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Anno 118 - n. 38
17 settembre 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
BIBLI OTr.CA VAI.DFSE
luOcC TOPnid PFIMC]
delle valli valdesi
SETTIMANALE DEI I F CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
DIBATTITO SULL’INTESA IN SEDE DI PRESENTAZIONE DEL PROGRAMMA DEL GOVERNO
La storia della pazienza
E’ ormai confermata la vera ragione (non smentita) del ritardo che I intesa continua a subire,
la collocazione su un binario morto in attesa che passi il convoglio del nuovo Concordato
C’è nel Nuovo Testamento una
grande promessa rivolta alla fede: quella di preservare da una
prova che vada al di là della
capacità di sopportazione e di
dare una via d’uscita per poter
sopportare la prova stessa (1
Cor. 10: 13). Riferita alla prova
estrema, il confronto con la
morte, questa promessa rischia
talvolta, in casi estremi, di essere sfuocata e indebolita dalla
medicina moderna. Nella sua lotta straordinaria contro la morte,
la medicina ha infatti sviluppato delle tecniche e delle terapie
che, utili ed essenziali in moltissimi casi, diventano, in casi di
malattie sicuramente inguaribili
che comportano dolori insopportabili o perdita grave di possibilità di una vita di reiazione, la
condanna al prolungamento della
prova estrema oltre la soglia di
ciò che è umano.
La morte prolungata è allora il
duro prezzo che alcuni devono
pagare per il beneficio che altri
ricevono dalle stesse terapie?
Questo non sembra né logico né
inevitabile, anche se una risposta negativa a questa domanda
mette in questione schemi e sicurezze di molti. Dal punto di
vista del messaggio evangelico
mi pare che su questo difficile
problema si possano invece dire
almeno tre cose.
Gesù ha incarnato nella sua
vita l’amore di Dio per delle persone concrete e non per dei principi. Il principio del lottare sempre e con ogni mezzo per allontanare la morte ha certo il vantaggio della chiarezza della regola inderogabile, della questione,
appunto, « di principio ». Ma non
si può passar sopra al latto che
in certi casi la dedizione al principio va contro all’amore concreto per una determinata singola
persona.
Gesù pone l’altro al centro del
nostro comportamento, non spiega chi è il nostro prossimo ma
di chi siamo chiamati ad essere
il prossimo. Questo dovrebbe
aiutarci, quando in riferimento
a questo delicato problema parliamo di diritti, a non parlare
di un generico diritto alla vita
e di un nostro diritto o non diritto di uccidere, ma di porci di
fronte al diritto di morire di
chi è arrivato al termine del suo
cammino e ha ii diritto (tanto
più sacro in quanto spesso non
lo può affermare) di concluderlo
in modo umano.
L’atteggiamento che la Bibbia
insegna al credente nei confronti
della vita (penso particolarmente ai Salmi) è un atteggiamento
appassionato, di riconoscenza
nel tempo della prosperità, di
rivendicazione nel tempo del dolore. Ma nello stesso tempo il
credente conosce e accetta i suoi
limiti e per questo non è disperatamente aggrappato ai suoi
giorni: ha imparato a confessare
« i miei giorni sono in tua mano » (SaL 31: 13) e a farlo con la
fiducia che viene dall’aver conosciuto in Cristo il Dio della risurrezione. I credenti dovrebbero essere quindi i primi a sapere e ad affermare che nell’ora
estrema è buona cosa sapersi fermare anziché percorrere la strada di un accanimento disumano.
Franco Giampiccoli
Non pochi deputati al Sinodo
avevano espresso l’opinione che
la « intesa » con lo stato si trovi
in posizione di stallo a causa
delle notevoli resistenze frapposte da alcune forze governative
a che essa preceda cronologicamente la proposta di revisione
del Concordato con la chiesa cattolica.
Questa opinione viene ora decisamente confermata dal vivace dibattito che si 6 tenuto alla
Camera dei deputati in occasione
della presentazione del programma del II governo Spadolini.
