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'At
DELLE
Rpett.
rìEMOlECA VALDESB
'iOEHE FELLTCE
(Torino) .
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCI — Num. 5
Una copia lira 30
ABBONAMENTI
Eco: L. 1.300 per rinterno
L. 1.800 per l’estero
Eco e La Luce: L. Î.OOO per l’intenio
L. 2.800 per l’estero
Spedii, abb. postale ■ I Grappo
Cambio d’indirisio Lira 50
TORRE PELLICE — 3 Febbraio 1961
.Ammin. Claudiana Torre Pollice • C.C.P. 2-17557
Scuola e Città
« .... Cari Signori, se è necessario spendere tanto, ogni anno, per armi da
fuoco, strade, ponti, dighe e innumerevoli altre cose del genere, in rriodo che
una città possa godere della pace temporale e della sicurezza, perchè non si
spenderebbe altrettanto per la povera gioventù nel bisogno, mantenendo uo
mini qualificati come maestri di scuola? ».
Così scriveva Lutero nel 1524 (1), e sappiamo quanto tutti i Riformaton
siano stati attenti al problema dell’istruzione pubblica. Quelle parole risultano
attualissime se le confrontiamo con quelle con cui G. Piovene, su La Stampa,
ha commentato la « giornata dell’U
niversità » di venerdì scorso, in cui
docenti e studenti di tutte le Università italiane hanno manifestato per
porre davanti alla cosciènza naziona
le la situazione molto grave dei nostri istituti superiori : « Non si può
concepire uno Stato moderno che non
dia l’assoluta priorità aU’istruzione,
nei gradi alti e in quqlli bassi, così
da affermare, tra l’altro, la scala esatta dei valori nell’animo del paese, oggi del tutto capovolta. Non sì sfugge
a questo dilemma: o istrurione intensificata, quasi forzata, o perdere irrimediabilmente quota, decadere nel
praticismo senza luce della decadenza. G quando penso quanta strada
dobbiamo ancora compiere per tornare a galla, come l’Italia sia al trentasettesimo posto tra i paesi del mondo per le somme investite nell’istruzione pubblica, mi chiedo se è possibile che qualcuno possa pensare in
buona fede di poter risalire la china
sulle basi di oggi, per quanta buona
volontà ci si metta; e mi chiedo se
tutto il denaro gettato in imprese diverse sia oggi sprecato ». (V^i i miliardi spesi per i Giochi olimpici —
eh, il prestigio...! — e i 31 miliardi
per l’aeroporto di Pimnicino, ecc. ecc.
e ci si potrebbe anche chiedere se a
quelle considerazioni di priorità non
dovrebbero essere sottoposte pure le
spese altissime per le nostre autostrade, pur necessarie: certo, agli imprenditori la scuola « rende » meno, almeno guardando da miopi l’oggi o l’imn.ediato domani!).
Non sappiamò' quale sarà fèsito di
questa manifestazione universitaria,
che ha del resto dato occasione al
paese di riconsiderare la situazione di
tutta la scuola italiana; la stampa e
la radio-televisione che tanto posto
pensano di dover concedere a manifestazioni deleterie per il gusto e la
civiltà di un popolo come il « festival
di Sanremo », non presenteranno mai
abbastanza la grave situazione in cui
versa la nostra scuola, dai gradi elementari a quelli universitari, per
mancanza di edifìci, di laboratori, per
insufficienza di personale — parte del
quale miseramente retribuito — per
l'alto costo degli studi superiori, specie nelle facoltà scientifiche, e la assoluta insufficienza delle borse di studio, il che fra l’altro produce, salvo
eccezioni, una selezione sulia base del
censo e non dell’attitudine. In questo quadro si rivela anche più grave
e dannoso, per la vita nazionale, l’at
tacco, più o meno vellutato, della
scuola privata e confessio-naie alla
scuola ai aiaro; e più gravi le respon
sabilità del governo nell’accondiscenaere alle richieste di sussidio da parte di chi vuol avere una scuola sua
ma rana pagare dagli altri, in larga
m.isura. Ci auguriamo perciò che la
assicurazione che il ministro dell’istruzione, on. Bosco, ha dato ai rappresentanti della scuola di Stato —
secondo cui sarebbe stato accantonar
to il disegno di legge Fra^eschini
presentato da alcuni aeputatt DC per
aumentare i sussidi statali alle scuole private — venga ricordata con coerenza.
Il problema deU’Università e quello
di tutta la Scuola, ha scritto giustamente Carlo Bo, « non è una faccenda privata che riguardi unà categoria
più o meno larga di persone» ; è in gioco il frutto del nostro'paese; e la crisi della scuola, questo circolo vizioM
di sfiducia e di spirito dimissionario
in chi insegna e in chi guarda alla
scuola, è una crisi che già si ripercuote e più si ripercuoterà sulla nostra vita italiana. E’ im problema vitale.
Come Valdesi, vogliamo anche ricordare che la nostra Chiesa, umile
erede della Riforma anche in questo,
ha in passato sentito molto vivo il
valore nella scuola, dalle scuolette di
montagna alle scuole che in tante citta e villaggi sono state un ottimo
mento d'evangelizzazione, oltre che
di effettivo aiuto sociale in un tempo
in cui lo Stato non si era ancora assunto quella responsabilità. E così il
Collegio e la Scuola Latina son segni
di questa vigile preoccupazione. Ma
in che misura, oggi, ne sentiamo àncora la diretta responsabilità? in che
misura, nella coscienza di tutta la
Chiesa, i nostri vari Istituti d’istru
zione sono considerati come un elemento vitale?
Quando si parla di crisi della scuola, pensiamo alla lotta oscura e così
difiBcile in cui i nostri insegnanti
evangelici, ovunque insegnino, sono
impegnati contro il conformismo,
contro la stanchezza, contro tutte le
ombre che gravano sulla nostra scuola italiana; fra i ministeri che il nostro laicato è « mandato » ad esercitare nella città è questo indubbiamente uno dei più grandi. E i genitori ricordino quello che, proprio la settima
na scorsa, un insegnante diceva loro
dalle nostre colonne.
E poiché si è parlato in modo particolare dell’Università italiana, pensiamo pure all’attività seria e alla
grande responsabilità della nostra
Facoltà di Teologia, a Roma: nella
sua piccolezza quantitativa essa si
batte valorosamente per mantenere
una linea scientifica e un livello universitario in un impegno ecclesiastico ben preciso e vivo. La poniamo dinanzi a voi, con i nostri vari Istituti
d’istruzione — compresi gli asili, convitti, doposcuola — affinchè ve ne ricordiate nella vostra intercessione.
L’OPUSCOLO
del XVII Febbraio
Sta per uscire ropusoolo del XVII febbraio, prèipfctìilo qtìeist’àntio dal I*ast. Lutei
Santini : Dalla Riforma al Risorgimento Protestantesimo e Unità d'Italia. S! ricorda
ili Pastori di prenotarsi al più presto.
Ho Dnaoifeste sulla scuola
di quattro secoli or sono
Spetta all’autorità di avere la
massima cura della gioventù.
Infatti, poiché i beni, l’onore, i corpi e le V$e di tutta la città
sono affidati alla laro amministrazione, si mostrerebbero infedeli davanti a Dio e datianti agli uomini se
non ricercassero giorno e notte, e
con ogni mezzo, .la prosperità e il
miglioramento d^hx città. Ora, la
prosperità della città non consiste
unicamente nel fatto che si ammassano grandi tesori^ che si costruiscono solidi bastioni..,e belle case, che
si fabbricano molte armi... Anzi, là
dove c’è gran provvista di queste
cose, e che ne dispongono dei pazzi
furiosi, il danno per la città è tanto
più grave. Per una citta ciò che rappresenta la piu bella e più grande
prosperità, la ■ salvezza e la forza, è
contare molli cittadini istruiti, intelligenti, onorevoli e ben educati.....sempre e in tutto il mondo,
anche fra i pavani. la necessità ha
imposto costantemente l opera di
pedagoghi e. insegnanti, ogni volta
che si è voluto fare qualcosa di buono di un popolo.
Perciò, siccome una città deve
avere gente capace e siccome ovunque la maggiore debolezza, il maggior difetto e la. maggior lagnanza
è che si manca di uomini capaci,
non .si deve ospitare che spuntino
da soli... Dio non, farà alcun miracolo finche è possìbile rimediare alle necessità con altri beni da Lui
offerti... Chi è responsabile del fatto che la gente rapace sui con rara,
se non l autorità? . Ha lasciato crescere la gioveniu come gli alberi
che crescono nella foresta, senza vegliare a che .SUI istrutta ed educata;
cosi è cresciuta M modo tanto disordinalo che noti, .SI può utilizzarla
per ..costruire . catiht iuta è - che dcf
gnome buono appena per il fuoco.
Martin Luterò
Il paese di cui si parla
PORTOGALLO
In questi giorni il piccolo paese iberico
é venuto alla ribalta dell’attenzione internazionale, in seguito al romanzesco ammutinamento del transatlantico lusitano « Santa Maria », nel Mar del Caraibi. Un gruppo di fuorusciti politici portoghesi e spagnoli, saliti sulla nave al suo scalo venezuelano di La Guaira, se ne sono impadroniti. Trattati al principio da « pirati » e inseguiti, forse senza troppa convinzione, da
unità navali americane e britanniche, sono
ora riconosciuti come ribelli politici, e i
vari governi atlantici hanno accettato il
principio del non-intervento in un affare
interno portoghese, limitandosi a proteggere i propri cittadini, passeggeri del transatlantico — atteggiamento che il governo
portoghese ila definito « non amichevole »
e tale da poter modificare la posizione del
Portogallo nella NATO. Domenica scorsa
il presidente eletto brasiliano, Quadros, ha
dichiarato di sostenere il cap. Galvao, capo degli insorti, e la Santa Maria, dopo
aver incrociato nelle acque territoriali brasiliane, ha puntato su Recife per sbarcarvi i oasseggeri; dopo, si dirigerebbe verso
qualche colonia portoghese, forse l’Angola,
che pare la più pronta ad una insurrezione. Lisbona ha fatto mettere in stalo di
allarme i suoi territori atlantici ed africani, e ha inviato aU’inseguimento la sua più
mo-derna e veloce fregata, ma anche questo inseguimento non pare molto convinto.
