARSAVIA — Finalmente, dopo sei anni di lavoro di 30
traduttori appartenenti all diverse denominazioni cristiane, in Polonia è stata stampata una nuova versione della Sacra Bibbia. Gli avventisti sono stati molto attivi nel lavoro del
comitato di traduzioni. La loro partecipazione al lavoro di
traduzione stesso e alla stesura delle note e referenze ha permesso loro di condividere con i rappresentanti delle altre
confessioni religiose la visione che la Chiesa awentista ha riguardo a molti temi teologici. La pubblicazione di una tale
edizione della Bibbia ha rappresentato un’avventura creativa ed entusiasmante; questo è quanto riferisce Andrzej Sicinski, segretario della Chiesa awentista polacca, che ha collaborato come consulente. Questa nuova traduzione, la prima dopo la «Nuova versione» realizzata in Polonia 26 anni
fa, ha ricevuto molte recensioni favorevoli e l’influente settimanale Polytika ha definito tale edizione «un grande evento
nella vita religiosa della Polonia democratica». (adn)
I Per aver ospitato incontri religiosi
Turkmenistan: problemi per la donna
a cui è stata confiscata la casa
TURKMENABAD — Una donna awentista, le cui proprietà sono state confiscate a Turkmenabad, in Turkmenistan, per aver ospitato incontri religiosi nella sua casa, sta
apprestandosi a partire per la Siberia, in Russia, per andare
a vivere presso alcuni parenti. Maryam Ismakaeva, lasciata
senza tetto verso la fine di dicembre per ordine delle autorità, si è recentemente incontrata con i dirigenti della Chiesa awentista a Mosca per discutere circa la situazione religiosa nel Turkmenistan. Il piccolo gruppo di awentisti (circa 10 persone) di Turkmenabad subisce soprusi da quasi sei
anni. L’unica chiesa awentista del luogo è stata rasa al suolo. Varie volte i membri sono stati arrestati, i loro libri e altro
materiale religioso confiscati, e sono stati multati più volte
per essersi incontrati, nonostante non sia vietato dalla legge. Lo scorso dicembre, il dipartimento per gli Affari pubblici della Chiesa cristiana awentista a livello mondiale ha fatto una dichiarazione nella quale si condannava la politica
antireligiosa del governo turkmeno. (adn)
Dopo la nuova legge sui rapporti chiese-stato
Difficoltà per le chiese awentiste ceche
PRAGA — Difficoltà per la Chiesa awentista nella Repubblica ceca. La nuova legge che regola i rapporti tra chiese e
stato sembra essere ancor più limitativa della precedente
emessa durante il regime comunista. Le chiese infatti non
possono più svolgere attività sociali direttamente e ogni organizzazione assistenziale deve essere registrata separatamente presso le autorità civili. Dalla nuova legge è anche
scomparso il paragrafo che assicurava il diritto di usufruire
di una giornata festiva «secondo le proprie convinzioni religiose»: un problema per chi santifica il sabato. (nev/apd)
4
PAG. 4 RIFORMA
Cultura
venerdì 15 FEBBRAIO 2j
Finalmente il seguito del libro di Giorgio Spini «Risorgimento e protestanti»
Italia liberale e protestanti
In questa nuova opera, Spini ripercorre l'epoca che va dalla breccia di Porta Pia (1870)
al trionfo del potere fascista (1925). Il ruolo degli evangelici? Una «minoranza invisibile»
GIORGIO BOUCHARD
UN po’ più di 45 anni fa ero giovane candidato al pastorato
a Frali, quando il compianto pastore Carlo Gay mi propose di recensire per «Gioventù evangelica» il nuovo libro di
Giorgio Spini: Risorgimento e protestanti'. Da ragazzo, avevo
letto e riletto il suo i,9%^ da universitario avevo leggiucchiato
senza capirci gran che i suoi Libertini?, e da studente di teologia avevo ascoltato con passione le sue conferenze a Roma, a
Torre Pellice e altrove.
Ma questa volta fu un vero e proprio colpo di fulmine; in Risorgimento e protestanti scoprivo un Sismondi ben diverso da
quello presentato dalla rivista «Belfagor», apprendevo l’origine
protestante del liberalismo postnapoleonico, e soprattutto vedevo che l’evangelismo italiano non era nato all’ombra delle
sacrestie, ma nel fuoco del Risorgimento, dalle file del patrioti
e dei garibaldini. Infine (last but not least) scoprivo che il comportamento risorgimentale del piccolo ghetto valdese non era
poi stato così male: i valdesi, in quella tempesta rivoluzionaria
non erano rimasti fuori della storia anzi ci si erano cacciati
proprio in mezzo, magari spinti a calci dal colonnello
Beckwith (o da qualcuno più in Alto di lui).
Rilessi così il libro tre o quattro volte, e alla fine buttai giù la
recensione che cominciava così: «Questo libro deve essere assolutamente continuato». Credo di aver ripetuto questa frase a
Spini almeno 400 volte: ma lui faceva sempre orecchie da mercante. Adesso, invece, il libro è arrivato“ ed è di una straordinaria ricchezza: riassumerlo mi è impossibile, anche perché l’ho
letto soltanto due volte. Ma qualcosa si può dire, ed è quello
che tentiamo di fare qui di seguito.
Uno sforzo per
il consolidamento
Il libro comincia con la
breccia di Porta Pia (1870) e
finisce con il trionfo del potere fascista (1925): copre cioè
l’intero arco dell’Italia liberale. In questa Italia «liberale»,
gli evangelici hanno il ruolo
scorriodo di «minoranza invisibile»: certo, ci sono, perché
per la prima volta dopo tre
secoli una rete di minuscole
comunità protestanti copre il
territorio dell’intera penisola.
Hanno anche le idee abbastanza chiare; sono molto patriottici, un po’ mangiapreti
perché figli del ghetto alpino
o dei combattenti di Garibaldi: ma soprattutto hanno
quasi tutti una calda fede di
tipo <^isvegliato». Di questa
fede fa parte anche una viva
attesa del regno di Dio, ma
nel frattempo gli evangelici
guardano in direzione del regno d’Inghilterra: la società
vittoriana è il loro ideale,
Gladstone sarà un modello
per molti.
Purtroppo, nello stesso
tempo l’Italia si allontana
proprio da quei modelli britannici che tanto erano piaciuti ai Padri del Risorgimento; l’Italia della Destra (e della Sinistra) preferirà l’alleanza con la Germania di Bismarck, buon luterano in patria, ma attentissimo a non
ferire la «religione di stato»
dei suoi mediocri alleati. A
causa dello spirito (se tale si
può chiamare) bismarckiano,
fallisce anche il più serio tentativo di collegare la cultura
italiana con la filosofia tedesca: i primi «hegeliani di Napoli» (De Meis, Vera) verranno altezzosamente rimbrottati dal «prussiano» Treitschke: la Riforma non è merce d’esportazione.
Il protestantesimo italiano
si concentra dunque in uno
Il prof. Giorgio Spini in occasione della serata pubblica dell'
Assemblea-Sinodo svoltasi a
Torre Pellice nell’agosto 2000
ti 1 O K «IO SPINI
Italia liberale
e protestanti
sforzo di consolidamento:
non cresce, ma neanche arretra. Un poco «debolina» è la
«Chiesa libera» ma i valdesi, i
Fratelli, i metodisti, i battisti
fanno sul serio, e la loro opera durerà fino a oggi. In cinquant’anni, le valli valdesi
producono 138 pastori, 124
maestri, 41 missionari. È vero
che proprio le Valli fanno fallire il primo tentativo di unificazione delle chiese evangeliche (1885), ma è anche
vero che Torre Pellice diventa
la piccola capitale del pacifismo italiano (1896, prima di
Adua); e per anni il Sinodo
dedicherà una domenica
speciale al culto per la pace.
In quegli anni di resistenza,
Firenze diventa la capitale
morale del protestantesimo
italiano: c’è Guicciardini, capo morale dei Fratelli, c’è la
Facoltà di teologia con Paolo
Geymonat grande evangelizzatore ed Emilio Comba storico di vaglia; c’è la Claudiana, ci sono un po’ tutti. Geymonat, poi, è all’origine di
una straordinaria «dinastia
spirituale»: converte Giuseppe Comandi, che a sua volta
influenzerà Giovanni buzzi;
converte Ernesto Giampiccoli, che poi diventerà moderatore («senza confronto la testa migliore dell’Italia evangelica» nel primo Novecento). Sarà però lui uno dei promotori dello spostamento a
Roma della «capitale evangelica» (1920 circa).
L'età delle riviste
anche per i protestanti
All’inizio del nuovo secolo,
è chiaro che la trentennale
resistenza ha avuto successo:
tra il 1907 e il 1911 gli evangelici raddoppiano di numero, mentre cominciano ad affacciarsi i primi avventisti e
pentecostali (a cui Spini dedica un commosso ricordo di
sapore siloniano).
Mentre le chiese cregcono,
finalmente arriva un’ondata
di intellettuali di prima classe; buzzi, Janni, Falchi, Taglialatela. A dire il vero, non
vengono dalla Facoltà valdese di Firenze; arrivano dall’Università e dal mondo cattolico. Ma si inseriscono autorevolmente in quella che è
stata chiamata «l’età delle riviste» (ad esempio «La Voce»). Di tutte le riviste evangeliche (compresa quella fatta dai socialisti cristiani), la
più autorevole è sicuramente
«Bilychnis»: generosamente
sostenuta dalla missione battista (Whittinghill), «Bilychnis» è soprattutto lo strumento della solidarietà protestante verso i perseguitati
del momento: i modernisti.
La cosa è facilitata dal fatto
che un grande maestro dei
modernisti era il pastore liberal-protestante Paul Sabatier, con la sua Vie de SaintFrançois, ma il coraggio dimostrato dai vari Janni è indubbiamente notevole.
Su tutto questo, la prima
guerra mondiale arriva come
una mazzata; gli evangelici di
tradizione democratico-garibaldina sono interventisti, gli
altri no: anche un conservatore come Ernesto Comba
scrive su «La Luce»; «Resistiamo, fratelli, resistiamo!». Alla
fine tutti si allineeranno, per
lealismo, salvo i socialisti
evangelici come Banchetti.
Nel 1919 Wilson a Roma ri
ceve gli evangelici: è la grande illusione che stia tornando
l’epoca del Risorgimento liberal-democratico. In questa
illusione si celebra il primo
congresso evangelico (1920),
ma presto arrivano le squadracce fasciste; particolarmente colpiti sono i pastori
battisti nel Sud. Poi arriverà il
regime, repressivo e filocattolico. Comincerà una lunga
stagione (finita?) di «cultura
antiprotestante» in Italia: i
suoi primi corifei sono Curzio Malaparte (Suckert), Ardengo Soffici, Giovanni Papini. Ma presto anche Sua Santità eleverà la voce contro il
protestantesimo e i suoi frutti
degeneri: primo fra tutti,
l’ecumenismo.
Il libro si chiude con un
breve omaggio a Giuseppe
Gangale e alla rivista «Conscientia» (anch’essa sostenuta dai battisti). Proprio mentre Mussolini seppellisce la
democrazia (1925), escono
«Rivoluzione protestante» di
Gangale e «Rivoluzione liberale» del suo amico Gobetti.
Gangale ha intorno a sé un
pugno di giovani intellettuali
(tra cui Giovanni Miegge).
Solo un pugno di intellettuali? No: è l’avanguardia di
quella partecipazione evangelica alla Resistenza che è
una delle pagine più belle
della nostra storia, e che non
abbiamo nessuna intenzione
di dimenticare.
(1) Ora disponibile in terza
edizione, Torino, Claudiana,
1999.
(2) Un romanzo, edito a Catania dal pastore Teodoro Balma
nel 1938.
(3) Giorgio Spini: Ricerca dei
libertini, 11 edizione, 1980.
(4) Giorgio Spini: Italia liberale
e protestanti: gli invisibili. Torino, Claudiana, 2002, pp. 423, euro 29,50.
L'opuscolo del XVII Febbraio
La tradizione del canto
nelle chiese valdesi
È dedicato alla produzione
editoriale in materia di canto
sacro il tradizionale opuscolo che la Società di studi vaidesi pubblica in occasione
del XVII Febbraio. Cantar
Salmi a Dio.... I valdesi dal
«Psautier» ginevrino agli innari deU'evangelisrno italiano, questo il titolo della pubblicazione, è stato realizzato
da Gianni Long e Ferruccio
Corsani e riporta in appendice, per la cura del presidente
della Ssv, Daniele Tron, testi
di Calvino (V Epistola li minare, che introduceva le raccolte di Salmi della tradizione
riformata a Ginevra) e di
Pierre Gilles sul canto dei
valdesi nel Seicento. Nella
prima parte del fascicolo,
Gianni Long ripercorre la
storia dell’innologia valdese
dal periodo medievale (su
cui sono poche e incerte le
informazioni), all’adesione alla Riforma per giungere, dopo il passaggio dell’
Ottocento, alle tre edizioni
(1922, 1969, 2000) àeWlnnario cristiano comunemente
esteso agli evangelici italiani. A proposito del repertorio valdese non mancano
tuttavia cenni alla produzione musicale popolare di argomento non religioso.
Il testo di Ferruccio Corsani rievoca la fase pratica dei
lavori delle varie commissioni che procedettero, affiancate e di concerto, alla redazione deìVInnario 1969 e poi
a quella dell’ultima edizione.
In particolare si segnala il lavoro di correzione delle traduzioni arbitrarie di melodie
«canoniche» nell’innologia
protestante (tedesca o ugonotta), che portavano a alterazioni vuoi della metrica e
degli accenti, vuoi (ed era
ancora peggio) ad alterazioni ritmiche della linea melodica. Alcune illustrazioni
fuori testo riportano i frontespizi delle più celebri raccolte di salmi e inni di derivazione riformata.
GIANNI I ONG - FfcRHUCCIO CORSAMI
«CANTAR SALMI A DIO..
I vaideei dal Psatitler ginevrino agli
innari defrevangeliamo Italiana
6c.i(o colui di' il fus pcsfisa
.U coniglio Jcgl’mifi nóa roofomu,
E col lùo pi¿ od CIO corro iuciffo
U'haonHi «na« auiava tUmpi on
XVII iF-BHHAlOy(
Ernesto Giampiccoli
LIBRI
Memoria
Leggi razziali
Uscito in coincidenza temporale con il Giorno della memoria (27 gennaio), il volume di Michele Sarfatti Le legg
antiebraiche spiegate agli italiani di oggi (Einaudi 2002, pp,
105, euro 7,50) dice dal titolo quale sia il suo scopo. Va bene
ricordare, ma occorre anche capire (e devono capire gli italiani di oggi) che a
un’attenta analisi i provvedimenti del
1938 superarono addirittura per alcuni
aspetti la durezza repressiva della legisla,zione del nazismo. Più di tante discussioni contano anche le tabelle statistiche riportate in appendice sulla presenza degli
ebrei in Italia negli Anni 30 e poi tra il
1938 e la fine della guerra.
RADIO I
■
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,30 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
He
[1 II ' 5 f Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle
ore 24 circa e alle ore 8,55 del lunedì successivo. Domenica
17 febbraio, ore 24 circa, andrà in onda: «Chiaroscuro» sa
un fatto di attualità; «Settimana della libertà: “Fede e Denaro’’»; «Dietro le parole», riflessione biblica a cura del prof.
Yann Redalié. La replica sarà trasmessa lunedì 18 febbraio
alle ore 24 e lunedì 25 febbraio alle 8,55 circa.
L'opuscolo pubblicato dalla Fcei
«Fede e denaro»
interrogativi per i credenti
L’opuscolo che come d’abitudine la Federazione delle
chiese evangeliche in Italia
pubblica in occasione della
Settimana della libertà, da alcuni anni congiuntamente
con l’Unione italiana delle
chiese cristiane avventiste
del 7° giorno, è dedicato al
tema Fede e denaro. Come gli
anni passati, la pubblicazione
prende le mosse dall’approccio biblico alla questione (qui
illustrato nei contributi di Daniele Garrone e Giovanni Leonardi, rispettivamente su Antico e Nuovo Testamento, e di
Tiziano Rimoldi sull’istituzione della «decima»). Seguono
gli interventi sugli aspetti etici
Fede e denaro
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«Giustizia economica» al Cof
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mentre Matteo Passini, Ig^
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L’opuscolo, di circa lOOp*
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(più spese postali). Per ord'
nazioni ci si deve rivòlgerò*
«Settimana della libertà»,
Confronti, via Firenze
00184 Roma, tei. 06-482050*
fax 06-4827901 oppure 0'
4828728. Per le comunità'
prevista una spediziono*
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venerdì 15 febbraio 2002
PAG. 5 RIFORMA
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li Sono stati pubblicati in italiano i testi poetici e teatrali della sua gioventù
Le opere letterarie di Karol Wojtyla
Le opere sono state scritte in parte prima del sacerdozio e comunque negli anni in cui fece
vari mestieri, fra cui il minatore, e visse la guerra e l'occupazione nazista della Polonia
ALBERTO CORSAMI
A chiunque altro non l’avrebbero perdonata: sarebbe parsa una battuta blasfema. Ma quando, alla giornata di preghiera di Assisi del
24 gennaio, il pontefice, avendo avuto un’esitazione
sul nuovo foglio da leggere,
anziché perdere la calma ha
fatto un riferimento arguto al
vento che «soffia dove vuole»
e ci ricorda lo Spirito, la platea l’ha visto uscire dall’imbarazzo; ne era uscito ricorrendo a un’immagine, ripercorrendo per un istante i passi di quella lunga carriera in
cui produsse testi poetici e
teatrali, in parte prima del sacerdozio e comunque negli
anni in cui fece vari mestieri,
fra cui il minatore, e visse la
guerra e l’occupazione nazista della Polonia.
Ora questi testi sono raccolti in un volume* che inaugura
una collana dedicata al «Pensiero occidentale» (altro titolo
è l’agostiniana Città di Dio) e
contribuiscono a dare elementi importanti per la comprensione di una vita laboriosissima, la cui parte finale,
quella del pontificato, sarà
valutabile appieno solo in futuro. Per questo papa, che ebbe un predecessore in Pio II
(Enea Silvio Piccolomini,
1405-64), poesia e teatro sembrano generi letterari lontani
ma in realtà sono entrambi
costruiti su un uso spiccato
della parola evocativa, e questo nonostante le liriche abbiano per oggetto temi profondi e complessi, fra teologia
e filosofia, esistenza ed etica,
tematiche poco frequentate in
Italia dai letterati puri: si possono ricordare fra i pochi i nomi di Rebora, Turoldo, e, ancora oggi, Mario Luzi.
L’autore riflette per esempio, nel Canto del Dio nascosto (1944), sul tema della
creazione («Io stacco piano
la luce dalle parole/ e raduno i pensieri come un gregge
di ombre/ e lentamente in
tutto immetto il nulla/ che
attende l’alba della creazione», p. 53); su un Dio che pare timido, che si avvicina appena per parlare ai puri di
cuore e poi ritrarsi («E parve
ai cuori aperti, e parve ai
cuori semplici,/ sparito all’ombra delle spighe», p. 55);
un Dio forse simile a quello a
cui Elihu, amico di Giobbe,
nel testo biblico attribuisce
la facoltà di parlare per sogni
a un uomo che non vuole
ascoltare (33, 14-15).
Il discorso poetico di
Wojtyla a tratti è sorprendente; per esempio quando si
sottrae alla tentazione icastica del martirologio, troppo
ricorrente anche in ambienti
ecumenici e consistente nell’identificare Dio con il volto
dei sofferenti: piuttosto, in
una Meditazione sulla morte
(1975), l’autore indica in uomini e donne scorti per strada il «progetto» del Signore:
«Nei volti dei passanti v’è il
disegno di Dio» (p. 99). Un
disegno, questo, che si esprime anche nella natura e
giunge all’uomo attraverso le
sensazioni; «Il vento mosso
dalla Tua mano, ecco, diviene Silenzio» (ivi, p. 105), ed è
un silenzio che giunge dopo
10 sconvolgimento tempestoso dei boschi e financo delle
radici, in una visione che va
nel solco del racconto di Elia
nel deserto (I Re 19,11-13).
Non solo. Alcuni dei testi
raccolti evocano con intensità lirica e devozione filiale il
grande respiro della genealogia, percorsa a ritroso, dei
credenti che hanno preceduto il nostro secolo: «Se cerchi
11 luogo dove si dibatteva Giacobbe,/ non vagare fino ai
paesi d’Arabia, non cercare
sulle mappe il torrente,/ troverai molto più vicino le orme» (Pensiero-Strano spazio,
1952, p. 121). E soprattutto richiamano l’eterno sbigottimento del credente che si dibatte tra fede e razionalità,
esercizio della propria autonomia e anelito ad affidarsi e
a trovare quiete, come già
ammetteva Agostino, in Dio.
In un componimento dal titolo già programmatico nel
suo ponderoso didascalismo
(La redenzione cerca la tua
forma per entrare nell’inquietudine di ogni uomo) si legge:
«Grazie al solo pensiero il
mondo non si avvia nel paese
dei puri significati (...) il paese dei significati incontra a
ogni angolo retto/ l’amore
imperscrutabile/ e diviene il
gradino che a esso conduce...» (p. 151).
Il futuro papa non si chiude nel tempietto dell’elegia,
ancorché teologica, e non rinuncia a evocare le strade e
la gente che lavora (lo farà
anche nel teatro), se non altro perché di lavoro duro era
fatta parte della sua vita giovanile: così fa propri dei toni
quasi espressionistici nel raffigurare nei Profili di Cireneo
una comunità operosa e al
KAROL
WOJTYLA
TUTTE LE OPERE LETTERARIE |
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suo interno, come in una sorta di Antologia di Spoon River, una serie di «tipi» caratteristici; e nella successiva
Cava di pietra (1956) fa spicco, per la tragicità della fede,
il ritratto di un cavatore morto sul lavoro: «La pietra bianca entrò in lui, corrose la sua
essenza/ e a sé l’assimilò tanto da farne pietra» (p. 203).
(*) K. Wojtyla: Tutte le opere
letterarie. Saggi introduttivi di
Boleslaw Taborski. Milano, Bompiani, 2001, pp. XXXVIII-1001,
euro 30,99.
Nei drammi la ricerca dell'Altro
L’opera drammatica di Karol Wojtyla è quasi tutta nel segno del «teatro rapsodico», praticato a Cracovia nelle abitazioni private sotto
l’occupazione dei nazisti: facendo di necessità
virtù il suo ideatore, Mieczyslaw Kotlarczyk,
impostò una drammaturgia basata su testi letti o declamati, a tratti in terza persona, mentre altri attori mimavano qualche azione perlopiù simbolica.
Vi si scoprono accenti diversi, alcuni dei
quali rintracciabili nella teologia e nella visione etica del Wojtyla successivo (la sofferenza,
la famiglia), ma anche altri meno scontati.
Come in Giobbe (1940), in parte fedele al libro
biblico e in parte reinterpretato in una chiave
cristologica un po’ forzata. L’autore interpreta le sofferenze dell’uomo giusto non come
espiazione e via per la redenzione, ma come
presagio, per un Giobbe che diventa quasi
profeta suo malgrado («io vedo quello che voi
non vedete,/ io vedo, nella mia abiezione», p.
355), affiancato da un coro che richiama
quelli della tragedia greca classica, fino a vedere il Cristo sul Golgota. Una maggiore identificazione del tema teologico con la storia
patria si avrà invece con Geremia (1940), in
cui la Polonia viene assimilata a Gerusalemme e chiude le orecchie di fronte ai richiami
dei propri profeti.
Fratello del nostro Dio (1945-50) risale
all’epoca in cui alla Polonia fu imposta
dall’Urss la rivoluzione, ma si rifà alle modalità delle sacre rappresentazioni medievali
per la mancanza di realismo. Il testo raccon
ta di un pittore che abbandona l’arte per dar
si invece a Dio, e ci rimanda alle riflessioni
che Ingmar Bergman a partire dal proprio testo teatrale Pittura su legno trasfuse nel Settimo sigillo e alla vita del pittore di icone
néìVAndrej Rublev di Tarkovskij. Su questo
percorso a tratti un po’ paternalistico, si in
nesta la pratica della carità non solo come
«opera buona» ma anche come via al reperimento della verità.
Più intimista e moderno La bottega dell’orefice (1960), messo in scena in Italia pochi anni
fa, che verte, nelle sue tre parti, sul matrimonio; i protagonisti trovano la forza per mettere insieme le proprie vite, dopo che si incontrano specchiandosi nella vetrina di un orefice, in una sorta di ribaltamento defia vetrina
di Luci della città di Chaplin, in cui la vetrina
era in mezzo ai due protagonisti. I personaggi
interpretano i segni che si offrono loro, per
coglierne le tracce di Dio anche nel paesaggio
naturale (i monti Beschidi, p. 773) e le indicazioni per il loro comportamento e l’orefice
stesso è un «deus ex machina», come zio Isak,
rigattiere ebreo che salva i ragazzini Fanny e
Alexander nel film di Bergman. C’è del moralismo, quello che ritroviamo in molti discorsi
di queste settimane e che suscita oggi perplessità: ma è un moralismo che propone di
continuo la riflessione sul futuro e l’emergere
del passato, indicazione valida, ancorché tutta da interpretare, in una società, come la nostra, appiattita sul presente, (a.c.)
