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Anno 117 - N. 30
24 luglio 1981 ■ L. 300
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BIBI.IOT^'CA V.*I
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E MFTnni.9TF
OPINIONE SU UNA «« EMERGENZA »
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di risia
La imponente manifestazione
antinucleare di Amburgo, all’indomani del Kirchentag, ha avuto una notevole eco sulla stampa nostrana. Centoventimila persone, per lo più giovani, che sfilano per le strade per protestare
contro l’installazione dei missili
in Europa, contro le centrali nucleari, contro gli armamenti, per
la pace, per il futuro dell’umanità, ciò è senz’altro un fatto estremamente positivo in un tempo
segnato dal riflusso e dal disimpegno. Nell’ottobre scorso, ho
avuto occasione di partecipare
ad una manifestazione simile a
Londra e ne ero rimasto veramente impressionato: vedere
confluire dai quattro canti del
Regno Unito, nell’immensa piazza di Trafalgar Square, una gioventù variopinta di centomila
persone che in mille modi diversi
diceva no alla morte e si alla
vita, mi era apparso come un potente segno profetico.
Ma non è un segno isolato:
è frutto di una costante mobilitazione su questi temi in tutti i paesi dell’Europa del CentroNord. Si tratta di un movimento di massa che ha alle spalle
anni di lavoro di sensibilizzazione da parte di gruppi pacifisti,
antimilitaristi, antinucleari, ecologisti e — non ultimi — cristiani. Dalla Gran Bretagna ai paesi
scandinavi, dalla Olanda alla Germania, al Belgio, alla Francia, il
movimento per la pace è diventato ormai una realtà sociale,
culturale, politica, con la quale
devono fare i conti partiti, sindacati, istituzioni. La « Marcia
per la pace 1981 », iniziata a Copenaghen il 21 giugno e che si
concluderà a Parigi il 6 agosto,
giorno anniversario di Hiroshima, coinvolgerà centinaia di migliaia di persone decise a dire
basta alla logica della forza e
del terrore.
Ma in Italia e nell’Europa del
Sud, tale movimento è praticamente assente. Come mai? Eppure tutti sanno — o dovrebbero
sapere — che l’Italia è, dopo gli
USA, l’URSS e la Francia, al
quarto posto nella produzione e
esportazióne di armi al Terzo
Mondo, che dalla Val Padana alla Sardegna e alla Sicilia, il suo
territorio è cosparso di basi Nato
e di centrali nucleari, che in caso
di conflitto nucleare l’Italia sarebbe il terzo bersaglio dopo la
Gran Bretagna e la Germania,
con 26 milioni, di morti e cinque
di feriti. Allora, come si spiega
questa scarsa sensibilità per problemi così scottanti e sempre più
attuali? Disinformazione? Ritardo sociologico-culturale rispetto
al resto dell’Europa industrializzata? Opinione pubblica troppo
egemonizzata dal sistema dei partiti? Scarso impegno delle chiese
al riguardo? Difficile dirlo.
Ma di fronte a pericoli giganteschi che mettono in forse lo
stesso futuro dell’umanità, le
chiese in particolare non possono tacere. Ne va della loro fedeltà alla Parola che è vita e della
loro confessione a Gesù Cristo
che è il Signore della storia degli uomini. Il tema teologico dominante dei prossimi anni sarà
probabilmente quello dell’ecologia in senso lato, cioè quello della salvaguardia di questa terra
che Dio ci ha affidato.
Sapranno le nostre chiese raccogliere questa sfida ed impegnarsi in una vera « educazione
alla pace »?
Jean-Jacques Peyronel
La questione morale e il potere
L'« emergenza morale» è certamente una delle questioni politiche fondamentali. Ma non bastano le soluzioni che invocano gli « onesti » al governo, occorre mutare il sistema politico
E’ trascorso quasi un secolo
da quando Cavallotti con la sua
« lettera agli onesti di tutti i
partiti » sollevava per la prima
volta nella storia tìeH’Italia unita la « questione morale ».
Da allora molte volte nel nostro parlamento si è sollevata la
questione morale e si sono invocati gli « onesti » per cercare
di dare una soluzione alla crisi
del sistema di governo.
Tra la questione morale del
1895 e quella di oggi vi sono importanti diversità da rilevare: la
prima era diretta contro il Presidente dei Consiglio di allora,
Crispi, di cui si tentava una
sconfitta poiitica anche attraverso le molte colpe della sua vita
privata. Queila di oggi invece
coinvolge tutto il sistema di governo : partiti e correnti di partito implicate in traffici e finanziamenti legati al mondo della
malavita organizzata, istituzioni
« allo sfascio », servizi segreti
complici di criminali, forze pre
poste istituzionalmente al controllo che diventano compiici dei
più svariati traffici iliegali.
Certo, oggi come allora, dietro
la questione morale ci sono piani politici, ma anche una grande protesta popoiare, un’esigenza di far « pulizia » nel mondo
politico che deve essere valutata
positivamente e a cui deve essere data una risposta se non si
vuole alimentare il qualunquismo. Per far questo però è necessario che si individuino in
maniera chiara i responsabili e
— soprattutto — si prendano mi
sure idonee a risolvere i problemi cui dobbiamo far fronte.
Il potere
E’ dunque necessario analizzare i modi in cui si esercita « il
potere » nel nostro paese, poiché
tutta ia questione morale è connessa all’esercizio del potere.
Occorre perciò riconoscere che
ii potere poiitico è in realtà una
fitta rete di relazioni tra diversi
tipi di potere: vi è da una parte
il potere visibile — legale — che
è dato dall’azione del governo e
dall’altra, collegato ad esso, un
potere semipubblico che il gergo
politico chiama « sottogoverno ».
Si tratta dì una miriade di enti, organismi, che hanno una
funzione determinante per la vita associata e il cui personale
direttivo è di diretta o indiretta
nomina da parte dei partiti che
formano la coalizione di governo. Una struttura questa del sottogoverno che ha permesso la
reale governabilità dell’Italia a
dispetto delle molteplici crisi governative che si sono succedute.
Il sottogoverno infatti è assai
meno soggetto a cambiamenti
ed i suoi uomini moito meno
soggetti a controlli popolari (e
quindi raramente avvengono « revoche ») per cui rappresenta la
vera continuità del sistema di
potere italiano.
Accanto a questo « sottogoverno » vi è un potere « segreto »,
invisibile che si forma per trarre benefici illeciti dall’azione del
potere pubblico, per trarre vantaggi che l’esercizio « pubblico »
del potere non consente. Appartengono a questo tipo di potere
tutte quelle azioni che oggi vengono denunciate con la « questione morale ». La stessa questione
deila Loggia P2 è un aspetto di
come si è articolato il potere invisibile, segreto.
Ed è quindi su questo potere
che occorre far luce, ma le resistenze sono grandi. Pensiamo
solo all’esito delle indagini sulla
strage di Piazza Fontana a Milano : ancora oggi — dopo 12 anni — non sappiamo cosa sia successo !
Se questa è i’articoiazione del
potere nel nostro paese, oggi non
basta ripetere le parole di Cavailotti ed invocare il « governo
degli onesti » contro i corrotti.
Ma occorre smantellare la struttura del potere e renderla trasparente, renderla una casa di vetro in cui tutti possano guardare ed esprimere il proprio giudizio, esercitando quel diritto di
sovranità che la nostra Costituzione vuole che sia « del popolo ». Perché quando il potere
può diventare « invisibile », nei
fatti si nega la democrazia.
La politica
Quando si fanno questi discorsi una obiezione è facile : non
è possibile fare così perché in
politica vale il principio che « il
fine giustifica i mezzi » per cui
non è sempre possibile far vede
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Perchè ‘"‘^fare teologia^*?
« ...fra quelli che son maturi noi esponiamo una sapienza, una sapienza che però non è di questo secolo né dei principi di questo secolo... ma esponiamo la sapienza di Dio, misteriosa ed occulta, che
Dio aveva innanzi i secoli predestinata a nostra gloria, e che nessuno dei principi di questo mondo ha conosciuta... ».
(1 Corinzi 2, 6-8)
Che senso ha, studiare teologia,
'fare teologia'? E a chi spetta
farlo?
Diciamo pure che c’è, latente
e serpeggiante, fra noi, come in
genere in tutto il popolo cristiano, un forte sospetto verso la teologia. Forse i teologi non hanno
sempre fatto veramente opti
sforzo per coinvolgere effettivamente i membri delle chiese nel
toro lavorio; forse a molti la riflessione teologica appare come
un esercizio culturale, cerebrale
non solo arduo, ma inutile, in
certi casi persino dannoso, perché può soffocare la freschezza
del scnthnento religioso, Viminediatezza dell'esperienza credente,
può insinuare dubbi, creare problemi... In realtà, non c’è cristiano che non ’faccia teologia’, buona o cattiva, attenta o distratta,
approfondita o superficiale, corretta o eretica: ma sempre teologia fa, se appena vuol vivere
in modo cosciente la propria
fede.
La Scrittura ci mostra con tutta chiarezza che la fede nel Dio
vivente, nell’Iddio di Gesù Cristo non è mai adesione intellettuale a dottrine, ma è un coin
volgimento dell’intera persona,
di tutta la sua vita, nel rapporto per.sonale — e comunitario —
con Dio Signore e Salvatore. Ma,
appunto, coinvolgimento dell’intera persona, un vivere coscientemente con Dio tutto, sempre.
Proprio come si vive la totalità
di un rapporto familiare, o la solidarietà di una lunga dimestichezza in un lavoro condiviso.
Anzi, infinitamente di più ancora. C’è tutto, coinvolto: i sentimenti, ma anche la volontà, e il
pensiero, e l’azione che ne scaturisce; si tratta di “amare”, ma
di conoscere, per amare meglio.
Credere nell’Iddio di Gesù Cristo
vuol dire cono.’icerlo, fidarsi di
lui, affidarsi a lui, conoscere la
sua volontà, per ubbidirla, conoscere la sua presenza, per viverne, conoscere le sue promesse,
per poter sperare e vivere di questa speranza e cercare di comunicarla...
In verità, non c’è nulla di più
incosciente e sciocco di un cristiano che storca il naso davanti
alla teologia. Un atteggiamento
anti-teologico è in fondo un atteggiamento autolesionista e suicida. Rifiutare di ’fare teologia’
è come bendarsi gli occhi per
non vedere le forme e i colori
della vita multiforme con Dio, turarsi le orecchie per non comunicare con lui, illudendoci magari di poter trarre questa comunione dalle profondità del nostro
cuore...
TI respiro del cristiano è, invece, la riflessione teologica: che
può avvenire in tanti modi, riflettendo, anche in un attimo, alla presenza di Dio, pregandolo —
in un attimo, di nuovo, o in lungo e quieto raccoglimento —,
cioè parlando con lui, cantando
a lui, da solo o in comunità, interrogandolo, magari con inquietudine, con angoscia, aggrappandoci a lui, anche nello strazio più
grande, per noi o per altri; davanti al lavoro e al tempo libero,
davanti alle scelte, nella famiglia
e in qualsiasi tipo di rapporto
umano, di fronte alla questione
della giustizia e dell’ingiustizia,
davanti a un malato, alle prese
con la morte nostra o altrui. Vivere la fede in modo desto, vigile,
cosciente: una cosa faticosa, da
un lato, ma appassionante dall'altro, e corroborante!
A Corinto Paolo aveva davanti
una chiesa nella quale la passione teologica era viva. Ma doveva
essere una teologia molto discutibile, se l’apostolo ricorda che
quando era stato fra loro, non
Gino Conte
(continua a pag. 8)
re come e perché si compiono
determinate azioni. Con questa
affermazione di Machiavelli si
cerca di tappare la bocca a quanti invocano oggi ia questione morale. Ma siamo veramente in
una situazione politica di emergenza tale per cui è necessario
comportarsi secondo la logica
della « ragion di stato »?
Credo di no. Innanzitutto perché si potrebbe accettare questa
logica solo se tutti fossimo consapevoli che occorre violare delle
norme m.orali per realizzare quel
10 che democraticamente abbiamo stabilito essere il « bene comune » del nostro vivere associato.
Qui invece non si sa quale sia
11 « bene comune » per cui molti
uomini politici, alti dirigenti,
funzionari e militari, si sono associati in logge segrete o in altre associazioni. C’è il fondato
sospetto che tale associazione
risponda unicamente a criteri di
tornaconto individuale, sia elettorale che economico, che sia
i’interesse privato e non l’interesse collettivo che abbia spinto
all’azione questi uomini.
Allora se questo è vero, la questione morale diventa una questione politica e non servono
modifiche o leggi speciali per
risolverla. Occorre rinnovare
l’uomo e le strutture della politica.
Proprio perché il potere si presenta come elemento centrale
della organizzazione della nostra
società, la trasformazione delle
strutture della politica non possono avvenire né nella direzione
voluta per esempio dai radicali,
né in quella della trasformazione
della coscienza individuale di chi
fa politica come invocato da
molti.
I radicali infatti pretendono di
affrontare la questione morale
ampliando le libertà del privato
cittadino (e su questo combattono battaglie importanti), ritenendo che sia possibile evitare
gli abusi del potere quanto più
questo viene limitato. Questo mi
sembra però uno sfuggire all’impatto col potere e tutto sommato un’analisi un po’ ingenua del
potere nella società italiana.
Chi invece richiede il rinnovamento interiore dell’uomo politico, « il governo degli onesti »,
dimentica che una rivoluzione
delle coscienze non è mai riuscita ad intaccare il potere esistente. Né è pensabile che un
nuovo ceto politico che voglia
esercitare « onestamente » il potere, possa in breve tempo lottare contro i poteri del sottogoverno e illegali che sono solidamente impiantati nel paese, risolvendo così « l’emergenza ».
Occorre invece credo lavorare pazientemente per creare un
nuovo sistema politico complessivo e capace di articolarsi in
una società complessa quale
quella italiana.
La strada per arrivare a questo nuovo sistema politico è
già in gran parte segnata ed è
l’impegno nel sindacato, nei comitati di base, negli organismi
della democrazia diretta, che faticosamente sono stati costruiti
in questi anni, dove è già possibile ora sperimentare che l’etica della « convinzione » va insieme all’etica della « responsabilità », cioè del rispondere delle conseguenze delle proprie
azioni.