In quale quadro dobbiamo inserire quest’avvenimento? Il Portogallo è ormai da
trenl’anni retto con pugno di ferro e guanto di velluto da Dliveira de Salazar; si
tratta di una dittatura « repubblicana » situile a quella franchista in Spagna, ma pur
diversa; così la definisce G- Piovene su
La Stampa: « ...la sua dittatura è di un
modello più antico di quello fascista, ma
anche più moderno, anzi attualissimo, a
cui tendono ad ispirarsi tutti i regimi postfascisti. E’ il modello della dittatura apparentemente indolofg,. che si dissimula, colpisce'i fàin in geme èonvbattmuLo le idèe,'
dice: vi lascio vivere se mi lasciale vivere;
non pretende di trarre il suo sostegno dalla
storia ma proprio dall’esserne fuori, chiede
1561: la guerra contìnua
(1) DairopuBcolo «Ai magistrati di tutte
le città tedesche per invitarli ad aprire e
mantenere delle scuole cristiane » (1524),
in Oeuvres II', p. 98, Genève 1958.
Dopo il giuramento del Podio, i
Valdesi, come abbiamo detto, scesero
a Bobbio e verso Villar per impadronirsi di questa località, nel cui castello fortificato il Conte della Trinità aveva lasciato un forte presidio.
L* assedio di Villar
Fu un’impresa interessante; i soldati erano rinchiusi in Casapiana,
ora non più esistente, pressapoco sulla piazza centrale del paese, e i Vaidesi si sistemarono tutto intorno per
un vero e proprio assedio. Il forte era
però inespugnabile, raccontano gli
storici, e soltanto l’artiglieria avrebbe potuto averne ragione. Ragion per
cui vediamo i Valdesi occupati in
quei giorni in veri e propri appresta
menti bellici di offesa: costruivano
balestre per lanciare sassi dentro la
fortezza, specie di testuggini alla ma
niera antica, cioè capanne mobili di
assi con cui avvicinarsi alle mura per
assalirle o minarle, e, installatisi nelle case circostanti, bersagliavano dall’alto gli assediati con pietre, fuoco e
quanto poteva servire allo scopo.
Evidentemente una guerra un po’
rusticana, ma intanto i soldati ducali non avevano cibo nè acqua tanto
che « furono costretti a impastar il
pane col vino, il che noiava forte allo stomaco» dice lo storico Lentolo,
aggiungendo poi maliziosamente : « et
fu per ricompensa del pane che havevano mangiato impastato col buti
ro », nei giorni in cui erano padroni
del paese. Furono pertanto obbligati
aci arrendersi e a cedere le armi: e si
misero sotto la protezione dei pastori per aver salva la vita e pKiter scendere a valle incolumi.
«Partiti adunque i soldati, quella
sera stessa il castello fu gittate per
terra con tanta prestanza che fu uno
stupore a vederlo». Nè risorse mai
più, e il castello di Casapiana scomparve così dalla scena delle Valli e
dal centro di Villar.
Queste cose accadevano agli ultimi
di gennaio e ai primi di febbraio del
1561.
Ritorno delConte .^Trinità
L’esercito ohe per un paio di mesi
era andato a alloggis,re in qualche posto di pianura, era ricondotto il 2
febbraio dal conte della Trinità nella
Val Penice, e poneva il suo campo al
cosidetto « Priorato » di S. Giovanni.
Sembrava che la guerra dovesse
avere la sua prosecuzione integrale:
fallito il tentativo di convertire i Vaidesi, ritornati i loro delegati dalla
Corte di Vercelli, giurata l’Unione di
tutte le Valli, profanate le chiese di
Villar e Bobbio, come si poteva se
non colle armi ridurre quel pugno di
eretici a miglior partito?
Così il 3 febbraio, il conte della Trinità mandò i suoi ad attaccare subito
Angrogna, centro della Valle e dei
Valdesi- l’attacco fu diretto verso l’altura delle Sonagliette, dove intanto i
Valdesi avevano costruito « alcuni bastioni di terra et di pietra dell’altezza di tre piedi soltanto», cioè circa
un metro: e fu improvvisata lì la resistenza per tutto il giorno. I Valdesi
ebbero due morti. Racconta il Lentolo, probabile testimone oculare dei
fatti, perchè allora pastore al Ciabas,
i! seguente episodio: «Molti dei nemici furono ammazzati e molti piu
feriti. Di Angrogna non ne morirono
più di due: l’uno per sua colpa. Per^
ciochè riavendo gittati per terra tre,
scese dal luogo ov’era per pigliare le
spoglie: ma ritornandosene carico di
archibugi et altre robbe, ricevè dagli
inimici due archibuggiate. Il quale
nondimeno veggendosi ferito uccise
l’inimico che gli era più vicino et che
l’haveva ferito, e se ne ritornò ancora
ai suoi col buttino, nè morì che di là
a due giorni e mezzo ».
1 Valdesi si organizzano
Erano le prime avvisaglie di una
campagna che probabilmente avrebbe
obbligato i Valdesi a continuare nella lotta « prò aris et focis » e bisognava quindi stabilire una certa disciplina e un regolamento di guerra.
Ecco come il Gilles ce lo racconta.
« Ve jour-là mesme les conducteurs et
principaux des Eglises des Vallées s’assemDlerent, et considérans lestât de
leurs affaires, après le deu recours
a Dieu, conrirmerent derechef leur
union, promettant tous de défendre
leur religion, et de s’entr’aider les uns
les autres, ae tout leur pouvoir jusqu’à l’extrémité: et que nul ne feroii
aucun accord en tels affaires sans
l’advis des autres intéressés, et principaux membres de l’union. Puis on
établit les réglemens nécessaires à
une juste défense, quand on serait
assailli: ne provoquans point l’ennemi sans nécessité, usans modestement
des victoires qu’il plairait à Dieu de
leurs donner, espargnans le sang hu
main en tant que la nécessaire défense le pourroit permettre, s’abstenant de tous excéz et scandales, faisans cognaistre en tout la justice de
la cause qu’on défendrait».
Interessante questo passo, perchè
c! rivela come a quel momento i Vaidesi fossero pienamente convinti di
essere gli eletti, e di essere nel vero
circa la religione: il tutto secondo la
più pura tradizione calvinista del tempo.
La compagnia volante
L’affidare alla spada la difesa della
propria fede non era pertanto una
cosa obbrobriosa nè diabolica: anzi,
il Dio degli eserciti avrebbe sempre
dato la forza e la vittoria al più giu
sto e al più fedele. Così si pensava
allora.
Nulla da stupire quindi se assistiamo in quei giorni alla nascita della
cosidetta compagnia volante. Lasciamo ancora la parola al rustico e simpatico francese del Gilles; «Et ayant
éstabli l'ordre nécessaire en chaque
quartier, et les signes par les quels
les quartiers s’advertiraient les uns
le.s autres ès nécessitéz afin qu’en peu
de temps toute la vallée peut estre
advertie des desmarches de l’ennemi, et de la nécessité présente, on
dressa aussi incontinent une compas
gnie de cent arquebusiers choisis, des
plus libres et délibérés, pour estre
toujours prests à courir au secours de
ceux qui en aurayent le plus besoin,
ei, pource on l’appela la compagnie
volante. On ordonna aussi deux pasteurs propres à cela, l’un desquels
deust toujours avoir la surintendance
sur cette compagnie pour avoir l’oeuil
de faire observer exactement lesdits
réglemens, et s’opposer à tout excès,
et principalement peur l’exercice des
prières, actions de grâces et exhor
talions nécessaires».
Concezione quindi di una guerra
santa, e di difesa, e il più lontana
possibile dalle violenze. Sappiamo che
imo dei due cappellani fu il pastore
Gilles des Gilles, il padre dello storico che racconta queste cose, e che la
sede principale della compagnia fu
alla Comba del Villar.
E così .si prepararono ad ogni evento. Augusto Armand Hugian
* Prossimamenle sarà crealo a Roma un
istituto cattolico-romano per la formazione
dei futuri quadri africani in campo politico, sociale ed economico.
solo la sonnolenza e il vuoto mentale, ma
questo in maniera inflessibile ». Contro il
regime «alazariane — che come quello franchista riceve un appoggio diretto q indiretto dall’Occidente inquadrato nella NATO
— si manifesta una indubbia resistenza;
alcune settimane or sono L’Espresso aveva
riportato la notizia che il governo portoghese s’era rivolto alla segreteria di Stato
vaticana perchè facesse rimpatriare d’antorità il vescovo di Oporto, Ferreira Gómez,
che ha lasciato il suo paese alcuni anni fa
e vive in esilio per protesta contro il regime di Salazar. La segreteria di Stato aveva informato Gómez della richiesta, invitandolo ad assumere un atteggiamento più
conciliante, ma il vescovo aveva ri»i>osto
che sarebbe tornato in Portogallo solo dopo
caduta la dittatura e instaurato un regime
democratico. Nelle ultime elezioni l’opposizione a Salazar si era ooneentrata intorno
alla candidatura del gen. Delgado, il quale,
sconfitto, aveva impugnato la validità della consultazione, ritenendola contraffatta ;
non sentendosi più sicuro, era riparato in
Brasile, dove vive ora (ed ai suoi ordini
si è svolta la conquista del S. Maria). Che
però la dittatura salazariana non sia delle
più sanguinose e vendicative lo dimostra
il fatto — notato con umorismo da un giornalista — die, almeno finora, la moglie di
Delgado, a Lisbona, riscuoteva regolarmente il suo stipendio...
Come si presenta il protestantesimo portoghese? Sui circa 9 milioni di abitanti,
solo 10.000 sono i protestanti, e ancora, si
suddividono in numerose Chiese: presbiteriana, metodista, battista, congregazionalista e lusitana (quest’ultima è episcopale);
esse mantengono rapporti .fraterni. Ci sono
poi pentecostali, plimnttisti, darbisti, ecc.
