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Anno 113 — N. 13
26 marzo 1976 — L. 150
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
CRISTIANI PER IL SOCIALISMO
Alla ricerca di «un nuovo modo
di essere chiesa»...
Il recente convegno regionale piemontese di « Cristiani per il socialismo » (Torino,
13-14 marzo; ne abbiamo parlato sul numero scorso) ha confermato l’importanza
di questo movimento, che se è minoritario
sul piano numerico (anche se il numero dei
partecipanti è ogni volta più ragguardevor
le), non lo è certo sul piano dei temi affrontati, che sono fra i maggiori posti alla
coscienza cristiana contemporanea. Il movimento — è bene ripeterlo — non si propone soltanto un obiettivo politico (contribuire alla creazione di una società socialista), come il suo nome potrebbe far credere. Si propone anche un obiettivo religioso o teologico, che pur essendo ancora meno chiaramente definito di quello politico,
è sentito e dibattuto anch’esso come aspetto essenziale del movimento. I suoi aderenti, cioè , non sono soltanto « per il socialismo » ma anche — come si legge nel
programma del convegno citato — « per
una nuova pratica di fede », anzi per Una
« rifondazione della fede » e per « un nuovo modo di essere chiesa ». Si tratta, in sostanza, almeno in isperanza, di un programma generale di riforma della fede e della
chiesa, antitetico al programma di restaurazione in atto sotto il pontificato di Paolo
VI ma diverso anche dal programma di
aggiornamento avviato dal concilio e interrotto nel dopo-concilio.
RIFONDARE LA FEDE
I « Cristiani per il socialismo » parlano
di « rifondazione della fede ». Questa
espressione abbastanza radicale non potrebbe significare la volontà e lo sforzo di
dare alla fede il suo vero fondamento, che
poi è l’unico possibile, « quello già posto,
cioè Cristo Gesù » (I Corinzi 3, 11) e quindi segnare il trapasso da una feda fondata
sulla chiesa a una fede fondata su Cristo?
I « Cristiani per il socialismo » parlano di
un « nuovo modo di essere chiesa ». Questa
espressione, anch’essa assai radicale, non
potrebbe esprimere il desiderio, oggi condiviso da tanti, di un modo autentico di essere chiesa, di esserlo cioè secondo la parola di Dio? Il « nuovo » cercato dai « Cristiani per il socialismo » e da molti altri
cristiani del nostro tempo può essere altro
che il nuovo apparso in Gesù di Nazareth
e attestato dal Nuovo Testamento? Sono
delle domande che oggi si pongono all’interno del movimento; al momento attuale
non si può anticipare quale sarà il tenore
e la qualità delle risposte; il peso di una
tradizione e di una impostazione teologica
cattolica potrà farsi sentire in maniera anche massiccia. Resta però accertato che un
dibattito teologico di fondo si sta svolgendo neirambito dei « Cristiani per il socialismo » e che quindi c’è ben di più, in questo movimento, che soltanto un interesse
politico orientato a sinistra. Anzi esistono
già nel movimento uomini e gruppi che
lavorano nel senso di una rifondazione
evangelica della fede e della chiesa, nel
quadro, s’intende, di una militanza politica
per il socialismo. L’emergere di esigenze
IN QUESTO NUMERO
■ Dalle nostre Chiese 3
■ A che punto sono le Scuole Domenicali? (a cura
delle Unioni Femminili) 4-5
■ Cronaca delle Valli 6-7
■ Ancora sulla non-violenza 8
evangeliche nel dibattito in corso fra i
« Cristiani per il socialismo » è dimostrato,
tra l’altro, da due testi recenti, che vai la
pena di riprodurre.
Il primo è ricavato dal già citato programma illustrativo del convegno piemontese ricordato alTinizio. Nel paragrafo intitolato « Prospettive su cui confrontarci...
rispetto alla comunità ecclesiale », si legge:
« Si sta sviluppando, inoltre, la contraddizione fra due concezioni di chiesa: da una
parte una concezione ’’ecclesiocentrica" (la
chiesa è il centro) in cui prevalgono le
preoccupazioni ecclesiastiche di mantenere
il potere conquistato, daU’altra una concezione ’’cristocentrica” (di cui Cristo è il
centro) che molti credenti impegnati nelle
lotte del proletariato fanno propria. Ci sembra necessario non sottovalutare questa contraddizione per aprire spiragli e sbocchi positivi ati’intèrrto della stessa chiesa e del
mondo eàttolico,,^ per offrire una rispósta
”in positivo” a chi dice ”in questa chiesa
non credo più” ». È un testo molto chiaro:
passare da una fede al cui centro c’è la
chiesa a una fede al cui centro c’è Cristo
significa inequivocabilmente superare la
concezione cattolico-romana della fedé^’e
del cristianesimo (in cui ’’fede in Cristo” e
’’fede nella chiesa” praticamente si sovrappongono), e aprirsi alla posizione e visione
di fede propria del Nuovo Testamento e
della Bibbia in generale. Se è vero, come è
Vero, che « il dogma fondamentale del cattollicesimo è il dogma della chiesa » (V. Subilia) allora si deve dire che nel movimento
« Cristiani per il socialismo » questo dogma
Comincia a essere messo in cjuestione.
Il secondo testo è tratto da una relazione
di Franco Barbero, già sacerdote della parrocchia di S. Lazzaro a Pinerolo, che ora
svolge un apprezzato ministero della Paróla presso varie comunità di base e gruppi
cristiani della zona. La relazione, ténuta a
Torino il 7 dicembre scorso, è apparsa sul
nutnero di gennaio ’76 di « Tempi di fraternità ». Dopo aver affermato quanto già
emerso dal testo citato prima, e cioè che il
cammino della fede nell’ambito dei credenti impegnani nella costruzione del socialismo ha comportato « lo spostamento...
dall’ecclesiocentrismo al cristoccntrismo »,
Barbero ricorda che la contraddizione tra
una fede centrata su Cristo e una fede centrata sulla chiesa è alla base del contrasto tra protestantesimo e cattolicesimo.
PAR I CONTI CON LA RIFORMA
« Le Chiese dèlia Riforma — egli scrive ■—
sviluppano una teologia (e speriamo una
prassi ecclesiale) cristocentrica (Cristo è il
centro) mentre la Chiesa cattolica diventa
sempre più ecclesiocentrica (la Chiesa è il
centro) nella dottrina e specialmente nella
prassi ecclesiale ». Qual è la conseguenza
di questa « contraddizione teologica » considerata « di primaria importanza », dato
che, secondo Barbero, « una fede biblica
può essere soltanto cristocentrica »? La
conseguenza è questa, « ...che il nostro essere insieme compagni e cristiani ci porta a
Paolo Ricca
(continua a pag. 2)
ITALIA IN CRISI
Il nostro Medioevo
Le dure decisioni governative adottate
nei giorni scorsi allo scopo di cercare di
fronteggiare la gravissima crisi economica italiana hanno ancora una volta colpito — secondo una prassi politica ormai consueta — i settori più produttivi
del paese, nonché una grossa maggioranza di cittadini che si vede quotidianamente vanificare le proprie conquiste sociali ed economiche.
In un clima nel quale la confusióne pare la principale protagonista, sono stati
varati provvedimenti all’insegna della
emergenza, aventi lo scopo di un immediato rastrellamento di danaro, tanto indiscriminato quanto impopolare.
Si ha la netta impressione che si tratti
di un ulteriore cataplasma applicato al
corpo malato del paese, analogo ai precedenti provvedimenti: il tutto, condito
anche questa volta dall’immancabile appello allo spirito di sacrificio e di responsabilità del popolo italiano.
Intanto, i veri problemi vengono ancora una volta disattesi. Infatti, di fronte
al « diversivo » delle misure adottate, si
tace o si è piuttosto vaghi sul contenimento della spesa pubblica, sull’altissimo costo e sulle pessime prestazioni dei
servizi assistenziali e previdenziali, sulla
questione dei salari che, per essere contenuti, necessiterebbero precise contropartite economiche e politiche.
Giustamente un quotidiano fa notare
che, mentre nel Medioevo la più facile
via per i principi in cerca di denaro era
la gabella sul sale e che neH’Ottocento
si ricorreva all’imposta sul macinato, ora
si tassa la benzina, i derivati petroliferi,
le auto: prodotti di uso larghissimo e
senza possibilità di evasione.
Per contro, si conoscono benissimo le
vere cause che hanno portato aU’ódiema
situazione: macroscopiche evaSionì fiscali, esportazioni di migliaia di miliardi dì
lire, pessima amministrazione del pùbblico danaro, conduzione faraonica delle
aziende di Stato (con sprechi e corruzioni) con fini evidenti di sottogoverno e di
clientelismo politico. Si tratta di aziende
e di beni cospicui che in teoria sono del
popolo italiano e che invece vengono largamente goduti da ima casta privilegiata
di cui i democristiani costituiscono la
punta di diamante.
Fra le varie reazioni negative ài Succitati provvedimenti si deve registrare
quella dei sindacati ed infatti lo sciopero
generale previsto per il 25 Iharzo allo scopo iniziale di Sostenere Toecupaziorie, gli
investimenti è i contratti ha óra il fine
precipuo di denunciare globalmente questa nuova politica governativa e proporre provvedimenti alternativi; contenimento del tasso di sconto, riscossione immediata delle imposte arretrate (fra cui
quelle relative al famoso «condono»),
riforma fiscale, revisione della spesa pubblica, problema delle retribuzioni, ecc.
In questa drammatica situazione, si inserisce il congresso democristiano (ancora in corso mentre scriviamo queste
note). Il segretario Zaccagnini ha riscosso simpatie e consensi con la sua immagine di uomo democratico, onesto, capace, uno dei pochi che ha osato denunciare con accento di verità e non a bassi
fini personali i gravi errori commessi,
anche alla luce della sua fede cattolica.
Circola in questi giorni un suo libretto dal titolo « Proposta al paese », recante la seguente epigrafe tratta da una ciRoberto Peyrot
(continua a pag. 8)
Di fronte a
Gerusalemme
MARCO 10: 32
La scena è significativa: Gesù
cammina davanti ai discepoli ed
alla fólla; Gesù è sereno e gli altri hanno paura.
Si legge già in queste parole il
dramma della passione: Gesù è
solo, spaventosamente solo, egli
che è venuto per stabilire una comunione coi suoi e con tutti gli
uomini. É spesso il destino di tutti coloro che capiscono, che vedono, che sanno, che sentono ciò cui
vanno incontro.
E i discepoli hanno paura, proprio perché sentono di andare incontro all’ignoto. Gerusalemme
rappresenta per loro qualcosa di
grande e di potenzialmente terribile: quale sarà la reazione delle
autorità religiose e delle autorità
politiche di fronte al loro maestro?
Non sarebbe meglio rimanere
fuori dalla grande città, néllà terra ospitale cke finora ha off etto
sicurezza e protezione? Non sarebbe meglio non compromettersi,
non mettersi in mostra, non fare
nulla che possa scatenare reazioni
pericolóse?
La tentazione di rimanere nella
propria tana sicura e calda, nel
proprio buco, nel proprio ambiente, di fare le cose che si sono sempre fatte, di dire solo le cose che
si sono sempre dette e che quindi
appaiono collaudate dall’esperienza, è forte. Non sarebbe meglio
mantenersi su questa linea sicura,
fiduciosi che quello che si dice e
si fa verrà notato presto o tardi e
che saranno gli altri, quelli di fuori, che verranno a vedere e sentire
e si lasceranno convincere?
La differenza tra Gesù e i discepoli è che Gesù riconosce il momento in cui vive, l’ora presente,
mentre, i discepoli o sóno legati al
passato della Galilea o sognano
per il futuro cose meravigliose
(vedi la domanda di Giacomo e
Giovanni) o sono atterriti da ciò
che di terribile potrebbe avvenire.
E sempre difficile vivere nel
presente, senza lasciarsi trascinare dai sogni o frenare dalle paure.
Forse è proprio della fede riuscire a intèndere il presente. Perché
la fede sa che la vita dell'uòmo
non è nelle mani del destino ma è
nelle mani di Dio. E così può sapere quali sono le cose cui andrà
incontro. O per lo meno sa che
non va incontro al sogno o all'ignoto, ma al regno di Dio. Sulla
via di Gesù verso Gerusalemme,
con tutto quello che Gerusalemme sarà per lui, i discepoli possono leggere la propria storia: non
attaccamento pieno di paure e di
angoscie al passato, non fuga irresponsabile verso il futuro, ma accettazione responsabile e cosciente
del proprio presente, della propria ora.
E ciò è fatto in piena libertà:
non per costrizione degli avvenimenti esterni ma nell’obbedienza
della fede. Bruno Belllon
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26 marzo 1976
a colÊoquio
con i lettori
Da Torre Pellice una lettrice esprime
riserve sulla serietà, o poca serietà della
vignetta che accompagna a volte la rubrica Protestantesimo. Ne studieremo una
migliore, per ora abbiamo avviato la rubrica, per qualche settimana il pastore in
toga che (senza allusione ad alcuno di
quelli che compaiono in TV) agguanta lo
spettatore lasciamolo stare ad augurio
che la trasmissione sia davvero di quelle
che ti afferrano.
Da Cosenza il pastore Giovannini della
comunità di Bethel, di cui si era parlato
nel n. del 612 in riferimento ad incontri
ecumenici, precisa:
Mi dispiace tanto che la verità sugli incontri
ecumenici che abbiamo avuto in questa città sia
arrivata a lei in modo del tutto distorta.
I fatti son i seguenti : il vescovo di Cosenza ed
alcuni sacerdoti mi hanno invitato a predicare in
occasione della settimana di Preghiera, in una
chiesa cattolica, spoglia quasi completamente
dalle immagini e molto semplice. Io sono andato
con un gruppo di fedeli della mia Comunità. Le
riunioni si sono svolte in uno spirito veramente
evangelico. Sono stati letti dei Salmi e cantati degli inni tratti dalla Scrittura che davano lode
solo al Signore. Dopo la mia predicazione i nostri giovani hanno cantato alla gloria del Signore. Una suora ha detto le testuali parole : « Siamo stati tutti toccati dalla Parola di Dio ». Poi
ha aggiunto : « Pregate perchè il Signore dia anene a noi il dono della salvezza». Dopo qualche
settimana due sacerdoti ed un gruppo di giovani cattolici sono venuti ad un nostro culto, ed
anche loro, sono stati toccati dalla presenza e
dalla parola del Signore. Questi incontri continueranno. Loro hanno promesso di tornare ancora e noi andremo ancora da loro. L’unico scopo
è quello di annunziare la Parola di Dio. Credo
che è una grande portamhe il Signore ci ha aperto per predicare alle folle che ancora non Lo conoscono in questa nostra città.
La saluto nell’amore del Signore.
Past. Paolo Giovannini
ESEGESI BIBLICA
“CPS” a Rimini
Dopo i grandi convegni di massa di Bologna e di Napoli, i « Cristiani per il Socialismo » hanno avuto la loro prima Assemblea organizzativa a Rimini, dal 19 al
21 marzo. Si è trattato questa volta più
di un momento interno, che di una manifestazione pubblica, di massa: il movimento, pur dichiarando sempre la sua
provvisorietà e la sua transitorietà, si è
trovato davanti ad una alternativa precisa; o considerare chiusa l’esperienza
dei « CpS », o darsi una struttura più
precisa, delle regole, degli obiettivi. Si è
scelta questa seconda strada, senza esitazione, e crediamo che sia stata una
scelta giusta, in relazione al momento
politico, all’offensiva di destra che viene
dalla gerarchia e dalla Chiesa ufficiale,
al ruolo che ancora la Chiesa cattolica
ha —- e torna ad avere — come strumento di pressione e di creazione di consenso in favore del padronato, e in relazione
anche al fatto che, nonostante tutto, anche all’interno dei partiti della sinistra la
questione cattolica, o in genere religiosa, è ancora spesso sottovalutata.
