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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVA^^GELIZZAZIONE ITALIANA
'^azuVXSXAAav^
Seguendo la verità nella carità. — Ef f9. VI. 15.
PREZZO DI ASSOCIAZIONE ' LE ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
Per lo Stato [franco a deatinazione]____£. 3 00 1 In Torino all’Uffizio del Giornale, vìa del Principe
Per la Svizzera e Francia, ìd........... „ 4 25 : Tommaao dietro il Tempio Valdese.
Per r Inghilterra, id................... „ 5 50 Nelle Provi-ncib per mezzo di franco-bolli po
Per la Germania id................... „ 5 50 . stedi, che dovranno essere Inviati franco al Di
Non Bi ricevono associazioni per meno di un anno. rettore della Buona Novella.
All'estero, a’ seguenti indirizzi : Parigi, dalla libreria C. Meyrueis, rue Rivoli ;
Ginevra, dal signor E. Beroud libraio ; Inghilterra per mezzo di franco-bolli
inglesi spediti franco al Direttore della Buona Novella.
SOMMAKIO
AvtIso importantissimo — II Natale — Necrologìa, il sig. Giovanni D’Espines (II, V. il N. preced.) —
Un'invito alla preghiera — Iddio fa crescere — Cronaca della quindicina— Annunzi.
AVVISO IMPORTANTISSIMO
Quei nostri signori associati ( e sono molti ) che non
hanno ancora soddisfatto l’importo della loro associazione
per il 1859, sono istantemente pregati a farlo, quanto
prima, ricapitare al nostro uficio. — Preghiamo del pari
coloro che non intendessero di seguitare la loro associazione
pel 1860 a darcene avviso prima dello scadere deH’anno.
IL NATALE
Dolci amici, il Natale è la fusta delFesultanza; egli segna l’epoca
in cui ognuno prepara ai suoi amici una qualche grata sorpresa, in
memoria del sorprendente ed ineffabil dono di questo divin “ Figlio
che ci fu elargito. ” Es. ix.
Il vecchio, alla vista del pargoletto di Betlemme, si sente ringio-
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vanire sotto le gelide nevi delFinverno ; egli ammira, siccome Zaccaria; egli canta, siccome Simeone: l’annosa madre, curvata sotto il
pondo degli anni, accoppia la sua voce agli accenti d’adorazione
della vecchia Anna o della pia Elisabetta: le vergini tutte, e tutte
le figlie d’E va si rallegrano, e cantano colla Vergine Maria, dappoiché da una figlia d’Eva è nato Colui che vincerà il serpente. Che
direm noi dei fanciulletti che veggono nel presepe un Salvatore, un
Dio, divenuto simigliante a loro? eglino meglio di tutti gli altri
gioiscono e cantano. — Il cielo e la terra s’accordano in un cantico
d’allegrezza:
« Cantan gli Angioli nel cielo:
« Quel dolcissimo concento,
« Ond'echeggia il finnamento,
« Stiamo intenti ad ascoltar.
« Cantan gli Angioli al vezzoso
« Divin pargolo nascente:
« Al Signore Onnipotente
« Canti il ciel, la terra e il mar! »
Sì, cantate, o cristiani, ammirate e rallegratevi; certamente voi
ne avete argomento grandissimo; ma nella gioia del presepe non
dimentichiamo il grave pensiero della croce. Il pargolo che nasce
sarà l’uomo di dolore; eccovi ciò che ripeteva nel giorno del Natale
dell’anno 1854 l’autore della Lucilla, Adolfo Monod, in un suo sermone sulle parole di Simeone a Maria. (Lue. ii, 85). “ Ed una
spada trafiggerà a te stessa l’anima. ”
Questo sermone diventò quasi una predizione del suo lungo martirio, e ricevette da’ suoi diuturni dolori, da’ suoi “ Addio ” e dalla
sua morte un novello prestigio, che renderà, come noi lo speriamo,
utile ai lettori della nostra modesta pubblicazione il compendio che
loro ne porgiamo, avvegnaché imperfettissimo. (*)
« Solo una madre può pienamente eompenetrarsi del dolore clie queste
profetiche parole di Simeone dovettero risvegliare nel cuor di Maria, La
nascita d’un figlio, soggetto di gioia appo tutti i popoli, lo era in modo sin
(*) Questo sermone deH’illustre predicatore non è stato finora pubblicato : ad una
mano gentile che le raccolse nel tempio stesso, andiamo debitori di queste note.
Red.
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gelare presso il popolo ebreo, specialmente allora quando il neonato era uu
maschio. Vi sarebbe stato pertanto,a giudizio nostro,non solo della stranezza,
ma, diciamolo pure, della crudeltà nel ravvicinare ad una tal gioia un
cotanto dolore, se questo ravvicinamento non avesse contenuto un salutare
insegnamento. Simeone volle far intendere a coloro ohe lo circondavano,
che questo pargoletto era nato per .soffrire, e che tale appunto era lo scopo
di sua missione. Il Natale porta seco il germe del Venerdì Santo; Gesù
Cristo non riveste nostra natura che per lacerarla : affinchè il granello di
frumento apporti frutto, fa d’uopo ch’esso muoia. Il Messia non deve trionfare che per lo spogliamento di sua umanità e per la sua crocifissione. Lo
spirito tentatore era pienamente riuscito ad avviluppar l’uomo fra le cose
sensibili, ed a fargli apparire solo necessarie le consolazioni e le delizie del
mondo. Se il Cristo fosse comparso circondato dal prestigio di tenena
gloria, egli non avrebbe fatto che accrescere il male dell'uomo, allacciandolo
vie maggiormente alle cose che lo avevano fatto perire; ma no, egli s’avvia
per tutt’altro cammino ; egli spogliasi di tutto, e lacera le sensibili cose per
coloro che si attaccano a lui, e questo laceramento non si compio che per
la lacerazione della sua propria carne : egli trionfa della morte immolando
la sua vita, — incommensurabile mistero ch’io non ardisco investigare.
