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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PUUZXO DM!«SÌOCIAKIO.\'E
(A domicilio)
Torino, per un anno L. 0,00 L.7,00
— per sci mesi « 4,00 u 4,SO
Ter le provincie e l’cslero franco sino
ai confini, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, « 5,20
AlnBsCovzs! Si 5» àyinrt
Seguendo la verità nella carità
Epes. IV. 15.
La Direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, a capo del Viale
del Re, N^ia, piano 3".
Le associazioni si ricevono dalla Direzione
de! Giornale, e dal Libraio G. SERRA,
conlrada Nuova in Torino.
Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla Direzione.
La successione apofttolica, V. — Aggressione papale in Olanda. — Agnus Dei. —
Reliquie in Roma, — Stampa clericale. —Notizie Religiose. — Napoli — Ginevra
— Inghilterra — America — Asia — Cronachetta politica.
LA SUCCESSIONE APOSTOLlCà
V.
I due papi, Leone e Benedetto, essendo morii nello stesso tempo, i Romani, d’accordo coll’imperatore, elessero papa il vescovo di Narni, che
prese il nome di Giovanni XIII. Ma
alla morie di questo papa la catena
(Iella successione apostolica ebbe spezzalo un altro anello. Benedetto VI
successe a Giovanni; un diacono della
Chiesa romana, chiamato Francone,
uno dei più grandi scellerati di quei
tempi, istigalo dal tiranno Crescenzio,
strangolò colle proprie sue mani papa
Benedetto, e « uon ebbe orrore, dice
il gesuita Maimburgo, di passare sul
corpo del vicario di Gesù Cristo, per
montare sul trono di S. Pietro sotto
il nome di Bonifacio VII, per mezzo
di un così detestabile delitto ».
Ma i conti Tusculani che volevano
un papa devoto alla loro fazione, e
non a quella di Crescenzio, scacciarono il santissimo Bonifacio un mese
dopo la sua esaltazione. Questi fuggi
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a Costantinopoli portando seco tutti 1
tesori della Basilica Vaticana, ed il
partilo dei conti Tusculani elesse
papa Donno li, il quale morì pochi
mesi dopo. Allora la fazione tusculana trovandosi la piìi forte elessé
papa il vescovo di Sutri della famiglia dei conti del Tuscolo, che prese
il nome di Benedetto VII, mentre Bonifacio la faceva da papa in Costantinopoli. Come di costume, il nuovo
papa scomunicò in un concilio il suo
competitore, che a sua volla scomunicava Benedetto, ed unito ai Greci
ed ai Saraceni fece ribellare l’Italia
meridionale per rimettersi nel suo
seggio. L’imperatore Ottone diede battaglia ai ribelli sostenuti dai Greci e
dai Saraceni : fu ballato e poco dopo
morì di una ferita riportata sul campo.
Papa Benedetto altresì morì.
il partito tusculano si affrettò ad
eleggere papa Pietro, vescovo di Pavia, che prese il nome di Giovanni XIV ; ma Bonifacio vittorioso entrò
in Roma; il suo partito prese coraggio; papa Giovanni fu preso e consegnato al competitore, il quale lo rinchiuse in castel S. Angelo, ove lo fè
morire di fame : il cadavere di papa
Giovanni fu per ordine di Bonifacio esposto disonestamente al pubblico, e cosi questo mostro che si faceva chiamare santissimo, e successore di s. Pietro, regnò in pace an
cora alcuni mesi ; ma alla sua morte
il di lui cadavere fu da quei del partito tUsculano battuto con verghe, forato con colpi di pugnale, e trascinalo nudo pei piedi fin sotto la statua
di Marco Aurelio ; dopo di che cotesto orribile mostro che superò in
scelleraggine tutti gli uomini, comc
dice l’arcivescovo Sigeberto, cotesto
famoso assassino uccisore di due papi,
come lo chiama il Cardinal Baronio,
ricevè sepoltura per le mani dei suoi
pretL
Morto Bonifacio, fu fatto papa Giovanni XV, che era figlio di un tal
Leone prete. Crescenzio , console di
Roma, figlio di papa Giovanni X e
della famosa concubina Teodora, si
era diviso col sommo pontefice l’autorità sopra Roma, e governarono insieme dieci anni ; ma alla morte di
Giovanni XV l’imperatore Ottone III,
trovandosi in Italia, fece eleggere papa
il suo nipote Brunone di anni 24, che
prese il nome di Gregorio V, e coronò
imperatore lo zio. Ma non appena Ottone abbandonò Roma che Crescenzio
scacciò papa Gregorio, e fece eleggere
per successore di s. Pietro Giovanni
Filagate, arcivescovo di Piacenza, chc
prese il nome di Giovanni XVI. Papa
Gregorio domandò aiuto allo zio, il
quale con una possente armala si avvicinò a Roma, e col voto dei suoi
50 mila tedeschi fè proclamare vero
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successore di s. Pietro il suo nipote.
I Romani allora, per piacere all’imperatore vittorioso, presero il loro papa
Giovanni XVI, gli strapparono gli occhi dalla fronte, gli tagliarono la lingua ed il naso, e lo gettarono in prigione. Nilo, abbate e fondatore del
monastero di Grottaferrata, ebbe il
coraggio di presentarsi avanti l’imperatore irritato, e reclamare l'inl'elice pontefice. L'imperatore fu mosso
dalle lacrime del santo vecchio (avea
più di 90 anni), ed era per consegnargli il moribondo ex-papa •• ma
Gregorio temendo di non potere sfogare la sua sacerdotale vendetta contro il suo rivale, lo tolse dalla prigione, e fattolo spogliare di tulli i suoi
abili, lo espose interamente nudo, a
cavaUp^iid un asino, agii insulti delibi
plebe. Il Cardinal Pietro Damiano,
sauto e dottore della Chiesa romana,
narrando il tragico avvenimento, aggiunge uua circostanza che dimostra
fin dove giungesse la barbarie del
santìssimo Gregorio : chc cioè questi
obbligava l’ex-papa Giovanni a cantare, stando sull’asiuo, delle ingiurie
contro di se stesso, che gli erano dettate; ma perchè l’infelice non cantava
(aveva la lingua tagliala), era orribilmente frustalo. Giovanni in seguito di
tali trattamenti morì, e Gregorio V
restò il solo e paciQco successore di
s. Pietro.
