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Anno VI
numero 32
dei 21 agosto 1998
L. 2000
coedizione in a. p.
grt 2 comma 20IB legge 662/96
Filiale di Torino
„casodi mancato recapito
,i prega restituire al mittente
presso l Ufficio PT Torino CWIP Nord.
l'Editore si impegna a
corrispondere il diritto dt resa.
SERENI E FORTI
IN TEMPI DI CRISI
«Benedetto l’uomo che confida nel Signore, e la cui fiducia è il Signore! Egli è
come un albero piantato vicino all’acqua, che distende le sue radici lungo il
fiume; non si accorge quando viene la
calura e il suo fogliame rimane verde;
nell’anno della siccità non è in affanno
e non cessa di portare frutto»
Geremia 17, 7-8
\JELLE regioni in cui l’acqua e l’oml\ bra sono due beni sommamente
considerati, l’albero ricco di foglie e di
frutti è l’immagine della vita nella sue
pienezza. Il credente che si affida al Signore vive nella dimensione intensa
della grazia: niente potrà vincere la
sua fede. Si tratta di una benedizione
che è anche una promessa per il futuro;
promessa che non esclude l’eventualità
di vivere situazioni di grande difficoltà: il credente infatti vive nella storia pomune dell’umanità. La promessa
consiste piuttosto nella capacità di reggere di fronte alle avversità, di essere
resi partecipi della condizione umana
nella consapevolezza che l’ultima parola sulla nostra esistenza è quella pronunciata dal Signore in nostro favore.
L'albero fa ombra e dà frutti non per
sé, ma per coloro che si riparano sotto
, il suo fogliame e cercano il cibo per sfaf marsi. Inoltre la bellezza e la forza
'dell'albero provengono dalla sorgente
téle cui venature si insinuano le radiilnsomma tutto il bene proviene da
Dio che è sorgente di salvezza.
OGNI generazione vive il proprio
anno di siccità, il tempo (fella
prova e della difficoltà: quando arriva,
per resistere, occorre fare ricorso a tutte le proprie energie. Tuttavia la buona
volontà non sempre è sufficiente, nelle
situazioni estreme soltanto il Signore
può sostenerci portandoci sulla sua
mano, ^ndoci l’acqua della sua sorgente. E naturale, comunque, che ogni
essere umano cerchi la conclusione positiva del proprio tormento rivolgendosi a chi gli promette aiuto immediato. Oggi il mercato del sacro presenta
numerose offerte: ognuno può trovarvi
n soluzione che pensa faccia al proprio caso. Chi si affida alle nuove reli&oni, alle vecchie filosofie religiose resmurate oppure ai nuovi fondamenta’^[nassicuranti lo fa perché non ci
C7i”* iufer/ocuiori validi, perché il
rJ^ nosiraproposta è l’annunael Signore Gesù Cristo crocifisso e
ìinn^°' ^ perdente nella croce è
nuf, che nell’immediato non
^ la concorrenza della spiri
DioT oggi, per la quale
vinc^'^^ c^cre un vincente e deve farci
jq ■ °Sgi. Im gente vuole tutto oggi,
viviamo della promessa: il
™ è il nostro orizzonte.
apremo restare saldamente
pg*/®“tcaii nel Signore e nella sua
nian ^ via della testimo
dive^’ appare oggi inattuale
‘^^^vale e efficace. Non dobmod ° ^^^°^fvparci di apparire alla
Ifon^d ’uu- essere fedeli al Signore,
sentii . temere di dare risposte
fonch^ Parola di Dio, ma con
cheai^^^ ‘^^fivnciare l’Evangelo, ande si tratta di risposte scomo
questo modo l’etica
Snore fedeltà al Si
vita. La creatura fedele
ccicniaia ^erso la fedeltà
^ spegno per la giustizia e
donne dalle illusioni, perché le
^ aduit-possano vivere codaiie dm ^ responsabili. Anch’io,
é, mie contraddizio
>nihi.]f comunità di donne e uosia CQ ® questo «tempo di siccità»
non tern v” albero fruttifero, che
^rrniriJiN ma vi si oppone con le
rtgape, l’amore di Dio.
Antonio Adamo
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTESTE, METODISTE, VALDESI
Cronaca di un viaggio nella provincia di Lecce durante l'«emergenza immigrazione»
L'altra faccia della globalizzazione
Sulla costa salentina arrivano soprattutto albanesi, kossovari e curdi. Nonostante gli accordi del
novembre scorso, il governo albanese non riesce a reprimere il traffico di uomini nell'Adriatico
GIORGIO GARDIOL
../^NOREVOLE, lo dica a Prodi,
V-/ che anche se sono pagato
per fare questo lavoro, mi vergogno». Chi parla così è un maresciallo dei carabinieri di guardia ai container che ospitano gli immigrati
clandestini nel porto di Otranto. Lo
incontro la sera di un agosto torrido, al termine di una giornata passata con il collega Vito Leccese e un
gruppetto di Verdi salentini a vedere come funziona nel Salente la
nuova legge sull’immigrazione.
A Otranto, alle otto di sera, la
temperatura è ancora sui 35°. Nei
tre container sono ospitati una cinquantina di clandestini, alcune
donne, alcuni bambini. Sono albanesi, kossovari, curdi iracheni. All’interno, la temperatura durante il
giorno ha superato i 50 gradi. «I
condizionatori non funzionano più,
almeno da sei mesi - racconta il
maresciallo, un personaggio a metà
tra Rambo e il maresciallo Rocca
li hanno demoliti alcuni albanesi in
rivolta. La stessa cosa è stata fatta
con rimpianto elettrico. Così sonò
tutti al buio. C’è solo l’acqua per lavarsi, ma lo scarico va direttamente
nelTacqua del porto».
I container di Otranto sono una
struttura provvisoria, ci aveva detto
il prefetto di Lecce in un incontro,
la mattina. Un provvisorio che dura
da tre anni, dalla prima «emergenza albanesi». Solo con il cambio
dell’amministrazione comunale,
con le elezioni deU’aprlle scorso, è
stato possibile individuare un altro
edificio da attrezzare a luogo di accoglienza temporanea dei clandestini; sarà pronto in autunno.
Ogni giorno, nelle pinete e nelle
spiagge attorno a Otranto, vengono
raccolti cinquanta, sessanta clandestini. «Qualcuno cerca di scappare - racconta ancora il maresciallo
- ma la maggioranza è ben felice di
consegnarsi a noi». Sperano in
un’accoglienza umanitaria e la ricevono. Militari, forze dell’ordine,
volontari danno loro da mangiare,
accompagnano i feriti alla guardia
medica dell’Ausl, e poi li conduco
Rilevazione delle Impronte digitali di una profuga curda a Lecce
no al centro, ai container. Qui rimangono poco tempo, «al massimo tre giorni», e poi sono rispediti
a casa loro («gli albanesi la stessa
sera») o trasferiti nei due centri di
accoglienza aperti nella provincia
di Lecce, a San Foca e alla Badessa.
Quello che più inquieta il maresciallo è la disparità di mezzi a disposizione per contrastare i «nuovi
negrieri, ì trafficanti delle braccia,
gli scafisti». Il viaggio da Valona alle
coste salentine in gommone dura
da tre quarti d’ora a un’ora. Ogni
gommone porta da venti a venticinque persone. «Il viaggio della
speranza costa da un milione a testa per gli albanesi, al milione e
mezzo per i kossovari e fino ai trequattro milioni per i curdi». La tariffa varia perché la situazione giuridica in Italia è diversa: il curdo, se
preso, avrà soggiorno per ragioni
umanitarie o l’asilo politico, il kossovaro può aspirare all’asilo umanitario, l’albanese no; se preso sarà
(foto Hcr)
respinto e potrà essere di nuovo un
cliente di un prossimo viaggio.
Ogni viaggio rende all’organizzazione almeno trenta milioni.
«Oggi si porta meno droga - continua il maresciallo - perché l’uomo, la famiglia, rende di più e soprattutto trasportando clandestini
si rischia di meno». Nel porto di Valona ci sono una trentina di gommoni, il cui costo unitario è di 150
milioni, che ogni giorno sono pronti a salpare. Nonostante gli accordi
italo-albanesi del novembre scorso,
il governo albanese non riesce a reprimere il traffico di uomini. La zona di Valona è fuori dal controllo
del governo albanese, ci conferma .
il questore di Brindisi. Il governo
italiano e quello albanese stanno
studiando la possibilità di sistemare una stazione di sorveglianza, con
apparecchiature sofisticate per
controllare i movimenti nell’Adriatico, ci dice il Prefetto di Lecce. «Ma
basterebbe un blitz, ben organizza
to, a Valona - dice il maresciallo,
forte della sua esperienza di militare dell’antimafia -. Per combattere
la mafia, abbiamo tutti gli strumenti, i più costosi e sofisticati. Per
contrastare gli scafisti, siamo con le
mani nude. I nostri strumenti elettronici sono vecchi di dieci anni.
L’organizzazione degli scafisti dispone degli strumenti in dotazione
ai marines americani e controlla
tutte le nostre mosse, anche a terra.
Noi invece possiamo rilevare la presenza degli scafi solo quando sono a
qualche centinaio di metri da noi.
Ma scappano e non possiamo inseguirli perché i loro mezzi sono molto più veloci dei nostri, almeno il
doppio. Poi, quando questi criminali si vedono circondati, scaricano
in mare uomini, donne e bambini, e
noi ovviamente dobbiamo prestare
loro soccorso. A volte la loro strategia usa mettere a rischio la vita
umana: quando devono sbarcare
un quantitativo importante di droga, mandano avanti una decina di
gommoni con i clandestini, poi li
sbarcano verso la riva, ci avvertono
con i telefonini che ci sono uomini e
bambini in mare da salvare. Noi ci
precipitiamo e un loro altro gommone sbarca a terra, a qualche chilometro, la droga».
Sulle coste salentine vengono
fermati ogni notte non più del dieci, quindici per cento di clandestini, è la stima del prefetto; gli altri
sfuggono a ogni controllo. Vengono presi a bordo da tassisti abusivi,
italiani, che li trasportano a Lecce
e a Bari per due-trecentomila lire.
E di qui ¡’«organizzazione» provvede al trasporto nei doppi fondi dei
Tir, in Germania, Francia, Olanda,
Gran Bretagna, per un altro milione e mezzo a testa. Un viaggio che
alla fine può costare dieci milioni e
che, quando va bene, garantisce
un lavoro nero, senza diritti e garanzie, in qualche paese d’Europa.
«È l’altra faccia della globalizzazione» conclude il nostro maresciallo, avamposto dell’Italia, che
si trova a gestire, non senza «vergogna», gli accordi di Schengen. E
anche questo è Europa.
Continua la pressione immigratoria verso l'Italia e l'Europa
Gli immigrati, la giustizia e i diritti umani
BRUNO TRON
Le notizie degli sbarchi continui di immigrati, segnati da scioperi
della fame e rivolte nei
campi di cosiddetta accoglienza, o quelle tragiche di morti annegati o
asfissiati nell’incendio
delle cabine dove erano
tenuti in custodia, dovrebbero darci la misura
della disperazione che
spinge donne e uomini a
fuggire da situazioni insopportabili di miseria e
di pericolo, affrontando
costi e rischi tali che è
eufemistico parlare di
«viaggi della speranza».
D’accordo, c’è il protocollo di Schengen secondo il quale nessuno
può entrare clandestina
mente in Europa; d’accordo, non possiamo accogliere tutti i disperati
della terra. Ma perché
non proviamo a capovolgere il ragionamento
e partiamo dalle ragioni
dei disperati? Chiusura,
respingimenti, espulsioni sono l’unica risposta
possibile? E la giustizia?
E il rispetto dei diritti
umani? Per non parlare
della logica dei «vasi comunicanti» in virtù della
quale dei vuoti e dei pieni (demografici o economici) tendono a riequilibrarsi, e non c’è forza al
mondo che possa bloccare il processo.
Quante risorse vengono investite per perseguire una strada alternativa alla difesa di privile
gi non proprio equamente distribuiti, sia nei
nostri paesi che a livello
mondiale? La prima strada da percorrere è proprio quella degli accordi
con i paesi d’origine delle migrazioni perché
riaccolgano gli espulsi?
E quando gli immigrati
arrivano sulle nostre
spiagge la prima e unica
preoccupaziohe deve essere quella di organizzare il respingimento, o
non dovrebbe essere
quella di valutare le ragioni che hanno spinto
queste persone a lasciare il loro paese? Questi
immigrati sono tutti criminali? O sono persone
che arrivano da noi per
ricongiungersi con i propri familiari, per cercare
un lavoro onesto o per
fuggire dalla guerra, dalla distruzione, dalla persecuzione? Non contano
più le convenzioni internazionali che chiedono
almeno di prendere in
esame queste ragioni?
Ammetto che sono interrogativi pesanti, ai
quali nessuno può pretendere che l’Italia risponda da sola. Ma non
sono neppure interrogativi che riguardano solo
il governo; è il paese, siamo noi tutti che dobbiamo tornare a riflettere e
discutere con partecipazione democratica, su
queste e altre questioni
vitali, oppure (Jobbiamo
concludere che l’impegno civile e politico è
morto e sepolto?
TAVOLA VALDESE
Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto
dairart. 118/SI/97, è convocato per
DOMENICA 23 AGOST01998
I membri del Sinodo sono invitati a
recarsi nell’Aula sinodale della Casa valdese di Torre Pellice, via C.
Beckwith 2, alle ore 15.
II culto di apertura avrà inizio alle
ore 15,30 nel tempio valdese di
Torre Pellice e sarà presieduto dal
pastore Giorgio Bouchard.
Il moderatore della Tavola valdese
Gianni Rostan
2
PAG. 2 RIFORMA
r
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 21 AGOSTO Í
IL testo biblico che oggi ci
propone il nostro libretto
di spiritualità domestica «Un
giorno, una parola» racchiude una domanda importante:
in una prospettiva evangelica
siamo stupidi o intelligenti?
In altre parole: abbiamo bene
utilizzato il tempo che fino
ad oggi abbiamo avuto a disposizione oppure l’abbiamo
sprecato? Ognuno potrebbe
tentare di rispondere a questo interrogativo che arriva al
termine del «sermone sul
monte» che, per noi protestanti, è una sorta di carta costituzionale; o meglio, una
sfida, un’utopia sempre e di
nuovo da realizzare.
Fino a che punto abbiamo
realmente vissuto ciò in cui
crediamo? Fino a che punto
abbiamo adattato questo
Evangelo alle nostre esigenze
anziché adattare noi all’Evangelo? Fino a che punto
abbiamo costruito con saggezza la nostra casa, pensando anche a chi verrà dopo di
noi? Ognuno potrebbe tentare un primo bilancio della
propria costruzione esistenziale in riferimento al testo
evangelico che fonda la nostra identità protestante.
Ascoltare la Parola
e metterla in pratica
Gesù dice: il buon fondamento nel costruire la
tua vita dev’essere un terreno solido costituito dall’intimo intreccio dell’ascolto della mia parola e della sua
messa in pratica. Se c’è solo
ascolto o se c’è solo messa in
pratica la costruzione non
reggerà alla prova del giudizio finale. Prima di mettersi a
costruire occorre individuare
il terreno giusto.
Dunque, innanzitutto, ascoltare la parola di Dio, conoscere la Scrittura. Chiediamoci molto francamente se
lo stiamo facendo. Le risposte alle grandi questioni della
vita noi pensiamo di trovarle
scavando e attualizzando la
parola biblica, ma occorre
conoscere questa Parola, occorre familiarizzarsi con le
storie dei profeti, con la vicenda di Gesù, con le prospettive e le lotte del cristianesimo primitivo. Se questa
parola non la si conosce, si
rischia di banalizzarla, caricaturizzarla.
E su questo noi stiamo
perdendo terreno. Eppure il
protestantesimo è il popolo
vivente della Bibbia, non il
suo museo. Una volta in queste case, in questi quartieri
delle Valli trovavi sempre in
ogni famiglia una Bibbia;
nello stesso «patuà» molti
termini riecheggiavano personaggi e situazioni bibliche
perché la conoscenza della
Parola era cultura quotidiana, ma tutto questo oggi sta
morendo. E io credo che il
futuro dei valdesi alle Valli
non è solo legato ai destini
della cultura occitana o alla
difesa della propria memoria
collettiva, ma è soprattutto
nella continua riscoperta di
questa parola biblica che dà
senso e fondamento oggi alla
nostra «casa». Vedo tre importanti tensioni che l’immagine <lella casa costruita
su un terreno solido propone
alla nostra attenzione.
CASE PROTESTANTI
La nostra casa comune regge se c'è un equilibrio tra parola e azione, tra
predicazione e diaconia, tra riflessione teologica e impegno nella vita civile
GIUSEPPE PLATONE
Il rapporto con la terra
La prima è il rapporto con
questa terra valdese. O
meglio, tra l’essere italiani e
allo stesso tempo valdesi.
Qui, in queste vallate, si è
giocato storicamente gran
parte del destino del protestantesimo italiano. Penso
all’adesione alla Riforma protestante deh 1532 a Chanforan, a un chilometro da qui;
penso al ritorno, nel 1689,
dall’esilio forzato attraverso
un’incredibile avventura militare che ha avuto del miracoloso; penso alla lotta contro il nazifascismo che, pur
con tutte le pmdenze sinodali, è stato nelle valli valdesi un
fenomeno fortemente partecipato; nel presbiterio del
Serre il pastore Aime ciclostilava il bollettino partigiano e
al capoluogo di Angrogna il
pastore Comba nascose per
lungo tempo degli ebrei, per
non dire della banda partigiana del Bagnoòu nelle cui
file militava il predicatore
metodista Jacopo Lombardini, apostolo della nonviolenza, giustiziato a Mauthausen.
Ho appena finito di leggere il
libro che racchiude il carteggio tra Willy Jervis, giustiziato
dai nazifascisti, e la moglie
Lucilla Rochat: una grande
testimonianza di fede*.
Noi evangelici italiani abbiamo in quest’area del Piemonte un riferimento culturale e storico fondamentale
in cui finalmente provare a
mettere in pratica ciò che
non possiamo fare nel Trentino, in Toscana o in Sicilia.
Provare a costruire una civiltà democratica, partecipa
«Perciò chiunque ascolta queste mie parole
e le mette in pratica sarà paragonato a un
uomo avveduto che ha costruito la sua casa
sopra la roccia. La pio^ia è caduta, sono
venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e
hanno investito quella casa; ma essa non è
caduta, perché era fondata sulla roccia.
E chiunque ascolta queste mie parole e non
le mette in pratica sarà paragonato a un
uomo stolta che ha costruito la sua casa
sulla sabbia. La pioggia è caduta, sono
venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e
hanno fatto impeto contro quella casa, ed
essa è caduta e la sua rovina è stata grande»
(Matteo 7,24-27)
ta, accogliente, colta, esemplare sotto il profilo dei servizi sociali, medici e assistenziali. Qui lo possiamo fare
perché siamo una presenza
rilevante. Questo, insomma,
è il nostro vero terreno di gioco; se perdiamo qui non possiamo illuderci di vincere la
nostra partita a Torino o a
Roma o a Palermo. Se non
funzioniamo qui, dove funzioneremo? Perciò ogni vostro fallimento locale diventa
il fallimento di tutti noi.
Questo rapporto con il territorio, però, non deve essere
caricato solo su di voi che vivete qui tutto Tanno, ma va
caricato sulle spalle di tutti i
protestanti italiani che qui
hanno eletto una sorta di patria spirituale e culturale, un
«domicilio» della fede. Non è
difficile innamorarsi di queste Valli e di questa storia, è
piacevole tra l’altro trascorrere qui un periodo di riposo visitando i luoghi, incontrando
la gente. Non basta il 15 agosto 0 la settimana del Sinodo,
bisogna aprire ancora di più
la casa valligiana a quelli di
fuori che non conoscono o
che si sentono lontani da
questo mondo. E non parlo
solo del turismo tedesco o
francese o inglese, parlo dei
membri delle nostre chiese
che non hanno mai fatto una
vacanza a Prali o Massello o
non hanno mai fatto la passeggiata storica della Chiesa
d’ia tana o non hanno visitato il Museo valdese a Torre
Pellice o non hanno mai frequentato un campo ad Agape. Le valli valdesi devono diventare ancora più attrattive
come cura del territorio, come iniziative coinvolgenti,
come riferimento storico
straordinario del piccolo popolo protestante italiano.
diversificato. Il palazzo del
Concordato, la casetta delle
Intese, la baraccopoli dei
senza Intese... Qui penso soprattutto alla libertà del cristiano; liberi di costruire come vogliamo la nostra vita,
senza imposizioni; la libertà
per la quale qui si è combattuto per generazioni e che
oggi rischia di essere svenduta come individualismo, opportunismo, indifferentismo.
Noi continuiamo a credere
nella libertà di cui parlava
Lutero: «Un cristiano è un libero signore sopra ogni cosa
e allo stesso tempo è un libero servo verso tutti».
Noi siamo chiamati a questa libertà evangelica. Cbe
possiamo chiamare dedizione alla causa, consacrazione
della nostra vita e delle risorse di cui disponiamo, non
delle briciole, alle cause di
giustizia e di libertà. Anche
nelle cose piccole, quotidiane. Penso a chi, in queste
valli, si dedica gratuitamente
al volontariato in qualche
nostro istituto, a chi si sta attivando perché qualche immigrato possa realmente integrarsi nella vita produttiva
del nostro paese, a chi dedi-’
ca del tempo prezioso al lavoro della chiesa, al progresso della comunità civile. Si
potrebbero apparentemente
fare cose più utili e redditizie, ma il nostro riferimento
non è la borsa valori ma il
Sermone sul monte. L’economia del Regno e non il regno dell’economia.
L’altro giorno ho incontrato
un anziano di chiesa che ha
svolto questo servizio per 15
anni. Mi diceva che per lui essere stato membro del Conci
questa successione di testimoni che qui hanno costruito
una storia che per noi è una
miniera inesauribile di insegnamento. Una libertà che vive di responsabilità verso gli
altri e che sa riflettere sulle
conseguenze di ogni nostra
azione. La libertà dei protestanti è sempre in tensione
con la responsabilità, non accondiscende a ogni nuova
moda solo perché siamo moderni ma valuta ogni cosa ponendosi in una prospettiva di
servizio verso gli altri.