Gesù prese nostra natura per morire in essa, ed il fatidico Simeone fa
intendere a Maria che le è destinato un così straziante dolore.
« Il discepolo non è da più del suo maestro; se Cristo Gesù venne ad
aprire il cammino della croce, il cristiano non deve evitarlo, nè può pensare
di allontanarsene. Se Gesù ha sofferto, egli ha sofferto per noi, e noi ci rifiuteremmo di seguirlo? Cotesta è qtdstion di vita o morte ; il cammino che Gesù
percorse per salvarci, è il solo che noi possiamo scegliere onde seguirlo. Fa
d'uopo odiare la propria vita. L’uomo naturale è portato, anzi che ad odiare
la sua vita, a prediliggerla, accarezzarla, e a stabilirvisi cogli averi, il eredito
e la famiglia. La qual cosa gli appare così legittima, che se lo coglie la perdita di questi beni, egli la reputa quasi un’ingiustizia della Provvidenza. Ma
il cristiano comprende ch’egli fu posto nel mondo non per goderne, ma per
rinunciarvi ai suoi diletti, non per circondarsi di tutti i beni della terra, ma
per farne abnegazione ; egli riceve con umiltà e riconoscenza i beni che Iddio
benefico gli volle elargire, ma riguarda i dolori e le afflizioni come suo
naturai retaggio. — Se voi gemete sotto il peso d una prova in singoiar
modo amara, ricevetela, fratelli miei, e mie sorelle, come il Cristo accettò
la sua croce allorquando gli venne presentata. Yi travaglia forse la povert.\,
la malattia, il lutto?Ma chi di voi saprebbe immaginare di quali benedizioni
il vostro padre celeste non abbia ricolma ogni vostra prova? Affrettatevi
dunque di accoglierla, e temete di perdere il frutto benedetto e felice di
quella croce, che Dio vi manda nella sua misericordia.
« Questo carattere di sopporto e di dolore dovrà esser proprio di coloro
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che sono incaricati della predicazione del Vangelo. Una vita di combattimento, di travaglio, d’anniohilamento e di dolore, ecco ciò che noi troviamo
in Gesù, e dopo lui ne’ suoi discepoli, o suoi profeti. Prendete, a cagion
d’esempio, non Isaia, non Geremia, ma Ezechiello, che a primo aspetto
sembra esser stato risparmiato ; noi veggiamo che le sue pene derivano dall’esercizio stesso di sue funzioni; studiate que’ muti prodigi che Dio gl’impone ; egli sembra che Iddio li abbia prescielti per umiliarlo ;... prendete
San Paolo che porta nel suo corpo i lividori del Cristo ; tutti i fedeli ministri. 0 voi' tutti che volete lavorare per la gloria di Dio, ricevetene
ammaestramento, e senza ricercar prove ed afflizioni, accettatele con dolcezza, sommissione ed amore.
« Che se fra le croci ch’egli vi dà a portare, àvvene alcuna che vi sembri, non dico più pesante agli omeri, ma più compromettente il vostro
ministero, e più atta a distruggere per sempre le migliori speranze di vostra
santa missione ; se la tentazione esterna si unisce alla interna, se tutto sembra colpire e corpo, e spirito, e cuore; se alla fine tutto sembra perduto
irrevocabilmente, ebbene, dirowi io, accettate questa croce, o piuttosto
questo fascio di molte croci con un sentimento di particolar sommissione,
di speranza e gratitudine, come un’infermità in cui il Signore vi farà ritrovare una missione affatto nuova ; salutatela come il punto di partenza di
un ministero di amarezza e di fralezza, che Iddio vi riserbò per la fine come
il migliore, e ch’egli vuol fare abbondare in frutti di vita assai più che non
l’abbia fatto il vostro ministero di energia e soddisfazione nel tempo precedente.
Un novello Simeone potrebbe dire ad ogni madre, il cui figlio rinascesse
novellamente, “ una spada trafiggerà la tua stessa anima, ” tanto egli è
vero che una vita cristiana attira necessariamente dietro sè le persecuzioni
e l’odio del mondo.
La vera vita consiste nell’abbassamento e nell’abnegazione, ma Dio non
ci guida nel precipizio per abbandonarvici. Sostenetevi per la speranza di
vicina libertà. — Si è per mezzo di molte afflizioni che ci è dato d’entrare
nel regno di Dio; ma pur evvi serbato un riposo per il popolo del Signore.
Coraggio, dunque, fratelli, e sorelle; avanziamo sempre calcando le orme
del nostro maestro ; alla meta, ma pel cammino ; alla gloria, ma per la
croce !
