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EioliouSca Vallasse
(Torino)
TORRS PSLLICS
DELLE VALLI VALDESI
Quindicina!a
deila Chiesa Valdese
"Gettate lungi da voi tutte le'jvostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXil — Nutn. 5
Una copia La 20
ABBONAMENTI
f Eco: L. 600 per l’interno Eco « La Luce; L. 1000 per l’inlerno | Spedii, abb. postale II Gruppo
\
L. liiOO per Testerò
L. 1600 per l’estero ¡Cambio d’indirizzo Lire 30,
TORRE PELUCE — 29 Febbraio 1952
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-175-57
Il diritto del Signore
Giovanni 21, 15
Te lo ricordi il giorno in cui per
la prima volta Egli ti si rivelò, chiamandoti dalle tenebre di una vita di
errori e di smarrimenti agli splendori del suo Vangelo? quando Egli venne a te dicendoti: « Io sono la luce del
mondo; io sono la via, la verità, la
vita » e ti additò il sentiero che a Dio
conduce? Lo ricordi il giorno ch’Ei
venne, ti si appressò e ti disse: «Tu
seguitami » e tu lo seguitasti, ed Egli
ti aperse i tesori della sua sapienza
e della sua bontà; e nell’ascoltare
quei divini insegnamenti un nuovo
fulgido orizzonte ti si delineò dinnanzi? Dall’alto discesero neiTanima tua i raggi di una nuova vivid»
luce; l’anima tua cibandosi di cibo
celeste, rinacque a vita novella ed a
contatto con Gesù, con quella vita
pura, tutta bontà, dedizione, amore
e sacrificio, anche tu, come Pietro,
esclamasti: « Tu sei il Cristo, il Figlinolo dell’Iddio vivente! » ed ánche
a te Egli disse: « Te beato, perchè
questo non ti è stato rivelato da carne e sangue ».
Tel ricordi quando eri quaggiù
come pecora errante, senza guida, ed
Egli il buon pastore venne in cerca
di te, chiamandoti pel tuo nome finché ti trovò, e lieto ti tolse in ispalla
e ti portò all’ovile; e Vindomani ti
fece uscire per condurti a verdeggianti paschi, per abbeverarti alla fonis
d’acqua viva? E dopo tutto ciò, dimmi, non ha Egli il diritto di presentarsi a te e dirti come a Pietro:
« M’ami tu? ».
Ti ricordi il giorno che ti sopraggiunse queir afflizione, quel giorno
in cui ranirna tua era angosciata per
amare delusioni patite e la vita ti
pareva dura assai... Ed Egli, l’Amico
vero, ti vide nel tuo dolore, ti vida
aggravato e si avvicinò a te per dar
riposo all’anima tua, e dipoi continuò a benedirti come la pupilla dell’occhio suo in mezzo alle molte tentazioni ed ai pericoli che ti circondano? E dopo tutto ciò, non ha Egli il
diritto di presentarsi e chiederti come a Pietro: « M’ami tu?'^.
Lo ricordi quel giorno in cui la
coscienza ti accusava; eri oppresso
dal peso, delle tue colpe; sul tuo capo
vedevi pendere minacciosa la spada
del meritato castigo; pentito ed accasciato ti appressasti a Lui implorando perdono ed Egli amorevolmente ti ridonò la pace del cuore dicendoti: « I tuoi peccati sono rimessi ».
Ed allora, dimmi, non ha Egli il
diritto di presentarsi e chiederti come
a Pietro: « M’ami tu? ».
E tu, come rispondesti? Ah quante
volte purtroppo hai risposto con l’indifferenza, con l’ingratitudine, con
l’oblìo, col preoccuparti più di te
stesso che di Lui, col pensare più al
mondo che a Lui, col negargli il tuo
affetto, col tenere il tuo sguardo fis.so alle cose che un giorno ti saranno
tolte, anziché volgerlo a quei beni
eterni che nessuno poò rapire! E chi
lo sa? forse un giorno, circondato da
nemici suoi, e intimidito, come Pietro, lo rinnegasti dicendo: « Io non
lo conosco », rendendo vieppiù amaro l’amaro calice delle sue sofferenze. Eppure, ad onta di tutto ciò.
Colui che odia il peccato ma ama il
peccatore. Colui che è il tuo migliore Amico e sa compatire le tue debolezze se ne viene a te; e poiché Egli
vuole che tu gli appartenga. Egli che
per te ha dato la sua vita. Egli ti ri
volge ripetutamente, come a Pietro,
la domanda: « M’ami tu? ».
Alt come potresti tu, come vorresti
tu, ancora rimanere indifferente?
Di fronte a tanto umore non senti il
tuo cuore commuoversi? E senza
quell’amore che cosa potresti tu
sperare nella vita? Qual forza ti
rimane per sostenere, la lotta contro
il multiforme nemico ed ottenere la
vittoria finale? Solo quell’amore ti
potrà sostenere e confortare, dandoti gioia e pace, alimentando in te
la fiamma della fede, della speranza
e della carità. Quindi, poiché Egli ti
chiede: « M’ami tu? », poiché Egli
ha diritto al tuo amore, rispondigli
come Pietro:« Signore tu conosci
ogni cosa; tu sai ch’io t’amo ».
Davide Pons
Gesù ci ha detto di prendere su di noi
il suo giogo. Quanti di noi, invece, lo calpestano, andando alla perdizione, credendo di saperla più lunga di lui.
Una dolorosa
prova ha colpito
la famiglia delle
nostre diaconesse: Suor Margherita Grill è morta a
Pomaretto il 14 corr. Ha terminato la
sua operosa giornata terrena in quell’ospedale di Pomeiretto, dove da oltre vent’anni profondeva tutta la sua
instancabile attività. Da un corpo
fragile che aveva sperimentato i morsi del dolore in una sofferenza che
non aveva mai potuto soffocare la
integrità della sua totale consacrazione al servizio degli altri sofferenti, lo spirito di suor Margherita ha
testimoniato della sua fedeltà al MaeS'tro. La vita di una diaconessa non
offre molti dati per la cronaca, da
un punto di vista umano. Quando si
sia ricordato che suor Margherita è
nata a Proli, da una famiglia che ha
dato alla Chiesa un altro fedele ser^
nitore, suo fratello il pastore P. Griglio; che essa volle consacrarsi in modo totale al Signore, e fu diaconessa;
che i nostri Istituti la conobbero
suora fedele; si è detto tutto... e non
Suor
Margheriia Grill
si è detto nulla!
Perchè non si
può dire nulla di
una sofferenza
che si purifica nel servizio della sofferenza altrui; non per dimenticare, ma
perchè si è personalmente compreso.
Perché è difficile dire, come si conviene, di quell’attività quotidiana
che. non conosce soste, fatta di tante
cose umili e grandi, che sono la giornata di una diaconessa.
Suor Margherita ha combattuto il
buon combattimento ed in quest’ora
di prova, c’inchiniamo reverenti alla sua memoria, mentre diciamo ai
suoi familiari la nostra simpatia cristiana ed alle diaconesse la nostra
profonda riconoscenza.
Il rito funebre si è svolto a Pomaretto il 16 corr. alle ore 10. I pastori
Luigi Marauda, già direttore della
Casa delle Diaconesse, i pastori V.
Sommani e L. Naso lo hanno presieduto, davanti ad una numerosa assemblea che ha voluto manifestare la
sua riconoscenza al ministero di suor
Margherita.
La minaccia de! totalitarismo
In queste ultime settimane è avvenuto un fatto che, apparentemente
può sembrare di ordinaria amministrazione ma che può invece avere
conseguenze molto importanti e forse anche molto gravi per la vita politica Italiana in genere e per le comunità acattoliche in particolare: il
professor Gedda fino a poco tempo
fa vicepresidente della Azione Cattolica, è stato nominato presidente di
questa associazione che raggruppa i
cattolici laici e li pone alle dirette
dipendenze della Chiesa.
La cosa — dicevamo — può apparire di ordinaria amministrazione:
si tratta di un vicepresidente di una
associazione che, a seguito della destinazione ad altro incarico del suo
predecessore, diventa presidente della associazione stessa.
In realtà le cose stanno diversamente: il prof. Gedda, la cui buona
fede e le cui capacità organizzative
non mettiamo qui in discussione, è
sempre stato tenace assertore del più
spinto totalitarismo cattolico: in altre parole, secondo lui. il cattolicesimo 'romano deve uscire dalla sfera
puramente religiosa per venire a ispirare e controllare tutta la vita
dello Stato e conseguentemente dei
cittadini, nel campo della cultura,
dell’economia, delle finanze, della
politica interna ed estera ecc. La intransigenza e il programma totalitario del prof. Gedda erano noti da
tempo: ma fino ad ora era stato volutamente tenuto in seconda posizione perchè la Chiesa romana riteneva di poter condurre la sua lotta
sul piano politico contro il comunismo e in genere contro le organizzazioni acattoliche, senza troppo scoprirsi.