Nel prossimo numero riferiremo ampiamente sui risultati e le prospettive
dei «CpS» emerse dal congresso di Rimini.
Il marito è il capo della moglie?
I Corinzi 11
Nell’articolo precedente ho ricordato
l’ipotesi che Paolo vedesse, nel capo scoperto, un’adesione all’idea che ormai era
giunto il mondo nuovo di Dio e la risurrezione, in cui « né sposano né sono sposati, ma sono simili agli angeli » (Matteo 22: 30); senza più differenza tra uomini e donne. Se il rifiuto di coprirsi il
capo era dovuto a questo motivo, è peccato che Paolo non abbia confutato a fondo quell’illusione pietista dei Corinzi.
Probabilmente da parte loro c’era anche
una certa «contenziosità» (I Cor. 11: 16),
perciò le reazioni di Paolo, sul piano contingente, vanno al di là del suo pensiero,
e la Sua insistenza che la donna si copra
il capo per pregare dà un’impressione deformata delle sue reali posizioni.
Forse l’argomento più sentito da Paolo è quello dell’uso generale nelle comunità cristiane: « noi non abbiamo tale
usanza (che le donne prendano parte attiva al culto con il capo scoperto) e neppure le chiese di Dio » (v. 16). Ma le
« usanze », si sa, variano con il passare
del tempo e con il variare delle situazioni, e non possono valere contro i principii. Il principio evangelico, sul piano
della salvezza («nel Signore», v. 11!) è
che la donna non esiste senza l’uomo né
l’uomo senza la donna: uguaglianza e
mutua dipendenza (vv. 11-12). Ciò corrisponde a quanto Paolo scrive in altre lettere: « Non c’è qui (cioè in Cristo) né
Giudeo né Greco... né maschio né femmina » (Gal. 3: 28). Anche Ef. 5: 21 dà il comandamento generale: « sottoponendovi
gli uni agli altri nel timore di Cristo »,
Gli altri argomenti sono deboli: passa
per indicazione tratta dalla natura (v. 14)
che i capelli lunghi sono un onore per la
donna « perché la chioma le è data a guisa di velo » (v. 15). Qui però si confonde
l’usanza dell’epoca con la natura, attribuendo a quest’ultima ciò che era il comune sentire della gente. Oggi nessuno
trova più disonerevoli i capelli corti di
una donna o quelli lunghi di un uomo!
LA GERARCHIA
Un altro argomento a sostegno del copricapo sono le oscure analogie del v. 3:
« Cristo è il capo di ogni uomo, il marito
è il capo della moglie e Dio è il capo di
Cristo». Isolato dal contesto, questo versetto viene spesso trasformato in questa
scala discendente: Dio-Cristo-uomo-donna. Ma questa è una deduzione insostenibile: anzitutto la parola greca kefalé
(testa) non aveva il significato di « comandante, superiore »; inoltre è difficile che
l’analogia fra il rapporto Dio-Cristo, il
rapporto marito-moglie e il rapporto Cristo-uomo (maschio) consista nella subordinazione. Tra Cristo e l’uomo (maschio
o femmina che sia) c’è una distanza qualitativa che non può applicarsi agli altri
due rapporti. L’unica analogia possibile,
che tiene anche conto del significato di
kefalé, è questa: « capo » = origine, punto
di partenza. Cristo ha la sua origine in
Dio; l’uomo l’ha in Cristo (I Cor. 8: 6);
la donna l’ha nell’uomo (I Cor. 11: 8).
Inoltre, la pretesa « scaletta gerarchica » Dio-Cristo-uomo-donna in realtà ha
LIBRI/STRUMENTI
I diritti del malato
I diritti del malato - Autori vari - Ed. Feltrinelli,
Milano, prezzo L. 3.000.
Questo è il titolo di un libro uscito nel mese dì
giugno 1975 (ed. Feltrinelli) per opera di un gruppo di lavoro formato da tre clinici {G. Bert, A. Del
Favero, M. Gaglio) attivamente inseriti nelle strutture ospedaliere di tre diverse regioni d'Italia, da
un esperto di diritto amministrativo ospedaliero (M.
Vivianì ), da uno psicologo (R. Rozzi) e da uno
psichiatra (G. Jervis). Così sì esprime quest'ultimo, che ha steso il progetto iniziale del libro, nella
presentazione; «il volume nasce da un reale lavoro di gruppo; la sua stesura si è venuta formando man mano con il contributo che i vari componenti del gruppo hanno portato sia a voce sia
con elaborazioni scritte a periodiche riunioni di discussione e di sintesi. Alcuni componenti il gruppo
non si conoscevano personalmente prima di iniziare la collaborazione; è stata la consapevolezza po-‘
litica e la maturità di tutti a-far sì che il gruppo
funzionasse sempre in modo entusiasta e profìcuo ».
La mia valutazione del libro, confermata anche
da alcuni operatori sociali che lavorano nell'ambito dell'ospedale di Ivrea è nettamente positiva. In
esso si espone tutta una serie di indicazioni pratiche e critiche del tutto informali, utili ad .orientare e a tutelare chiunque debba un giorno fare
l'esperienza di una degenza ospedaliera, in modo
particolare chi è più indifeso e meno abbiente.
Il discorso è molto chiaro (ogni termine medico
è sempre spiegato con parole comprensibili ai non
« addetti ai lavori »), anche se talora ricco di riferimenti giuridici, per far comprendere come stanno veramente le cose; ogni tanto s'inserisce una
battuta umoristica, e così si giunge in fretta alla
fine del libro.
Al dì là dello scopo preciso che il libro si propone, si percepisce un altro discorso di fondo molto importante e si comprende anche da quale ottica nuova bisogna guardare ai problemi dell'assistenza sanitaria se si vuole veramente cambiare il
volto di questa assistenza in Italia.
Al termine della lettura di questo libro non ho
potuto evitare di fare questa riflessione: quando
I uomo della nostra civiltà occidentale, che pure si
definisce cristiana, si trova fra le mura dì un ospedale, pur nell'affo.llato andirivieni dei camici bianchi che scrutano il suo corpo con moderne apparecchiature, egli non è talora meno solo e indifeso
di quanto non lo fosse quel certo uomo che, secondo il racconto evangelico (Luca XI; 25-37) fu lasciato ferito e mezzo morto sulla via deserta da
Gerusalemme a Gerico.
Ma gli autori del volume « Diritto del malato »,
con la loro presa di posizione nelle pagine del libro, senza fare tanti discorsi su Dio e suN'amore del
prossimo, come li facciamo molto spesso noi uomini e donne dì chiesa, si sono comportati in
chiave moderna come il buon samaritano della pa"
rabola, fermandosi accanto aH'uomo sofferente del
nostro tempo per soccorrerlo e prendere cura di lui.
ELSA ROSTAN
Giovedì 18 marzo 1976, II programma TV^
ore 18,15.
Il problema dell’aborto sta squassando la vita
nazionale; occhieggia in roventi polemiche sui
giornali, in Parlamento, nei congressi dei partiti
e sui fogli dei gruppi extraparlamentari, doverosa e giusta quindi una parola delle Chiese Protestanti che chiarisca, pur nei ristretti limiti di
spazio concessi, la propria posizione di fronte ai
credenti.
Purtroppo questo tempo è stato usato suificientemente male: il dramma di migliaia di donne
(o dovremmo dire di famiglie?) è stato liquidato
in poche parole, con interviste superficiali e qualche cenno in linguaggio « ufficiale ».
Trattato al pari di un servizio sull’inaugurazione di una nuova sede della libreria Claudiana
a Torre Pellice e di un’intervista ad un pastore
del^ Madagascar sui problemi delle nuove comunità ecclesiastiche, l’aborto si è trasformato
quasi in un fatto di costume o di cronaca, spogliato di un abito che ne facesse risaltare la gravità.
Il tempo a disposizione (« tutto » il tempo)
avrebbe potuto essere proficuamente usato per un
dibattito più ampio e per opinioni più circostanziate.
Si è invece lasciato spazio ad espressioni del
tipo : « Vogliamo abolire l’ipocrisia degli aborti
clandestini »; « il problema per noi è aperto e
guardiamo con fiducia ciò che il parlamento sta
facendo » oppure : « La donna è sempre stata
’’sola” di fronte alla gravidanza e ai suoi pro
blemi ». Espressioni demagogiche che rischiano
di sottolineare una politica di guerra tra i sessi o
di prudente attendismo. Cosa vuol dire che la
donna è « sempre » stata sola? E che cosa vuol
dire « guardare con fiducia »?
Sottolineare che il problema esiste e l’indipendenza dei protestanti dalle posizioni rigide della
chiesa cattolica non è altro che una banale enunciazione di cose evidenti; ben altro serve ad una
costruttiva politica che avvicini la « reale » soluzione del problema.
Non è possibile (e non è giusto, soprattutto),
sintetizzare migliaia di anni di storia in una frase o estendere i casi limite di cui veniamo a
conoscenza aH’umanità intera.
Se è giusto sottolineare che l’aborto è una violenza fatta alla donna, è anche giusto restituire
al problema la' sua sintetica realtà e ricordare
che una serena discussione, aperta e leale, può
aiutare molto di più che non i feroci elzeviri che
i vari gruppi (politici e non) si scagliano.
Dalle parole degli intervistati esce una profonda confusione di fondo su quali siano realmente le radici dell’aborto clandestino, e sui rimedi da adottare. Il Parlamento potrà approvare
o meno una legge che soddisfi tutte le parti in
causa, ma in ogni caso non dobbiamo illuderci
che questo possa risolvere il problema. Le radici
dell’aborto sono profondamente radicate in un
certo modo di intendere la vita sul quale nessuno ha ancora fatto cadere l’accento. La serenità
e l’amore possono probabilmente essere le armi
migliori per risolverlo. Paolo Andreotti
PROSSIMAMENTE
La prossima trasmissione sarà consacrata al problema del Servizio Civile.
L’atteggiamento degli evangelici italiani nei confronti della legge Marcora verrà condotta sulla scorta di alcune interviste con giovani evangelici impegnati in
opere della chiesa avventista che narreranno le proprie esperienze.
un ordine diverso, nel testo! Il binomio
che dà senso e prospettiva ai vv. seguenti,
uomo-donna è abbracciato da due affermazioni sul Cristo, che lo precedono e lo
seguono (Barth). Quindi non si può dire
che Paolo credesse in una scala discendente di valori, e mettere il v. 3 in contraddizione con i vv. 11 e 12 che esprimono il pensiero evangelico di Paolo (« nel
Signore») allo stesso modo di Gal. 3: 28.
E GLI ANGELI?
C’è ancora un argomento: un velo può
costituire per la donna (v. 10) un « potere », il segno della sua autonomia dal
marito mentre presiede o predica; o una
« autorità » che la protegge (in greco non
ci sono le parole segno della e neppure
da cui dipende. Sono aggiunte della Riveduta che pregiudicano l’interpretazione). Senza velo, è indifesa, esposta agli
sguardi... di chi? Alcuni dicono: degli angeli cattivi di Gen. 6 che potrebbero sedurla! Altri dicono: « angeli » cattivi cioè
demòni, che potrebbero farle del male
(cfr. gli indemoniati dei vangeli).
Altri trovano nei Salmi un appoggio
all’idea che gli angeli sarebbero invisibil"
mente presenti quando si rende culto a
Dio: per rispetto a loro sarebbe bene coprirsi il capo, e non offenderli violando le
norme naturali del comportamento.
Altri ancora danno una spiegazione più
semplice. « A motivo degli angeli » vorrebbe dire: perché gli angeli fanno lo
stesso, cioè si coprono il capo dinanzi a
Dio (Isaia 6: 2). Oppure, gli « angeli » sarebbero i pastori (come forse in Apoc.
2: 1, 8, 12, 18; 3: 1, 7, 14). In greco, Anghelos vuol dire « messaggero ». Coprendosi
il capo, la dònna che predica eviterebbe
di attirare l’attenzione degli altri « messaggeri » di Dio, distraendoli dall’adorazione.
Per quanto attraenti per la loro semplicità, queste due ultime interpretazioni
non sono coerenti con la definizione che
Paolo dà del velo (autorità), che del resto era quella corrente: il velo era segno
di indipendenza, di prestigio, non di disprezzo. Rimangono quindi le prime interpretazioni. Le speciilazioni sugli angeli
erano molto diffuse nel Giudaismo dell’epoca, dai cui maestri Paolo ha avuto
la sua formazione religiosa.
B. Corsani
dalla prima
fare i conti anche con l’esperienza della Riforma, ci conduce a uscire dalla nostra ottica esclusivamente cattolica per aprirci ai
problemi e alle esperienze dell’ecumene
cristiana. Recepire questa contraddizione e
lavorarci dentro per vitalizzarla significa
aprirci progressivamente ad una seria pratica ecumenica che prenda in considerazione la Riforma, a differenza di quanto abbiamo fatto [mora come comunità, con una
superficialità ed una preclusione che non
possono farci onore ».
Su questo discorso, abbastanza nuovo in
seno al cattolicesimo di base, non possiamo
che consentire con tutto il cuore.. Se poi si
pensa che |1 cattolicesimo italiano, in tutte
o qiiasi le sue componenti, giudica ancora
la Riforma attraverso le lenti deformanti
della Controriforma, si potrà misurare il
valore dell’indicazione di Barbero. Se si ritiene necessario « fare i conti anche con
l’esperienza della Riforma » vuol dire, che
la Riforma non viene archiviata come capitolo chiuso, come esperienza superata con
cui non è più il caso di confrontarsi, ma
'viene considerata una tappa importante e
non scavalcabile del cammino della fede
cristiana nella storia. Vien da chiedersi,
quasi tra parentesi: da quanto tempo le
chiese protestanti non fanno più i conti
con l’esperienza della Riforma?
Ma tornando al cattolicesimo di base,
noi crediamo che un suo confronto aperto, libero, critico, volto non al passato ma
al presente e al futuro, con l’esperienza
della Riforma, si rivelerebbe presto molto
fecondo, per due motivi: anzitutto perché
il progetto di rifondazione della fede e della chiesa, caro ai « Cristiani per il socialismo » ne uscirebbe ben qualificato in
senso evangelico, cioè nel senso della fedeltà alla parola di Dio; in secondo luogo
perché un incontro con la Riforma vissuto da gente impegnata nella costruzione
della società socialista potrebbe contribuire
a smentire la rozza equazione tante volte
istituita tra protestantesimo e mondo borghese, che ha più l’apparenza che la sostanza della verità.
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26 marzo 1976
-Vi
j;
^Jr-r
L’ora di religione: fino a guando?
Roma. L’insegnamento religioso nella
scuole è stato argomento di un dibattito
svoltosi mercoledì 10/3 al centro socio-culturale della Garbatella cui fa capo la comunità evangelica del quartiere. Sono intervenuti Ezio Ponzo, Emilio Nitti, Giorgio Girardet.
Ezio Ponzo ha parlato sulla possibilità
di un insegnamento religioso alternativo
corne formazione al dissenso nella nostra
società. Dopo aver chiarito alcune caratteristiche importanti del bambino ha concluso che coi più piccoli occorre anche
saper rischiare dei discorsi semplicistici
e seguire inizialmente anche una via dogmatica rispondente alla loro mentalità.