Le dichiarazioni
programmatiche
Presentando il suo governo
Giovanni SPADOLINI aveva dichiarato a proposito della « intesa »; « Nel quadro degli adempimenti costituzionali, sarà costante l'attenzione del Governo
alle relazioni dello Stato con la
Chiesa cattolica e con le altre
confessioni religiose: nello svolgimento dei negoziati in corso
per la revisione del Concordato...
(interruzione)... e in vista di concretare l'intesa raggiunta con la
Chiesa valdese » aggiungendo al
testo dattiloscritto una frase che
poi è stata oggetto di molti commenti: « Salvatorelli parlava di
“pazienza della storia”. Ci vuol
anche un po’ di pazienza ».
La posizione
di Zanone (PLI)
Il primo ad intervenire sulla
questione è stato il segretario
politico del partito liberale, Valerio ZANONE, che in un intervento pronunciato a nome del
suo partito (che concorre a formare la maggioranza) ha affermato: «Quanto ai rapporti tra
lo Staio e le confessioni religiose, il Presidente del Consiglio ha
opportunamente ricordato la leg
ge di intesa con i valdesi. Essa
è pronta da anni ed è da parte
dello Stato la riparazione dovuta
alla illiberale legislazione fascista nei confronti di una piccola
minoranza religiosa che nei secoli ha custodito, attraverso povertà e repressione, la sua civiltà
spirituale ed i suoi ordinamenti
democratici. Allo Stato ha sempre chiesto statuti di libertà e
non concordati di privilegio. Sarebbe del tutto ingiusto lasciare
l’intesa co:i i valdesi su un binario morto, in attesa che passi il
convoglio del nuovo Concordato
tra lo Stato e la Chiesa cattolica.
.4 questo proposito la posizione liberale è nota: è diversa da
quella dei più, poiché noi riteniamo che il Concordato del 1929
sia ormai una anticaglia non rivedibile e che la vera scelta, come discutemmo molte volte con
il compianto onorevole Gonella,
sia quella tra la instaurazione di
un nuovo Concordato e la “pa
DAL CULTO DELLA « PASSEGGIATA STORICA » DI CHANFORAN
Cosa ci separerà dal Cristo?
Dopo aver scritto ai fedeli di
Roma che « lo spirito sovviene
alla nostra debolezza; perché non
sappiamo pregare come si conviene » (v. 26), e che appunto per
ciò « tutte le cose cooperano al
bene di quelli che amano Dio »,
perché essi sono stati da Lui
preconosciuti, predestinati, chiamati, giustificati e glorificati (vv.
28-30), l’apostolo così continua:
« Che diremo dunque a queste
cose? Se Dio è per noi, chi sarà
contro di noi? Colui che non ha
risparmiato il suo proprio Figliuolo, ma l’ha dato per tutti
noi, come non ci donerà egli anche tutte le cose con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Iddio è
quel che li giustifica. Chi sarà
quel che li condanni? Cristo Gesù è quel che è morto ; e, più che
questo, è risuscitato, ed è alla
destra di Dio; ed anche intercede per noi. Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la
tribolazione, o la distretta, o la
persecuzione, o la fame, o la nudità, o il pericolo, o la spada?
Come è scritto: Per amor di te
noi siamo tutto il giorno messi
a morte; siamo stati considerati
come pecore da macello. Anzi, in
tutte queste cose, noi siam più
che vincitori, in virtù di colui
che ci ha amati. Poiché io son
persuaso che né morte, né vita,
né angeli né principati, né cose
presenti né cose future, né potestà, né altezza né profondità, né
alcun’aura creatura potranno separarci dall’amore di Dio, che è
in Cristo Gesù nostro Signore ».