Il nostro modo
di vivere la fede cristiana
Libertà e responsabilità
La seconda questione che
intendo sottolineare è il
nostro rapporto con la libertà. O meglio la tensione
tra libertà e responsabilità.
Abbiamo già parlato tanto di
libertà in questo 150° anniversario delle Lettere Patenti
del 1848, inizio del cammino
della libertà religiosa in Italia.
Ma di libertà non si parla mai
abbastanza. L’accento nostro
non cade tanto sulla questione politica. Noi non saremo
religiosamente liberi fin tanto che in Italia le fedi religiose saranno trattate in modo
storo era stato impegnativo
ma ne era valsa la pena. Ecco,
se ciascuno di noi, dopo avere svolto un servizio per la comunità nel suo insieme, un
giorno potrà dire: è stato molto impegnativo, non ci ho
guadagnato una lira ma ne è
valsa la pena, ho contribuito
anch’io al progresso del mio
paese, all’avanzamento della
mentalità evangelica, lo rifarei, allora ha senso per noi
oggi rinnovare l’appello «lavora per la nostra chiesa!».
Dico: non chiacchierare sulla
chiesa ma lavora, fai e offri
delle cose concrete, investi in
questa «borsa dello Spirito».
Se siamo arrivati fino a oggi è
perché molti credono e lavorano ancora con dedizione, in
di oggi. La nostra chiesa non
è uno spazio ecclesioloeim
immutabile.
INFINE, la terza questione:
il nostro modo specifico di
vivere il cristianesimo. O meglio la tensione tra Tessere
cristiani e specificatamente
protestanti. Dice il testo di
oggi: «Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in
pratica sarà paragonato ad
un uomo avveduto che ha
costruito la sua casa sopra la
roccia» (v. 24). Sì, questo nostro modo riformato di vivere il cristianesimo deve riscoprire la tensione creativa tra
il dire e il fare. La nostra casa
comune regge se c’è un equilibrio tra parola e azione, tra
predicazione e diaconia, tra
riflessione e azione, corrispondenza tra stile di vita
privato e quello pubblico, tra
immagine e realtà, tra ciò
che siamo e il mito che si
tende a costruire su di noi.
Non dobbiamo dimenticare
che l’architetto della nostra
costruzione è Cristo, è lui
che pone il vero fondamento
(I Cor. 3, 11). Non basta costruire per costruire, occorre
seguire bene il progetto, interpretarlo attentamente per
il nostro tempo.
E qui non dobbiamo avere
fretta. La costruzione non è
solo per una generazione, noi
costruiamo anche per il futuro. Occorre costruire con materiali solidi perché l’intera
costruzione, un giorno, sarà
messa a dura prova. È nella
tempesta che si vede se ciò
che è stato costruito regge
non solo orizzontalmente ma
anche verticalmente. Orizzontalmente vuol dire che ripetiamo solo formule fisse
come semplici tradizionalisti.
Verticalmente vuol dire che
tentiamo di dire oggi la verità
di Dio sull’umanità. Le risposte di ieri non sono più quelle
Occorre rilanciare la rifles.
sione teologica, non cred^
che dobbiamo semplicetnente giustificare la modernità.
Occorre invece annunciare Ij
giustificazione di Dio nel
cuore delle questioni del no. ■
stro tempo. Annunciare h
Grazia di Dio significa anche
compiere dei gesti di rottura
di contestazione non solo d^ '
sistema ma anche del nostro i
stile di vita personale, nel- ‘
l’ascolto e nella messa in prafica della parola del Signore
Si tratta, insomma, di vivere
la tensione tra la nostra identità e l’ecumenismo, tra mondialità e radicamento locale
tra fondamentalismo e libe’
ralismo, tra istituzione e individuo, tra sacerdozio universale dei credenti e realtà di
un corpo di pastori e diaconi
professionalmente all’altezza
del compito loro affidato e
non dissolti in un generico ■
«siamo tutti uguali», tra dottrina ed emotività, tra pluralismo e istituzione, tra conformismo ed etica personale.
La gente passando davanti
alla casa protestante non deve vedere l’istituzione immutabile, ma la realtà di un cantiere cbe rappresenta il nostro rapporto vivente con il
Signore. «Sono dei protestanti» perché vivono una loro
contestazione costruttiva ed
evangelica; costruiscono le
loro case in modo diverso, e
ne hanno tante, una diversa
dall’altra. Siamo diversi dagli
altri. Non siamo a rimorchio
di nessuno e serviamo un solo padrone che è stato crocifisso dall’ignoranza e dalla
violenza. Lui è il nostro capo
cantiere, il Dio persona e non
il Dio tappabuchi.
Oggi possiamo costruiteli
nostra casa con delle grani
finestre aperte sul domami
duciosi (lei nostro avveriti
perché sappiamo che la nostra vita è fondata sulla Parala ■
eterna di Dio consegnataci dalle Scritture. Essa reclamai
nostro impegno, vuole chej
noi Tincarniamo nelle vicen-'
de del nostro tempo. Quale!
grande responsabilità, quale
grande possibilità Dio pone,
ogni giorno, di fronte a noi!
Possiamo rifiutare di lavorare
in questo progetto, possiamo
dirci credenti, protestanti,
valdesi, ma di fatto non entrare mai nel vivo della costruzione. Ascoltare quel che si
dice, ma non fare nulla. Non
importa, non bisogna escludere nessuno, la porta della
nostra casa è sempre aperta, ¡1
nostro ascolto e il nostro agire
sono sotto gli occhi di tutti.
Dio giudicherà di ciascuno.
Ma da quello che diciamo e
che facciamo dipende la nostra credibilità, la nostra autorevolezza etica, il nostro spes;
sore spirituale. Non tiriamo^
indietro, e soprattutto non
diamo colpa agli altri del»
nostra crisi, c’è urgenza di ncomporre il nostro esistete
sulla base di principi spirito®
chiari, di indicare nuovi avizonti di speranza e fiduciaC’è bisogno che questo Evali'
gelo viva nella società e no
solo nelle chiese. Non vanni
chiamo ciò che è stato fat
prima di noi, attraverso i®
mensi sacrifici, puntiam
piuttosto su realtà autentic
ed essenziali. 11 resto ci ve
dato. 11 Signore lo ha fatto
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a costruire con speranza.
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senza scoraggiarci, «come
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mini e donne avvedute
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edificano la loro casa s
roccia» (V. 24).
Ull3|
(•) Un Filo Tenace.
Memorie 1944-1969,
vis-Lucilla Rochat.
Agosti, a c. di Luciano D
latte. La nuova Italia editnc •
Predicazione tenuta al P ^
sei di Angrogna a", "„ eAh)
del XV Agosto
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)ì 21 AGOSTO 1998
Vita Delle Chiese
PAG. 3 RIFORMA
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Da tre anni il Sinodo rivolge appelli alle chiese metodiste e valdesi perché si aprano al confronto generazionale
Chiese e giovani^ un rapporto sempre più problematico
Dopo il tempo dell'emulazione e quello del conflitto, la comunicazione sembra essersi interrotta in più
crescente diversità di linguaggi e di gusti. Così nelle chiese i giovani vivono da «separati in casa», con
Il problema di oggi è la comunicazione fra generazioni
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BHUNO GABRIELLI
Ormai da tre anni il Sinodo delle chiese valdesi e
metodiste rivolge appelli alle
chiese perché riconsiderino la
necessità di aprirsi al conhonto e al contributo di tutte
le generazioni, in modo particolare di quelle più giovani. E
da tre anni quegli appelli
sembrano cadere nel vuoto,
almeno a giudicare dagli scarsi o nidli riscontri ufficiali sin
qui pervenuti alla Tavola. Come mai? Gli ordini del giorno
erano mal formulati? Oppure
le chiese (in primo luogo i loro Consigli) non dedicano più
la dovuta attenzione neppure
agli atti sinodali che le riguardmo direttamente? Il Sinodo
non rappresenta più veramente le chiese e solleva problemi che in realtà non esistono 0 sono mal posti? Oppure le chiese sono indifferenti al problema?
Probabilmente c’è qualcosa di vero in tutti questi tentativi di risposta, ma non basta. Forse sotto il generale silenzio delle nostre chiese sulla questione «chiese e giovani» cova davvero un profondo disagio 0 addirittura un
vero e proprio imbarazzo che
ormai impedisce perfino i
vecchi sfoghi a punta di dito
contro «i giovani d’oggi» senza più valori né ideali, o contro le generazioni più adulte
che non avrebbero saputo incuJcareJoro né valori, né
ideali, né autentica fede, o
contro l’eccessiva politicizzazione (?) della Egei,
lon ci sarebbe motivo di
stupirsene. Perché, dopo il
.|mpo dell’emulazione e
Itrilo del conflitto, ho Tim|tessione (niente più di un’
impressione, purtroppo, in
assenza di un minimo di elementi di analisi) che stiamo
attraversando un tempo in
culla comunicazione fra le
generazioni sembra essersi
mterrotta in più punti, fuori e
dentro le nostre chiese. I linguaggi sono molto diversi, i
gusti lo sono ancor di più:
salvo rare eccezioni quel che
appassiona e tiene insieme le
generazioni più anziane, nel
'¡ulto domenicale e oltre il
cmto domenicale, non è quel
appassiona e tiene insie6 mostri catecumeni (parlo
* fluelli che frequentano
perche lo hanno scelto loro e
on di quelli che lo fanno so.Pp» evitare problemi in fa
S’fla * 8*0
(dove ancora esistono
p. e non solo più sulla
a). Eppure, qui sta il pun’ questa «divaricazione spiuuaie» sembra non dar più
«sùdio a nessuno.
,, ® flessa Egei, alla quale
Ve e non solo do
lé „i,P'^®®ente con un gruppo,
levar- ^^rino finito per del’avof *fr3ssa (e in bianco)
e la formaziog^ovanileequaelà magari
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diserta abitualIVriiat solo nel
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‘^sioErf i^°rfeian’o o in ocooica dpu^ della Domequalinn • fliuventù, e sulle
oocrrei ni* outerviene mai. Non
maQuao-'"ouciare un’eresia,
»agno tiri ^P^®i oui sembra un
egativo persino il fatto
Gruppi di iavoro a un congresso Egei
che la Egei non critichi più le
chiese e le chiese non critichino più la Egei, non apertamente, perlomeno.
Insomma, giovani e meno
giovani vivono nelle nostre
chiese da «separati in casa», il
più delle volte frequentando
gli stessi locali ma senza conoscersi, senza incontrarsi
più di due o tre volte Tanno,
interessandosi poco o punto
di quel che bolle nella pentola altrui, a livello locale, regionale, nazionale e internazionale. Il Consiglio della
Egei, nel suo documento
«Giovani e chiese» pubblicato sul numero del Notiziario
allegato a Riforma delT8
maggio, parla ancora di «conflitto» fra le diverse generazioni della chiesa, salvo poi
affermare, appena un po’ più
avanti, che «oggi il legame
della Egei alTinterno della
propria chiesa è fortissimo»:
magari! Magari ci fosse conflitto. Perché dove c’è conflitto vuol dire che non ci si capisce, ma può anche signifi
care che si ha una gran voglia
di arrivare un giorno a capirsi. Io invece ho l’impressione
che quasi ovunque, al posto
del conflitto, non sia rimasto
che il nulla, a parte il profondo disagio e imbarazzo di cui
sopra e che tanto mi pare simile al disagio e alTimbarazzo di tanti genitori nei confronti di figli e figlie adolescenti e dì tanti adolescenti
nei confronti dei loro genitori, che sanno di avere ancora
molto bisogno gli uni degli
altri ma non sono più capaci
di dirselo né con le buone né
con le cattive, per paura di
strappare quel tenue legame
che ancora li unisce, e magari
non è affatto tenue.
Il disagio e l’imbarazzo io lo
vedo equamente distribuito
da ambo le parti, giovani e
meno giovani. La responsabilità di questa situazione no.
La responsabilità la vedo
quasi tutta dalla parte delle
generazioni più anziane,
quelle che hanno fatto questa
chiesa in cui i più giovani solo
da poco sono venuti ad abitare, magari passando subito
sul retro per non disturbare.
E quella responsabilità si
chiama falsa coscienza: un
misto di vaga consapevolezza
della povertà e dunque delTimproponibilità della propria vita di fede, spesso scrutata impietosamente con il
metro di giudizio della gioventù di vent’anni fa (molto
diversa da quella di oggi), e di
desiderio (o meglio di pretesa) che la vita di fede dei nostri giovani sia ben altra cosa,
per la precisione quella vita
di fede che la generazione
precedente ha saputo sognare ma non realizzare, se non
a spizzichi e bocconi e fra
mille contraddizioni. Il più
delle volte, ormai, i nostri
giovani, quando hanno delle
proposte, non trovano più la
porta della chiesa sbarrata,
ma spalancata: peccato soltanto che troppe volte non ci
sia dentro più niente e nessuno, né da emulare, né da
contestare e, soprattutto,
nessuno con cui condividere.
L’unica soluzione è che le
generazioni più anziane tornino a esserci, a esserci sul
serio: se non con quella che
avrebbero voluto essere la
loro vita di fede, almeno con
quella che in effetti è stata e
ancora è la loro vita di fede,
bella o brutta, gloriosa o vergognosa, lasciando finalmente ai loro figli e alle loro
figlie di frugare nei bauli delle loro esperienze per prendere quel che c’è di buono
anche per loro, buttar via il
resto e metterci quel che loro hanno da mettere. Di più
mi sembra che la nuova generazione non chieda, né
che le sia dovuto.
punti a causa della
disagi e imbarazzi
Un dialogo da continuare
SILVIA ROSTAGNO
jyjON affidarti alla mia
1\ immaginazione non ti
fidare, io non ti conservo, non
ti metto da parte per l’inverno,
io ti apro e ti mangio in un
boccone.
(Patrizia Cavalli, Poesie)
Così potrebbe dire un/a
adulto/a nelle nostre chiese
ai giovani: «Io ho tantissime
aspettative nei tuoi confronti:
immagino che tu ti impegni
nelle varie attività della nostra comunità; mi aspetto
che tu faccia un progetto tuo,
di chiesa, di fratellanza e sorellanza, di ricerca di fede;
spero che ci sarai nel futuro e
che testimonierai nella vita
quotidiana il messaggio del
Vangelo. Ti dico anche che
nella chiesa cercherò il tuo
parere, ma non ne terrò conto; ti dico che pur sperando
di tenerti nella chiesa per il
futuro in realtà mi servi adesso per giocare il ruolo del
contributo giovanile; ti dico
però di ascoltare la mia testimonianza di fede e di chiesa
e di adattarti ad essa. Riconosco che qualche volta ci sei,
ma non riesco a dirti come
vorrei che fosse la tua presenza e sono capace solo di
viverti assente».
Cosi potrebbe dire un/a
giovane delle nostre chiese a
un/a adulto/a; «Perché tu
chiesa ti aspetti da me una
visione di quel che sei quando la mia immaginazione
non immagina niente? Io non
voglio vivere oggi la chiesa
con l’unica prospettiva di
conservarla per il domani.
Sarò presente domani solo se
mi vedi oggi. Ti dico delle cose che spesso non capisci o
Parlando dei giovani la chiesa riflette su se stessa
LUCA BARATTO
Quando una chiesa si
pone il problema del
rapporto con i propri giovani,
si trova a confrontarsi con
un’ampia serie di questioni a
partire dall’ansia per il futuro
di comunità che vedono crescere costantemente l’età
media dei propri membri, fino alla domanda sulla propria progettualità, sulla propria capacità di condividere,
predicare, rendere ragione
della propria fede. Non si
tratta cioè di un problema limitato al confronto di due
gruppi separati e distinti. Al
contrario, credo sia comune
l’esperienza di un Consiglio
di chiesa che inizia lamentando l’assenza dei giovani
dalle attività della comunità e
da qui finisce immancabilmente a considerare la situazione della chiesa nel suo insieme, a evidenziare la frammentarietà della vita comunitaria, il raffreddarsi e Tallontanarsi di famiglie un
tempo attive, l’assenza spesso pesante della generazione
dei quaranta-cinquantenni, a
prova che la crisi giovanile è
segno di una fragilità che appartiene a tutte le fasce di età
della chiesa.
Spesso si guarda con invidia ai risultati di altre chiese
che vantano una considerevole presenza giovanile. Si
cerca di capire le ragioni di
tali successi, verificare quali
strategie possono applicarsi
anche al nostro contesto. Tuttavia non credo che la questione si esprima in termini di
«tecniche» da apprendere o
nelTinventare degli «abbelli
menti» che rendano più attraenti i nostri luoghi di culto
a chi li può considerare noiosi
e antiquati. Credo che la questione vada innanzi tutto inserita nella più ampia riflessione sullo sfilacciamento del
tessuto comunitario di cui le
nostre chiese spesso soffrono
e che, per esempio, nella città
in cui lavoro, Napoli, è una
realtà evidente. Sfilacciamento che priva le nostre comunità della loro piena identità,
ne sbiadisce i ricordi, ne offusca la consapevolezza e ne fa,
in definitiva, più un luogo di
ripetizione piuttosto che di
memoria, certo poco adatto e
stimolante per il dialogo e lo
scambio tra generazioni. Perché per un giovane o una giovane è così difficile scoprire
nella testimonianza della propria comunità momenti di vita intensa, di autenticità, di
coraggio? Perché i più anziani
non riescono a comunicare
con efficacia le motivazioni
della loro fede, delle loro scelte, delle loro convinzioni? Un
primo passo per un dialogo
intergenerazionale fruttuoso
è forse quello di ritrovare uno
spazio di memoria per «rinarrare» la propria storia e ritrovare la propria autenticità. È
giunto il momento che ognuno racconti la propria storia,
che ogni comunità riscopra le
vicende della propria autenticità, torni a ricordare per che
cosa il suo cuore ha battuto
nel passato.
È significativo che l’ultimo
convegno Egei a Mottola si sia
concentrato proprio su questo tema, spronando gli anziani a parlare di sé e i giovani
a reinterpretare e rivivere le
loro storie. Noi spesso facciamo del ricordo un uso sbagliato, ne facciamo un esercizio di rimpianto o di ripetizione, ma la memoria nella Bibbia è uno dei più potenti strumenti di fiducia e di speranza.
E credo lo sia anche per poter
creare uno spazio di dialogo
tra le generazioni.
Il rapporto tra una comunità e i propri giovani non è
però solo questione di memoria, ma è anche e soprattutto condivisione. Condivisione che in una comunità
nasce dal riconoscimento
delle diverse voci che la compongono e nel dar loro spazio di espressione. Qual è il
luogo di più alta condivisione
nell’ambito di una comunità?
Credo non ci siano problemi
nelTidentificarlo con il culto
domenicale, quando l’intera
comunità è raccolta nell’ascolto e nella riflessione. Tuttavia, il culto come è vissuto
e strutturato nella maggior
parte delle nostre chiese, dà
spesso la sensazione che le
nostre comunità siano assolutamente omogenee e compatte: una liturgia (giustamente) ben definita, una voce predominante (quella del
pastore, spesso Tunica che risuona in un culto), un senso
di passività in chi ascolta, un
unico linguaggio condiviso e
compreso da tutti.
Una sensazione ingannevole di omogeneità, in quanto
una comunità, per quanto
piccola, è sempre composta
da una coralità di voci: quella
dei giovani appunto, ma anche degli anziani, dei bambini, di fratelli e sorelle che vengono da altri paesi, di fratelli
e sorelle che provengono da
sensibilità evangeliche diverse, ecc. Voci diverse che devono trovare spazio e farsi
udire in un momento alto di
condivisione e di ascolto come il culto. Fare questo non
significherebbe cercare semplicemente di rendere più
movimentato il culto, ma
piuttosto renderlo realmente
un luogo di incontro e di diversità in quanto «non siete
voi che avete scelto me, mai
sono lo che ho scelto voi»
(Giovanni 15,16) in cui potersi riappropriare del linguaggio della nostra fede e in cui
rielaborarlo. Emblematico è,
per esempio, il problema del
canto e della ricezione dei
giovani di inni dal linguaggio
poetico e musicale estraneo
alla loro sensibilità, più evocativo di una ripetizione del
passato che non di una sua
memoria. La ricerca di nuove
espressioni liturgiche e innologiche non dà spazio alla ricerca di novità, bensì alla rivitalizzazione di una creatività
spirituale per molto tempo
negletta ma indispensabile a
una generazione che voglia
mettersi sulle orme dei propri
padri e delle proprie madri
senza cadere in una infruttuosa ripetitività.
Mi rendo conto di aver parlato forse troppo poco del
mio argomento, di aver parlato più di comunità che di giovani, ma in realtà quando una
chiesa si mette a riflettere sui
propri giovani riflette in
realtà su se stessa, si pone davanti a uno specchio che dà
conto delle proprie speranze
e, oggi in misura maggiore,
delle proprie preoccupazioni.
non riconosci, ma io so che
sono le tue parole, la tua testimonianza rivissuta sul mio
corpo, con nuove parole, con
un necessario tradimento.
Non posso conservare la tua
fede, posso solo riviverla a
modo mio, nel migliore dei
casi insieme alla mia generazione.
La nuova critica dilagante
alle comunità è che viviamo
frammentati, ognuno lavora
per il proprio settore, i giovani, le donne, i quartieri, gli
appassionati di teologia, ecc.
(cfr. G. Tourn su L'eco delle
valli). Tourn riconosce che il
lavorare settorialmente è stato un valore per le chiese del
secolo scorso, mentre oggi è
diventato un limite, però non
propone modelli ecclesiologici alternativi, né peraltro
esistono in questo momento
proposte unificanti per la società tutta. Anzi una delle divisioni più riconosciute nel
primo mondo è quella tra generazioni. Eppure ci sono
delle esperienze di incontro e
di collaborazione nei nostri
centri giovanili e nelle comunità. Su questo punto credo
valga la pena di lavorare e di
intraprendere dei progetti.
