1
»
1 . if
ECO
DELLE Wil YÁLDESI
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 109 - Nam. 38 ABBQNAMENTI / L. 3.500 per l’interno Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 1 TORRE PELLICE - 22 Settembre 1972
Una copia Lire 90 I L. 4.500 per l’estero Cambio di indirizzo Lire 100 1 Amm.: Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre PeUiee - c.c.p. 2/33094
Cerimonia interconfessionale a Udine in occasione del congresso, eucaristico
L'ecumenismo da evitare
Con stupore e una certa costernazione abbiamo appreso dal quotidiano
cattolico « Avvenire » che il 16 settembre scorso a Udine, dove si stava svolgendo il 18“ congresso eucaristico nazionale con la partecipazione — proprio quel giorno e per quel giorno solo — del pontefice romano Paolo VI,
ha avuto luogo nel duomo della città
una « celebrazione ecumenica » con i
« fratelli separati » presieduta dal cardinale Giovanni Willebrands, presidente del Segretariato vaticano per l’unione dei cristiani. I « fratelli separati »
erano un gruppo di pastori e di fratelli di diverse comunità evangeliche del
Veneto e alcuni rappresentanti ortodossi tra i quali l’archimandrita Timoteos della chiesa ortodossa greca di
Trieste, che ha recato il saluto e l’augurio del patriarca Demetrio.
La cerimonia è consistita in due discorsi, uno del card. Willebrands, l’altro di mons. Abiondi, e nella cosiddetta « celebrazione della Parola » ormai
consueta in questo genere di incontri:
si tratta della lettura di alcuni passi
della Bibbia intercalati da preghiere
« per la purificazione della chiesa ».
Questa parte della cerimonia è stata
svolta da alcuni « fratelli separati »,
come vuole il rituale ecumenico d’uso.
Il discorso del card. Willebrands è
stato un richiamo — ampiamente scontato data la posizione che egli occupa
— alla lealtà confessionale e alla pazienza ecumenica: nei rapporti interconfessionali non bisogna cedere al desiderio di bruciare le tappe; i progressi compiuti ignorando o scavalcando
le differenze dottrinali tuttora esistenti (ad esempio nella dottrina della eucaristia) sono progressi illusori; solo
apparentemente accelerano la marcia
verso l’unità, in effetti la ritardano;
finché è diverso il nostro modo di intendere reucaristia, non la possiamo
purtroppo celebrare insieme. Tutte cose giuste, ma che ci lasciano al punto
di prima.
Mons. Abiondi, vice-presidente della
commissione per Tecumenismo della
Conferenza Episcopale Italiana, ha
parlato sulla situazione ecumenica in
Italia descrivendone gli sviluppi recenti ed esprimendo l’esigenza di incrementare 1’« educazione ecumenica di
base » a livello parrocchiale. Egli ha
poi commentato in questi termini la
presenza di evangelici e ortodossi alla
cerimonia ecumenica di Udine in occasione del congresso eucaristico: « Mi
pare che la presenza di fratelli non
cattolici fra noi, in questi giorni di fede che la Chiesa in Italia vive qui a
Udine, abbia anche questo particolare
significato ecumenico: è una presenza
che ci dice come l’impegno ecumenico
di ogni Chiesa stia innanzitutto nella
sua profonda vitalità interiore... ».
Ora è appunto sulTipotetico « significato ecumenico » della presenza protestante a una funzione liturgica come
quella avvenuta a Udine in occasione
del congresso eucaristico, che vorremmo fare un paio di osservazioni.
1. - Da sempre i congressi eucaristici sono una manifestazione caratteristica della fede e della pietà cattolica, nel senso strettamente confessionale del termine. In proposito, il quotidiano citato all’inizio, tracciando una
panoramica storica dei congressi eucaristici italiani dal primo tenuto a
Milano nel 1895 all’ultimo svoltosi a
Udine la settimana scorsa, ricordava
un fatto sintomatico, e cioè che l’undicesimo congresso ebbe luogo nel
1933 a Teramo, « che si pensava insidiata da una massiccia propaganda
protestante ». I congressi eucaristici
— compreso quello ultimo di Udine —
sono sempre serviti a riaffermare la
dottrina eucaristica cattolica e a rianimare la devozione popolare verso il
« Cristo Eucaristia »: non sono quindi
occasioni e strumenti di riforma ma
solo di conferma delle posizioni cattoliche tradizionali. È significativo, al riguardo, che Paolo VI, difensore a oltranza della dottrina cattolica tradizionale sulla eucaristia (si pensi all’enciclica Mysterium fideU), sia stato il primo pontefice ad aver partecipato personalmente ai due congressi eucaristici svoltisi in Italia durante il suo pontificato: quello di Pisa del 1965 e quello di Udine dei giorni scorsi. A Udine,
come è logico. Paolo VI ha parlato dell’eucaristia nei termini della più rigida
ortodossia romana. Ecco qualche
esempio: « Siamo venuti per adorare
questo mistero eucaristico »; il corpo
« personale e reale » di Cristo è « contenuto » nei segni del pane e del vino,
« per raffigurare e perpetuare il suo
sacrificio salvifico »; nell’eucaristia Cri
sto è « sacerdote, vittima e cibo della
sua mensa sacrificale »; « abbiamo adorato il Cristo Eucaristia, fonte e centro
della vita della Chiesa ». Come si vede,
si tratta della dottrina cattolica classica, formulata dal Concilio di Trento
(contro le posizioni dei Riformatori)
e non sostanzialmente modificata dal
Concilio Vaticano IL Del resto, prima
di giungere a Udine, Paolo VI aveva
sostato brevemente a Venezia e nella
Basilica di S. Marco aveva pronunciato un discorso tutto imperniato sulla
« importanza della tradizione » e sul
dovere di « custodire il buon deposito », cioè, secondo il papa, « il contenuto immutabile della dottrina religiosa e morale della fede cattolica ».
Ci chiediamo: In un simile contesto
dottrinale, inevitabile in un congresso
eucaristico come quello di Udine e gli
Comunicato
VACANZA DELLA CHIESA
DI S. SECONDO
La Tavola Valdese, constatato che il pastore Arnaldo Genre
compirà il quattordicennio di
ministero nella Chiesa di S. Secondo il 30 settembre 1973, visti
gU art. 21 e 22 dei RR.OO., visti
gli art. 18 e 66 degli atti del Sinodo 1971, agosto, proclama la
vacanza della Chiesa di S. Secondo in data 1“ ottobre 1972.
VACANZA DELLA CHIESA
DI MILANO
La Tavola Valdese, in seguito
alla nomina del pastòrè Aldo
Sbaffi a Moderatore, proclama
la vacanza della Chiesa di Milano in data h> ottobre 1972.
La designazione dei pastori
dovrà essere fatta entro il 31
marzo 1973 a norma degli articoli 17, 18, 19, 20, 28, 29 dei RR.
OO.
Per la Tavola Valdese
Aldo Sbaffi
Moderatore
altri che lo hanno preceduto, che senso ha un incontro interconfessionale a
carattere prevalentemente liturgico e
presieduto da un cardinale? Mons.
Abiondi ha ravvisato « un particolare
significato ecumenico » nella presenza
a Udine di fratelli non cattolici: ma
non sarebbe stata ecumenicamente assai più significativa la loro assenza?
Non possiamo dimenticare che sussistono tuttora, nella dottrina cattolica
ufficiale ribadita anche a Udine, i motivi di fondo che indussero i Riformatori del XVI secolo a segnalare — con
una lucidità teologica e una sensibilità
spirituale che sembrano purtroppo
svanite — il carattere idolatrico ad
esempio della adorazione del « Cristo
Eucaristia » di cui ha parlato Paolo
sesto.
Per il suo carattere marcatamente e
volutamente confessionale, un congresso eucaristico non costituisce un contesto appropriato per incontri ecumenici
proficui ed accettabili dal punto di vista evangelico. A meno che ci si vada
a discutere, e non a « celebrare »: ma
discutere vuol dire parlare e non solo
ascoltare (per di più un cardinale),
parlare e non solo leggere (sia pure la
Bibbia), parlare da protestanti sull’eucaristia e non arricchire e completare
« ecumenicamente » il quadro liturgico
di un congresso eucaristico cattolico.
Ora è chiaro, e va sottolineato contro
ogni possibile strumentalizzazione, che
i nostri fratelli non sono andati al congresso eucaristico ma a un incontro
interconfessionale indetto in occasione
del congresso. Questa distinzione può
parere gesuitica ma non lo è: essa va
mantenuta. Resta però il fatto che a
una cerimonia « ecumenica » come
quella di Udine, situata più o meno
apertamente nel contesto di un congresso eucaristico cattolico e impostata in modo da ridurre i « fratelli separati » al rango di comparse liturgiche,
un protestante, a nostro avviso, non
ci va.
2. - Che l’orizzonte ecumenico del
congresso di Udine fosse alquanto limitato, per non dire del tutto chiuso,
era prevedibile e comunque è emerso
chiaramente dal discorso pronunciato
dal pontefice nel corso della messa all’aperto. Dopo aver insistito suU’importanza e sul valore della chiesa locale
(in termini, talvolta, discutibili: « il
proprio campanile dev’essere preferito come il più bello di tutti »), e dopo
aver sottolineato l’esigenza che l’unità
eucaristica a livello' locale si dilati in
una effettiva unità di fede e di vita.
Paolo VI ha parlato dell’unità della
Chiesa universale ’ dichiarando che
« anche su questo punto » bisogna cominciare « da una riaffermata coscienza della comunione con la Chiesa universale, e con la Chiesa che le sta alla
base e al centro, per volere di Cristo,
la Chiesa di Pietro, la Chiesa romana.
Non parliamo per nostro orgoglio o
per nostro egoistico vantaggio. Servo
dei servi di Dio, investito della funzione pastorale di tutto il gregge di Cristo, noi parliamo per il nostro dovere
e il vostro onore...; parliamo per il vantaggio delle Chiese locali, per le quali
sarebbe tristissima sorte... cedere alla
tentazione del separatismo, dell’autosufficienza, del pluralismo arbitrario,
dello scisma... ». II discorso è chiaro e
fin troppo noto. Uniti sì, ma col papa
e intorno al papa. Una volta bisognava
sottomettersi al papa, ora basta mettersi intorno a lui: ci si sottomette
mettendosi intorno. La Chiesa romana
sta, secondo il pontéfice, « alla base e
al centro » della cornunione della Chiesa universale, cioè della comunione
ecumenica. Noi credevamo, e ancora
crediamo, che alla base e al centro
della comunione ecumenica ci sia Gesù Cristo, e non la phiesa romana. .Ma
la pretesa di Roma è; sempre la stessa:
essere « alla base 4' al centro » della
cristianità. È una pretesa sostanzialmente anti-ecumerii^, che possiamo
soltanto respingere,Lnon certo discutere. W'
È chiaro che per S papa e per l’ecumenismo vaticano^: il‘‘protestantesimo
deve diventare una voce nel grande
coro cattolico: la voce sia pure protestante ma il coro dev’essere cattolico.
Accettando di partecipare a cerimonie
come quelle di Udine si accede, volenti
o nolenti, a questa concezione delTecumenismo, che invece occorre rifiutare
e combattere.
Dobbiamo concludere. A nostro avviso è ormai giunto il momento di rivedere la nostra prassi ecumenica. Basta con le assemblee solenni, le liturgie, le cerimonie presiedute da cardinali. Basta con gli incontri in cui i
protestanti svolgono il ruolo di comparse liturgiche o poco più, e in cui la
Parola è ridotta anch’essa a elemento
liturgico. Basta con queste ambigue
« celebrazioni della Parola » che sono
in realtà celebrazioni della Chiesa (cattolica). Incontriamoci tra credenti, a
livello di comunità, per un ecumenismo senza gerarchie e senza incenso;
incontriamoci con i cattolici dissidenti, con i gruppi ecclesiali e di base,
con tutti i cattolici e gli evangelici che
non mettono avanti se stessi o la loro
chiesa, che non accampano pretese e
non rivendicano primati, ma che desiderano associarsi nella fraternità e
nella speranza, per un confronto aperto, libero e fiducioso, in vista della riforma di tutte le chiese secondo
l’Evangelo.
VIOLENZA
Un messaggio della Mesa Vaidense rioplatense alle
chiese valdesi sudamericane, che possiamo utilmente
meditare anche in Europa
Nei giorni scorsi il problema della
violenza si è fatto a noi più vicino, incombente, forse in senso psicologico
anche più che geografico. È un motivo di più che ci lega ai fratelli delle
chiese valdesi sudamericane e al loro
travaglio, cui il Sinodo Valdese europeo è stato particolarmente sensibile.
Ci sembra opportuno riportare il messaggio che la Mesa (Tavola) Vaidense
rioplatense ha rivolto recentemente alle chiese valdesi sudamericane, come
l’abbiamo letto sul « Mensajero Vaidense » del lo luglio scorso.
In questi momenti difficili e dolorosi attraversati dalle nostre nazioni
rioplatensi, sconvolte da varie forme
di violenza, alcune crudamente palesi, altre non sempre chiaramente percepibili, sentiamo la responsabilità,
come Mesa Vaidense Rioplatense, di
far partecipi i nostri fratelli di alcune riflessioni, in spirito di obbedienza
e di sottomissione al nostro Signore
Gesù Cristo.
Siamo coscienti, anzitutto, che la
violenza palese ha cause assai complesse, e non potremo capirla e superarla se non la mettiamo a confronto
con la violenza esercitata contro coloro che non hanno pane, non hanno
tetto, che muoiono di malattie che sarebbero curabili, e contro tutti coloro
che soffrono, vittime del disordine delle nostre società. La violenza genera
violenp,, è stato detto giustamente.
Assistiamo attualmente al rincrudire
di una inammissibile forma dì violenza, espressa attraverso atti di terrorismo e di assassinio attuati da gruppi di opposta ideologia.
In' mèzzo à' questo'pòpolo'cHè'*soffre e dispera, Dio ci ha posti come testimoni della speranza in Gesù Cristo,
e in questo momento, come in ogni altro della storia, procediamo sul cammino della vocazione al grande compito di proclamare fedelmente TEvangelo di Gesù Cristo.
Dato che questo compito è Tesercizic del discepolato deU’amore, ci rivolgiamo in particolare :
1) a coloro che seminano la menzogna e la calunnia a danno dei loro
llllllllllllllllllllllllllllllllllimilllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Il fascismo
e le autonomie locali
Sabato 23 e domenica 24 settembre la Regione autonoma della Valle d’Aosta e la Regione Lombardia hanno promosso e convocato
a Saint Vincent e a Chàtillon un Convegno
su « Il fascismo e le autonomie locali ». Il
tema sarà affrontato con particolare riguardo
alla politica di soffocamento delle espressioni
autonomistiche attuata dal fascismo in regioni come l’Alto Adige, la Venezia Giulia, la
VaUe d’Aosta, la Sardegna e la Sicilia e alla
compressione delle minoranze etnico-linguistiche e religiose. L’invito è stato largamente .rivolto all’ambiente evangelico, valdese in particolare; fra i relatori, il prof. Giorgio Peyronel.
stessi fratelli — esortandoli a riflettere sul contenuto defl’Evangelo che ci
spinge a una vita espressa nell’amore
per il prossimo che si trova in maggiore necessità;
2) a coloro che predicano la vendetta rifacendosi all’« occhio per occhio, dente per dente » — invitandoli
ad ascoltare questa parola di Gesù:
« Amate i vostri nemici ; benedite quelli che vi maledicono; fate del bene a
quelli che vi odiano e pregate per
queUi che vi oltraggiano e vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli » ;
3) agli intolleranti che incitano a
odiare coloro che la pensano diversa^
mente — chiamandoli a dare una testimonianza di larghezza dTdee e di
maturità mentale, che permetta un
dialogo sereno, franco e rispettoso;
4) a coloro che fomentando le divisioni e coltivando l’odio tendono ad
annientare il prossimo — esortandoli
a ricevere e a vivere l’Evangelo della
riconciliazione in Cristo, che è per
tutti gli uomini, senza esclusione ;
5) a coloro che pensano di ottenere la pace con la guerra — chiamandoli a meditare sul senso della pace
di Gesù Cristo e sulla sua relazione
ìntima con la giustizia e con l’amore;
6) a coloro che restano indifferenti, pretendendosi liberi da colpe di
fronte alla situazione attuale del nostro mondo — richiamandoR alla Parola che ci dichiara il giudìzio universale dì Dio, ci chiama a ravvedimento
e ci annuncia il perdono e le promesse del Regno eterno.
In faccia alla sfida rivoltaci dal mommto storico che viviamo. Invitiamo
i nostri fratelli a pregare, a riflettere
e ad agire in comunione e in ubbidienza a Gesù Cristo, « perché nel nome di Gesù sì pieghi ogni ginocchio
nei cieli, sùUa terra e sotto la terra e
ogni lingua confessi che Gesù Cristo
è il Signore, alla gloria di Dio Padre ».
LA MESA VALDENSE
La Mesa Vaidense eletta dalla sessione rioplatense (marzo 1972) del Sinodo Valdese è costituita dal past. Delmo Rostan, moderador, past. David
Baret, vicemoderador, dott. Mario Baridon, prof. Marcelo Dalmas, dott. Fernando Dalmas, membri.
A pag. 5, leggere il « Notiziario rioplatense » curato da Afa Soggin.
Nel prossimo numero pubblicheremo uno scritto del past. Carlos Deimonte, di Colonia Iris (Argentina), il
quale ci ha inviato le sue impressioni
e considerazioni dopo aver partecipato — attivamente — alla sessione europea (agosto 1972) del nostro Sinodo.