Occorre anche fornir loro gli strumenti
di difesa come slogan da inventare li
per li, tipo: «tra me e il buon Dio non
c’è harha di prete o di pastore » perché
il bambino non sia caricato del peso eccessivo di un dissenso che egli non potrebbe portare. Poi, andando avanti con
l’età si potrà incominciare una formazione sempre più critica e parlare degli dei
alternativi: si scoprirà che accanto agli
dei delle civiltà che hanno oppresso esistono altri dei e religioni, voci spesso
inascoltate, di libertà e di salvezza dei
popoli oppressi.
Emilio Nitti ha ricordato che la realtà
e gli indirizzi dell’insegnamento nella
scuola sono determinati dall’art. 36 del
Concordato, secondo il quale il punto di
partenza e di arrivo è la formazione religiosa secondo la dottrina cattolica: la
scuola è fatta per l’insegnamento religioso.
La concezione della comunità scolastica è funzionale alla concezione sociale di
certo tipo di cattolicesimo: la scuola è
il luogo dove nel nome della cultura ufficiale si ricompongono le divisioni di
classe.
Nella proposta di riforma della scuola
invece si norta avanti l’esigenza che l’asse culturale si sposti secondo l’art. 1 del
IV CIRCUITO
Convegno monitori
Alla riunione, svoltasi il 19 marzo nei
locali della Chiesa Valdese di Ivrea, erano presenti i Pastori di alcune chiese del
Circuito, in qualità di esperti il pastore
Rostagno e il dottor Girardet, responsabile del « Servizio » educazione ed istruzione della FCEI, e una quarantina di monitori.
Fin dalla precedente riunione erano
stati concordati gli argomenti da discutere : il canto nelle scuole domenicali e
la Rivista « L’amico dei fanciulli ».
Il primi argomento è stato introdotto
dal pastore Rostagno e discusso in tre
gruppi separati; ci siamo poi riuniti per
confrontare le conclusioni e stabilire una
linea comune.
Siamo stati pressoché concordi nello
•stabilire che l’attuale Innario non è adatto per essere usato nelle scuole domenicali, soprattutto a causa del linguaggio
adottato, arcaico e difficile persino per
un adulto; abbiamo però anche riconoscituto che al momento manca una valida alternativa. Però in alcune chiese si
stanno facendo alcuni interessanti esperimenti in questo campo : pur disponendo
di conoscenze musicali limitate, si traducono canti, si adattano parole a musiche
già note, addirittura si compongono canti
originali. Per valorizzare queste esperienze, di cui abbiamo ascoltato alcuni interessanti esempi registrati, abbiamo deciso di organizzare un centro di raccolta
che provveda a raccogliere testi, musiche,
registrazioni (che presentino una problematica evangelica) e li diffonda in tutte
le chiese del Circuito. Se sarà possibile
trovare un esperto che ci possa dedicare
un po’ di tempo, si cercherà di dare quell’aiuto tecnico (trascrizione di musiche
solo registrate, correzione di musiche)
che molti hanno richiesto. Comunque il
servizio di questo centro inizia fin d’ora, •
e speriamo di ottenere i primi risultati
in breve tempo. Testi, musiche e nastri o
cassette registrate vanno recapitate alla
sig.ra Laura Tomassone - via Sant’Antonio da Padova 12 - Torino. Gradiremmo
anche notizie su attività simili in altre
zone, vista anche la possibilità di allargare il servizio fuori del Circuito; si spera
anche in futuro di poter pubblicare un
Canzoniere con i canti cosii raccolti.
È poi rimasto poco tempo per il secondo argomento : « L’Amico dei fanciulli ».
Sono stati presentati i risultati di una
specie di inchiesta condotta nelle varie
scuole domenicali : le critiche sono state
numerose, ma non sono mancate le proposte costruttive e le offerte di collaborazione. Si sta delineando, quindi, un lavoro costruttivo a cui il Convegno d’Ivrea
ha Dosto le basi ed ha verificato il legame di solidarietà e impegno dei monitori.
C. Operti
la costituzione; l’educazione deve avere
come centro il ruolo del cittadino lavoratore.
Giorgio Girardet ha voluto ribadire che
l’insegnamento religioso provoca danni
anche all’evangelo: in una realtà in cui
la religiosità è scontata, ufficiale e ovvia,
esso impedisce ancor più la presa di coscienza di un cristianesimo confessante
e minoritario quale esso è oggi. Se esiste
la testimonianza anche come insegnamento, (oltre che principalmente come
spiegazione della propria scelta evangelica) tuttavia la scuola non può raccontare la sua fede perché la scuola è di
questa società che cristiana non è.
Il dibattito ha portato a delle conclusioni sulle quali si continuerà a riflettere:
a) il luogo della trasmissione della
fede e della. testimonianza non può essere l’ora di religione; il modo alternativo
di insegnamento religioso può essere cercato nell'ambito di comunità evangeliche
o gruppi ecclesiali e nel quadro del quartiere nel quale la testimonianza avviene;
b) è preferibile rendere il più possibile staccata l’ora di religione perché così
è più facilmente emarginabile;
c) niente vieta che si dia la possibilità a chi lo desideri di avere come materia opzionale anche l’insegnamento della religione cattolica;
d) molti insegnanti di religione sarebbero probabilmente ben felici di passare ad una professione laica se fossero
loro proposte delle buone condizioni di
riciclaggio.
E. Impallomenì
GENOVA
TRIESTE
Il 21 febbraio sera è stato dedicato alla ricorrenza del 17 febbraio. La Comunità si è riunita numerosa nella sala del
circolo (più di 70 i presenti). Il pastore
Marauda ci ha ricordato la Storia Valdese, le vicissitudini di lunghi anni di lotta e sofferenze per tenere salda la fede in
Cristo. Con belle diapositive ha illustrato i luoghi storici delle Valli Valdesi. Sono stati cantati degli inni della nuova
raccolta e canti della montagna.
Il 29 febbraio pomeriggio, nei locali di
via Curtatone si sono riunite le Scuole
domenicali delle Chiese Valdesi di Genova e Sampierdarena, della Chiesa batth
sta di Sampierdarena e della Chiesa Metodista di Sestri. Mentre i ragazzi svolgevano il loro programnia, in altra sala
si sono riuniti i genitori e le monitrici.
Lo scopo di questo incontro é stato per
uno scambio di idee attinenti alla formazione biblica dei ragazzi e la collaborazione tra le Chiese Evangeliche nel campo dell’istruzione religiosa. Evidente la
necessità di incontri più frequenti tra le
Scuole domenicali. 1: stata programmata per il 4 aprile p. v. una gita delle Scuole domenicali con partecipazione dei genitori e delle monitrici. In detta occasione, dopo il culto, proseguiranno le discussioni dei genitori per la formazione
biblica dei ragazzi.
Il 4 marzo, a seguito del desiderio
espresso dal pastore Lucchesi della Chiesa luterana di via Assarotti al pastore
Marauda, si è riunito nei locali del circolo della nostra chiesa un gruppo di sorelle e fratelli Luterani e un gruppo di
Valdesi con i rispettivi pastori. Lo scopo
dell’incontro era di far conoscere ai fratelli luterani la storia valdese. Il pastore
Marauda ha esaurientemente trattato
l’argomento e ha pure portato a conoscenza le attuali opere sociali della nostra chiesa. Sono state proiettate diapositive che hanno evidenziato luoghi e fatti storici valdesi. È stata chiusa la serata in un caldo clima fraterno e con la
prospettiva di avere un altro incontro
dove ci venga illustrata la storia della
Chiesa Luterana.
L’il marzo pomeriggio è stato dedicato per la giornata mondiale di preghiera
delle donne. Nella Chiesa battista di via
E. Vernazza si è riunito un gruppo di sorelle delle Chiese valdesi, metodiste e battista di Genova, Sampierdarena e Sestri.
È stato eseguito il rito liturgico preparato dal gruppo di donne deU’America
Latina di varie denominazioni e dopo
lettura della S. Scrittura e preghiera del
pastore Santini della Chiesa Battista è
stata celebrata la S. Cena. La colletta sarà devoluta aH’Unione Cristiana delle
Giovani.
E. Bìglione
Abbiamo accolto con piacere la proposta, da parte di un gruppo di laici cattolici, di esaminare insieme i documenti
della recente Assemblea di Nairobi.
Sono stati interessati a questa iniziativa anche i greci ortodossi ed i serbo
ortodossi.
Il gruppo di studio, aperto pertanto alle tre confessioni cristiane presenti in
città, inizierà i suoi lavori nei locali della nostra comunità elvetica valdese nel
prossimo mese di aprile.
LIVORNO
Il 26 febbraio scorso si sono svolti nel
nostro tempio i funerali della sorella Anna Tosi ved. Giacomelli, di 91 anni, spentasi serenamente a San Giuliano Terme.
Diplomatasi in ostetricia a Pisa, prestò
la sua opera a Massa, a Campiglia ed a
Vignale Riotorto con abnegazione e generosità. In particolare durante i momenti difficili della prima e della seconda guerra mondiale seppe dare la sua
opera con profondo spirito evangelico.
Attorno alle spoglie, di lei fervente evangelica e mazziniana, si sono raccolti senza distinzione di credo politico o religioso molti di coloro che l’hanno conosciuta
ed hanno ricevuto da lei soccorso materiale o testimonianza, tutti uniti in una
comune manifestazione di affettuosa ri
conoscenza.
BOLOGNA
Sulla base dei dati emersi dal questionario distribuito ai membri della chiesa
metodista (i risultati sono in distribuzione) l’Assemblea del 7 marzo ha promosso alcime modifiche. La più interessante
vede l’orario del culto spostato alle 10
poiché al termine del culto ci sia ancora
tempo di dibattere il testo e i temi affrontati nella predicazione.
FEIMERAZIONE
DELLE CHIESE EVANGELICHE
DI PUGLIA E LUCANIA
(FCEPL) - Il Consiglio della FCEPL è
stato incaricato dal Consiglio della FCEI
di organizzare la parte logistica in vista
dell’Assemblea della Federazione delle
Chiese Evangeliche che si terrà a Bari
(30 ottobre - 2 novembre)*
• Durante tutto il mese di marzo si svolgeranno una serie di visite nelle comunità della FCÈPL per verificare le linee
della testimonianza attuale e le future
prospettive.
Domenica della Facoltà
La domenica della Facoltà di Teologia è stata fissata quest'anno per le chiese valdesi il 7 aprile; nel quadro del culto
verrà ricordata quest'opera della chiesa e la colletta sarà devoluta a coprire il deficit, che si preannunzia anche quest'anno rilevante dato l'aumento delle spese.
L'importanza ed il significato di quest'opera, che è una
struttura al servizio delle comunità evangeliche italiane, richiedono tutta la nostra attenzione e solidarietà.
Forse, non sempre, ci rendiamo conto di quanto sia vitale
per la vita della chiesa un "centro" di formazione pastorale e di
cultura teologica... ne parleremo con ampiezza nel prossimo numero. red.
ENGLISH SPOKEN HERE
World Council
of Churches
Towards the end of last year, 676 delegates from 286 Churches in more than
100 countries of the world’s six continents gathered in Nairobi, Kenya, for the
5th Assembly of the World Council of
Churches. Among them were three delegates from the Waldensian and Methodist Churches of Italy.
It is taking a good while for the rest
of us to learn what happened at Nairobi,
but gradually the picture is becoming
clear. We saw the rather sketchy reports
in the secular press at the time, which
understandably picked on the more sensational features. We have tried to absorb the longer reports in the religious
press, and we await the fuller accovmts
and comments in lengthier reports still
to be published. Meanwhile many of us
have heard first-hand impressions and
comments from some of those who were
present at the Assembly, either as delegates or in other capacities.
What has become abundantly clear is
that the World Council of Churches is
no longer dominated by the West. Using
the currently fashionable categories,
about 47% of the delegates were from
the « 1st World », 14% from the « 2nd
World » and 39% from the « 3rd World ».
So the Council has become far more truly a World Council than it used to be,
and the Churches of Western Europe and
North America can no longer command
an absolute majority.
My feeling is that most Italian Protestants — certainly in the Churches of the
Protestant Federation — will be very
happy with this development. Although
geographically in Western Europe, the
Italian Protestant Churches tend to take
a very radical line in political and social
affairs. They must therefore applaud the
Assembly’s harsh judgements on capitalism and neo-colonialism; and they are
no doubt pleased with the Council’s support for liberation movements, and with
the continuation of the Programme to
Combat Racims in particular.
On the Other hand, there is another development in the World Council of Churches about which Italian Protestants are
not so happy: that is, that it is no longer
so predominantly Protestant as it once
was. Looking at the new Central Committee, which has a geographical composition very similar to that of the full
Assembly, we find that the Orthodox and
other ancient Eastern Churches account
for about 21% of its membership, Anglicans and Old Catholics 11%, and United
Churches 9% — leaving the Churches
which can be unhesitatingly described as
Protestant with 59%. So although Protestants are still in the majority, the
Council cannot be thought of as a Protestant organization. One should also
bear in mind that the Roman Catholic
Church, though not in membership of
the World Council, plays a very active
consultant role in all the Council’s activities, and was represented by a strong
team of observers at the Assembly.
The result is that in matters of Faith
and Order, the more « catholic » viewpoint
is very much in evidence. Protestant minority Churches in Roman Catholic countr ies such as Italy finds this very hard to
accept. Thus the recent Faith and Order
Paper containing three agreed statements
— « One Baptism, One Eucharist and a
Mutually Recognized Ministry» — has
met with very strong criticism among
Italian Protestants, because in their wiew
it is far too « catholic » in tone and content.
Be that as it may, I am sure the World
Council does help its member Churches,
in Italy and elsewhere, to rise above local and limited concerns, and to behave
as parts of a truly world;;wide Christian
comunity.
« 4t *
L’articolo in inglese tratta della recente Assemblea del Consiglio Ecumenico
delle Chiese a Nairobi, e discute sulla
composizione attuale ed il programma
del Consiglio — specialmente dal punto
di vista dell’Evangelismo italiano; fa rilevare che i protestanti italiani sono più
d’accordo con le sue linee politiche che
con alcune sue tendenze nel campo dottrinale — quali esposte nei documenti
della Commissione Fede e Costituzione
sul battesimo, l’eucaristia e il ministero,
in particolare. Roger Ducker
Messaggio alla radio
Comunichiamo che domenica 28 marzo 1976
Trans World Radio trasmetterà alle ore 21,15
nel suo programma italiano per gli italiani' all’estero su onde medie 1466 kHz = 205 m un
messaggio hihlico del pastore Liborio Naso di Basilea sul tema : « Gesù andò attorno beneficando » (Atti cap. 10, verso 38).
4
26 marzo 1976
a cura delie Unioni Femminili
A CHE PUNTO SONO li
esperienze e riflessioni fatte in Puglia e Lucania
« Come dunq.ue invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno udito parlare? E come udranno se non v'è chi
predichi?... Così la fede viene dall'udire, e l'udire si ha per mezzo della parola di
Cristo» (Rom. 10: 14, 17).
« Non venni ad annunziarvi la testimonianza di
Dio con eccellenza di parole o di sapienza, poiché mi
proposi di non saper altro
fra voi che Gesù Cristo e
Lui Crocifisso... affinché la
vostra fede non fosse fondata sulla sapienza degli uomini, ma sulla potenza di
Dio » (I Cor. 2: 1 ss.).
Così dice S. Paolo ad una
comunità cristiana, quella
di Corinto, dove, evidentemente, i credenti erano in
disaccordo sul problema delV evangelizzazione. A loro
Paolo si rivolge senza sapienza umana, ma soltanto
con la predicazione di Cristo Crocifisso, il cui messaggio rivoluzionario, dell’amore di Dio per gli uomini, sulla base del servizio, è ‘pazzia’ per il mondo.