Giorgio Gardiol
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24 luglio 1981
SARANNO CONSACRATI AL PROSSIMO SINODO
Tre nuovi pastori
I sermoni di prova, superato l’esame di fede, saranno tenuti nel pomeriggio di sabato 1 agosto alle ore 16 nell’antico Tempio del Ciabas
Le Chiese valdesi e metodiste si apprestano a consacrare nel loro
Sinodo tre candidati al ministero pastorale: Alfredo Berlendis, Clau- i#
dio Pasquet, Giovanna Pons. Abbiamo loro chiesto di presentarsi
brevemente ai nostri lettori:
ALFREDO
BERLENDIS
Sono nato a Porlezza (Como)
il 22 11/1944, in un paese sul lago di Lugano, da una famiglia
di operai. Sono stato trasferito
quasi subito a Milano, con i
miei due fratelli, ove ho vissuto
sino a diciott’anni. Mio padre
morì quando avevo quattordici
anni e da allora iniziai a lavorare, riuscendo a portare a termine, frequentando la scuola serale, la Scuola Commerciale. A diciotto anni risale la scelta di fede cristiana che si è poi orientata alla scelta della vita comunitaria neU’ordine francescano
cappuccino. In quell’ordine ho
fatto gli studi liceali, dato i ’voti
semplici’, e vi sono rimasto sette anni uscendovi definitivamente nel ’68. Furori dal convento
non avevo chiuso con la fede cristiana, volevo inserirmi in un
ambiente più ’aperto’ di quello
controriformato cappuccino, ma
rincontro con fratelli della Chiesa di Cristo mi fece optare per
quella chiesa nella quale fui battezzato, com’è uso in chiese di
tipo battista. Mi recai poi a Firenze per studiare Bibbia e proseguii gli studi alla Facoltà bi
blica di Milano della Chiesa di
Cristo, ove dal ’73 insegnai Nuovo Testamento. Fu la militanza
nella chiesa di Cristo che mi fece incontrare i valdesi di Milano, e poi tutti i pastori protestanti che si riunivano periodicamente al ’Consiglio dei Pastori’. Lasciai la Chiesa di Cristo
per entrare in quella Valdese a
causa del fondamentalismo della prima nella quale mi trovavo
sempre più a disagio. Mi fu consentito di completare la preparazione biblico-teologica iscrivendomi alla Facoltà Valdese nella
quale conseguii la licenza teologica nel 1979. Ho svolto attività
pastorale con la Chiesa Valdese
a Luserna S. Giovanni per un
anno, e per due anni a Milano
con le chiese Metodiste e Valdesi. Mi sposai nel ’71 con Camilla
Pozzani, incontrata a un campo
studi della Chiesa di Cristo. Ora
abbiamo una bambina di 7 anni,
Franzina.
Alfredo Berlendis
GIOVANNA PONS
Di famiglia valdese, confermata nella Chiesa valdese di Torino dal pastore Elio Eynard, provengo per parte del nonno paterno Giovanni Pons, pastore
della Chiesa Metodista, da Fontane di Rodoretto.
Mi sono laureata in scienze fisiche presso l’Università di Torino ed ho iniziato la mia carriera
di insegnante nel 1958 presso l’Istituto Tecnico Commerciale e
per Geometri di Aosta.
Nel 1967 mi sono trasferita a
Torre Pellice, dove per due anni ho insegnato Matematica e
Fisica presso il Liceo-Ginnasio
Valdese.
Nel corso dell’anno 1971-72 sono stata in Germania al servizio
della Landeskirche di Baviera
come prédicatrice laica del gruppo evangelico di lingua italiana
residente a Monaco di Baviera
e con l’incarico di svolgere un
lavoro sociale tra gli emigrati
italiani. In seguito sono stata
nominata insegnante di ruolo
per la cattedra di Fisica presso
l’Istituto Tecnico Industriale
In occasione del Sinodo delle Chiese Valdesi e
Metodiste, avrà luogo a Luserna San Giovanni, in
piazza del Mercato coperto (Airali)
martedì 4 agosto alle ore 20,30
un pubblico incontro sul tema:
Dopo il terremoto:
PERCHE' NON DOBBIAMO
DIMENTICARE
La catastrofe che si è abbattuta più di otto mesi
fa su una grande parte dell’Italia meridionale è una
occasione per tutti gli italiani, per tutti i cristiani di
riflettere, di parlare, di agire.
Il terremoto ha infatti rivelato una miseria profonda, un’oppressione secolare; la crisi morale del
Paese messa a nudo.
Ma c’è già chi vuole dimenticare. Noi non siamo
tra questi: perciò vi invitiamo a questo pubblico incontro in cui parleranno:
ANTONIO CASARELLA, insegnante di Avellino
GIORGIO GIRARDET, pastore evangelico
CLAUDIO MARTELLI, giornalista, pastore locale
Presiederà Giuseppe Platone.
Parteciperà:
PIERO bensì, presidente della Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia.
Parteciperanno inoltre le Corali Valdesi.
« Enrico Fermi » di Roma e nel
1974 ho ripreso, collateralmente
al mio insegnamento, gli studi
teologici come studentessa interna della Facoltà valdese di teologia, conseguendo la licenza il
31 marzo 1981.
Dal settembre scorso ho dimissionato dall’insegnamento mettendomi a tempo pieno a disposizione della Tavola Valdese, che
mi ha inviata a compiere l’anno
di prova presso la chiesa di lingua italiana di Zurigo, al cui servizio attualmente mi trovo.
Giovanna Pons
CLAUDIO PASQUET
La mia vita fino ai 16 anni è
stata quella di tanti ragazzi vaidesi delle valli: la famiglia, la
scuola (prima a Luserna poi a
Pinerolo), un vago rapporto con
la chiesa, l’amore per i nostri
monti e per la nostra gente.
Fu proprio verso i 16 anni che
si verificarono alcuni fatti che
furono poi determinanti nelle
mie scelte future. Innanzitutto
il catechismo cominciò a farmi
capire quanto la Bibbia ed il fatto Gesù Cristo fossero importanti per la mia vita e quanto la
teologia, la storia e la vita della
chiesa valdese fossero un qualcosa a cui io come credente dovevo e potevo dare il mio contributo. Nello stesso periodo,
studente a Pinerolo, scoprii molti giovani che, come me, sentivano la necessità di cambiare la
scuola e (visto dopo molti anni)
un po’ utopisticamente: la società tentando di renderla più umana. Il gruppo giovanile di S. Giovanni, divenuto da It a poco gruppo Fgei, mi offrì, per vari anni la
possibilità di discutere con altri
giovani della nostra situazione
di credenti in una società in profonda mutazione.
Dopo la confermazione, oltre
al gruppo giovanile, mi parve del
tutto naturale impegnarmi in altri settori della vita della comunità locale quali la scuola domenicale o il gruppo « cadetti ». E’
diffìcile stabilire quando con
esattezza decisi di studiare teologia, certo è che dai 17 ai 19 anni pensai molto a questa possibilità, ne parlai a lungo con amici, genitori e pastori; finite le
medie superiori presi finalmente la decisione e mi recai a Roma in Facoltà.
Quattro anni di Facoltà passano molto in fretta ma non è
comunque possibile riassumerli
in poche righe, posso solo dire
che essi contribuirono a rendere
più adulta la mia fede e ad aumentare la mia passione per la
teologia e la storia del protestantesimo. L’anno all’estero ad
Edimburgo mi diede molto contribuendo alla mia necessità di
confrontarmi con una chiesa più
grande e molto diversa dalla mia
chiesa valdese. Dopo l’anno all’estero ed il servizio militare,
venne l’anno di prova; l’impatto con la realtà della comimità
milanese e con la vita della comune di Cinisello (realtà che mi
erano già note per esservi stato
da studente in teologia e prima
di partire militare) fu un
importante banco di prova per
le nozioni teoriche che avevo assimilato in Facoltà e che si rivelarono essere fondamentali
per il mio lavoro di « pastore ».
In tutti questi anni oltre al rapporto con la Facoltà e con le
comunità, fu per me importantissimo il contatto con la Fgei e
con il centro di Agape, che con
la loro ricerca di identità del
protestantesimo italiano e col
discorso di impegno rivolto alla
vita del credente, mi convinsero
deH’importanza di vivere la fede
legata ai problemi ed alle difficoltà della gente della nostra
società.
Nel momento in cui sto per
diventare pastore so che la parte più impegnativa della mia vita deve ancora venire, ma sono
grato al Signore per avermi offerto l’opportunità di svolgere
uno dei ministeri della chiesa,
al Suo servizio ed al servizio dei
miei fratelli.
Claudio Pasquet
DALLE CHIESE
Mestre: con gli Avventisti
• A Mestre abbiamo avuto dei
contatti con la comunità avventista, che ci ha invitati ad una
loro riunione per parlare della
chiesa valdese; la visita è stata
ricambiata, ed abbiamo così potuto conoscere la storia della
chiesa avventista. Sono stati due
incontri molto positivi, in cui la
coscienza di alcune differenze è
stata superata nella fraternità e
nella cordialità.
• Il 19 giugno a Venezia si è
svolta un’assemblea della TEV,
con circa 30-35 membri provenienti da varie città dell’Italia
settentrionale, con prevalenza
dalle Valli, e con la presenza di
alcuni membri di chiesa di Venezia e Mestre. La domenica successiva a Venezia ha predicato
il pastore Giovanni Conte di
S. Germano Chisone.
• Nella stessa domenica, a Mestre, ha predicato il pastore A.
Berlendis, destinato alla sede di
Venezia col prossimo anno ecclesiastico.
• Domenica 28 la comunità ha
avuto la gioia di accogliere cinque giovani come suoi membri
di chiesa ; hanno fatto la Confermazione infatti Tony Rigopoulos, Emanuela, Giuliano e Antonella Zanchi di Venezia, e Paolo
Fara di Mestre.
Giuseppe Briante
PACHINO — Aveva 18 anni
quando il 27 marzo 1910, insieme
con altri sette compagni, decideva di aderire alla chiesa valdese
di Pachino; a 89 anni Giuseppe
Briante era il più anziano membro della comunità, con la più
lunga militanza, e il 3 giugno il
suo cuore cessava di battere. Per
quasi due anni immobile a letto
aveva strenuamente lottato contro la morte; sino all’ultimo aveva sperato di poter venire in
chiesa con i suoi piedi. La domenica prima insieme con i suoi
familiari ha voluto, per l’ultima
volta, partecipare alla Santa Ce
na celebrata nella sua casa, dal
figlio, pastore Salvatore Briante.
Il 4 giugno il pastore Bonnes, nel
corso del funerale, meditando sul
Salmo 23 — così caro al fratello
scomparso — ha sottolineato ai
numerosi presenti la necessità di
raccogliere il « testimone » che il
fratello ci ha lasciato nella lotta
per la vita, contro la morte, certi che la morte è già stata sommersa dalla vittoria di Cristo.
Professione di fede
VERCELLI — « Il privilegio di
essere cresciuto in una famiglia
cristiana e di averne vissuto,
giorno per giorno, il comportamento; l’esempio di vita cristiana datomi dalla piccola ma viva
comunità di Vercelli, mi hanno
portato ad una scelta sicura e
convinta ». Questo il contenuto
della professione di fede in Cristo che il catecumeno Angelo
Guidotti, con semplicità ma fermezza, ha espresso, domenica 28
giugno, chiedendo di essere battezzato e promettendo di condividere le responsabilità della vita comunitaria della nostra chiesa. Giornata piena di intima commozione e di profonda gioia per
tutti noi, trascorsa insieme nel
nostro salone con un pranzo in
comune, che ha chiuso, in attesa della ripresa autunnale, le
molteplici manifestazioni dell’an
Visita alle valli
INTRA — « Lode aU’Altissimo,
lode al Signor della gloria!....».
È stato un momento veramente
emozionante e carico di presenza divina quello in cui i circa 25
adulti e ragazzi, provenienti dalle
chiese di Intra-Domodossola. Omegna e Luino, hanno cantato quest’inno all’interno della
« Ghieisa d’ia Tana »
Precedentemente eravamo stati a Chanforan, dove avevamo
consumato un allegro pic-nic e
poi, tutto di corsa, ad Angrogna
ed al Museo Valdese di Torre
Pellice. Alla domenica a Pradeltorno, dove abbiamo tenuto un
piccolo culto, la Scuola dei Barbi; poi l’Aula sinodale, il tempio
a Torre Pellice. Molto gradite le
parole del past. A. Deodato che
ci ha illustrato, con tratti rapidi
ma significativi, le vicende della
emigrazione valdese in Sudamerica e l’organizzazione sinodale
nella visita alla Casa Valdese.
Questa visita di solo due giorni (20-21 giugno) alle Valli Vaidesi, organizzata dalla Scuola
Domenicale di Intra, era nata con
lo scopo dii far incominciare a
conoscere ed amare queste realtà di vita e testimonianza evangelica. Visitando le Valli Valdesi, chi per la prima volta e chi
da diversi anni, ormai non eravamo animati dal sacro timore
del pellegrino in visita ai « luoghi santi », ma siamo stati raggiunti dalle esortazioni incise
sulle pareti dell’Aula sinodale:
« considerate la roccia onde foste tagliati » e « niente sia più
forte della vostra fede », per un
rinnovato impegno al servizio
del Signore della Chiesa nel nostro tempo.
AVVISO AI COLLABORATORI
Nel periodo estivo l’Eco-Luce
esce con un numero ridotto di
pagine: raccomandiamo perciò
ai nostri corrispondenti la massima concisione nelle corrispondenze e puntualità nell’invio degli avvisi che devono giungere
alla redazione entro le ore 9
del lunedì. Non prenderemo in
considerazione gli avvisi — per
quanto urgenti — arrivati dopo
tale ora.
Hanno collaborato a questo
numero: Thierry Benotmane,
Arrigo Bonnes, Roberta Colonna Romano, Franco Davile, Dino Gardiol, Giorgio
Tourn, Enos Mannelli, Luigi
Marchetti, Cipriano Tourn,
Esmeralda Tron.
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24 luglio 1981
3
Il Sinodo della Chiesa Riformata di Neuchâtel
Educazione alla fede
In una palestra del comune di
Fontainemelon, mercoledì 17 giugno si sono svolti i lavori della
88“ sessione del Sinodo della
Chiesa Riformata Evangelica del
Cantone di Neuchâtel. I 104 membri con voce deliberativa e i 4
con voce consultiva, neH’arco di
una sola giornata di lavori,
hanno affrontato un po’ troppo
velocemente ma con determinazione, una serie amplissima di
problemi sulla base dei Rapporti
del Consiglio sinodale e delle
Commissioni nominate dal Sinodo oltre a proposte provenienti
dai Consigli regionali, dalle Chiese locali e da membri del Sinodo.
I problemi affrontati (dopo
aver eletto il presidente e consacrato tre candidati al ministero),
possono essere raggruppati sotto
una decina di titoli: dall'azione
diaconale e sociale all'educazione, dal servizio e testimonianza
alla formazione, dalle comunicazioni sociali alla teologia, dalle finanze ai problemi del personale.