Ci rallegriamo vivamente perché i
rapporti fra i due rami valdesi si vanno seriamente rinsaldando e vanno
acquistando contenuto non solo storico e di memoria, ma attuale, di compartecipazione; e pensiamo con gratitudine a coloro che, dai due lati dell’oceano, da parecchi anni si sono adoperati in vari modi a far procedere la
nostra Chiesa per questo cammino.
Pubblicata una raccolta di scritti di Primo Mazzolari
Perdersi: il solo guadagno
Primo Mazzolari non fu un riformatore, non fu un ribelle, non lanciò anatemi e non impugnò la spada. Non fu
neppure un Murri, né un Buonaiuti.
Da lui non è derivato alcun « ismo ».
« Un mazzolarismo non può esistere »,
ha scritto Giulio Vaggi, uno dei suoi
più fedeli (come chiamarli?) collaboratori. Il quale aggiunge per di più: « ed
è bene stroncarlo sul nascere ».
Primo Mazzolari fu e rimase tutta la
sua vita un curato, un parroco. Fu una
persona semplice, modesta. Ma ciò
ciò non sia detto per sminuirlo. A volte è più difficile rimanere modesti che
lasciarsi trascinare da un vento più
forte della propria forza, da eventi fortuiti che gonfiano ma non ingrandiscono
Primo Mazzolari rimase nella più
perfetta ortodossia cattolica, e non sta
a noi giudicarlo per questo. Noi possiamo dire che fu un cristiano secóndo il
Vangelo, perché al Vangelo sempre si
ispirò; né troviamo in lui quelle forme
di superstizione degenerative del cattolicesimo.
Era un uomo che osservava il mondo e lo raffrontava al messaggio evangelico. E quando aveva fatto questo, si
ricordava di essere un semplice parroco: « Il mozzo che sale dalla stiva per
riferire di strani rumori che egli avverte, e ne parla al proprio comandante, e poi ridiscende, non è né un disertore né un presuntuoso », ebbe a dire
di se stesso. Ma all’Italia di Mussolini
e alla Chiesa degli Spellmann non faceva piacere che il mozzo avvertisse
strani rumori. Perciò rischiò per un
momento il confino e il Minculpop sequestrò il suo libro Tempo di credere;
perciò incontrò sempre Tostilità delle
alte gerarchie ecclesiastiche. Ma egli
non era un uomo politico, non era un
ribelle alla Santa Madre Chiesa, p»erciò le persecuzioni furono piuttosto
lievi, piuttosto miti, non giunsero mai
alla condanna e alla sanzione. Ma forse che i colpi dati con guanti di velluto fanno meno male ad anime nobili
e sensibili?
Vi fu poi l’avventura di Adesso, un
caso unico nel giornalismo cattolico
preconciliare. Quel foglietto quindicinaie, al quale collaboravano giovani
laici dalle idee molto aperte, che precorrevano i tempi, era importimo, dava fastidio, forse proprio perché non
offriva motivo di facile condanna.
Adesso deve sospendere due volte le
pubblicazioni. Sopravvive al suo fondatore, ma di fronte alle reiterate difficoltà, nel 1962 « sceglie il silenzio ».
UN AUTENTICO SCRITTORE,
INCISIVO
Durante la sua vita di sacerdote e
di osservatore, che va in un arco di
tempo comprendente la prima guerra
mondiale (alla quale partecipa come
cappellano militare e nella quale perde
un fratello), la dittatura fascista e la
seconda guerra mondiale, Primo Mazzolari ha scritto moltissimo, pagine
edificanti e pagine che richiamano ì
cristiani al loro impegno. Ed egli si rivela un autentico scrittore, non uno
scrittore occasionale. La sua prosa è
Eros Vicari
(continua a pag. 2)
2
pag. 2
N. 38 — 22 settembre 1972
LA BIBBIA NON LETTA
!AV
L’ATTUALITÀ’ TEOLOGICA
“Per TédifcfiTie vedendo
Colui che è invisibile,,
ABACUC
Chi era costui? Dobbiamo purtroppo rispondere che non ne sappiamo
nulla. L’uomo scompare completamente dietro alla sua opera, la quale, anche se non è delle maggiori, è pur
sempre degna di nota. Come sempre
succede, quanto più un personaggio è
storicamente sconosciuto, tanto più la
leggenda se ne impadronisce per fiorirne il mistero. Molte e contrastanti
sono infatti le leggende ricamate attorno a questo personaggio misterioso: c’è chi lo ha identificato con la
« sentinella » di cui parla Isaia (Is.
21: 6), a causa dell’aflermazione del
versetto l» del cap. 2° (di Abacuc); c’è,
invece, chi ha anticipato la sua data
di nascita e lo ha identificato col figlio
della Sunamita, preannunciatole da
Eliseo (II Re 4: 16); e c’è chi, al contrario, lo ha fatto contemporaneo di
Daniele al quale, miracolosamente trasportato per via aerea, avrebbe recato
rifornimento di cibo nella fossa dei
leoni. Come si vede, anche solo a citare le leggende più note (non per questo più credibili) ci si rende conto di
quanto questo profeta abbia incuriosito la fantasia di molti. Persino intorno all’interpretazione del suo nóme,
gli studiosi non sono d’accordo, in
quanto, mentre gli uni dicono che significhi « abbraccio », altri lo fanno
derivare da un vocabolo assiro che indicherebbe un ortaggio...
Tra tante incertezze è però possibile stabilire, con una relativa sicurezza, l’epoca della sua opera o, almeno,
come spiegheremo, dei due primi capitoli del libretto che porta il suo nome.
Dalle profezie dei due primi capitoli risulta infatti che il maggiore, ed
imminente, pericolo per il regno di
Giuda era, in quel momento, la niinaccia di invasione dei Caldei, ossia
dei Babilonesi. Abbiaino già avuto occasione di ricordare, in una noterella
precedente, che tali avvenimenti risalgono agli ultimi anni del VII secolo
a. C., e che lo scontro definitivo, che
doveva metter fine al predominio Assiro, a favore del nascente impero Babilonese, fu la battaglia di Carchemish
(605 a. C.). Abacuc dovette quindi profetare poco prima di quella data, circa vent’anni dopo Sofonia.
I tre capitoli
Eccoci ora al libretto che si corfipone di due elementi distinti: I primi
due capitoli, come dalla soprascritta,
contengono 1’« Oracolo che il profeta
Abacuc ebbe per mezzo di una visione» (1: 1). Il terzo capitolo contiene,
invece, una preghiera in versi, ossia
un « salmo » scritto per essere affidato al « Capo dei musici » e per essere
cantato con l’accompagnamento di
« strumenti a corda » (3: 19 b.), come
tanti altri salmi che sono raccolti nel
salterio.
Sarà quindi opportuno esaminare
separatamente questi scritti così diversi.
Fermezza nella fede
Nel primo capitolo il profeta riceve,
in visione, l’avvertimento della prossima invasione dei Caldei « nazione
aspra e impetuosa, che percorre la terra quant'è larga, per impadronirsi di
dimore che non sono sue» (1: 6). 11
profeta non riesce a spiegarsi come
Dio possa permettere che una così
terribile punizione si abbatta sul suo
popolo. Ed ecco, al secondo capitolo
la risposta, che non sarà una spiegazione deH’angoscioso perché, ma una
esortazione a rimanere incrollabili nella fiducia in Dio, il quale si ergerà come vindice del Suo popolo. È a questo punto, al vers. 4, che troviamo le
parale che l’Apostolo Paolo ha più volte citato (Rom. 1: 17, Gal. 3: 11) e che
Lutero scelse come vessillo della Riforma: « Il giusto vivrà per la sua fede ». Bisogna riconoscere che, in Abacuc, questa affermazione non si ricollega tanto al concetto della « giustificazione per fede » del peccatore, quanto piuttosto alla certezza che il credente, il quale sta fermo nella sua fede, fondandola nella realtà invisibile
di Dio, vedrà la salvezza dell’Eterno
(vedi l’epistola agli Ebrei, cap. 11, a
illustrazione storica proprio di quel
versetto, che è citato poco prima al
cap. 10: 38).
Quasi a conferma anticipata di questa certezza, il cap. II, dal vers. 9 in
poi, termina con una serie di «Guai! »
di straordinaria efficacia anche letteraria, contro coloro che « edificano la
città col sangue, e la fondano sulla
iniquità » (2: 12) ossia contro ogni violenza ed ogni ingiustizia, da cui la violenza è mossa, e di cui gli usurpatori
dovranno rendere conto a Dio.
Inno al Signore che viene
La seconda parte del libretto, ossia
il capitolo terzo, è, come abbiamo detto, un « salmo » con relative indicazioni liturgiche, all’inizio ed alla fine. Gli
studiosi moderni lo attribuiscono ad
un’epoca posteriore, e quindi non più
ad Abacuc, in quanto in un commento rinvenuto recentemente tra i documenti del Qumran, presso il Mar Morto, questo salmo non è ricordato. Può
darsi, fino a conferma, o smentita, per
nuove eventuali scoperte, che sia così,
ma la quistione della data nulla toglie
alla sua bellezza, che è veramente eccezionale. Bisogna leggerlo tutto per
rendersene conto. Trattasi di versi,
densi di ispirazione, che inneggiano alla trionfale venuta del Signore in soccorso del suo popolo. L’Eterno è lodato perché « la sua gloria copre i cieli;
e la terra è piena della sua lode. Il suo
splendore è pari alla luce... » (3: 3-4).
Alla sua venuta gli empi tremeranno:
« i monti Ti vedono e tremano... il sole
e la luna si fermano nella loro dimora... (quando) TU esci per salvare il
tuo popolo, per liberare il tuo Unto »
(dai vers. 10-13).
Sia esso di Abacuc, o di un ’-»oeta
posteriore, che lo avrebbe aggiunto al
libro del profeta, perché concludesse
degnamente, con un inno di lode, la visione della grande liberazione, questo
salmo, che alcuni studiosi vogliono
fosse composto e cantato per la festa
della Pentecoste, è certamente degno
di stare accanto a molti bei salmi del
salterio ed è un peccato che, escluso
com’è dalla raccolta « ufficiale » dei
Salmi, rischi di passare inosservato.
Ernesto Ayassot
La singolarità cristiana
Un teologo cattolico dà, con intelligenza e competenza, una valutazione globale
della teologia protestante moderna, che gli sembra minacciata da un pericolo;
esasperare la tensione fra fede cristiana e storia umana fino a romperne i legami
R. Maree, La singolarità cristiana. Strumenti per un lavoro teologico N. 9,
Jaca Book, 1972.
L’autore, teologo cattolico, si è occupato con molta intelligenza e competenza della teologia protestante moderna in una serie di saggi, fra cui si
segnala quello su Bultmann. In questo
breve volume egli mette a frutto queste letture dando una valutazione globale del pensiero protestante, e riflettendo, alla luce di questo esame critico, sulle forme di rinnovamento in atto nel cattolicesimo.
La teologia protestante sembra al
nostro autore minacciata da un pericolo: esasperare la tensione fra fede
cristiana e storia umana fino a romperne i legami. Dall'interpretazione della rivelazione data da Bultmann fino
alla teologia della speranza di Moltmann, tutti i teologi protestanti influenzati dalla tradizione luterana hanno insistito sul fatto che la parola di
Dio è un avvenimento del passato o
del futuro che riguarda bensì la storia
degli uomini ma che non diventa par
te della storia. Così facendo la fede rischia di diventare astratta, evanescente, una sorta di slancio del pensiero,
più che del cuore, verso una realtà assoluta, Dio o Cristo, ma fuori del
mondo.
La fede, dice invece il nostro autore,
ha un legame organico, un rapporto
organico con la storia umana. La fede
si vive, si realizza nel mondo della storia, perché siamo uomini ma soprattutto perché Cristo è stato uomo. Il
fatto che Dio abbia scelto, per rivelare la sua volontà e la sua parola, un
popolo molto preciso, Israele ed un
uomo molto concreto, Gesù di Nazaret, non è un caso, risponde ad una intenzione divina che non si deve sottovalutare: Dio è presente nella storia
deH’umanità.
« Ciò che fondamentalmente specifica il cristianesimo è il fatto che esso
definisce una fede essenzialmente fondata sulla storia, su una rivelazione
che non è solamente data nella storia,
ma che è storia essa stessa, una rivelazione che si dispiega nel tempo, che
Perdersi: il solo guadagno
, ( segue da pag. 1 )
piana ma incisiva, a volte di un acceso
•lirismo. Pensiamo aH’inizio descrittivo
di un suo racconto di Natale: « Una
Vigilia solita: la solita nebbia che il
freddo filigranava sui rami, sui fili della luce, sui baveri dei pastrani ». Ed
ecco il senso poetico della natura,
espresso in Zaccheo: « Ognuno ha un
suo ricordo legato a un albero. Potrei
raccontarvi la storia del mio cuore con
colori e stormir di foglie ». Ed ecco ancora la scarna incisività di alcuni pàssi, come in Della fede:
« Tempo di fede.
« Ma di quali strane fedi è pieno, oggi,
il mondo!
«Vi sono fedi provvisorie e paurose».
Il suo dire è intenso, il suo giudizio
penetrante, come in questo brano tratto da Della tolleranza:
« Il Signore Iddio crea gli uomini
uguali e dissimili »•
«L’uomo tollerante'li.-vede e li accetta come sono, come è bene che siano:
l’intollerante toglie loro l’uguaglianza
e li fa precisi, credendo di compensare con la seconda operazione il grave
ammanco causato con la prima ».
L’opera letteraria di Primo Mazzolari è sparsa in libri, opuscoli, riviste e
giornali. La « Locusta » di Vicenza ha
curato la pubblicazione, in leggiadri
volumetti, di una ventina di suoi scritti. Uscì anche, nel 1964, per i tipi dell’editore Boria, una antologia, che raccoglieva anche articoli pubblicati su
« Adesso ».
UN’ANTOLOGIA,
QUASI UN BREVIARIO
Quest’anno, edita dal Gribaudi, è poi
uscita, a cura di Giovanni Barra, un
sacerdote che fu con Primo Mazzolari
tra i fondatori di « Adesso », una raccolta di suoi scritti, dal significativo
titolo: Perdersi: il solo guadagno. Come dichiara lo stesso editore, il volume vuole presentare in forma agile i
temi di fondo della spiritualità mazzolariana e vuole offrire alla meditazione, alla lettura spirituale, un repertorio di pagine brevi e vibranti che illuminino le nostre giornate.
Il libro è come un breviario, e quello che i francesi chiamano livre de
Quattrocentocinquanta anni fa
Lnlern pubblicava
la sua traduziune
del IVunvB Testamento
Nel corso del mese di settembre ricorre il 450“ anniversario della pubblicazione a Wittenberg, presso la tipografia di Melchior Lotter, della traduzione del Nuovo Testamento compiuta
da Lutero: era stato familiarmente
chiamato « il Nuovo Testamento di
settembre ». Soltanto 12 anni più tardi, nel 1534, fu pubblicata l’intera traduzione della Bibbia. « Il Testamento
di settembre », il libro più venduto e
più operante dell’epoca, era stato genialmente arricchito da illustrazioni di
Luca Cranach il Vecchio. La traduzione si basa sul testo originale greco
pubblicato nel 1516 da Erasmo. Anche
se oggi molte traduzioni moderne e
modernissime sembrano mettere nell’ombra quella di Lutero, essa è tuttavia all’origine della versione della Bibbia in tante lingue.
In occasione di questo giubileo è
stata coniata una medaglia commemorativa, a Vienna. Su di una faccia
si vede il fi'ontespizio del « Testamento di settembre », sull’altra le lettere
alfa e omega; sulTorlo di questa se
conda faccia si legge la parola biblica:
« Non cessavano di predicare l’Evangelo di Gesù Cristo », mentre suH’altra
questa frase di Lutero: « Bisogna essere certi che vi è un solo Evangelo ».
chevet, che non si legge in una tirata
sola, ma quando si®sente lo spirito ricettivo. Sono brani, non mai troppo
lunghi, disposti in ordine alfabetico in
base ai temi che trattano: l’amore, la
bontà, la carità, la fede, la giustizia, la
guerra, la libertà, la mòrte, la speranza, l’uomo, la verità, ecc. Lo si può leggere pagina dopo pagina, o si può cercare la voce che in un dato momento
ci interessa, come in tm dizionario dello spirito.
Una osservazione tuttavia vorrei fare all’ordinamento di questo libro: i
brani di scritti di Primo Mazzolari sono frammezzati a volte da brani di altri autori, alcuni anche protestanti. E
se alcuni brani si possono giustificare
per essere di suoi collaboratori che di
lui parlarono, come i passi tratti dal
numero speciale della rivista « Momento » del maggio 1967 dedicato a
Primo Mazzolari, mi riesce difficile trovare una valida spiègazione alla presenza di brani di Albert Camus, di Julien Green, di Dag Hammarskjtìld, di
André Gide, di Bertolt Brecht, di Fabrizio De André, di Voltaire, di Giuseppe Marotta, di Madelèine Delbrél, della
quale sono riportati numerosi brani;
come se il pensiero di Primo Mazzolari avesse bisogno dtl sostegno di autorevoli consentimenti.
Ma questa osservazione non vuole
togliere valore al volume. Il quale ci
permette di conoscere il pensiero religioso ed umano di Don Primo Mazzolari e ci offre una lettura edificante e
che ci fà meditare.
La parola amore, che qui nella raccolta ha il primo posto per ragioni alfabetiche, occupa in effetti il primo posto nel pensiero di Primo Mazzolari.
« L’essenziale è di amare », ha scritto
in Della tolleranza. Dall’amore nasce
la tolleranza, nasce tutto.