Un ruolo di difesa di società e cultura
Il teatro nella Polonia
del XX secolo
PAWEL GAJEWSKI
Nel mese di gennaio del
1968 la vita culturale e
politica di Varsavia ruotava
intorno alla rappresentazione
teatrale del «poema drammatico» Dziady di Adam Mickiewicz (1798-1855) messa in
scena al Teatro nazionale da
Kazimierz Dejmek, uno dei
più celebri registi teatrali polacchi. La parola dziady significa letteralmente «antenati»,
ma al tempo stesso indica anche un antico rituale lituano
di rievocazione degli spiriti
del passato con cui dialogare
sul presente. Questa particolare rivisitazione del passato
nella prospettiva del presente, è stata la scintilla che ha
trasformato il teatro nazionale in un luogo di protesta
contro il regime comunista di
Gomulka e contro una politica di promesse mai realizzate. Con la sospensione della
rappresentazione di Dejmek,
la rimostranza si spostò sulle
piazze della capitale e così
ebbe inizio il Sessantotto polacco, un preludio ai tragici
avvenimenti che da lì a poco
si sarebbero consumati in Cecoslovacchia. passando alla
storia con il nome di «Primavera di Praga».
Questo evento illustra piuttosto bene il ruolo del teatro
nella società e nella cultura
polacca. Dopo la perdita dell’indipendenza nel 1795, il
teatro come luogo e il dramma come genere letterario sono diventati armi di difesa
della lingua e della cultura polacca. Il già menzionato Adam
Mickiewicz, il più grande poeta polacco e il maggiore rappresentante della cosiddetta
Grande Emigrazione ottocentesca, teorizzava nella sua Lezione XVI, tenuta a Parigi, un
nuovo teatro intessuto sul
rapporto con la storia e con
una componente metafisica,
intesa come spinta propulsiva
per il presente. Tale teatro doveva diventare un luogo di purificazione della memoria e
linfa vitale del popolo polacco.
Sotto l’aspetto formale, quel
genere di teatro poteva anche
fare a meno dei grandi spazi
architettonici e, dunque, utilizzare qualsiasi luogo per le
sue rappresentazioni.
Le idee di Mickiewicz sono
state riprese e riadattate in
patria alla fine dell’Ottocento da Stanislaw Wyspianski
(1869-1907), poeta, pittore e
drammaturgo. La sua opera
più significativa Wesele («Le
nozze»), pubblicata e messa
in scena a Cracovia nel 1901,
con la regia e le scenografie
dello stesso Wyspianski, è di
ventata subito un evento artistico di enorme portata. 11
dramma, dall’atmosfera visionaria e simbolica, è una
profonda riflessione sulla nazione polacca nonché una resa dei conti con il mito romantico di una Polonia libera
alla guida di tutti i popoli slavi, stroncato brutalmente dai
russi durante le insurrezioni
indipendentiste del 1830 e
del 1863. L’artista di Cracovia
auspicava invece un lavoro
organico di profondo rinnovamento alle basi del popolo
stesso, criticando i sogni postromantici e ingenui della
«intellighenzia» polacca all’inizio del Novecento. Sono
state proprio le opere di Wyspianski a dare un impulso
culturale fondamentale per la
riconquista dell’indipendenza avvenuta nel 1918.
Sul versante opposto si colloca Satanslaw Ignacy Witkiewicz, detto Witkacy (18851939), filosofo, poeta, pittore,
autore di numerose opere
teatrali. La sua arte è segnata
dalla ricerca della forma pura, dal profondo pessimismo
antropologico e dal catastrofismo molto accentuato. Le
sue opere Tumor Mòzgowicz
(«Il Signor Tumore Cervellotico») Wariat i Zakonnica («Il
pazzo e la monaca»), Szewcy
(«I calzolai») sono una geniale critica della superficialità
morale e religiosa della società, della corruzione dei
politici nonché una sorta di
profezia sul destino dell’Europa in preda alle dittature
nazifasciste.
Il teatro polacco contemporaneo è caratterizzato dalla ricerca di una nuova sintesi tra la parola parlata e altri
generi artistici. In questo
campo si è distinto con le sue
sperimentazioni «multidimensionali» e «pluriespressive» Tadeusz Kantor (19151990) fondatore del laboratorio teatrale Cricot 2. Il cosiddetto teatro povero, costruito
sulla tensione tra parole ed
espressioni corporee degli
stati interiori, è stato concepito e realizzato da Jerzy Grotowski (1933-1998), che ha
trascorso gli ultimi anni della
sua vita in Italia. La corrente
metaforica e simbolica, sulla
scia di Wyspianski è invece
rappresentata da Jòzef Szajna (nato nel 1922), filosofo
dell’arte, pittore e drammaturgo. Nelle sue rappresentazioni, come Replika («La replica»), Dante o Witkacy,
Szajna cerca di riesaminare
la cultura contemporanea
polacca sotto l’aspetto del
suo legame con il patrimonio
artistico europeo.
Si è aperto mercoledì 6 febbraio il Festival internazionale di Berlino con una giuria ecumenica
Anche al cinema si può accettare la diversità
La giuria ecumenica è presente in
ditti i festival internazionali di rilievo, salvo che a Venezia, dove è solo
cattolica. A Berlino è composta da 10
diembri, 5 nominati dall’associazione protestante Interfllm e da quella
cattolica Signis. Quest’anno tra i
membri protestanti è stata nominata
Gianna Urizio, regista della rubrica
L’rotestantesimo.
--- GIANNA UWZIO________________
BERLINO — «Accettare la diversità» in francese felicemente tradotto Vive la différence è la parola d’orQine del Festival di Berlino quest’
®8no. E a scorrere il grosso volume
^6i film in concorso è proprio il caso
to dirlo. Il Festival si presenta ricco
di produzioni di tutto il mondo, ed è
difficile immaginare un publblico
pili diverso. Diverso anche da Cannes, dove lo spettacolo è fortemente
nonnotato dalla costante sfilata di
attori e registi più o meno famosi.
Qui sembra che sia il pubblico comune a vincere. Lo spettacolo è il
cinema, quello che viene proiettato
nelle oltre 15 sale a disposizione.
Nei prossimi dodici giorni sono previsti più di 420.000 spettatori.
Sono anni che il festival cerca di
ripensarsi. Molto tempo è passato
da quel lontano ’52 quando fu inaugurato, vetrina della cultura occidentale in una città drammaticamente divisa in due, strumento di
una guerra fredda che ricombatteva
anche sul piano della cultura. Poi
sono giunte anche qui, con forza, le
contestazioni del ’68 e le successive
timide aperture verso Est, e poi
l’apertura a una cinematografia proveniente dall’Africa e dall’Asia. Sono
gli anni in cui Berlino si riqualifica
come festival capace di cogliere le
nuove e più avanzate ricerche
espressive del cinema contemporaneo: film capaci di raccontare nuove
inquietudini, nuovi disagi, situazio
ni marginali, altre culture e società.
Quest’anno il Festival si presenta
con un nuovo direttore, Dieter Kosslich, attivo manager del cinema tedesco. Vive la différence è stato il
suo saluto. E in effetti le altre due
sezioni che accompagnano la sezione principale. Panorama e il Forum
del nuovo cinema presentano una
ricca produzione di paesi di altre regioni del mondo. Molto rappresentati i film cinesi e giapponesi, ma
non mancano film in coproduzione
franco-araba come Satin rouge, di
una regista tunisina Raja Amari, o
africani come È Minha Cara, (Questa è la mia faccia), di un regista
africano la cui famiglia emigrata in
Brasile: Thomas Alien Harris; o un
film-documentario di un regista
giapponese, Alexei to isumi, (Alessio
e la primavera), sulle ragioni di continuare a vivere in un villaggio vicino a Cernobil nonostante il grande
inquinamento radioattivo.
Decine di film ma che non arrive
ranno mai in Italia, che ci trasportano in nuove e diverse realtà e che attirano migliaia di attenti spettatori
coesistono qui a Berlino nelle sale
d’onore del Festival con i film importanti, quelli delle major americane ed europee, film che caratterizzeranno al meglio le prossime stagioni
dei nostri cinematografi. Sono i film
d’impegno, con cui le grosse case
produttrici vogliono qualificarsi culturalmente. E allora abbiamo film
come quello di Costa-Gavras, Amen,
sulla politica delle gerarchie cattoliche nei confronti dei crimini nazisti,
ma anche sempre sulla stessa opera
l’elegante film di Tavernier LaissezPasser (Lasciapassare) sul cinema
francese durante il regime di Vichy,
o il duro Bloody Sunday (la domenica di sangue) di Paul Greengrass sulla famosa manifestazione della comunità cattolica del 30 gennaio 1972
in Irlanda finita con 13 morti e decine di feriti. Film duro con tecniche
di ripresa a mano, credibile e asciut
to. Ci torneremo. Le luci in sala si
spengono e brilla, sullo schermo
rosso, l’Orso d’oro di Berlino.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 15 FEBBRAIO 20o¡venerdì 15
«La vergogna nascosta della chiesa», un libro denuncia di un pastore protestante
Lo sfruttamento sessuale dei bambini
Coloro che diventano preti e pastori non sono immuni dal peccato e da impulsi sessuali
violenti. Le chiese non devono tacere su questi gravi abusi ma devono combatterli con forza
Riportiamo l’introduzione
del libro «The Hidden Shame
of the Church» («La vergogna
nascosta della chiesa»).
RON O'CRADY
Questo libro è stato scritto con un misto di rabbia
e tristezza. Negli ultimi undici
anni la mia vita è stata dedicata a un’organizzazione che
si batte contro la prostituzione dei bambini, la pornografia infantile e il traffico di
bambini. Questa organizzazione è una coalizione internazionale, la Ecpat (End child
prostitution in Asia tourism)
che oggi opera in più di 50
paesi. Per ragioni di opportunità è assolutamente non legata a parti politiche o religiose. Di conseguenza le mie
convinzioni cristiane sono
state spesso sommerse dietro
a un più ampio umanitarismo
che motiva gente di ogni credo e razza a proteggere i bambini dagli abusani.
Nel corso di questi undici
anni ho incontrato direttamente o indirettamente un
considerevole numero di uomini che hanno abusato sessualmente di bambini. Inclusi in questo numero c’erano
numerosi responsabili di
chiese; almeno tre di loro
erano amici personali e colleghi nel ministero. Lo shock
nello scoprire la loro vita segreta si è combinato con il
modo cinico con cui hanno
utilizzato la chiesa per portare avanti il loro abuso e il loro successivo tentativo di
giustificare i loro crimini.
Nei miei anni con Ecpat ho
messo da parte e preso appunti relativamente agli abusi di ecclesiastici archiviandoli in un faldone speciale
che ha cominciato a gonfiarsi
nelle cuciture. La richiesta
del Consiglio ecumenico delle chiese mi ha riportato a
prendere di nuovo in mano
questo materiale e rileggere
le storie che ho raccolto nel
Nell’ambito del Decennio ecumenico contro la violenza il
Consiglio ecumenico delle chiese ha pubblicato un libro denuncia dal titolo The Hidden Shame of thè Church (2001, Wcc
Pubblications, Ginevra), «La vergogna nascosta della chiesa», a
firma del pastore Ron O’Grady, presidente onorario dell'organizzazione internazionale Ecpat, che da anni si occupa della
lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e delle bambine. Il libro guarda al fenomeno della violenza sui bambini
come una realtà purtroppo non estranea alla vita delle chiese.
Con approccio protestante si inizia a denunciare il peccato cominciando da ciò che vergognosamente c’è anche in casa nostra, nascostamente in mezzo a noi. Abbiamo scelto di tradurre
per i nostri lettori l’introduzione del libro e la sintesi di una panoramica di ciò che accade a livello mondiale. C’è poi una
scheda sulla sezione italiana di Ecpat. (a. m.)
l’ultimo decennio. C’era rabbia mentre riportavo alla memoria l’ambiguità di alcuni
di questi trasgressori e la sofferenza che avevano causato
attraverso le loro azioni premeditate. E c’era tristezza
perché un’istituzione che
prometteva tanto in termini
di spiritualità e speranza era
diventata, per molti giovani,
un posto di disperazione e
distruzione dei loro sogni.
Ho ritenuto necessario ricordare a me stesso che pur
essendoci molte storie sconvolgenti di abusi su bambini
da parte di ecclesiastici, questi uomini non vanno considerati rappresentativi della
categoria in generale. Coloro
che curano una chiesa sono
per la maggior parte persone
gentili e buone che genuinamente cercano di rendere il
mondo un posto migliore
cercando di rendersi utili agli
altri. Comunque, l’ordinazione non rende i responsabili
delle chiese immuni dal peccato umano, e coloro che di
ventano preti e pastori vivono l’impulso sessuale come
gli altri. Per qualcuno di loro
la forza della sollecitazione
sessuale ha preso il sopravvento sui loro valori cristiani
e li ha spinti a commettere
crimini contro i bambini, crimini che poi hanno cercato
di tener nascosti alla chiesa e
alla comunità civile.
Come, allora, possiamo discutere di queste storie in
maniera razionale e utile?
Questo è il quarto libro che
scrivo sull’abuso sessuale dei
bambini. Nel primo «The
Child and thè Tourist» («11
bambino e il turista», ndt.),
scritto dieci anni fa, molti di
noi avevano appena cominciato a capire la paurosa dimensione dell’abuso sessuale
dei bambini e ne eravamo
angosciati. Particolarmente
sconvolgente in quel tempo
fu la morte brutale di una ragazzina di strada. Rosario Baluyot, che fu abusata sessualmente e poi brutalmente uccisa da un medico austriaco,
un turista pedofilo che regolarmente si recava per questo
scopo nelle Filippine.
Sentire quanto era accaduto mi colpì a tal punto che approfondii le ricerche e poi
pubblicai nel libro un resoconto completo e particolareggiato nella convinzione
che la cosa avrebbe sconvolto
anche altri. Ci furono reazioni
diverse. Alcuni rimasero tramortiti dal racconto e immediatamente si attivarono per
combattere l’abuso sessuale
dei bambini. Naturalmente
questo fu il risultato che auspicavo ma almeno tre persone mi hanno detto di aver letto il libro solo fino a un certo
punto, poi ne sono stati così
sconvolti da non essere in
grado di leggerlo fino in fondo. Uno di questi era un professore universitario. Ma la
più imprevista e scioccante
reazione è stato il resoconto
di un poliziotto solidale che
ha detto di aver scoperto che
la storia di Rosario era stata
fotocopiata e aveva circolato
fra dei pedofili in prigione, i
quali l’avevano trovata eccitante, stimolante, erotica.
Chiunque lavori nell’area
dell’abuso sessuale di minori
e che vuole persuadere della
serietà del problema, conosce questo continuo dilemma. (Ìome possiamo comunicare i terribili atti di abuso in
una maniera che né paralizzi
alcuni rendendoli incapaci di
agire, né sia utilizzata da altri
come una forma di pornografia perversa? Imparando da
queste esperienze, da allora
ho cercato di prendere una
strada mediana, e provvedere
una informazione che colpisca al punto da spingere le
persone ad azioni positive,
ma non al punto da paralizzarli. Questo è un altro modo
di dirvi che quanto leggerete
in questo libro risulterà ammorbidito rispetto ad alcune
delle storie che potrebbero
essere raccontate.
Molte persone delle chiese
non vorranno sentire neppure queste storie. La loro percezione dei responsabili delle
chiese è che essi rappresentano Dio. Essi lo rappresentano
parlando al mondo delle realtà eterne. La scoperta che
alcuni fra questi responsabili
abbiano utilizzato la loro posizione di privilegio per abusare di bambini sarà così
estremamente angosciante
che preferiranno non ascoltare. Ma nascondere la verità, o
nascondersi dalla verità, non
è una scelta responsabile per
i cristiani. Se è vero che alcuni uomini di chiesa hanno
commesso crimini contro i
bambini, questo deve essere
portato alio scoperto. Gesù
dice ai suoi discepoli: «Voi conoscerete la verità e la verità
vi farà liberi» (Giovanni 8, 32).
In questo spirito cominciamo
la nostra ricerca della verità.
Anche uomini di chiesa fra gli autori degli abusi
Nel capitolo 2 del libro pubblicato dal Consiglio ecumenico delle chiese c’è un sintetico
resoconto statistico sugli abusi
sessuali ad opera di responsabili di chiese scoperti e poi
condannati nelle varie parti
del mondo. Tali dati sono disomogenei e quindi solo indicativi perché non dappertutto
ci sono studi specifici sul tema.
Mancano totalmente informazioni sulla situazione italiana.
Riassumiamo di seguito alcuni fra i dati più significativi.
Australia - Da un indice
analitico ad opera di D. Coddington, si evince che degli
oltre 600 casi di abuso sessuale, 67 si riferiscono a persone con responsabilità ecclesiali. Di queste il 60% erano provenienti dalla Chiesa
cattolica, il 15% dalla Chiesa
anglicana, e il resto dalle altre
denominazioni protestanti.
Più della metà del totale coinvolgevano preti e pastori, l’altra metà insegnanti a vario titolo. Una ricerca dell’Università di Adelaide del 1995 ha
mostrato che fra i pedofili detenuti nelle carceri australiane il 50% dichiaravano di esser stati durante la loro infanzia a loro volta molestati o
violentati da preti o religiosi.
Nuova Zelanda - Dei 570
casi registrati ufficialmente
dal 1990 meno del 4% sono
persone legate alle chiese.
Dei 22 casi, due preti, due
frati, quattro pastori evangelici. 11 resto insegnanti o responsabili giovanili.
Regno Unito - Fra il 1995 e
il 2000, 26 preti sono stati
condannati per abusi sessuali
in Inghilterra e Galles.
Irlanda - La Chiesa cattolica irlandese nei decenni a
metà del secolo scorso gestiva le scuole industriali e i
riformatori. È stato dimostrato che l’abuso sessuale era
pratica diffusa al punto che
gli ordini religiosi hanno accettato di partecipare al pagamento di risarcimenti per
le vittime degli abusi.
Europa continentale - Il
cardinale Louis-Marie Bilie di
Lione ha dichiarato che fino
al 2001 30 preti francesi erano
stati condannati per pedofilia
e altri 18 erano sotto inchiesta. Fra questi due abati.
L'Austria è stata scossa da
una crisi riguardante le testimonianze rese da ex alunni
per abusi sessuali contro il
cardinale Hans Groer, il quale ha poi dato le dimissioni
da capo della Chiesa cattolica
austriaca. È stato stimato che
come risultato di questa crisi
circa mezzo milione di persone hanno lasciato la chiesa.
11 Belgio è stato scosso dal
1996 in poi da notizie sconvolgenti relativi a traffici di
bambini. Uno di questi casi
coinvolgeva un sacerdote. In
conseguenza di questo al cardinale responsabile della diocesi di residenza del prete incriminato il tribunale ha chiesto il relativo risarcimento.
Canada -11 governo federale ha nel 1988 fornito pubbliche scuse per il fatto che nei
collegi, amministrati da reli
giosi che si occupavano dell’assimilazione di bambini
nativi nella società canadese,
sono emersi moltissimi casi di
abuso sessuale. Le denunce
sono migliaia. Dopo le prime
ammissioni inchieste giornalistiche e giudiziarie hanno
portato alla luce moltissimi
altri casi, anche eccellenti,
nella regione di Ottawa, nel
sud-ovest e nella provincia
del Labrador e neH’Ontario.
Stati Uniti - Difficile riassumere un fenomeno che è
quotidianamente all’attenzione dei media e ha coinvolto migliaia di persone. Ci sono molte organizzazioni denominate dei «sopravvissuti»,
termine usato per identificare
persone che hanno sofferto
abusi da bambini e ciononostante sono riusciti a convivere con le ferite infette dalla
tremenda esperienza. Queste
organizzazioni offrono aiuto
specialistico a «sopravvissuti»
che sono stati abusati da preti
e pastori della chiesa ortodossa, cattolica, anglicana,
mormone, delle chiese protestanti o altri gruppi. Una di
queste organizzazioni stima
che solo nella chiesa cattolica
sono stati identificati circa
1.000 preti pedofili negli ultimi 15 anni, mentre un altro
gruppo ha calcolato che la
Chiesa cattolica ha finora pagato circa 1 miliardo di dollari
per cause di risarcimento, cifra confermata dalla prestigiosa rivista cattolica National Catholic Reporter. Da segnalare un famoso caso di ri
sarcimento a carico della diocesi di Dallas di 120 milioni di
dollari per l’abuso ripetuto
(1.350 volte) dal 1981 al 1998
da parte del frate Rudolph
Kos di un gruppo di 10 chierichetti, di cui uno si è poi suicidato. La diocesi, secondo i
giudici, era stata colpevole di
negligenza nel fermare il frate
nei suoi abusi e del successivo tentativo di coprire e nascondere le sue responsabilità. Anche alcuni famosi telepredicatori evangelici sono
stati coinvolti in scandali per
molestie sessuali.
Nel mondo - Meno visibili,
perché meno documentati,
sono i casi di attività pedofila
ad opera di sedicenti missionari in varie parti del mondo.
Sia in Africa che in Asia ci sono stati numerosi casi di accuse verso organizzazioni
missionarie europee o americane che sotto la copertura
religiosa abusavano dei bambini a scopo sessuale. Si tratta in genere di iniziative di
singoli che agiscono sotto la
protezione e il buon nome di
organizzazioni cristiane, ma
non sono mancati casi specifici di vere e proprie organizzazioni criminali sotto copertura religiosa per lo sfruttamento sessuale dei bambini. Questa forma di sfruttamento è ancora più turpe per
il fatto che nella maggioranza di questi paesi i bambini
sono ancor più facili prede
per la loro condizione e quella delle loro famiglie assolutamente disagiata.
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Contro la pornografia
e il traffico di bambini
Ecpat è una rete di organizzazioni e singoli individui che
opera per eliminare la prostituzione infantile, la pornografia infantile e il traffico di
bambini a scopi sessuali. Ecpat nasce in Thailandia nel
1991 per affrontare l’allarmante crescita esponenziale
della prostituzione infantile.
Nel 1994 l’Ecpat nasce anche
in Italia e dal 1998 si costituisce come Onlus. Ecpat-Italia
lavora a stretto contatto con
organizzazioni non governative, Unicef, e numerosi altri
gruppi individuali:
- collabora con le forze
dell’ordine del paese di appartenenza e con l’Interpol,
affianca l’industria turistica
nella lotta contro il turismo
sessuale che sfrutta i bambini;
- sensibilizza le autorità locali affinché mettano a punto
strategie per la protezione
del bambino da ogni forma
di sfruttamento sessuale;
- identifica e denuncia le
attività degli sfruttatori in Italia e all’estero;
- fa azione di lobbying per
l’approvazione di leggi o il
miglioramento di quelle esistenti per una più efficace
protezione dei minori;
- lavora con insegnati e
studenti per approfondire lo
studio dei diritti umani; dello
squilibrio Nord-Sud; del turismo responsabile, rispettoso
della dignità dell’altro;
- vigila sui media e su Internet per contrastare l’uso
del bambino per la produzione di materiale pornografico.
Grazie al lavoro di lobbying
di Ecpat-Italia il Parlamento
già nel marzo 1995 ha approvato un odg in cui si «impegna ad assumere le opportune iniziative affinché le agenzie di viaggio, i tour operators
e gli altri soggetti operativi
nell’ambito della commercializzazione del prodotto turistico siano tenuti al rispetto
della Convenzione Gnu sui
diritti dell’infanzia (art. 34) e
operino per impedire e contrastare ogni forma di turismo sessuale e di sfruttamento della prostituzione, segnatamente riguardante i minori». Ai primi di aprile ’97 è stata approvata dalla Commissione Giustizia della Gameti
la proposta di legge promossi
da Ecpat-Italia che chiede li
perseguibilità dell’induzione,
deH’awiamento, del favoreggiamento e dello sfruttamento della prostituzione dei minori nonché della produzione, del commercio e della detenzione di materiale pornografico con minori. Tale leggi
giace ora al Senato.
Ecpat-Italia ha partecipato
nel ’96 e nel ’97 alla formazione delle unità speciali di polizia per la costituzione di Uffici minori presenti attualmente presso tutte le questure italiane. Fra gennaio e marzo
1997 sono stati denunciati alla Pubblica sicurezza 565 casi
di violenza sessuale, di cui
172 a danno di minori di H
anni. Questa è soltanto la
punta dell’iceberg. Sono molti
i casi non denunciati e soprattutto è vasta la violenza diffusa e non chiaramente identificabile. L’esame della distribuzione del fenomeno nel territorio nazionale evidenzia una
maggiore incidenza nelle regioni del nord e del sud Italia.
11 centro è attualmente coinvolto solo per il 18,1% delle
violenze sessuali a danno di
minori di 14 anni e vede una
crescita significativa della
prostituzione infantile legata
anche ai flussi immigratoti.
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15 FEBBRAIO 2002
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
La Torino civile e il Piemonte democratico al funerale di una laica credente
Frida Malati, una cristiana indipendente
Icfesciuta in una famiglio pastorale, militante nelle formazioni di «Giustizia e Libertà» durante
¡a Resistenza, impegnata nella vita politica e nell'Ywca-Ucdg. Insamma, una «combattente»
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Sette bandiere partigiane, il gonfalone del Comune,’ i vigili in alta uniforme consiglieri e assessori comunali e regionali, deputati,
senatori, lo stato maggiore
¿ell’Ywca-Ucdg al completo,
docenti universitari, giovani,
partigiani e deportati: questo
è l’omaggio che la Torino civile e il Piemonte democratico hanno voluto rendere a
Frida Malan la mattina di
mercoledì 6 febbraio, mentre
la città era coperta di neve e
di freddo.
Per un singolare paradosso, la cerimonia è stata civile,
ma presieduta da un pastore:
me l’aveva detto ancora cinque giórni prima del colpo
che Tha fatta stramazzare:
«Io sono cristiana, ma una
cristiana indipendente», aggiungendo vari dettagli circa
il suo funerale, con la fermezza che la contraddistingueva.