Dopo la morie di papa Sergio IV
nel 1012, la fazione lusculana fece
papa Benedetto Vili della loro famiglia: ma i Romani non potendo soffrire un papa che veniva dalle mani
dei loro nemici, e credendo che a lom
e non ai conti Tusculani appartenesse
la elezione del pontefice, elessero papa
Gregorio VI. Papa Benedetto sostenne
colle armi i suoi diritti, il sangue si
sparse ; ma Benedetto fu vinto. Egli
allora corse in Alemagna dall’imperatore, e gli promise Ja corona dell’impero se lo ristabiliva. L’imperatore
andò in Roma coi suoi lanzichenecchi
e rese il papato a Benedetto, il quale
coronò l’imperatore c fu da lui sostenuto nel pontificato.
Morto Benedetto, Alberico dei conti
Tusculani comprò a caro prezzo il papato per il suo fratello Giovanni, che
si fe’ chiamare Giovanni XIX, a come
altri vogliono XX. Dopo nove anni
di ponlilìcato essendo morto Giovanni,
lo stesso Alberico comprò il papato
per Teofilatto suo figlio, che prese il
nome di Benedetto IX. Benedetto non
aveva chc l"i anni allorché fu eletto
papa santissimo ed infallibile. 11 Cardinal Baronie pretende che avesse
18 anni: comunque ciò sia, egli è
certo che fu uno dei piii scellerati
santissimi che abbiano occupata la
Sede romana. Desiderio, abbate di
Monte Casino, chc fu poi papa sotto
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il nome di Vittore III, chiama Benedetto IX il successore di Siraone il
Mago piuttosto che di Simoa Pietro :
dice che la di lui condotta fu così
depravala, la sua vita cosi oscena che
egli non oserebbe intraprenderne la
narrazione. Il Cardinal Baronio non
è con lui più indulgente. Intanto il
santissimo fanciullo fu per cinque
anni possessore pacifico del papato,
fu la bocca di verità infallibile, il vicario dì G. Cristo, ed il successore di
s. Pietro. Ma dopo cinque anni essendo alquanto cresciuto in età, la sua
vila infame, le rapine, e le uccisioni
che commetteva irritarono in tal guisa
i Romani che lo scacciarono da Roma.
Benedetto ebbe ricorso a Corrado II,
che co’ suoi tedeschi era allora in
Italia, e questi colla forza delle armi
lo ripose sul seggio. Insuperbito per
la protezione imperiale, maggiormente
imperversò; «Tutti erano stanchi,
dice papa Vittore 111, della dissolutezza, e delle infamie di papa Benedelio, delle sue rapine, de’ suoi omicidi che non cessava di commettere »;
talché si prese la risoluzione di eleggere un altro papa. I Romani dunque
scacciarono Benedetto, ed elessero di
comune accordo Giovanni vescovo di
Sabina che prese il nome di Silvestro 111.
Tre mesi dopo. Benedetto IX, sostenuto dal suoi parenti, s’impadronì
di nuovo del pontificalo, scomunicò
Silvestro, e continuò nella sua infame
condotta: ma prevedendo che non
avrebbe potuto durarla, vendè il papato per 15 libbre d'oro ad un prete
che si fe’ chiamare Giovanni XX; Benedetto consacrò colle sue mani il
nuovo papa, e poscia si ritirò nella
casa paterna ove continuò la sua vita
infame. Ma stanco della vila privata,
prese le armi, assali il palazzo di
Laterano, nc scacciò papa Giovanni
e si riassise sulla cattedra di Roma;
« in guisa che, dice l’autore anonimo
deU’istoria dei papi, si videro nello
stesso tempo i tre uomini i più lafami del mondo portare gli ornamenti pontificali nelle tre principali
chiese di Roma, Benedetto IX a san
Giovanni, Silvestro III a s. Pietro, e
Giovanni XX a s. Maria Maggiore ».
I tre santissimi si posero allora di
accordo; si divisero le rendile del
papato, e ciascuno si mise a menare
la vita la più infame.
Allora un santo prete (così è chiamato dal gesuita Maimbourg) intraprese di cacciare i tre papi: ed ecco
cosa fece: conoscendo il carattere infame di tutti tre, propose loro di rinunciare ai loro diritti in suo favore,
ed egli in contracambio avrebbe dato
tanto danaro che i tre santissimi
avrebbero potuto avere quanto avevano essendo papi, c vivere tranquilli.
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La proposiilone fu accettata, e Giovanni Graziano fu eletto dai tre papi
e consecrato, e prese il nome di Gregorio VI: ed ecco quattro papi insieme in Roma; ma non basta.
L’imperatore Enrico III volle por
fine a tanto scandalo: a tale effetto
andò in Roma alla testa di una buona
armata. Gregorio VI andò ad incontrario per renderselo favorevole; ma
l’imperatore voleva rivendicare il suo
dirilto di eleggere egli un papa: intimò dunque un concilio a Sutri, ove
papa Gregorio andò per esservi riconosciuto, ed anche presiedè al concilio. Tutlo sembrava favorire Gregorio; ma una piccola circostanza
bastò per rovinare i suol affari. L’imperatore mostrò al concilio un biglietto
di un eremita che godeva fama di
sanlilà, il quale consigliava di deporre
tutti i papi ed eleggerne uno nuovo:
il consiglio fu seguito, ed il concilio
dichiarò che niuno dei papi esistenti
ora eletto canonicamente, e tutti furono deposti. L’imperatore andò a
Roma e scacciali i quattro papi, ordinò ai Romani di eleggerne un allro;
ma i Romani rimisero la scelta del
nuovo papa all'imperatore, il quale
elesse Swidgero vescovo di Bamberga
che prese il nome di Clemente II.
Passali appena pochi mesi, Benedetto IX fece avvelenare Clemente, e
si fece porre per la quarta volla sulla
cattedra. I Romani si sollevarono, e
domandarono all’imperatore un allro
papa; quesli inviò loro Poppone, vescovo di Brixen, bavarese, che prese
il nome di Damaso II. Benedetto allora si ritirò nel monastero di Grottaferrata ove morì.
Ora chi di quesli sei papi viventi
insieme fu il successore di s. Pietro?