«IL PRIMO DOVERE DUOMO
È CERCARE LA VERITÀ’ »
L’ultima parola,, sempre per ragioni
alfabetiche, è verità. Ma la verità non
è forse l’approdo, il fine ultimo dell’uomo, il punto 'di arrivo, dopo aver cercato, con amore, con carità, con fede,
nella libertà, anche con rischio, ma
sempre con speranza? « Il primo dovere d’uomo è cercare. Cercare la verità ». Ma è la verità cristiana la verità
che fa liberi. E Primo Mazzolari vuol
conoscere anche il perché la verità fa
liberi: « La verità libera, non solo perché è verità, ma per la nianiera con
cui si fa strada ». Ma la verità non jjuò
essere, per un cristiano che il Vangèlo
impegna, un arido concetto; di fronte
alla verità il cristano non può rinianere un passivo spettatore che si bei nel
contemplarla.
L’impegno è verso il prossimo, verso i nostri simili; ma verso i diseredati, verso i poveri, verso coloro che
hanno bisogno, e non importa come li
vorremmo chiamare. « Poco iniporta
che l’impulso venga dalla giustizia o
dalla carità, purché uno si muova verso l’uomo che ha bisogno, lo chiami
cittadino, compagno o fratello ».
RIVOLUZIONE CRISTIANA
Primo Mazzolari non si può dire un
uomo di sinistra come non si può dire
■di destra. Egli è soltanto il parroco di
Bozzolo. Ma è un cristiano che soffre
per chi ha fame, è un cristiano che nutre amore e sente pietà per i poveri.
Egli non ha abbracciato mai alcuna
dottrina politica, economica, sociale,
ma è stato sempre dalla parte dei poveri. Molti diranno che il suo stare
dalla parte dei poveri è sterile, perché
l’interesse dei poveri è veder distrutte
le strutture della società nella quale
essi vivono. Ma ci si può chiedere se
coloro che affermano questo non pensino più alle strutture da distruggere
che ai poveri. Ad essi ben si addicono
le parole di Primo Mazzolari in La via
crucis del povero:
« Il povero non è una classe, ma la
umanità, e Gesù si è fatto povero per
essere con tutti, non con questi ad
esclusione di quelli..
« Non c’è dottrina più rivoluzionaria
di quella di 'Cristo: non ce n’è una meno classista o partigiana ».
Primo Mazzolari non fu un politico
« attivista », come suol dirsi, perché
non concepiva la politica come un mestiere ma come « un impegno della nostra sostanza di uomini che devono rispondere del proprio prossimo ». Sotto questo profilo, egli è un politico. V’è
un significato deteriore che la parola
« far della politica » ha preso, ma « tra
i peccati di omissione, ha scritto in
Rivoluzione cristiana, il rifiuto della
responsabilità politica non è certo uno
dei più lievi ».
UNO SCRITTORE POLITICO
Se usciamo dagli schemi che ci siamo creati, dal malinteso nel quale alcune dottrine politiche ci hanno cacciati, possiamo considerare a giusta
ragione don Primo Mazzolari anche
uno scrittore politico. E se non lo fosse stato non avrebbe dato tanto fastidio a certe gerarchie politiche e religiose. Lo stesso concetto di libertà, anche se muove da posizioni religiose,
finisce sempre per invadere anche il
campo politico. Neppure in nome del
Vangelo si può parlare di libertà in un
regime totalitario, sia esso di destra
come di sinistra.
Di fronte ai potenti della terra, che
seminano morte, di fronte ai Mussolini e agli Hitler di tutti i tempi, sta la
frase solenne e ammonitrice di don
Primo Mazzolari: « Chi sa allargare i
cimiteri non è onnipotente ». E questo
è bene un « far della politica ».
Ma dove sentiamo Primo Mazzolari
più vicino a noi è nel sentimento della
Grazia, del perdono di Dio: « Il più
grande peccato è credere che vi possa essere un peccato più grande della
misericordia di Dio, un peccato che la
sua misericordia non possa perdonare ». Riecheggia in queste parole il versetto di Isaia 1: 18.
Tredici anni sono ormai trascorsi
dalla morte di Primo Mazzolari e molte cose sono cambiate, anche nell’interno della Chiesa Cattolica. A dieci anni
dalla sua morte Luigi Santucci scriveva: « Primo Mazzolari se n’è dovuto
andare sulla soglia di quelle ore di
ebbrezza, di quegli eventi favolosi che
— solo fosse sopravvissuto un anno —
lo avrebbero accecato di gioia, gli
avrebbero restituito — crediamo anche fisicamente •— una festante giovinezza del crepuscolo, rovesciando forse in ottimismo il suo pessimismo accorato e pur così fecondo ». Ma noi dubitiamo di questa esultanza di Primo
Mazzolari. La Chiesa postconciliare...
l’Ecumenismo... l’attuale situazione del
mondo... era proprio così che Primo
Mazzolari li vedeva?
Che cosa è rimasto dunque di Pri
mo Mazzolari, a tredici anni dalla sua
morte? Che cosa può rimanere di un
uomo come lui, in questo nostro mondo, teatro di lotte senza esclusione di
colpi tra opposti blocchi, in questo
mondo dominato dal giuoco sottile,
complicato e misterioso dei gruppi di
pressione, in questo nostro mondo ove
ancora muoiono dei bimbi abbandonati per le vie? Ma gli uomini come Primo Mazzolari vanno giudicati alla luce del Vangelo. Essi sono il lievito e il
seme di cui ci parla il Vangelo. Chi
può più trovare il lievito nel pane che
ci ciba? Il seme è marcito per dare
una vita. Perdersi: il solo guadagno.
Di lui possiamo dire ciò che d’Ormesson ha detto di Marc Boegner: « Egli
è di quelli che hanno piantato un albero ». Un albero non fa la selva, ma
senza alberi non v’è che deserto e distruzione. Eros Vicari
è modellamento di una storia concreta, quella di un popolo determinato, e
che culmina in una persona ed in un
destino storico » (p. 120) « La singolarità permanente e sempre rinnovata
della fede cristiana si fonda su questo
punto unico dello spazio e del tempo
in cui si attua in maniera definitiva un
misterioso scambio tra Dio e la storia
umana, il passaggio di Dio nel nostro
mondo e il passaggio del nostro mondo in Dio » (p. 126).
La storia umana non è così soltanto
il luogo in cui Dio agisce con la sua
provvidenza o il suo Spirito e neppure il luogo dove compie una sua azione di salvezza, una sua « storia della
salvezza » come si dice spesso; diventa una realtà globale in cui l’azione di
Dio si svolge, una pasta che lo spirito
di Dio lievita dal di dentro. Accogliendo le tesi di W. Pannenberg, Marlé parla di una « rivelazione che non è giustapposta agli avvenimenti, ma presente in essi » (p. 134).
Certo Cristo rimane il punto focale
della vicenda storica, solo partendo da
lui siamo in grado di comprendere la
vicenda umana; « la fede riconosce in
Gesù Cristo il termine anticipato di
tutta la storia umana. Il destino storico di Gesù apre al credente le prospettive attraverso cui si svela il senso di tutta la storia. Questo è l’ancoraggio della fede... ed insieme il luogo
preciso a partire dal quale si dispiega la sua intelligenza del mondo »
(p. 135). E d’altra parte, proprio perché riferita a Cristo, la fede percepisce la novità assoluta dell’opera dello
Spirito nel mondo. La presenza di Dio
nella storia è creatrice di novità: « la
fede cristiana... si riferisce fondamentalmente ad una novità. Ammettere la
possibilità della novità ne è la condizione di fondo. Proclamare, esaltare e
poi promuovere queste novità sarà il
suo modo d’esprimersi» (p. 121).
Che significa tutto questo, nel concreto della realtà odierna? Significa
che la fede va vissuta ed espressa come riferimento al suo fondamento storico: Gesù, e in termini di concretezza storica.
Quali saranno questi « segni della
fede »? Una realtà ecclesiale, vissuta
in termini di comunione di cui « caratteristica tipica... è il mistero gerarchico... ministero di unità e di universalità » (p. 145). I sacramenti, « gesti portatori di salvezza », non riti che agiscono ma che « interpellano la fede »,
che « attestano il carattere storico ed
operante della Parola » e « garantiscono alla fede la sua singolare figura ».
Il dogma mantiene viva la riflessione di fede, nella provvisorietà
delle sue formulazioni, unendo la fede
« alla vita stessa della Chiesa, che trascende ogni sistema ed ogni esperienza spirituale individuale ».
Storicità del suo fondamento, storicità delle sue forme ed inventiva perenne, rinnovamento costante, come è
d’altronde ogni processo storico, questa la sostanza del pensiero qui esposto. I riferimenti al Vaticano II sono
puntuali e convincenti, il quadro generale è strutturato, il discorso è ottimistico, dinamico, incoraggiante. Superato il dogma, rigido schema concettuale, la chiesa ordine giuridico, il sacramento ex opere operato, un cattolicesimo dinamico ed aggiornato che pilucca da Bonhoeffer a Barth, ai Libe' al: quanto gli occorre per fare un progetto di comunità radicata nella storia, per elaborare un progetto di chiesa presente alla storia.
Per chi voglia intendere la situazione del dialogo tra le Chiese, o più esattamente tra le teologie oggi, il libro è
ottimo strumento di riflessione, di lavoro e stimolo a riflessioni fruttuose.
Giorgio Tourn
Nixon e McGovern
Due teologie, due politiche
(sepd) Il teologo americano Charles
R. Henderson, pastore nell’Università
di Princeton, lavora a un saggio sulla « teologia di Nixon ». Egli mostra
come la religiosità del candidato democratico alle elezioni presidenziali.
Me Govern, si distingue dal quacchero
Richard Nixon. Per questi, infatti, la
religione ha un carattere essenzialmente privato; egli è contrario aH’impegno della chiesa in questioni politiche e crede nell’individuo quale « veicolo del bene nel mondo ». Il democratico e metodista Me Govern non
vede soltanto l’aspetto personale; considera « le ingiustizie una violenza collettiva, che esige una soluzione collettiva ». Perciò Mac Govern si leva contro il razzismo e contro il conflitto
vietnamita. Nixon si leva invece piuttosto contro la pornografia o la rnancanza di patriottismo. Non c’è quindi
da stupirsi, secondo l’autore di questo
libro, se il presidente Nixon ha, almeno in parte, rapporti più stretti con
religiosi cattolici che con i protestanti d’impostazione ecumenica: le personalità direttive cattoliche sono spesso,
di fronte alia politica indocinese del
governo americano, meno critiche di
quanto siano i protestanti ecumenici.
3
22 settembre 1972 — N. 38
pag. 3
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
NEL PROTESTANTESIMO NORDEUROPEO
Entro quanto tempo la separazione
fra Stato e Chiesa, nei paesi scanilinavi?
In Svezia
Ricerche sulla fede
nel mondo comunista
Dopo studi e consultazioni quadriennali, una commissione del parlamento
svedese, presieduta dal ministro sife.a
Aiwa Myrdal, è giunta unanimemente
alla conclusione che entro il 1982 lo
status giuridico-pubblico della Chiesa
(di Stato) svedese deve risolversi in
uno status di diritto privato.
A partire dalia Kiiorma, in Svezia lo
Stato e la Chiesa evangelica luterana
erano stati strettamente legati. I registri ecclesiastici sono gli unici registri
anagrafici svedesi; anche tutta l’organizzazione funeraria è affidata alla
Chiesa. Entro il 1982 tutte queste responsabilità amministrative devono
essere passate allo Stato. In tal modo
la Chiesa viene liberata da molto lavoro, ma le viene pure sottratta una cospicua fonte di entrate. Mentre finora
sia i vescovi che i pastori erano eletti
dal parlamento e dalle autorità — la
Chiesa aveva solo un diritto di proposta —, queste competenze devono essere trasferite ora alla Chiesa. I pastori non iranno più dipendenti pubblici. Sussidi statali permetteranno alla Chiesa un’amministrazione autonoma. Le proprietà ecclesiastiche non
saranno toccate, ma naturalmente andrà chiarito ciò che effettivamente appartiene alla Chiesa.
Gli elementi che hanno portato a
questa conclusione sono da un lato la
dipendenza in cui la Chiesa si è finora
trovata nei confronti dello Stato, e dall’altro il desiderio delle Chiese minoritarie. Da qualche tempo, però, anche
le altre Chiese ricevono sussidi governativi, e fra queste la Chiesa cattolica, che conta 55.000 membri.
Mentre larghi settori si rallegrano di
questa decisione, altri temono che in
queste nuove condizioni la Chiesa di
Svezia non possa più essere chiesa di
popolo.
In finlanilia e in Narvegia
In Finlandia la Chiesa luterana ha
proposto in uno studio che in avvenire l’amministrazione ecclesiastica passi dal governo alla conferenza episcopale. Anche il partito socialdemocratico si pronuncia per la separazione
fra Stato e Chiesa, senza che con ciò
la Chiesa sia danneggiata: essa deve
conservare il diritto alla tassa, in modo da potersi procurare in modo autonomo i mezzi di cui ha bisogno.
In Norvegia ha destato molto scalpore la nomina di un vescovo. Anche
in questo paese la Chiesa è di Stato
ed è il governo a nominare i vescovi.
Nel caso in questione, il ministero dei
culti ha nominato vescovo l’uomo che
era in coda nella lista dei candidati
proposti dalla Chiesa, e la cosa è riuscita per molti incomprensibile.
Il Nuovo Testamento
in finnico moderno:
un successo
Il Nuovo Testamento in finnico moderno, apparso nel febbraio 1972, risulta un vero successo di vendite. La tiratura ha già raggiunto le 100.000 copie, cui si deve aggiungere un’edizione
speciale a grandi caratteri, per persone anziane. In maggio l'opera è stata
accettata in uso nell’istruzione religiosa nelle scuole, e per la ripresa d’autunno ne è stata preparata e diffusa
un’edizione scolastica economica. La
tiratura globale era quindi, a fine agosto, di 140.000 copie.
In Finlandia, i quattro
movimenti di risveglio
nella Chiesa luterana
attirano molti
L
In Finlandia quattro movimenti di
risveglio sono all’opera all’interno della Chiesa luterana (di Stato); i Laestadiani, che lavorano soprattutto nel
nord e nel nord-est (in ambiente finnico, cioè) del paese, « il popolo risvegliato », « il movimento evangelico » e
la Comunione di preghiera, nella Finlandia sud-occidentale (cioè in ambiente di origine e di lingua prevalentemente svedese). Conformemente alla loro
tradizione, questi movimenti celebrano d’estate le loro grandi riunioni di
culto e di evangelizzazione, per lo più
aH’anerto, alle quali prendono parte
migliaia di persone: fra i Laestadiani,
devono essere state 50.000, 30.000 nella grande riunione del « popolo risvegliato », 10.000 in quella del « movimento evangelico » e 3.000 per la « comunione di preghiera ».
Particolarmente notevole, in tutte
queste riunioni, la partecipazione dei
giovani, sebbene non vi fosse alcun
programma specificamente giovanile.
Gli organizzatori, tutti a titolo gratuito e volontario, hanno avuto un lavoro immenso. Per il grande convegno
dei Laestadiani hanno dovuto essere
rizzate per i convenuti 10.000 tende, e
nel luogo della celebrazione sono state costantemente impegnate 2.500-3.000
persone. Il forte numero dei partecipanti ha avuto un’eco notevole nella
stampa pubblica. I maggiori quotidiani nazionali hanno inviato i loro corrispondenti a tutte le assemblee, e parte delle celebrazioni sono state direttamente trasmesse dalla radio finlandese, mentre i quotidiani sottolineavano il valore di questi incontri.
Tutti e quattro i movimenti di risveglio hanno insistito sul fatto che appartengono alla Chiesa ufficiale e che
vogliono collaborare con essa.
Collette
per il Programma
antirazzista del CEC,
in Svezia
Su proposta degli organi ecclesiastici, il governo svedese (ufficialmente.
Sua Maestà Reale) ha concesso alla
Chiesa di Svezia di lanciare una colletta in tutto il paese a favore del Programma antirazzista del Consiglio ecumenico delle Chiese. Se questa colletta
raggiungerà le 100.000 corone (circa 12
milioni di lire), il SIDA, l’opera statale di aiuto allo sviluppo attribuirà al
Programma una somma d’importo pari. Anche la Federazione missionaria
svedese, una numerosa Chiesa libera
congregazionalista, ha messo a disposizione una somma.
Per offrire al popolo della Chiesa la
informazione necessaria, l’Istituto ecumenico svedese ha preparato lo scritto La lotta contro il razzismo, che descrive l’origine e il contenuto del Programma, analizza la problematica « potere, giustizia e violenza » e presenta
in particolare il FRELIMO, una delle
organipazioni sostenute. Lo scritto è
stato inviato a tutti i pastori della
Chiesa di Svezia, mentre un volantino
è destinato a essere distribuito in occasione dei culti. {sepd)
llllllllllllllllllllllllllllllllillllflllllliillllllllllllllllllllllllllllllll
Coira (bip/snop) — Il vescovo di
Coira e il Consiglio sinodale della Chiesa riformata dei Grigioni hanno creato un’associazione avente per compito
la organizzazione di un servizio di ricerca e di informazione su religione e
Chiesa nel mondo comunista. Affidato
al pastore E. Voss, conoscitore del
mondo russo, questo servizio avrà il
compito di elaborare e pubblicare una
informazione la più obbiettiva possibile sulla vita dei credenti e sui rapporti fra Chiesa e Stato in Europa
orientale.
Il servizio pubblicherà una rivista,
dei documenti, e anche delle monografie. Come lo stesso pastore Voss ha
sottolineato, i contatti fra i cristiani
dell’Est e dell’Ovest ' sono molto importanti, ma non devono essere l’appannaggio dei capi delle Chiese responsabili della politica estera. L’esperienza ha dimostrato che un’informazione
seria sulla situazione dei credenti nei
paesi dell’Est non può che esser loro
utile.
