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ECO
SIg. PEYROT Arturo
-U, L<xÌhÌvq^
DELLE VALU VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 108 - Xum. 45-46
Una copia Lire 80
ABBONAMENTI
Í
L. 3.500 per l’interno
L. 4.500 per l’estero
Sped. in abb. po.stale - I Gruppo bis/70
Cambio di indirizzo Lire 100
TORRE PELLICE 12 Novembre 1971
.Amm.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33t)94
Un dpo di ndssioiie si è conciuso, senza ritorno
Il past. Franco Davite, che ha rappresentato la Chiesa Valdese all’assemblea parigina, riferisce sul « lancio » della Comunità evangelica di azione apostolica — interdenominazionale e
interraziale — della quale siamo membri: onore e onere
« Non si tratta di una morte, nè del
sabotaggio di una antica società missionaria per sostituirla con chissà che
cosa, ma piuttosto di una staffetta in
cui la stessa fiaccola - quella deU'Evangelo - passa dalla mano di chi l’ha portata finora alla mano di un nuovo
corridore che la porterà più avanti ».
Con queste parole è stata annunziata alla comunità, riunita nel tempio
dell'Etoile a Parigi, la fine della Società delle Missioni di Parigi e l'inizio
della Comunità Evangelica di azione
apostolica (Cevaa).
L’occasione è stata il culto della Riforma, domenica 31 ottobre, nel quale
pastori e laici europei, africani, malgasci e provenienti dalle isole del Pacifico si sono alternati nella liturgia e
nella predicazione. La Santa Cena e
stata distribuita nei banchi della chiesa affollata da membri del Consiglio
di Chiesa e da membri del Consiglio
della nuova comunità di testimonianza evangelica.
11 giorno precedente durante una seduta carica di commozione, peraltro
contenuta secondo le linee della fede
riformata, da europei e da credenti
usciti dalia missione era stata decretata con votazione unanime la fine della Società Evangelica delle Missioni di
Parigi e la sera sX^rano già riuniti i
membri del Consiglici della Comunità
di azione apostolica, nominati dalle
varie chiese che rappresentano di
fatto le comunità riformate di lingua
francese (e affini) in Europa, Africa,
Madagascar e Oceania.
La Società delle Missioni era nata
nel 1822 come filiazione della Società
ili RclSilOÌl. if pi .TiKy CacllpO eli ‘'.liSSlC
ne era stato il Lessuto nell’Africa del
Sud. Il suo periodico, « Journal des
Missions Evangéliques », sorto nel
1826, è oggi una delle più antiche testate francesi. Si era diffusa soprattutto nelle allora colonie francesi, ma
anche in zone di lingua inglese come
lo Zambesi ed il Lesotho, dapprima in
Africa, poi nel Madagascar e nelle isole dell’Oceania, a Tahiti e nella Nuova Caledonia.
Questa società ha ora terminato il
suo lavoro per sua volontà e decisione ed indica per prima una strada che
dovrà essere seguita da altri perché
ha riconosciuto nei suoi missionari e
nei sostenitori europei quanto nei fratelli del III mondo che un tipo di
missione è terminato senza possibilità di ritorno.
Si conclude un tipo di missione.
Che cos’è terminato? La missione
che abbiamo imparato a conoscere da
ragazzi attraverso alle diapositive della « lanterna magica » e che ci trasportava in orizzonti vasti e lontani ,davvero un poco « magici », con le carovane di carri coi buoi dalle lunghe corna, con i François Coillard e gli altri
che andavano a vivere e spesso a morire in quei paesi lontani non solo
migliaia di chilometri, ma anche mesi
di viaggio. Uomini e donne che forse
erano un po’ troppo ottimisti sulla civiltà dei paesi da cui erano partiti (come tutti gli altri delle loro generazioni, del resto), ma che certo non possono essere accusati di aver tenuto un
occhio aperto sul vangelo e l’altro sui
campi di cotone!
E terminata la missione frutto dell’iniziativa di crédenti singoli che operano individualmente od a gruppi, ma
privatamente, nelle varie chiese.
E terminata la missione a senso unico nella quale uomini e mezzi partono dalle chiese di Europa verso il resto del mondo.
La Società delle Missioni ha compreso questo da tempo ed in Europa ha
rifiutato di essere « un gruppo di fanatici della missione che si agitano
davanti alle loro chiese per commuovere la gente e farsi dare i fondi necessari ». In Africa gli europei hanno imparato ad ascoltare la voce di quel
continente e di quelle comunità, deponcndo l’orgoglio di chiese che si
pretendono adulte, e cercando di non
imporre, con l’annunzio dell’Evangelo,
anche il modo europeo di crederlo e
di viverlo. Un fratello malgascio
va in una seduta che gli uomini della
Missione di Parigi avevano capito che
« la missione non è la distribuitone
nel terzo mondo dei "surplus spirituali” dell’Europa ». Credo che sia difficile sentire una valutazione più positiva di questa!
Una sofferta maturazione.
La Società delle Missioni ha vissuto
per anni questa maturazione e le trasformazioni che ne derivano alla dura
scuola di un confronto non sempre facile, reso drammatico dagli avvenimenti che hanno accompagnato la decolonizzazione, dalle reazioni emotive
di europei e africani. Questa maturazione, queste sofferenze ed esperienze
si sono ora tradotte in organizzazioni
nuove che cercano di esprimerle più
concretamente. E così con uomini provenienti dalla vecchia società e con
elementi nuovi è sorta la Comunità
Evangelica di Azione Apostolica che
riunisce su piede di parità 23 Chiese
che vivono in tre continenti e precisamente in Nuova Caledonia, nella Polinesia Francese, nel Lesotho (in pieno
Sud Africa), in Zambia, Togo, Dahomey, Camerún Qrientale, Gabon, Madagascar, Francia, Svizzera e Italia.
Le diverse Chiese hanno nominato
i loro delegati per formare un Consiglio di 19 membri di cui 9 europei sotto la presidenza del pastore svizzero
Eug. Hotz, assistito da tre vicepresidenti: un francese: Jacques Maury,
un camerunese: Jean Rotto ed un tahitiano: Samuel Raapoto; da un consulente teologico; Seth Nomenjo, togolese, da un segretario generale: il
pastore malgascio Rakotoarimanana
e da un amministratore: lo svizzero
Tiercy. Di questo gruppo di persone
solo il segretario generale e quello
amministrativo lavoreranno a Parigi;
gli altri rimarranno nelle loro varie
comunità e saranno consultati normalmente per corrispondenza.
Una struttura leggera
per l’opera comune.
Questa organizzazione « leggera »,
cioè con un minimo di apparato burocratico e di uffici, non sembra adatta
ad un lavoro rapido a causa delle di
stanze e può forse trovarsi in qualche
difficoltà se dovrà una volta prendere
una decisione urgente. Ma con la attuale rapidità di comunicazioni sembra possibile avviare questo lavoro in
cui da una parte si riducono al minimo le spese, poiché non sarebbe giusto spendere in burocrazia il denaro
offerto per la testimonianza cristiana,
e d’altra parte si ha una effettiva partecipazione di tutti al lavoro.
Le caratteristiche della nuova organizzazione sono ir fatti un lavoro a
doppio senso di circolazione nel quale, lo abbiamo ben visto nelle sedute
del Consiglio, il terzo mondo ha un
contributo da dare non inferiore a
quello degli europei in idee, in uomini ed in mezzi. Ho saputo, per es.,
che il bilancio della Chiesa evangelica
nel Togo, che è di circa 50.000.000 di
lire italiane, è coperto per oltre 20 milioni dalle chiese togolesi e l’apporto
europeo copre giusto il lavoro dei collaboratori europei e la spesa dei mezzi da mettere a loro disposizione. Un
altro esempio nei due gruppi di evangelizzazione nel Dahomey, in Africa
ed in Francia, nel Ooitou: la cosiddetta Action ApostoUque Commune, composta da elementi europei, africani,
malgasci e polinesiani; e non è affatto con uno spirito di rivincita che
elementi del terzo mondo evangelizzano in Francia.
Un’altra caratteri.«tica del lavoro in
comune è quella di cercare in ogni
luogo quali sono i modi caratteristici e spontanei di vivere e di pensare
la fede in Gesù Ci’isto, sia nell’Europa secolarizzata che nel terzo mondo
animistico, di fronte al paganesimo
moderno od a C; '..Ilo tradizionalefc
Non a caso il teolc >o del gruppo è un
africano che lavora strettamente in
contatto con tutte le chiese della Comunità.
TJnn .lispostp <#5' 'r.
al neo-colonialismo.
Infine la Comunità cerca di dare
una risposta evangelica al neocolonialismo in atto nel Terzo mondo, un
esempio di libertà di fronte ai conformismi ufficiali, al dilagare della
mentalità di civiltà dei consumi in
^continua a pag. 8)
ma
Riunito a S. Severo il II Congresso FGEI
Non “due anime”
una dialettica interna
Non facile coesistenza fra due linee di azione: nella vita
delle comunità e nella lotta per una nuova società
La Federazione Giovanile Evangelica
Italiana (FGEI) ha tenuto il suo secondo congresso nel Centro Battista di
Santa Severa (Civitavecchia), dal 31 ottobre al 2 novembre scorsi. Subito dopo si sono sciolti, come già aveva fatto
la FUV, il Movimento Giovanile Battista e la Gioventù Evangelica Metodista.
La FGEI rimane dunque l’unica organizzazione giovanile a carattere nazionale che interessi le chiese battiste,
metodiste e valdesi in Italia.
Tuttavia essa non è la pura e sernplice erede delle organizzazioni denominazionali, ma, nel suo carattere aperto, riflette la realtà giovanile del mofhento molto più di quelle. Essa stabilisce un collegamento tra le unioni giovanili, ma anche tra i gruppi che operano al di fuori delle attività ecclesiastiche, cercando forme nuove di testimonianza. Agisce, cioè, in una doppia
direzione: da un lato, si propone di
continuare il lavoro del MGB, della
GEM e della FUV, e quindi cerca di
raggiungere i giovani delle chiese, di
metterli in contatto e dare loro delle
indicazioni per quanto concerne le linee di impegno giovanile nel nostro
tempo; dall’altro si propone di costituire un collegamento per quei gruppi
che hanno scelto l’impegno politico come luogo della loro testimonianza.
La FGEI si muove dunque tra una
serie di problemi che riguardano la
vita delle comunità e una serie di problemi che riguardano la lotta per una
nuova società, e la coesistenza di queste due preoccupazioni non è senza
‘ensi >nl. An"he oerc^'é "iiesta ir'eocc”,pazioni si incarnano in persone diverse,
il cui linguaggio e modo di impostare
i problemi risente del campo in cui
hanno scelto di operare.
Non è certamente il caso di parlare
di « due anime » della FGEI, ma piuttosto di una dialettica interna: una ricchezza che sarebbe peccato perdere.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimMiiiiNimimiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiitiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiMiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiii
Inviata alla Tavola, per il CEC, la somma di due milioni di lire
L'appello India - Pakistan
Le alternative alla nostra iniziativa: ancora i profughi e i disastrati dell India; la lotta al razzismo
Finalmente abbiamo raggiunto l'obbiettivo prefissato dei due milioni di
lire, somma che abbiamo appunto inviato alla Tavola valdese a Roma, con
preghiera di un pronto reinoltro alla
commissione competente del Consiglio
ecumenico delle Chiese, in appoggio al
suo appello per i profughi che dal Pakistan si sono riversati e si riversano
tutt’ora in India.
Abbiamo detto che la suddetta cifra
è stata superata: Vi sono infatti in cassa circa 350 mila lire che costituiscono
un nuovo punto di partenza per il prosieguo della nostra iniziativa che, come
i lettori ricorderanno, si affianca a
quella del « fondo di solidarietà » votato all’ unanimità dal penultimo sinodo.
A questo proposito desideriamo ricordare che questo fondo di solidarietà
non è stato istituito solo (come dice
l’o.d.g. sinodale) « per sovvenire a situazioni di emergenza e di particolare
gravità » ma anche « per contribuire in
modo regolare alla lotta contro il sotto.sviluppo e le sue conseguenze ».
Qra, siccome questa iniziativa vive,
sia pure non molto rigogliopmente,
per le sottoscrizioni dei lettori (attualmente sono circa 380 di cui il 10 per
cento contribuiscono in modo regolare
e costante con cadenza mensile), chiediamo a loro di precisare in quale direzione vorrebbero orientare le loro
contribuzioni.
Secondo il nostro pensiero, sia a livello di giornale che di commissione
nominata dal seggio del sinodo, oltre
alla eventuale prosecuzione di raccolta
di fondi a sostegno del CEC per i profughi pakistani, o per i nuovi urgenti
soccorsi che si rendono necessari a
causa delle nuove catastrofi naturali
che hanno colpito il subcontinente indiano, non possiamo astenerci oltre
dall’appoggiare l’impegno del CEC contro il razzismo, ed in modo particolare
contro il razzismo bianco, quali ad
esempio i sistemi segregazionisti che
vigono e prosperano nell’Africa australe e che riducono le popolazioni locali
a una massa di schiavi a vantaggio del
vecchio e nuovo colonialismo.
E un vero peccato che l’ultimo sinodo non abbia avuto il tempo di affrontare questa grave questione e non abbia di conseguenza potuto affermare
l’impegno antirazzista della Chiesa valdese. Qgnuno di noi sarà comunque
certamente convinto che un credente
non può essere razzista, se vuole essere fedele al comandamento di amare
il suo prossimo e se è convinto, con
Paolo, che Dio ha tratto da uno solo
tutte le nazioni degli uomini (Atti
17: 26) e che non c’è più né giudeo né
greco, né schiavo né libero, né maschio
né femmina, ma siamo tutto uno in
Gesù Cristo (Calati 3: 28).
Ci limitiamo per ora a porre i lettori
e le comunità dinanzi a questa alternativa. Solo una cosa desideriamo precisare fin da ora (cosa che d’altronde è
già stata fatta in varie occasioni): gli
aiuti del CEC ai movimenti in lotta e
vittime del razzismo sudafricano vengono usati — con reciproco accordo —
per scopi di assistenza legale, opere sociali, educative e mediche. Niente « Bibbia e moschetto » quindi, ma cristiana
e fraterna solidarietà (che si deve tradurre in concreto appoggio) con chi è
vittima dell’ingiustizia e dell’egoismo
umani.
Attendiamo le risposte e gli impegni
di tutti coll’intesa — fin da ora — che,
qualora i due orientamenti anzidetti
(e cioè gli aiuti all’India/Pakistan e
l’impegno contro il razzismo) denotassero un certo parallelismo di adesioni,
si porteranno contemporaneamente
avanti le due iniziative.
Ricordiamo ancora che le sottoscrizioni vanno inviate al conto corrente
postale n. 2/39878 intestato a Roberto
Peyrot, Corso Moncalieri 70 - Torino.
Ed ecco l’ultimo elenco delle sottoscrizioni:
Da Torre Pellice; M. Jourdan L. 5.000;
L. Perrou 5.000; M. Pasqualetti 2.000; I. e
T. Pons. 5.000; Sig.re Goss-Dubs 15.000; V.
Ugolini 5.000; G.K.C. 30.000; Una mamma
30.000; fam. Pellegrini Nice 5.000; fam. Occelli 5.000; Pons-Peyronel 5.000; C. Malan
2.000; Due amiche 3.000.
Da Sanremo: L. de Nicola 10.000.
Da Riesi: T. Vinay 10.000.
Da Napoli: E. Tomasetti 10.000.
Da S. Germano: E. Peyronel 10.000: V.
Vinçon Viti 2.000; N.N. con simpatia (ottobre) 5.000; Inno 135, 2.000.
Da Angrogna: R.M.F.C. 1.000; E. Geymonat 1.000.
Da Pinerolo: E. Gay 10.000; R. Breuza
20.000: F. e L. Rivoira 10.000; G. Coucourde 5.000: B. Garro 5.000.
Da Roma: L. e T. Ade 5.000; G. Conti
10.000: V. Vinay 5.000.
Da Firenze: N. Greppi 5.000; A. Billour
5.000; fam. Cannerzo 1.000; E. e B. Spini
50.000; O. Scardino 25.000.
Da Saranno: B. Negri 5.000.
Da Bari: La scuola domenicale 17.000.
Da Ivrea; Colletta chie.sa 25.000.
Da Levante (SP): fam. Immovilli-Terenzoni 10.000.
Da Torino: M. Jon Scotta 3.000; fam. Caruso (2 vers.) 1.000; N.N. Corso Otldone
22/10, 10.000; E. Martini 5.000.
Da Torrazzo: F. Abbena 2.000.
Da Udine: Gruppo giovanile 10.000.
Da Ancona: C. e M. Cericola 10.000.
Da Trieste: In mcm. di M. Rauvich i figli
10.000.
Da Luserna S. Giovanni: G. e L. B. 3.000.
Da Villasecca: Unione madri 10.000.
Da Campobasso: P. Corbo 2.000.
Totale L. 447.000; prec. 1.896.285; totale
generale L. 2.343.285; versate alla Tavola
L. 2.000.000; in cassa L. 343.285.
E incontestabile infatti che un congresso di giovani evangelici nel 1971
sarebbe parecchio noioso, se non potesse valersi dell’esperienza di quei giovani che stanno facendo un lavoro politico. Nel congresso di Ecumene di
due anni fa, e nel congresso di Santa
Severa di quest’anno l’apporto di questi giovani avrà forse turbato lo svolgimento ordinato dei lavori (comunque
a Santa Severa molto meno che ad
Ecumene), ma è stato decisivo per
l’orientamento di tutta la FGEI.
La relazione di Giorgio Gardiol sui
termini reali dello scontro politico di
oggi (pubblicata su « Gioventù Evangelica ») ha fornito una proposta di discussione, con un’analisi che gli interventi di Maurizio Girolami e Giovanni
Mottura hanno ulteriormente approfondito e, su alcuni punti, corretto.
L’indicazione che ne è scaturita, e che
ha ricevuto una conferma dalla relazione di Paolo Spanu su l’impegno e il
suo fondamento evangelico, è che la
condizione per una testimonianza evangelica è lo stare dalla parte del proletariato, il che si traduce nella situazione di oggi nel dire la verità sulle condizioni reali esistenti nella società, e
d’altra parte nel controbattere l’azione
di repressione di tutte le forze che lottano per una nuova società; che oggi è
in pieno svolgimento, determinando un
clima di reazione, da cui neanche le
chiese evangeliche sono esenti.
Naturalmente questo discorso richiede una prosecuzione, e cercheremo su
questo giornale di tornare sulle decisioni più importanti del congresso.
Rfil’Ni’. .P''s'.\G.\0
Gli ordini del giorno
votati dai Congresso
« Gioventù Evangelica »
Il II Congresso FGEI, tenutosi in
S. Severa dal 31 ottobre al 2 novembre 1971,
udita la relazione del Direttore, approva la linea di Gioventù Evangelica
e le proposte di lavoro pubblicate nel
n. 13H4, settembre/dicembre 1971,
raccomanda che, pur mantenendo un
linguaggio tecnico adeguato per gli articoli di ricerca e di dibattito, tuttavia
si dia regolarmente ampio spazio a contributi accessibili nel linguaggio e semplici nel contenuto,
chiede ai lettori di considerare attentamente la possibilità della lettura in
gruppo di GÈ, di continuarla dove è già
stata sperimentata, di tentarla dove
ancora non lo si sia fatto;
conferma la propria volontà di sostenere e diffondere la rivista,
demanda al Consiglio FGEI di rivedere la quota di abbonamento in rapporto alla mutata esigenza di costo (3
contrari, 1 astenuto).
Predicazione
Il II Congresso FGEI, tenutosi in
S. Severa dal 31 ottobre al 2 novembre 1971,
udite le relazioni e il dibattito congressuale, raccoglie l’invito che ne scaturisce a vivere nella concretezza dell’impegno politico la possibilità della
predicazione evangelica,
e raccomanda ai gruppi di avviare,
o di continuare, nelle situazioni locali
l’analisi delle contraddizioni interne alla società, ai gruppi FGEI stessi e alle
comunità, per poter affrontare con piena consapevolezza il problema e la pratica della predicazione. (1 astenuto).
Linea politica
Il II Congresso FGEI, tenutosi in
S. Severa dal 31 ottobre al 2 novembre 1971,
partendo dalla esperienza dei gruppi
e della attività svolta nei centri giovanili, e valutando positivamente i tentativi di confronto con le forze della sinistra che si impegnano per una effettiva liberazione dell’uomo,
ritiene che sia essenziale per l’opera
della FGEI a livello locale e nazionale
impegnarsi su una linea tesa e promuovere un confronto reale e la crescita di
un movimento politico su chiare discriminanti di classe ma senza settarismi, e impegna pertanto i gruppi e il
Consiglio a mantenere e rafforzare questa linea. (3 astenuti).
N. d. r.: siamo costretti a rimandare al prossimo numero la pubblicazione degli altri o.d.g. votati dal Congresso.
2
pag. ¿
N. 45-46 — 12 novembre 1971
T
I
Proseguiamo la pubblicazione dei
messaggi dati la scorsa estate, a cura
della comunità di Aosta, nella cappella di Courmayeur, centrati sull’interrogativo: chi è Gesù?
Gesù non è soltanto il « maestro »
che aiuta i suoi discepoli di tutti i
tempi a trovare la via della verità;
Egli ha anche l’autorità di comandare
agli uomini e alle forze della natura,
di modificare le leggi antiche, di perdonare d peccati. Non per nulla, nelle
sue parole, ritorna costantemente il
pronome io: «Io vi dico...», «Io sono...»!
Le pagine del Nuovo Testamento
hanno conservato un tratto assolutamente essenziale della personalità di
Gesù: l’autorità con cui Egli parla ed
agisce. Ognuna delle scene, narrate dai
Vangeli, descrive la straordinaria « signoria » di Gesù nell’affrontare le diverse situazioni a seconda del momento e del tipo di persone che incontra.
Ciò appare fin dall’inizio quando chiama i primi discepoli a seguirlo (Matteo
4: 19-22).
I Vangeli chiamano questa manifesta
immediatezza del potere sovrano di Gesù la sua « autorità ». Usano questa parola prima di tutto per il suo insegnamento (Matteo 7: 29). In questa parola
« autorità » c’è tutto il mistero della
personalità e dell’influenza di Gesù
quali la fede li comprende. Ma anche
gli uomini, ai quali Egli parla e coi
quali agisce, sono presenti dinnanzi a
Lui in una realtà non artefatta. Nello
incontro con Cristo ogni uomo viene
costretto a uscire dal mondo nel quale
è vissuto e al quale è venuto a presentarsi così com’è. Ciò è vero anche per
noi: quando la parola di Cristo ci incontra, quando Egli entra in contatto
con noi, dinanzi a Lui noi siamo presenti nella nostra realtà; non possiamo nascondere nulla, né le nostre colpe, né il
nostro orgoglio. Non è possibile apparire diversamente da quello che siamo.
L’« autorità » di Gesù appare molto
chiaramente anche nei numerosi dialoghi e dispute dottrinali, nel corso
dei quali Egli vede a fondo nell’intimo dei suoi avversari, disarma le loro
obiezioni, risponde alle loro domande
o li costringe a dare essi stessi la risposta (si vedano i seguenti casi: Giov.
CHI È GESÙ? - 3
Cristo, nostro Signore
3: 1-21; Matteo 12; 1-14; 15: 1-20; 18:
1-12; 21: 23-27; 22: 15-22; 22: 23-34; Giov.