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¡\ECROLiOGIA
IL SICx. GIOVANNI D’ESPINES
Erano scorwi diciasette anni di quella vita operosa e tranquilla ad
uu tempo, quando motivi domestici indussero il nostro amico, la
di cui salute in quel lasso di tempo erasi bastantemente fortificata,
a lasciare la sua terra di Oar(jueranne, per restituirsi nuovamente
a Ginevra. L’unico di lui figlio, die come medico dovea aggiungere
nuovo lustro al suo nome, erasi deciso a fermare la sua stanza in
quella città; nou volle il sig. D’Espines starsene da lui lontano; per
cui, colla moglie e la figlia, nel 1835, a^^’iossi di bel nuovo alla città
natia. Come sieno stati spesi quei 24 anni, che scorsero tra quell’epoca
e quella della di lui morte, Io .sanno i suoi concittadini, che appena
fu egli giunto in mezzo a loro si affrettarono a nominarlo a loro rappresentante, nel gran Consiglio ; lo sanno le varie amministrazioni, i
varii istituti, le varie associazioni o filantropiche o religiose, di cui fu
membro attivo e zelante fra tutti gli altri; lo sanno iu modo singolare i poveri, i disgraziati di ogni categorìa, che se n’ebbero la maggior
parte, e a pro dei quali egli, a misura che invecchiava, spiegava
maggiore operosità, maggiore sollecitudine, a guisa di chi sente che
poche ore gli rimangono a compiere l’opera a cui si è sobbarcato ; ma
ciò che sanno gli uomini è poco, in confronto di quello che verrà
palesato nel gran giorno della manifestazione di ogni cosa ! Allora
hì vedrà, con chiarezza, ma altresì con maraviglia, ciò che ora riusciamo a stento ad immaginare, quanto possa per il bene dei
suoi simili, per lo stabilimento ed i progressi del regno di Dio nel
mondo, un solo individuo, anche inoltrato negli anni, debole di
siilute, e non disponendo che di mezzi i>iuttosto ristretti, quando
la carità di Cristo lo preme, lo possiede, e lo spinge all’opera 1
Allora altresì si capirà, in tutto il suo sublime significato, la dicliiarazione del profeta, che quelli “ che sperano nel Signore, acquistano
“ di continuo nuove forze; salgono con l’ale, come le aquile, corrono
“ e non si affaticano; camminano e non si stancano ” Isaia xL, 31. '
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Arroge che ia quanto si è detto fin qui, non si è fatto parola ancora
di un’ opera che più di qualunque altra fruttò popolarità al nome
del sig. D’Espines, e gli meritò la gratitudine di un numero infinito
di cristiani di lingua francese; vogliamo accennare alla traduzione
cui, negli ultimi dieci anni di sua vita, egli attese, cou rara costanza,
unitamente a molto tatto e discernimento, degli ammirabili trattati
del Byle: occupazione alla quale egli consacrava regolarmente più
ore al giorno, e per cui la francese religiosa letteratura venne arricchita di oltre quattro mila pagine di scritti, che alla semplicità della
forma, accoppiano ricchezza grande in quanto al fondo, ed alle anime
affamate di religiose cognizioni porgono cibo sommamente sano e
benefico.
Ei fu in mezzo a queste occupazioni, altrettanto svariate quanto
piacevoli al di lui cuore amoroso e gentile, che Dio fece levare sulla
vita del nostro amico uno di quei giorni, cui è dato a pochi di godere,
ma che riescono assai più lieti e più splendidi ancora, quando li rischiara la soave e benefica luce della speranza cristiana. Nel 1855,
egli colla fedel compagna della sua vita celebrava, circondato dal
Buo figlio ammogliato e padre, dalla sua figlia rimasta ragazza, dalla
nuora, che come figlia dilettissima egli amava, da cinque cari e graziosi nipotini, e da numerosi amici concorsi solleciti a questa festa
di famiglia, le così dette nozze doro, ossia di cinquant’anni. Giorno
splendente, noi abbiam detto, giorno di vivo e santo tripudio ! ma che,
al pari di tanti giorni consimili, era foriere di procella, ed al quale
sovrastavano gravi sciagure, che apprestava al nostro amico la mano
pur sempre misericordiosa e benigna del suo Padre celeste ! Era appena tramontato quel giorno, che la sua figlia si ammalava e poi
moriva, traendosi dietro, per il gran dolore provato da quella morte,
anche la madre, cosichè in meno di un’anno trovossi il sig. D’Espines
solo affatto in quella casa, per tanti anni rallegrata dalla presenza dei
due esseri a lui più cari, ed abitacolo della più soave e fino allora non
mai interrotta felicità.
Ma egli anziché smarrirsi ed abbandonarsi unicamente alle lagrime,
0, come avviene a tanti giunti a quella grave età, figurarsi che non
gli restava più che di morire, si scuotè, domandò volenteroso al Signore ciò che da lui si richiedesse per via di quella doppia prova; e
chiarito a tale riguardo, convinto che unica volontà di Colui che
l’avea così aspramente battuto era di vieppiù intieramente consecrárselo, egli non resistette; anzi con più zelo che mai si pose alacremente all’opera, ai tanti lavori già intrapresi aggiungendone dei
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nuovi, allargando anziché r^strignere la cerchia già cosi vasta della
sua operosità.
