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Settimanale
della Chiesa Valdese
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Anno XC — Num, 9 Una copia Lire 30 ABBONAMENTI 1 Eco: L. 1.300 per l’interno 1 L. 1.800 per l’estero Eco e La Luce: L. 2.Ìp0^per l’interno L. 2.84o.I pnt l’estero Spediz. Cambio abb. postale ■ I Gruppo 1 d’indirizzo Lire SO TORRE PELLICE — 26 Febbraio 1960 Ammin. Claudiana Torre Pellice • C.C.P. 2-17557
II* 1
—^ Â Paridi: si or^auizzaou
I# messaggio
della Parola
Il Cristo risuscitato rivolge alla Chiesa di Smirne questa solenne
esortazione; «Sii fedele fino alla morte», accompagnata da una grande promessa ; « Ed lo ti darò la corona della vita ».
La nostra Chiesa ha oggi bisogno di meditare seriamente questa
esortazione e credere fermamente in questa promessa.
Ma che significa essere fedele?
Dio solo è fedele, e la storia del Cristianesimo è, da una parte,
la storia della fedeltà di Dio attraverso ai secoli ed ai millenni, e la storia della infedeltà della sua Chiesa, dei suoi rinnegamenti, dei suoi
cedimenti interiori, della sua prostituzione spirituale con le potenze del
mondo. Dobbiamo perciò imparare da Dio che cosa significa essere fedeli fino alla morte, cosi come lo vediamo nella storia della salvezza,
compiuta in Gesù Cristo il quale è rimasto fedele fino alla morte.
1. - Essere fedeli significa innanzitutto essere costanti nel proprio
amore. Dio è fedele in quanto ama sempre l'uomo peccatore, d'un
amore costante ed eterno, in quanto cioè non si stanca di amarlo anche
quando ne è indegno, anche quando lo rinnega, lo bestemmia, lo respinge, lo crocifìgge. La fedeltà di Gesù è espressa in queste parole
dell'Evangelo di San Giovanni 13: 1 : « Gesù, avendo amato i suoi che
erano nel mondo, li amò sino alla fine ».
La fedeltà coniugale è nella Bibbia l'immagine della fedeltà di
Cristo verso la sua Chiesa. Cristo è lo sposo che ama la sua sposa (la
Qiiesa) anche quando lo tradisce, amando gli idoli più che il suo Signore. Questa costanza dell'amore di Dio deve insegnarci che cosa
significhi per noi essere fedeli a Cristo: la nostra fedeltà sarà la nostra
costanza nell'amore per Cristo e per il prossimo. Cioè non ameremo
Dio soltanto quando Egli soddisfa tutti i nostri desideri, ma anche e
soprattutto quando ci riprende e ci castiga, sapendo che la distretta e
le sofferezna sono la prova della nostra fede. E non ameremo più il
liostro prossimo soltanto quando ci può rendere dei servizi o quando
ci è simpatico, ma lo ameremo sempre, anche quando ci delude e ci
la soffrire, secondo la legge del Regno dei cieli.
2. - Essere fedeli significa anche essere costanti nell'ubbidienza
alla Parola di Dio. Gesù Cristo è stato fedele a Dio in quanto ha semcre ubbidito alla volontà di Dio, anche quando questa ubbidienza gli
he costato la croce. La fedeltà di Cristo è espressa molto bene in queste Parole di San Paolo: « ...si è fatto ubbidiente fino alla morte ed alla
morte infamante della croce » (fìl. 2: 8).
La nostra fedeltà si esprirtierà anche per noi nella costanza della
nostra ubbidienza a Dio. Non soltanto ubbidire a Dio quando ci può
sembrare utile e vantaggioso, o quando è facile e ci fa comodo, ma
anche e soprattutto quando questa ubbidienza ci costa sacrifìci e rinunzie. Le minacce degli uomini non ci debbono intimorire e gli interessi
del mondo non ci debbono sedurre. La nostra fedeltà a Cristo e aH'Evahgelo sarà la costanza della nostra fede. Essa .si manifesterà da una parte
in una condotta degna dell'Evangelo che abbiamo ricevuto, secondo le
esigenze morali ed etiche del Regno dei cieli, e dall'altra nello zelo,
nella regolarità, nella puntualità con cui disimpegnamo il servizio nostro per l'opera del Signore, secondo la vocazione che il Signore ha
rivolto ad ognuno, nello spirito della parabola dei talenti e delle mine
(AAt. 25: 14-30; Luca 19: 11-27).
3. ■ Essere fedeli significa infine mantenere le proprie promesse.
I rapporti di Dio con l'uomo e dell'uomo con Dio avvengono nell'am
bito del Patto d'afeanza che Dio ha stabilito col suo popolo mediante
Mosè (Antico PatlSSXie poi con tutta l'umanità in Cristo, suo Figliuolo,
mediante il qualejJtgli salva il mondo (Nuovo Patto). La parte essenziale di un patto è costituito appunto dalle promesse che si fanno da
ambo le parti: promésse di salvezza, di redenzione, di perdono e di
vita eterna nel Regno dei cieli che viene, da parte di Dio; e promesse
di ubbidienza e di servizio da parte del suo popolo e della sua Chiesa.
Tutta la storiè della Salvezza, dal primo annuncio fatto alcuni millenni or sono ad Afcramo, il Caldeo, attraverso a tutti i profeti dell'Antico Patto, a Gesù Cristo che muore affermando: « E' compiuto! », fino
ai giorni nostri, tu|to dimostra come Dio ha mantenuto le sue promesse,
e certo Dio le manterrà fino alla fine : « Fedele è Colui che ha fatto la
promessa (Ebrei JO: 23), perciò: « riteniam fermamente la confessione della nostra?speranza, senza vacillare»!
Così anche p^ nòf credenti essere fedeli fino alla morte significa
mantenere a qualùnque prezzo le nostre promesse: la promessa ci vincola, la parola dajta è sacra, l'impegno preso davanti a Dio e davanti
alla sua Chiesa è ;|m{»gnativo e serio.
Il mondo ha jierso il senso della serietà della* promessa, dell'impegno, delia parola data, ed è fedele soltanto quando gli fa comodo e gli
è vantaggioso, ma|fritira la sua parola, vien meno alla promessa, disdice
il suo impegno nòn appena vede sorgere qualche difficoltà, o non ci
vede più il suo tqrnaconto, od ha paura di sacrificarsi.
Ora il dramrria, della inostra vita di credenti sta appunto nella nostra incapacità di mantenere le promesse che abbiam fatto al Signore,
alla sua Chiesa, ali nostro prossimo. Vi sono delle promesse che facciamo in momenti dìqèntusiasmo, senza realizzare quello che ci costeranno, come Pietro lajipra dell'arresto di Gesù (Marco 14: 26-31 ; 66-72);
e il dolore di non>;aver saputo mantenere la propria promessa è forse
fra le sofferenze interiori più acute. Ci sovvenga allora che « se siamo
infedeli. Egli rimanb'fedele, perchè non può rinnegare se stesso » (2 Tim.
2: 13). Così il cr^i^nfe. vive giorno per giorno del perdono di Dio:
la grazia è veramehfèDùna grazia!
Tuttavia le nostre debolezze non debbono mai spingerci a non
rare più promessepPoichè i nostri rapporti con Dio avvengono soltanto
nel Patto di graziò in Cristo Salvatore, non possiamo essere cristiani
senza promettere ^Dio di amarLo, di servirLo e di fare la sua volontà.
Ma anzi, possiam#^omettere solennemente a Dio di amarLo e servirLo,
pur avendo piena coscienza della nostra umana fralezza, appunto perchè il Patto di Dio è un Patto di grazia, e Cristo, l'intermediario del
Patto, è il Salvatore. Dio vuole e gradisce la nostra promessa come offerta libera e gioiosa della nostra vita intera al suo servizio (Romani
12: 1 ); e non conteremo sulle nostre deboli forze, ma sulla fedeltà di
Dio che non verrà mai meno alle sue promesse.
Noi siamo per natura infedeli, instabili, incostanti in tutte le nostre
vie, pronti ai voltafaccia, ai rinnegamenti, ai tradimenti, perchè siamo
esseri rovinati dal male. Ma in Cristo Dio ci vuole redimere, ci vuole
insegnare che cosa significhi essere fedeli, e renderci capaci di fedeltà
fino alla morte: costanti nell'amore, perseveranti nella fede, ubbidienti
sempre alla sua volontà e capaci di mantenere le nostre promesse.
Iddio abbia misericordia di noi !
Cipriano Tourn.
XVII Febbraio a Gerusalemme
Un patto ed un impegno
Storia di ieri e storia di oggi
1 reduci da Babilonia sono convenuti a Gerusalemme e celebrano il lo
ro « XVir febbraio » con un patto so
lenne: «noi fermammo un patto stabi
le e lo mettemmo per iscritto : i nostr
capi, i nostri Leviti e i nostri sacerdO'
ti vi apposero il sigillo » (Nehemia
9: 38). I superstiti dell’esilio, memor
delle amare esperienze passate si raccolgono tutti assieme ed ascoltano per
un quarto di giornata la lettura della
legge, per un quarto di giornata confessano i loro peccati e si umiliano
dinanzi al Signore; essi concludono la
celebrazione con varie promesse, messe per iscritto e sigillate. Tali impegni
si ispirano al motivo del perdono, lumeggiato nel cap. nove e che Ita consentito al popolo di rivedere la loro
patria.
I convenuti promettono cose concrete: frequentare i culti, non contrarre matrimoni misti, contribuire al
mantenimento delle opere della chiesa
con le primizie della terra e con una
parte delle entrate del loro bilancio
familiare. La storia si ripete: anche
noi siamo affluiti in blocco nei templi: bambini, giovani e giovanotte in
costume, uomini e donne d’ogni età,
autorità civili e religiose; anche noi
abbiamo rinnovato le promesse al Signore, in un clima di visibile emozione e col brivido finale mentre s’è cantato : « Giuro per te Signor di vivere
o morir... ».