Infine a Lisbona luterani, anglicani e scozzesi hanno una loro chiesa.
I lettori. JOTSe, xisoidss:ft»im iclm quando,
due anni fa, abbiamo presentato un quadro del protestantesimo nei paesi latini,
non avevamo parlato di quello portoghese,
per mancanza d’informazioni. Possiamo
oggi darne alcune, desunte da bollettini
dell’EPER elvetico :
— Il protestantesimo lusitano conta già
oltre un secolo-; ma è frutto deH’azione
missionaria straniera, e solo lentamente e
parzialmente comincia ad essere indipendente jcome finanze ma soprattutto come
quadri. Tuttavia mentre nel 1952 il bilancio dei presbiteriani era coperto per il 5%
dai portoghesi e per il 95% dall’estero,
nel Ì959 la percentuale è diventata 30 e
70%. I presbiteriani e i metodisti si sforzano di rimettere sempre più le responsabilità nelle mani di autoctoni.
— Grave handicap, specie considerando
l’esiguità numerica dei protestanti portoghesi, è il loro estremo frazionamento: a
Lisbona si contano non meno di quaranta
chiese e cappelle di confessioni diverse!
— Airorigine. e oggi ancora in larga
misura — come in Spagna — le chiese
evangeliche sono in gran parte costituite
da gente umile; e questo sforzo di rimanere vicine alle classi più umili, in un
paese in cui le differenze sociali sono molto marcate, è un fatto positivo.
— I protestanti portoghesi sentono fortemente l’isolamento, e desiderano che si
sviluppino i contatti e le visite di pastori,
chiese, gioventù, specie con il protestantesimo degli altri paesi latini.
• — Circa la libertà religiosa, la situazione
è molto migliore che in Spagna : i luoghi
di culto sono nettamente designali all’attenzione del pubblico, sia da affissi, sia da
vetrine in cui è esposta la Bibbia, o ancora dal Credo inciso sulla facciata del
tempio per sfatare tante accuse di incredulità o eresia (anche in Portogallo corre lo
slogan che i protestanti sono comunisti).
Certo, il Cattolicesimo è religione dello
Stato, e recentemente il cardinale patriarca
ha affermato ohe la separazione della Chiesa dallo Stato sarebbe inconcepibile; nè è
prevedibile un riconoscimento ufficiale delle Chiese protestanti da parte dello Stalo.
Tuttavia è possibile stampare libri, giorna( continua in 4“ pag.)
Al Cairo non si fa...
La stampa quotidiana ha dato notizia che
un imprenditore edile italiano, che offrì
umi "bustarella” di 25 milioni di lire ad
un alto funzionario del canale di Suez, per
ottenere l’aggiudicazione di un importante
lavoro tt Porto Said, è stato condannato dal
tribunale del Cairo a sette anni eli carcere.
Anche tenendo conto della xenofobia egibiana (nonché dell’invidia di altre imprese
soppiantate), resta il fatto che un caso di
corruzione finanziaria è stato giudicato e
punito in modo draconiano. E vien da ripensare al caso, recente, di un alto funzionario cecoslovacco condannato a morte
per abusi nell’esercizio della sua carica:
senza naturalmente far l’apologia della pena di morte, ci lasciamo Aire da queste nazioni così volentieri sprezzate una buona
lezione di lotta contro il sottogoverno.
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L’ECO DELLE VAILBESI
3 febbraio 1961 — N. 5
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GIOVEDÌ’ 26
Il Conisìglio dei ministri decide ranmento del 5% delle im^ioste dirette, dìecnte
nn piano di arginamento dei fiumi e avvia
un’inchiesta sulla mafia. Intanto al Senato
continuano le violente polemiche per l’aeroporto di Fiumicino, e fra i gruppi politici proseguono i confronti e i contrasti
per le « giunte difiBcili », la cui soluzione
si trascina in modo esasperante.
Sembrano farsi sempre più aspri i contrasti interni dei comunisti francesi; una
forte ala non accetta lo « stalinismo » di
Thorez.
Si parla ancora del « Santa Mar’a » come del « vascello-pirata ». »
VENERDÌ’ 27
In tutta Italia giornata di dimostrazioni
di docenti e studenti unVersitari per richiamare l’attenzione sulla triste situazione della nostra Università.
Iniziano a Milano le trattative italoaustriache per l’Alto Adige, ma i rappresentanti austriaci reclamano « autonomia
totale per la provincia di Bolzano ».
Le un'tà navali americane partite aU’inseguimento del « Santa Maria » si trasformano in scorta protettiva' contro eventuali
azioni ostili della Marina portoghese.
II governo italiano approva il bilancio
preventivo, e accorda un aumento agli insegnanti.
Giungono negli S. U. i due piloti dell‘RB-47 liberati dall’URSS.
SABATO 28
Vengono rotte, a Milano, le trattative per
l’Alto Adige: l’Italia non può accettare le
•condizioni austriache.
Kennedy chiede a tutti, anche ai capi
mil’tari, che si usi un tono moderato parlando dell’URSS.
MacMillan e De Gaulle si incontrano a
Parigi in forma privata.
DOMÉNICA 29
Janio Quadros — il presidente eletto del
Bras’le che entrerà in carica domani —
dichiara di appoggiare il cap. Galvao, impadronitosi del « Santa Maria » ; intanto il
governo d; Lisbona minaccia di affondare
la nave (dopo lo sbarco dei passeggeri).
Spaak si dimette dalla segreteria della
NATO: pare intenda riprendere il suo posto sulla scena politica belga (è stato in
passato presidente del Consiglio).
A Genova, dove gli accordi pe^ una giunta di centro-sinistra simile a quella milanese sembravano a buon punto, la dissidenza d; alcuni DC rimette tutto in questione; a Firenze continuano le trattative.
LUNEDI’ 30
Kennedy rivolge al Congresso un forte
messaggio sullo stato deU’Unione.
Atttentato dinamitardo altoatesino a Ponte Gardena, per fortuna senza vittime.
L’a irredentismo » sud-tirolese mostra la
sua faccia peggiore; ad Insbruck odiosa
manifestazione contro uno studente ebreo.
Si ha di nuovo notizia di scontri nel Katànga fra il nòrd, in mano dei Baluba sostenitori di Lumumba, e il sud governato
da Tschombe; un aereo del sud bombarda
Manono, nel nord.
Fallisce la mediazione prefettizia a Torino fra i sindacati e l’Unione Industriale
per la vertenza dei Cotonifici Val di Susa.
A Pietra Ligure manifestazione di 500 operai licenziati dai cantieri locali per mancanza di lavoro.
A Roma viene eletta una giunta comunale minoritaria DC, e a Bari una giunta
di centro.
MARTEDÌ’ 31
Da Cape Canaveral uno scimpanzè è stato lanciato a 250 Km. di altezza e poi ricuperato « in buona salute ».
Il nuovo presidente brasiliano Janio
Quadros assume i poteri. Al largo del
porto di Recife l’ammiraglio della flotta
americana nei Caraibi si incontra col cap.
Galvao sul Santa Maria, ribattezzata Santa
Libertad.
Forti polemiche in Gran Bretagna sulla
libertà di stampa, minacciata secondo alcuni dal monopolio giornalistico: 77% dei
quotidiani inglesi sarebbero presto in mano di poche persone.
Ben Gurion si dimette dalla carica di
primo ministro d’Israele.
Eletta a Pisa una Giunta di sinistra presieduta da un socialista; approvato in sede
preliminare il progetto governativo di-riisanamento finanziario del Comune di Napoli.
MERCOLEDÌ’ 1 Febbraio
Per la rottura delle trattative riprende lo
sciopero dei Cotonifici Val di Susa.
In Alto Adige nuovo attentato dinamitardo tirolese.
Gli S. U. lanciano, •con successo, un nuovo tii>o di missile.
Il « Santa Maria » entra nel porto di Recife.
In una conferenza stampa Kennedy afferma che la posizione americana circa
Berlino non è cambiata.
Aspiranti infermiere
cercansi
Un ospedale di Haarlem (Olanda) cerca 3 ragazze dai 18 anni :n su per farne
delle'infermiere. Stipendiate sin dall’inizio
queste ragazze riceveranno L. 17.000 mensili nette fino a 21 anni e L. 26.000, con
susseguente aumento graduale dai 21 anni
i'.i poi. Le ragazze verranno dotate di 3
vestiti, sei grembiuli e 3 cuffie che dopo
un anno e mezzo diverranno d: loro proprietà. L’impegno può anche limitarsi ad
un anno o essere prolungato a piacere. Chi
è interessato a questa offerta si rivolga al
past. Serg'o A-quilante, borgo Riccio 13,
Parma, entro il 10 febbraio. 1
POLONIA
Punti di frizione
fra Chiesa e Stato
Varsavia. — Il Consiglio'della Chiesa luterana di Polonia ha vivamente criticato,
in una dichiarazione firmata dal vescovo
Andrzej Wantula, dal presidente del Sinodo Wildemar Gaspartz e da altre personalità, certe azioni elaborate ad insaputa dei
responsabili della Chiesa e anche contro
La Chiesa luterana di Varsavia restaurata
Offerto giunte ella (]liii'S<i ili Pramollo
apro sinistrali Tournìm))
Chiesa Valdese di Roma ■ Via IV Novembre L. 35.085 ; Chieisa Valdese di Bobbio Pollice 2.000; Chiesa Valdese di Felonica Po 20.000 ; Chiesa Valdese di S. Secondo 110.000; Chiesa Valdese di Pinerolo
(sottoscrizione) 392.500; Ditta SATES Torino, per lavori compiuti sulla strada, carrozzabile da parte volontari 38.000; Marcelle e Jean Scorzoglio (Nizza - Francia)
3.000; Scuola Domenicale Firenze (Chiesa
Valdese) 7.500; Unione Femminile Valdese
Firenze 8.500; Fratelli Tessore (Autoservizi) - Ferrerò 5.000; Redazione de « La Luce », da parte di alcuni suoi abbonati
44.500; Chiesa Valdese di Ivrea (3® versamento) 6.000; Chiesa Valdese di Villar
PeUice (2® versamento) 12.500; Chiesa Valdese di Vallecrosla (3® versamento) 1.000;
Federico Billour (Bordighera), in memoria del Pastore Oreste Peyronel 10.000; Matilde Beason (Torino) 1.000; Malvina Besson (Torino) 4.000; Giorgina, Gino, Mario,
Lidia e Pierenrico Jahier (Torino) 50.000;
Chiesa Valdese PfàmoUo (3® versamento)
L. 7.500. ^7
Totale 'Somme precedenti L. 6.359.150.