L’associazione che patrocina questo
servizio di ricerca si sta sforzando di
trovare appoggi presso altri vescovi
svizzeri e presso altre chiese cantonali, alcune delle quali hanno già dimostrato il loro interesse.
Prese di posizione
della Federazione luterana mondiale
su questioni politiche attuali
(bip) — In occasione della sua recente riunione in Indonesia, il Comitato esecutivo della Federaz. luterana
mondiale- (FLM) ha assunto delle posizioni che hanno preceduto quelle del
Comitato centrale del C.E.C. a Utrecht
e che sono assai simili ad esse.
Per quanto riguarda il Vietnam, è
stato affermato:
« Riunendoci nell’Asia del Sud-est,
abbiamo profondamente preso coscienza dei diversi problemi di questa parte del mondo. Ma il più grave è senza
dubbio quello costituito dalla tragedia
che si svolge in questo stesso momento in yietnam, questo paese vicino i
cui abitanti soffrono per la guerra da
oltre trent’anni ».
Pur notando che le chiese americane membri della FLM partecipano ai
dibattiti riguardanti questa guerra da
parecchi anni e che esse sono anche
« molto preoccupate da questo problema », i membri del Comitato esecutivo hanno chiesto al segretario generale della Federazione (il pastore francese André Appel) di attirare di nuovo
la loro attenzione su questa grave questione. Egli dovrà pure invitare le
chiese luterane di altri paesi « che sostengono direttamente o indirettamente questa guerra » a esercitare pressioni sui propri governi perché mettano fine a tale appoggio.
Circa Tapartheid in Sudafrica:
Il comitato esecutivo ha votato per
la rottura delle relazioni della Federazione colle banche che perseguono
« una politica e delle pratiche che contribuiscano all’aggravamento della situazione dei non-bianchi in Sudafrica ».
Questa decisione è stata presa a seguito del rapporto presentato dal Comitato finanziario che era stato incaricato, l’anno scorso, di fare uno studio sugli investimenti bancari del
FLM e di valutare le implicazioni che
questi investimenti potevano avere nei
confronti del Sudafrica.
Illtllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Resistenze neU’DRSS
Le Chiese svizzere
e l’obiezione di coscienza
Dal 1970 al 1971 la proporzione dei cattolici statunitensi suH’insieme della popolazione USA è sceso dal 23,4 al 23,2%, mentre
in un anno il numero dei preti è sceso da
58.467 a 57.727.
Berna (bip) — Nella prospettiva della prossima consultazione federale in
vista dell’introduzione di un servizio
civile, il Consiglio della Federazione
delle Chiese protestanti svizzere ha
testé pubbhcato i risultati di uno studio sull’obiezione di coscienza, studio
che aveva affidato alla propria commissione teologica. Questo documento, che viene sottoposto all’attenzione
sia degli uomini politici che dei giudici militari, ha come merito principale quello di dare una nuova definizione della coscienza e di allargare la
nozione di servizio civile.
Il Consiglio della Federazione — che
ha fatto suo il rapporto della commissione teologica — si è dichiarato favorevole a Un allargamento del servizio
civile che consenta ail’obiettore di portare il suo contribtdo sia alla difesa
nazionale totale che alle azioni di aiuto internazionali.
Il principio dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e il rispetto delle decisioni della coscienza del
singolo esigono che tutti gli obiettori,
qualunque siano le loro motivazioni
religiose, etiche, ideologiche o politiche, siano trattati allo stesso modo.
Nella nostra epoca di fronte a un sistema fondato sulla salvaguardia dell’integrità nazionale, vi sono altri valori che pongono l’accento sulla solidarietà internazionale; il conflitto fra
questi sistemi può condurre a un’obiezione di incontestabile valore morale.
Segnaliamo pure, edita fra « Les cahiers de
"Tant quii fait jour” », Parigi, una raccolta di
scritti comparsi sul mensile protestante francese (« Tant qu’il fait jour », 14 rue du Cherche-Midi, Paris IV) e dedicati da Jean G. H.
Hoffmann, a Résistances en Union Soviétique, con una prefazione di Gabriel Marcel. Il
volumetto (84 p.; 4 fr. fr., 3 fr. sv.) è opera
di un pastore e professore riformato francese
che da parecchi anni esercita il suo ministero in Svezia e raccoglie una ricca e abbastanza trascurata documentazione sulla Chiesa oppressa d’oltrecortina (ricordiamo, fra l’altro, il volume Les Eglises du silence, éditions
de la Table Ronde). Sarebbe tempo che le
chiese d’occidente prendessero un po’ più sul
serio queste testimonianze relative a credenti e non credenti.
Nelle colonie portoghesi d’Africa
Campagna contro
il Consiglio ecumenico
delle Chiese
Ben inteso rimangono inaccettabili
i motivi di coloro che, col loro rifiuto
di servire, mirano a consegnare il paese in mano straniera.
Notiziario Evangelico Italiano
Dalle Assemblee dei Fratelli
L’Istituto Comandi di Firenze comunica che verrà inviata mensilmente
una lettera circolare a tutti quelli che
desiderano avere notizie della Casa e
dei ragazzi. Chi è interessato a ricevere tali notizie può farne richiesta a
Istituto Comandi, Via Trieste 45, 50139
Firenze. Il Comitato dell’Istituto è
composto di: Franco Ciuchi, Daniele
Moretti, Franco Sommani, Paolo Veneziani, Stefano Woods. Il c.c.p., intestato all’Istituto, è: 5/14425.
Zamperini è la storia di un atleta olimpionico italo americano e della sua
conversione a Cristo. Costa L. 1600 e si
può ordinare a Voce del Vangelo.
UN 103: Ritmi e cantici cristiani con
messaggi evangelici.
Dalla Chiesa Apostolica in Italia
UN 108: Billy Graham a Torino (Tempio Valdese). Predicazione e canti
delle Corali Valdesi di Torino e
di Torre Pellice.
Nel mese di settembre vi sono stati
per i Fratelli riunioni di monitori a
Pra Vernara e a Firenze; agapi fraterne a Fondi e a Spinetta Marengo.
Nell’estate una campagna evangelistica è stata fatta nelle città di Chieti
e di Bari con la tenda « Buona Novella », mediante riunioni all’aperto, incontri per bambini e distribuzioni di
casa in casa.
« L’evangelizzazione nella pòtenza
dello Spirito Santo » è stato il tema
della Conferenza Pentecostale Europea
tenutasi a Berna tra giugno e luglio
scorso. Si è trattato di un convegno di
edificazione spirituale che si è svolto
in otto giorni di comunione fraterna.
Rappresentavano la Chiesa apostolica
in Italia i Pastori Affuso, Howells, Arrigucci, Baldoni. Il pastore di Genova
Arcangeli rappresentava le A.D.I.
Alla radio ogni giovedì e domenica
alle 22,30 Ibra Radio onde corte m.
31,02 UN trasmette un messaggio di
fede e la voce della chiesa clandestina
d’oltre cortina.
L’U.C.E.B. annuncia la pubblicazione
del nuovo innario e presenta il secondo volume di un commentario su tutta la Bibbia: « La Parola del Signore »
di E. F. Harrison L. 5.000, Ediz. Voce
della Bibbia, Modena.
Viene segnalata anche la « Introduzione al Nuovo Testamento » edita dalla Claudiana, con l’avvertimento: « E
noto l’orientamento teologico delle
pubblicazioni della Claudiana ».
Il villaggio di Penygroes non è tanto
grande ma è importante per gli Apostolici perché è il Centro internazionale
della Chiesa Apostolica. Qui ha sede
anche una Scuola biblica dove convengono da tutto il mondo i giovani Testimoni Apostolici per formarsi una cultura biblica e prepararsi a un lavoro di
evangelizzazione.
La Missione di Uomini Nuovi, in seguito al crescendo delle persecuzioni
religiose in Cecoslovacchia, ha inviato un telegramma di protesta al presidente Husak, e per conoscenza al presidente Andreotti, sollecitando un immediato intervento.
Inda Ade
Nelle colonie portoghesi dell’Angola
e del Mozambico si lavora sistematicamente contro il Consiglio ecumenico delle Chiese. Nelle radiotrasmissioni, nei discorsi dei governatori generali il CEC viene accusato di immischiarsi negli affari africani. Nell’Angola oltre mille membri della Chiesa presbiteriana svizzera, l’Eglise Romande, sarebbero stati arrestati, senza che le autorità portoghesi abbiano motivato la
misura.
L’opera missionaria delle Chiese romande ha lanciato, dalla sua sede di
Losanna, un apoello in aiuto ai « fratelli perseguitati » della Chiesa presbiteriana del Mozambico. Qui gli arrestati sarebbero circa 1.400, fra i quali
20 pastori. Gli arrestati sono stati prelevati dal loro posto di lavoro e non
hanno finora potuto mettersi in contatto con i loro familiari. Secondo comunicati della polizia le misure sono
volte contro « gli individui », non contro la Chiesa in quanto tale. Si ritiene tuttavia che tutta questa azione
vada vista come una reazione dei dominatori portoghesi contro L’appoggio
finanziario dato dal CEC al FRELIMO,
il movimento di liberazione mozanbicano.
Venticinque nersonalità eminenti
della Chiesa d’Olanda hanno chiesto al
CEC di intervenire in appoggio ai cristiani incarcerati e di richiederne l’immediato rilascio.
Una pregevole edizione discograflca
delle cantate di J. S. Bach
Dalle Assemblee di Dio in Italia (A.D.I.)
L’Istituto Biblico Evangelico di Roma inizia in ottobre l’anno accademico
\972-Ti. Ecco l’elenco delle materie che
verranno studiate: Introduzione storica allo studio della Bibbia. Vita di
Cristo. Dottrine della Scrittura e di
Dio. Geografia della Bibbia. Introduzione alla vita cristiana. Omiletica.
Rapporti umani. Didattica fonovisiva.
Analisi ed esposizione degli Atti. Evangelo di Giovanni. Antropologia e soteriologia. Le Sette. La Chiesa cattolica
di fronte alle Scritture. Evangelizzazione personale. Metodi per lo studio della Bibbia. Musica.
Si può frequentare sia per un solo
mese sia per tutto l’anno. Per informazioni scrivere al Preside dell’I.B.E., Via
Cimone 100 - Roma 00141.
Nei primi giorni di settembre si è
svolto a Roma il terzo Convegno Pastorale, riservato agli operai cristiani
delle A.D.I. Sono stati tenuti studi biblici e trattati argomenti di dottrina
e di edificazione.
Il 1® novembre avrà inizio a Roma
(V. Prenestina 639) la scuola biblica,
in cui si tengono corsi della durata di
sei mesi.
« Il tempo che spendiamo a studiare la parola di Dio non è mai tempo
sprecato e di cui ci potremo pentire ».
A Novara i Pentecostali hanno avuto
la gioia di aprire un nuovo locale di
culto, in Corso Torino 27, essendo il
precedente divenuto troppo angusto; e
si augurano che anche questo si riempia presto.
La Voce del Vangelo offre, a chi si
occupa delle Scuole domenicali, un
corso di pedagogia evangelica: « Comunica la verità », da ordinare a: La Voce
del Vangelo, V. Pozzuoli 1, 00182 Roma,
c.c.p. 1/11740 (L. 500).
« Il diavolo alle calcagna » di Luigi
« Uomini Nuovi mensile di formazione cristiana, offre le musicassette
realizzate nel proprio studio radio.
Ogni cassetta costa L. 2000. Si possono
fare le ordinazioni a; Uomini Nuovi 21030 Marchirolo (Varese); c.c.p. num.
27/9100.
Cinque cassette comprendono i discorsi del Past. Wurmbrand nella sua
tournée in Italia. Inoltre;
UN 101: Programma completo di cantici.
E in vendita presso la Libreria Claudiana il primo gruppo di una serie di
dischi (microsolco di 30 cm., 33 giri),
dedicata alle cantate sacre di Giovanni Seb. Bach, che verranno progresivamente pubblicate nella loro totalità.
Si tratta della edizione Claudius Verlag, che si presenta già nella vesle formale della copertina con uno -stile dignitosissimo ed elegante; ma ciò che
veramente conta è la perfezione rara
che raggiungono sia l’interpretazione,
affidata a complessi e solisti di valore,
sia l’incisione, curatissima, del tutto
esente (almeno nei primi 4 dischi da
noi esaminati) da difetti e offuscamenti del suono; va notato anzi che il livello d’ampiezza è tenuto su valori lievemente inferiori al consueto, dimodoché, anche su impianti di riproduzione dotati di non alto « vattaggio » si
eliminano del tutto fastidiose distorsioni.
Converrà tuttavia spendere alcune
parole per la presentazione delle Cantate: ogni disco è munito di una scheda redatta con ampia visuale: una
prima colonna di essa reca il commento al testo, con l’interpretazione teologica del testo biblico che servì di fonte a Bach medesimo o al suo « librettista » e con parecchi riferimenti biblici; ci sono varie citazioni di commenti ai passi biblici fatti da Lutero
o da Olearius. Per esempio, nel commento alla cantata « Mein Goti, wie
lang’, ach lange? » viene citata una
predica di Lutero nella quale la trasformazione dell’acqua in vino indica
la volontà di Cristo di dare gioia ai
suoi, così come più tardi darà loro la
salvezza. La seconda colonna della
scheda reca il testo per intero: ogni
brano è citato con le indicazioni tecniche musicali (tempo, numero di battute, tonalità, voci e strumentale). In
corrispondenza di ciò, sulla terza colonna si leggono note estetiche ed interpretative della musica, e nella quarta colonna sono riportati i vari motivi
e frasi musicali che costituiscono lo
spunto e l’ossatura dei vari brani.
L’ascolto di questi, la cui distribuzione in Italia avviene tramite l’interessamento della Chiesa Luterana d’Italia, è sommamente istruttivo oltre
che fonte di diletto artistico. Va inoltre detto che gli interpreti sono di eccezionale valore e che la conduzione
dell’opera è realizzata in base ai più
aggiornati criteri suggeriti dalla critica bachiana degli ultimi decenni. Fra
le cantate attualmente disponibili alla Claudiana citiamo soltanto la 81
(Jesus schlaeft: l’episodio della tempesta sedata, l’Evangelo della quarta domenica dopo la Trinità), una delle più
insigni cantate bachiane, secondo il
critico Cesare Valabrega, e la 191 (Gloria in excelsis, ripresa da un brano
della grande Messa in si min.).
M.O Ferruccio Corsani
4
pag. 4
N. 38 — 22 settembre 1972
Cronaca delle Valli
Sempre più drammatica la situazione
delle industrie locali
Perché gli operai, tramite i loro Delegati, riuniti in assemblea a Torino,
con l'appoggio incondizionato delle
Organizzazioni Sindacali, hanno deciso una astsensione dal lavoro di così
vasto impegno?
Basta dare un'occhiata alla situazione occupazionale, alle nostre Valli ed
altrove, basta considerare il fenomeno generalizzato dell'aumento dei
prezzi, per arrivare agevolmente alla
risposta.
In Val Pellice i sospesi della Turati,
della Crumière e della Vaciago aspettano di far la fine dei licenziati della
Marini. In Val Chisone i dipendenti
della E.T.I. Val di Susa, già ridotti da
1200 a 450, aspettano che la ristrutturazione della Montedison liquidi lo
stabilimento di Porosa, ormai cancellato dai programmi del grande complesso.
La legge tessile, di cui tanto si è
sbandierata l'applicazione per il Pinerolese, in concreto non potrà operare
che fra sei mesi o un anno e per di
più solo a Torre, a Luserna S. G., a S.
Germano e a Porosa, fra i comuni colpiti dalla crisi.
Vediamo un po' che cosa significhi
questa crisi, proprio adesso.
Venendo alle porte dell'inverno,
accompagnata dall'aumento dei prezzi, la disoccupazione offre al « mondo
imprenditoriale » un aiuto enorme, un
vantaggio prezioso, nel controbattere
le richieste dei sindacati per il rinnovo dei contratti.
Il fenomeno di Marini che licenzia
350 persone e ne riassume solo 200,
quello della E.T.I. che chiude uno stabilimento dopo l'altro, l'incertezza in
cui vengono tenuti i dipendenti delle
altre aziende, a volte persino malmenati, come alle Confezioni Europa,
mai comunque messi al corrente dei
piani futuri, le voci, sempre ricorrenti, mai smentite ufficialmente, di vendita di stabilimenti, come per la Turati, sono tutti riflessi locali di una situazione a carattere nazionale, situazione in cui la disoccupazione più lo
aumento dei prezzi più il carattere
fìlopradonale del governo di centrodestra, favoriscono fortemente gli industriali, dando loro la possibilità di
raffreddare in anticipo il temuto « autunno caldo » con i suoi molti rinnovi
di contratti.
Contro la neve o il freddo prematuri nulla si può fare, ma contro questa situazione, artificiosamente inasprita, gli operai ed i sindacati hanno deciso di lottare; ecco il perché delle
sciopero di mercoledì 20 settembre !
COME CALMIERARE I PREZZI
In una riunione pubblica tenuta a
Pinerolo le Organizzazioni Sindacali
hanno sottoposto all'attenzione del
Comune una serie di proposte concrete per cercare di impedire l'aumento
dei prezzi, almeno dei generi alimentari :
1 ) Il Comune prenda iniziative tali da
favorire le cooperative di consu
mo ed eventuali consorzi di commercianti costituiti per l'acquisto
di derrate all'ingrosso.
2) Favorire la costituzione di grossi
magazzini che si approvigionino
direttamente dai produttori e che
vendano a prezzi controllati.
3) Espropriare aree per la costruzione di centri di vendita da affidare
a commercianti che accettino di
vendere a prezzi controllati e che
permettano la vendita concorrenziale di cooperative contadine nei
centri stessi.