Innanzitutto gli Ebrei hanno pro
messo di non abbandonare la casa
deirEterno; difatti essi riconoscono
che è meglio « un giorno nei cortili
(chiesa) deU’Eterno che mille altrove ». Abbiamo bisogno di ritrovarci
assieme, come una famiglia di credejiti i^r rallegrarci assieme, per cantare
con entusiasmo i cantici della fede;
andiamo al tempio come relitti di una
società malata e moribonda, come
avanzi d’un naufragio morale e spirituale per essere riabilitati, riconciliati
col Padre celeste; siamo come monete
fuori corso o d’un metallo che ha perso il suo antico splendore e Dio ci
vuole rimettere in corso e far ritornare la luminosità della fede;’ Dio ci
vuole rivalutare; siamo come cambiali ili bianco senza una firma valida
e Egli vuole apporre la Sua firma,
cioè la firma di colore rosso, fatta mediante il sangue del Salvatore, morto
sulla croce per noi. Andiamo in chiesa
per disintossicarci, per respirare il puro ossigeno dell’Evangelo. Anche quest’anno, in quel giorno solenne abbiamo promesso di « non abbandonare
la comune radunanza ». Il viandante
ha dato uno sguardo furtivo nei templi: quanta gente, quali messaggi alati? tutto era a posto, la festa non ha
fatto una grinza ed i Pastori hanno
esultato di commozione nel rivedere
in blocco il grosso della comunità, il
viandante e ripassato la domenica successiva e l’occhio s’è posato sul volto
del predicatore: lo sguardo era meno
splendente, meno luminoso dinanzi ai
banchi vuoti, dinanzi allo sparuto
gruppo raccolto giù in fondo alla chiesa, con aria assonnata ed assente.
I fedeli d’Israele hanno anche promesso di mantenere l’integrità spirituale della famiglia impegnandosi a
non contrarre matrimoni con le donne pagane, per tema di compromettere la purezza della fede. Essi hanno
compreso che la religione non è un
baratto, un compromesso, un facile
mercato che contempla la presenza di
fedi totalmente diverse in una famiglia, in virtù di silenzi colpevoli, di
accordi poco seri. La cellula della società, vale a dire la famiglia, è viva e
forte laddove i coniugi sono uniti nella comune fede e dove i figlioli seguendo l’esempio dei genitori sono
lieti di istruirsi nell’Evangelo, atto a
formare una mentalità nuova, sana,
robusta, capace di resistere a quella
perversa del mondo.
II XVII febbraio ha ricordato ai
presenti la fedeltà dei padri, ha ricordato il loro zelo nel condurre le anime a Cristo, l’interesse con cui si leggeva la Bibbia in casa, la testimonianza di tanti fedeli che con l’esempio
hanno condotto al Signore lo sposo o
la sposa, il fidanzato o la fidanzata
appartenenti a religione diversa. In
pieno clima di matrimoni misti, diciamo che la fedeltà al Signore si manifesta in particolar modo in questa
sede: parlare, senza rossore e senza
vergogna del Salvatore a colei o colui che è stato scelto come promesso
sposo o promessa sposa in modo da
giungere al matrimonio con un legame saldo, profondo, radicato nell’amore di Colui che rende la famiglia unita, armonica, felice. Quale immensa gioia testimoniare della propria
fede nella famiglia; quale immensa
arriarezza tradire il Salvatore nella famiglia, con rniusione di conservare la
propria fede mentre i figli, carne della
propria carne, ne seguono un’altra in
aperto contrasto con la fede del padre o della madre di religione evangelica.
I « liberati » dal Signore, nella grande assemblea di Gerusalemme promettono di provvedere alle necessità della Chiesa; offrono le primizie della
terra, la decima dei loro proventi,
consacrano i loro primogeniti al Signore. Essi esprimono la loro riconoscenza per la libertà conseguita, per il
[perdono concesso. Le nostre offerte
jsono date sopratutto perchè le nostre
’ (continua in 3° pag.)
evangelici italiani
Si è costituita in Parigi VUnion des Vaudois et des Protestants Italiens, che raggruppa tutti i protestanti italiani residenti
a Parigi. Essa ha come suoi scopi di mantener vivi i legami fraterni tra i Valdesi
e gli altri Protestanti italiani di Parigi;
di accogliere ed assistere le famiglie protestanti italiane che necessitino di aiuto;
di mantenere i legami ufficiali e i rapporti fraterni con la Chiesa Valdese in
Italia; di interessarsi dei problemi religiosi e sociali dei Valdesi e degli altri
Protestanti italiani.
La sua sede sociale è presso l’U.C.J.G.
(13, avenue Raymond Poincaré - Paris 16).
Tutti coloro che desiderano entrare in
rapporto con l’Unione o che comunque,
residenti o di passaggio per Parigi, necessitano di un aiuto, possono rivolgersi
ad uno dei membri del Comitato Direttivo
qui appresso elencati :
Sig. Eros Vicari — Presidente — 8, rue
Georges Ville — Paris (16) — Tel. PAS
20-90.
Sig. Luciano Sibille — Vice presidente
— 42, rue Pergolèse — Paris (16) — Tel.
BLLE 48-54.
Sig.na Huguette Ribet — Segretaria —
8, place du Commerce — Paris (15) —
Tel. VAU 97-35.
Sig. Giovan Battista Cassone — Tesoriere — 8, Faubourg Montmartre — Paris (9)
— Tel. PRO 38-15.
7 giorni
GIOVEDÌ’ 18
Il presidente del Perù è in visita ufficiale a Roma dove acrà colloqui col Presidente Gronchi.
Il segretario di stato degli Stati Uniti ha
espresso la sua preoccupazione per la possibilità di una diffusione delle armi nucleari in molti stati.
Burghiba considera l’esplosione della
bomba atomica francese come un’aggressione agli stati arabi.
VENERDÌ’ 19
In Sicilia la discussione politica sembra
ti»scendere in violenza personale; un ex
assessore al governo Milazzo è stato aggredito e ferito.
La discussione sul nazismo, in Germania, alla Camera di Bon, sembra rivelare
la tendenza a minimizzare il pericolo di
una reviviscenza del fenomeno neonazista.
Manifestazioni antifranchiste hanno avuto luogo in Spagna; 2 bombe sono esplose
a Madrid.
E’ stata sospesa l’esecuzione dello scrittore ebessman.
SABATO 20
E’ morto il senatore Adone Zoli, ex-,presidente del Consiglio e Presidente del Consiglio nazionale della Democrazia Cristiana.
140 sarebbero a tutt’oggi gli arerstati come sospetti autori degli attentati antifranchisti«
Il Uonsigl’o dei Ministri ha approvato
Un progetto di legge che arreca modificazioni al Codice Penale, in modo da adeguarlo allo spirito della Costituzione ed
alle esigenze della nostra vita democratica.
DOMENICA 21
Una forte scossa tellurica ha recato gravi dann: e vittime in alcune regioni delFAlgeria.
Il nuovo governo regionale siciliano sarà
quasi certamente centro-destra ; vedrà cioè
FaUeanza democriisliana, monarchica liberale e missina.
LUNEDI’ 22
11 Consiglio naz'onale del P.L.I. ha deciso di ritirare l’appoggio al governo Segni; si profila l’ombra di una crisi.
Benedetto Maiorana della Nicchiara è il
nuovo presidente della regione siciliana;
la sua elezione è avvenuta in un clima che
la stampa definisce farsesco.
MARTEDÌ’ 23
Mentre Kruscev conclude il suo viaggio
nell’Asia sud-orientale, Eisenhower inizia
il suo di 25 mila Km. nel sud America.
Nasser riafferma la sua fedeltà alla lotta
araba contro lo stato d’Israele.
A Vieima si segnala l’arresto di dirigenti di un movimento clandestino neonazista.
MERCOLEDÌ’ 24
L’on. Segni esamina la situazione che si
è creata in seguito alla presa di posizione
del Partito Liberale.
Il processo del rag. Ghelardi che è riuscito a frodare di un miliardo le casse comunale di Savona ha l’onore di fornire
materiale alle prime pagine dei quotidiani.
2
pag. 3
ti’ECO DELLE VALU VALDESI
26 febbraio I960 — N. 9
*
%
ESSERfi^o, NON
Teatro valdese
• rn
piccolo nostro Amleto
Signor Direttore,
i più anziani lettori di questo foglio ricorderanno probabilmente che,
anni sono, sorse una grande discussione, dal... Pra a Piazza Castello
(di Torino) per il dramma Valdese.
Pochi erano a favore, molti erano
contro, per ragioni di modernità, di
nonconformismo, e via dicendo. Il
risultato fu che, praticamente, il
dramma Valdese ricevette un garbato biglietto di ostracismo. Non se ne
parlò più. Per alcuni anni, in occasione del XVII febbraio, si recitarono lavori drammatici, sia pure di valore, ma di scarsa aderenza alia cir
costanza particolarissima che fa vibrare il cuore di ogni valdese non
immemore della storia della sua
chiesa, fatta di lotte, di persecuzioni, di testimonianze, di patriottismo.
Recentemente, le cose erano migliorate, nel senso che, per quella cele brazione, si son andate scegliendo
produzioni teatrali di un certo impegno morale, e financo religioso,
ma generico e qualche volta persino
piuttosto astratto. Si è perfino trovato del religioso in un lavoro teatrale molto noto, laureato in un concorso nazionale, semplicemente perchè metteva in scena la vicenda di
un illuso che credeva di poter colloquiare con Dio; e non s’è visto
che quel lavoro poteva sì esser religioso -— nel senso deteriore del vocabolo — ma non era certo cristiano,
nè tanto meno protestante e valdese,
poiché la conclusione evidente cui
esso giungeva era che, appunto, il
colloquio con Dio non è che un’illusione (colgo l’occasione per mettere
in guardia i miei quattro lettori da
entusiastici ma avventati giudizi sulla cosiddetta <r religiosità » dei lavo
ri teatrali o delle pellicole cinematografiche: nulla di così ingannevole
come il dialogo alla ribalta o le om
bre sullo schermo: ti rifilano il profano e l’irreligioso gabellandolo come fede, e tu ci cadi! Occorrerebbe
che le nostre Unioni organizzassero
dei corsi di critica teatrale e cinematografica serii, con esame in profondo della realtà artistica, fino a sviscerarne le r-3Condite autentiche ispirazioni. Ma questo è uno di quei discorsi utopistici che mi sono familiari...).
Ora, i giornali dicono che a Luserna San Giovanni, quella Unione Giovanile ha rappresentato, per ben tre
volte, con entusiasstico successo, un
vecchio dramma valdese, già premiato dalla Editrice « La Luce » molti
anni or sono: il « Sangue Valdese »
di S. P. G. (sigla ancora in parte
misteriósa...).
Desidero per parte mia e, credo,
anche per parte di molti, ringraziare quei bravi sengianini, che, con la
riesumazione felice, hanno posto il...
dito sulla piaga. Non è vero che il
nostro pubblico non gradisca il dramma Valdese (almeno nella circostanza del XVII febbraio); non è vero
che la modesta tecnica teatrale dei
drammi valdesi, le ingenuità e le
situazioni forzate che vi si incontrano sia venute a noia al nostro pubblico evoluto e nutrito di problemi
astratti e psicanalitici; non è vero
che i nostri Valdesi si rifiutino di
applaudire le scene madri di quei
lavori, anche se un tantino stereotipate. E’ vero invece che gli attori
G. Marchal
OBSTACLES A LA EOI - L. 1.150
Una lettura estremaiiienle utile; qui sono affrontati argomenti e problemi che
presentano seria difficoltà sul cammino
della fede: l’esistenza di tante chiese diverse; la congerie dei dogmi; la realtà
del male; il marxismo.