Come è noto la Chiesa si vale in
questo momento per la sua azione
politica di tre elementi fondamentali: I) le gerarchie ecclesiastiche; 2)
l’Azione Cattolica che, come abbiamo detto, è una associazione laica
ma operante nell’ambito della Chiesa; -3) la Democrazia Cristiana, partito politico teoricamente autonomo
rispetto alla Chiesa.
Fino a questi ultimi tempi la forza della Democrazia Cristiana sembrava sufficiente e la Chiesa ufficialmente non interveniva nell’arengo
politico se non saltuariamente, limitandosi a manovrare attraverso gli
uomini del partito, al difuori di organismi troppo dichiaratamente confessionali. Ma da qualche tempo a,
questa parte, sia per l'usura della
azione di governo, sia per motivi più
complessi, che non abbiamo qui, per
esigenze di spazio, la possibilità di
analizzare, l’apparato della Democrazia Cristiana ha cominciato a
scricchiolare. Allora la Chiesa ha
fatto avanzare le sue riserve: il Pontefice stesso è intervenuto con un discorso auspicante un rinnovamento
« cristiano », cioè ancora nella sfera
religiosa. Ma non è difficile comprendere che per il Papa il rinnovamento (c cristiano » deve concretarsi « cattolicamente » anche nel
campo politico ed economico.
Il prof. Gedda fino ad ora tenuto
a freno, ha avuto via libera e la sua
nomina a presidente dell’Azione Cattolica è il segno di un profondo mutamento nella linea tattica seguita
dalla Chiesa. Appena investito della
nuova carica il prof. Gedda ha proclamato una nuova crociata cc cristiana » per la quale il totalitarismo cattolico dovrà dominare tutte le manifestazioni della vita singolare e collettiva della Nazione, dovrà controllare i Ministeri , le officine, le scuole, le case, la vita delle famiglie, le
coscienze, e non ha esitato a parlare
di « ribellione protestante che ha
portato molto in basso taluni popoli ».
E Padre Lombardi dalla Radio
Vaticana ha messo tutti in fascio
definen Ioli nemici della Chiesa comunisti, liberali, protestanti , che
naturalmente, in
vanno combattuti,
ha detto tra l’altro che, dato che hanno una storia ormai di alcuni secoli,
sarà più difficile estirparli. Evidentemente a Padre Lombardi rincresce
' che non sia stato a suo tempo possibile distruggere integralmente il
quanto nemici.
Per i Protestanti
protestantesimo così come furono
distrutte nel sangue le colonie Valdesi della Calabria nel XVI secolo.
Non possiamo qui affrontare il
problema, peraltro di eccezionale importanza, dell’atteggiamento che le
Chiese Cristiane in generale devono
assumere di fronte alla situ.azicne
politica e sociale tragicamente grave del mondo attuale che, appena
uscito da una guerra sanguinosa, sembra andare alla deriva sotto la incombente minaccia di una nuova e più
tremenda prova: ci limitiamo a constatare, senza entrare nel merito della questione, che la Chiesa Cattolica
si è posta apertamente sul piano
della lotta politica e che questa bitta condotta con tutti i mezzi e con
estrema decisione, porta a un irrigidimento di posizioni e a una pericolosa intolleranza anche nei confronti di noi Valdesi, ancorché non
direttamente chiamati in causa, come
tali, nella lotta che la CHIESA
CONDUCE contro il comuniSmo.
Non è forse il caso, per il momento, di drammatizzare: però è necessario seguire con molta attenzione
gli sviluppi di queste iniziative della
Chiesa, iniziative che hanno sollevato vivacissime polemiche anche sui
giornali politici e hanno suscitato le
più aspre critiche da parte di molti
ambienti cattolici, ma non supinamente clericali.
Proprio in questi giorni noi Vaidesi abbiamo celebrato per la 104“
volta l’anniversario della Emancipazione: ma questo non ci autorizza
a vivere oggi completamente fiduciosi. La civiltà attuale che compie
meravigliosi progressi nel campo del- la tecnica, sembra andare a ritroso
nel campo della tolleranza e del rispetto per le altrui convinzioni e necessità: oggi più che mai dobbiamo
essere vigilanti e pronti ad affermare
e, se necessario, a difendere con tutte
le nostre forze, il supremo bene della
libertà che i nostri Padri hanno conquistato in lunghi secoli di asperrima lotta.
Gustavo Ribet
Après la fête
Encore une fois, nos drapeaux ont
flotté au vent, et nos joyeux falos ont
été allumés; le tambour a roulé, les
cocardes ont fleuri aux boutonnières
et on a pôrté de chaleureux toasts. La
joie, enfin, a été débordante et tout
cela s’est bien passé.
Il n y a pas de doute : Nos montagnes n abritent pas des oublieux !
Tout de même, maintenant, réfléchissons un instant. Nous avons abondamm^ent exhumé de notre histoire
les faits et gestes de nos pères, avec,
peut-etre, une mal dissimulée satisfaction, comme si nous, leurs enfants,
avions quelque mérite dans leur fidélité et leur bravoure. Cela est humain
et chatouille pas mal notre amour
propre. Après tout, quel mal y a-t-il
à ce que nous soyons fiers de nos pères
et vivions un peu à l’ombre de leur
renommée? Les pygmées ne peuventils pas évoquer les géants ? — Evidemment, il n’y a pas de mal là, si, dans
1 exhaltation de ce passé glorieux, nous
ne fermons pas les yeux sur nos misères, si ce regard en arrière ne nous
empêche pas de nous voir tels que
nous sommes présentement. C’est ici
le point délicat sur lequel il n’est pas
permis de glisser à la légère.
Et que notre situation religieuse ne
soit pas des plus brillantes, c’est un
fait malheureusement indéniable. Année après année, nous assistons à un
graduel abaissement de nos valeurs
spirituelles à tel point que nous voilà
au meme niveau du monde qui nous
entoure dont liien des Vaudois ont
adopté la morale relâchée et négative.
Plus d’éléments distinctifs, désormais, si ce n’est dans quelques rares
et louables exceptions.
Le fait est qu’il est bien loin le
temps, où l’auteur de la Noble Leyczon pouvait dire des anciens Vaudois :
...« nos 0 poen ver
« Que .si n’i a alcun bon que ame e terne Gesu Grist,
« Que non volha maudire ni jurar, ni
mentir,
« Ni avoutrar, ni ancir, ni penre de
ï’autray,
« Ni venfar se de li ses enemis,
« 1 dien qu’es Vaudes e degne de mûrir » (1),
Bien loin aussi celui où l’inquisiteur de Passau pouvait témoigner, à
leur égard : « On peut le’s reconnaître
à leurs habitudes et à leurs discours...
Réglés, modestes, ils évitent le luxe...
Ils sont chastes, sobres, ne fréquentent pas les cabarets, ni les bals parcequ’ils n’aiment pas de semblables frivolités. Ils ont horreur de la médisance et du mensonge ».
Pourquoi, aujourd'hui, y a-t-il tant
d’ombres au tableau? Eien, pourtant,
ne semble manquer au développement
du plan de Dieu à l’égard de notre
peuple. Nous avons une organisation
ecclésiastique excellente, des établissements d’instruction pour notre jeunesse, des orphelinats pour nos orphelins, des asiles pour nos vieillards, des
hôpitaux pour nos malades. Nous avons tout cela, et en abondance; mais,
encore une fois, que nous manque-til? Pourquoi ce piétinement sur place,
cette stérilité de nos efforts?
Ecoutez. Il nous manque du feu,
du feu sacré. Nous ressemblons énormément à ces panoplies qu’on peut
voir dans certains de nos musées d’histoire et qui représentent l’armure
complète des héros, antiques : Cuirasse, bouclier, casque, rien ne manque,
si ce n’est le guerrier qui a revêtu, jadis, cette armure. Vous vous appro-
2
2 —
L’ECO D^LLK VALU VALDESI
chez d’elles avec un petit frisson, ne fallait-il pas nous les répéter le lenmais c’est tout. demain de notre plus belle fête, afin
La panoplie est inerte et inofïensi- qu’elle ne soit pas une vaine glorification du passé, un hypocrite vernis
pour cacher notre pauvreté spirituelle, un acte de paresse pour apaiser notre conscience coupable, mais un retour sérieux sur nous-mêmes, un personnel « mea culpa » qui nous pousse
à l’humiliation et à un témoignage
plus vivant de notre foi.
Ce sera là,, à n’en pas douter, la
meilleure manière de se réjouir pleinement dans le Seigneur 1
ve I
\ Trop de chrétiens lui ressemblent !
Ils ont une armure rutilante peutêtre, mais l’âme n'est pas là pour i’aninier. Il n’est question que d’ossements desséchés, battus par le vent
d’un conformisme trop mondain et
pas du tout apte à la lutte et à la victoire.
Leur sel a, depuis longtemps, perdu sa saveur. Leur lumière s’éteint
sous le boisseau. Et comme l’individu, les Eglises, notre Eglise ! Le feu
sacré qui faisait dire à St. Paul ;
« Malheur à moi si je n’évangélise »,
qui poussait les Barbes du Moyen
Age sur les routes d’Italie, ce feu sacré qui appelle et consacre les apôtres,
ne brûle plus dans les coeurs. — Il
est éteint, ou presque et les falos qui
ont brillé, la veille du 17 Février, s’ils
ont témoigné que nous sommes toujours là, ne suffisent pas à éclairer la
route et à conduire à la victoire l’Israël des Alpes.