4) Coordinare le operazioni di acquisto alle fonti produttive e promuovere campagne a favore di una
collaborazione triangolare; cooperative, associazioni degli esercenti, sindacati.
R. Gay
Comunicazioni
deiia Commissione
Distrettuaie
Le domeniche 24 settembre e l» ottobre avrà luogo l’insediamento, rispettivamente, del past. Giovanni
Conte a S. Germano Chisone e del
past. Sergio Rostagno a Pomaretto.
A loro ed alle loro famiglie rivolgiamo il più caldo benvenuto e l’augurio
di un ministero ricco di frutti; al
past. Bouchard che lascia con la sua
famiglia il Distretto dopo due lunghi
periodi di ministero a Rorà e Pomaretto, il più fraterno augurio di lavoro evangelistico a Sampierdarena, e
così pure al past. Bertinat che si trasferisce nel presbiterio della vai Pollice. Ad entrambi la più sentita riponoscenza, per lo spirito di disponibilità e di consacrazione con cui hanno
vissuto fra noi, non solo a nome dei
fratelli delle comunità in cui hanno
risieduto, ma a nome di tutto il Distretto.
La Commissione del I Distretto
All’Asilo dei Vecchi avrà_ luogo domenica 24 alle ore 15 una piccola vendita di beneficenza in favore dell’Istituto, tutti sono cordialmente invitati
a partecipare dando così_ il proprio
apporto e cogliendo l’occasione per effettuare una visita ai ricoverati ed alla casa.
La Commissione Distrettuale
Rorà
ro
La « casa del camoscio » nuova sede del museo locale in via di restauUn’ottima iniziativa in vista dell’8° cent, di Valdo
A Pradeltorno, I
della Foresteria
La Foresteria Rocciaglia di Pradeltorno ha compiuto 10 anni di esistenza
il 23 settembre. In questi anni ci sembra abbia assolto il compito, che era
nelle intenzioni degli amici che l’hanno costruita, di accogliere cioè molti
ospiti dall’Italia e dall’estero al fine di
continuare una presenza evangelica
nella zona, così importante nella storia
valdese dei secoli passati. Nelle due
case che compongono la Rocciaglia
(foresteria e dépendance), oltre ad
amici italiani, hanno soggiornato numerosi gruppi tedeschi, inglesi e francesi, per le loro vacanze e per approfondire la conoscenza della chiesa valdese; sono state organizzate sètte agapi del 17 febbraio, seguite da memorabili festicciole, alle quali hanno preso
parte bambini ed adulti, alla presenza
di una larga parte della popolazione
valdese di Angrogna e dintorni; si sono avuti incontri fraterni tra giovani
stranieri e rappresentanti delle corali
di Angrogna, Luserna S. Giovanni e
Torre Pellice; vi è stata una visita degli studenti di teologia della Facoltà
valdese di Roma; hanno avuto luogo
convegni giovanili, gite di varie scuole
domenicali, incontri di catecumeni; un
incontro delle nostre diaconesse e due
giornate diaconali; un convegno degli
amici di Casa Cares e uno della chiesa avventista con persone provenienti
da ogni parte del mondo; un raduno
della società « Enrico Arnaud » di Torre Pellice, e l’ottavo Convegno della
F.F.V.; sono state organizzate serate
con proiezioni luminose (cosa un po
eccezionale per Pradeltorno, dove ancora oggi non arriva la luce elettrica).
Nel 1964 sono saliti fino quassù, quando ancora non c’era la strada carrozzabile, una quindicina di rappresentanti del secondo pellegrinaggio valdese
del Rio della Piata, e nel 1965 il I campo internazionale di Agape per una
giornata; infine hanno avuto luogo nel
salone anche due ricevimenti di nozze,
e un pernottamento di 140 alpini durante le escursioni invernali!
Non possiamo enumerare tutti i collaboratori di quest’opera, ma deside
A TORRE PELLICE
Il 6 settembre ha avuto inizio presso l’Hotel Du Pare un soggiorno di vacanza per persone anziane organizzato dall’A.A.I.I. (Amministrazione per le
attività assistenziali italiane ed internazionali); alcuni ospiti provengono
dai « Centri Aperti » di Torino e di
Chiaverano, altri da Rivarolo Canavese ed altri ancora da istituti di Torino
ed Ivrea.
I partecipanti sono circa una quarantina a cui si aggiunge un’équipe
composta di un coordinatore, 3 assistenti animatrici ed una infermiera.
La vacanza non consiste soltanto nel
soggiorno alberghiero ma comprende
anche una serie di gite ed escursioni
nei dintorni di Torre Pellice ed in altri luoghi caratteristici delle valli circostanti (visita alla fabbrica Moré ed
ai Farmaceutici Geymonat, visita al
museo valdese, visita alla latteria sociale di Bobbio Pellice, gita a Rorà con
visita al museo e saluto del Sindaco,
incontro in Comune con il Sindaco di
Torre Pellice, gita ad Agape), incontri
con gruppi di giovani, con i frequentatori del « Centro d’incontro » della
1962 - 1972
10 anni
“La Rocciaglia,,
riamo tuttavia esprimere un sentimento di viva gratitudine alla signora Fina Pons, fedelissima collaboratrice
della prima ora, adesso a riposo; a
Viola Agli, sempre pronta a dare una
mano nei momenti di emergenza; ed
infine alla gentile signora Muraglia,
che da ormai sette anni dirige la casa
nei mesi estivi con la ben nota competenza.
In questa occasione la Foresteria organizza un incontro fraterno, seguito
da un pranzo alle ore 12,30, nei locali
della foresteria stessa, la domenica 8
ottobre: tutti sono cordialmente invitati. Prenotarsi non oltre venerdì 6 ottobre presso Gay - Luserna S. Giovanni - tei. 90.501.
Domenica 17 ha avuto luo^o nella
sala comunale un incontro amichevole
fra un gruppo di amici rorenghi di nascita e di adozione, in vista di riorganizzare il piccolo museo locale.
Sorto a suo tempo per iniziativa del
past. Bouchard e del dott. Varese e
sistemato nelle scuole valdesi, aveva
come scopo di illustrare la storia della nostra valle sotto tutti i suoi aspetti: storici e sociali. Venne trasferito in
seguito in una vecchia e rustica casa
che molto fraternamente il sig. Roberto Morel aveva messo a disposizione,
occupandosi lui stesso di custodire
quanto in essa depositato.
Questa sede deve ora essere abbandonata e si è posto il problema: continuare o no questa iniziativa? E continuarla dove? Gli amici a cui il materiale del museo era stato offerto hanno intenzione di non disperderlo ma di
continuare ed hanno interessato la Società di Studi Valdesi perché dia il
suo appoggio in questo momento di
transizione.
La soluzione più semplice e razionale è parsa quella di nominare una commissione di amici, che in loco prendessero questo incarico conducendolo
a termine in modo soddisfacente. Il
Concistoro, interessato, è intervenuto
opportunamente a questo punto offrendo, per la sistemazione del Museo, la
« casa del camoscio », nel centro del
paese, una delle ultime costruzioni caratteristiche delTarchitettura locale. Il
comitato auspicato, costituito domenica nel corso del suddetto incontro, è
risultato composto dai sig.ri Ermanno
Tourn, rappresentante del Concistoro,
P. Carlo Longo sindaco del Comune,
Giorgio Tourn in rapresentanza della
Società di Studi Valdesi, Roberto Morel e Gianni Peyrot. All’incontro hanno
partecipato inoltre i sigg. Coisson, Aldo Tourn, Dario Gelso, Gualtiero Rivoira, Giorgio Peyronel e Adolfo Rivoira.
Il lavoro che attende questo gruppo
di amici, e naturalmente tutti coloro
che ad essi vorranno unirsi, non è poco: la casa del camoscio deve essere
restaurata in modo da offrire un esempio di ambiente antico caratteristico,
il materiale sarà sistemato in modo
adeguato e moderno. Questi lavori dovranno essere eseguiti nel corso della
primavera e dell’estate in modo da offrire l’opera interamente compiuta a
metà agosto. Le spese di restauro e di
sistemazione non sono naturalmente
poche ed il Comitato non dispone che
di poche decine di mille lire, raccolte
nel passato ed offerte da visitatori ed
amici. I primi provvedimenti? aprire
un conto corrente postale per favorire le offerte, che speriamo numerose,
redigere un piccolo Statuto del Museo
per mettere in chiaro la sua situazione
amministrativa riguardo al Concistoro, alla comunità rorenga, alla Società di Studi Valdesi, apprestare un progetto di lavori da decidere nel corso
della prossima seduta. Non appena
questo sarà fatto si invierà una lettera
circolare ad amici e rorenghi dispersi
in Europa per informazione e sollecitazione di aiuti e suggerimenti. Speriamo in bene ed arrivederci nel prossimo agosto per l’inaugurazione.
Ha avuto luogo, con grande affluenza di parenti ed amici, la sepoltura del
nostro fratello MourgUa Giov. Emilio
fu Giovanni di anni 49 residente a Lus.
San Giovanni, deceduto all’Ospedale
Civile di Pinerolo.
Alla vedova, al figliuolo, alla sorella
e al cognato duramente provati rinnoviamo la nostra simpatia cristiana nel
Signore Padre degli orfani e Difensore delle vedove.
Pensiamo con affetto cristiano ai coniugi Dott. W. e G. Peyrot che piangono per la dipartita del loro caro Neonato: il Signore li fortifichi e li consoli.
Pomaretto
Domenica 10 è stato tenuto il culto di addio seguito dal saluto dato al Pastore a mezzo della Sorella Rostan Viola e, in tale occasione, sono stati celebrati i battesimi di Grill
Milena di Giovanni e Zeppegno Franca di
Giuseppe; un pensiero augurale alle creature
del Signore perché possano conoscerlo a mezzo della testimonianza della famiglia.
Nel pomeriggio un gruppo della corale della chiesa pentecostale di Venaria guidata dal
caro fratello Vincenzo Buso ha cantato all’ospedale, con messaggi e preghiere d’intercessione. Ringraziamo questi fratelli e sorelle
per il pensiero affettuoso avuto per i maiali
in occasione del commiato dal Pastore.
La sera la comunità ha recato il saluto al
Pastore uscente a mezzo dell’anziano Marchetti Luigi dopo un breve culto iniziale. A nome
della famiglia pastorale ringraziamo mollo
tutti i partecipanti e la comunità per il pensiero avuto nei suoi confronti ed il segno
d’affettto che le è stato recato.
Anche l’Unione femminile ha desiderato incontrarsi con la signora Bouchard per testimoniarle il suo affetto e la riconoscenza per
il lavoro compiuto.
Comitato Collegio Valdese e Scuola Latina
Soggiorno Anziani ai “Du Pare”
nostra cittadina. Inoltre c’è stata la
visita del Sindaco d’Ivrea, di Pinerolo
e di Chiaverano e dei rappresentanti
dei Comuni di Montalto Dora, Cascinette d'Ivrea e di Alpette.
L’attività interna è molto varia e
consiste in tornei di carte, gare di ballo e di tombola, cacce al tesoro, ecc.
Lo scopo di questo soggiorno non è
solo quello di offrire una piacevole vacanza, ma è soprattutto quello di sensibilizzare l’opinione pubblica intorno
a quanto si va facendo per restituire
all’anziano la sua dignità di uomo e
permettergli il reinserimento nella società dalla quale era stato emarginato
in quanto non più in grado di produrre. L’anziano autosufficiente non deve
avere come unica soluzione alla sua
solitudine il ricovero, occorre invece
costrurgli una serie di strutture (Centri Aperti, ad es.) fornite di tutti quei
servizi (domiciliari e non) di cui l’anziano possa godere consentendogli al
tempo stesso di continuare a vivere
nel suo ambiente socio-culturale naturale (casa, vicini, ecc.).
Agli ospiti del « Du Pare » un sincero... arrivederci!
Elenco doni e offerte contabilizzate nel periodo 1° aprile - 30 giugno 1972 (es. 71/72).
PER IL COLLEGIO VALDESE
Doni "in memoriam”:
dei miei Cari e Sig.ra Mery Tron: Paschetto Cougn Emma, Torre Pellice L. 5.000; dei
Nonni: Ribet Piero, studente 2’ Media Sez.
A, CoU. Valdese, S. Secondo 5.000; del Prof.
Luigi Micol: Bcrtin Alice Rina, Luserna San
Giovanni 5.000; Malan Benech Enrica, id.
5.000; Monnet Pontet Marisa, id. 5.000; Pegone Tourn Enrica, id. 5.000; della Sig.ra
Tron: Albarin Roman Erica, Torre Pellice
2.500;
Doni di Amici residenti in Italia:
Bertarione Bice, Ivrea L. 5.000; Biglione
Enrica, id. 3.000; Cogno Rinaldo, Torre Pellice 10.000; Decker Dott. Ermanno e Bianca, Torino 30.000; Deslex Decker Eugenia,
id. 30.000; Gandolfo Sergio e Mariella, id.
20.000; Gay Evelina, Pinerolo 10.000; Gay
Giorgio e Luisella, Torino 10.000; Gay Ribet Gisella, Luserna San Giovanni 100.000;
Geymonat Elena, Angrogna 10.000; Grand
Paolo. Bobbio Pellice 1.000; Jourdan Jeanne,
Angrogna 5.000; N. N., Torre Pellice 10.000;
Ribet Dott. Guido e Edina, Torino 100.000;
Rivoir Gen. Adolfo, Torre Pellice 30.000;
Taccia Alberto, Luserna San Giovanni 10.000.
Doni di studenti del Collegio Valdese:
Avondet Rita Laura, 4“ Ginn., Prarostino
(2“ vers.) L. 25.000; Cismondi Ugo, 2“ Media
Sez. A, Luserna San Giovanni 5.000; Di Virgilio Donatella, 3* Media, Pinerolo (2° vers.)
6.000; Id. Id. (3° vers.) 6.000; Id. Id. (4"
vers:) 6.000; Di Virgilio Nicoletta, 5“ Ginnasio, Pinerolo (4® vers.) 6.000; Id. Id. (5"
vers.) 6.000; Id. Id. (6° vers.) 6.000; Grangetto Enzo, 2" Media Sez. A, San Secondo
3.500; Grillo Carlo, 2“ Media Sez. A, Luserna San Giovanni 5.000; Malan Adriana, id.
id. 10.000; Rostan Ornella, 1“ Media Sez. A,
Bobbio Pellice 5.000.
Doni di Amici per cause vane:
Colletta 23-4-72 Foresteria Valdese Torre
Pellice (coni. Prof. B. Corsani) L. 17.000;
Vendita opuscoli P. L. Jalla 1.500.
Contributi di Chiese Valdesi:
Angrogna, Serre (1° vers.) L. 3,600; Basilea (id.) 114.300; Biella (id.) 35.700; Bobbio
Pellice (id.) 50.000; Campobasso (id.) 17.900;
Catania (id.) 2.100; Chivasso-Torrazza Piemonte (id.) 21.400; Coazze (id.) 28.600; Como
(id.) 300.000; Ivrea-Diaspora Canavesana
Gd.) 35.700; Messina (id.) 7.100; Napoli, Via
dei Cimbri (2° vers.) 42.900; Pinerolo (1”
vers.) 285.700; Id. (2° vers.) 285.700; Prali
(1" vers.) 100.000; Prarostino (id.) 285.700;
Rimini (id.) 7.100; Id. (2° vers.) 21.400;
Roma, Piazza Cavour (1” vers.) 107.100;
Roma, Via IV Novembre (2° vers.) 321.400;
Rorà (id.) 21.400; Id. (3° vers.) 14.300; San
Germano Chisone (id.) 142.700; San Secondo
di Pinerolo (2° vers.) 85.700; San Giovanni
(1° vers.) 178.600; Torino (4° vers.) 34.300;
Id. (5° vers.) 7.100; Torre Pellice (3° vers.)
178.600; Id. (4° vers.) 142.900; Trieste (1°
vers.) 100.000; Villar Perosa (1° vers.) 160
mila.
Doni di Enti, Istituti, Amministrazioni varie:
Associazione Amici del Collegio, Torre Pellice (4“ vers.) L. 3.000.000; Id. Id. (5° vers.)
320.690; RIV-SKF Spa, Direzione Generale,
Torino 142.900.
Totale dei doni di cui al presente elenco
L. 7.127.190; Totale dei doni precedentemente pubblicati 10.571.690; Totale dei doni contabilizzati nel periodo 1” giugno 1971-31 maggio 1972 L. 17.698.880.
PER LA SCUOLA LATINA
Doni "in memoriam ”
di Bounous Enrico: i compagni e professori di Daniela Bounous, Chiotti L. 15.550;
del Prof. Enrico Forneron: Genre Emanuele
e Margherita, Pomaretto 4.000; della Sig.ra
Rivoira Maria ved. Tourn: Rostaing Roberto, Chiotti 5.000.
Doni di Amici residenti in Italia:
Clapier Elsa, Mentoulles L. 1.000; Clot Irma, Pomaretto 5.000; Clot Renzo, id. 5.000;
Garrou Germana, id. 500; Genre Paola, San
Seeondo di Pinerolo 5.000; Geymet Prof.ssa
Amalia, Villar Perosa 18.350; Giaiero Paolo.
Inverso Pinasca 10.000; Griglio Manuela, Pomaretto 15.000; Guglielmino Lino, id. 5.000;
Guglielmino Livio, id. 10.000; Jahier Valdo,
id. 10.000; Lantelme Ivano, San Germano
Chisone 10.000; Meytre Arturo, id. 10.000;
Meytre Ettore e Jolanda, Pomaretto 2.000;
N. N., Trossieri 30.000; Pascal Alma famiglia, Pomaretto 1.000; Pascal Nicoletta, id.
10.000; Peyronel Enrico e Clot Irma, id.