Non poteva essere che uno; frattanto
i calalogi della Chiesa romana che
abbiamo sott'occhio sono discordi fra
loro; in queslo solo si accordano che
non uno fu in quei tempi il vero
papa. Platina ammette per veri papi
Benedetto IX, Clemente II, e Damaso II: il P. Berli è dello stesso sentimento : l’autore anonimo dell’ istoria
dei papi, anch’egli cattolico romano,
ne ammette quattro, cioè Benedetto IX,
Gregorio VI, Clemente II e Damaso II,
Cosa ne dicono i difensori della non
mai interrotla successione apostolica?
ao(;ressione papale
IN OLANDA.
Una guerra religiosa è stata per poco accesa in Olanda per le eccessive
pretensioni papali. Dacché la povera,
l’oscura Balavia scosse nel secolo xvi
il giogo di Roma, divenne una illustre nazione, il commercio prosperò,
le scienze fiorirono, il paese divenne
ricco, la nazione si fece possente ;
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una pace di secoli rendeva l’OIanda
felice : il re, il ministero, le camere
erano in perfetta armonia : ebbene,
Roma in un istante ha gettato il pomo della discordia per ridurre, se
fosse possibile, l’Olanda ai beali
tempi del Duca d’Alba.
L’Olanda è paese protestante, ed
!n conseguenza non avverso alla libertà di coscienza e dei culti, come
lo sarebbe un paese dominato dalia
fazione clericale : anzi la costituzione di Olanda ammette piena liberlà di culto.
Ma questa liberlà non basta a Roma: essa non si contenta di essere
accolla , alloggiata, nudrita, e ben
veduta in casa altrui; vuol farla da
padrona, vuol dominare non solo,
ma vuole anche perseguitare, e se
non può perseguitare si dice perseguitata. Ma veniamo al fatto.
Nel 4 831 la corte di Roma domandò al governo la riorganizzazione della chiesa cattolica in Olanda. II governo non poteva negare
quanto Roma chiedeva; solo accondiscendendo in genere alla riorganizzazione della chiesa romana, domandava che gli fosse comunicato il
modo col quale Roma voleva riordinare la sua chiesa. Ma Roma non
è gentile che avanti le baionette....
Come se l’Olanda fosse un paese di
sua conquista, il papa stabilisce un
arcivescovo metropolitano a Uirecht,
varii vescovi suffraganei in altri pae
si, e pubblica nel concistoro del 10
marzo ultimo il ristabilimento dui
suo potere in Olanda. E quasi una
tale aggressione fosse un nulla, Aggiunge al fatto l’insulto, e chiama In
maggioranza del popolo Olandese coi
nomi insultanti di eretici, d’infedeli,
d’empii, ecc.
A lali papali insolenze gli Olandesi si riscossero : il papa diceva che
il governo o/anrfese acconseniiva alla
sueoperazioni : il popolo senza abbandonare la legalità ha cercato parare
il colpo, e forse vi è riuscito, l.a
ciltà di Utrecht ha preso l’inizialiva
ed ha inviato al re il seguente indirizzo, che noi traduciamo per dare
ai nostri lettori una giusta idea del
vero sialo delle cose:
A. S. il Re.
Sire,
« I sottoscritti, abitanti della citti'i di
Utrecht, sudditi fedeli della Maestà Vosi i\i,
si avvicinano col più profondo rispetto al
vostro Trono per dichiarare innanzi a
V. M. con quanta grande inquietudine
traveggono lo stabilimento annuncialo
della gerarchia episcopale nella Neerl,india, con l’approvazione e la cooperazione
del Governo di Vostra Maestà.
« I sottoscritti sono convinti che un
tale stabilimento della gerarchia episcopale è interamente ia opposizione con lo
spirito del popolo neerlandese, il quale
ha sempre attaccata la più grande in)j)ortanza alla indipendenza da qualunque
straniero dominio, siccome ad una conveniente liberlà religiosa.
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« La nazione Neerlandese dopo la riforma, è stata sempre non solamenle una
nazione protestante, ma conserva ancor
viva la memoria della lotta da essa
sostenuta contro Roma, e si rammenta
rome l’arcivescovato di Utrecht ed i vescovati creati nel 15o9 da Filippo li cadtlerodavanti la costanza ed il coraggio dei
suoi padri ; e sa ancora quanto sangue e
quanti beni costò ad essa una tal lotta. Ciò
essendo, la ristorazione e lo stabilimento
(li una gerarchia romana negli Stati e
sotto il regno dell’illuslre casa della M.V.
non ofienderebhe molti nelle loro più
intime convinzioni? — Due secoli son già
passali, e il tempo e la civiltà bau diminuita la distanza che divideva la popolazione protestante e la cattolica; i diritti
sono stati proclamati e garantiti eguali,
eguale la protezione, eguale la liberlà a
tulli i culti ; ma non perciò il paese ha
perduto il suo carattere di protestante.
« È questo appunto cbe ci dimostra la
storia. — E se in questi ultimi tempi le
pretensioni, il tuono e l’attitudine della
popolazione cattolica romana hanno già
eccitato presso di molti la diiBdenza, e
il disordine, quanto più forte non diverrà
l’antipatia, quanto più profonda non si
farà la separazione, quanto più pericolosa
e perniciosa per il benessere della Patria
non diverrà la lotta quando l’ultramontanismo presentandosi apertamente ed oflìcialmente in cotesta gerarchia si porrà in
faccia al protestantismo come a sfidarlo
e provocarlo a combattere non solamente
sopra il terreno religioso, o sull’insegnamento, o sulla storia, o sulla letteratura,
ma soprattutto sulle attribuzioni delio
Stato?