E «cristiana indipendente»
è stata davvero per tutta la vita. Nata nel 1917, educata
con il classico rigore delle famiglie pastorali d’un tempo,
Frida manifesta delle precoci
tendenze femministe e repubblicane: dodicenne a Pisa
si «innamora» di Mazzini, più
tardi scoprirà la repubblicana
Ginevra, e in essa riceverà, a
vent’anni, le prime influenze
socialiste. Ma gli anni decisivi
sono quelli passati a Torino
come studentessa universitaria (1935-40): qui la raggiunge lo shock delle leggi razziali, aggravato dai contatti che
Frida coltiva con giovani ebree tedesche, minacciate
dal terribile razzismo nazista.
Le risulta perciò del tutto na
Frida Malan al Congresso nazionale Ywca-Ucdg del 1989
turale partecipare a dei gruppi di solidarietà con gli ebrei:
gruppi di evidente ispirazione antifascista. A ciò si aggiunga l’influenza deU’Unione cristiana delle giovani
(Ywca-Ucdg): un’organizzazione evangelica ed ecumenica, aperta alla collaborazione e al dialogo con il mondo
laico e con quello cattolico.
Questo complesso di influenze e di scelte porta Frida
(come i suoi due fratelli Roberto e Gustavo) a militare
nella Resistenza fin dalT8 settembre: è amica di Ada Gobetti, di Bianca Guidetti Serra,
di Augusto Monti, Antonicelli,
Galante Garrone, Foa, Pajetta,
Mussa Ivaldi, Venturi; sceglie
come «campo politico» il Partito d’Azione e le formazioni
di «Giustizia e Libertà», per Gl
organizza con Silvia Pons i
«Gruppi di difesa della donna
e assistenza ai combattenti
per la libertà». Dopo l’arresto
e la detenzione nella famigerata caserma-carcere di via
Asti, il Partito d’Azione la incarica di seguire il lavoro femminile nelle fabbriche.
Alla fine della guerra, Frida
riceve una croce di guerra al
merito, e il titolo di capitano
dell’esercito di Liberazione; e
compie delle scelte caratteristiche della sua personalità;
da una parte, si impegna nell’insegnamento (ivi compresa la partecipazione al Movimento di cooperazione educativa di Mario Lodi), dall’altra si butta nella politica: militerà successivamente nel
Partito d’Azione, in Unità popolare e poi a lungo nel Parti
to socialista. Siederà nel Consiglio comunale di Torino
(1960-75) e in esso avrà l’occasione di compiere un intervento decisivo per la salvezza
dell’Ospedale valdese. Sarà la
prima donna assessore all’Igiene e sanità in una metropoli italiana (1966-72): in
questa veste, procederà all’edificazione del nuovo
ospedale Martini e alla distribuzione delle tessere sanitarie. Come assessore al Patrimonio e ai Lavori pubblici
(1973-75) darà una sede a
ogni comitato di quartiere.
Intanto ha fondato con altre
donne il Caft (Comitato associazioni femminili torinesi,
1953). Dal 1987 al 1996 sarà
membro (e per un anno presidente) della «Commissione
pari opportunità uomo-donna» della Regione Piemonte.
Intanto, Frida continua a
lavorare per l’Ywca-Ucdg,
l’amore costante di tutta la
sua vita. Una militante, dunque: e come tale la ritrae un
breve, toccante film che le è
stato dedicato pochi anni fa.
La combattente. La ragazza
che nel film è la sua controfigura giovanile ci ha commossi tutti, mercoledì, salendo
sul podio per dire «ciau Frida», con le lacrime agli occhi.
Per l’annuncio di morte, la
famiglia ha scelto una parola
del Vangelo: «Beati coloro
che sono affamati e assetati
di giustizia, perché saranno
saziati». Credo che non si potesse trovare parola migliore
per congedarci dalla vita ter
rena della nostra amica Fri
da, laica e credente, generosa
e testarda: un pezzo di storia
valdese, di quella vera.
(altro articolo a pag. 14)
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Annemarie Dupré alla scuola della sezione italiana del movimento
Anche l'immigrazione all'attenzione del «Pugwash»
MARTA O'AURIA
Recentemente è stato
ripubblicato il famoso
Russell-Einstein Manifesto
sottoscritto il 9 luglio 1955
da undici famosi scienziati
che, all’indomani del tragico
epilogo della seconda guerra
mondiale, sollecitavano i governi del mondo a rendersi
conto e a riconoscere pubblicamente la minaccia che
una guerra nucleare rappresentava per la vita dell’intero
genere umano, nonché a impegnarsi affinché la risoluzione di ogni disputa avvenisse attraverso strumenti di
pace. Sulla scia di quel manifesto nel 1957 si tenne a
Pugwash, in Nuova Scozia, la
prima Conferenza dove 22
scietttiati, provenienti da 10
paesi diversi, discussero sui
rischi delle radiazioni nucleari, sul controllo delle ar®i nucleari e sulla responsanilità sociale degli scienziati.
^ quel primo incontro ne seSuirono altri fino a dare vita
riorganizzazione internaticele Pugwash.
Dggi Pugwash è presente
gntppi nazionali in più di
u stati, che fino all’estate del
“C hanno organizzato ben
u5 convegni, a cui hanno
^tecipato più di 3.500 tra
cienzlati, accademici, e polilei. Nel riconoscimento degli
orzi per eliminare la minac'u nucleare, nel 1995 Torga'tzazione Pugwash e l’allora
j^o presidente, Joseph Rot. ricevettero il Premio
Cel per la pace.
X italiana di Pugwash
"Isodarco» (la Scuola inter... loriale sul disarmo e la ge'one del conflitto), un’orga
nizzazione non governativa
(Ong) fondata nel 1996, che
promuove occasioni di confronto e discussione sui problemi della sicurezza. Eterogenea la provenienza dei partecipanti, vi sono infatti militari e pacifisti; scienziati nucleari e storici; diplomatici e
professori. In particolare Isodarco pone grande enfasi sulla presenza e partecipazione
ai seminari dei giovani motivati sui temi della sicurezza.
Attualmente partecipa a incontri e conferenze del Pugwash e della sezione italiana
di Isodarco Annemarie Dupré, del Servizio rifugiati e
migranti della Fcei, in quanto
si riconosce che le migrazioni
rappresentano una fonte di
conflitti e di tensioni sociali.
In particolare lo scorso gennaio si è svolto ad Andalo
(Trento) il 15° corso invernale di Isodarco su «L’Europa
del Sud-Est; dinamiche interne e intervento esterno», dove Annemarie Dupré ha tenuto un intervento su «Il ruolo umanitario e politico delle
Ong nelle aree di conflitto».
La relatrice ha prima di
tutto sottolineato che il ruolo delle Ong cambia in relazione alle varie fasi del conflitto. Prima dello scoppio
della violenza e della guerra
civile, a esempio, le Ong locali possono svolgere l’importante ruolo di mediazione attraverso la promozione
del dialogo interetnico e interreligioso. Immediatamente dopo, invece, le Ong sono
i principali attori in grado di
affrontare l’emergenza. In
particolare la Dupré si è soffermata sull’area dei Balcani,
dove la sua relazione è di
ventata racconto dell’esperienza diretta vissuta attraverso il lavoro che il Srm ha
svolto insieme ad altri soggetti in Albania, in Kosovo e
nell’ex Jugoslavia. Dopo la
prima fase in cui il Srm, di
concerto con altre organizzazione, ha partecipato alla
realizzazione di programmi
di emergenza (distribuzione
di cibo, indumenti, ricostruzione delle abitazioni), si è
passati alla promozione di
programmi educativi per
persone del luogo sulla risoluzione dei conflitti attraverso pratiche democratiche.
Le Ong, ha ribadito Annemarie Dupré, sono necessarie per dare voce ai cittadini
La Chiesa Valdese
che un un tempo era «The Holy Trinity Church»
situata in Vìa Micheli 26, ang. Via La Marmora (FI)
invita
a una festa di riapertura della Memory
Chapel, con una Mostra permanente dedicata alla
storia di questa chiesa e degli inglesi a Firenze
SABATO 16 FEBBRAIO 2002 ALLE ORE 17
Programma del pomeriggio
inizio ore 17: Concerto
«Gli inglesi a Firenze nell’80O>
Breve presentazione
di Cola Rienzo Mannucci
«Luoghi di culto non cattolici
nella Toscana dell'Ottocento:
The Holy Trinity Church«,
di Giampaoìo Trotta
La Mostra attuale a cura
di Franco Gattini
e Gianna Sciclone
Matrimoni interconfessionali
Perché tanto silenzio
nelle nostre chiese?
ALBERTO TACCIA
e per fare pressione sui politici affinché i diritti fondamentali vengono rispettati,
soprattutto laddove i governi
non sono capaci di promuovere le azioni necessarie.
«Nonostante ciò - ha concluso - le Ong si trovano a dover
ancora valutare al loro interno se esse rispetteranno il loro duplice mandato di essere
da un lato la parte che realizza lo sviluppo, l’emergenza e
altri programmi, e dall’altro
promotrici della democrazia
e del rispetto delle persone.
Le Ong devono verificare se
questi principi, che esse dovrebbero promuovere, sono
rispettati alTinterno delle loro strutture».
Molto opportunamente
la Commissione episcopale per l’ecumenismo e il
dialogo della Gei ha recentemente pubblicato un dettagliato commento a più voci ai
Testi comune e applicativo
per un indirizzo pastorale dei
matrimoni tra cattolici ed
evangelici’*. L’intento del libretto non si limita a illustrare ulteriormente il contenuto
di tali documenti (riportati
integralmente in appendice),
ma intende sollecitare una
rinnovata attenzione nei
confronti della problematica
ecumenica che sta alla loro
base. I Testi infatti non hanno unicamente lo scopo di
regolare, in modo più o meno pacifico, la questione privata di coppie interconfessionali, ma vogliono segnare un
passo determinante e irreversibile nel cammino di un
concreto confronto ecumenico tra le chiese.
La rilevanza ecumenica e
l’autorevolezza dei documenti si impone per il loro valore
intrinseco e per la modalità
della loro redazione, anche
se, da un punto di vista cattolico, non rientrano nei testi
giuridicamente vincolanti. A
essi tuttavia i vescovi dovranno attenersi «in vista dell’unità e del bene comune» a
meno che, a loro giudizio,
non intervengano gravi ragioni che ne sconsiglino l’adozione nelle proprie diocesi.
Peraltro anche le chiese evangeliche si considerano libere
di procedere ad autonome
celebrazioni di matrimoni interconfessionali, specie là dove la parte cattolica non ritiene di avvalersi delle procedure previste dai Testi.
Ma se la Chiesa cattolica ha
ritenuto di tornare in forma
ufficiale sul tema dei matrimoni interconfessionali, nelle chiese valdesi e metodiste,
dopo gli applausi (virtuali)
che nel Sinodo del 2000 hanno salutato la positiva conclusione del lavoro comune,
sembra invece essere caduta
una specie di cortina del silenzio e quasi di disinteresse
per una questione che sembra ormai confinata unicamente ai problemi delle coppie interconfessionali. L’impressione è che si sia persa di
vista l’importanza di un avvenimento che ha voluto inaugurare la nascita di un nuovo
metodo di lavoro caratterizzato da reciproco ascolto, rispetto e collaborazione in vista di comuni obiettivi.
Ma alla nascita non pare
abbia fatto seguito una crescita adeguata. Potrebbe intanto
essere utile, a oltre un anno
dall’approvazione dei Testi,
operare, per quanto ci compete, una indagine sui risultati della loro applicazione, rilevando eventuali problemi,
difficoltà o incomprensioni. E
ancora dovremmo chiederci
che cosa ne è della proposta
di elaborare una «catechesi
ecumenica», o dell’accoglienza e dell’attività nelle chiese e
tra le chiese degli auspicati
gruppi di matrimoni interconfessionali costituiti non
solo per risolvere in termini
canonico-burocratici i loro
problemi interni, ma per stimolare nuove riflessioni e
promuovere incontri e dialoghi interecclesiastici?
E ancora: quali strumenti
le chiese si sono date, dopo
lo scioglimento delle Commissioni miste, per proseguire la riflessione sui problemi
rimasti aperti, primo tra tutti
la reciproca accoglienza alla
Mensa del Signore? Siamo
consapevoli che questa questione non possa riguardare
soltanto le coppie interconfessionali, ma investe i problemi di fondo di diverse ecclesiologie reciprocamente
non compatibili. Possono le
chiese adattarsi a una «prassi
trasgressiva» instaurata quasi
clandestinamente da alcune
coppie, senza osare né condannare né approvare? Credo
che non sia lecito prospettare
aperture e favorire aspettative che vengano in seguito
frustrate dal timore delle
chiese di affrontare le conseguenze di premesse da esse
stesse poste.
Riprendere il dialogo potrebbe anche essere l’occasione buona per allargare il
discorso al problema stesso
del matrimonio, oggi vissuto,
anche da parte di credenti,
sempre più con finalità e
modalità diverse da quelle
tradizionalmente stabilite
dalle chiese. Tra la tacita approvazione e l’esplicita condanna è possibile, sulla base
stessa dell’Evangelo, un approccio diverso nuovo?
(*) «Documenti per le Chiese
locali» n. 102: I matrimoni tra
cattoiici e vaidesi o metodisti in
Italia. Bologna, Dehoniane, 2001.
Torino: lo stabile (della Chiesa vaWese
Una casa aperta
alla vita della città
Domenica 17 febbraio, dopo il culto, verrà inaugurata la
nuova «Casa valdese» di Torino che sarà utilizzata dalla comunità per tutte le sue attività
di incontro e accoglienza e
per essere una porta aperta
sulla città in campo culturale,
ecumenico e sociale. La Casa
è il risultato della ristrutturazione dell’ex teatro, contiguo
al tempio di corso Vittorio
Emanuele 11, nel pieno centro
cittadino, che era stato costruito nel 1922 e che nel tempo aveva subito alcune modi
Hai fatto
Tabbonamento
a
fiche. I nuovi locali, comunicanti con il tempio, si sviluppano su tre piani e sono composti di due saloni, uffici e salette di riunioni. I costi della
ristrutturazione sono stati interamente coperti da donazioni e contributi pubblici.
L’inaugurazione vedrà la partecipazione delle autorità cittadine, provinciali e regionali,
del cardinale di Torino, di delegati delle chiese evangeliche
di Francia, Germania e Scozia, e del moderatore della
Tavola valdese.
TRASLOCHI
preventivi a richiesta
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qualsiasi destinazione
attrezzatura con autoscala
operante all’esterno fino
a 43 metri
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8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 15 FEBBRAIO j| VENERI
•s Continua il nostro resoconto sulla Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani
«In Dio la sorgente della vita»
Quest'anno sono state moltissime le iniziative di preghiera e riflessione organizzate in tutta
Italia a livello locale in uno spirito di maggiore comprensione e collaborazione reciproca
EMMANUELE PASCHETTO
Proseguiamo nel riassunto
delle corrispondenze pervenuteci da diverse località sugli
incontri ecumenici organizzati durante la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani
(Spuc) dello scorso gennaio.
A Cagliari e dintorni si sono
avute manifestazioni durante
l’intera settimana. Il popolo
ecumenico è stato accolto
con molto calore dalle parrocchie di San Lucifero a Cagliari, di Sant’Isidoro a
Sinnai, di Sant’Ignazio da Laconi a Serramanna, dal Rinnovamento carismatico cattolico della chiesa di Sant’lgnazio a Cagliari, dagli studenti del Seminario nella parrocchia di Sant’Eusehio, a Cagliari, dalla chiesa greco-ortodossa di Quartu Sant’Elena e
dalla chiesa battista del capoluogo. Un filo rosso ha unito
gli incontri: la lettura e discussione della «Charta oecumenica» firmata domenica 20
nella chiesa di San Luca a
Quartu da mons. Spiga (in vicaria di mons Ottorino Alberti, arcivescovo di Cagliari),
dall’archimandrita Damiano
Monterosso della Chiesa ortodossa di Quarto e dal pastore battista Herbert Anders di
Cagliari e poi da più di 300
persone. L’itinerario è stato
seguito con entusiasmo durante tutta la settimana, ma
vogliamo segnalare le oltre
400 persone che gremivano la
chiesa battista giovedì 24 e il
coro di 70 voci, che hanno
trasformato la celebrazione
ecumenica in un incontro di
intensa condivisione spirituale. L’impegno della «Charta»
continuerà con il lavoro del
gruppo ecumenico che si raduna due volte il mese per dibattere e organizzare riunioni
di preghiera.
A Chivasso la Spuc si è
conclusa con la celebrazione ecumenica della parola
di Dio nel duomo cittadino
alla presenza del vescovo di
Un momento dell’incontro ecumenico a Chivasso
Ivrea, mons. Arrigo Miglio, e
del pastore valdese Jonathan
Terino. Il vescovo ha dato il
benvenuto alla comunità valdese di Chivasso e al suo pastore, ricordando che è buona consuetudine da qualche
anno unire le due comunità
in preghiera. I membri delle
due chiese si sono alternati
nelle letture bibliche e nelle
preghiere insieme al vescovo
e al pastore che hanno tenuto due predicazioni. Il pastore Terino ha sottolineato che
l’ecumenismo è una necessità divina, non un incidente
di percorso, ed è un incontro
con il Cristo
A Gioia del Colle per la prima volta la liturgia della Spuc
è stata affidata ai giovani
evangelici che hanno accompagnato gli inni dell’Innario
cristiano con chitarre e tastiera: ciò è avvenuto il 22 gennaio nella chiesa di San Vito,
alla presenza del gruppo ecumenico barese e di don Vito
Campanelli, di padre Mihai
Driga, romeno ortodosso e
del predicatore locale battista
Edoardo Arcidiacono: questi
ultimi hanno commentato i
Giorsio Spini
Italia liberale e protestanti
4S3 pp. euro 9,50 cod. 390
Sesuito deH'ormai classico Risorsimento
e protestanti, questo studio susii evanSelici italiani da Porta Pia al fascismo ne
situa la storia politica, spirituale e culturale all'Interno di quella d’Italia e al tempo stesso rimanda continuamente al
contesto internazionale della Riforma.
Scrive l'autore: «I protestanti italiani erano una minoranza infima: ma si sentirono un’avansuardia di civiltà cui l’avvenire
avrebbe ben dato rasione un siorno».
Paul Tillich
Teolojía sistematica II
220 pp. curo 18,00 cod. 396
In questo secondo volume viene introdotto il tema «L'esistenza e il Cristo». Il
paradosso del cristianesimo consiste
nel contraddire la pretesa di salvarsi da
sé: la risenerazione è anzitutto un ricevere. Così Cristo, il Nuovo Essere, vince
l'alienazione pur partecipandovi sino
alla propria fine terrena. Con la siustificazione Dio accetta ciò che è altrimenti inaccettabile.
SiSIKMATIl'A
tttm «M»
m mmeditrice
Claudiana
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passi biblici proposti alla meditazione da coloro che hanno preparato quest’anno la
Settimana di preghiera.
A Cremona, il 18 gennaio,
nella chiesa cattolica di Sant’
bario si è svolto il consueto
meeting ecumenico, frutto di
una pluriennale collaborazione tra gruppi ecumenici
cattolici e la Chiesa metodista della città. Hanno guidato
la meditazione e la liturgia il
past. Stefano Mercurio, il vescovo Dante Lafranconi e padre Giorgio Vasilescu, della
Chiesa ortodossa romena.
Nel Molise, per le piccole
comunità, la battista di Ripabottoni e la valdese di San
Giacomo degli Schiavoni, numerosi sono stati gli incontri
con i cattolici della diocesi
Termoli-Larino. Celebrazioni
si sono svolte a Termoli,
Montenera, Castelmauro, barino e dibattiti a San Giacomo, Ripabottoni e Benefro. Si
è trattato di incontri andati
oltre le attività programmate
e divenuti occasione per una
reale conoscenza reciproca e
per manifestare l’esistenza
del pluralismo fra cristiani anche dove non si era mai avuta
presenza evangelica.
La comunità cattolica e
quella battista di Grosseto,
che anche in tempi difficili
non avevano interrotto il dialogo, si sono incontrate fraternamente il 19 gennaio
nella parrocchiale del «Santissimo Crocefisso» del capoluogo. Il pubblico, particolarmente interessato all’ascolto,
ha gremito la chiesa ascoltando il pastore battista
Claudio lafrate che ha commentato le parole del salmo
«In te è la fonte della vita».
Prima dell’agape fraterna
con cui si è conclusa la giornata, il pastore lafrate ha offerto alla parrocchia ospitante e alla comunità di Siloe di
Sasso d’Ombrone l’Innario
cristiano in uso nelle chiese
evangeliche esprimendo 1’
augurio che se ne possano
insieme cantare le melodie
nei prossimi incontri.
A La Spezia la Spuc ha avuto due momenti forti. II 23
gennaio al santuario di Gaggioia, retto dai frati francescani, dove la pastora Caterina Dupré, della Chiesa metodista di Carrara, ha commentato il racconto del paralitico
di Betesda (Giovanni 5) sottolineando come anche chi
ha perso forze e speranze
può essere guarito e salvato
da Gesù. In seguito, il 25 nella chiesa battista dove chi
scrive queste note e il vescovo Bassano Staffieri hanno
parlato su Romani 6 e Giovanni 3 ponendo l’accento
sulla necessità della decisione personale e dell’importanza dello Spirito che rinno
va le nostre vite. In questo secondo incontro che ha visto
la presenza di circa 120 persone, cattoliche, battiate, metodiste, avventiate e della assemblea dei Eratelli, un coro
ecumenico ha intercalato
con i canti di Taizé i vari interventi dei convenuti.
La Rete ecumenica dei Castelli Romani la cui attività si
snoda attorno a un filo continuo di iniziative, incontri e
relazioni ha organizzato una
celebrazione ecumenica il sabato 19 gennaio presso la
chiesa del «Sacro cuore di Gesù» di Grottaferrata. Hanno
partecipato all’iniziativa, oltre alla parrocchia ospitante,
le comunità battista di Albano, Ariccia e Lontana di Papa,
la Commissione ecumenica
della diocesi di Frascati, la
Caritas diocesana di Albano,
l’Arvas, il Mir, il movimento
dei Focolari, un esponente
della chiesa greco-ortodossa
di Roma e l’archimandrita
dell’abbazia di San Nilo dove
i monaci sono di rito bizantino. Le predicazioni sono state
del pastore di Albano, Simonpietro Marchese, e di don
Piero Coda, vicario del vescovo di Frascati.
Altre iniziative ecumeniche
si erano avute il 17 a Ganzano, con la presentazione
del libro di Luigi Sandri «Gerusalemme, città santa e lacerata», il 18 nella cattedrale di
Albano, in cui la parola di Dio
è stata meditata dal vescovo
di Albano, Agostino Vailini, e
dal pastore Marchese. Martedì 22, infine, ad Ariccia, si è
svolto un incontro promosso
dalla rivista «Confronti», con
la presenta di quattro israeliani e quattro palestinesi impegnati in un quasi impossibile percorso di dialogo.
A Milano, il 25 gennaio, nella basilica di San Lorenzo, c’è
stato un incontro di preghiera
e riflessione .sul tema della pace e della giustizia, affidato ai
giovani delle diverse confessioni presenti in città. La bella
occasione ha coinvolto i giovani della comunità ortodossa, diversi gruppi giovanili del
mondo cattolico e i giovani
della Egei. L’evento era stato
preparato nel corso di varie
riunioni nei quali i giovani
delle varie confessioni hanno
raccolto materiale e idee per
la serata, in un confronto stimolante. La serata si è sviluppata per scelta del gruppo organizzatore attorno al tema
della pace, possibile solo come tappa successiva a una
giustizia più globale. Canti e
letture di brani si sono alternati in una cornice suggestiva
nella quale alcuni momenti
simbolici hanno sottolineato
la comunione delle circa 400
persone presenti.
(2 - continua)
li
Libertà e laicità
a un focolaio di discordia civile e religiosa, di cui conosciamo i tragici effetti.
Una scuola
ancora più cattolica
Mentre può essere perfino
comprensibile che un capo
religioso avanzi richieste, anche ardite, è inaccettabile
che lo stato si faccia complice
di una parte, ignorando i diritti di tutti. L’istituzione di
una Commissione deontologica per i docenti, alla cui
presidenza viene posto un
cardinale di santa romana
chiesa, non solo è motivo di
serio e profondo allarme civico, ma è anche una chiara offesa per gli insegnanti, e in
particolare per quelli laici. Il
disegno di legge giacente in
Parlamento per l’immissione
in ruolo dei docenti di religione, è un ulteriore attentato alla Costituzione. D’altra
parte, nessuno parla dell’esigenza di un insegnamento di
storia delle religioni, veramente scientifico, che permetterebbe di accogliere l’altro senza pregiudizi, mentre
troppo spesso ci troviamo di
fronte a insegnanti che non
sanno neppure Tahc di altre
confessioni religiose e talora
persino della propria.
riconfermata ma non si so
riprese le trattative per lei
tese che attendono di cqi
piere l’iter necessario.
Notizie ancora più gt;
vengono da altri settori. |
un tentativo di modifici
Tart. 18 dello Statuto dei]
voratori per rendere piufj,
i licenziamenti. Vi è un foi
scontro a cui, per la ptj
volta, i sindacati confedet
non si presentano uniti. |
la mia realtà lucchese vedi
rischio molti posti di lavori
so di ditte con meno di 15(
pendenti che hanno lice
ziato in tronco chi ha pan
cipato alla manifestazioi
sindacale contro le modi
che all’articolo 18.