5.000; Peyronel Uva, Riclaretto 5.000; Poèl
Franco, Chiotti 9.000; Pons Adriano, Pomaretto 10.000; Revel Alma, id. 2.000; Rostagno Arturo e Irma, id. 5.000; Soster Moreno, id. 10.000; Ughetto Ilda e Luigi, Perosa
Argentina 5.000.
Doni di Amici per cause varie:
Geymet Prof.ssa Amalia, Villar Perosa (per
acquisto libri studio lingua francese) 10.000;
Id. Id. (per stampa cartoline Scuola Latina,
Pomaretto) 4.500.
Doni di Chiese Valdesi:
Angrogna, Serre (1° vers.) L. 1.400; Basilea (id.) 45.700; Biella (id.) 14.300; Bobbio Pellice id.) 20.000; Campobasso (id.)
7.100; Catania (id.) 10.000; Id. (2° vers.)
900; Chivasso-Torrazza Piemonte (1° vers.)
8.600; Coazze (id.) 11.400; Como (id.) 200
mila; Ivrea e Diaspora Canavesana (id.)
14.300; Messina (id.) 2.900; Napoli, Via dei
Cimbri (2° vers.) 17.100; Pinerolo (1° vers.)
114.300; Id. (2° vers.) 114.300; Prarostino
(1° vers.) 114.300; Prali (id.) 50.000; Rimini (id.) 8.600; Id. (2° vers.) 2.900; Roma.
Piazza Cavour (1” vers.) 42.900; Roma, Via
IV Novembre (2° vers.) 128.600; Rorà (id.)
5.700; Id. (3° vers.) 8.600; San Germano
Chisone (3° vers.) 57.300; San Giovanni (1°
vers.) 71.400; San Giovanni Lipioni (id.)
6.000; San Secondo di Pinerolo (2° vers.)
34.300; Torre Pellice (3° vers.) 71.400; Id.
(4" vers.) 57.100; Torino (2° vers.) 13.700;
Id. (3° vers.) 2.900; Trieste (1° vers.) 50.000:
Villar Perosa (1° vers.) 64.000.
Doni di Enti, Istituti, Amministrazioni varie:
Associazione Amici della Scuola Latina.
Pomaretto (8° vers.) L. 1.500; Convitto Valdese di Pinerolo 100.000; RIV-SKF Spa, Direzione Generale, Torino 57.100.
Totale dei doni di cui al presente elenco
L. 1.768.500; Totale dei doni precedentemente pubblicati 2.048.300; Totale doni contabilizzati nel periodo 1° ottobre 1971 - 31 maggio 1972 L. 3.816.800.
RIEPILOGO
Doni pervenuti dall'Italia a fovore del Collegio Valdese L. 17.698.880; Doni pervenuti
dall’Italia a favore della Scuola Latina L.
3.816.800; Totale generale doni dall’Italia
pervenuti al Comitato del Collegio e della
Scuola Latina nel periodo 1“ giugno 1971
31 maggio 1972 (Es. 1971-1972) 21.515.680.
I doni e le offerte per il Collegio Valdese c
la Scuola Latina possono essere inviati al Comitato del Collegio Valdese e delta Scuola
Latina - Via Beckwith, 1 - 10066 Torre Pellice, utilizzando uno dei seguenti sistemi di
versamento :
— Conto corrente postale n. 2/32709 - Torre Pellice intestato al Comitato Collegio
Valdese di Torre Pellice;
— Conto corrente bancario n. 56.760 Istiliito Bancario Italiano - Torre Pellice;
— Conto corrente bancario n. 4.606 Istituto
Bancario San Paolo di Torino - Pinerolo.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiii
Inaugurazione
dell’anno scolastico
L’inaugurazione dell’anno scolastico
avrà luogo martedì 3 ottobre alle ore
15 nell’Aula Sinodale a Torre Pellice.
Gli allievi della Scuola Media dovranno trovarsi al Collegio alle ore
14,30. _________________________
Alla redazione di questo numero
hanno collahorato Ermanno Genre
e Roberto Peyrot.
5
21 settembre 1972 — N. 38
pag. 5
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
NOTIZIARIO RIOPLATENSE
Riprendiamo il nostro notiziario dopo il periodo estivo, grati per l’incoraggiamento a proseguire in questo
lavoro pervenutoci da alcuni lettori e
dal pastore Carlos Delmonte di Colonia Iris (Argentina), presente al Sinodo di Torre Pellice. Sul numero del
1« settembre di « Eco-Luce » abbiamo
potuto leggere l’intervento di Delmonte nell’aula sinodale, e sentire così una
voce e un punto di vista sui vari problemi ecclesiastici, politici e sociali dei
fratelli valdesi di oltre-oceano.
La missione tra gli indios Toba.
Come abbiamo promesso nell’ultimo
notiziario (Eco-Luce del 30 giugno ’72),
diamo anzitutto alcune informazioni
riguardanti la missione tra gli indios
Toha nel Chaco argentino e la chiesa
valdese di Reconquista. Riferiremo poi
brevemente su altri argomenti tratti
dalla lettura degli ultimi numeri pervenutici di « Mensajero Vaidense ».
Tra le varie tribù superstiti nel nord
argentino si trovano i Toba in numero non indifferente (alcune decine di
migliaia, ma i dati esatti ci mancano).
Con l’avanzare della civiltà essi sono
stati spinti, dalla fine del secolo scorso, verso la regione boscosa e paludosa del Gran Chaco. In certe località
questi indios vivono di agricoltura e
artigianato primitivo in condizioni assai misere, conservando la lingua e le
tradizioni avite. Nel 1956 la Chiesa Metodista argentina decise di aprire una
missione tra le migliaia di Tobas residenti nella colonia Juan José Castelli
(Provincia del Chaco). Un medico argentino con sua moglie, educatrice che
parlava la lingua toba e alcuni collaboratori metodisti nordamericani e
svizzeri aprirono negli anni seguenti
un centro con l’intenzione di aiutare
gli indigeni anzitutto nei loro problemi di salute, di educazione e di rapporti sociali. Le condizioni di vita di
questi indios erano « sommamente deplorevoli »: per mancanza di cibo adatto e d’igiene la grande maggioranza
dei Tobas soffriva di tubercolosi e malattie parassitane. Si procedeva allora
alla costruzione di un piccolo ospedale e di un ostello, dove in un reparto si
dà da mangiare a bambini e ammalati, e in un altro si tiene scuola. Gli
alunni piccoli e grandi imparano a leggere e scrivere il toba e lo spagnuolo.
Durante l’estate scorsa un gruppo di
indios tisici è stato trasportato in aereo in un sanatorio nelle montagne di
Cordoba (Argentina centrale). L’iniziativa era della Chiesa Metodista, ma fu
attuata con l’aiuto della Forza aerea
argentina. Tutt’ora la Chiesa Metodista si interessa in modo particolare a
questa missione. Varie unioni femminili provvedono mensilmente a reperire i fondi necessari per l’acquisto dei
cibi per la scuola. In seguito l’opera si
è sviluppata per la collaborazione di
altre chiese evangeliche (per es. l’Anglicana che da decenni operava tra altri
indios del Chaco) con il nome di « Missioni unite ». La gestione generale è
nelle mani del pastore A. Peyró della
Chiesa « Discepoli di Cristo », residente nella capitale della provincia del
Chaco, Resistencia.
Tra i valdesi del Chaco.
Nella stessa zona, e nelle provincie
limitrofe del Chaco, opera anche la
Chiesa Valdese. Non già tra gli indios,
ma tra i suoi membri di chiesa, discendenti di valdesi, svizzeri, tedeschi e
francesi, che al principio del nostro secolo, in cerca di terra vergine da coltivare, si erano spinti verso il nord. Il
loro tenore di vita, benché superiore
a quello degli indios, è spesso molto
al di sotto di quello degli altri valdesi
più a sud o in Uruguay. Anni fa abbiamo riferito sulla comunità El Sombrerito su « Eco-Luce » (25 novembre ’66).
Essa è uno dei maggiori centri valdesi in questa vasta regione. Dopo decenni, nei quali questi fratelli furono
visitati da un « evangehsta itinerante »
(studente in teologia o laico adatto),
si creò una sede pastorale nella citta
Manicomio Vaidese
Viviamo in un'epoca di profonde
.trasformazioni nella mentalità e nel
costume: in tutti i campi è talvolta
.assai difficile operare a tempo giusto le opportune scelte, prendere le
tempestive decisioni che l’epoca impone, organizzare con mezzi adeguati i provvedimenti indispensabili. Non a tutti è dato il fiato sufficiente per tener dietro al ritmo rapido del secolo. Le chiese, per un
complesso di ragioni, rischiano di
rimanere appartate dalla storia, in
zone provinciali, non solcate dalle
grandi strade moderne. Ma devono
fare ogni sforzo per cogliere la direzione del vento onde inserirvisi e
compiere la loro opera con sensibilità e intelligenza: altrimenti rischiano di rimanere disincarnate,
lontane dalla realtà, incapaci di pronunciare una parola e di esercitare
un’azione che abbiano una qualche
efficacia nella società.
La nostra Chiesa Valdese, nonostante la sua piccolezza, ha dimostrato sin’ora vivaci possibilità di
aggiornamento, che le hanno permesso di tenere il passo con i nuovi tempi, talvolta persino un passo
di avanguardia, sia pure correndo
i rischi che corrono le avanguardie.
Tuttavia c’è una lacuna che ci
permettiamo di segnalare e alla
quale dovrebbe essere resa attenta in modo particolare la Commissione per gli Istituti Ospitalieri
Valdesi. Abbiamo ospedali e abbiamo asili per i vecchi, abbiamo persino un rifugio per incurabili: ma
manchiamo sin’ora di un manicomio valdese. Non sappiamo se il
suddetto rifugio potrebbe essere
adeguatamente attrezzato e ampliato in tal senso. Ma sappiamo di
scienza certa che fra le nostre file
vi sono parecchi medici, psicologi,
psichiatri, non solo perfettamente
informati della loro disciplina, ma
aperti ai bisogni del nostro tempo.
Nel pluralismo attuale dei ministeri sarebbe tutt’altro che impossibile
trovare dei giovani pronti a specializzarsi nella sorveglianza degli alienati mentali inguaribili e per la rieducazione psico-intellettuale degli
eventuali ricuperabili, istituendo
corsi adeguati presso la Facoltà
Teologica di Roma e senza che sia
necessario esigere per l’iscrizione
pedanti titoli di studio o beghini
certificati di appartenenza a una
Comunità, basterebbe provare di
essere degli attivi militanti. Quanto ai mezzi necessari per organizzare e mantenere la nuova istituzione non dovrebbe poi essere così difficile trovarli sia tra i membri
più coscienti delle nostre comunità,
sia tra i nostri numerosi amici esteri, sempre pronti ad aiutarci nelle
nostre motivate richieste. Forse sarebbe anche il caso di esaminare la
questione in sede congiunta valdese-metodista, perché ci risulta che
anche fra i fratelli metodisti vi sono alcuni bisognosi di cura e di internamento.
Non riteniamo che l’istituzione
dovrebbe avere delle dimensioni tali da sgomentare la buona volontà
dei promotori che auspichiamo. Si
tratta di dispersi e non numerosi
dissidenti, di cui alcuni hanno ancora un sufficiente controllo delle
proprie facoltà mentali, per dare segni preoccupanti della loro malattia. In altri purtroppo la malattia
è a uno stadio più avanzato. Per
dare un esempio della carenza degli
organi di controllo e dell’urgenza di
provvedimenti, basterebbe citare il
caso di quel deputato all’ultimo Sinodo, la cui schizofrenia è improvvisamente esplosa nel tentativo di
trasferire la discussione dal piano
del problema in sé al piano delle
persone: ma l’insano e non documentato tentativo è stato subito e
provvidenzialmente bloccato con
fermezza e saggezza. Ma si tratta di
casi isolati e senza seguito. Più
preoccupante sarebbe il fenomeno
se si manifestasse su piano collettivo. Pensiamo con una certa inquietudine al caso di quella comunità siciliana, che, dopo due anni
di cure appropriate, ha avuto la
sfrontatezza di chiedere di avere un
Pastore. La Conferenza Distrettuale e il Sinodo l’hanno subito richiamata all’ordine, autorevolmente esortandola e additandola al giudizio e alla deplorazione di tutta
quanta la Chiesa. Ma non si tratta
di giudicare, di condannare e di ammonire: non sono in gioco lacune
morali, è in gioco una malattia, da
curare seriamente. E il caso va tenuto d'occhio, perché, con la frequenza odierna dei viaggi e dei contatti, con la progressiva riduzione
del numero dei pastori realizzata in
base a una insistente, efficace propaganda che è felicemente riuscita
a squalificare una funzione clericale, antidemocratica e anacronistica
come quella pastorale, compromessa fin dall’origine con quel movimento borghese e antiproletario
che è stato la Riforma, il morbo
dissidente potrebbe estendersi ad
altre comunità, provocando una inflazione di malati, con comprensibili complicazioni per la loro sistemazione nell’istituto e per le dimensioni dell’istituto stesso e i relativi costi. Bisogna vigilare e
provvedere, e intanto internare in
tempo utile gli eventuali diffusori
del morbo, che, ripetiamo, abbiamo
motivate ragioni di ritenere per ora
limitali e facilmente individuabili,
specie per quel che concerne i soggetti pericolosi, che si sospetta covino germi epidemici.
Perciò mi sono permesso di lanciare la mia proposta, nella speranza che gli organi competenti della
nostra Chiesa abbiano la saggezza
di provvedere e che generosi donatori offrano loro i mezzi per attuare l’umanitario progetto.
Calogero Leone
dina di Reconquista. Al giovane pastore Benjamin Barolin fu affidata due
anni or sono questa « nuova » chiesa.
La novità è che ci sia un pastore valdese a carico della comunità con un
locale di culto già esistente, ceduto
dalla Chiesa Metodista. Da questo centro il pastore visita le varie località
con abitanti valdesi, metodisti e luterani: Ingeniero Chanourdié, El Sombreri to, Alejandra (tutte nella provincia di Santa Fe), Colonia Progreso
(provincia di Corrientes, a est del fiume Paraná), e Tres Isletas (provincia
del Chaco). Per raggiungere soltanto
quest’ultimo gruppo di 80 persone il
pastore percorre ogni mese 1000 km.,
e non su autostrade! Nel Chaco, Tres
Isletas è l’unico nucleo rimasto valdese, mentre ancora venti anni fa ce n’erano cinque, ma lo spopolamento delle campagne e l’attività di varie chiese
(per es. i Pentecostali) e di sètte ne
hanno liquidato quattro. Il Chaco è
una delle province argentine con più
alta percentuale di evangelici. Ma per
mancanza di pastori fissi, i protestanti sono stati spesso la facile preda delle varie sètte. Tuttavia va rilevato che
la collaborazione tra valdesi, metodisti e « discepoli di Cristo » è intensa e
fruttuosa, e ciò sia a livello delle chiese come istituzioni che delle comunità
locali e dei pastori. Ma l’opera di testimonianza non progredirebbe senza
un gruppo rilevante di laici che lavorano spesso di proprfk iniziativa tra i
fratelli disseminati nella zona. Prova
ne è il rapporto tra il Consiglio di chiesa di El Sombrerito e il gruppo di Ingeniero Chanourdié. ,
Dall’Argentina all’Australia.
Nel numero del 1® luglio 1972 del
« Mensajero Vaidense » troviamo a pagina 3 l’elenco degli operai della Chiesa Valdese rioplatense e delle comunità e opere a loro affidate. A quanto
pare manca il nome del prof. A. Ricciardi, titolare della cattedra di Antico Testamento nella Facoltà teologica
di Buenos Aires. Segnaliamo comunque questo elenco alle segreterie della
Tavola, della Claudiana e della Federazione, perché utile per la compilazione e l’ortografia corretta dei nomi
propri e di località per la relazione al
prossimo Sinodo europeo e gl’indirizzari su « Valli nostre » e « Annuario
evangelico ».
Chiesa di San Carlos (Argentina).
Dopo il breve ma fecondo lavoro che
il pastore Gérald Nansen ha svolto in
questa chiesa senza “pastore fisso, il
pastore Wilfrido Artùs vi si è trasferito per alcuni mesi di attività, a partire dal 4 maggio. La domenica seguente fu presentato alla comunità dal presidente del presbiterio nord-argentino,
sig. Osvaldo Eichhorn di San Gustavo
e dal pastore Néstor Tourn della comunità vicina di Colonia Belgrano. La
chiesa di San Carlos — unica tra quelle valdesi rioplatensi — mette a disposizione del pastore per i suoi spostamenti un’automobile alquanto vecchia,
ma ancora utilizzabile.
I valdesi emigrati in Australia, chiamati « australiati », continuano a mantenere i contatti attraverso lettere a
« Mensajero Vaidense » e risposte a
un questionario, elaborato dal giornale, sulla vita politica e sociale nel V
continente.
Alla diaspora del nord argentino se
ne aggiunge un’altra, non meno vasta,
nel sud del paese. Il pastore residente
a Bahia Bianca (sud della provincia
di Buenos Aires), Carlos Núñez è incaricato di visitare tutti quei gruppi delle provincie meridionali che non appartengono alla chiesa di Colonia Iris.
Anch’egli fa 1000 km. e più per recarsi
dai valdesi della Valle del Rio Negro.
Ultimamente è riuscito a stabihre contatti precisi con due pastori della Chiesa Evangelica (tedesca) e della Chiesa
Metodista operanti in quella zona. Così il gruppo valdese di General Roca
avrà d’ora innanzi due culti al mese
invece dei due all’anno, come succedeva in tempi non tanto lontani.