« Imperciocché egli é certo che, ove
l’ultramontanismo si stabilisce e si diffonde, fa nascere immediatamente, insiemeeoi disprezzo sistematico degli altrui
diritti, una guerra contro il i)roteslantismo. Già i segni di questa guerra si fan
vedere, ed il pericolo di un tale stato di
cose aumenterà certamente, allorquando
la introduzione di questa gerarchia episcopale per la sua unione e concentrazione
fornirà nuove forze aH’ultramontanismo.
n I sottoscritti non aggiungeranno nulla
a tali riflessioni.
n Gli antenati della M. V., ai quali la
Neerlandia deve dopo Dio la sua esistenza
e la sua prosperità, ne hanno fatto una
triste esperienza, e la loro istoria è la
più eloquente di tutte le testimonianze.
n Per tutte queste ragioni i sottoscritti
pregano rispettosamente V. M. che, in
forza del potere accordato al Re nell’articolo 60 delia Costituzione, non voglia
accordare l’autorizzazione di accettare il
titolo, il rango 0 la dignità di vescovo
metropolitano 0 sullragaueo di qualunque paese della patria nostra, allorché
lali cariche sono conferite da uu principe
straniero; c che nello spirilo della Costituzione, che esige la neutralità del Governo verso ogni società religiosa, non abbia luogo per parte del medesimo alcuna
ricognizione del papa di Roma come capo
della Chiesa, ricognizione che ferirebbe i
protestanti.
n l sottoscritti domandano queste cose
con una instanza tanto maggiore, iuquantochè la dignità vescovile impone delle
obbligazioni che si contraggono per mezzo
di un giuramento prestato ad una potenza
straniera; giuramento che obbligai vescovi, anche al giorno d’oggi, a perseguifare secomio le loro forze tutti gli freHH,
8
- ?iOO —
scismatici, ecc., dove l’utilità del eattolicistno romano lo richiegga.
« Pieni di contìdeoiia, i sottoscritti presentano questa supplica alla M. V. con
tutto quel rispetto, ma anche cnn tutta la
gravità ohe esige l’importanza della cosa
e la solennità del momento: e raccomandano la iM. V. al Dio dei loro padri, nel
quale è ogni loro speranza, acciò dia alla
M. V. la sapienza necessaria.
(Segiiono le firme).
Questo indirizzo fu mandato al Re
il 50 marzo con 4528 firme. Pochi
giorni dopo altre 65 tra citlà e comuni
avevano mandali i loro nello stesso
senso. Non furono ricevute che le
firme degli uomini; furono ricusate
quelle di coloro che non sapevano
scrivere, e quelle dei poveri che erano
al caso di ricevere soccorsi dalle diaconie.
Intanto serie interpellanze si movevano dalla camera al ministero ; il
re manifestamente riprovava la condotta dei minislri ; questi davano la
loro dimissione, ed il re bruscamente
l’accettava, creando un nuovo ministero; ora si attende la soluzione
della questione.
Dopo ciò i giornali dei clericali non
cessano dal menar rumore e dire che
essi sono i perseguitati in Olanda. Chi
aveva mai impedito in Olanda il culto
cattolico ? chi avea vietato loro il
proselitismo? e perchè non restar contenti di essere non solo tollerati, ma
difesi e protetti, e volerla invece far
da padroni assolutiÈ una verità dimostrata con 15 secoli di storia, che
il prete non può stare in un paese se
non domina dispotico. E per dirlo di
passaggio, ecco il profitto che ha ritratto il ministero Olandese, che era
pure un ministero che si chiamava
liberale, che aveva la maggioranza,
per aver voluto intavolare accordi con
Roma: esso è caduto vergognosamente,
ed il paese è gettato nei piii tremendi
d isordini, forieri forse di una guerra
civile. Che l’esempio della Olanda
sia fecondo di buoni frutti per gli allri
paesi.
AdWrS lìEI
;3l: ..
Il Cattolico e VArmonia, ci hanno due
settimane sono, regalato ciascuno un articolo sulla benedizione degli Agnus Dei,
che il papa ebbe la degnazione di fare
ultimamente; ma non ci favorirono nè dirci quale è l’origine di tale uso , nè indicarci le virtù di questi Agnus Dei benedetti dal papa. Noi vogliamo riempire la
lacuna lasciala da questi pii giornali.
In quanto alla loro origine essa è antichissima, anzi di molti secoli più anticj
dello stesso cristianesimo. Plutarco ba
lasciato scritto nella vita di Romolo clu’
i fanciulli romani, specialmente quelli appartenenti a famiglie distinte, portavano
al collo appesi dei pezzi di cera conspcrati dai loro pontefici, e fatti in forni:;
di cuore che gli antichi Romani chiam'i
9
vano Rullas, e con ciò que’ superstizios
pagani pensavano di garenlire I proprii figli
contro i sortilegi, e contro le tempeste.
Il cardinale Baronio nei suoi Annali all’anno .'58 confessa tale essere l’origine
degli Agnus Dei presso i cattolici: ecco
le sue parole; « Coloro che sono stati bat« tezzati portano appeso al collo un
IC Agnus Dei per una devozione che è ve<i nula dalla superstizione dei gentili, i
n quali attaccavano al colio dei loro fin gliuoli dei pezzetH di cera che gli ser« vissero di preservativo contro gl’incan« tesimi e le stregonerie ; e siccome queI' sti pezzetti di cera erano fatti in forma
n di cuore per insegnar loro che per es« sere uomini bisogna aver cuore; cosi
« i cristiani portano l’immagine dell’a
1 gnello, acciò imparino dal suo esempio
«'ad essere mansueti ed umili di cuore!»
Pare dunque che non vi possa essere alcun dubbio intorno alla origine degli Agnus Dei benedetti dal papa.
In quanto poi alle loro virtù, esse sono
in più grau numero di quelle dei pagani.
Esse sono espresse nei versi che papa
Urbano V fece imprimere in uno di ess[
cbe mandò in dono nel 1370 all’imperatore di Costantinopoli. Questi versi sono
cosi preziosi che non possiamo astenerci
dal trascriverli.
Baliamus et ranoda cera cum Cbrisraatis UDiìa
Conficìunt agnumquod muuus do Ubi magQuinj
Fulgura «lesursum depeliit, emne molignuni
Peccatum frangiti ut Christi sanguis et aiìgitj
Pr«{jnans servalur, simui nk parlas ribcratur,
Dona deferì dignis, virtiitcm destruct igoia
Portaint muadc de fluclibus eripit undx.
Eccone la traduzione per chi non conoscesse il latino. « 11 gran dono che io ti
« mando consiste in un Agnui Dei com
(I posto di balsamo, di cera vergine im« pastatì col Chrisma. Esso ha la virtù
n di scacciare i fulmini che cadono dal« l’alto. Strangola e distrugge ogni male ligno peccato, siccome il sangue di
« Cristo. Conserva la donna gravida,
« e libera il feto. Conferisce la grazia a
" quelli ohe ne son degni. Distrugge la
n forza del fuoco. E libera dai pericoli
tt dell’acqua coloro che lo portano degnali mente. » E un papa che parla in questa
guisa: il Cattolico e VArmonia diranno
il papa ha parlato la causa è finita ?