Anche oggi tanto si discute sul problema dell’insegnamento religioso ai ragazzi, insegnamento inteso e come annuncio della Parola e
come momento di controinformazione. Molto spesso,
nelle famiglie il compito di
educare i figli è delegato alle mamme che possono tra
scorrere molte più ore con i
figlioli. È necessario, quindi
che le donne evangeliche
sentano tutta la responsabilità che grava su di esse
affinché l’impostazione della vita dei nostri figli sia
data dal messaggio di Gesù.
L’Unione Femminile di
Taranto ha interrogato pastori, monitori, mamme,
bambini per ascoltare le
esperienze fatte in alcune
Scuole Domenicali di Puglia
e Lucania, ed in questa pagina vuole presentare il risultato della sua modesta
inchiesta.
l>a Signorina Zemira De Carlo, o zia
Zemira, come tutti qui la chiamano, ha
82 anni, è la più anziana.^ della: comunità
di Taranto od a lei ci rivolgiamo perché
frugU fra i suoi ricordi e ci racconti le
sue esperienze e di alluma e di monitrice della Scuola Domenicale di Taranto.
— Zia Zemira, innaoai tutto vuoi dirci
come hai conósciuto TEvangelo?
— Ero rnolto malata ed ì medici non
riuscivano ad individuare la causa. La
moglie del direttore dell’Arsenale di Taranto, Signora Perracciù, seppe del mio
caso da amici comuni, se ne interessò vivamente al pimto da praticarmi personalmente le iniezioni ed insieme alle cure
portò alla mia famiglia l’Evangelo. Ricordo che la signora si recava ogni mattina nelle zone più povere della città per
evangelizzare, ma prima di parlare cercava di alleviare i loro bisogni materiali
perché non si può parlare di giustizia e
di amore di Dio a chi ha la pancia vuota.
— Frequentavi la Scuola Domenicale?
— Certo, ogni domenica, alle 9, il pastore ci faceva la lezione. Prima la preghiera, poi un inno. Si leggeva un brano
dell’Evangelo. Noi tutti dovevamo tenere aperto il libro sulle ginocchia e seguire la lettura con attenzione perché il pastore, poi, ci invitava a rileggere qualche
versetto e ci chiedeva che cosa avessimo
capito e che cosa quel fatto, parabola o
miracolo voleva dire a noi. Ci abituò a
non distrarci voltando la testa verso la
porta d’ingresso per vedere chi entra e
chi esce. Brutta abitudine di molti fratelli adulti.
— Voi bambini avevate altre occasioni
di fraternizzare?
— Il pomeriggio della domenica im giovane ufficiale di Marina, il signor Luigi
Stella, ci riimiva a casa sua, ci offriva
qualcosa e poi Ci conduceya a fare una
lunga passeggiata in campagna. Ci metteva a 2 per fila, uno dei più grandi reggeva la bandiera di raso bianco su cui la
fidanzata aveva ricamato in oro : "Soldati
di Cristo” e cps?j attraversavamo tutta la
città fino al luogo stabilito dove, come
i ragazzi di tutti i tempi, trascorrevamo
il tempo gipeancio.
Questo è il ricordo più bello della mia
vita. Non potrò mai dimenticare quelle
persone che con tanto amore e tanta dedizione, si adoperavano a seminare nel
cuore di tanti ragazzi la «Buona Novella». A questo puntò voglio dire che ritengo la Scuola Domenicale un ramo importantissimo della Chiesa.
— Hai saputo più niente della signora
e del giovane ufflciàle?
— La signora è morta a soli 4A anni a
Roma. Il colonnello Stella fu fucilato dai
tedeschi durante la resistenza perché non
volle cedere ad essi tutti gli approvvigionamenti viveri che egli doveva distribuire al paese.
— Zia Zemira, qui hai una bella fotografia che ti ritrae con tanti ragazzi. La
data è 1947. Cosa pensi del fatto che tanti
di quei ragazzi oggi non frequentano più
la nostra Chiesa?
— Su questo non mi prommzio. « Getta il tuo pane sopra le acque perciocché
tu lo ritroverai molto tempo appresso »
dice il Signore.
— Oggi molti lamentano un notevole
disimpegno delle famiglie circa il problema dell’annunzio della Parola ai bambini, come si regolavano i tuoi genitori al
riguardo?
— Mio padre, nonostante gli impeci
di lavoro e le preoccupazioni ha sempre
trovato il tempo per leggerci l’Evangelo.
Ricordo che ci riuniva per spiegarci la
Parola del Signore, non trascurava mai
di farci pregare. Era intransigente per
quanto riguardava la frequenza alla Scuola Domenicale. Certamente sui genitori
ricadono molte responsabilità.
Ringraziamo zia Zemira che non si è
stancata né si stanca di « gettare il suo
pane suUe acque », lasciando al Signore
di raccogliere i frutti.
esperienze attuali nella
comunità metodista di Venosa
La scuola domenicale di Venosa quest’anno ò cominciata con circa 15 ragazzi,
ma il numero di coloro che partecipano
con regolarità è notevolmente scarso. Pensiamo che una delle cause di questa presenza saltuària sia da attribuirsi in primo
luogo al disinteresse e al disimpegno delle famiglie più volte da noi sollecitate.
L’altra ragione dovrèbbe essere quella
della mancanza di strumenti più volte
richiesti e promessi dalle nostre organizzazioni nazionali e regionali della scuola
domenicale; in effetti, fino ad oggi non ci
è pervenuto nulla.
^teniamo che l’impostazione della
scuola domenicale con mezzi figurativi
audiovisivi, ohe d’altronde rispecchiano
l’attuale orientamento didattico-pedagogico delle scuole comuni, stimolerebbe l’in
teresse dei nostri ragazzi. Riteniamo, inoltre, che il metodo corrente nelle nostre
scuole domenicali porti i ragazzi a considerare la stessa un doppione della scuola
istituzionale che frequentano gli altri sei
giorni della settimana.
Nei primi incontri di quest’anno gli
stessi ragazzi hanno dato il nome alla
loro attività che hanno chiamato « lavoriamo insieme ». Sempre sulla base del
loro metodo di lavoro, essi hanno preferito alla « lezione » della « Scuola Domenicale » la libera scelta della lettura di un
testo biblico di loro interesse. AH’inizio, i
ragazzi decisero di sviluppare il tema sociale della non violenza e del razzismo nei
suoi vari aspetti, ma non hanno potuto
portare avanti quanto si erano prefisso
per mancanza dei sussidi necessari.
comunità
metodista
di Rapolla
La comunità conta circa 12 ragazzi che,
ad eccezione di alcune volte, non si sono
più presentati alla scuola domenicale. È
chiaro che nella Comunità c’è vuoto, più
che crisi, motivato da varie ragioni: età
avanzata di un certo numero di membri,
assenza dei genitori dalla vita della Chiesa. Affinché la nostra presenza evangelica
avesse ancora un senso, abbiamo provato
ad uscire all’esterno con una nostra partecipazione alla vita sociale e politica dell’ambiente; questo non solo non è stato
capito, ma ha provocato dissenso e rottura proprio con quei membri che avrebbero dovuto essere solidali con noi e condividere il nostro nuovo modo di voler essere comunità di credenti.
Non siamo, quindi, in grado di parlare
della scuola domenicale di Rapolla perché, in sostanza, non esiste più. Possiamo
dire di vedere sporadicamente alcuni ragazzi al culto della domenica mattina.
Diverse volte e in diverse occasioni abbiamo fatto istanza ai genitori e a loro
perché partecipassero a questa attività,
ma inutilmente!
Può darsi che i motivi di questo assenteismo siano gli stessi che la comunità di
Venosa lamenta; noi riteniamo, tuttavia,
che qui la questione sia un’altra e di fondo. In ogni caso ci riserviamo di approfondire l’analisi.
comunità
di Taranto
L’occasione del 17 febbraio, « festa della libertà religiosa », è stata colta nella
chiesa di Taranto per domandarsi che uso
si faccia della libertà soprattutto per
quello ohe riguarda i bambini in età di
scuola e di scuola domenicale.
In altre parole per domandarci:
1) come ci qualifichiamo e ci comportiamo, in quanto genitori evangelici, nei
riguardi della scuola che i nostri figli frequentano?
2) in che misura ci preoccupiamo di
aiutarli a crescere nella fede, e quali strumenti adoperiamo a questo scopo?
Domenica 15 febbraio, abbiamo dunque
avuto una « giornata comunitaria »: siamo stati insieme, dopo il culto e la scuola domenicale, isvolti in simultanea, per
un’agape fraterna (molto ben riuscita) e
per una discussione che ci ha tenuti fin
oltre le 17. C’era anche qualcuno da Brindisi.
Alla scuola domenicale, la mattina, i
bambini erano stati intervistati dalle monitrici per avere il loro punto di vista sull’intero problema. Secondo il programma,
l’ascolto delle interviste registrate avrebbe dovuto aprire il pomeriggio. Ma poiché il registratore aveva fatto i capricci,
si è dovuto ri-intervistare i bambini, che,
per nulla infastiditi dal bis e per nulla intimoriti dalla presenza dei « grandi », hanno aiutato questi ultimi a rendersi conto
di alcune cose.
E venuto fuori, innanzi tutto, che i
’bambini sono in linea di massima contenti di venire alla scuola domenicale, di
leggere la Bibbia e di poter esprimere graficamente (o in altro modo) quello che
capiscono (già l’incontro natalizio della
comunità con i bambini era stato centrato sulla presentazione dei « cartelloni »
preparati da loro sulle lezioni seguite da
ottobre a dicembre).
E venuto fuori che si possono contare
sulle dita della mano di un monco i bambini che a casa loro siano « seguiti » seriamente nel lavoro della scuola domenicale. I genitori lasciano volentieri agli «addetti ai lavori » di lavorare al posto loro.
La loro partecipazione consiste nell’accompagnare i figli, quando non si limitano a mandarli.
E venuto fuori che'i bambini non sanno, nella maggior parte dei casi, se i genitori si sono preoccupati o no di esonerarli dairinsegnamento della religione nella scuola.
Il dibattito che è seguito, ha contribuito a mettere anche in luce:
a) che dietro la mancata presentazione della domanda di esonero, che è più
frequente di quanto non si pensi, specie
per quel che riguarda le scuole elementare. c’è l’inconfessato timore che il bam
bino venga esposto ad emarginazione o a
rappresaglie, fino a bocciature immeritate;
b) che qualche monitrice ha espresso
serie riserve su una scuola domenicale
condotta in base a una delega-abdicazione
dei genitori, e spesso anche del resto della comunità. Riserve che non vanno intese come uno « scoraggiamento » sul piano
morale, e che non possono quindi essere
superate con una generica e occasionale
espressione di solidarietà, ma che nella
chiesa devono provocare un ripensamento serio ed una seria presa di coscienza.
In positivo direi che ci si è resi conto
di una duplice necessità:
— che si faccia in modo da non far
sentire isolati, e quindi più esposti e deboli, i genitori che presentano domanda
di esenzione dalla religione a scuola. Queste domande non dovrebbero essere presentate alla spicciolata, ma forse collettivamente, insieme con quanti altri, pur con
motivazioni diverse dalle nostre desiderano che i loro figli non siano passati per
lo stampo cattolico della scuola;
— che i membri più sensibili della chiesa al problema della « trasmissione della
fede » si facciano carica di incontrare i
meno sensibili e di intavolare con loro
un discorso.
Su una cosa, mi pare, ci siamo trovati
concordi: malgrado ogni difficoltà, e malgrado le difficoltà che vengono poste dai
genitori stessi, la chiesa deve svolgere il
suo conipito di annunzio e di testimonianza verso tutti, e quindi anche verso i
bambini. E owió 'che « la chiesa » non è
un’astrazione, e che quindi si tratta sempre di persone che materialmente lavorano in questo senso. Sarebbe bello però
che il lavoro si svolgesse in condizioni tali da non riservarlo agli « addetti », il che
oltretutto non è evangelico perché divide
la chiesa in docente e discente, e non è
confortante perché toglie agli « addetti »
la consapevolezza e la gioia di fare un lavoro che sia veramente nel nome di tutti.
una mamma
comunità di Bari
Il libro degli Atti (cap. 2, 42) ci dice che
i credenti di quegli anni « erano perseveranti nelTattendere all’insegnamento degli Apostoli » — così il Pastore Corsani
(che sappiamo impegnato in prima persona nel lavoro della Scuola Domenicale e
del Catechismo), e continua: specifico
che quando si parla di « istruzione religiosa nelle comunità » in senso lato deve intendersi anche quella dal pulpito. Insisto
nel dire che questo compito resta la responsabilità primaria del pastore in quanto il suo è essenzialmente il ministerio
della parola. Per quanto riguarda i corsi
di catechismo e la Scuola Domenicale, da
sempre ho considerato che la base dell’insegnamento religioso dovesse essere,
per qualunque età la Parola di Dio, non
disgiunta certo dall’esame, alla sua luce,
dei problemi contemporanei. Il problema
di fondo è sempre lo stesso: l’insegnamento religioso ha la sua utilità e può
dare risultati positivi solo quando le famiglie, che sono Tambiente naturale in
cui il bimbo, il ragazzo, il giovane vive,
sono la dimostrazione vivente di quanto
il ragazzo si sente insegnare in Chiesa, e
solo là dove le comunità offrono un quadro in cui latenti vocazioni al servizio
possono svilupparsi nei giovani.
A Bari l’insegnamento ai bambini è impartito il martedì, alle ore 18 con notevoli
vantaggi, fra l’altro le famiglie che avevano difficoltà ad una partecipazione domenicale, ora non hanno più questa scusa.
Dal punto di vista della partecipazione la
media è costantemente elevata. Ci serviamo del materiale messo a disposizione dal
Comitato per le Scuole Domenicali. Ciò
non ci impedisce di allargare il discorso
a molti problemi della società. Abbiamo
da anni abolita la festa dell’Albero di Natale; quest’anno abbiamo avuto un incontro speciale (anche con la partecipazione
di alarne mamme) in cui si sottolinea il
senso del Natale oggi. Per quanto riguarda i corsi di catechismo, essi non hanno né una durata, né un programma prestabilito. Nei primi anni lo studio è essenzialmente biblico anche dopo. Insisto sui
fondamenti dottrinali della Chiesa Valdese, sulla sua organizzazione attuale, inoltre esaminiamo tutti i problemi che oggi
interessano, i giovani.
A questo punto mi permette una confessione? In questi ultimi anni, ripetuta-
5
26 marzo 1976
5
¡SCUOLE DOMENICALI?
è legittima una
pedagogia «cristiana» ?
INTERVISTE
Dall’opera di R. Voeltzel: Petite Pédagogie chrétienne pour la fin du XX' siècle,
prendíanlo alcune brevi note che ci sembrano interessanti per la riflessione di
monitori e genitori.
I. POSIZIONI NEGATIVE
Ivi è la posizione dei non cristiani —
, laicisti e atei — il cui concetto i i
educazione poggia su una filosofia o
una sociologia in completa rottura col cristianesimo. La loro posizione, in genere, fa
appello alla libertà del bambino e propone
di astenersi dall’ofirirgli una formazione o
anche solo delle conoscenze religiose, con
il pretesto di non forzare la sua scelta.
A queste posizioni rispondiamo che rimandano anch’esse all’inevitabile totalitarismo di ogni specie di educazione.