5: 1747; 6: 22-58; 7: 2544; 8: 12-59; 10:
22-30). - In tutti questi casi Gesù può
indurre i suoi avversari a parlare oppure può « chiudere loro la bocca » (Matteo 22; 34). Non diversamente accadrebbe (ed accade) oggi; Gesù vede a
fondo nell’animo dell’uomo del nostro
tempo, disarma le sue obiezioni, lo costringe a parlare o a tacerei
La « signoria » di Gesù si manifesta
anche quando Egli incontra persone
che cercano aiuto. Si sente che da Lui
promanano delle forze meravigliose
per la potenza della Sua parola guaritrice: i malati gli si affollano attorno,
i loro parenti ed amici Lo pregano di
soccorrerli (Matteo 4: 23-25; 9: 5; 51617). Gesù esaudisce, spesso, la loro preghiera... ma può anche rifiutarla o fare aspettare quelli che chiedono e metterli alla prova (Matteo 15: 21-28). Succede così anche oggi: quante preghier>, e invocazioni, apparentemente, non
esaudite! Gesù ci mette alla prova anche nel nostro tempo. D’altra parte
Egli non ci deve niente... agisce per
amore!
Spesso però Gesù è pronto e giunge
più presto di quanto i sofferenti (e noi
con essi) osino sperare (Giov. 5: 1-9).
Frequentemente, nel Suo amore tenapestivo, Gesù travalica in tutta libertà
le barriere che tradizioni e pregiudizi
hanno drizzato e drizzano (Matteo 12:
1-14), perché in Cristo vi è qualcosa
« più grande del tempio », perché « il
Figliuol dell’Uomo è signore anche del
sabato! » Ciò vuol dire che la parola di
Cristo ed il Suo amore non conoscono legge, istituzioni, tradizioni, ordine
stabilito ed altro. Prima di tutto c’è la
parola e l’amore del Signore per gli
uomini.
I miracoli sono l’espressione della
compassione di Gesù per la miseria
umana (Matteo 9: 35-36). Vi è però an
Nuovo Innario Cristiano N.
Nuovo Innario Cristiano N.
Nuovo Innario Cristiano N.
Nuovo Innario Cristiano N.
Psaumes et Cantiques N.
P.saumes et Cantiques N.
42 (1, 2, 3, 4) semiminima 80-96
142 (1, 2) semiminima 69-84
212 (1, 2, 3, 4) semiminima 66-76
262 (1, 2, 3) semiminima 96-108
135 (1, 2) semiminima 69-84
154 (1, 2, 3,) semiminima 96
che un secondo elemento, più importante, nei miracoli: essi sono « il dito
di Dio », una prova della potenza e
dell’autorità di Cristo Signore. Ciò significa, anche per noi, che il Regno di
Dio non è soltanto annunziato con autorità di parola ma è reso visibile da
Cristo in modo concreto nella liberazione dei malati, nella risurrezione dei
morti, nel perdono dei peccati, nel nutrimento delle folle.
E molto importante per noi seguire
questo tratto predominante della autorità di Gesù, egualmente riconoscibile nelle sue parole e nella sua azione.
Così dovrebbe essere anche per la nostra testimonianza oggi.
Ed infatti Gesù non ci parla soltanto da « maestro », ineguagliabile per
dottrina, per sapere, per conoscenza di
Dio o degli uomini... ma ci parla an
che da « signore » che vuole essere ubbidito. Gesù vuole che crediamo nella
sua parola (Giov. 12: 36); vuole che
perseveriamo nella sua parola (Giov.
8: 31); vuole che essa penetri in noi
(Giovanni 8: 37); vuole che non siamo
soltanto degli uditori (spesso dimentichevoli!) ma anche dei facitori della
Sua parola (Matteo 7: 24-27); vuole che
non siamo dei « tralci sterili » ma che
portiamo frutto (Giov. 15: 1-8); vuole
che siamo « il sale della terra » e la
« luce del mondo » (Matteo 5: 13-17).
Gesù è nostro Signore! Ce lo dice tutto il Vangelo. Ce lo dice Lui stesso. Ce
lo diciamo, forse, anche noi! Ma non
basta dirlo: bisogna che ciò sia vero
e confermato nella nostra vita quotidiana.
La vita, l’insegnamento, i miracoli di
Gesù « Signore » non sono fatti a sé
stanti, puramente storici (come potrebbe essere la vita di un grande personaggio dell’antichità) ma è una vita, e un
insegnamento che interessano direttamente e personalmente la nostra vita,
perché tutto dipende dal fatto che crediamo o non crediamo in Cristo Signore.
C’è una parola nella Bibbia: « Maranà thà », che vuol dire: « Vieni, Signore ». Era questa la fede e la speranza
della prima generazione cristiana... ma
era anche la sua vita. Essi sapevano
che Gesù è il Signore non solo dei cristiani ma di tutti gli uomini. Gesù è
venuto per recare il Regno di Dio, ma
anche oggi sono pochi quelli che lo
credono veramente e vivono nello spil'ito del Regno.
La comunità cristiana di oggi, noi...
non possiamo accontentarci della nostra fede, di ciò che abbiamo ricevuto
e di ciò che sappiamo, ma dobbiamo
mostrare i segni della « signoria » di
Cristo sulla nostra vita. E poi volgerci
verso l’avvenire con la speranza che
Gesù diventi realmente il Signore di
tutti gli uomini ed il suo Regno sia stabilito per sempre.
Giovanni Peyrot
iiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiimiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii miiiimìiiiiiiiiiiiii
¡ « L’Amico dei Fanciulli » accusato di
I DEFORMARE LA REALTA’
Il...Ululili...................................... g
Commissione del Canto Sacro |
La Commissione del Canto Sacro propone allo studio delle Corali e delle |
Scuole Domenicali, in vista delle Feste di Canto della primavera del 1972 gli inni ^
seguenti: =
CORALI =
SCUOLE DOMENICALI
Nuovo Innario Cristiana N. 117 (1, 2, 3, 4) semiminima 84-100
Nuovo Innario Cristiano N. 153 (1, 2, 3, 4) semiminima 76-88
Nuovo Innario Cristiano N. 264 (1, 2, 3) semiminima 88-104
« Vieni e canta con noi »
(Agape 1969) Grazie! (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7,) semiminima 108
Psaumes et Cantiques N. 102 (1, 2, 3, 4) semiminima 108
NOTE ED OSSERVAZIONI
Le Feste di Canto avranno luogo, D.v., alle date e nelle località seguenti;
CORALI;
Val Penice: domenica 7 maggio nel tempio di Luserna S. Giovanni
Val Chisone: domenica 14 maggio nel tempio di S. Germano Chisone.
Val Germanasca: località e data della Festa di Canto delle Corali, abbinata alla
Festa di Canto delle Scuole Domenicali, saranno tempestivamente comunicate, previo accordo delle Comunità della zona.
SCUOLE DOMENICALI:
Val Penice: domenica 21 maggio nel tempio di Bobbio Pellice.
Val Chisone: domenica 21 maggio nel tempio di S. Secondo di Pinerolo
L’inno italiano 142 e l’inno francese 135 con l’armonizzazione fedele all’originale (quale risulta al N. 142 del Nuovo Innario Cristiano) saranno trascritti in apposito foglio che verrà fornito ad ogni Corale, a cura della Commissione, in congruo numero di copie.
La Commissione si augura che in tal modo il classico « Inno della Riforma »
venga cantato dalle Corali e, sotto la loro guida, dalle Comunità, con l’armonizzazione ed il ritmo con i quali esso in origine è stato composto.
Gli inni assegnati allo studio delle Scuole Domp.icali sono stampati, a cura
della Commissione in un apposito foglietto. I Pastori potranno ritirare o richiedere alla Claudiana il quantitativo di copie loro necessarie che verrà loro spedito
gratuitamente e franco di porto a partire dal giorno 22 novembre 1971.
La Commissione, tenuto conto del fatto che la lingua francese è purtroppo ignorata da ormai la massima parte delle Scuole Domenicali, ha, con rammarico, ridotto ad uno solo gli inni francesi assegnati, aumentando a 4 gli inni in
^ metronomi a disposizione dei Direttori delle Corali e delle Scuole Domenicali possono essere richiesti: per la Val Pellice al Pastore E. Aime 4, Via Caduti
per la Libertà - Torre Pellice (tei. 91.389); per le Valli Chisone e Germanasca alla
Signora Elinè Quattrini, Perrero (tei 88.05). . „ .
Ogni Corale sarà tenuta ad eseguire alle prossime Feste di Canto: un inno
od un coro, a sua scelta. Le Corali che lo riterranno possibile ed opportuno, potranno eseguire un inno ed un coro, oppure due inni, ambedue di loro scelta.
Ogni Scuola Domenicale è tenuta ad eseguire alle prossime Feste di Canto
oltre arii inni d’insieme, un inno di sua scelta, preferibilmente della raccolta
italiana”o francese; ciò al fine di snellire le Feste di Canto e di ridurne la durata.
I Direttori delle Corali e delle Scuole Domenicali sono pregati di segnalare
con tempestività al Presidente della Commissione gli inni ed i cori scelti per le
esecuzioni particolari alle Feste di Canto. .
Le Corali e le Scuole Domenicali che desiderano ricevere la visita di un membro della Commissione sono pregate di rivolgersi al Pastore E. Aime.
I Direttori delle Scuole Domenicali che intendono far cantare inni a due voci sono pregati di rivolgersi al Pastore E. Aime, onde disporre di un contralto
adatto al canto a due voci e non a quattro voci quale risulta invece sui nostri
Innari. • j- • „
Le Corali desiderose di avere un determinato numero di copie di un inno o
coro poligrafato con duplicatore ad alcool, potranno ottenere quanto desiderano
ed a prezzo modico rivolgendosi tempestivamente al Presidente della Commissione. Si raccomanda vivamente che gli inni da copiare siano leggibili e non contengano errori di trascrizione. . .
II magnetofono portatile a transistors con bobine registrate e bobine regi
strabili è a disposizione delle Corali e delle Scuole Domenicali. Rivolgersi al Presidente della Commissione. ì „
La Commissione invita le Chiese che sinora non lo hanno ancora fatto, a
versare al più presto le quote per il Canto Sacro fissate di comune accordo e
sanzionate dalle Conferenze Distrettuali. • ir'
Alle Corali, alle Scuole Domenicali ed a coloro che le dirigono, la Commissi(>
ne invia il suo saluto fraterno e l’augurio cordiale di un lavoro fecondo, benedetto, compiuto con gioia ed alla gloria del nostro comune Signore.
Torre Pellice, novembre ’71
La Commissione del Canto Sacro
Abbiamo ricevuto dal past. V. Benecchi, della chiesa metodista di Bologna, uno scritto di critica a un articolo recentemente apparso sul nostro mensile per ragazzi; abbiamo
chiesto all’autore e alla direttrice
del periodico il loro parere al riguardo e ci pare che la discussione
sia interessante per tutti.
red.
Il Servizio istruzione - educazione della Federazione ha esposto in
un documento, che è stato diffuso e sottoposto allo studio delle comunità, la sua posizione nei confronti della scuola pubblica italiana. Il documento nella sua analisi
dei contenuti, dei valori, dei metodi
in vigore nella scuola giunge ad una
triste conclusione; la scuola italiana, inculcando il sentimento della
obbedienza, della passività, della
acriticità, non è che uno strumento
di mantenimento dello status quo
nel nostro paese.
Se, in effetti, esaminiamo, per
es. i testi An cuoia dei nostri figli
vediamo che sono densi di interpretazioni errate dei fatti storici,
di silenzi assurdi su argomenti che
potrebbero suscitare un costruttivo e fecondo senso critico fra i ragazzi. Spesso la realtà risulta essere deformata e comunque presentata in modo parziale e retorico.
Ognuno deve essere contento
del suo posto nella società, del suo
lavoro, della famiglia, della scuola
che sono un dono di Dio. Una tremenda deformazione di una realtà
che finisce per essere avvallo di
una società basata invece sullo
sfruttamento e sull’ingiustizia. Ed
il discorso potrebbe essere ancora
sviluppato. Ci troviamo di fronte
ad una logica che un cristiano, che
un evangelico deve rifiutare perché è in evidente contrasto con lo
Evangelo che annuncia la liberazione in Cristo da ogni condizionamento e da ogni mortificazione.
Sembrano forse delle considerazioni ovvie, scontate, almeno quando critichiamo il prodotto di altri.
Eppure, forse senza accorgercene,
e questo è davvero grave, diamo
spesso, noi evangelici, il nostro
bravo contributo perché anche i
nostri ragazzi della Scuola Domenicale diventino dei perfetti ingranaggi di un sistema invece di persone critiche e libere come vuole
l’Evangelo. E una autocritica, di
noi che ci occupiamo delle Scuole
Domenicali, e desidero darne un
esempio eloquente.
I nostri membri di Chiesa conoscono fin dall’infanzia il periodico
« L’amico dei fanciulli ». E un giornale molto caro a tutti noi. Però i
sentimenti non possono compromettere le nostre responsabilità. Il
numero di ottobre contiene un articolo sull’agricoltura: « Invito all’agricoltura » che è un tipico esempio di quella deformazione della
realtà di cui abbiamo parlato più
sopra. L'azienda situata vicino a
Roma di cui si parla è certamente
la Maccarese. Essa viene presentata nell’articolo come un’azienda
modello, con i suoi allevamenti ultramoderni, con i suoi prodotti ortofrutticoli da far invidia a qualsiasi altra azienda. « Cose nuove e
meravigliose » sono definiti questi
ed altri miracoli dell’agricoltura moderna. Cose che entusiasmano, insieme ad appropriate illustrazioni,
i piccoli e sprovveduti lettori del
nostro periodico. Un vero trionfo
della tecnica!
Ma l’uomo, i dipendenti dell’azienda in quali condizioni vivono? Ecco un aspetto di cui si doveva parlare perché il quadro fosse vero.
Ora una recente inchiesta ha stabilito che i dipendenti dell’azienda
vivono in condizioni non dissimili
a quelle in cui vivevano i loro avi:
case cadenti, prive di servizi igienici, mancanza di acqua potabile
ecc. ecc.
L’Evangelo ci insegna a non sacrificare l’uomo per la produzione, ma
a promuovere l’uomo e a liberarlo
da qualsia.si mortificazione.
Certamente se « L’amico dei fanciulli » avesse affrontato, come avrebbe dovuto, anche l’altra parte
della realtà, se l’avesse criticata rivendicando il diritto di ogni uomo
a vivere in condizioni dignitose, forse le cose che si fanno in quella
azienda sarebbero apparse meno
« meravigliose », ma si sarebbe almeno tentato di annunciare l’Evangelo. Ed è questo, credo, che un
periodico evangelico, anche per fanciulU, dovrebbe fare.
Valdo Benecchi
Risponde l’autore dell’articolo
incriminato: «Venga al Maccarese ! 3)
Ero stato invitato a scrivere un
breve articolo per L’Amico dei Fanciulli con lo scopo di interessare
i bambini della scuola domenicale
aU’agricoltura, attività ormai in disuso, ma poiché sono un agronomo non potevo che scrivere qualche cosa di tecnico. Questo ha dato fastidio al mio bravo ed attivo
pastore di Bologna, che voleva invece trattassi di politica agraria,
nel senso che a lui piace e che, con
un po’ di buona volontà, riuscirebbe a fare diventare l’Amico un
« Nuovi tempi per l’infanzia ». Non
capisco questa sua pretesa proprio
da me, dato che so bene, per
esperienza familiare, che il pastore Benecchi non ha ancora politicizzato la sua scuola domenicale e
che comincia solo col catechismo
a riempire la testa dei ragazzi delle sue sagge ideologie con ripetute
lezioni sul marxismo-leninismo, sulla lotta continua, sul razzismo, sul
Vietnam, sugli americani che uccidono donne e bambini, sul capitalismo e sulla orribile miseria che
regna in questo nostro povero
paese.
Ma proprio da me voleva uno
scritto conformista quando egli sa
bene che io — orribile a dirsi! —
dissentivo quando egli faceva propaganda presso i suoi catecumeni
perché sconvolgessero l’Università
nella quale insegno, e creassero
quel caos e quei danni ingenti ai
quali solo l’energia di un coraggioso magistrato metodista ha posto
fine in Italia?
Ma un’altra cosa mi ha meravigliato: il pastore mi attacca su
una azienda che mi sta particolarmente a cuore, perché ne sono il
responsabile diretto, quella di Maccarese, che è forse la più bella e la
più socialmente avanzata azienda
agricola italiana. Gli ho raccontato di quella azienda, ma 6gh ha
preferito raccogliere le notizie faziose e travisate de « L’Unita », il
quotidiano più falso del nostro
paese, ma che risponde in pieno
alle sue idee ed a cui crede ceito
più che ai suoi parrocchiani.
Ma via signor Benecchi! Venga
una volta a Maccarese, che del resto i romani ben conoscono, e vedrà che dovrà ricredersi e forse
anche farà qualche peccatuccio di
invidia nei confronti di quei Lavoratori ai quali nulla manca per un
vivere civile ed avrà ad apprezzare qualche modesto sforzo di un
suo membro di chiesa, sia pure
moroso, ma che lavora anche quando gli altri Lavoratori dormono e
quando Lei pure dorme o fa le borghesissime ferie, sognando le baggianate dell’Unità!
Remigio Baedoni
...e la direttrice del mensile:
C< Ciò che più mi sta a cuore
è la difficile pedagogia del discernimento biblico »
Sottoscrivo la prima parte della
lettera del past. Benecchi (salvo l’affermazione che si tratta di una « autocritica ». No: è una « critica »,
evitiamo, per favore, ogni retorica!).
Sforzarsi di inculcare nei ragazzi il « senso critico » è per me un
problema che risale a molto prima
di quando si è cominciato a usare
questo slogan nel senso di criticare la società borghese attuale.
Non si scopre il protestantesimo
senza scoprire la posizione critica
verso l’umano j^^e, se vedo bene,
la Scrittura ^hiwma « discernimento » riconsscenàola dono di Dio,
quindi unicamente in rapporto con
Lui. Sarebbe abbastanza facile inculcare nei ragazzi un senso critico verso una società in nome di
un’altra società, sarebbe lineare,
ma poiché l’Evangelo certo non si
identifica con nessuna società, davvero lo spirito critico, il biblico
« discernimento » è una diffìcile pedagogia. Sarà forse solo l’Evangelo stesso, meditato, sofferto, amato a rendere i ragazzi (e noi) liberi
nei nostri giudizi, a non fare di
tutti noi dei « perfetti ingranaggi
di un sistema » qualsiasi.
Trovo però un po’ pesante la seconda parte della lettera, l’accusa
che L’Amico dei fanciulli « deformi per loro la realtà ». Non più tardi del mese di settembre pubblicavo un trafiletto sul problema, forse non molto sentito nelle città,
ma interessante per i miei amici
lettori delle montagne (e noi vaidesi abbiamo un largo strato di
lettori nelle Valli a cui non sempre la nostra stampa adulta dedica attenzione), sullo sfruttamento
dei « pastorelli » che sono quei molti ragazzini degli alpeggi a cui nessuno bada. Non più in là del prossimo numero, un professore della
università di Ginevra ci racconta
con dignitosa e fine sobrietà, conscio della sensibilità della psiche
infantile, la diffìcile situazione dei
bambini dei migranti. E da anni
che tentiamo una modesta educazione sociale anche se temiamo che
i ragazzi sorvolino questi problemi che non sentono ancora molto,
ma che ci sembra indispensabile
affrontare. Certo ci sono molti contadini che vivono la situazione denunciata dal past. Benecchi, forse
non in una grande azienda statale di
pianura, ma in zone sottosviluppate
dove i problemi si accavallano. Noi
non avevamo però programmato
queU'argomento stavolta. Avevamo
proprio desiderato far sapere ai
giovanissimi delle campagne « le
cose nuove e meravigliose » che la
tecnica sta inventando per aiutare
l’uomo nel suo lavoro dei campi e
nella ricerca della sua dignità. Riconosco che mi piacciono queste
rivoluzioni pacifiche e positive, ma
avevo bisogno di dati e ho chiesto
di parlarne a qualcuno di competente, perché a volte i nostri slanci generosi non bastano, devono
essere documentati da fatti.
Se dei professori di università
piuttosto affaccendati (tre, quest’anno) sono usciti dal loro splendido
isolamento per dedicare alcune pagine delle loro competenze ai ragazzi delle nostre chiese, non mi
resta che ringraziarli pubblicamente anche da queste colonne.
Berta Subii.ia
P.S. - Colgo l’occa.sione per far notare che — purtroppo — anche per
« L’Amico » il canone d’abbonamento è cresciuto; L. 1.000 per l’intero
Ò.250 sostenitore) c 1.200 per l’estero (1.500 sostenitore).
3
T
12 novembre 1971 — N. 45-46
pag. 3
Cronaca delle Valli
VAL PELLICE
Frattura nel Consiglio di Valle
VAL GERMANASCA
Agape; Un ricliianio alla nostra responsabilità
Abbiamo pubblicato nel numero precedente le due lettere dimissionarie dei vicepresidenti del Consiglio della Val Pellice. Riprendiamo in
questo numero l’argomento, in seguito alla seduta straordinaria che
ha avuto luogo il 28 ottobre, offrendo ai lettori una breve cronaca degli argomenti emersi in quest’ultima seduta tenendo conto anche del
silenzio totale del « Pellice » su questo argomento. Infine ci impegniamo ad informare i lettori sugli sviluppi della crisi che si cercherà
di arginare sin da lunedì 8 novembre in una nuova seduta del Consiglio. Siccome il giornale va in macchina prima della suddetta riunione
ci riserviamo di ritornare sull' argomento la prossima settimana.
Abuso di potere?
Diciamo subito che il modo con cui
il presidente Martina ha indirizzato il
dibattito non ci è piaciuto; e questo
non solo per il tono fortemente scorretto, denso di gratuite insinuazioni,
accuse di falso, che ha rivolto ai dimissionari senza poi portare delle
prove convincenti, ma soprattutto per
l'indirizzo demagogico che ha dato alla riunione. Demagogia vuol dire falsa democrazia; ed è in questa linea
che ci è parso si sia iniziato il dibattito. Innanzitutto il presidente ha inserito n ciò che dovevano essere delle
semplici « comunicazioni del presidente » la sua arringa contro i vicepresidenti dimissionari ed ha avanzato la
richiesta di votare subito la mozione
di fiducia al presidente cercando abilmente di forzare le cose. In un secondo tempo, in seguito ad una proposta
deH’avv. Gay che doveva essere messa
ai voti, il presidente non l’ha neppure
presa in esame ed ha. proposto di mettere ai voti la mozione di fiducia al
presidente. Per ultimo, prima ancora
che l’assemblea avesse deciso « se *
passare ai voti o rimandare la cosa
in seguito al ritiro temporaneo delle
dimissioni dei vicepresidenti, il presidente aveva già ordinato la distribuzione delle schede mentre numerosi
interventi di distensione ed in favore
del rinvio erano ancora in atto. Senza voler continuare su questa linea,
ci pare che questi fatti siano alquanto
significativi e non sapremmo trovare
un altro termine per definirli se non
con la parola demagogia. Ma veniamo
ora ad una cronaca della seduta.
Parole dure...
Il presidente Martina dichiara subito che farà un’esposizione « dura » dei
fatti che hanno portato alle dimissioni dei vicepresidenti. Esposizione che
ha il duplice scopo di controbilanciare
la circolare inviata dai dimissionari
ai colleghi Consiglieri e di difendere
la linea politica da lui seguita e che è
stata quella programmatica. Se questa linea da lui seguita non è più condivisa dall’assemblea, chiede che ciò
venga sancito da un voto di sfiducia.
In altri termini anche il presidente
rassegna le dimissioni. Quindi, dopo
aver lanciato pesanti accuse contro i
dimissionari rei di aver diffuso sulla
stampa le loro lettere dimissionarie
(l’informazione è colposa?) contesta i
punti della lettera citata: 1) sostiene
di aver convocato più riunioni di
giunta in 10 mesi che la precedente
amministrazione in 4 anni; 2) dice di
aver sempre fatto ampie comunicazioni alla giunta, pur ammettendo di ave.
re tenuto per sè, per « approfondirle »
le relazioni dei tecnici (bonifica montana-assistenza).