Ei fu all’incirca in quel tempo che, per la circostanza che nixrreremo fra poco, si rivolsero in modo speciale alle Valli Valdesi la mente
ed il cuore del nostro amico, e così ebbero principio tra lui e parecchi
membri di quella Chiesa relazioni, che ogni anno che scorreva, nel
renderle più intime rendeva anche più soavi ; e che non è valsa la
cruda morte a far cessare, poiché la memoria di quel giusto durerà
per molto tempo fra di noi, e varrà il suo esempio a spingerne più
d’uno su quella via ch’egli ha così nobilmente battuta.
(La fine al num. venturo).
UN’INVITO ALLA PREGHIERA
La lettera che stampiamo più sotto, veniva indirizzata, giorni sono,
dalla V. Tavola della Chiesa Valdese ai pastori e membri della medesima. Noi non possiamo far plauso bastante alla pia iniziativa presa
dai reggitori della nostra Chiesa, e portiamo fiducia, che venendo, da
chi spetta, dovutamente secondata, essa riescirà sommamente proficua
alla nostra Chiesa primieramente, e per mezzo di essa allo stabilimento del regno di Dio nella cara patria nostra. Egli è ben tempo
che ci ricordiamo che lo Spirito di Dio é quello che solo può scuotere
le anime dal loro letargo, e dare efficacia alla predicazione dell’Evangelo per convertirle a Dio. Egli è più che tempo che venga quello
Spirito, come in altri luoghi, anche fra di noi, invocato con fervide
preghiere, affinchè, anche fra di noi, se ne possano, fra non molto,
constatare i meravigliosi e sorprendenti effetti. Possa ognuno di coloro ai quali verrà sott’occhio questo cristiano appello, non rimanervi
sordo, ma piuttosto corrispondervi con tutto il cuore, adempiendo,
nel modo migliore che per lui si potrà, al grande obbligo che ci viene
ricordato; e per fermo, il Signore che è fedele, non verrà meno dal
canto suo alle promesse che, nell’infallibile sua Parola, egli ha fatte
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a coloro che sinceramente l’invocano; e noi, credendo, contempleremo
la sua gloria. Ked.
La Torre il 6 dicembre 1859
Carissimo signore e fratello !
Voi avete udito parlare del risvegliamento religioso che si manifestò l’anno
scorso, e che continua anche a’ dì nostri in diverse popolose città e distretti
degli Stati-Uniti d'America. Un movimento egualmente rimarchevole, e,
sotto qualche aspetto, ancor più straordinario si rivela oggigiorno nel Nord
dell’Irlanda, e uel Nord ed Ovest della Scozia, e già comincia a manifestarsi
sopra altri punti della Gran-Bretagna. Si constatano giornalmente nuove
conversioni, e moltissime persone d’ogni età e condizione si addimostrano
sollecite di loro salute. Di settimana in settimana vanno moltiplicandosi nelle
città e villaggi le riunioni di preghiere, il cui scopo principale si è di domandare a Dio un’abbondante effusione del suo santo Spirito. NuUa giammai
di simigliante da molti secoU in addietro venne a raUegrare U cuore dei figliuoU di Dio. EgU è manifesto che questa è l'opera del Signore, e ch’egli
visita la sua Chiesa per prepararla probabilmente alle prove ed ai combattimenti, a cui potrebbe esser esposta in breve volgere di tempo.
Ma se il vento deUo spirito di Dio soffia quand’esso vuole, e dove vuole,
l’esperienza c’insegna, come pure lo dichiara la Parola del Signore, ch’esso
non spira che ove 6 ardentemente invocato e desiderato. Felice risposta aUe
preghiere dei cristiani sono certamente queste prodigiose effusioni deUo
Spirito divino suUe chiese d’America e della Gran-Bretagna, e nessun’altra
chiesa può aspettarsi un simigliante favore, se dessa non si affretta di domandarlo.
Voi sapete altresì quanto noi, caro fratello, che la Chiesa Valdese
ha bisogno quant’ ogni altra e , noi amiamo dirlo , più che ogni altra
chiesa, di essere battezzata daUo Spirito di fuoco, e d’essere risvegliata da
quel profondo e generale torpore, in cui essa da molto tempo si trova. La
sua vita interiore non camminò di pari passo col suo sviluppo ed esteriore
progresso. Sventurati noi, se paventassimo di confessarlo ! e se noi dicessimo come la chiesa di Laodicea, « io son ricca, e di nuUa abbisogno. »
Ah ! conveniamo piuttosto che noi siamo poveri e miserabili, e corriamo
senza indugio a Colui che è ricco in misericordia, e ohe ci attende, onde
innalzarci a grandezza, ed arricchirci coi divini tesori del suo amore.
Noi sappiamo che il Vangelo è predicato neUe nostre parocchie e neUe
nostre stazioni di evangelizzazione, e che si tengono in diverse località delle
riunioni di preghiere più o meuo edificanti; ma noi opiniamo che le predi-
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cazioni le più fedeli, e le esortazioni le più edificanti non possono tener luogo
di ciò ohe veniamo a proporvi, di stabilire cioè, il più presto possibile, nel
seno di vostra congregazione una o più riunioni di preghiera per settimana,
il cui scopo speciale sarà di domandare a Dio una copiosa effusione del suo
Spirito sulla nostra Chiesa.