RELIQUIE I\ ROMA
Chi non è mai stato in Roma, ovvero
chi non si é occupato in essa di cose religiose, non può mai immaginare quali
rare reliquie si trovino nella ciltà eterna,
nella metà del secolo XIX, vale a dire
dopo che i progressi della critica han fatto
distrùggere tante altre reliquie più rare
ancora. Ma quelle cbe ora vi sono, essendo state tutte dichiarate autentiche dal
papa, nessun buon cattolico può più dubitare della loro autenticità. Ecco dunque un catalogo di alcune di quesle reliquie:
Nella chiesa di S. Croce delta
in Gerusalemme.
II II dito di s. Tommaso apostolo, quello
stesso dito col quale toccò il sacratissimo
costalo di N. S. Gesù Cristo risuscitato. »
Nell’altare di s. Elena, sopra del quale
non è permesso di poter celebrare che al
sommo pontefice ed al cardinale titolare
della basilica, vi sono fra le altre le seguenti reliquie;
« Dei capelli di N. S. Gesù Cristo. «
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n Una gran parte del velo santo, e dei
capelli della Bealissima Yergiue. >'
« Una massa delle ceneri e carbone
uniti in forma di pane cou ii grasso di s.
l.orenzo martire. »
Il Una ampolla del preaiosissimo sangue
di N. S. Gesù Cristo. »
« Un’altra ampolla piena (sic) di latte
della Beatissima Vergine, u
» Del luogo ove Cristo fu battezzato. »
0 II sasso ove l’angelo stava quando
annunziò il gran mistero deirincarnazione
alla Beatissima Vergine. »
« Un pezzetto del sasso dove sedeva
N. S. Gesù Cri.sto quando perdonò i peccati della Maddalena. »
* Del sasso dove il Signore scrisse la
legge data a Mosè sul monte Sinai. »
« Della manna con nui Dio pascolò il
popolo ebreo nel deserto. »
« Uno dei denari coi quali fu pagato
dai giudei il tradimento di Giuda »
In S. Cecilia in Trastevere« Del latte della B. V. Maria ».
In Santi Coma e Damiano.
Il Un’ampolla di latte della Beata Vergine Maria ».
« Della casa di S. M. Maddalena».
« Della casa del profeta Zaccaria ».
In S. Prassede.
Il Della camicia della Vergine Maria ».
« Della verga di Mosè i).
« Della terra sopra la quale passò il
Signor Geiù Cristo nella sua passione ».
« Della canna, e della sponga coll^
quale fu dato a bere al Signor N. G. C. «.
« L’immagine del Salvatore cbe san
Pietro regalò a Pudenzio, padre di santa
Prassede ».
«DeU’asciugatoio col quale Crislo asciugò i piedi ai discepoli i>.
« Dei panni nei quali fu involto il Si
gnore Gesù nella sua nascita ».
'I Della veste senza cucitura del Signor
N. G. Cristo».
«Una delie pietre colle quali fu lapidatp s. Stefano ».
« La colonna alla quale fu legato il N.
S. Gesù Cristo per essere flagellalo ».
In S. Maria in Traspontina.
Il Vi è una immagine del Signore Gesù
Cristo che parlò ai santi Apostoli Pietro
e Paolo mentre erano flagellali.
«Del latte delljei B. V. Maria ».
In S. Maria in Trastevere.
Il Vi è una pietra sulla quale stavano
genuflèssi gli Angeli nel martirio di san
Pietro sul Gianicolo.
In S. Giacomo Scossacavalli.
Il Vi è la pietra sulla quale Àbramo
legò Isacco per sacrificarlo.
In S. Giovanni f» Laterano.
Il 11 capo di s. Zaccaria, confessore e
padre di s. Giovanni Battista,
« Il capo di s. Pancrazio martire, dal
quale per tre giorni e tre notti copiosamente usci sangue mentre questa sacrosanta chiesa Lateranease era io preda
alle fiamme ».
« Tazza nella quale g Giovanni apostolo ed evangelista per ordine di Domiziano imperatore beve il veleno senza
ricevere nocumento, il quale avendolo
poi gustato i suoi ministj’i all’istante caddero morti ».
Il Veste del medesimo s. Giovanni che
posta sopra quelli che erano morti di
veleno subito risuscitavano ».
11
li Del manutergio col quale N. Signor
G. 0. dopo l’ultima cena asciugò le sue
santissime mani ».
<i Del lenzuolo col quale N. S. G. C.
asterse i piedi degli Apostoli».
u Vest» purpurea della quale Noslro
S. fi. C. fu per dispregio vesiito nel palazzo di Pilato, la quale è ancora aspersa
di alcune goccie di sangue ».
«Il velo del capo della Beatissima Vergine Maria col quale la medesima potè a
stento otienere di ricuoprire la nudila
deirUnigeniio suo Figlio, mentre pendeva dal legno della croce, asperso ancora
di alcune goccie di sangue ».
«Sangue ed acqua che uscirono dal
lato di N. S. G. C. mentre pendeva gii
morto dal legno della croee».
!• L’altare ehe usava s. Giovanni Ballista nel deserto '■
« Parte dell’arca dell’antica alleanza ».
« Delle verghe di Mosè e d’Aronne ».
« Prceputium D. N. lesu Christi »,
Noi l’abbiamo già detto più volle e lo
ripetiamo dopo questa enumerazione:
Bnma è perfetlamente logica quando si
oppone con lutli i mezzi alla diiTusione
dell’Evangelo; poiché tra la religione sublime e santificante che si contiene in
questo, e quella che suppongono e che
mirano a propagare siffatte scempiaggini,
vi é la stessa differenza assolutamente
che Ira la luce « le tenebre; se quella
sorge, conviene di necessità che scompariscano queste.
STAMPA CLERICALE.
La l'oiic de la Verité dà la seguente consolantissima notizia : « Ci si scrive da
Roma che i lavori della commissione isli
tuita dal Santo Padre per ricercare nella
Scrittura santa e nella tradizione tulli i
fondamenti sui quali riposa l’universale
credenza della immacolata concezione
della V. Maria, sono al punto di produrre
un resultato che soddisferà pienamente
la devozione del mondo cattolico intorno
al glorioso privilegio della Regina del
cielo. Persone che noi crediamo bene informât;, ci scrivono che già si è cominciata a redigere la bolla pontificale destinata a manifestare all’universo che attende con impazienza l’ineffabile mistero e
l’incomparabile prerogativa della madre
di Dio».