Totale generale L. 7.117.235.
la' loro volontà. Se la Chiesa luterana è riconoscente deU’aiutq .datole dal Consiglio
ecumenico^ dalla Fed.èrazione luterana e
dal eWS' americano,'^si oppone invece a
progetti di aiuto dovuti a « organizzazioni
ecclesiastiche, paraecdesiastiché o non ecelesiastlche note per,perseguire fini politici ».
Lo Stato non fa alcuna obiezione all’aiuto normale che viene dalle istanze prima
citate; al contrario l’appoggio delle altre
non può che portare a sospetti nei confronti dei protestanti polacchi. Per di più
quest’assistenza è data senza metodo e spes.
so a beneficio di persone che non ne hanno bisogno 4) non la pieritano.
La situazione della Chiesa luterana di
Polonia è sempre delicata. Ha già un compito diffìcile se vuol 'mantenere la sua testimonianza e proseguire la sua missione
in un paese a maggioranza cattolica, e si
trova in una situazione che richiede tatto
a causa dei suoi legaiqi storici con la Germania. ’
Riguardo all’attuale situazione religiosa
in Polonig, La Stampa del 22 gennaio in
una corrispondenza da Vienna ha informa-'
0 che il Politburo del partito comunista
polacco ha sottoposto al comitato centrale
una relazione contro l’insegnamento religioso nelle scuole di 'jStato: « La scuola in
Polonia è laica e il suo compito ,è la formazione di cittadini illuminati, razionalmente pensanti e liberi da pregiudizi ».
Sebbene non vi debbi essere forma di persecuzione verso le famiglie che desiderano
dare ai figli un’educazione religiosa, « è
nell’interesse dei genitori, fedeli o no, che
1 loro figli ricevano llstruzione religiosa al
di fuori della scuola di Stato. I genitori
devono sapere che jl’istruzione religiosa
nelle scuole conduce a una dannosa frattura tra gli alunni, getta le basi per il fanatismo e l’intolleranza, contrappone una fede alla verità scientifica e svuota così la
scuola dei suoi fond^enti formativi ». Il
protestantesimo polaMo, stretto fra una
forte Chiesa cattolica c la Twlemica comunista,, potrà far sentire la sua voce: affermare cioè la necessità che la scuola,' di Stato
sia laica, ma non perfi presupposti dogmatici (ancora « religiosi,»!,) del comunismo?
Riportiamo ancora pna notizia da Var-savia, pubblicata sul q, 32-33 della rivista
cattolica veneziana .«(senza imprimatur),
Questitalia: «Il Camínale Stefano Wiszynski, Primate dellg, Polonia, ha inviato
alla* Segreteria di Stato vaticana un rapporto confidenziale. In cui annuncia che
sono ormai d’imminente convocazione in
Polonia le elezioni politiche e amministrative. Il cardinale è favorevole a dare
l’appoggio delle liste governative, puntando però nei voti prefg|enziali sui candidati
cattolici, che in tal caso vi sarebbero inseriti. 11 cardinale''W^i'siynski chiède sull’argomento il parere della S. Sede e il ’nulla
osta’ per la sua proposta ».
I lettori ci scrivono
I laici devono lavorare?
Caro Direttore,
sta diventando di moda parlare di « Diaconia », di « Ministeri laici » ed anch’io
ne parlo, ma più ne parlo e più mi accorgo di avere idee confuse al riguardo, per
cui sarei lieto che qualcuno me le chiarisse. Mi riferisco soprattutto ai Ministeri
laici nella Chiesa, perchè sul lavoro che
vi è da fare fuori della Chiesa credo che
siamo lutti abbastanza d’accordo.
Da qualche anno a questa parte ci si va
accorgendo sempre di più che il lavoro
ira'dizionalmente svolto dai pastori dovrebbe essere fatto in maggior parte dai laici.
Fin qui lutto corre liscio. Ma è ovvio che
perchè questo avvenga occorre ridimensionare sia il lavoro dei laici, -sia quello
dei pastori. E’ su questo ridimensionamento che ci capisco poco. Da una parte
sento dire che il lavoro dei laici dovrebbe
essere latto fuori dalla Chiesa: sarebbe
un lavoro esclusivamente di evangelizzazione; 'dall’alira parte sento dire — ed
ho sempre detto — che, anche nel compito di reciproca edificazione che ha la
Chiesa nel suo interno, i laici debbono
avere voce in capitolo, altrimenti si torna
alla distinzione funesta fra Chiesa docente
e Chiesa discente e i laici diventano una
Azione Cattolica che dev? operare solo in
campi ristrettissimi e «otto la paterna guida di una casta sacerdotale. Credo che "anche qui la seconda impostazione sia la
più condivisa da pastori e laici... come
chiamarli per distinguerli da quelli che vivono ai margini della Chiesa? Li chiamerò attivi.
Il guaio incomincia quando si tratta di
mettere in azione questa impostazione.
I compiti più specifici dei pastori nella
linea tradizionale sono la predicazione e
le visite alle famiglie; entrambi, nella
Chiesa apostolica erano svolti con una
buona frequenza dai laici e — mi pare —
dovrebbero essere svolti oggi come allora,
dai laici. Invece, anche i più entusiasti
sostenitori 'di questa idea, tranne qualche
rara eccezione appoggiano il lavoro laico
solo quando non può essere svolto dai pastori : i pastori sollecitano questo lavoro
solo quando non possono farlo e i laici
accettano di farlo solo quando i pastori
non possono farlo. Ora io desidererei sapere se questo è esatto. Non parlo dei casi
in cui, quando non c’è il pastore, il lavoro resta da fare, ma dei ca.si in cui, solo
quando non c’è il pastore, i laici lavorano. E’ necessario .sapere se i laici devono
lavorare perchè non c’è il loro pastore ma
non/ devono farlo per la loro condizione
stessa di laici, cioè di membri del popolo
di Dio. Se è cosi, non bisogna più dire
che i laici devono lavorare « tout court »,
ma occorre aggiungere la limitazione
« quando non c’è il loro pa.store ». Non
c’è nulla di più antipsicologico del dire
a uno di fare una cosa e poi non fargliela
fare. D’altra parte è sacrilego dire e an
nunziare la Parola essendo rassegnati a
che Essa non porti akun frutto: è sacrilego affermare che, come Essa ci ammaestra, i laici devono lavorare, essendo scettici sulle loro possibilità e volontà di la.
vorare.
Non mi illudo di ricevere molle risposte su queste colonne, ma sarei lieto già
se i lettori mi rispondessero per conto loro, dessero a se stessi una risposta ai que-sili di cui sopra.
Resta di fatto che una attiva partecipazione laica alla vita della Chiesa porterebbe notevoli frutti, come ci dimostrano le
sette che la praticano. Il dover far parte
ai fratelli della propria fede anche mediante una più o meno regolare predicazione, costringe ad un perenne ripensamento di questa che non permette di dimenticarla.
Forse con questo sistema la tanto ripetuta frase « mancano gli uomini » finirebbe di essere il costante, mesto ritornello
di ogni discussione sinodale. Alle Vali! il
numero dei pastori potrebbe essere forte
niente ridotto a favore dell’evangelizza
zione. Siamo lieti quando sorgono nuovi
comunità, con un pastore di niù, ma d’al
tra parte, non sono una soluzione di ri
piego, di fronte alla pacifica quiete dei
laici ?
La soluzione dei presbiteri, proposta
nella discussione presinodale suH’ordinamento distrettuale, darebbe un efficace
contributo al lavoro 'dei laici. Uno o 'due
pastori per presbiterio basterebbero a <on
irollare e garantire la .serietà e l’aggior
namento dell’informazione della Chiesa e
per conseguenza, la serietà della predi a
zione e della cura d’anime laica. Comi
scendo i valdesi, non ci si può illudere
che lutti siano pronti per esercitare un
minislerio cO'Struuivo. Chissà quanti farehbero della loro esperienza, personale pseudo-religiosa, ossia 'delle proprie prodoz/.e.
da quando suc'chiavano il pollice a quando rultimo dei loro capelli ha lasciato lo
strumento pensatore completamente nudo,
con particolare riguàrdo al periodo pa.ssato sotto le armi, un argomento l'oslaiilc
della propria predicazione.
Ma controllare la serietà di un’opera,
non i-igniiica attribuirsene il monopollo.
« Dovresti e,ssere riconoscente che < i .siano
i pastori che ci sono, non volerli mandar
via » fa osservare qualcuno. Sarà quello
che mi faranno osservare coloro che tiii
risponderanno, se ce ne saranno?
fu attesa ti porgo i miei più cordiali .saluti ed auguri per il giornale c. i.
PERSONAUA
Uno dei nostri impaginatori, il sig. Paolo Rostagno, ha amilo U dolore di perdere
il padre. Gli esprimiamo. in.sieme ai suoi
familiari, la nostra più viva simpatia fraterna in quest’ora di prova.
La buona novella agli umili
« Gesù venne a Nazaret, dov’era stato allevato; e com’era
solito, entrò in giorno di sabato heila sinagoga, e alzatosi per leggere, gli fu dato il libro del profeta Isaia; e
aperto il libro trovò quel passo dov’era^ scritto:
Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha
unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato a bandir
liberazione ai prigionieri, e ai ciechi il ricupero della vista; a rimettere in libertà gli oppressi, e a predicare l’anno accettevole del Signore ». Luca 4: 16-19.
Il passo citato da Gesù ha una vicenda molto singolare. Si tratta di
parole scritte alla fine deiresilìo babilonese su cui ci sòno molti dubbi
ed incertezze — da un punto di vista storico —ma che per essere stato
adoperato da Gesù come testo della sua prima predicazione è diventato
centralissimo ed importantissimo per tutti.