Amiamo credere che troverete intorno a voi non poche persone, le quali
accetteranno con gioja il nostro invito, e combatteranno con voi per ottenere questa benedizioué, che è la sorgente e l’indispensabile condizione di
tutte le altre.
I^Ia quand’anche non se ne rinvenissero che due o tre, voi non ignorate
qtiali promesse sieno fatte ai due o tre, e lungi dal lasciarvi sconfortare,
persevererete sino a tanto che abbiate ottenuto il grande oggetto delle vostre
preghiere.
Crediamo superfluo l’estenderci d'awantaggio sulla natura e l’opportunità
del nostro invito, che forse voi già attendevate, e non ci rimane che di pregare ardentemente il Signore di disporre molti fra voi a ricercarlo, ed a
circondare di loro suppliche il suo trono di misericordia.
Ricevete, cari fratelli, i fraterni saluti dei vostri devotissimi in Cristo.
(Scynono le firme).
IDDIO FA CRESCERE
( I ai Corinti iii, 6 ).
Or fa un’anno, sotto il titolo — üN oranello nei, deserto — n° 22 di
cotesto giornale, abbiamo annunziato come in un piccolo paese, che si trovava e pur troppo si trova tuttora sotto la doppia schiavitù politico-straniera e religiosa, la Parola del Signore si fosse aperta una via; ed abbiamo
altresì riportata parte di lettera scritta da uno di quei pochi ai quali Gesù
Cristo volle manifestarsi, e che sono, crediamo, le primizie di novella Chiesa
che sorge appunto colà, dove sorgere non può senza lotta; il che anzi per
noi è ragione di lietissime speranze, sapendo che le persecuzioni, in generale, servono allo stabilimento e al progresso del Vangelo. — D'allora sino
al presente, nessun’altra notizia ci pervenne, a motivo, non solo delle circostanze politiche, ma ben anco delle arti maligne di coloro che della religione fanno un mezzo di mondana potenza. — Oggi però ci giungono particolari che vengono a confermare il nostro pensiero ed a consolidare la
nostra fede nella grazia del misericordioso ed onnipotente Iddio. Trasori-
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viamo quasi per intero la lettera di partecipazione, estesa dalla medesima
persona deiranno scorso.
« ............Godo che voi abbiate notizia della mia persecuzione; mi
<s perseguitino pure questi farisei, ch'io nulla temo. Coloro che non sono
« osservatori della dottrina evangelica, non possono e non potranno mai
« dirsi discepoli del nostro Signor Gesù Cristo : gridino pure esser essi la
« Chiesa ! dover essere da tutti adorato il loro capo ! cotesti preti non pen« sano che quel capo vive in terra come noi e che, essendo mortale, opera,
« al par di noi, più male che bene. Già odesi dalla più parte esclamare
« che nella redenzione futura il suddetto capo deve cadere ; voglia com« pierla presto il nostro' buon Padre celeste ! Egli stesso voglia essere il
« condottiero del popolo! Egli, creatore e conservatore d’ogni cosa, degnisi
« guardare dall’alto a noi miseri sulla terra! e come nell’antico tempo
« guidò il popolo Ebreo fuor dell'Egitto e liberoUo con tanti prodigi dal« l'oppressione, cosi liberi noi da tanti obbrobrii, per Gesù Cristo Signor
« nostro, sommo ed unico Mediatore presso il Padre nei cieli!
« Pur troppo! i farisei di P...... hanno fermate le nostre lettere......
« anzi volevano servirsi di queste per catturarmi. Una domenica, il mio
« caro compagno M... si trovava in certo sito, sul far deUa sera, e tre
« persone di polizia, giunte dalla città, chiesero a lui chi io mi fossi, come
« la pensassi, e quai libri proibiti avessi.
« Quand’ebbe udito ciò, subito che potè, il suddetto nostro frateUo corse
« ad avvisarmi in quali condizioni mi trovassi. Io stava preparato alla
« difesa: nella notte m’aspettavo d’essere arrestato; ma poi, gli individui
« sopradotti, prese maggiori informazioni da qualche autorevole persona
« del paese, ed avutele buone, se ne ritornarono per dov’eran venuti,
« H giorno seguente fui chiamato del parroco a render conto di tutto
« ciò che le persone di poUzia gli avevano narrato. Gli dissi che nulla
« sapeva di libri politicamente proibiti; ma egli oltre modo alterato sog« giunse che per lo meno dovevo avere il sacro Libro. Risposi, in prima,
« ch’era già stato da me letto anni sono in casa di un prete suo pari, e
« non poter credere che qnello sia Ubro proibito, mentre tutti noi cristiani
« dobbiamo venire istruiti nelle cose ivi contenute. Oh non gli avessi mai
« detto così! Il parroco montò sulle furie in guisa da sembrare forsennato;
« — se voi avete quel libro, esclamò, siete già scomunicato.,, soltanto a
« noi, a noi ministri è dato di possederlo.., senza il nostro permesso nessun
« laico può leggerlo; — e qui mi adusse cento altri motivi, tutti contrari
« ai detti degli ApostoU e del nostro Salvatore. Io ripigliai: — dunque, o
« signore, conviene annullare la parola di Gesù Cristo che dice; Leggete la
« Scrittura poich’ella parla di me. — Allora conobbe ch’io l’aveva e più
« forte che mai diedemi ordine di non leggerla. Così ci lasciammo: or
« potete immaginarvi con qual’occhio mi guardi d’aUora in poi: sta seni-
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s pre in traccia di sapere i fatti miei, e non egli soltanto, ma eziandio
« molti altri compagni suoi fuor del paese. Con tutto questo nè io nè i miei
« amici nuOa temiamo, e siamo fermi nella fede evangelica. Quando pos« siamo trovarci insieme (il che non avviene facilmente, essendo noi spiati
« da molte persone) proviamo allegrezza nella mutua edificazione: ahi
« davvero, nessuno ci distoglierà da quanto abbiamo appreso! vengano i
« preti a rimproverarci tutto dì; gridino, schiamazzino pure cotesti ari« starchi del Vangelo! È venuto il tempo (lo dicono anch’essi) che l’egoi* smo e l’assolutismo devono abbassarsi; ne abbiamo propriamente i segni;
« già dall’anno scorso a questo momento in cui scrivo, i preti sono decaduti
« nell’opinione, e sono molto meno ascoltati ; i più dicono che l’uflSzio loro
« è una bottega, com’è infatti. Noi frattanto abbiamo di mira il detto del« l’Apostolo : — Siate semplici come la colomba, e prudenti come il ser« pente. — Tutte le volte che ci rauniamo, ci ricordiamo sempre dei fra« telli che sono liberi e che possono liberamente istruirsi, il che noi far
« non possiamo. Oh I mio Dio, guardaci con occhio benigno, dacci la li« bertà e la grazia di usarne per leggere e meditare la tua santa Parola !