Quindi richiama i punti del programma: 1) sulla scuola: il consorzio
è stato realizzato; 2) sull’assistenza, di
cui prevede un rilancio dopo le necessarie indagini conoscitive; 3) sull’ambulatorio e ospizi di zona, e qui l’assemblea viene a conoscenza di iniziative personali e di contatti « ad altissimo livello» (?) del presidente.
Dopo queste « comunicazioni » del
presidente fanno seguito gli interventi dei consiglieri.
Molte parole, pochi fatti
Il consigliere Chiapperò, dopo una
dichiarazione di voto favorevole per
« disciplina di gruppo », dice però di
sentirsi più spesso vicino alle tesi della minoranza (socialista) che a quelle
rappresentate dalla maggioranza (DC,
PLI, PSU) moderata che ha appoggiato il presidente e nega poi di essere
stato strumentalizzato dalla minoranza.
Segue l’intervento del sindaco Baridon di Bobbio che, dopo aver lamentato lo stile « rissoso » del presidente cd esortato a procedere con un
dibattito sereno, puntualizza il suo discorso affermando che in un anno di
attività i vicepresidenti .sono stati tenuti al margine e che vi è stata una
sola riunione di Consiglio di presidenza, per altro « sollecitato » dai due vicepresidenti. Visto lo stato di cose
che rende inutile e sterile la loro posizione di vicepresidenti senza incarichi, conferma le dimissioni.
Segue l’intervento del consigliere
Cotta il quale ricorda che in un Consorzio si deve cercare una comune volontà di lavoro e termina il suo di. .scorso moralistico negando una funzine particolare ai vicepresidenti, riferendosi allo statuto.
Il sindaco Stefanetto insiste nella
inconsistenza della carica di vicepresidenti e si ricollega all’intervento di
Baridon.
L’intervento successivo di Delpero
difende la passata amministrazione
più volte tirata in ballo per controbilanciare la crisi della amministrazione presente, ritiene che non si stia facendo abbastanza per la situazione
economica attuale, fattasi particolarmente pesante.
L’avv. Bert fa presente che l’unanimità del 1965 è orma lontana e che la
unità dei servizi è tutt’altro che in via
di realizzazione pur essendovene le
premesse. Si sono poi sprecati dei mesi nel non aver approfittato tempestivamente delle provvidenze previste
dal « decretone ».
Interventi distensivi
Dopo questa prima serie di interventi in cui le posizioni si erano irrigidite, seguono una serie di interventi
di distensione che si sforzano di addolcire le posizioni senza però, a nostro avviso, entrare nel merito dei veri problemi che si sarebbero dovuti
discutere.
Accanto ai ridicoli interventi del
consigliere Chiomio che sostiene che
nel Consiglio di Valle non si deve parlare di politica (!) ci sì orienta poco
a poco su una posizione che chiede ai
vicepresidenti dimissionari di ritirare
le loro dimissioni e di rinviare la cosa
mmiiiiiiiiiiimihfiiiiimiiiimiiinihiimiiiiiiiiimimmi
Italia paeae cattolico
In Italia è superfluo chiedere se la
popolazione è cattolica. Il censimento in atto nei vari comuni chiede alle
nostre famiglie se hanno il gabinetto
in casa o fuori casa, ad uso proprio
o comunitario, ma si guarda bene dal
proporre delle domande riguardanti la
confessione religiosa.
Va da sé che l’opinione pubblica italiana sa che esistono delle minoranze
non cattoliche; ma forse non è per
mancare di rispetto a queste minoranze che manca la domanda sulla religione. C’è da vedere dietro a questa
mancanza un’abile mossa della politica vaticana che ha dei forti timori e
ben fondati sull’utilità di una simile
inchiesta. Procedendo in questo modo
si scoprirebbero probabilmente alcuni milioni di persone che pur non
rientrando nel numero delle minoranze evangeliche non ingrasserebbero il
numero dei cattolici. Ma il Vaticano
non vuol certo perdere le sue pecorelle in questo modo...
in seguito ad un prossimo chiarimento interno di posizioni.
Il sindaco di Luserna S. Giovanni
Martina, fratello del presidente, contribuisce al clima di distensione ammettendo che se i vicepresidenti hanno avuto dei buoni motivi per dimettersi, la motivazione di fondo è innanzitutto da ricercarsi nello statuto del
quale propone una revisione delle attribuzioni. Il sindaco di Villar Pellice
Frache fa presente, ricollegandosi all’intervento di Bert, che la ricerca dell’unanimità è fondamentale per poter
procedere seriamente nel lavoro del
Consiglio di Valle e ribadisce che il
presidente nulla ha fatto per cercare
questa collaborazione ed ora per uscire dall’impasse in cui ci si trova dovrebbe ritirare il voto di fiducia.
L’avv. Gay si dichiara contrario allo scontro frontale sul voto di fiducia
e con lui i Consiglieri Agli e Tarditi i
quali si allontaneranno dall’assemblea
al momento delle votazioni forzate
dal presidente.
Replica del presidente
Il Sig. Martina fa presente che la
revisione dello statuto potrà forse essere utile ma per il momento occorre
lavorare di comu'ne accordo! !) fra uomini non di parte ma «sensibili» alle
stesse esigenze, ed il problema immediato è quello dell’occupazione. Quindi si rifiuta di ritirare la mozione di
fiducia se vengono accettate le dimissioni dei vicepresidenti.
Fanno seguito numerose pressioni invitanti i dimissionari a sospendere le dimissioni ed infine il sindaco Baridon si dichiara disposto a ritirare le dimissioni con riserva di ripresentarle qualora- la situazione non
si sblocchi entro un breve margine di
tempo.
A questo punto il presidente dichiara di « inchinarsi » alla volontà della
assemblea ma sottolinea la sua visione « personale » della crisi affermando che vi è nell’assemblea una rottura di fondo e non c’è motivo di sperare in una facile ed improvvisa ricucitura; la divisione è una divisione
di fondo! Il sindaco Stefanetto trae
le conclusioni d.n' discorso dichiaratamente provocatorio del presidente
e riconferma quindi le dimissioni.
Seguono le votazioni con i seguenti
risultati: 19 a favore della mozione di
fiducia al presidente, 10 contrari, una
scheda bianca, tenendo conto che tre
membri del Consiglio erano usciti dall’assemblea prima delle votazioni.
Quindi si passa ai voti per l’accettazione delle dimissioni dei vicepresidenti che vengono accolte con 18 voti
a favore, 10 contrari, 2 schede bianche.
Divisione voluta
Certamente la divisione esiste ed è
netta; in questo il presidente Martina vede giusto. D’altra parte d’ora
innanzi non potrà più accusare i socialisti di non voler collaborare, dal
momento che i vice-presidenti socialisti avevano accettato di ritirare le
dimissioni e sono poi stati praticamente costretti a riconfermarle in seguito ad un intervento di rottura dichiaratamente voluta dal presidente
stesso!
Pubblichiamo soltanto ora, non essendo uscito il nostro settimanale la
scorsa settimana, una lettera aperta
alle Comunità Valdesi delle Valli pervenutaci dal gruppo residente di Agape. Ci rendiamo conto da una parte
dell'anacronismo di alcuni temi che
vengono posti alla nostra attenzione,
tra cui lo sciopero degli operai della
Nuova-Fast che hanno ormai ripreso
il lavoro, dall'altra ci sembra che i
temi di fondo che questa lettera aperta ci propone vadano ben oltre la
particolare situazione di un caso come quello menzionato sopra. Si tratta, in fondo, di un appello alla nostra
responsabilità di uomini credenti di
fronte alla situazione di sfruttamento in atto attorno a noi. Nella misura
in cui sappiamo lasciarci interrogare
dall'evangelo la nostra risposta a questi problemi non sarà una rassegnazione passiva ed un disinteresse qualunquista ma una reazione attiva e
vivente di testimonianza.
LETTERA APERTA
ALLE CQMUNITA’ VALDESI
DELLE VALLI
Cari Fratelli,
anche il Pinerolese è investito da
una grave crisi di carattere economico-strutturale. Lo possiamo facilmente constatare all’E’TI di Perosa Argentina che sta cercando di ridurre il più
possibile il proprio personale, per poter attuare una ristrutturazione dei
propri impianti che meglio risponda
alle esigenze di profitto.
Lo vediamo alla Marini di Luserna
S. Giovanni, che sta per esaurire la
sua ultima commessa e non sembra
avere altre prospettive di lavoro.
Il prezzo di questa crisi non viene
pagato dai padroni, ma dal proletariato. Lo pagano gli operai con l’aumento del costo della vita, l’aumento
dei ritmi di lavoro, con gli infortuni,
i licenziamenti, la repressione.
Lo pagano i contadini che sono costretti ad abbandonare la terra per
non morire di fame, costretti a diventare emigrati o pendolari.
L’esempio più evidente di tutto questo, Ce lo offre la Nuova Fast di Cumiana. Ecco il quadro che essa ci presenta:
1) ambiente di lavoro: moltissimi
infortuni e malattie professionali;
2) bassi salari: 435 lire l’ora;
3) mezz’ora di sosta pei la refe
zione non pagata;
4) busta paga non regolare in cui
mancano spesso delle voci per cui ne
risulta impossibile il controllo.
Da quindici giorni gli 83 operai della Nuova Fast sono in scipperò ad oltranza per costringere il padrone a
rendere più umane le condizioni di
vita e di lavoro. Essi chiedono:
— il rispetto e l’applicazione delle leg.
gi e dei contratti;
— la conquista di un salario decente;
— la conquista del diritto a non essere più considerati « carne da macello » essendo molto numerosi gli
infortuni.
SILENZIQ
Di fronte a questa situazione, dobbiamo purtroppo notare ancora una
volta il silenzio delle comunità valdesi. In molte comunità cattoliche di Pinerolo ci si è mossi, si è presa conoscenza del problema della Nuova Fast,
si sono tenute assemblee e si sono
prese iniziative. Nelle comunità vaidesi è stato distribuito un volantino
la domenica 24 ottobre all’uscita dal
culto, e la reazione è stata in massima parte la solita: un’indifferenza
completa, accompagnata dall’osservazione che il volantino non aveva nulla a che fare con il culto.
Dobbiamo cercare di capire la ragione di questa indifferenza: una risposta facile sarebbe che quando non
siamo toccati direttamente nei nostri
interessi non ci muoviamo. Ma non
crediamo che i membri delle nostre
comunità siano talmente incapaci di
solidarietà.
MQTIVAZIQNI
L’indifferenza e l’immobilismo di
fronte alla crisi economica della nostra zona e di fronte a situazioni di
palese ingiustizia come quella della
Nuova Fast ci sembrano dovuti a due
motivi:
— Il primo motivo è che molti
membri delle nostre comunità non
sono operai, e tendono, anche inconsciamente, all’ordine e alla tranquillità; di fronte a questo atteggiamento
non c’è che una cosa da dire: non è
un atteggiamento conforme alVevangelo; il credente è un uomo che non
ha la sua dimora fìssa su questa terra; ciò di cui si preoccupa non è la
tranquillità, ma il servizio ai fratelli. C’è in questo periodo una ripresa
di egoismo che paralizza la testimonianza cristiana: ognuno pensa a difendere le proprie posizioni; nessuno
è disposto a mettere in gioco quello
che ha, per dare qualche segno di vita
nuova in questo mondo invecchiato.
— Ma questo motivo non sarebbe
sufficiente per spiegare l’indifferenza e
rimmobilismo dei cristiani. In effetti
questo atteggiamento è condiviso anche da molti operai delle nostre comunità, i quali non vivono certamente in una condizione di benessere borghese. Quindi il secondo motivo ci
sembra essere un profondo senso di
impotenza davanti alle forze economiche e politiche che dominano la nostra società. C’è da dire che le tendenze dominanti non sono facilmente
rovesciabili e che la condizione di subordinazione e di sfruttamento in cui
sono tenuti i lavoratori non sarà eliminata dall’oggi al domani. Come cristiani, siamo abbastanza realisti per
dire che una piena giustizia non sarà
mai realizzata sulla terra. Ma se di
fronte a questa realtà prendiamo un
atteggiamento ripiegato e rassestato
non testimoniamo l’evangelo. L’evangelo è annuncio dell’azione di Dio contro l’ingiustizia che domina sulla terra, è annuncio che un mondo nuovo
è iniziato.
Se prendiamo sul serio questo fatto, non possiamo più rifiutarci di leggere un volantino che parla della Nuova Fast, o essere scettici di fronte all’azione più ampia contro la condizione generale di sfruttamento degli
operai.
Per il momento, le nostre comunità,
nella loro parte più attiva, continuano
a lavorare a ciclo chiuso, per il proprio mantenimento; se cominceranno
a fare qualcosa per la situazione in
cui sono, che lo vogliano o no, inserite e compromesse, se comincertmno
a liberarsi dallo spirito di impotenza
che le paralizza, per dar luogo a iniziative concrete di testimonianza cristiana, sarà questo un segno che esse
sono veramente animate dalla potenza dell’evangelo.
Il gruppo residente di Agape
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiimiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiniiMiiiiiiiiiiiMiiiimiiiiMi iiiiiiiiiiiiiimiiiiiiii
L'AGRICOLTURA NEL PINEROLESE
A chi serve l’indirizzo politico della
Coldiretti?
Chi avrà la possibilità di organizzare le cooperative agricole? I piccoli
coltivatori diretti con scarso peso politico o i grandi proprietari terrieri
che hanno la possibilità di concorrere con le industrie latteo-casearie?
Queste ed altre domande se le sono
poste i partecipanti al convegno organizzato dalle ACLI e dai GGC (Gruppo Giovani Coltivatori) a Cavour domenica 31 ottobre scorso sulla cooperazione in agricoltura.
Nella relazione introduttiva, Bergese
della Coldiretti ha sottolineato l’mportanza e la necessità della cooperazione in tutte le forme: gestione delle
aziende e delle macchine, cooperative
di acquisto e di vendita dei prodotti
(specialmente su quest’ultimo punto
si sono svolti gli interventi). Secondo
Bergese, la « grande malata », cioè
l’agricoltura italiana è peggiorata con
il MEC; uno dei motivi è perché non
avendo organizzazioni cooperativistiche si è trovata in svantaggio rispetto
agli altri paesi. I tentativi di cooperazione non riusciti (cantine sociali,
ecc.) sono in gran parte colpa degli
agricoltori non preparati a queste cose, ed in parte per il fatto che una
cooperativa da sola ormai è impossibile che funzioni, ma deve a sua volta
essere legata ad altre cooperative per
avere un maggior potere contrattuale
e quindi una maggior capacità di entrata sul mercato. Sempre secondo
Bergese le aziende che vogliono formare una cooperativa devono essere
radiografate da tecnici competenti in
modo che siano respinte se non rispondono a determinate esigenze, abbiano cioè certe dimensioni e capacità produttive. Le piccole aziende spezzettate non avendo queste caratteristiche sarebbero fallimentari e non
funzionali ai fini della cooperativa. Nel
concludere Bergese ha dichiarato che
i coltivatori devono rimboccarsi le maniche e partire d’urgenza su questa
strada.
Difficoltà.
Negli interventi i soci della cooperativa delle ACLI di Cavour hanno rilevato le difficoltà incontrate nell’organizzazione e nella gestione delle loro cooperative; questo per l’impreparazione degli agricoltori, ma soprattutto per l’indifferenza dei politici e
della Coldiretti i quali non solo non
li hanno aiutati ma in certi casi perfino ostacolati. Evidentemente la cooperativa non interessava, non potendo
essere strumentalizzata ai fini della
propaganda politica. Inoltre sempre
secondo un socio, la cooperativa di
Cavour, se ha dei limiti, è perché non
si sono mai fatte delle imposizioni, si
è sempre lasciata ai soci la libertà di
aderire oppure no, cercando prima
dell’interesse la preparazione e la formazione dell’uomo. La cooperativa deve essere al servizio dell’uomo, e non
come spesso si fa, o si vuole fare.
l’uomo al servizio della cooperativa.
A questo proposito si è accennato alla Federconsorzi la quale essendo
sfuggita alla gestione diretta dei contadini, non fa più i loro interessi ma
addirittura i prodotti si pagano più
cari che altrove.
Il consigliere regionale Bertorello,
vice-presidente della Coldiretti di Torino, difende la Federconsorzi dicendo che non funziona per l’enorme apparato burocratico ma assicura che si
lavora per il miglioramento.
Il delegato provinciale dei GGC, Getterò, parla delle iniziative di stimolo
intraprese dai gruppi della Provincia
per incoraggiare la cooperazione ed
il concreto risultato ottenuto nella
battaglia per favorire la vendita al
minuto sui mercati generali di Torino.
Il rappresentante della commissione prezzi CGIL, CISL e UIL di Torino, Qrtona, ha affermato che sono necessarie le cooperative perché i rappresentanti dei consumatori (consrigli
di fabbrica, quartieri, ecc.) abbiano
dei punti di riferimento, per incontri
di base. Anche l’intervento di Qrtona,
come già altri precedenti, rileva che
è più facile organizzarsi nella distribuzione dei prodotti orto-frutticoli
perché si prestano alla distribuzione
diretta, mentre per i prodotti zootecnici è molto più complicato, specialmente per la carne (ma d’altra parte
incoraggerebbe a produrne di più perché è uno dei pochi prodotti che nell’ambito del MEC non ha eccedenze).
Interrogativi non risolti.
Qualcuno fa poi notare a Bergese
che il suo discorso sulla trasformazione delle grandi aziende in cooperative efficienti, è molto bello, peccato
che la realtà della nostra zona non sia
tutta così, difatti l’area ecologica pinerolese comprende anche 25 comuni
in montagna e 11 in collina. Tutte le
aziende di questi comuni con un buon
numero di quelle della pianura non
rispondono alle esigenze poste nella
relazione. Che faranno le piccole aziende? Nessuno risponde a questo interrogativo. È forse molto scomodo da
parte della Coldiretti rispondere e
spiegare perché sino ad oggi ha fatto
la politica della meccanizzazione e
concimazione per risolvere i problemi. « Concimate e attrezzatevi, abbiate fiducia che Bonomi vi farà avere la
ricomposizione fondiaiia, le terre, e
per i vostri vecchi la super-pensione e
l’indennità di abbandono, così potrete
organizzarvi anche voi proprietari di
piccole aziende c fare le cooperative ».
Chi si illude ancora che questo
possa esere vero, doveva venire a Cavour, ed avrebbe capito che gli interventi statali stanziati per incrementare le iniziative cooperativistiche dei
coltivatori diretti si riducono per le
piccole aziende a « pochi soldi »■ per
sistemare le stalle e permettere ai
contadini di... andare a lavorare nelle
fabbriche.
M. G.
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pag. 4
N. 45-46 — 12 novembre 1971
BILLY GRAHAM A ROMA
Il noto e discusso evangelista americano verrà a Roma,
probabilmente nel 1973, per una campagna di evangelizzazione: la cosa risulta ormai assodata, e resta aperto il problema dei modi di questa campagna, il problema di quanti
la sosterranno: tutte le Chiese evangeliche romane? soltanto quelle non-federate? In questo senso, prima ancora
di venire a Roma, e prescindendo dalla sua « presa » sul
pubblico romano estraneo, Billy Graham costituisce una
occasione di incontro e di riflessione fra gli evangelici romani e non solo romani. Intanto, si è avuto un incontro
preliminare, a Roma, a fine ottobre; siamo grati al pastore Scuderi che ce ne riferisce.
Più di mille evangelici romani, convenuti nella enorme sala della Chiesa
Evangelica Internazionale (un ex cinema teatro trasformato in luogo di culto) hanno udito, sabato 23 ottobre, il
messaggio di Billy Graham.
Invitato dai responsabili delle numerose Chiese e Missioni presenti in Roma, il noto « evangelista » americano
era venuto per un incontro preliminar: con Pevangelismo romano, che desiderava udirne la predicazione e meditare sulle risposte che egli avrebbe dato
alle domande preventivamente poste,
ea alle perplessità avanzate da alcuni
circa il progetto di una eventuale campagna di evangelizzazione in Roma.
Billy Graham condurrà una campagna di evangelizzazione in Roma nello
ottobre del 1973?
Questa domanda che rimane ancora
aperta dopo quella riunione, e nonostante le molte adesioni a titolo personale, ha costituito per qualche mese
una occasione offerta aH'evangelismo
romano per prendere coscienza di sé ed
evitare le peculiari sensibilità spirituali e le posizioni teologiche che ne
differenziano gli atteggiamenti ecclesiologici e la strategia di testimonianZi'.
Una cosa però è certa; tutti vogliono
essere fedeli alla Parola di Dio, e tutti reputano di seguire il « modo » « migliore », se non « unico » affinché la testimonianza sia fedele all’Evangelo e
realmente incidente nella società che ci
circonda. Schierarsi per l'una o l’altra
delle varie posizioni chiave attorno alle quali ruota una vasta gamma di
affermazioni ed atteggiamenti, quali
quelli affiorati nelle varie occasioni di
incontro tra membri delle varie denominazioni o tra pastori e responsabir. delle varie chiese ed opere evangeliche in Roma, sarebbe fin troppo facile, e non renderebbe ragione alla
complessità del problema di fondo, che
è quello della diversità dei carismi e
delle operazioni, pur nel contesto di
un’unica vocazione e di un’unica fede
alla quale mantenersi fedeli, ma da cui
consegue, sia pure con le forzature d(>
vute alle « tradizioni » degli uomini,
la diversità dei metodi.
Certo talvolta si rende necessario
esprimere un giudizio non solo sui
« metodi » che caratterizzano il « modi » di testimoniare, ma anche sulle
accentuazioni particolari di alcuni
aspetti del « messaggio » predicato da
chi ci è pur sempre « fratello in Cristo »; ma, anche se personalmente abbiamo parecchie ed a nostro avviso fondate riserve, e non solo metodologiche,
sulla predicazione di Billy Graham, il
nostro giudizio sui « modi » in cui ciascuno dei nostri fratelli esprime la propria fede assumendone personalmente
la diretta responsabilità dinnanzi a Dio,
pur se sfiora il « contenuto », non può
tuttavia che essere un giudizio provvisorio e rispettoso della fede altrui, un
giudizio cioè limitato alle cose esteriori, che passano e non durano in vita
eterna.
Infatti solo a Dio è dato di pronunziare la valutazione definitiva sui nostri metodi e sulla nostra fede (Rom.
14 10-12).
Billy Graham è venuto perché invitato, e l’eventualità di una sua campagna evangelica in Roma è data come
cosa scontata nell’evangelismo romano,
che in un certo senso si è impegnato a
sostenerla spiritualmente, a titolo personale, nei singoli che hanno risposto
positivamente sia all’invito rivolto ad
esprimersi per alzata di mano in favor.’ di essa, (il 90% dei presenti), sia
consegnando all’uscita, debitamente
compilata e firmata, la cartolina di adesione alla campagna.
Va precisato però, a chiarimento di
eventuali equivoci, quale è la realtà
dell'evangelismo romano. Esso comprende: sei comunità battiste, una metodista, due valdesi, una dei Fratelli,
tre delle Assemblee di Dio, una Avventista, tre della Chiesa di Cristo, la Chiesa Evangelica Internazionale, la Chiesa
evangelica indipendente, l’Esercito delIv Salvezza, il gruppo de « La voce del
Vangelo », la Chiesa del Nazareno, oltre
ad altre piccole comunità. Le Chie.se
federate quindi non sono che una minoranza sparuta, ed inoltre non rappresentano certo la parte più vivente
quanto a spirito missionario e ad evangelizzazione. In proporzione anzi bisogna tener presente che I’80% circa de
gli evangelici che vivono a Roma appartengono e sono parte attiva di quelle
Chiese o missioni che hanno rifiutato
coscientemente di aderire alla Federazione delle Chiese Evangeliche italiane per motivi ben precisi, o che, dopo
aver dato la loro adesione anche se non
come membri, di fatto se ne sono staccate rivendicando la loro indipendenza
spirituale.
