1
LA MONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo U verità nella t'anU
Kkks. IV. I!».
Si distribuisce ogni Veiieidì. — Per caduii Aiiuiero cenlesimi II). — IVt cadiina linea d’inserzione cenlesimi 20.
C'oiiclizioiii cl’AtfHOciaxioue :
PerToRiso — Un Anno L. S. — Adomicilio L. a .
Sei mesi -3. — .3 AO
Tre raesi . — • « t5
— PnovisciE L.
« «f».
3 >3.
« .to.
Per Francia e Siizzcra franco a destinazione, e per l'Ingliiltcrja franco al cunline lire » Sa
per un anno, e lire 5 per sei mesi.
Le AMWK-iazIoni si rltevim»; in To«i>o HiriUlixIo ilol vi« V«|,‘i?i»n«
Bellora, N« ri, 3" iihino; e dai FrMl<>lll l>lunrit Jilirui, viu Ji. V. ilcgli Anaeli tasu INiuiImi
— A Genova, alla €'a|»p<*llii ViilcIrMr, mnra di S. Chiara.
Nelle pro\int ie, pruhw» liitli ^li Uffirii ¡togiali |mt mezzodì che dovranno essere inviali
franco al Direiune della Hi mn \ Nìvvki.la c non allrimenli.
Aircslero, ai »egnenli indiriwi: I.ìjmmja, dai kìjì«. Ni^sheii e C. lihrai, Ilernerh-KlreM;
Pahh;», dalla libreria C. Mcyrnris, me Tn.iii hei, 2; Niyks, dal hig, Peyr«a*Tinol libraio- I itoe’
dai sigi?. Ì)eni» cl Pelit IMerio librai, nio Neuve, i&; (Ii.-hkviu, dal nig, E. Henind libraio
I.oHA»A, daini»?. Delafoiiiuine libraio.
DDE PAROLE Al BDONI PRETI.
Noi più d’una volta ebbimo occasiono di dire
che il romanesimo è la continuazione deH'antico
farisaismo; e che in quella guisa che Ira i farisei v’orano degli uomini sinceri e degni di
stima, ora nolla setta de' clericali trovansi non
pochi preti coscienziosi e dotti, ma pur troppo
mancanti dol coraggio, o dicasi meglio, della
fede necessaria per darsi al Vangelo e ripudiare
quell’umana tradizione che eccitava iu Gesù
Cristo, sin d’allora, un’ira giusta e santa.
Però una speranza abbiamo, e tale speranza
che s’accosta d’assai alla certezza, ed è che sia
giunto uno di que’ giorni in cui il nostro Salvatore e Re ruolo mostrare al mondo la sua
potenza e la sua gloria ; di quelle epoche nelle
quali imprende a rigenerare l’umanità con abbondante effusione di Spirito Santo. Se adunque
i nostri desiderii nou c’iugannano suH’interpretazione dei segni del la liniidn/y^ da noi
avvertila, in genere, di alcuni preti, non che il
fanatismo e l’intolleranza di alcuni altri (purché
dipendano da errore e non da ipocrisia;, devono
cessare per divenir poi, quasi novelli Mcodemi
e novelli Paoli, zelanti difensori e propagatori
del Vangelo.
APPENDICE
CENNI STORICI
DELLA RIFORMA IN ITALIA
NEL SECOLO XVl.
XI.
Conosciuta l’origine della Riforma in Italia,
ed esaminate le cause che la favorirono e il modo
con cui vi fu inti'odotla, vediamo ora com’essa
fu accolta ne’ diversi Stali e nelle cillà della penisola, e quali progressi vi fece.
E in ciò conviene pigliar le mosse dalla cillà
di Ferrara, cui spetta il primo posto per la protezione generosa che accordò di buon’ora agli
amici della Riforma, italiani e stranieri.
Sotto il governo della Casa d’Este, Ferrara avea
per qualche lempo disputalo a Firenze l’onore
d’incoraggiar le lettere e le arti belle; e senza
contare i due luminari della letteratura di quel
secolo, l’Arioslo ed il T;isso, fra’letterati che
ornavano quella corte, erano Celio Caliagniiii,
Lilio Giraldi, Fiartolomeo Riccio, .Martello l’alingeiiio, Celio Secundo Curione, Marco Antonio
Flaminio ed altri illustri personaggi che al vasto
Essi, coH’aiuto del .Santo Spirito, giungeranno
infine a conoscere veramente qual sia il ministero apostolico, in modo semplice o chiaro
stabilito da Gesù Cristo, che non parlò di sacrificii, ma di culto spirituale, di verità, di
beneficenze. L’apostolato evangelico fu da Lui
riassunto in cotesta brevissima formola, esposta
o chiarita ai suoi discepoli d’ogni secolo; .-l«dntf ed ammaexlrate tutti i popoli (Matteo
XXVIir, i'j-20).
Andate, vale a diro non aspettate che i |)opoli o gl’individui di cui essi popoli si compongono, vengano a voi, anzi andate in traccia di
loro; ed ecco stabilita da Gesù Cristo l’opera
missionaria tanto esterna che interna.
Ammaestrate questi popoli, queste masse
ignoranti, carnali e superstiziose; ammaestratele nel cuore e neirintellello: nel cuore, in
ordine alla fede; neirinlelletto, in ordine all’incivilimento.
Ammaestratele, insegnando loro che cosa?