« Pertanto, conchiudo con san Paolo ai Tessalonicesi (II Epi. ii, 13) :
« Noi siamo obbligati di render del continuo grazie di voi a Dio, fratelli
« amati del Signore, di ciò che Iddio v’ha eletti dal principio a salute, in
« santificazione di spirito, e fede alla verità. » — « Nel rimanente, fra« telli, pregate, acciocché la parola del Signore corra, e sia glorificata,
« come fra voi; ed acciocché noi siam liberati dagli uomini insolenti e mal« vagì. » (III, 1, 2).........
E noi pure ci uniamo a questi lontani fratelli, ed invitiamo la Chiesa ad
innalzare supplicazioni al Dio forte e misericordioso, onde si compiaccia
d’assisterli col suo Spirito Santo, aumentando in loro la fede e la carità per
essere sempre più fermi e perseveranti nei buoni propositi, e si compiaccia
altresì di accorciare il tempo della schiavitù, affinché possano in piena
libertà stringersi palesemente a noi coi legami della pace e dell’amore, dai
quali già fin da ora ci sentiamo uniti ad essi.
CRONACA DELLA QUINDICINA
Firenze — Il Gesuita Kicasoli. — Roma — L’Inquisizione. — Austria — I Protestanti Ungaresi e la libertà di culto. — Baden — Il concordato Romano. —
Peussia — La festa di Schiller—Ingh:lteera — Il giubileo Scozzese. — Indie —
2 missionarii cattolici convertiti alla fede evangelica, e morte della piccola Topsy.
H Padre Luigi Kicasoli, uno di coloro che il Gioberti porrebbe nel novero
dei furbi del sodalizio Igiiaziano, riparatosi a Firenze, sua patria, nel 1848,
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quando la famigerata Compagnia riceveva lo sfratto per sino da Koma,
venne recentemente relegato ai convento della Verna dall’autorità governativa delle provincie Toscane. La diffusione di false e sediziose novelle fatta
dal gesuita Eicasoli provocò una tale disposizione per parte di un governo
che è presieduto dal Barone Bettino Eicasoli, attinente alla famiglia del
condannato; la qual circostanza c’induce a credere che la sua fellonia sia
cosa da non rivocarsi in dubbio.
h'Armonia, che imprende a patrocinare tutte le cattive cause, cita il
Sig. Bettino Kicasoli al suo proprio tribunale, e lo condanna perentoriamente di lesa giustizia. Per buona sorte il Barone Kicasoli può appellarsi
al tribunale della pubblica opinione, la quale non esita punto ad ammirare
in lui un provvido ed integerrimo governante, che punisce i nemici della
patria anche quando gli appartengono per vincolo di sangue.
Del resto, checche ne dica VArmonia, il Padre Luigi Kicasoli erasi fatto
conoscere a Firenze sotto il regime della reazione per uno dei più intriganti e turbolenti fautori di quel governo oppressore. Egli apparteneva a
quel partito insipiente che spinse i governanti d'allora a rivocare le leggi
Leopoldine, che tanto onoravano la Toscana e il principe ond’ebber nome.
Organo di questo partito stolido e perverso era il non men famigerato
Canonico Silvestri, redattore capo d'un esecrabile poriodico, il quale osava
consigliare al governo dei Landucci e dei Baldasseroni la gogna, la forca |e
il rogo per quanti vi fossero liberali iu Toscana.
(Questi soli precedenti avrebbero leggittimata la condotta dell’attual
governo di Firenze, il quale nella misura della pena inflitta ad un perduelle non ha certo preso in considerazione gl'infami consigli del canonico
Silvestri, vera belva silvestre, che noi ebbimo la sventura di conoscer troppo
davvicino).