Inoltre, a questi fratelli si deve sinceramente riconoscere, sia pure con le
necessarie riserve, quello spirito evangelistico e quello zelo di consacrazione
che furono caratteristici delle nostre
comunità valdesi fino ai primi decenni del nostro secolo.
Alla riunione ristretta con Billy Graham, tenutasi la sera stessa del 23 ottobre, una trentina di rappresentanti di
comunità (solo tre i federati; due vaidesi ed un battista) dopo uno scambio
dei pareri raccolti all’uscita tra i membri delle loro comunità, sono stati dell'opinione comune che anche la maggior parte di coloro che erano intervenuti con qualche riserva o prevenzione,
avevano riportato una impressione positiva, riconoscendo all’oratore una non
comune capacità di farsi comprendere e di farsi ascoltare dall’uomo italiano, senza stancarne l’attenzione, e di
parlargli toccando nel vivo i suoi problemi. Le riserve rimanevano più sul
« modo » di presentare ed applicare il
messaggio che sul contenuto del messaggio stesso.
Qualche comunità ivi rappresentata
si è pronunziata ufficialmente a favore,
lo Chiese federate invece dovranno
esprimersi sulla base dei dati raccolti
fino ad ora.
Le perplessità per noi rimangono, ma
esse ci pare non riguardino solo Billy
Graham. Il problema è ben più vasto
e profondo e ci tocca da vicino perché
è « di casa » tra di noi. Anche la nostra
Chiesa al suo interno mostra questa
divisione che giustamente è stata chiamata « crisi di identità », ed ogni Sinodo non fa che evidenziare le divergenze esistenti proprio sul modo d’intendere oggi la testimonianza dello
Evangelo, nonché su metodi e sulle
iiiiiiniiiiiimiiiiim
lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllinillllllllllHIIIIIIIIIllllllHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIlllllllllll
I VERI MORTI
Abbiamo assistito, ai primi di no-cu
vembre, alla consueta usanza del mondo cattolico (e non solo di quello) di
recarsi in massa ai cimiteri per portare un mazzo di crisantemi (sovente
con un vero sacrificio, dato il prezzo
dei fiori) sulla tomba dei cari defunti.
Abbiamo detto « usanza »: si tratta
infatti di una consuetudine che viene
ormai ripetuta quasi meccanicamente,
allo stesso modo come si mandano le
cartoline di auguri a Natale, come si
mangia la colomba a Pasqua, come si
va a fare la gita a ferragosto.
E quindi con compiaciuta sorpresa
che abbiamo letto su un diffuso settimanale femminile l’invito alle lettrici
(evidentemente fatto prima della ricorrenza del 2 novembre), a non recarsi al cimitero.
Citiamo senza commento alcune frasi di quell’articolo, dato che la cosa
si commenta da se.
« I nostri veri morti non sono quelli
che andiamo a trovare al cimitero, ma
quelli che non andiamo a trovare a
oasa loro, o all'ospedale, o all'ospi,
zio... Dipende .solo da noi — in queste
giornate e poi in molte altre giornale
nei mesi che verranno — riportare la
vita su quei volti stanchi, segnati dal
tempo e dal dolore ma più ancora dalla solitudine e da quest’ultima rassegnata attesa per far sbocciare su quei
volti un sorriso. Quel sorriso santifi
queste giornate dedicate ai Morti
mille, mille volte più di tutte le lacrime piante nei viali di un cimitero. Per
questo vi dico: non andare al cimitero!....
« Rinunciare per una volta a raccogliere da « quella » fredda lastra di
marmo il calore di cui abbiamo tanto
bisogno per alleviare la nostra solitudine, la nostra malinconia. Quel calore cerchiamolo dentro di noi, scavando fino a soffrire, superando idee e
sentimenti, cuore e ragione e soprattutto ricordi e rimorsi che ci chiamerebbero altrove. Quel calore... non è
per noi ma è per essere donato agli
altri.
« E quando lo abbiamo trovato,
quando palpita davanti a noi quella
.scintilla d’amore, quel po’ dì calore
che ognuno di noi, anche il più povero
anche il più disperato ha sempre da
donare a un altro, in quel momento
ci apparirà anche chiaro a chi dobbiamo portarlo.
« E non sarà la strada di un cimitero, ma una strada che ci porterà ad
un letto in ospedale, o in ima casa lontana nella nostra memoria dove ancora vive qualcuno protagonista ormai
.sbiadito di anni lontani, o il cortile di
una Casa di riposo dove si aggirano
soli e .silenziosi i nostri veri morti...».
C. P.
espressioni della nostra predicazione.
Ricordiamo infatti che proprio su queste pagine sono state riportate delle
affermazioni che osavano, pur nella
coscienza della responsabilità di un simile giudizio, asserire che in taluni cas si era fondati su di un altro evangelo.
La fedeltà a Cristo nella nostra Chies.i è vissuta con responsabilità dagli
uni e dagli altri, e siamo certi che nessuno oserà negare tale riconoscimentc al proprio fratello, anche se dissente da lui in modo radicale. Ma un tale
dissenso è e deve essere per tutti motivo di umiltà, di ripensamento e di ricerca di vie nuove di fedeltà.
Perciò, se la campagna di evangelizzazione avrà luogo, credo che non potremo che seguirla in preghiera. Ci rifiutiamo di escludere a priori che in
quella occasione sarà predicato l’Evangelo, e pertanto quando l’Evangelo è
predicato noi non possiamo che rallegrarci (Fil. 1: 18).
L’Iddio che non ha abbandonato nei
secoli i primi valdesi confessori della
fede e contestatori della società, che è
stato accanto alle truppe di Gianavello e di Arnaud, che si è servito della
predicazione pietista per risvegliare le
Valli valdesi e della predicazione polemica, patriottica ed anticlericale, degli
uomini del Risorgimento, per evangelizzare il nostro paese nel secolo scorso, e che seguita a dar vita alle nostre
comunità di oggi, tutt’altro che viventi,
questo Dio non si lascia ascrivere ad
un gruppo particolare, né vincola la
potenza della sua Parola ad un « modo » di esprimersi o ad una particolare convinzione di fede. Per amore del
suo nome (e per nostra fortuna). Egli
rimane libero su tutti. Signore di tutti,
operante in favore di ciascuno, Dio, potente da trasformare qualsiasi strumento umano, per inadatto e superato che
sia o per moderno ed aggiornato che
possa sembrare, in occasione di salvezza per tutti gli uomini, ed anche
per me e per te, Giovanni Scuderi
A Vaumarcus
Incontro deile donne
protestanti
della Svizzera Romanda
Dal 14 al 12 settenibre si è svolto a
Vaumarcus (Svizzera) un campo che
aveva come tema di comune ricerca
e discussione « Vivre seul - vivre ensemble » (vivere soli - vivere insieme).
Esso era organizzato dalla Federazione Femminile Protestante Svizzera,
che aveva pure invitato la Federazione Femminile Valdese, che io rappresentavo, e la Federazione Femminile
Cattolica Svizzera, presente con una
delegata.
Per circa due giorni, con più di 260
donne di tutte le età, divise in 21
gruppi comprendenti da 10 a 15 partecipanti, dirette da 24 responsabili,
ho vissuto il come passare da una relazione in cui ci si fonde — nella quale ci si sente bene, ma si è soli —; ad
una relazione più adulta di scambio e
di comunicazione interpersonale: come passare dal vivere soli al vivere
insieme.
Due animatori, il signor Thierry de
Saussure, psicologo e psicanalista incaricato dei corsi alle Università di
Ginevra, Losanna e Neuchâtel, ed il
signor Willy Zoss, professore alla Facoltà di teologia di Losanna, hanno
partecipato al campo illustrarido la
complessità dei rapporti urnani, ciascuno secondo la sua materia.
Qggi, nelle relazioni tra persone, si
cerca di ritrovare non solo la giustizia e l’uguaglianza, ma anche l’autenticità e la sincerità, tentando di colmare la solitudine che rirnane sernpre, anche nei dialoghi più intimi.
Questo desiderio, secondo lo psicologo, rischia di diventare una illusione
drammatica e negativa, di essere una
utopia e di portare l’uomo all’incapacità di accettare se stesso e gli altri.
Il prof. Zoss ha invece parlato della
ricerca di identità dell’essere umano
attraverso l’approvazione degli altri.
L’individuo è alla continua ricerca del
« permesso di essere una persona »,
che solo i suoi simili gli possono riconoscere; non posso essere un « io »
se non di fronte ad un « tu ». A questo punto lo psicologo raggiunge il
teologo, in quanto entrambi riconoscono un « vuoto originale » che l’uomo cerca impossibilmente di colmare,
ma che Cristo può, conoscendo ed
amando quella parte misteriosa di noi
stessi che non conosceremo mai nella sua totalità.
Tutto questo è stato vis.suto nei diversi gruppi che hanno svolto un carnmino individuale, scoprendo la difficoltà di vivere insieme, scoprendo i
momenti di incontri veri, gli istanti
di verità, il disagio di essere riconosciuti dagli altri e di adattare il proprio comportamento alle esigenze comuni.
Dopo due giorni di vita insieme, il
campo si è concluso con il culto di
Santa Cena, segno cd esigenza della
presenza di Cristo.
Daniei.a Tomasini
Pagina periodica
A tutte le Unioni Femminili Valdesi
Perciò, fratelli miei diletti, state
saldi, incrollabili, abbondanti sempre nell’opera del Signore sapendo
che la vostra fatica non è vana nel
Signore.
(I Corinzi 15: 58)
All’inizio di questo nuovo anno di
attività il Comitato Nazionale della
Federazione Femminile Valdese desidera inviarvi, a mezzo mio, il suo fraterno saluto e una parola di incoraggiamento e di augurio per il lavoro
che vi accingete a compiere. Pensiamo alle responsabili dei vostri gruppi che non hanno sempre un compito
facile: vi sono fra di noi tendenze e
idee differenti: chi vuol conservare e
chi distruggere... ma al di sopra di
tutte queste correnti deve esserci la
volontà di servire il Signore! e questa « volontà di servizio » io l’ho trovata in ogni Unione che ho visitato
sin qui. Io credo fermamente nella
validità delle nostre Unioni femminili
quando esse si mettono al servizio
della nostra Chiesa, delle nostre Comunità, di chi ci circonda: ecco dob
biamo imparare a guardare attorno a
noi, fuori dal cerchio piacevole e rassicurante dei nostri gruppi... imparare a tendere la mano a chi ha meno
di noi, a chi si dibatte in mille difficoltà, a chi è perduto in una tremenda solitudine, a chi non spera più...
imparare ad esser più aperte, più disponibili sempre. Diamo inoltre il nostro lavoro, il nostro aiuto alle opere,
alle nostre istituzioni che ne hanno
necessità: alcune Unioni hanno iniziato questo lavoro e intendono continuare e intensificarlo perché esso vivìfica e dà uno slancio nuovo al loro
operare. Ci prepariamo ad avere nel
1972 il nostro primo Congresso congiunto interdenominazionale: chiedo
alle Unioni di voler sin d’ora pensare
all’invio delle delegate affinché questo
incontro abbia un’ottima riuscita e segni veramente una rinascita e una rivalutazione del nostro servizio! Ad
ognuna di voi un fraterno saluto nel
Signore.
Per il C. N.
Ade Gardioi, Theiler
Il problema delle persone anziane
Perché questo argomento?
È stato trattato in una riunione dell’Unione Femminile a Luserna San
Giovanni, il 7-XI scorso, in riferimento sia al fatto che in quella comunità
esistono degli Istituti per Anziani, sia
all’iniziativa del Servizio Sociale del
Consiglio della Val Pellice che, attraverso un questionario, si propone di
conoscere, dagli anziani stessi, quali
sono le loro esigenze per poter operare in tal senso.
Ma per la società in cui viviamo,
l’argomento appare come una vergogna di cui è preferibile tacere.
Sulla donna, sui bambini, sull’adolescenza si scrive molto; sulla vecchiaia, poche allusioni in scritti specializzati. Un autore di fumetti ha dovuto rifarne tutta una serie perché
aveva incluso fra i personaggi una
coppia di nonni. « Cancelli i vecchi »
gli ha ordinato l’editore.
In un dialetto indiano esiste una
parola sola per dire « vecchio e brutto » e una sola per « giovane e bello ».
Nella nostra lingua, dire « vecchio
e povero » è quasi una ripetizione, e
i poveri sono, in molti casi, dei vecchi: perché la Società impone all’immensa maggioranza dei vecchi un livello di vita che è al di sotto delle
esigenze di una persona normale.
Un caso tipico: Parigi, novembre
1968, citato da « Le Journal du Dimanche » - 17-XI. « Sola a Parigi, a 75
anni, con 32.000 lire al mese ».
La signora R. è stata in servizio in
diversi ristoranti. A 68 anni ha smesso perché non ce la faceva più.
I suoi datori di lavoro non l’avevano messa in regola e s’è ritrovata con
6 mila lire al mese. Ce l’ha fatta per
quattro anni, grazie a precedenti economie. Poi, al giardino pubblico, un’altra donna le ha consigliato di rivolgersi all’assistente sociale che le ha
fatto ottenere, con dei riscatti, 25 mila lire al mese, più 7 mila di aiuto
per l’aflitto.
Dove abita? Sotto i tetti di un edificio che ha tre piani con una bella
scala, poi due ammezzati con gradini
stretti e alti.
Né gas né elettricità nella camera:
si illumina e si scalda (per così dire)
a petrolio. La presa d’acqua è in fondo a una nicchia sopraelevata di un
gradino. Il gabinetto è in tutt’altra direzione: deve scendere un ammezzato, risalirne un altro e salire ancora
quindici gradini ripidi.
« È il mio incubo » dice « quando
non sono bene in forza, d’inverno, rimango appoggiata al muro a chiedermi se riuscirò a ridiscendere. Paga 8
mila lire di affitto al mese. Le restano 800 lire al giorno.
Come vive? Si scalda appena; d’inverno si alza tardi e passa le giornate nei supermercati o nelle chiese.
Oppure v^ in un cinema economico
die proietta prima delle ore 13 e sta
lì per due o tre spettacoli di seguito.
Non spende niente per vestirsi: fa pulire ogni primavera un cappotto che
ha 10 anni. Si compra tre paia di calze all’anno. Mangia per lo più patate.
I vicini le passano i giornali del giorno prima.
Simone de Beauvoir, quando diceva che stava scrivendo il suo libro
più recente, «La vieillesse », 1970, si
è sentita dire: « Ma lei non è vecchia;
cosa le prende? ». E lei lo ha scritto
proprio per rompere la congiura del
silenzio, per sconvolgere la tranquillità
con cui la società ignora questo problema e non lo vuol risolvere.
I vecchi sono uomini?
A giudicare dal modo in cui la società li tratta c’è da dubitarne. Essa
ammette che non hanno né gli stessi
bisogni, né gli stessi diritti degli altri
membri della collettività, poiché rifiuta loro il minimo che costoro giudicano necessario per sé: li condanna
volutamente alla miseria, alle soffitte, alla malattia, alla disperazione.
Ma per placarsi la coscienza. Videologia dominante ha creato dei miti.
anche contradditori, che inducono lo
adulto a vedere nel vecchio non un
simile, ma un altro, un diverso: egli
è il Saggio, venerabile, che domina la
condizione umana dall’alto della sua
aureola di capelli bianchi, oppure un
rimbambito che ripete sempre le stesse cose. Nei due casi, per la loro virtù o per la loro abbiezione sono considerati al di fuori della condizione
di uomini. Perciò si può rifiutar loro
senza scrupoli il minimo considerato
necessario per condurre una vita umana e non risolvere il problema, ignorandolo. Perché nel sistema sociale di
cui facciamo parte, che ha come molla tre realtà che si chiamano: Lavoro - Produzione - Consumo non c’è
spazio né per lo sviluppo integrale
dell’individuo né per una attenta considerazione delle sofferenze e dei problemi dei più deboli, e tanto meno
degli anziani, ormai improduttivi.
Che cosa ha diritto di aspettarsi l’anziano dalla medicina moderna e da
una società democratica?
Che la sua personalità venga protetta, in tutti i suoi aspetti, e che le
sue esigenze vengano rispettate. Per
questo, da molti anni si parla di af
Domenica 21 Novembre
alle 14.30
a PINEROLO
nei locali della chiesa
Incontro di Responsabili
delle Unioni Femminili
delle Valli
Due o tre rappresentanti di
ogni unione sono invitate a parteciparvi.
fiancare alle tradizionali forme di assistenza quali il ricovero in Istituti di
Riposo, che si ispirano ancora a concetti caritativi e paternalisti ormai
superali, tutta una rete di servizi domiciliari, che meglio rispondano al diritto che l’anziano ha, come uomo
e come cittadino, di utilizzare quelle
risorse sociali di cui ha bisogno, senza sentirsi menomato nella sua dignità di essere umano e escluso o relegato ai margini di una società che lo
rifiuta.
Una corretta politica sociale a favore degli anziani dovrebbe:
a) consentire loro di rimanere nel
proprio ambiente;
b) soddisfare i bisogni degli anziani senza isolarli dalla società.
Invece l’ospiz.io o, ad un livello più
alto, cioè di anziani abbienti, le varie
forme di « Istituti di Riposo », raggiungono proprio lo scopo di isolarli,
di fare in modo che la visione della
« terza età » non turbi la buona coscienza della società che, dopo aver
succhiato le loro energie di lavoratori, li relega fra le « bocche inutili » e
li parcheggia fuori dei centri abitati,
come i matti e i subnormali.
Il servizio domiciliare.
Ma la nuova prospettiva del « servizio domiciliare » si fa strada solo
lentamente, e non è ancora calata nel
costume e nella mentalità dei politici che prendono decisioni anche in
campo assistenziale.
Le realizzazioni di questo tipo di
servizi, in Italia, sono molto rare (ci
sono esempi in poche città, forse
quattro o cinque; un esperimento a
Torino-Lucento è stato definito « una
palma nel deserto »).
Prestazioni tipo offerte dai Servizi
Domiciliari:
a) assistenza infermieristica;
b) aiuto domestico fornito da collaboratrici domestiche retribuite dal
Comune, e consistente in: pulizie, acquisti, preparazioni pasti, prestazioni
in caso di malattia;
c) attività di gruppo in centri gerialrici non tagliati fuori dalla socie
Ortana Bert
(continua a pag. 5)
■i
5
12 novembre 1971 — N. 45-46
pag. 5
della FEDERAZIONE EEMMINILE VALDESE
Frine riflessiiiii alla emancipazIoiG Iella daaaa Notizie dalle Unioni
In preparazione alla prossima pagina femminile
sull’ “Eco-Luce", che avrà per argomento la liberazione della donna, proponiamo come introduzione i
due testi seguenti, tradotti dalla rivista francese del
movimento femminile «Jeunes Femmes ». Sarebbe
interessante avere delle reazioni, personali o di gruppo, da pubblicare prossimamente sulla pagina fem
minile. Il questionario - rielaborato a partire da quello di « Jeunes Femmes » e adattato alla nostra situazione - può servire come materiale per studi di gruppi e anche se arido nella sua presentazione, può essere per chiunque una fonte di riflessione.
Vero 0 falso?
Su «jeunes femmes » è apparso ultimamente, in un numero dedicato ai
ruoli dell’uomo e della donna, un articolo intitolato; « La donna in Italia »,
Partendo dal paragone tra due esempi
della donna italiana — una contadina,
incontrata in una stazione ferroviaria,
con una valigia in testa, seguita dal
marito e dal bambino ben vestiti e a
mani vuote; e un gruppetto di giovani
donne moderne intravviste dietro la vetrina di una pasticceria — la relatrice
dice che in fondo non c’è differenza tra
la vecchia e la nuova generazione. Essa
afferma anzi che la contadina, responsabile, « porta in sé fattori atti a trasformare i rapporti umani nel suo paese », mentre si chiede se, a proposito
della seconda visione, « non c’è, invece,
aH’interno di questo modo di vivere tipico della società dei consumi, sotto
l’apparente modernità, un riaffermarsi
dei modi di pensare di una volta, cioè
l’adesione e la rassegnazione a una società dove i ruoli maschili e femminili
sono identici a quelli di un secolo fa? ».
Poi l’autrice si chiede: « Perché attualmente le donne italiane sono così? »
E risponde « Credo che la causa profonda è la loro vita in gruppo, con
un’assenza di vis à vis con se stesise e
la mancanza totale di esistenza autonoma, la volontà anche di non vivere
la vita quotidiana da solitarie ». ...« Fenomeno tipico dal 1968, valido dalle
due parti delle Alpi, ci sarebbe unicamente un pensiero collettivo?... e questa vita collettiva, è la caratteristica di
una nuova società, o la sopravvivenza
di costumi molto antichi esistenti in
un mondo tribale, familiare, dimenticato da noi, e che l’Italia ci ricorda
poiché questo paese sta passando brutalmente dal mondo arcaico al mondo
di domani, futurista, americanizzato? ».
E conclude dicendo che in Italia;
« La donna continua ad essere esclusa
dalla vita sociale ed economica... Da
sempre l’uomo domina.
In questo paese, dove la famiglia, la
tribù, i bambini, contano così tanto, la
rivoluzione dei modi di pensare potrà
aver luogo?
Gli uomini sono forse già pronti ad
accettarlo... ».
Un questionario
Il lavoro della donna
1. - Che cosa rappresenta generalmente
IL LAVORO DELLA DONNA NELLA NOSTRA
EPOCA?
a) sul piano psicologico:
— una liberazione? (da che cosa?)
— una fonte di sviluppo e arricchimento personale?
— un’apertura sul mondo?
b) sul piano finanziario:
— un apporto indispensabile?
— un apporto utile che permette più
agiatezza per tutta la famiglia?
— un mezzo per essere indipendente?
c) A lavoro uguale, salario uguale:
— conoscete molti casi in cui questa
disposizione sia rispettata?
— quando non lo è, da che cosa proviene:
— mancanza di qualificazione professionale? di anibizione?
— assenze frequenti (bambini ammalati...)
— paura delle responsabilità? degli
orari troppo pesanti?
— da che cosa dipendono queste varie difficoltà?
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIHI'111''"""'"’"""""'"""
^ 11 problema
delle persone anziane
(segue da pag. 4)
tà, e terapia occupazionale per impegnare le capacità manuali, mentali e
artistiche della persona anziana.
Eliminazione delle barriere architettoniche:
a) primi piani di normali case di
abitazione da riservare agli anziani
(piuttosto che creazione di villaggighetto solo per loro);
b) vetrate da eliminare o segnalare vistosamente;
c) ascensori che raggiungano il livello terra, senza l’interposizione dei
gradini dcH’atrio;
d) pavimenti non scivolosi;
e) porte c spazi adeguati al passaggio di carrozzelle di invalidi;
f) utilizzazione del verde pubblico.
Insomma, come la società ha l’obbligo di fornire la scuola ai bambini,
così una adeguata politica della vecchiaia ha l’obbligo di fornire gli strumenti di vita — e non solo di sopravvivenza — alle persone che non lavorano più.
SiMONE DE Beauvoir, La vieillesse, Gallimard, Paris, 1970; traduz. it. pubblicata da Einaudi.
Città di Torino, Tavola Rotonda sulla
As.sistenz.a medico-sociale all'anziano, Torino, 24-25 gennaio 1970.
2. - Il ruolo della società di fronte al
LAVORO della DONNA.
a) l’organizzazione sociale: quali sono
i miglioramenti che vi sembrano indispensabili per permettere alla madre di famiglia di lavorare fuori
casa:
— nidi e asili d’infanzia?
— aiuti a domicilio?
— servizi collettivi (ristoranti a prezzi
familiari, piatti pronti, lavanderia)?
— il lavoro a mezzo tempo?
b) leggi e vantaggi sociali.
c) la pubblicità: Quale immagine della
donna viene presentata:
Borse di studio
Le tre borsiste che hanno terminato i loro studi quest’anno,
lavorano attualmente una nel
convitto femminile valdese di
Torre Pellice, e due alTasilo infantile della comunità di Villar
Pellice.