La nece-ssità de) ntTmhrmnrta anzi ttrtlo,
senza di cui non può il cuore trovarsi nelle
disposizioni necessarie onde ricevere la conoscenza vera di Gesù Cristo, e la fede indispensabile per esser salvati e venir quindi battezzati
nel nome del Padre, del Figliuolo e delltj Spirilo
Santo, come testimonianza e suggello del nuovo
sapere accoppiavano uno spirito allo e superiore
alle superstizioni ed ai pregiudizii de’ tempi.
La Casa d’Este era, all’epoca d’Alfonso, mollo
devota aila corte di Koma, a segno che Ippolito,
il più giovane figlio di quel duca, e poi Ludovico, nipote, vestiron l’abito clericale e nella gerarchia ecclesiastica occuparono il grado di cardinali. Lo stesso Ercole I, comechè più illuminalo
del padre, in fallo di religione evitò sempre ogni
sorta di collisione col sovrano pontefice. Ma il
secondo Ercole, meglio educato de’suoi antenati, dotalo d’idee più vaste e di sentimenti più
liberali, si distinse pel favore che largì a’propugnatori delle dotlrine evangeliche e pe’ magnanimi sforzi che fece per introdurre e fare
allignare in Italia la Riforma. Il che devesi in
partealla benefica influenza che apportò in quella
corte la principessa Renala, figlia di Luigi Xll
e poi duchessa di Ferrara. Ell’era , come attestano il Muratori, il Tiraboschi ed altri insigni
scrittori, generosa iranimo, colla di spirilo, gentile di modi, e oggetto d’ammirazione e d’amore
per quanti la circondavano; per cui non è a maravigliare se le idee evangeliciie, di cui ell’era
seguace e prototlrice, poterono in cosi breve
tempo (liiToniiersi in quella corle.
L’università di Ferrara, che avea sofferto per
stato interiore, o por poter osservare tutti! le
coso comandate dal Salvatore.
E quosto coso che i discepoli di Gesù Cristo
devono insegnare, ch’essi appresero da Lui, o
che da I.ui furono comandale, sono già scritto
in nn libro, che porconlenero ap|miito il volcìro
di Dio 0 l'erodilà della beatitudine eterna a
pro di tutta l’umanitii, si chiama Nuovo Testamento; e se repiitansi come sacre le disposizioni testamentario che nn uomo qualunque
lascia morendo, tanto piii si devono calcolare
sacre quelle iiitiiiitamente amorose da noi rao
colte a’ pio’ della croce, dove il nostro Salvatore
spirò, pronunciando la divina e maravigliosa
parola; « Ogni cosa ò compiuta! » Ed Í! mai
possibile che il lestamento di Gesù Cristo abbia
d’uopo di codicilli fatti da uomini, onde perfezionarlo, compierlo e interpretarlo? Al contrario, le tradizioni e i canoni della Chiosa romana, che sono i codicilli degli uomini, hanno
distrutto il testamento di Dio.
Per insegnare ai popoli, 1 discepoli di Gesù
Cristo abbiano in mente anche le ultime parolo
che leggonsi alla fino del Vangelo di Matteo;
Or ecco, io son con toi ogni tempo, infin» alla
fin del mondât. Ed in qual modo? lo mando
sopra toi la promessa del Padre mio (Luca,
XXIV, 49). E quale promessa? Fot sarete bat
le guerre civili da cui la Casa d’Este fu parecchi anni travagliata, ripigliava il suo antico splendore; e le sue cattedre furono in parte affidalo
ad individui che parteggiavano per la Riforma,
fra’quali Pellegrino Morata, illustre perla sua
dottrina e pietà, e per aver dato nascimento ari
Olimpia .Morata, una delle donne più istruite di
quel secolo. Ed erano parimenti seguaci delle
dottrine evangeliche le persone cui la duchessa
affidava di preferenza l’educazione de’suoi figli;
il che chiaro dimostra il pensiero di quella corte
di riformare seriamente e generalmente la religione dello Stalo.
In Ferrara il numero de’protestanti variò più
volte a norma della politica ondeggiante che il
duca, astretto dalla forza degli eventi, dovette
adottare, e secondo le misure, ora di rigorismo
religioso ed ora di tolleranza, che decretavansi
negli altri Stati d’Italia. Alcuni storici narrano
che nel 1528 erano in quella città parecchi predicatori evangelici; ma nun sappiamo di certose
quesli ultimi fossero autorizzali a predicar pubblicamente. Non pertanto, ciò che pruova il buon
frutto del loro apostolato si è il gran numero di
persone illustri che dichiararonsi per la Riforma
0 che s’alTorzarono nelle credenze evangeliche.
La nobiltà italiana che abbracciò questa fede, o
2
tezzati con lo Spirito Santo. — Voi riceverete
la virtù dello Spirito Santo, il qual verrà sopra
voi, e mi sarete testimonii ed in Gerusalemme,
ed in tutta la Giudea, ed in Samaria, ed infino
all'estremità della terra (^Atli, I, 5, 8).
Promessa cbo si ostcudo a tutti i veri discepoli di Gesìi Cristo, cominciando dai dodici,
discéndendo lungo i secoli e trapassando il
presente e l’avvenire per giungere fino al gran
giorno della ricomparsa dol nostro Signore,
cno avverrà quando i suoi missionari avranno
compiuto il giro del mondo e predicato l’Evangelo ad ogni creatura (Marco XVI, 15).