L'ecumenismo
Le precedenti considerazioni, peraltro, non ci autorizzano a rinunciare a un autentico ecumenismo di base. Sono convinto infatti che spetta
a noi evangelici aiutare i fratelli cattolici non settari a trovare gli spazi di libertà sempre più rari nella loro chiesa;
se noi ci chiudessimo, li lasceremmo soli in condizioni
difficili. Del resto, mentre è
sacrosanto affermare che non
esistono guerre giustificabili
in nome di Dio, è altrettanto
vero che non si possono seminare germi di incomprensione e separatezza in nome
di dogmi che non sono divini.
Per quanto riguarda poi
l’attuazione dell’articolo 8
della Costituzione, nessuno
parla più delle due Intese con
i Testimoni di Geova e i buddisti, già firmate dal presidente D’Alema nel febbraio 2000.
I relativi disegni di legge non
sono stati finora ripresentati
in Parlamento. La Commissione interministeriale è sta
Gli interessi dei ricchi
contro quelli dei poveri
Peggio ancora va nel sej
re immigrazione per il qm
la nuova proposta di legge;
minuirebbe i diritti dell’it
migrato regolare a potei
trasferire definitivamente,
con la famiglia, nel nost
paese. Perfino l’emendarnti
to sui lavoratori addetti al
cura delle persone discrimi
tra chi lavora per ricchi, cl
possono pagare i nuovi cu
tributi, e chi dovrebbe aa
stere persone non in grado
affrontare tali spese. Uni
nistro della Repubblica, pi
può impunemente minacci
re di cannoneggiare le ni;
dei disperati curdi o tami
costretti a fuggire da veti
propri genocidi in atto, sei
che la sua maggioranza!
smentisca pubblicamente.
Grande sgomento, infi
ci determina anche solo tu
sguardo superficiale aliai
tuazione internazionale É
ve, come in Italia, prevalgo!
gli interessi di pochi e rico
sui molti e poveri. Già di
anni fa ebbi modo di ricoril
re la sentinella di Isaia; og
più che mai, la notte è osci
e aleggiano su noi fantasi
del passato. In questi casi!
Scrittura ci sprona a destai;
per chiedere l’interventoé
Signore, ma anche per opet
re con ogni mezzo a favoi
della giustizia della pace
della libertà di tutti: «Bei
quelli che sono affamati ei
setati di giustizia perché s
ranno saziati» (Matteo 5,6),
Domenico Masel
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Dopo il 1848 cominciò la stagione dell’evangelizzazione. Nella t'’*
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VENERDÌ 15 FEBBRAIO 2002
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
^ ^ Un incontro che si è svolto a San Giovanni la Punta, a due passi dalla città siciliana
Catania, religioni per la pace
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Presenti cattolici, protestanti, islamici, buddisti, induisti ma ci sono state anche alcune
assenze. Limam: molti errori sarebbero evitabili se fossimo capaci di perdonare di più
ITALO PONS
San Giovanni La Punta è a
due passi da Catania,
quel tanto che basta per renderla non lontana, ma già un
po’ fuori dalla grande città. Ci siamo ritrovati lì il 24
gennaio per un altro appuntamento interreligioso, ma
questa volta con meno partecipanti rispetto a quello che
si era tenuto a ridosso di tante altre iniziative dopo PII
settembre. L’incontro coincideva con le manifestazioni
per l’anniversario della nascita di un francescano del
luogo, Gabriele Allegra, in
odore di santità, che da questo paese partì verso la Cina,
coniugando evangelizzazione e traduzione della Bibbia
in cinese e «anticipando temi
che oggi sono di attualità»,
come ha detto padre CarmeIo Finocchiaro, provinciale
dell’ordine.
Era una sera fredda e piovosa, da sconsigliare anche i
più indefessi partecipanti a
queste iniziative; tra le volte
barocche della chiesa madre
francescani, imam, rappresentanti dell’induismo, buddismo, Comunità di Sant’Egidio, cooperatori salesiani,
rappresentanti dei Focolarini, dell’Associazione ItaliaIndia, l’Ufficio per Fecumenismo e il dialogo della diocesi,
reverendo anglicano, pastore
L’incontro di Assisi dei 24 gennaio
battista e valdese si sono seduti a un lungo tavolo per riflettere e pregare. Alcune assenze, anche tra i rappresentanti religiosi, si sono notate
vistosamente: «Non avranno
potuto esserci», si è pensato.
La Sicilia, il giorno dopo, nelle cronache locali, ha scritto:
«Assisi è lontana, chilometri e
chilometri (...) ma l’atmosfera non si discostava molto da
quella della basilica umbra».
Qualche canto animato dai
giovani della parrocchia, poi
ognuno dei rappresentanti ri
s^'Un incontro interreligioso a Foggia
Riconoscersi figli e figlie
di Abramo-Ibrahim
PEPPINO MAROTTOLI
A Foggia, nel locale di culto
della comunità valdese, il
31 gennaio, Alessandro Zarrillo, reduce da Monteforte
Irpino, aggiorna il Consiglio
di chiesa sul tema trattato ad
Avellino, «Scadente comunicazione tra membri delle comunità valdesi. Cause ed effetti». Presentando la relazione con sofferto entusiasmo,
Zarrillo ha illustrato le ragioni del silenzio che domina la
vita dei membri di chiesa, ne
ha proposto i rimedi che, a
suo dire, sono emersi dal forum di Monteforte, promettendo a se stesso d’essere più
partecipe della vita comunitaria. Il presidente del Consigo di chiesa. Rocco Suriano,
lo ha ringraziato per la relazione e la pastora Patrizia Pascalis ha aperto il dibattito
tra i presenti, sulle cause del
disinteresse che molti fratelli
nyelano per questi problemi,
discussione protrattasi per
oirca un’ora. Alle 20, infatti,
<^_era un incontro interreligioso programmato da tempo «I figli e le figlie di Abrarno-lbrahim. Dialogo tra cristianesimo e Islam».
Erano presenti alcuni musulmani della moschea di
^°ggia, numerosi cattolici
Nella «i*
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CLAUDIANA
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ROMA: Libreria di cultura
*’®‘igiosa piazza Cavour, 32;
lei' 06/3225493
guidati da don Mario, rappresenanti della Comunità di
Emmaus e gli sparuti valdesi
di Foggia e Orsara guidati
dalla past. Pascalis, che hanno affrontato il tema con
grande e feconda umiltà. Il
tema è stato presentato dalla
nostra pastora con i riferimenti biblici del caso, e l’argomento ha suscitato tra i
circa 50 presenti un insperato interesse. Abramo, punto
d’incontro per cristiani, musulmani ed ebrei: qualcuno
osserva che è troppo facile.
Se diciamo di essere tutti di
derivazione abramitica, non
aggiungiamo proprio niente
al nostro essere ecumenici.
Con queste affermazioni ci
crogioliamo nell’ovvio. Bisogna Invece imboccare la strada della riconciliazione.
L’oratrice ha ricordato al
presenti il racconto biblico
della riconciliazione tra Giacobbe ed Esaù, mettendo
l’accento sulla parte finale.
Giacobbe pensava di catturare la benevolenza del fratello
con doni di gran valore materiale, ma Esaù «corse incontro a Giacobbe, lo abbraccio,
se lo strinse al petto, lo baciò,
e (...) piansero».
Abbracci e baci ne abbiamo visti molti. Ma il pianto...
sarebbe meravigliosa sintesi
di affetti in realtà mai spenti,
e finalmente esplosi nel pianto della riconciliazione. Ma
com’è difficile immaginare
l’umanità in lacrime sulle
proprie rnalefatte. Arrendersi
allora?... È veramente impossibile all’uomo ravvedersi?...
«Picciol favilla» non asseconda, a volte, una gran fiamma?
Esaù corre incontro al fratello, lo abbraccia, lo stringe al
petto, lo bacia, e poi insieme
piangono. Questa è pace! Pace, è il nome di Dio. Su questa battuta si è chiusa la serata di preghiera. Salutandosi,
si abbracciano tutti.
flette a voce alta, fuori dal coro e dal protocollo, certamente meno rigido di quello che
abbiamo visto durante il giorno. Mufid, l’imam di una delle
due moschee di Catania, la
sua voce la alza eccome: un
accorato appello affinché il
suo popolo, quello palestinese, possa vivere in pace. L’altro imam dice che molti errori
nella storia si sarebbero potuti evitare se si fosse stati capaci di perdonare di più. Quando termino il mio intervento,
che ha preso spunto dal testo
(foto A. Sabbadini)
di Michea 6, 10, condivido
con i presenti anche il pensiero riportato sul Lezionario Un
giorno una parola quello stesso giorno: guarda caso, una
parola di Francesco. Il giovane parroco del luogo appare
soddisfatto, la novità sembra
abbia interessato i presenti
consegnando alla mente e allo spirito emozioni forti. «Rivediamoci presto», aggiunge
qualcuno mentre ci saluta e si
va, condividendo in sacrestia
qualche dolciume prima di
tornare indietro.
È stata allestita aH'Università di Milano
Una cappella ecumenica
DAVIDE ROSTAN
IL 28 gennaio è stata inaugurata nella sede dell’Istituto
universitario di Lingue moderne a Milano una cappella
ecumenica. L’iniziativa fa seguito alla decisione espressa
nella prolusione del rettore,
Giovanni Puglisi, di aprire
«una cappella ecumenica,
esempio di rispetto reciproco,
di libertà, di civiltà, di pace
cristiana in un ateneo fondato
da un valdese, Silvio Baridon,
e da un cattolico, Carlo Bo, e
al cui interno è presente ancora oggi una rispettabile comunità evangelica».
L’istituto ha messo a disposizione una sala sobriamente
arredata, ed è da sottolineare
la precisa volontà di non inserire elementi decorativi che
potessero offendere la sensibilità di coloro che ne usufruiranno in seguito, nella quale si
è svolto il primo di una serie si
spera lunga di incontri ecumenici. La cappella è stata affidata con una bella formula,
che forse potrà essere di esempio per altri tentativi in
questa direzione, all’arcivescovo di Milano, Carlo Maria
Martini, con il preciso vincolo
di realizzare una cappella ecumenica. Questo vincolo, insieme a una serie di fruttuosi incontri preparatori, ha permesso di avere un primo momento di preghiera e di ascolto
della Parola nella mattinata
del 28 gennaio. La predicazione è stata tenuta su testo di
Proverbi 1, 7 e di Luca 9, 49-50
da don Dario Balocco e dal
pastore Antonio Adamo con la
collaborazione di chi scrive
queste note e di Doris Valente.
Presenti, oltre ad alcuni familiari di Silvio Baridon, anche il
direttore amministrativo dott.
Ciro Fraccareta, don Gianfranco Bottoni per l’ufficio
Ecumenismo e dialogo della
diocesi di Milano e don Tarcisio, come responsabile della
pastorale universitaria.
Pensiamo che sia importante in un momento come
questo, nel quale ci si dimentica troppo spesso che cosa
sia una vera laicità e nel quale non sempre il dialogo ecumenico porta dei buoni frutti, sottolineare i buoni esempi che come in questo caso,
forse unico in Italia, possono
essere di stimolo per continuare il dialogo in maniera
più proficua.
i' Recente istituzione a Prosinone
Tavolo Interreligioso
Il 4 febbraio è stato firmato
al Comune di Prosinone un
protocollo d’intesa per l’istituzione di un «tavolo» interreligioso. C’è voluto parecchio tempo da quando il consigliere di circoscrizione richiedeva con la formulazione
dell’atto deliberativo l’istituzione di un tavolo che fosse
punto di riferimento per tutte
le confessioni religiose presenti sul territorio. La Chiesa
cattolica, pur invitata, non ha
partecipato alla preparazione
e alla successiva firma. Il ta
volo interreligioso vede la
presenza delle realtà storiche
del protestantesimo, valdesi,
battisti, avventisti, oltre a
gruppi di orientamento pentecostale, gli islamici, gli ortodossi del patriarcato di Bulgaria, i Testimoni di Geova.
Soddisfazione è stata espressa da ambo le parti per la firma di un accordo importante
per la città, in quanto per la
prima volta le confessioni religiose non cattoliche diventano interlocutori dell’amministrazione comunale.
AGENDA
15 febbraio
IVREA — Alle 21, nella chiesa valdese (v. Torino 217), il past.
Franco Giampiccoli e Nanni Salio discutono il tema «Fede e
denaro. Motivazioni e proposte per una giustizia economica».
16 febbraio
BERGAMO — Alle 17, al Centro culturale protestante (via
Tasso 55), il prof. Mario Miegge parla sul tema «il dilemma
delle religioni tra integralismi e libertà».
MILANO —Alle 17, nella sala della libreria Claudiana (via
Sforza 12/a), il Centro culturale protestante organizza un dibattito sul tema «Fede e denaro», con Giorgio Guelmani
(«Gioventù evangelica»), il pastore Martin Ibarra e Matteo
Passini, direttore della Banca etica.
TORINO — Alle 15, nel tempio valdese di c. Vittorio Emanuele 23, discutono il tema «Fede e denaro» Luciano Gallino
(Università di Torino), Franco Giampiccoli, Mariangela Padda (Egei), Giorgio Gilli (mov. Sviluppo e pace), Tiziano Rimoldi (fondazione Adventum contro la pratica dell’usura).
17 febbraio
REGGELLO (Fi) —A Casa Cares, alle 17,30, lo scrittore Davide Pinardi parla sul tema «Gli italiani sono tutti uguali ma alcuni sono più uguali degli altri? Radici storiche, minoranze e
diritti di cittadinanza». Alle ore 19,30, buffet seguito dal falò.
VICENZA — Alle 16, all’istituto Beata Vergine (via San Marco
49), il Sae organizza un incontro sul tema di Assisi «Mai più
violenza, mai più guerra...», con celebrazione ecumenica,
proiezione di un video sui valdesi e agape fraterna.
18 febbraio
FIRENZE — Alle ore 17, nella sala convegni della Cassa di Risparmio (via Portinari 5), Valdo Spini, Mahmoud Salem E1
Sheik, Gianni Long, Alessandro Lo Presti, Luciano Martini e
Dario Tedeschi discutono il tema «Presentazione della legge
sulla libertà di coscienza e di religione».
MILANO —Alle 18, al Sae (piazza San Fedele 4), per il ciclo
di incontri sulla «Charta oecumenica», Amos Luzzatto parla
sul tema «Difendere i diritti delle minoranze».
TORINO — /Ule 17, nella sala valdese di v. Pio V15 (I p.), per
il ciclo di incontri «Gli ebrei in Italia», Giorgina Arian Levi
parla su «Una donna ebrea in politica, dal fascismo a oggi».
20 febbraio
UDINE — Alle 18, nella sala convegni «P. D’Aquileia» (via
Treppo 5), il prof. Paolo Ricca parla sul tema «Chiese e cristiani dopo la “Charta oecumenica’’».
VENARIA (To) —/Ule 21, nei locali della chiesa battista (v.
Zanelato 53), si tiene una «serata in musica tra amici»: complessi e solisti dilettanti con musiche e canti sacri.
21 febbraio
GENOVA — Alle 17,30, nella sala della Società ligure di storia
patria (Pai. Ducale, p. De Ferrari), per il ciclo del Sae dedicato ai profeti, si tiene un incontro su «I profeti delTIslam».
22 febbraio
BARI —Alle ore 18, nei locali della chiesa battista (corso
Sonnino 25), il pastore Luca Anziani tiene Io studio biblico
sul tema «Il rapporto del credente con il denaro».
CINISELLO BALS/LMO — Alle 21, al Centro «Lombardini» (v.
Monte Grappa 62/b), per il ciclo sull’attualità della storia, il
past. Eric Noffke parla su «Gesù, un pacifico rivoluzionario».
23 febbraio
MILANO — Alle 10, nei locali della chiesa valdese (via Sforza
12/a), si tiene la IV Assemblea annuale della Reto.
%
E in distribuzione il numero 178 (inverno 2001) di «Gioventù evongegioventù evangelica lico». In questo numero pubblichiomo
due studi biblici in formo narrativo
(Thomas Soggin, Maria Girardet Soggin), due studi
sullo globalizzazione (Giorgio Guelmani e Franco
Giampiccoli), uno riflessione sull'impegno per lo pace degli evangelici (Eugenio Rivoir); un intervento sullo sinistra
dopo Genova e dopo l'11 settembre (Michele Rostan), e
uno su battesimo dei credenti e identità battista (Italo Benedetti); più il consueto inserto «Judaica» a cura dello libreria
Claudiana di Milano.
ABBONAMENTI 2002
normale.................................a 25.82
sostenitore.............................a 51.65
estero..................................o 33.57
«3 copie al prezzo di 2»..........o 51.65
cumulativo GE/Confronti.................o 54.00
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a;
gioventù evangelica - via Porro Lambertenghi, 28 - 20159 Miiano
e-mail: giorguel@interfree.it
La scuola
domenicale
Abbonamento per l’interno .....................euro 18,08
Abbonamento sostenitore per l’interno..........euro 25,82
Abbonamento per l’estero ......................euro 28,66
6 0 più abbonamenti (l’uno)....................euro 15,49
da versare sul c.c.p. n. 18345223 intestato a «Comitato Scuole Domenicali»
via Porro Lambertenghi 28 - 20159 Milano - www.lcei.it
10
PAC. 10 RIFORMA
1
VENERDÌ 15 FEBBRAIO 2002
venerdì
I TRE «PALETTI»
DI PORTO ALEGRE
FRANCO CIAMPICCOLI
Il secondo Forum sociale
mondiale (Fsm) di Porto Aiegre
(31 gennaio-5 febbraio) si è
aperto accogliendo due chiare
discriminanti, già espresse
dall’Assemblea dei Forum italiani (Roma 18-19 gennaio): no al
liberismo, no alla guerra. Questi
due paletti hanno segnato un
confine netto e sereno tra i rappresentanti di più di 5.000 organizzazioni che hanno dato vita a
uno dei consessi più globali mai
visti, e i molti che a Porto Aiegre
sono accorsi incuriositi o desiderosi di cavalcare l’onda del
movimento, i quali non sono
stati messi alla porta ma hanno
dovuto accontentarsi del ruolo
di spettatori.
Ma alla conclusione dei suoi
lavori il Fsm ha
aggiunto una
terza discriminante che sancisce la piena maturità del movimento: il no al
Le tre discriminanti
del Forum sociale
mondiale: no
al liberismo, alla
terrorismo. Da guerra, al terrousmo
quanto si può
desumere dal
l’esterno, non deve essere stata
una cosa facile. C’erano a Porto
Aiegre anche rappresentanti del
Medio Oriente e di paesi attraversati da profonde lacerazioni,
come il Pakistan, per i quali il rifiuto del terrorismo poteva suonare come un inammissibile
avallo dell’interpretazione statunitense della lotta contro il terrorismo. Il Fsm con tre affermazioni ha saputo trovare una formulazione che ha raccolto l’unanimità dei consensi. Ha condannato «assolutamente» (e perciò
senza riserve o equivoci) «gli attacchi terroristici» dell’ll settembre; ha condannato ugualmente «tutti gli altri attacchi sui
civili in altre parti del mondo» (e
qui non si può non pensare, tra
l’altro, a un rifiuto del terrorismo dell’ala estrema palestinese); ha condannato la guerra
contro l’Afghanistan operata dal
governo degli Usa e dai suoi alleati «in cui sono stati usati anche metodi terroristici» (come
non pensare alle bombe cluster
che sono esplose lanciando a
pioggia ciascuna 202 bombette,
delle quali un numero imprecisato tuttora sparse sul terreno
afghano sono pronte a scoppiare
se appena sfiorate?), preludio
della «guerra globale permanente» che «rivela l’altra faccia del
neoliberismo, la più brutale e
inaccettabile» (doc. finale, 4).
Se qualcuno ritiene che si tratti di condanne molto sbilanciate,
le confronti con la formula di
Bush («0 con noi o contro di
noi») con cui ha predisposto una
specie di autoassoluzione per la
guerra in Afghanistan. No, a
Porto Alegre non c’è stata solo la
scontata condanna di una guerra che ha ucciso altrettanti civili
innocenti quanti ne hanno uccisi gli attacchi terroristici dell’ll
settembre: c’è stato anche un
inequivoco, netto e coerente rifiuto del terrorismo in quanto
tale e quindi anche, esplicitamente, di quello antiamericano.
Non è per questa strada che si risolvono le ingiustizie del mondo, e il Fsm lo ha ribadito affermando che «i movimenti sociali
condannano con forza la violenza e il militarismo quali stru________ menti di risoluzione dei conflitti» (11) e proclamando «noi scegliamo di privilegiare il negoziato
e la soluzione non
violenta dei conflitti» (16). Davvero ha ragione Piero Sansonetti, che
ha curato per l’UtBFfcMiBHrtHMa®» una serie di
intelligenti reportage su Porto
Alegre, quando commentando
l’inclusione, non prevista, della
condanna del terrorismo nel documento finale, ha scritto (sul n.
del 5 febbraio): «Il movimento
nato a Seattle ieri ha preso un
sentiero che conduce verso la
scelta definitiva della nonviolenza». Se così è, l’evento di Porto
Alegre acquista un valore di cui è
difficile valutare la portata.
Piace perciò mettere la presa
di posizione del Fsm accanto a
quella, altrettanto radicale e impegnativa, assunta qualche giorno prima ad Assisi dai rappresentanti delle religioni nel mondo: «Noi ci impegniamo a proclamare la nostra ferma convinzione che la violenza e il terrorismo contrastano con l’autentico
spirito religioso e, nel condannare ogni ricorso alla violenza e alla guerra nel nome di Dio o della
religione, ci impegniamo a fare
quanto è possibile per sradicare
le cause del terrorismo».
Sono linguaggi diversi ma
che, con una globalità impensabile (e non solo tecnicamente)
fino a qualche hanno fa, danno
voce a un anelito universale. È
vero, per noi credenti «un altro
mondo è possibile» solo a Dio,
che lo ha già preparato. Ma a
noi ha affidato il compito di
portarne i segni nel mondo impossibile in cui viviamo. Badiamo a non passare accanto, ciechi e sordi, alle occasioni che ci
sono date per impegnarci in
questo compito.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
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DIRETTuflE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD; Anna
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DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
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La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 6 dell'B febbraio 2002 è stato spedito daH'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 6 febbraio 2002,
2001
Associato alla
Unione stampa
periodica Italiana
Il papa al centro (dell'incontro per la pace ài Assisi
Religioni «sub Petro»
Di fatto, è stato avallata la proposta dello «Ut unum sint» del 1995
di un ministero petrino riformulato, più ecumenico e interreligioso
EUGENIO STRETTI
Nella storia delia chiesa
vi sono state e vi sono
decisioni della chiesa di Roma gravide di conseguenze
per l’intera cristianità. La
prima, non molto conosciuta, avvenne dopo il Concilio
di Sardica (355) quando il
vescovo di Roma, contravvenendo al rapporto paritario
con le sedi episcopali di Costantinopoli, Alessandria e
Antiochia, riservò all’autorità episcopale della sua cattedra, fondata sui Santi Pietro e Paolo, la facoltà o meno
di promulgare i canoni dei
Condili della Chiesa universale. Il sub Petro, ribadito
con forza e visibilità d’immagine dall’attuale pontefice, viene dunque da lontano;
ciò che è mutato è l’atteggiamento delle autorità ecclesiastiche ortodosse, orientali, anglicane e protestanti
che, ponendo Giovanni Paolo II al centro della riunione
di preghiera ad Assisi (1986,
2002) hanno di fatto avallato la proposta del 1995 {Ut
unum sint) di un ministero
petrino riformulato, meno
romano e più ecumenico e
interreligioso.
Il papato non è cambiato
Prima considerazione: Pietro non è in realtà cambiato.
Dal 1879, come è noto, il
pensiero di Tommaso guida
in maniera ufficiale il magistero cattolico-romano; l’abilità dell’attuale pontefice
consiste nel coniugare nel
suo ministero la «teologia
prima», immutabile nel corso dei secoli, con la «teologia
seconda», le prese di posizione in materia di etica sociale
e di ecumenismo e dialogo
interreligioso. Lo stesso papa
ribadisce, a esempio, la centralità del suo ministero e
della chiesa ordinata nella vita civile delle nazioni e poi
nello stesso tempo compie
grandi raduni come quello di
Assisi. Non sono tra l’altro i
primi, ma i nostri giornalisti
non lo sanno e non lo dicono. Il primo «Parlamento
delle religioni», promosso
nell’ambito del protestantesimo liberale, fu quello di
Chicago (1893). Allora a differenza di Assisi I e II, nessuno presiedeva, ma tutti avevano pari diritti e dignità di
ascolto. Come riformato, di
matrice calviniana, non posso accettare né Assisi I né Assisi II mentre invece, da anni,
auspico un dialogo ecumenico a livello locale (Consigli
locali delle chiese cristiane).
torno all’unità perfetta stabilita dal vescovo di Roma.
Il caso toscano
I Consigli di chiese
Un riformato non può accettare, Bibbia alla mano,
l’idea che un fratello per
quanto autorevole e sincero
(personalmente penso che il
papa sia sincero), si sostituisca alla libera e sovrana azione dello Spirito Santo nel
mondo: il «consolatore» (Giovanni 16, 7-11). La Chiesa
cattolica persegue il doppio
binario: in primo luogo i «capi» delle religioni in «estasi»
di fronte alle parole di pace
del pontefice e, se è il caso, la
costituzione di Consigli locali
di chiese. In Italia si parla poco dei casi di Venezia, Milano
e ora Reggio Calabria, per un
semplice motivo: nel Consiglio locale, diocesi, chiese
ortodosse, evangeliche ed evangelicali sono tutte sullo
stesso piano e non riunite in
Non è un caso, a esempio,
che in Toscana, subito dopo
il 24 gennaio, ignorando un
ordine del giorno del 10° circuito (Siena, 14 ottobre del
2001), i vescovi abbiano convocato una riunione a Livorno per costituire un «direttorio» di autorità ecclesiastiche
cattoliche, ortodosse e protestanti. Più volte, a partire
dall’Assemblea di Firenze
(maggio 1999) le nostre chiese in Toscana hanno fatto
presente ai vescovi toscani
due cose essenziali nella nostra ecclesiologia: 1) non siamo chiese di pastori, diaconi
o consiglieri; 2) solamente
un Consiglio paritario, a livello locale, può esprimere
comunione e sensibilità ecumenica condivisibile da tutte
le chiese cristiane. In Assisi I
e II, al di là dell’immagine,
peraltro discutibile, vi erano
capi religiosi inclini al fondamentalismo; un simile incontro non è futuro di una
umanità nella quale le religioni non litigano più e soprattutto non benedicono
più le guerre.