Sono parole di consolazione e di promessa per gente afflitta e scoraggiata, come era Israele dopo oltre settant’anni di esilio sulle terre di
Babilonia senza alcun’altra speranza che una promessa , di Dio la quale
però aveva tutta l’aria di una promessa assolutamente irrealizzabile.
Anche Israele a cui Gesù si rivolge sperava ed attendeva una liberazione dai suoi mali spirituali e nazionali, ma come là generazione a
cui si rivolgeva il profeta non immaginava che Ciro era alle porte, con
la sua liberazione, così la gente di Nazaret non riusciva a credere che
il Liberatore era lì in piedi nella sinagoga e parlava proprio in quel momento.
Così è anche per la nostra generazione che non aspetta molto dalravvenhe, nonostante i progressi della tecnica e delle scienze. Generazione che si dibatte e che lotta, ma davanti alla quale non c’è una soluzione ragionevolmente prossima dei suoi molti ed angosciosi problemi
politici e spirituali, sociali e morali.
In questa situazione di miseria spirituale e materiale, di schiavitù
morale ed economica Gesù Cristo proclama che con la sua incarnazione
e la sua presenza nel nostro mondo e nella nostra generazione è venuta
pure una liberazione ed una guarigione
In Cristo il Regno di Dio, cioè la sua signoria e;la sua potenza,
si è avvicinato ed è venuto in mezzo a noi, ed in esso vi è la soluzione
dei nostri problemi, la guarigione dai nostri vari mali, la liberazione vera
e totale deH’uomo.
Quando Gesù parla di poveri ha in mente gente veramente povera,
non dei ricchi umili o della gente che sta benino ma non è orgogliosa.
Parla di poveri veri e proprii, di gente che non ha abbastanza denaro
per vivere dignitosamente la propria vita e per provvedere ai bisogni
fondamentali dell’esistenza propria e della propria famiglia, e quando
parla di oppressi intende veramente dire gente la cui libertà è limitata
da vincoli politici o dalla miseria, gente sfruttata in vari modi e così via.
E c’è oggi nel mondo un numero sufficente di campi di concentrazione
0 di profughi, in molte prigioni c'è abbastanza gente innocente perchè
non si sia in difficoltà ad intendere la parola evangelica : « mi ha mandato a bandir liberazione ai prigionieri ».
Naturalmente non ignoriamo e non dimentichiamo che non tutta
la miseria è fatta di mancanza di denaro e non tutta la fame viene dalla
scarsità di pane. Non ignoriamo che non tutte le catene sono quelle delle
prigioni e dei campi di concentramento e che molte oppressioni e schiavitù vengono dal nostro cuore o comunque da dentro di noi, ed anche
queste sono vere quanto le prime e talora ne sono addirittura la causa.
Lo sappiamo e lo abbiamo sentito ripetere molte volte, ed è vero.
Ma in un mondo in cui più della metà della popolazione non ha da mangiare a sufflcenza, in una Europa in cui campi di concentramento e tortura sono di nuovo stati impiegati e legalizzati, in un momento in cui
il disagio di molti lavoratori si manifesta in forme clamorose come in
queste settimane, il cristiano che ha mangiato secondo la sua fame, che
ha il suo lavoro normale e la sua libertà non può pensare soltanto alla
propria anima. Non può non f^nsare a tutti quelli che non stanno bene
o discretamente bene come lui.
Gesù Cristo ha una parola ed una efficacia di liberazione per ogni
uomo che soffre materialmente o spiritualmente, per ogni oppresso dal
peccato o dai suoi simili, per ogni povero.
I credenti sanno questo e lo hanno sperimentato in tutte le generazioni ed in tutte le situazioni più disperate e più tragiche.
Ne sono stati degli esempi i canti di fede e di g!o,a sui roghi nei
tempi passati, come la insopprimibile libertà interiore e vera di credenti
nei campi di concentramento e di sterminio nella nostra generazione. Ne
sono stati degli esempi l’impegno di cristiani in molte lotte per la libertà
e la dignità della persona umana dai tempi della « Capanna dello Zio
Tom » a quelli dell’Algeria. Non è possibile per noi stare indietro, oggi.
La potenza e la signoria di Cristo non vengono meno in questo
momento e nella situazione nella quale viviamo, si tratta di riconoscerla
nella fede affinchè essa divenga evidente attraverso al velo delle cose ed
alle situazioni in cui si manifesta; si tratta di riconoscerla e di riceverla
per essere liberati noi stessi dalle nostre incertezze e schiavitù al fine di
diventare liberi per annunziare e portare questa liberazione intorno a
noi, negli ambienti che sono quelli della nostra vita quotidiana, negli
impegni del nostro lavoro e delle nostre responsabOità di uomini e di
donne che vivono in questa generazione, nelle situazioni che si sono
create e che continuamente si creano in mezzo e intorno a noi.
Oggi come sempre, forse più che mai, gli uomini della nostra generazione hanno bisogno, urgentemente bisogno, di conoscere questa potenza vera di liberazione e di salvezza. Il tempo urge, non è il momento
di trastullarci con delle faccende inutili. Occorre che oggi stesso sappiamo dare tutto noi stessi a Cristo : la nostra intelligenza e le nostre mani,
il nostro cuore e la nostra volontà, la nostra carne e tutta la nostra vita
perchè attraverso a tutto noi stessi, messi al suo servizio, i poveri ascoltino oggi la buona notizia che Dio li ama, riabbiano di nuovo la dignità
di uomini veri che spetta loro, ricevano la liberazione dalle loro schiavitù e la salvezza che Gesù Cristo ha preparato per tutti quelli che la
vogliono accettare.
[dalla predicazione deii’8-1-1961 ai Chiotti),
Franco Da vite
3
!
3 febbraio 1961 — N. 5
L’ECO DELLE VAILI VALDESI
pag. 3
A proposito
de L’amico
dei fanciulli
Sono contenta che Berta Subilla
abbia richiamato su queste pagine la
attenzione di tutta la Chiesa sul problema della stampa riformata per i
nostri ragazzi, ed in particolare su!
nostro piccolo e modesto « Amico dei
Fanciulli ».
Confesso che quando ho vis o arrivare il numero di Gennaio nella sua
nuova veste, ho provato un certo sgomento. Ma come?! Ancora più piccolo? Ancora più modesto?
E’ racilto triste, certo, che la nostra
Amministrazione non possa disporre
dei fendi nece.ssari non dico per mantenere in vita questo nostro giornalino che, nonostante tutto, sono con.'inta ha ia sua ragion d’essere, ma
per dargli un più ampio sviluppo. Non
sarebbero denari spesi male quelli impiegati per la formazione dei nostri
ragazzi, attraverso quella lettura che
solo la Chiesa può loro dare e che
non pretende affatto di sostituire l’altra, che oggi ci viene così abbondantemente fornita da più parti e spesso
cosi ben presentata.
Non potrebbe la P.P.V. prendere a
cuore le sorti di questo giornaletto?
Vedere come si potrebbe fare per trovare denaro, per ridare al giornale
almeno la sua veste tipografica precedente, per farlo giimgere anche ai
bambini che non possono pagare l’abbonamento, per offrire una maggiore
collaborazione alla direttrice?
Si sente spesso dire da più parti:
l’Amico dei Pauciulli è un giornale
sorpassato, vecchio, non è attraente,
ragazzi non lo leggono. In questi
giudizi negativi c’è del vero, forse: comunque vengono principalmente dagli ambienti cittadini. I ragazzi non
lo leggono. E’ vero, ma anche qui,
come in tanti altri casi, trovo che la
responsabilità ricade su noi adulti.
Tocca a noi saper adoperare i mezzi
che la Chiesa ci cifre per la formazione cristiana evangelica dei nostri
figli. I bambini non si sentono attirati dalle pagine serie, scritte un po’
troppo fitte, .scarse di illustrazioni?
Ma se siamo noi a leggerle ad alta
voce queste pagine, insieme a loro,
tutto cambia aspetto. I bambini apprezzano molto la lettura fatta dagli
adulti, posso dirlo per esperienza. Gli
articoletti sulla Riforma pubblicati
negli anni ’58 e ’59 delTAmico dei Fanciulli,-. ci sono serviti ottimamente
l’anno scorso nel mese di Febbraio,
come lettura serale, per preparare nei
nostri cuori Tatmosfera del 17 Febbraio.
Noi genitori, anche volendo, non
sempre sappiamo dare delle notizie
esatte sui grandi riformatori o su tanti altri argomenti, notizie che però
seno indispensabili per trasmettere e
alimentare in loro la nostra fede
evangelica. La Chiesa ci offre un aiuto, ma noi non ce ne accorgiamo nemmeno : ci limitiamo sì e rio a dare
un’occhiata superficiale e distratta a
questo giornaletto che definiamo
<; noioso », senza nemmeno darci la
pena di leggerlo. Eppure questi articoietti sono preparati con molta cura
e fedeltà, il linguaggio adoperato è
cosi simpatico, ci si sente un profondo amore per i ragazzi s per quello
che si vuol loro trasmettere! Perchè
non saperlo vedere? Perchè non dire
mai « grazie >' a chi si occupa attivamente di qualcosa nella Chiesa? Il suo
compito è spesso ingrato, facciamogli .sentire che non è sempre inutile.
Lasciamo che i bambini leggano da
soli quello che più interessa loro: saranno i raccontini, i giochi ecc. Tralasceranno la parte « seria ». Ma è
appunto questa che ci sta maggiormente a cuore, ed è per questa che il
giornale ha la sua ragion d’essere.
Perciò, invece di lasciare che questi
giornaletti vadano in pezzi conserviamoli. Le raccolte degni anni precedenti possono servire benissimo per fare
con loro delle letture continuate, eliminando anche cosi l’inconveniente
dello sminuzzamento della materia attraverso il tempo.