Posto ciò, non è egli vero cho opponendosi
i clericali con tutti que’ raggiri, di cui sono
ancora nel caso di valersi, alla diffusione del
Vangelo, ritardano il compimento dello ultime
profezie? Quasi diremmo che ravvisiamo in essi
gl’istrumenti principali di Satana, che certo
non vorrebbe cho mai giungesse la gran giornata di Gesù Cristo, nella qualo devo totalmente
cessare il suo potere. E dovrà l’Italia, in ispecie,
perdurare sotto il regno del Maligno c rimanere
ancora ammaliata dalle arti della di lui soldatesca? E non vorranno que’ preti accennati in
principio, che hanno in fondo buoni sentimenti,
ma sono paurosi o per ignoranza fanatici, rinvigorire l’animo od illuminare le menti loro?
•So volessero unirsi ed associarsi aU’opera dell’evangelizzazione, della riforma religiosa, forse
che non troverebbero tutto l’appoggio e nella
civiltà moderna e, in particolare, negli ordini
politici liberi del nostro Stato e neH’opinione
popolare? .
Lo enormità doi clericali, poste maggiormente
in chiaro dalla libertà della stampa, usata puro
da loro a lor danno, od alcuni raggi doll’evangelica luce, che ormai diradarono aH’intorno
molte tenebre, devono avere nei preti non ipocriti , ma leali, recato un po’ di vigoria e di
conoscenza della verità ; e se tuttavia sentonsi
che divenne sospetta al clero per la liberalità de’
suoi principii, si ritirò per qualche tempo alla
Corte di Ferrara, ponendosi sotto ia protezione
della duchessa Renata.
La città di Modena, ch’era governala egualmente dalla Casa d’Este, fu anch’essa fra le prime
a gustare le dottrine riformate. 11 Gerdesio nella
sua Italia Riformata, pone alcuni abitanti di Modena nel numero di quelli die furon tra’primi
a corrispondere direttamente con Luiero. In
quell’epoca poche citlà polevano vantare in Italia
tanti artisti ed uomini dotti quanti ne contava la
citlà di Modena; la qualeera dotatad’un’accademia
celebre assai per la scienza archeologica, fondala dal dottor Grillenzone ricco medico modenese. Il Muratori nella vita di Casteivetro attribuisce l’odio di cni il clero fu animalo coniro
i dotti di quell’accademia, ad una di quelle dispute in cui s’impegnarono (|uesti ultimi coi
preti e coi frati. Ma da ricerche più esatte ricavasi die tale inimicizia avea ben altra cagione.
L’accademia era divenuta già sospetto d’eresia,
sin dal 1537, pur riguardo a un iiliro, stato condannato come eretico, e dall'accademia considerato siccome irreprensibile e degno di slima. Ciò
risulta dalle opere del Tiraboschi; e per maggiori schiarimenti si può consultare la Biblioteca
fiacchi, dubbiosi od intolleranti por zelo religioso, prendano in mano, risoluti, il Sacro
Libro, la Ribbia vera, cho non conoscono, o
questa darà loro, no siamo corti, la forza di
che abbisognano per affrontare lo ire farisaiche,
por disprezzare gli agi e gli onori mondani o
por farsi apostoli di Gesù Cristo.
eroderebbero ossi per avventura cho l’opera
della riforma religiosa sia per essero un’impresa
molto difficile in questa nostra Italia? S’ingannerebbero assai. I buoni preti, a cui indirizziamo
queste brevi parole, non hanno bisogno d’altro
cho d’un tantino di fedo, come un granello di
senape, c di consultare il Vangelo, poichò non
si tratta già di far setta o di correr dietro a
qualche vecchio settario, a meno che non si
voglia qualificare per settario Gesii Cristo medesimo; cosa che si potrebbe anche supporre
per parto dei preti della Civiltà Cattolica e
consorteria armoniosa o gesuitica.
La necessità doU’opera d’evangelizzazione in
Italia cresce di giorno in giorno, in causa che
molti fin qui aiutarono a demolire il gigantesco
edificio papale o pochissimi a ricostruirlo, e
che appunto il suddetto edificio, crollando da
ogni lato, ò inetto a sostenere le parti buone
o meno guaste che forse può avere. Certamente
il Signore non ha d’uopo di grandi eserciii per
vincere i suoi nomici, e per Lui non v’ò lunghezza di tempo, mille anni sono come un’ora
e in un’ora altres'i può compiere eventi che agli
uomini soli non basterebbero secoli. Ma d’altra
parte Iddio vuole che operiamo con lui, essendo
noi creature ragionevoli e libere; quindi se invitiamo i buoni preti a concorrere alla rigenerazione spirituale della patria nostra, si 6 per
affrettare il possesso di questo beno supremo,
imperciocché siamo d’avviso ch’essi darebbero
una grande spinta al trionfo del regno di Gesii
Cristo, ponendosi all’opera missionaria secondo
il puro Vangelo.
degli scriltori modenesi. Due anni dopo l’inquisitore della fede fu autorizzalo da un rescritto del
papa a fare esatte indagini per iscopiire quelli^
fra’ religiosi regolari di Modena che favorivano
la Riforma; e ciò dimostra chele nuove dottrine
avean seguaci persino in mezzo agli ordini monastici.