* * *
Voilà, somme toute, des choses assez dures à dire et à entendre, mais
ALBERI SOVVERSIVI!
Enrico Tron.
(1) A l’intention de nos lecteurs, voici
la traduction du morceau tiré de la Nobla
Leyczon. petit poème Ju XIII siècle, dont
la langue, un mélange de provençal, français, piémontais et italien, était parlée par
nos ancêtres:
« ...Nous pouvons voir que, s’il y a quelqu’un de bon qui aime et craigne Jésus,*
Christ, qui veut ni médire, ni jurer, ni
mentir, ni commettre des injustices, ni se
livrer à la dissolution, ni prendre ce qui
appartient à autrui, ni se venger de ses ennemis, ont dit que c’est un Vaudois et
qu’il est digne de mourir ».
I Valdesi in Puglia
L’anno passato, nella vigilia di'
iNatale, giungendo a Brescia, tardi
nella notte, ua un giro missionario
ueila vasta diaspora, fummo colpiti
da uno ^ettacoio straordinario.
Wel centro del piazzale Koma, a
poca distanza dalla Stazione, appariva un grande Albero di iNatale illuminato da mille lampadine. iNella
piazza oscura e annebbiata, quell’albero luminoso faceva un’impressione straordinaria; sembrava quasi un
fenomeno sovrannaturale, una manifestazione di un mondo superiore...
Quest’anno il fantastico Albero
non è più comparso ad allietare la
città. Ci siamo informati presso a
persona che è addentro alle segrete
cose, della ragione della sparizione.
Ci è stato risposto che la domanda
presentata da un noto floricultore
per essere autorizzato ad accender
l’Albero, era stata « ignorata » dalle Autorità cittadine le quali, manifestamente, non gradivano il commovente spettacolo.
Al posto dell’Albero di Natale è stro popolo comprende ed ama
Più che di Chiese nel senso completo ed ecclesiastico della parola, sarebbe meglio parlare di pattuglie di punta. Qui l’Evangelico è un eterno combattente... circondato coni’è, da una
massa di apatici o di, bigotti la sua vi
elericale contro i bimbi, pure esonerati dairinsegiiamento cattolico, ai dispetti dei vicini, alle calunnie. Il giovane neofita che mi si butta al colld
come i vecchi fratelli in quest’altra
Comunità, ove è d’abitudine il bacio
stata invece offerta alla cittadinanza
la visione di un complicato presepio nell’antico e caratteristico Duomo. Ma ci risulta che, in molti, è
rimasto il rimpianto del mistico Albero splendente, per tutti, nella notte.
★
Già nel periodo in cui dominava
il Fascismo era stata iniziata una
ta, come libertà di esistere, se la deve d’apostolica tradizione, mi attira per serrata campagna contro all’Albero
...... " di Natale. Si parlava dell’Alberò
come di un simbolo estero contro
cui insorgeva lo spirito latino: si
parlava di patrimonio forestale gravemente compromesso dal taglio di
tanti teneri abeti: e non si permetteva ai competenti di fare osservare
che parlare di danno ai patrimonio
forestale era una esagerazione ed un'
pretesto perchè una parte di quelle
poche centinaia di migliaia di Alberi di Natale era fornita dalle punte
degli alberi tagliati con l’autorizzaci
zione delle auloidtà forestali: un’altra parte proveniva dalle montagne
dove era, d’altro lato, necessario diradare le piante che crescevano troppo fitte, in modo da permettere loro
di svilupparsi; e che, di fronte ai
conquistare con l’aiuto di Dio giorno
per g’orno lottando. E dovrebbe trovare nel proprio gruppo quello spirito agonico atto ad alimentare la sua fede.
Ma purtroppo cosi, sempre non è; le
nostre vecchie Chiese si trascinano dietro molta gente che si è come seduta
e non intende più il senso di quella lotta. Seno i figli degli evangelici, sono
i vecchi, gente brava d’altra parte, che
vagheggia una Chiesa ben costituita
che non fu e che non potrà mai essere,
ed attende, attende tutto dal di fuori
e dagli altri, sempre mal contenti perchè l’Amministrazione della Chiesa
non fa questo e non fa quest’altro,
non fa un’opera sociale, non invia un
Pastore più dinamico (e dov’è il Pastore ideale ?).
Per fortuna la piccola o grande Comunità riceve continuamente nuova
linfa dai convertiti per i quali la stessa esistenza del gruppo è la più grande realtà, tale da riempire tutte le loro
esigenze : essi hanno finalmente una
fratellanza e tanto basta. Peccato che
non sono così numerosi da imporsi ai
vecchi e che i vecchi non siano sempre capaci d’intenderli. E questa è la
crisi che travaglia i nostri gruppi : essi
non si rassegnano ad essere quello che
devono essere, almeno al momento,
soltanto delle pattuglie.
Ho incontrato alcuni di questi nuovi convertiti che mi hanno indotto ad
alcune riflessioni che vorrei giungessero agli isolati, ai gruppi visitati ogni
tanto, alle Chiese ben costituite, chè
tutti, in fin dei conti, siamo in questo
immenso Tavoliere come delle pattuglie nel grande quadro d’ questa nostra opera di penetrazione.
* * *
« Come ha conosciuto l’Evangelo »
dico ad un uomo sulla quarantina, che
ho notato fra gli uditori più attenti
nella campagna di risveglio.
« Veda; io da anni sapevo chi eravate ma era il mio cuore che resisteva...
poi sono venute le prove, sono un muratore, una volta caddi da un’impalcatura (gli occhiali che porta sono la
conseguenza di quella caduta), mi so.no convinto che l’uomo non è padrone
di nulla, ora veramente mi sembra di
vivere, ora che mi lascio guidare. Nella predicazione e nella lettura della
Bibbia trovo il pane della mia vita »
e conclude : « l’Evangelo è vero perchè trasforma. Dio mi ha trasformato ». Tre cose sono chiare in questa
testimonianza. La prima ; Dio chiama.
La seconda : E’ il cuore che resiste.
La terza : Quando Colui che picchia
entra, entra una nuova vita. Non siamo dunque soli a combattere la battaglia della fede : Dio combatte con noi,
anche se sposso ci sembra che siamo
voci perdute nel deserto, e questo deve incoraggiarci non poco.
La vita nella pattuglia è ben dura.
Si va dall’ostruzionismo della maestra
il suo sguardo intelligente e vivace e
m’induce a fargli delle domande. Egli
è venuto in bicicletta dalla lontana
masseria.
« Siete in molti voi evangelici? ».
« Era dieci famiglie sono io solo
a conoscere l’Evangelo, io è* la mia
famigliuola, ma sono riuscito a far leggere i Culti radio trasmessi al padrone,
che mi ha dato le terre in fitto; prima
era alquanto restio, ora me li chiede
lui per primo, ed è giunto anche a
chiedermi dei libri che assai volentieri
gli passo ».
« E gli altri nella bonifica? ».
« Gli altri ora ascoltano, ora ti pugnalano alle spalle » e mi racconta :
« L’altro giorno la polizia ha fatto irruzione a casa mia, mia moglie si è
spaventata, io ero ai campi. Quando
elementi fantastici acquistino un valore nella loro mente. Provate a dire a qualche costruttore di presepi
c:he tutti quei santi mcdioevali collocati attorno alla culla sono un nonsenso storico; e che non risulta nel
racconto biblico che ci fossero asini
e buoi nella piccola stalla di Betlemme ! ! Sarete accusati per lo meno di eresia.
D’altro canto una religiosità più
evoluta che non si fermi solo ai dettagli materiali ma che cerchi d’innalzarsi alla visione celeste della venuta sulla terra di Colui che doveva
essere il Salvatore degli uomini, non
potrà lasciarsi assorbir«; da un presepio ma cercherà un simbolo più
spirituale, più mistico, del Natale.
Noi non sappiamo quale sia stata,
storicamente, l'origine del simbolo
dell’Albero di Natale: ma noi comprendiamo che le persone più spirituali trovino nell’Albero splendente,
un simbolo che meglio risponde alla spiritualità della loro fede: in
quelle luci tremolanti, in quella visione risplendente, essi trovano un
simbolo che ha qualcosa di mistico,
di spirituale che eleva l’anima che
commuove il cuore, e die meglio risponde ài loro sentimento. Quell’albero luminoso parla di gioia, di festa, di luee. Accanto all’Albero vien
fatto naturalmente di cantare le lodi
del Signore e la sua gloria. Le fi, , gurine spesso ridicole del presepio
Alla base della celebrazione del mentre che l’Ai
Natale, col simbolo dei presepio o luminoso, mistico, parla alla
con quello dell’Albero splendente, nostra anima di Colui che ha detto:
c’è in realtà una caus.ale spirituale sono la luce del mondol »
determinata da una profonda diver- rincresce per i negozianti di
sita religiosa. statuette per i presepi: ma noi pre
tina religiosità materiata di forme, vediamo che il simbolo dell’Albero
esteriori, di tradizioni poeo illumi- già fatalmente destinato a diventar
nate e di dettagli materiali spesso sempre più popolare anche in Itasuperstiziosi e niente affatto storici, jia, dove molti stanchi della crescentroverà nel presepio un campo assai te materializzazione della religione
gradito per manifestarsi. Tutti quei cristiana, si sentono, per contra.sto,
dettagli materiali che non trovano attirati da tutto ciò che parla al cuo
rappresentavano una così minima
proporzione da poter essere trascurata.