Forse è difficile lasciare andare un po’ di potere senza
sapere come verrà utilizzato
dalle nuove persone ed è anche impegnativo pensare
delle novità con un certo giudizio. Quello che scrive Maria
Bonafede {Gioventù evangelica n. 163) si potrebbe adattare al rapporto della persona
giovane con la chiesa: «Perché devo scegliere tra autonomia e dipendenza? Perché
non posso godere e soffrire
per l’indipendenza e l’autonomia del giudizio, per poter
dire sempre “io”, per non affidare a nessuno e a nessuna
il potere e la responsabilità di
ciò che devo pensare e fare e
faticare in questo alto compito della libertà, e riconoscere
al contempo vivo il senso
della mia fragilità, della necessità vitale di legami, di
persone che mi accompagnino, di molteplici patti, che alla mia vita danno forze,
profondità, senso, riposo di
cose certe?».
Ci vuole senz’altro molta
umiltà da ambedue le parti
per riconoscersi reciprocamente questa forza e debolezza. Siamo però anche ricchi e ricche di potenzialità:
per esempio il settore deITanimazione musicale è un
ponte d’unione per la comunità intera, come si è visto
anche per il progetto «Essere
chiesa insieme». La discussione teologica dovrebbe diventare maggiormente un
terreno di dialogo: spesso cadono nel vuoto interventi (di
giovani, di adulti/e, di anziani/e, di donne, di gay, non
importa) di contenuto molto
interessante. Ad esempio sul
Notiziario Fgei sono apparsi
degli articoli che potevano
provocare qualche discussione o parere: sul n. 6 (dicembre 1997) l’editoriale «Il muro
a secco» presentava un’elaborazione sul tema della testimonianza e della narrazione, temi che sono al centro
della ricerca teologica, della
Fgei da due anni a questa
parte; sul n. 2 (maggio 1998)
il documento scritto dal Consiglio Fgei sul tema «Giovani
e chiese». Come riuscire a incontrarsi sui temi che interessano la varie generazioni?
Come creare una comunità
in cui le diverse voci abbiano
la stessa possibilità di libertà
e responsabilità?
4
PAG. 4 RIFORMA
11*
VENERDÌ 21 AGOSTO],,
Vita Delle Chiese
Il 23 agosto si apre a Torre Pellice il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste: intervista al moderatore, Gianni RostjÌS^^
2 cornons
Quando la chiesa si riunisce per discutere e decidere
00e
si ir
La bioetica, l'ecumenismo e il dialogo, i rapporti fra donne e uomini nella chiesa e nella società, la laicità e la libertà^
di coscienza, il rapporto giovani e chiese, la diaconia, le finanze, la Facoltà di teologia sono i principali temi in discussio
Mentre il Sinodo è alle porte incontriamo il moderatore,
Gianni Rostan, nel suo ufficio
a Torre Pellice.
- Quali sono stati i problemi principali che la Tavola
ha dovuto affrontare nell'anno appena trascorso?
«Prima di tutto cerchiamo
di assicurare un’adeguata cura pastorale a tutte le chiese.
Quest’anno siamo riusciti a
risolvere quasi tutti i problemi: rimangono ancora da definire la cura di Rio Marina,
sull’isola d’Elba, di una zona
del Molise e di Taranto. Sul
piano dell’evangelizzazione
siamo soddisfatti dello sviluppo a Perugia dove c’è ormai una piccola comunità
che speriamo cresca presto:
anche a Pescara le cose sono
ben avviate. Poi c’è la situazione generale del corpo pastorale: alcuni pastori sono
sovraccarichi di lavoro, altri
affrontano un faticoso pendolarismo tra la zona in cui
vive la famiglia e quella della
chiesa assegnata. NeH’insieme, però, ho l’impressione
confortante che le nostre
chiese siano vivaci e attive.
Quest’anno, poi, la Tavola ha
seguito da vicino la problematica ecumenica con i cattolici: da una parte continuiamo ad avere segnali incoraggianti di grande disponibilità e apertura (per esempio, sta procedendo bene il
lavoro della commissione per
l’applicazione dei documento sui matrimoni interconfessionali che abbiamo sottoscritto con la Conferenza episcopale italiana Tanno scorso) dall’altra verifichiamo
delle battute di arresto, a Torino a causa della Sindone e a
Roma per la preparazione del
giubileo cattolico. Proprio in
vista del nuovo millennio
speriamo di avere una buona
collaborazione nella campagna Jubilee 2000 per l’abolizione, o almeno per una forte
riduzione, del debito estero
dei paesi più poveri in cui, tra
l’altro, spesso c’è anche una
forte presenza di chiese evangeliche. La Tavola valdese e la
Federazione delle chiese
evangeliche hanno preso delle iniziative, come lo scambio
di lettere che ho avuto con il
presidente del Consiglio, Romano Prodi, su cui Riforma
ha già informato».
- Si è trattato di una delle
tante occasioni di rapporto
con lo stato che quest’anno è
stato caratterizzato dalle celebrazioni del 150° anniversario dell’Emancipazione...
«Esattamente, su questo
abbiamo avuto delle buone
iniziative a livello nazionale:
in febbraio la visita del presidente della Repubblica a Torre Pellice e la manifestazione
a Torino al Carignano con alte cariche pubbliche, a maggio la manifestazione nella
Sala della Lupa alla Camera
dei deputati e a livello locale
un po’ in tutta Italia, anche
se i mezzi di comunicazione
di massa non se ne sono
sempre accorti. Poi stiamo
seguendo attentamente l’iter
della legge sulla libertà religiosa che interesserà particolarmente, ma non esclusivamente, le chiese che non
hanno ancora o non possono
o non desiderano avere una
Il moderatore della Tavola valdese, Gianni Rostan
Intesa con lo stato; stiamo seguendo il dibattito sulla
scuola, sui suoi programmi e
finanziamenti: infine, dobbiamo sempre vigilare sulla
questione dell’otto per mille:
siamo dovuto intervenire due
volte per chiedere di correggere due errori successivi
comparsi sui modelli delle
tasse che non riportavano
per intero la denominazione
della nostra chiese che è
«Chiesa evangelica valdeseUnione delle chiese evangeliche valdesi e metodiste».
Stiamo anche verificando se
risponde completamente al
vero il fatto che se la firma
per determinare la scelta
dell’otto per mille esce dal limiti della casella viene annullata perché il lettore ottico
dei sistemi meccanizzati non
sa a chi assegnare la scelta».
- Ci sono anche stati problemi di tipo organizzativo e
amministrativo?
«Quelli ci sono sempre, anche se abbiamo fatto un notevole passo in avanti con il
riordino che assegna alla
competenza della Commissione sinodale per la diaconia (Csd) una parte sostanziale delle opere e istituti. La
Csd si è impegnata subito anche sul piano della formazione dei direttori e dei membri
dei comitati di gestione, e ha
fatto bene perché la diaconia
della nostra chiesa ha bisogno di persone motivate e
ben preparate. A livello finanziario, le chiese hanno
aumentato il loro contributo
alla Tavola del 2% in più rispetto alTinflazione, un risultato buono anche se insufficiente perché non tutte le
chiese hanno inviato alla Tavola il contributo richiesto.
Inoltre è stato di grcmde aiuto
il fatto che le chiese di Villar
Pellice, Milano e Torino abbiano dato delle anticipazio
Le due Commissioni d'esame sull'operato degli organismi esecutivi
Il «controllo democratico» suscita un confronto positivo
Le due commissioni d’esame (Cde), che ogni anno verificano l’operato degli organismi esecutivi elettivi delle
chiese valdesi e metodiste e
poi collaborano alla conduzione del Sinodo, sono una
caratteristica di «controllo
democratico» tra le più apprezzate da chiunque si avvicini alle chiese evangeliche.
La Cde più impegnativa è
quella che verifica l’operato
della Tavola, delTOpcemi
(l’amministrazione metodi:
sta) e della Facoltà valdese di
teologia: Maurice Bodmer,
della Chiesa valdese di Zurigo; Anita Braschi Pigoni, della
Chiesa metodista di Udine,
ed Eugenio Rivoir, pastore a
Forano Sabina, sono alla loro
prima esperienza e, dato che
non sono più tanto giovani, si
rammaricano di non avere
fatto prima questa esperienza
che consente di comprendere
«dal di dentro» tanti problemi
e tanti meccanismi della
chiesa: «Possiamo constatare
anche quello che non va bene
- dice Maurice Bodmer -, i
doppioni, gli errori, qualche
caso di cattiva amministrazione. Mi sembra però che
negli ultimi anni ci sia stato
uno sforzo notevole per migliorare soprattutto i metodi
di gestione e amministrazione». Ma un organismo di questo genere ha una reale possibilità di verifica? «Abbiamo
tutta la documentazione a disposizione - continua Bodmer - e la possibilità dà parlare con chiunque. Noi abbiamo avuto diversi incontri in
modo da raccogliere il maggior numero di informazioni
Pagina a cura di
EUGENIO BERNARDINI
prima di esprimere un nostro
giudizio». Comunque «si tratta di un lavoro molto impegnativo, di grande responsabilità - afferma Anita Braschi
Pigoni - e il mese che abbiamo a disposizione prima del
Sinodo è, almeno per me, un
po’ poco. In ogni caso si tratta di un’esperienza molto formativa. Credo che ora potrò
anche dare di più nella mia
attività nella chiesa».
Dal vostro lavoro di verifica
quel è il problema maggiore
che emerge? «lo ho l’impressione - dice Eugenio Rivoir di una chiesa in ci sono persone che lavorano moltissimo, che danno tutto a tutti i
livelli, ma a volte manca il
coordinamento o un progetto comune veramente condiviso. Quindi si fa molto lavoro ma i risultati sono inferiori
allo sforzo. A volte, bisogna
ammetterlo, i problemi sono
determinati da persone che
non sono all’altezza del loro
incarico o che sono messi nel
posto sbagliato». «Poi c’è anche una litigiosità e conflittualità che mi sembrano crescente - aggiunge Arrigo
Bonnes, pastore a Genova
Sestri e Sampierdarena e relatore di questa CdE.
Quali saranno i temi principali che porrete alla discussione del Sinodo? «Oltre al temi proposti dalla Tavola continua Arrigo Bonnes -, ci
sembra importante soffermare l’attenzione del Sinodo
sull’attività delTOpcemi, l’ente patrimoniale metodista,
che in questi anni sta affrontando molti importanti problemi. Comunque ci stiamo
impegnando perché il Sinodo
discuta in uno spirito di preghiera, come facciamo noi
cominciando ogni mattina il
La Commissione d’esame sull’operato di Tavola, Opcemi e Facoltà
nostro lavoro leggendo e
commentando a turno i testi
biblici indicati da "Un giorno,
una parola” della Claudiana».
L’altra Cde esamina l’operato della Commissione sinodale per la diaconia (Csd):
«Per me è soprattutto una
grande esperienza personale
- dice Marina Serra, studentessa di giurisprudenza, della
Chiesa metodista di Milano
-, un’occasione privilegiata
di conoscere da vicino le nostre opere. Un buona continuazione della mia esperienza delTanno scorso quando
ho potuto partecipare per la
prima volta a Sinodo come
deputata. Certo è anche un’
esperienza faticosa, soprattutto perché ho dovuto impiegare così le mie vacanze».
«È un’esperienza che auguro
a chiunque - afferma Marily
Scorsonelli Manfrini, metodista, della Chiesa valdese di
Pisa -, anche a chi conosce la
vita della chiesa e delle opere, perché si percepisce meglio il senso del messaggio
evangelico applicato nella
diaconia. Ed è un lavoro utile
anche per il dibattito del Si
nodo e anche per chi poi deve gestire direttamente le
opere, il confronto è sempre
positivo».
«Dato che è la quarta volta
che faccio parte della Cde ricorda Gregorio Plescan, pastore delle chiese valdesi di
Ivrea, Chivasso e Terrazza e
relatore della commissione ho potuto constatare direttamente il grande lavoro svolto
negli ultimi anni per la riorganizzazione generale della
diaconia. Spero che i membri
del Sinodo seguano con più
attenzione il dibattito sulla
diaconia perché, anche se si
sollevano questioni a volte
piuttosto complesse, è solo il
Sinodo che può dare quelle
linee generali fondamentali
per la testimonianza delle
opere e delle chiese».
Insomma, ritiene il quarto
membro di questa Cde, che è
anche il curatore di questa
pagina, la vita della chiesa
nel suo insieme, compresa
quella dei suoi organismi
esecutivi, sarebbe più povera
senza quel particolare istituto di democrazia costituito
dalle Commissioni d’esame.
ni alla Tavola consentendole
di affrontare con più serenità
il periodo estivo».
- Come sta andando la collaborazione con le altre chiese
evangeliche?
«Con i battisti la collaborazione procede, lentamente
ma efficacemente. La collaborazione nella cura pastorale congiunta di chiese vicine
a Campobasso, Fellonica e
Ferrara, Reggio Calabria. Sono soprattutto pastori battisti
che servono anche nelle nostre chiese sia perché noi siamo più carenti di pastori, sia
perché le chiese battiste sono
normalmente più piccole nel
numero dei loro membri per
cui così le si aiuta a mantenere finanziariamente i loro pastori. Continua la collaborazione concreta a Roma con
l’istituto Taylor, una Casa per
anziani, con Riforma, naturalmente, e in prospettiva
sempre di più con la Claudiana e la Facoltà di teologia.
Abbiamo anche iniziato, e
questa è una vera novità, un
dialogo interessante con
cuni raggruppamenti di A
se di tipo pentecostalet
oggi sono più aperte nei]
stri confronti. Se e come
tranno svilupparsi q;J
rapporti è difficile dirlofl
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- Quali sono i temi pi
pali che la Tavola vari
vedere discussi dal Sinodt
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Intervista al presidente, Paolo Ribet
Cresce la Commissione
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sinodale per la diaconia
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La Commissione sinodale
per la diaconia (Csd) svolge
compiti di alta amministrazione e gestione delle opere e
istituti che le sono stati affidati in questi anni; sei case di
riposo per anziani a Vittoria,
Firenze, San Germano, Luserna San Giovanni e Torre
Pellice: l’istituto Gould di Firenze; le foresterie e case di
accoglienza di Venezia, Rio
Marina, Vallecrosia e Torre
Pellice. Inoltre coordina le attività degli ospedali di Torino, Torre Pellice e Pomaretto
e segue anche le attività di tre
case di riposo gestite direttamente da tre Concistori (Bergamo, Luserna San Giovanni
e Villar Pellice).
Da quest’anno, per decisione della Chiesa valdese di
Torino, la Csd si occuperà
anche della Casa valdese di
Borgio Verezzi e dell’ostello
femminile di Torino. Un
grande lavoro di gestione e
amministrazione, di ristrutturazione e aggiornamento
delle strutture e dei servizi, in
costante rapporto anche con
gli enti pubblici che si occupano di sanità e assistenza.
Non solo, ma la Csd si preoccupa anche della formazione
di coloro che devono gestire
queste opere: direttori e direttrici e membri dei comitati
di gestione: «Oggi la gestione
di un’opera richiede sempre
più competenze, oltre alla
necessaria sensibilità umana
e spirito vocazionale - puntualizza il pastore Paolo Ribet, presidente della Csd -,
qualità che bisogna sostenere
e affinare costantemente».
Nell’immediato futuro del
la Csd c’è il completamt
entro la fine delTanmiiI
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Fondato nel 1848
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VENERDÌ 21 AGOSTO 1998
ANNO 134 - N. 32
LIRE 2000
I Rita
SI APRE IL SINODO DELLE CHIESE VALDESI E
metodiste — A Torre Pellice un culto presieduto dal
pastore Giorgio Bouchard apre domenica 23 agosto i lavori
del Sinodo annuale delle chiese valdesi e metodiste italiane,
che si concluderà venerdì 28 sotto la guida del presidente
designato, pastore Salvatore Ricciardi. Nel corso del culto
verranno consacrati i nuovi pastori; quest’anno si presentano sei candidati: Luca Anziani, Pietro Ciavarella, Marco Cisoia, Andreas Kòhn, Sergio Manna e Italo Pons. Il Sinodo
affronterà temi di grande attualità: ecumenismo e dialogo
intereligioso, bioetica, laicità e libertà di coscienza, situazione giovanile, donne e uomini nella chiesa e nella società.
Decine di migliaia di ettari
di bosco sono andati distrutti in meno di due mesi in
Italia; e così un territorio già
debole di suo, sottoposto a
speculazioni e a incuria che
causano periodicamente alluvioni e frane, mostra il suo
volto annerito in tutto il Centro-Sud. Si assiste a un balletto di responsabilità (Ministeri,
Regioni, Comuni) si invocano
più risorse per il Corpo forestale dello stato, per i vigili
del fuoco. Ma anche sul fronte incendi si sceglie di intervenire dopo, cercando di arginare le fiamme, piuttosto che
agire sulle possibili cause.
Quasi mai si parla di autocombustione, raramente del
classico mozzicone di sigaretta. Quasi sempre si tratta di
A PROPOSITO DI INCENDI BOSCHIVI
PREVENZIONE
PIERVALDO ROSTAN
un incendio appiccato apposta
e forse nemmeno dai tradizionali pastori alle ricerca di pascoli o da palazzinari incalliti.
In molti casi il fuoco viene
appiccato semplicemente da
imbecilli che aspettano di veder accorrere i vigili del fuoco
e le squadre di volontari.
Nel Nord gli incendi sono
rarissimi d’estate; la vegetazione, anche in anni particolarmente caldi e asciutti come
questo, è sufficientemente
verde da non consentire il
propagarsi delle fiamme. Ma
ci sono ugualmente altri periodi dell’anno, in particolare
da novembre a marzo, quando
il rischio incendio diventa elevatissimo in assenza di precipitazioni. Le foglie secche
che nessuno più raccoglie per
farne lettiera per gli animali,
un sottobosco ricco e abbandonato a se stesso rappresen
tano ottimo combustibile. La
Regione Piemonte ha avviato
massicci interventi per la
creazione di invasi d’acqua
per il pronto intervento, sono
state formate centinaia di
squadre antincendio volontarie, le Comunità montane o i
Comuni hanno dotato le squadre di moderne attrezzature
ma, anche in questo caso, si
interviene dopo. È importante
farlo, evitare che il fuoco
compia disastri. Ma sarebbe
ancora più importante intervenire prima: un prato falciato,
un sottobosco ripulito rappresentano il miglior modo per
evitare gli incendi e anche per
rivalutare un capitale paesistico. Ci sarà mai una politica
per la montagna fatta di aiuti
concreti a chi lavora la terra.
Incontro a Pinerolo
’Si Dcs^p^i'Bcidos
iSà ed/r/tti umani
zione . »
Argentina
:o di vif
¡timonij, .feé De Luca, pastore meancheìÉsta e presidente del MoviinuaPajiento ecumenico per i diritti
render! taani (Medh) di Buenos Ainte con es, sarà in Italia in visita al
:oniaè Sinodo delle chiese valdesi e
inte de aetodiste per illustrare Lattila diaci vità del Medh e per informare
listrazii su quanto le organizzazioni
andare dei desaparecidos in Argentibile la p|na fanno per assicurare alla
è’Jtent|giustizia i responsabili, tutto™puniti, della scomparsa
migliaia di persone. Il
i, Medh fu creato nel 1976, duun’ennesima dittatura
Iche s! in Argentina, per
inhe® concretizzare un impegno
anrliel . dei diritti umani e
pcfantit U'ionnare su quanto stava
rnnfed ^^‘^?*i®ndo (proprio in quegli
sd fa P* i" Uruguay si era
coordii una feroce dittatura
tuttal'«
luellai» , .iinalmente questa organizture dii ^^‘uns lavora anche nel camirotesta* dell’educazione ai diritti
ntri e 1*' . attraverso la pubblicalestoaiw nne di materiali video, libri
ido aD® fdSSi e l’intervento nelle
ipevol^ . nlp- Il Medh produce mateui’® M nnn !?^°''')intivi sui diritti dei
eespeij Wli nativi, sullo sviluppo e
popolazioni ru®.”’®l*'npolitane del Sud
Crai ® occupando di
^1 j* M Oro nna rete di tutte le
*lnn* ve governati
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^one co?®“®’ collaboraDrnm associazioni,
ago^o°''i? P®'' domenica 30
riutn a’ ^ ® ®*^® all’auditolo Kn • P'uve a PineroStaflr ’!'j®uù'o sul tema «DeJP^cidos e diritti umani, la
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So» t ' '"inmazionali in corQardi"i^'^''®'^'’^®"® Giorgio
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del Mr.°-® pastore,
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'dlerna^zi
libera? ®"dle P^r i diritti e la
”®'^ione dei popoli.
Solo tre i consacrati negli ultimi dodici anni, una crisi che le comunità dovrebbero valutare attentamente
Dalle valli valdesi poche vocazioni al ministero pastorale
Durante il culto di apertura
del Sinodo di domenica prossima verranno consacrati sei
nuovi pastori, due dei quali
provenienti dalle valli valdesi.
Un tempo la cosa sarebbe stata assolutamente normale; oggi il fatto fa notizia: negli ultimi dieci anni solo due persone provenienti dal primo distretto hanno concluso i loro
studi in teologia, per andare
più indietro nel tempo bisogna risalire a dodici anni fa.
Così, mentre ci si rallegra per
le nuove vocazioni provenienti dal cattolicesimo, dal mondo battista o più recentemente
anche pentecostale, dobbiamo
registrare una crisi delle valli
anche sotto il profilo delle vocazioni in vista della predicazione? «È una grande preoccupazione per la nostra chiesa
- dice Gianni Geme, pastore a
Villar Pellice e membro della
Tavola valdese -; dobbiamo
davvero chiederci perché i
giovani delle nostre comunità
non prendono in considerazione la possibilità di diventare pastore, o diaconi, o predicatori locali. Dovremmo lavorare di più perché i giovani,
che pure ci sono e sono impe
gnati nella vita delle chiese,
prendano coscienza che vale
la pena di spendere la loro vita per la predicazione e si
iscrivano alla Facoltà di teologia a Roma».