2 Vi sono gli argomenti di credenti
, che rifiutano una pedagogia cristiana perché dicono:
a) la grazia di Dio è onnipotente, se
egli vuole attirare un individuo alla sua conoscenza, lo può fare liberamente.
b) l’educazione religiosa dà spesso dei
risultati opposti a quelli desiderati. Di frequente nelle famiglie più religiose i ragazzi si rivoltano con aggressività contro un
cristianesimo di cui si è preteso far trangugiare tutta la ricchezza. L’indifferenza,
l’ateismo hanno spesso origine in una educazione religiosa troppo scrupolosa.
c) A quale pedagogia si può far corrispondere la chiamata di Abramo, la chiamata di Samuele, la chiamata di Saulo di
Tarso che avevano avuto rispettivamente
una formazione pagana, una iniziazione liturgica, una istruzione rabbinica? Le vocazioni non sono mai suscettibili di trascrizioni pedagogiche.
Rispondiamo a queste obiezioni che:
a) la onnipotenza di Dio è certamente
alla base della fede, ma la Scrittura ha sempre prospettato dei testimoni della fede. La
provvidenza divina che si cura delle sue
creature non ha mai dispensato le madri
dal preparare i biberons né i pasti per la famiglia. Non sono che i grandi mistici e i
grandi pigri che possono pensare il contrario.
b) Per il secondo argomento ai risultati pietosi di una educazione troppo pia —
dove forse sono mancate proprio le leggi
fondamentali della psicologia — opponiamo i numerosi casi in cui una pietà solida
si è trasmessa di generazione in generazione.
c) Quanto alla pedagogia dell’astensione, del lasciar fare solo a Dio, può essere una posizione di fede, ma anche di
rinuncia e ricordiamo la parola di Gesù
« Lasciate venire a me i piccoli fanciulli »
(Me. 10).
II. LINEE DI PEDAGOGIA CRISTIANA
La pedagogia cristiana fa parte della
teologia pratica e come ogni teologia segue delle correnti. Due correnti costanti si
alternano nel tempo.
1. L’una prende coscienza delle disposizioni naturali del bambino, degli elementi innati della sua persona, dei suoi bisogni
legittimi e cerca di utilizzare queste disposizioni, di svilupparle, di soddisfare questi
bisogni. Sul piano cristiano è la pedagogia
dei Gesuiti. La natura ha situato nell’individuo dei germi e l’opera educativa ha il
compito di facilitarne lo sviluppo e il progresso. La religione è il coronamento della
pedagogia profana. Si parte da una bontà
naturale e da disposizioni innate che permettono di dar fiducia al bambino.
2. Una pedagogia tipicamente protestante le risponde un no categorico. L’uomo, dice, è interamente corrotto. 11 peccato
(di cui il bambino non è liberato col battesimo come per il cattolicesimo) pesa su
di lui. Condurre alla conoscenza del peccato che implica il pentimento, la conversione, la presa di coscienza che Cristo ha operato una rottura della nostra natura, è lo
sforzo e il fine di ogni educazione evangelica.
Questo non implica il rifiuto del passato,
ossia l’infanzia: sarebbe rifiutare una parte
della grazia.
Dal Salmo 131, 2 «ho calmata Tanima
mia come è quieto il bambino divezzato sul
seno di sua madre », a Paolo che raccomanda ai Corinzi (114, 20) «siate bambini
quanto a malizia » e alla I Pietro 2, 2 « come bambini pur ora nati desiderate il latte spirituale » e fino alle parole di Gesù,
attraverso la Scrittura vi è l’elogio di una
certa fede semplice, trasparente che sarebbe privilegio dell’infanzia.
mente ci sono stati richiesti dati, siamo
stati invitati a riempire questionari ecc.
Si è sempre trattato più o meno delle
stesse cose, e le domande differivano solo nella forma. Io ritengo che i questionari (a non abusarne e a non considerarli
il toccasana di tutti i mali, veri o presunti, che affliggono le nostre Chiese) abbiano una certa validità; ma a condizione
che dopo essere stati studiati ed elaborati nei loro risultati, siano veramente utilizzati: non mi risulta che fino ad oggi
questo sia stato fatto.
• Hanno collaborato: Vera Velluto, Berta Subilla, Elda Ricciardi, Marie-France Caisson.
Un suggerimento
Per coinvolgere maggiormente i genitori ed i
figli nella ricerca biblica ecco un suggerimento
’’alternativo” : nelle comunità dove i ragazzi sono numerosi e dove si possono trovare alcuni genitori che si presterebbero a fare questo tipo di
esperimento, non sarebbe posibile raggruppare
una volta alla settimana i ragazzi di un quartiere, nella casa di uno di loro (o a turno) dove, con
l’aiuto dei genitori potessero seguire il programma K scuola domenicale »? Ciò, forse, risolverebbe alcuni problemi di assenze alla scuola domenicale, e inoltre sarebbe possibile invitare altri amici del quartiere non evangelici, per un dialogo. E
una volta al mese, ad esempio, i ragazzi potrebbero ritrovarsi, dai vari quartieri, con dei monitori, per un pomeriggio o una giornata, per fare
il punto di quanto studiato nei vari gruppi...
nuovo impegno nell’annuncio
dell'Evangelo_________________________________
Abbiamo rivolto una serie di domande sul tema di questa nostra pagina a
Adriana Menna (coordinatrice delle Scuole Domenicali e gruppi cadetti
della F.C.E.P.L.) ed al pastore Salvatore Ricciardi (membro del Servizio
educazione ed istruzione della F.C.E.L).
— Che cosa si intende per « istruzione
reiigiosa »?
— L’espressione « istruzione religiosa »
non mi sembra particolarmente felice nel
senso che fa pensare ad una serie di nozioni, di conoscenze che non incidono nella vita del bambino o del ragazzo come
non lo coinvolgono direttamente. Una impostazione più corretta dovrebbe partire
dagli interessi reali del bambino nella
sua totalità e nella sua collocazione, aiutando il bambino a comprendere le azioni di Dio in favore dell’uomo, azioni che
evidentemente coinvolgono anche lui.
— Corrisponde ad una reale esigenza
del bambino o non piuttosto ad una nostra esigenza nei suoi riguardi?
— Mi sembra certo che il bambino noti
abbia grande interesse a conoscere fatti
lontani da lui o dalla sua esperienza perché non ha una motivazione sua alla conoscenza. Mi sembra invece più probabile che un bambino-posto all’intemo di
una situazione concreta, per esempio una
famiglia, una comunità viva, impegnata,
consapevole del suo ruolo all’interno di
pna società, chieda conto del perché ha
senso una cosa piuttosto di nn altra. E
se succede (dico se, perché il processo
non è meccanico in quanto credere è un
dono) che il bambino chieda una spiegazione, questa gli può essere data raccontando le opere di Dio a favore del suo
popolo.
ESISTE
UN’EDUCAZIONE
CRISTIANA?
— Come annunciare l’Evangelo ai bambini?
— Credo che sarebbe necessario soffermarsi su ciò che intendiamo per aimuncio, se cioè è una presentazione di un
testo, una lezione su un testo o piuttosto
il porre il bambino in condizione di capire le azioni di Dio e la portata di queste azioni per gli uomini.
— È corretto parlare, come spesso si
sente, di « educazione cristiana »?
— Mi pare di no per il semplice motivo che una educazione presuppone u^u
scala di valori che in genere è sta,bilita
da una classe dominante, mentre la testimonianza del vivere per fede e in speranza è solo un punto di partenza per la
'riflessione e la crescita del bambino.
— Se è vero che si raccoglie ciò che si
è seminato, considerando rinnegabile esodo dei giovani dalle nostre comunità, dovremmo pensare che si è seminato male?
— È una domanda posta: certo è
le chiese non sono state per i ragazzi dei
punti di riferimento, non sono state lo
specchio di quel rinnovamento intenore
di cui hanno sempre parlato. Nei fatti
non sono state capaci di rendere esplicito il fatto che la Parola aveva prodotto
quella conversione, quel cambiamento di
stile, quella inversione di tender^ rispetto all’etica dominante, per cui fosse
credibile il loro messaggio.
_____ O forse al fanciullo che, inconsciamente, anela alla verità è alla ^ustizia,
offriamo solo esempi di religiosità e pietà farisaica?
— Non sono tanto convinta di questo
anelito inconscio alla giustoia. Mi sembra assai più probabile che il ragazzo abbia termini di confronto extra ecclesiastici che smentiscono ciò che la chiesa
dice e quindi faccia scelte che con l’istituzione ecclesiastica hanno poco da spartire.
__ Poiché la fede non si trasmette ma
è un dono che Dio liberamente ci elargisce, perché recriminare tanto?
— Credo che ormai nessuno stia pi^gendo su ciò che è successo nelle Chiese, ormai qualcuno valuta positivamente
il progressivo svuotamento delle stesse.
Mi sembra invece che oggi vi sia un impegno nuovo nell’annuncio, un impegno
incarnato che ha la consapevolezza che la
libertà ultima spetta a Dio nel porgere
questo dono e all’uomo nel rifiutarlo o
nell’accettarlo.
Proprio perché sono pastore e nello
stesso tempo im responsabile di questo
« servizio » vorrei vedere la rivista "Scuola Domenicale” meglio utilizzata. Essa è
infatti destinata anche ai genitori, non solo ai monitori, per aiutarli ad affrontare
con intelligenza i problemi educativi.
Si chiede se l’esodo dei giovanissimi
dalle chiese non sia dovuto al fatto che
« offriamo solo esempi di religiosità e di
pietà farisaica » al fanciullo « che inconsciamente anela alla verità e alla giustizia ». A parte la considerazione che sarebbe assai diffìcile trovare un supporto
biblico per una simile affermazione nei
confronti del fanciullo (residuo di una
mentalità cattolica sull’« età deU’innpcenza »?), è vero che le nostre chiese sono
piene ’di farisei e di scribi. Penso però
che, fino a quando il Signore non fq nascere il profeta (ma è vero che non ci sta
dando dei profeti?), tutto quello che possiamo fare è essere, modestamente ma
seriamente, scribi.
« La Scuola domenicale » vuole essere
per la chiesa un aiuto in questo senso.
Un aiuto non per far nascere la fede, che
questo è dono dello Spirito Santo, e non
possiamo recriminare quando non nasce,
ma per porne le premesse e darle dei
contenuti. « La fede viene daH’udire », ha
affermato uno che di « trasmissione della fede » se ne intendeva un poco.
Fino a quest’anno, i programmi offerti
(non imposti) dal Consiglio Nazionale delle Scuole Domenicali prima e dal Servizio Educazione e Istruzione poi, hanno
seguito lo schema di una «lezione» per
domenica cercando di coprire tutto 1 itinerario biblico nell’arco di 5 anni, e uno
schema certo non privo di difetti (prevalenza dell’Antico Testamento sul Nuc>
vo, eccessivo schematismo ecc.); ma si è
cercato di rinnovare costantemente soprattutto la parte dedicata ai monitori
per permettere loro una conoscenza sempre più approfondita ed aggiornata del
testo, e per fornire loro delle informazioni e dei suggerimenti didattico-pedagogici. Più carente (a mio personale avviso)
il materiale per i ragazzi e i bambini; ma
non si può arrivare a tutto (non dimentichiamo però le carte geografiche, le
silhouettes, i tabelloni di storia valdese,
le proposte di drammatizzazione di alcuni episodi biblici, le raccolte di canti vicini alla s^sibilità dei bambini e dei giovani). , ■) ’*>. ^
ARRIVANO « LE SEQUENZE »
Con l’anno venturo, viene abbandonato
lo schema: una domenica - una lezione
e si passa alle « sequenze ». Vengono proposti tre argomenti per anno, ciascuno
articolato in un certo numero di « capitoli » o « lezioni » che ogni scuola domenicale può usare a proprio piacimento e
secondo le sue necessità: fermandosi tre
domeniche sullo stesso capitolo, ad esempio, o concentrando due capitoli in una
sola volta.
I convegni che regionalmente il servizio sta organizzando per la prossima primavera in varie regioni d’Italia e che vorrebbero vedere la partecipazione dei monitori e del genitori (!) avranno principalmente lo scopo di spiegare questa innovazione.
ÀI fondo di tutto, rimane forse la com
siderazione che i metodi si possono e si
debbono rinnovare, il materiale didattico va continuamente riveduto e aggiornato, ma che nulla serve veramente se
non si supera una mentalità diffusa di disimpegno e di abdicazione.
Fino a quando i genitori si sentiranno
a posto con Dio e con se stessi _ nerché
mandano i figli a scuola domenicale (e
versano la contribuzione alla chiesa), e
non si renderanno conto che la fede non
è un settore della vita, accùratàmente
separata dagli altri, ma la sostanza che
deve nermeare di sé tutta la vita, sì da
fare di questa una testimonianza e un
punto di riferimento, i discorsi sul materiale e sui metodi risolveranno solo
aspetti molto marginali del problema.
Salvatore Ricciardi
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6
alle valli oggi
Chi
sono
i villani?
cronaca
INTERVISTA AL PROF. ARMAND-HUGON
55.000 volumi: un servizio aperto a tutti
Realtà, problemi e prospettive future della bibloteca valdese di Torre Pellice
Il giornale della settimana scorsa riportava due notizie che meritano di essere sottolineate: la Comunità Montana della Val
Pellice organizza un viaggio di studio con
visita a cooperative agricole; il tecnico
agrario della Comunità Montana delle Valli Chisone e Germanasca ha presentato al
Consìglio una relazione sull’attività della
Comunità in questo settore. Si potrebbero
tiggiungere altre notizie di urui attività importante di informazione e di promozione,
di sensibilizzazione e di servizio a favore
degli agricoltori e allevatori, soprattutto
delle zone di montagna, come i cicli di conversazioni^ sulle malattie del bestiame o
sulla possibilità di introdurre colture alternarle (lamponi, mirtilli, more, ecc.).
Cotfie segnala il tecnico Giancarlo Bounous, queste notizie acquistano particolare
significato se si tiene conto anche di un
rinnovato interesse dei giovani per l’agricoltura e l allevamento. Da incompetente
quale sono mi permetterei di sottolineare
qualche altro elemento che ritengo necessario venga considerato attentamente se si
vuole mantenere e promuovere l’agricoltura nelle nostre zone.
Innanzitutto e necessario un cambiamento di mentalità, una conversione: è opportuno rendersi^ conto che l’agricoltura ha‘ la
stessa dignità che riconosciamo agli altri
mestieri onesti e che l’operatore agricolo ha
la stessa dignità dell’operaio o dell’impiegato. Solo una società di gente profondamente Ignorante (nel senso letterale del termine, cioè di gente che non sa, che non
conosce) ha potuto ritenere che i valori
della cultura^ contadina fossero inesistenti o
insignificanti. Tipica a questo proposito è
la trasformazione di significati che ha potuto acquistare la parola « villano ». Originariamente « villano » significava semplicemente abitante della campagna, contadino (dui^ latino « villa », casa di campagna,
da cui è anche derivata la parola villaggio,
cioè paese), ma poi, come ognuno sa, è venuto ad acquisire il significato di persona
rozza, incivile, priva di educazione, priva
di tatto^ e di cortesia. Ora da questa concezione è necessario liberarsi. In moltissimi
casi il « villano » non è affatto rozzo e in
quanto a educazione può dare molte lezioni agli abitanti delle città! E questo discorso è un fatto di educazione e di costume:
va fatto e rifatto finché sia acquisito e non
si debba piu assistere all’abbandono forzato della terra per paura di rimanere soli,
perché la nostre ragazze preferiscono l’odore di smog della città (in cui si sentiranno
sempre come pesci fuor d’acqua) all’odore
di stalla. Ma non mi sento, ora come ora, di
farne una colpa soltanto a loro: è tutta la
struttura della nostra società che ha privilegiato certe categorie di lavoratori trascurandone (o disprezzandone) altre.