Sotto rinsieme di queste elencazioni c’è tutta la realtà delle iniziative, ricerche, realizzazioni, dei
tentativi, fallimenti e risultati
positivi, che non è possibile qui
riassumere. Mi limito ad accennare a due-tre cose che sono state oggetto in Sinodo di più ampia discussione:
1) Le difficoltà finanziarie.
L’anno si è chiuso con un deficit,
definito allarmante, e che per noi
sarebbe disastroso, di circa 100
milioni di lire italiane. Le contribuzioni sono infatti volontarie,
anche se raccolte tramite gli uffici finanziari dello stato, e molti
membri non danno nulla o non
danno in relazione al proprio
reddito. Questa pauperizzazione
della chiesa condiziona molto i
progetti e potrebbe portare nei
prossimi anni ad una riduzione
dei posti pastorali proprio nel
momento in cui c’è un discreto
aumento delle iscrizioni alla Facoltà di Teologia. L'impegno è di
riequilibrare i conti entro il 1982
con un ulteriore tentativo di sensibilizzazione dei membri di chiesa.
La non violenza
Dal 1° al 10 luglio si è svolto
ad Adelfia un campo sulla nonviolenza.
Si sono affrontati diversi temi
(dall’esercito alla corsa agli armamenti e all’obiezione di coscienza, dalla difesa popolare
nonviolenta all’energia nucleare),
tutti nella prospettiva di un cambiamento della società, dei suoi
valori, dei suoi rapporti interpersonali.
La violenza (sia contro se stessi che contro altri che contro la
natura) è una forza patogena dell’umanità che non può portare a
risultati di liberazione, di maturità e di maggiore democratizzazione sociale, ma ad un aggravamento della situazione di sfiducia e di tensione in cui si trova
oggi il mondo; sfiducia e tensione che potranno sfociare in una
catastrofe universale.
La nonviolenza combatte i valori negativi della società, indica
una strada diversa, ma viene
ostacolata dall'opportunismo dei
più, dalla società che offre consumismo, perbenismo, un mondo illusorio e sofisticato.
Il discorso della nonviolenza —
se concretizzato — è quindi una
forma di rottura con gli schemi
attuali, è quindi un discorso interessante ma difficile da attuare sia come individui che come
gruppi che come collettività.
Da qui, la necessità di un impegno personale di cambiamento e di sensibilizzazione, perché
la nonviolenza non sia illusione
ma vita. Ma un impegno possibilmente insieme ad altri, per
non sentirsi scoraggiati .subito,
per poter superare meglio i legami di cui siamo prigionieri.
Per alcuni le cose dette erano
risapute, per altri erano argomenti nuovi. I momenti più ricchi comunque sono stati i momenti di scambio reciproco e di
confronto d’idee, dove non sono
mancati dibattiti vivaci.
E’ mancato invece l’approfondimento di punti particolari che
avrebbero potuto aiutarci nel dibattito e nella ricerca, le introduzioni e le discussioni si sono
mantenute ad un livello teorico,
c’è stata una conoscenza reciproca lenta (per una diffidenza iniziale sfumata nel corso dei giorni), l’esperienza comunitaria è
stata vista positivamente, ma forse i momenti d’incontro e di crescita insieme avrebbero potuto
essere più significativi.
Il campo, con le sue luci e le
sue ombre ha rappresentato un
periodo di ricerca interiore.
( Inf / Adelfia}
Dal mondo evangelico
a cura di Alberto Ribet
2) Malgrado il deficit, il Sinodo ha ritenuto però di dover accogliere all’unanimità il
progetto di concedere alle persone in servizio da almeno 10 anni
nella chiesa, soprattutto nell’età
compresa tra i 45 e i 60 anni, un
congedo di formazione e di riqualificazione, della durata di sei
mesi, detto « congedo sabbatico ».
3) Particolare attenzione è
stata dedicata alla formazione
dei bambini e degli adolescenti
nella chiesa. Sulla base di rapporti scritti da tutte le chiese del
Cantone, il Presidente del Consiglio sinodale, pastore Michel de
Montmollin (che sarà presente a
Torre Pellice al nostro prossimo
Sinodo), ha svolto un'ampia comunicazione, rilevando come
l’impegno nei confronti dei bambini e degli adolescenti sia molto grande, addirittura eccessiva
secondo alcuni, sia per quanto
riguarda il numero di persone
che vi lavorano sia per quanto
riguarda la qualità del materiale
pedagogico disponibile. Tuttavia
questa azione è messa in questione dalla indifferenza di molti genitori. Questo fa sì che molti ragazzi « seguano il catechismo ma
senza parteciparvi » fino in fondo. Ci si è chiesti che fare per
abbattere il muro deH’indifferenza dei genitori che influisce negativamente sui ragazzi, fra i quali
per contro, soprattutto nella fase del precatechismo, esiste uno
stretto legame, una forte relazione, fra vita attiva e fede.
Sono stato l’unico fra gli invitati delle chiese sorelle a prendere la parola. In un breve intervento ho accennato all’integrazione valdo-metodista, alla mobilitazione della « settimana della libertà », al lavoro di ricostruzione nelle zone terremotate della Campania e Basilicata, ai rapporti con il cattolicesimo romano. L’accoglienza è stata calorosa e l’attenzione nei confronti
delle posizioni e del lavoro delle
nostre chiese è stata viva e partecipe.
Ennio Del Priore
CAMPO DI ADELFIA
Assemblee di Dio
in Italia
Continuano i lavori a prò’ delle zone terremotate; le Assemblee di Dio sono infatti quelle
che hanno avuto maggiori danni dal terremoto. Ma dovunque
sorgono accanto alle chiese restaurate locali di incontro, locali di carattere sociale. A Lioni,
donato da credenti inglesi accanto alla sala di riunioni sociali è
sorto anche un salone da barbiere.
A Siracusa è stata organizzata
una serie di culti speciali per
proclamare l’amore di Dio e la
potenza della fede.
A Troia (prov. di Foggia) si
segnala una visita degli studenti deiri.B.E. di Roma.
A Como, nella nuova sala, sono stati celebrati 11 battesimi.
Ad Aosta è stata iniziata l’opera evangelica; i culti al pomeriggio della domenica hanno luogo in una sala posta a disposizione dal Comune. E’ prevista
per agosto una missione evangelistica abbondantemente propagandata.
Idea (servizio di informazioni
della Alleanza Evangelica Italiana) comunica che in Italia, per
opera delle Chiese Pentecostali
operano venti radiotrasmittenti:
tre sono situate nel nord, cinque
operano nel centro e dodici nel
sud della penisola.
Chiese dei Fratelli
Da segnalare un editoriale della rivista « Il Cristiano » che affronta un argomento di grande
attualità, sotto il titolo « Orientare, ma come?». L’articolista
parte da un presupposto : « noi
viviamo in un contesto storico
preciso; il cristiano che non fa
politica non esiste, non fosse altro che per il fatto stesso che,
come credenti, siamo testimoni
di Gesù Cristo ». Il credente deve rendersi conto che vi sono
verità rivelate che vincolano in
modo chiaro il credente, ma accanto a queste vi sono decisioni
pratiche e storiche che sono conseguenza del nostro essere cristiani. E’ in questo campo che si
chiederebbero chiare prese di
posizioni. Ma è li che sorge il
problema : è possibile che la
Chiesa prenda posizioni chiare e
sicure? E’ possibile che, in questo campo, vi sia chi prende posizioni che impegnano altri? Non
è forse un po’ comodo affidarci
al parere altrui invece di metterci direttamente all’ascolto dello Spirito? Il Signore ci chiama
a scelte chiare e coerenti che riflettono Lui, ma non ci ha lasciato una centrale spirituale formata da uomini più o meno bene
intenzionati, ci ha dato lo Spirito Santo che ha il compito di
condurci in tutta la verità: siamo pronti ad abbandonare la
pigrizia spirituale e i pregiudizi
per lasciarci orientare dallo Spirito Santo?
Certo non possiamo dire che
Borse di studio FCEI
In considerazione della
importanza che i mezzi di
comunicazione di massa
hanno assunto negli ultimi
anni e deH’opportunità che
anche le chiese evangeliche
in Italia siano messe in
grado di potersene servire
in modo adeguato, il Servizio stampa, radio e televisione della Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia inizia un’azione promozionale che si concretizza, fra l’altro, neH’offerta
di una borsa di studio messa a disposizione di una
giovane o di un giovane
che desideri acquisire esperienze nel campo delle comunicazioni di massa e sia
disponibile a spendere i
propri doni e capacità nell’ambito delle chiese evangeliche.
La borsa di studio si propone come primo obiettivo
di allargare la cerchia degli evangelici attivi che abbiano conoscenze e capaci
tà nell’ambito dei mezzi di
comunicazione di massa
(stampa, agenzie, radio, televisione ecc.).
Questa prima borsa di
studio prevede un soggiorno di sei mesi a Roma
(gennaio-giugno 1982). In
questo periodo il Servizio
fornirà strumenti per una
formazione teorica e organizzerà uno o più stages
pratici, in uno o più settori dei mass media, nel quadro delle attività di formazione che già si svolgono
presso la sua sede.
Chi desiderasse avviarsi
a questa forma di servizio,
avendo le conoscenze culturali di base, è pregato
di scrivere al Servizio
stampa radio e televisione
della FCEI, via Firenze 38
00184 Roma, entro il 30 settembre 1981, accludendo il
proprio curricolo personale e indicando l’eventuale
conoscenza di lingue straniere. Il Servizio SR'TV
così sono risolti tutti i problemi
del nostro vivere sociale e politico, ma una chiara indicazione
ci viene da Paolo (I Cor. 10; 31):
« Fate tutto alla gloria di Dio ».
A Poggio libertini ha avuto
luogo la riunione primaverile che
ha radunato credenti di tutta
Italia in un ambiente di notevole
spiritualità. Argomento di studio è stato : « I doni dello Spirito Santo ».
A Marina di Fortore (Foggia)
si è radunato l’annuo Convegno
degli Anziani. Argomento di studio è stato : « la conduzione delle Assemblee ». Si è parlato dell’esercizio dei doni nelle Assemblee e si è studiato il problema
dell’ordine e della disciplina nelle Assemblee. E’ stato messo in
evidenza che non è esatto parlare di democrazia nella Chiesa
anche se la forma induce in errore: Signore della Chiesa non
è il popolo, ma Cristo. Naturalmente si è insistito sulle caratteristiche degli Anziani che devono essere « uomini di preghiera disposti ad amare, pronti a
servire e rivestiti di umiltà ».
Esercito
della Salvezza
Dopo lunghi anni di lavoro in
Italia il colonnello Yarde e la signora sono stati chiamati a dirigere l’opera salutista in Belgio.
Giunto in Italia come giovane
capitano dell’Esercito della Salvezza era dopo la guerra stato
incaricato di dirigere a Milano
l’opera salutista. Aveva contribuito a legarlo all’Italia l’avere
sposato la figlia di un Pastore
Evangelico di Firenze. Dopo anni
di lavoro entusiasta in Italia era
stato richiamato in patria, ma
anni più tardi era ritornato nel
nostro paese come dirigente dell’opera Salutista. La sua fede e
la sua capacità organizzativa era
stata messa in luce durante l’alluvione del Polesine, poi durante il terremoto del Friuli ed ancora in questi ultimi mesi nell’opera a prò’ dei terremotati dell’Italia Meridionale.
Il mondo evangelico italiano
ricorda con affettuosa riconoscenza l’opera entusiasta e ricca
di fede di questo ufficiale dell'Esercito della Salvezza ed augura a lui ed alla sua compagna
un’attività ancora feconda di
bene nella nuova responsabilità.
Certezza
La rivista mensile Certezza,
dei Gruppi Biblici Universitari,
è giunta al n. 34. Vi abbiamo letto anche articoli del prof. Vinay
e del pastore Conte. Nell’ultimo
numero abbiamo letto una interessante disamina dell’opera di
Paul Tournler ed una chiara presa di posizione di fronte al problema della guerra.
Dal 3 al 17 agosto ha luogo a
« La Salsicaia » l’annuo campo
estivo di studi biblici. Si studierà il problema del bene e del
male, la sofferenza vista da un
medico cristiano ed il pastore
Sommani introdurrà il problema della responsabilità dell’uomo nella storia individuale e sociale.
CAMPO DI AGAPE
L’uomo nuovo
Come di consueto all’inizio dell’estate si è svolto ad Agape il
campo cadetti, che ha visto la
partecipazione di una sessantina
di ragazzi tra i 14 e i 17 anni;
quest’anno il tema era « L’uomo
nuovo ». I partecipanti, provenienti dal centro e dal nord Italia, erano in maggioranza valdesi, ma erano presenti anche altri
evangelici, cattolici e non credenti.
Il lavoro del campo è stato impostato da una relazione di Mario Miegge; in seguito abbiamo
lavorato soprattutto in gruppi,
studiando dei testi di B. Russell,
E. Fromm, S, Freud, K. Marx,
Casalis, K. Barth e altri. Abbiamo partecipato a due tavole rotonde in cui hanno parlato nella
prima G. Tourn e C. Foti rispettivamente come credente e
come ateo, e nella seconda A.
Ferrerò e V. Franzinetti rispettivamente come lavoratore e come donna. Inoltre abbiamo fatto
dei giochi, una gita, dei canti,
un film, uno studio biblico e un
culto.
La relazione di Miegge ha fatto la storia del problema dell’uomo nuovo. Nelle società arcaiche l’uomo diventava adulto,
accedendo cioè a una condizione già esistente e immutabile.
Il mondo greco si rende già conto di aver costruito qualcosa di
nuovo che prima non era mai
esistito — l’organizzazione razionale della polis — e inizia a vivere la drammaticità del rapporto
col passato. Il mondo ebraico è
il primo che conosce la concezione di una storia che procede
in modo irreversibile verso un
fine. Nel mondo moderno, l’epoca delle rivoluzioni, il problema
è visto come costruzione di una
società nuova, che nasce come
negazione di quella vecchia. Da
questa carrellata storica emergono due ordini di problemi, entrambi ripresi nel corso del campo:
a) il rapporto col passato,
col vecchio — che non è solo negativo, che è anche una parte di
noi stessi — è sempre drammatico, la liberazione è in tensione con l’identità; anche il rapporto col futuro è drammatico
perché il futuro non è mai come
lo volevamo, non è nelle nostre
mani;
b) l’uomo nuovo, da problema del singolo diventa sempre
più problema collettivo, sociale;
ma la dimensione del singolo non
può essere cancellata.
Nel corso del campo sono
emersi vari modi possibili per
affrontare il problema dell’uomo
nuovo.