Italo Pons e Marco Gisola,
che domenica verranno consacrati al ministero, da due
anni svolgono la funzione pastorale fuori dalle valli, a Catania e a Carrara; entrambi sono giunti non giovanissimi alla scelta della Facoltà di teologia; entrambi, nella loro autopresentazione sul nostro
giornale hanno fatto ampiamente riferimento al loro precedente impegno in varie attività alle Valli. «Anch’io ho
sempre avvertito un forte collegamento con le mie radici
valligiane - aggiunge Gianni
Genre -; credo però che quanti sono originari del primo distretto debbano vivere un periodo di ministero fuori dalle
Valli così come credo sia fondamentale, per chi viene da
fuori, trascorrere un periodo
qui. Ieri il problema maggiore
era trovare dei pastori disposti
a trasferirsi al Sud; temo che
il problema di domani possa
essere l’inverso: ci sono gio
II Presidente Scalfaro in visita alla nuova Biblioteca deila Facoltà
vani pastori che percepiscono
le Valli come chiese troppo
tradizionali che propongono
solo un servizio di tipo parrocchiale».
Dunque il territorio delle
valli valdesi, definito da alcuni laboratorio, da altri riserva
rischia di essere emarginato in
un contesto sempre più non
solo nazionale ma anche europeo e mondiale. «Ho l’impressione - dice Eric Noffke,
consacrato lo scorso anno e
figlio di pastore - che le Valli
non siano più il centro propulsore della Chiesa valdese; i
luoghi in cui si fa la teologia
valdese, si costruisce la chiesa
ormai sono fuori. Forse lì si
vive di più la situazione di
frontiera, il confronto e dunque si rafforza di più l’identità di chiesa. Non dobbiamo
poi dimenticare la bassa scolarizzazione: spesso chi prende un diploma lo fa in funzione di un lavoro e non di proseguire gli studi. In sostanza
mancano gli stimoli culturali». Forse è anche possibile
che dei giovani che avrebbero
desiderato avviarsi agli studi
in teologia siano stati bloccati
Verso l’anno 640 le truppe del califfo
Omar conquistarono Alessandria
d’Egitto, e i suoi generali gli chiesero che
cosa fare della biblioteca, la più grande e
famosa di tutto il mondo mediterraneo antico. La storia (o la leggenda) racconta
che Omar avrebbe risposto: «Se i libri dicono cose diverse dal Corano sono dannosi, bruciateli! Se dicono le stesse cose
sono inutili: bruciateli!» La biblioteca fu
incendiata e così andò in fumo una delle
più fantastiche raccolte del sapere di tutta
l’antichità. Decine o forse centinaia di autori, i cui libri erano custoditi in una copia
ad Alessandria, scomparvero per sempre
dalla memoria dell’umanità.
Qualche cosa di simile successe nel
1870 quando i tedeschi bombardarono
Strasburgo. La biblioteca andò in fiamme
e anche in questo caso molte opere antiche e medioevali sparirono per sempre
dalla memoria dell’umanità. In scala
molto più piccola è capitato qualche cosa
del genere anche ai valdesi dell’Uruguay.
IL FILO DEI GIORNI
IN FUMO
ALDO COMBA
Tra i primi pastori valdesi attivi in America Latina uno dei più significativi fu Fedro (Pietro) Bounous. Nato a Riclaretto
nel 1852 fu pastore in America Latina del
1882 e particolarmente a Colonia Cosmopolita, fino al 1942, anno della sua emeritazione. Morì nel 1946.
La sua preoccupazione principale era
quella di mantenere i contatti con le famiglie e i gruppi valdesi che per esigenze
economiche si spostavano sempre più
lontano e rischiavano di disperdersi. Per
mantenere i collegamenti percorse centinaia e migliaia di chilometri a cavallo o
in calesse per le strade che col cattivo
tempo diventavano semplicemente dei
pantani. Ma, oltre ai viaggi, manteneva
una nutrita corrispondenza con le famiglie visitate e nella sua casa di Cosmopolita si accumulò un considerevole archivio di lettere ricevute e copie di lettere
spedite. Purtroppo dopo la sua morte i
parrocchiani vollero ripulire la casa pastorale e qualcuno pensò che l’archivio
fosse solo cartaccia. Se ne fece un bel
falò e la corrispondenza del pastore Bounous andò in fumo. La sua memoria per
fortuna non è scomparsa: rimangono di
lui parecchi dati e un libro pubblicato
dalle sue figlie nel 1952, che riassume i
momenti salienti della sua vita. Ma quanti nomi, quante informazioni, quante pagine di storia valdese sono definitivamente scomparse in quello sciagurato falò!
Morale: mai bruciare vecchie lettere o
vecchie carte: sono la nostra storia, la nostra memoria collettiva. E sappiamo tutti
che chi perde la memoria cessa di essere
una persona, cessa di essere un popolo.
dai genitori: «Certo, il fatto di
avere di fronte una vita con
molti spostamenti di residenza, uno stipendio basso, lontananza dalla famiglia di origine può incidere - aggiunge
Noffke -; non ho dei casi precisi presenti e tuttavia sono
argomenti che possono incidere».
Due nuovi pastori dalle valli, dunque, per entrambi una
lunga «militanza» in gruppi e
attività della chiesa; una esperienza che diventa ricchezza
nel quadro della propria formazione personale. «Il mio
percorso - spiega Italo Pons si sviluppa e produce la vocazione al pastorato in un forte
contesto comunitario: non potrei pensare di vivere la mia
fede al di fuori di questa dimensione comunitaria fra fratelli e sorelle. Personalmente
vivo la mia esperienza attraverso una vocazione che appartiene a tutti i credenti e che
si rivolge a qualcuno in modo
particolare come può essere
quella del ministero pastorale.
Il fatto di aver lavorato per
anni nelle Valli, in mezzo a
comunità profondamente radicate, ha rappresentato per me
un indubbio vantaggio come
momento formativo. Qui la
chiesa è ben visibile nei suoi
momenti non solo di predicazione ma in un presente fatto
di attività e di testimonianza».
Le valli valdesi rappresentano un «unicum», gli uffici
pubblici chiudono per il XVII
Febbraio, si tiene conto ovunque della presenza valdese,
eppure la consacrazione di
due valligiani fa notizia: «Le
Valli hanno in passato dato
molto alla chiesa: da Torre
Pellice sono arrivate decine di
pastori; - puntualizza Pons per anni si è visto il pastorato
come quel servizio che ti allontana da casa, dalla famiglia: oggi dovremmo forse dare un’immagine nuova del pastorato, a cominciare dalle
chiese, e quindi trasmettere
un’idea positiva, essenziale,
della predicazione e dunque
della vocazione».
6
PAG. Il
Numerose feste popolari animano ii turismo in montagna
IL TURISMO NELLE ZONE DI FRONTIERA — «Che tipo
di mezzo ha utilizzato per raggiungere questa località? Se sì,
perché ha preferito il mezzo pubblico?»; queste e altre domande sono state rivolte ai turisti dei Comuni delle alte valli
Chisone e Susa nel quadro di un’indagine promossa dalla
Provincia di Torino sulla mobilità dei turisti di frontiera.
Analoghi quesiti sono stati posti in Savoia e Hautes Alpes; la
buona collaborazione fra la Provincia di Torino e i Dipartimenti francesi ha già portato alla realizzazione di un orario
del trasporto pubblico riferito alle linee a cavallo della frontiera. La valutazione della mobilità in queste zone di frontiera nel periodo delle vacanze è finalizzata al miglioramento
dei collegamenti nel quadro di un programma Interreg.
I MILITARI FARANNO I VIGILI NEI PICCOLI COMUNI?— I Comuni possono impiegare i militari di leva
nel servizio di vigilanza; alcuni hanno fatto richiesta nei
termini fissati di fine giugno. Sulla base della normativa
però i Comuni più piccoli avrebbero rischiato di non poterne disporre non avendo un «corpo» di polizia ma un semplice «servizio». Il sindaco di Cavour, Bertone, elevò una
formale protesta fatta propria dall’on. Merlo. In una risposta il sottosegretario Sinisi ha recentemente annunciato che
la distinzione fra corpo e servizio di polizia municipale dovrebbe essere superata con la riforma del settore che prevede che i piccoli Comuni costituiscano un corpo associato di
polizia intercomunale. Soddisfazione è stata espressa da
Giorgio Merlo che ha ricordato come l’azione del governo
ftodi sia improntata a rafforzare il potere di difesa del territorio delle amministrazioni locali.
XI RESCONTRE OCCITAN — In Valle Po dal 20 al 23
agosto l’associazione Ousitanio vivo organizza Tll° Rescontré Occitan, giornate dedicate alla cultura occitana.
Concerti, mostre, giochi popolari, presentazione di libri e
concorsi sono al centro di un programma ricco di iniziative
a Oncino, Crissolo e Ostana, i tre Comuni dell’alta Valle Po
che sono sedi della manifestazione.
INCENDI NOTTURNI — Un’auto e due motorini sono stati
incendiati in via Pralafera e dietro uno stabile di via Amaud
a Torre Pellice intorno alla mezzanotte del 15 agosto. Nel
primo caso sono intervenuti i vigili del fuoco, nel secondo
alcuni volontari della Croce Rossa. Sono in corso le indagini dei carabinieri ma se pare certa l’origine dolosa non sembra invece si possa parlare di vendette o avvertimenti.
LA PROVINCIA PER L’AGRITURISMO — Anche quest’anno la Provincia di Torino ha avviato un programma a
sostegno dell’agriturismo e in particolare per avviare o rilanciare la pratica dell’alloggio agrituristico. La Provincia
ha sottoscritto una convenzione con la banca Mediocredito:
l’ente locale interverrà a sostegno degli interessi sui mutui
nella misura dell’80% in montagna e del 50% in pianura.
Gli agricoltori interessati a migliorare i propri agriturismi o
ad aprirne di nuovi dovranno fare domanda alla Provincia
entro il 31 dicembre. I moduli per la presentazione dei progetti sono disponibili presso le Comunità montane.
INCIDENTE MORTALE A INVERSO RINASCA — Un
incidente mortale si è verificato la sera di domenica 16 agosto intorno alle 18,30 lungo la provinciale di Inverso Rinasca. Una donna di 71 anni. Erica Giuste!, è stata investita
mentre attraversava la strada da un fuoristrada condotto dal
28enne Guido Favarin di Moncalieri. Ricoverata in gravissime condizioni a Torino la donna è spirata durante la notte.
ALPINISMO — Da domenica 30 agosto a sabato 5 settembre
la guida alpina e maestro di alpinismo Robi Boulard propone un corso di arrampicata e introduzione all’alpinismo rivolto a ragazzi dai 12 ai 18 anni. Luoghi del corso saranno il
Bric Boucle e il Monte Granerò, trampolino d’eccezione per
quanti vogliono cimentarsi nell’alpinismo e scoprire i segreti e gli strumenti per appropriarsi di un’attività che, assicura
Boulard, è ricca di soddisfazioni. Il costo del corso è di lire
400.000 e comprende pensione completa, assicurazione, assistenza, uso di materiali specifici. Per informazioni e iscrizioni ci si può rivolgere a Mauro Pons (tei. 0121-59240),
Informagiovani (dal lunedì al venerdì tei. 0121-9(X)245) o al
Rifugio Jervis, sede del corso, tei. 0121-932755.
CANZONE D’IMPEGNO — Si svolgerà da sabato 22 agosto
a domenica 30 in piazza San Bartolomeo a Castagnole delle
Lanze «Contro» il festival della canzone d’impegno, rassegna dedicata ad Augusto e Dante dei «Nomadi». Il primo
appuntamento è alle 21,30 di sabato 22 con «Modena City
Ramblers», domenica 23 sarà la volta di uno spettacolo cinematografico «Siamo fuori» mentre lunedì toccherà ai
«Fiati pesanti», martedì 25 Alice Castle, musica occitana,
mercoledì 26 23° concerto castagnolese dei Nomadi e 7° raduno Nomadi Fan Club Piemonte; giovedì è il turno di «Dividing line», venerdì 28 i gruppi «Voltapagine», «Estasia»
e «Magma»; sabato 29 si esibiranno i componenti del
«Consorzio suonatori indipendenti» e infine domenica 30
Marco Berruti, Paco Ibanez e Gianmaria Testa.
L‘ Eco Delle ^lli "^lLdesi
VENERDÌ 21 AGOSTO
I95j
Si è tenuto al Passe! di Angrogna il tradizionale incontro valdese del 15 agosto
«Abbiamo usato bene il tempo della libertà?
INES PONTET
Appartiene già al passato
questo XV Agosto, giornata dedicata ogni anno alla
riflessione e all’incontro. È
pronto a diventare storia anche questo 15 agosto 1998,
del Centocinquantenario, tenutosi al Passel di Angrogna,
e di bilancio e di storia era
naturale parlare. Il pastore
Giuseppe Platone ha esordito
nel suo sermone con domande che hanno immediatamente richiamato l’attenzione dei
presenti: «Siamo stupidi o intelligenti? Abbiamo saputo
utilizzare bene il nostro tempo dal 1848 ad oggi?».
¡Certo, ogni celebrazione
non avrebbe un significato se
non cercasse di fare un bilancio e trarre degli spunti per
preparare il futuro - ha continuato Platone -. Avere una
impressione non basta: occorre seriamente e onestamente
cercare il confronto con la
realtà». Per far questo Platone
ha individuato tre «luoghi»
fondamentali, che ha chiamato «tensioni»: un vivo e presente rapporto dei valdesi delle Valli col territorio in cui
sono presenti da secoli che, se
vissuto consapevolmente e
impostato bene, è essenziale
anche per i valdesi e i metodisti nel resto d’Italia; il rapporto libertà-responsabilità: la libertà è stata troppo spesso
svenduta per individualismo
e opportunismo: occorre investire nella «borsa dello spirito», riflettere davvero sulle
conseguenze delle nostre a
II gruppo di fratelli del Madagascar canta alila festa del XV Agosto
zioni; la terza tensione è quella che sorge fra l’essere cristiani e protestanti, tra il dire
e il fare, fra la teoria e la prassi, fra la predicazione e la diaconia, fra il privato e il pubblico, fra la realtà e il mito.
La verità va ricercata dentro
la nostra situazione odierna,
rilanciando la riflessione teologica e non semplicemente
continuando a giustificare la
modernità. Platone ha poi
concluso con il riferimento al
testo biblico affermando che
la nostra chiesa non deve essere una realtà immutabile,
ma piuttosto un cantiere dove
costruire costantemente quella
«casa sulla roccia» di cui parla Gesù Cristo.
Altri saluti e interventi sono
stati, distribuiti fra il mattino
e il pomeriggio, quelli del segretario generale della Cevaa
(a cui è stata destinata la colletta) pastore Alain Rey, del
moderatore, Gianni Rostan,
La Casa di riposo di Villar Pellice
La Mìramonti in festa
DAVIDE DALMAS
Domenica 9 agosto 1998,
Villar Pellice. È la giornata della Miramonti, la Casa
di riposo ormai compie sedici
anni, è lì dal 1982, e la sua
giornata è una tradizione locale che mostra la vitalità del legame della Casa con una comunità, grazie al gran numero
di persone che collaborano, di
tutte le età, ciascuno con il
proprio contributo personale,
per la migliore riuscita.
In un certo senso, la festa è
ancora più importante della
Casa per cui viene organizzata, infatti la sua prima versione avvenne prima ancora
dell’apertura, per raccogliere
fondi per iniziare l’attività e
senza la partecipazione e l’impegno di tante persone i muri
rimarrebbero certamente senza vita. Da qualche anno, nel
giardino dove si svolge la festa, viene anche tenuto un breve culto, che spezza il ritmo
dei lavori e dalla sua posizione un po’ di frontiera tenta di
raggiungere un po’ tutti e di
trovare un centro che dia senso al tutto. Quest’anno a ravvivare questo momento sono
giunti anche il canto di un
gruppo di persone del Madagascar in visita alla Chiesa di
Villar, mentre più usuali, ma
sempre apprezzate, erano le
trombe del Baden.
In mezzo a tutto questo via
vai, restano talvolta un po’
spaesati i normali abitatori
della casa, gli ospiti, che sono
sempre felici di incontrare
persone che vedono raramente, e di trascorrere in genere
una giornata diversa dal solito. Ora sono venticinque, che
è il numero massimo sostenibile attualmente dalla struttura e provengono nella grande
maggioranza dall’alta valle,
Villar e Bobbio. Si può dire
che gli scopi della giornata
sono stati raggiunti: l’incasso,
che deve servire a contribuire
al bilancio della Casa è stato
soddisfacente, il clima di lavoro comune con uno scopo
positivo è stato avvertito da
tutti i molti volontari, tanto
che il martedì seguente il comitato, il personale e gli ospiti hanno trascorso ancora
un’altra giornata insieme,
sempre nel giardino della Casa, per valutare i risultati della fatica domenicale.
A pranzo nel giardino della «Miramonti»
del pastore del Sud America
attualmente a Pomaretto, Miguel Cabrerà, della maestra
Ethel Bonnet, di ritorno
dall’inaugurazione del «Sentiero della fede» a Valdese,
negli Stati Uniti, del pastore
Taccia da parte dell’associazione «Arcobaleno» che opera contro il disagio sociale, di
Paul Roland, tenace difensore
da anni delle «libertà degli altri» (slogan scelto quest’anno
dalla Fcei) nel suo caso degli
indiani d’America e del loro
monte sacro. Lo stesso slogan
è stato ripreso dal pastore
Rey, il quale ha affermato:
«Può sembrare un paradosso,
ma la libertà che diventa ideologia è totalitaria. La libertà
ha senso solo se è utilizzata
per le libertà degli altri».
Nel pomeriggio ognuno si è
immerso nella storia di «Daniele», il personaggio creato
dalla fantasia del pastore
Giorgio Tourn nella giornata
del XV Agosto dello scors.
anno, che in questa punta?
è proseguita attraverso gli j»
ni immediatamente prima
dopo il 1848. Immagina '
quali potessero essere i pea^
sieri, le perplessità, le diffj!
coltà, le gioie e i dolori dèi
personaggio, la storia ha pre,
so corpo e colore e Tappiaa.
so, alla fine, è scrosciato fon
e spontaneo.
Novità di quest’anno (i(
mezzo ad un’organizzaziojj
impeccabilmente curata dalli
Chiesa di Angrogna) la pane,
cipazione attiva dei bambini
tramite laboratori manuali
l’incontro con una donna 4,.
luogo che ha raccontatoli
«sua» storia, attraverso li.
bertà rnancate o conquistate’
il tutto organizzato con entusiasmo da un gruppo di monitrici del circuito.
Hanno accompagnatola
giornata, buona anche dal
punto di vista del tempo atmosferico, le magliette con i
logo del Centocinquantenario, i banchetti di manufatti
artigianali, della Claudiana,
di lavori provenienti dal Ma
dagascar, la lotteria; ma, soprattutto, il XV Agosto rimane, dal momento della sua
istituzione (avvenuta proprio
in seguito alle libertà ottenute
nel 1848) un momento importante per incontrarsi,
scambiarsi opinioni, novità,
discutere, rivedere chi si incontra difficilmente nel resto
dell’anno o conoscere qualche persona in più; insomi
un momento importante difsta comunitaria.
La festa di Radio Beckwith Evangelica
14 anni di attività
PAOLO GAY
Anche quest’anno Radio
Beckwith Evangelica ha
organizzato una festa per incontrare ascoltatrici e ascoltatori: domenica 9 agosto il
cortile del Collegio valdese di
Torre Pellice si è animato di
stand di associazioni varie e
di giochi per giovani e meno
giovani; un capannone il mattino ha accolto il culto evangelico celebrato insieme alla
Chiesa valdese di Torre Pellice, presieduto dal pastore Alberto Taccia, e quindi i commensali per la consumazione
del pranzo; lo stesso capannone nel pomeriggio ha dato
un po’ d’ombra in una giornata torrida a persone impegnate in lieti conversari, a
bambini per i loro giochi, ai
partecipanti alla caccia al tesoro per la verifica delle prove della gara, e in ultimo la
sera a chi è venuto per consumare la cena a base di carne e
verdure alla griglia.
Positiva la collaborazione
con la Pro Loco, il Comune e
l’Associazione commercianti
di Torre Pellice: tutti hanno
offerto qualche cosa per la
riuscita della festa. La giornata è stata completata nel pomeriggio da una conferenza
del past. Gianni Genre, nel
tempio valdese nell’ambito
delle manifestazioni del
«Tempio aperto», e si è conclusa con una serata danzante
Livio Gobello, neopresidetile
dell’Associazione Lo Bue, paris
alla festa di Radio Beckwith
in strada animata dal bravo e
simpatico gruppo «La bap
del 29».
Da segnalare il buon numero di giovani, ragazze e ragazzi che hanno curato fC'
ganizzazione prima e la gestione poi delia festa, segue
che anche in questo campo^
attività di Radio Beckwit
Evangelica si sta manifestando un ricambio di forze conte
è avvenuto negli ultimi mf
per gli animatori radiofonie
per gli amministratori: il tu
indica il perdurare e il rinnovarsi della vitalità deiretri“
tente, che a novembre entre
nel 15° anno di attività.
rante la giornata il neoprc*
dente Livio Gobello (nella
to) ha rivolto un messaggi®
saluto ai partecipanti.
Radio Beckwith Evangelica
Fm 91,200 e 96.550 - Tel. 0121-954194
Domenica 23 agosto in occasione della giornata inauguf®
^ Hftl 1 i3i c Q friì-STTld''
le del Sinodo delle chie.se valdesi e metodiste trasmei
dalle 15,25 il culto di apertura in diretta. Nei giorni j
vi informazioni, commenti e interviste in diretta alle lo»-’
in replica il giorno seguente alle 8,45.
VI
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1,30 e
venerdì 21 AGOSTO 1998
E Eœ Delle Vaii.i mLDEsi
PAG. Ili
Nella nostra regione è in forte crescita, ma va gestito bene
Quando ¡1 bosco diventa risorsa
I boschi della nostra regione
sono localizzati prevalentemente in montagna, fattore
che li rende meno idonei alla
produzione a causa della minor fertilità dei suoli; spesso
questi boschi sono pure di difficile accesso e dunque il valore ambientale e paesaggistico prevale su quello produttivo. Il bosco nelle valli è in fase di forte accrescimento: si
«mangia» ogni anno decine di
ettari di prato, ma il bosco che
ne deriva raramente è soggetto
a cure colturali che potrebbero
portare a un miglioramento
della qualità delle nostre foreste. Ma i boschi alpini hanno
altri elementi di criticità: la
grande frammentazione della
proprietà determina la bassa
consistenza quantitativa degli
interventi eventualmente realizzati. A ciò si aggiunge che,
mentre i boschi di proprietà
pubblica sempre più spesso
sono governati a fustaia, quelli privati sono per la maggior
parte gestiti a ceduo, di solito
in collegamento con un’attività di tipo agricolo.