DIEU T’APPELLE - L. 1.150
Traduz. di una delle più diffuse opere
di pietà apparse in Inghilterra negli ultimi decenni. Una lettura che ameranno
coloro che gradiscono la letteratura del
Risveglio.
fanno il pubblico, e non viceversa,
e che il pubblico, purtroppo, vuole
quel che t>ogliono gli attóri. Dicono
purtroppo, perchè se gli attori dimenticano di dover dare una lezione
di fede e di valdismo al loro pubblico, dove quest’ultimo andrà mai a
cercarla, la sera del XVII febbraio?
Nelle produzioni degli oratorii cattolici?
La cronaca di questo XVII Febbraio 1960 sembra dunque dar ra
gione a chi si è battuto per la drammatica valdese. Vedremo nel 1961
una trionfale rentrée del dramm.i
valdese? La risposta potrà anche esser data non solo dalle filodrammatiche nostre, ma anche dagli autori.
La storia dei nostri padri ha in serbo, per loro, tante altre vicende ancora! Comunque sia, nella Sala dei
Bellonatti, a Luserna San Giovanni,
l’ombra di Felice Govéan è stata per
un poco placata.
Cordialmente Teodoro Salma.
Il Í riarmo morale
Una serata al teatro <t Dal Verme » di Milano
f' 15 Febbraio.
Non ho intenzionfi ,di parlare delle ori
gini, dello sviluppo, dell’ideologia del
movimento mondiale la cui bandiera è il
« Riarmo morale ». ;Ne sapete certamente
abbastanza; credo che se ne sia anche parlato da queste colonne. Io vorrei solo presentarvi la cronaca- d’nna serata che mi
ha lasciato — e certamente non solo a me
— un impressione indelebile, un senso di
riconquistata speranfea, di fiducia serena,
come una vittoria —i sì! — mia personale;
ah! finalmente, nonostante le molte brutture e le disgustose! asserzioni del mondo
in cui oggi viviamo; non si hanno tutti i
torli a credere ancqra al Bene invincibile,
alle forze trionfatrici dello Spirito!
Ecco una schiera di credenti!
Sono i minatori della Ruhr, affiancati da
uomini e donne, ii^lesi, americani, francesi, finlandesi, bianchi del Sud Africa,
negri deU’Africa oétódentale, indiani d’America che, dinanzi a un migliaio — e
forse più — di spettatori (il teatro Dal
Verme vastissimo et® gremito) hanno proclamato: «Noi ci odiavamo una volta, ma
ora ci amiamo. Un mondo migliore non'
può esser creato che da uomini migliori ;
bisogna propagandare l’ideologia spiritualistica in contrasto cori tutti i materialismi
di destra e di sinistra, bisogna invitare gli
individui a purificare se stessi, a gettare
tutte le scorie delle loro debolezze umane
per poter preparare efficacemente alle nuove generazioni un mondo guidato da Dio,
ripudiando quello guidato dai tiranni ».
Hanno recitato alcune scenè intitolate
« Hofnung-Speranza » in tedesco (sottovoce) doppiato (forte) in italiano; scene
scritte da uno di loro, un minatore: propaganda di fraternità universale e di comprensione umana. « Oggi — dice la commedia — non si tratta di vincere, ma di
convincere e per convincere è necessario
aver coscienza della propria scelta : purezza assoluta, disinteresse assoluto, onestà
assoluta, amore assoluto ».
E dopo la recita una schiera compatta di
gente d’ogni nazionalità e d’ogni classe
sociale è venuta al proscenio a parlare delle proprie personali esperienze, a confessare i propri torti passati e la felicità odierna dopo la conquista di una nuova idealità. Ci sembrava d’assistere a una riunione salutista!
E il pubblico gridava, applaudiva!
Non voglio troppo dilungarmi quantunque tante cose ci sarebbero da dire ancora.
So quante critiche gli scettici, i politicanti, i sospettosi potranno tirar fuori, ma
una cosa pur so: « Da questo — ha detto
Gesù — conosceranno tutti che siete miei
discepoli: se avrete amore gli uni per gli
altri ». Dove c’è un raggio d’amore è l’alba d’un nuovo giorno che s’annuncia.
Ada Meille.
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Perciò, la genesi della « Histoire de
la Glorieuse Rentrée » potrebbe essere la seguente.
a) Fin dall’inverno 1689-90, il MS
del giornale compilato dal Reynaudin
e rinvenuta dai soldati del Duca alla
«Guglia» di Giaussarand (6-16 nov.)
quando essa fu evacuata dai Valdesi,
che poi si ritirarono alla Balsiglia,
per vie misteriose capitò nelle mani
del Minutoli, a Ginevra, che forse già
aveva avuto dall’Amaud l’incarico di
essere lo storico della sua impresa,
come il Reynaudin e lo Huc avevano
ricevuto quello di esserne i cronisti.
b) L’anno successivo, lo scrittore gi
rievrino ebbe, ih copia manoscrlita o
stampata, la « Relation en abrégé »...
di Francesco Huc, stampata all’Aia
nel 1690, da Olivier Le Frane.
c) Così pure potè avere nello stesso
tempo copia della « Relation de l’attaque faite aux Vaudois par M. Catinai »..., pubblicata dallo stesso edito
re e nelloi stesso anno, a L’Aia.
d) Infine, probabilmente dallo stes
so Arnaud, le lettere particolari, rice
vute dai Valdesi durante l’assedio a
Balsiglia ed inserite nella seconda
parte del volume.
e) Altre notizie ricavate da comunicazioni epistolari e verosimilmente
da relazioni verbali con Arnaud o con
altri partecipanti alla gloriosa spedizione.
Con questo materiale il Minutoli si
mise immediatamente « a faire l’ébauche et à tracer le canevas » dell’impresa memoranda, se è vero che nella sua lettera del 1690 egli parla già
delle difficoltà incontrate a decifrare
quei pezzettini di carta che sentiva
no « il salnitro, lo zolfo e la polvere
pirica ».
* * jjs
Nel 1698 comunque, l’opera era compiuta e l’anno successivo vennero ancora fatte, dalla stessa penna, alcune
correzioni resesi necessarie per la
scomparsa dalla scena politica di alcuni personaggi citati nel corso della
narrazione dal Minutoli. Ma poi l’opera rimase incredibilmente nel cassetto per oltre dieci anni- Ed è que
sto il punto più oscuro della vicenda
del MS della « Histoire ». Tanto più
quando si rifletta che fin dal 1690, in
una lettera del 14 ag., scritta al sig.
Federico Torman, balivo di Aigle, Enrico Arnaud aveva, dal campo di Vii
lafranca, assicurato il suo corrispon
dente (cui raccontava i recenti miracoli compiuti da Dio in favore de'
Valdesi), che egli si riservava di « farne vedere tosto a tutta la terra, non
soltanto un riassunto, ma la storia
tutta intera »... Quel « tosto » non si
era ancora avverato dieci anni dopo,
poiché nel 1699, durante la sua visita
a Londra, rispondendo all’invito fattogli da un certo Jean Delmé di seri
vere una storia delle Chiese del Pie
monte, l’Arnaud dichiarava di avere
intenzione di mettersi all’opera stori
ca richiestagli, non appena glielo con.
sentissero le sue molteplici occupa
zioni attuali e la completa tranquillità dei suoi fratelli, che la politica
del duca di Savoia aveva strappato
dalle terre di Pragelato e mandati in
esilio, e per sistemare i quali egli si
era appimto recato e trattenuto sei
mesi in Inghilterra.
Non è un po’ strano questo linguaggio dell’Arnaud, se la storia della sua
impresa doveva essere vergata dal Mi.
nutoli ed era ormai pronta dalla prima all’ultima pagina quando Enrico
Arnaud perorava, nei suoi quattro col.
loqui col principe Guglielmo III a
Londra, la causa^ degli emigrati vaidesi e scriveva aU Delmé di voler fare
« ce qui dépendra de moi pour répondre à votre désir, autant qu’il me sera possible ».
Corne mai questa lunga attesa di
vent’annl fra l’avvenimento che ave
ya meravigliato tutta l’Europa e la
pubblicazione di quelle vicende sto
riche, attesa con tanta impazienza da
amici ed ammiratori dei protagonisti
di un evento così straordinario?
La risposta data da Enrico Arnaud
a tale interrogatiyb non ci pare prò
bante. Ci pare aiizi del' tutto insufficiente. Infatti, nella prefazione, al
supposto meravigliato lettore, egli risponde con queste parole : « contente
toi de savoir que les maximes de politique l’ayant aipsi voulu... il est au
jourd’hui permis de contenter ta curiosité». Ma quali siano state le massime della politica che avevano causato questo ritardo nella pubblicazione dell’opera egli non dice, lasciando
però supporre che siano stati gli even,
ti storici successivi al Rimpatrio a
giustificare un così lungo ritardo nella redazione e nella pubblicazione del
la «Histoire de la Glorieuse Ren
frée ». i
Se non che la redazione era compiuta da ben dietii anni ad opera del
Minutoli che, pér i suoi legami di
amicizia con Arnaud e le sue qualità
di letterato, ne aveva avuto ufficialmente l’incarico fin daH’indomani degli avvenimenti che avevano improvvisamente reso cplebre il nostro condottiero. Nè ci pare che la settantina
di pagine aggiunte dall’Arnaud al testo del Minutoli richiedessero un così
lungo lasso di tempo per la loro redazione. Ed allora?
Allora, se un po’ di verità c’è nei
giudizi espressi sul carattere e su l’indcle di Enrico Arnaud dai suoi avversari coevi e dai suoi critici; se è vero, come scrive fi Lantaret, che Arnaud era « un po’ sensibile alle carezze ed agli elogi »; ,se, come lasciò scritto il ministro Mondon, lo storico del
Rimpatrio adopera spesso «un’ style
très fanfaron»; se aveva visto giusto
il Pallavicino, comandante alle Valli dopo la rottura del Duca con la
Francia, il qualei in una lettera del
21 giugno 1690 a Vittorio Amedeo II
qualificava l’Ama,ud uomo «pronto c
cabalista », cioè Impulsivo e cavillatore: giudizio cònfermato dai due
agenti di Luigi XIV in Svizzera, l’Iberville e l’Amelot, che scrivendo al
Colbert definivano l’Arnaud « caldo
ed impaziente », ò anche, « ardito ed
intraprendente » ; se non esagera il
sig. Piaget nel suo studio sul capitano Bourgeois, quando afferma che En.
rico Arnaud « era d’una vanità poco
comune », e che non aveva se non la
sola preoccupazione « de grossir autant que possible son rôle»; se tutto
ciò è vero, è valida la critica che mette in evidenza i più visibili difetti dell’uomo Arnaud, di un uomo cioè che
si. lasciava trasportare dalle sue pas
sioni, che male sopportava le critiche,
perchè persuaso della eccellenza del
proprio giudizio, di un uomo che anche Davide Jahier riconosce « tutto
impeto e ardimento, d’indomita volontà e di sconfinata ambizione ». E di
questa sua innegabile ambizione e
presunzione sono testimoni inoppu
gnabili due episodi caratteristici. Quello narrato dal Pallavicino al duca di
Savoia in una sua lettera del giugno
1690', nella quale riferisce che i Vaidesi avevano sorpreso e catturato un
corriere francese diretto al Catinat,
ed avevano delegato il ministro di
Bobbio. Bastia, per recapitarlo al Duea. Ma quando’ ciò seppe l’Arnaud,
egli fece tanto chiasso e « si alterò
talmente col Bastia», che quest’ultimo, più remissivo, riuscì, prò borio
pacis a persuadere i Valdesi ad inviare l’Amaud, al suo posto, al campo di Moncalieri.