^ Strettamente collegato a questo punto è
l’argomento della organizzazione del lavoro
e della sua redditività. E qui il cronista della seduta del Consiglio della Comunità Val
Chisone nota giustamente che è necessaria
una «nuova impostazione dell’agricoltura
che veda come protagonisti gli agricoltori
stessi uniti in un progetto comune ». Occorre cioè liberarsi da una spirito di parte,
di antagonismo, del giocare a chi possiede
il trattore più potente (anche se poi rimane di fatto inutilizzato per buona parte delle
sue effettive possibilità), a chi ha più macchine agricole (che poi lavorano pochi giorni l’anno), ed entrare in una visione nuova
delle cose, quella della cooperazione.
Un ultimo punto, per questa volta, mi
pare essere quello dell’inquadramento dell’agricoltura nell’insieme delle iniziative
che da più parti vengono proposte per la
difesa dell’ambiente. Si è scoperta l’ecologia ed ora tutti fanno a gara per salvare
quel po’ che rimane di salvabile: creazione
di parchi naturali, ripopolamento con animali oggi scomparsi, ecc. Il rischio sussiste
ancora una volta che a fare le spese di tutte
queste iniziative possano essere sempre i
contadini. Essi non hanno tratto profitti (o
perlomeno non i più grossi!) dalla speculazione edilizia ed ora corrono il rischio di
vedersi compromessa ogni possibilità di miglioramento perché la gente « civile » (vale
a dire non « villana ») vuole ammirare
com’era la natura prima di essere rovinata.
Difesa dell’ambiente sì, ma anche difesa, e
prima di ogni altra cosa, di chi in questo
ambiente vive. Bruno BellHon
— Professore Armand-Hugon, in qualità di responsabile della biblioteca valdese di Torre Pellice, può dirci da quando esiste questo istituto qui a Torre? E
come è organizzato?
— La Biblioteca Valdese, di proprietà
della Tavola Valdese, esiste come tale
dal 1889: inauguratasi in quell’anno la
Casa Valdese, vi erano stati riservati tre
locali destinati all’uniflcazione delle due
biblioteche esistenti in Torre Pellice, e
cioè la Bibliothèque Pastorale e la biblioteca del Collegio, già esistente da alcuni
decenni.
Essa consta attualmente di oltre 55.000
volumi ed opuscoli, e di una serie notevole di riviste. Vi sono oltre centocinquanta cinquecentine, cioè edizioni del
’500, alcune delle quali molto preziose (ad
es., le prime edizioni delle opere di Lutero), e diversi incimabuli, edizioni anteriori al 1500.
La Biblioteca, pur essendo privata, è
aperta al servizio di tutti, ed è disponibile due pomeriggi per settimana (lunedi e giovedì dalle 15 alle 18): in questo senso svolge una funzione sociale e
pubblica e come tale è stata riconosciuta dalla Soprintendenza Bibliografica regionale.
concernenti il mondo e la storia valdese
sono diventate un po’ di moda, e la Biblioteca è diventata in tal modo il punto
obbligato di ritrovo degli interessati. Non
meno di tre o quattro tesi di laurea all’anno si valgono degli strumenti che la
Biblioteca può offrire. In questo senso,
il lavoro svolto non si limita alla distribuzione di libri, ma diventa lavoro culturale, e tutto sommato interessante.
— Chi frequenta la biblioteca?
— Che cosa si è fatto negli ultimi anni per aggiornare e rimodernare questo
servizio?
— La Biblioteca è frequentata dal pubblico più disparato: studenti in cerca di
materiale per le loro ricerche, pubblico
generico che chiede libri di narrativa di
ogni genere, studiosi specializzati che sanno di trovarci materiale e collezioni difficilmente reperibili altrove : il lavoro dei
bibliotecari (i proff. Ermanno Armand
Ugon e Gino Costabel, oltre al sottoscritto) diventa quindi molte volte un lavoro
di consulenza e di consiglio. In questi ultimi anni in particolare, le tesi di laurea
— La Biblioteca era dotata fino a qualche anno fa soltanto di uno schedario alfabetico per autori: abbiamo ora impostato, e si porta avanti quando e come
si può, lo schedario per soggetto, ormai
indispensabile: ognuno capisce che è un
lavoro lunghissimo, che richiede degli anni di lavoro specializzato. Grazie ad interventi che non sono costati nulla alla
Chiesa, si è potuto procedere da diverso
tempo all’acquisto di libri nuovi, e cioè
al cosidettb aggiornamento: si sono spe
Torre Pellice: notiziario
Alla « Enrico Arnaud »
Alla seduta della «Enrico Arnaud», tenutasi domenica sera nei locali dell’Asilo
con una buona partecipazione di pubblico interessato ed attento, il dott. Sergio
Gay ha illustrato, con competenza e chiarezza, la legislazione attualmente in vigore sull’autotassazione ed il cumulo dei
redditi. Molte le domande.
• Sono deceduti nel corso delle ultime
settimane: Marianna Rivoir, Carlo Giaietti, Adelina Charbonnier ved. Malan,
Francis Rostan, Giovanni Emilio Rostan.
Alle famiglie colpite da questi lutti esprimiamo la nostra simpatia cristiana.
Le vetrine sono ancora in allestimento;
sono previste seziom dedicate alla teologia, alla letteratura infantile, alle novità
editoriali della Claudiana e a diverse tematiche. Il negozio, grazie allo spazio di
cui dispone, potrebbe diventare un punto
di riferimento « culturale » per Torre ; sia
per presentare un « nuovo » libro sia per
incontri-dibattito. Gli attuali responsabili
prevedono, nel prossimo futuro, di visitare alcune comunità delle Valli per presentare le nuove pubblicazioni della Claudiana.
Gli operai della ”COR”
• Il Concistoro ha preso in esame nella
sua ultima seduta i problemi della comunità connessi con i nuovi Regolamenti
Organici, il lavoro neH’ambito dei Circuiti, i matrimoni fra minori, il lavoro
attualmente in corso fra catechisti e monitori. Un progetto è allo studio da parte
di questi fratelli per raggiungere una catechesi più organica e fruttuosa fra i ragazzi; se ne riparlerà nei prossimi mesi.
Incontro catecumeni
Un improvviso licenziamento di una
operaia ha provocato, alla Gor di Torre
(piccola fabbrica di cruscotti per auto)
la pronta risposta dei dipendenti.
I 60 operai della Gor son infatti scesi in
sciopero, (venerdì), per tutto il giorno) de
cisi a non accettare le decisioni padrona
li. Attualmente sono in corso incontri, al
l’interno della fabbrica, con gli organismi
sindacali per analizzare la situazione. Si
prevede che in questi giorni verrà pure
eletto il « Consiglio di fabbrica », sino a
ieri inesistente. .
Il 19 ha avuto luogo a Torre Pellice nei
locali dell’Asilo il previsto incontro dei
catecumeni di 4' anno del I Circuito. Una
ventina di partecipanti hanno trascorso
la giornata dibattendo il tema una Chiesa al servizio degli altri » nella mattinata
a gruppi, nel pomeriggio in assemblea.
Partendo dalla situazione sia della chiesa
che dell’ambiente sociale in cui vivono i
ragazzi sono stati posti di fronte al problema: come credenti come ci inseriremo
nel mondo?
Daremo prossimamente un più ampio
resoconto dal punto di vista dei catecumeni.
Associazione partigiani
Associazione Nazionale ex-internati
Sezione Val Pellice e Germanasca
La ’’nuova” libreria
Una cinquantina di persone hanno partecipato a fine febbraio all’inaugurazione
della nuova libreria Claudiana di Torre.
Il negozio si presenta decisamente bene
ampio, luminoso e ben situato sulla piaz
za principale. Attualmente è diretto dal
la signora Lidia Nisbet-Olsen con cui col
làbora il giovane Claudio Taccia. In Clau
diana, oltre alle novità librarie del mo
mento, si »possono acquistare oggetti ti
pici deH’artigianato locale, dischi di canti
d’ispirazione evangelica, diapositive con
vedute delle Valli etc....
si molti milioni in questo senso, ma ognuno si rende conto che qualche pacco di
libri rappresentano oggi una spesa di
centinaia di migliaia di lire: e dovendosi
operare una scelta, essa è stata orientata
in modo da soddisfare le esigenze del
pubblico medio, e cioè verso l’acquisto di
opere di narrativa contemporanea o comunque di attualità, e verso il settore
bibliografico che abbraccia la storia della Riforma, delle eresie, delle dissidenze
religiose, della storia del protestantesimo, della libertà religiosa, del cristianesimo in genere: pensiamo che soprattutto in questo settore la nostra Biblioteca
deve fare il massimo sforzo per essere
un centro di documentazione aggiornato.
— Quali sono i settori ’cuiturali’ maggiormente sviiuppati e qual’è, se si può
dir cosi, la specialità di questa biblioteca?
— Come si è detto, i settori culturali
sono identificabili nel campo della storia
del cristianesimo in tutte le sue implicazioni, e nel campo della lettura di aggiornamento: ma, come è noto, per «cultura» oggi si intendono molte cose, ed è
difficile per qualsiasi biblioteca di essere
dotata di tutti quegli strumenti che un
pubblico eteroclito richiede.
Pensiamo perciò che la nostra Biblioteca deve tener conto delle esigenze dei
suoi clienti, che sono i ricercatori di storia valdese o di storia del pensiero protestante, gli studenti dei vari ordini di
scuole esistenti, ed il pubblico con meno
pretese, ma con un gusto abbastanza
educato.
— Rispetto alla biblioteca della Facoltà Valdese di Teologia a Roma, che rappresenta un prezioso punto di riferimento, a livello nazionale, per gli studiosi
protestanti e non, come si pone questa
biblioteca di Torre? E in che cosa si diversifica?
— La Biblioteca della Facoltà di Teologia ha, penso, un compito i prevalentemente culturale e. documentarlo:; quella
di Torre Pellice, posta com’è in un contesto sociale valligiano, deve rendere un
« servizio » anche in questo senso : le dimensioni sono e rimangono pertanto diverse, proprio in vista del pubblico cui
esse sono destinate.
— Per il futuro son previste nuove iniziative che potenzino maggiormente la
biblioteca valdese di Torre?
— Una soluzione discreta per il problema dello spazio (che si pone ad ogni
biblioteca) è stata trovata alcuni anni fa
con il ricupero di buona parte del seminterrato della Casa Valdese: in esso hanno trovato posto alcune decine di metri
di scaffali e vi si sistemeranno alcune decine di migliaia di volumi. Questo è un
aspetto della funzionalità (e ce ne sono
parecchi altri, come l’ormai attivo impianto di riscaldamento), che è importante per poter lavorare: e il lavoro che si
deve portare avanti è soprattutto il riordino e il completamento dello schedario
a soggetto, la revisione di tutto il materiale, la rilegatura di molte riviste ormai
preziose, ecc. i: un impegno di una certa
mole, anche se non molto visibile e non
sempre apprezzato, e per di più condotto da persone che lavorano pressocché
volontariamente e per passione. Condizione questa che garantisce, in ultima analisi, il più delle volte un buon risultato.
La sera del 3 aprile alle ore 21, presso
il Centro d’incontro, P. Municipo, avrà
luogo una riunione per 1 Partigiani della
Val Pellice.
Il Comitato
Primo distretto
Nella Sala Consigliare del Comune di
Bibiana l’il aprile alle ore 11 avrà luogo
l’assemblea annuale dei soci. Tra i diversi punti all’o.d.g. segnaliamo: l’inaugurazione di un cippo ricordo « Jacopo Lombardini » a Torre Pellice e la proposta di
una borsa di studio in ricordo di « Francis Rostan ».
COLLOQUIO PASTORALE
Il prossimo Colloquio Pastorale del I
Distretto avrà luogo: lunedì 5 aprUe a
Pinerolo in via dei Mille.
Inizio alle ore 9,30 con breve culto. Il
programma prevede lavoro anche nel pomeriggio fino alle ore 16 per i problemi
connessi con l’applicazione degli Ordini
del Giorno sinodali sulla ristrutturazione, le nuove Discipline, i Circuiti, la Conferenza distrettuale ecc.
Dopo il tradizionale pranzo verrà
proiettato un filmino sul viaggio dello
scorso anno a Mauthausen.
CASSIERI
Hanno collaborato: Renato Coisson, Franco Davite, Luciano Deodato, Dino Gardiol, Piero Granero,
Giuseppe Platone, Alfredo Sonelli.
I cassieri dei Concistori del I Distretto
sono convocati domenica 12 aprile a Pinerolo alle ore 16 per la loro seduta di
fine anno.
La seduta di quest’anno riveste particolare importanza per affrontare i problemi connessi con la nuova impostazione dell’anno finanziario. Tutti sono tenuti a partecipare per una impostazione comune del lavoro.
7
w
delle valli
LUSERNA S. GIOVANNI
• Un vivo ringraziamento alla filodrammatica di Prarostino che sabato sera ha
presentato alla nostra comunità il lavoro teatrale « Candido », dramma in tre
atti di Cesare Giulio Viola.
• Il culto di domenica prossima, 28 c.m.,
in lingua francese, sarà presieduto dal
pastore Giorgio Tourn, che ringraziamo
fin d’ora.
• Due ospiti del nostro Asilo hanno terminato la loro corsa terrena; Bergere
Angela ved. Campra di anni 80 e Rostan
Giovanni di anni 73, da Torre Pellice.
Ai familiari rinnoviamo l’espressione
della nostra solidarietà cristiana.
POMARETTO
AMICI DELLA SCUOLA LATINA
Venerdì 26 marzo 1976
alle ore 21
nel Cinema « Edelweiss » di Pomaretto
il coro «EDELWEISS»
della Sezione C.A.I. di Torino
terrà un concerto di
CANTI DI MONTAGNA E POPOLARI.
SAN SECONDO
• I locali delle scuole elementari di San
Secondo Centro sono stati dichiarati inagibili a causa dell’aggravarsi di cedimenti segnalati già da tempo nello stabile.
Attualmente le lezioni si svolgono a doppi turni nelle nuove scuole di Miradolo.
In un secondo tempo saranno attrezzate
aule in vari locali di S. Secondo Centro
come è stato richiesto dalle famiglie. Il
Concistoro nella sua seduta di giovedì 19
ha deciso di mettere a disposizione la
sala delle attività per ospitarvi un paio
di classi.
• Martedì è stato celebrato il funerale
della sorella Alessandrina Long in Long
(Ponte S. Martino) deceduta improvvisamente lunedì 22 marzo all’ospedale di
Pomaretto. Esprimiamo al marito la nostra solidarietà cristiana nella certezza
della resurrezione.
Vacanze in Val d’Aosta
Casa di VIBRINO in Valle d’Aosta:
Centro di incontri per Scuole domenicali,
gruppi giovanili e comunitari.
Casa Evangelica per ferie di AOSTA:
Sono liberi 3 alloggetti fino al 15/6. È
libero anche un alloggetto per luglio e
uno per le prime due settimane di luglio.
Tutti liberi a partire dal 23 agosto.
Per informazioni e prenotazioni rivolgersi al past. Ehnio Del Priore - Via Croix
de Ville, 11 - 11100 Aosta - tei. 0165/44.345.