Da anni il saldo fra tagli e
nuovi boschi è attivo, almeno
in termini di superfici; ciò che
manca è dunque una gestione
del bosco. Una recente delibera del Cipe permette l’avvio
del regolamento Cee 867/90
relativo a un’azione comune
per il miglioramento delle
condizioni di trasformazione e
di commercializzazione dei
prodotti della selvicoltura. In
sostanza si potrà accedere a
contributi, nella misura massima del 50%, per investimenti
a favore della raccolta, stoccaggio, trattamento e commercializzazione del legname; per
I lavori per l’impianto a cippato per le scuole di Torre Pellice
operazioni nel bosco quali abbattimento, concentramento,
esbosco, allestimento e trasporto legname; dotazione di
macchinari, impianti e strutture per la lavorazione del legno. I dati del censimento
dell’industria e artigianato
hanno evidenziato, così come
una nostra inchiesta pubblicata poche settimane or sono,
che la composizione delle imprese è di aziende piccole o
medie, quasi sempre con strutture di lavorazione assai limitate. L’opportunità che questo
regolamento comunitario offre
(i bandi saranno pubblicati in
autunno) sarà notevole; si potrà, ad esempio, sviluppare il
mercato e la filiera del legno.
Quali interventi dovrebbero
avere la priorità? L’acquisto
di macchinari per lavorare nel
bosco, anche in condizioni
difficili: le gru a cavo, poco
diffuse fin qui in Piemonte,
permetterebbero di lavorare
anche in condizione di precario accesso. Le cippatrici, di
cono i tecnici della Regione,
verranno favorite sia perché
coerenti con una politica di
incentivazione all’uso del legname a scopi energetici, sia
perché possono aiutare nell’organizzazione di cantieri
nei boschi. Sarà possibile la
realizzazione di spiazzi per il
movimento del legname o di
capannoni. I finanziamenti
potranno essere accordati anche per attività appena concluse, a tutte le aziende, singole o cooperative, impegnate nel settore.
Qualcosa già si sta muovendo; nella foto si possono
vedere i lavori di realizzazione dell’impianto di riscaldamento a cippato del polo scolastico di Torre Pellice che
dovrà entrare in funzione
all’inizio del ’99; da questa
iniziativa potrebbero scaturire
lavoro, risparmio energetico e
gestione puntuale del bosco.
Anche da iniziative come
questa possono nascere corretti interventi forestali.
La mostra della Società di studi valdesi a Torre Pellice
L'immagine tra foto e editoria
______ALBERTO COBSANI_______
Capita che il senso di una
mostra sia racchiuso nella copertina del catalogo: segno che le coordinate della
sua realizzazione sono state
ben chiare. È il caso di «ImJ^agini delle valli valdesi»,
1 esposizione di «fonti bibliografiche sulla diffusione a
stampa della fotografia nelle
*alli fra Ottocento e Novecento», inaugurata alla Civica
Galleria d’arte contemporanea di Torre Pellice il 25 luglio. Molti linguaggi sono
messi in gioco: la stampa e le
n«! grafiche, la fotografia,
t allestimento espositivo. Lo
mmostra l’immagine stessa
nella copertina, che raffigura
’ tempio di Pradeltorno nel
eontesto delle pendici che lo
eircondano: la figura è intera
nel retro mentre è riquadrata
(cioè è riquadrato il tempio,
su sfondo di altro colore), come da un mirino fotografico,
sul fronte del volume.
C’è quindi un dato di partenza che il curatore, Giuseppe Garimoldi, ripartisce in
due sezioni (territorio e identità) comunicanti fra loro: è il
dato del reale, paesaggio o ritratto. C’è poi la mediazione
fotografica, e c’è infine quella editoriale e tipografica fatta di libretti, opuscoli, guide
illustrate per Tedificazione
(T «Amico di casa»), il turismo (le guide delle Valli diffuse ancora in tempi recenti).
Se vogliamo, ci potrebbe essere un ulteriore spazio di
creatività, che consisterebbe
nel fare collezione (come accadeva probabilmente a molti, alTepoca) di fascicoli e
opuscoli: si veniva così a
creare un insieme di «ogget
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ti» fatti di scritto e di immagini, che rimandavano l’uno
all’altro, nella sua unicità e
nell’appartenenza a una serie,
a una collana che presentava
tratti riconoscibili. L’utilità
della mostra è proprio quella
di accostare queste diverse
fonti, di dare uno sguardo
unitario a questo processo:
così si può cogliere l’evoluzione delle copertine della
guida delle Valli (1955) con
Agape in costruzione (le fondamenta) nell’edizione italiana, e già costruita nelle versioni in altre lingue. I singoli
acquirenti avranno visto una
sola immagine, a seconda dei
casi: la mostra indica viceversa un percorso.
Insieme al catalogo viene
fornita la ristampa dell’opuscolo di Luzzi, in inglese,
sull’emancipazione del 1848,
scritto 50 anni dopo.
Torre Pellice: una mostra dedicata al pittore Filippo Scroppo
La Parola fra segno e colore
________FRANCO CALVETTI_________
La «Sala Paschetto» del
Centro culturale valdese
di Torre Pellice ha visto avvicendarsi in poco più di cinque
anni una cinquantina di artisti,
alcuni già affermati, altri giovani emergenti, tutti for-temente vocati alla ricerca di
segni espressivi di taglio
informale, astratto. Ma i due
nomi che si evocano quando
si pensa alla sala Paschetto
sono Paolo Paschetto stesso e
Filippo Scroppo, i due pittori
usciti dal mondo valdese. Di
Paolo Paschetto abbiamo ammirato ancora una volta il registro plastico-descrittivo dei
suoi personaggi-paesaggi nel
febbraio scorso, in occasione
delle manifestazioni per i 150
anni delle Lettere Patenti.
Non poteva mancare in questo
anno, così marcatamente evocativo per la memoria valdese, Filippo Scroppo. Dall’ 11
agosto fino a fine mese si può
ammirare il «corpus» artistico
donato al Centro culturale
dalla famiglia, moglie e figlie,
che propone in 25 opere un
saggio della pregnanza biblica
sottesa alla produzione artistica dell’artista.
Nato nel 1910 a Riesi,
Scroppo unisce in gioventù
passione artistica, studi letterari, ricerca teologica. Non
sarà pastore ma di lui si potrà
dire: «Ha creduto, perciò ha
parlato». Ma oltre a comunicare il suo combattimento di
fede (ricordo ancora l’ultima
conversazione avuta con lui,
così intrisa di messaggio biblico e di slancio artistico),
Filippo Scroppo ha lasciato in
mirabili opere il suo percorso
di credente, profondamente
radicato nella Scrittura. Saranno esposte 25 opere con titoli tanto suggestivi, ispirati
all’Antico Testamento, che
fanno «battere le ali dell’animo» quali: «La solitudine fiorirà come la rosa» (Isaia 51,
3), «Stai in silenzio dinanzi
all’Eterno» (Salmo 37, 7),
«Nelle tue mani stanno le
profondità della terra» (Salmo 95, 34), «I tuoi figli saranno come rampolli d’ulivo
tutto intorno alla tua tavola»
(Salmo 128, 3).
Di Scroppo Giorgio Toum
ha scritto: «Artista disposto a
rinunciare ai suoi pennelli ma
non alla sua Bibbia, non perché questa sia più religiosa,
sacra, magica di quelli - sono
entrambi oggetto di comunicazione, espressione, lettura ma perché quella è aperta
all’Assoluto, mentre questi
sono strumenti della storia di
una vita» (dal catalogo, a disposizione). E il critico Angelo Dragone, che curò la pre
sentazione della mostra a
Torre Pellice cinque anni fa;
«...in lui non c’era mai stata
la volontà di illustrare il testo
trascritto, anche perché il bisogno di associare i segni e le
macchie di colore alla Parola
dei sacri testi non significa
che il tutto confluisca in
un’unità dove appunto predominante rimane il concetto
del passo biblico trascelto».
Di Scroppo alcuni ricorderanno la prestigiosa carriera
all’Accademia di Torino, dove era stato chiamato nel ’48
da Felice Casorati, altri ricorderanno l’indefesso organizzatore delle rassegne d’arte
contemporanea a Torre Pellice fin dal 1949 e di cui rimane traccia nella Galleria. Il
Centro culturale valdese invita i visitatori, che si preannunciano molto numerosi essendo la mostra in periodo sinodale, a ripensare a lui come
credente-artista che trovava
nella Scrittura la fonte di acqua viva inesauribile che lo
muoveva a tracciare sulla tela
con gesti di grande artista lo
stupore per le magnificenze
del creato, l’esaltazione per la
presenza inebriante dell’Eterno, la riconoscenza per la salvezza che inonda il mondo, la
preghiera perché «Oh Dio, la
Tua salvezza mi levi in alto»
(Salmo 69, 29).
Cuneo-Pinerolo, cicloturistica di gran fondo il 30 agosto
L'avventura del mìtico Coppi
DAVIDE ROSSO
Il sogno di organizzare una
cicloturistica di gran fondo
intemazionale che ripercorra
in parte il tracciato di quella
tappa del giro d’Italia, la Cuneo-Pinerolo, che nel ’49 vide Formai leggendaria vittoria del «campionissimo» Fausto Coppi sembra essersi realizzato. A quasi cinquant’anni
da quell’ormai lontano giorno
di maggio in cui Coppi arrivò
a Pinerolo con poco meno di
12 minuti di vantaggio su Gino Bartali dopo una fuga solitaria di quasi 150 chilometri,
il 30 agosto di quest’anno un
gruppo nutrito di ciclisti, categoria amatori, ripercorrerà
quelle strade e passando attraverso i colli dell’Agnello,
dell’Isoard, del Monginevro e
del Sestriere, percorrendo
245 km, rivivrà in qualche
modo l’avventura del «campionissimo».
La cicloturistica, organizzata dal «Global sport promotion» con la partecipazione
della Regione Piemonte, della
Provincia di Torino e del Comune di Pinerolo, è stata
chiamata «La campionissima» proprio in onore di Cop
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pi e avrà come padrino d’eccezione Claudio Chiappucci,
altro grande ciclista italiano
ad aver vinto la tappa CuneoPinerolo al «Giro»; quest’ultimo ha anche testato il percorso della gran fondo che in
realtà partirà da Cavour dove
i corridori arriveranno da Pinerolo dopo una passerella
che vedrà protagonisti insieme a loro ex corridori professionisti. Da Cavour i partecipanti alla Gran fondo si dirigeranno verso il Colle dell’Agnello in vai Varai ta passando per Saluzzo quindi,
scalato questo primo colle
(altitudine 2.748 m) raggiungeranno 2.361 del Col dell’Isoard, in Francia, e dopo
essere scesi a Briançon ritorneranno in Italia attraversando il Colle del Monginevro e
dopo la discesa a Cesana affronteranno l’ultima salita per
giungere a Sestriere per poi
infine affrontare la lunga discesa che li porterà all’arrivo
previsto dagli organizzatori a
Pinerolo dopo almeno 8 ore
passate in sella.
«Questo - dice Claudio
Chiappucci - è un percorso
molto selettivo se è inserito in
un “Giro”. Per dei corridori
amatori, come saranno quelli
che si daranno appuntamento
il 30 agosto per «la campionissima», portarlo a termine
sarà una grande impresa, un
qualcosa di mitico». E in effetti il tracciato previsto si
presenta con non poche difficoltà sia per le grandi salite
da affrontare sia per le forti
discese che lo caratterizzano
ma, come ricorda Daniele
Claudio Chiappucci
Nardi della «Global sport
promotion» «oggi gli “amatori” sono più preparati di un
tempo dal punto di vista atletico». Una gran fondo importante per la città di Pinerolo
che non nasconde la propria
volontà di candidarsi ad essere sede di una tappa del «giro» del ’99. «La campionissima - dice il sindaco, Alberto
Barbero - è un momento di
valorizzazione non solo dello
sport ma anche del territorio,
per questo abbiamo aderito
subito all’iniziativa. Il 50° anniversario della mitica tappa
Cuneo-Pinerolo cade poi proprio nel periodo in cui si decideranno le sorti della candidatura olimpica di Torino
2000; il nostro sogno è che il
prossimo anno, come nel ’49,
il Giro d’Italia finisca a Torino e che la penultima tappa
sia proprio la Cuneo-Pinerolo
che nella parte terminale del
tracciato prevede l’attraversamento delle stesse montagne
che dovrebbero essere teatro
delle olimpiadi invernali».
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8
PAG.
IV
E Eco Delle "^lli ialdesi
Dai dati dell'Osservatorio regionale
Artigianato in salute
Le imprese artigiane, dai
recenti dati diffusi dall’osservatorio regionale, emergono
come un settore della nostra
economia in buona salute. La
situazione alle Valli rispetta
l’andamento regionale, basti
dire che nella sola vai Pellice
le 650 imprese artigiane presenti costituiscono nel loro
complesso una delle realtà
più importanti dell’intera economia valligiana. In questo
contesto a Pinerolo presso
l’Expo-Fenulli dal 29 agosto
fino al 6 settembre si terrà la
«XXII rassegna-mostra mercato dell’artigianato» che anche quest’anno presenterà un
programma ricco di appuntamenti, mostre e incontri.
Nell’ambito della Rassegna
saranno 9.000 i metri quadrati
destinati all’esposizione
dell’artigianato locale e a
quello delle regioni Liguria,
Marche, Abruzzo e alle ceramiche di Gubbio che presenterà anche i suoi prodotti ga
stronomici così come la città
di Agrigento; non mancherà
inoltre la presenza evangelica
che, in uno stand allestito dal
secondo circuito, presenterà
una mostra storico-culturale
in cui verrà realizzata tra l’altro anche una riproduzione di
un’interno di una «scuoletta
Beckwith».
In occasione della Rassegna
saranno anche allestite mostre
che tratteranno temi sia inerenti l’artigianato (come quella realizzata presso il museo
etnografico di Pinerolo dal titolo «Il cardatore, antica attività artigiana») sia di sapore
sportivo come quella che si
terrà all’Expo-Fenulli dedicata al ciclismo epico dal titolo
«Un uomo solo al comando,
la sua maglia è biancoceleste,
il sua nome è Fausto Coppi».
Le serate della Rassegna vedranno protagonisti artisti che
proporranno concerti di musica jazz, folk, rock, e danze di
diverso genere.
Angrogna: la scuoletta Beckwith degli Odin-Bertot
Approvata la nuova legge regionale
Novità per i sottotetti
È stata approvata dalla Regione Piemonte la legge sul
recupero dei sottotetti, che
consente l’utilizzo a solo scopo residenziale del piano sottotetto, purché risulti legittimamente realizzato e sia fatta
richiesta di concessione edilizia. Il progetto deve prevedere idonee opere di isolamento
termico; l’altezza media interna è fissata in non meno di
Nelle
Chiese
Valdesi
CASA DELLE DIACONESSE — Dal 28 al 30 agosto festa della Casa, domenica 30
inaugurazione ufficiale della
Casa ristrutturata.
AGAPE — Dal 18 al 25
agosto campo politico su «Al
di là della frammentazione,
progetti per la città europea» in italiano, francese,
inglese e tedesco. Venerdì
28 agosto network donne.
Dal 28 al 30 agosto Assemblea degli Amici e delle Amiche di Agape. Dal 30 agosto
al 6 settembre campo adolescenti (11-13 anni) su «Viaggio con bagaglio leggero».
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 30 agosto
culto al Ciabas alle 18.
2,40 metri per gli spazi a uso
abitazione e in non meno di
2,20 metri per gli spazi accessori o di servizio.
Nei Comuni montani e nei
territori montani dei Comuni
parzialmente montani il parametro scende rispettivamente
a 2,20 e 2 metri. In caso di
soffitto non orizzontale, l’altezza minima deve essere di
almeno 1,60 metri per le zone
a uso abitazione e a 1,40 metri per quelle accessorie, riducibili a 1,40 e 1,20 metri per
gli edifici oltre i mille metri di
altitudine. Gli interventi edilizi non richiedono preliminare
adozione e approvazione di
piano attuativo, né inserimento della volumetria nel programma pluriennale di attuazione, e sono ammessi anche
in deroga agli indici o parametri urbanistici ed edilizi
previsti dai piani regolatori, in
quanto le norme di questa legge prevalgono sulle disposizioni urbanistiche vigenti.
Il rilascio della concessione
edilizia comporta il pagamento del contributo per gli oneri
di urbanizzazione, che viene
ridotto-del 50% qualora le
parti rese abitabili costituiscano pertinenza dell’immobile
principale. La legge è entrata
in vigore il 12 agosto.
Giornata Giovanni Miegge
Venerdì 21 agosto, dalle 15, nell’Aula sinodale, incontro
comune del corpo pastorale e dei centri culturali nell’ambito
della giornata «Giovanni Miegge». È previsto un dibattito,
introdotto da Elena Bein Ricco e Daniela Di Carlo e moderato da Marco Rolando, sul tema: «L’individuo è ancora una
categoria portante dell’identità protestante?». Al termine
Maria Bonafede introdurrà il tema del prossimo anno: «Fede
e cultura».
La giornata proseguirà alle 20,45 in Forestena con il confronto sull’attività dei centri culturali^_______________________
La candidatura di Torino alle Olimpiadi
L'83% è favorevole
Continua il lavoro di preparazione e verifica per la candidatura di Torino a sede dei
giochi olimpici invernali del
2006 e anche la popolazione
comincia a sentirsi in qualche
misura coinvolta nelle valutazioni e nei preparativi. Recentemente, proprio per verificare fra gli abitanti la reazione alla candidatura olimpica, è stata promossa un’indagine statistica effettuata nel
corso della prima settimana
di luglio da DataMedia. I dati
che sono emersi e che si riferiscono a 1.500 interviste effettuate su due campioni di
popolazione (l’uno, 500 persone, con residenza nei Comuni della zona alpina della
Provincia e l’altro, 1.000 persone, nei Comuni non alpini)
mostrano come siano l’83,5%
gli intervistati favorevoli alla
candidatura (il 79,6% fra i residenti nella zona alpina) e
pochissimi i contrari, nell’area alpina solo il 3,8%.
Dall’indagine emerge che
la popolazione si aspetta dai
Giochi olimpici soprattutto
notorietà per la zona (47,6%
nei Comuni montani e 51,1%
nel resto del campione) occupazione (mediamente il 24%
degli intervistati) e valorizzazione della storia, della cultura, delle risorse paesaggistiche e ambientali del territorio
(7,8% nelle vallate alpine e
13,4% nel resto del campione). L’86,8% degli intervistati nei Comuni alpini poi ritiene che i Giochi favorirebbero
il potenziamento di strutture e
servizi mentre l’81% di chi
abita non in area alpina ritiene che la costruzione di impianti favorirà la crescita di
interesse verso gli sport sul
ghiaccio. Fra chi si dichiara
contrario alla candidatura
prevale invece il timore di
«grandi sconvolgimenti che
potrebbero turbare la città o il
paese»: questo soprattutto
nell’area alpina (21,1%) mentre preoccupa meno la mancanza di risorse economiche.
Quelli emersi dall’indagine
m/m\
TORINO 2006
OQ9
nel loro complesso sono dati
incoraggianti per il Comitato
promotore di «Torino 2006»
anche perché se confrontati
con una precedente indagine
svolta in gennaio, sia pur riguardante la sola area urbana
torinese, si può notare un miglioramento sia dei dati relativi all’informazione sulla
candidatura (che sale del
17,5%), sia una diminuzione
dei contrari che passano dal
5,3% al 4,2%; crescono anche le persone che credono
nei riflessi positivi dei Giochi
sulla crescita del turismo (oggi sono il 63,7% mentre a
gennaio erano il 46,5%) ma
aumenta l’aspettativa di posti
di lavoro (da 18,6% a 23%).
Nel complesso quindi la popolazione sembra credere in
questa candidatura e sembra
puntare su di essa così come
molti enti locali, come la Provincia di Torino che a sostegno della candidatura ha approvato recentemente un, progetto di valorizzazione del
paesaggio e delle città d’Arte.
11 progetto (il piano sarà definito entro settembre e riguarderà le località che partendo
da Torino attraversano Pinerolo, le valli Pellice, Chisone
e Susa) prevederà interventi,
nelle intenzioni della Provincia, su paesaggio stradale,
paesaggio urbano, paesaggio
culturale, segnaletica turistica,
aree per il turismo e il tempo
libero, il tutto per migliorare
il paesaggio nel suo complesso in vista di «Torino 2006».
Nonsoloteatro al Collegio di Torre Pellice
Il nido delTorso
«Cari fratelli e care sorelle,
Guido Castiglia, membro della Chiesa valdese di Pinerolo,
è il primo attore professionista valdese che porta in scena
brani della nostra storia: e lo
fa con uno spettacolo che ci
offre come occasione di approfondimento e riflessione.
La pièce teatrale è particolarmente adatta ai più giovani,
ma è certamente godibile da
persone di tutte le fasce di
età, senza avere bisogno di
grandi strutture sceniche».
Con queste parole il pastore
Paolo Ribet della Chiesa valdese di Pinerolo presenta lo
spettacolo «Il nido dell’orso»
che la compagnia Nonsoloteatro proporrà mercoledì 26
agosto alle 21,30 nel cortile
VENERDÌ 21 AGOSTO igg»
21 agosto, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle ore
21, alla rotonda di piazza Muston, spettacolo teatrale «Vita
da timidi»; ingresso gratuito.
22 agosto, sabato — SESTRIERE: Alle ore 17, in
piazza Fraiteve, storia e degustazione del tè.
del Collegio valdese di Torre
Pellice in collaborazione con
la Comunità montana.