Ho qui accanto a me le ultime annate dell’Amico dei Fanciulli. Ho sfogliato vari numeri. Ho realizzato che
del materiale da adoperare nelle nostre famiglie c’è. Attraverso- le varie
rubriche via, via trattate : « I libri
della Bibbia », « I bei luoghi della Bibbia», «Vita e mestieri in Israele», «I
paesi nel niondo biblico », « Sui passi
dei cristiani del 1" secolo », « Perchè
tu possa adorare », « La Riforma protestante » ecc., noi passiamo dare veramente qualcosa ai nostri bambini
rendere loro più vivo e familiare
l’ambiente, il linguaggio ed il messaggio stesso della Bibbia.
Forse anche le Scuole Domenicali
potrebbero valersi di più di questo
giornaletto, non so, interessarne di
più i bambini.
Cerchiamo di fare qualcosa, pensiamoci un po’ tutti insieme. Non si può
.lasciare che l’Amico dei Fanciulli
muoia od agonizzi, perchè come
è ora credo che potrà ben difficilmen
; assolvere il suo compito. Condensare è diffìcile, specie parlando ai bambini e in poco spazio non si dice piu
ulla, oppure lo si dice male, il che
è grave lo stesso.
Lilia Sommani
TORINO CORSO ODDONE
Inaugurato il Tempio dopo i restauri
apiti.
l.i'i.’i * il’'
il ■* ■ ' "r ri "
-•li-’
A sessant'anrtì dalla sua,
costruzione, il tempio di Cor» so Oddone è stato completamente rinnovato: dotato di
un nuovo impianto di riscaldamento e ingrandito con la
costruzione di una galleria,
dov’è pure stato sistemato
rharmonìum, ha ora una capacità notevole, richiesta dall’aumento della comunità.
I lavori, compiuti con Un
atto di fiducia dèi Concistoro, che non aveva a disposizione tutti i fondi necessari
sono stati ultimati da poco,
e domenica 22 gennaio il
tempio restaurato è stato ufficialmente ’’inaugurato”, con
uh culto solenne di ringraziamento e conscKrazione, presieduto dal Post. Corsmi al
mattino, mentre a sera, dopo
una simpatica àgape fraterna
nei locali della chiesa, il Pastore Ayassot ha tenuto una
conferenza su: ”l protestanti
e l’iinità della Chiesa". '
IL MONDO DEL LAVORO
L'operaio tra l'alienazione e la promozione
A qualcuno potrà parere una stranezza o
un co-ntro.senso, ma bisogna pur dire che
i problemi del mondo del lavoro diventano p’ù complessi a mano a mano che le
più elementari esigenze economiche degl
operai vengono soddisfatte, fino a raggimi
gere, per una parte pur minima e privile
giata di essi, un primo margine di benes
sere.
L’operaio, è ind’seutibile, possiede oggi
una maggior quantità di beni di consumo,
che non i suoi compagni di trent’ann; addietro; ma a questa crescita delle possibi
lità materiali di vita non corrisponde una
adeguata crescita di benessere spirituale.
Psicologicamente la sua situazione è tutl’allrò che risolta. Egli continua a dichiararsi malcontento della sua condizione.
Grida forse meno che trent’anni addietro,
ma brontola c si arro-vella di più. Si sente
come isolato e respinto dalle altre classi,
nella medesima condizione psicologica di
allora, e in un mondo apparentemente più
perfetto. Quando si batte per gli orari di
lavoro o per la paga oraria, avverte confusamente di battersi per qualcosa d’altro
e di non ben definito, mentre prende coscienza che i mezzi tradizionali di rivendicazione non servono più, o servono poco
e male, nelle nuove posizioni.
Avverto sempre, poco o tanto, questo sta
to d’animo nuovo, quando mi accade di
parlare del loro malcontento o delle loro
aspirazioni, con i miei compagni di lavoro.
— Vedi — m; diceva uno, da poco temilo possessore di un alloggio a rate — il
fatto di avere una casa, non risolve il pro
li dirigente del trust, che doveva fare la
relazione, non si fece vedere alla riunione,
mandando cosi a monte la discussione di
un problema tanto importante » (« La costruzione delle case deve essere controUat-a dai sindacati », in « Problemi del lavoro in URSS ». Feltrinelli, Milano, 1958,
pp. 263-2641.
La stampa ufficiale di ogni regime, è naturale, si guarda bene dal dire che in sostanza la figura dell'operaio passa in second’ordine rispetto alle esigenze della produzione. Anche nei regimi che conoscono
la dottrina sociale della Chiesa e danno
per scontato che l’economia deve essere
soggetta alla morale. In Oriente le esigenze dei « piani », e in Occidente le esigenze della « concorrenza »; la dottrina sociale
della Chiesa è proprio fra l’incudine ed il
martello.
Non sono pochi gli operai che ritengono
necessario ripensare in .termini più attuali
tutto il problema dél^mondo del lavoro.
Certi modi di concepire la figura dell’operaio, od i rapporti fra dirigenti e lavoratori, o i mozzi di lotta .sindacale, risentono
del logorio del tempo. Molte cose sono
c.ambiate dagli anni ’48 di Marx, e non ultimo il modo di essere dell’operaio sul
posto di lavoro.
11 lavoratore, in questa evoluzione continua, sente di aver qualche cosa da dire,
un particolare contributo da portare, anche se non riesce ancora a precisare che
cosa, e quale contributo, e se non riesce
a.l esprimersi. Egli hit bisogno di sapere
da dove viene il veto, male, la sua « alie
Dal numero di dicembre de «li Gallo» riportiamo questo secondo articolo sulla vita
operaia, scritto da un operaio cattolico
blema della tranquillità sociale e della pace tra le classi. Io e i miei compagni di
caseggiato abbiamo più ragioni di arrabbiarci ora, con T datori d’; lavoro, che prima, quando la casa non c’era. Un susseguirsi di contrarietà mi hanno convinto che
non c’è buona volontà verso gli opera:.
Noi non siamo mai stati ascoltati, quando
la casa era in o-struzione. I! nostro interessamento c le nostre aspirazioni riguardo
alla casa, erano ragioni di fastidio anche
per coloro che dovevano essere i nostri tutor:. Ci facevano capire ohe dovevamo accettare « o cosi o niente », anche quando
le clausole contrattuali non erano rispettate. Se in tutto quello che è stato fatto,
noi c’entravamo per così poco, per chi è
stato fatto? Ho il dubbio che l’assistenza
che ci hanno dato non sia ancora così amorevole come d'eono che sia. Il prodotto che
esce dalla fabbrica è meglio curato e riceve più attenzioni che non quelle che ha
ricevuto il nostro caseggiato. Perchè è degli oi>erai —.
E’ un caso particolare, si potrà dire. Ma
non è un caso particolare. E non è uno
stato d’animo proprio soltanto agli operai
del mondo capitalista. Anche se non si ha
una conoscenza diretta della situazione opera,'a in regimi differenti dal no-stro, l’analogia di alcune reazioni estremamente indicative fa pensare che anche in Oriente
lo stato d’animo diffuso non s’a molto dissimile da quello del mio amico.
Il 27 settembre 1956, in un editoriale non
firmato, sul giornale soviet’có « Trud », si
poteva leggere, ad esempio : « I ministeri
che sono tenuti a costru.ire case per le
aziende di molti settori della economia nazionale, non rivolgono la debita attenzione
alla costruzione di nuovi edifici. Nonostan
te le numerose promesse e le affermazioni
dei dirìgenti di questi ministeri la costruzione procede molto a rilento. Il piano minaccia di non essere ademp’uto... Sussiste
anche il malvezzo di assegnare case non
terminate. Alla stazione di Dolghintsevo.
della Ferrovia Stalin, per esempio, nel
Giorno del Ferroviere vennere distribuite
ai locatari tre case, che furono subito occupate, benché non fossero terminati nè
gli impianti dell’acqua, nè le fognature...
nazione», per riproporsi un’azione adeguala, fuori da tutte le soluzioni chimeriche, c
tanto lontane nel tempo da essere irraggiungibili. Questo esame e questa ricerca
l’operaio può avviarle ’n qualunque regime egli si trovi, e prima di tutto una ricerca che lo porti a conosc.ere « se stesso »
come singolo e come membro di una classe.
La pr'ma realtà in cui s’imbatte, .se
guarda le cose senza paraocchi, è che nonostante il gran parlare che si fa dì « democrazia », dì qua e dì là dalla « cortina »,
egli non è sufficientemente atto all’eserciz'i) della democrazia, soprattutto a quella
diretta che si esercita nella fabbrica. L’abitudine di decenni ad una obbedienza paissiva lo limita anche in questa possibilità.
11 suo parere e la sua voce sono facilmente
soffocati da questa situazione d; inferiorità.
« L’operaio — ricorro ancora a Simone
Weil, che aveva il dono della cultura e
della parola, per comprendere ed esprimerò le ansie dei suo: compagni di lavoro —
non soffre solamente per l’insufficienza del!.t paga. Soffre iperchè è relegato dalla società attuale ad un ràhgo inferiore, perchè
è ridotto ad una sorta di servitù. L’insuffic'enza del salario è solo una conseguenza
di questa inferiorità e di questa servitù. La
classe operaia soffre di essere sottomessa
alla volontà arbitraria dei quadri dirigenti
della società, che le impongono, fuori della fabbrica, il suo livello di esistenza e,
in fabbrica, le sue co-ndizioni di lavoro. Le
sofferenze subite nella fabbrica a causa dell'arb'lrio padronale pesano sulla vita di
un operaio quanto le sofferenze subite fuori della fabbrica per la insufficienza dei
suoi salari ». (« La razionalizzazione del
lavoro », del 23 febbraio 1937; in « La condizione Operaia », Edizioni Comunità,
1952 p. 253).
L’operaio in fabbrica ha bisogni ed aspirazioni che non sempre coincidono con le
necessità della produzione, anzi molto spesso non coincidono affatto. Egli è immerso
in uno spazio dove tutto è razionalità. 1
canoni della organizzazione scientifica del
lavoro, introdotti dal Taylor, dom'nano indiscussi la vita della generalità delle fab
briche. Ciò porta come conseguenza che
cgni decisione viene dall’alto, sia la scelta dei movimenti da compiere nel corso
di ogni singola operazione, s'a lo »punto
di ogni minima iniziativa. Agli operai non
rimane, spesso, che il lavoro meramente
esecutivo, che non dà nessuna soddisfaz’one. Come uscire da una tale situazione? La
cosa è lauto seria che negli USA, dove è
nato il taylorismo, sì pensa a studiare nuovi metodi di lavoro, che riscattino l’oiveraio dalla situazione assurda di sentirsi
estraneo alla propria fatica stessa, ed alla
propria tensione nervosa.