Perché Roma vuole fortemente l’unità visibile dei cristiani sub Petrol Non è semplicemente il desiderio sincero di un papa tomista, provato sempre più dal dolore fisico; ma è piuttosto il desiderio, non sincero, della curia
romana di rispondere, in primo luogo al mondo islamico,
alla perdita di consenso numerico (dal 1998 la principale
religione è quella islamica)
con un fronte carolingio guidato dal papa di Roma.
Castel Sant’Angelo con il ponte omonimo e, sullo sfondo, la basilica di San Pietro
IL primo elemento che impariamo a conoscere venendo al mondo è indubbiamente l’acqua potabile, che
ci accompagna poi per tutta
la vita, sempre lì, disponibile
nelle nostre case senza restrizione, tranne in alcune zone
particolari. L’Italia è il terzo
paese al mondo per consumo
di acqua potabile prò capite.
E si può dire che l’Europa
(con l’America del Nord) è
privilegiata a questo riguardo
grazie ai suoi grandi fiumi, ai
laghi, ai ghiacciai e ai tanti
millimetri di pioggia che cadono negli anni normali.
Ma non è così dovunque
nel mondo. L’Organizzazione
mondiale per la sanità ci fa
sapere che un miliardo e 400
milioni di persone nel nostro
pianeta non hanno accesso
all'acqua potabile e 200 milioni muoiono ogni anno per
PIERO bensì
uso di acqua inquinata. Una
buona parte delle tante guerre
locali combattute qua e là nel
mondo hanno per scopo la
conquista delle fonti idriche.
Ogni creatura umana ha il diritto di avere a disposizione
40 litri di acqua potabile al
giorno. Cosa non impossibile
con una più equa distribuzione della rete idrica mondiale,
che attualmente è, in larga
misura, in mano a una dozzina di organizzazioni private.
m SUI GIORNALI m
LA STAMPA
Etica e impresa
Il giurista Gustavo Zagrebelski interviene (30 gennaio) sui rapporti fra etica,
politica e impresa. Cita il
Max Weber studioso dell’
etica calvinista e puritana
{L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, 1905) e
e prosegue dicendo che si
esprime così «l’idea che il
perfezionamento morale
dell’essere umano non sta
primariamente, secondo
l’ascesi monastica cristiana,
nella fuga dal mondo, ma
nell’adempimento dei doveri mondani, quali risultano
dalla posizione occupata
nella vita sociale, ciò che costituisce, precisamente, la
“vocazione” di ciascuno».
Vigendo un’etica intesa come limite, «la concezione
sociale cristiana, cattolica o
riformata, era la struttura
che dava a tutti e a ciascuno
il suo giusto “posto”». In seguito l’economia «è diventata a forza costitutiva esclusiva delle società umane. Le
altre, diritti, culture, religioni, arrancano (...). L’eroe
del nostro tempo è l’uomo
emergente del management». E ancora; «Il successo: sembra un lascito dell’etica calvinista. È invece
tutt’altra cosa: là era il premio divino di un compito
bene eseguito; qui, il soddisfacimento di pulsioni egoistiche (segnalarsi, arricchirsi, impadronirsi, dominare)
che l’utilitarismo, la filosofia
del nostro tempo, celebra
come talenti civili».
H i a r ”1 o
Vft e e t t •; mana
Il museo metodista
Un ampio servizio di Alessandra Orsi sul numero
speciale (25 gennaio) dedicato al «Giorno della memoria» fa il punto sulle iniziative che il Sud Africa ha
preso finora per ricordare il
triste periodo dell’apartheid, attraverso testimonianze di chi l’ha vissuto in
prima persona, «...forse
uno degli esempi più riusciti - si legge - è quello della
Chiesa metodista del District Six di Città del Capo,
trasformata alcuni anni fa
in un museo dove si ripercorre la storia di quello che
era uno dei quartieri più
aperti della città». Nel 1966
fu dichiarata «solo per
bianchi», 60.000 persone
vennero deportate nelle
township fuori città: «Sul
pavimento un’enorme mappa ricostruisce il reticolo di
strade sconvolto dalle ruspe e su ogni edificio è riportato (...) il nome di chi vi
abitava o l’insegna dei negozi. Su altre cartine appese alle pareti è affisso un foglio trasparente per permettere l’integrazione delle
informazioni».
le quali sono molto più preoccupate dei propri interessi
che non del benessere della
umanità. Contro questo stato
di cose dobbiamo opporci
con forza, perché il Signore ha
provveduto acqua per tutti in
abbondanza sul pianeta Terra. È triste notare come i governi siano veloci nel dichiarare le guerre e paurosamente
lenti nelle decisioni per il benessere di tutti.
E intanto ciascuno di noi
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può incominciare la propria
piccola battaglia privata, evitando lo spreco dell’acqua
potabile, là dove ce n’è in
quantità. Se già i 300 milioni
di europei si impegnassero su
questo fronte, semplicemente
in forma privata, le risorse
idriche mondiali aumenterebbero immediatamente.
Gesù, parlando al positivo e
non al negativo, come spesso
viene citato, dice: «Quello che
vorreste che gli altri facessero
a voi, fatelo voi a loro». Pro;
viamo a metterci nei panni di
quei milioni di esseri umani
che non hanno accesso all’aO'
qua potabile, e non ci sarà dii'
ficile scoprire che cosa fare.
(Rubrica «Un fatto, un co^'^
mento» della trasmissione di
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dalla Federazione delle citici
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Lo scorso week-end sulle nevi di Prali
Buona affluenza sulle piste
Dopo la nevicata della scorsa settimana finalmente un po’ di
sollievo per gli operatori del settore sciistico. Sono stati in molti, anche lo scorso fine settimana, ad approfittare delle belle
giornate per sciare e godersi la neve naturale anche se le temperature ormai primaverili non aiutano certo a conservare questo regalo di fine stagione. Anche Prali ha avuto una buona affluenza nel week-end, cosa che non può che rendere felici gli
operatori pralini. Altro motivo di soddisfazione per i pralini è la
notizia, giunta nelle settimane scorse, della finanziabilità, tra
gli interventi connessi alle olimpiadi, degli impianti di risalita.
Intanto la Regione ha chiesto la proroga per gli impianti a fune
in scadenza per venire incontro agli operatori in difficoltà.
È giunto il benestare della Provincia
Ponte Chisone a Pinerolo
Dopo l’accordo di programma firmato tra Regione, Provincia,
Comune e Ferrovie per la ricostruzione del ponte sul Chisone a
Pinerolo, crollato nel corso dell’alluvione del 2000, resembrano
essere stati fatti ulteriori passi verso l’inizio dei lavori. La settimana scorsa la giunta provinciale ha dato la sua approvazione
al progetto definitivo del ponte dando il via libera in questo
modo al primo stralcio di lavori per un valore di circa 6 milioni
di euro sui 12,5 complessivi che costerà l’intera ricostruzione.
Lunedì 11 febbraio poi, a Torino, si è tenuta la conferenza dei
servizi che ha dato il via definitivo al nuovo ponte. I tempi di ricostruzione però paiono ancora lunghi, il cronoprogramma
parla di appalto entro l’estate con il via dei lavori per settembre.
ILJ
V'
) A A
I Fondato nel 1848
È difficile avere dei dati precisi sulla presenza di cittadini extra co munita ri nel territorio
Gli stranieri nel Pinerolese
Mentre è in discussione il disegno di legge governativo (che potrebbe prevedere una parziale
sanatoria) si discute delle strategie per l'integrazione, di cui gli stessi stranieri devono farsi parte
MASSIMO GNONE
Ci È il caso del marocchino al quale, ammalato di cirrosi epatica
virale e ricoverato alle
Molinette, viene impedito l’accesso al trapianto
di fegato perché clandestino. Oppure ci sono le
tante storie delle colf,
forse più «fortunate» perché ormai indispensabili
in molte famiglie italiane
(anche nel Pinerolese) e
quindi categoria probabilmente beneficiata dall’accordo sulla regolarizzazione dei collaboratori
familiari e degli assistenti
domiciliari. Nei fatti, l’emendamento al cosiddetto ddl Bossi-Fini prevederebbe che le colf possano
ottenere un permesso di
soggiorno annuale, ma
solo nel caso di extracomunitari impiegati in lavori «domestici», o in lavori di assistenza domiciliare, in un periodo precedente il 1» gennaio dell’anno scorso. 11 datore di
lavoro, quindi la famiglia,
verserà i contributi arretrati per almeno tre mesi.
Sembrerebbe un traguardo, ma il Servizio rifugiati
e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, in una
nota del 28 gennaio, esprime le sue perplessità
>n merito: «Le notizie che
abbiamo non sono molto
promettenti, è stata annunciata una piccola “saper colf e "badanti” (assistenti domicitari) con criteri molto restrittivi», Inoltre, aggiun
ge il Srm, «finora non c’è
niente di concreto».
Quella delle colf è solo
una delle tante situazioni
che ogni giorno vivono gli
immigrati, non solo i cosiddetti «irregolari». Sono
storie che si intrecciano
con le pastoie burocratiche e rincalzare delle disposizioni normative. A
Pinerolo, a cadenza quasi
regolare, carabinieri e
guardia di finanza compiono vere e proprie operazioni di «caccia al clandestino»: gli stessi soggetti dei quali abbiamo imparato a conoscere il volto e la voce sotto i portici
Noi ti troviamo le soluzioni
per la tua mossa vincente.
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Veneto, sono fermati e
con la consegna del foglio
di via, viene loro intimato
di abbandonare l’Italia.
Altre storie, e come queste migliaia di altre.
Anche a Pinerolo si discute del nuovo disegno
di legge 795, il Bossi-Fini,
che dovrebbe presto arrivare in Parlamento con
l’intento di modificare il
Testo unico in materia di
immigrazione, la legge
40 del 1998, meglio conosciuta come TurcoNapolitano. Nell’incontro organizzato dal Pinerolese Social Forum di
venerdì 8 febbraio partecipa Samaké Broulaye,
cittadino del Mali e operaio metalmeccanico. Da
ormai 11 anni Samaké vive in Italia ed è presidente del Cic, il Coordinamento immigrati per la
provincia di Cuneo, una
organizzazione, ci tiene a
precisarlo, che si batte
«per i diritti di tutti, stranieri e non, perché quando si colpisce un immigrato si colpisce anche
un cittadino italiano». E
fa subito un esempio.
«Le norme contenute nel
ddl Bossi-Fini - dice vanno di pari passo con
le proposte di modifica
all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori». Per
Samaké c’è la volontà di
ridurre i diritti acquisiti
delle categorie più deboli: lavoratori italiani e
stranieri e immigrati, regolari e irregolari.
Samaké Broulaye si sofferma sulla necessità di
coinvolgere l’immigrato
nelle lotte per i suoi diritti: «Lavorare per l’immigrato non basta - dice
Broulaye - bisogna imparare a lavorare con». Un
giudizio negativo sul disegno di legge, che assomiglia alla presa di posizione della Federazione
delle chiese evangeliche
in Italia, arriva anche da
Gianluca Vitale, avvocato
torinese e membro dell’
Associazione studi giuridici sull’immigrazione,
che nel corso di una lunga relazione ha smontato
pezzo per pezzo i contenuti del disegno di legge,
rilevandone le lacune e
l’inefficacia: «Nella pro
posta di legge non si fa
cenno ai diritti dell’immigrato - dice Vitale - e ai
contributi positivi che
può portare alla società».
Così «immigrazione uguale criminalità» diventa l’equazione di riferimento e i giornali concentrano la loro attenzione sui problemi (legittimi) della sicurezza dei
cittadini (italiani). Ma,
come ha osservato il procuratore generale torinese Antonino Palaja nella
sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2002, «vanno sì
studiati i reati commessi
dagli stranieri ma non
vanno sottovalutati o
ignorati quelli in danno
degli stranieri extracomunitari». Anche queste
sono storie di immigrati.
GLI IMMIGRATI IN PROVINCIA DI TORINO
Non esistono dati precisi e aggiornati sulla presenza di
extracomunitari nel Pinerolese, Per fare un esempio il
Comune di Pinerolo dispone soltanto di un elenco dei cittadini extracomunitari iscritti in anagrafe e aggiornato al
31 dicembre 2001 ma, ammettono gli stessi uffici anagrafici, «gli stranieri non rilevati all'ultimo censimento Istat
sono numerosi». Nella sua relazione aH'inaugurazione
dell'anno giudiziario del 12 gennaio scorso Antonino Palaja, procuratore generale della corte d'appello di Torino, sostiene che «tutte le cifre possono bene essere triplicate per comprendervi i clandestini». In Provincia, al 1°
giugno 2001, i maghrebini censiti (soprattutto marocchini) sarebbero 10.711, 5.565 i romeni e 3.317 gli albanesi.
Per quanto riguarda Pinerolo, al 31 dicembre 2001 i cittadini stranieri regolarmente censiti sarebbero 597 (314
maschi e 283 femmine): 89 gli albanesi, 79 i romeni e 145
i marocchini; 23 i cittadini cinesi. In alcuni Comuni del Pinerolese ci sono grandi comunità cinesi (soprattutto a
Bagnolo Piemonte) e romene (per esempio a Pragelato),
che raggiungono il 10% dell'intera popolazione.
ICONTRAPPUNTOI
GIUSTIZIA
LE RIFORME CHE VORREI
CLAUDIO TRON
Eccoci nuovamente alla
Settimana della libertà.
Sappiamo che il 17 febbraio
1848 molti di quelli che oggi
consideriamo diritti civili
restavano però ugualmente
negati a tutti. E oggi? Inutile
dire che la giustizia lascia
non poco a desiderare. Vorrei approfittare di un diritto, che viene riconosciuto
tacitamente ai
ragazzini e ai
vecchi, di fare
ogni tanto alcune riflessioni pazze per
dire cose che
potrebbero essere prese un
po’ sul serio.
Prima riflessione pazza. I
giudici non sono tutti incorruttibili. Berlusconi sostiene che sono
corrotti dai partiti che hanno pochi soldi. L’esperienza
corrente è piuttosto che,
non importa se sia frequente o rara, è più facile corrompere con i soldi che con
la miseria. Come fare per
neutralizzare la corruzione?
Innanzitutto punterei
allo snellimento dell’attività giudiziaria e tutela
delle vittime dell’arroganza altrui. Paradossalmente
credo che questo risultato
si raggiungerebbe se i giudici, soprattutto nelle cause penali, dovessero sempre emettere una sentenza
di merito. Oggi i furfanti
riescono quasi sempre a
prolungare le cause loro
intentate con cavilli che
consentono di arrivare al
momento della prescrizione dei reati. Si ci fosse l’obbligo, comunque, della
sentenza di merito, nella
giustizia civile, penale, amministrativa la vittima
avrebbe almeno il riconoscimento del suo buon diritto con la possibilità di
farlo valere in eventuali
cause successive. Il furfante punterebbe solo a evitare la pena ma saprebbe che
la sentenza, comunque, arriva. Uno ha il diritto di essere riconosciuto innocente se lo è e gli altri hanno il
diritto di sapere se devono
diffidare di lui o lei quando è colpevole anche se il
suo reato è prescritto.
Secondo accorgimento:
premesso che ogni norma,
si sa, nasce solo dopo che è
stata trasgredita (se nessuno assassinasse il prossimo, non ci sarebbe bisogno
di una norma che lo vieti) e
che le trasgressioni più frequenti sono quelle più colpite, sarebbe più opportuno puntare alla tempesti
Snellimento
delle procedure,
segreto d'ufficio
e certezze per
le pratiche edilizie
vità del giudizio che alla
gravità della pena. La costituzione degli «Escartons» del 1343 aveva ideato
un accorgimento curioso
ma significativo del funzionamento della giustizia
nella vallate alpine. C’era
una tariffa fissa di 10 soldi
per ogni sentenza emessa
dai giudici di Briançon: un
utile incentivo alla rapida
conclusione
dei processi e
al rifiuto di
lungaggini
alimentate
dalla cavillosità degli
avvocati. Per
guadagnare
di più i giudici dovevano
concludere in fretta tutti i
processi loro affidati.
Seconda riflessione pazza. Oggi le pene inflitte per
i reati sono di solito assai
maggiori di quelle che sono
poi scontate, perché entrano in gioco attenuanti, revisioni dei processi e sconti
per buona condotta. Sarebbe molto meglio partire
dalle pene minime, dando
per scontato che la buona
condotta ci sarà (così come
si considera innocente un
imputato fino alla sentenza
definitiva) aggravando successivamente la pena se
emergono motivi per farlo.
Il giudizio iniziale sarebbe
più sereno e più rapido.
Molte altre cose mi piacerebbero: che ci fosse certezza del diritto; che i magistrati osservassero sempre il segreto d’ufficio; che
si fosse l’aggiornamento e
l’unificazione dei catasti
includendo tra gli edifici
quelli rustici, non certo civili abitazioni, ma non per
questo da demolire o classificare fittiziamente come
edifici; che a partire da un
catasto così aggiornato gli
uffici delle imposte comunicassero a ogni proprietario quanto deve al fisco per
i suoi immobili, senza bisogno di far fatica, non tanto
a pagare (quella è scontata)
quanto a sapere quanto si
deve pagare; che i beni do•losamente occultati dai
proprietari e gli edifici abusivi fossero sequestrati e
diventassero proprietà sello stato, ma che non si procedesse automaticamente
alla demolizione: un conto
è fare un palazzo nella Valle dei templi; un altro conto
è farsi un pollaio abusivo a
Talucco. Quest’ultimo, riscattato dal proprietario,
non deturperebbe l’ambiente. Pazzie.
12
VENER
PAG. 12 RIFORMA
SAN GIOVANNI: A FINE FEBBRAIO PRONTA LA
PIAZZA — «Mancano ancora pochi dettagli, ma
la chiusura dei lavori in piazza XVII Febbraio è
prevista per la fine del mese». Lo assicura l’assessore ai lavori pubblici di Luserna San Giovanni, Roberto Belladonna. Così, le opere di restyling dell’area, fra ritardi e qualche polemica, arriveranno finalmente alla conclusione. L’amministrazione lusernese ha in programma (ma non
è ancora stata fissata la data) un momento ufficiale di inaugurazione dell’area.
LA NUOVA CALEDONIA DEL CASD — Il coordinamento degli scout del primo distretto invita tutti
alla serata di diapositive dedicata alla Nuova Caledonia. L’appuntamento è per venerdì 15 alle 21
presso la sala valdese di San Secondo di Pinerolo.
CONSIGLIO REGIONALE: RICORDATA FRIDA MA
LAN — Nella seduta del 4 febbraio anche il Consiglio regionale del Piemonte ha ricordato la figura di Frida Malan, che all’impegno politico
aveva dedicato la sua vita, prima nella Resistenza e poi nell’associazionismo femminile e nelle
istituzioni locali. «A Frida Malan - hanno detto la
presidente Giuliana Manica e la vicepresidente
Mariangela Cotto - dedicheremo presto un’iniziativa per riflettere sul futuro delle donne in politica, tenendo conto delle nostre memorie».
DERUBA BIANCHERIA INTIMA E CELLULARE: ARRESTATO — Venerdì 8 febbraio, i carabinieri di
Torre Pellice hanno arrestato Alex Castagno,
18enne di Angrogna responsabile di alcuni furti
avvenuti durante il mercato cittadino. La refurtiva, subito restituita ai proprietari, consisteva in
un cellulare e alcuni capi di biancheria intima
sottratti a un banco del mercato.
PARCHEGGI A VILLAR PELLICE — Sono in corso in
questi giorni i lavori di realizzazione di un parcheggio nel centro del paese lungo la via I Maggio. Saranno 19 posti utili, insieme a quelli della
sala polivalente, ad affrontare il problema della
cronica carenza di parcheggi. «I lavori - spiega il
sindaco, Bruna Frache - vengono realizzati
nell’ambito di un più ampio intervento di arredo
urbano per un importo di 240 milioni». Accanto
al parcheggio si realizzerà anche un passaggio
pedonale e una pensilina per chi attende gli autobus; anche la piazza Jervis e l’ala verranno ristrutturate: sotto l’ala verranno realizzati spazi
chiusi come punto di informazione della Pro Loco e si sposterà l’edicola della piazza. Rinnovo
infine per i due giardinetti per i bambini che essendone i principali fruitori, hanno contribuito
con le loro idee a definire il progetto.
ALP SCENDE IN PIAZZA — «Contro lo smantellamento della scuola pubblica e dei diritti sociali» i
sindacati autonomi hanno indetto per venerdì 15
febbraio una giornata di sciopero con manifestazione nazionale a Roma in piazza Repubblica: per
chi non può recarsi nella capitale manifestazione
alle 9 dalla piazza della stazione di Pinerolo.
DIRITTI DEGLI ASSISTITI — Si è costituito a Pinerolo il «Comitato pinerolese per la difesa dei diritti degli assistiti»: lo scopo è quello di raccogliere in zona le segnalazioni di malasanità, offrire
consulenza gratuita a quanti sono alle prese con
problemi di rapporto con il mondo della sanità e
dell’assistenza e in particolare con la questione
delle dimissioni facili da ospedali e istituti. Il comitato ha sede in piazza Roma 22 con apertura
al pubblico il martedì ore 10-12, il giovedì 16-18,
il sabato ore 10-12. Intanto il Comitato organizza
un dibattito sulla «terapia Di Bella», giovedì 14
febbraio alle 21 all’Istituto Murialdo.
MALAN E IL VOTO DEGLI INFERMI — Il senatore
del collegio Pinerolo-Susa, Lucio Malan, sarà il
relatore della legge per agevolare gli infermi che
hanno bisogno di farsi aiutare ad esprimere il voto. Non sarà più necessario che l’accompagnatore risieda nello stesso comune e non dovrà più
farsi fare un certificato ogni volta, ma potrà avere
un’annotazione sulla tessera elettorale. Malan
commenta: «Per ora la legge è solo in commissione, ma confido che già alle elezioni del 26 maggio
gli infermi gravi potranno avere minori difficoltà
a votare. Oggi l’obbligo di farsi accompagnare da
un elettore dello stesso comune spesso impediva
a un figlio di aiutare il padre o la madre».
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VENERDÌ 15 FEBBRAIO 2d
Bobbio Pellice: iniziative di evangelizzazione
Una foresteria per «Om»
Il progetto di una associazione internazionale che intende
recuperare la caserma dismessa «Monte Granerò»
MASSIMO GNONE
Tradizionalmente
la vai Pellice, oltre
che «culla del valdismo»,
è luogo aperto alle presenze religiose più differenti. Oltre alle chiese
cattolica e valdese, maggioritarie, incontriamo
l’Esercito della Salvezza,
la comunità dei Fratelli,
gli Avventisti del settimo
giorno, i Testimoni di
Geova, negli ultimi anni
anche i cittadini extracomunitari fedeli all’Islam... L’elenco è lungo
ed è quasi facile dimenticarsi di qualcuno: le relazioni sono buone, se non
ottime, e tutti si sentono
bene accolti. Nei prossimi mesi si potrebbe aggiungere anche una nuova comunità, addirittura
un Centro di formazione
per gli evangelizzatori di
domani.
Lo avevamo già annunciato qualche mese fa e
adesso la notizia è ufficiale. L’ex caserma «Monte
Granerò» di Bobbio Pellice, un vecchio edificio
militare ormai molto rovinato dal tempo il cui
tetto si nota sulla destra
all’ingresso del paese, potrebbe essere rimessa a
nuovo. La scorsa settimana a Bobbio Pellice è stata presentata alla popolazione la proposta formulata da Om, «Operazione
mobilitazione», un’organizzazione internazionale
che si occupa di evangelizzazione e che in Italia
ha numerosi sostenitori.
Anche in vai Pellice Om
ha incontrato proficuamente i rappresentanti
delle differenti confessioni, compresa la Chiesa
valdese.
Una foresteria con 150
posti complessivi (compresi i 20 «residenti»), il
Centro congressi, salone
da pranzo, palestra e piscina coperte: un progetto «da sogno» per un’operazione che il Sindaco di
Bobbio, Aldo Charbonnier, vede di buon occhio, a patto che la struttura sia «aperta alla popolazione». E il desiderio
si trasforma in promessa
fatta pubblicamente dai
responsabili di Om: tutti
potranno accedere agli
impianti, come la piscina
(prevista una vasca quadrata di 10 metri) e la palestra, ma anche alle sale
per le attività: queste ultime potrebbero essere la
soluzione per l’indisponibilità, ormai cronica, della sala polivalente di fronte al tempio valdese. Inoltre, presso l’ex caserma
sarà attivato un corso
permanente di inglese e
di italiano per stranieri.
Prevista inoltre l’attivazione di un corso di formazione artigianale. Nell’intenzione dei responsabili, l’ex caserma potrebbe diventare prima di
tutto un centro di formazione per «nuovi colportori», ma anche una casa
di soggiorno e un edificio
polivalente a disposizione di tutta la valle.