Due nuove borsiste sono state
accettate dal comitato: una ragazza di Orsara di Puglia, che incomincia i suoi studi per diventare insegnante di scuola materna,
e una studentessa di Torre Pellice che si trova in difficoltà dopo
un grave lutto familiare.
Contiamo sull’impegno sentito
delle unioni per continuare questo servizio.
Ricordiamo il numero del conto corrente postale della cassiera: Rosanna Moroni - Via Castelfidardo, 6 - 20121 Milano - c.c.p.
n. 3-54530.
— una donna oggetto (soprattutto sessuale)?
— una donna consumatrice?
— una donna essenzialmente madre e
sposa?
— una donna al lavoro?
3. - L’accesso alla cultura
a) remancipazione della donna e la cultura:
— una donna che ha acquisito o che
sta acquistando una certa cultura,
ha più possibilità di avere una cer
Marie Frange Coisson
ta autonomia, di risolvere certi problemi?
— abitualmente sono stimolate le ragazze, come i ragazzi, a studiare a
leggere, o piuttosto sono orientate
verso le attività domestiche?
b) in una prospettiva di « educazione
permanente»: quali sono i mezzi per
incoraggiare la gente a migliorare la
propria cultura?
— organizzare « i tempi liberi culturali »?
— generalizzare i corsi serali (soprattutto sul piano della formazione generale)?
— creare biblioteche itineranti?
— ridurre i prezzi dei libri, dischi...?
— in quanto educatrici dei loro figli,
le madri hanno una responsabilità
particolare nello sviluppo culturale
dei giovani?
c) lavoro e cultura:
— le donne che lavorano si coltivano
più o meno di quelle che stanno a
casa?
— le donne che hanno del tempo libero (bambini a scuola e nessun lavoro esterno) lo dedicano nel campo
culturale? Ne hanno le possibilità
(mezzi culturali a loro disposizioni?), il desiderio (quali sono le loro
sollecitazioni abituali?).
— i movimenti femminili hanno qualche cosa da fare in questo caso?
4. - Il lavoro della donna e la fede.
a) Visione biblica.
b) La chiesa s’interessa di questo problema? Offre alla donna senza lavoro possibilità sufficienti e adeguate
di servizio?
c) La donna cristiana che lavora ha più
occasioni di portare il messaggio biblico nel mondo?
5. - Le situazioni difficili.
a) Pensate che ci possa essere un legame tra le difficoltà per la donna a
trovare del lavoro giustamente remunerato e la prostituzione?
b) Che cosa pensate della situazione
delle ragazze che non hanno né diploma né qualificazione professionale, e che non hanno dunque, sul
piano materiale, altro sbocco che il
matrimonio? I giovani e i genitori
sono coscienti dei problemi creati
da una tale situazione?
Chi non ha casa, salufe,
vestiH e cibo Mah. 25': 31-46
Quel che conta agli occhi di Gesù è in ultima analisi quello che è
stato fatto ad uno dei Suoi minimi fratelli: gli affamati, gli ignudi, i malati, i carcerati, gli stranieri, gli sfruttati, i discriminati... Non ci sono dubbi é non ci sono scuse possibili: Non sapevamo si trattasse di Te! « In
quanto non Tavete fatto ad uno di questi minimi non l’avete fatto neppure a me ». , . • j
Gesù si è deciso in modo radicale per i minimi al punto tale da identificarsi con loro in una presenza misteriosa, non palese a tutti, una presenza che non si esaurisce nel tempo ma che si ripete, si rende contemporanea a tutte le generazioni di uomini. Abituati a leggere l’inno cristologico di Filippesi 2, abbiamo dimenticato che Gesù è oggi presente in
mezzo a noi nella persona di colui che cerca casa, del disoccupato, dello
fruttato, del sottosviluppato. L’essersi messo dal lato del debole, non e
Stata una scelta temporanea, è un modo di essere di Dio. Preferiamo dimonticarlo e cercare Dio là dove Egli non ha scelto di essere, forse perché vogliamo distogliere la nostra attenzione dal viso di colui che ci passa accanto e che ci turba per la sua miseria, per il cumulo di problemi
che ci pone, perché ci coinvolge in prese di coscienza, in impegni che m
una parola ci toglierebbero la tranquillità. Non è tanto piacevole rendersi conto che Gesù oggi è tra i baraccati, tra coloro che patiscono l’ingiustizia, tra i carcerati o tra i torturati perché desiderano la libertà per
sé e per il loro popolo. .
Queste sono cose che ci coinvolgono, che aspettano una risposta! Eludere il problema non serve. Dopo avere letto questo passo non possiamo
più separare Cristo dai poveri, la fede dalla situazione sociale e politica
in cui viviamo.
Certo non è così semplice come si potrebbe pensare. Li sono diversi
modi di interpretare Matteo 25. Alcuni vi vedono un chiaro apprezzamento delle opere. Il Signore giudica secondo qùello che facciamo, per canta,
pratichiamo l’amore fraterno! E gli impegnati socialmente? Quello che
conta è la solidarietà con i minimi. La dimensione orizzontale prende il
primo posto e viene dimenticato che qui si parla di vita eterna, di salvezza e di perdizione. Che cosa accade quando le situazioni sono piu forti
della nostra volontà, quando i nostri sforzi falliscono?
L’elemento centrale del racconto del giudizio è la ingenuità con cui
coloro che vengono dichiarati giusti sono stati solidali con i sofferenti
Non sapevano che il Cristo si celasse in loro eppure, senza cMcolo, h hanno amati fi hanno fatti diventare parte della loro vita. Il Signore si ta
amare attraverso coloro che Egli ha scelto per farsi rappresentare in mezzo agli uomini, così che non è più possibile amare Dio al di fuori delia
persona dei minimi. • i- rocVi
Ingenui non possiamo piu essere dopo queste dichiarazioni di Gesù,
ma ora sappiamo che abbiamo una chiara motivazione, non per ogni nostra singola azione, ma per tutto il nostro atteggiamento nei riguardi dei
problemi e dei bisogni degli uomini. . , . , ■
L’esistenza umana è il luogo del Cristo in incognito. La solidarietà
con l’umanità sofferente per mille motivi, non a.spetta di essere «cristiana » per valere davanti a Dio. Qui ci viene ancora detto che da parte dei
credenti non può essere pronunciato alcun verdetto di condanna sui non
credenti, anzi là dove c’è vera solidarietà con i mimmi della terra, la c e
rincontro con il Cristo. ,, ... . .. ,
Che Gesù stesso abbia vissuto questa solidarietà e 1 abbia indicata
come una sensata possibilità dell’esistenza umana, è un incoraggiamen .
Se si trattasse soltanto di un impegno morale allora la vita oiventere
insopportabile, frustrante per il cumulo dei nostri insuccessi.
Carmen Ceteroni
Avevamo chiesto l’anno scorso alle
responsabili delle unioni incaricate di
fare da collegamento con il comitato
nazionale, di mandarci una relazione
sulle attività svolte, o almeno qualche
notizia su quanto le unioni ritengono
più interessante da far conoscere alle altre. I ripensamenti, le difficoltà
incontrate, a volte simili, i progetti
possono essere d'incoraggiamento per
altre. Abbiamo avuto le sette risposte
seguenti, e ne ringraziamo le relatrici.
Rilanciamo l'appello a mandare notizie e relazioni, a Marie-France Coisson, Angrogna - 10060 Torino.
LUSERNA SAN GIQVANNI
...Qltre alla visita alla Casa di riposo per Natale e al Rifugio Carlo Alberto per Pasqua, abbiamo assunto
l’impegno di visitare anche le quattro
sorelle valdesi ricoverate nel reparto
psichiatrico di Luserna... È stata lanciata l’idea di formare una biblioteca,
dopo la presentazione di pubblicazioni recenti. C’è stato un incontro con
il tema della emigrazione in Svizpra
e Germania durante le persecuzioni,
un altro con filmine su un viaggio nel
Camerún. Ci sono stati diversi incontri con altre unioni delle Valli, a San
Giovanni per la giornata di preghiera, a Villar Perosa per l’incontro regionale sull’ecumenismo, e ad Agape.
MESSINA
...Si è deciso di non responsabilizzare una persona in particolare che
si occupasse dell’unione, arrivando alla conclusione che ognuno dovrebbe
essere lesponsabile per un buon funzionamento dell’unione stessa. Questa
nuova idea è stata accettata da tutti,
ma all’atto pratico ci siamo accorte
di aver bisogno di una guida che si
assumesse la responsabilità dell’organizzazione (due persone se ne sono
incaricate)... Sono stati fatti degli studi sul « divorzio », « la guerra oggi »,
« la droga », « la fame nel mondo »,
« l’ecumenismo ». Purtroppo però non
si è notato un particolare interesse ai
problemi sopra citati, pur essendo di
grandissima attualità in questo tempo così pieno di confusione... Ma all’atto pratico le signore sono state
efficientissime. È stato preparato un
corredino bello e fornito per l’ospedale Ponticelli di Napoli... Inoltre un
gruppo di sorelle si è mensilmente
tassato per pagare una parte della
retta di due bimbe del nostro istituto
femminile di Firenze. È stato inoltre
istituito un fondo di solidarietà per
poter aiutare persone che versano in
particolari difficoltà.
Bisogna infine aggiungere che un
gruppo di signore è molto impegnato
nelle visite a persone malate, isolate;
servizio questo veramente necessario
data la dispersione della città e soprattutto considerando quanto sia indispensabile per dei credenti il ritrovarsi insieme specie nei momenti in
cui si resta isolati e lontani dalla comunità per motivi di malattia o altri.
MILANQ
...Come l’amore di Dio è movimento di Dio verso di noi, così il nostro
amore per Dio deve manifestarsi in
un nuovo rapporto umano con il nostro prossimo. Anche il nostro amore
deve essere creativo, deve attuarsi in
potenza di trasformazione. Siamo
dunque interpellati per confrontare
con questo « amore di Dio » i nostri
rapporti umani, non solo ma anche i
metodi della nostra azione...
Attività della lega femminile: il comitato ha suddiviso le resiponsabilità:
una è segretaria, due hanno l’incarico
dei lavori, due cassiere, due organizzano il buffet per gli incontri della
comunità, due seguono l’impegno delle visitatrici, e un’altra ha l’incarico
di mantenere i rapporti con la Scuola domenicale.
Le visitatrici: durante l’anno abbiamo avuto tre incontri con il pastore:
nella prima riunione visitatrici, il pastore ha dato ad ognuna i nominativi delle nersone da contattare ed ha
spiegato i compiti da esplicare nei vari casi; nella seconda riunione ci ha
preparato a portare il messaggio dell'avvento... la terza è stata di aggiornamento sul numero delle famiglie
visitate.
Per tutto l’anno un gruppo di undici visitatrici ha lavorato con continuità visitando con pazienza e sollecitudine sorelle e fratelli della comunità, che per diversi motivi, salute,
vecchiaia, lontananza, non possono
frequentare la chiesa; inoltre, conosciuta la difficile situazione di essi
(otto in tutto), si è venuto loro incontro per mezzo del fondo diakonia
con un piccolo aiuto mensile. Le visite erano settimanali, quindicinali o
mensili, secondo la disponibilità delle visitatrici. Alle diverse persone che
il Signore ci pone di fronte, possiamo
annunziare la preziosa certezza della
sua presenza: « Io sono con voi tutti
i giorni fino alla fine dell’età presente ».
Nuova attività: si è formato un
« gruppo del Vangelo » che, per tre
mesi, ha studiato e meditato l’Epistola di Giacomo... L’interesse è stato
tale che abbiamo deciso di avere i nostri incontri una volta alla settimana.
Studi: gli argomenti sono stati: la
missione nel Gabon, la federazione
femminile valdese, la settimana dell’unità, l’argomento della giornata
mondiale di preghiera della donna, il
documento sinodale « Linee di fondo », l’ecumenismo; all’ultimo incontro il pastore ha risposto alle domande emerse durante lo studio dell’epistola di Giacomo.
Solidarietà: un bazar è stato fatto
per aiutare le varie opere, con particolare interesse quest’anno al convitto di Pomaretto. La raccolta volontaria per le nostre opere di assistenza
è stata intensificata. Durante la serata dell’incontro di primavera, dopo la
cena fredda, i bambini della scuola
domenicale hanno eseguito dei canti
ed un gruppo di giovani dell’unione
ha presentato una recita.
Incontri: ci sono stati vari incontri
interdenominazionali, ed alcuni altri
in varie località.
REGGIQ CALABRIA
L’Unione femminile ha avuto quest’anno una vita un po’ difficile... Si
ha l’impressione che ognuno aspetti
che l’altro cominci, per muoversi e
fare qualche cosa... Con il ricavato di
un bazar (anziché due) abbiamo potuto mandare un aiuto finanziario agli
alluvionati del Pakistan ed aiutare anche le opere della nostra chiesa... Ci
sono state difficoltà per gli « studi »...
però un buon gruppo delle signore
dell’unione si è ritrovato puntualmente ogni giovedì per partecipare agli
studi comunitari della Parola e al dibattito di vari problemi riguardanti
la chiesa e la società. Siamo stati lieti di aver potuto ospitare qui il convegno femminile valdo battista, nel
quale i vari problemi, posti in discussione, hanno avuto una tale significativa puntualizzazione e incidenza da
farci apprezzare sempre più coinè lo
scambio delle idee e delle esperienze,
sia dei singoli, quanto dei gruppi, faccia del bene reciproco e allarghi la
visione del servizio che si vuol rendere a Dio e ai propri fratelli... Riconosciamo che per poter fare di più
è necessario aver più fede e più impegno.
RQMA
...Abbiamo avuto la collaborazione
di alcune sorelle che non avevano partecipato alle riunioni negli anni precedenti e che desideravano impegnarsi anche nella ricerca di nuove forme
di servizio. È stato nominato un comitatino per la preparazione dei lavori per due bazar mentre altre sorelle si sono impegnate per visite di diaconia... Siamo state in grado di versare offre al contributo per gli istituti
anche una somma per il deficit della
cassa centrale ed un’offerta alla biblioteca della facoltà di teologia. Quest’ultima fu portata personalmente da
un gruppo di sorelle che hanno visitato la biblioteca. L’unione è anche
entrata a far parte del sodalizio degli
amici della facoltà... In vari incontri
interdenominazionali ed anche in seno alla unione si è ripetutamente manifestato il desiderio, e l’ansia di un
maggiore impegno di testimonianza
esterna ma non abbiamo ancora trovato uno sbocco di attività in questo
senso né sappiamo discernere la
via... ».
VERQNA
...Come già deciso l’anno scorso non
abbiamo fatto il solito bazar, però
tutti i membri dell’unione si sono impegnati per una quota da dare mensilmente o a fine anno per poter continuare almeno a portare, sia pure
piccolo, un aiuto ai nostri istituti. L’8
dicembre, offrendo un thè, l’unione ha
invitato la comunità a riunirsi e a
dare una libera offerta sempre per il
medesimo scopo. Abbiamo così potuto mandare le nostre offerte ai vari
istituti come gli altri anni, inoltre
con altri nostri contributi mensili abbiamo dato localmente degli aiuti
mensili con regolarità. Le nostre riunioni sono state fatte presso famiglie (studi su: i testimoni di Geova,
l’ecumenismo)... Quello che ci manca
è la possibilità di portare un nostro
aiuto a qualche istituzione e rimanere così sempre chiuse in noi stesse.
Speriamo che da altre relazioni possiamo trovare anche per noi una via
da seguire più attuale e possibile per
le nostre poche forze... Per la nostra
attività in questa città bisogna cercare uno scopo non con le nostre deboli forze ma domandandolo in preghiera a Dio.
VILLAR PEROSA
La nostra unione si è interessata a
vari argomenti: le guarigioni miracolose, l’ospedale della dottoressa Villa nella giungla, la giornata di preghiera, la scuola latina... Ha inoltre
inviato delle offerte ai carcerati, ai
lebbrosi e un corredino all’ospedale
di Ponticelli. Ricordiamo pure le visite in gruppo ai malati e agli isolati,
sempre tanto gradile, le visite di benvenuto ai bebé e i lavori per il bazar.
6
pag. 6
N. 45-46 — 12 novembre 1971
I LETTORI CI (E SI) SCRIVONO
Dalle nostre Comunità
In nnargine al raduno
di Villar Porosa
Un lettore^ da S, Germano Chisone:
Caro direttore.
Ho seguito con molta attenzione ed interesse i messaggi documentati che il parroco Don Trombotto, e il prof. ArmandHugon, hanno rivolto al pubblico (cattolici e valdesi) riunito nella chiesa dì Villar
Perosa domenica 31 ottobre u. s. Entrambi gli oratori ci hanno parlato delle vicende religiose in Val Chisone; il primo con
documentazioni molto interessanti provenienti dairarchivio della parrocchia di
Mentoulles, che si riferiscono al periodo :
1682-1685; il secondo con riferimento
specifico alle varie tappe dell’esilio, dal
1698 al 1731, e del totale abbandono da
parte dei valdesi dalla vai Pragelato; la
maggior parte di essi si stabilirono in Germania dove tuttora esistono, e possono liberamente professare la loro fede. Vorrei
fare alcune considerazioni in merito; nella esposizione udita, è stato sottolineato
molto chiaramente il movente delle persecuzioni religiose; mi è parso però di capire che esse ebbero le loro radici nella
politica; una realtà che non sfugge più a
nessuno; e che dovrebbe fare riflettere
(valdesi e cattolici); non che si debba fare
della polìtica, ma rendersi conto delle situazioni che da essa derivano, e quindi seguirla molto attentamente onde evitare
di ricadere nell’inganno al quale siamo
esposti oggi come allora. Sarei curioso di
conoscere in proposito il pensiero di alcuni pastori, i quali chiaramente danno da
intendere ai membri delle rispettive chiese, come il (buon) cristiano non debba
immischiarsi di politica : non sarebbe il caso di un ripensamento in tal senso; o per
10 meno di una maggiore autonomia dei
credenti in questa materia? Parlare ai
membri di chiesa della realtà del passato
è logico, ma è altrettanto logico, mi sembra, non tacere sulle gravi realtà del presente; se come allora il Vangelo è sempre attuale. Ancora troppi di noi, forse
inconsciamente, antepongono la speranza
che è anelito di tutti gli uomini di buona volontà alla verifica e alla certezza della fede, che sola può darci la vera autentica libertà; quella fede che non conosce
frontiere ma solo l’amore di Cristo. Detto
questo rinterrogativo di oggi, se il cristiano possa o meno accostarsi alla politica, e tenendo conto della complessa realtà sociale in cui viviamo, è un campo sempre aperto alle più contrastanti opinioni.
E chiaro che il rifiuto della violenza in
tutte le sue forme; la denuncia della depravazione sempre crescente da parte dei
mezzi comuni d’informazione, deve evolversi di pari passo con il rifiuto di avallare con imprudente silenzio, o con una
calcolata deplorazione, l’arbitrio, l’incoscienza dei veri responsabili e dei potenti
di questo mondo. Per le sue convinzioni
11 cristiano deve imparare a pagare di persona, ora come ai tempi dell’esilio! Non è
un mistero che la miseria e l’ignoranza
siano state sempre l’ambiente ideale, il terreno fertile per gli ambiziosi politicanti
di ogni tempo.
Ma oggi i tempi sono cambiati, perciò
auguro che dall’esperienza ognuno possa
trarre le conclusioni necessarie onde impedire che gli errori del passato si ripetano.
Cordiali e fraterni saluti.
Emilio Travers
Una precisazione
necessaria suH’opera
di Cerignola
Caro direttore,
ti chiedo un po’ di spazio nella rubrica
« I lettori ci scrivono » perché non avendo
partecipato al Sinodo non ho potuto difendere me e l’opera che mi sta a cuore,
da certe negative valutazioni della Commissione Distrettuale apparse sui Rapporti
al Sinodo (pag. 86, ultimo capoverso). In
sintesi : in tutto il nostro lavoro di questi
otto anni noi, io e mia moglie, saremmo
andati avanti per conto nostro senza creare alcun coordinamento con il Concistoro
di Chiesa e peggio con la Comunità, talché, proseguendo nell’errore, non la forzeremo mai ad uscire dalla sua ignoranza ed
indifferenza circa l’Opera Sociale.
Codesta prosa se fosse solo una lezione
di pastorale sarebbe infelice perché fatta
coram populo e, data la differenza d’età
che intercorre coi contestati, anziani e non
privi di esperienza, irriguardosa. So però
che essa è mossa da una semplice illazione
chiarita la quale, spero che tutto il discorso cada.
L'Opera Sociale di Cerignola è buona in
sé e per sé, dice la Commissione Distrettuale, solo che nel frattempo non diventa
autonoma nel senso di abilitare membri
del Consiglio o della Comunità a farla andare avanti da sola, noi Commissione Distrettuale saremmo nei guai a trovare il
Castiglione adatto a farla andare avanti.
Sicché l’attacco non è contro le persone
ma contro il metodo nostro che sarebbe
accentratore e paternalistico. Vorrei chiedere ai miei critici se gli elementi adatti
in loco sono stati reperiti a Pachino, a
Vittoria o a Riesi. Ovunque, io penso, vi
sarà bisogno di Pastori che abbiano come
minimo tre o quattro attitudini: spirito dì
immedesimazione e di servizio, inventiva e
indipendenza verso le autorità ecclesiastiche. Tutte doti che c’erano nella iniziatrice di questo lavoro di Cerignola e che
si sono trovate accentuate in me, perché
prima ancora di essere destinato a Cerignola, nel giugno 1963, mi recai di proposito a Roma per conferire con l’allora Moderatore onde facilitare l’acquisto di quel
locale che poi servì all’Asilo. Ma me ne
tornai con le pive nel sacco perché non ottenni il piccolo aiuto che chiedevo e con
1 avvertimento : « Se lo farete lo farete a
vostro rischio e pericolo ».
In seno al Consiglio di Chiesa di Cerignola non abbiamo trovato le persone che
potrebbero assumere funzioni responsabili
per tutto il lavoro che impone quest’opera (una cinquantina di persone che vengono assistite quotidianamente). Circa il
ventilato pericolo di una Comunità che resta estranea, nell’ignoranza di quel che si
fa e indifferente, devo concludere che i
Colleghi non hanno visto né compreso nulla. Ma se c’è un regime comunitario, ed è
questo il lato più simpatico, è proprio quello che si respira restando una giornata con
noi e non da quando è stata realizzata la
costruzione ma da sempre, perché fin dal
principio tutti si sono sentiti oggetto di
amore disinteressato vedendoci impegnati
oltre la normale misura; e quando le persone avvertono di non essere come le pe
dine di un gioco ma persone amate, corri
spondono senz’altro all’amore. Chi non sa
che la Scuola Laboratorio è aperta a tutte
le famiglie della Chiesa, che tutte direttamente o indirettamente se ne avvantaggiano, che vi ritornano le mammine che impararono a suo tempo l’arte di magliaia e
trovano sempre una macchina a loro disposizione per confezionare golfini per i lo
perché mi sono vivacemente opposto al
fatto che nel libro in questione il tema
venisse soltanto sfiorato (p, 8 sg.). Hai detto giustamente che nella discussione si è
parlato troppo di politica, troppo poco
di teologia, ed è vero. Ho spiegato su Protestantesimo 26 (1971), p. 107 sg. l’inevitabilità di questo procedimento in questo caso, dato che l’altra parte ha scelto il metodo di prima cercare di qualificare Israele
dal punto di vista politico, per poi insistere sul carattere irrilevante del dibattito
teologico : Israele sarebbe uno stato come
gli altri ecc. Se questo fosse vero perché
applicare al Israele sul piano politico dei
criteri che nessuno si sognerebbe di applicare ad altri paesi? Solo chi crede che
Israele sia anche sul piano teologico qualcosa di speciale (e sul tema tornerò opportunamente) ha il diritto di esigere da esso un atteggiamento anche politico che sia
fuori del comune, altri no. Posso solo sperare che, visto che anche sul piano politico la questione è infinitamente più complessa di quanto sembri ad alcuni, i nostri
cristiani anti-israeliani vogliano rivedere
la loro posizione e far scaturire, come sostengono in altri casi, le loro scelte politiche da una riflessione teologica anche per
quello che riguarda Israele. Spero anche
che la Claudiana voglia pubblicare lo scritto della Chiesa Riformata d’Olanda, pur
Invito biblico a Torino
La Società Biblica Britannica e Forestiera invita tutti i fratelli valdesi a partecipare a un incontro interdenominazionale sul tema « La Bibbia ieri, la Bibbia oggi », che si terrà a Torino sabato 20 novembre dalle
ore 14,30 nel salone di Corso Vittorio.