SERVIZIO MEDICO
ffistivo e notturno
Comuni dì ANGROGNA - TORRE PELLICE LUSERNA S, GIOV. - LUSERNETTA . RORA'
Dal 27 al 2 aprile 1976
Doti. AVANZI LUIGI
Via Gramsci, 11 - Tel. 91236 - Torre Pellice
FARMACIE DI TURNO
TORRE PELLICE
Domenica 28 marzo 1976
FARMACIA INTERNAZIONALE ( Dr. Imberti )
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374 - Torre Pellice
Martedì 30 marzo 1976
FARMACIA MUSTON (Dr. Manassero)
Via della Repubblica, 25 • Tel. 91.328
LUSERNA SAN GIOVANNI
Domenica 28 marzo 1976
FARMACIA VASARIO (Dott. Gaietto)
Via Roma, 7 - Tel. 90.031
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice: Tel. 90.118 e 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice; Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. Giovanni ; Tel.90.084 - 90.205
ANGROGNA
PINEROLO
L’assemblea di chiesa tenutasi al termine del culto domenica 21 ha nominato
i deputati alla prossima Conferenza Distrettuale ed al Sinodo nella persona di:
Pietrina Giai, Mary Campese, Roberto
Mathieu (Conferenza); Gianni Long e
Graziella Fornerone (Sinodo).
È deceduto presso l’ospedale di Torre
Pellice, a pochi giorni di distanza dalla
moglie, Gisola Teodoro dei Raggio. Siamo vicini al figlio ed alla sua famiglia
con la nostra fraterna simpatia in questo momento cosìi duro per loro.
Domenica 28 presso la sala del Capoluogo, si svolgerà un incontro, organizzato dall’Unione Femminile di Angrogna e
quella di Luserna San Giovanni, a cui
parteciperà la prof. Frida Malan, sul tema : « Le donne e la situazione contadina ». L’incontro inizierà alle 14,30. Tutti
sono cordialmente invitati.
PEROSA ARGENTINA
Il Consiglio d’istituto di Perosa Argentina ha accolto con favore la proposta avanzata dalla Comunità Montana
Val Chisone Germanasca d’istituire dei
corsi di educazione sessuale presso le
scuole medie della zona.
Tali corsi che avranno probabilmente
un carattere facoltativo si terranno in
orario extra-scolastico e saranno curati
da una équipe medico-psico-pedagogica.
Non è stato ancora stabilita per il momento la data d’inizio di tali corsi; ma
si spera che ciò possa avvenire nel più
breve tempo possibile.
BOBBIO PELLICE
• Sabato 20 una folta rappresentanza dei
membri del Concistoro si è recata a visitare il museo di Torre Pellice. È infatti
molto diflScile per coloro che sono impegnati nel settore agricolo trovare il
tempo per effettuare una visita al museo
nell’orario normale e d’altra parte la proposta di una visita serale è stata accolta
con entusiasmo. Pare che alla resa dei
conti, cioè dopo aver visitato le varie
sale del museo, non vi sia stata delusione, anzi... Qualcuno ha persino pensato
che poteva offrire qualche pezzo ancora
mancante della sala riservata alle attività
agricole e artigianali. Esempio da imitare!
• Domenica pomeriggio l’Unione Femminile ha rinnovato la « tradizione » iniziatasi lo scorso anno di un incontro fuori sede, cioè nella scuola dei Cairus, l’antico tempio della Comba della Ferrera.
È una possibilità di incontrare alcune
sorelle di chiesa che, a causa dell’età
avanzata e delle non buone condizioni
di salute, non possono recarsi agli incontri al Centro. E in quella occasione si è
avuta una nota simpatica per sottolineare l’impegno e la responsabilità della
chiesa anche in campi lontani dalla nostra regione. Il pastore Franco Davite ci
ha presentato una serie di diapositive sul
lavoro della missione contro la lebbra,
presentandoci i vari aspetti del problema. Lo ringraziamo sentitamente e lo prenotiamo per rincontro del prossimo anno con altre diapositive.
PRAROSTINO
Sabato 20 è mancata alTaffetto dei suoi
cari Porneron Ernèstina ved. Cardon ,di
anni 87. I funerali si sono svolti lunedì 22.
La comunità esprime ai familiari la propria simpatia cristiana.
Convegno monitori
Sabato 20 e domenica 21 hanno avuto
luogo, rispettivamente a Villar Perosa e
Luserna S. Giovanni, i preannunziati convegni per i monitori organizzati dalla
Commissione Ministeri del Distretto in
collaborazione con il Servizio Studi della
Federazione. Franco Girardet, membro
del Servizio, ha iniziato con i nostri Circuiti un lungo giro di contatti in vista di
potenziare il Servizio stesso nell’ambito
del lavoro federale, ed ha approfittato
dell’occasione per illustrare il nuovo materiale che entrerà in uso nel prossimo
autunno.
I due convegni hanno avuto una discreta partecipazione, malgrado il tema un
po’ generico, ed hanno servito per fare
il punto sulla situazione del nostro lavoro fra i ragazzi. Il nuovo materiale, illustrato e parzialmente presentato da Girardet, ha suscitato l’interesse dei monitori ma anche alcune perplessità. È forse necessario avere un incontro di stùdio
molto più ampio e specifico per esaminare questo materiale a fondo. Si è così
concordato di avere in settembre un
week-end prima della ripresa consacrato
a questo scopo.
Arrivederci dunque in settembre con
molte idee nuove e molti suggerimenti.
VALLI NOSTRE
VILLEGGIATURA EVANGELICA
L’invito inviato a numerosi fratelli valdesi e
non di tutta Ittalia ha ricevuto varie adesioni,
ma le possibilità logistiche locali si sono dimostrate molto minori di quanto prevedevamo.
Preghiamo pertanto tutti coloro che hanno
possibilità di alloggio e di pensione, familiare o
aperta al pubblico, di farlo sapere con la massima urgenza.
ISTRUZIONE RELIGIOSA
PER LE SCUOLE STATALI
Gii articoli sul problema deU’istruzione religiosa sono stati molti sulla nostra stampa nia sempre
teorici e c’è un aspetto del problema che non
hanno mai toccato: quello delle migliaia di studenti evangelici che frequentano le scuole statali
e non possono ricevere nessuna istruzione religiosa mentre è aderente alla tradizione protestante e valdese che l’istruzione religiosa faccia parte
deU’educazione dei giovani.
La Comm. Valli Nostre vuole proporre una
azione concreta : mettiamo a disposizione di tutti
gli studenti che lo domandano delle brevi dispense. Si tratta dei corsi di religione impartiti da
pastori agli alunni delle medie inferiori e del liceo presso la Scuola Latina ed il Collegio.
Per i liceali offriamo pure un servizio di corrispondenza per coloro che ci vorranno porre dei
quesiti stampando domande e risposte su apposite
dispense.
Il tutto fatto con un modesto duplicatore che
permetterà di aggiornare i corsi anno dopo anno.
L’opera nostra è gratuita ma comporta tuttavia molte spese. Lasciamo a ciascuno di rimborsarci nella misura in cui crede opportuno. Naturalmente è superfluo esortare a scriverci con tempestività massima.
CURA PASTORALE
PER DISSEMINATI
Esistono credenti che per varie circostanze,
vivono nell’isolamento e provano il bisogno di
una parola amica. Ci scrìvano.
L’indirizzo è : a Valli Nostre » - 10066 Torre
Pellice (Torino).
(Geymet Enrico)
Rettifica
Nell’articolo « Servizio di geriatria » apparso suH’ultimo numero a firma del
dott. D. Varese imo spiacevole errore ha
mutato il senso dell’ultima frase che diceva : « E ciò è motivo di soddisfazione
per coloro che con il loro ingegno hanno
qualificato l’Ospedale ». Al posto di ’ingegno’ si deve leggere: impegno.
AGAPE
RORA’
L’Assemblea di Chiesa è convocata domenica 28 alle ore 10.30 per la seconda
volta in vista della nomina del pastore
titolare della chiesa; tutti i membri elettori sono tenuti a parteciparvi.
• Il Comitato Promotore per la costituzione della Pro Loco prosegue la sua attività, tutti quelli che si interessano a questo problema sono invitati a mettersi in
contatto con Gianni Tourn-Boncoeur.
• Il nostro fratello Willy Mourglia è
stato ricoverato in ospedale a Torino per
per un intervento chirurgico che gli auguriamo di superare felicemente per tornare presto fra noi.
Offerte per riparazioni
organo del tempio valdese
di Torre Pellice
La Comunità Valdese di Torre Pellice, con la
sua Assemblea di Chiesa del 25 gennaio 1976, ha
deliberato di procedere alle riparazioni resesi ormai indispensabili all’organo del tempio. Il Concistoro ha incaricato la Corale Valdese di raccogliere le offerte dei membri di Chiesa onde coprire la spesa necessaria per queste riparazioni.
Le persone autorizzate alla raccolta dei fondi
ed alle quali si è pregati di rivolgersi per versare
la propria offerta, sono le seguenti : Sig.ra Jahiej- Mary, Via Amedeo Bert 14/4, tei. 91049;
Sig.ra Tamietti Maria, Via M. Gay 21, tei. 90760;
Sig.ra Sappe Bianca, Corso Gramsci 31, telel.
91998; Sig.ra Vola Luciana, Via Giolitti 7,; tei.
91.489, Torre Pellice.
Il Seggio della Corale Valdese ha pensato di
rendere noto mensilmente il nominativo delle
persone che hanno fatto delle offerte per l’organo e pertanto pubblichiamo un primo elenco di
offerte pervenuteci a tutto il 22 febbraio. I vari
elenchi saranno sempre pubblicati su « L’Eco »
e su « Il Pellice ».
Provento concerto musica sacra Cantori di Ginevra L. 101.605; Alice Bonjour-Poet 5.000; Olga Chiavia 5.000; M.M.B. in memoria di Mary
Tron 10.000; Società di Cucito Torre Pellice,
lotteria 17.2.73 84.000; Jolanda Monnet 5.000;
Concerto musica sacra Corale di Offenburg 81.390;
M. Tron Bernoulli 3.000; Anita in mem. di Mary
Tron 2.000; Emma Paschetto Cougn 1.000; Alda Cougn 1.000; A.M.E. 5.000; Vendita armonium restaurato S. Ganz 18.000; M. Tron Bernoulli 4.500; Beux Maria in memoria di Varese
Lina 10.000; M. Tron Bernoulli 3.000; Martinat
Delffna e Silvio 10.000; Società Cucito Torre Pellice lotteria 17.2.76 258.000; Valdesina Paschetto Vigna 10.000; Ade Cardio! 35.000; Provento
serata 17-2-76 101.600; Iride Arnoulet Zanini
2.000; Castagno Giovanni 5.000; Rosa Casini
.1000; Peyronel Luigi e famiglia 10.000; G. e
Rosa Carco 2.000; Società di Cucito di Torre
Pellice 1.000.000; Corale Valdese di Torre Pellice 1.000.000. (Continua)
Campo ferie
per famiglie di lavoratori
DATA: 16-19 APRILE
QUOTA 12.000 LIRE
LINGUA: ITALIANO
DIREZIONE: GRUPPO RESIDENTE DI AGAPE
L'intenzione di questo campo-incontro è quella
di offrire per alcuni giorni una possibilità di riposo
a quelle famiglie di lavoratori che, impegnate continuamente nella vita stressante della città (dalla
fabbrica ai mezzi dì trasporto quotidiano, dallo
smog alla impossibilità di una vita tranquilla in
moltissimi condomini) desiderano passare qualche
giorno in montagna.
Il programma è volutamente leggero, senza altri
impegni che quello della partecipazione, a una
parte della pulizia (sala da pranzo e camere da
letto) e alla lavatura dei piatti dopo mangiato, il
servizio a tavola è fatto a turno dai partecipanti.
E' prevista però la possibilità di partecipare, con
il gruppo residente di Agape, alla visione di uno o
due films, ed alla loro discussione comune, nel corso delle serate, il gruppo residente sarà d'altra patte a disposizione dei partecipanti per una discussione de! proprio progetto di lavoro e per qualche
studio biblico comunitario, se questo fosse richiesto
da una parte dei partecipanti:
L'arrivo ad Agape è previsto per la cena de! venerdì 16 e la partenza per M pomeriggio del 19.
Per le iscrizióni rivolgersi a: Segreteria di Agape,
10060 Frali, tei. (0121 ) 8514.
Doni « Eco-Luce »
Pistón Giacomo, Pistoia 5.000; Miegge Lina,
Montecehio Emilia 6.000; Lamberti Maria ved.
Zabatti, Roma 1.000; Cattaneo Felice, Genova
2.000; N.N., Roma 500; Viglielmo Elena, Riclaretto 1.000; Di Toro Domenico, Svizzera 2.500;
Peràldo Rosa, Chiavazza 500; Papini Luigi, Genova 1.000; Barzaghi Alina, Milano 1.000.
AVVISI ECONOMICI
VENDESI proprietà di mq. 8.400 con fabbricato
rustico, zona collinare. Rivolgersi al giornale.
VENDESI nuovo alloggio in Bibiana, ottimo affare. Telefonare dalle ore 7,30 - 20,30 n. 91155.
LA CASA EVANGELICA in San Marzano Oliveto (Asti) è aperta dal 1° luglio al 29 agosto.
Per informazioni rivolgersi al Direttore: Chiara Aldo - Via Plana, 105 - 15100 Alessandria Tel. 0131/55995.
TRASLOCHI, trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta. Giulio Sala, via
Belfiore 83, Nichelino - Tel. (011) 6270463,
« Sia che viviamo o che moriamo, noi
siamo del Signore » (Romani 14: 8)
E’ serenamente spirata all’età di anni 89
Elisabetta Corlando ved. Maiotti
Nella certezza della resurrezione in Cristo Gesù; ne danno l’annunzio le sorelle Perside e Febe,
i parenti tutti.
Uno speciale ringraziamento al pastore Gustavo Bouchard ed ni fratelli in fede che ci sono
stati particolarmente vicini nella triste circostanza.
Genova-Pegli, 12 marzo 1976
Vercelli, 15 marzo 1976
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Teodoro Gisola
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che con la presenza, parole e
scritti, hanno preso parte al loro dolore. In modo
particolare ringraziano coloro che sono stati vicini e di conforto in questi giorni, il Pastore
Coisson, i medici e il personale dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice.
Angrogna, 22 marzo 1976.
RINGRAZIAMENTO
« Il Signore conosce quelli che sono suoi »
(II Timoteo 2 : 19)
I familiari e i parenti tutti ringraziano coloro
che hanno partecipato con tanto sincero affetto
al loro dolore e alla loro speranza nella Resurrezione in occasione dell’improvvisa scomparsa di:
Giulia Renata Giacobino ved. Mazzetti
avvenuta in Firenze il 5 marzo 1976.
Un particolare ringraziamento a LuciUa e Luigi Santini e alla famiglia Ricca che hanno prestato all’amata Renata le ultime affettuose cure.
8
8
26 marzo, 1976
IN TEMA Dl NON-VIOLENZA
Rivoluzione si, ma non violenta
Cosa ha fatto
il MIR
Desidererei intervenire nel dialogo avviato in questi ultimi numeri dell’Eco a
proposito della violenza. (Non per entrare in merito all’esperienza di Lanza del
Vasto e dei suoi, che appare più filosofica
che evangelica, e che può essere interessante — con i suoi pregi e i suoi limiti —
solo nella misura in cui possiamo collaborare con loro in iniziative non violente). Ma è deludente vedere che l’argomento non susciti di più reazioni prò o contro. Per fortuna che c’è stato un articolo
d’informazione sul «movimento internazionale della riconciliazione», p>erò solo
storico; oggi molti di quelli che ne fanno
parte hanno saputo impegnarsi nella Resistenza ed hanno pagato di persona ; hanno vissuto la guerra e non ne harmo più
volute, perché sanno che ci sono altre
vie.