AM’Armonia, che tanto farnetica pel dispotismo del governo toscano,
amiamo consecrare queste poche linee che furono scritte da Koma all’/jidependance Belije in data del 13 p. p. novembre; « B tribunale della Santa
Inquisizione venne abolito nelle Romagne dal nuovo governatore Signor
Luigi Farini. Le riforme cotanto promesse al Signor Duca di Grammont
dovrebbero esordire con una consimile soppressione a Roma; poiché il
Sant’Of&zio è tutt’ora in piena attività al Vaticano. Chi non sa esser questo
un tribunale superiore ad ogni altro, senza appello, sindacatore e vindice
dei delitti di coscienza, la qual cosa gli dà una giurisdizione molto elastica,
a norma delle passioni religiose ?
« 11 mangiar grasso il venerdì e il sabato, si è un delitto di sua intiera
competenza. Guai a chi dicesse che il papa non e vicario o rappresentante
di Dio!... — Un israelita non può viaggiare genza uu permesso del seguente
tenore :
« Colla presente si accorda all’Ebreo N. N. il permesso di assentarsi
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« dal Ghetto per lo spailo di......sotto l’espressa condizione che la sua ^
« condotta sia immune da ogni contravcnzione, sia contro la nostra santa
« religione, sia contro i buoni costumi, durante la sua essenza dal Ghetto ;
« che al suo ritorno egli restituisca immediatamente la presente al sacro
« tribunale, e ch’egli non possa più assentarsene senza un nuovo permesso
« in iscritto, dichiarando che la suddetta carta di permesso non sarà di
« alcun valore, se il portatore, giunto al luogo di sua destinazione, non la
« presenterà incontanente al Vescovo, o airinquisitore, o al loro vicario, e
« non vi farà apporre il visto.
« Inoltre questo permesso non avrà alcun valore, se le sudette autorità
« per qualsiasi giusto motivo credessero di non doverlo prendere in consit derazione, o di doverne limitare la durata. Similmente esse potranno por
& giusti motivi prorogarne la durata in iscritto, sia per lo stesso luogo, sia
« per ogni altro di loro diocesi, o di loro inquisizione. ” Firmato F. L.
Gatti, vicario del Sant'0$cio.
Come voi vedete, gli amici della Santa Sede, che ne cercano la durata e
10 splendore colla soppressione di tanti suoi abusi e di tante sue illegalità
e barbarie, avranno ben di che affaccendarsi in questa scabrosa impresa. "
Anche iu Austria le faccende sono scabrose, e segnatamente in Ungheria.
11 perchè i protestanti Ungheresi sono assai malcontenti della costituzione
ecclesiastica e scolastica, che fu loro offerta colla patente imperiale del 1
p. p. settembre. Nelle riunioni che essi tengono intorno a tale soggetto,
vien essa sottoposta a pungentissima critica, e si delibera ovunque di non
accettarla, L’obbiezione principale che le vien fatta si è che dessa tende ad
introdurre, per via legislativa, nelle chiese protestanti la stessa organizzazione, contro cui prote.starono tutte le Assemblee dei distretti, quando il
ministro dei culti ne aveva loro sottoposto il progetto, or son tre anni.
Poi si contesta al governo la competenza di emanare le leggi delle Chiesa
protestante, poiché un tal modo di procedere non sarebbe punto conforme
alla libertà riconosciuta di questa Chiesa,
Anzi che accettare una tale costituzione, i protestanti preferiscono di
continuare nella situazione illegale, loro procacciata nel 1850 dalle misure
eccezionali del generale Haynau, che in Ungheria soppresse le leggi sulla
Chiesa protestante.—Eglino domandano, per regolare le loro bisogna, l’autorizzazione di tenere un sinodo, i cui risultati sarebbero dappoi o sanzionati,
o respinti dall’imperatore.
H governo Austriaco incontra pure una vivissima opposizione per parte
de’ suoi sudditi protestanti non Ungheresi, in ciò che concerne il regolamento di loro situazione, e la nuova legge che si sta elaborando sui protestanti, non sembra aver speranza di essere favorevolmente accolta. I protestanti non Ungheresi domandano ¿e stesse libertà accordate ai loro
correligionarii d'Ungheria, c domandano pure nna costituzione presbiterale.
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» mentre il governo non vuole accordare loro che una costituzione concistoriale.
Le faccende diventano scabrose anche nel Granducato di Baden, perchè
il governo conchiuse colla corte di Roma un nuovo concordato, a quanto
pare, in tutto simile al concordato Austriaco. Gli abitanti del Granducato
se ne dimostrano molti scontenti, e ne manifestano apertamente la loro
disapprovazione : si propongono anzi d’impedire, con tutti i mezzi legali di
cui possono disporre, la pratica applicazione del nuovo patto. Un’agitazione
vivissima, dice VOpinion Nationale, si è manifestata in tutta l’estensione
del Granducato, ed il giorno 2 di questo mese ebbe luogo uella città di
Mannheim una numerosa riunione di cattolici, i cui membri si impegnarono
di mettere in opera tutti i loro sforzi, onde impedire l’effettuamento del
concordato. Eglino indirizzeranno alla Camera dei deputati una domanda
per indurla a respingere il progetto della legge che le verrà sottoposto, e
analoghe manifestazioni saranno probabilmente mandate alla Camera da
tutti i punti dello Stato. — I protestanti si associeranno naturalmente a
quest’ opposizione, ed il loro concorso non sarà certo privo d’influenza
sulle decisioni deD’Assemblea, dappoiché essi formano quasi la terza parte
dell’intiera popolazione. Il governo Badese si trova dunque impegnato, a
cagione del suo zelo oltramontano, in tali imbarazzi, da cui per fermo non
potrà uscirne trionfando. Avrebbe dovuto sapere che nulla havvi di più
pericoloso del volere esercitare sui popoli una pressione religiosa.