Non si tratterà del solito convegno in cui un relatore parla a una diecina di uditori annoiati; al contrario sarà un pomeriggio vivo e interessante. Assisteremo a due proiezioni di diapositive intervallate da un rinfresco offerto dalla Società Biblica, al termine delle quali ognuno potrà
prendere la parola e manifestare le proprie impressioni, rivolgere domande o anche stare ad ascoltare o... tornarsene a casa.
L’invito è rivolto a tutti e in particular modo a quei giovani che, non
essendosi impegnati in nessuna attività aH’interno della Chiesa, possono
più facilmente dedicarle un paio d'ore di un pomeriggio autunnale, non
foss’altro per sentire e vedere qualcosa di diverso e fare una merenda in
compagnia. Un caldo arrivederci al 20 novembre! A. Foriero
ro bambini? Il cachet che ci distingue è
proprio questo : in gergo operaio, la cointeressenza e la libertà più assoluta.
Circa il coordinamento con le altre opere sociali del Distretto, la nota dei Rapporti al Sinodo che mi contesta, ritorna
su (c decisioni prese ». Io non ho mai
preso decisioni che non potevo accettare.
Ho solo inteso un coordinamento puramente in senso di idee. Chi non ricorda la Conferenza Distrettuale di S. Giovanni Lipioni, tempestosa, durante la quale vidi schierarsi dalla mia parte il Collega Vicentini
il quale si espresse in questi termini :
« Non vedo questa specie di CIOV pugliese, in quanto essa è possibile alle Valli
fra opere vicine che si possono aiutare l’un
l’altra ». E la cosa sta avvenendo per la
Scuola Latina di Pomaretto e per il Convitto Femminile di Torre Pellice. Pertanto
sono inutili le logomachie come inutile stilare ordini del giorno, farli votare per poi
accantonarli perché intraducibili nella
realtà.
E per finire; l’anno sociale 1970-71 è
stato molto difficile per la Scuola Laboratorio, 'lo spiego diffusamente nella relazione. Chi avrebbe potuto darci una mano
o semplicemente dei consigli quando, scoppiata la crisi nel ramo maglieristico, si
doveva decidere se restituire le macchine
al datore di lavoro o meno : nel qual caso
bisognava acquistare macchine proprie
giacché lavoro ci era stato offerto da altre
Ditte? Ma chi è richiesto di un consiglio
deve avere potere decisionale e accompagnarlo con denaro. Così non abbiamo restituito le macchine e ci siamo organizzati in modo da non compromettere il futuro finché la Ditta non ci ha convocati
per ricevere della lana da portare alle nostre giovani che ora lavorano quasi a pieno
ritmo.
Non siate preoccupati più del dovuto
della sorte di quest’opera, perché se è del
Signore, Egli stesso susciterà l’operaio,
quella coppia di credenti impegnati (la
leadership sarà sempre necessaria). Chi
verrà dopo di noi troverà un nucleo più
robusto di collaboratori e di collaboratrici
e farà la sua parte fra pene e delusioni
assistendo a partenze improvvise per l’emigrazione o a fughe per matrimoni misti
con vittoria cattolica. La nostra è fatica di
Sisifo, ma avrà anche le sue gioie e traccerà quel solco e spargerà quel seme che,
con l’aiuto del Signore, non potrà non
dare il suo frutto al momento giusto.
G. E. Castiglione
Dieci punti sulla questione
Israele-Palestina
Caro direttore,
troppo si è già scritto sul volume edito
dalla « Claudiana » Israele - Palestina perché la discussione possa essere ivaperta. Dato però che la risposta ai miei appunti da
parte degli Autori da me maggiormente
presi di mira non mi sembra soddisfacente,
vorrei mettere in evidenza soltanto i seguenti punti.
1) Pubblicando su UEco-La Luce del 22
X 71 il documento della Chiesa Riformata olandese sul tema Chiesa — Israele
(popolo, sinagoga. Stato), hai mostralo ai
lettori, non fosse che attraverso un utilissimo ßash, la complessità del problema.
Posizioni analoghe sono state assunte dal
gruppo di H. Gollwìtzer di Berlino-ovest;
all’assistente del Gollwìtzer, F.-W. Marquardt, dì cui è stato recentemente pubblicato su Protestantesimo uno scritto sul
nostro tema, è stata rifiutata l’abilitazione
perché considerato « troppo a sinistra »; le
posizioni del Gollwìtzer sono note. Ecco
ché lo faccia non con una prefazione tendente a smussare gii angoli e le punte,
com’è avvenuto con la recente opera sul
tema di H. Gollwìtzer.
2) La controcritica dei miei « oppositori », apparsa sul numero del 15. X. ’71,
che tra l’altro lascia senza risposta parecchi dei miei interrogativi e delle mie critiche, dedica mezza colonna alla dimostrazione che avrei scelto un livello poco elevato nel dibattito. Ho già segnalato che nel
febbraio 1971 ho chiesto un incontro con
gli Autori al Moderatore, presidente del
comitato della « Claudiana » ricevendone
un rifiuto; la richiesta è stata reiterata,
senza ricevere una risposta. Chi pensa di
non dover discutere a voce quanto ha creduto di affermare per iscritto corre il rischio che la discussione non sia serena come vorrebbe. Ed è un rischio che dovrebbe coscientemente calcolare. Lamentarsene dopo e richiamarsi ai lettori, quasi fossero degl’ingenui, non serve.
3) Parlando di obiettività, non ho mai
preteso di essere obiettivo nel senso che
gli Autori mi rimproverano. Sono favorevole ad Israele per ragioni teologiche (che,
come detto, spiegherò opportunamente),
per ragioni politiche (proprio perché vedo
in Israele l’unico elemento dinamico nella
regione, capace di smuoverla dal sopore
centenario in cui l’ha precipitata l’oppressione turca), infine perché sono pro-arabo,
contrariamente a quanto implicitamente
mi sì attribuisce (per le ragioni segnalate
al punto precedente). Parlando di obiettività, intendo per questo termine semplicemente la disponibilità di un autore di
accettare dei fatti acquisiti (per es. che
Napoleone ha perso la battaglia di Waterloo o che Lenin è stato la figura chiave della Rivoluzione d’Ottobre); dove la
sua posizione ideologica entra in maniera
fondamentale è nella spiegazione delle cause e degli effetti; inoltre nell’intenzione
dell’autore di non sapere già in anticipo il
risultato al quale giungerà, ma di lasciarsi guidare dall’indagine, che svolgerà naturalmente secondo i propri presupposti ideologici, il proprio impegno. I miei
interlocutori sono invece chiaramente anti-israeliani, oltre ad essere pro-arabi in
generale e pro-palestìnesi in particolare, e
qui sta una differenza, mi sembra dì fondo. Io vedo nello Stato d’Israele, nonostante ogni critica di dettaglio che posso rivolgere alla sua politica presente e passata,
un elemento catalizzatore prima e stimolatore poi in un mondo che altrimenti sarebbe fermo; perciò mi dichiaro anche proarabo, oltre che pro-ìsraeliano, poiché considero il conflitto puramente artificioso,
causato prima, mantenuto in vita poi, da
grandi potenze che hanno interessi nella
zona.
4) Chiamare « gli Ebrei di oggi » i Palestinesi è semanticamente un non senso :
perché allora non lo sarebbero i dimenticati Biafrani, i Bengalesi o meglio tutti i
poveri, disoccupati, baraccati del mondo?
Ebrei sono oggi gl’israeliti di tutto il mondo, il termine non si lascia usare in maniera più o meno simbolica: anche in ambienti marxisti Fidealismo è duro a morire.
5) I due testi che gli Autori citano di
seconda mano ma come se si trattasse degli originali, non dicono quello che essi
vorrebbero: il primo parla di uno «schieramento difensivo » egiziano nel Sinaì prima della richiesta del ritiro delle truppe
deirONU e la chiusura degli stretti: si
trattava di una questione di ordinaria amministrazione e a una guerra non si pensava nemmeno. Solo dopo questi due avvenimenti s’ipotizzò la possibilità di un
conflitto armato, e all’inizio del giugno
1967 tale possibilità era degenerata in una
probabilità. E l’intervista di Le Monde al
gen. Rabin dice solo che Nasser fece male
i suoi calcoli; se poi il giornale in questione ha voluto dire (seguito dai nostri Autori) che Nasser bluffava, sono affari suoi,
non sono parole di Rabin. Sia detto incidentalmente (e fornirò volentieri le prove
a chi me le chiederà) che Le Monde ha
avuto una parte sommamente equivoca
nel conflitto in questione, propalando notizie non vere ben più gravi. La nostra
idolatria per questo giornale dovrebbe, almeno per le questioni del Vicino Oriente,
cessare una volta per tutte.
6) Le polemiche all’interno delle varie
comunità ebraiche sul valore del sionismo
sono state acute nel primo cinquantenario
della sua esistenza. Molti ebrei, specialmente nelle nazioni occidentali, compresa
la Germania, erano pienamente assimilati e non vedevano nessuna ragione per
interrompere questa loro condizione. La discussione in seno aH’ebraismo inglese durante la prima guerra mondiale ne è un
esempio. Anche molti Italiani non volevano il Risorgimento. Parlare di « carattere
nazionale in senso politico » non ipotizza
la creazione di uno Stato nè tanto meno
fissa scadenze in questo senso : nazione e
Stato non sono la stessa cosa. Dal 1917 al
1919 i rappresentanti dell’agenzia sionista
trattarono con successo con gli Arabi della leggendaria rivolta per un’autonomia
regionale o cantonale ebraica nell’ambito
dello Stato siriano indipendente promesso
agli Arabi dagli Inglesi e tali trattative
andarono avanti fino al 1939, quando veramente si trattava di sperare contro speranza. Se gl’inglesi dopo la guerra non
vollero mantenere i propri impegni, scegliendo la spartizione della regione coi
Francesi, la colpa non è del sionismo.
7) Ho già segnalato che nel 1960 poco
meno del 10% dei profughi insisteva sul
rimpatrio (dati a richiesta); oggi due terzi dei profughi si trovano in territorio
israeliano. Quelli di Gaza sono i più battaglieri, ma i loro attacchi si dirigono più
contro i propri connazionali che rifiutano la linea della « resistenza », che contro gl’israeliani. Nei territori giordani occupati la « resistenza » è inferiore di quella esistente ai tempi dell’occupazione giordana, e ciò senza l’adozione di metodi repressivi, come chiunque visiti il paese
per un certo tempo e parli con gl’interessati può facilmente constatare.
8) Non ho mai parlato di Dachau nè
attribuito agli Arabi progetti di soluzione
del problema del genere. Ne hanno parlato alcuni dei loro portavoce. Insisto invece che ipotizzare l’eliminazione d’Israele
« come entità politica, economica e geografica » (p. 148), qualsiasi cosa possa
accadere dopo (il programma di al-Fàtah è
politicamente molto generico e vago, come ho già spiegato e con la lotta di classe, qualsiasi cosa significhi l’espressione in
quel contesto, c’entra ben poco) non può
costituire una valida base per una discussione politica; si tratta inoltre di una proposizione moralmente aberrante (e si autoesclude così anche da un serio dibattito
in sede teologica). A nessun paese è stato mai chiesto recentemente di accettare
la propria cancellazione dalla carta geografica, salvo dai nazisti, e non stupisce che
il popolo israeliano, ed anche la massima
parte della minoranza antisionistica, abbia
respinto una proposta del genere. Ha torto chi rifiuta di assumersi un tale rischio?
E perché Israele dovrebbe affrontarlo? E
con quale diritto noi glielo vorremmo imporre? Cfr. le parole di H. Gollwìtzer su
Protestantesimo 26 (1971), p. 181.
9) Israele sarebbe legato al capitalismo
perché commercia molto col Sud-Africa.
Con tale paese commerciano tutti, per cui
si tratta, se mai, di un appunto in sede
quantitativa, non qualitativa. Si dà il caso che Israele abbia una fiorente industria
di diamanti, erede dei tagliatori di Amsterdam e di Anversa, i cui superstiti
hanno preferito rifugiarsi in Israele; il
Sud-Africa invece ha praticamente il monopolio della materia grezza. Deve Israele
smobilitare la propria industria diamantífera per fare un piacere ai nostro « studiosi » come li chiama L’Eco Luce? E che
c’entra l’atteggiamento di Balfour in SudAfrica nel 1909 con la dichiarazione da lui
emanata nel 1917 a nome del proprio governo? E perché tacere che Israele è stato
l’unico governo che ha offerto ufficialmente il proprio aiuto ai movimenti africani di liberazione suscitando le ire del
governo sudafricano ed il blocco dei propri crediti? Quello che gli Ebrei del SudAfrica possano aver detto e scritto (o piuttosto non scritto) dal 1948 in avanti non
m’interessa; in ogni caso la questione dimostra la non artificiosità della solidarietà tra Israele e la diaspora ebraica mondiale.
10) Il problema è che gli Autori si basano nelle loro analisi essenzialmente su Le
Monde, dì cui abbiamo già parlato, e sull’opera di N. Weinstock, Le Sionisme contre Israel, Paris 1969, trad. italiana Roma
1970. Si tratta purtroppo di un'opera da
usarsi con somma cautela (nuovamente: sono disposto a fornire ogni delucidazione dì
dettaglio) e certo molto meno seria dei lavori di M. Rodinson, ideologicamente su
posizioni analoghe. Per il resto giudicherà
il lettore, i! quale ricorderà forse che parecchi dei miei coetanei (la generazione
che oggi ha tra i 40 ed i 50 anni) fino a
pochi anni or sono ci riempivano la lesta
fino alla noia proclamandoci il carattere
esemplare e la validità degli esperimenti
comunitari effettuati in Israele. Possibile
che le posizioni si capovolgano perché muta la linea del parlilo o del gruppo politico al quale si appartiene? Personalmente sono stato sempre abbastanza scettico,
anche allora, di fronte all’esaltazione smisurata d’Israele; così mi mantengo scettico di fronte ad una denigrazione di cui
non vedo se non la motivazione ideologica,
ma non un fondamento teologico, politico,
sociale.
Alberto Soggin
Pomaretto
Senso del Battesimo
Negli incontri recenti con alcune famiglie
abbiamo ricordato il valore profondo del Battesimo, segno della vita nuova in Cristo; esso
consente alle creature del Signore di comprendere e di realizzare più tardi la nuova nascita
nell’attesa d’una più piena comprensione comunitaria del Battesimo, quale professione di
fede d’un morire e rinascere con Cristo.
Nello spirilo di questi pensieri sono stati
presentati e battezzati recentemente : Vinçon
Giuliano di Renzo e di Bertalot Renata, Genre Giorgio di Rino e di Bertalmio Graziella.
Novembre di speranza
Nel clima della mestizia di fine ottobre e
inizio di novembre abbiamo annunziato la vitloria della fede in occasione del servizio funebre di Cesare Bounous e Vinay Paolina ved.
Brunetto. Alle famiglie la nostra vicinanza in
Cristo.
Fedeltà al Signore
Filiberto Ribet e Casarino Caterina hanno
espresso il desiderio di vivere insieme la fede
in Cristo nella meditazione della Sua Parola
e nella ricerca di fedeltà nella preghiera. Agli
sposi stabilitisi ad Albissola il nostro pensieroaugurale di benedizioni divine.
In clima di collaborazione
Ringraziamo Felice Bertinat e Ruth Tourn
per aver presieduto i culti recentemente. Ci
auguriamo che i culti mensili all’Inverso P,
possano continuare nel clima d’una frequenza
e di attaccamento alla Parola. Non dimentichiamo di collaborare gli uni con gli altri perché la predicazione sia assicurata anche per
una domenica al mese con una frequenza
maggiore.
Le prossime riunioni quartierali si terranno
nei giorni seguenti: Martedì 16 novembre:
Paiola, Giovedì 18 : Perosa, Martedì 23 : Clot
Inverso, Giovedì 25 : Cerisieri.
Il tema verterà sul « Profetismo » in Israe
{continua a pag. 7)
lllllillllllillliiIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIÌIilllimillllllllIMlll
Prarostino
Le riunioni quartierali hanno anzi avuto
inizio lunedi 18 ottobre al quartiere dei Cardonatti. In questi giorni l’argomento delle
riunioni verte sul messaggio del Sinodo sul
problema ecumenico; sul rapporto Chiesa Valdese e movimenti cattolici del dissenso.
I corsi di catechismo sono iniziati domenica
17 ottobre. Migliore è l’impostazione delle
lezioni di 3° e 4° anno, improntati essenzialmente dal dialogo fra i catecumeni e con il
Pastore.
L’Unione Giovanile, che ha avuto la sua
prima riunione giovedì 21 ottobre, ha avuto
quest’anno una partenza ottima con il doppia
dei partecipanti soliti dell’anno scorso. Naturalmente speriamo con forza che la situazione
resti così o che migliori; e speriamo che i partecipanti non si limitino a « fare numero »:
le premesse, comunque, sembrano dare ampio
credito alle nostre speranze.
II culto di riapertura ha visto con gioia la
partecipazione di un gruppo di 25-30 persone
di lingua inglese della comunità di Torino; il
culto di riapertura ha avuto luogo domenica
24 ottobre.
Ha ripreso la sua attività anche il gruppo
di studio biblico, venerdì sera 29 ottobre, con
un buon numero di partecipanti e alcuni volti nuovi. È stato deciso di esaminare per un
certo periodo degli « incontri personali » di
Gesù Cristo con determinate persone : per
esempio, con il cieco nato. Questi incontri di
Gesù hanno ciascuno un significato e un messaggio particolare da mandarci; così di volta
in volta, attraverso di essi, esamineremo problemi di fede, coscienza, politica e così via,
alla luce appunto del messaggio di Cristo.
Domenica 31 ottobre, infine, avrà inizio
l’Unione delle Mamme : come sempre, la prima riunione si terrà nella cappella del Roch.
È in corso la colletta, anche a Prarostino,.
per il deficit della cassa della Chiesa Valdese.
Anche questo mese abbiamo purtroppo, tra
le altre, una cattiva notìzia. Giovedì sera 21
ottobre, nel quartiere di S. Bartolomeo, un
incendio ha semidìstrutto la casa del nostro
fratello Giovanni Fornerone e di sua sorella
Jenny. La disgrazia li ha colpiti in modo particolare data anche la loro anziana età e la
malattia di Jenny. Ella non ha resistito allo
strapazzo di quella sera e, benché trasportata
all’ospedale di Pomaretto e amorevolmente curata, è deceduta venerdì mattina 29 ottobre.
Al fratello Giovanni e agli altri familiari
vanno il nostro affetto e la nostra solidarietà.
« Beati i puri di cuore
perciocché vedranno Iddio ì>
(Matteo 5: 8)
È mancato alTaffetto dei suoi cari
Lodovico Bounous
di anni 58
Lo piangono con tanta tristezza la
mamma, il fratello, le sorelle, i cognati, i nipoti e tutti i parenti. La
famiglia ringrazia di cuore la Sig.ra
Direttrice, le Infermiere e il personale tutto dell’Ospedale Valdese che
lo assistettero con tanto amore e che
per lunghi anni gli furono affettuosamente vicini.
Torre Pellice, 9 novembre 1971.
Nella Reymond Pons prende parte
al dolore di Anita, Bianca e Carla
per la morte della sua cara madrina
Clémence Rostan
deceduta a Oyonnax (Francia) il 29
ottobre 1971.
« Venite a me voi tutti che siete travagliati ed aggravati e
io vi darò riposo ».
(Matteo 11: 28)
7
12 novembre 1971 — N. 45-46
pag. 7
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Rievocazione di Storia Valdese in forma di manifestazione ecumenica
Commemorazione della Riforma
a Villar Porosa
Incendio: preludio drammatico.
Fu sabato sera tardi, mentre un’ultima signora s’era soffermata nel tempio per preparare il tavolo per la
Santa Cena; una stufa seminuova a
cherosene esplose improvvisamente e
riempì di fuoco e di fumo tutto il
tempio. Alle grida di aiuto accorsero
dalle case vicine il giovanetto Mauro
Pons ed il fratello Gallian Ettore. Poco dopo, provvidenzialmente, giunsero i pompieri dello Stabilimento RivS.K.F. e il fuoco fu domato. I danni
sono notevoli: contorto il telaio metallico della grande vetrata nord con
una ecatombe di vetri; raggiunto e forato il tetto; annerite dalla fuliggine
le pareti e la volta del tempio. Per
fortuna salvi gli altri arredi e l'organo. Impossibile, si disse tornando a
casa, celebrare il culto nel tempio domani, bisognerà farlo nella sala.
Quasi un miracolo.
Fin dall’alba numerosi Villaresi si
misero all’opera. Alcuni fratelli sistemarono dinanzi alle vetrate distrutte
dei teloni di plastica e numerose sorelle si prodigarono per ripulire le sedie, i mobili ed il pavimento riuscendo a mettere tutto in sesto pochi minuti prima dell’inizio del culto.
Convenne una numerosa assemblea
e giunsero cari ospiti quali il sig. Sindaco di Pinasca, l’architetto Vay di
Torino ed il predicatore d’oggi, pastore Marco Ayassot rappresentante della Commissione Distrettuale.
La parte liturgica è presieduta dal
giovane Claudio Bertin ed il sermone
prende lo spunto dalle ossa secche
della visione di Ezechiele. La Corale
porge il proprio messaggio alla gloria
di Dio, due membri del Concistoro
servono la Santa Cena col pastore
Ayassot.
Agape fraterna
Offrì realmente l’occasione ad un
incontro di fratelli in vista di una conoscenza reciproca maggiore e di una
più concreta amicizia. Ottanta commensali: non molti, ma sufficienti
per raggiungere lo scopo. Serve alle
mense la famiglia del fratello Dino
Costantino e con essa l’anziano Martinat di S. Germano Chisone e dei baldi giovani universitari.
La quota di "^rtecipazione è di offerta libera, senza controllo.
I conversari fervono da ogni parte,
da un lato son Villaresi che fraternizzano con i loro ospiti, da un altro Reverendi cattolici e Pastori conversano insieme, da un altro ancora. Presidi di Scuole Statali e Presidi di Scuole Valdesi si stringono la mano e si
confidano le loro esperienze.
Molto applaudito, finalmente, il Sindaco di Pinasca il quale costretto ad
allontanarsi per doveri di ufficio,
esprime ai presenti la sua solidarietà
cordiale e la sua volontà di volgere
ogni poter suo al favorire la riconciliazione tra gli uomini in tutti i campi ed assicura la chiesa di Villar Porosa di voler fare quanto consentito
dalla legge per recarle l'aiuto di cui
ha bisogno dopo l’incendio che l’ha
colpita.
Manifestazione ecumenica
Nessuno aveva pensato, da principio, a servirsi proprio del giorno della Riforma per una manifestazione
ecumenica, ma le circostanze offrirono questa possibilità — non è forse
il Signore che le dispone? — la possibilità di invitare il prof. Don Franco
Trombotto a parlare su di un argomento di grande interesse per noi e
concernente l’esilio dei Valdesi della
Val Chisone e di Enrico Arnaud.