Lo strano si è che quest’anno, nelle vicinanze del Natale, c è chi ha
creduto bene di tornare a far echeggiare nella stampa italiana, i vecchi
motivi contro agli Alberi di Natale,
rispolverando le circolari fasciste di
Starace e Co. ed i loro ridicoli argomenti. Ed è strano che le Autorità di varie città abbian creduto bene di finger di trovar convincenti
quelle vecchie musichette.... Segni
dei tempi?
Noi non siamo stupiti che i negozianti di figurine e statuette per i
presepi, cerchino di contrastare allo
sviluppo della popolarità che l’Albero di Natale sta conquistando in
Italia. Ma riesce difficile capire che
Autorità civili o religiose si sentano
in dovere di ricominciare a contrastare ad un simbolo cosi bello e cosi
commovente. La cosa ci interessa più
che altro come problema psicologico; perchè, alTatto pratico, il nor,i.nr>1n entrmrende ed ama l’Al
bero di Natale e sempre più lo va
introducendo nelle sue case, con o
senza il consenso di chi lo avversa.
Anzi, ci diceva un floricultore, i tentativi di vietarlo non fanno che accrescerne la popolarità!
conferma alcuna nella semplicità dei
racconti biblici: tutta quella ricostruzione a base di fantasia, di un
fatto storico: quel fissare l’attenzione su mille personaggi immaginativi che fanno da corona al fanciullo
divino, piace a chi non si preoccupa della storicità delle cose, ma è abituato a completare gli austeri racconti biblici colla propria sbrigliata
, , . « miliardi di abeti esistenti in Italia, ^ ^ _
giungo, un carabiniere mi dice : Qui }e piante usate per Alberi di Natale fantasia. Anzi accade che spesso gli
c’è il Maresciallo, ma non ti spaven
re od alla mente di una religione
che sia luce, spirito e vita.
Con buona pace di chi continua
banalmente a ripetere che raniìnS^
latina tende naturalmente a tutto
materializzare e non sa concepire
una religione che non sia specialmente forma e rito ed esteriore.
Il che deve ancora essere dimostrato!
Paolo Boslo
tare, una visitina e ce ne andremo».
Vanno in cerca del vino, del vino che
non solo risulta essere stato denunziato al dazio, ma che non esiste più
perchè essendo stato così poco è già
stato consumato dalla famigliuola.
Il Maresciallo intanto ha messo gli
occhi sulla Bibbia... ha capito. Dunque, dice, siete Evangelici. « Speriamo
di esserlo, signor Maresciallo, perchè
lei sa, non si è mai abbastanza cristiani, ma speriamo di diventarlo.
Anzi le devo dire che per questo non
mi sono spaventato come mia moglie
perchè, veda, da questo libro ho appreso che le Autorità sono ministri
di Dio per i malvagi; perciò dobbiamo
pregare per loro ». 11 Maresciallo si
deve essere commosso perchè dice :
« Figlio mio, c’è qualcuno che qui ti
vuol male » e mostra una lettera anonima, aggiungendo : « è per questo
che sto qui; se ti occorresse qualcosa
vienimi a 't'rovara ». Vita dura ma
la testimonianza è verace, quando con
le nostre buone opere, e non solo con,
le parole, siamo in grado di illuminare
gli altri.
♦ J|e *
Le pattuglie sono vive quando quelli che le compongono non sono più'
Del centenario di un Quadro e di altre cose
L’UGONOTTO
Insieme con il centenario della
nascita di fra Girolamo Savonarola
e di fra Paolo Sarpi, quest’anno ci
porta il centenario di un quadro, di
significativo valore artistico ed iconografico, che vale la pena di ricordare.
Ne è autore sir John Eve.rett Millais, inglese. Questo pittore naque
a Southampton l’8 giugno 1829 e
morì a Londra il 1896. Con Ruskin,
altro rinomato artista della scuola
pericolo, essendo questa il riconoscimento dei crociati antiprotestanti.
Ma con delicatezza il giovane ugonotto allontana dal braccio la fascia già
legata, mostrando così che egli non
può in coscienza accettare un segno
che lo faccia scambiare con altri e
che protegga la vita sua a prezzo di
una menzogna.
Il soggetto è significativo: vien
fatto di proporlo alla meditazione di
quanti, in tutti i tempi, sono indot
inglese, egli può considerarsi il capo ti dagli avvenimenti, dalle
circo
dei Preraffaelliti, ossia di quel mò-'
vimente artistico, non soltanto nella
pittura , ma anche nella letteratura,
che ebbe origine con i figli del nostro Gabriele Rossetti 1’« italo Tirteo », il poeta del nostro Risorgimento, innografo e campione, in
esilio, del nostro protestantesimo
italiano. Dante Gabriele e Cristina
Rossetti, suoi figli, lasciarono un’orma durevole, il primo nella storia
degli insoddisfatti che attendono iut- dell’arte inglese, la seconda nella te con un doppio gioco di cui la oro
poesia romantica. Legato da proÌon- coscienza non doveva esser lieta.
to dagli altri, ma vivono in interiorità la loro vita e non si cibano di anticlericalismo vuoto 6 inconcludente,'
ma conoscono la gioia del servizio della
fede onde essere in grado di subireTar
piccole e le grandi ingiustizie.
SI, dobbiamo essere come nelle
pattuglie, per non lasciarci vincere nè dai nemici di fuori, quali : l’apatia e l’incomprensione altrui e tanto meno dai nemici di dentro, vecchio lievito che potrebbe guastare e
compromettere la nostra esistenza di
pattuglia, nel quadro del grande combattimento della fede al quale dobbiamo essere fieri di essere stati chiamati da Dio in questa nostra giornata
di lavoro.
G. E. Castiglione.
da amicizia con Dante Gabriele, il
Millais impersonò ben presto il movimenta, a cui aggiunse nuovo e più
patetico fulgore con le sue opere,
sopratutto ispirate a soggetti storici.
Nel 185.2, esattamente cent’anni
or sono, il Millais dipingeva 1’« Ugonotto », il suo capolavoro, oggi al
Museo del Louvre, a Parigi. Il quadro rappr esenta un giovane « religionario » al tempo delle guerre di re
s
una di esse abbiamo rintracciato
1’« Ugonotto ».
Può forse interessare le breve vicenda seguita nell’identificare il nome dell’autore, che nell’acquafòrte
del Barlow non appare evidente. Avvicinandosi il 17 febbraio, i Valdesi
intensificano la... caccia ai ricordi
storici; e così fu che il sottoscritto
prese conoscenza del capolavoro del
Millais. Ma a chi attribuirlo? Critici d’arte, autorità consolari, amici,
che ringraziamo qui di cuore per la
loro collaborazione, furono interpellati; e come ovvio, si raccolsero pareri discordi. Finalmente, un autentico raggio di sole di questo magnifico febbraio, che illuminò con un
particolare grado di incidenza l’acquafòrte, permise la desiderata
indentificazione.
Il quadro si trova anche riprodotto in un volume pubblicato da Samuele Smiles, nell’ottava edizione
uscita a Londra nel 1905, ed intitoloto (c Gli Ugonotti e le loro Vicen
stanze in cui vengono a trovarsi, a'
sopravvalutare la loro tranquillità ed
a considerare i valori della fede come
suscettibili di qualsiasi accomodamento con la miseria dei tempi. Non
si può non ricordare che, alla vigilia di Cianforan, che risollevò le sorti del Valdismo preriformato, molti
Valdesi erano soliti andare a Messa, i i
sia pure con una previa sequela di de ». Questo Smiles non e altri che
appropriati scongiuri, ma certamen- l’autore deJ celeberrimo vo urne
- . . . g gpj£ fjg]p tradotto in italiano e
pubblicato a Firenze dal Barbera,
col titolo « Chi si aiuta, il ciel Taiuta ». Non sarà discaro alle giovani
generazioni delle nostre comunità
l’apprendere che l’autore di un libro ormai invecchiato, ed indubbiamente superato nel suo spirito dall'ansia e dagli ideali del tempo pre
Per estensione, il monito si rivolge
ai nostri giovani, per ricordare loro
che nessun sentimento, nessuna passione. nessun affetto — anche i piu
legittimi — hanno il diritto di farci
trascurare le esigenze superiori ed
ctcfiic ddld. jede»
Per tornare al quadro diremo che s^nte, aveva scritto con acume e con
esso fu riprodotto dal celebre acquafortista inglese Thomas Oldham
Barlow, nato ad Aldham il 4 agosto
ligione eh s insanguinarono la Francia 1824, morto a Kensington la vigilia
in atto di congedarsi dalla sua fidan- di Natale del 1889. Delle sue acque- •
zata. Me ntre i due sono avvinti in forti, ed in particolare di quella che
un tenere» abbraccio, la giovane, che riproduce il quadro del Millais, e
è cattoli-ca, lenta di allacciare al ancora possibile veder qualche esembraccio del fidanzato una fascia, la piare presso qualche nostra antica
quale va,Trà a salvaguardarlo da ogni famiglia alle Valli. Appunto presso
vasta informazione un lavoro per
noi ben più interessante, dedicato
agli ugonotti, ossia a quei valorosi e
sfortunati testimoni dell’Evangelo
che in Francia per più di due secoli
tennero alta la bandiera della libertà religiosa e deU’indipendenza.