Al momento la struttura è di proprietà del demanio e bisognerà aspettare qualche giorno perché sia formalizzata l’asta pubblica per aggiudicarsi l’edificio: «Operazione mobilitazione» resta uno dei possibili acquirenti. «Inizialmente il
(Comune aveva intenzione di comprare la struttura, ma i costi erano
troppo elevati per le nostre casse - spiega Charbonnier -: adesso Om
punta all’acquisto, ma
vogliamo stipulare con
loro una convenzione
che garantisca la fruibilità da parte di tutti».
L’ex caserma «Monte Granero»
Angrogna verso il voto
Cè una lista Zunino
La data è ormai certa, il
26 maggio, e alla corsa
per la poltrona di sindaco
di Angrogna si aggiunge,
per ora, un secondo concorrente. Dopo l’annunciata partecipazione di
Ezio Borgarello si fa avanti Giovanni Battista
Zunino. «Indipendente»,
attuale capogruppo della
opposizione, consigliere
in Comunità montana e
già sfidante di Jean-Louis
Sappé nella precedente
tornata amministrativa
Zunino, 63 anni, residente ad Angrogna, ha un
passato nel settore commerciale e distributivo (a
livello dirigenziale) e un
presente alla guida della
locale Pro Loco.
A oltre tre mesi dalle
elezioni Zunino non vuole sbilanciarsi sulla composizione della «squadra», ma ci sarebbero già
12 persone che hanno
dato la propria disponibilità a entrare in lista: due,
forse tre, di loro sarebbero già impegnate nelle file dell’attuale minoranza. «Per costituire quello
che preferisco definire
un “gruppo di lavoro” spiega Zunino - prima di
tutto abbiamo preferito
che le persone fossero
residenti ad Angrogna o
comunque fortemente
legate al paese e soprattutto giovani. Quello della mancanza d’interesse
per l’amministrazione
pubblica è un problema
trascurato, eppure sol
tanto i giovani posso:
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anche in caso di scon{
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menta Zunino.
Chiediamo a Zuninoi
individuare due aspei
uno positivo e l’altro j
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zione uscente: «Se bis
gna sottolineare laci:
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Battista Zunino -, inqu
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Angrogna, del quale!
minoranza ha preso l’ii
ziativa. Inoltre l’attui
maggioranza non si
mai posta il problema
uno sviluppo reale!
territorio», (m.g.)
La proposta di Idroval allo studio dei Comuni della vai Chisone
Centraline, arriva un progetto ridotto
DAVIDE ROSSO
DOPO un periodo in qualche
modo di «stanca», anche in
seguito alle vicende legate all’alluvione del 2000, si torna a parlare
del progetto della creazione di una
rete di centraline idroelettriche sul
Chisone presentato ormai alcuni
anni fa dalla società Idroval. Nei
giorni scorsi i Comuni della valle e
alcune associazioni hanno ricevuto dalla Provincia una nuova bozza
di protocollo di intesa sulle centraline perché ne prendano visione e
possano esprimere un parere.
Il documento, frutto di un iter
che dura dal ’99, è stato preparato
da una apposita commissione tecnica ristretta che dopo aver recepito le diverse osservazioni portate
a una prima stesura della bozza
presenta ora il suo lavoro. Sostanzialmente le novità contenute nel
documento sono la riduzione delle
centraline, rispetto al progetto originale della Idroval da cinque a
tre, sparirebbero quella di Pragelato e quella di Fenestrelle. Una novità è costituita dall’ampliamento
dell’impianto idroelettrico più a
valle dei tre, che si estenderebbe a
questo punto da Villar Perosa fino
alla centrale Enel di Porte, prima
non compresa nel piano. Altra novità contenuta nella bozza è che se
questa passasse non sarebbero più
possibili in futuro prelievi d’acqua
a monte di Fenestrelle, ma rimarrebbe possibile la costruzione di
una centrale a Fenestrelle.
Per quanto concerne invece la
realizzazione di un collettorei
gnario di valle, già previsto nel
passate progettazioni, la boi
prevede l’utilizzo di risorse fini
ziarie rese disponibili dalla lè
vai e l’affiancamento dei colletti
nelle vicinanze delle tubazio:
che servono le centrali. Tre ici
tri di depurazione: uno a Pou»
res, uno a Perosa e uno a Vii
Perosa. La Provincia poi rigu®
a quest’ultimo problema nellasi
lettera di accompagnamento
documento sottolinea l’impo
tanza del collettamento delle*
que reflue a livello di valle. Lai
sa è considerata dall’ente pri«
tarla in vista delle olimpiadi
Torino 2006. A questo punto
palla passa ai Comuni chel
vranno esprimersi in merito.
Venerdì 15 febbraio all'Uliveto
Da Porto Alegre
Per eventuali informazioni tei. 0121-900253
Per invio curriculum fax 0121-954362
Si è onciuso da pochi
giorni il secondo Forum
sociale mondiale a Porto
Aiegre in Brasile e anche
alle Valli è giunto il momento di riflettere e capire quanto è emerso
dall’incontro brasiliano
e i Social forum locali
hanno in programma alcuni incontri che si pongono questo scopo.
«Un altro mondo è in
costruzione. Diario di
Porto Aiegre» è il titolo
del primo degli incontri
previsti, aperto a tutti e
promosso dal vai Pellice
Social Forum. L’appuntamento è per venerdì
15 febbraio, alle 21, all’istituto Uliveto di Luserna San Giovanni. Nell’incontro Simone Lenza, vicedirettore di Agape e membro della delegazione italiana al Forum sociale mondiale, di
ritorno da Porto Aiegre,
racconterà la sua esperienza brasiliana, soffer
mandosi sui temi aperti,
le questioni non emerse
dai servizi televisivi e gli
incontri del Forum. Una
carrellata «a caldo» su
come a Porto Aiegre sono stati discussi i nodi
delle alternative a questa
globalizzazione: il bilancio partecipativo, la Tobin tax., eccetera. L’incontro sarà anche l’occasione per partecipare
al vai Pellice Social Forum e conoscere le iniziative previste nei prossimi mesi a livello locale.
Un secondo appuntamento con l’informazione e l’approfondimento
è poi previsto il 25 febbraio, alle ore 21, in via
Lequio a Pinerolo. Nel
corso dell’incontro, organizzato dal Pinerolese
Social Forum, partendo
dall’esperienza maturata dalle «donne in nero»
di Torino ci si confronterà sui temi della guerra
e della convivenza.
Prarostino: avviati i lavori di ristrutturazione
Nuove aule e mensa a scuola
DANIELA GRIU
SONO iniziati i lavori
per l’ampliamento
della scuola elementare e
materna «Martiri del
Bric» di Prarostino, grazie
anche a un finanziamento che è arrivato dalla Regione Piemonte negli
scorsi mesi, dopo l’approvazione del progetto. I
lavori, di cui si parlava da
tempo, prevedono la realizzazione di nuove aule e
di nuovi relativi servizi
igienici nella parte alta
dell’attuale edificio scolastico situato in zona Rocco. Il numero degli alunni
è negli ultimi anni è costantemente aumentato e
perciò si è reso necessario un intervento per allargare la struttura già
esistente, anche per potersi preparare all’eventuale riforma della scuola
pubblica italiana che potrebbe prevedere l’inizio
delle elementari un anno
prima, ovvero a cinque
anni anziché a sei.
I lavori alla scuola,
inoltre, permetterebbero anche di ricavare una
sala mensa in grado di
ospitare tutti gli alunni,
un locale idoneo che
possa permettere a bambini e maestre di pranzare tutti insieme e non divisi in due tempi; per
quanto riguarda la scuola materna l’idea sarebbe
di spostarla dalla attuale
sede, che è la parte se
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venerdì 15 FEBBRAIO 2002
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Azienda faunistica di Massello
Un Centro per la cultura ■■ ricorso procede
Lo struttura con sede a Torre Pellice lavora da quest'anno
per commissioni, nelle prospettive locale e nazionale
PAVIDE BOSSO
LMNNO appena tra, scorso, per il Centro
culturale valdese di Torre
Pellice è stato in qualche
modo un anno di svolta.
Innanzitutto vi è stata
Femeritazione del pastore Giorgio Tourn, presidente del Centro ma soprattutto ideatore e animatore della struttura
dalla sua nascita.
Vi è poi stata, da parte
del nuovo Consiglio direttivo, la decisione di
cambiare alcune metodologie di lavoro e di organizzazione interna al
Centro, pur non mutando
ovviamente gli obiettivi
dell’attività della fondazione, e cioè la promozione e la difesa della cultura
protestante in Italia. Per
capire meglio di quali
cambiamenti metodologici siano stati apportati e quali frutti questi abbiano dato abbiamo incontrato il pastore Paolo
Ribet, attuale presidente
del Centro, e gli abbiamo
chiesto innanzitutto in
che cosa siano consistiti
nella pratica questi cambiamenti. «Si è ritenuto
all’inizio dell’anno che
fosse necessario creare
alcune commissioni che
aiutassero il Centro a elaborare strategie e progetti - dice il past. Ribet -.
Sono nate così tre commissioni, la Commissione Valli, la Commissione
cultura e la Commissione gestione che si sono
dimostrate e si dimostrano tuttora importanti per
gestire il momento in cui
ci trovavamo».
- Ma più nel particolare di cosa si occupano
queste commissioni?
«La Commissione Valli
si occupa principalmente della cultura valligiana, dell’attività nel territorio, e collabora con le
forze che si occupano
della cultura locale e del
lavoro, e in più tiene i
contatti con gli esponenti degli enti pubblici. La
Commissione cultura invece, formata da persone
residenti in tutta Italia,
fornisce spunti e stimoli
per il dibattito più ampio
su dove va la cultura nel
nostro paese in questo
momento di grandi svolte non soltanto nelle
scelte di tipo economico,
ma nella struttura complessiva del pensiero. La
Commissione gestione,
infine, si occupa della
parte amministrativa».
- Certamente quest’ultima commissione non si
occupa di un aspetto secondario...
«Ovviamente una fondazione, quale il Centro
è, con pochi mezzi deve
compiere un lavoro molto grande e in continua
crescita. Deve occupare spazi, darsi visibilità.
Dunque un’attenta ammin strazione delle risorse può ¿ilutare a indirizzare meglio gli sforzi e, in
una parola, aiuta a rendere di più. A ciò va unito il fatto che il Centro
culturale è ospitato in un
vecchio edificio che necessita sempre di interventi di restauro e ha in
dotazione dei patrimoni,
quali la biblioteca e il
museo, che hanno bisogno di continue cure e di
ulteriori sviluppi».
- Che cosa significa occuparsi di cultura?
«Quando mi è stato
chiesto di diventare presidente, un poco ingenuamente avevo pensato
che, dopo essermi per
anni occupato di diaconia e di amministrazione,
finalmente potevo occuparmi di cultura. Il che significava per me leggere
dei libri e fare dei dibattiti. Arrivare in Consiglio
direttivo e vedere che si
trattava di nuovo di affrontare e risolvere problemi di gestione è stato
un po’ uno shock. Ma
uno shock salutare: occuparsi di cultura, infatti,
non può e non deve significare semplicemente
perdersi nelle nuvole, come talvolta si pensa, ma
cogliere, elaborare e trasmettere gli stimoli che
emergono dalla società in
cui viviamo. Questo implica la responsabilità di
vivere nella società del
presente (che, lo sappiamo, a una cultura che
non sia celebrativa o di
puro intrattenimento non
regala nulla) e affinare la
propria sensibilità per cogliere quegli stimoli che
non siano solo la ripetizione di ciò che è già detto ma, se possibile, siano
l’anticipazione di ciò che
verrà detto e pensato in
futuro o la voce di ciò che
ancora non è o forse non
sarà mai».
- Una sfida impegnativa...
«Certo, ma è quella
che si è intrapresa dando
vita, dodici anni fa, alla
fondazione: negli anni
parecchie cose sono
cambiate, ma la sfida rimane, come rimane la
necessità per il Centro
culturale di poter contare sulla collaborazione e
lo stimolo di tante persone che se ne occupano
con entusiasmo, dando
una spinta fondamentale
al nostro lavoro».
che arreda!
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Contro la determinazione regionale che istituisce l’azienda faunistica venatoria «Valloncrò»
di Massello alcuni privati
e associazioni in questi
mesi hanno presentato
ricorso chiedendo che
questa venisse annullata.
La settimana scorsa il Tar
del Piemonte, competente in materia, ha espresso
il suo primo pronunciamento respingendo le
istanze presentate dalla Regione, dal Comune
di Massello e dall’Azienda faunistica stessa che
chiedevano che il ricorso
fosse inficiato. «Il Tar il
30 gennaio - dicono i firmatari del ricorso - ha
pronunciato una prima
sentenza di ricevibilità
del ricorso contro l’azienda di Massello. Nel
coiTtempo ha richiesto
un’integrazione del ricorso stesso da parte dei firmatari attraverso la notificazione dello stesso a
tutti i convenzionati con
l’azienda onde esse, volendo, possano tutelarsi
nei loro interessi, ai fini
della prossima decisione
del Tar sulla sospensione
dell’Azienda che avverrà
con il pronunciamento in
un'altra sentenza il 15
maggio prossimo».
Per parte sua l’amministrazione di Massello
ha fatto affiggere un comunicato in merito alla
vicenda dove comunica a
sua volta la situazione attuale evidenziando che
nessuna decisione in
merito all’azienda faunistica è stata presa avendo Tawocato di Legambiente «rifiutato di discutere il merito del ricorso
limitandosi a chiedere ai
giudici un pronunciamento sulla richiesta di
sospensiva delle determinazioni regionali».
Pronta la risposta della
minoranza, dei privati
sottoscrittori del ricorso
e delle associazioni che
è arrivata domenica 10
febbraio nel terzo incontro pubblico sull’azienda
faunistica convocato dalla minoranza massellina
alla sala del R naud a
Massello. Carmen Moiani, per la minoranza, ha
risposto nel corso dell’
assemblea di domenica
punto per punto al comunicato firmato dal sindaco di Massello evidenziando a sua volta che
l'avvocato di Legambiente e dei firmatari del ricorso ha esercitato un
suo diritto essendo stato
presentato il materiale richiesto all’altra parte in
causa il giorno stesso del
procedimento. Paolo Ferrerò, sempre della minoranza, ha poi rincarato la
dose ponendo sul tappeto anche altre questioni
legate alla gestione dell’azienda come quella ad
esempio di avere maggiori informazioni sullo
smaltimento delle carni e
delle pelli degli animali
macellati. Altri poi hanno sollevato la questione
della sicurezza e dei reali
benefici che l’azienda
porterebbe al comune di
Massello, (d.r.)
Il municipio di Masseiio
Soddisfazione a Pinerolo
Patti territoriali
Soddisfazione venerdì
8 febbraio a Pinerolo
all’incontro del tavolo di
concertazione dei Patti
territoriali. Nel corso
dell’incontro, a cui hanno partecipato i vari soggetti pubblici e privati
aderenti, è stato reso noto il decreto recentemente emesso dal ministero
delle Attività produttive
che dichiara il finanziamento del Patto territoriale del Pinerolese per
un importo complessivo
di 33 milioni di euro (64
miliardi di lire), di cui 28
milioni di euro andranno
alle iniziative produttive,
e altri 4 e mezzo per l’attuazione degli interventi
infrastrutturali. Al settore
agricolo invece, per il
quale c’erano stati nei
mesi passati alcuni problemi procedurali, arriveranno 5 milioni di euro, cosa sottolineata in
maniera forte dalla Provincia e dagli aderenti al
patto che lo considerano
un elemento importante
per lo sviluppo complessivo del territorio.
Soddisfazione e consapevolezza di aver raggiunto un momento importante per i Patti territoriali è stata espressa
dal sindaco di Pinerolo,
Comune capofila della
iniziativa, che ha espresso il suo ringraziamento
anche alla Provincia «per
l’impegno e la collaborazione garantita in questo
periodo». Ma la trafila
per poter accedere ai
fondi non è conclusa: a
questo punto l’iter dei
Patti prevede che i soggetti sottoscrittori riconfermino la loro adesione
al sodalizio per far sì che
il Patto prenda corpo
realmente e possa usufruire dei finanziamenti.
La sera del 16 febbraio
Falò a San Secondo
Sabato 16, ore 20, accensione del falò comunitario
presso la famiglia Ricca ai Brusiti. Domenica 17, ore
10, culto del XVII Febbraio, con cena del Signore e
partecipazione della corale, presieduto dal prof. Ermanno Genre. Alle ore 12,30 pranzo comunitario. Al
termine, intervento del professor Ermanno Genre
sulla situazione delle nostre chiese del Rio de la Piata.
Alle ore 20,45 commedia brillante «1 milioni dello zio
Peteroff», a cura della filodrammatica.
NELLE CHIESE VALDESI
ASSEMBLEA 2“ CIRCUITO — Domenica 24 febbraio
alle ore 14,30 a Pinerolo, Assemblea straordinaria
del 2“ circuito sul tema: «Come incrementare le
contribuzioni».
FESTA DI CANTO DELLA SCUOLA DOMENICALE —
Le scuole domenicali del 2“ circuito promuovono
domenica 24 febbraio, per tutta la giornata, a Villar Pellice, l’annuale Festa di canto delle scuole
domenicali e del precatechismo.
ANGROGNA — Giovedì 14 febbraio, alla Scuola grande, alle ore 20,45, il moderatore pastore Gianni
Genre e il pastore Taglierò racconteranno la situazione della chiesa del Rio de la Piata. Tutti sono
invitati. Giovedì 21 il pastore Taglierò presenta il
libro di Tahar ben Jelloun: «L’Islam spiegato ai
nostri figli», serata particolarmente indirizzata a
genitori ed educatori in un tentativo di combattere l’intolleranza. Riunione quartierale martedì 19
ai Jourdan (situazione sudamericana).
BOBBIO PELLICE — Culto in francese domenica 24
febbraio, alle 10,30.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 24 febbraio,
alle 9, culto agli Airali e assemblea alle 10 sul futuro della Cascina Pavarin. Alle 10,30 culto a Bricherasio. Riunioni quartierali: martedì 26, ore 20,30
alle Vigne. Martedì 19 febbraio, alle 20,30, nella
sala Beckwith, studio biblico del primo circuito.
Venerdì 22, alle 20,45, nei locali della chiesa, incontro del gruppo «donne insieme».
POMARETTO — Riunioni quartierali: venerdì 15, alle
20.30, a Perosa e mercoledì 20 alle 20,30 a Pomaretto.
PERRERO-MANIGLIA —Martedì 19, alle 14, incontro
delTUnione femminile.
FRALI — Riunioni quartierali, alle 20: martedì 19 febbraio a Orgere e mercoledì 20 a Giordano.
PRAMOLLO — Venerdì 15 febbraio, ore 18, alla casa
pastorale: «Come nasce un documentario?»: i
bambini della scuola domenicale e del precatechismo lo scopriranno con il regista Sergio Spanu.
Sabato 23, ore 20,30, replica della recita della filodrammatica «Le gelosie di mio marito», commedia brillante in tre atti.
PRAROSTINO — Mercoledì 20, alle 20,30, riunione
quartierale sulla diaconia al Collaretto.
RORÀ — Domenica 24 febbraio, alle ore 21, nella sala
delle attività, la filodrammatica di Villar Pellice
presenta la commedia brillante «’Ipare ’d la sposa,
ovvero ’1 messé». Giovedì 28 febbraio la chiesa di
Rorà, con il suo gruppo visitatori, si occupa delle
visite e del culto all’ospedale di Torre Pellice, alle
ore 16,30. Giovedì 28, alle ore 20,30, riunione
quartierale alle Fucine.
SAN SECONDO — Martedì 19 ore 21, studio biblico.
Domenica 24, ore 10, culto della seconda domenica del tempo di passione.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: martedì 19
ai Simund, a cura dell’Esercito della Salvezza:
mercoledì 20 ai Bouissa a cura della corale: venerdì 22 agli Appiotti, a cura dei pastori.
VILLAR PELLICE — Riunioni quartierali mercoledì 20
febbraio, alle 20,30, all’Inverso: lunedì 25, ore
20.30, al Ciarmis.
VILLASECCA — Riunioni quartierali, alle ore 20; venerdì 15 a Villasecca; mercoledì 20, ai Trussan e
venerdì 22 ai Trossieri. Domenica 24, alle 20,45, la
filodrammatica di Pramollo presenterà: «Le gelosie di mio marito».
RECITE DEL 17 FEBBRAIO
ANGROGNA — Domenica 17 serata molto speciale nel
tempio del Serre con il «Mondeleis Group»: canti,
musica e danze afro-gospel; entrata libera.
BOBBIO PELLICE — Domenica 17, alle 21, nella sala
polivalente, la filodrammatica presenta una commedia in tre atti in piemontese e la farsa «Scherzi
a fin di bene».
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 17 alle 20,45,
alla sala Albarin, il Gruppo teatro presenterà la
commedia «Arsenico e vecchi merletti»; replica
sabato 23 febbraio.
POMARETTO — Domenica 17, alle 21, rappresentazione di «Pautasso Antonio, esperto in matrimonio», con la partecipazione della banda cittadina,
prenotazione necessaria (ci sono solo 99 posti per
ciascuna replica; 23 e 24 febbraio e il 2 marzo) allo
Scrigno.
PRAMOLLO — Domenica 17, alle 9,45, corteo a Chatel, alle 20,30 recita della filodrammatica «Le gelosie di mio marito» commedia brillante in 3 atti
(replica sabato 23 alle 20,30 a Pramollo e domenica 24, alle 20,45, a Villasecca).
RORÀ — Domenica 17, alle 21, nel tempio, concerto
del coro Fihavanana.
SAN SECONDO — Domenica 17 febbraio, alle 21,
nella sala delle attività rappresentazione della filodrammatica «I milioni dello zio Peterhof», commedia brillante, prenotazione da Enzo Avondetto.
TORRE PELLICE — Domenica 17, alle 21, nel tempio,
l’Unione giovanile dei Coppieri presenta «Caccia
allo scapolo», commedia brillante in tre atti.
VILLAR PELLICE — Domenica 17, alle 21, nella sala
polivalente, la filodrammatica presenta «’1 pare
dia sposa ovvero '1 messé».
FALÒ AL RIFUGIO
Il 16 febbraio alle 20 anche il Rifugio Re Carlo Alberto accenderà il suo falò in compagnia degli ospiti
della casa. Interverrà il coro «Les harmonies»; seguirà distribuzione di bugie.
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle Valli moESi
VENERDÌ 15 FEBBRAIO
venerdì
SPORT
PALLAVOLO
Ancora un doppio turno favorevole, alla 15® giornata campionato, per le due squadre pinerolesi
in serie C. Nel girone A della femminile il Cerotti Technosquare si è
imposto per 3-0 sul Tour Ronde
Nus Fenis con parziali di 25-17,
25-19, 30-28. La formazione base
ha visto Oriana Arduino ed Elisa
Mauro in banda, Manila Romano
e Concetta Miceli al centro, Federica Tosello opposta, Elena Gennaro in regia e Federica Roso libero; nell’ultimo set Francesca Brunel è entrata per Manila Romano e
Fabrizia Manfrin ha sostituito
Oriana Arduino. Sabato prossimo,
16 febbraio, la Cerotti Technosquare affronterà fuori casa la formazione della Green Volley Vercelli, vittoriosa in questa giornata
contro la Galero Spendibene.
Sugli altri campi due risultati
inaspettati hanno modificato le
sorti della classifica: l’Ese Gmm
Puntonolo è stata sconfitta per 3 a
2 sul campo della Carol’s Volley,
aumentando così la distanza dalle
prime in classifica, la Cerotti Technosquare e la Slsa Villar Perosa;
stesso risultato per la Yokohama
Ecoopolls, battuta in casa dell’Europa Metalli Novi, che resta così al
secondo posto a pari punti con
l’Ese Gmm Puntonolo.
Per la C maschile, girone B il
Volley Pinerolo ha superato il San
Paolo Ottica Lens per 3-0 con parzuali di 25-21, 27-25, 25-22 e resta
così in terza posizione alle spalle
della Palmar San Paolo, vittoriosa
per 3 a 2 contro la Pvl Valentino, e
della Nuncas Polimatica Chiari,
che ha vinto per 3 a 1 contro la
Meneghetti di Torino, e affronterài nelle prossime giornate le
squadre di Chiari e Savigliano.
La Volley Pinerolo sale ora a
quota 35 punti, mantenendo la
terza posizione in classifica.
In terza divisione femminile, girone B il 3S Luserna ha superato
per 3-1 il Volley Porte al termine di
un incontro assai combattuto e
con l’ultimo set vinto 33-31.
HOCKEY GHIACCIO
Grande partita dell’under 19 All
Stars che nella trasferta di Appiano ha saputo imporre il suo gioco
conducendo per larghi tratti il
match e subendo per ingenuità il
pareggio. Il primo tempo ha visto i
piemontesi in vantaggio per 2-0,
punteggio recuperato nella seconda frazione chiusa sul 2-2. Di nuovo avanti i ragazzi di Chiarotti (42) e rimonta finale degli altoatesini fino al 4-4 finale che, al di là
delle recriminazioni, soddisfa tutti. In rete Marchis, Brescia, Longone e Bianco. Domenica altra trasferta, questa volta sul campo di
quel Fassa che due settimane fa a
Pinerolo scelse, per carenza di organico e poco sportivamente, di
non presentarsi.
È andato male il tentativo dell’All Stars in serie A femminile di
tenere a distanza il Como nella lotta per l’accesso ai play off; domenica sera al palaghiaccio di Pinerolo le lombarde si sono portate via i
3 punti e con essi il sorpasso in
classifica. Chiuso il primo tempo
in svantaggio per l’I-O subito in inferiorità numerica, le piemontesi
non sono riuscite a rimontare malgrado l’impegno: troppi passaggi a
vuoto e poca incisività. Neppure
l’assalto finale, con la portiera
ospite in difficoltà per un infortunio, la pressione di Silvia Carignano e di Valentina Galliana, è servito
a ottenere il pareggio; domenica,
ore 12, a Pinerolo arriva l’Agordo.