(Rom. 8; 31-38)
Come abbiamo letto e sentito,
questo inno di vittoria dei cre
denti comincia con quattro domande indubbiamente retoriche,
e termina con l’elenco di tutte^ le
« cose » o « creature » suscettibili di separarci dall’amore di Dio
in Cristo, qualora non abbiamo
fiducia nel dono della sua elezione e della conseguente giustificazione. E qui non ci sono soltanto le « cose » negative menzionate nel corso di questo brano, alle
quali potremmo benissimo aggiungere altre come la malattia,
il lutto e tante altre vicende dolorose che possono colpire i credenti in qualunque epoca e occasione, ma c’è insieme la vita e
la morte, gli angeli e i principati,
il presente e il futuro (ma non
il passato, di cui è materiata la
storia!), quel che è in alto e quel
che è in basso! Lasciamo che lo
Spirito .sovvenga alla nostra debolezza e ci aiuti a comprendere
il vero significato di tutte queste realtà e dei loro simboli, e
domandiamoci, prima di separarci, che cosa oggi, a venti secoli di distanza dall’età apostolica e dopo 4.50 armi dal Sinodo
di Chanforan, rischia di separarci dall’amore di Cristo. Certo, la
situazione c ben diversa. Noi alle valli non siamo più asserragliati da milizie nemiche, e possiamo pregare e adorare Dio alla
luce del sole! Liberi siamo, ed
anche, a norma della Costituzione, se non del Concordato, uguali agli altri nostri concittadini.
Ma, in quest’epoca apparentemente positiva (malgrado tutte
le tragedie che colpiscono ancora rumanità), temo che, a separarci dall’amore di Cristo, saranno proprio le «cose» contrarie
a quelle individuate dall’aposto
10 Paolo: non la tribolazione, ma
11 successo, il carrierismo, gli
onori; non la distretta, ma la sicurezza materiale, i conti in banca, la vita agiata; non la persecuzione, ma addirittura la pace,
la tranquillità, la stima di tutti;
non la fame, ma la sazietà, gli
sprechi, la prodigalità; non la nudità, ma il vestir bene, l’amore
del lusso, il superfluo: non i pericoli, ma il sentirsi comunque
protetti, malgrado gli agguati e
i sequestri di persona; non la
spada, ma forse i digiuni e le
marce per il disarmo, anche unilaterale!
Non che queste « co.se » positive non siano buone in sé, ma è
l’uso distorto che ne facciamo
che può allontanarci dall’amore
di Cristo. In altre parole, non
l’amore del prossimo ma l’amore di sé, non la compassione e
la simpatia per i deboli, gli indifesi, i malati, i derelitti, i disperati, gli emarginati..., ma la ricerca del potere e la corsa al denaro, da qualunque parte provenga. Eppure, come i cristiani
primitivi e come i nostri Valdesi
del medioevo e del Cinquecento,
sappiamo bene che il vero amore, /’agape, comporta sempre pazienza e benignità nella gioia della verità: non invidia, non vanto,
non orgoglio, non sconvenienza,
non il proprio interesse, non l’inasprimento degli spiriti, non il
sospetto del male, non il godimento dell’ingiustizia, ma il soffrire e il sopportare ogni cosa,
il credere e lo sperare ogni cosa,
per amore di Colui che ci ha
chiamati e giustificati (I Cor. 13:
4-7).
Giovanni Gönnet
zienza della storia", come l'ha
chiamata ieri con termine salvatorelliano il senatore Spadolini,
da prolungare fino a quando lo
Stato e la Chiesa supereranno
per mutuo consenso il regime
concordatario e si attuerà veramente l’eguale libertà di tutte le
confessioni religiose davanti alla. legge. Quello che non è giusto
è chiedere pazienza anche ai vaidesi che in tutto questo non c’entrano. Infatti non è giusto subordinare ad un nuovo Concordato
con la Chiesa cattolica che rinnoverebbe, sia pure trasformando
quello del 1929, l’intesa con i vaidesi... ».
Marisa Galli
(Sin. Indipendente)
Un energico richiamo alla natura delle « intese » e alla loro
profonda differenza dal Concordato con la chiesa cattolica è
stato poi fatto da Marisa GALLI,
indipendente di sinistra: « Come
credente cattolica mi rivolgo ad
un Presidente laico e ricordo a
questo Presidente che la libertà
di culto che la Costituzione assicura a tutte le Chiese rappresenta l’unico e l’esclusivo contenuto
delle intese con la Tavola valdese e la Chiesa metodista. Il Presidente Forlani, prima, ed il Presidente del Consiglio l’anno scorso a settembre, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo — lei lo ricorderà, ministro
Radi — aveva assicurato l’immediata presentaz.ione alla Camera
degli strumenti di ra.tifica. Oggi
sì dice che le intese verranno rinviate a dopo il Concordato, quando esse sono già pronte, già siglate.