Teodoro Balma
Torino, 10 febbraio 1952
3
L’ECO DELLE VAUI VALDESI
— 5
I tesori del tempio
ih.
A proposito delle reazioni manifestate da più parti alla notizia che dall’America era giunto a Roma per essere benedetto dal Papa un tesoro di
immenso valore, destinato a ornare
una immagine ideila Madonna sarà
forse interessante conoscere l’opinione di qualcuno la cui autorità è indiscussa dalla Chiesa Romana.
Racconta S. Bonaventura: « Unaltro tempo avvenne caso che il luogo di Santa Maria di Porziuncola
venne in tanta povertà e difetto, che
non ci era di poter vivere, nè di sovvenire a’ forestieri che vi passavano.
Onde il vicario di quel luogo andò
a Beato Francesco e dissegli la necessità di quel luogo, e pregava ch’egli consentisse, che potesse lecitamente riserbare delle cose de’ novizi
che vengono all’ordine, alle quali
possano ricorrere i frati, quando accadesse il bisogno; e il beato Fran*
cesco, che sapeva ciò che piaceva a
Dio di questa cosa, sì gli disse: Frate mio carissimo, Dio ci guardi che
noi facciamo per alcuno uomo contro alla regola nostra. Innanzi io voglio che tu spogli Vallare della Vergine Maria, se t’è bisogno, che tu
facci contro la regola nostra e contro al Santo Vangelo che noi avemo
promesso d’osservare; e assai piacerà più alla Vergine Maria che sia
spogliato l'altare suo e osservato il
consiglio del Vangelo, che l'altare
suo sia vestito e trapassato il consiglio e il comandamento del suo figliuolo (Vita di S. Francesco - traduzione del Cavalca).
Siccome Francesco d’Assisi non fu
un teorico, ma un realizzatore, in
qualche circostanza i frati applicarono la sua dottrina e sovvennero alcuni bisognosi con ornamenti tolti
aH’altare. Erano campanelle di argento, si era più modesti, allora.
Naturalmente l’opinione di San
Francesco è oggetto di ammirazione,
ma probabilmente sarebbe accolta
in modo assai diverso se l’esprimesse un qualunque ecclesiastico. Il profeta può permettersi delle libertà
che sono vietate al* levita.
Hi >!i Ht
Ma c’è da considerare un altro ordine d’idee. In ogni tempo ed in
ogni religione la fede ha voluto ornare i suoi tempi in segno di omaggio alla divinità. Salomone profuse
nel tempio i più preziosi materiali
per ospitare l’arca che per tanti secoli era stata custodita in una tenda.
In alcune poverissime regioni dell’India i tempi braminici racchiudono tesori, alquanto polverosi, ma
inestimabili; nel Siam una pagoda
racchiude tra fastose dorature una
statua di Budda ricavata da un solo
gigantesco smeraldo. Vediamo nei
nostri paesi quanti tesori di arte e
di preziosi i secoli hanno accumula
to nei tempi della Cristianità. Gli
stessi Valdesi che fino a Chanforan
non eressero tempi ritenendo che
« Dio non abita in edilizi costruiti
da mano d’uomo » ne eressero subito dopo con quella maggior ricchezza che la loro estrema ristrettezza
consentiva ed in seguito ne costrussero di sempre più degni fino ai più
recenti tempi rappresentativi delle
grandi città che ostentano eleganza
e lusso di materiali di pregio. Ricordo una discussione avuta anni or sono con persona molto in alto nella
nostra gerarchia ecclesiastica; affermavo che si trovava maggiore edificazione e raccoglimento nei rustici
tempi delle nostre alte parrocchie
alpine e nelle squallide sale di riunione di certe nostre comunità del
Sud che non nelle monumentali navate di certi nostri tempi cittadini.
Mi fu rinfacciato di essere retrogrado 8 out-of-date.
Mi si potrà obiettare che tutto ciò
entra molto poco con l’argomentoi
dei gioielli. Risponderò che è tutta
questione di proporzione. La corona di fiori di carta della cappella
francescana e i diamanti della Madonna di Pompei sono espressioni
dello stesso sentimento. I nostri bravi siculo-americani di Brooklyn hanno espresso l’impulso atavico importato oltre oceano con la larghezza di
mezzi che la nuova prosperità consentiva. Essi hanno rivestito la Madonna di quei gioielli che i ricchi ed
i potenti della terra mettono addosso alle proprie donne. C’è in questo
loro gesto qualcosa di commovente
che tutti i ragionamenti utilitari o
umanitari non riescono a cancellare.
Ricordiamo le parole di Gesù al
Convito di Betania con le quali egli
ribatte ripocrit.a e demagogica sollecitudine di Giuda per i poveri
(Giov. 12: 7, 8). A parte ogni sottigliezza di teologi, si ravvisa in queste jiarola l’autorizzazione a consacrare, per onorarlo, delle materie
preziose. Ma che queste offerte non
debbano farci trascurare gli obblighi della solidarietà umana, Gesù lo
dice (in Marco 12: 11-13) con le parole: c( Voi invece, se uno dice a suo
padre e a sua madre: Quello con cui
potrei assistervi è corban (vale a dire offerta a Dio) non gli permsticte
più di far cosa alcuna a prò di suo
padre o di sua madre; annullando,
così la parola di Dio con la tradizione che voi vi siete tramandata ».
Ora non credo che nessuno degli
oblatori per i gioielli della Madonna
di oltreoceano sia venuto meno ai
suoi obblighi familiari per impinguare la sua offerta. Noi corriamo
spesso il rischio di falsare i nostri
giudizi misurando i fatti con un metro inadeguato.
Siamo animati sì da molta carità
e solidarietà verso i nostri fratelli
meno fortunati, ma ahimè, quante
volte questa nostra 'Sollecitudine si
limita a quanto eloquentemente l’apostolo Giacomo dicè nella sua epistola al capitolo 2 versetti 15 e 16?
Se certe dimostrazioni rituali possono sembrare idolatria al nostro sereno calvinismo, ricordiamo che esse, sotto forme meno appariscenti,
si sono introdotte piano piano anche
nei nostri tempi; noi* adorniamo statue o simulacri, ma le pietre e le colonne, come Salomone lece del Tempio ed è molto difficile stabilire fino a qual punto questa ornamentazione sia accettevole a Dio. Io credo
che Egli guardi all’inlenzione, come guardò a Betania, e. perdoni sia
l’eccesso che la manchevolezza. In
epoche, in cui la povertà era in onore, l’offerta poteva essere apprezzata dagli uomini quanto più modesta;
oggi la povertà è deprecata e disprezzata; non più le viole si offrono, ma
le orchidee. E siccome in ogni offerta al Tempio vi è sempre un elemento di vanità soddisfatta, pur con le
più pure intenzioni, bisogna che la
offerta sia tale da riscuotere l’approvazione degli uomini e riesca magari
a a épater le bourgeois ».
M. Eynard
il nostro egredo collaboratore, a commento del nostro articolo su ” I gioielli
della Madonna ", ci ha inviato lo scritto
che volentieri abbiamo pubblicato.
l,a sua voce riflette delle preoccupazioni
che non erano le nostre, nw che completano quanta abbiamo detto. Il nostro articolo, che riportava anche il parere di un
autore cattolico-romano, ha cercato di lasciar da parte ogni spiacevole retorica, per
essere una semplice voce di richiamo alla
spiritualità del culto cristiano, le cui forme esteriori sono talvolta un’offesa alla carità. Il richiamo, s'intende, è valido per
tutti, anche per noi e per i nostri luoghi
di culto. I
Ci consenta però il nostro collaboratore
di affermare che, pur tenendo conto delle
debite proporzioni, non siamo sullo stesso,
piano di coloro i quali hanno fatto benedire i gioielli dal Papa per ornare un quadro della Madonna. Che ci si debba guardare da ogni ipocrisia, sta bene; ma quel
fatto rivela una mentalità che non è la nostra e che non possiamo condividere, per
dei motivi teologici prima di tutto e poi
anche per dei motivi di carattere sociale.