— L’impostazione etica: è quella emersa spontaneamente dalla
maggioranza dei cadetti; l’uomo
nuovo è quello che si comporta
meglio, che è buono. Dalla discussione è emersa l’insufficienza di questa impostazione.
— L’impostazione psicologica ;
l’uomo nuovo è quello che si rende conto dei propri problemi e
si adopera per superarli, accettando i propri limiti.
— L’impostazione politica:
l’uomo nuovo è quello che lotta
insieme agli altri per costruire
una società nuova.
— Da un punto di vista cristiano, pur senza negare la validità
delle impostazioni enunciate sopra, si impone un riferimento a
Gesù Cristo : l’Uomo Nuovo è
lui, noi possiamo esserlo solo vivendo in un costante riferimento a lui, e questa possibilità non
è frutto dei nostri sforzi bensì,
ci è data.
Quale che sia l’impostazione
che si vuole scegliere — sicuramente è limitativo prenderne in
considerazione una sola — sembra probabile che si debba parlare di ricerca dell’uomo nuovo,
più che di raggiungimento di una
condizione definitiva; non è pensabile una condizione in cui si
trovi l’uomo nuovo allo stato puro, esso coesiste sempre col vecchio, anzi è in lotta con esso ; se
si vuole azzardare una definizione del nuovo, si può dire che consiste nella scelta contro il vecchio.
E’ evidente che non abbiamo
concluso il campo avendo capito
tutto sull’uomo nuovo, però abbiamo inquadrato il problema,
abbiamo delineato una prospettiva in cui proseguire la ricerca.
Si è trattato di un utile momento di formazione e di dibattito
oltre ad essere stata un’occasione per conoscere della gente e
per passare dieci giorni simpatici.
Daniele Bouchard
4
I VALDESI Tm
La comunità valdese di Riesi, una delle prime chiese sorte dall’evangelizzazione, di fronte al tempio di Via Farad.
Un volume del prof. Valdo Vinay * conclude la nuova « Storia dei Valdesi » in tre
volumi pubblicata dalla Claudiana in occasione dell’8° centenario degli inizi del
movimento valdese. I primi due volumi (rispettivamente di Amedeo 'Molnàr e di Augusto Armand Hugon) uscirono nel 1974,
il terzo nell’autunno del 1980. Era un libro
atteso non soltanto perché concludeva l’ampio affresco di otto secoli di storia che sta
alle spalle ma anche e soprattutto perché
il periodo trattato è quello a noi più vicino
in tutti i sensi, è storia nostra non solo idealmente ma — diremmo — quasi fisicamente,
storia che i nostri bisnonni, nonni e padri
hanno vissuto e scritto non con inchiostro
ma con la loro vita, così come l’Autore stesso ha vissuto e in parte scritto la storia che
nel suo libro ha ora descritto.
E’ la storia di quella che siamo soliti
chiamare la nostra « evangelizzazione » ■—
parola udita mille volte fin dalla nostra infanzia. Una parte non piccola di questa
storia viene ancora trasmessa oralmente da
una generazione all’altra; non è tutta r
segnata (e imprigionata) nelle fonti seri!
(che pure già abbondano) ; è in parte
cora custodita nella memoria viva di *
l’ha vissuta o l’ha udita narrare dai 5!
« vecchi ». E’ la storia che i membri
anziani delle nostre chiese hanno racco
tato a voce — per frammenti a noi J
vani pastori che cercavamo in quelle n
morie non solo gli echi di una vicenda pa
sata ma anche indicazioni per la storia d
noi, con quelle chiese, avremmo dovm
« scrivere ». Siamo cosi entrati in que.|
storia. Ma anche la generazione più gioy.
ne, l’ultima, quella raccolta sotto la «IjjJ
diera » della EGEI, ha scritto qualche pi
gina della storia narrata da Vinay. Co
tutti, davanti a questo volume, siamo no
solo interessati ma direttamente coinvolti
chiamati in causa. Abbiamo con questa sti
ria un duplice rapporto : ne siamo figli e j,
sieme, in misura anche minima, artefici
quindi responsahili. E’ una parte della in
stra stessa storia, una parte di noi stessi.
Il movimento evangelico
Il sottotitolo del volume : « Dal
movimento evangelico italiano al
movimento ecumenico (1848-1978)»
è doppiamente significativo. Anzitutto perché questi ultimi 130 anni
di storia valdese sono visti e descritti nel quadro di due fenomeni
più vasti: il variopinto movimento
evangelico sorto in Italia neil’Ottocento e formato, oltreché dai valdesi, da diverse opere missionarie provenienti dall’estero e dalle due chiese evangeliche che si consideravano — esse sole, in aspra polemica
con i valdesi — veramente « italiane » (pp. 79-84); e il grande movimento ecumenico, cui i valdesi parteciparono fin dagli Anni Venti. In
secondo luogo colpisce, nel sottotitolo, l’insistenza sul termine « movimento », ripetuto due volte : è un
termine che fu caro al pastore Ugo
Janni, il quale vi vedeva espressa la
vocazione specifica del valdismo
nella cristianità italiana : essere un
movimento consapevolmente protestante (più che un’istituzione ecclesiastica alternativa), che opera in
funzione del rinnovamento evangelico della chiesa cattolica. Janni
« si aspettava molto da un valdismo
divenuto nuovamente movimento »
(p. 341). E’ in fondo questa la funzione essenziale che Vinay, nelle pagine conclusive del volume, assegna
all’evangelismo italiano. Il sottotitolo non è dunque solo descrittivo
ma anche programmatico: situandosi con forte coscienza vocazionale e robusto pensiero teologico in
questo doppio movimento — evangelico ed ecumenico — il valdismo
è chiamato a ridiventare esso stesso movimento : da chiesa riformata a movimento riformatore.
L’evangelizzazione vaidese
L’opera è divisa in tre parti. La
prima, intitolata « L’Evangelizzazione », abbraccia il periodo dal 1848 al
1880 e narra con dovizia di particolari la nascita delle comunità e dei
gruppi evangelici prima e dopo l’Unità, dal Piemonte alla Sicilia, nonché le vicende dell’emigrazione valdese nelle Americhe. La seconda
parte, intitolata « La Diaspora evangelica e valdese », ne descrive i problemi e gli sviluppi fino al primo
congresso evangelico di Roma
(1920), con due capitoli sulla confessione di fede, la costituzione ecclesiastica, la liturgia e la cultura teologica valdese (Risveglio, liberalismo, albori del barthismo). La terza parte («La chiesa valdese tra
dittatura fascista e movimento ecumenico ») va dagli Anni Venti a oggi : la situazione difficile delle chiese
evangeliche sotto il fascismo (con
la dura persecuzione aperta dei pentecostali), il rilancio evangelistico
nell’immediato dopoguerra, la grande battaglia per la libertà religiosa,
il lungo cammino verso l’integrazione valdo-metodista, il congresso
evangelico del 1965, le vicende del
movimento giovanile (dalle organizzazioni denominazionali — FUV,
GEM, MGB — alla federazione uni
taria — FGEI), la rivista « Gioventù Evangelica », i rapporti con il
marxismo e le forze politiche di sinistra. L’ultimo capitolo tratta dei
nuovi rapporti con la chiesa romana, dopo la svolta conciliare. Segue
una « Conclusione » che contiene
un bilancio (alquanto critico) di 130
anni di evangelizzazione e una indicazione di marcia per il presente e
l’avvenire: la ragion d’essere della
diaspora evangelica italiana sarebbe di trasmettere « impulsi riformatori » (p. 477) alla chiesa cattolica,
partecipando come presenza protestante all’incontro ecumenico e al
dialogo teologico.
Questa, a grandi linee, è l’architettura dell’opera. Le tre sezioni
principali che la compongono corrispondono effettivamente a tre periodi distinti e abbastanza caratterizzati della nostra storia. Il corso
generale della vicenda valdese dal
1848 a oggi è descritto compiutamente, anche se questo o quell’aspetto particolare avrebbe potuto
essere meglio chiarito, o maggiormente sottolineato o anche diversamente lumeggiato. L’impianto dell’opera è comunque solido e il lavoro compiuto imponente.
Una storia non apologetica
Quali sono i pregi maggiori del
volume? Ne segnaleremo tre. Anzitutto la ricchezza della documentazione raccolta (di provenienza prevalentemente ecclesiastica e in buona parte già edita, anche se non
manca il materiale d’archivio), che
qui riceve una prima sistemazione
ragionata e fornisce l’ampia base
documentaria della narrazione che
— non bisogna dimenticarlo — è la
prima nel suo genere, la prima cioè
che segua passo per passo la complessa vicenda del movimento evangelico in Italia dal 1848 a oggi, offrendone al tempo stesso un’ampia
panoramica unitaria e una cronistoria abbastanza circostanziata.
Una gran quantità di dati, informazioni, notizie, episodi, personaggi
noti e meno noti vengono alla luce.
Questo libro è una miniera. Ogni
chiesa o gruppo può risalire alle
sue origini e ripercorrere le tappe
del suo cammino. Si può anche fare
il computo amaro di quanti gruppi, dissanguati dall’emigrazione o
debilitati da altre cause, non hanno resistito a lungo e si sono estinti. A qualcuno potrà sembrare che
in certe pagine l’informazione sia
troppo minuta e la storia ceda il
posto alla cronaca. Ma non è male
che sia così: la storia della nostra
evangelizzazione è un fascio di tante piccole storie che si rassomigliano ma non si ripetono, una costellazione di persone, famiglie, nuclei,
piccola per numero e grande per
abnegazione, che insieme hanno dato vita al mondo evangelico italiano. Sintetizzare qui significherebbe
fatalmente impoverire. Piace dunque l’abbondanza dell’informazione
che caratterizza soprattutto le prime due sezioni dell’opera. Ma, come si sa, abbondanza non vuol dire
completezza : c’è molto materiale
inedito ancora da esplorare non solo negli archivi delle singole chiese
ma anche in vari archivi di Stato
e — perché no? — in non pochi archivi parrocchiali o diocesani. C’è
poi una serie di ricerche particolari che devono ancora essere fatte
su molti aspetti della nostra evangelizzazione sin qui non ancora studiati in maniera esauriente. La lista è lunga, cl limitiamo a qualche
esempio : uno studio sistematico
della polemica antiprotestante da
parte cattolica nell’Italia dell’Ottocento ; un’indagine finalmente approfondita sui rapporti tra protestantesimo e massoneria ; una ricerca sul cristianesimo sociale negli ambienti evangelici del primo
Novecento e sui « pastori socialisti » presenti anche tra noi (Vinay
vi dedica alcune pagine di grande
interesse, ma vien voglia di saperne di più) ; uno studio circostanziato dell’atteggiamento dei valdesi (e
anche degli altri evangelici) nei
confronti del fascismo, in particolare prima che quest’ultimo diventasse il « giogo fascista » (per riprendere parte del titolo di uno
scritto di Giovanni Miegge) ; un
esame attento delle ragioni molteplici che indussero il Sinodo del
1943 a non accogliere 1’« o.d.g. Subilia » (che stranamente Vinay non
menziona neppure); e così, via. Non
abbiamo dunque ancora una storia
esauriente della nostra evangelizzazione, né Vinay pretende di fornirla. La sua è una prima presentazione d’insieme, riccamente documentata, che non esaurisce il discorso ma lo apre.
Il secondo pregio dell’opera è
che essa è, sì, una storia dei valdesi ma anche il primo tentativo di
una storia complessiva e contestuale del movimento evangelico italiano dall’Ottocento a oggi. Una storia
del genere non c’era ancora, e per
quanto ardua fosse l’impresa, valeva la pena di porvi mano. L’opera
di evangelizzazione, malgrado i conflitti interni che l’hanno accompagnata e l’irriducibile denominazionalismo che purtroppo l’ha caratterizzata (e afflitta), ha avuto una
ispirazione fondamentalmente unitaria e un obiettivo comune: annunciare agli italiani non il Cristo di
una chiesa ma il Cristo dell’Evangelo. Ci si può naturalmente chiedere fino a che punto questo proposito sia stato mantenuto : stando
ai fatti, si direbbe di no. Ma è indubbio che, almeno sul piano delle
intenzioni, tutti i protagonisti dell’evangelizzazione italiana dell’Ottocento agirono nella ferma convinzione di lavorare per l’Evangelo e
non per la loro denominazione (si
veda, al riguardo, la risposta dei
missionari metodisti americani a
quanti li accusavano di voler « americanizzare gli italiani»: p. 238). In
questo senso, l’intera opera di evangelizzazione è profondamente unitaria, ed era giusto farne una trattazione unitaria, ricomprendendo in
essa anche la storia dell’evangelizzazione valdese. Semmai si può rilevare (come ha fatto Luigi Santini
in una sua recensione apparsa su
« Com-Nuovi Tempi» del 29.3.81)
che nell’ultima sezione del suo libro, Vinay si concentra quasi unicamente sulle vicende valdesi, riservando pochi accenni e alcune
tabelle statistiche alle altre chiese
e movimenti evangelici che, nelle
prime due sezioni, occupano invece
un posto di rilievo: il quadro della
vicenda, ampio all’inizio, alla fine
si restringe. Ci si può anche chiedere se l’ampliamento dell’orizzonte storiografico, in sé quanto mai
opportuno, non abbia costretto
l’Autore a rinunciare ad analisi più
approfondite (e quindi più estese)
di taluni aspetti della vicenda propriamente valdese. Ma questi rilievi nulla tolgono alla bontà dell’impresa : la storia di ogni chiesa evangelica all’opera in Italia dev’essere
studiata e presentata contestualmente alla storia delle altre, sia
perché, nel confronto reciproco, risalterà meglio il carattere e la fisionomia specifica di ciascuna, sia
perché in questo modo potrà crescere, nelle varie componenti dell’evangelismo italiano, quella coscienza unitaria che, oggi ancora, è
più affermata che vissuta e, comi
que, troppo poco coltivata.
Il terzo pregio dell’opera è il a
carattere non apologetico. Non
eravamo abituati. Siamo soliti m
gnificare o veder magnificata la t
stra storia. Vinay ce ne dà inva
una valutazione fortemente critit
Egli sostiene che, nell’impostare
nostra evangelizzazione, « si sari
be dovuto scegliere un’altra vii
(p. 477). A qualcuno potrà semi*
re che il quadro presentato dai
nay sia esageratamente negativo
semplicemente unilaterale. Il pasl
re Santini, nella recensione giài
tata, parla di « contro-storia vali
se ». In effetti può darsi che lo sii
zo anti-apologetico di Vinay glii
bia qua e là preso la mano, ini
condolo a eccessi critici che, in a
valutazione più pacata dei fatti
LE CONCLUSIONI
Evangelizzazione,
e movimento e
(...) Abbiamo notato come l'evangelizzazione ottocentesca non
fosse sempre compresa alle Valli, e non soltanto dai montanari,
che parlavano francese e non
avevano quasi contatti con la
popolazione italiana della Penisola, ma anche da alcuni professori delle scuole secondarie e pastori, rappresentanti della borghesia valdese. Per lo più essi temevano un depauperamento spirituale e intellettuale delle loro
parrocchie. (...)