Ma quegli che le diffuse viemeglio fu il siciliano^
Paolo Ricci, noto pure sotto il nome rii [jisia Fileno, il quale, recatosi a Modena nel 1540, vi trovò,
per la sua rinomanza letteraria, facile e cortese
accoglienza. Sua cura principale fu di scoprire
e raccogliere insieme i seguaci del Vangelo
sparsi perla citlà, per fortificarli nella credenza.
Le sue istruzioni frullarono bentosto nuovi proseliti; e i nuovi apostoli, animati dai buon successo, e uscendo dalle rinioni particolari, mostraronsi in pubblico, annunziando la divina parola
alle niollitudini che accorrevano. Allora l’entusiasmo divenne generale; le sacre Scritture correvano per le mani di molti ed eiano seriamente
consultate; e le ([uistioni tra la curia di Roma
ed i riformatori alemanni esaminate e discusse.
Ciò risulta pur anche dalla Cironaca manoscritta
di Alessandro Tassoni, dove si legge che a Modena: « Persone d’ogni condizione, non solo dolte,
ma indotto e femmine, nelle vie, nelle case e nelle
La parte sana del clero romano rifletta, come
dicemmo, che non §i tratta di formare o seguitare sette, nè di abiure o proteste formalistiche;
la protesta siimplice e naturale deve risultare
dal fatto, dev’essere la conseguenza spontanea
del granello di fedo nel cuore e della parola
evangelica sul labbro.
MORA DELLA SEPOLTURA IN IRCFFARELLO.
Leggesi nella Gazzetta dei Giuristi, sul fatto
sovra indicato, il seguente assennato articolo,
di cui siamo lieti di fregiare le nostre colonne,
così per la bontà delle ragioni in esso svolte,
come per la fonte autorevole da cui egli procede.
« La Gazzetta del Popolo del 10 ottobre 185.5
contiene una lettera del signor Amedeo Bert,
pastore della parroccliia valdese, a proposito
della inumazione di una dama protestante che
ebbe luogo in Truffarello negli scorsi giorni,
inumazione alla quale il parroco cattolico aveva
tentato di opporsi in più guise. Se il fatto fosso
o potesse rimanere isolato, nou ue parleremmo;
ma siccome sotto questo fatto v’ha un principio,
la cui applicazione può essere frequente, ci sera
bra debito farne menzione. Secondo noi la egua-.
gliauza civile, proclamata con le nuove istituzioni, non sarebbe vera e compiuta se in qualsia
parte dello Stato si muoia e qualunque culto
uno abbia professato, non fosse sicuro che la
propria salma fosse trattata con quel rispetto
che la coltura europea richiede, con parità di
condizione a tutti gli altri che muoiono. La sepoltura in comune è cosa assolutamente sociale :
la religione ha consacrato quelle cerimonie e
quei luoghi come ha consacrato tutte le altre
produzioni della moralità civilizzatrice. Ma non
per questo può essersene impadronita, e tanto
meno poi può essersene impadronito un culto
ad esclusione di qualunque altro. Respingere
dunque dai cimiteri un cadavere per ciò che,
durante la sua vita, quella persona professava
chiese, insomma dovunque, disputavano sulla
fede e sul cristianesimo, ecc. »
La notizia di questo trionfo del Vangelo si
sparse in Germania e vi produsse grande allegrezza, si che varie lettere di felicitazione e
d’incoroggiainento furono indirizzale da’principali riformatori alemanni alla nuova Chiesa di
Modena. Il clero ne movea aspre e continue querele, e il duca Ercole 11 non polendo resistere alle
islenze del pontefice, fece arrestare e condurre
nelle prigioni di Ferrara l’apostolo siciliano. Ma
la semenza delle dottrine evangeliche,, mercè le
sue cure, avea gettato profonde radici ; e gli abitanti di Modena, maicontcnli delle sevizie usale
contro un doltore cui tanlo amavano, teslimoniaiono ia loro indignazione contro i preti che
n’erano la cagione, e più d’una volta intimarono
silenzio alle loro prediche, obbligandoli persino
a scendere dal pulpito. Di ciò querelavasi amaramente il cardinale Morone, allora vescovo di
Modena, in una iellera diretta al cardinale Contarenc ('1542), aggiungendo essere generale opinione cbe (i tutta la citlà avesse abbraccialo la
fede luterana ». (Contimia).
3
una credenza piuttosto che un’altra, è agli occhi
nostri violare la giustizia non meno che la equità.
« Nel nostro paese i cimiteri appartengono ai
Comuni, sono fatti e mantenuti dai cittadini contribuenti , che se compongono le varie chiese ,
compongono prima di tutto ed essenzialmente lo
Stato. I cimiteri furono perciò sempre regolati
dalle leggi civili e politiche. Veggansi a questo
proposito le regie lettere patenti del 25 novembre 1777. L’amministrazione e la sorveglianza ne
spettano ai Comuni che pagano. La naiuraìe dipendenza , come si esprimeva il regio decreto
del 17 aprile 1848, ne compete al potere politict)
rappresentato dal ministro deH’interno.
« Per conseguenza noi crediamo che sia del tutto
illecito alla gerarchia ecclesiastica esercitare atti
di volontà sulle inumazioni per escludere quei
cadaveri che a lei non piacciono. Libertà assoluta ai sacerdoti di prestare l’opera loro e di fare
le loro preghiere per que’ soli defunti che risguardano degni di tale opera e di tali preghiere.
Libertà assoluta di rifiutare la propria assistenza
al funerale dei nou cattolici. Ma la terra cimiteriale è terra del Comune, e non della parrocchia;
là comanda unicamente il sindaco, o chi al sindaco sta sopra ».