Cominciò dunque la seduta pomeridiana presenti numerosi ospiti tra i
quali alcuni Pastori, i Presidi del Liceo di Torre Pellice Prof. Augusto Armand Hugon della Scuola Latina di Pomaretto Elsa Balma, delle medie Statali di Villar Perosa Prof. Giaime, il
L’assemblea ascoltò quasi col fiato
sospeso questo e numerosi altri episodi consimili, piccolo scampolo di
tutta una messe abbondante di notizie e documenti in via di raccolta.
Parlò poi con la consueta valentia
il Preside prof. Augusto Armand Hugon e descrisse le peripezie degli esiliati del Val Chisone in Germania, particolarmente attuali nel momento in
cui si ricorda il 250 anniversario della morte di Enrico Arnaud. Bella e
vivente una lettera di quest’ultimo
che egli lesse alla conclusione del suo
dire.
Segue ancora un saluto cordiale di
Monsignor Giustetto. Quindi la conclusione: l’inno « venite fedeli, venite festanti » cantato dall’assemblea con all’organo Monsignor Giustetto; il Padre Nostro detto tutti insieme.
Era la prima volta che partecipavamo ad una simile manifestazione e
ci sembrava quasi di avere dinanzi ai
nostri occhi la visione profetica di un
tempo nel quale gli antichi motivi di tensione e ostilità si trasformeranno in motivi di attrazione e di fraterno amore. Enrico Geymet
Giornata della
Scuoia Latina
L’associazione Amici della Scuola Latina organizza per domenica 14 Novembre a Pomaretto un incontro fraterno cui sono invitati amici e simpatizzanti, con il seguente
PROGRAMMA
ore 10,30 - Culto nel Tempio di Pomaretto;
ore 12,30 - Agape fraterna presso la
Trattoria dei Fiori a Fleccia di Inverso Pinasca.
Prenotarsi entro il 7 novembre presso il Comitato Amici Scuola Latina,
Pomaretto; telefoni: 81.188 - 8326 8277 di Pomaretto.
Nel pomeriggio alle ore 15, nel Teatro del Convitto di Pomaretto, si terrà la seduta sociale che sarà seguita
da un programma vario di canti e recito, preparato da alunni ed ex-alunni
della Scuola.
La Presidente
Itala B e u x
Ripresa autunnale a Turre Pellice
Il Cand. al Min. Ermanno Genre, ha iniziato il suo servizio nella nostra Comunità durante il periodo estivo, sostituendo il Pastore
Bruno Rostagno che ha avuto l’incarico della
direzione di Agape. Ad entrambi esprimiamo
il nostro augurio per una testimonianza cristiana efficace e fedele alla gloria del Signore.
Nell’ultima Assemblea di Chiesa, prima
delle vacanze estive, si è discusso a lungo e
con pareri diversi di un matrimonio interconfessionale da celebrarsi nel nostro Tempio.
Era un caso un po’ particolare presentato dal
Pasl. Rostagno. La risposta della maggioranza
è stata la votazione del seguente ordine del
giorno : « La Comunità di Torre Pellice non
sentendosi di votare su una questione generale di principio né su un caso del tutto particolare, rimanda ogni decisione al momento
in cui il Sinodo avrà chiarito il punto di
vista della Chiesa Valdese sui matrimoni interconfessionali ».
La nostra Comunità aveva scelto come deputato al Sinodo un giovane che è anche impegnato nelle opere sociali del nostro Comu_________________________ _________________________ ne: Giorgio Mathieu.
lllilllllllllllllllllilllllIlllllllillllllllllMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIillllllilItlllllilllllllllMIIIIIIIIin
VILLAR PELLICE
Dipartenza. - La nostra comunità è stata
rattristata da un grave lutto che ha colpito
improvvisamente una nostra cara famiglia.
Felice Gay, di anni 49, era salito sul tetto
della sua casa per riparare una grondaia ed è
precipitato nel cortile sottostante, da un’altezza
di sei metri. Subito soccorso dai congiunti,
purtroppo, non c’è più stato nulla da fare.
Egli lascia il ricordo di un uomo buono,
onesto e laborioso. Amava sinceramente la sua
chiesa e solo pochi mesi fa, quando abbiamo
costruito la sala, egli era venuto ad aiutarci
col suo trattore insieme ad altri volontari.
Il 16 ottobre ha avuto luogo il funerale dinanzi ad una folla mesta e commossa. Si è
parlato sul passo: «Vegliate, perché non sapete é il giorno né l’ora ». Alla vedova, che è
stata cosi forte nel suo dolore ed al giovane
figlio, diciamo ancora tutta la nostra profonda simpatia e li raccomandiamo alla grazia
del Signore. E- G.
Dopo la sosta estiva riprendiamo la breve
cronaca delle varie attività e della vita della
chiesa.
Durante l’estate abbiamo avuto il piacere di
accogliere e di avere per un po’ di tempo in
mezzo a noi parecchi « Villaresi lontani » e
diversi amici. Essi si sono spesso uniti a noi
nella celebrazione del culto della domenica
mattina. Si sono avute cosi, in genere, delle
buone assemblee ed abbiamo potuto sperimentare quanto sia vera la parola del salmista :
« Quanto è buono e quanto è piacevole che
fratelli dimorino insieme » (Salmo 133: 1).
Abbiamo anche avuto il privilegio di udire
il messaggio portatoci da diversi Pastori e fratelli laici. Li ringraziamo vivamente tutti.
Ci hanno lasciato per rispondere alla suprema chiamata ; Giovanni Bartolomeo Monnet, di Moutì. Egli era il decano della nostra
Comunità ed era giunto, in condizioni ancora
invidiabili, alla rispettabile età di 95 anni;
Paolo Bertinat, del Centro, di anni 79 e Enrichetta Barolin ved. Garnier, di Cucuruc, di
iiiiiiiiiiiiiiimiiiiimiiiiiiimmiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMimiiimiiiiiiiiiiiiiiiMiiii iiiiiiiiiiii¡iiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiim
Un lutto a Caltan'issetta
Non possono non essere addolorati
gli amici della nostra piccola comunità per la morte del Diacono Mario Nicosia. Domenica, 24 Ottobre, alle ore
13, dopo soli 4 giorni di infermità, si
addormentava nel Signore, lasciando
in tutti un profondo turbamento per
It repentinità della sua scomparsa.
Culti, riunioni, assemblee e tutte le varie attività non hanno potuto registrare mai una sola assenza e tutti i suoi
impegni erano sempre subordinati alla sua presenza alla vita comunitaria.
La sua è stata tutta una vita di coraggiosa e sofferta testimonianza, spesa
nel suo ministero diaconale al servizio
della comunità e di tutti coloro^ che
si rivolgevano per aiuto e consiglio. A
tutti era dato poter attingere ai tesori
della sua esperienza di credente e valido lottatore per la fede, e col suo gioviale sorriso stabiliva subito con chi
10 avvicinava sereni rapporti di una
schietta e sincera agape.
La Comunità si è ritrovata intorno
alla famiglia alle 10,30 di Lunedì 25 ottobre per accompagnare, con mesto e
doloroso corteo, la salma al cirnitero.
Qui, alla presenza di numerosissima
fella di parenti ed amici dal pastore
Magri è stato annunziato il Vangelo
della Speranza e della Resurrezione.
Siamo sicuri che i figliuoli del Diacono Nicosia non permetteranno che
11 posto del padre in seno alla comunità sia lasciato vuoto, perché continueranno sulla via tracciata da lui, raccoglieranno la fiaccola del testimone per
continuare la corsa.
Per lunghissimi anni a Caltanissetta dire Chiesa Valdese significava dire
chiesa di Nicosia, perché in lui vedevano il più qualificato Valdese ed EvanDr. Enrico Gardiol di Torre Pellice e gelico. E una pesante eredità che essi
Signora, i prof.ri Grise^ e Montruc- hanno così ricevuto e non possono non
chio, il Dr. Baridon di Torino e con
vari fratelli cattolici. Marco Giustetto delegato ecumenico della Diocesi
di Pinerolo oltre a numerosi ospiti di
S. Germano Chisone e di Pomaretto.
Esordì la Corale di San Germano
Chisone diretta dalla Prof.ssa Tùrck;
tratto tratto arricchirà il programma
con le sue voci melodiose. Seguì una
introduzione biblica, quindi parlò il
Prof. Trombotto sulle vicende dei Vaidesi della Val Chisone quando matura
il loro esilio: 1682-1685. Dinanzi a lui
è un tavolo aperto di documenti ancora ignoti ai Valdesi. Racconta episodi
di palpitante interesse come quelli
di un processo contro i Riformati di
Pragelato i quali malgrado l’assenza
del Pastore Fapon si sono riuniti per
un giorno intero nel loro tempio per
digiunare e leggere la Bibbia. « Io li ho
avvisati che ciò era contrario agli ordini del Re — riferisce al castellano
il parroco priore Simon Rude — ma
essi sono rimasti nel tempio fino alla
notte. Erano più di mille. E Moysè Perron, il maestro di scuola, leggeva la Bibbia e faceva la preghiera. Tutti cantavano i Salmi » (v. « L’Eco del Chisone », 4 novembe 1971).
raccogliere ed accettare.
A loro ed alla gentile Signora rinnoviamo tutta la nostra simpatia nella certezza che il Vangelo della Resurrezione porterà nella visione cristiana
della morte forza e coraggio per poter
guardare sempre avanti ed in alto.
Teodoro Magrì
Cerignola
Per quanti ci seguono nel nostro lavoro ecco alcune notizie :
Rijacimeuto del tetto al locale di Culto.
Domenica 26 settembre, dopo due mesi durante ì quali i Culti furono tenuti nel vicino
Ricreatorio, si entrava in possesso del locale
restaurato. Il fatto è rilevante anzi tutto nel
.senso patrimoniale delFasse edilizio della Tavola. Il locale era stato acquistato nel lontano
1931 ma con gli anni, il tetto, in legno a capriate, sì era talmente deteriorato da destare
preoccupazione. Il tutto è stato sostituito con
un ottimo solaio in cemento armato che conferisce al salone un’aria più consona all’uso
cui è destinato: la casa del Signore. In se
condo luogo il fatto riveste importanza sentimentale per i più anziani i quali ricordano le
circostanze nelle quali avvenne l’acquisto.
Per via della disgraziata legge sui Culti
Ammessi, l’autorizzazione dalla Prefettura,
ove imperavano i Vescovi, non l’avremmo
mai ottenuta se il compianto ing. Eugenio
Trincherà (suocero del Collega Gustavo Bertin) non fosse venuto a comprarlo per se fingendo di farne un deposito di cemento. Ma
seduta stante pregò il notaio di procedere ad
secondo atto, quello di donazione alla « sua
Chiesa ». Immaginarsi lo schoc dei presenti
ignari fino a quel momento di aver venduto
a degli eretici. Per mezzo di questo locale la
comunità usciva dalla clandestinità.
Rinnovo del Consiglio di Chiesa. Domenica
3 ottobre ebbero luogo le elezioni del nuovo
Consiglio di Chiesa. Tre vecchi consiglieri furono confermati e fu eletto quale quarto consigliere il fratello Giacomo Campanelli. Egli,
come delegato della Conferenza Distrettuale
che partecipò al Sinodo, fece alla Comunità
una esposizione molto apprezzata per concisione e chiarezza mettendo in luce le esperienze
fatte (era la prima volta che visitava le Valli)
e i problemi aperti per una testimonianza sempre più fedele sia ai vertici che alla base.
Riapertura delle attività. Con un Culto speciale, cui parteciparono i responsabili della
Scuola Domenicale, del servizio sociale, dei
cadetti e dell’Unione Giovanile, abbiamo ripreso in pieno le nostre attività. L’Unione Giovanile mista ha eletto quale suo presidente Pinuccio Giglio e ci auguriamo continui con lo
stesso entusiasmo iniziale.
Asilo Infantile. Riapertosi il 1 ottobre col
medesimo personale direttivo accoglie oltre
trenta bambini. Le famiglie di condizioni economiche disagiate ci sono riconoscenti. Siamo all ottavo anno di questa attività che è
un servizio e pertanto un segno della nostra
presenza nella città.
Scuola Laboratorio in maglieria. Dopo un
periodo di difficoltà e d’incertezze (ne spiego
i motivi nella Relazione annua 1970-71) dai
primi d'ottobre ha anch’essa ripreso la sua
normale funzione più che utile, necessaria. Le
ragazze del ceto povero non hanno vie aperte agli studi. Sicché esse sarebbero solo le
piccole schiave della famiglia proletaria o di
qualche industria privata. Da noi realizzano
molto di più lavorando non solo per il datore
di lavoro ma per privali e per le proprie famiglie. Tutto questo s'inquadra nel messaggio
dell’Evangelo della liberazione che ritorniamo
ad annunziare la domenica e costituisce la nostra predicazione.
G. E. Castiglione
i[iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiimimiiiiiimMiiiiiiiiiiii
Collegio Valdese
Il secondo ciclo dì lezioni di teologia
sarà tenuto dal pastore Paolo Ricca
nella settimana 21-28 corrente mese.
Il programma verrà pubblicato sul
giornale della prossima settimana.
Il Comitato del C. V.
anni 78. Questi ultimi due hanno, negli ultimi tempi, dovuto camminare in compagnia
della malattia e della sofferenza. Essi avevano
con coraggio e con grande forza d’animo accettato la loro prova, trasformando la prova
stessa in una testimonianza.
Alle famiglie di questi scomparsi rinnoviamo l’espressione della nostra fraterna solidarietà. Desideriamo pure esprimere la nostra
simpatia alle seguenti famiglie : Giacomo e
Italo Dema, Bruno Bertinat, Rosina Giovenale, Albino Davit, Livia Davit, Carlo Giaime,
Enrico e Emilia Davit, che hanno avuto il
dolore di doversi separare da un loro congiunto ancora in giovane età e quasi improvvisamente.
Si sono uniti in matrimonio : Aldina Ramhaud (Centro) e Giuseppe Bonjour (Bobbio
Pellice).
Il Signore li accompagni con le sue benedizioni e le sue grazie.
Sono stati presentati al S. Battesimo: Gabriella, di Silvio e Ada Charbonnier (Teynaud); Silvia, di Bruno e Alma Giovo (Ciarmis); Marco, di Bruno e Angiolina Geymet
(Tey naud).
Il Signore benedica questi agnelli della sua
greggia e li, prepari a diventare dei fedeli
membri della sua chiesa.
Hanno celebrato il 50° e il 25° anniversario
del loro camminare insieme, rispettivamente: Carlo e Elena Armand Ugon; Pierino e
Maddalena Barolin. A questi nostri fratelli
ed a queste nostre sorelle desideriamo presentare le nostre felicitazioni, insieme ai nostri
più fraterni e più vivi auguri di un altro
lungo cammino e di molte e preziose benedizioni divine.
Diversi fratelli e sorelle si trovano ricoverati negli ospedali di fondo valle o a Torino.
Desideriamo far loro giungere il nostro saluto
affettuoso e assicurarli che li seguiamo in
preghiera per domandare al Signore di sostenerli nella loro prova e di farli tornare
molto presto alle loro case ed alle loro famiglie, completamente ristabiliti nella loro salute.
iiiiiiimiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiimiiiiiiiiiii
Ferrerò-Maniglia
Domenica 31 ottobre il culto di Ferrerò è
stato presieduto dal pastore Giorgio Tourn.
Lo ringraziamo per questa collaborazione e
per il suo messaggio.
Nel pomeriggio dello stesso giorno sì è riunita nella sala delle attività un’assemblea
di chiesa, purtroppo non molto numerosa.
È stato deciso dì spostare l’ora della Scuola
Domenicale di Perrero alle 10,30. La spiegazione avverrà nella prima parte del culto,
poi i ragazzi si ritireranno nella saletta per
il lavoro sui quaderni biblici.
Lo scopo principale deH’assemblea era il
problema della celebrazione del 17 febbraio.
Sono state presentate due relazioni : una favorevole allo schema proposto dalla Conferenza
Distrettuale dell’8 dicembre 1969, tenuta dal
sig. Claudio Tron; ed una favorevole al mantenimento delle forme tradizionali, tenuta dal
sig. Osvaldo Peyran. L’assemblea non ha ritenuto di dover prendere una decisione definitiva per lo scarso numero dei presenti.
Tuttavia si è espressa favorevolmente sulla
soppressione dei fuochi d’arlìficìo e sull’incontro dei cortei di Perrero e dì Maniglia lungo
la scorciatoia che unisce i due paesi, anziché
sulla strada provinciale, per dare a questo
incontro un carattere più fraterno e familiare evitando il servizio d’ordine. I pareri sono
rimasti divisi sulla questione delle bandiere e
deirinvito alle autorità civili per il pranzo,
mentre si è avuto il consenso di tutti sulla
necessità che le eventuali recite abbiano un
contenuto di testimonianza evangelica e non
comprendano quindi commedie o farse senza
messaggio.
In una prossima assemblea di chiesa si chiederà nuovamente una decisione definitiva su
questo problema.
Rosanna Pons
Dinienticanza
Neirultima cronaca è stato involontariamente dimenticato il decesso del nostro fratello Ermanno Bounous del Crosello.
Domenica scorsa, 7 novembre, è mancata
improvvisamente anche la nostra sorella Grill
Clotilde Caterina di Perrero. all’età di 74
anni. Rinnoviamo alle famìglie colpite la nostra simpatìa fraterna nell'ora del lutto.
Durante l’Assemblea del 24 Ottobre u. s.
egli ha presentato una interessante relazione
sui vari problemi discussi in Sinodo. L’assemblea ha preso atto con soddisfazione della nomina di un deputato della Chiesa Valdese alla
Conferenza delle Missioni nella persona del
Past. Davite. Viene proposta una riunione di
tutti i membri di Chiesa presenti al Sinodo,
per uno studio più approfondito dei problemi
discussi da presentare ad un’altra Assemblea
di Chiesa e viene nominata una Commissione
per una controrelazione sull’operato del Concistoro durante l’anno ecclesiastico 1970-1971.
Incoraggiante è stato il numero dei partecipanti a questa Assemblea che ha avuto luogo
Domenica mattina, durante l’ora del Culto
nella Foresteria gentilmente concessa.
Le Società Missionarie hanno inaugurato il
nuovo anno di attività con una Conferenza del
Pastore Bruno Tron, che ha parlato dell’opera
missionaria in Eritrea; a lui ed alla Signora
così favorevolmente conosciuti ed apprezzati,
vogliamo dire da queste colonne che li seguiamo con affetto e simpatia e con l’augurio di
ogni bene nel Signore.
Il 10 ottobre abbiamo avuto il Culto d’inaugurazione delle nostre Scuole Domenicali, presieduto dal Past. SoneUi, Molte giovani catecumene e neo-confermate hanno chiesto di occuparsi degli alunni come monitrici, le abbiamo accolte con gioia e possiamo dire che esse
hanno iniziato il loro servizio con molto entusiasmo.
Anche gli alunni delle scuole elementari
hanno avuto il loro Culto di apertura il 12
Ottobre u. s.
I corsi di catechismo, con la consegna delle
Bibbie ai catecumeni del primo anno, hanno
avuto inizio il 16 ottobre; con questo dono
deciso dai Concistori del Presbiterio, si vuole
sottolineare in modo particolare l’inìzio dello
studio della Parola di Dio che dovrà accompagnarli non solo durante i quattro anni dì catechismo, ma per tutta la vita.
La Società di Cucito ha organizzato anche
quest’anno un efficiente Bazar e Buffet per
la settimana del Sinodo; il Concistoro esprime
a tutti coloro che si sono impegnati in questo
servizio, la riconoscenza della Comunità.
Abbiamo seguito durante una settimana
con vivo interesse le lezioni del Prof. J. A.
Soggin sul tema : « Introduzione ai Profeti
d’Israele » organizzate dal Comitato del Collegio.
Si è concluso il Corso per Educatori d’istituti per Minori normali e disadattati, organizzato dal Centro Diaconale. I partecipanti,
circa una ventina, erano assistenti dei nostri
Istituti alle Valli e di Firenze, più alcuni
giovani interessati agli argomenti trattati.
La Corale che aveva terminato il 6 Giugno un anno d’intensa attività con una gita
a Frali, partecipazione attiva del canto di alcuni inni al Culto di quella Comunità, agape fraterna neU’accogliente e simpatico Hôtel
Malzat, ha ripreso le sue sedute settimanali.
Invitiamo cordialmente alla Corale tutte le
persone che hanno una buona voce e amano
il canto.
Battesimi : Hanno ricevuto il segno del
Patto: Irma Fornerone di Alberto e di Clara
Benech; Cristina Gönnet di Silvio e di Graziella Rostan; Silvana Alberto di Giacomo e di
Rosalba Morel; Luana Lancerotto di Renzo e
di Irene Giordan; Bruna Cougn di Giovanni
e di Enrichetta Odino; Andrea Federico Malan di Alberto e di Matilde Vigna; Sergio Albanese di Anseimo e di Serenella Rivoir. 11
Signore li benedica e li guardi.
Matrimoni : Si sono sposati : Ermanno
Emanuele Godine (da Prarostino) e Gemma
Paola Tommasini; Giuseppe Cesare Cesano
(da Pinerolo) e Malvina Pizzardi; Alberto
Sappei (di S. Germano Chisone) e Silvana
Dolce; Emilio Adolfo Baret (di Pomaretto) e
Maria Devio (di Pinerolo): Renato Roland e
Ilvia Gaydou; Enzo Plavan e Violetta Rivoira (da Angrogna). A questi cari sposi il nostro augurio di ogni bene nel Signore.
Funerali: ci hanno lasciati in attesa della
resurrezione: Carolina Charbonnier ved. Rostan (Coppieri); Alberto Giaime (S. Margherita); Paolo Gardiol (S. Margherita); Carolina Sibille ved. Gay (Villa 2); Filippo Chauvie; Fredino Monnet (Angrogna); Guido Poet
Diacono (S. Margherita); Vera Paschetto in
Odin (Appiotti); Giovanni Giuseppe Cougn
(Coppieri); Danilo Monnet; Alberto Giulio
Ricca (Villa 2); Giovanni Giacomo Goss (Villa 2); Adolfo Mourglia (Appiotti); Lidia Emilia Ricca ved. Jalla (Charbonnier); Alberto
Federico Malan (S. Margherita). Esprimiamo
la nostra viva simpatia e la nostra solidarietà
alle famiglie in lutto.
II Concistoro ha perso un valido aiuto colla dipartenza del Diacono Guido Poët. La nostra Comunità esprime un riconoscente, commosso pensiero alla sua memoria.
Lina Varese
iiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiinn
Pomaretto
{segue da pag. 6)
le, mentre nella seconda parte discuteremo i
temi del Sinodo.
La Chiesa riscaldata
Una rapida decisione appoggiata dalla comunità ha consentito rimpianto per il riscaldamento a gasolio. Nello spazio di quindici
giorni, si sono raccolti i fondi, con una prontezza commovente e con slancio da parte di
quasi tutte le famiglie. Ringraziamo i collettori per l’opera compiuta. Ed ora la chiesa
attende con ansia e fiducia di poter distribuire il suo calore a tutti i parrocchiani, quale
riconoscenza per Pofferta ricevuta perché il
suo calore non sia speso invano.
Abbonamenti a « L'Eco delle Valli » e a Lo
Amico dei fanciulli ». Ricordiamo alla comunità di rinnovare con urgenza l'abbonamento
a « L'Eco delle Valli » (canone annuo L.
3.500) e a « L'Amico dei fanciulli » (canone
annuo L. 1.000).
8
pag. 8
N. 45-46 — 12 novembre 1971
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
Cinema
Roma bene
“Patria del diritto,,
« Come passa il tempo! »: è questa
una frase che si sente spesso pronunciare. Non è certo dello stesso parere
Pietro Valpreda, l’anarchico in attesa
di processo per la strage di Milano.