Altrove però si è in feste — L’intiera Allemagna festeggiò Schiller, e
Berlino particolarmente vide collocarsi il 10 p. p. novembre la prima pietra
di un monumento in onore del gran poeta. Il punto di vista religioso e protestante non fu dimenticato in questa circostanza, e fra i diversi discorsi che
vi furono pronunciati, venne singolarmente considerato quello di un pastore,
il sig. Sydou, che ne trasse l’argomento dai rapporti di Schiller col cristianesimo.
Altrove si fa festa, come dicevamo poc’anzi, e la Società Scozzese della
Hiforma si occupa appunto in questo momento del suo terzo giubileo secolare
della riforma in Iscozia. Si fu il 1° agosto del 1560 che il parlamento
scozzese si radunò, ed il 17 di quel mese proclamò solennemente la religione protestante. — Dal 14 al 19 agosto avranno luogo delle riunioni
generali ad Edimborgo per solennizzare questa grande rimembranza, ed i
protestanti di ogni paese e d’ogni denominazione vi saranno cordialmente
invitati.
Altrove si fa festa, e noi invitiamo \’Armonia a festeggiare quei due preti
cattolici, che, mandati alle missioni dell’india, rinunciarono agli errori della
loro chiesa ed abbracciarono la fede evangelica. L’uno dessi. Siciliano di
di nascita, e denominato il Padre .Felice, entrò nel colleggio del vescovo
protestante di Calcutta. Questi due distinti ecclesiastici si fecero sempre
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ammirare per una condotta irreprensibile, ed i loro stessi correligionarii gliene rendono anche attualmente luminosissima testimonianza.
Altrove si fa festa, ma in nessun luogo la si fa meglio che in paradiso,
ove volò al bacio del Signore una cara fanciullina indiana per nome Topsy.
Il racconto che ne abbiamo estratto dagli Archives du Christianisme,
sarà la miglior strenna che noi possiamo offrire allo madri pei loro bambini.
La piccola Topsy era nata nelle Indie da parenti idolatri. Alla lor morte
fu posta con sua sorella Susanna nella scuola di una stazione missionaria.
E.ssendosi quivi d'assai alterata la sua salute, fu mandata a Sabathu, ove fu
ammessa in una famiglia di cristiani indigini. Tabby, avvegnacchè madre
di molti figli dell’età di Topsy, divenne una vera madre per la povera
orfanella.
Una sera — pochi giorni prima di sua morte — Topsy era nel suo letto
gravemente ammalata. La si ode tutto ad un tratto parlare ad alta voce : si
oreglia dalla vicina stanza, e si riconosce che quella povera bambina pregava
ferventemente il Signore colle seguenti parole : « 0 mio buon Padre celeste,
deh mi perdona ! Io ho molto peccato dinnanzi a te : perdonami, Signore !
Mio Padre perchè mi abbandoni ora ?...... Io sono in grandissimo travaglio.
n giomo seguente la povera Topsy fu assalita da crudelissimi dolori; il suo
spirito però avea trovato forza e pace.Quando i dolori furono alquanto calmati,
le si domandò come si trovasse. « In pace, rispose; ora io non soffro più, sono
anzi felice, e mi trovo pronta a partire. Il mio buon Padre celeste verrà
bentosto a ricercarmi per condurmi in caso mia. Io vado a stare con Gesù.»
Scorgendo in questo mentre la sua buona madre addottiva, « Tabby, le
disse, dacché io sono entrata in tua casa, mi son trovata felice. Tu fosti ottima inverso di me, ma io spesso ti ho cagionato dei dispiaceri; te ne scongiuro, perdonami !» — A sua richiesta, i fanciulli di casa furono chiamati,
ed ammessi nella sùa stanza. Allora rivolgendosi ella ad Ileera, il maggior
di loro, gli disse: « fratello, noi ci siamo spesso trastullati assieme, e forse
talvolta io ti ho parlato con impazienza; perdonami, mio caro fratello ; io sto
per partirmene; addio, addio! » Rivolgendosi quindi verso la piccola Hannah,
«: io, le soggiunse, ti ho dato talvolta dell’acqua, ti ho aiutata a sederti,
ti ho spesso rialzata quando cadevi, ma spesso fui poco compiacente verso
te : desidero che anche tu mi perdoni. » — Si è in tal guisa che la povera
bambina diede il suo ultimo addio a tutti coloro che la circondavano. —
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Essendo poi venuto a visitarla il cognato di Tabby, quella cara angioletta
lo supplicò d'insegnare alla sua piccola sorellina ad amare il suo Salvatore
Gesù: « Dite a mia sorella, gli soggiunse, ch'io vommene presso il mio Padre
celeste, e ch’io vogKo altresì ch’ella ami il Signore Gesù Cristo, affinchè
noi siamo un giorno due sorelle in cielo. » E la cara Topsy dopo pochi
istanti vi volò la prima.
Domenico Grosso gerente.
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