Noi, evangelici, abbiamo veramente pensato Targomento? Q preferiamo lasciare
che altri facciano quello che spetterebbe
forse a noi? O siamo così sicuri delle nostre proprie opinioni, da non doverle più
approfondire? Oppure non vogliamo prendere sul serio la radicalità dell’evangelo?
Il problema della non-violenza è fondamentale oggi più che mai, per lottare per
la tristizia, contro la violenza istituzionalizzata, nascosta, dello sfruttamento, dei
tazione biblica: «Prestate orecchio, voi
che governate le moltitudini: Dio è contro voi terribile e veloce, perché si compie un giudizio inesorabile per chi comanda ».
Certo, Zaccagnini è senz’altro sensibile
a questo « memento », infatti egli ha ripetutamente affermato di considerare la politica come im servizio é non come un
potere. Ma quando di fianco a lui — o
dietro — scorgiamo le fi^re dei Gava,
dei Gonella, dei Gui, dei Rumor, degli
Andreotti, dei Fanfani, dei Forlani (per
non citare che i primi che vengono in
mente), quali certezze si possono avere
sulla « rifondazione » della democrazia
cristiana?
in questo clima — per di più avvelenato dall’inammissibile e pesante ricatto
americano di « tagliare i viveri » in caso
di un governo con partecipazione dei comunisti — questi ultimi insistono sempre più pressantemente per il «compromesso storico». A parte il fatto che da
pmrte democristiana vi è una totale chiusura a questa soluzione (anche se viene
accettata la tesi di un « confronto ») tma
alleanza di tal genere non pare fattibile
perché troppo diverse sono le caratterizzazioni ideològiche, politiche e sociali
di queste due formazioni.
Dal canto loro 1 socialisti, con una politica piuttosto ambigua^ oscillano tra la
possibilità di una rinnovata collaborazione colla d.c., in attesa di una successiva
alteriiativa di sinistra; al marasma del
quadro economico si aggiunge la confusione di quello politico.
A questo punto (parlando a titolo personale) non pare vi possa essere una soluzione più realistica, più democratica,
più «morale» se non quella del ricorso
a nùbve élèzibni, che ikiftino àd ùfià tottura coll’attuale gestione politica, verso
una società nuova e migliore.
Comitato di Rodaxiotio: Bruno Bellion, Valdo Benecchi, Gustavo Bouchard, Niso De
Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Piolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagho, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore: GIORGIO TOURN
Dirotlore responsabile: GINO CONTE
Ammlntstraziona : Casa Valdese, 10066 Torre Penice - c.c.p. 2/33094 Intestato a L'Eco
delle Valli - La Luce - Torre Pellice
Abbonamenti : Italia annuo l. 5.000
semestrale L. 2.500
estero annuo L. 7.500
Una copia L. 150, arretrata L. 200
Cambio di indirizzo L. 100
Inserzioni : Prezzi per mm. di altezza, larghezza una col.: commerciali L. 100 - mortuari L. 150 - doni SO) economici L. 100
per parola.
Reg al Tribunale di Pinerolo N 175
8 luglio 1960
Coop. Tipografica Subalpina - Torre Pellire
paesi ricchi sui paesi poveri... Penso che
molti nelle nostre comunità siano in ricerca — come lo sono personalmente da
alcuni anni — o non abbiano chiaro questo problema, o non siano neanche informati sulle possibilità della non violenza
attiva e sui suoi metodi, sempre suscettibili di rinnovamento. Se molti lasciano
le nostre comunità è anche perché non si
sa offrire loro delle scelte precise impegnative nel mondo, come ha saputo farlo
un Martin Luther King.
Credo che posso esprimermi qui anche
dal pimto di vista delle donne, le quali,
mettendo al mondo gli esseri umani, sono
potenzialità di vita e non di morte; e
mentre l’umanità è im ingranaggio di violenze dove « la vita è una lunga distruzione» (Francis Bacon) loro che danno la
vita (« ci vogliono nove mesi per fare un
uomo e uh minuto per ucciderlo »
Malrauic) possono essere forse più coscienti di cosa significa il valore della persona umana, immagine di Dio.
"Certo per tutti la violenza è naturale, è
più fàcile, è in noi come l’istinto degli
animali, i quali però... senza l’intelligenza
e la volontà degli uomini... non hanno inventato il nazismo! (perfino Hitler dichiarava che non voleva uccidere, ma che ci
era costretto). La non violenza non è naturale; è difScile.
Da sempre nella storia dei cristiani questo vecchio problema è stato o riaffermato o abbandonato. Nella storia protestante diverse correnti si sono alternate a secondo delle situazioni (basta pensare ai
primi valdesi non violenti). Per i cattolici
il concetto di « guerra giusta » che ha dominato per secoli è stato sostituito dalla
teoria del « male minore », dato che nel
mondo non ci si può sottrarre alla violenza. Allora accettare la regola del gioco
del sistema che la violenza è una fatalità? O è la manifestazione del peccato,
nel quale vogliamo rimanere? L’uomo invece è stato creato per la libertà, e può
rifiutare la violenza appimto perché questa è una necessità del mondo dalla quale Cristo ci libera. Altrimenti da questo
« male minore » a Iroshima rischia di es
serci solo un passo, secondo la visuale
degh imi o degU altri. Aspettare un grosso male per scegliere il minore potrebbe
anche essere il modo di non far niente.
Sembra una contraddizione lottare contro
il male con le armi del male; è la teoria
classica del fine che giustifica i mezzi.
La mèta è la giustizia, i mezzi sono la violenza o la non violenza. Rivoluzione, si,
ma non violenta. 1: diverso condannare
un mezzo perché disprezza l’uomo, o condannare un uomo. Gesù era «violento»
col peccato, ma non con gli uomini. Per
giustificare violenza o non violenza non è
necessario appoggiarsi su tale o tale
versetto delja Bibbia, o su tale atteggiamento o risposta di Gesù, ma sull’impostazione stessa di tutta la sua vita, e sul
suo messaggio e sulla missione data ai discepoli: cambiare mentalità, annunziare
il Regno e darne dei se^i, amare i nemici..., tutte espressioni di non violenza.
E im argomento senz’altro da approfondire fra noi evangelici. Perciò si vorrebbe
fare una proposta: non lo si potrebbe
trattare, in collaborazione con il MIR, in
convegni della Federazione, proporlo alle
comimità utilizzando anche Rai-TV, e al
sinodo? Rimangono aperti tanti interrogativi: analisi delle cause di violenza e
non violenza — ci sono diverse violenze?
— che cosa ne dice o ne può dire la teologia — esperienze non violente attuali
nel vivo dei confiitti ecc... E dopo tenere
informate le nostre comunità ad ogni livello a partire dall’educazione (scuole domenicali e catechismo)) di modo che la
non violenza sia una possibilità di scelta:
obbiezione di coscienza, prese di posizione individuali o collettive in tutti i paesi ;
non per farne una « nuova legge », ma come impegno di vita.
Forse si potrebbe anche trovare 11 l’identità cristiana che si cerca oggi, ed è
un modo per superare le barriere confessionali in un impegno comune: cristiani
portatori pacifisti delle rivendicazioni degli oppressi, fino ai giorni in cui «delle
loro spade fabbricheranno dei vomeri,
delle loro lance roncole» (Michea 4: 3).
Marie-France Goissoh
la settimana internazionale
a cura di tullio viola
IL PERICOLO
D’UNA SVOLTA AUTORITARIA
NELLA GERMANIA OVEST
■Tif La storia moderna insegna che, ogni
tanto, questo pericolo riemerge e si fa
minaccioso. Per ben due volte (nelle due
guerre hiondiali, come tutti sanno) esso
travolse la grande nazione tedesca con la
violenza d’un ciclone, e si ripercosse in
tiitto il mondo con terribili, mortali conseguenze.
« Wolfgang Abendroth, uno degl'intellettuali che Hitler mandò in campo di
concentramento, dal 1950 al '61 membro
delta Corte costituzionale di due lÄnder,
(...) afferma che, data l’egemonia economica tedesca, un'involuzione autoritaria
della Germania potrebbe essere fatale per
tutti i paesi europei.
La lista degli esclusi dai pubblici uffici aumenta quotidianamente. I casi clamorosi più recenti .(denunciati sempre
più duramente da .alcuni organi dell’opinione pubblica tedesca come i settimanali "Spiegel" e "Stern”) riguardano due
socialdemocratici. Il governo ragionale
della Bassa Sassonia ha rifiutato la cattedra di giurisprudenza al socialdemocratico berlinese Wolf-Dieter Narr. Le "imputazioni" sono le seguenti: aver simpatizzato col Movimento della pace negli
anni '60, che combatteva gli armamenti
atomici e la "legislazione d'emergenza” in
Germania, e aver firmato insieme a dei
comunisti un volantino contro la guerra
nel Vietnam. In Baviera il ministro della
Giustizia regionale ha rifiutato di nominare giudice la socialdemocratica Charlotte Nies a causa delta sua appartenenza all’Associazione dei Giuristi Democra
tici. Secondo le autorità bavaresi, basta
la presenza di una minoranza di comunisti nella direzione di quest’associazione
per dimostrare le attività "ostili alla Costituzione" della candidata.
Di fronte a questi fatti, le maggiori organizzazioni sindacali, esponenti socialdemocratici come Horst Éhmke, dirigenti liberali e perfino qualche commentatore politico democristiano hanno levato
alte proteste. Ma l’autocritica dell’Ehmke
sembra giunta troppo in ritardo. Il Bundesrat (la rappresentanza dei governi regionali, attualmente a maggioranza democristiana) ha la capacità di bloccare
ogni legge in questo campo che non cor
risponda alla linea repressiva sostenuta
dalla DC tedesca ».
(Da un articolo di C. Pozzoli su « L’Espresso » del 7.3.’76).
RICORDANDO SIMON BOLIVAR
Il grande guerriero e uomo politico,
òhe liberò il Sud-America dalla dominazione spagnola, era nato a Caracas (Venezuela) nel 1783, morto a Santa Marta
(Colombia)) nel 1830.
« Il 15 giugno, tutti i capi di Stato dell’America latina si riuniranno a Panama
per commemorare il 150<> anniversario del
congresso indettò da Bolivar nel tentativo di costituire l’unità continentale delle
ex colonie spagnole ».
Oltre a questa celebrazione, il convegno si propone di discutere su un tema
analogo a quello già discusso nel dicembre 1975, durante la conferenza di Lima,
e cioè sul « sottosviluppo » e sulla « dipendenza ». In altre parole: sui rapporti
con gli USA e, in generale, con tutti i
paesi industrializzati. Protagonisti del dibattito saranno: Carlos Ancres Perez
(presidente del Venezuela), Luis Echeverría (presidente del - Messico), Francisco
Morales Bermudez (presidente del Perù),
tutti e tre allineati su posizioni progressiste. e infine Ernesto Geisel (presidente
del Brasile), il quale invece vorrà certamente rivendicare Un rapporto privilegiato con gli USA.
Ospite del convegno sarà il generale
Omar Torrijos, leader panamense. Si ritiene che questi aprrofitterà del dibattito
per chiedere ancora una volta la restituzione della zona del Canale, attualmente
sotto controllo militare nordamericano.
(Da « L’Espresso », loc. cit.).
Possa l’ideale d’unità, che angustiò per
tutta la vita il Bolivar, progredire nel
tanto travagliato continente
' Disse, prima di morire, la famosa frase: « Ho arato le onde del mctre », frase
che ci sembra riecheggiare Amos 6: 12
(secondo la bella versione di J. Alberto
Soggin). La « Riveduta » traduce invece:
« I cavalli corrono essi sulle rocce, vi si
ara egli coi bovi »? Quella particella « vi »
esprime l’assurdo, ma noi preferiamo la
versione del Soggin.
IN EUROPA
In' Europa ultimamente il M.I.R. ha
collaborato con i contadini del Larzac
nella Francia nella loro lotta contro la
estensione della zona militare nei loro
terreni e con la popolazione tedesca, svizzera e francese nella sua lotta contro la
costruzione delle centrali nucleari. Inoltre il M.I.R. ha organizzato diversi convegni teologici ecumenici sulla nonviolenza
per aiutare le varie chiese a scoprire la
potenza rivoluzionaria dell'amore di
Cristo.
Il MIR è stato impegnato negli ultimi
anni nelle situazioni internazionali di
maggiore tensione : Stati Uniti contro la
guerra del Vietnam e per l'avanzamento
dei diritti civili, in Irlanda del Nord con
l'organizzazione di campi di lavoro e di
riconciliazione.
Il riconoscimento di questa attività si
può vedere nel fatto che Martin Luther
King, membro del MIR, da cui ricevette
appoggio e solidarietà, ha ricevuto il
Premio Nobel per la pace e lo ricevettero altri due membri del MIR: Albert
Schweitzer e Linus Pauling.
■ IN ITALIA
Nel 1952 fu fondata la sezione italiana del M.I.R. a Bergamo. Tra i fondatori
ci sono il pastore veldese Tullio Vinay, il
quacchero Mario Tassoni e il suo primo
presidente Carlo Lupo, pastore valdese.
Nel 1963 il segretariato nazionale si trasferì a Firenze e poi a Roma dove dà
qualche anno ha una biblioteca sulla
nonviolenza, l'obiezione di coscienza,
cause ed effetti delle gcerre e il lavoro
per la pace. Questa biblioteca, grazie
alla collaborazione di molti volontari sta
crescendo e ora contiene migliaia di libri
e opuscoli, centinaia di periodici ed altro
materiale da tutto il mondo.
Dal processo del primo obiettore di
coscienza cattolico, Giuseppe Gozzini,
che ebbe luogo nel gennaio del 1963
il M.I.R. italiano, insieme con altri gruppi e movimenti ha lavorato per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza.
Nel 1966 fu processato l'obiettore Fabrizio Fabbrini, ora presidente del M.I.R.
italiano. Dopo l'approvazione della legge sull'obiezione di coscienza il M.I.R.
lavora per un servizio civile sostitutivo
che sia veramente un servizio alla comunità ed una preparazione ad una società
nuova, nonviolenta. Da pochi mesi il
Ministero della Difesa ha firmato una
convenzione col M.I.R. in modo che degli obiettori possano lavorare presso i
vari gruppi locali del M.I.R. svolgendo
il loro servizio civile lì.
Nel 1964, 68 e 69 il M.I.R. organizzò
a Roma e a Torino varie conferenze e
manifestazioni contro il razzismo nel Sud
Africa cercando di creare anche in Italia
un gruppo « Anti Apartheid » contro il
razzismo bianco. Nel 1973 in novembre,
è stata in Italia la « Namibia Caravan »
composta da una dozzina di giovani del
cinque continenti.
Durante l'anno 1967 il M.I.R. di Roma
e quello di Torino hanno organizzato,
insieme con altri gruppi, per molti mesi,
delle manifestazioni nonviolente settimanali per la fine della guerra nel Vietnam.
Altre manifestazioni e conferenze seguiranno gli anni successivi, l'ultima e la
più grande fu quella per i prigionieri politici del governo militare di Saigon, nel
1973.
Altri gruppi del M.I.R. italiano hanno
lavorato con i baraccati (per esempio
partecipazione alla prima occupazione di
900 case popolari a Napoli nel 1969) e
per una pacifica convivenza delle diverse
popolazioni nell'Alto Adige (Sudtirolo).
Queste azioni sono inserite nel lavoro
del M.I.R. su scala mondiale: lotta del
M.I.R. in molti paesi, anzitutto negli Stati Uniti, contro la guerra nel Vietnam e
per i diritti civili.
Negli ultimi anni il M.I.R. ha organizzato un campo di lavoro e di riconciliazione di 2 mesi in una zona esplosiva
deirirlanda del Nord.