« Sarebbe forse bene che queste coso venissero
ai sindaci tutti autorevolmente spiegate. Conviene
prevenire dubbi e irresolutezze che possono dfire
adito ad usurpazioni. — K i casi di applicare
codesto dottrine potrebbero divenire più frequenti
adesso che i moltiplicati commerci fanno stabilire in più punti dello Stato cittadini di varii
culti, adesso che le intraprese riforme legislative
moltiplicano gli scomunicati ».
Pensieri sulla carità.
« Se volete approssimarvi alla felicità su questa terra, sforzatovi di vivere con tutti gli uomini in quei medesimi rapporti di vera carità
che manterrete seco loro in cielo.
« Se io odio un sol uomo, non ne amo veramente niuno.
« Considerate ciascuna delle persone con cui
vi trovate, ovvero con cui conversate, come uno
per cui Gesù Cristo è morto. Questo non solo
vi guarderà dal fare male a chicchessia, ma vi
inciterà inoltre a sforzi ed atti amorosi verso le
anime ed i corpi di tutti gli uomini.
« Il mezzo di non parlare mai di nissuno con
disprezzo, si è di non pensare mai a nissuno con
disprezzo.
« Se uno mi fa torto, perchè me ne farei un
maggiore a me stesso col lasciarmi andare al
risentimento? Noi non ce la prendiamo coi nostri stomachi, perciocchò sono malati, nè coi
nostri corpi di ciò che ci cagionano dolore, anzi
non abbiamo maggior desiderio che di compiacer loro e di vederli ristabiliti. Or tale dovrebbe
essere la nostra disposizione d’animo inverso
tutti : qualunque fosse stata la loro condotta a
nostro 'riguardo, noi non dovremmo studiarci
che a beneficarli.
« Quanto glorioso e bello egli è il poter dire
con tutta verità quando siamo oltraggiati : l’unica pena che mi dia colui che mi offende, si
fi il torto ch'ei fa a se stesso.
« Dite quanto bene potete dire di tutti; e se
volete che si dica male di alcuno, lasciate questo
compito al diavolo.
« L’egoismo con una certa dose di prudenza,
farà uno essere buon padre, buon marito, buon
amico e buon vicino; compierà molti atti virtuosi e concorrerà ai varii fini della società. E
cosa può far di più la religione? Niente; solo
essa cangierà l’egoismo in amore, e farà diventar
realtà ciò che non era che apparenza ».
I. Adam.
XOTIZIE RELltìlOSE.
Torino. — Le monache di Torino pare sieno
le sole nello Stato a dar l’esempio di pertinace
resistenza avendo ripetutamente rifiutato di uniformarsi alle prescrizioni della circolare del Ministro dell'istruzione pubblica, per assumere gli
esami di patente ed assoggettarsi alle ispezioni
governative ; la Lista Civile non volendo favorire
chi resiste ad un ordine non che di un Ministro,
del Re medesimo, dichiarò di ritirare il sussidio
che dava alle suore di S. Anna per le due scuole
delle Torri e del Borgo Dora, sussidio che ammontava a circa L. 12000. Di più, il Provveditore,
uniformandosi all’indicato regolamento, fece intimare a tutte le monache insegnanti de.'la capitale,che ove continuassero nei loro propositi di
resistenza, sarebbero entro breve termine fatte
chiudere le loro scuole.
Valli Valdk.si. — Fin dai primi giorni di questo mese ha ricevuto un principio di esecuzione
l’idea da qualche tempo vagheggiata di una
Scuola di leolofjia aggiunta al collegio di Torre.
Si sa che fino ad ora, per mancanza di ,un lale
stabilimento, dovevano gli studenti per la teologia, della chiesa Valdese, recarsi nelle accademie
od università della Svizzera, della Francia o
della Germania ; da dove se riportavano nel
paese natio scienza e pietà, non ne riportavano,
come ben si comprende, quella coltura italiana,
indispensabile a chiunque intenda di fare un’opera in Italia ed a pro dei suoi connazionali. La
scuola in discorso che il penultimo sinodo decretava,- e di cui l’ultimo ordinava l’apertura in
quest’anno, ovvierà, giova sperarlo, in gran parte
a sifTatto gravissimo inconveniente. Ma siccome
da un altro lato vi sarebbe stato il pericolo, che
studii teologici fatti in seno ad un’atmosfera non
troppo scientifica, come naturalmente è quella
delle Valli, fossero stati alquanto deboli, il Sinodo ha voluto che nissuno degli allievi di detta
scuola potesse venir ammesso alla imposizione
delle mani, se non dopo un anno ancora di studio (compiuto il suo corso in patria) in una delle
precipue università evangeliche dell'estero. Noi
siamo di parere che lo scopo di un tale stabilimento sari>bbe stato raggiunto in modo assai più
completo se invece di Torre il Sinpdo ne avesse
fissata la sede nella stessa capitale, e siamo assicurati che prima o poi diventerà evidente anche a coloro che ora l’osteggiano, la necessità di
un tale provvedimento.
I professori, provvisoriamente nominati, non
sono per ora che due ; il reverendo Revel, modederatore della Chiesa Valdese, al qnale è stato affidato l’insegnamento della Teologia storica, ed il
reverendo Geymonat, già evangelista in Genova,
al quale venne commesso l’insegnamento della
Teologia esegetica e critica. Ad un terzo professore da nominarsi quando verrà la scuola costituita in modo definitivo, sarà ascritto l’insegnamento della Teologia dommatica e morale.