Eccoci dunque alla vigilia d’un nuovo
domma; allorché Pio IX avrà infallibilmente decretato l’immacolato concepimento, bisognerà crederlo sotto pena dell’inferno. Ma noi domanderemo ai signori
clericali : perché la Chiesa del Papa ha
lardato 18 secoli a scuoprire un domma?
Desidereremmo anchesapereda’clericali
su quali passi della Parola di Dio si poggia il prossimo futuro domma: un solo
passo ci basterebbe, raa s’intende che
fosse un po’ chiaro.
Per quello poi che riguarda la tradizione, se non credessimo di essere troppo
indiscreti vorremmo domandarea questi
signori, se è vero o no che i padri della
Chiesa sono i teslimonii della tradizione?
Se ciò è, vorremmo dire: è vero o non è
vero che tulli i padri sono stati contrarii
alla dottrina dell’immacolata concezione?
Per esempio, sono coniro questa dottrina
s. Ireneo, citalo da 5. Agostino nel primo
libro contro Giuliano; s. Cipriano, nella
sua lettera intorno al ballesimo dei fanciulli; Olimpio, vescovo di Siviglia; Gre
I gorio Nisseno, scrivendo contro Novazia-
12
no ; Basilio di Cesarea, scrivendo contro
i Manichei; Giovanni Crisostomo, nella
omelia ad Olimpia ed in molti altri luoghi,
specialmente nei commentarii sul vangelo
di Matteo e Giovanni ; llario nei suoi libri
della Trinità ; Ambrogio nei suoi commentarii sul profeta Isaia, nel suo libro di
Noè e dell'arca, nelle parafrasi del salmo
119 (vulg. H8) e nel sermone della purificazione della Vergine.
S. Agostino poi si mostra così avverso
a questa dottrina che ne tratta, come
suol dirsi, ex professo nel primo e secondo libro contro Giuliano, ove cita tutte
le autorità dei padri che lo hanno preceduto per dimostrare che tutta la Chiesa
fino al suo tempo era stata contraria ad
una tale dottrina. Lo stesso Agostino sì
moslra contrario alla dottrina della concezione immacolata nel lihro delle nozze
e della concupiscenza ai capi 12 eS7 ; nel
libro 10 della Genesi alla lettera cap. 8;
nel libro 6 contro Giuliano cap. 4; nel
libro della natura e della grazia cap. 56,
e nel lihro conosciuto sotto il nome di
opera imperfetta ai capo 122.
S. Girolamo esprime i medesimi sentimenti di Agostino nel libro 2 contro
Pelagio, e nelle sue lettere a Lorenzo
vescovo, e a Dulcidio: S. Fulgenzio, il fedele discepolo di Agostino, nel cap. 6 del
libro deirincarnazione, nega l’immacolato
concepimento della Vergine: dello stesso
parere è Cassiano nelle celebri stie collazioni; s. Remigio sostiene la medesima
dottrina nel commentario al salmo 22 :
la sostengono s. Massimo vescovo, nel suo
sermone sull’assunzione della Vergine;
s. Isidoro di Siviglia, nel libro 1 delle
sentenze cap. 12 e 14; il ven. Beda, nel
cap, 1 dell’Evangelo di s, Luca e nell’o
........* =!=-'" ■-!
melia supermissus est; s. Idelfonso, nel
libro della perpetua verginità di Maria;
Anselmo di Cantorbery, nel libro 2 sul
perchè Dio si sia fatto uomo cap. IS, 16,
e uel libro della concezione della Vergine cap. 2, 13, 17, 19.
Vorremmo domandare di piii a questi
signori, se è vero o nò che ai tempi di
s. Bernardo, che è l’ultimo dei padri, i
canonici di Lione fossero i primi che incominciassero a celebrare la festa della
concezione, e che s. Bernardo, devotissimo
d'altronde della Vergine, si scagliasse
con tutta forza contro questa nuova dottrina? La letlera che s. Bernardo scrisse
ai canonici di Lione coniro la concezione
è ancora fra le sue opere, e se qualcuno
avesse volontà di leggerla è la lettera
174.
Vorremmo domandare finalmente se
è vero o no che parecchi papi infallibili
almeno quanto Pio IX, si s^no pronunciati contro 1' immacolata concezione?
Tali sono, per esempio, s. Leone I, detto
il grande, nei suoi sermoni 2, 4, S della
natività di Gesù Cristo ; s. Innocenzo I,
s. Zosimo, s. Bonifazio, nelle loro lellere
dommaliche contro i Pelagiani. E se cotesti papi che a della di Roma erano santi
ed infallibili han deciso coniro l’immacolata concezione, come Pio IX potrà
decidere il contrario?
La Civiltà Cattolica è sulle furie per
la liberazione deiMa diai: «Quando no
meno ce lo attendevamo, essa dice, nel
tempo il più male scelto, e quando una
tale misura doveva arrecare il più gran
torto alla dignità ed alla considerazione
del Governo toscano, il Gran Duca ha
graziati i Madiai ». Il giornale gesuita
dopo di avere cosi deplorala questa
13
grande disgrazia, favorisce dirci sotto
quali influenze siasi operatala liberazione
dei Madiai: i ministri delle potenze protestanti avrebbero, secondo la Civiltà
Caltolica talmente vessalo il Gran Duca,
rappresentandogli che la sua condotta
avrebbe dato un pretesto ai parlilo intollerante in Irlanda ed in Germania per
vessare i catlolici, che il buon Duca avrebbe dovuto cedere : « e siccome, dice il
pio giornale, i piccoli ed i deboli debbono sempre inchinarsi avanti i forti e
potenti, cosi la fermezza del Governo
fiorentino ha dovuto cedere alle potenze
che si erano unite per trionfare di lui ».
L’Armonia lamenta in un suo lungo articolo, e con ragione, le persecuzioni che la
Chiesa caltolica romana soffre nella Russia.
La persecuzione religiosa è sempre una
cosa infame. Fra le allre persecuzioni di
cui si lagna il pio giornale, vi è la proibizione ai catlolici « di edificare c anche
di rislorare le proprie chiese ». Noi conveniamo ciie''xina tal misura è empia e
barbara ; ma mentre conveniamo in ciò,
domandiamo all’Àrmonia come essa può
lagnarsi dell’imperator di Russia per una
tale misura, essa che l’anno scorso provocava in Piemonte la stessa misura contro il tempio Valdese a Torino? Domanderemo ancora come avvenga che il Papa
sia lanto amico deU’imperatore, il quale
non solo è scismatico, raa anche persecutore della sua Chiesa?