Il secondo episodio ci è noto attraverso una lettera del 21 ott. 1716
di J. F,. Ostervald al sig. J. A. Turrettini, che malinconicamente dice : « Mr.
Arnaud ministre ou colonel des Vaudois, nonobstant son âge (il ministro
valdese aveva allora l’età di 75 anni ! )
a passé a Francfort allant à Hanovre
se jeiter aux pieds du Roy, pour redemander une jpension de cent écus...
en qualité de colonel : et que pour
obtenir ce qu’il demande, il porte avec
luy son brevet de colonel et una é
charpe à luy donnée par le feu Roy.
Assurément tout cela est tout à fait
apostolique », conclude amaramente
l'Ostervald.
* * *
In seguito a tutte queste testimonianze e ad altre considerazioni che
si possono fare, confrontando attentameiite le due redazioni della storia
ael Rimpatrio, ci riteniamo in diritto
di supporre che Enrico Arnaud abbia
atteso tanto tempo*, prima di pubblicare la sua ,5,toria, per avere dell’im
presa memorabile non solo la gloria
organizzativa e militare, ma anche
quella storica e letteraria. E che perciò non sarà pura combinazione se
egli aspettò che Vincenzo Minutoli
non fosse più in vita per pubblicare,
a Cassel, anziché in Svizzera, l’opera
dello storico ginevrino, modificandola
e completandola, come s’è detto, in
modo da mettere in piena evidenza
l’opera sua personale ed attribuendosi dei meriti che non erano suoi.
Per tutti gli esposti motivi ci pare
di poter serenamente affermare ohe
la sua gloria come ispiratore, organizzatore e capo effettivo della spedizione che riconquistò la patria perduta ai Valdesi, rimane intatta e con,
fermata dai fatti; che inoltre non si
può contestare che egli sia stato in
tutta la sua vita un uomo di grande
accortezza, d’indubbio coraggio e di
straordinaria attività. Ma è doveroso
aggiungere, oggi, che egli non fu lo
storico del Rimpatrio.
Tale merito (che a dire la verità
Enrico Arnaud non ha avuto l’ardire
di attribuirsi esplicitamente, usando
egli la strana e prudente espressione
« le tout recueilli... et mis au jour par
les soins et les dépens de H. A. »), ta
le merito va oggi attribuito e rivendicato a Vincenzo Minutoli, professo
re e pastore ginevrino, coetaneo ed
amico del pastore e diplomatico vai
dese, forse fin dagli anni dei suoi stu
di teologici a Leida, nel 1666-67.
T. P.
Sulla strada clic porta
a H/laria cnrredenlricc
La Società americana di mafiologia Ita
annuncialo clic solleciterà da parte del
prossimo Concilio Ecumenico Vaticano,
una netta uresa di posi-/.ione a favore del
dogma della corredenzione, di Maria.
t Consulenze
gratuite
'' Per indifàth?» d^a sezione di Torre Pellice del P.S.I. è stato costituito
a Torre Pellice un ufficio di consulenza legale commerciale. L’iniziativa è
volta ad offrire una consulenza gratuita di natura giuridica e tributaria
a chiunque (operai, contadini e commercianti della Val Pellice e Angrogna). La consulenza avrà particolare
riferimento alla soluzione di quesiti
in materia legale amministrativa (in
specie per quanto riguarda pretidenze a favore della montagna, agricoltura, rapporti di lavoro, con cessione
di crediti) e fiscale (imposte e dichiarazione redditi). Essa intende essere
di ausilio in tutti i casi in cui non
si appalesa indispensabile il ricorso
al professionista.
L’opera sarà svolta gratuitamente
da commercialisti e procuratori legali di Torino.
L’ufficio sarà aperto al pubblico la
l.a e 3.a domenica del mese, a partire
dal 6 marzo, nella sala della Cooperativa Operaia di Consumo (via Roma) dalle ore 10 alle 12.
Per maggiori chiarimenti rivolgerai prof. Ernesto Bein (Corso Fiume
3, Torre Pellice); Frache Paolo (insegnante, Villar Pellice), Giovanni Bariden (insegnante, Bobbio Pellice); e
Bianciotto Francesco (Torre Pellice).
RICORRENDO
U 17 Febbraio
Il sig. Vittorio Widemann, il Dott. Carlo Gutermann, Dirigenti, Impiegali e Maeslranze del Cotonificio Vittorio Widemann
hanno fatto pervenire all’-4si/o dei Vecchi
di S. Germano Chisone la somma di Lire
65.000 quale oblazione per la Festa della
Emancipazione dei Valdesi.
I Ricoverati, la Direzione e qnanti si
occupano dei numerosi assistiti esprimono la più viva riconoscenza per questo attestato di solidarietà cristiana e umana.
Si
cerca...
Il Sig. Augusto Lacoste, di Basilea, cerca le seguenti opere:
J. Jalla - Glanures d’histoire vaudoise,
voli. I e II, Torre Pellice, 1936, 1949.
E. CoMBA Henri Arnaud, La Tour, lB!i9.
Th. Gay - Histoire des Vaudois, Florence, 1912.
Se qualche lettore dell’ECO è disposto
a cedere l’una o l’altra delle opere su indicate, ne faccia la relativa offerta alla
Redazione de L’ECO DELLE VALLI,
Torre Pellice (To).
Doni per Pradeltorno
Prof. Frida Gardiol, Trieste L. 1.000 —
Sig.na Mia Van Oo'Stvee-n (Oolanda) in occasione del 17 febbraio, festa dei Valdesi
(fiorini 25) 4.115 — Un gruppo di partecipanti all’Agape fraterna del 17 febbraio
della chiesa di Torino (« roida » per Pradeltorno) 30.000 — N. N. in memoria del
Cappellano Valdese, tenente degli alpini,
Alfredo Rostain 4.000 — Sig.ra Ketty Comba. Coppieri di Torre Pellice 5.000.
Graz e! Ricordatevi che per le offerto
potete sempre servirvi del C.C.P. numero
2/18502 intestalo a Bruno Costabel, Via
Serre 8, Angrogna, specificando la causale
del versamento.
Offerto
per il tìioriuile
M:-ittei Renzo 1.000; Bouno-us Giacono
Anita 200; Balmas Alice 200; Babnas Gustavo 200; Balmas OrPna 100; Bertalot Luigià 200; Beux Silvio 200; Bouchard Carlo
Alberto 300; Bouchard Edvico Bari. 200;
Bouchard Giovanni 200; Costabel Giovanni 200; Durand Silvio 200; Giraud Edoardo 200; Grill Giovanni 200; Jahier Alice
300; Jah.'er Davide 200; Long Emilio 200:
Peyronel Jahier Elisa 100; Peyronel Enrico 200; Revel Gustavo 200; Revel Fanny
200; Rostan Nelly 200; Vinçon Bartolomeo
200; Genre William 200; Rochon Giuditta
200; Bonin sorelle 200; CoeUo Albertina
100; Subilia Davide 200; Forneron AIe.ssandro 200; Serre Samuele 200; Avondei
Irene 100; Bosio Fomero-n Elda 100; Martinal BmiPo 200; Benyr Rodolfo 100; Coucourde Emanuele 250; Sostan-Strimgat 250;
Travers Elena 100; Martinat Giulio 300;
Pons Marcello 200; Coucourde Luigi 200:
dot Levy 100; Bounous Oreste 50; Coucourde Gabriele 200; Giaiero Valdo 200;
Viglielm Germano 50; Meynier Garrou
Enrichetta 100; Ribet G'osuè 108; Balmas
Giuseppina 200; Roislan Maria 100; Sciarone Eli,sa 200; Rostan Arturo 100; Laetsch
Giovanni 200; Lageard Alessandro 200;
Coucourde Vittorio 200; Bertalmio Elena
20(1; Masscl Levi 200; Ribet Ernesto 100;
Barel Poyrol Alberiina 100; Micol Laura
200; Gr'glio Ernesto 200; Rivoir Paolina
100; Micol Paolina 100; Micol Adele 200:
Tron Giulio 100; Vigne Giacomo 250; Gnglielmel Albel 500. GRAZIE.
In IVIuova Zelanda il governa
fa poco per i « rifugiali »
(Christ Church, Nuova Zelanda). Il Consiglio delle Chiese neozelandesi giudica
assolutamente in.sufflcienle quanto il governo locale fa e ha intenzione di fare per
1 anno del rifugialo. Ha perciò inviato una
lettera al primo ministro Nash, per prote•stare e per offrire la collaborazione delle
Chiese per la creazione di un centro capace di accogliere almeno cento rifnziati
russi (Il Hong.Kong.
3
N. 9 — 26 febbraio 1960
L’ECO DELLE VALU VALDESI
pag. 3
L’anniversario deirimancipazione in Val Chisone e Cermanasca
mññ
Anche quest’anno la festa del XVII febbraio è stata celebrata col consueto entusiasmo. La ^ vigilia, per quanto il tempo
fosse un po’ imbronciato e non fosse stato
possibile provvedere alla raccolta dei ginepri, tutti i villaggi hanno acceso i loro
« falò » ed hanno avuto i loro fuochi d’artificio. Al mattino di buon’ora incominciava dinuovo a nevicare (quante volte
quest’anno abbiamo già veduto giungere
la bianca visitatrice!), e verso le dieci un
buon strato di neve ricopriva le strade.
Malgrado questo un numeroso pubblicò
ha affollato il tempio per il culto di ringraziamento. Presenti anche i bambini
della Scuola Domenicale, Ha seguito il
pranzo in comune, ottimamente preparato
dai Sigg.ri Gustavo e Alma Beux, nuovi
titolari del ristorante locale. Messaggi molto graditi sono giunti dal Sig. Sindaco,
Cav. Isidoro Rosia, impossibilitato ad in’
ter venire, e da alcuni Pramollini assenti
La giornata si è terminata con la tradizio
naie recita della gioventù. E’ stato rappre
sentato il dramma « La Savoiarda », se
guita da una brillante farsa.