Egli si trova in prigione da ormai quasi due anni, e in condizioni di salute
assai precarie. In precedenza è anche
stato tenuto per ben tre mesi in cella
d’isolamento, evidentemente nella speranza che egli « parlasse ». Ecco come
era quella cella, secondo una sua descrizione: « ...lunga circa quattro metri e larga 1,70. Sulla sinistra, alcune
piastrelle incastrate nel muro e il
buiolo; un metro e mezzo più avanti
la brandina incastrata nel pavimento.
Una lampadina protetta da un vetro e
da quattro lastre di ferro, a quattro
metri dal suolo, accesa giorno e notte».
Non certo migliori le sue condizioni
di vita, che sono quelle di una vera e
propria morte civile (ricavate da una
sua lettera): « Per la mia malattia, qui
la temperatura è sempre la più sbagliata, manca l'aria, l’ossigenazione,
nonché tutte le condizioni ambientali.
Quando ero in "medicina” dovevo sempre tener le finestre chiuse. A Regina
coeli vi sono cucine, panetterie, ecc.
perciò l’aria è sempre pregna di caligine, fumi e vapori ed è alquanto irrespirabile per cui, indipendentemente
dalla malattia, respirare questa roba
è un suicidio... Delle due ore d’aria
che sono concesse al giorno per le
suddette ragioni atmosferiche non ne
usufruisce quasi nessuno, perché vuol
dire tornare in cella neri ed anche
perché il paesaggio è un cubicolo cui
il sole è completamente sconosciuto...»
Ecco un altro brano di una sua lettera, scritta a una giornalista: « ...Tu
scrivi che bisogna scuotere Topinione
pubblica: quale opinione pubblica,
quella di Milán Inter o di Canzonissima? I nostri giornali si sono del tutto
dimenticati di noi. Alla primitiva campagna d’odio e di orrore, ora hanno
fatto subentrare il più totale silenzio...
sono sempre pronti a parole a ergersi
a paladini nel nome di una pseudogiustizia per i vari Amalrik, Davis o Panagulis a seconda dell’indirizzo politico, mentre nel nostro caso hanno preferito agire nel modo più vile: ign(>
rarci. Perché, per loro, certe ingiustizie, certe iniquità succedono sempre
da’un’altra parte, sempre lontano, a
Burgos o a Leningrado, in Biafra o in
Vietnam, o in Brasile, ma da noi no,
non devono succedere. Meglio ignorare, per viltà paura o tornaconto, quel
che succede in casa nostra. L’Italia
è la patria del diritto: quando diventerà anche una parente lontana della
giustizia sarà sempre troppo tardi ».
Non crediamo che queste parole
possano essere pronunciate da un assassino massacratore.
Una sfilata inconsueta
Qualche giorno fa a Torino vi è stata una sfilata del tutto inconsueta,
che ha lasciato increduli i cittadini
che si sono trovati per caso ad assistervi.
Una settantina di agenti di pubblica
sicurezza, incolonnati e allineati su tre
file, senza che un comandante impartisse ordini hanno marciato in silenzio per le strade cittadine. I poliziotti
indossavano la normale divisa di libera uscita, senza essere, equipaggiati
di elmetti, manganelli e tascapani di
bombe lacrimogene.
Si trattava infatti di una dimostrazione, di una civile protesta. Il lungo
plotone, dopo aver percorso parecchie
vie del centro si è poi diretto in p.zza
Castello, proprio di fronte all’ingresso della prefettura dove si è fermato,
sempre in assoluto silenzio, per cinque minuti. Il tutto è durato dalle
21,30 alle 23,30.
Quali sono le ragioni di questa
« marcia » fuori ordinanza, senza precedenti nella storia della polizia?
È presto detto: si trattava di una
protesta contro i massacranti servizi,
contro le condizioni (poco) igieniche
delle caserme, contro il vitto scadente, contro l’eccessiva disciplina. Un poliziotto (che non prendeva parte alla
sfilata) ha soggiunto: « siamo costretti a tagliarci i capelli alTumberta, è
obbligatorio andare in libera uscita in
divisa. Sappiamo di essere mal visti
da tantissima gente, per quello che
ci fanno fare durante gli scioperi e
le manifestazioni ».
La protesta riguarda anche altri
aspetti della vita dei poliziotti: la paga, che è di 82 mila lire mensili nette,
il limite di età di 28 anni per potersi
sposare, i limitatissimi permessi e licenze.
Tornando alla manifestazione, in un
primo tempo pareva che la cosa finisse così trattandosi di una dimostrazione non solo effettuata fuori servizio,
in libera uscita, ma che non ha arrecato il minimo danno o disturbo a
nessuno.
Invece, la repressione non ha tardato a farsi sentire. Tre dei partecipanti sono stati arrestati e trasportati
ammanettati al carcere militare di Peschiera, coll’imputazione di « sedizione militare aggravata », imputazione
che comporta fino a due anni di carcere.
Degli altri dimostranti .55 agenti sono stati trasferiti, con armi e bagagli,
a diverse altre sedi colTumoristica te
si dei « normali avvicendamenti ». Anche su di essi pende la minaecia della
stessa accusa, come « concorso »: in
questo caso è prevista all’applicazione
della condizionale, ma tanto basterà
per espellerli tutti dalla polizia.
La posizione degli agenti di p. s. in
Italia è assai particolare: come si sa
la massa dei poliziotti viene reclutata
nel sud e nelle regioni più sottosviluppate ed il loro inserimento nella compagine civile in cui vengono a vivere
è oltremodo difficoltoso. Questo loro
senso di isolamento viene poi rafforzato dalla poca popolarità di cui godono. È chiaro che essi si stanno sempre più rendendo conto di questa loro
situazione e certamente questo è stato
uno dei motivi ispiratori della inconsueta sfilata.
In Francia, i poliziotti sono regolarmente costituiti in sindacato e stanno rivendicando il diritto di sciopero.
Da noi, per ora, si trasferisce e si
manda ai carceri militari in base a
leggi e regolamenti che hanno urgente
bisogno di radicali modifiche.
Svizzera:
stabilità politica
(con scarto a destra)
La stampa svizzera, nel riferirsi alle recenti elezioni politiche generali
tenutesi in Svizzera, ha posto l’accento sul fatto che « la stabilità rimane
l’elemento dominante della politica elvetica ». In effetti, la stabilità della
coalizione governativa (costituita dai
democratici cristiani, dai socialdemo
cratici, dai radicali e dai contadini)
non è messa in gioco, pur registrandosi una notevole ansia in un paese
che ha sei milioni di abitanti e quasi
uno di lavoratori stranieri immigrati.
In effetti, mentre l’equilibrio preesistente permane, si sono verificate a
livello locale le stesse tendenze verificatesi nelle precedenti elezioni cantonali e comunali e vale a dire un sia
pur lieve spostamento a sinistra nella
Svizzera francese e uno spostamento
a destra nella Svizzera tedesca.
A Ginevra i comunisti hanno conquistato un terzo seggio sugli 11 di cui
dispone il cantone nel parlamento nazionale. A Zurigo invece Schwarzenbach, leader della destra xenofoba,
non solo è stato rieletto, ma riesce a
portare altri suoi seguaci in parlamento. A Basilea poi gli antistranieri hanno avuto il 13 per cento dei voti. Il numero complessivo dei deputati di quella corrente sale da 1 a 11.
Uno dei leaders oltranzisti, Weber,
ha già annunciato che sarà proseguita la raccolta di firme per modificare
la Costituzione federale e ottenere così una rapida diminuizione dei lavoratori stranieri.
Si può concludere che il voto dello
elettorato è stato caratterizzato dalla
« prudenza » e dall’immobilismo. Quindi anche il voto accordato per la prima volta alle donne a livello nazionale
e su cui i partiti popolari facevano affidamento (oltre due milioni, su 3,6
di elettori) non ha mutato Tindirizzo
politico generale.
Roberto Pfyrot
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
SPERANZE IN UNA CINA
PACIFICA
« L’attribuzione del seggio cinese
al governo di Pechino, neU’ONU è stata accolta con entusiasmo dagli amici
di Pechino, e con sollievo dall’insieme
delle altre delegazioni, ad eccezione
delle due delegazioni di Formosa e degli USA ». (È noto che gli USA volevano l’attribuzione di quel seggio ad entrambi i governi, quello di Pechino c
quello di Formosa, a pari livello).
« “L’ONU ha imboccato una strada
sbagliata”, ha dichiarato il rappresentante americano. (...)
Una situazione assurda, una lunga
situazione di stallo, consistente nel
mantenere il paese più popolato del
mondo al difuori d’un’istituzione che
pretende di rappresentare tutta la terra, semplicemente perché nel 1950 il
suo governo aveva violato, in Corea, i
principi della carta di San-Francisco,
si è così risolta.
Partendo da un tale pretesto, la
maggior parte dei membri dell’ONU
avrebbero dovuto esserne espulsi, a
cominciare dalle due superpotenze:
quante volte queste ultime hanno dimostrato il loro spregio del diritto dei
popoli a disporre di sé stessi! (...)
Un certo mistero continua a circondare le modalità di dettaglio in cui la
decisione è stata presa. Si sarebbe potuto credere, considerando i rapporti
intercorsi negli ultimi mesi fra i tre
poli della politica mondiale, che, indipendentemente dalle dichiarazioni
pubbliche dei due governi, gli Stati
Uniti avrebbero sostenuto l’ingresso
della Cina popolare all’ONU, e che
l’URSS l’avrebbe invece ostacolata. Ma
il fatto è che, se Mosca non s’è molto
adoperata per sostenere la causa di
Pechino, Washington invece, soprattutto all’ultimo momento, ha moltiplicato i propri sforzi per impedire la
espulsione di Formosa, espulsione che,
dal governo di Ciu-en-lai, era vista come condizione “sine qua non” per l’invio d’una delegazione a New-York.
Certo gli USA non potevano abbandonare un vecchio alleato come CiangKai-Scek senza un simulacro di combattimento. Ma, tenendo conto del
riordinamento completo della loro politica, avviatosi coi viaggi di Kissinger
nella Cina popolare, si direbbe che essi abbiano spinto fin troppo lontano
la questione del punto d’onore: tanto
lontano da subire, agli occhi del mondo intero, una clamorosa disfatta politica.
L’arrivo dei rappresentanti di Pechino, che presto dovrebbero esser seguiti da quelli delle due Germanie, avvicina considerevolmente l’ONU alla
sua vocazione d’universalità. Senza la
quale l’ONU non può sperare di continuare ad adempiere ai propri compiti.
La ricerca della pace ne risulterà facilitata?
Si può temere un certo inasprimento dell’antagonismo fra le due grandi
potenze comuniste, nei confronti dei
paesi del terzo mondo. Certo il confronto quotidiano fra quelle potenze
metterà in evidenza, ancor più chiaramente che nel passato, il carattere
prioritario del loro antagonismo, rispetto a quello che li oppone entrambi agli Stati Uniti. Rimane il fatto che
il diritto di veto, di cui d’ora innanzi
disporrà la Cina al Consiglio di sicurezza, le conferirà un potere temibile ».
Noi non siamo pienamente d’accordo con tutti i giudizi qui sopra espressi (e che sono estratti dall’articolo di
fondo de «Le Monde» del 27.10.1971).
Per es. non diremmo mai che « gli
USA non potevano abbandonare un
vecchio alleato come Ciang-Kai-Scek
senza un simulacro di combattimento »; perché, quando una nazione ha
sporcato il proprio onore, al punto degli USA nel Vietnam, qual margine le
resta ancora per non perdere la faccia? Ma la conclusione delTarticolo è
particolarmente felice, e desideriamo
sottolinearla aggiungendovi le nostre
personali speranze:
« Detto questo, bisogna ben riconoscere che la Cina costituiva non già
un ostacolo alla pace ch’essa ha turbato meno di altri, bensì un ostacolo alla conservazione, sotto la protezione
delle due superpotenze, d’una spartizione del mondo fra ricchi e poveri,
spartizione ingiustificabile dal doppio
punto di vista del buon senso e della
equità.
Questa spartizione dev’essere rimessa in causa. Lo sarà certamente: la
presenza della Cina all’ONU dovrebbe
aiutare ad esserlo nella pace, piuttosto che nella guerra ».
ERA AGENTE DELL’OVRA
«Via Chiabrera è fredda e buia
in questo autunno torinese, tanto diverso da quello di due anni fa ». Così
inizia un articolo di Sergio Modigliani (su «L’Astrolabio» del 24.10.’71),
dal titolo, forse esagerato: «Torino,
la città mostro ».
« La strada passa dietro allo stabilimento della “Stampa", è a pochi passi dall’obitorio, strizza l’occhio al palazzone dell’IFI ( = Istituto Finanziario Industriale) di via Marenco. Qui,
a pochi passi dalla mutua della FIAT
dove lunghe file di operai vengono "a
fare il controllo”, c’era l’ufficio di spionaggio della grande industria. Dalle finestre della stanza, ora vuota, con gli
scaffali impolverati, si vedono le prostitute che battono lungo il Po.
In questi uffici grandi e grigi, una
mattina del 1948, fece il suo ingresso
trionfale il maggiore Roberto Navale,
ex agente dell’OVRA, uno degli organizzatori dell’assassinio dei fratelli
Carlo e Nello Rosselli per conto di Galeazzo Ciano e di Filippo Anfuso, fidi
esecutori del mandato conferito da
Mussolini. Navale era stato chiamato
in FIAT da Vittorio Vailetta: il suo
compito era quello di spiare gli operai e i dirigenti, scrutarne la vita privata, ricattarli, indagare sulla ideologia e sui trascorsi politici dei nuovi
assunti, dei loro parenti, dei loro amici. Per far questo aveva a disposizione un esercito di ex graduati di Salò,
di ex carabinieri in pensione, poliziotti troppo zelanti durante il regime fascista e messi in disparte dalla Repubblica. Navale comandava anche
l’armata dei guardiani FIAT, dei sorveglianti, dei metronotte. Inoltre doveva tenere i rapporti col potere.
Solo così, in un’industria assediata
dentro e fuori. Vailetta poteva sentirsi tranquillo e partire in quarta per
regalare a Torino la grande favola dell’automobile. Da allora spie e poliziotti non hanno mai smesso di sorvegliare e assediare la FIAT e la città, impegnati in un presidio logorante, che
dura da ventisei anni, fatto di licenziamenti, repressione, galera, frustrazioni, lacrime e sangue... ».
Roma: si dovrebbe scrivere con tutte maiuscole questo nome, secondo
una certa tradizione letteraria, religiosa, politica, onusto com’è d¡ gloria,
di venerazione, fatto segno a inestinguibile odio e amore! Con tutti gli
epifonemi che lo accompagnano: caput mundi (principio e fine dell’Universo!), Roma imperiale, la Città dei
Cesari, la Città dei Papi, Mater et Magistra (Madre e Maestra) di leggi e di
Diritto, l’Urbe (l’Unica, la Sola, la
Grande: la Città, i cui confini — ma
ne ha? — sono quelli del mondo al
quale ha rivelato il bene supremo della pace romana: risparmiare i vinti,
debellare i superbi!), la Sacra (un
Concordato e dei Patti lateranensi ne
hanno fissato il carattere e l’infusione di santità in un linguaggio giuridico destinato a sfidare i secoli e a far
trionfare i casti Padri del santo referendum).
Roma: per molto tempo attesa e sognata: la Capitale d’Italia, un nome
che dava un senso alla storia di un
popolo, la realtà unificatrice dei contrasti e dei sogni degli animi divisi,
delle passioni contrastanti, ma concordi su di un nome solo: Roma o
morte: perché Roma significa (pardon, « significava »?) Italia. Ed ora
abbiamo la nostra Roma, la nostra
capitale; anzi abbiamo la « Roma bene ». Bene; in quello che i filologi —
volgarmente: esperti in grammatica
— chiamano dinamismo figurativo ed
espressivo della lingua (volgarmente;
abolizione delle norme che regolano
l’espressione e la formulazione corretta della lingua italiana) « bene »
sta al posto di « per bene ». Si dovrebbe probabilmente dire « Roma per bene », così come si dice « una persona
per bene ». Ma con ciò sia che le persone per bene non desiderano esser
chiamate (o considerate?) per bene,
in quanto il « perbenismo » viene considerato sinonimo di conformismo
(ovverossia sottoprodotto di antiquariato) « per bene » è diventato semplicemente « bene » ed ha assunto un significato tutto particolare di valutazione contestatrice.
Tanto per intenderci: una famiglia
« bene » non è necessariamente « per
bene »; un giovane « bene » non è necessariamente garbato, onesto, educato, ecc. ecc.; e la « Roma bene » non
significa necessariamente « Roma per
bene », cioè garbata, onesta, educata,
ecc. ecc.
* * *
« Roma bene » è quindi il film fondato su questa seconda, moderna interpretazione grammaticale, col suo
sfondo religioso, politico, sociale.
La critica (quella seria, autorevole,
che scopre sottintesi filosofici e surrealisti per esempio in film come « Addio, fratello crudele » nel quale il problema sessuale, la psicanalisi ecc. convivono incestuosamente con la pornografia, e S. Freud è tradotto nel linguaggio di De Sade per il maggior
gaudio di una certa cerchia di lettori
giovanili — che hanno tante illusioni
— e di uomini adulti assai — ai quali
la senilità non ha lasciato neppure
più quelle), la critica dico è stata severa con questo film.
Un pasticciaccio, l’han definito; quasi una pochade che finisce male.
E certo l’intreccio è quel che è, non
quello che sarebbe potuto essere.
Nella « Roma bene » ( ancora una
parentesi, caro proto; e ri.spettale con
la punteggiatura, perché nella Società — quella con la maiuscola — tutto
è fatto di parentesi, di punti esclamativi, di punti di sospensione, di anacoluti e di proles'si: si antepone cioè
la parola che vien dopo, la costruzione del periodo viene rotta — le parole in quel mondo sono anche i fatti),
nella « Roma bene » incontriamo il
Mondo bene: principesse, duchi, un
monsignore, il deputato, la missione
cinese che viene per stabilire rapporti commerciali, l’industriale, il manager. Non ci sono le solite prostitute da
quattro soldi, perché le sullodate « signore » sanno collaborare coi loro
consorti per ottenere un appalto, una
deroga al piano regolatore.
Perché in questa « Roma bene » anche la nobiltà nera si è evoluta; va all’arrembaggio delTalfare senza pudore e « coll’anima sa giocar di scherma ». A tempo opportuno il principe
X sa ricordare a chi di dovere che
nella sua famiglia ci sono svariati cardinali, e c’è scappato perfino un papa!
E la duchessa Y sa anche sacrificare
qualcosa di simile alla sua fedeltà coniugale in un’accogliente salotto per
favorire altri incontri a più alto livello. Perché, insomma, qualche sacrificio bisogna pure offrirlo all’esimio
onorevole perché il Comune provveda
ad una linea di filobus, senza il quale
il nuovo quartiere in costruzione sarebbe una cattiva speculazione.
Tutti trafficano, alla luce del sole:
per il bene altrui; anche il Monsignore che non disdegna le armi (pardon,
le arti) di questo mondo quando la
speculazione edilizia si allarga all’Africa, e la costruzione di una nuova cat
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice f Torino)
tedrale a Cartagine purifica i piani
sporchi (e l’ombra di S. Agostino dove la mettiamo?).
La Roma delle parentesi, perché, in
fondo non sono tutti uguali i romani? (A Marzo, s’intende, quando scatta la denunzia Vaironi: i poveri ricchi riescono a dimostrarsi poveri, e i
poveri rimangono poveri, ma pagano
le tasse). (Nel film ci scappa un morto « bene », col provvidenziale aiuto
di nobil signora; il caso è chiaro; il
commissario non ha dubbi, ma Lui, il
morto, è un industriale, c’è di mezzo
fabbriche, disoccupazione, intrighi; il
commissario viene promosso e... trasferito: come bene dicevano i Padri
Romani; promoveatur ut amoveatur).
(Si parla di divorzio, ma è proprio necessario in una « Società bene » dove
ognuno per conto suo danza nel night
club che più conviene ai suoi gusti e
ai suoi interessi?).
Non c’è Dio nel film (e in Roma bene?), ma c’è il destino, il vecchio Fato romano che punisce i malvagi (con
gran stupore e delusione del pubblico); non tutti però, ché il Monsignore
e Lei volano beati verso Cartagine
(senza stupore, ma con tanta delusione del pubblico, m’è sembrato).
Una conclusione?
Il pubblico che affolla il salone, e
ride, e applaude, e commenta, e gode:
perché questa è la Roma; la capitale
che egli non ama più e non è neppure
capace di odiare: la disprezza.
È un fenomeno di eccezionale gravità perché investe tutti gli istituti
della nostra democrazia; non risparmia nulla.
Il film può essere un fallimento artistico, ma colla sua risata grassa e
pesante è un atto d’accusa, impotente
e rassegnato.
L. A. Vaimal
iiiilliiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Un tipo di missione
si è concluso, senza ritorno
(segue da pag. 1)
questo mondo giovane, aperto a tutti
gli influssi, nel quale la testimonianza cristiana è assolutamente necessaria. Un fratello africano diceva che
Se Tevolversi delle situazioni o la scarsità di mezzi dovesse far diminuire il
lavoro attualmente compiuto, si dovrebbero lasciare tutte le attività che
non sono l’evangelizzazione. Alfabetizzazione, scuole, ospedali li possono
gestire anche altri, ma solo la chiesa
può far udire l’Evangelo, e questo
non deve mancare. Credo che avremo
molto da imparare in questo campo
dalle chiese di oltremare.
In questo lavoro la collaborazione
europea è richiesta. La Comunità ha
ereditato dalla Società di Parigi 280'
collaboratori europei nei vari campi
del lavoro; chiese, evangelizzazione,
istruzione, sanità etc. Il lavoro non
manca.
Dal travaglio della Società di Parigi e per la grazia del Signore la nuova comunità è nata per continuare il
cammino intrapreso, per condurre a
termine le trasformazioni che la situazione attuale e la fedeltà all’Evangelo ci richiedono, per andare avanti,
insieme, nell’annunzio di Gesù Cristo.
A questo punto ricordo un fatto indicativo del culto del 31 ottobre; l’insediamento del Consiglio della Comunità. Dopo essere stati chiamati per
nome ed esserci alzati in piedi non
c’è stata alcuna formula ufficiale di
installazione, ma una preghiera di intercessione che cominciava così: « Ed
ora, Signore, prendi questi fratelli sotto la tua grazia... ».
Se sapremo unirci a questa preghiera, non solo a parole, ma in tutte
le sue implicazioni, la Comunità evangelica di azione apostolica potrà compiere la sua missione.
Franco Davite
AVVISI ECONOMICI
COMUNITÀ evangelica di lavoro a Torino esaminerebbe eventuale adesione di
persone aventi gli stessi ideali. Telefonare
83.56.05 0 scrivere Gisondi, Via Cigliano
14. Torino.
GIOVANILE presenza, divorziato, solo,
quarantenne, statale, sposerebbe valdese
30-35enne carina, alta 1,60. seria. Scrivere Petrelli Vittorio. Fermo Posta - Via Alfieri - 10100 Torino.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiniiiiiiiiiiMiiiiiim
Doni in memoria
Doni in memoria di Emilia Gay ved. Peyrot :
Da Fernand, Marcella e Alberto: per Rifugio Re Carlo Alberto 30.000; Asilo dei Vecchi di S. Giovanni 30.000.
I nipotini Marco e Daniele: per il Giardino d'infanzia Blonats 10.000.
lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllliniMIIIIIIIIIIIMIIIIIIIII
Per il pulmino
dell’Uliveto
Sig.na Wanda Peyrot, S. Giovanni L. 1.000;
Sìg.na Mariuccia Rivoira, Pinerolo 5.000.
Un vivo ringraziamento a tutti i nostri amici e a quanti vorranno ancora dimostrare la
loro simpatia.