Se si avesse voluto sviluppare
un’evangelizzazione nel senso che
abbiamo detto, di trasmettere impulsi di rinnovamento e di ricupero del Vangelo riscoperto dalla Riforma, sarebbe stato necessario creare nel popolo valdese,
ultima propaggine meridionale
delle Chiese protestanti europee,
la coscienza di tale missione. Si
sarebbe dovuto cioè anzitutto
evangelizzare la Chiesa valdese.
A questo scopo non si doveva negligere nulla per rafforzare la
propria autocomprensione di minoranza che rappresenta la Riforma non nelle sue tradizioni
particolari, ma net suoi valori
universali, che si riassumono nella riscoperta in profondità del
Vangelo della grazia sovrana,
della verità salvifica che è Gesù
Cristo, unica norma di fede e di
vita, per la rigenerazione dell’uomo e della sua società.
Fra necessario rafforzare il popolo valdese con scuole elementari e secondarie, anche private
dopo la legge Credaro. L’insegnamento del francese doveva essere mantenuto ad ogni costo, per
mantenere la popolazione in costante rapporto culturale e spirituale col suo retroterra protestante. Era ben stato il francese, con la traduzione della Bibbia di OUvetano, che nel XVJ secolo aveva sostituito il provenzale nel culto e nella predicazione missionaria, a mettere i val
desi in un rapporto vitale col
riformati di Svizzera e di
eia, e di altre nazioni europee,!
serendoH nella cultura e w
spiritualità della Riforma. francese doveva mantenere ¡f
sto legame esistenziale fra ^
vamposto valdese a sud delle l
pi e le grandi Chiese evangeli«
del continente. L’avamposto «j
doveva in nessun modo essf
indebolito, e ciò non contro.
Chiesa cattolica in Italia, ma!
rinnovare il dialogo della P
con essa.
La Facoltà teologica fon^^
per disseminare predicatori >
le città, nelle borgate, nei viH
gi d’Italia, doveva essere un
nente centro di studio teoloÉ
con la funzione di mediare s)
cultura italiana e alla teoM
cattolica ciò che di più vivoen
valido offriva allora la teoM
evangelica europea. Per
mediazione e trasmissiorie c'*
pulsi riformatori alla Chiesih
tolica italiana ci si doveva d*
gere essenzialmente alle f’,
nalità cattoliche del clero ^
laicato più aperte, più atte t
cevere tali impulsi, per trasf]^
terli poi agli ambienti capata
recepirli. 1
Tutto ciò significava una rvA
eia al proselitismo spicciolo"^
tutto l’apparato di strutture^
lastiche e sociali create
centotrent’anni in tutta
Questo significava naturahnjj!
anche dissociarsi dai metoHi
battisti, "liberi", "fratelli''
tutti i movimenti .settari che
via sono penetrati sino ad •
nel nostro paese.
Per cinqiiant'anni inténsate'
te partecipi all’opera di
lizzaz.ione in Italia, non
scritto queste ultime pagine ^
pure 15 anni or sono. Infatb'
la metà del secolo scorso a® j
tà del nostro secolo sono
cati i presupposti storici pe’’’
5
IL 1848 E IL 1978
£' difficile che un volume come questo,
gui autore e i cui lettori sono allo stesso
j in parte almeno, attori, non susciti
ijibattito e anche polemiche. Il libro di Viaolto atteso, è subito diventato un liscusso. Esso accende gli animi perché
taccciiJe la memoria. Qualcuno avrebbe pre¡fgfito che Vinay si fermasse al 1948 e lanciasse ai posteri la narrazione e la valutazione dell’ultimo trentennio. Non siamo di
innesto avviso. Certo, la distanza critica
dalle vicende narrate viene meno per l’autore come per i lettori, qua e là l’obiettiivilà dei giudizi ne risente, il peso delle
(esperienze personali può diventare deteriminante, la pagina di storia può trasformarci in occasione di testimonianza. Questi riischi si corrono ogni volta che si scrive di
gloria contemporauiea. Ma in fin dei conti
mon è questa la storia che più di ogni altra
lei interessa perché più di ogni altra ci riguarda? In questi ultimi trentanni sono acicadute nelle nostre chiese molte cose importanti sia sul versante dei rapporti col catto
licesimo sia au quello dell’impegno cristiano nella società, col grosso dibattito, ancora in corso, sui rapporti tra fede e politica. Ne consegue che la situazione interna
ed esterna delle chiese è oggi molto diversa
da quella del 1948. Era doveroso parlarne.
Vinay dà una sua versione dei fatti salienti
di questo periodo, che sul piano storiografico avrà bisogno di ulteriori verifiche e, su
determinate questioni, di alcune rettifiche.
Una storia movimentata e combattuta come
quella valdese (e in generale evangelica)
dell’ultimo trentennio, ricca di novità, di
sfide, di problemi inediti e quindi anche di
tensioni interne spinte fino alla divisione degli spiriti, non potrà che essere scritta coralmente, col contributo di molti: tanto diverse, e talora opposte, sono le esperienze
che la compongono e le opposizioni che
l’hanno animata. Indubbiamente non è ancora giunto il momento della sintesi. Ma
non è troppo presto per tentare delie analisi
e arrischiare del giudizi, almeno provvisori.
Il secondo congresso evangelico italiano: un momento della ricerca ecumenica della Chiesa valdese.
soprattutto dei contesti in cui si
svolsero, potranno essere rettificati 0 riequilibrati. Anche noi, nel
torso della lettura, ci siamo qualée volta chiesti se, poniamo, questo 0 quell’evangelizzatore dell’Otiocento si sarebbe riconosciuto in
serti giudizi formulati su di lui, e
se l’autore faccia sempre uso di
quella simpatia conoscitiva (se cosila si vuol chiamare) necessaria
j)er comprendere fenomeni, uomini, posizioni, che pure non si approvano. Nulla è così, difficile come capire ciò che non si condivide. Ma
al di là di queste considerazioni
(che a una seconda lettura dell’opeta potranno apparire anch’esse bisognose di rettifiche), non possiamo non essere molto grati a Vinay
;he, proprio in questo volume confusivo della Storia dei Valdesi, ci
ha messo impietosamente di fronte
allo scacco della nostra evangelizzazione. I numeri parlano chiaro:
nel 1901 i valdesi adulti comunicanti nei cinque distretti fuori delle Valli erano 6.174; nel 1975 erano
7.861. Certo, il significato di una
presenza e di una testimonianza
non si misura con un semplice confronto statistico : Gesù non ha mai
fatto leva sui grandi numeri. Ma lo
scacco rimane. Si può discutere sulle sue reali proporzioni e, più ancora, sulle sue ragioni, ma non lo si
può negare. Si può non condividere
la diagnosi che Vinay ne dà o la soluzione che propone. Ma non si può
non dargli atto di aver saputo sollevare questo problema (che istintivamente tendiamo a rimuovere)
in termini tali che non ci è più possibile eluderlo.
Due fronti: cattolicesimo
e Italia secolarizzata
ILDO VINAY NELLA ’’STORIA DEI VALDESI”
aspora evangelica
menico in Italia
lÌMre una predicazione evanin Italia, in modo essenMimeufg diverso da quello che
‘ ^ seguito. Comunque una diaPora evangelica è nata. Ma non
^iono più i presupposti storici
e nell’Ottocento avevano reso
jswile un'evangelizzazione con
mta proselitistiche. Oggi la
, "^^Pinituale, culturale, socia’’Pratica è totalmente diversa.
I g la Chiesa romana, dopo il
Vaticano, è diversa,
n e più monolitica, chiusa nelSillabo, come si
','l^larla rivivere al tempo
¡(‘seismo. L’azione del movi
Knio
leuie
ecumenico, allora decisarespinta, ha avuto i suoi
tm't ¡¡mediazione del pentealogrco protestante d’Ol
Mpe
'!>rno
’«Ilio
e avvenuta e avviene ogni
in molti modi, come ahesposto, e solo in minima
■ per opera del protestanteItaliano.
tiiaspora evangelica italiana
(ji ^8' ia sua ragion d'essere
^^^tirtecipaz.ione all’incontro
k n nostro paese, co
presenza protestante in Ita
vue. ■
presenza non può sire che annunzio nuovo e
della verità ecumenica
oseremmo
nnnunzio nuovo e
’'tare questo del protestan
%o )
ip ¡¡¡a deve significare anipp, . presenza ricettiva, che
, a cioè nuovamente accoglieilj tanta parte dell’ere
^.^¡tesa antica che il
a ^dtesimo in quattro secoli or perduto per via.
’tsL?^^fJn’}lesimo italiano rap,j d l'esistenza di una Chiedi' diaspora. E’ forse
assumerà la Chiesa
fii domani. Nella sua
klg diaspora, la Chiesa
•ler«.'!?’’ Ptièi essere che una
ìqU,’ rinnovata e santificaevangelico. Le
k- d di base, che oggi sorPo’ ovunque, vogliono
Un
rivivere questa fraternità, che rimane come soffocata nelle grandi parrocchie cittadine. Le nostre comunità, nella loro debolezza e povertà, possono testimoniare di questa nuova fraternità,
che supera le distinzioni di ceto
e di classe, perché vissuta nello
spirito radicale dell’agàpe, che è
il centro, la croce e la risurrezione, del Vangelo.
La diaspora valdese non è dunque oggi senza un altissimo compito nel suo rapporto con il popolo cattolico, nell’incontro comunitario e nel dialogo teologico. Come potrebbe una Chiesa
valdese concentrata nelle Valli
del Pinerolese, con qualche comunità a Torino e nelle città piemontesi, rivolgersi ai cattolici
di tutta la Perùsola? Come potrebbe una Facoltà teologica a
Torre Pellice dialogare con le
Facoltà di teologia cattolica in
Italia? Anche Torre Pellice senza
un Calvino non può diventare la
« Ginevra d’Italia »! La diaspora,
la disseminazione valdese in tutto il territorio naz.ionale è, nonostante tutto, un segno della Provvidenza. Il guaio sarebbe soltanto se la Chiesa valdese non conrprendesse l’ora in cui vive, e non
attuasse quella evangelizzazione
ab intra della Chiesa italiana, che
Ugo Ianni, inascoltato, aveva
profetizzato al suo tempo, .se non
sapesse scorgere l’azione dello
Spirito con i suoi frutti di vita
nuova. Il dialogo ecumenico non
deve svolgersi fra Roma e Ginevra passando .sopra la testa del
protestantesimo italiano, diceva
Oscar Cullmann dopo la chiusura del II Concilio Vaticano. La
diaspora valdese può oggi comprendere la sua lieta evangeliz.z.az.ione inserendosi in questo dialogo, che è autentico e di fraternità non finta, soltanto se si svolge su quel fondamento di verità
che è la parola di Dio.
Ai pregi dell’opera affianchiamo
alcuni rilievi critici, limitandoci, in
questa sede, ad aspetti interni della
nostra storia. Un primo rilievo può
essere questo : ci è parso di ravvisare, in qualche caso, una non perfetta omogeneità tra la documentazione fornita dall’autore su certi fenomeni e il giudizio che poi egli ne
dà. Ad es., a proposito dei rapporti
tra il movimento valdese ed evangelico da un lato e il socialismo
dall’altro (pp. 285-294 ; 297-300), ci
chiediamo se il ricco materiale documentario citato non potrebbe dar
luogo a valutazioni più articolate
di quelle proposte dall’autore. Ancora: ci sembra che l’enorme lavoro di diaconia svolto nei più svariati settori dall’esigua minoranza
protestante, povera di uomini e di
mezzi, avrebbe meritato, nell’insieme dell’opera, maggiore spazio e
maggiore considerazione (ma si
comprende il riserbo dell’autore su
questo punto, alla luce della sua
opinione secondo cui l’evangelizzazione avrebbe dovuto essere impostata diversamente, rinunciando « al
proselitismo spicciolo e a tutto l’apparato di strutture scolastiche e sociali create durante centotrent’anni
in tutta ritalià»: p. 479). Ancora:
per quanto concerne Agape, non sono menzionati due aspetti a nostro
giudizio importanti della testimonianza resa in quel posto di frontiera : i contatti con l’Est europeo,
avviati e mantenuti in tutto il periodo della guerra fredda, e i campi
Europa-Africa dagli inizi degli Anni
Sessanta che, con forte anticipo
rispetto ad altri ambienti, hanno
sollevato e affrontato il problema
del rapporto tra primo e terzo mondo. Ancora: condividiamo il punto
di vista espresso da Giorgio Rochat
(nella sua recensione apparsa su
« Gioventù Evangelica » n. 67, febbraio 1981) secondo cui sulla presa
di posizione della chiesa valdese nei
confronti del cattolicesimo conciliare gli studi del prof. Subilla hanno
avuto un peso particolare, che era
bene segnalare. Ancora : la storia
della EGEI e della « politicizzazione » degli ambienti giovanili di punta non è priva di forzature polemiche. Anche mantenendo un punto
di vista critico, sarebbe stata possibile una trattazione meno sommaria, che mettesse anche in luce i
non pochi aspetti positivi di un
cammino non facile ma — pensiamo — tutt’altro che deviante compiuto dai giovani dal ’68 in poi, nel
tentativo davvero improbo di fare
e di far fare alle chiese (che nel
frattempo stavano a guardare) qualche passo avanti sul terreno minato ma, a nostro giudizio, obbligato
della responsabilità e dell’impegno
politico della comunità cristiana
nel mondo d’oggi. Ricordiamo in
proposito la bella indicazione di
Bonhoeffer : « La Chiesa deve assolutamente uscire dalla sua stagnazione. Dobbiamo tornare all’aria
aperta del confronto spirituale con
il mondo. Dobbiamo anche rischiare di dire [e, aggiungiamo, di fare]
cose contestabili, purché in questo
modo si riesca a toccare questioni
di importanza vitale » ( Lettera dal
carcere, del 3.8.1944). La EGEI, pur
con errori, ha toccato questioni di
importanza vitale.
Potremmo continuare, ma questi
pochi accenni bastano a indicare
quanti problemi restano aperti a
un dibattito storiografico sulla nostra storia più recente, che il libro
di Vinay ha ora inaugurato.