Nel complesso una bella giornata, mal
grado il tempo avverso, che ha lasciato
nel cuore di tutti un vivo e gradito ri
cordo.
Un grazie sentito a tutti coloro che han
no collaborato alla riuscita della festa.
Come succede ogni anno a questa sta
gione, diverse famiglie hanno chiuso tem
poraneamente la porta di casa per trasfe
rirsi al « ciabot ». Laggiù si tratterranno
per circa due mesi, provvedendo a sbri
gare i primi lavori dell’annata: la vigna
Ritorneranno verso il principio di aprile
epoca in cui anche quassù bisognerà ri
prendere in mano gli attrezzi agricoli. Speriamo die a quell’epoca il tempo, che per
ora continua ad essere molto capriccioso,
abbia messo giudizio e che si possano iniziare i molti lavori che attendono.
La Chiesa di Prarostino ha celebrato,
col tradizionale entusiasmo, la ricorrenza
del XVll febbraio.
I mmierosi falò, accesi sulle alture la
sera precedente, hanno dato il segnale che
lo siiirilo di questa celebrazione non è
morto... e che i Valdesi, sebbene non nella misura che dovrebbero, sono ancora
sensibili ai richiami della Fede!
La fitta nevicata del mattino del giorno 17 non ha impedito agli alunni delle
scuole, guidati dai loro insegnanti, nè ad
una vera folla di fedeli, di ritrovarsi al
Capoluogo alle ore 10 per la formazione
dei corteo. In lesta, le scolaresche con le
loro bandiere, poi i catecumeni, la corale,
i giovani, i membri del Concistoro col
Pastore, il Sindaco Gardiol Remo e vari
consiglieri, la moltitudine dei fedeli.
II vasto tempio è stato quasi riempito,
nonostante l’inclemenza del tempo. 11 Pastore, die ha presieduto il culto solenne
di adorazione e ringraziamento a Dio, ha
fermato l’attenzione della assemblea sul
lesto: «Ricordati di quanto hai ricevuto
e udito, e serbalo... » (Apoc. 3: 3). Giornata di ricordi questa: ricordo di un passalo glorio.so, di fedeltà, di martiri, ricordo anche della libertà finalmente riconosciuta. Ma il XVII febbràio ha da essere am ile, e prima di tutto, un ricordo « di
quanto ricevuto e udito »... ricordo di una
vocazione che ci impegna oggi, come ha
impegnato nel passato i nostri Padre nella
fede. Nella parola del testo c’è anche un
ammonimento... « serbalo ». Il Valdese è
chiamato oggi, non solo a ricordare il passalo... e quanto ha ricevuto e udito, ma
anche a serbare ciò che Dio gli ha dato.
La fede deve essere rinvigorita là dove
essa è fiacca, alimentata dove è misera,
risuscitata là dove è morente...
La corale, diretta dalla Sig.ra Anna Peyrot, ha cantato un bel coro (parole e musica del Pastore Guido Comba) che è stato
molto apprezzato.
All’àgape fraterna, che è seguita alle
ore 12,30, hanno preso parte oltre 80 partecipanti (numero assai superiore al normale; buon segno evidentemente).
La giornata si è conclnsa con una bella
serata, offerta dal grnppo filodrammatico
dell’Unione Giovanile, che ha recitato
« Rinnegala », 5 atti del compianto Prof.
Samuele Tron. Lunghi e ripetuti applausi
hanno sovente espresso ai nostri bravi at
tori 1 apprezzamento della assemblea che
gremiva la sala.
Che tutto ciò possa ora restare nei nostri cuori e aiutarci a vivere non solo nel
ricordo del passato, ma nell’impegno del
servizio cristiano.
^ Mentre questa cronaca va alle stampe,
si inizia nella nostra Parrocchia una vasta
campagna di visite e riunioni nei vari quartieri. Daremo il resoconto al prossimo numero. Che Dio benedica con abbondanza
questa settimana per tutti i membri della
chiesa di Prarostino.
MASSEL
S. GERMAl^O CHISOHE
La ricorrenza del XVII Febbraio è stala
una giornata di gioia e di riconoscenza per
tutti i membri della nostra chiesa.
Nonostante l’abbondante nevicala, il
corteo ha avuto un numero eccezionale di
partecipanti. Contribuiva a dare solennità
alla nostra manifestazione la banda musicale che ha gentilmente accettato di recare
il suo contributo alla nostra giornata.
Il culto solenne e raccolto, al quale hanno preso parte attiva le scolaresche guidate dalle Insegnanti e la nostra Corale ha
sottolineato la nota tematica della fede e
della consacrazione nella libertà e nella
certezza dell’aiuto di Dio.
Il pranzo tradizionale ha raggruppato,
nella Nuova Sala, oltre cento partecipanti. AI levar delle mense discorsi di circostanza del pastore, del vice sindaco sig.
E. Revel, del maestro Jahier e del dott.
G. Ribet di Torino nostro gradito ospite.
Desideriamo far giungere una parola di
riconoscenza a tutti coloro che si sono adoperati, con spirito di servizio per la buona
riuscita della nostra giornata : in modo
particolare il sig. Giulio Martinat ed il
sig. Mario Beux che ha accettalo di servirci il pranzo nel nostro nuovo locale.
E’ stata apprezzata l’atmosfera che ha regnato, grazie all’entusiasmo dei nostri giovani.
La giornata si è schiusa con la tradizionale serata. E’ stato rappresentato il bel
lavoro di G. Zorzi : « In fóndo al cuore ».
Un ringraziamento a tutti i nostri artisti
che si sono prestati con spirito di sacrificio.
— Il 4 Febbraio la nostra U. F. è stata
ricevuta a Pinerolo dalle signore di quella
comunità. Incontro cordiale ed affettuoso
che ha lasciato un buon ricordo. Esprimiamo la nostra riconoscenza per la generosa ospitalità.
— Entro Febbraio aspettiamo le risposte
alla Lettera-Questionario inviata dal Concistoro a tutti i membri di chiesa. Ci sono
pervenute le prime 150 risposte, alcune
delle quali veramente interessanti.
— Abbiamo accompagnato all’ultima dimora terrena tre nostre sorelle, spentesi
dopo molte sofferenze. Jahier Ottavia ved.
Avondet, di anni 82, spentasi a Ponte Pàlestró. Terrier Letizia in Long, di anni
65, deceduta alla Roccia. Peyronel Caterina ved. Beux, di anni 79, deceduta ai
Menusan presso suo figlio ove era scesa
dal natio villaggio di Pramollo.
Agli afflitti, rinnoviamo l’espressione
della nostra simpatia cristiana.
VILLASECCA
Anche quest’anno il 17 febbraio ci ha
rinniti intorno ai fuochi di gioia ed intorno alla Parola di Dio nella riconoscenza
per i beni ricevuti dal Signore.
Per la cronaca dettagliata delle celebrazioni cui ha preso parte il Moderatore
della Chiesa Valdese vedasi l’articolo in
questo stesso numero.
Da queste colonne desideriamo esprimere la nostra gioia di aver rivisto dopo
ben 30 anni di assenza un nostro fratello
residente in Francia, il Sig. Albert Guglielmet, originario di Serre Giors nel vallone di Faetto.
Desideriamo anche ringraziare i Membr;
del Concistoro e loro collaboratori che
anche qnest’anno hanno curato la preparazione del pranzo del 17 con perizia ed
amore. In modo particolare ci felicitiamo
con gli organizzatori: Diac. Levy Peyronel
e Signora.
La S. Cena è stata celebrata il 14 ed il
21 e la corale ba dato la sua collaborazione ai culti del 14 e del 17.
Il 13 febbraio è stato celebrato il matrimonio di Luigi Perro (Villasecca) con
Elsa Genre di Peyrone (Bovile). Benedica
il Signore questo nuovo focolare fondato
nel suo Nome.
Il XVII Febbraio
Gerusalemme
a
(segue dalla La pag.)
catene sono infrante. Ora le nostre
contribuzioni non sono più segnate
nella colonna del « passivo » bensì
nella colonna delle entrate poiché il
Signore ha fatto la seguente promessa : « portate tutte le decime alla casa
del tesoro ...e mettetemi alla prova in
questo e vedrete se non v’apro le cateratte del cielo e non riverso su di
voi tanta benedizione che non vi sia
più dove riporla ». Non parleremo più
di « sacrifici » per la chiesa bensì di
privilegi che il Padre celeste ci concede, a motivo delle benefizioni ch’Egli
fa affluire in coloro che confidano in
Lui.
Le promesse degli Israeliti sono state fatte in un clima di preghiera; le
nostre sono state fatte in un clima di
folklore. Esse saranno mantenute se
seguiremo l’esempio dell’uomo della
parabola dell’«amico importuno» che
a mezzanotte si reca dal Celeste fornaio per domandare del pane: Il Signore risponderà alle nostre preghiere e ci darà il pane del perdono per
sfamare noi e gli altri, per renderci
capaci di mantenere le promesse, di
essere fedeli fino alla morte. Il Padre
celeste sfornerà per noi il pane del
Suo amore, lievitato sul Golgota, mediante il sangue del Salvatore che ci
consente di consacrarci a Lui, interamente, con gioia, con entusiasmo, per
la Sua gloria. Entriamo perciò nella
nostra cameretta per fare l’orazione
nel segreto, rechiamoci alla casa dell’Eterno ogni domenica, per imparare
a mantenere le promesse, rinnovate
distrattamente in questo solenne XVII
febbraio. o- d.
Malgrado il tempo veramente inclemente le manifestazioni del 17 hanno potuto
aver luògo regolarmente e sono state seguite da tutti con molto slancio. I tradizionali falò hanno illuminato la sera del
16 le nostre montagne ma forse a causa
della troppa neve non hanno avuto la durala che si è soliti dare loro. Il corteo della mattina del 17 si è lentamente formato
e diretto al tempio in un turbinare di neve che rendeva la marcia più emozionante ancora. I bambini hanno chiuso la manifestazione nel tempio con la recitazione
di alcuni dialoghi molto appropriati e
con il canto di due inni. La partecipazione di tutta la comunità è stata veramente
buona dato il tempo minaccioso. Un ringraziamento agli insegnanti che hanno organizzata la parte di recite. Peccato invece che la partecipazione al tradizionale
pranzo alla pensione Stella Alpina non
sia stata più nutrita. Le occasioni di incontro sono rare e non dimostriamo di
volerne approfittare. Il nostro spirito individualista e isolarionista rende difficile
ogni iniziativa comune ed è una testimonianza negativa che viene cosi data. Ringraziamo comunque la Fam. Tron che gentilmente ha accettato anche qnest’anno di
prepararci questo incontro. La sera i giovani hanno offerto una rappresentazione
—____________________________________________
nella sala del Reynaud e la corale ha cantato alcuni cori. Sono state recite la commedia di V. Calvino « Merenda sull’erba »
ed il breve atto unico di A. Meille « Sono
tornati »; seguiva la farsa accolta con
gioiosa allegria. Un bravo ai nostri attori
che hanno egregiamente lavorato impegnandosi con molto zelo. La serata sarà
ripetuta al principio di marzo per permettere a coloro che il maltempo ha trattenuto a casa di partecipare alla rappresentazione egualmente.