Ebbene, in tale situazione, ci sono dirigenti d’azienda che considerano la « promozione » operaia come una diminuzione
della propria personalità e addirittura una
offesa personale. — Siembra — mi dice un
oiperaio —• che abbiano paura di vedere un
giorno gli operai in uno stato di parità con
loro. — Quell’uomo non aveva letto, quest’altro testo della Weil : « Cose simili non
avverrebbero se gli uomini fossero moss:
solo daU’interes®e; ma accanto alFinteresse c’è l’orgoglio. E’ dolce cosa avere degli
inferiori; è penoso vedere degli inferiori
acquistarsi dei diritti, anche limitati, che
stabiliscano fra loro ed i loro superiori,
sotto certi riguardi, una certa uguaglianza.
Si preferirebbe accordare loro i medesim’
vantaggi, ma con un gesto gratuito, si preferirebbe, soprattutto, parlare dì accordarli ». (« La condizione operaia », del 30
settembre 1937; Simone Weil, o. c. p. 279).
Anche di là dalla « cortina » le cose stanno allo stesso modo; la «alienazione religiosa » è finita, ma espunta vigorosa una
altra alienazione, che con la religione non
ha n’ente da fare. .(’’Perchè non ci salutano? chiedono gli operai, scandalizzati.
Alcuni dì noi, firmatari di questa lettera,
lianno il proprio nome segnato sulla Uibe.1la d’onore di fabbrica Noi abbiamo una
anzianità di lavoro di 15-35 anni e partecipiamo attivamente a tutta l’attività soc’ale.
Ciò nonostante, molli dirigenti non ci degnano nemmeno dì un cenno quando c'
incontrano con lo sguardo, sebbene ci conosciamo da tanto tempo. Perchè siamo caduti in tale disgrazia? '. Non si tratta, naturalmente, di essere caduti in disgrazia...
Dirigenti sìmili costituiscono una sgradevole eccezione nella società sovietica, ma,
purtroppo, ve ne sono ancora ». 11 « Trud ».
naturalmente, non può non rispondere in
questo modo, agli operai che gli hanno indirizzato la lettera. Ma che cosa c’è, realmente, dietro la ’’sgradevole eccezione”?
(«Problemi del lavoro in URSS», F’eltriuflli, Milano, 1958, u 50).
La voce dell’operaio di oggi mette l’accento sui medesimi molivi fondamentali,
6i>ontaneamente, a tutte le latitudini. Anche le rose del benessere statunitense hanno le loro spine: « Durante una inchiesta
fatta in America sul sistema Taylor un
operaio interrogalo da Henri de Man gli
disse: ” 1 padroni non capiscono perchè
non ci vogliamo lasciar cronometrare; eppure che cosa direbbero ì nostri padroni
se chiedessimo di farci vedere i loro libri
ccnlabili e d'eessimo; su questa cifra di
reddito, riteniamo che questa parte debba
rimanere a voi, e quest’altra tocca a noi
sotto forma di salario? La conoscenza de*
tempi dì lavoro è per noi esattamente l’equivalente di quello che per essi è il segreto industriale e commerciale”». («La
razionalizzazione del lavoro », del 13 febbraio 1937; S’mone Weil, o. c. p. 270).
E’ prevedibile che una concreta pacificazione sociale sarà raggiunta solo da quel
sistema politico ed economico che riuscirà
a portare gli operai dalla « alienazione »
alla « promozione » operaia. Sarebbe veramente paradossale che anche a questo riguardo il mondo cosiddetto cristiano si lasciasse battere in velocità dal mondo marxista, come per la corsa degli « sputnik ».
Davvero non oso pensare che cosa sarebbe
dei cristiani aU’ultìmo giudizio, quando
Cristo ci guarderà tutti negli occhi, se
avremo il coraggio di sostenere lo sguardo,
dirigenti ed operai. m. s.
RÍNQRAZÍAMENTO
I tahiilìarì delle 9 vittime della sciagura dei Toumim (Pramollo), — profondamente toccati dalle grandi manifestazioni di affetto, di simpatia e
di solidarietà di cui sono stati l’oggetto da parte di tante persone, conosciute e sconosciute, vicine e lontane, dell’uno e dell’altro credo religioso, e nella impossibilità di farlo direttamente —, esprimono a tutti, a
mezzo del presente, il loro grazie niù
commosso e più grato. Nel loro grande, immenso dolore il sapersi e il sentirsi cosi affettuosamente circondati
de. parte di tutti è stato, ed è, per loro di grande incoraggiamento e di
grande conforto ed un reale sostegno
nella tristissima prova.
Un ringraziamento particolare sentono di dover rivolgere alle Autorità
Civili, Militari e Religiose che così
premurosamente li hanno aiutati ed
assistiti; a tutti i numerosissimi valligiani della Val Pellice, Val Chisone,
Val Germanasca e Pramollo che tanto si sono prodigati nell’opera di rinvenimento delle salme; ed a tutti i
generosi donatori della sottoscrizione
promossa per sovvenire ai loro biso
gni materiali.
«L’Eterno è la mia rocca e la
mia salvezza; Egli è il mio alto
ricetto; io non Sarò smosso. La
mia forte rocca e il mio rifugio sono in Dio ».
(Salmo 62: 6-7)
Pramollo, 18 dicembre ’60 - febbraio ’61
La famiglia del compianto
Umberto Long
ringrazia sentitamente tutti coloro
che hanno preso parte al suo grande
dolore per la dipartenza del suo caro.
S. Germano Chisone, 15 gennaio 1961
La vedova e' i familiari del compianto
Avondet Luigi
ringraziano vivamente quanti hanno
preso parte al loro dolore per la dipartita del loro congiunto.
San Germano Chisone, 17 gennaio ’61
La famiglia del compianto
Enrico Buffa
neU’impossibilità di farlo personalmente ringrazia commossa quanti con
scritti o di persona hanno preso parte
al suo grande dolore. Un ringraziamento particolare al rev. Don Francesco Ricca per le fraterne cure prestate all’Estinto; al pastore Bruno
Costabel; ai dottori Pellizzaro e Paltrinieri; ai vicini di casa Buffa Emilio ed Amali ì.
« L’Eterno ha dato, l’Eterno ha
tolto, sia benedetto U nome dell’Eterno » ( Giobbe 1: 21 )
Pradeltorno - Angrogna, 21 gennaio ’61
Le figlie di
Margherita Albarin Prochet
deceduta a Torre Pellice il 22 gennaio,
desiderano esprimere la loro commossa gratitudine a tutte le persone che,
con fraterna simpatia, hanno preso
parte al loro dolore.
Con particolare ricono.scenza ricordano il Dr. De Bettini ed il personale
dell’Ospedale Valdese per l’affetto e
le cure di cui hanno circondato la
loro mamma.
La moglie e il figlio di
Adolfo ReveI
sentitamente ringraziano tutte le persone che con l’invio di fiori, scritti o
di persona, hanno voluto onorare ii
loro caro Estinto.
Un grazie particolare al Dott. Pellizzaro ed al Pastore Jahier.
Luserna S. Giovanni (ai Malan)
26 gennaio 1961
RINGRAZIAMENTO
La famiglia Rostagno, profondamente commossa per le dimostrazioni di stima e di affetto ricevute in
occasione della scomparsa del compianto
Roberto Rostagno
esprime im sincero ringraziamento al
Pastore sig. Jahier, al Dctt. Scarognina, alle associazioni ed enti che
vollero degnamente onorare la memoria del caro scomparso, ai vicini di
casa, ai compagni di lavoro ed a tutti
coloro che con scritti o con la loro
presenza furono di aiuto e conforto
nella triste circostanza.
Luserna S. Giovanni, 28 gennaio 1961
4
I- *
íiL’ECO DELLE VALLI VALDESI
3 febbraio 1961 — N. 5
Il paese di cui. si parla
PORTOGALLO
(segue dalla 1= pag.)
li e periodici (questi ultimi a condizione
ohe non affrontino problemi sociali...); alcuni quotidiani annunciano culti e riunioni; la radio rimane invece ermeticamente
chiusa, e percii» il progetto di una grande
trasmittente protestante in Svizzera ha destato viva aspettativa. Se la Chiesa romana
pare dominare la situazione, è in realtà
sulla difensiva, avendo da temere non tanto dai protestanti, quanto da un anticleri-v
calismo tradizionale e da una certa decristianizzazione del popolo.
— A Carcaveloe, località su di una spiaggia incantevole fra Lisbona e l’Estoril, si
trova il seminario teologico della Chiesa
presbiteriana, dove una trentina di studen
Y. W. C. A.
UoioDe Cristiana delle Giovani
Si cerca lavoratrice per la direzione di
un pensionato femminile possibilmente con
conoscenza lingua. Rivolgerei al; Segretario Nazionale - Via Balbo, 4 - Roma.
ti europei e africani si preparano al pastorato in Portogallo o nell’Angola o nel
Mozambico. Solo un professore è a pieno
tempo; gli altri corsi sono tenuti da pastori della zona.
— n protestantesimo lusitano, e in particolare i presbiteriani, mantengono un
certo numero di opere: a Lisbona una pie- ,
cola clinica che gode di un’ottima fama,
pur avendo bisogno di essere ingrandita e
rammodemata; a Figueira da Foz sono organizzati campi di vacanze per ragazzi; a
Gafanba da Norte un ambulatorio per lebbrosi; soprattutto OpOrto è un centro insieme sociale ed ecumenico: vi ha sede la
Società di beneficenza (fondata nel 1933)
che raggruppa le diverse denominazioni
protestanti; vi si trovano scuole elementari
protestanti e due orfanotrofi, uno per ragazze e uno per ragazzi, quest’ultimo abbinato a... un asilo per vecchi: soluzione
imposta per ora dalle necessità, ma certo
non molto felice. Si resta comunque stupiti — pur considerando l’aiuto dall’estero —■ da ciò che questo piccolo protestantesimo portoghese di diecimila anime, e
diviso, riesce a fare. Non abbiamo alcuna
notizia sull’atteggiamento che esso ha nei
confronti del regime salazariano.