Se al presente il numero degli allievi è assai
ristretto, ciò non vuol dir nulla ; esso non tarderà a crescere, quando sarà conosciuta in Italia
l'esistenza di un tale stabiliuiciito ; se sopratutto
gli uomini benemeriti preposti alla sua direzione si adopreranno con ogni possa acciò si riproduca in esso, insieme ad una scienza più provetta, lo spirito di pietà e di consecrazione a
Dio, di cui frano cosi potentemente informati
gli antichi Barbi Valdesi.
Acqui. — La TIolhnIe racconta il segupnfe pio
aneddoto;
« Una vecchia pinzocchera, vedendo giunta
l'ora delTultima partenza, manifestò l’intonziono
di fare testamento. Il sant'uomo rho assistovala
mandò pel notaio, che in tutta fretta accorse alla
chiamata. L’avere della vecchia, calcolato in lire
1,000, venne lasciato ad una nipote, coH'onere
però di pagare Vinezia dei seguenti lasciti, cioè;
lire ¡500 per altrellante messe, lire 300 per altre
due messe perpetue. Ora quando l’erede abbia
soddisfatto ai non lievi diritti di successione, a
quanto si ridurrà la sua eredità?
Toscana. — Da vari anni la ricolta delle uve
è quasi totalmente distrutta nella Toscana, in
causa della crittogama. L’arcivescovo di Firenze
ebbe l’idea di combattere questo (lagello ordinando preci, non già a Dio. ma al patriarca Noè
e pubblicò una raccolta di otto orazioni da indirizzare a questo personaggio dell’antica alleanza.
Una di esse è concepita cos'i; • Santissimo patriarca Noè, cho vi siete occupato durante il corso
della vostra lunga carriera a piantare la vigna e
a regalare all’umanità questo prezioso lir|uore
che ci disseta, ci ristora e ci rallegra tiiHi,—
abbassate i vostri sguardi sullo nostre vigne,
che seguendo l'esempio che ci deste, noi abbiamo
finora coltivate, e vedendole languire per l’effetto
del flagello disastroso che, prima della %'cndemmia, nc distrugge il frutto, a punizione severa
di tante bestemmie ed altri enormi peccati, di
cui ci siamo resi colpevoli, muovetevi a compassione di noi, e prosteso dinanzi al trono eccelso
di Dio, che promise a' suoi figli la fecondità della
terra e l’abbondanza del grano e del vino, pregatelo a favor nostro, promettetegli a nostro nome
che per l'assistenza della sua divina grazia noi
abbandoneremo la via del peccato e del vizio,
nè abuseremo più de’ suoi doni sacri e rispetteremo scrupolosamente la di lui santa legge e
quella della nostra santa madre la Chiesa cattolica, ecc. >.
La raccolta finisce con una preghiera novella
diretta alla Vergine Maria, ch’è invocata in questi
termini : « O Maria immacolata, contemplate le
nostre campagne e le nostre vigne, e se vi sembra che meritiamo una tanta grazia, formate, ve
ne scongiuriamo, questo flagello terribile che,
suscitato pe’ nostri peccati, ci rende i campi infecondi e priva le nostre vigne dell’onore della
vendemmia. Volgetevi dunque, o Maria, al vostro
amatissimo figlio Gesù Cristo, dicendogli come
alle nozze di Cana: « Non hanno vino », ed egli
che, a vostra inchiesta, operò il meraviglioso
prodigio di cambiare l’acqua in vino, rinnoverà
un cosi grande miracolo, sanando le nostre uve
dalli mortalo malattia che le distrugge ecc. ». E
qui noi domanderemo al sig. arcivescovo se è
proprio sicuro che Gesù Cristo vorrà esaudire
la domanda di Maria, e non ripetere invece la
risposta che le diede appunto alle nozze di Cana,
cioè questa: « Che v’è fra to e me, o donna?
l’ora mia non è ancora venuta ».
L’accennata raccolta è poi accompagnata da
una vignetta rappresentante il patriarca Noè che
presiede alle operazioni della vendemmia, ed altresì da un avviso dell’aroivescovo, con cui accorda 40 giorni d’indulgenza a tutti quelli che
reciteranno devotamente le preci in discorso.
Con questa invocazione a Noè e con queste
assicurate indulgenze i Toscani avranno, se non
foss’altro, ottenuto dal sig. arcivescovo un effetto
del prezioso liquore, di cui sono mancanti onde
procurarselo, vogliam dire l’ilarità.
4
Roma. — Parecchi giornali riferiscono come
cosa sicura che il generale dei gesuiti, padre
Beckx, abbia espulsi dalla compagnia parecchi
dei membri più famosi di essa, fra cui i padri
Curci, Tapparelli d'Azeglio e Bresciani. Cagione
di quest'atto di straordinaria severità sarebbe la
resistenza opposta da questi come compilatori
della Ciciltà Cattolica a certi ordini del generale,
e specialmente ad una dichiarazione del medesimo portante che i gesuiti (contrariamente alle
dottrine difese e propagate dal suddetto periodico )
sono indifferenti ad ogni forma di governo e che
essi non si occupano di politica. Questo fatto, se
è vero, acquista una gravità singolare da questa
circostanza, ch'egli è, negli annali dei figliuoli
di S. Ignazio, ii primo esempio di ribellione agli
ordini del generale. Il motto sicut cadaver avrebbe
dunque ricevuto una prima smentita, e, cosa molto
grave^ questa smentita sarebbe stata data dai principali e più rinomati sostenitori dell’ordine ! Bisogna proprio che il tempo dei gesuiti sia passato e che qualche gran rivoluzione si stia preparando, poiché siffatti sintomi cominciano a manifestarsi !