RODORETTO
Il tempo che si era mantenuto splendido
durante alcuni giorni si è improvvisamente guastato nella notte precedente il XVII
Febbraio, così che fin dal mattino di quel
giorno la neve ha ripreso a cadere copiosamente senza tuttavia pregiudicare lo svolgimento delle varie manifestazioni della
festa che anche quest’anno si è svolta nel
solito clima di entusiasmo e di gioia con
la partecipazione compatta dei piccoli e
dei grandi al culto commemorativo nel
tempio.
Sono stati accesi la vigilia i tradizionali
« falò » numerosi e belli nonostante la difficoltà di trovare il combustibile a causa
della molta neve. La mattina del XVII il
corteo, guidato dal tamburino, riuniva gli
scolari con (occarde e bandiere ed i mem
bri di Chiesa dei vari villaggi del nostro
vallone, quindi si muoveva per incontrare
a valle del Capoluogo di Rodoretto gli scolari ed i membri dei quartieri di Fontane
e della Gardiola che, nonostante la neve,
salivano gioiosamente verso il Tempio, dove, in presenza d’un pubblico d’eccezione,
ebbe luogo il culto di ringraziamento e di
rinnovato impegno cristiano, durante il
quale la Corale diretta dall’insegnante sig.
Tron ba eseguito due inni di circostanza.
Quindi i bambini delle varie scuole hanno presentato un ricco ed applaudito programma di dialoghi, poesie e scenette, preparati con cura e con amore dalla Signora
Elena Breuza di Fontane e dall’insegnante
di Rodoretto Signor Enzo Tron, ai quali
va il nostro ringraziamento per la loro
collaborazione.
Il pranzo fraterno che seguì, organizzato
anche quest’anno da alcuni volonterosi nell’aula scolastica di Campo Clot, si è svolto
in un’atmosfera serena, raggruppando una
ventina di membri di chiesa che hanno
goduto per tutto il pomeriggio di una simpatica comunione fraterna. Un ringraziamento particolare ai coniugi Alma ed Augusto Tron che, oltre ad aver organizzato
e diretto i lavori, hanno ottimamente preparato e servito il pranzo in collaborazione
con la Signora Tron Riceli Irene.
Una bella giornata cbe ha lasciato nel
cuore di tutti un buon ricordo insieme all’invito a perseverare nella fede.
Il Moderatore a Villasecca
per il XVII Febbraio
Reduce da un viaggio in Italia Meridionale, il Moderatojfe ha trascorso il 17
febbraio alle Valli, jBella Chiesa di Villasecca.
La neve cbe, in quel momento, scendeva fittissima, non ha impedito al corteo
di inerpicarsi per la stradina che dai Chiotti sale a Villasecca nel cui storico tempio
si celebra la « festa » del 17, come non
aveva impedito ai Membri di quel quartiere di adornare l’ingresso al villaggio
con scritte di benvenuto e di preparare
l’albero sulla piazza della Chiesa.
L’albero del 17 — che è prohabilmente
un ricordo dell’albero della libertà innalzato anche nelle nostre Valli ai tempi della occupazione napoleonica — è una caratteristica credo unica di Villaseccà. Esso
è costituito dalla punta dell’abete natalizio montato questa volta all’aperto, sulla
fontana del villaggio e riccamente adornaùf rose artificiali ’la cui confezione è
specialità e prerogativa delle Sorelle di
quel quartiere. >5*,,
Quest’anno le rose* multicolori, sotto al
manto crescente di neve, avevano un sapore ed una caratteristica particolare, quasi un segno di questo nostro popolo a cui
Dio ha concesso di portare fiori e frutti anche nelle condizioni più avverse.
I vecchi banchi e la galleria del tempio
di Villasecca erano gremiti da fratelli e
sorelle venuti dai più lontani quartieri
nonostante la nevicata e la scomodità delle strade con neve fresca' ricoprente in
molti punti uno spesso strato di ghiaccio.
Dopo la lettura della Bibbia fatta dal
Pastore della Parrocchia, il Moderatore ha
pronunziato un’allocuzione di cui riportiamo in altra parte del giornale le parti
fondamentali ed in cui ha richiamato tutti
alla vocazione che nasce dalle benedizioni
che Iddio ha conces^ alla nostra Chiesa
alla quale ha ora dato di vivere nella libertà e nella pace: vocazione di fedeltà
alla Parola di Dio e ,di « resistenza » alle
seduzioni che ci assalgono, vocazione di
fraternità e di responsabilità verso tutti i
Fratelli vicini e lontani della nostra Chiesa Valdese.
Dopo il messaggio del Moderatore, bambini di ogni quartiere si sono alternati sul
palco per presentare dialoghi e poesie di
occasione con cui hanno manifestato la
gioia e la riconoscenza per le benedizioni
che il Signore della Chiesa ha concesse al
nostro popolo valdese.
Ha fatto seguito la tradizionale distribuzione di « merendine » per dar forza ai
nostri ragazzi sulla ripida via del ritorno
e che il Moderatore ha voluto quest’anno
arricchire con un dono speciale, e poi, sulla via del ritorno ai Chiotti, abbiamo potuto constatare come il soggiorno romano
non ha diminuito la passione e le doti alpinistiche del Pastore Roslan!
II pranzo, cui erano iscritte 70 persone,
era stato, come sempre, preparato da
Membri del Concistoro e Signore che hanno anche quest’anno tenuta alta questa
simpatica tradizione con un pranzo squisito in un ambiente fraterno.
Nel messaggio che il Moderatore ha dato
al levar delle mense ci sono state presentate le impressioni di una visita nella zona « valdese » della Calabria (Guardia
Piemontese, S. Sisto dei Valdesi) dove la
fede è stata estinta con la violenza delle
armi, ma pure persistono delle tradizioni,
dei nomi di famiglia (chissà se i Guglielmetti di Guardia Piemontese provengono
dal vallone di Faetto?) ed un rispetto evidente per il nome di Valdese ricordato
ancora nel nome di piazza e di strade oggigiorno.
Molto interesse ha anche destato la situazione della Comunità di F’erentino,
ancora sprovvista di un locale di culto per
il quale si è voluta offrire la colletta fatta
al pranzo e che ha raggiunto la somma
di L. 10.000.
E poi: cantici e canti francesi ed italiani che si sono prolungali fino alla partenza del Moderatore e dopo ancora, fino
al cader della notte; quando l’ora ormai
tarda ha sospinto tutti verso le proprie
case.
Dal messaggio
del Moderatore
{Riproduciamo qui le parti essenziali
del messaggio registrato al magnetofono).
Il Moderatore esordisce parlando del
suo recente viaggio in Sicilia e della sua
gioia di essere alle Valli ed in occasione
di una bella nevicata.
Dopo aver ricordato il primo 17 febbraio 1848 egli continua dicendo : « Da
allora sono passati 112 anni e molte cose
sono cambiate nei nostri villaggi e nelle
nostre città, nel modo di vestire della
gente; ma ci sono anche delle cose che
non sono cambiate: rimangono in piedi
dei muri e delle case che esistevano già;
c’è una chiesa qui a Villasecca che esisteva allora ed è aperta ancora oggi e ci sono
dei gióvani, dei bambini, degli uomini e
delle donne, come allora. Non sono gli
stessi di allora, ma sempre delle persone
che Dio lascia per un certo tempo sulla
terra e che chiama alla conoscenza di Gesù Cristo, perchè lo amino ed imparino a
seguirlo...
Resistere
Quello che Dio vuole prima di tutto
non è che celebriamo il 17 Febbraio come
l’unica cosa veramente degna di essere
celebrata e ricordata ; lo ricordiamo con
gioia, oggi, ma il 17 Febbraio non è tutto
e bisogna saper guardare al di là di esso,
a quella Parola di Dio che i npstri padri
hanno saputo amare e conservare anche
in mezzo a gravi difficoltà ed alla persecuzione, talvolta anche a prezzo del martirio.
I nostri padri non erano dei santi: avevano i loro difetti, le loro miserie umane
ed i loro peccati, eppure hanno saputo
rimanere fermi e quando una Chiesa o
una famiglia sanno rimanere fermi, sanno
resistere per mantenersi fedeli alla Parola
di Dio, Egli li benedice sempre, anche se
per questa fedeltà occorre soffrire come
hanno sofferto i nostri padri...
Queste sofferenze sono ormai molto lon
Il XVll Febbraio
a Firenze
Quella data storica Valdese è stata, quest’anno, ricordata solennemente.
11 giorno 17 vi è stato un cullo nel tempio di Via Micheli, con un concorso incoraggiante, stante che, molti operai e studenti avevano chiesto il permesso onde
assistere al culto, diretto dal Pastore Carlo Gay, il quale, con appropriate parole,
fece rivivere nei presenti il valore di questa data.
Onde la comunità possa partecipare tutta, e come di consueto, la Domenica successiva, 21 corr., vi è stato un culto con
un numeroso concorso di fedeli, oltre 250,
ed il pastore Alberto Ricca, con un poderoso sermone, prendendo a testo il detto
biblico della semina e raccolta del grano,
ha rievocato il passato dei Valdesi e la
loro fede' incrollabile.
Con leggero spirito polemico ba fatto
raffronto fra la pura fede dei seguaci di
Cristo e il fasto della Chiesa di Roma,
nonché la speranza riposta nell’ecumenismo che già ha raggruppato quasi tutte
le varie denominazioni protestanti, e l’augurio che possano unirsi tutte le Chiese
Cristiane.
Il culto è stato seguito dalla Santa Cena,
a cui tutti presero parte.
La sera, nei locali di Via Manzoni, una
modesta agape faceva ritrovarsi un centinaio di parrocchiani, ed il pranzetto servito mollo bene dalle giovani signorine
della comunità è stato molto simpatico, e
seguilo dalla esecuzione di un concertino
« Negro Spiritual » con accompagnamento
di chitarra, eseguito dai Signori Bob Jones
e Roberto Connel, americani e Direttori
deirislituto Comandi, dopo di cbe, gli
stessi ci dettero un film parlato sulle missioni cristiane in Cina.