Una proposta che si inserisce nella settimana sinodale e
che trae spunto dai testi «Il
nido dell’orso» di Beux e «Il
paese del rododendro rosso»
di Pons. Il testo è scritto da
Guido Castiglia che sarà impegnato in scena con Alessia
Colombari e Simone Morero.
Lo spettacolo è stato presentato alla «Vetrina teatro ragazzi e giovani Piemonte»
nell’aprile di quest’anno.
La serata vedrà anche il momento conclusivo della sottoscrizione a favore di Radio
Beckwith i cui biglietti vincenti saranno estratti al termine dello spettacolo teatrale.
22 agosto, sabato — TORRE PELLICE: Alle 20,45,
nella sala dei professori del
Collegio valdese, Piera Egidi
presenta «Identità allo specchio tra fede e ragione»: introduce Lucetta Geymonat,
presiede Manuel Kromer, direttore della casa editrice
Claudiana, intervengono il pastore Luciano Deodato e la filosofa Elena Bein Ricco.
22 agosto, sabato — TORRE PELLICE: Alla rotonda
di piazza Muston serata di
danze e musiche eccitane.
22-25 agosto — FENESTRELLE: Nella palestra,
mostra fotografica a cura di
Marina Blanc e Anna Gaude.
VALLI
CHISONE • GERMANASC|
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica;
DOMENICA 23 AGOSTO
Perosa Argentina: Farmacia
Termini - Via Umberto I - teief
0121-8502
Ambulanze;
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
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VAL PELLICE
Guardia medica:
1
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
22-26 agosto — CAVOUR
(SAN GIACOMO): Dalle 14
di sabato 22 agosto inizio dei
festeggiamenti in frazione
San Giacomo; domenica 23
mercatino dell’usato e dell’
antiquariato e mercatino delle
pulci dalle 9 alle 19, alle 14
trebbiatura con macchine d’epoca ed esibizione della scuoia di volo. Tutti i giorni gare
alle bocce, danze, servizio bar
e carne alla griglia.
23 agosto, domenica —
PEROSA ARGENTINA:
Alle 14 ritrovo in piazza III
alpini per la corsa ciclistica di
mountain bike, campionato
regionale di cross country.
23 agosto, domenica —
USSEAUX: In località Balboutet festa del bestiame con
esposizione e bancarelle.
23 agosto, domenica —
TORRE PELLICE: Nell i
sola pedonale giornata contro
l’Aids con musica occitana.
23 agosto, domenica —
ANGROGNA: A partire dalle ore 9,45 Festa d’ia Vacira,
al rifugio Vaccera con il 5°
torneo dei boscaioli, pranzo,
grigliata e ballo.
23 agosto, domenica —
SESTRIERE: Mercatino delle pulci in piazza Kandahar;
coppa Comune di Sestriere di
golf a 18 buche.
25 agosto, martedì —
TORRE PELLICE: Nel cortile del Collegio valdese, alle
21,30, Assemblea Teatro presenta «Fuochi», ingr. gratuito.
‘ domenica
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inglese di
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Guardia farmaceutica: ; l^ione
DOMENICA 23 AGOSTO ! le Cristo
Luserna San Giovanni; Far- Astata a
macia Savelloni - Via Blando [ Winston 1
4 - (Luserna Alta), tei. 900223 P®'
Ambulanze; I Church C
CRI - Torre Pellice, tei. 953355 metodista
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790 direttame
PINEROLO
Guardia medica: ""
notturna, prefestiva, festiva:
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rimasta in
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presidenti
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Benecchi.
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SERVIZIO INFERMIERISTICO glio chiari
dalle ore 8 alle 17, presso le que^^ch
sack, SCOI
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
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nascita de
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TORRE PELLICE -I
cinema Trento propone; gè
vedi 20, ore 20,30, Anv
stasia; ore 22,10, 7 anni in
Tibet; venerdì 21, ore 21,20, -----
Il matrimonio dei mìo mi- San
gliore amico; sabato 22, ore flietenp b
21.20, La maschera di ferro;|l®«l’evo
domenica 23, ore 20,30, L’in-| rion
cantesimo del lago 2; ore
21.20, Qualcosa è cambiato;
lunedì 24, ore 21,20, Titanic.
BOBBIO PELLICE Sabato 22 agosto, alle 21,15,
nel prato adiacente la chiesa
valdese, proiezione di Will
hunting-Genio ribelle.
rORÀ — Giovedì 20 ago;
sto, alle 21,15, nei giardini di
piazza Fontana, sarà in visione La vita è bella.
SAN SECONDO — Perla!
rassegna «Cinema in piazza»,
venerdì 21 agosto, alle 21,30,
in piazza Europa, proiezione
del film Deep impact.
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Onerale
Sassone, n
massima
di paesi q
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Costruire le
circonvallazioni
In questi giorni fioriscono
iniziative per la candidatura
di Torre Pellice a sede di alcune gare olimpiche di pattinaggio nel 2006. Pienamente
d’accordo, a condizione che
per tale anno sia stata costruita la circonvallazione ai capoluoghi di Luserna San Giovanni e Torre Pellice ove il
traffico è già molto intenso
ora, figuriamoci quale sarà
nel 2006!
La circonvallazione andrebbe costruita sul tracciato del
primo tratto (dal ponte di Bibiana fino nei pressi di Santa
Margherita) del cosiddetto
Società di studi
valdesi
Sabato 22, alle 16, nella
sala consiliare della Comunità montana vai Pellice in
corso Lombardini 2, si svolgerà l’annuale assemblea.
«asse di valle» proposto a su
tempo e che, data l’orogran
della zona, è l’unico
si vuol realizzare una stia
funzionale, sufficientemeni
lontana dalle case pur essen
la più breve possibile.
Una buona circonvallazi^|.
ne tornerebbe a vantaggio :
tutta la popolazione f
rebbe di nuovo vivibili vi
Maggio e viale De ¡,
Luserna S. Giovanni e
Matteotti e corso Gramsc
Torre Pellice, tutte
temente inquinate per in
so traffico che è in con
inarrestabile aumento.
Mario Cois^
Torre
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 PWro“>
tei. 0121-323422; fax 32^
recapito Torre
tei. 0121-933290; fax 932
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria
non può essere venduto j/jo
Reg. Tribunale di Piaeroto rr .j,
rIsp. ai sensi di legge Pi^a^S,
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1998
.^NERDÌ 21 agosto 1998
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Vita Delle Chiese ì
Ponte Sant'Angelo: arriva Pieter Bouman mentre parte Richard Crocott
La comunità intorno ai suoi pastori
Un avvicendamento che ha dato modo di riflettere sull'evoluzione di una chiesa
formata inizialmente da anglosassoni e ora composta da fratelli immigrati
PETER CIACCIO
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una calda e afosa giorna‘ Kja di luglio, il 26. Al culto
' tónenicale la comunità della
Irhiesa metodista di lingua
•.inglese di Ponte Sant’Angelo
'sièriunita per salutare il paistore Richard Grocott dopo
I cinque anni di servizio, e per
! ringraziare il Signore del do! no che le ha fatto nel mandarlo in questa sede. La predicazione, sul tema del servire Cristo (Colossesi 1, 24-29)
‘Ostata affidata al pastore
jwinston Graham, segretario
perii personale del World
Ichurch Office della Chiesa
• metodista britannica, venuto
direttamente da Londra. Alla
fine del culto la comunità è
rimasta insieme per l’agape a
. cui ha partecipato anche il
presidente del Comitato permanente dell’Opcemi, Valdo
Benecchi.
Richard Grocott, nato a
Chester nel 1962, sposato con
Carol da cui ha avuto un figlio chiamato John come Wesley, è stato il sesto pastore di
questa chiesa. Reginald Kissack, scomparso negli ultimi
mesi, uno dei fautori della
nascita della Conferenza metodista d’Italia nel 1961, cominciò a annunciare l’Evangelo in inglese a Roma, in
maniera regolare, nell’Awento del 1956. Richard, al suo
secondo incarico, è stato
mandato da Londra a Ponte
Sant’Angelo ed è stato una
benedizione per questa comunità, riuscendo a gestire
in maniera eccellente alcuni
■^biamenti: il passaggio di
IVO tot- ponte Sant’Angelo dalla Con22, orei&fflza britannica all’Opcei ferro;? ®iél’evoluzione della comuI, L’in-Nià. non più formata da dili ore
nbiato;
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itanic. ^oerale dal mondo anglofone, ma ormai formata in
Hiassima parte da immigrati
di paesi quali per esempio le
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chiesa
di Will
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oiazza»,
e 21,30,
»iezione
Filippine, l’Indonesia, il Ghana e la Sierra Leone.
Nell’anno della terza conferenza «Essere chiesa insieme» la nostra comunità è riuscita anche a mandare un
suo membro come deputato
al Sinodo. Inoltre si è cambiato l’Innario della United
Methodist Church con Mission Fraise, ottimo testo che
contiene quasi 800 inni e
canti appartenenti sia alla
tradizione metodista e wesleyana, sia a quella più moderna, che Richard ha insegnato alla comunità, suonando anche la chitarra in chiesa, Mission Fraise, che nei
paesi anglosassoni ha un
successo strepitoso, potrebbe
essere preso come esempio
per il criterio di selezione utilizzato da chi sta studiando
come rinnovare l’Innario cristiano.
La moglie Carol è sempre
stata al fianco di Richard e ha
servito la chiesa come direttrice della scuola domenicale
e responsabile del banco li
I pastori Grocott (a sin.) e Bouman
bri; il piccolo John è stato un
po’ il beniamino della nostra
comunità. Richard da settembre sarà pastore delle
chiese metodiste di Vicenza e
Padova. Preghiamo che possa essere una benedizione
per queste comunità come lo
è stato per la nostra e speriamo che il suo ministero in
una lingua che non è la sua
riesca a dare dei buoni frutti.
Il suo successore sarà il pastore belga Pieter Bouman,
primo non inglese e di origine non metodista ad avere
la cura pastorale di Ponte
Sant’Angelo. Un altro cambiamento: ma sembra che la
nostra chiesa, con l’aiuto del
Signore, riuscirà a gestire anche questo.
Da Luserna San Giovanni alla Germania
La musica, un rapporto oltre le frontiere
GIOVANNA PONS
CARPITA Mie e Walter
Gatti si sono incontrati a
Luserna San Giovanni perché
ambedue musicisti, desiderosi di mettere al servizio del
prossimo il loro dono. Infatti
il primo concerto, nato dalla
loro collaborazione, è stato
dedicato agli ospiti dell’Asilo
valdese di San Giovanni.
Se Walter Gatti, organista,
compositore e maestro di
musica, è molto conosciuto
nella Chiesa valdese, Carlita
Mie, violinista diplomata alla
Scuola superiore di musica di
to a suo
rografi»
alido st
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li vial*
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Centro diaconale «La Noce»
Istituto valdese - Palermo
Bando per borsa di studio
il Centro diaconale «La Noce» Istituto valdese, in occasione del
^oorontennale, offre una borsa di studio di lire 2.000.000
ve Oli ioni)* da assegnare alla migliore tesi di laurea su temi retr'L 1-° j alle sue attività educative e sociali, al con
' aio dato in questo senso alla città di Palermo,
no tre, ai/alle titolari delle prime due tesi classificate, verrà coran rimborso per documentate spese di viaggio e di sogsede, per ricerche attinenti alla tesi, fino aH'ammontaossitno complessivo di lire 1.000.000 (un milione)*
Sete in ^®^*'vi°ta a studenti laureandi in Filosofia, Lettere,
Il dell'educazione. Scienze politiche o sociali, Storia,
rend f-’iaconale, a richiesta e con modalità da convenire,
® disponibile il proprio archivio per le ricerche.
ti/g^^®^®ate bando scade il 30 aprile 2000. Gli/le interessadata di scadenza, devono far pervenire domanda
^ copio della tesi di laurea con allegato abstract di dieci cartelle;
, curriculum vitae;
certificato universitario degli esami sostenuti con le relative
date
e votazioni;
I
certificato di laurea in carta semplice oppure certificato
^®j| avvenuta consegna della tesi alla segreteria della Fa
eventuali altri titoli ritenuti significativi a:
enfro diaconale Istituto valdese. Via Giovanni
f^ongelista Di diasi, 12-90135 PALERMO; Tel
- 681 79 41/3 Fax 091 682 01 18
^ciil: c.d.lancKe@mclinlc.it
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....50rà assegnata, ad insindacabile giudizio, da una
Z" giudicatrice mista composta da docenti universitari
I ®*®ritanti del Centro diaconale.
servo 'l non verranno restituiti. Il Centro diaconale si ri
vincitric eli pubblicare, a sue spese, i contenuti della tesi
borati q' i '^'®®^ci altresì la facoltà di richiedere copia degli elacoloro che utilizzeranno il suo archivio per le ricercne.
-»— ° lordo delle ritenute di legge
Francoforte sul Meno, è invece conosciuta nella chiesa
valdese di Siena, di cui è stata
membro per quasi dieci anni.
Per la chiesa di Siena aveva
anche organizzato concerti e
eseguito con il violino interludi durante i nostri culti. Tornata in Germania, desidera
mantenere questo stretto rapporto con l’Italia e con la
Chiesa valdese, in particolare
attraverso la musica che per
lei, come per Walter Gatti, è
riflessione, preghiera, meditazione e gioia, nella fede. Da
questo incontro è nata l’idea
di organizzare, anche in Germania, due altri concerti per
organo e violino, concerti che
hanno avuto luogo a Bad-Vilbel, cittadina nei pressi di
Francoforte, e a Ringethal, nei
pressi di Mittweida, all’inizio
dello scorso mese di luglio.
Walter Gatti ha instaurato
un ottimo rapporto tanto con
l’organo dell’antica chiesa luterana della Resurrezione a
Bad-Vilbel, il più piccolo organo costruito in Germania
dal famoso costruttore della
prima metà del ’700 Gottfried
Silbermann. Gatti «ha richiesto al suo strumento tutta
l’estensione delle sue possibilità di suono barocco: ansia,
malinconia, basso profondo
da un lato; dinamica trasci
nante e intonazione leggera e
gioiosa dall’altro», ha rilevato
la stampa locale. Carlita Mie
rispondeva con il violino barocco come in un dialogo e il
gioco dei due strumenti raggiungeva gli ascoltatori coinvolgendoli nel loro discorrere. Per un violino barocco e
due organi antichi i due musicisti hanno scelto programmi in cui emergono compositori di musica barocca tedeschi e italiani quali Arcangelo
Gorelli, Johann Sebastian Bach, Johann Pachelbel, Dietrich Buxtehude e un compositore «di transizione» quale
John Stanley.
«Un violino barocco», spiega Carlita Mie, «è uno strumento che consente un più
differenziato modo di suonare rispetto ai violini odierni,
le corde producono toni più
piccoli e vibrano di meno», e
infatti «non avrei mai potuto
immaginare che potesse essere così armonico il suono
di un violino insieme a un organo antico», dice un ascoltatore di Bad-Vilbel. Numerosi gli applausi, accoglienti i
pastori che hanno messo a
disposizione le loro chiese, e
noi speriamo che questo discorrere di strumenti possa
ancora alternarsi spesso tra
l’Italia e la Germania.
Radio & Televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Domenica 23 agosto andrà in onda: «Il metodismo, patrimonio
genetico del protestantesimo italiano». Sani per fede».
«Terza di copertina: Giorgio Girardet, “Gesù nella storia’’».
La replica sarà trasmessa lunedì 31 agosto.
- ordinario
- ridotto
- sostenitore
- semestraie
105.000
85.000
200.000
55.000
- ordinario
- via aerea
- sostenitore
- semestraie
160.000
195.000
250.000
80.000
- cumulativo Riforma + Confronti E 145.000 (solo Italia)
Per abbonarsi: versare l'importo sul ccp n. 14548101
intestato a Edizioni Protestanti s.r.l., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino.
PAG. 5 RIFORMA
Comunità battista di Fontana di Papa
Discussione comunitaria
sul libro degli Atti
La riflessione di quest’anno ecclesiastico è stata caratterizzata da un’approfondita
discussione comunitaria sulla predicazione oggi. Il libro
degli Atti, con le sue predicazioni chiare e concise, ci ha
accompagnati negli studi biblici ed è stato sullo sfondo
del sermone domenicale.
Quando gli è stato possibile il
pastore Eugenio Stretti ci ha
profondamente edificati con
veri e propri sermoni che
non erano semplici riflessioni bibliche. Gli siamo grati di
averci fatto riscoprire l’importanza del genere letterario proprio della predicazione evangelica.
In questo quadro abbiamo
compiuto una visita guidata
alla Cappella Sistina, espressione di una visione cristocentrica della fede. Nel corso
dell’anno vi sono stati poi dei
culti in comune con la Chiesa pentecostale del Lazio a
Centocelle. In materia ecumenica, di fronte a manife
stazioni come la venerazione
della Sindone e il culto mariano, e ai ripetuti tentativi di
inglobare le comunità evangeliche nella ritualità cattolica, la comunità ha preso con
una lettera una chiara posizione evangelica.
Nell’imminenza dell’Assemblea dell’Unione siamo
stati visitati dal presidente.
Renato Maiocchi, che in vista del trasferimento del pastore, ci ha prospettato la
cura abbinata con Ariccia,
pur mantenendo gli attuali
locali di culto. La comunità,
che in autunno aveva chiesto all’Unione un accordo di
cura d’anime bmv, si è rammaricata per il trasferimento
di Eugenio che, nella cura
pastorale, abbina competenza teologica e pietà evangelica; ha accettato, nello spirito
di cooperazione con le chiese sorelle, la proposta del
presidente e invoca su pastori e comunità la benedizione del Signore.
Lutto nella «famiglia» di Casa Cares
Ricordo di Carmelo Ruffa
un piemontese in Toscana
DOMENICO MASELLI
La famiglia del Cares che,
solo pochi mesi fa, aveva
dovuto subire la perdita di
uno dei giovani che vi erano
stati educati, nella persona di
Adam Blaszczyk che tanto
vuoto ha lasciato nella Chiesa
metodista e nella realtà evangelica di Firenze, è stato recentemente colpita dalla dipartita di Carmelo Ruffa.
Carmelo Ruffa, della Chiesa
dei Fratelli di Canelli, aveva
fatto parte di quel gruppo di
piemontesi, come Dario Cipollina, Luigi Lenti, Febe
Gioitto, Enrico Vai che avevano, con slancio giovanile, aiutato Roberto Me Connell negli
Anni Cinquanta a rivitalizzare
l’istituto Comandi. Quando il
gruppo aveva dovuto lasciare
il Comandi alcuni si erano ritirati ma altri, tra cui Carmelo
Ruffa, avevano seguito Bob
Me Connell e Ugo Gastaldi
nella nuova avventura di assistenza ai bambini e di crea
zione di una comunità internazionale che venne denominata Casa Cares. Per lunghi
anni Carmelo Ruffa fu membro del Comitato che gestì il
Cares in una villa di via Aretina e poi alla Villa Strozzi a via
Pisana, presa in affitto, fino a
che si comprò l’attuale sede
di Villa I Graffi a Pietrapiana
di Reggello, dove l'opera si è
trasformata in una Casa di incontri e vacanze, mantenendo però i contatti con i giovani ivi formatisi e con i volontari che, via via, hanno dato il
loro contributo. Da alcuni anni Carmelo era stato sostituito
dal figlio Gian Paolo.
Come già il caro Adam, anche Carmelo ha vissuto la sua
lunga e terribile malattia con
estrema dignità e mantenendo intatta la sua serena fede
nel Signore. I caresini delle
varie generazioni lo ricordano e lo salutano con grande
affetto e chiedono a Dio di
benedire i suoi cari rimasti
nel dolore.
CASA CARES
via Pietrapiana 56,50066 REGGELLO (Fi)
Per la stagione 1999 Casa Cares
cerca
una persona con i seguenti requisiti;
• lavoro manuale e di ospitalità
• capacità di gestire il volontariato
• conoscenza delle opere valdesi-metodiste-battiste
• disponibilità a vivere in un ambiente comunitario con
particolare attenzione a temi ecologici
• contratto a tempo determinato (febbraio) marzo-ottobre
(novembre) 1999 a norma di legge con possibilità di alloggio in sede.
• conoscenza oltre dell’italiano di inglese e/o tedesco.
La domanda dovrebbe essere presentata entro il 20 settembre ’98 a Antoinette e Paul Krieg (Casa Cares). Per ulteriori
informazioni: tel./fax 055-8652001; e-mail; cares@centroin.it
Abbonamento
per l’anno 1997-98
Abbonamento per l’interno ..........l. 30.000
Abbonamento sostenitore per l'interno.l. 50.000
Abbonamento per l’estero ...........l. 34.000
6 0 più abbonamenti
allo stesso indirino (l’uno)........l. 27.000
da versare sul c.c.p. n. 18345223 intestato a «Comitato Scuole Domenicali», via
Porro Lambertenghi 28 - 20159 Milano
10
PAG. 6 RIFORMA
venerdì 21 AGOSTO 1^ ^E1
Riforma
Giustizia internazionale
Michele Vellano
Il 17 luglio la Conferenza internazionale, appositamente convocata a Roma, ha approvato il trattato che istituisce la Corte internazionale penale permanente (con il voto contrario di Cina, Israele, Stati Uniti e altri). Il trattato
entrerà in vigore due mesi dopo ia ratìfica del sessantesimo stato aderente (quindi non prima di un paio d’anni) e
vincoierà, ovviamente, solo gli stati aderenti.
La Corte sarà composta da diciotto giudici, eletti dall’Assembiea degli stati aderenti, tra esperti di diritto penale e
di diritto internazionale, avrà sede a L’Aia ed eserciterà ia
sua giurisdizione in materia di crimini di guerra, di crimini contro i’umanità e contro la pace commessi dopo l’entrata in vigore del trattato stesso. La Corte, pur godendo di
un consistente margine di autonomia, dovrà sottostare
sotto più di un profilo (in particolare in materia di esercizio dell’azione penale), alle determinazioni del Consiglio
di sicurezza delle Nazioni Unite (con possibilità, per i
membri permanenti, di ricorrere al diritto di veto). I giudici della Corte eserciteranno l’azione penale qualora le giurisdizioni degli stati aderenti non potranno o non vorranno intervenire motu proprio. Potranno essere comminate
sanzioni detentive ovvero multe e confische di beni, ed è
anche previsto il risarcimento deile vittime.