II pastore A. Cesari è stato chiamato a dirigere l’opera (chiesa e scuola)
della comunità di origine svizzera di
Linea Cuchilla nella provincia settentrionale di Misiones (Argentina). Al suo
posto il prof. Norberto Bertón si cura
della chiesa di lingua francese in Buenos Aires che dispone di un bel centro comunitario. Questo nuovo incarico si aggiunge all’insegnamento di teologia pratica nella Facoltà teologica e
all’opera nella comunità valdese bonaerense.
= Corresponsabilità politica dei valdesi.
1 Gli avvenimenti politici in Uruguay
= e Argentina trovano la loro eco anche
^ nelle colonne di « Mensajero Valden= se ». Leggiamo una lettera del pastore
H E. Castro, presidente della Chiesa Me= todista dell’Uruguay, scritta dal Perù,
= dove si trovava mentre la polizia fece
= irruzione nella sua chiesa a Montevi= deo dopo un atto di sabotaggio dei
= « tupamaros ». Un commento sul se
= questro del direttore della Fiat a Bue= nos Aires, O. Sallustro — scritto prima
= ancora che costui venisse trucidato —
= mette in rilievo che si tratta di una
= azione politica, ma condanna dura= mente un eventuale esito fatale (pur= troppo avvenuto). Un articolo di fon= do su « Mensajero Vaidense » del 31
= luglio 1972 intitolato « La nostra par~ te », chiarisce la posizione del giorna
le di fronte al fenomeno dei « tupamaros » e della guerriglia negli Stati rioplatensi in generale. Lo spunto è dato
dai 12 cognomi valdesi che figurano
sul lungo elenco ufficiale degli estremisti coinvolti in atti sovversivi. Non
possiamo fare altro che ammirare la
franchezza e l’umiltà con le quali l’articolista ammette il peccato comune di
ognuno e di tutta la chiesa (pietisti,
conservatori e simpatizzanti teorici
con rivoluzioni e movimenti di sinistra), per non avere compreso in tempo l’ansia di giustizia di questi giovani e per averli così lasciati cadere nelle
braccia di gruppi violenti. Si avrebbe
dovuto dare loro « una dottrina e strategia della rivoluzione cristiana, una
rivoluzione per la pace, nella quale il
senso della giustizia diventasse pratica
dell’amore, non soltanto per i minimi,
ma anche per l’avversario ». La rivoluzione cristiana, rifiutando ogni spargimento di sangue e ogni violenza, è invece un mutamento profondo, che viene da una conversione interna. Il bell’articolo, che purtroppo possiamo riassumere soltanto con poche frasi, finisce con l’esortazione al pentimento di
tutti e alla preghiera per i valdesi coinvolti e per i loro familiari.
Aja Soggin
Il nostro laimro nnlazinonle
Nel corso della recente sessione sinodale
il problema della stampa periodica non è stato, quest’anno, affrontato; forse potrà interessare ai lettori la relazione annua che il comitato di redazione de « UEco delle Valli
Valdesi » - « La Luce » ha presentato in quella sede.
Abbiamo continuato a lavorare largamente
su pagine fisse, aumentando però la frequenza della pagina di « Cronaca delle Valli », che
ha avuto una regolarità quasi settimanale, e
l’entità del « Notiziario Evangelico Italiano »; infine, negli ultimi mesi, è stata varata
la pagina che da tempo meditavamo di dedicare alla riflessione biblica e teologica, « Parola di Dio — parole dell’uomo ». Questo ha
limitato, forzatamente, lo spazio dedicato al
notiziario e ai problemi relativi alla Chiesa e
alla sua missione nel mondo. Allo stato attuale, riesce veramente difficile contenere nelle
6 pagine settimanali l’informazione e il tentativo di formazione che desidereremmo offrire secondo le linee che sono sotto gli occhi
di chi ci legge.
Esaminando le varie pagine, ci rallegriamo della nascita della pagina bihlico-teologica, che in passato è stata apparizione saltuaria e disorganica : una lacuna che avvertiamo
fortemente l’esigenza di colmare. Non riteniamo di avere ancora trovato la formula più
funzionale — e non intendiamo questo solo
da un punto di vista formale, ma contenutistico : ci pare infatti che sia necessario un
aggancio più diretto, almeno di parte degli
articoli, alla problematica che le chiese effettivamente vivono, come certe discussioni hanno indicato. Siamo comunque molto grati al
gruppo di collaboratori che si sono impegnati
con esemplare regolarità e viva partecipazione in questa linea, e vi lavoreranno ulteriormente. Un’eco favorevole ha pure avuto la
rubrica a La Bibbia non letta ».
Come abbiamo detto, troppo limitato è
stato il notiziario ecumenico e forse spesso
troppo frammentato in notizie e non abbastanza affiancato da articoli che evidenziassero i problemi e vi esercitassero una riflessione critica. A questa rubrica hanno continuato a collaborare Claudia e Roberto Peyrot;
Edina Ribet ha ancora curato « la Bibbia nel
mondo »; nell’informare sulle questioni missionarie a Roberto Coisson si sono aggiunti
Franco Davite e Teofilo Pons.
Il (( Notiziario Evangelico Italiaiio » si è
sviluppato; al servizio perseverante e sensibile di Inda Ade si sono aggiunti corrispondenze, comunicati provenienti dagli organi
federali, da comunità evangeliche, spesso in
misura tale dal metterci in seria difficoltà,
malgrado il nostro vivo desiderio di pubblicare tutto.
La a Cronaca delle Valli » è stata curata
da Ermanno Genre con un gruppo di collaboratori. L’intento originario, forse troppo
ambizioso, forse anche discutibile, era di documentare se e in quale misura la fede riformata, in una popolazione a consistente percentuale evangelica, aveva o meno riflessi nel
modo dì affrontare i problemi della vita civile. A giudicare dalle pagine che abbiamo
pubblicato, questi riflessi risultano quanto
mai tenui, spesso inavvertibili: è già un risultato, ma — se corrisponde alla realtà •—
preoccupante. Tuttavia l’informazione che
viene via via data, sui nostri istituti nelle
Valli, sui problemi e sui conflitti socio-economici nella loro incidenza, locale, ha un indubbio interesse, spinge alla riflessione.
L’ultima pagina è stata ancora dedicata,
nel complesso, all’aiiuoùià nazionale e internazionale. Tutti comprendono l’esiguità dello
spazio a disposizione, la drastica esigenza di
scelta che essa ci impone. Nel complesso,
questa scelta è stata guidata dal criterio della
« contro-informazione » rispetto all’informazione data dai grandi mezzi d’informazione
più o meno ’’governativi”, stampa, radio e
televisione.
In genere tutto il nostro lavoro, ma soprattutto le ultime due pagine citate, le quali toccano più spesso e più specificamente
scottanti problemi sociali e politici, sono stati oggetto di critiche più numerose che in
passato, e più violente; e si è anche richiesto
un riesame del nostro lavoro da parte delle
chiese, delle conferenze distrettuali, del sinodo. Il nostro è forse fra d servizi più
’’pubblici” e più largamente conosciuti o
conoscibili nelle chiese; ne rispondiamo annualmente alla Tavola e al Sinodo. Nessuno
di noi pretende aU’infallibilità, né vuole imporre la propria parola e il proprio pensiero:
tutti noi riconosciamo le unilateralità che ci
sono costituzionali e che ci paiono parzialmente almeno corrette da certe diversità di
posizione fra l’uno e 1 altro di noi; ma tutti
riaffermiamo che abbiamo concepito e svolto
questo lavoro, impegnativo e assorbente sia
per i ’’laici” sia per i pastori, come un servizio
alla chiesa nella ricerca della verità, nell invito alla riflessione e airimpegno. Ciò non
vuol dire che trascuriamo il pensiero di molti
lettori — un contatto invece essenziale, e benefico soprattutto quand’è espresso senza mettere in questione, oltre alla nostra buona fede. la fraternità che ci lega in Cristo —. ma
vuol dire che possiamo scrivere solo ciò che
sinceramente pensiamo.
Le notizie dalle nostre chiese giungono
forse in misura crescente, ma restano problemi già segnalati in passato : una certa disorganicità, larghe zone silenziose, e in genere un’immagine delle comunità anche più
tradizionale e statica di quanto esse in realtà siano, spesso. Per cercare di ovviare almeno in parte a queste carenze, progettiamo di
chiedere alle Commissioni Distrettuali di curare periodicamente — direttamente o per
mezzo di altri, raccogliendo materiale e pianificando quest’informazione — un notiziario ragionato per Distretti, che ne presenti le
chiese, le opere, i rapporti con le altre chiese
evangeliche e con l’ambiente ecc.
Fra le rubliche, oltre a quelle già segnalale,
Aja Soggin ha curato con conoscenza di causa, anche quest’anno, il a Notiziario rioplatense »; è stata accolta con interesse la colonna « Fui malato... », per la quale vorremmo
però la collaborazione specifica di quanti sono più direttamente a contatto con il mondo
della malattia e della sofferenza. Un certo numero di articoli sono stati dedicati alla storia valdese, passata e recente ; a poco a poco
vorremmo che si sviluppasse un discorso organico, al riguardo, e contiamo sulla collaborazione dei nostri storici, soprattutto ora che
si propone, in concomitanza con l’8® centenario valdesiano, un rilancio dell’interesse per
la nostra storia. In generale una rubrica storica organica è un’esigenza che, pur avvertita,
è tuttora rimasta allo stato di esigenza: eppure situare i problemi della fede e della vita
della chiesa nella loro secolare linea storica è
essenziale per situarci oggi in quella « ricerca
della chiesa » di cui si è ripetutamente parlato.
Inserendosi nella linea di azione votata dal
Sinodo, il nostro cc fondo di solidarietà y> ha
raccolto, quest’anno, L. 3.000.000, inviate alla Tavola espressamente per l’appello del CEC
a favore delle vittime e dei profughi del conflitto indo-pakistano. Attualmente l’impegno
del « fondo » è rivolto ad appoggiare il programma, ancora del CEC, di lotta al razzismo : abbiamo già accantonato oltre mezzo milione e attendiamo di giungere al milione.
Cogliamo l’occasione per rilevare che, da
quando è stato indicato questo scopo, le sottoscrizioni sono diminuite. Sappiamo benissimo
che questa decisione del CEC ha suscitato e
suscita divergenze nelle varie Chiese e quindi anche nella nostra, per motivi più volte
apparsi sul giornale stesso : sarebbe assai opportuno — pensiamo — che le Chiese e le
comunità dibattessero e chiarissero maggiormente questo problema, anche sulla base delle numerose pubblieazioni esistenti. Un’altra
considerazione vorremmo però fare, e cioè
che i lettori paiono in genere più sensibili a
situazioni di emergenza (Biafra, Pakistan) che
a problemi e azioni volte (come diceva l’appello del Sinodo) a cercare di modificare uno
status quo, contro il sottosviluppo e le sue
conseguenze e contro il mantenimento di una
situazione ingiusta.
Ij^amministrazione, che abbiamo continuato
ad affidare a Speranza Tron, è stata curata
con impegno e oculatezza, dì cui siamo grati.
Il rendiconto annuo, per un totale di L. 15
milioni 428,580, si chiude positivamente. Non
è facile fare un calcolo esatto, dato che : 1)
anno ecclesiastico e anno d’abbonamento non
coincidono, 2) vi è stato con il 1972 un ulteriore aumento dei costi tipografici, 3) il
canone di abbonamento per il 1972 è stato
aumentato da L. 3.000 (estero L. 4.000) a
(continua a pag. 6)
RINGRAZIAMENTO
I nipoti e pronipoti profondamente
commossi per le dimostrazioni di affetto ricevute in occasione della dipartenza della loro cara
Giulia Odin
di anni 90
nell’impossibilità di farlo personalmente ringraziano quanti vollero prender parte al loro grande dolore e particolarmente il Pastore Taccia per le
sue parole di conforto.
Luserna S. Giov., 13 settembre 1972.
« Il mio aiuto viene dal Signore »
(Salmo 121: 2)
Il Signore ha chiamato a sé
Luigi Vidossich
Lo annunciano la moglie Rita Riva,
i figli Bona e Giorgio con la moglie
Teresina JaJiier e i piccoli Margherita e Massimiliano.
Milano, 7 settembre 1972.
6
pag. 6
N. 38 — 22 settembre 1972
UUNESCO impegna la lotta su due fronti
Contro la taninza di proteine
nel Terzo Mende
« I quadri dell’anno 2000 sono nati e, nei Terzo Mondo,
sono già sotto-alimentati e sotto-educati »
Il 2020: ora X per l’umanità?
La minaccia della crisi di proteine
pesa sul Terzo Mondo, dove la malnutrizione continua a seminare danni e
rovina fra le popolazioni.
La malnutrizione, ovvero la carenza
di calorie e di proteine nel nutrimento, può frenare lo sviluppo fisico e
mentale in modo talvolta irreversibile.
Infatti l’esperienza accumulata nell'ultimo decennio mostra che se i primi
mesi dell’esistenza sono segnati da ima
denutrizione grave e prolungata, ne risulta un ritardo strutturale e funzionale del cervello, talvolta troppo forte
per poter essere superato dall’assorbimento di proteine supplementari. Dati
scientifici rivelano che i bambini che
sono sopravvissuti a uno stato di grave malnutrizione durante il loro primo
anno di vita, sono di un livello intellettuale debole e poco dotati per gli
studi.
Questo rapporto fra la malnutrizione nella prima infanzia e le diflScoltà
scolastiche ulteriori ha fatto dire a un
sociologo che « i quadri dell’anno 2000
sono nati e, nel Terzo Mondo, sono già
sotto-alimentati e sotto-educati ».
Questa constatazione inquietante manifesta la gravità e l’estensione del
problema e ne sottolinea l’urgenza.
Nella strategia studiata dalle Nazioni
Unite per allontanare la minaccia della crisi di proteine, l’UNESCO ha impegnato la lotta su due fronti: da una
parte intensifica le sue attività nel campo della ricerca biologica di base, e
dalTaltra si sforza di generalizzare la
educazione in fatto di alimentazione,
a tutti i livelli.
INCORAGGIARE LA RICERCA
S’impone una prima necessità: trovare fonti nuove di proteine per completare le risorse agricole classiche e
soddisfare in tal modo le esigenze in
costante aumento della popolazione.
Le ricerche si orientano quindi verso
quelle sostanze che traggono la loro
energia dagli idrocarburi, come il petrolio, dalle alghe fitosintetiche e da
altri microrganismi capaci di trasformare le scorie organiche — comprese
le acque usate — in proteine utili. Pérmettendo di comprendere meglio le
leggi che in natura reggono la produzione di proteine, queste ricerche potrebbero far scoprire metodi nuovi e
decisivi per produrre proteine in quantità industriali.
A tale scopo TUNESCO incoraggia,
da una parte, la ricerca di base in varie discipline: biologia molecolare, fisica delle membrane, genetica, metabolismo delle cellule, sistema di regolazione degli enzimi ecc., tutti lavori
essenziali per analizzare la sintesi delle proteine nelle cellule viventi; e, d’altra parte, la ricerca applicata in alcuni settori della microbiologia (fermentazione degli idrocarburi, tecniche di
coltura continua, tassonomia e genetica dei microrganismi) suscettibili di
far procedere la produzione di proteine partendo da scorie.
In collaborazione con Organizzazione internazionale di ricerca sulla cellula (ICRO), TUNESCO organizza otto
sessioni di formazione che permettono
a circa 200 giovani ricercatori originari del Terzo Mondo di studiare i diversi aspetti della sintesi delle proteine. Inoltre sei borse sono offerte a microbiologi di nazioni in fase di sviluppo, per permettere loro di intraprendere ricerche sui nuovi metodi di produzione delle proteine.
ESTENDERE L’INSEGNAMENTO
Sili secondo fronte, quello dell’educazione, TUNESCO cerca di ottenere
che l’insegnamento relativo alle questioni dell’alimentazione diventi parte
integrante dell’educazione generale, a
tutti i livelli. Ogni volta che la cosa è
possibile, quest’insegnamento è legato
a determinati servizi scolastici (mensa, igiene, infermeria) ed è affrontato
nel quadro delle associazioni di genitori di allievi e in quello delle attività
comunitarie della scuola.
Le scuole magistrali che godono dell’aiuto delTUNESCO comportano una
sezione di economia domestica, il cui
insegnamento verte non soltanto sulle
necessità e sui problemi alimentari della famiglia, ma anche sulle conseguenze delTinsuffìcienza di proteine e di calorie, sulle cure da dare ai bambini,
sulla stesura del bilancio familiare,
sull’igiene ecc.
In collaborazione con la Federazione
intemazionale dell’economia domestica, TUNESCO ha intrapreso uno studio
critico dell’insegnamento familiare —
incluso l'insegnamento sulla alimentazione — nelle scuole elementari e secondarie e negli istituti in cui vengono formati gli insegnanti.
Ma è importante che a quest’insegnamento sia accordato anche nei corsi superiori di formazione il posto che
gli compete. Infatti molte nazioni mancano tuttora di specialisti capaci di
Direttore responeabUe; Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)
realizzare una politica dell’alimentazione.
Nel Terzo Mondo la tecnologia è ancora a un livello assai basso e la semplice protezione dei raccolti, per evitare lo spreco, pone già seri problemi.
Si ritiene tuttavia che l’applicazione
di una tecnologia agricola semplice
permetterebbe in alcuni casi di aumentare del 25 o del 30% le risorse di
cereali.
Per ciò che concerne in particolare
i bambini, l’assenza di un’alimentazione di allattamento a buon mercato
crea difficoltà serie. Inoltre il passaggio dall’economia di sussistenza all’economia di mercato impoverisce numerose famiglie rurali, che non possono
procurarsi alimenti ricchi di proteine.