In quanto ai nostri luoghi di culto, è difficile dire, anche pensando a quelli delle
città, che ’’ ostentano eleganza e lusso di
materiali di pregio ”, Essi hanno il minimo necessario richiesto alla dignità di un
tempio evangelico in terra cattolica. Quanto alle altre località, il compianto Ugo
Janni ci accusava di avere il "culto della
stambetga”!
Non è soltanto questione di ” proporzioni”, caro collaboratore, ma di un orientamento di pensiero fondamentalmente diverso. E’ comunque chiaro che c’è un limite nell’uso delle ricchezze come e
La voce delle Comunità
Villor Pellice
La solennità del 17 Febbraio è stata celebrata con fervore da tutta la parrocchia,
lavorita dal fatto che, quest’anno, essa
coincideva con un giorno domenicale.
Alla vigilia un pubblico numeroso si è
raccolto al Sabbione attorno al falò tradizionale per udire le- melodie valdesi suonate dalla nostra Banda comunale, assistete ad una modesta fiaccolata ed ammirare
la bella e gioiosa illuminazione di gran
parte delle case del paese. In seguito, nella sa’a delle Attività, ebbe luogo una prima edizione della recita organizzata dalle
Unioni giovanili.
Domenica mattina, con molte bandiere
spiegate e la banda in testa, il corteo delle
scolaresche percorse le vie del paese per
recarsi al tempio dove, come di consueto,
vennero celebrati il culto e la festa delle
scolaresche. Foltissimo il pubblico per il
quale non bastarono i banchi del tempio e
veramente accurato il programma preparato con amore dai nostri cari insegnanti ai
quali vogliamo ancora, da queste colonne,
inviare un plauso ed un ringraziamento
cordiale. ^
11 pranzo riunì oltre 60 commensali e
s< svolse come sempre in uno spirito l^i
fi aterno cameratismo e di sana allegria. ,
Particolarmente felice la recita serale
rei corso della quale venne riletto, come
sempre, il testo dell'editto Albertino.
11 giorno 14 febbraio abbiamo accompagnato all’estrema dimora, portate a spalle
aall’Assoc. Combattenti insieme ad un lungo corteo di convenuti, le spoglie mortali
del nostro fratello Paolo Chauvie
deceduto all’età di 71 anni al Teynaud dopo breve malattia.
Commovente l'estremo messaggio da lui
ti volto alla sua compagna e sul quale l’assemblea ebbe modo di fare utili riflessioni : Se ho peccato contro al cielo o contro
a: miei simili ne domando ora perdono a
Dio. A te dico la mia/gratitudine perchè
mi hai sempre assistito ed amato. Non
aflliggerli troppo per la mia partenza, il
Signorfe provvederà.
spressionc del sentimento religioso e che
questo limite è stato oltrepassato dagli ilaloamericani di Broklyn. Invece di invogliare tali manifestazioni che, oltre a tutto, non
corrispondono al culto cristiano che Gesù
Cristo additava alla donna Samaritana, la
Chiesa dovrebbe correggerle e purificarle;
avviandole nella direzione della carità che
tanto posto ha nel servizio di Dio; poiché
è chiaro che i gioielli accumulati nei santuari non giovano alla carità dei poveri.
Con ciò, siamo ben lungi dal fare della
retorica, rinchiudendoci in una nostra orgogliosa posizione di sicurezza, come se
la sobrietà dei nostri luoghi di culto dovesse farci dimenticare il sano dovere della solidarietà umana e cristiana.
Ma questo non c’era neppure bisogno di
dirlo; lo sappiamo anche noi che spesso
amiamo di più a parole che a fatti e in verità. E ne chiediamo perdono a Dio ed ai
fratelli. Red,
Convegno Giovanile
Interdenominazionale
COAZZE 19 MARZO
Programma
Ore 9,30: Apertura del Convegno C. Davite.
Ore 9,45: Studio del Pastore B. Saccomani: cc Che cos’è la giovane
Chiesa » - segue la discussione.
Ore 12,30: Pranzo al sacco.
Pomeriggio: gare con premi, giochi,
canti, thè (si prega di portare tazze o bicchieri).
Se il tempo è bello il Convegno si
svolgerà all’aperto, in caso di cattivo tempo, in Chiesa.
11 culto dèi 24 febbraio, nell’assenza del
Pastore chiamato altrove, è, stato presieduto dal diacono Stefano Cairus il quale ci
ha offerto un efficace messaggio sulla missione della Chiesa.
Milano
Dio ha richiamato a se il 41 u. s. il comm.
Emilio Gardiol, figura ben nota anche nel
mondo industriale e commerciale di Mi'ano. Originario di Prarostino a cui rimase
sempre affezionato, si era creato colla sua
operosità una invidiabile posizione quando
un male inesorabile lo ha colpito alcuni
anni fa. Si era ritirato allora a Como dove
lo raggiunse la chiamata divina. 11 funerale
che è stato celebrato il 2 c. m. nella nostra
Chiesa ha attirato molte persone legate a
luì da vincoli di lavoro, ma sopratutto da
vìncoli di amicizia, di stima e di ammirazione; molte di essere sono state colpite
dalla solennità della proclamazione della
Parola di Dio nei momenti più solenni della nostra vita. Chiediamo all’Iddìo vivente
di benedire la proclamazione della sua potenza consolatrice per la famìglia colpita
dal lutto. Rinnoviamo ad essa l’espressione
della nostra più profonda simpatia Cristiana. A. R.
Villasecca
Gli ultimi giorni di gennaio sono stati
dinuovo giorni di lutto per la nostra Comunità. 11 Signore, infatti, ha richiamato
a Sè, a brevissima distanza gli uni dagli
altri :
il 25 gennaio, Tron Alberto di anni 53,
anziano di Villasecca;
il 27 gennaio. Ferrerò Elena di anni 49
(Chiotti), dopo lunghe e gravi sofferenze,
sopportate con una fede che, sino all’ultimo, le permise di ripetere queste parole
di un suo inno preferito; w Non monta se
scrutar la notte oscura — Io cerco invan; —
Sentir mi basta la mia man sicura — Ne la
Tua man! »
il 29 gennaio. Ferrerò Giov. Enrico di
anni 76 (Mouràs), repentinamente tolto all’affetto dei suoi Cari, dopo soli tre giorni
di malattia.
A tutti gli afflitti diciamo : « Essi non
son perduti — Ci hanno solo preceduti ».
L’Anziano Tron lascia nelle nostre file un
gran vuoto: carattere essenzialmente buono,
come notò il past. em. Giulio Tron che,
quale amico della famiglia, prese parte al
Servizio funebre; collaboratore affezionato
della Chiesa, come rilevò il pastore locale,
il nostro Fratello lascia presso tutti mi ricoido ch’è in benedizione.
La celebrazione del. XVII Febbraio -i è
svolta con particolare entusiasmo nello storico Tempio di Villasecca rinnovato.
Sebbene un po’ meno ricco del solito
per l’assenza di qualche bambino ammalato, il programma delle « Recite » è stato
Dopo poche parole d'introduzione
sull’industriosità degli abitanti e l-a
natura aprica del suolo e dopo aver
ricordalo il capitano Jahier, VAutore vien subito a trattare d’una delle questioni più scottanti nel mondo
Valdese all’epoca in cui egli scriveva.
Il grande tempio
A tjuanto pare, la Riiorma è stata
accolta a Pramollo soltanto nel sec.
XVII. « Venuto fra di loro, in quei
tempi, un Ministro Valdese per nome Guérin, mentre celebravasi la
messa, egli assistette alla religiosa
funzioite e poi — salito egli stesso
i gradini del pulpito — espose allaassemblea la dottrina sua che si addottò poi, con breve andar di tempo,
di comune accordo; sicché venne la
vecchia chiesuola cattolica di quei
monti consacrata al nuovo culto, e
se ne trasferì il parroco, più a basso, in un luogo fertile e annesso detto la Costabella ».
Senonchè, i Pramolini — narra il
Beri — « presto non furono più contenti del piccolo tempio loro trasmesso dai defunti padri »; e, consigliati da gente creduta perspicace
ed amica, si decisero a consacrare
alla costruzione d'un nuovo tempio
l’enorme somma di L. 80.000 ottenute con le più dure economie comunali. (c Essi innalzarono quindi, colassi!, in aperto e nudo luogo, accanto
a catapecchie meschine e luride, non
r'
Le memoRie di
un tempietto, grave e semplice, come al culto protestante ed a popolazione alpestre si addice: ma un’immenso edificio, con cupola altissima, con finestroni numerosissimi,
rasentanti il circostante suolo, e con
tale un rimbombo prodotto dal canto dei fedeli o della predicazione
del pastore funzionante, da venirne
stordite le orecchie e la mente confusa ».
Le avventure
del Pastore Vinçon
Era pastore di Pramollo, nel 1847,
il rispettabile G. Vinçon, padre dì
numerosa famiglia ecc.