I convenuti si ritirarono a mezzanotte
passata. Q.
lane da noi, sono il ricordo del 17 Febbraio, ma non dimenticate che questa data
ci parla anche di una benedizione che Dio
ha accordato al nostro popolo valdese dopo tanti secoli di difficoltà e di lotte per
poter confessare la propria fede. Una benedizione cbe ha arricchito il nostro popolo che può ora riunirsi per i suoi culti,
adorare Dio, festeggiarlo in piena libertà
e tranquillità.
Questa benedizione è anche stata il premio concesso alla resistenza ed alla fermezza dei nostri padri. Occorre sempre
saper resistere nella vita perchè se le lotte
di oggi sono diverse da quelle di allora,
esse non mancano e quel che minaccia la
nostra fede qualche volta è dentro di noi,
nella nostra vita, nella nostra casa, nel
nostro ambiente. E’ nel mondo in cui viviamo e nel quale dobbiamo saper resistere.
E’ inutile parlare di libertà e di festeggiarla se poi siamo schiavi della nostra
avarizia, o del nostro egoismo o della nostra pigrizia spirituale e passiamo dei mesi
senza più ricordarci che vi è una Chiesa
ed un Dio che ci chiama perchè lo adoriamo.
Se facciamo così abbiamo sì la libertà,
ma non ne godiamo perchè siamo schiavi
di noi stessi. Le coccarde, le bandiere, i
falò, il pranzo del 17 febbraio hanno il
loro valore, ma se poi la nostra Chiesa soffre e noi non sappiamo essere dei « resistenti » per l’onore di Dio e per conservare la fede nelle nostre famiglie, allora
non possiamo celebrare questo giorno come Dio vuole, con vera gioia e riconoscenza.
I valdesi
fuori delle Valli
« Voi siete qui in questa vecchia chiesa,
e nelle Valli c’è il culto al quale tutti partecipano; ma ci sono dei gruppi di Vaidesi in Italia che oggi non hanno nessun
culto, nessuna celebrazione particolare...
persone che hanno la vostra stessa fede,
ma che oggi non fanno quello che voi fate,
perchè non lo possono fare, perchè nelle
città o nelle campagne nel Mezzogiorno è
difficilissimo poter avere un giorno di permesso dal lavoro per questa ragione. Tutt’al più vi è una riunione alla sera.
Ma anche questi fratelli sentono che il
17 Febbraio ha qualche cosa da dire pure
a loro perchè quando la nostra Cliiesa ha
avuto la libertà di predicare l’Evangelo ha
capilo che esso doveva essere annunziato
non solo là dove i Valdesi andavano ad
abitare: a Torino, Milano, Genova, ma
anche dove non c’erano dei Valdesi; non
perché noi vogliamo metterci contro ai nostri fratelli cattolici, ma perchè vogliamo
che questo Vangelo di Gesù Cristo sia annunziato là dove esso non è conosciuto
affinchè susciti una risposta ed un impegno
per Gesù Cristo ».
Il Moderatore prosegue parlando di alcuni di questi nuovi gruppi, come quello
di Ferentino dove non vi è un locale di
culto, ma la stanza messa a disposizione da
un fratello è piena zeppa di Fratelli e Sorelle che affollano in più di cento il piccolo locale di venti metri quadri, cantando gli inni a memoria e ripetendo talora
a fior di labbra, parola per parola, le frasi del Pastore che annunzia l’Evangelo, e
citando alcuni esempi particolarmente indicativi come il fatto di quel Fratello di
Campobasso die fece 28 Em. a piedi, in
una notte di pioggia per poter ascoltare la
predicazione e pregare con i Fratelli.
« Noi qui alle Valli dobbiamo sentirci
uniti con questi gruppi anche se .sono diversi da noi per tante ragioni. E dobbiamo
sentire (die abbiamo una responsabilità
verso questi gruppi e queste giovani Chiese alle quali abbiamo annunziato l’Evangelo. Per essi noi dobbiamo rimanere fermi nella conoscenza di Dio e neH’adempimento della sua volontà, con un senso di
amore e di responsabilità verso coloro che
per la prima volta vengono alla conoscenza
dell’Evangelo.
Possiate dunque essere « resistenti » nel
buon combattimento della nostra fede, nel1 amore per la vostra Chiesa, fermi quando si tratta di fare qualche sacrificio per
il Signore ». Franco Davite
4
>icq
Novità alla Claudiana!
I BAMBINI
DI pR^QFipiiiTo , .;;9
- à(i^200j|.t.
AUGBOeNA (CapolDogoi
Xf'II Febbraio. In una cronaca speciale
è stato dato, sn queste colonne, il riassunto ' dei festeggiamenti del XVII in Angrogna Capolnogo. Ci limiteremo pertanto a
qualche cenno che completi il già detto.
Ed anzitutto, la improvvisa forte nevicata, che non ha intralciato lo svolgimento
del programma, ma ha impedito la ripresa cinematografica dei fatti salienti della
giornata.
Stavolta, il Tamburino è apparso in testa al corteo vestito di una splendida uniforme di tamburino del ’48. E’ lui che ha
dato il segnale delTattenti, davanti alla
modesta, ma significativa targa che abbiamo murato sulla piazza del Presbiterio,
intitolando la stessa al nome del Maggiore Pierre Odia, eroe del Rimpatrio, Comendabile e Sindaco di Angrogna. L’intitolazione all’eroe valdese ha suscitato unanimi consensi, sia per il fatto che una gloria valdese, civica e religiosa, viene così
ricordata alle nostre generazioni, sia perchè, nel nome degli Odin (che è quello di
una frazione della parrocchia del Serre)
viene così rinsaldata la fraternità tra le
due comunità, al di qua e al di là del
Vengie.
Nel Tempio, gremito come nelle grandi
occasioni, i bambini delle due parrocchie
hanno recitato un interessante e spesso originale programma di poesie. La Corale ha
cantato con senso d’arte un inno a 4 voci
miste. Il Pastore Raima, anche a nome
del collega past. Costabel, del Serre, ha
porto gli auguri e i voti degli amici lontani; indi ha tratteggiato le vicende della
famiglia Odin al tempo della « Débàcle »
e del Glorioso Rimpatrio. Ci consta che
i particolari di esse, che concernono nomi
e famiglie e località conosciutissimi, sono
stali accolti con vivissimo interesse da tutti i presenti. La storia Valdese è, prima
di esser la storia di fatti d’arme, la cronaca delle nostre famiglie, e tutte, in qualche modo, vi si possono specchiate, per
vicende liete o tristi, per mòniti salutari
0 per incoraggiamenti spirituali.
La tradizionale « brioche » ha concluso
la celebrazione cóllettiva. Alle 12,30, ben
85 commensali si riunivano nella Sala
grande, addobbata da gentili mani femminili, per il pranzo celebrativo. A coloro
sui quali la responsabilità dell’iniziativa
è ricaduta completa, inviamo il nostro fervido grazie’. Al levar delle mense, i soliti
brindisi: particolari ai giovani skiatori,
che questa stagione vede vincitori su tutti
1 campi dello sport provinciale; ai vegeti
vegliardi del Vallone, rappresentati dal signor Pietro Buffa, degli Odins, di anni 88
(bisognerà fare l’elenco dei nostri vecchi,
e proporre all’ammirazione dei più giovani la loro resistenza fisica, la loro espe
JiDvUft aUa Oauiliana! ...
VIRGILIO SOMMARI
PROFETI E PROFEZIE
DEI4ìA BIBBIA (L. 600)
rienza deUa vita, la loro fede!). IL rappresentante della lontana frazione del Pra
du Tour è pure intervenuto, e con alate
parole ha detto la sua soddisfazione. Per
ultimoi si,sono alternati i giovani nel canto di alcuni nostalgici inni popolari, ed il
Pastore ^Ralma nella lettura di alcune vecchie, dimenticate poesie Valdesi, da Alessio Mnston ad Emilio Tron e G. E. Melile.
Nel pomeriggio, mentre furoreggiava la
gara dèi giovanissimi al « superfoot » gremito di concorrenti, è stato visionato il
film « Dio ha bisogno degli uomini », che
come è noto, ha per protagonista Pierre
Fresnay, e soggettisti Pierre Rosi e A. Aurenche, una triade di protestanti che non
hanno certamente messo la loro fiaccola
sotto il moggio. La presentazione del film,
fatta dal Pastore, ha chiarito che tutto il
peso del premio cinematografico cattolico
al produttore, e i sofismi dei padri gesuiti
della « Civiltà cattolica », non hanno potuto impedire che la bella pellicola sia un
inno al sacerdozio universale, che è una
rivendicazione fondamentalmente riformata.
Infine, la serata è stata occupata da una
rappresentazione teatrale, a cura dell’Unione Giovanile dei Jourdans. E’ stato
rappresentato il lavoro di G. B. Priestley,
« Un ispettore in casa Birling », in tre
atti, che sotto l’apparenza del giallo poliziesco, ha celato un importante problema
di coscienza: se cioè la colpevolezza e re: sponsabilità morale deU’individuo dipendano o no, dalla pubblicità che le singole
azioni ricevono dagli avvéniménti^ In altri termini, se una famiglia benestante,
inaffondabile come era, nel 1912, inaffondabile il transatlantico « Titanic »L possa
-o no sottrarsi al giudizio della coscienza
morale con la motivazione d’essersi elegantemente sottratta al giudìzio del mondo.
La bella fatica dei giovani attóri è stata
coronata da applausi, anche a scena aperta (al bravo Giampiero Saccaggi). Ma, più
che un elogio formale, di circostanza, vogliamo dire che gli attori hanno veramente
fatto quel che potevano. Ne siamo loro
grati.
Ospite. 11 culto del 21 febbraio è stato
presieduto, in lingua francese, dal pastore
Emilio H. Ganz-Bert. Lo ringraziamo dì
cuore per il messaggio e vivamente aderente alle necessità nostre dell’ora.
Ringraziamento alle insegnanti. La comunità, che gode della collaborazione (in
materia di pedagogia infantile) di ben 5
maestre evangeliche, esprime la sua gratitudine alle insegnanti per il loro lavoro,
non piccolo, nella preparazione della festa
del XVII febbraio.
Finanze. Lentamente, ma sicuramente, la
comunità si avvia verso la fine dell’anno
amministrativo con versamenti rateali alla
Cassa Centrale. La nostra gratitudine ai
fratelli e sorelle che comprendono.
r. b.
SAN SECONDO
Due anni dopo
•••
— La nostra comunità, nel suo secondo
anno di vita ha dedicato una cura particolare alle celebrazioni del XVII Febbraio.