Ferma la serie C da registrare
una novità: domenica nei play out
«revival» al Filatoio di Torre Pellice, ore 20,30 con il Casate 2000.
TENNIS TAVOLO
Entusiasmo in casa Valpellice:
in CI la squadra, pur priva di Davide Gay, è andata a vincere a Torino per 5-4 sul Crdc ottenendo
così la matematica promozione in
B2: i punti sono di Rosso e Fresch
(2) e di Malano.
Altra vittoria al cardiopalma per
la C2 impegnata con il Ciriè: il 5-4
finale porta la firma di Giuseppe
Ghirardotti, Rossetti (due punti a
testa) e di Sergio Ghiri. Due sconfitte invece per le altre due formazioni in C2: nel girone E il TT Torino ha vinto per 5-2 (di Alberto Picchi i due punti valligiani) e nel girone F la Valpellice ha perso ad Alba per 3-5 con un punto ciascuno
di Lioy, Girardon e Franco Picchi.
Domenica 10 febbraio i giovani
Paolo Geuna e Matteo Pontet, nel
grand Prix di Torino, si sono fermati nei quarti; bene invece i più
giovani che hanno partecipato ai
campionati provinciali.
Torre: Centro culturale valdese
Visite al museo
INES PONTET
Dal 1° dicembre 2001
il museo valdese di
Torre Pellice ha aderito
all’iniziativa dell’associazione «Torino città capitale europea» che dà libero accesso a 80 musei,
istituzioni culturali, residenze sabaude, castelli,
fortezze a Torino e in tutto il Piemonte e altre riduzioni per l’accesso a
mostre, eventi musicali,
teatri e cinema. Al Centro culturale valdese fino
al 30 settembre 2002 sono in vendita le apposite
tessere di abbonamento.
La domenica di riapertura del museo dopo il
periodo di chiusura invernale, lo scorso 3 febbraio, ha già visto l’ingresso di cinque persone
dotate di tessera. Questo
lascia sperare che l’essere
inserito in tutti gli elenchi di posti visitabili da
persone interessate al turismo culturale avrà una
grande ripercussione dal
punto di vista della visibilità del museo. L’abbonamento è valido fino
alla fine del 2002 e, con
numerose possibilità di
sconti, costa 36,00 euro,
con riduzioni per studenti con meno di 26 anni e
adulti con più di 65 anni.
Queste le offerte dell’
abbonamento: accesso li
bero e illimitato ai musei
aderenti: accesso libero
ai trasporti turistici gestiti daH’Atm; ingresso libero ad Artissima (internazionale di arte contemporanea a Torino), ingresso ridotto alla Sala 3
del cinema Massimo di
Torino: 20% di riduzione
per gli spettacoli del Teatro Regio, stagione 20012002; riduzione per l’abbonamento del Teatro
Stabile, stagione 20012002; riduzione per il circuito Torino spettacoli
del Teatro Stabile Privato: abbonamento teatro
Alfieri; abbonamento e
singoli biglietti teatro Erba; abbonamento e singoli spettacoli al teatro
Gioiello: 25% di riduzione
per quattro concerti dell’
Unione musicale; facilitazioni per alcuni concerti di Settembre musica:
sconto 10% per l’acquisto
di volumi Allemandi e/o
abbonamento de «Il giornale dell’Arte» esclusivamente alla libreria della
Gam; recapito al proprio
domicilio della rivista
d’informazione sui musei
«Lettera dei musei».
L’abbonamento è in
vendita nei musei aderenti e costa 19,50 euro.
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla segreteria del Centro culturale
valdese, tei. 0121-932179.
Un'iniziativa anche a Pinerolo
Turin chocolate
AirUnitrè di Torre Pellice
Duo pianistico
Il duo pianistico a quattro mani Ponso-Rostagno costituitosi nel 1996
si è esibito il 24 gennaio
per rUnitrè di Torre Pellice. Premiato in diversi
concorsi nazionali e internazionali, svolge una
intensa attività concertistica inserendo nel proprio repertorio alcune
trascrizioni storiche di
brani orchestrali raramente eseguiti in questo
organico. Nella prima
parte del programma il
duo ha eseguito i «Qua
dri da un’esposizione» di
Musorgskij. Si tratta di
una suite di pezzi pianistici suggeriti dalla visione di una mostra del pittore Hartmann.
Nella seconda parte, il
duo ha interpretato l’ouverture del «Don Giovanni» e quella de «Il flauto
magico» di Mozart. Ancora due ouverture dell’
«Otello» e de «Il harhiere
di Siviglia» di Rossini, fino al bis: «Nell’antro del
re della ?nontagna», tratto
dal «Peer Gynt» di Grieg.
Avrà anche un momento pinerolese la manifestazione di «Tourin
chocolate tour» che comincerà giovedì 14 febbraio a Torino per chiudersi poi domenica 17,
quando la manifestazione si terrà contemporaneamente in 15 città piemontesi tra cui Pinerolo.
Anche quest’anno l’iniziativa, che vuole essere
una vetrina per i numerosi artigiani e operatori
del cioccolato piemontese, prevede un programma ricco di iniziative e
appuntamenti; tra questi
segnaliamo il concorso
per la progettazione del
«cioccolatino olimpico»
per Torino 2006 e l’idea
di costituire l’associazione europea delle città del
cioccolato. Il 17 febbraio
poi il Tourin chocolate
tour diventerà «Cioccolando in Piemonte», e a
Pinerolo, dalle ore 10 alle
ore 18,30 il Comune in
collaborazione con la
Provincia di Torino, la
Caffarel, la Confederazione nazionale dell’artigianato (Cna) e la Pasticceria internazionale organizza «Cioccolato in
mostra» nella sala delle
feste del Circolo sociale
in via Duomo 1. La giornata del cioccolato a Pinerolo prevede incontri e
degustazioni di cioccolato in abbinamento a prodotti tipici del territorio.
Alle ore 17 infine assaggio della storica «torta
Zurigo» offerta dalle pasticcerie locali.
APPUNTAMENTI
14 febbraio, giovedì
LUSERNA SAN GIOVANNI; Nella saletta d’arte, alle
15, incontro su «Artisti nel tempo».
TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla Casa valdese, conferenza su «Alimentazione viva» con Francesco Scaglione dell’associazione «La macrobiotica» di Torino;
segue degustazione prodotti.
15 febbraio, venerdì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, all’Uliveto, il
Val Pellice Social forum organizza una serata dal titolo: «Un altro mondo è in costruzione (diario di Porto
Aiegre)», con la partecipazione di Simone Lanza, vicedirettore di Agape e membro della delegazione italiana a Porto Aiegre 2002.
ANGROGNA: Alle 21, nella Sala unionista, dibattito
su: «Come valorizzare, proteggere e gestire durevolmente gli habitat naturali in vai Pellice»; Paolo Varese,
dell’associazione botanica Alpi Cozie presenta il risultato del programma Interreg 2 con cartografia tematica sulla biodiversità del Queyras e della vai Pellice.
PINEROLO: Per la rassegna «I venerdì del Corelli»,
alle 21, nella sala da concerto Italo Tajo nella chiesa
di San Giuseppe, concerto del duo flauto e pianoforte
composto da Enrico Sartori ed Elena Camerlo, che
eseguirà brani su Mozart, Bach, Beethoven, Poulenc,
Saint Saens, Debussy e Gaubert.
PINASCA: Alle 21, nel salone polivalente, incontro
sull’agopuntura energetica.
PORTE: Alle 21, nella sala delle associazioni in via
Lossani, incontro sul tema: «Spezzare le catene» con
intervento di Sergio Coalova reduce dal campo di
concentramento di Mauthausen.
16 febbraio, sabato
PINEROLO: Dalle 14,30 alle 18, assemblea pubblica, all’auditorium di Corso Piave a Pinerolo sul tema
«Il movimento no-global e la proposta di rifondazione» partecipano: Elvio Passone, senatore Ds, Giorgio
Gardiol ex deputato dei Verdi, Fulvio Perini, rappresentante Attac Italia, Raffaello Renzacci, dirigente
Cgil, membri di delegazioni partecipanti al Forum
Sociale mondiale di Porto Aiegre; conclude Rocco Papandrea, segretario regionale del Prc.
TORRE PELLICE: Nel pomeriggio si inaugura,
nell’atrio del municipio, una mostra curata da Ivan
Ballada sulla storia dell’HC. Valpellice.
17 febbraio, domenica
PINEROLO; Dalle 10 alle 18,30, nel salone delle feste del circolo sociale di via Duomo, si svolge la manifestazione «Cioccolato in mostra», esposizione di oggetti in cioccolato creati da pasticceri pinerolesi, dedicati alla «città della cavalleria»; alle 17 assaggio di
torta «Zurigo».
TORINO: L’associazione «John O’leary» promuove,
con inizio alle 9,30, uno stage dedicato alla musica
«Cajun» al circolo Arca di via Assarotti 6.
PINEROLO; Per la rassegna «Di festa teatrando»
della compagnia Nonsoloteatro, alle 16, al teatro incontro di via Caprini, Luì Angelini e Paola Serafini
propongono il loro spettacolo «Oggetti di favola». Ingresso 3,10 euro.
PINEROLO: Dalle 9, al «Cavallerizza Caprilli», prima giornata del concorso ippico indoor con sette categorie di premi.
21 febbraio, giovedì
TORRE PELLICE: L’Unitrè organizza, alle 15,30, alla Casa valdese, un concerto di Nathalie Dorigato
(oboe) e Ombretta Bresson (pianoforte).
22 febbraio, venerdì
TORRE PELLICE: Il centro Ywca-Ucdg propone
una conversazione alle 15,15 a Villa Elisa, con la professoressa Lidia Vottero sulla condizione della donna
in Tunisia. L’incontro è aperto a tutti.
SERVIZI
GUARDIA MEDICA
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 800-233111
GUARDIA FARMACEUTICA
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 17 FEBBRAIO
Campiglione: Sinnondi - vjj
Luserna telefono 590613
Pinasca: Bertorello - via Nazionale 22, tei. 800707
Pinerolo: Corti - via Lequio
2, tei. 322624
SERVIZIO INFERMlERISTICq
presso i distretti
SERVIZIO ELIAMBULANZA;
telefono 118 *
CINEMA
TORRE PELLICE - Il
Cinema Trento propone,
giovedì 14 e venerdì 15
febbraio, ore 21,15, Il
mandolino del capitano
Corelli con Nicolas Cage
e Penelope Cruz; sabato
16, ore 20,10, domenica,
ore 16 e 18,15, ore 21,15,
lunedì 18, ore 21,15 Vanilla Sky.
VILLAR PEROSA-Il
Nuovo cinema propone
per sabato 16, ore 21,15,
domenica 17, ore 16,30 e
21.15, e lunedì 11, alle ore
21.15, Il signore degli
anelli.
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma, alla sala «2cento», Vanilla sky feriali: ore
19.45 e 22,20, sabato ore
19.45 e 22,30, domenica
ore 14,45, 17,20, 19,45e
22,20. Alla sala «5cento»l
perfetti innamorati; le
riali 20 e 22,20, sabato 20
e 22,30, domenica 15,15,
17,40, 20 e 22,20. Lunedi
e giovedì, proiezioni alle
16 con ingresso a 4 euro.
Al cinema Ritz, perii
cineforum, giovedì 21 alle 20,45, proiezione del
film Memento.
BARGE — Il cinema
Comunale ha in programma, venerdì 15, ore
21, Hedwig, la diva con
qualcosa in più; sabato
16, ore 21, The score; domenica, ore 15, 18, 21, da
lunedì a giovedì ore 21,11
signore degli anelli.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-371238; fax 323831
Prapostino
Assemblea
Pro Loco
Tempo di bilanci e di
programmazione per la
Pro Loco di Prarostino
che ha convocato per
martedì 19 febbraio, nella sede dell’associazione,
in piazza della Libertà 3 a
Prarostino, alle ore 20 in
prima convocazione e alle ore 21 in seconda convocazione, l’assemblea
ordinaria dei soci.
Nutrito l’ordine del
giorno all’esame dell’assemblea che dovrà occuparsi principalmente dell’approvazione del bilancio del 2001 e della relazione morale del presidente. Ma il 19 febbraio
la Pro Loco dovrà anche
provvedere all’elezione
di 2 revisori dei conti in
sostituzione di altrettanti
revisori dimissionari e
predisporre una bozza di
programma per il 2002
anche in base alle proposte che arriveranno dai
membri dell’assemblea.
Il 19 ovviamente sarà anche il momento per rinnovare l’adesione al sodalizio o per aderirvi.
Una rievocazione del carattere attivo e disponibile di una cara amica
Frida Malan, antifascista in prima persona
MIRELLA ARGENTIERI BEIN
C'
Frida Malan da lunga data, rispondo volentieri all’invito di rievocarne la figura. Volendo tratteggiare la sua personalità credo che
l’aspetto caratterizzante stia nella
sua capacità di spendersi senza riserve per ogni causa che ritenesse
giusta. Io, che l’ho conosciuta fin
dagli anni del suo impegno nella
Resistenza, posso testimoniarlo di
persona: nel suo instancabile prodigarsi per salvare ebrei o persone
ricercate, nei pericolosi spostamenti collegati alla sua attività di
antifascista militante, non teneva
in minima considerazione le gravi
conseguenze che avrebbero potuto
derivaglierne. Gosì, ad esempio,
quando Jacopo Lombardini fu internato nel campo di Fossoli non
esitò a partire da sola per tentare
un contatto (fortunosamente riuscito) con lui e altri detenuti. E tutto questo in periodo di bombardamenti, linee ferroviarie interrotte,
coprifuoco, occupazione tedesca.
Neppure la dura esperienza della
detenzione in via Asti a Torino la
indusse a interrompere o ridurre il
suo impegno nella lotta clandestina, appena tornata in libertà.
Con la stessa determinazione,
nello stesso spirito, si occupò suc
cessivamente di associazionismo
femminile dedicando le sue migliori energie soprattutto all’YwcaUcdg, un ambito che, per i suoi
collegamenti internazionali e l’impegno nel sociale a favore della
donna, rispondeva alla sua particolare vocazione. Qui rivestì importanti ruoli a livello direttivo e
di rappresentanza, come pure nel
Consiglio nazionale donne italiàne e nella Commissione per le pari
opportunità.
Le stesse considerazioni si possono fare per il suo percorso politico (dal partito d’Azione al Psi ante tangentopoli) che la portò ad
assumere cariche rilevanti come
consigliere e assessore al Comune
di Torino (che infatti le ha tributato grandi onoranze al funerale).
Frida non amava le elaborazioni
teoriche: a me che avrei voluto
portarla più specificamente sul discorso della fede, disse una volta
che non si sentiva del tutto sicura
dei contenuti del suo credere ma
che, avendo deciso di dedicare la
sua vita a favore degli altri, riteneva di aver trovato in questo la sua
soluzione al problema.
I.ei così attiva e intraprendente,
viveva molto male negli ultimi
tempi le limitazioni che l'età e le
precarie condizioni di salute le
imponevano (anche se, ancora
Frida Malan in un’immagine del 19®^
recentemente, aveva portato nij;
le scuole la sua esperienza
«partigiana combattente»). Ef*
triste, per chi le era vicino, nO"
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distacco ci sono di conforto le Parole di Apocalisse 14, 13: «b)ssU
riposano delle loro fatiche e leW
ro opere li seguono».
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venerdì 15 FEBBRAIO 2002
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La sanita
in Africa
Sono stata molto interessata dall’articolo di Manfredo
Pavoni (n. 3, ultima pagina)
riguardante il dono che la Tavola valdese ha dato per mezzo dell’otto per mille a un
ospedale nella Guinea equatoriale. Vorrei mandare a chi
vi si trova un messaggio di incoraggiamento. Non è impossibile far funzionare un
ospedale senza elettricità, lo
ho lavorato per più di venti
anni in un ospedale africano,
senza elettricità né acqua
corrente né fognature. Le
diagnosi erano fatte dalle dita
e dalle mani e dall’esperienza; avevamo reparti di medicina, chirurgia e maternità, e
con dimostrazioni affettuose
è calata la mortalità infantile
da 51% n 16% in dieci anni.
Quanto aH’importare a grave
costo una sedia ginecologica,
non c’è un falegname e non
crescono laggiù grossi bambù lisci e igienici? Spero che
dietro quest’opera ci sia una
chiesa, e che crescendo nella
fede il popolo possa aumentare la propria fiducia nell’assistenza sanitaria.
Per qual che concerne la
malnutrizione, avevamo un
orto accanto all'ospedale e
mandavamo i convalescenti
a casa con semi di verdura,
specialmente pomodori.
Diana Beerbohm
Luserna San Giovanni
^ Obbligazioni
argentine
Sul n. 3 di Riforma (18 gennaio), sotto il titolo in prima
pagina «Il debito estero non
va pagato», leggo che diverse
chiese evangeliche argentine
hanno sottoscritto un documento sulla grave crisi del
paese dove, fra l’altro, si afferma che il debito estero e i suoi
interessi non vanno pagati
perché «pagare più di 1.300
milioni di dollari al mese, con
14 milioni di poveri nel paese.
non solo è insostenibile, ma
anche criminale». Mi pare di
capire che si afferma che sia
«giusto» non pagare.
I 200.000 e passa risparmiatori italiani, che a suo
tempo hanno acquistato obbligazioni emesse dalla Repubblica Argentina e che ora
vedono in pericolo non solo
gli interessi maturati e maturandi (e sarebbe il male minore), ma addirittura il capitale investito, forse ritengono
non sia «giusto» che quel
paese non paghi i suoi debiti,
tenuto anche conto che molti
di questi risparmiatori sono
persone non molto abbienti,
che avevano scelto le obbligazioni argentine per avere
una migliore remunerazione
rispetto ai titoli italiani.
Mario Casonato - Vicenza
Ignorati
Dio e Gesù
Essendo quel giorno a casa,
mi sono preso la briga di vedere tutta la cerimonia di Assisi in diretta alla televisione,
ma con occhio critico perché
molto scettico sullo scopo e
gli obiettivi della manifestazione stessa. L’esponente
della Chiesa cattolica ha
menzionato minuziosamente, citando persino con i nomi delle persone, le partecipazioni minori e più svariate,
ma si è ben guardato di menzionare il protestantesimo,
perché per la Chiesa cattolica
non esiste. È stato menzionato Konrad Kaiser come delegato del Consiglio ecumenico
delle chiese, ma al volgo ciò
non dice nulla.
La manifestazione ha volutamente ignorato Dio e il
messaggio di Gesù Cristo perché entrambi troppo scomodi
per poter affermare in libertà
la grande e potenziale capacità di giustizia, di potenza e
di buona volontà dell’uomo
senza scomodare il Creatore.
Devo dare ragione a Vittorio
Messori quando ha affermato
che alla fin fine rincontro di
Assisi avrebbe trasmesso pur
L a cura di Ferruccio Corsani
La curia arcivescovile di
Napoli ha recentemente
vietato l’utilizzo di alcune importanti chiese cittadine, dove
dovevano essere esequiti concerti sinfonici diretti dall’iHustre m.o Riccardo Muti. 11 quotidiano napoletano II mattino
riferisce che il divieto è basato
sull’istruzione della Congreqazione per il culto divino del
1987; il settimanale della curia
Nuova stagione osserva; «L’edifìcio in cui ci si riunisce per la
preghiera, i sacramenti e l’adorazione dell’Eucarestia viene
ormai considerato un semplice
luogo polifunzionale, un auditorium serale e notturno, uno
Spazio per mostre e rappresentazioni teatrali. Di fatto così si
profana un segno del mistero
cristiano» (...).
11 sindaco di Napoli, Rosa
Russo Jervolino, commenta:
*La curia di.spone delle chiese
come ritiene opportuno», ma
spera che da ora a aprile-mag8'o, epoca fissata per i concerti,
SI possa giungere a un accomo^niento. Dal canto suo il m.o
Muti rileva come avesse comtttosso il pubblico I'esecuzione,
ftelFaprile del 2001, delle Sette
Virole di Cristo sulla croce tli F.
|- Haydn, nella basilica di San
1-orenzo Maggiore. «Un brano
Sacro acquista una sua dimen^one ancor più mistica - dice
nuti - se eseguito in un luogo
Come questo». 11 brano era stato
eseguito inoltre a Ravenna
'tt Sant’Apollinare in Classe,
"otiché a Mil ano, iti San Marcon il commento del Cardi
nal Martini... Qualche anno fa
le Sette parole erano state eseguite anche nel tempio valdese
di Torre Pellice, nella versione
per quartetto d’archi, .suscitando commossa emozione nel
pubblico.
E giacché siamo ormai fra
noi, diciamo il nostro punto di
vista evangelico. La chie.sa non
è la casa di Dio, il quale è dovunque e non può essere costretto nelle mura di un edificio
fatto da mano d’uomo. La chiesa è la casa della comunità e
suo luogo di incontro sia per il
culto sia per altre manifestazioni, beninteso condotte con serietà. Nella Firenze del tempo
dei Comuni, il duomo era luogo di incontro dei «cittadini»,
un po’ come la Galleria per i
milanesi e i napoletani. La musica .sa e può elevare gli animi,
anche se non è neces.sariamente musica sacra; d’altronde il
confine tra musica sacra e non
sacra è vago: in un concerto
d’organo (in chiesa) quanti e
quali pezzi sono sacri e quali
no.' 1 concerti in chiesa, siano
essi di musica sacra o di canti
popolari, consentono inoltre
l’incontro fra credenti e membri della comtinità urbana, come accade tante volle nelle nostre chiese delle Valli, e anche
in non poche chiese cattoliche.
Terminiamo con un’altra osservazione ilei maestro Muti:
«La musica sacra non è solo per
coloro che credono: è un momento per sentire, meditare,
elevare l’animo verso mete più
alte, verso l’assoluto».
troppo solo un messaggio di
approvazione e accordo sul
sincretismo più totale. A maggior ragione leggendo della
presenza vera e reale dei protestanti, anche se dimenticati
tout-court nelle menzioni ufficiali, sono rimasto profondamente deluso perché ci siamo esposti a una manifestazione di non testimonianza,
se non proprio di testimonianza contro la nostra stessa
fede. Per esempio un buddista e un cristiano anche se
sotto il profilo etico possono
parzialmente dialogare, possono essere veramente concordi e quindi dare un messaggio solo se i primi riconoscono incondizionatamente
la sovranità totale di Dio.
Definire una mostruosità
quanto avvenuto ad Assisi resta una definizione molto,
ma molto pallida; non vi
sembra che la nostra partecipazione assomiglia molto alle
farfalle che vanno incontro a
qualsiasi fonte di luce, indipendentemente dalla sua
qualità e dalle relative conseguenze? Dove è la testimonianza del Cristo risorto?
Norberto Bongardo
Senna Comasco (Como)
Modificare
la linea
Mi riferisco all’invito del
presidente delle Edizioni
protestanti apparso sul numero 4 di Riforma del 25 gennaio 2002 che auspica «una
copia per ogni famiglia» (di
Riforma, per famiglia evangelica). Sono abbonato a Riforma e prima alla Luce (anzi
è abbonata mia moglie, ma
non vi è nessuna differenza)
da diversi decenni ma purtroppo noto, specie in questo
ultimo periodo, che il giornale si politicizza sempre di più,
ovviamente dalla parte, diciamo, di sinistra.
Mi sono riletto anche la relazione al Sinodo 2001 che
presenta il presidente della
Sep e nel quale si elencano le
varie iniziative per aumentare
il numero degli abbonati, ma
il risultato è stato piuttosto
deludente: dai 5.504 abbonati
del 1993 si è passati ai 4.360
(ho dedotto i 286 abbonamenti promozionali che, mi
par di capire, sono pagati dalla Tavola e quindi da tutti i
Passatempo
Soluzione
del cruciverba
del numero scorso
T E R E
A T 0 ■
T E M A
0 R E B
E L I
A E U
I A R
R 0 D E
Grazie alla redazione per la nuova rubrica di «Riforma»
Percorsi di pace e nonviolenza
MARINEnACANNITO
PROVATE un po’ ad andare in una scuola
qualsiasi (elementare, media, o superiore) e chiedete a ragazzi e ragazze di nominare guerre famose passate, o presenti. Certamente le mani alzate saranno tante, e così
pure le citazioni. Provate poi a chiedere
quanti di loro conoscono nomi di persone o
movimenti pacifisti che si sono opposti alle
ingiustizie con metodi nonviolenti. Gesù,
Gandhi e Martin Luther King saranno certamente subito nominati, ma forse la lista non
andrà molto oltre (per non parlare delle figure di donne attive nei movimenti pacifisti,
purtroppo quasi completamente cancellate
dalla memoria storica!).
Dato che la storia tende ad essere scritta
dalla prospettiva dei ricchi e dei potenti, di
coloro che, diciamolo pure, costruiscono le
loro ricchezze sulla vendita delle armi e
sull’oppressione dei più deboli, la nonviolenza è stata sempre triviallzzata, sottovalutata e troppo spesso ignorata. Il tragico risultato è che la maggior parte di noi crede che
su questa terra il male sia più forte del bene
e nell’attuale clima di quotidiana violenza si
parla di pace a denti stretti, come di un’ipotesi di cui vergognarsi.
Eppure la storia ci offre numerosi esempi di solidale opposizione alle ingiustizie attraverso metodi nonviolenti che hanno portato alla vittoria della pace e la giustizia al di
sopra della morte e l’oppressione e hanno
contribuito a cambiare il corso della storia.