Ma è tempo di soffermarsi un
istante sul discorso di fondo di Vinay, che accompagna tacitamente
tutto il volume anche se soltanto
nelle pagine conclusive trova la sua
formulazione esplicita. Vinay ritiene, come già s’è accennato, che il
compito della minoranza protestante in Italia sia di trasmettere alla
chiesa cattolica « stimoli riformatori » (p. 477), «impulsi di rinnovamento e di ricupero del Vangelo riscoperto dalla Riforma» (p. 478).
Questo punto di vista, che era già
quello di Ugo Janni, ha una sua ragion d’essere e oggi, dopo il Concilio e l’apertura all’incontro e al confronto ecumenico di larghi settori
Un culto in una
comunità dell’ « evangelizzazione »
del cattolicesimo italiano, è indubbiamente più praticabile che in
passato. Riteniamo anche noi, con
Vinay, che questo sia uno dei compiti della minoranza protestante in
Italia, che sarebbe un grave errore,
anzi una vera e propria infedeltà,
negligere o sottovalutare. Ma a differenza di Vinay non pensiamo che
questo sia «tutto il compito» (p.
476) degli evangelizzatori di ieri e
di oggi. C’è infatti un’Italia più o
meno profondamente secolarizzata,
le cui dimensioni si allargano sempre più, alla quale non si tratta più
di trasmettere « impulsi riformatori » ma di cercare di comunicare
di nuovo la fede. Milioni di italiani
vivono, pensano e decidono fuori
del recinto ecclesiastico : col lavoro
ecumenico, anche della migliore
qualità, non li si raggiunge. Dobbiamo dunque testimoniare su due
fronti: quello ecumenico, trasmettendo alla chiesa cattolica (se pure
ne siamo capaci ) impulsi riformatori, e anche ricevendone, perché
abbiamo noi pure un gran bisogno
di riforma e rinnovamento (non siamo per nulla i primi della classe
in fatto di cristianesimo nel nostro
paese); e quello dell’Italia secolarizzata, predicando Gesù Cristo e
la fede in lui secondo l’Evangelo, e
offrendo la nostra fraternità come
luogo in cui viverla. Si tratta di due
compiti diversi e complementari
che, nella misura delle nostre poche forze, vanno adempiuti con
uguale costanza e speranza. Su entrambi, infatti, c’è ima promessa.
Sacrificando l’uno all’altro, saremmo infedeli al nostro mandato.
Raccogliamo dunque l’indicazione di Vinay come uno dei compiti
(e non tutto il compito) che ci sta
dinanzi. Ci è sembrato però che Vinay utilizzi questa indicazione di
prospettiva anche come chiave di
lettura retrospettiva di questi ultimi centotrent’anni di storia valdese.
Così], tutto questo periodo riceve,
nella sua rievocazione, una colorazione particolare — se così si può
dire — che ci chiediamo se corrisponda sempre ai suoi colori naturali. Vinay, insomma, descrive una
storia che avrebbe voluto diversa.
Ma nel 1870 ebbe luogo il Vaticano I, non il Vaticano II. La nostra
evangelizzazione dev’essere compresa a partire dalle condizioni reali in
cui si svolse e non a partire da situazioni diverse verificatesi un secolo più tardi. Vinay lo sa benissimo e lo dice più volte. Ciò nondimeno gli riesce diffìcile immedesimarsi nella situazione di un evangelico dell’Ottocento e rivivere, dal
suo punto di vista e insieme a lui,
la storia che rievoca.
Concludiamo. Questo libro — una
delle maggiori fatiche del prof. Vinay come storico — rappresenta
un grosso contributo alla storiografia degli ultimi centotrent’anni di
storia valdese e costituisce allo stesso tempo una proposta — da discutere — per la nostra testimonianza presente e futura (non è un
caso che l’autore abbia dedicato il
volume ai suoi nipoti, pensando evidentemente alla prossima generazione evangelica). Per le nostre
chiese, esso rappresenta un’occasione, in tre sensi : occasione di conoscenza del loro passato recente
(anche per poterlo amare, perché
non si può amare ciò che non si
conosce L nella solidarietà delle generazioni di credenti che prima di
noi hanno cercato, certo con errori
(quanti ne commettiamo noi!) ma
anche con irriducibile speranza di
annunciare al nostro popolo un
Cristo e un Evangelo liberi da manomissioni ecclesiastiche ; un’occasione di dialogo critico con questa
storia, senza romanticismi, senza
retorica e senza facili auto-compiacimenti; un’occasione infine di dibattito (e possibilmente anche di
decisioni) sul senso della nostra
presenza e sui contenuti della nostra vocazione come diaspora evangelica in un paese come il nostro,
che è, si, di antica tradizione cattolica, ma è anche caratterizzato da
Un tasso crescente di secolarizzazione e dunque avviato, come tanti
altri, a diventare un paese ex-cristiano.
Valdo Vinay, Storia dei ValdesifS. Dal movimento evangelico italiano al movimento ecumenico
(1848-1978), Claudiana, Torino, ’80, pp. 528, L. 17.500.
Pagina a cura di Paolo Ricca
6
24 luglio 1981
cronaca delle valli
INTERVISTA AL PRESIDENTE MESSINA
Notizie in breve
CIOV: i probienni sui tappeto
Nominato nel Sinodo del 1919 Costantino Messina, ingegnere, da
quasi due anni è presidente della Commissione Istituti Ospitalieri
Valdesi (CIOV). Presidente laico, dopo un lunghissimo arco di tempo in cui la presidenza CIOV era stata affidata a dei pastori, egli
lavora a tempo pieno a questo ufficio richiestogli dal Sinodo. A
Messina abbiamo fatto l’intervista che segue e che proponiamo ai
nostri lettori in vista del prossimo dibattito sinodale.
— In Conferenza Distrettuale,
durante il dibattito sulla CIOV,
si è parlato di ’scollamento’ tra
chiese e opere. Cosa ne pensi?
— Io dico che esiste e lo si vede in continuazione nella vita
quotidiana, cioè le opere camminano per conto loro e le chiese
per conto loro. Ora non facciamo il caso recente delle agitazioni al Rifugio in cui invece si vede che c’è stato un forte interesse da parte delle comunità. Ma
pare incredibile che ci vogliano
grandi avvenimenti, grandi rischi, perché il popolo valdese si
ricordi anche di queste opere.
— La CIOV che cosa porta in
Sinodo?
— Riproporremo il cammino
della separazione degli enti che
è la cosa più importante perché
deve permettere di incidere in
maniera efflcientistica sull’amministrazione. E questo obiettivo
non è solo tecnico, in realtà si
tratta di arrivare ad una maggiore disponibilità di tempo e di
persone per riprendere il discorso dell’informazione — sul quale la CIOV è carente — e della
testimonianza; Questioni importanti ma a tutt’oggi soffocate da
problemi tecnici e burocratici.
In sostanza si tratta dì riscoprire non la validità tecnica degli
istituti, ma la validità di testimonianza di queste opere.
— Però questo decentramento
già funziona, mi pare...
— Già funziona ma funziona
in base alle deliberazioni del Sinodo dell’anno passato, su un
piano ancora sperimentale.
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— Facciamo un esempio.
— Noi chiederemo quest’anno
che l’Asilo di S. Germano sia dichiarato autonomo nell’ambito
dell’ordinamento ecclesiastico e
quindi passi alle dipendenze della Tavola come tutti gli altri
Istituti e non alle dipendenze
della CIOV...
— Autonomia dell’Asilo di San
Germano, maggiore autonomia
del Rifugio Carlo Alberto, la
CIOV non rischia di diventare
soltanto Un ente ospedaliero?
— Facciamo pure la storia: la
CIOV è istituzionalmente l’ente
che amministra gli ospedali che
in origine erano i due ospedali
di Torre Pellice e Pomaretto.
Poi quando è stato fatto il Rifugio, a un certo momento, lo
statuto del Rifugio afferma che
è amministrato dalla CIOV ed è
diventato un fatto istituzionale.
La difficoltà sta proprio nel dover rifare lo statuto per dire che
il Rifugio si amministra con un
suo comitato.
— Oltre alla grossa questione
dello scorporo dell’Asilo e del
Rifugio ci sono problemi di ristrutturazione degli ospedali e
dello stesso Rifugio?
— La ristrutturazione dei nostri ospedali è molto importante
perché ci avviciniamo, a grandi
passi, al momento della convenzione con le varie unità sanitarie locali e quindi dobbiamo accelerare i tempi, comunque non
ci sono dubbi che i nostri ospedali entrino a pieno diritto nella Riforma sanitaria.
— L’attuale composizione della CIOV, a tuo avviso, funziona?
— II problema è questo: avendo avuto la possibilità di poter
contare su 20 membri, abbiamo
potuto fare la separazione in 3
comitati che hanno, durante quest’anno, amministrato 3 Istituti
con una certa autonomia. La cosa è stata positiva, ma il problema qual è? Effettivamente le persone potrebbero essere anche
meno di 20, però dovrebbero essere delle persone che danno
qualche cosa all’amministrazione. Spesso i consiglieri non intervengono direttamente nella
gestione, assistono alle sedute,
ascoltano e la cosa finisce lìi. Mi
sembra invece che sarebbe importante ci fosse più attività da
parte del comitato. Per esempio
se qualcuno del comitato sostituisse, nei giorni di riposo o di
ferie, i responsabili degli Istituti
Società
di Studi
Valdesi
Domenica 26 - ore 17, nei
locali del Collegio Valdese
sarà inaugurata la mostra
allestita in occasione del
centenario della Società ;
« 100 anni di cultura alle
Valli Valdesi ».
(che impropriamente si chiamano direttori) oppure se ci fosse
qualcuno che si occupasse della
corrispondenza per il ringraziamento dei doni, oppure i contatti con le chiese, con la stampa...
Questi e altri impegni andrebbero distribuiti tra i membri del
consiglio. Capisco che è sempre
un problema di uomini, come
succede sempre nella nostra chiesa. Comunque per me è un problema centrale che se il Sinodo
avesse il coraggio di affrontare
io non avrei problemi a presentarmi dimissionario con tutta la
CIOV.
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Vivisezione e
speculazione politica
PINEROLO. (gg) - Un giudizio salomonico ha concluso una vicenda che ha
tenuta viva l’attenzione politica della
città questo primo scorcio d'estate.
Quindici giorni fa veniva diffuso un
volantino a firma di alcuni cittadini che
accusavano il prof. Gianni Losano, ordinario di Fisiologia umana all'Università
di Torino e consigliere comunale comunista, di « abusare della sua qualifica di
consigliere » e di « interesse privato »
per aver richiesto al Sindaco cani randagi per compiere su di essi esperimenti scientifici.
La stampa sia nazionale che locale
riprendeva il volantino e di qui nasceva
il « caso ». Il consigliere Losano decideva quindi di rassegnare le proprie dimissioni per meglio difendersi e di querelare per diffamazione gli autori del
volantino.
Un settimanale locale, di ispirazione liberale, che aveva dato grande
evidenza tipografica al volantino affermava poi che era la vivisezione e non
la appartenenza alla P 2 che aveva
determinato le dimissioni di Losano da
consigliere. Intanto, in città venivano
raccolte circa 1500 firme di cittadini che
dichiarandosi contrari alla vivisezione
anche per motivi scientifici, pregavano
il Sindaco « di non voler concedere deroghe alla linea » di non consegnare i
cani per la vivisezione, come fatto da
altri sindaci.
Nella discussione del problema in
consiglio comunale emergeva chiaramente un tentativo di speculazione politica contro il gruppo comunista: infatti
Losano non aveva firmato la lettera di
richiesta (firmata invece dal pro-rettore
dell’Università) e quindi non sussisteva
« alcun interesse privato ». Inoltre alcuni interventi sostenevano che essendo gli scopi dell'Università quelli della
ricerca scientifica non poteva sussistere interesse privato anche se il prof.
Losano avesse firmato la lettera.
II consiglio comunale aH’unanimità
respingeva quindi le dimissioni del consigliere. Successivamente il sindaco
comunicava l’intenzione di non voler
concedere i cani aH'Università, anche
se il parere del veterinario provinciale
era favorevole.
Una pista
che fa discutere
PINEROLO (gg) - Non è ancora inaugurata, ma la pista di atletica in zona
San Lazzaro fa già discutere. Motivo; il
materiale con cui è stata costruita
inadatto a effettuare corse con scarpe
chiodate. Le proteste degli atleti che
l'hanno utilizzata sono state generali.
Se ne è discusso in consiglio comunale e si è deciso di far effettuare una
perizia tecnica per verificare se la
pista è stata fatta a regola d’arte. Per
il momento si sa che il materiale è
stato scelto per ragioni di risparmio.
Nuovo assessore
PINEROLO (gg) - Il nuovo assessore
è il democristiano arch. Rolando. Si
chiude cosi — per il momento — la
crisi di giunta aperta con le dimissioni del repubblicano Narcisi, che si trova ora all'opposizione.
Piano regolatore
SAN SECONDO (gg) - A partire dal
15 luglio e per sessanta giorni chiunque
abbia osservazioni da fare al piano regolatore del comune, che si trova in
visione presso l'albo pretorio del municipio, può farlo per iscritto su carta legale. Tutte le osservazioni verranno
poi discusse dal consiglio comunale e
poi il piano potrà diventare operativo.
Insediamenti
industriali
VILLAR PEROSA (gg) - Nel prossimo
triennio la Regione finanzierà la progettazione e l’esecuzione di opere di
urbanizzazione per la zona di riordino
industriale di Viilar Perosa (regione
Tupini). Lo stabilisce una delibera del
consiglio regionale.
XV Agosto
La « festa valdese » dej
XV agosto avrà luogo in
località Pragiassaut, sul
territorio del comune di
San Germano.
L'inizio è fissato per 'e
ore 10, con il culto presieduto dal pastore Giorgio
Bouchard, moderatore della Tavola Valdese.
Pragiassaut si raggiunge dalla Val Chisone salendo dalle Rue di Pramollo verso la Vaccera ; dalla
Val Pellice scendendo dalla Vaccera su un sentiero
che sarà opportunamente
segnalato.
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7
24 luglio 1981
CRONACA DELLE VALLI
LUSERNA SAN GIOVANNI
ITINERARI ALLE VALLI - 6
Conclusa Expo ’81 Testa dell’Assietta
Con la consegna di un attestato
di benemerenza ai vari espositori da parte delle autorità locali,
domenica sera è calato il sipario
sulla « Expo ’81 » di Lusema San
Giovanni, alla quale ha partecipato anche la nostra chiesa.
L’affluenza del pubblico durante i 10 giorni della mostra è stata notevole e migliaia di visitatori si sono interessati al nostro
stand dove i volontari si alternavano nell’esporre i vari momenti della storia valdese, dalle persecuzioni all’impegno dei nostri
padri, dopo l’emancipazione, nel
costruire scuole per mantenere
viva la cultura ed istituti per venire in soccorso agli emarginati
ed ai sofferenti; scuole ed istituti riprodotti su enormi fotografie esposte sulle pareti laterali.