L’istituzione di questa Corte intemazionale rappresenta
una novità di considerevole rilievo neU’ambito della comunità intemazionale: a eccezione dei noti casi del tribunale di Norimberga (istituito dal trattato intemazionale di
Londra dell’8 agosto 1945) e del tribunale di Tokyo (istituito unilateralmente dagli Stati Uniti), il sistema accolto
dalla prassi e dal diritto positivo in ordine alla punizione
dei «crimina juris gentium» è stato, fino al recente passato, affidato alle giurisdizioni statali. L’assenza, in numerosi ordinamenti, di una legislazione interna che disciplini
adeguatamente la repressione dei crimini intemazionali,
la connivenza delle più alte cariche dello stato con gli
stessi responsabili dei crimini ovvero il disinteresse degli
stati terzi a punire i crimini commessi al di fuori del proprio territorio, haimo evidenziato i limiti di un tale sistema. L’istituzione, da parte del Consiglio di sicurezza
delTOnu, del tribunale per i crimini commessi nell’ex Iugoslavia a partire dal gennaio 1991 e del tribunale per i
reati commessi in Ruanda nel 1994 ha interrotto una
prassi che pareva consoiidata.
La creazione di una Corte permanente comporta degli
elementi di innovazione ancora più significativi: la giurisdizione della Corte sarà precostituita e troverà la sua legittimazione in un trattato intemazionale e non in una risoluzione ad hoc del Consiglio di sicurezza, essa sarà estesa a tutti i conflitti e non sbio a determinati conflitti e ri' guarderà, per la prima volta, tanto i vinti quanto i vincitori. In base allo statuto (ma le norme al riguardo non sono
volutamente chiare e si prestano a interpretazioni divergenti) la Corte potrà occuparsi anche di crimini intemazionali (schiavitù, stupro etnico, apartheid, desaparecidos, atti di terrorismo particolarmente efferati) non necessariamente collegati a conflitti o comunque a conflitti
tra stati. In futuro eventuali casi anaioghi a quello di
Lockerbie potrebbero dunque essere giudicati innanzi alla Corte permanente sciogliendo così in radice i complessi
problemi di competenza tra tribunali nazionali.
Fin qui le luci. Per quanto concerne le ombre, restano
fondamentalmente irrisolte alcune questioni di fondo tipiche delle istituzioni internazionali: la Corte, non disponendo di un proprio corpo di polizia, dovrà affidarsi agli
stati per la cattura e la consegna degli imputati (invocando il principio «aut punire aut dedere») e soprattutto dovrà sottostare, in ultima analisi, alla volontà degli stati
aderenti o, addirittura, non aderenti ma presenti nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con il rischio concreto di una politicizzazione della propria giurisdizione.
In questo chiaroscuro di luci e ombre si può in ogni caso cogliere im ulteriore progresso nella via che conduce a
porre l’individuo al centro del diritto intemazionale e un
tentativo di combattere l’impunità che è poi la prepotenza del più forte o del più furbo.
E-Mail (Torino): riforma§alpcom.it
E-Maii (Napoii): riforma.na@mbox.netway.it
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan (coordinatore de L’eco delle valli) Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce. Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nini, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan. Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
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EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, 15 bis -10125 Torino.
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1998
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con II n. 176 del 1' gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 31 del 31 luglio 1998 è stato consegnato per l'inoltro postale all’Ufficio CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 29 luglio 1998.
Essere genitori è un compito sempre più impegnativo
Il «mestiere» più difficile
La vita oggi è diventata più complicata per tutti: per questo
gli adulti devono essere più attenti e informati sui loro figli
FERNANDO lACHINI
R
ESTO colpito dalla tranquillità, almeno apparen
te, di molti genitori che hanno dei figli e che non so se si
pongono mai delle domande
sui loro comportamenti verso
questi, sul loro modo di educarli, sulla loro preparazione
al compito di «genitori». Anche in questo campo, viaggiando verso il 2000 e verso
l’Europa unita, sarebbe bene
fare qualche riflessione utile e
necessaria per essere al passo
con i tempi.
Non è mai stato facile allevare un bambino, educarlo,
vivere accanto a lui; ora però
sembra particolarmente difficile. Se consideriamo che i
primi anni dell’esistenza sono decisivi per le scelte future, per il carattere, per gli
obiettivi e lo stile di vita, perché questa consapevolezza
non si traduce in senso di responsabilità e in voglia di essere meglio e più informati
sui bambini, sulla loro crescita, sui rischi che questa comporta, sulle sue modalità? È
vero, le generazioni precedenti sono cresciute senza
manuali né esperti. Però va
tenuto presente che la vita
era molto diversa, i bambini
sono cambiati, forse perché
nella società è mutato il modo di comunicare e di vivere; i
bambini trascorrono molte
ore da soli davanti al video,
incamerano tante nozioni.
opinioni ed emozioni incontrollate: così i bambini possiedono molte nozioni astratte ma non conoscono la
realtà, tardano a mettersi in
gioco, ad affrontare i rischi e
le asprezze della vita rivelando una grande insicurezza; i
genitori hanno sempre meno
tempo da trascorrere in famiglia e quando sono a casa evitano di sgridare, criticare e
punire i figli e di esercitare il
loro potere su questi ultimi.
Da che cosa ha origine la
«fobia della scuola» che porta
il bambino a rifiutarla senza
motivo apparente? E come
distinguere 11 bambino «fobico» che sta male davvero da
chi finge di essere malato?
Come è meglio fare: cercare
di farsi ubbidire con le buone
(promettendo un premio se
fa come vogliamo noi) o con
le cattive (minacciando)? Come reagire alle bugie dei
bambini? Soprattutto all’inizio il pianto del bambino è
difficile da decifrare come
una lingua straniera. Allora
come coglierne il vero significato per rispondere nel modo
più adeguato e giusto? Qual è
il comportamento migliore
per restituire tranquillità e sicurezza al bambino?
E ancora: di fronte ai comportamenti aggressivi dei genitori come reagiscono i bambini? La pelle continua a essere bersaglio privilegiato di
molti disturbi psicosomatici
infantili: quale malessere, di
sagio interiore esprime il
bambino attraverso i disturbi
della pelle? Come curarli? Come trovare le parole più adatte, quelle più vere per rispondere alle domande del bambino? Come superare il senso di
disagio e d’imbarazzo a queste domande? Che cosa dire a
un bambino alla sua richiesta
se anche papà e mamma possono andarsene per sempre?
E se anche lui dovrà morire?
Sono domande importanti,
impegnative per i genitori.
Ma quanti di essi sono in grado di rispondere non in modo
evasivo, non con mezze verità
o con il silenzio? Interrogarsi
su ciò è interrogarsi sull’autenticità dell’amore che si ha
per i propri cuccioli.
Sono domande difficili, per
affrontarle bisogna riflettere
su se stessi, perché sono domande fondamentali che sono al centro dell’esistenza,
perché sono domande che
solitamente evitiamo. E ora
proprio nostro figlio, improvvisamente, cogliendoci di
sorpresa, ci chiede conto della sua nascita, della nostra vita e dello scorrere delle nostre
esistenze. Verso dove? È l’esame più difficile perché il confronto non è solo tra un figlio
che interroga e un genitore
che risponde, ma fra una vita
che inizia e un’altra più organizzata, vissuta, progettata. E
quindi la scoperta del proprio
fallimento è quanto mai dura
da accettare e riconoscere.
Il rispetto per gli altri esseri viventi è eiJucativo per tutti
Gli animali e le violenze quotidiane
ALBERTO COREANI
Non sono un animalista,
anzi non ho particolare
simpatia per i gruppi anti vivisezione e credo che in qualche modo la ricerca scientifica debba prevedere la sperimentazione su animali (purché regolamentata, e anche
severamente); tuttavia di
fronte ai soliti episodi estivi
di abbandono di animali,
perlopiù cani, credo che si
debba prendere posizione.
Lo hanno già fatto, peraltro,
gli autori di un «manifesto»
redatto per i Democratici di
sinistra e dedicato appunto ai
diritti degli animali.
Senza entrare nel merito di
un testo a cui pochi giornali
hanno dedicato attenzione,
dobbiamo registrare, come al
solito, le reazioni stizzite di
chi, con molto moralismo, ha
sostenuto che è più urgente
pensare ai «cristiani», che
prima dei cani abbandonati
ci sono uomini, donne e so
prattutto bambini (ma anche
anziani): tutto vero, per carità, ma mi sembra che queste prese di posizione risentano di una certa superficialità. Chi le sostiene deve essere convinto che l’attenzione
per gli animali escluda automaticamente l’interesse e la
«cura» per gli umani.
Ebbene, non credo che sia
così: il valore educativo degli
animali è cosa abbastanza
nota; in una recente trasmissione radiofonica è stato sostenuto, per esempio, che un
cagnolino che cresca insieme
a un bambino è molto utile
per aiutare quest’ultimo a
farsi un’idea della «parabola
della vita»: dal momento che
un anno canino corrisponde
approssimativamente a sette
dei nostri, il bambino che
convive per dieci anni con il
cane vede accanto a sé, dapprima il cucciolo, poi l’animale maturo, poi lo vedrà
rallentarsi per i reumatismi e
ancora, se il cane è di pelo
scuro, gli vedrà imbiancare
l’attaccatura dei baffi. Dall’infanzia alla vecchiaia, per
meglio capire quelli che stanno accanto a te.
Così la propensione, che
andrebbe incoraggiata dagli
adulti, a portare rispetto alle
bestie, può contribuire a un
abbassamento del livello di
violenza e aggressività: chi
non si rende conto delle sofferenze che infligge ad altri
esseri viventi sarà maggiormente portato a manifestare
aggressività anche verso i
propri simili. Decisamente
non è il caso, non serve a
nessuno. Non a tutti è dato di
crescere in un ambiente che
incoraggia la solidarietà;
molto spesso la comprensione e l’impegno per il prossimo sono un lusso per chi non
ha problemi immediati; ma
chiunque, anche chi è sfavorito dalla congiuntura o dalla
collocazione sociale, può accarezzare un cane e trovarvi
motivi di speranza.
VORREI far capire a coloro
che pazientemente ci
ascoltano, domenica dopo
domenica, come può essere
difficile l’arte della comunicazione. Prendete due persone a caso, non importa se si
sono già incontrate da qualche parte oppure se si vedono per la prima volta. Costringetele a parlare tra loro,
a conversare. Credete che sia
facile. Nella maggior parte
dei casi ognuno ha già la sua
idea su tutto e su tutti. Vi faccio un esempio subito.
Scrive, non importa da dove né ha importanza quando,
una persona che chiamerò
Giuseppe perché abbia una
sua fisionomia. Sentite: «Sappiamo dal Nuovo Testamento
(Pietro, Apocalisse) che tutti i
cristiani sono un popolo sa
___ù Vi l ù
Imparare ad
EUGENIO RIVOIR
cerdotale (re profeta e sacerdote). La Chiesa cattolica ha
inventato l’ordinazione sacerdotale per i soli preti a cui dà
ogni potere e carisma (apostoli, profeti, maestri, pastori,
dottori, remittitori di peccati,
guaritori, esorcisti, sacrificatori, santificatori, ecc.). Questa confusione e usurpazione
ha creato anche il fenomeno
delle femministe cattoliche
Un pittore protestami
che vorrebbero diventare «sacerdoti» per sbalzare i preti
dal loro piedestallo, senza capir niente né del sacerdozio
unico e comune di tutti i cristiani, né dell’ufficio pastorale accessibile a tutti quelli,
anche donne, che ne hanno il
carisma e il mandato. Qual è
il vostro parere su ciò?».
C’è di tutto, non vi pare, in
questa lettera-manifesto. A
Sul numero del 7 1m
nelle pagine della croj
veneziana, Mario Stefa^
censisce la mostra del p|
re Raimondo SquizzaJ
Punta San Giuliano:«)
mondo Squizzato - sq
Stefani- nella sua pitturai
è certo accattivante o leq
né è pretesto per puri g|
formalistici: egli stupisce
la sua notevole forza dira
ra, è umorale, è un piti
non facile, protestante, k
tensione e dinamismo vai
sempre d’accordo». Lai)
nizione è interessante, su,
manda a un gusto perlanj
cretezza e la solidità,
tanto delle forme, mai,
«idee» e della coscienza di
se. Per una volta il ternij
«protestante» viene impM
to sulla stampa in senso pj
tivo e caratterizzante.
Dio su Internet
Il riferimento al settina'
le diretto da Enrico Deagi
incompleto. In realtà farti
lo di Gianni Riotta (22 lugl
riprende le corrisponda
che lo scrittore e giorni
siciliano intrattiene conili
tori del Corriere della mi
Internet: «Uno spazio tol
to nei media italiani, 21ti
giorno [indirizzo Wel»«
rcs.it/riotta; casella tuà
corsera@aol.com, ndi^
dialogo con Elettori, imi
diato, senza filtri (...)• D’’
prowiso riceviamo ialei
che si interroga su Dii
modo più classico, esl
non esiste, e se no, noij
siamo? (...). Cestinare?'
No, la proponiamo cornei
tera centrale. E inconti
l’estate di Dio. Credentie
ci [in opposizione, ahi
ndrl atei allegri e sacei
carismatici, ragazzi deli
anziani liberi pensatori
deli convinti, cattolici, e
e buddisti, discutono si
asprezze, polemiche, iJ
ti». In calce all’«antolo
delle lettere. Riotta fa
considerazione interessi
«I nuo’vi media sono W
tanti, singoli, individuili
per uno distinti. Ognutf
bero, con i suoi Pensi®*
le sue Parole. Non c e®
da meravigliarsi che!
cancellato dalle poW
beffarde delle prirne m
dei quotidiani, si riaffs^
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sui giornali si parla di W
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di famiglia, di scuola m
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onda domenica 16 ago>
11
21 AGOSTO 1998
Pagina Dei Lettori
PAG. 7 RIFORMA
Ecumenismo
di base
e di vertice
Vorrei aggiungere la mia
voce alla discussione sul dialogo ecumenico iniziata sulla
pagina
dei lettori del n. 28 di
»testanti:
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o.
Worma (10 luglio 1998). Non
posso nascondere un senso
Samara soddisfazione dovuta ai più recenti pronuncia[oentl della Santa Sede in
materia dottrinale e cioè la
Nota di risposta alla «Dichiarazione comune» cattolicoluterana, del 25 giugno scorso e il Motu proprio Ad Tuendam Fidem del 30 giugno. I
due documenti confermano
pienamente le posizioni autoritarie della gerarchia cattolica denunciate continuamente dal noti «dissidenti»
cattolici come Hans Küng o
Norbert Greinacher e, da tre
anni, anche dal movimento
cattolico «Noi siamo chiesa»
dal quale provengo.
L’ecumenismo dei «vertici»
sembra attraversare una fase
piuttosto critica e anche se la
mia affermazione potrebbe
sembrare a qualcuno paradossale, io ritengo che questa
impasse è una grande benedizione e una grande opportunità per il mondo cristiano.
Una chance soprattutto per
l'ecumenismo delle «basi», a
mio avviso l’unico modo ragionevole di costruire ogni
dialogo con il cattolicesimo.
Per questo motivo vorrei
mettere però in guardia contro un uso troppo generico
della parola «cattolici» o
«Chiesa cattolica» quando
parliamo del dialogo ecumenico nell’ambito delle nostre
chiese. Secondo l’ecclesjologia cattolica, espressa soprattuttonella costituzione Lumen Gentium del Concilio
Faticano II la chiesa è costituita dal popolo di Dio nella
molteplicità dei suoi carismi
e dei ministeri. Identificare la
jchiesa con la gerarchia o,
peggio ancora, con il papato
può portare verso conclusioni parziali se non addirittura
errate. Posso testimoniare in
prima persona che nella
Chiesa cattolica si è creato un
profondo abisso tra il Vaticano e le basi cattoliche, un fenomeno sicuramente meno
evidente in Italia, fortemente
accentuato invece nei paesi
di lingua tedesca.
Bisogna quindi proseguire
li cammino di comune ricerca, dialogando forse non tanto con i funzionari di alto livello ma piuttosto con coloro
che sono considerati dissidenti, ribelli, emarginati o
scomunicati, con i «cristiani
senza chiesa» che spesso delusi abbandonano la «grande
chiesa» senza sapere che esiste un altro modo di vivere la
fede cristiana e un altro concetto di chiesa.
Pawel Gajewski - Napoli
^ Diagnosi giusta
quale terapia?
Mi sento di condividere
pienamente la diagnosi di
Giorgio Tourn circa lo stato
di salute delle chiese valdesi
del I distretto («Come si può
esprimere un progetto comune della chièsa?», n. 26 de
L’eco delle valli valdesi). Alla
diagnosi però occorre fare
seguire una opportuna terapia, se non si vuole compromettere quella situazione già
così precaria e incline a un
inesorabile declino se non si
interviene con una certa
tempestività.
Giorgio Tourn parla di eccessiva frammentazione delle attività ecclesiali. Certo,
questo può essere conseguenza del pietismo del secolo scorso, quando la Parola di
salvezza si rivolgeva al singolo, isolandolo così da un contesto più ampio, quello comunitario. Questa valutazione, però, può anche essere
messa in discussione visto
che altre chiese, anche non
storiche, eredi della teologia
pietista, ancora oggi mantengono una tensione comunitaria assai coesa, atta a esplicarsi verso l’esterno con frequenti e programmate attività evangelistiche. O forse,
all’opposto, è questa tendenza esogena a mantenere e
perpetuare la necessaria coesione comunitaria?
L’impostazione teologica
sulla quale dovrebbe reggersi
ogni attività della chiesa rappresenta, in tutti i tempi, il
plasma vitale che dà energia
a un corpo effettivo, la chiesa
appunto, come esistenza dinamica e agente. Il vero compito preminente è quello di
esprimere una voce fortemente critica nei confronti
dell’ideologia dominante, nei
confronti di fenomeni pseudoreligiosi alienanti, filosofie
matèrialiste spinte all’eccessivo ed egoistico individualismo. Il compito della chiesa è
quello di esortare costantemente alla sobrietà e fratellanza, di condannare ogni
speculazione disonesta e
ogni delitto contro i diritti
umani. Essere veramente «luce del mondo» e «sale della
terra» indicando costantemente il Christos sotèr quale
unica e indiscutibile via e risorsa di salvezza futura, insegnando a tutti quei principi
eterni che ci ha lasciato per
una vita consapevole e serena. In fondo proprio la so
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Nella collana «Nostro Tempo» è uscito il n. 63
Piera Egidi
Incontri
Identità allo specchio tra fede e ragione
224 pp., L 25.000
Il termine Incontri indica la pista di queste interviste, con
personalità come Sergio Quinzio, Tullio Vinay, Adriana ZarJ»! Paul Ricoeur, Gianni Vattimo,
Hans Georg Gadamer, Alessandro
«alante Garrone, Giacoma Limentoni. Ciascuno di questi personaggi
ha molte valenze, e può essere letto in molti modi.
j- incontro con l’altro mantiene tutto
! fascino, il suo entusiasmo. È
8 fre^hezza della scoperta dell’io,
il peso dei fatti, delle opere,
?6i ruoli. È un momento di grande
e di grande ricchezza.
m ÊÊÊÊHHHifHÎB
Claudiana
m PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL 011/668.98.04 • FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
cietà mondana chiede alle
chiese più coerenza e coraggio. Ma siamo veramente in
grado di dare noi questa speranza in Cristo?
Per quanto riguarda invece
gli aspetti più pratici della
nostra ecclesiologia, mi sembra che la frammentazione
potrebbe essere affrontata
dando la possibilità ai vari
gruppi di raccontare le loro
pratiche ed esperienze in
qualche riunione di culto domenicale, coinvolgendo così
tutta la comunità. Occorrerebbero più interesse, incisività e coraggio: ma questo
non può derivare dalla nostra
fragilità umana, solo quello
Spirito Santo che da troppo
tempo ci dimentichiamo di
invocare può infonderci
quelle caratteristiche.
Mario Alberione
Luserna San Giovanni
Le chiese
e il servizio
pubblico
Ho letto con immenso piacere la lettera della signora
Anna Di Gennaro su Riforma
del 26 giugno. Ho pensato:
per fortuna lo Spirito soffia
dove vuole e ha diretto il suo
soffio verso una signora di oltre 70 anni, probabilmente
abituata da sempre alla verità
e alla libertà dell’Evangelo e
quindi non insensibile all’invadenza cattolica sulle nostre
reti televisive.
Spero che altre voci si aggiungano a quella della signora Anna, che i protestanti
ri-protestino un po’ in quest’era di omologazione collettiva. Possibile che nessuna
delle nostre chiese, storiche e
non, abbia sentito il bisogno
di sollecitare in merito Ton.
Storace, presidente della
Commissione vigilanza sulla
Rai? Eppure la tv è sotto gli
occhi e le orecchie di tutti.
Forse abbiamo perso le nostre peculiarità di minoranza? O pensiamo che sia meglio non farsi sentire troppo
per non rischiare che ci venga rovinato il nostro tran
tran, ormai così ben assestato, così piatto e ripiegato su
noi stessi?
Mi auguro che le nostre
chiese, che i nostri organi direttivi facciano sentire la loro
voce. Che le nostre assemblee e Sinodi elaborino meno
strategie e preparino documenti seri che possano incidere sulla nostra società.
Rossella Saccomani
La Spezia
Mi associo pienamente alla
lettera che Anna Di Gennaro
di Pomaretto ha scritto all’on.
Storace circa la Rai e la Chiesa cattolica. Al riguardo desidero riportare alcune cifre
apparse in un articoletto de
«La Stampa»: «Per mandare
in onda le immagini del papa
le televisioni devono pagare
la tivù vaticana. La trasmissione di una cerimonia costa
300 dollari ogni 5 minuti oppure 1.400 dollari per l’intero
evento. Per ogni collegamento da Piazza San Pietro sono
900 dollari. Le cassette con
materiale di repertorio costano da 150 dollari in su. Si pagano anche le fotografie mandate in onda. Sono concesse
gratuitamente soltanto le riprese della confessione amministrata il Venerdì santo».