... e adesso la Madonna spaziale
Dopo la Madonna degli abissi, avremo
anche quella spaziale, e sarà, beninteso, patrona degli astronauti. Secondo quanto riferisce L’Egresso, Padre R. Grasser, cappellano del centro missilistico del ministero della Difesa francese a Colomb-Béchar,
.ha chiesto il permesso di intitolare la nuova cappella militare della base alla "Madonna spaziale”. Egli ha spiegato alla segreteria di Stato vaticana che la Madonna
della nuova cappella fche verrà costruita a
spese del bilancio militare francese) sarà
successivamente proclamata patrona di tutto il personale cattolUìO addetto alle ricerche astronautiche e ' fpWettrjce della missilistica. Il Vaticano ha acordato il permes
GOMUIttCATO
Cn L O. V.
Siamo lieti di notificare agli agricoltori delle Valli che, per intercorsi
accordi fra gli Ospedali di Torre Pollice e Pomaretto e la Mutua Coltiva
tori Diretti, essi potranno nuovamente essere ricoverati e ricevere le cúre
che il loro caso richiede, a partire dal
26 gennaio 1961. Per la CIOV
Il Presidente
U. Bert
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
POMARETTO
Recentemente abbiamo celebrato il servizio funebre di Vola Maria Paolina del
quartiere della Faiola, deceduta quasi improvvisamente all’età di 75 anni. Al servizio ha preso parte un folto gruppo di parenti ed amici: alla famiglia inviamo il nostro pensiero di viva simpatia cristiana.
In occasione della, visita fraterna a Villasecca il culto a Pomaretto è stato presieduto dal Pastore Franco Davite. Siamo lieti di ringraziarlo per il suo messaggio apprezzato dalla nostra comunità.
La nostra unione giovanile è stata visitata dairUnione di Pinerolo con due messaggi intorno ai matrimoni misti: la discussione ha consentito di poter formulare idee
e indicazioni di fronte ad un problema così vivo e che impegna la nostra fede e la
nostra testimonianza. Ringraziamo l’unione pinerolese per la sua visita molto apprezzata.
L’unione è stata visitata pure dal Pastore G. Girardet direttore di Agape. L’incontro è stato molto proficuo e lo ringraziamo di cuore per la sua interessante conversazione.
Domenica 5 febbraio l’Anziano Vitale
Jahier sarà insediato al culto.
Fervono i preparativi per il XVII febbraio: la sera del 16 i fratelli della chiesa
di Torino ci faranno visita e sin d’ora diamo un caldo benvenuto.
La 'colletta individuale del XVII andrà
a beneficio dei festeggiamenti e dei restauri ohe ci sono costati un milione di lire.
I giovani passeranno nelle famiglie.
La distribuzione dei viveri americani
avrà luogo il giorno 14 febbraio.
SAH SECONDO
— Un, particolare ringraziamento al pastore di PraroStìno si gnor Giovanni Peyrot
che domenica scorsa, nell’assenza del pastore Genre impegnato a Pinerolo, ha presieduto il culto i>ortando un convincente
messaggio di fede che è stato molto apprezzato.
—■ UAssemblea di chiesa è convocata per
domenica prossima, 5 febbraio, subito dopo il culto.. Oltre ai vari punti in discussione che figurano nell’ordine del giorno
preparato dal Concistoro, si procederà pure alla nomina di un diacono per queUa
zona di Miradolo che ultimamente ha chiesto ed ottenuto di far parte della nostra
comunità.
Tutti i membri di chiesa sono cordial*
mente Invitati ad intervenire od in modo
speciale i membri elettori.
— La filodrammatica dell’Unione Giovanile nei giorni di sabato 4 e domenica 5
c. m., alle ore 20,30, porterà sulle scene
noi locali della Scuola Umberto I, la brillante commedia in tre atti dal titolo: <cLegittima difesa».
Ci auguriamo che il pubblico intervenga
numeroso per applaudire i bravi attori.
roba
PRAROSTINO
Dipartenza —• Ha terminato la sua lunga
corriera terrena, la nostra sorella Gardiol
Marianna, del Collaretto, deceduta il 24
U.S., dopo breve malattia, alla età di anni 91. Che il Signore consoli i parenti nel
lutto.
Visita — Il culto di domenica 29, è stato
presicMluto dal Sig. Dino Gardiol, diacono
della Chiesa di S. Secondo. Lo ringraziamo
per la sua gradita visita e per il suo efficace messaggio. Il Pastore titolare è invece
sceso a S. Secondo, dove ha presieduto il
culto.
Visite e Riunioni — In questo periodo,
il Pastore con gli Anziani, sta visitando
tutte le famiglie della Comunità. E’, un
incontro non soltanto sul piano umano, ma
anche fraterno e spirituale.
Stiamo anche continuando la serie delle
riunioni quartierali, neUe quali esaminiamo il problema del denaro, e del possesso
dei beni materiali in genere alla luce della
Sacra Scrittura (fin’ora dell’Antico Testamento). L’affluenza a queste riunioni è
buona.
— Un doloroso incidente Ita turbato la
vita del nostro villaggio: la sig.ra Rosa
Boero di ann' 78, che vive in un casolare
sperduto alla Mouiassa si è fratturata una
gamba cadendo accidentalmente. Si tratta
per lei della seconda frattma in 3 anni ed
Ila così dovuto essere ancora una volta
trasportala all’ospedale Maria Vittoria di
Torino. Le inviamo un pensiero affettuoso
e l’augurio di una guarigione completa.
— Pens’amo anche ad Aldo Dario Toum
degente in un ospedale di Torino ed alla
Sig.ra Odetto, delle Fucine, che è ricoverata all’ospedale Mauriziano.
— A proposito di ositedaU è bene che
i rorenghi sappiano che, qualora lo desiderino, sono ora perfettamente liberi di
farsi ricoverare negli ospedali Valdesi, anche per la Mutua Coltivatori Diretti.
—- Si prega tutti coloro che intendono
partecipare all’agope fraterna che avrà luogo domenica 19 febbraio di voler versare
con gran sollecitudine al pastore o agli
anziani la caparra di L. 500.
— Domenica, 29 gennaio, ha avuto luogo l’annunciata riunione deU’Unione delle
Madri al Centro.
S. GERMANO CHISONE
Domenica 5 Febbraio alle ore 14,30 avrà
luogo una riunione riservata alle donne
di tutta la nostra Chiesa.
Avremo il piacere di udire le Signore
Santini e Pons che parleranno a nome della F.F.V.
Rivolgiamo un invito particolare aUe madri di famiglia dei quartieri periferici della parrocchia onde siano presenti anche
se, per avventura, il tempo non fosse iroppo favorevole.
Si tratta di un incontro molto importante
che ci sforziamo di preparare con cura e
che ci auguriamo incontri l’appoggio di un
gran numero di Signore.
FRALI
Anche nella nostra Comunità si sono
svolte regolarmente tutte le celebrazioni
del Natale e dell’Anno Nuovo. Tra queste,
ha riscosso un particolare successo, alla festa dell’Albero, una breve recita che i nostri bravi ragazzi hanno tradotto e recitato
in Patoìs.
Già da una settimana i giovani dell’Unione hanno iniziato le prove di una recita ed
una farsa, che sperano’ di portare sulla scena per la fine del mese prossimo.
Ci è stata annunziata, per il 25 febbraio,
una visita degli studenti della Facoltà di
Teologia di Roma e della Scuola Teologica di Rivoli, ci rallegriamo molto della visita e speriamo di poter passare una buona
serata con questi Fratelli.
Lunedì 16 alle 13,30 ha avuto luogo una
riunione dei sinistrati di Selle, oltre ad i
rappresentanti di tutte le famiglie sinistrate, hanno preso parte alla riunione, per
dare valido contributo, il pastore Franco
Davite, il sindaco Emilio Ferrerò, alcuni
membri del Concistoro della nostra Comunità, il Segretario Comunale.
In questa seduta è stato stabilito di costituire un Consorzio Alpe Selle, si è anche discusso di come impostare la pratica
per richiedere il contributo statale per la
ricostruzione.
Si è quindi deciso di compiere un sondaggio, per accertare se sia possibile sottrarre all’enorme valanga, il fieno e le
masserizie che essa ha travolto.
Il sondaggio è stato compiuto giovedì 19,
abbiamo potuto ricuperare unicamente del
fieno.
Teniamo a dire, die i danni recati da
questa valanga, sebbene rilevanti, non sono
cosi catastrofici come li hanno dipinti certi giornali. Nessuno dei sinistrati è rimasto sul lastrico, le mucche poi, non sono
ancora morte di fame, tanto meno muggiscono nelle stalle vinte dai morsi della suddetta fame.
Le perdite vi sono state, e sono, secondo
quanto si è potuto accertare fino ad ora, le
seguenti: Clotilde Garrou ha 2 stalle con
fienile e la casa distrutti; Francesco Peyrot
due abitazioni ed una stalla con fienile ;
Umberto Garrou una stalla con fienile; Filippo Grill una stalla con fienile; Teofilo
Ghigo due stalle con fienile; Aldo Richard
una stalla con fienile. Altre costruzioni sono state più o meno gravemente danneggiate.
L’Alpe Selle era stato incendiato per
rappresaglia dalle forze di occupazione durante l’ultima guerra; e ricostruito tra il
’46 e il ’48. Speriamo di po-ter cominciare
la costruzione l’estate prossima.
Ci sono già pervenute le prime offerte.
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L. 50.000. La comunità riformata di Lugano L. 17.143 ; La famiglia Fuhrmann in memoria di Daniele Fuhrmann L. 10.000.
Il totale delle perdite di fieno non arriva
nemmeno alla tonnellata.
Direttore resp.: Gino Conte
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Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Reg. al Tribunale di Pinerolo
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