Caratteristico l’angolo valdese
con gli antichi attrezzi ed oggetti rustici in legno, la cassapanca
ed un vetusto banco che per anni è servito in una scuola quartierale.
Molto interesse per i libri della
Claudiana la cui vendita ha superato il previsto, con particolare attenzione all’opera « Come vivevano » ed al volume di Giorgio
Tourn su « I Valdesi ».
La sera di lunedì oltre un migliaio di persone ha applaudito a
lungo la nostra Corale che ha
presentato una rassegna di inni
e di canti, ripresa e ritrasmessa
in settimana dalle televisioni locali.
Anche questo nostro giornale
era presente con un tabellone su
cui era riprodotto il primo esemplare del 1848 e con il numero
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Il Concistoro è convocato per donnenica 26 c.m. al presbiterio alle ore 9.45
per Importanti comunicazioni.
GIORNATA
DEL RIFUGIO
Ricordiamo agli amici
del Rifugio Carlo Alberto
che domenica 26 luglio alle ore 14.30 avrà luogo la
« Giornata del Rifuggo ».
Tutti sono cordialmente
invitati.
Comunicato TEV
Il Movimento di Testimonianza Evangelica Valdese, nella riunione dei coordinatori dell’ll luglio 1981
— ha preso atto dello sciopero proclamato dal personale Valdese del Rifugio di San Giovanni, e che minaccia
di compromettere il piano di sviluppo
di questo Istituto con conseguenti ripercussioni sulla popolazione:
— non intende pronunziarsi in merito a rivendicazioni sindacali che non
sono di sua competenza:
— ritiene tuttavia che in nessun caso un discepolo del Signore può sentirsi autorizzato dalla propria coscienza
ad abbandonare il prossimo sofferente
•che si è a lui affidato:
— rivolge un fraterno appello al presonale Valdese di tutti, i nostri Istituti
perché vogliano considerare i diritti degli ammalati e dei morenti come preminenti sui propri, anche legittimi, interessi materiali:
— fa voti perché i rapporti con la
Chiesa da parte di Valdesi che hanno
scelto di servire il prossimo siano volontariamente posti su un piano diverso
da quelli esistenti nel mondo e non
siano vanificati gli ideali vocazionali
della diaconia affermati nella Chiesa.
AVVISI ECONOMICI
ENTE GESTORE di servizi nel settore
pubblico cerca ragioniere e Dottore
Commercialista evangelici preferibilmente con esperienza maturata
nel campo amministrativo. Assicurasi stabilità e possibilità di carriera. Scrivere: Coop. Tipografica
Subalpina, via Arnaud 25, 10066
Torre Pellice (Torino).
uscito in settimana di cui un centinaio di copie, gentilmente offerte dalla Redazione, sono state distribuite ai visitatori.
Non è facile fare una valutazione obiettiva sulla validità di
questo nostro inserimento a
« Expo ’81 ». Parole lusinghiere
di apprezzamento ne abbiamo
avute parecchie; molti che non
avevano idee chiare sui Valdesi
hanno avuto modo di farsi una
cultura al riguardo con acquisti
di libri della Claudiana; i nomi
di vie e di piazze dedicate nel
nostro Comune a personaggi della nostra storia non saranno più
un punto interrogativo per molti;
anche gli Evangeli e gli scritti
teologici venduti saranno come
tanti semi sparsi in attesa di germogliare.
Per quanto concerne l’Evangelizzazione, motivo principale
della nostra presenza, pensiamo
che l’esperienza sia stata positiva: infatti questo nostro discorso
verso l’esterno, questo nostro inserimento in una pubblica manifestazione, dove abbiamo potuto
portare le parole della speranza
cristiana, è un atto che non può
non essere considerato « evangelizzazione », specialmente in mezzo a questa nostra società fortemente secolarizzata e nella quale
siamo chiamati a vivere come comunità di credenti.
Dino Gardiol
BOBBIO PELLICE
Nel quadro di uno scambio con I
catecumeni di Bevaix che hanno trascorso cinque giorni a Bobbio, quindici giovani sono andati con il loro pastore
in Svizzera. Questa settimana è stata
per tutti l’occasione di approfondire i
legami creati due mesi fa a Bobbio.
Dalla Ginevra di Calvino alla Neuchâtel
di Farei, abbiamo rievocato'una pagina
di storia cara a tutti i valdesi.
Al di là della Riforma, siamo entrati
nel Medio Evo a Estavaer ed a Grandon dove la guida ci ha introdotti ne)
mondo delle fortezze.
L'ultimo giorno, siamo andati in bicicletta sulle tracce di J.J. Rousseau
all'Isola Saint-Pierre.
Tutti i giovani che hanno partecipato
alla gita sono invitati ad una cena il
28 luglio. Potremo ricordare con delle
diapositive tutti questi momenti passati insieme con i giovani di Bevaix.
• Ringraziamo H pastore Mico>l di aver accettato di venire a predicare a
Bobbio la domenica In cui ha avuto
luogo l'incontro al colle della Croce,
Ringraziamo anche I giovani bobbiesi
che hanno portato la croce, la sabbia
ed il cemento fino al colle, malgrado
il vento e la neve. Vogliamo soltanto
riportare due parolè di un trombettiere tedesco venuto al Coile con degli
amici: « È stato un momento d'intensa
comunione che rimarrà sempre ancorato
nel mio ricordo. Eravamo tutti uniti,
strettamente, lottando contro il vento e
cantando con tutto II nostro cuore. Ai
piedi deila croce, abbiamo risposto all'invito di Cristo: siate uno come noi
siamo uno ».
• Venerdì 24 luglio, alle ore 21,
nella casa unionista. Teatro a Bobbio,
la filodrammatica di Torre Pellice presenta « I casalinghi ». Entrata libera.
• Domenica 26 luglio: culto in francese.
PRAROSTINO
Ë nata la piccola Chantal dei coniugi Barra Paolo e Gisella. Ai felici genitori i nostri più fervidi auguri.
• Domenica 26 luglio Giornata comunitaria a Roccapiatta.
Ore 8.30: culto al Roc: ore 10.30: culto nell’antico tempio di Roccapiatta con
la partecipazione del gruppo flauti cadetti: ore 12.30; pranzo al sacco ai
Godini: ore 17: thè comunitario; ore
18: visita a Pralarossa,
Tutti sono cordialmente invitati.
a cura di Raimondo Genre
ANGROGNA
Domenica 26, culto unico internazionale al Capoluogo (ore 10.30) cui parteciperanno i 4 gruppi evangelici stranieri (provenienti da: Esslingen, Stoccarda, Strasburgo, Drevenack) presenti,
in questo mese, nella nostra valle ed
impegnati a conoscere la storia valdese.
• Iscrivetevi al viaggio alle Cevenne, 4-7 settembre, telefonando al pastore: 94.41.44 al più presto.
COLLE ^ GRAN
fi i M E T r 25,,]
Località di partenza: Balboutet
(Vsseaux) 1557 m
Dislivello in salita: 1009 m
Tempo complessivo: h 3,45
□
La scelta di questo primo itinerario in vai Chisone è motivata
non solo dal grande interesse
rappresentato dai celebri fatti
d'arme avvenuti nella storica località delFAssietta, ma anche dalle sue indubbie attrattive escursionistiche.
Prima di tutto la bella vista
che si gode su buona parte dell’alta vai Chisone e poi, raggiunto lo spartiacque, sulla valle di
Susa. Ma anche la ricchezza della flora, particolarmente abbondante nei valloni di Cerogne e
dell’Assietta, della fauna (marmotte, pernici, lepri, camosci,
volpi, cinghiali...), delle acque e
per la presenza di numeroso bestiame al pascolo.
Non è possibile, in questa sede,
descrivere in dettaglio le fasi della battaglia dell’Assietta in cui
il 19 luglio 1747 si scontrarono le
truppe franco-spagnole — forti
di 20.000 uomini — e quelle austro-piemontesi che non raggiungevano le 8.000 unità — compresi i piccoli nuclei di Milizie Vaidesi e di volontàri di Pragelato — per cui, per una maggiore
informazione rimandiamo i lettori alla Storia di Pinerolo e del
Pinerolese di A. Pittavino, Bramante ed., Milano 1963 ed alla
Rivista della Montagna n. 15, gennaio 1974, ed. Centro Documentazione Alpina Torino.
Per dare un’idea delTaccanimento della battaglia, ricorderemo solo che in poche ore di ripetuti e rabbiosi attacchi per
conquistare la Testa dell’Assietta, i francesi lasciarono sul campo 5.300 caduti mentre i piemontesi persero solo 220 uomini.
A ricordo della cruenta battaglia rimangono ben visibili i resti dei trinceramenti che indicano, ad un osservatore attento,
tutto il sistema difensivo che andava dalla Testa delTAssietta al
Gran Serin ed il monumento
eretto nel 1882 a ricordo dei caduti. Presso il monumento una
tavola in pietra della Pradera ci
aiuterà ad orientarci meglio nel
riconoscimento delle numerosissime vette che circondano le valli laterali.
Il periodo migliore per compiere questa escursione è la line
di luglio. Quando incontriamo H
più smagliante fioritura, ma da
maggio ad ottobre è sempre fattibile. Si tenga conto del fatto
che la zona è parecchio nebbio
SAN SECONDO
Domenica 26 corr, predicherà II pastore Arnaldo Genre. Lo ringraziamo.
• Sono in distribuzione la Relazione
Annua 1980-81 e la terza busta della
contribuzione annua.
sa e che a settembre si incontreranno le giornate più belle.
Essendo la zona raggiungibile in
auto, percorrendo la strada che
collega Depot a Sestriere attraverso il lungo spartiacque Chisone-Dora, nei giorni festivi è
sempre frequentata da comitive
motorizzate molto rumorose e
poco consone al severo ambiente.
Facciamo iniziare questa escursione da Balboutet 1557 m, in
quanto il percorso risulta più
panoramico e meno faticoso. Chi
10 desidera può partire da Pourrieres 1418 m, villaggio posto sulla S.S. 23 del Sestriere servito da
pullman di linea della SAPAV.
Chi adopera mezzi propri deve percorrere la strada statale
della vai Chisone fino a Pourrieres (Km 76 da Torino) poi svoltare a destra su strada asfaltata
che in circa 2 chilometri conduce a Balboutet, grosso villaggio
agricolo tuttora abitato da numerosi montanari esclusivamente dediti alTagricoltura, caso
pressoché unico in queste valli.
Raggiunto il villaggio si può
parcheggiare sulla piazzetta
(Bar) o proseguire per un breve
tratto (circa 300 metri) su strada sterrata, fin oltre il primo tornante. Parcheggiata l’auto sul ciglio della strada, imboccare la
mulattiera (segnavia Gta) che
poggiando a sinistra, si porta sul
cucuzzolo roccioso di Malpassette 1674 m.
Il luogo, molto panoramico,
merita una breve sosta per con.sentire di ammirare i villaggi
sottostanti, il forte di Fenestrelle,
11 laghetto artificiale di Pourrieres, le belle montagne circostanti. Ripreso il cammino, abbandonare la mulattiera che sale a Chalvet ed imboccare il sentiero che, seguendo quasi in piano il tracciato dell’antica bealera, conduce a Cerogne 1740 m,
bella baita posta sotto le pendici
della Rocca del Colle. Ore 1.
Raggiunta la mulattiera (EPT
331) proveniente da Pourrieres,
seguirne il percorso che prima
costeggia il torrente con un tratto un po’ ripido, poi se ne discosta per innalzarsi tra radi larici,
lasciando a sinistra un bel pianoro erboso.
Percorso il lungo mezzacosta
con comodi tornanti, si torna ad
attraversare il rio Assietta racchiuso qui in una stretta gola, e
si perviene (hi,10) alla bergeria
delTAssietta 2150 m posta su una
balza rocciosa in posizione dominante.
Poco più a monte 2221 m si torna a superare il torrentello e ci
si innalza, su facili pendii erbosi
ricchi di flora e di fauna, verso
la nuova bergeria delTAssietta
POMARETTO
Sabato 18 luglio è stato benedetto
il matrimonio di Paolo Giaiero e Anna
Bounous, monitrice della nostra scuola
domenicale, entrambi di Inverso Rinasca. Che lo spirito del Signore sia
guida costante a questo nuovo focolare.
Agli sposi gli auguri della comunità.
a Telepinerolo
ogni sabato alfe ore 20,20
CONFRONTIAMOCI
CON L’EVANGELO
rubrica a cura di
Franco Davite
Attilio Fornerone
Marco Ayassot
2.350 m adagiata al centro del
ricco pascolo. La bergeria è servita da una pista carrozzabile
che, poco più a monte, si stacca
dalla strada ex-militare.
Superata la bergeria il sentiero
si inoltra in un valloncello prima
dolce e poi notevolmente più ripido che conduce direttamente
al Colle delTAssietta 2472 m,
h 1,10.
Raggiunto il colle si svolta a
sinistra (Ovest) e, senza seguire
gli ampi tornanti della carrozzabile, ci si innalza sull’ampio costone alla cui sommità sono visibili anche da lontano i resti delle antiche fortificazioni consistenti prevalentemente in muretti a secco ancora ben conservati.
Seguendo la linea delle fortificazioni, o il crinale, portarsi in
direzione del monumento posto
alla estremità SO della Testa
delTAssietta 2566 m, h. 0,25.
Il ritorno si compie in circa 2
ore sulla stesso itinerario della
salita.
« Va bene buono e fedele servitore, entra nella gioia del tuo Signore lì (Matteo 25: 21)
I familiari e la comunità valdese di
Sanremo nel dolore ma anche nella fede del Cristo risorto annunciano la dipartenza all’età di 87 anni del pastore
emerito
Antonio Miscia
Sanremo, 28 giugno 1981.
RINGRAZIAMENTO
{( Il Signore è il mio pastore^ nulla
mi mancherà » (Salmo 23)
II giorno 7 luglio è mancata ai suoi
cari
Mariuccia Decker
Con profonda tristezza ne danno Tannuneio il fratello Guido con la moglie,
i nipoti e ì pronipoti.
La famiglia ringrazia sentitamente
quanti hanno partecipato al suo dolore.
« L’Eterno è pietoso e giusto e il
nostro Dio è pietoso e misericordioso. L’Eterno protegge i semplici; io ero ridotto in misero stato.
Egli mi ha salvato. Ritorna anima mia al tuo riposo, perché
l’Eterno t’ha colmata di beni ».