Infine in molte nazioni la produzione
alimentare non ha seguito la crescita
demografica, e ne deriva una penuria
crescente di proteine: è una grave
sventura che colpisce oltre la metà
della popolazione mondiale.
Georges Ravelonasy
(Informations UNESCO)
Abbiamo visto nelle scorse settimane quali sono le previsioni dei ricercatori del M.I.T. circa Tandamento delle
cinque variabili del sistema ritenute
fondamentali per valutare quantitativamente le possibilità e la qualità della vita e cioè popolazione, produzione
industriale, produzione di alimenti,
consumo delle risorse naturali, inquinamento. Tutte queste grandezze si
muovono in modo uniforme verso un
periodo in cui l’eccessiva popolazione
sarà ridotta alla fame dalla non aumentabile produzione degli alimenti e
vivrà in un ambiente reso mortale dalTinquinamento causato dalla produzione industriale — che, d’altro lato, troverà un ostacolo nella sua espansione
dovuta alTesaurirsi delle materie prime. Sarà in questo mondo in sfacelo
che, dopo il crollo degli indici degli
alimenti e del prodotto industriale procapite, l’entità della popolazione comincerà a scendere. Quando avverrà
tutto questo se non interverranno dei
mutamenti di rotta nelTimpostazione
del problema dello sviluppo? Presto,
molto presto, dicono i futurologi del
M.I.T. anche se affermano poi che « in
questo momento interessa determinare il modo e la direzione in cui si sviluppa il sistema, non fare delle previsioni esatte ». Per ribadire anzi che il
« collasso » avverrà nel giro di pochi
decenni il rapporto in esame ipotizza
varie situazioni alternative più favorevoli di quelle realisticamente prospettabili al giorno d’oggi, che non riesco
no pero a
l’ora X in
mondo.
spostare significativamente
cui inizierà il declino del
Dopo Veccidio di Monaco
« L’operazione dei feddain contro le
forze israeliane continuerà sempre e
in ogni luogo ed Israele non riuscirà
ad evitare le azioni dei feddain ».
Radio Cairo, 5 settembre 1972.
« Gloria a voi, uomini di Settembre
Nero, e vittoria!
Voi e il nostro popolo siete diventati l’argomento del giorno in tutto il
mondo quando siete apparsi sul palcoscenico della storia. Quando vi siete
presentati a Monaco, il cuore di tutto
il mondo ha battuto...
L’azione di Monaco è la medaglia
d’oro vinta dalla nazione araba ».
Voce della Palestina, Barra (Siria), 6 settembre 1972.
« Ciò che voglio dire è che quanto è
accaduto a Lod dimostra che con l’aiu
to di Allah noi possiamo ottenere la
vittoria nella battaglia contro Israele ».
Aziz Sidki, Primo Ministro egiziano, a Radio Cairo, il 1® giugno
1972, dopo la strage di Lod.
« No! Non vogliamo la pace, vogliamo la guerra, la vittoria. La pace per
noi significa la distruzione d’Israele e
niente altro ».
Yasser Arafat a Oriana Fallaci
« L’Europeo » del 12 marzo 1970.
« Noi riteniamo Che uccidere un
ebreo lontano da un campo di battaglia abbia più effetto che uccidere cento ebrei in battaglia perché provoca
maggior attenzione ».
George Habbash a Oriana Fallaci
« L’Europeo':» del 26 marzo 1970.
LO STATO
DI EQUILIBRIO GLOBALE
Si pone allora il problema di raggiungere lo « stato di equilibrio globale » ossia uno standard di vita accettabile in una situazione stabile. Gli ocbiettivi di politica economica proposti
sono:
1) a partire dal 1975 la popolazione
viene mantenuta costante uguagliando nascite e morti;
2) dal 1990 occorre imporre l’uguaglianza fra nuovi investimenti nell’industria e distruzioni o deprezzamenti dei vecchi investimenti;
3) dal 1975 il consumo di materie prime per unità di prodotto industriale viene ridotto a 1/4 del valore attuale e nella stessa misura viene ridotto Tinquinamento;
4) l’attività economica viene indirizzata più verso la produzione di servizi che verso la produzione di beni
materiali di consumo;
5) lo sviluppo della produzione di alimenti viene perseguito con mezzi
anche « antieconomici » e seguendo
una politica di arricchimento e di
conservazione dei suoli;
6) poiché gran parte del capitale sarà
assorbito dalla produzione dei servizi e degli alimenti e dai problemi
ecologici e di riutilizzazione delle
materie prime, occorrerà prolungare la vita media dei prodotti migliorando la progettazione e rendendo
più semplici le riparazioni.
FAVOREVOLI
E CONTRARI
Non si può certo dire che previsioni
e linee programmatiche del M.I.T. abbiamo trovato molti fautori in qualsivoglia schieramento politico. Infatti se
il presidente della Cee Mansholt ha
abbracciato senza incertezze queste tesi, il suo vice Barre ha sostenuto in
contrasto la possibilità delTespansione
continua; se gli economisti Timbergen
e Galbraith appoggiano la tesi della
crescita zero, Kahn afferma che la terra può far vivere una popolazione cinque volte superiore all’attuale con un
reddito cinque volte superiore a quello statunitense d’oggi.
Ci troviamo pertanto di fronte ad un
rapporto da accettare pienamente op
Echi della settimana
a cura di Tullio Vioia
VINCERE
LA DIFFIDENZA
■ir « Gl’Israeliani hanno bombardato, per rappresaglia all'attentato di
Monaco, dei campi di Palestinesi in
Siria e nel Libano. Le valutazioni variano, ma sembra che queste incursioni aeree abbiano fatto circa duecento
vittime.
Israele ha applicato la legge del taglione. Questa legge non è accettabile: ci limiteremo a questa affermazione, perché la ricerca senza fine dei responsabili della tragedia che, da alcuni decenni, insanguina il Medio-Oriente, ci sembra non soltanto assurda,
ma anche nefasta. Tutte le energie,
tutte le intelligenze devono essere tese verso un unico obiettivo: "Che si
può fare perché l’ingranaggio fatale,
odio - violenza - rappresaglie, si arresti? Che si può fare affinché tutte le
persone che si sono stabilite nel Medio Oriente, vi possano vivere con un
minimo di buona convivenza?”
Per arrestare l’ingranaggio, occorre anzitutto comprenderne con precisione il meccanismo. C’è una patetica
somiglianza fra l’impotenza “politica”
degl’israeliani, dei Palestinesi e degli
altri Arabi: nessuno dei tre, infatti,
riesce a piegare la volontà degli altri
due, e questa inefficienza profonda li
spinge tutti, or l’uno or l’altro secondo le circostanze, a degli atti non politici: un giorno è un’esplosione di disperazione, un altro giorno un’esplosione di collera, un cdtro ancora una
esplosione di vendetta. Atti che, lungi
dal piegare la volontà di coloro cui sono rivolti, la rendono ancor più rigida, ancor più intrattabile.
Nel caso dei Palestinesi, tale impotenza a cambiare alcunché è troppo
evidente perché sia necessario insistervi. Un guerrigliero di “Settembre Nero" dichiarava a un giornalista delVExpress”, nello scorso agosto: “Noi
siamo irrimediabilmente soli (...). Noi
vogliamo riuscire a dimostrare che in
ogni ingranaggio è possibile inserire
un grano di sabbia”. Lapidaria espressione (ma quanto significativa!) che
rivela la disperazione dei Palestinesi e
l’essenziale inutilità che caratterizza le
loro azioni.
L’impotenza degli altri Arabi a modificare in qualsiasi modo la volontà
israeliana, è ancora più evidente. Le
spacconate dei loro capi, i toro discorsi vuoti, le loro minacce senza seguito, le loro profezie prive d’avvenire
sono un’altra dimostrazione di debolezza: parole che si sostituiscono alle
azioni impossibili.
A prima vista, gVIsraeliani non sembrano, per parte loro, essere vittime
di questa dialettica dell’impotenza.
Tuttavia questa non è che un’illusione
ottica: le incursioni aeree nella Siria
e nel Libano, incursioni di fine settimana che non sfiorano né sfioreranno
i “commandos” di “Settembre Nero”,
ne sono una inequivocabile dimostrazione. A dispetto del suo esercito di altissimo livello e del suo armamento
superiore, Israele è profondamente incerto del proprio avvenire: il lasciarsi
andare a concessioni di qualunque tipo, sembra ad Israele correre un rischio intollerabile per la propria sopravvivenza. Per la stessa ragione, tutte le volte che le circostanze gli forniscono delle buone carte al gioco politico, Israele ne usa e ne abusa fintantoché quelle carte si trasformano e diventano svantaggiose. E persino quando Israele è generoso (persino quando
propone la pace), egli lo fa con una
tale diffidenza, a condizioni talmente
umilianti per i suoi avversari, da rendere impossibile la realizzazione dei
suoi progetti. Ha sempre paura d’esser
“troppo" generoso, di cedere “troppo"
alla debolezza, di correre "troppi” rischi, e mortali.
Riassumiamo la scena: si vedono degli attori, tutti paralizzati perché privi di fiducia in sé stessi e timorosi che
il minimo loro “gesto” l’indebolisca al
dilà del limite di tollerabilità. £ pertanto evidente che la situazione è matematicamente senza via d’uscita, fino
al giorno in cui qualcuno si decida a
gettarsi in acqua e ad affrontare dei
rischi reali. Volendo essere equi, non
si vede perché ci si dovrebbe attendere che gli uni facciano il primo passo
e non gli altri. E tuttavia noi crediamo, in ultima analisi, che la semplice
logica richieda che tocchi ad Israele di
assumere l’iniziativa suprema: infatti,
a causa della sua omogeneità nazionale, Israele ha maggiori probabilità di
riuscire, che non l’eterogenea coalizione dei suoi avversari Arabi.
Così Israele direbbe agli Arabi: “Noi
vi proponiamo il dialogo, diretto p mediato, senza condizioni pregiudiziali".
Israele affronterebbe questo rischio
ben sapendo che, in definitiva, non sono importanti le disposizioni concrete
d’un eventuale accordo, ma lo è la volontà comune di trovare delle soluzioni. Perché l’arte del dialogo non può
impararsi in altro modo che dialogando: e per poter dialogare (o misteriosa alchimia!), non si deve cominciare
con l’imporre al dialogo i suoi limiti.
Altrimenti si avrà la violenza, che
non finirà mai ».
(Articolo di Claude Monnier, sul
« Journal de Genève » del 12.9.’72).
Concordiamo con le idee qui espresse e crediamo che chi possiede non
solo omogeneità nazionale, ma anche
armi, denaro, organizzazione e cultura (come li possiede Israele in grado
superlativo), ha maggior responsabilità, nella tragedia, di chi non li possiede. Gli arabi non li possiedono, e tanto meno in particolare li possiedono
i palestinesi, che sono un popolo di
contadini e di pastori (Cfr., nel num.
preced. di questo settimanale, l’articolo: « La spirale della violenza »).
L’ONU SOTTO ACCUSA
■jf; « Venticinque anni fa nacquero,
con grande speranza, le Nazioni Unite.
Ahimè, in un mondo immorale le Nazioni Unite si sono trasformate in una
Istituzione immorale! Non si tratta di
un’organizzazione delle Nazioni Unite,
ma d’un’organizzazione dei governi
uniti, in cui tutti i governi sono uguali: quelli liberamente eletti, quelli imposti oon la forza e quelli che si sono
impadroniti del potere con le armi.
Facendo assegnamento sulla parzialità
mercenaria della maggioranza, l’ONU
difende gelosamente la libertà di alcune nazioni, mentre dimentica quella
di altre. In seguito a un voto d’obbedienza, si è rifiutata d’interessarsi degli appelli privati, dei gemiti, delle urla, delle implorazioni di gente umile
e semplice che non rappresenta un
buon affare per un’organizzazione così
grande. L’ONU non ha fatto nessuno
sforzo per trasformare la dichiarazione dei diritti umani, il suo miglior documento in 25 anni, in una condizione
obbligatoria per vari governi che aspirino a diventare membri dell’organizzazione. Perciò ha ingannato la gente
semplice e l’ha obbligata a vivere secondo i voleri di governi che il popolo
non aveva scelto ».
(Dal discorso scritto da A. Solgenizin per il conferimento del Premio Nobel 1971, discorso pubblicato, nella sua
traduzione italiana, dal settimanale
« Tempo » del 10.9.’72. Cfr., nel num.
preced. di questo settimanale, l’articolo: « L’esultante giustificazione del potere »).
pure che contiene errori nella valutazione dei problemi o nella formulazione delle soluzioni?
UNA SERIE
DI PROBLEMI
FALSI E MAL POSTI?
Come si chiede M. Cini sul .Manifesto del 16 settembre, che senso ha porre il dilemrna — crescita sì o no — se
non si precisa a quale tipo di sviluppo
si fa riferimento? Poiché gli effetti della crescita sono diversi da una struttura all’altra, l’alternativa si pone per
i paesi industrializzati, per quelli non
industrializzati o per tutti? Esistono
inoltre « forme di sviluppo difficilmente valutabili in termini economici ».
D’altra parte il futuro non è stato visto in modo eccessivamente catastrofico? Anche oggi, come da 200 anni, i
problemi posti dalla società industriale verranno superati non con le utopiche indicazioni del M.I.T. ma con aggiustamenti che il sistema creerà da
sé, nel continuo crearsi e ricrearsi di
equilibri parziali. In particolare non
sarà il progresso tecnologico che interverrà in modi oggi impensabili a modificare tutti i dati del problema? La catastrofe prospettata è una prerogativa
del modo di produzione capitalistico o
è comune a tutte le economie industrializzate?
DELLE SOLUZIONI
IMPROPONIBILI?
Sono iniziate anche le critiche alle
soluzioni proposte o meglio all’ipotesi
dello stato di equilibrio globale. Sarà
possibile in tale situazione sviluppare
i servizi sociali e mantenere ed incrementare la ricerca scientifica necessaria, ad esempio, per lottare contro lo
inquinamento? L’operazione non rischia di configurarsi come un congelamento delle situazioni attuali con la
netta distinzione tra paesi « ricchi » c
paesi « poveri »? Poiché molti problemi sono già stati posti da Marx, ad
esempio circa gli effetti collaterali della tecnologia che, crea il surplus relativo, non sarà utile inserire il discorso
in esame in una prospettiva più ampia
di mutamento dei rapporti alTinterno
della società?
DELLE CONCLUSIONI
IMPOSSIBILI
Riteniamo che si possa, per il momento e senza voler trarre delle conclusioni affrettate, riconoscere al rappiorto del M.I.T. i meriti di aver ravvivato ed arricchito di materiale la discussione sul senso e sui limiti dello
sviluppo e quindi sull’economia e la
qualità della vita e di aver posto un
punto interrogativo sul mito della tecnologia. Per il resto non si può che
riportare quanto detto dai ricercatori
stessi e le conclusioni poste al volume
dal Club di Roma che ha commissionato il lavoro: « Né il modello né la
nostra riflessione possono attualmente
illuminarci sui problemi concreti che
comporta il passaggio dalla fase eli
sviluppo alla condizione di equilibrio
globale, e anche sui passi da compiere
per indirizzarsi su questa -.trada si miò
dire molto poco; occorreranno ancora
analisi approfondite e ampie discussioni... È comunque necessario che l’uomo analizzi dentro di sé gii scopi della
propria attività e i valori che la ispirano, oltre che pensare al mondo che si
accinge a modificare, incessantemente,
giacché il problema non è solo di stabilire se la specie umana potrà sopravvivere, ma anche, e soprattutto, se potrà farlo senza ridursi a un’esistenza
indegna di essere vissuta».
Renato Balma
liiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiimiiimiiiiiiiimiiimiiiniiiiiiiiiiiiiii
Il nostro iovoro redozinnole
(segue da pag. 5)
L. 3.500 (estero L. 4.500). Comunque a chiùsura di esercizio ci ritroviamo con una riserva, per i mesi venturi, proporzionalmente
analoga a quella che avevamo lo scorso anno
alla st^sa data, sicché si può dire che chiudiamo in pareggio, forse con un piccolo margine. Per questo dobbiamo essere riconoscenti ai numerosi lettori che ci hanno fatto offerte piccole e grandi, per un totale di
L. 717.978. La collaborazione è stata totalmente gratuita, le spese di redazione e di amministrazione ridotte all’osso, per cui i costi
sono quasi totalmente costituiti dalle spese di
stampa, postali, tasse, oltre alla rifusione alla
Tavola della quota stipendio del direttore
(L. 473.000).
La diffusione ha subito un’ulteriore, modesta flessione e la tiratura, che era di copie
3.150, è scesa sulle 3.000 copie (airincirca
3/5 a Eco » e 2/5 « Luce »). Il movimento
dei lettori è stato tuttavia considerevole, poiché oltre a un certo numero di cessazioni per
ragioni varie, che ogni anno si verificano,
abbiamo avuto queste disdette : 107 «. Eco » c
61 <c Luce » (raramente motivate, e quando
lo sono state, per ragioni : a) di dissenso politico o suU’inserimento della problematica polìtica nella vita della chiesa, b) di disservizio
postale), mentre abbiamo registrato questi nuovi abbonamenti : 55 (c Eco » e 65 « Luce ».
Abbiamo lavorato con gioia e vivo interesse, non di rado con fatica, spesso anche avvertendo profondamente i motivi di disorientamente che agitano l’ecumene cristiana e
che non potevano ovviamente non toccare
anche noi. Agli altri, ora la valutazione del
nostro operato.
Gustavo Bouchard, Gino Conte^ Gino Costabel,, Roberto Peyrot, Paolo Ricca^ Bruno Rostagno, Tullio
Viola.