Ginevra. — Leggesi aeU’Ami de VEvangile
quanto segue; « Il sig. Geymonat, pastore a Genova, annunziò all’Assemblea pastorale Svizzera,
tenuta quest’anno a Ginevra, moltissimi interessanti particolari sui progressi del Vangelo tra i
nostri fratelli Italiani. Egli disse: — Non avete
più bisogno di correr dietro alle anime ; le anime
vengono in cerca di voi; ia qual cosa appunto
diede motivo ad un prete cattolico-romano di
dire: « Il diavolo non si cura più di darla caccia
allo anime; queste volano a lui ». — Cinque
persone della valle d’Aosta si recarono dal sig.
Geymonat per cercare le consolazioni divine del
Vangelo; i preti le avevano scomunicate e dannate. Pur troppo! ciò è quanto Roma sa fare di
rimpetto a coloro che non ammettono i suoi
dogmi e che leggono la Bibbia. Un’altro individuo, vecchio e venuto da lungi, trovò nella parola di Dio quello che la sua anima desiderava,
la pace. A Genova e altrove si tengono riunioni,
iu cui si legge la parte del Vangelo che il pastore
0 l’evangelista spiega; indi i fratelli cattoliciromani interrogano e si risponde loro. Ecco i
frutti della Parola di vita, sparsa iu questo lembo
d'Italia, frutti che faranno arrossire più di un
protestante tiepido o freddo. Oh! possa il Vangelo rianimare i membri della nostra Chiesa,
affinch’eglino facciano risplendere la sua luce, e
contribuiscano vieppiù all’avanzamento del regno
di Dio ».
Cocincina. — La clerocrazia romana ne’ suoi
più bei tempi d’iuquisitoriale potenza gioiva a
contemplare i miserandi spettacoli delle torture
e de roghi e' di molte altre maniere di morte
suggerite da un genio infernale ; e sollecitudine
di alcuni papi era d’iucoraggiare |i principi a inferocire sempre più contro i fedeli confessori di
Gesù Cristo, promettendo, in suo nome, la beatitudine del cielo, e tanto maggiore quanto maggiore sarebbe stata la crudeltà loro. E pur troppo
questo orribile sentimento non è estinto, ma soffocato dalla cresciuta civiltà, e gli atti barbarici
che succedono ora nella Cocincina a danno dei
missionari cattolici-romani verrebbero dai clericali eseguiti oggidì cou tripudio contro gli evangelici, se i tempi corressero a loro propizii. Nè
credasi, perchè i tempi souo invece favorevoli a
noi che vogliamo, quasi per ispirito di vendetta
tolgalo Iddio !), rallegrarci pei mali che soffron
1 nostri fratelli romani nella Cocincina : no, anzi
narriamo con dolore i particolari seguenti, ed
innalziamo fervide preci al Signore delle mise
ricordie a prò di quei ctistiani. — La chiesa dei
papi ha da gran tempo nella Cocincina una missione che diede già molte vittime uel catalogo
de’ martiri cristiani. Alla fine dell’anno scorso
un nuovo editto di persecuzione fu pubblicato
dal re Tu-Due : eccone, secondo il Moniteur, le
principali disposizioni: « I mandarini cristiani
della capitale e delle provincie dovranno apostatare ; i priijai nello spazio di un mese, i secondi
entro tre mesi ; in caso diverso perderanno la
dignità loro, e se tuttavia non si emendano, li
si punirà come il popolo. — I soldati e il popolo
dovranno apostatare e calpestare la croce nello
spazio di sei mesi ; altrimenti verranno puniti
severamente. — I missionarii europei saranno
decapitati, e le teste loro esposte per tre giorni,
e poscia i corpi gettati nel mare : si daranno 300
taels a coloro che li consegneranno. — I preti
indigeni e gli allievi degli Europei si decapiteranno anch’essi, e chi li darà in mano percepirà
100 taels. — Gli allievi dei preti indigeni saranno condannati all’esilio nelle isole lontane.
— Ordine di bruciare! templi, le case di riunione
e di distribuire al popolo il riso che si trova
nelle comunità. — Tutti i mandarini delie provincie, dai più piccoli ai più grandi, saranno puniti severamente se non eseguiranno i detti comandi. — Il capo del cantone e il sindaco nel
cui villaggio verrà preso un Europeo si punirà
colla morte ».
Questo terribile editto non fu pubblicato che
due mesi dopo la sanzione data dal re Tu-Due »
Stati-Uniti. — Ecco un nuovo e assai cospicuo esempio di liberalità cristiana che ci è dato
anoora da uno dei figli di quella nobil terra.