Il Callolico ha menato gran chiasso, ed
ha pubblicati varii articoli sulla propaganda inglese in Italia: egli voleva far
credere che le imposture del prete De Col
avessero qualche cosa di vero. Noi smentimmo da principio la cosa, e dicemmo
che il De Col era un impostore che aveva
voluto abusare della buona fede di alcuni
buoni anglicani ; lasciammo poi che i
giornali clericali gracchiassero a loro posta , persuasi che nessun uomo di buon
senso poteva credere alla esistenya di un
concilio di 300 preti tenuto in Lombardia
senza che la polizia austriaca ne fosse informata. Ecco di fatti che VAnmnia in
un suo supplemento di sabato scorso riporta una lettera del direttore dello studio teologico dell’universilà di Padova,
sig. canonico Francesco Parsila , nella
quale sono smentite viiioriosamente tutte
le imposture del De Col. Il Cattolico, nel
suo numero di martedì, sotto la rubrica
Lombardo-Veneto riproduce la stessa lettera senza alcun commento. È dunque
chiaro che il Cattolico ingannava I suoi
lellori quando gli voleva far credere la
esistenza di fatti chc non han mai esistilo
nè potuto esistere. È dunque chiaro che
l'abb. De Col è un impostore che ha abusato wribilmente della buona fede di uomini chc lo hanno in parte creduto.|Ciò
posto, si rallegri pure il Cattolico, come
faceva, sul ritorno alla Chiesa cattolica
del sig. De Col : sappia pertanto che il
De Col non è sialo mai accettato come
membro di nessuna chiesa protestante,
che è stato sempre quello che è, e il
Cattolico aggiunga pure alla lista de’suoi
ottimi preti il De Col.
NOTIZIE BElilGIOSE
Napoli. — Il giornale ufficiale di Napoli del 6 aprile ha la seguente notizia;
La città di Bari possiede una delle sacre spine della corona del Divin Redentore, che fu depositata nel sacro tempio
dalla pietà di Carlo d’Anjou quando andò
14
a visitare la tomba di s. Nicola. Nel 1842
nel giorno di venerdì santo la preziosa
reliquia grondava sangue alla presenza
di un popolo numeroso, alla testa del
quale era il gran Priore di Bari, l’intero
capitolo, l’intendente, ecc. L’isloria ci
dice che in simili ca^i il gran Priore ha
ordinato che tre giorni innanzi fosse esaminalo lo stato normale della reliquia, e
nello stesso tempo si ofTrissero preghiere
airAllissirao acciò volesse riaprire la fonte
di sua misericordia rinnovando il miracolo
a condanna e confusione degli errori del
tempo. Il religiosissimo atto del triduo
era proceduto in quest’anno con singolare
ardore, allorché circa le 9 pomeridiane si
vide cangiato lo stato della sacra Spina :
del quale cambiamento non solo furono
commossi gli esaminatori (della reliquia),
ma lulli coloro altresì che erano accorsi
per riaccendere la devozione del popolo.
L’ottimo Priore prese allora la determinazione di trasferire la preziosa reliquia
dalla cappella del tesoro a quella del
B. Cuore di Gesù, acciò il popolo avesse
potuto più comodamente venerarla. Era
circa un’ora dopo mezzanotte e si cantava
it 0 Christus miserere », ed ecco che lu
s. Spina coiniocia a grondar sangue. A
lale spcltacolo annunziato fra le lacrime
di una inesprimibile devozione, preghiere
di rendimenti di grazie senza numero sì
innalzavano all’Altissimo. Lo stesso miracolo accadde il medesimo giorno in Andria, ove anche si conserva una sacra
Spina. Questo miracolo ha luogo tulli gli
anni nei quali il venerdì sanlo cade nel
23 marzo. (Christian Times).
Noi saremmo curiosi di sapere perchè
lo stesso miracolo non è actiadulo a Roma
ed altrove ove si conservano delle altre
simili Spine? Vorremmo sapere cosa sì è
fatto di quel sangue che ha grondato ? Si
è sottoposto ad un’analisi chimica?
Ginevra. Società di previdenza perijli
oggetti di consumo. Con questo titolo si è
ultimamente organizzala a Ginevra una
società per opera di zelanti crisliani evangelici. Il suo scopo è di concorrere al
sollievo della classe povera senza offrire
una elemosina, che molle volte avvilisce
0 demoralizza. Fin dall’anno scorso alcune persone caritatevoli di Ginevra tenlaroDO una prova per vedere se il progetto
fosse stalo eseguibile; la prova diede dei
risultati soddisfacenti, e la società si è
ora definitivamente costituita. La socielà
ha un comitato direttore composto, per la
più gran'parte dei delegati delle diaconie,
uomini che per la loro somma probità e
per la loro esperienza sono I più adatti
per provvedere gli oggelli al minor prezzo
e nella miglior qualità possibile. Al comitato direttore si aggiongono i cotnìtaii
ausiliari delle signore, le queli visitano le
case dei poveri per imprimere in esse le
abitudini di ordine e di economia; abitudini di cui le signore Ginevrine sono eccellenti maestre. Le povere famiglie che
vogliono far parte della società depositano
uon meno di 20 centesimi per settimana
nelle mani dei collettori autorizzati, i
quali vanno a prendere i depositi la dO'
menica mattina prima del servizio divino.
1 depositi si fanno nella buona stagione,
specialmente quando i guadagni del povero sono un poco maggiori, e al cominciare deH’invenio i poveri ricevono il
rimborso di quello che hanno depositato
in oggetti di consumo, legna, burro, riso,
patate ecc< La società compra all’ingrossD
cd a pronto contante, e cede ai poveri le
15
derrate al puro costo, vale a dire a un
prezzo assai inferiore di quello che il povero sarebbe obbligato a pagare dai rivendigliuoli : si è falla l’esperienza che il
povero avanlaggia almeno di un 13 p.KM)
oltre al trovarsi una provvisione per l’inverno frullo di piccoli e quasi non avvertili risparmi. Ecco un’opera di carità veramente evangelica!
bcniLTERnA. — Un celebre prete intrigante che corre tutta Inghilterra in
cerca di protestanti per farli cattolici romani, il doltor Cahill, chc dappertutto
portando innanzi il suo titolo di dottore
e disputando con artigiani e donnette,
vantava molte vittorie, si trovò a passare
ultimamente per Glasgow (Scozia): là il
pastore William Henderson sfidò il campione del cattolicismo a pubblica disputa,
il (|uale bravamente si ricusò.