(c Accadde che — recandosi in
Svizzera, donde era oriunda la degnissima sua signora — egli passò
ad Aosta, onde varcare poi il San
Bernardo, e di li in breve tempo arrivare a Losanna... Giunto a San Remigio egli s’avviava, con lunghissima carovana di gente a piedi, camminando l’uno dietro all’altro, per
ripido e stretto sentiero, quando
ecco che — sulle alture ove correvano alcune svelte pecore — una di
Gap. IV - PRAMOLLO
esse smuove, saltellando, un ciottolino che balza e rimbalza e che finalmente viene ad imbattersi nello
stinco della gamba sinistra del mal
capitato povero nostro pastore. Ne
vien sfracellato l’osso; cade, l’infelice e, colla penzolante gamba, deve farsi riportare giù in Aosta, in
un albergo, per ricercai vi le necessarie cure » .
Dopo vari mesi di degenza « in un
letto di indicibili dolori » viene da
Torino un medico il quale propone
senz’altro l’amputazione. In seguito
alla visita di un collega, si commuovono tutti i pastori delle Valli, e più
ancora i parrocchiani di Pramoljo.
Vien deciso il trasporto del Vinçon
a Torino. Si raccoglie la somma necessaria ed ecco calare giù dai monti
una comitiva, quanto mai pittoresca,
di dodici montanari estratti a sorte
« per asportare da Aosta il venerato
loro pastore e recarte, in (lettiga, suite robuste spalle, a Torino» . Durante una settimana intera, essi portarono per turno e con ogni avvertenza
il caro loro ministro, cui prodigarono le più filiali cure.
oisnonnoj
aA Torino poi guariva lentamente
l’infermo ed egli, buon patriota Cozio ed Italiano, vedeva ed udiva giubilante, dalla finestra sua, nel Giugno 1848, la gran festa dello Statuto,
la quale compariva a Torino all’ombra di 100.000 bandiere. Egli stesso
narrava, al riguardo^ che non potè
starsene in letto quando sfilarono di
sotto le sue finestre i coreligionari
Valdesi... e che gli caddero di sotto
le stampelle, volendo ancora egli
saltare e cantare, col popolo inebriato di gioia, il patriótico inno del
poeta genovese, che spontanetmente
sgorgava allora da tutti i cuori ».
Date queste premesse, chi mai
avrebbe potuto immaginare che sarebbe finito male il commovente
idillio tra parrocchiani c pastore di
Pramollo? La cosa, del resto, è avvenuta, in vari paesi, altre volte.
Cediamo ancora una volta la parola
al nostro Bisnonno.
« Sobillati, molti parrocchiani suoi
da un maestro forestiero che dal
degnissimo pastore doveva troppo
spesso venir richiamato al manomesso dovere, gli mossero essi dura guer
ra, nei suoi vecchi giorni, talché,
infine ei dovette smettere dal tanto
caro e cristiano ufficio e — nuovi
Filemone e Bauci del poeta latino —
se ne morivano poi, a breve intervallo, il venerabile marito e la santa
di lui donna, in un altro vicino
comune. Nuova prova amendua che
l’aura popolare è molto instabil cosa,
e che può la eccitata incostante plebe oggi innalzare a voi una magnifiica statua, e domani ignominiosamente gettarvi giù dalla rupe tarpea e trascinarvi alle gemonie! »
Finale divertente
La comitiva che trasportava il
Vinçon da Aosta a Torino s’imbatté
un giorno « in un agiato contadino,
conoscente loro di Perosa Argentina
dimorante in allora temporariamente nel vicino Chàtillon ». Egli volle
fermarsi coi suoi compaesani e correligionari. Senonchè — non essendo
egli, in quel gorno, vestito con abiti
festivi — chiese commiato e se ne
andò. « Ma tornava, un’ora dopo, in
legno tirato da due cavalli, tutto attillato da festa, inguantato e — gonfilo dalla propria altra sua parvenza — ossequiava rispettosamente la
comitiva intendendo far vedere che’egli era una persona comune il faut ».
Non è detto se e quante bottiglie
furono da lui offerte alla compagnia.
Amedeo Bert
(Al prossimo Numero: S. Germano)
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L’ECO DELLÉ VALLI VALDESI
—-------------r-t??rr------------------
IT Febbraio all'Asilo dei^ Vecchi
di San Germano Ghisone
■'•n'i' . • Sii ri.
Ib occasione della lieta ricorrenza il personale ed i ricoverati deli’Asilo- per Vecchi
hanno avuto una nuova dimostrazione di
simpatia da partef.delle Maestranze delle
Officine RIV di Yillar Perosa, che hanno
voluto con spontaneo 'e fraterno gesto offrire ai ricoverati il tradizionale ed apprez.
zato pranzo. La Direzione dell’Asilo, i dipendenti ed i ricoverati tutti, rivolgono alle
Maestranze della BIV un sentito e riconoscente ringraziamento.
...e di Luserna San Giovanni
Anche quest’anno le maestranze della
Riv di Villar Perosa hanno fatto un offerta
generosa per i Ricoverati delPAsilo dei
Vecchi di San Giovanni. La Direzione ringrazia per questo atto di fraterna solidarietà.
Direzione: Via dei Mille, 1 -Pinerolo
Telefono 2009
Amministrazione: Claudiana - Torre
Pellice
C. C. Postale 2-17557 della Libreria
Claudiana — Torre Pellice
assai interessante; e ne va data lode ai nostri setto Insegnanti di Religione.
Riuscitissima, poi, può ben dirsi la Serata commemorativa offerta alla Chiesa
dalle due Unioni Giovanili, dei Chiotti e
di Riclaretto.
t.
I nostri migliori auguri alla piccola Rachele che è venuta ad allietare il focolare
domestico del pastore Nicod, a Rodoretto.
Bobbio Pellice.
Anche quest’anno, il tempo favorevole, ha
permesso ad una folla immensa di commemorare il 17 febbraio. Alla vigilia, non sono mancati i tradizionali falò, per diverse
ore, hanno inondato la valle con il loro
sfolgorante bagliore. A Sibaud, la corale
attorno al fuoco, ha cantato il « Giuro » e
altri bei cori, mentre il cielo terso veniva
solcato da numerose stelle filanti. Alla domenica mattina, come di^ consueto, co-teo
dei bimbi e dei grandL
Nel tempio, dopo rallocuzione di circostanza ed il canto di tre bei cori da parte
della Oprale, i bambini, sotto la direzione
dei rispettivi insegnanti, hanno svolto un
ricco programma di recite e di canti. Verso
le ore tredici ci si ritrovava nuovamente
nella Casa Unionista, per consumare insieme un pranzo veramente ottimo. Al levar
delle mense non sono mancati i discorsi inneggianti alla libertà di coscienza, libertà
che gli uomini di tutti i tempi e di tutti
i regimi han cercato, ma invano, di solfocare.
Alle 20,30 i giovani dell’Unione del Centro han offerto ad un pubblico numeroso
una recita, preceduta da un quadro bib.ico,
molto ben apprezzata. La Corale ha collaborato alla buona riuscita della serata.
II Signore benedica per ognuno di noi i
dolci e cari ricordi di quella luminosa giornata!
Dipartenze. Diverse volte, in questi ultimi tèmpi, abbiamo dovuto prendere la via
del cimitero. Il 9 febbraio per accompagnarvi la spoglia mortale di Lausarot Garnier
Maria, del Serre dei Campi, di anni 63. La
nostra sorella è morta nel sonno. All’una
essa accese ancora la luce e alle due non
rispose più alla voce del marito e delle figlie. Senza sofferenze si separò dai suoi cari che la piangono, ma che sono sorretti
dalla fede nel Vincitore della morte.
Due bimbe, sono nate morte : Mondon
Maria di Stefano e di Baridon Anna, il 2i
gennaio e Artus Alma di Paolo e di Rostagnol Maddalena, il 13 febbraio.
Dopo pochi giorni di sofferenze è deceduto all’ospedale di Torre Pellice, il 18 feb.
braio; Grand Giorgio dei Giraudin di anni
11.
Il 12 corrente è deceduto a Milano Mondon Emilio, di anni 46.
Alle famiglie in lutto la Chiesa esprime
la sua sincera simpatia cristiana.
Visite. Ultimamente, abbiamo avuto la
gioia di ascoltare al culto del mattino il
messaggio dei Sigg. Giovanni Baridon e
Filippo Scroppo; alla riunione della domenica sera ci hanno parlato attraverso films
e fotografie a colori i pastori sigg. Ernesto
Ayassot e Roberto Jahier.
A tutti, grazie per la preziosa collaborazione.
Benvenuto. Diamo il più affettuoso benvenuto al Dott. Alberto Coucourde, proveniente da S. Germano Chisone, che, col 1
ma zo p-enderà servizio nella condotta di
Bobbio-Villar. Gli auguriamo molte soddisfazioni nel nuovo campo di lavoro.
0$pedale Valdese di Torre Pellice
Servizio di Radiologia
Si porta a conoscenza del pubblico che
il Gabinetto radiologico è aperto ogni lunnedì, dalle ore 10 alle ore 16, anziché il
inartedi. La Presidenza.
Il Tempio di Yillasecca'
L’antìeó Tempio di Viltasecca è stato riaperto alle, attività della Chiesa, dopo importanti restauri e radicali trasformazione
interna.