Nel 1807 un giovane per nome Amos Lawrence
giungeva a Boston possessore di una somma di
20 dollari (100 fr.) che era tutto il suo avere. Con
questo tenue capitale egli intraprese |un commercio che, mediante molt'ordine, attività ed
economia prosperò siffattamente da fare in breve
annoverare il signor Lawrence fra i negozianti
più ragguardevoli di Boston. In questa posizione
le sue larghezze, sebben fatte sempre colla massima modestia, gli procacciarono ja fama di un
cristiano al tutto caritatevole; ma non si sapeva fino a quale segno fosse meritata una tale
fama. Ultimamente la sua famiglia ha trovato lin
suo giornale privato nel quale dal 1839 il signor
Lawrence avea consegnati tutti gli avvenimenti
così grandi come piccoli che lo concernevano ;
ed ei risulta da questo documento che da quell’anno 1839 fino alla sua morte avvenuta nel 1852,
vale a dire nello spazio di 23 anni, egli avea largito, a prò di opere religiose o di beneficenza,
sia in danaro sia in mercanzia, la somma di dollari 639.000[circa tre milioni e dugento mila lire)
ciò che ascende ad una media di oltre 139,000
fr. all’anno. Non si sa quello che il pio negoziante avesse potuto dare prima del 1839; ma
dallo spirito di cui era animato, egli diventa più
che probabile che la cifra totale delle sue larghezze oltrepassò i tre milioni e mezzo di lire,
senza parlare delle somme ragguardevoli ch’egli
destinò morendo a varii oggetti di questa natura.
BOLLETTLXO POLITICO.
— E già stato consegnato dal sig. Carmagnola
al Comitato centrale per un ricordo alle nostre
truppe in Crimea il decimo elenco, il cui totale
ascende a lire 74,017 70. Si prepara già l’uudeciino elenco.
— Il banchiere Giuseppe Vitta di Casale, israelita, fece un’oblazione di lire 20,000 per le no
stre prodi truppe di Crimea. S. M. il Re lo decorò del titolo di barone, trasmessibile alla sua
famiglia.
— Le vantaggiose condizioni fatte dalla com3agnia inglese per la colonizzazione dell’Austraia hanno determinato un gran numero di famiglie del Genovesato ad offrirsi agli agenti della
suddetta compagnia. Gli artieri, i coltivatori e
più d’ogni altro i minatori sono ricercati a preferenza ed hanno maggiori vantaggi. Le condizioni a un dipresso sono le seguenti :
L'emigrante si obbliga pel corso di due anni
di lavorare per conto della compagnia : questa
gli accorda il passaggio gratuito sino alla destinazione, e giunto ch’egli è nella colonia riceve
vitto e un assegno dai 50 ai 60 franchi mensili.
Nei tempi che corrono di crisi terribile, con
i un orizzonte assai fosco, l’invito della compagnia inglese fu riguardato da molte povere famiglie come cosa provvidenziale.
— Leggesi nella Presse :
La questione diplomatica sollevatasi tra il Piemonte e la corte di Toscana, a proposito della
scelta di un applicato alla legazione sarda a Firenze, nou è aneora aggiustata.
Il governo Sardo vuole che il signor Casati
ritorni a Firenze, non fosse che per poco tempo,
e vi sia officialmente ricevuto, come attaché, acconsentendo del resto, ottenuta questa soddisfazione, a dargli un’altra destinazione.
— I cattolici carlisti della Catalogna sono stati
rotti presso Morguefa.
I cahecillas Poful e Ferrer sono rimasti morti,
e Rengos e Lerides furono fatti prigionieri. Ventisei insorti, compresi alcuni tonsurati, sono stati
fucilati.
— Il governo spagnuolo per farla finita coi
cattolici carlisti ha ordinata una leva generale di
tutti gli abitanti dei villaggi delle montagne della
Catalogna. Ogni località nella quale sarà preso
un carlista morto o vivo, avrà il diritto di fare
esentare uno dei suoi abitanti dal servizio militare.
— h’Express di Londra pretende che 10 mila
soldati francesi siano a bordo della squadra partita di questi giorni da Kamiesch, e che i punti
minacciati siano Kinburii ed Ostchakoif.
Questi due punti difendono l’entrata della
baia, in fondo della quale si trovano Kherson,
il centro degli approvvigionamenti dell’armata
di Crimea, e Nico ajeff, l’arsenale di costruzione
della marina russa.
La Gazzetta delle Poste soggiunge che malgrado un distaccamento della flotta siasi già presentato davanti ad Ostchakoff, il principale sforzo
in questo momento è diretto contro Odessa.
— Lord Redcliffe riferisce : II' 22 settembre i
Russi sono stati respinti da Kars con perdita di
2,500 morti e 5,000 feriti.
I Turchi ebbero 709 morti.
Parigi, 16 ottobre.
È giunta la relazione ragguagliata del maresciallo Pelissier intorno al combattimento del
giorno 29, in cui il generale Allonviile, secondato da Acmet-Bascià, respinse a molta distanza
i Russi che circondavano Eupatoria, e minacciò
la linea di comunicazione da Simferopoli a Pe-rekop, portando via sei cannoni, dodici cassoni
col loro traino e 230 cavalli.
tiiroHHo Itoucnlco «erenle.
AVVISO IMPORTANTE
Une veiite en faveur des Missions el
de la Sociélé de coiilure pour les pauvres aura lien, Dieu aidanl, à la Tour
daiis le couraiit du mois proclialn. Les
personnes cliarilables sout iiislarameiit
priées d’y conlribuer généreuseraent;
elies pouront adresser leurs dons, jusqu’au 12 novembre, au plus lard, à Turili chez M. le pasteur Meille, el à la
Tour, cliez L*e Malan à la 1^« Cure.