Non credo ci sia bisogno di
alcun commento.
Maria Lacco - Torino
Un campeggio al Collegio valdese nel 1948
Bambini ev
Nel mese di luglio del 1948
partecipai a un campeggio
che un’organizzazione americana aveva allestito presso il
Collegio valdese di Torre Pellico a favore dei bambini
evangelici d’Italia. Era la prima volta che mi allontanavo
da casa dopo i terribili anni
della guerra. Con me c’erano,
da Genova, la mia amica del
cuore Daisy e Anna Maria e
mia cugina Mira... e poi tanti
e tante bambini e bambine
provenienti da ogni parte
d’Italia. Avevamo molte assistenti e un coordinatore, un
giovanottone alto con gli occhiali; «Il signor Mister Dick».
Proprio in questi giorni mi
è capitata sottomano la fotografia consegnataci in ricordo. Sono trascorsi 50 anni e
mi è venuto il desiderio di inviarvi quella foto. Chissà
quanti bambini di allora vi si
ici dopo l'ultima guerra
III I
riconosceranno. Penso che
ricorderanno anch’essi con
nostalgia e gratitudine i giochi, le passeggiate in riva al
Penice e aH’Angrogna, le
pozzette d’acqua piene di girini, la visita alla Ghieisa d’ia
tana, la gita a Prali, dove sta
va sorgendo Agape... un’esperienza bellissima. Forse
qualcuno si ricorderà anche
di me... sono la prima in seconda fila da sinistra. A tutti
un fraterno saluto.
Renata Pampuro Busani
Genova
Ricordato nel Comune italo-albanese di Caraffa (Cz)
Centenario della nascita di Giuseppe Gangale
TAVO BURAT
Nel Comune italo-albanese di Caraffa/Garafa (Catanzaro), il 27 maggio scorso
si è svolta una giornata celebrativa alla memoria del professor Giuseppe Gangale, teologo protestante, nel centenario della nascita e nel ventennale della morte (nacque a
Girò Marina il 13 maggio 1898
e morì a Muralto, in Svizzera,
il 13 maggio 1978, nel giorno
del suo compleanno). Dive
nuto evangelico battista nel
1924, fu un intellettuale dei
più originali del protestantesitrio italiano nel periodo tra
U 1922 e il 1934.
In particolare, a Caraffa si è
voluto ricordare il Gangale
glottologo e filologo di grande
levatura culturale che, negli
ultimi anni della sua vita, si è
appassionatamente dedicato
alla valorizzazione della causa della minoranza linguistica
albanese e dell’idioma «arbereshe» con studi e ricerche
Diritti umani
e libertà di coscienza
La Chiesa cristiana awentista del 7° giorno di Trieste, in
collaborazione con l’Associazione internazionale per la difesa
della libertà religiosa (Aidlr, Roma), con il patrocinio del Comune di Trieste, organizzano dal 14 al 19 settembre una serie
di incontri sul tema: «Diritti umani e libertà di coscienza»,
con la partecipazione del dottor Gianfranco Rossi (già segretario dell’Aidlr e direttore della rivista Coscienza e libertà).
Gli incontri, che si svolgeranno fra il teatro Silvio Pellico
(via Ananian) e la Chiesa awentista di via Rigatti, affronteranno temi ad ampio raggio: dal ruolo degli organismi
dell’Onu alle violazioni dei diritti umani perpetrate nel mondo in nome dell’estremismo religioso, dalle Intese di valdesi,
ebrei e awentisti alle testimonianze sull’impegno di fede per
la libertà di osservare il sabato.
conto corr post. n. 11234101
intestato a La Luce,
via San Pio 110|25 Torino
Anche se siamo in periodo
di vacanze il 1“ settembre si
avvicina e con esso la riapertura delle scuole nel Benin.
Per questa coincidenza sarebbe stato necessario aver
ripristinato il tetto per i 200
alunni della scuola metodista
di Dassa Zoumé. Purtroppo
siamo ancora lontani dalla
meta che avevamo proposto
all’inizio dell’anno presentando questo progetto di 5
milioni di lire.
Vi chiediamo quindi uno
sforzo in modo da giungere
in tempo prima del periodo
delle grandi piogge e tenendo
conto del tempo necessario
per trasmettere il denaro in
Benin e fare il lavoro.
OFFERTE PERVENUTE
IN MAGGIO-GIUGNO
£ 300.000 Mirella Argentieri
Bein.
£ 100.000 Lydia Podio
£ 50.000 Vittoria Rivoira, Giovanna Giordano, Maria
Riccobene.
Totale £ 550.000
Totale precedente
£ 1.030.919
Totale £ 1.580.919
Imposta bollo £ 18.000
In cassa £ 1.562.919
Gli archìvi
delle chiese
TORRE PELLICE — Domenica 23 agosto alle
20,45 nell’Aula sinodale si
terrà un dibattito sul tema
«La memoria delle chiese
evangeliche: gli archivi».
Interverranno Giorgio Spini, Valdo Benecchi, Gabriella Ballesio, Emmanuele Paschetto: presiede
Giorgio Tourn. L’iniziativa
intende illustrare una
realtà poco conosciuta,
ma fondamentale per la
storia delle chiese evangeliche in Italia.
Saranno esaminate le
prospettive degli archivi
storici, alla luce del previsto trasferimento a Torre
Pellice, dove già si trova
l’archivio della Tavola valdese, di quelli delle chiese
libere e delle chiese metodiste e della trattativa con
lo stato che, come previsto
dall’Intesa, deve definire
di comune accordo i criteri per la tutela e la valorizzazione dei beni afferenti
al patrimonio storico e
culturale delle nostre chiese. Ma soprattutto la serata sarà l’occasione per
presentare, al pubblico dei
non specialisti, il contenuto degli archivi e le molteplici ricerche che dai documenti ivi custoditi traggono spunto.
svolti soprattutto a Caraffa, a
cui ha voluto dedicare una
parte cospicua dei suoi scritti.
La manifestazione si è
idealmente inserita in un
percorso celebrativo già iniziato a Girò e Crotone e che si
concluderà in altre località,
secondo il programma di altri
enti e amministrazioni. Il già
esistente Istituto di cultura
arbereshe sito a Caraffa, in
via Piave, è stato intitolato a
Gangale e una targa è stata
collocata nelTingresso.
Nell’occasione si è tenuta
una conferenza sulla figura e
sull’opera di Gangale con la
partecipazione dì docenti
universitari, di cultori della
lingua e delle tradizioni italoalbanesi e con la testimonianza di persone che hanno
conosciuto il glottologo e
hanno collaborato con lui.
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«Ecco dunque
le tre cose che contano:
fede, speranza e amore.
Ma la più grande di tutte
è l’amore»
I Corinzi 13,13
Ha terminato la sua esistenza
terrena
Adolfo Tron
di anni 98
Lo ricordano con affetto e riconoscenza la figlia Genéviève con
il marito Aldo e con i figli Daniele,
Marco, Andrea e Claudio e rispetive famiglie, il fratello Ulisse e i
parenti tutti.
Un particolare ringraziamento
alla dott.ssa Taraselo e alla sig.ra
Albina Besson per le cure affettuose e un pensiero di gratitudine
a tutte le tante persone che lo
hanno seguito con simpatia negli
anni passati.
Massello, 27 luglio 1998
RINGRAZIAMENTC
«Fin qui l’Eterno ci ha soccorsi»
I Samuele 7,12
Si è addormentato nella pace
del Signore, il 10 agosto 1998
Pierluigi dalla
pastore valdese
nel 78® anno di età
Lo annunciano la moglie Etiennette Jalla-Bouvier, il tiglio Lorenzo con la moglie Claire, il nipote
Marco, le sorelle Maria Clara Garigioli e Clotilde Loschetter con le
proprie famiglie, le famiglie imparentate dalla e Gay a Torre Pellice
e Reguin e Bouvier in Svizzera.
Il funerale ha avuto luogo nel
tempio valdese di Torre Pellice
mercoledì 12 agosto.
Un caldo ringraziamento al direttore e al personale dell’Asilo
valdese di San Giovanni.
Eventuali offerte in memoria da
destinare all’Asilo Valdese.
Torre Pellice, 21 agosto 1998
12
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 21 AGOSTO
Documento dell'Alleanza riformata mondiale
L'Evangelo a confronto con l'ingiustizia economica e la distruzione della Terra
Una chiamata a confessare la nostra fede
Gente nel Sud
dice che
quel che accade a causa
deireconomia mondiale
è intollerabile
Gente nel Nord dice lo stesso
Gente ovunque
dice che
quel che accade a causa
dell’economia mondiale
è intollerabile
Cristiani dicono che è un peccato
contro Dio
contro il prossinio
contro la creazione
- Ingiustizia oggi significa competizione senza limiti
«La cultura della competizione
crea una spirale negativa di impoverimenti e di ingiustizia come conseguenza della competizione fra
città, regioni e nazioni per favorire
in vari modi gli investimenti e il lavoro. Cosicché le regioni più povere
che non hanno margini per competere perché ridotte ai limiti vengono
escluse dall’economia globale». (Testo di studio a Debrecen).
- Ingiustizia oggi significa «colonizzazione delle coscienze»
Alcuni cristiani dicono che
nelFatteggiamento
verso l'economia mondiale
è in gioco l'integrità
della nostra fede.
Perché parlare di economia
e di ecologia?
Perché il rafforzamento dell’economia globale sta impoverendo
l’umanità e distruggendo la nostra
casa, il pianeta Terra.
- Ingiustizia oggi significa esclusione
«Dal 70% all’80% dei poveri vive
in Asia! La povertà si manifesta sotto forma di massiccia sottoccupazione e disoccupazione e con l’esclusione di centinaia di milioni di persone. Queste sono persone che pagano gli alti costi dei Programmi di
aggiustamento strutturale imposti
loro. Coloro che non hanno niente,
ad eccezione della loro vita sempre
più povera, pagano per gli altri».
(Consultazione di Manila).
«Ciò che vediamo nella regione
sudafricana è la sistematica esclusione dell’Africa dall’economia
mondiale. Ampie parti dell’Africa
sono già state dichiarate morte, a
partire dalla mappa economica
globale e dell’economia globale pianificate dai G-7». (Consultazione di
Kitwe).
«La comunicazione di massa satura le culture con pubblicità tese a
incoraggiare la gente a comprare
sempre più beni. E un’ipnosi globale che crea e manipola desideri insaziabili. Sfrutta la gente senza risorse finanziarie. E ancor più inaccettabile, in una prospettiva di fede,
è l’impatto della pubblicità sulle
nostre convinzioni e sulle nostre relazioni interpersonali». (Debrecen).
Attenzione! La povertà e l’ingiustizia sono sperimentate non solo
dai «paesi in via di sviluppo» ma
anche da un crescente numero di
persone nel Nord fra cui spesso
migranti e membri di minoranze
emiche.
Perché confessiamo la nostra
fede rispetto a tutto ciò?
- Ingiustizia oggi signiflca sfruttamento della Terra
«Nelle Eilippine una multinazionale straniera propose di installare
un impianto di generazione dell’energia. La gente domandò che venisse salvaguardata la disponibilità
di acqua nei dintorni. Il governo
ignorò l’appello con il risultato che i
laghi circostanti sono stati prosciugati». (Consultazione di Manila).
Ingiustizia oggi rimanda al ruolo
della moneta
Più di un migliaio di miliardi di
dollari di capitale cambia di mano
ogni giorno negli scambi di mercato. Questo è circa metà del totale
del debito di tutti i paesi poveri
messi insieme. E solo il 2% di questa moneta è usato per scambi di
beni e servizi.
11 resto è speculazione e non investimento in produttività. «Il capitale finanziario internazionale determina sempre più la vita economica e i destini dei popoli». (Consultazione di Manila). Abbiamo peraltro assistito alle conseguenze
drammatiche del recente collasso
delle «tigri» economiche dell’Asia.
11 problema dell’ingiustizia esiste
da sempre. E le chiese non sono
mai state guidate a una presa di
posizione confessionale su questi
temi. Perché allora farlo adesso?
Noi confessiamo che solo Dio ha
sovranità sul mondo. Nessuna parte
della vita può proclamare la sua autonomia e autorità davanti a Dio.
Noi dovremmo organizzare la
nostra vita economica d’accordo
con i principi dati da Dio. All’economia non dovrebbe mai essere
consentito di uscire dai suoi confini e di reclamare a sé ogni cosa e
ognuno.
La nostra fede ci insegna a non
escludere nessuno. Se l’ordine
mondiale dell’economia esclude
nazioni, regioni e persone, allora
ciò non è accettabile per la fede cristiana.
La globalizzazione ha portato
esclusione e ingiustizia economica
su vasta scala dove cause scatenate
in un luogo hanno effetti in tutt’altro luogo.
La natura è un manufatto di Dio.
È nostro compito averne cura e di
valorizzare la sua ricchezza e diversità. L’attuale sfruttamento della
natura è contrario al comando ricevuto da Dio.
Troppo spesso noi crediamo
acriticamente nelle forze dell’accumulazione e della competizione. Il
mercato è diventato un idolo.
L’economia non è fine a se stessa,
ma trova il suo senso nel benessere
di tutta la creazione. «L’economia
non dovrebbe dare un ruolo alle
persone; le persone dovrebbero regolare l’economia».
«Siamo sfidati dal grido di chi
soffre e dal gemito della creazione.
Noi cristiani/e delle chiese riformate
siamo consci della nostra compli
cità in questo ordine economico che
è sleale e oppressivo, e portatore di
miseria e morte per tante persone».
«Noi partecipiamo con intenzioni e comportamenti all’erosione dei
fondamenti della vivibilità del pianeta».
«Noi consideriamo l’affermazione
della vita, l’impegno a resistere e la
lotta per la trasformazione parte integrante della nostra fede e confessione riformata oggi», (processo di
Debrecen).
Riferimenti biblici: Isaia 55, 1-3
(La grazia di Dio è un dono; non è
in vendita sul mercato); Isaia 65,
21 -22; Giosuè 24,15; Matteo 6,24.
Coinvolgimento dell'Arm
nella denuncia dell'ingiustizia
economica
Nei primi Anni 90, l’Alleanza
riformata mondiale (Arm) ha iniziato a riflettere sulla questione
dell’ingiustizia economica globale
nel contesto della fede cristiana.
Come parti di questo processo, sono state organizzate consultazioni
in diverse parti del mondo per esaminare la loro situazione economica. A questo punto, l’Assemblea generale di Debrecen ha riflettuto alla
luce della fede sulla dimensione
globale dei problemi. Vediamo
quanto è uscito.
- Edimburgo, Gran Bretagna,
1995: «Le donne vivono e sono impegnate nel mondo del lavoro ma
spesso si sentono escluse da esso. Esse dovrebbero avere l’opportunità di
capire come gira l’economia e
quanto significativo è il loro contributo».
- Kitwe, Zambia, 1995: «Chiamati
ad uno status confessionis, guardiamo alla pesante situazione economica del continente africano».
- Manila, Filippine, 1995: «Dal
messaggio biblico noi impariamo a
vivere con uno stile che è guidato
dalla condivisione, l’attenzione agli
altri, l’amore comunitario. Siamo
chiamatile a vivere insieme in armonia e comunione con ogni altra
creatura nella casa comune di Dio».
- Ginevra, Svizzera, 1996: «Ribadiamo la necessità di cambiamenti
nell’ordine economico mondiale e
della ricerca di una nuova economia che affermi la vita per tutti nella comune casa di Dio».
- San José, Costa Rica, 1996: «Il
maligno tempo presente deve essere
smascherato da una nuova lettura
della Bibbia».
- Debrecen; Ungheria, 1997: «La
XXIII Assemblea generale dell’Alleanza riformata mondiale chiama
ad un processo di conoscenza, educazione, confessione e azione in merito all’ingiustizia economica e alla
distruzione del pianeta Terra».
Che cosa ha deciso
l'Assemblea generale?
2) lavoreremo per identificare
che cosa potranno fare le chiese e
le persone di buona volontà. L’Alleanza riformata mondiale sta chiamando i/le membri di chiesa a un
duro lavoro nel proprio contesto, a
sviluppare consapevolezza e ad
educarsi:
3) a questo punto saremo pronti
a confessare la nostra fede. Noi desideriamo che vi sia una confessione comune:
4) progressivamente intraprenderemo azioni, inclusi cambiamenti nel nostro stile di vita e in quello
di altre persone nel mondo.
Perciò, noi stiamo chiamando i
cristiani/e a camminare insieme
verso una nuova confessione di fede e azione per trasformare il nostro mondo. Altri gruppi ci stanno
lavorando, incluse molte chiese. È
l’aspetto confessione che caratterizza la nostra proposta. Così chiamiamo tutti i membri di chiesa a
lavorare insieme a tutti i livelli della
loro vita.
Come possono i/le membri
di chiesa applicare queste
raccomandazioni?
Alla XXIII Assemblea generale
noi abbiamo capito che la nostra
salvezza è a rischio se non rigettiamo le ingiuste strutture economiche di oggi. Analogamente nel 1982
l’Alleanza aveva dichiarato «status
confessionis», termine latino che significa che la verità del Vangelo è
in pericolo, in riferimento all’esclusione razziale.
«Noi vogliamo tornare alle sorgenti della nostra fede per resistere
alla tentazione di accettare uno status quo che è insopportabile per
molti e insostenibile per tutti nel
lungo termine» (lettera alle chiese
membro dell’Alleanza riformata
mondiale, 1992).
Ora, l’Alleanza riformata mondiale ha convenuto che la resistenza all’ingiustizia economica e alla
distruzione del pianeta è materia di
fede, e così ha deciso di attivare un
processo di conoscenza, educazione, confessione e azione, «processus confessionis», in merito all’inglustizia economica e alla distruzione del pianeta Terra. Pertanto
l’Assemblea generale suggerisce 1
seguenti passaggi:
1) Analizziamo la situazione economica e le sue conseguenze per la
vita della gente così come la minaccia alla creazione:
L’Alleanza riformata mondiale
chiede ai membri di chiesa di tutti i
livelli (Assemblee generali. Sinodi,
Presbiteri, Congregazioni) di avviare il proprio impegno attraverso:
1) la ricognizione
- Iniziate a capire il vostro particolare contesto economico;
- cercate di apprendere la situazione economica nazionale e le
strutture dell’economia globale;
- osservate quanto esse incidono
sulla vostra vita e su quella delje altre persone;
- ponete attenzione alle minacce
alla creazione e alla distruzione
dell’ambiente;
- esplorate giuste e sostenibili alternative al sistema economico
presente.
2) l’educazione
- Educate i/le membri di chiesa a
tutti i livelli riguardo alla vita economica;
- date speciale attenzione alla
creazione come dono di Dio nel lavoro educativo specialmente verso
i/le bambini/e;
- preparate studi biblici sulla vita
economica e la creazione e introducete il tema nelle preghiere e nei
culti;
- sviluppate programmi per mettere in condizione le persone semplici di capire le circostanze economiche in cui vivono e come essile
possono cambiarle;
- esortateli a sviluppare modelli
di vita che rigettino il consumismo
imperante.
3) la confessione
- Riflettete sui concetti teologici
esaminando per esempio il significato del Sabato collegato alla creazione;
- lavorate alla formulazione di
una comune confessione sulla vita
economica che esprima giustizia
per l’intera casa di Dio, riflettendo
prioritariamente sui poveri e sostenendo un futuro ecologicamente
sostenibile:
- inserite tutto ciò nei culti.
4) le azioni
- Applicate questa confessio«}
come un pegno ad uno stile di và?
semplice che esprima la testimo
nianza a Dio ordinatore della casi
della vita (Dich. di Debrecen);
- riflettete con attenzione sul ministero della vostra chiesa sul teni
torio e notate le ingiustizie nel vostro vicinato che il vostro pastori
cerca di superare. In che modo
queste ingiustizie sono collegato al
quadro gipbaie dell’ingiustizia economica e della distruzione dell’anibiente?
- esaminate le attività econoniche della vostra chiesa e cercatei
cambiarle, per esempio investendo
senza speculazione, accrescendoli
livello dei fondi sociali e sostenendo programmi quali la Società cooperativa ecumenica per lo svilip,
(Scod);
- scrivete ai capi della politol
dell’economia, anche locale, paAcolarmente a quelli che più di alti
abusano delle persone e deWam
biente;
- agite in solidarietà con le viti
me dell’ingiustizia se combatto!!
per superare un ingiusto poter
economico e attività distrutti
dell’ambiente;
- sostenete campagne per acero
scere i diritti economici delle dot
ne;
- sostenete e partecipate a movi
menti locali e globali così cornei
campagne per la cancellazione di
debito dei paesi più poveri, la cam
pagna sul clima, ecc.
«Ore
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sa dire,
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stra coì
confessi
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che la c,
corso à
momei
(cjuand
status (
senso, l
nuità i
stessa]
■sìgnific
quando
Una preghiera per il viaggior
Ispiraci o Spirito, creatore 3
e sorgente di vita
La vita della Terra è minacciata j
di distruzione e le vite di |
molte persone sono rifiutate T
L’intero universo geme affmcMj
tu venga
a sostenere la vita ^i^|■
Rinnovaci o Spirito datore t ‘
di nuova vita
nella giustizia e nel potere à
La gente aspetta sul serio <j‘
la pienezza r,
della tua presenza
cosi che i poveri abbiano la buona novella,
i prigionieri siano rilasciati 7
i ciechi abbiano la vista ? -'
e la gente antipici l’anno j
del Giubileo A
libera dal potere di Mammona-1
La gente è in procinto
di confessare
la propria fede
per la giustizia economica
e il rinnovamento della vita
Ito, ma
Jerà, pt
me con
lare di
tuazion
confesse
TTN:
lue
cui abbi
che crei
Qui le a
non si tì
co una s
pria viti
vivere b
ispira. L
no tutte
Plici all
cristiani
de. Con
hoeffer.
chi obbi
di sole j
confessi
creduto
scitato a
«Do, 9,
ciaccon
Rinfrescaci 0 Spirito
comunione
e compassione, _ j,
legame di partenariato e pai^
La gente ha il desiderio di
insieme in comunità
e di celebrare i propri culti
pel tuo giardino di vita
abbondante
Amen.
a cura di Antonella Vis
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