Come possiamo noi recuperare questo tipo di memoria in modo da costruire una cultura di pace? «La fede viene dall’udire» ci ricorda l’apostolo Paolo (Romani 10, 17), e la
fiducia e la speranza per un mondo di pace si
alimentano anche attraverso la conoscenza
delle vittorie ottenute attraverso strategiche
azioni nonviolente. Noi che crediamo nella
potenza dell’amore di Dio per tutta l’umanità abbiamo quindi il compito di divulgare
le testimonianze dei percorsi di pace e nonviolenza. È compito nostro, quali discepoli di
Cristo, non lasciarci impaurire dalle forze del
male, ma unirci nella fede per combatterle. È
compito nostro preparare il terreno di testimonianza affinché le future generazioni non
debbano confrontarsi solo con una storia di
guerre, ingiustizie e oppressioni.
Un grazie allora alla redazione di Riforma
che con Percorsi di pace ha dato il via a un
nuovo tipo di testimonianza. Le storie sono
come un viaggio in cui ci incamminiamo e
incontriamo altre persone con cui condividere il percorso. Raccontiamo dunque le
storie di pace nelle nostre famiglie, divulghiamole nelle scuole, parliamone sul posto
di lavoro, ad amici e amiche e soprattutto
meditiamole nelle nostre chiese traendone
spunto per creare insieme un’indistruttibile
catena di azione nonviolenta che possa contribuire a creare una cultura di pace nella
nostra società. Credo che questa sia la sfida
aUa chiese nel secolo che è appena iniziato.
membri di chiesa, vedere pag.
270 della suddetta relazione).
Più che ai membri di chiesa raccolti intorno a un tempio e al loro pastore, il giornale dovrebbe rivolgersi ai
vari membri della diaspora
che man mano che passa il
tempo si vanno perdendo;
perché nessuno guarda al totale della popolazione che
appare ogni anno nella relazione al Sinodo e ogni anno è
sempre inferiore al precedente? Meno che mai si parla
di questo argomento al Sinodo mentre alla sistemazione
politica del globo si lascia
ampio spazio. Forse un giorno riusciremo a organizzare
il mondo in maniera perfetta,
ma quel giorno non ci sarà
più nessun valdese a farlo.
Quando un prodotto non
va, lo si corregge, lo si modifica. Per aumentare abbonati e
lettori di Riforma può essere
necessario modificare la linea editoriale del giornale limitandone decisamente l’incidenza politica; non tutto il
male è da una sola parte e riflettiamo che tanti problemi
dei quali si discute ora ferocemente ma puerilmente sono problemi lasciati in eredità dal precedente governo.
Forse che la Francia è un
paese dittatoriale dato che la
magistratura giudicante è separata da quella inquirente?
Siamo inoltre certi che la valanga di personalità evangeliche italiane che è corsa dietro al papa ad Assisi riscuota
il consenso degli evangelici?
Ritengo quindi che una riflessione sul giornale sia più
che opportuna.
Italo Artus-Martinelli
Crema
Jean Baubérot
Accattivanti le due pagine
del quotidiano cattolico La
Croix del 20 gennaio scorso
che tracciano il profilo di
Jean Baubérot, ben noto nei
nostri ambienti, «maitre à
penser», come è stato definito da un sacerdote cattolico
francese.
Nato nel 1941, di famiglia
protestante, Jean Baubérot è
attualmente presidente dell'Ecole pratique des Hautes
Etudes. Giovane, a Parigi,
prende parte attiva al Maggio
’68 in qualità di membro
dell’Union des étudiants communistes tendance Gramsci,
sostiene una tesi su L’évangélisation protestante et la li
berté religieuse au XlXe siècle e
successivamente si impegna
nella causa palestinese. Entrato neW.’Ecole pratique ottiene il doctorat d'Etat (libera
docenza), poi la cattedra di
Storia e Sociologia. Infine diventa direttore di Sociologia
delle religioni e della laicità.
Evangelico eretico impegnato, laico intransigente,
come ama definirsi, e imperterrito «franc-tireur» contro
uno dei mali sociali della nostra epoca, la «massificazione
culturale e la mercificazione
economica», è autore di una
decina di pubblicazioni tra le
quali Le protestantisme doitil mourir? e La morale laïque
contre l’ordre moral.
Liliana Ribet-lotte Pellice
FONDO DI SOLIDARIETÀ
conto corrente postale n. 11234101
intestato a La Luce, via San Pio V 15, 10125 Torino
Pubblichiamo l’elenco dei doni ricevuti fino al 31 dicembre 2001. La consistenza di alcuni di essi, che testimonia
dell’interesse che questo progetto continua a suscitare, ci
induce a prolungarlo fino al traguardo dei 5.000 euro che
speriamo di raggiungere presto, (fd)
OFFERTE PERVENUTE
IN NOVEMBRE-DICEMBRE
£ 3.000.000: Giuliana Gay Eynard
£ 500.000: Valerio Benvenuti, Anita Rostan
£ 300.000: conto 18552168 della Chiesa evangelica valdese*
£ 150.000: Mirella Argentieri Bein
£ 100.000: Giuseppina Giorgi
totale £ 4.050.000
totale precedente 4.037.002
tassa 390
in cassa: £ 8.086.612
(pari a euro 4.176,.39)
* Non ci è ancora pervenuta la fotocopia del postagiro con
i dati relativi a questa offerta.
PARTECIPAZIONI
«lo ti celebrerò perché
tu mi hai risposto
e sei stato ia mia saivezza»
Salmo 118, 21
È mancata all’affetto del suoi
cari
Virginia Castagneri
di anni 88
Ne danno l’annuncio le famiglie Emidio e Bianca Gay, Luciano ed Emma Rivoira, le cugine,
gli amici e i parenti tutti.
Prarostino, 3 febbraio 2002
RINGRAZIAMENTO
«lo alzo gli occhi ai monti...
da dove mi verrà l'aiuto?
Salmo 121, 1
I figli e I familiari di
Adeie Meytre ved. Ciot
ringraziano tutto il personale dell’Ospedale valdese di Pomaretto, il medico curante dott. Silvio
Boer, il personale del Servizio
infermieristico territoriale della
AsI 10, il past. Pawel Gajewsky
e tutti coloro che in vario modo
sono stati loro vicino in questa
triste circostanza.
Torre Pellice, 9 febbraio 2002
RINGRAZIAMENTO
«Beati coloro i quali
sono affamati
e assetati di giustizia»
Matteo 5, 6
I familiari di
Frida Malan
ringraziano tutti coloro, singoli,
enti, associazioni e bandiere,
che in tanti e diversi modi hanno
espresso stima e amore per Frida e parole di conforto per la sua
dipartita.
Torre Pellice, 15 febbraio 2002
RINGRAZIAMENTO
«Nel giorno che ho gridato a te
tu mi hai risposto.
Mi hai riempito di coraggio
dando forza all’anima mia»
Salmo 138, 3
I familiari di
Enrico Pons
ringraziano tutte le persone che
con la presenza, scritti e parole
di conforto hanno preso parte al
loro grande dolore.
Un ringraziamento particolare
alla pastora Lucilla Peyrot, alla
corale della Chiesa valdese di
Prarostino, ai dottori Griffa e
Sappé e alle Onoranze funebri
Loris Bounous.
Prarostino, 8 febbraio 2002
RINGRAZIAMENTO
«Gesù disse: lo sono la via,
la verità, la vita;
nessuno viene al padre
se non per mezzo di me»
Giovanni 14, 6
La figlia di
Nini Rostan Cocorda
riconoscente, ringrazia tutti coloro che l’hanno aiutata a vivere il
momento della separazione.
Un grazie particolare ai medici e alle infermiere che, in questi
anni, hanno curato la sua mamma con competenza e umanità
e a suor Marinette e al pastore
Claudio Pasquet per la loro franterna e preziosa vicinanza negli
ultimi giorni.
Torre Pellice, 1- febbraio 2002
I necrologi si accettano
entro le ore 9 del lunedì.
Telefonare al numero
011-655278
fax 011-657542
i
m mmedrtrice
Claudiana
via Principe Tomaso, 1
Torino
tei. 011-6689804
fax 6504394
http://www.arpnet.it/~valdese/claudian.htm
16
PAG. 16 RIFORMA
ViLLAtiGio Globale
VENERDÌ 15 FEBBRAIO 2002
li
...... Di ritorno dal paese dell'Annerica centrale a cinque anni dagli accordi di pace
Guatemala: un «apartheid» che dura da cinquanfanni
MASSIMO GNONE
PER gli altipiani del Guatemala, il mais è come la vigna per la Langa dei nostri Pavese e Fenoglio. Ci troviamo
nel triangolo dell’Ixil: perimetro geografico e linguistico
che unisce le città di Nebaj,
Chajul e Cotzal. Dal finestrino
del pick up scorgiamo le solite
casupole sparse, donne che
preparano tortillas e bambini
scalzi che corrono nella polvere. Siamo a dieci ore di automobile, ma realmente in un
«altro» mondo dalle zone ricche della capitale, dove chi se
lo può permettere vive in
quartieri di lusso circondati
da muri alti tre metri, filo spinato e guardie armate al cancello. Dieci ore anche dalle
baracche di lamiera e cartone
della periferia di Città del
Guatemala. Che la pianura sia
lontana lo ricorda il transito
dei grandi autocarri per il bestiame: percorrono il dipartimento del Quiché per raccogliere un carico di uomini e
donne, attrezzi parlanti destinati alle fincas di canna da
zucchero e banane con il
marchio «Del Monte». 1 sottoproletari di questa globalizzazione. Dal cassone escono solo occhi e mani.
Tra esercito e «Pattuglie
di autodifesa civile»
Lungo la strada attraversiamo una cosiddetta «aidea
modello»: pugno di case fatte
costruire dai militari, dove gli
indigeni desplazados erano
forzati a vivere e lavorare sottoposti a esercito e Pac (le cosiddette Pattuglie di autodifesa civile), spesso composte di
loro stessi fratelli. Nel rapporto Remhi, il progetto interdiocesano per il recupero
della memoria storica costato
La chiesa di Nebaj
la vita a mons. Gerardi, si documenta di come questi
campi di concentramento furono realizzati su indicazione
della Cia, che aveva già applicato lo stesso sistema in Vietnam. Ogni giorno le famiglie
erano costrette ad ascoltare i
sermoni fondamentalisti di
Rios Montt, capo di stato,
predicatore carismatico e attuale leader indiscusso dell’Erg, il partito di governo.
L'incontro
con padre Rigoberto
Finalmente arriviamo a
Nebaj, città di 56.000 abitanti che scorgiamo nella valle
colma di nebbia. Il posto è
splendido, prati verdi e mais,
ma la strada in discesa, se
possibile, è ancora peggiore:
lastricata di buche e fango.
Ad accoglierci ci sono padre
Rigoberto e padre Diego. Durante la messa, Rigoberto
predica su Isaia: si sofferma
sulla speranza nel cambiamento, nonostante le condi
Konrad Raiser al Forum di New York
Andare oltre il confronto
In un clima dominato dalle
questioni di sicurezza e da
una sensazione di disagio per
alcuni partecipanti, numerose personalità religiose hanno partecipato al Forum economico mondiale di New
York, invitate in parte a causa
della dimensione religiosa
data a questioni quali il conflitto del Medio Oriente, la
guerra in Afghanistan e gli attentati dell’ll settembre negli Usa. Per Klaus Schwab,
presidente del Forum, i responsabili religiosi potrebbero dare un contributo maggiore data l’importanza crescente della religione nel
mondo. «È chiaro che le religioni mondiali svolgono un
ruolo centrale nelle società di
tutto il mondo», ha detto.
Tuttavia, secondo il pastore Konrad Raiser, segretario
generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), si
chiede troppo ai responsabili
religiosi. Infatti, ha detto ai
giornalisti, quelli che prendono le decisioni economiche e
politiche danno forse troppa
importanza all’elemento religioso nei conflitti attuali e
non abbastanza alle soluzioni politiche: «1 responsabili
religiosi possono dare sostegno e credibilità [agli sforzi di
pace] ma non possono essere
loro a promuovere le soluzioni politiche», ha affermato.
Oltre a Raiser erano presenti: l’arcivescovo di Canterbury, George Carey; il cardinale Francis Arinze, responsabile del dialogo interreligioso al Vaticano: Mustafa
Ceric, gran muftì di BosniaLrzegovina; Jonathan Sacks,
gran rabbino di Gran Bretagna e del Commonwealth, e
Desmond Tutu, ex arcivescovo anglicano di Città del Capo. Raiser ha sottolineato la
necessità di un impegno religioso nel mondo. Ma lo stile
di leadership principalmente
«individualista» manifestatosi al Forum, è in conflitto con
la concezione di un impegno
comune privilegiato da molti
attori del movimento ecumenico: «Non penso che questo
sia il quadro in cui noi, membri del Cec, possiamo agire al
nostro agio», ha detto aggiungendo che anche altri
leader religiosi non si sentivano al proprio posto in
quell’incontro: «È una sensazione strana. Non posso fare
a meno di pensare che mi
trovo al posto sbagliato».
Raiser, che non esita a criticare certi aspetti dell’economia globalizzata, tra cui le
politiche economiche neoliberiste, ha dichiarato di provare simpatia per quelli che
protestavano contro il Forum. Circa 7.000 persone
hanno manifestato a New
York, e diecine di migliaia
hanno partecipato al Forum
sociale mondiale di Porto
Alegre per protestare contro
la globalizzazione.
Ma forse per via degli attentati di settembre, ha detto
Raiser, l’incontro di New
York è sembrato suscitare
meno scontri di quelli precedenti e testimoniare la volontà di ascoltare le critiche
nei confronti della globalizzazione. In questo senso, ha
aggiunto Raiser, l’incontro
ha avuto un ruolo positivo:
«C’è la sensazione che occorra trovare il modo di colmare
il fossato tra quelli che protestano nelle strade e quelli
che partecipano alla conferenza. Un buon modo di farlo non è stato ancora trovato.
Ma oggi c’è la sensazione che
stiamo superando la fase del
confronto». (eni)
(Foto M. Gnone)
zioni esterne. La chiesa è spoglia, ma affollata, a illuminarla ci sono i colori sgargianti
degli abiti tradizionali delle
donne, i sorrisi. Alcuni bambini giocano nella navata.
«Nel 2000 arrivò in visita il
presidente Portillo (che tra
l’altro promise Tasfaltatura
della strada, ndr) - racconta
padre Rigoberto - e i soldati
volevano entrare in chiesa
per suonare le campane: li
cacciai». Un gesto facile da
comprendere: durante la
guerra la chiesa fu occupata
dai militari, usata per le torture e i massacri (come in altre
città del Quiché)-, il prete di
allora, accusato di collaborare con i guerriglieri, costretto
a fuggire, la casa parrocchiale
distrutta. Donne, uomini e
bambini, sospettati di far parte della guerriglia, quindi «comunisti», furono ammazzati
dagli stessi parenti.
La dottrina della
«sicurezza nazionale»
Gli indigeni maya (l’83%
delle vittime) furono quelli
che Hannah Arendt, ne «Le
origini del totalitarismo», definisce «nemici oggettivi»
perché senza colpa, eppure
trucidati. È la dottrina della
«sicurezza nazionale»: il tentativo, ben riuscito, di mettere le persone una contro l’altra, sciogliere le comunità e
imporre il terrore. Anche i
predicatori evangelici (in
Guatemala ogni paese ha almeno una decina di chiese di
diversa denominazione) erano formati all’interno della
base militare di Santa Cruz,
capoluogo del Quiché.
E un apartheid che dura da
cinquant’anni, tenuta lontana dall’opinione pubblica e
sovvenzionata dalle maggiori
potenze del mondo. Basti un
esempio. Oltre agli Stati Uniti, dopo il colpo di stato della
Cia nel 1954 ai danni del pre
sidente in carica, eletto democraticamente, Jacobo Arbenz, i principali collaboratori militari dell’esercito guatemalteco furono lo Stato di
Israele e il Sud Africa.
Da parte loro gli Stati Uniti
«istruirono» alle tecniche della tortura i quadri militari e
politici responsabili del genocidio (non solo in Guatemala, ma anche in E1 Salvador, Colombia, Bolivia, Haiti...): veri macellai che frequentarono la School of thè
Americas a Eort Benning in
Georgia. Le famiglie maya,
attraverso i matrimoni combinati dalle autorità, vennero
spesso costrette a mescolarsi
con i carnefici dei loro stessi
parenti uccisi. Gli accordi di
pace del 1996, una «negoziazione di potere fra le parti in
conflitto, esercito, governo e
guerriglia», esclusero i settori
colpiti e in generale tutta la
società; oggi le Pattuglie di
autodifesa civile (Pac) si chiamano «Comitati di sviluppo»,
ma a guidarli sono gli stessi
responsabili delle violenze. E
la militarizzazione del paese
continua, come la paura: corre dai villaggi fino su, al ministro degli Interni, con la recente nomina del generale
Arévalo Lacs, tra gli indiziati
per il massacro nel 1982 di
un’intera comunità (circa 250
civili) a Las Dos Erres, nel dipartimento del Peten.
72 fosse comuni
All’ingresso della chiesa di
Nebaj ci sono 122 croci, con
nome, data di nascita e morte prematura di una piccola
parte della popolazione trucidata. «Il lavoro di esumazione - spiega padre Rigoberto - permette di rompere il
silenzio e apre uno spazio di
speranza, così che i familiari
perdano la paura di parlare».
Nel triangolo Ixil tutte le famiglie hanno un loro parente
ammazzato o desaparecido:
spesso non si conosce il luogo, né il modo, in cui il fratello o la madre sono stati uccisi; i corpi sono finiti in fosse
comuni o dispersi, diventati
banchetto degli animali selvatici. Una prima tranche del
progetto di esumazione, portato avanti dalla chiesa, è terminato nel giugno 2001 e,
soltanto a Nebaj, sono state
scoperte ben 72 fosse comuni. «È stata un’operazione
difficile - commenta Rigoberto - che ha incontrato resistenze politiche e psicologiche, tanto che la squadra incaricata delle indagini, si è
sciolta». Eppure Rigoberto
riesce a essere fiducioso. Sorride; «Molto è cambiato dalla
fine della guerra».
(2 - continua)
11 dramma degli sradicati del Congo
Il nuovo ministero della
chiesa presso gli sradicati
RAYMOND BITEMO
CHE cosa fa la chiesa?».
(
Questa è la domanda
che si ponevano la maggior
parte dei partecipanti al terzo
giorno del colloquio su «La
chiesa e lo straniero: la Chiesa
del Cristo nel Congo (Ecc) e
l’assistenza agli sradicati nella
Repubblica democratica del
Congo (Rdc)», organizzata dal
5 al 16 agosto 2001 a Kinshasa. La loro preoccupazione
era tanto più grande che avevano appena sentito dalla
bocca dei delegati ecclesiastici delle province il lungo elenco dei problemi che schiacciano gli sradicati nella Rdc.
«Siamo in ginocchio»
«Siamo in ginocchio - ha
riconosciuto il segretario nazionale della Ecc, Marini
Bodho, rivolgendosi ai partecipanti -. L’immensità del
paese con i suoi 2.345.000
kmq, le difficoltà di comunicazione, [...] il contesto di
guerra nella maggior parte
dei paesi limitrofi della Rdc...
sono altrettante costrizioni
che limitano in genere la capacità di intervento delTEcc
presso le persone sradicate».
Tuttavia, le 62 chiese e comunità membro dell’Ecc che
operano nelle province continuano a offrire un sostegno
morale e spirituale agli sradicati, e alcune chiese occidentali forniscono cibo, vestiti,
attrezzi agricoli e sementi
tramite le chiese locali.
Tuttavia, secondo un rapporto del Sinodo provinciale
del Sud Kivu, «il lavoro delle
chiese presso i rifugiati si
complica ulteriormente per
via del numero crescente di
rifugiati e delle tensioni che
sorgono tra i rifugiati e la popolazione locale circa gli aiuti
umanitari». Secondo Bruno
Miteyo, direttore aggiunto
Verso la Conferenza Gnu sui finanziamenti allo sviluppo
Cec: «Il cuore del problema è la giustizia»
«La giustizia richiede la
trasformazione della “governance” economica globale e
del sistema finanziario internazionale in modo che le loro istituzioni rendano conto
e servano tutti i popoli, non
solo quelli ricchi e potenti».
Questo messaggio era al centro del documento intitolato
«Essere impegnati per la giustizia» presentato al quarto e
ultimo incontro del Comitato preparatorio (Frepcom) in
vista della Conferenza internazionale sui finanziamenti
allo sviluppo (Icfd). Il documento è stato presentato da
un’équipe ecumenica di 30
persone che ha partecipato
al Comitato preparatorio
svoltosi a New York dal 14
al 25 gennaio. La Conferenza internazionale si terrà a
Monterrey, in Messico, dal
18 al 22 marzo.
Nel documento, l’équipe
ecumenica chiede che la
Conferenza assuma impegni
internazionali per un commercio equo, per la cancellazione del debito dei paesi poveri e per la democratizzazione del sistema gestito dal
Fondo monetario internazionale, dalla Banca mondiale e
dall'Organizzazione mondiale del commercio. L’équipe
ritiene che tutte queste questioni siano connesse e siano
importanti per un «approccio
centrato sui popoli».
L’osservazione del lavoro
dei rappresentanti governativi ha lasciato i membri dell’équipe «frustrati e pessimisti, anche se determinati a
continuare a ricordare ai governi che il cuore del problema è la giustizia». Diversi
membri dell’équipe ritengono che siano gli Usa a guidare il tentativo dei paesi piti
ricchi di bloccare le azioni
dell’organizzazione umanitaria cattolica Caritas, «nessuna delle nostre chiese può fare gran ché da sola». Ai suoi
occhi, una possibile soluzione sarebbe che «unissimo i
nostri sforzi a quelli dell’Ecc
per rafforzare le nostre capacità di intervento».
Considerando i problemi
che incontrano gli sradicati
in altre parti del mondo, il
prof. Georges Lantam, dell’
Università di Lomé (Togo),
ritiene che «nessun paese
può farvi fronte da solo. 11
problema dello sradicamento
sarà risolto solo attraverso la
solidarietà internazionale,
nel rispetto delle disposizioni
giuridiche applicabili alle popolazioni sradicate».
Crisi croniche
Dal giorno dell’indipendenza nel giugno 1960, la storia della Rdc, che allora si
chiamava Zaire, è costellata
di crisi (ribellioni, diarrea
rossa, saccheggi, guerre) che
hanno favorito importanti
spostamenti di popolazioni.
Interpellata da questo dramma, la Chiesa del Cristo nello
Zaire (Ecz) creò nel 1973 un
Dipartimento per i rifugiati e
le urgenze (Dru), incaricato
di sovrintendere all’accoglienza, alla protezione e all’inquadramento delle persone sradicate e dei rifugiati.
Dal «Dru» al «Meru»
A quel tempo, il Dru ave
va come principale partner
l’ufficio nazionale dell’Alto
Commissariato delle Nazioni
Unite per i rifugiati (Acnur),
che però dovette cessare le
sue attività negli Anni 90, in
seguito a una cattiva gestione
dei fondi dell’Acnur. A partire
dal 1975, molte istituzioni
collegate con la chiesa, che
fino ad allora avevano appoggiato i ministeri dell’Ecz, ritirarono interamente il loro
appoggio; altre mantennero
legami «bilaterali» con uno o
l’altro dei dipartimenti dell'
Ecz. Durante quel periodo, il
Cec continuò a sostenerci
ministeri della chiesa, ivi
compreso il Dru, che faceva
parte di un programma continentale gestito dalla Conferenza delle chiese ili tutta
l’Africa (Ceta), con l'aiuto finanziario del Cec. Quando
TEcz diventò l’Ece, nel gennaio 1999, il servizio riaprile
porte sotto il nome di Ministero dell’Ecc per i rifugiati e
le urgenze (Mero), sempre
posto sotto la direzione della
Ceta e sostenuto dal Cec.
necessarie per affrontare la
questione della povertà nel
mondo. Durante i lavori, gli
Usa si sono opposti all’obiettivo che i paesi industrializzati diano lo 0,7% del proprio
Prodotto interno lordo (Pii)
per l’assistenza allo sviluppo,
e hanno sostenuto che gli
ostacoli allo sviluppo si trovano prima di tutto all’interno dei paesi sottosviluppati.
David Pfrimmer, pastore
luterano canadese, ha detto
che la «sottomissione alla
politica di Washington» ha
portato a «limitare qualsiasi
proposta creativa» e «a ridurre le aspettative». Ha tuttavia
affermato che l’équipe, la piti
ampia fra le Ong presenti al
Prepcom, «non deve mollare» e deve mostrare la sua
«capacità di opporsi» come
un incoraggiamento per altri
che lavorano sulle stesse
questioni. (Cec info)
Appello aH'impegno
La forza d’intervento di
questa nuova struttura pog;
già sui contributi volontari di
membri dell’Ecc e soprattutto
sul partenariato locale ed
estero. Il Meru coordina ormai tutte le attività dell’Ecc
presso le persone sradicate e i
rifugiati che fuggono dai paesi limitrofi in guerra, garantendo loro alloggio, vitto, cure mediche e vari altri servizi
li servizio governativo di
reinsediamento invia ogni
giorno al Meni mediamente
cinque sfollati interni e rifu;
giati che hanno bisogno di
cure mediche e chi' sono aC;
colte nei centri gestiti dai
membri deH’Ecc. Il Meru e
uno dei partner operativi che
parteciirano al programma di
intervento prolungato di soccorso alle persone sitidicate.
lancialo daH'ufficio locale del
Programma alimenl;ire mondiale (Pam). Fa parte, insieme al governo, al Pam e ad
altre chiese, del Gomitato nazionale (li coordinamenic
degli affari umanitari presieduto dalla Ghiesa cattolici
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