Amebica. — In un’assemblea tenuta in
New-York jier la condanna dei Madiai,
uno degli assistenti fu talmente colpito da
quello cbe si narrava intorno ai maravigliosi effetti prodotti in Italia dalla lettura
della Bibbia, che fece nello stesso istante
rimettere 40,000 dollari alla società Biblica. È in tal guisa che la persecuzione
provoca nuove manifestazioni in favore
della verità. {Semaine religieuse).
Un giornale di Monreale dà i più interessanti dettagli per far cono.scere cosa
costano i preti ai poveri abitanti del BassoCanadà.
Il montante delle decime pagale dalla
popolazione cattolica ai loro preli è almeno di 2,8(Ì0,000 franchi all’anno, lo
che forma per gli ultimi venticinque anni
ima somma di 62,300,000 franchi. L’alto
Canada è esente da questa tassa. — La
perdita di tenipu cagionata alla popolazione
caltolica del Basso Canadá per il gran
numero di giorni festivi in onore di madonne e di santi, oltre le domeniche, è
almeno di cinquanta giorni all’anno. Si
possono contare nel paese 300,000 operai tra i 15 e i 00 anni, i quali perdendo
50 giorni aH’nnno di lavoro, perdono fra
tutli 13,000,000 di giorni, che calcolati
a franchi 1,2o per giorno rappresentano
per il povero popolo del Basso Canadá
una perdita annuale di 18,7o0,000 fr.
che uniti ai 2,300,000 di decime, formano una somma di 21,250,000 franchi
che il popolo perde per i suoi preti. Si
aggiunga a queslo calcolo (¡uello che la
popolazione superstiziosissima del Basso
Canadá paga ai preti per messe cantate,
messe basse, funerali, anniversarii, tridui,
novene, feste di santi e di madonne, battesimi, cresime, matrimonii ecc. ecc., e
si avrà ancora, dice il giornale che noi
citiamo, una somma almeno di 7,500,000
franchi, in lutto 28,730,000 franchi che
costano i preti al povero popolo del Basso
Canada.
Sarebbe cosa assai interessante che
qualche giornalista, dedicalo specialmente agli interessi del popolo, si occupasse
ad avere dati sufTicienli per dimostrare
cosa costa al Piemonle il suo clero.
Asia. Nissuno ignora essere il regno di
Siam uno dei tre grandi Stali dell’ Indocina, contenente una popolazione di 300
milioni d’anime. 11 nuovo re di Siam,
uomo amico al progresso, ha chiesto
che una o più fra le signore appartenenti
alle tre missioni evangeliche di Bangkok
(capitale del regno) insegnassero a leggere, a parlare e a scrivere l’inglese ad
una classe di giovani principesse. Id
conseguenza di ciò, una scuola ove le
16
lezioni sono date da tre di queste signore
è stata aperta nel palazzo, e seguita ad
essere tenuta tutli i giorni, eccettuate le
domeniche. Il fatto che il re si moslra
favorevole ai forestieri, ha altresì procuralo ai missionari l’enlrala iu tutti i palazzi ed in tutte le famiglie del regno,
circostanza che promette all’ Evangelo
nuovi trionli in quelle lontane regioni.
r.RO\ACHETTA POLITICA
Piemonte. Mercoledì p. p., proveniente
da Genova giungeva a Torino lord Minto,
accompagnato dal capitano Elliot suo figliuolo.
— Il Memorandum del nostro Ministero, sulla vertenza pendente tra il Piemonte e l’Austria, ha prodotto a Londra
comc a Parigi una sensazione profonda
e lutla favorevole al Piemonle. « Esso,
dice il Journal des Débats, si distingue
per abile accoppiamento di fermezza e
di moderazione. La discussione della questione del drillo è completa ».
Piemonte. — L’£co della Provincia
Iriense dì la notizia che nella Chiesa di
£. Giovanni in Sale, provincia di Tortona,
è ultimamente mancato il busto in argento
di s. Carlo.
Spagna. Il nuovo ministero spagnuole
non si mostra più favorevole alla slampa
che ¡suoi predecessori. Due giornali sono
stati sequestrati il 19.
FBiBonco. — 11 21 corrente un’orda di
SOOa 500 conladini, fanatizzati dai caporioni della reazione, e guidati dal colonnello federale Perrier, entrarono in citlà e
8’iiupadroDÌroDo del Cuilegio. La Guardia
Civica fu tosto in armi, e li snidò da
quella posizione, facendoli quasi tulli prigionieri. Parecchi sono i morti ed i ferili
da ambe le parti, li capo della sommossa,
colonnello Perrier, venne condannalo da
un consiglio di guerra a 50 anni di lavori forzati.
Danimarca. — La Dieta è stata sciolta
ii di 19. Cotesta misura, benché aspellala
ba prodotto una profonda sensazione. Alla
lettura del decreto di scioglimento, l’Asseniblea rispose; Viva il fíe! ma il pubblico delle tribune fece intendere tre evviva in favore della Dieta.
Olanda. Le nuove elezioni si faranno
il 13 maggio. Il programma del nuovo
gabinetto anoiinzia libertà di culti, ma
una severa sorveglianza perchè non sieno
fatti cambiamenti alle leggi organiche, da
cui è conferito al sovrano un potere esecutivo reale e nou apparente. Il programma termina con un appello alla nazione.
America, — Voi giàsapete
che il clero cattolico, cosi potente in
questa città, tentò neirultiuia elezione
di far soccombere la bella e popolare istituzione delle scuole pubbliche; ebbene,
tutti i ciiladini d’ogni culto, scossi dagli
intrighi del nostro vescovo e dei gesuiti,
si unirono come un sol uomo e votarono
contro i candidati pretini. Un cerio Piati,
campione dei loiolisli, fu sconlillo dagli
slessi cattolici; la maggiorità per le scuole
pubbliche ascende a più migliaia di voli.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
TIP. SOC. DI A. l’ONS B COMP.