Esse infatti si sono svolte con rinnovato
entusiasmo in un’atmosfera di stretta e
gioiosa collaborazione da parte di tutte le
varie organizzazioni della Chiesa, dalla
Unione femminile che ha preparato l’ottimo pranzo, all’Unione dei giovani che
ha saputo assicurare un inappuntabile servizio sia al corteo che all’agape fraterna,
dalle valdesine in costume alla Corale che,
magistralmente diretta dalla signora Genre e dal signor Vicino, ha dato il suo apprezzato contributo al Culto col canto di
due inni di circostanza, dai bambini della
Scuola Domenicale che, malgrado la neve
abbondante, hanno preso parte al corteo
con la bandiera e con le loro voci festose,
a tutta la popolazione valdese che ha presenziato compatta alle varie manifestazioni.
Molti sono stati i falò accesi sulla collina la sera della vigilia. Mentre dal campanile del Tempio si innalzavano le note
solenni e maestose del « Giuro di Sìbaud »
i vividi bagliori dei fuochi accesi in segno
di gioia illuminavano le varie frazioni tra
l’entusiasmo dei presenti osannanti alla
libertà religiosa concessa ai Valdesi 112
anni or sono.
Il Culto di circostanza è stato presieduto dal pastore Genre, ed il pubblico che
gremiva il Tempio ha ascoltato con molta
attenzione il vibrante messaggio che richiamava il popolo valdese, il popolo della
Bibbia, alla responsabilità e alla dignità
di essere fedele a Dio come, durante le
persecuzioni, lo furono i suoi padri con
quella fermezza caratteristica della pura
roccia che non si muove per soffiar dei
venti.
Ospiti graditi all’agape commemorativa,
preparata in modo encomiabile nei locali
della Scuola Umberto I, il dottor Ros al
quale il pastore Genre rivolse un vivo
ringraziamento per aver la sera precedente
rievocato la data del XVII febbraio al
Consiglio Comunale di Pinerolo, il pastore
emerito Luigi Marauda ed il pastore Deodato con la sua gentile signora. I loro
messaggi furono molto apprezzati ed il
brindisi finale, recitato in rima da uno
dei presenti, disse tutta la gioia che era
nel cuore dei partecipanti.
La lieta riunione si protraeva fino a
tarda sera e si concludeva con una saporita cena rallegrata da canti e da cori.
Voglia il Signore benedire il messaggio
che abbiamo ascoltato al Culto di . questo
XVll Febbraio e ci aiuti affinché sappiamo
serbare sempre nei nostri cuori la riconoscenza e l’impegno per Cristo al quale solo
dobbiamo se siamo veramente liberi.
— La nostra filodrammatica ha portato
sulla scena della Scuola Umberto 1, la
brillante commedia di Caglieri dal titolo
« Lo smemorato ». E’ stato un vero successo ed il pubblico ha applaudito sovente a
scena aperta i bravi attori che hanno saputo recitare con impegno e serietà.
— L’Assemblea di Chiesa è convocata
per domenica 28 febbraio, subito dopo il
Culto. Sono all’ordine del giorno vari ed
importanti argomenti che già sono stati
pubblicati sulla circolare distribuita la settimana scorsa. 11 Consìglio di Chiesa ricorda ai membri elettori di non mancare
essendosi essi impegnati, con la domanda
volontaria, a partecipare attivamente alla
direzione della vita della Chiesa, d. g.
Un saluto fraterno
Un commosso e fraterno saluto, tramite
il pastore Enrico Geymet, invia ai Valdesi
d’Italia l’Unione dei Valdesi di Germania,
in occasione del XVII febbraio; il messaggio è firmato dal pastore L. Zeller, di
Schiinenberg, la parrocchia di Arnand.
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ROBA
— La s^a del 16 feWùraio nessuno
è mancato' all’appuntamóntó ' dei falò. Al
Centro i catecumeni avevano trascinato a
valle sulle slitte una gran quantità di rami
di pino, sicché la fiamanatè durata a lungo e, andando'cene a malincuore, abbiamo
lasciato un gran muctdiie: di brace che faceva scinljllare la neve tutt’attomo.
— Il 17 è stato festeggiato dai bambini
che hanno ascoltato con un certo raocoglìmento il racconto delle ! gesta di un loro
coetaneo, ai tempi deUè'persecuzionì. Dopo alcuni inni e dei giochi, è seguita una
ricca merenda e la distrihuzione dei pacchi offertici a suo tempo'; Ringraziamo chi
si è adoperato per la'ìriuscita dì questa
fest’ociola.
— Domenica 21 febbraio ha avuto luogo una semplice serata, ricreativa che ha
avuto un gran successó.» per la quale siamo grati a tutti i volenterosi che l’hanno
inaniata col loro entusiasmo,
— Si ricorda che il culto di Domenica
28 fd>braio avrà luogo in francese: portate gli innari adatti!
— La stessa domenica 28, alle ore 15,
avrà luogo l’Unione delle Madri alle Fucine.
— Sabato scorso, ore 14,30, si è
svolta una seduta deÙa Mutua Coltivatori
diretti, presieduta dafesegretario di zona,
doti. Casalis. Nel corso di questa seduta
si è trattato del tesseramento, delle assicurazioni speciali per.' i danni causati da
carri agricoli, o simili se di altri argomenti
riguardanti la categoiia. La « folla » era
presente in massa.
BOBBIO PELUCE
Mercoledì 10 febbraio è stato celebrato
il servizio funebre del nostro fratello
Grand Stefano deceduto alla frazione Bidone alla età di anni 81 dopo breve malattia.
Alla vedova ed ai parenti tutti ridiciamo la nostra fraterna simpatia cristiana in
quest’ora di lutto.
La sera del 16 febbraio, ai rintocchi della campana del tempio, venivano accesi
numerosi falò di gioia: alla diga Cromwell, a Sibaud, al Podio, alla Perlà.
La mattina del 17 febbraio, animosi fratelli hanno assicurato ' la viabilità anche
nelle frazioni più lontane ed isolate; così
con vera gioia abbiamo visto confluire al
capoluogo, bambini dalle lontane borgatg
dell’Eyssart e dei Carbonieri. Naturalmente, data la neve che cadeva quanto mai
fitta, il corteo tradizionale non ha avuto
luogo; ma alle 10,30 il nostro tempio era
gremito di bambini ed adulti. Il Pastore
rivolgeva all’assemblea il messaggio della
Parola di Dio ispirandosi al capo VI del
Deuteronomio; indi, i bambini svolgevano
il loro nutrito programma di poesie, dialoghi, rondes e canti ed anche la loro è
stata per noi una vera e propria predicazione. La Corale eseguiva lodevolmente il
coro « Salve, o monti d’Israel » e l’inno
(c Oui, je bénirai Dieu tout le temps de ma
vie ». Seguiva la distribuzione dei pacchidono a tutti i bimbi della Chiesa.
Verso le 13 circa ha avuto luogo l’agape
tradizionale nella ex-sala Unionista. Circa
un’ottantina i partecipanti tra cui abbiamo
notato il nostro Sindaco, il Pastore G. Beriinatti che con simpatico pensiero aveva
voluto trascorrere con noi la giornata, il
doti. Conconrde, il Maresciallo della G.
di Finanza, il Brigadiere della G. Forestale. 11 parroco Don Barotto, con una gentile lettera, si scusava di non poter partecipare alla nostra agape augurando a noi
tutti una lieta giornata. Abbiamo pure notalo alcuni nostri giovani militari ed alcuni Bobbiesi residenti normalmente lontano da Bobbio che avevano voluto associarsi a noi per la celebrazione del 17 febbraio. Ottimo ed abbondante il pranzo
preparato dai signori Magbit. Al levar delle mense, dopo una breve allocuzione del
Pastore prendevano la parola il Sindaco
cav. Giovanni Bonjour, il Pastore Bertinatti ed il Maestro Giovanni Baridon. Veniva, per iniziativa del Maresciallo della
Finanza, indetta, sia pure con dolce violenza (!) una colletta per l’acquisto di un
proiettore di filmine ad uso delle scuole di
Bobbio ed in poco tempo veniva raggiunta
la somma di 28.000 lire. In seguito un nutrito coro di cantori improvvisati trascorreva alcune ore cantando i canti della piccola atria valdese. La sera davanti ad un
buon pubblico, i giovani della UGV del
Centro sotto l’esperta regia del Maestro
Baridon ci davano una ottima recita di
Renzo Peroni : « Valanghe » recitata con
vera perizia; essa riscuoteva gli applausi
nutriti dei convenuti. La Corale eseguiva
nel corso della serata tre cori vivamente
apprezzati.
Vogliamo, terminando, ringraziare vivamente tutti coloro che lianno in vario modo contribuito alla buona riuscita della nostra festa: il gruppetto dei giovani e delle
giovani dell’Unione che hanno preparato
il locale ed assicurato l’ottimo servizio al
pranzo; il sig. e la sig.ra Magliit, le Insegnanti che hanno così bene preparalo i
bambini, gli attori e le attrici dell’UGV
del Centro, la Corale per la sua partecipazione volonterosa, e tutti coloro che,
con le loro offerte, ci hanno permesso di
dare a tutti i bambini della Chiesa un
pacchetto ben fornito.
11 17 febbraio è ormai trascorso; ma rimane il messaggio che questa annuale ricorrenza sempre di nuovo ci propone:
l’annunzio che Dio nella sua grazia è stato sempre fedele alla nostra piccola Chiesa. Egli ci domanda di essere a nostra volta fedeli e consacrali a Lui che è il nostro unico Signore e Rendentore in Gesù
Cristo. e. a.
avvisi sanitari
Rosa Forneron
ved. Cougn
che il Signore ha richiamato a sè il
22 febbraio 1960, all’età di 78 anni
esprimono la loro riconoscenza a quanti hanno partecipato al loro dolore,
e particolarmente alla Direttrice, alle Suore ed al personale della Casa
delle Diaconesse e deH’Ospedale Valdese, ai Pastori ed al Dott. Giancarlo
De Bettind, il quale l’ha curata amorevolmente per lunghi anni.
« La mìa grazia ti basta »
(2 Corinzi 12: 9)
Torre Pellice. 22 febbraio 1960
Affranti dal dolore ma sorretti dalla volontà di Dio la mamma ed il
papà, la moglie Balmas Clementina:
i figli Renata, Piero e Paola, l’affezionato nipote Renzo, la madrina Maria
Tourn ed i familiari tutti del compianto
Emilio Geymonat
di anni 49
profondamente commossi dalla grande dimostrazione di stima e di affetto tributata al loro caro Estinto, nell’impossibilità di farlo personalmente, ringraziamo quanti hanno voluto
prendere parte al loro immenso do
lore.
Un particolare ringraziamento ai
Pastori: Deodato, Genre e Jahier.
« Beato l’uomo che sostiene la
prova perchè riceverà la corona della vita».
(S. Giacomo 1: 12)
Bricherasio (Gioietta) 22 febbraio ’60
Dottoressa
lotanda De CarD Valerio
Medico Chirurgo
Specialista
in malattie dei bambini
Psicologia e pedagogia
Consultazioni presso l'Ospedale
Valdese di Pomaretto
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