Nel quadro di un artistico addobbo di
verdura e di fiori dovuto alle mani..«, di
fata delle k Villaseccine », la cerimonia itiaugurale si è svolta domenica mattina 10
febbraio, mediante un culto solenne cui
presero parte attiva la Cora’e della parrocchia e la Banda Musicale di Pomaretto:
culto di lode e di consacrazione, oltre che
commemorativo.
L’imponente assemblea che seguiva con,
vivo ¡nteesse, così l’appropriata meditazione della Parola di Dio, come le rievocazioni storiche, si è poi particolarmente comraòésa alla lettura dei nomi dei Pastori che
predicarono l’Evangelo della Vita nel Tem.
pio stesso, dalla sna fondazione (15S6) e
fino al sempre ricordato Giov. Pietro Micol,
che eresse il nuovo luogo di culto ai Chiotti. Voci ispiratrici del passato, esse ci hanno resa sensibile la « comunione dei santi »
con coloro che ivi adorarono e pregarono...
« nuvolo di testimoni » comprendente Avi
nostri sconosciuti — i nomi di molti dei
quali ancor si leggono, rusticamente scolpiti sui banchi seco’ari — e parenti od amici da poco scomparsi; fra cui venne ricordato l’Anziano del Quartiere, più sopra
nominato.
Possauo le sante risoluzioni prese in si
bella e luminosa giornata portare i loro
frutti!
Il Conristoro intende pubblicare un Opuscolo-ricordo, recante cenni illustrativi
su questo interessante Monumento storico
Valdese ed i particolari dei doni che gli
hanno permesso di eseguire i lavori; ma
desidera intanto rendere qui omaggio a’ia
generosità dei suoi parrocchiani i quali, da
soli, sostennero tutta la fatica e la spesa
non indifferente.
Scuola Latina
In seguito alTiniziativa dell’A.I.C.E. di
incoraggiare, con borse di studio per i più
bisognosi, alcuni ragazzi e ragazze delle
Valli a continuare, dopo le Elementari,
gli studi dell’ordine medio fino al conseguimento del diploma di maestro, i professori della « Scuola Latina », onde dare
un loro proprio contributo all’iniziativa,
e venire in qualche modo in aiuto alle famiglie che desiderano avviare i propri figli agli studi « secondari » presso la suddetta « Scuola Latina », hanno pensato di
aiutare con somme di denaro, comunque
reperibili, il locale « Convitto » (che ospita attualmente i due terzi degli alunni della Scuoia Latina; onde, non solo se ne possano migliorare ulteriormente le attrezzature, ma anche si possano accogliere nuovi convittori a sempre più miti condizioni
di retta. A questo scopo, con la gentilissima collaborazione della Sez. Filodrammatica della U. G. V. di Luserna San Giovanni, che ha accolto con entusiasmo l’invito
degli organizzatori, è stata effettuata una
lappresentazione teatrale nella « Sala » del
Convitto di Pomaretto, Domenica 3 febbraio u. s.
Un pubblico veramente numeroso ha
ascoltato con interesse la difficile interpretazione della Commedia in tre Atti « Partila a quattro » di Nicola Manzari, da parte dei bravissimi attori di S. Giovanni, a
cui da queste righe i professori della Scuola Latina esprimono ancora il loro profondo grazie. L’introito, veramente buono,
è stato devoluto alla cassa del Convitto, e
di esso, un piccolo contributo è stato messo a disposizione dell’A.I.C.E. pro costituende borse di studio.
DONI IN MEMORIA
per Asilo dei Vecchi
1951
Praly: Grill Enrico in memoria della figlia Èva L. 500 — Perosa Argentina: Adele Ribet Tron, in mera, di Gay Enrico,
L 1500 — Luserna S. Giov.: Dipendenti e
colleglli del Sig. Gustavo Teofilo Beri per
onorare la memoria della madre Janny
Beri, L. 35.000 — San Remo: N. E. B. in
memoria della mamma, 500.
1952
Pinerolo: Balmas Nedina, ricordando i
suoi cari scomparsi, 2000 — La Montagna
Nino e GabrieLa, in mem. del babbo, 2000
— Feldella Maria, in mem. fratello Adolfo
Serafino, 1000 — Accostelli Lucia, in memoria Mamma e fratello Michele, 600 —
Vola Adolfo e Elena, in memoria diletta
Ada, 2000 — Garro Beniamino, in memolia suoi cari, 1000 — Bertalot Gina e loia
in mem. dei loro cari, 1000 — Fam. Godine Filippo, in mem. Travers M., 1000 —
Pons Aldo, Fiorelisa, Giorgio e Alberto
Vinçon, in mera. Zio Alberto Vinçon, 5000.
Torre Pellice: Maria Luisa Pons, in memoria di Giovanni e Rosa Pons Karrer 200.
Per Orfanotrofio Maschile
1951
Giaiero Valdo, in mem. della zia Long,
I, 1500 — Stocco Giovanni, .in mem. del
fratello Severino, 200 — Laura Micol e
Ivonne Meytre-Micol, in mem. del babbo,
500. — Perosa Argentina: Impiegati e assistenti del Cotonificio Valle di Susa in
mem. della Sig.ra Giaieio Lidia, 12.600 —
Nel 2" anniversario della dip. di Raima
Coucourde Adelina, il marito e la figlia
Elsa 2000 — Parma: 2“ anniversario Raima
Dir. Resj). Ermanno Rostan
Autorizzazione Decreto 27 - XI ■ 1950
Tribunale di Pinerolo
Tip. Subalpina.», p. a. - Torre Pellice
La famiglia di
Suor Margherita Grill
deceduta all’Ospedale di Pomaretto il 14
febbraio esprime i sensi della sua riconoscenza a tutti coloro che, con la loro prek
senza al funerale, hanno voluto testimoniarle il loro affetto e la loro simpatia.
Porge un ringraziamento particolare a
Suor Ida Ben che, con tanto affetto ed abnegazione l'ha curata per diversi mesi; ai
Dottori Sigg. Emanuele Quattrini e Italo
Mathieu; alle Suore ed al personale dell’Ospedale; ai Pastori Sigg. Paolo e Luigi
Marauda, Virgilio Sommani e Liborio Naso per l’assistenza spirituale.
« L’Eterno è il mio pastore, nulla
mi mancherà» (Salmo 23: 1).
(( La mia grazia ti basta » (2 Corinzi 12: 91*.. .
La famiglia della compianta
Luigia Paschetto
nata Rostan
commossa per la imponente manifestazione
d’affetto e di simpatia tributatale e nella
impossibilità di ¡arlo personalmente, esprime la sua riconoscenza ai parenti, ai vicini, al Pastore sig. Peyrot ed a tutte le persone che presero parte al suo grande dolore.
S. Secondo Ciabot, 13 febbraio 1952.
La vedova e i famigliari del
Cav. Petronio Adani
ringraziano la Signora Malanot, il Dott.
Gardiol, la famiglia Coppa e quanti hanno
preso parte all’accompagnamento funebre
del loro diletto che il Signore ha chiamato
a sè il 14 febbraio.
Coucourde Adelina, la figlia Giulietta 1000
— V. S. A. New York: Jean Bertalot-MeyIre in mem. di Meytre Federico, 5000 t—
Paoline Montaldo, in mem. dei suoi genitori Sig. Pasquale Conforto L. 305.000.
1952
Gay Elsa, Renato Carlo, in mera, del
nonno, 1000 — Forneron Dino e Angelina,
ir mem. della mamma, 1000 — Salce Elei.a, in meni, della mamma e suocera, 1000
— Garro Beniamino, in mem. dei suoi cari, 1000 — Bertalot Gina e loia, in mem.
dei loro cari, 1000 — Torre Pellice: Avondet Elena Gardiol e nipoti Giorgio ed Elisa Gardiol, in mem. della nonna, 5000 —
Maria Luisa Pons, in mem. di Giovanni e
Rosa Pons Karrer, 200.
Per Rifugio Re Carlo Alberto
1951
Toire Pellice: N. N. in mem. del Prof.
.Arnaldo Malan, L. 5000 — Torino: N. N.
in mem. di Boer Clelia nel 1“ anniversario
della sua morte, 3000 — In mem. della
Sig.ra Vigliano i Figli 30.000 — In mem.
della Sig.ra Vigliano i colleghi del Figlio
Renato, 10.000 — Luserna S. Giovanni:
Sig. Peyrot e Liletta Alberin in memoria
di S. Potrai, 5000 — Torino: Franco Venturi, in memoria della Signorina Poet 4000.
1952
Pinerolo: La Montagna Nino e Gabriella, in mem. del babbo, 2000 — Bellora
Luisetta in mem. nonno, 1000 — Forneron
Dino e Angelina in mem. mamma, 500 —
Bertalot Germana, in mem. a Scheiber,
1000 — Bertalot Gina e lo'a, in memoria
Scheiber, 1000. — Torre Pellice: Maria
Luisa Pons, in mem. di Giovanni e Rosa
Pons Karrer, 300.
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