(Salmo 116: 5-7)
Il giorno 11 luglio 1981, all’età di
78 anni, è mancato all’affetto dei suoi
cari
Carlo Turin
presso l’Ospedale di Nizza Monferrato.
La moglie Tecla Dina Dessy, i figli
Paolo e Mario ne danno comunicazione a funerali avvenuti secondo le sue
espresse volontà.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Enrico Costantino
commossa per la dimostrazione di affetto espressa in occasione del decesso
del suo caro ringrazia sentitamente
tutti coloro che con scritti, vìsite e partecipazione ai funerali le sono stati vicini in occasione del loro lutto.
In particolare ringrazia il personale
medico e paramedico dell’ospedale dì
Pomarctlo, e del reparto dialisi c pensionato del Civile di Pinerolo, tutti i
vicini di casa ed in special modo le
famiglie Gardiol e Massel ed il pastore
della ehiesa valdese di Villasecca sig.
Rutiglìano.
La Libreria di cultura religiosa di
Roma annuncia ai molti pastori, studenti, fratelli e amici che l’hanno conosciuto e ne hanno apprezzato la serietà. la morte dì
Paolo Soltesz
per lunghi anni custode della Facoltà
Valdese di Teologia, poi della chiesa
di Piazza Cavour, dal 1960 efficace
collaboratore della Libreria.
Roma, 24 luglio 1981
RINGRAZIAMENTO
La famiglia della compianta
Mary Talmon ved. Silvano
ringrazia tutti coloro che, con la loro
presenza, scritti e parole di conforto
hanno preso parte al suo dolore. Un
particolare ringraziamento alla sig.ra
Ida Peyronel, al Direttore Franco Peyroiiel, al personale dì Villa Olanda, al
Pastore Ernesto Ayassot, alla Dott.ssa
T. Cassinelli, ai dottori ed al personale
infermieristico delPospedale di Torre
Pellice.
Villar Pellice, 9 luglio 1981
8
8
24 luglio 1981
Informazioni dalla CEvAA
A cura di Franco Davite
Perchè «fare teologia»?
La CEvAA ha
il 26® membro
Le Isole Mauritius (arcipelago
delle Mascarene) a 9(X) Km. ad
est del Madagascar in pieno
Oceano Indiano non sono solo
una rinomata meta turistica in
una zona del mondo ancora inviolata dall’inquinamento e dalla
industrializzazione, ma anche il
luogo in cui vive una chiesa
evangelica ; la Chiesa Presbiteriana dell’Isola Maurizio. Ed è
appunto essa che è stata accolta nella CEvAA in occasione delle sedute di Ecumene.
L’arcipelago al largo del Madagascar, la cui isola principale
è appunto la Maurizio, fu scoperto dai portoghesi nel lontano
1507 sulla via delle spezie che,
circumnavigando l’Africa, portava all’India ed al Sud Est asiatico. Per 90 anni fu sotto la dominazione portoghese, ma rimase
spopolata. Venne riscoperta nel
1598 da un navigatore olandese
che la chiamò con il nome attuale e l’annesse all’Olanda. Fu occupata un paio di volte, ma era
di nuovo spopolata quando i
francesi vi sbarcarono nel 1715
e la ripopolarono sotto il nome
di « Isle de France » e la chiamarono « stella e chiave del mare
delle indie » a causa della sua
posizione strategica. Ma le sue
vicende non finirono lì;. Durante
il periodo napoleonico la Francia perse la sua potenza marittima e l’isola venne occupata prima da pirati dediti alla guerra
da corsa e poi nel 1810 dagli inglesi che le ridettero l’antico nome.
Nel 1968 l’Isola Maurizio divenne indipendente pur rimanen
do nel Commonvirealth britannico ed alle Nazioni Unite siede
sui banchi dei « non allineati ».
Recentemente è stata scoperta
come meta turistica ed il suo
aeroporto sbarca, durante l’inverno australe, migliaia di turisti.
La popolazione di questo angolo del mondo è multirazziale e
conta circa 950.000 abitanti. Il 70
per cento è di origine indiana a
maggioranza indù (più della metà della popolazione totale dell’isola) e con una minoranza
musulmana. Un gruppo consistente è costituito dai discendenti degli schiavi africani, per
10 più con molto sangue francese nelle vene. Una piccola minoranza (2,7%) è di origine cinese,
pratica il piccolo commercio ed
è quasi completamente cristianizzata.
Introdotto dai francesi il cattolicesimo tocca un quarto della
popolazione. Durante l’occupazione inglese lavorarono missioni protestanti a cui si sono aggiunti missionari avventisti, pentecostali e di vari altri movimenti americani.
La Missione di Londra ha mandato il suo primo missionario
nel 1814, il rev. Jean Lebrun che
fondò le prime scuole elementari
gratuite nell’isola. Vi lavorarono
anche i presbiteriani scozzesi che
organizzarono la chiesa locale
come comunità della Chiesa di
Scozia e come tale appartiene
all’Alleanza riformata fin dalla
sua fondazione.
Diventata chiesa autonoma nel
1979 si è organizzata con 5 comunità che contano complessivamente un migliaio di membri.
11 Sinodo annuale costituisce la
autorità suprema della chiesa ed
un Consiglio Sinodale (corrispondente alla Tavola valdese)
dirige la chiesa fra un sinodo e
l’altro. Il moderatore, eletto
ogni anno e rieleggibile, è attualmente il pastore mauriziano André de Reland.
Delle cinque chiese quattro
sono di lingua francese ed una
anglofona più un gruppo di origine cinese. In questa diversità
di lingue vi è però un elemento
comune ; il « creolo » che è il dialetto parlato da tutta la popolazione. Accanto a due pastori a
pieno tempo, uno mauriziano e
l’altro proveniente dal Sud Africa, sono impegnati otto predicatori laici nominati dal Sinodo.
Un giornale mensile ciclostilato
dal titolo « La Sève et la Vigne »
(la linfa e la vigna) mantiene i
collegamenti fra le cinque chiese
con una ventina di pagine scritte
nelle tre lingue: francese, inglese e creolo.
Questa piccola Chiesa sorella
è stata accettata, secondo lo statuto della Cevaa, come Membro
associato con la Chiesa Protestante di Cristo Re (Repubblica
Centroafricana) e la Chiesa protestante del Senegai a Dakar.
Ci rallegriamo di poter collaborare con questo gruppo di comunità nel loro lavoro di testimonianza evangelica in un angolo sperduto dell’Oceano Indiano.
Se qualcuno dei lettori dell’Eco-Luce avrà occasione di recarsi in quest’isola per ragioni
di lavoro o di turismo, non dimentichi di prendere contatto
con la Chiesa sorella a PortLouis stabilendo così, un rapporto più diretto fra le nostre due
chiese.
Franco Davite
(segue da pag 1)
aveva voluto sapere né predicare
altro che Gesù (tristo, e Gesù crocifisso. Non speculazioni né filosofie religiose — queste non sono mai teologia cristiana — ma
quelVuomo, Gesù di Nazareth, finito su una croce, nel quale, pure, Dio ci ha mandato il suo Cristo. Quell’uomo crocifisso, che
Dio ha risuscitato, è il tutto della predicazione cristiana e della
fede che ne deriva. E solo quando lo Spirito di Dio ci dà di penetrare il segreto, il mistero, l'incognito di quell'uomo, si accende in noi la fede: la fede in lui,
in tutto ciò che è stato e rimane
racchiuso, per sempre, per tutti,
nella sua vicenda apparentemente umile ed effimera, ma alla
quale Dio ha dato, dà e darà una
portata universale.
Di Gesù, finito sulla croce, non
si può parlare con persuasività
retorica, con discorsi affascinanti, con acutezza e profondità di
pensiero umano: lo si può veramente annunciare e lo si può veramente credere, e imparare a
crederlo sempre più e meglio,
solo per opera diretta di Dio:
questo è lo Spirito, il suo Spirito. La fede (e la predicazione)
autentica non può poggiare sulla sapienza umana, ma solo sulla
potenza di Dio; e questa potenza, questo Spirito operante di
Dio non si serve se non della croce di Cristo.
Però sarebbe un errore madornale pensare: ecco, lo vedete.
Paolo spazza via tutti i nostri
sforzi teologici e sostiene che la
fede può essere solo un’esperienza religiosa. Niente affatto: quello che noi chiamiamo « esperienza religiosa », « esperienza cristiana », la pietà e religiosità personale resta, per Paolo, sul piano
e nell’anibito della nostra sapienza, è anch'essa una forma di pensiero umano, magari più rudimentale, più intuitivo: fa parte
di quello « che sale dal cuore del
TORRE PELLICE, SABATO 8 AGOSTO
Giornata dell’Eco delle Valli
Giardino di Piazza Muston
PROGRAMMA
ore 10
— Apertura della Manifestazione
Visita agli stands, tra i quali:
■ L’eco delle valli valdesi
— 133 anni al servizio della testimonianza evangelica nel nostro paese
— una voce protestante nel panorama del giornalismo e della cultura italiana
— sarà offerta in vendita la ristampa del primo
numero de « L’Echo des Vallées » pubblicato il
13.7.1848.
H Società di studi valdesi
— 100 anni dalla fondazione: panoramica dei contributi dati alla storiografia del movimento valdese, dei movimenti ereticali medioevali, della
riforma protestante
■ Agape
— 30 anni di storia del centro ecumenico.
■ La Chiesa valdese nel Rio de la Piata
(Uruguay e Argentina)
— dal 1856 ad oggi. Caratteristiche della chiesa
valdese nella regione rioplatense. L’impegno nel
campo della istruzione, dell’assistenza sociale. Il
protestantesimo in America Latina.
■ Mostra fotografica
■ Mostra di pittura
H Mostra dell’Artigianato locale della
Val Pellice
ore 10.30-15.30 — Gara non competitiva di ping-pong
ore 16.30 — « L’Eco delle valli valdesi, oggi »
presentazione dei problemi e delle prospettive.
ore 17.30 — Notizie su
« La chiesa valdese nel Rio de la Piata »
ore 18.30-20 — Cena: «Asado criollo » (carne cucinata secondo
il modo dei gauchos del Rio de la Piata)
ore 20.30 — Tavola Rotonda:
« CATTOLICI, LAICI E PROTESTANTI
DI FRONTE ALLA QUESTIONE MORALE: Il rapporto etica-politica nella
cultura italiana ».
Intervengono: Gianni Baget-Bozzo, sacerdote
cattolico, pubblicista; Giorgio Spini, metodista, professore universitario; un laico (nominativo da confermare);
Presiede: Franco Giampiccoli, pastore valdese,
direttore dell’Eco delle Valli Valdesi - La Luce.
• la manifestazione sarà allietata da intermezzi musicali
parteciperanno alla manifestazione i Trombettieri del Baden
diretti dal maestro Ludwig Pfateicher di Karlsruhe;
• dalle 13 alle 23 funzionerà un servizio bar;
• è prevista una sottoscrizione a premi prò Eco delle valli vaidesi;
• in caso di cattivo tempo la manifestazione si svolgerà nei locali della Casa Unionista (via Beckwith 5) e la Tavola Rotonda avrà luogo nella Sala sinodale della Casa Valdese (via
Beckwith 2) a Torre Pellice.
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l’uomo ». Paolo non critica dunque la teologia, intesa come filosofìa religiosa, sapienza e ricerca umana intorno alle questioni
religiose, contrapponendole l’immediatezza fresca, spontanea, appassionata del sentimento, della
esperienza. Paolo contrappone a
tutta la nostra “sapienza”, sia
essa di tipo più razionale o più
intuitivo, la potenza operante di
Dio, la sapienza — folle, assurda,
per i criteri umani — di Dio. Paolo non è dunque nemico della
ragione, non caldeggia gli atteggiamenti emotivi e irrazionali:
ma lotta affinché la “sapienza",
diciamo pure la teologia dei cristiani scaturisca interamente dalla potenza dello Spirito, derivi
cioè da Dio, e non dall’uomo, dai
suoi presupposti, dalle cose che
l’uomo, da sé, già segretamente
sa, pensa, desidera... Perciò la
teologia, la sapienza di Dio si contrappone alla sapienza di questo
mondo, è misteriosa e occulta.
Ma anche qui bisogna intendersi sulle parole: il mistero cristiano non ha nulla di occultistico,
non è una complicata dottrina
per iniziati: vi è, da un lato, nulla di più semplice, di più limpido, diremmo di più terra-terra
della vita di Gesù? Il ’mistero’
sta nel fatto che Dio abbia "occultato”, nascosto la sua presenza, la sua azione, la sua salvezza in quell'uomo, finito sulla croce. Non c’è nulla di misterioso,
in Gesù, se non il fatto che in
quella nitida vita d’uomo — così particolare, certo — Dio è venuto ed è stato in incognito fra
noi; e in quelle giornate così quotidiane di Gesù, senza nessuna
aureola, in quegli anni, in quella
esistenza spezzata nel fiore degli
anni su una croce, proprio lì « abbiamo contemplato la sua gloria ». Questa "contemplazione”,
questa “teologia” è il frutto dello Spirito e solo dello Spirito.
Dio non ci parla se non attraverso Gesù; ma .solo il suo Spirito ci dà di capirlo, di capire ciò
che in lui ci dice, ci promette, ci
chiede.
Perciò Paolo a Corinto, e perciò ogni predicatore e ogni testimone cristiano, sempre e ovunque non può voler sapere altro
se non Gesù Cristo, e lui crocifisso. Perciò ogni credente, ogni
cristiano non può voler sapere
altro che Gesù Cristo, e lui crocifìsso. Ma vuole saperlo, vuole
ardentemente saperlo in modo
sempre rinnovato e in modo
sempre più ricco, e approfondito.
La autentica, retta, viva teologia
cristiana non è altro che questo;
conoscere Gesù Cristo, nella sua
esistenza storica, ma vivente oggi, sapendo che in lui « sono racchiusi tutti i tesori della sapienza e della conoscenza » (Coloss.
2/3). Cercare instancabilmente il
riferimento a lui in ogni aspetto
della vita e della storia, poiché
in lui e soltanto in lui s'incontra
— quando e dove a lui piace —
Dio, Signore e Salvatore della
nostra vita e della storia umana.
Gino Conte
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Dino Ciesch, Niso De
Michetis, Giorgio Gardiol, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jearnlaoques Peyronel, Roberto ?eyrot,
Giuseppe Platone, Luciano Rivolta,
Liliana VIgllelmo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
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Intestato a « L'Eco delle Valli La Luce >.
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parola.
Fondo di solidarietà ccp 11234101
intestato a < La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino.
• La Luce >: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 26 marzo 1960.
• L'Eco dalle Valli Valdesi >: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
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Subalpina - Torre Pellice (Torino)