Allora, mi chiedo: forse è troppo stridente il contrasto con le
pretese concordatarie della Chiesa cattolica ufficiale, che nulla
hanno a che vedere con la libertà di culto, ma tendono solo ad
assicurare la perpetuazione di
sitiiaz.ioni di privilegio, che nulla hanno a che vedere con l’esercizio del culto e con il patrimonio spirituale di noi credenti e
del nostro cammino secondo il
Concilio Vaticano II? ».
Botta e risposta con
F. Corleone (PR)
Nella seduta del 1° settembre
oltre ad alcuni interventi che
sottolineavano l’importanza costituzionale del raggiungimento
della presentazione da parte del
governo della legge per l’attuazione della « intesa » (Rodotà) si
è avuta una interessante botta
e risposta tra l’on. CORLEONE
e il presidente SPADOLINI: «Vi
è un punto specifico, oggetto di
una mia interpellanza, che ieri è
stato richiamato con la necessaria severità dal segretario del
partito liberale, onorevole Zanone, ed è quello dell’inadempi
Giorgio Gardiol
(continua a pag. 8)
2
2 vita delle chiese
17 settembre 1982
CONCLUSE LE MANIFESTAZIONI DI CHANFORAN
Bibbia, pace, fraternità;
essere protestanti oggi
« Anche se oggi finiscono le
manifestazioni, rimane tuttavia
nella pienezza dell’attualità e
della sua forza la riflessione che
abbiamo fatto su Chanforan: una
riflessione che deve continuare
nelle nostre chiese e nella nostra
vita ».
Con queste parole del pastore
Taccia, sul sottofondo delle note
del « Giuro di Sibaud » cantato
in piedi dalle centinaia di persone presenti, si è chiuso il 12 settembre il ciclo di incontri che la
chiesa valdese ha voluto organizzare nel ricordo del 450" anniversario del Sinodo di Chanforan.
Valdesi delle valli, evangelici
giunti da ogni parte d’Italia e
d’Europa (ricordiamo tra gli altri un gruppo di Luino, i francesi
del Luberon con il pastore Mordant, un altro gruppo da Briançon, oltre ai rappresentanti del
comitato di Berna, di Neuchâtel,
i delegati della Deutsche Waldenser Vereinigung e del Waldenser
Freundeskreis, e molti altri amici tedeschi e inglesi) si sono dati appuntamento ad Angrogna,
nell’antico tempio di S. Lorenzo
al mattino, e nei prati di Chanforan al pomeriggio, per riflettere ancora una volta insieme sui
problemi sollevati dalla decisione valdese di aderire, nel 1532,
alla Riforma protestante.
Problematiche — come è stato
più volte sottolineato — estremamente attuali e con le quali ci
veniamo a confrontare oggi ancora, daH’anticostantinianesimo,
all’intuizione pacifista e nonviolenta, alla centralità della Bibbia.
Questi due ultimi temi in particolare sono stati sollevati con
vigore e passione nel corso della
predicazione, nel tempio gremito
all’inverosimile. Prendendo spunto da un passo del libro di Giosuè: « Questo libro della legge
non si diparta mai dalla tua bocca, ma meditalo giorno e notte »,
il pastore Giuseppe Platone ha
ricordato come la prima decisione concreta assunta dal popolo
valdese il 12 settembre 1532 a
Chanforan sia stata appunto la
pubblicazione in lingua popolare
della Bibbia, Questo libro, che
oggi è ancora il simbolo più diffuso in tutte le chiese valdesi, diventa al momento dell’adesione
alla Riforma il centro di un progetto ambizioso, audace: dare la
Bibbia ad ogni famiglia. « E oggi ancora », ha concluso il pa
r ^
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Ciesch, Niso De Michells, Giorgio
GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Giulio
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« L’Eco delle Valli Valdesi >: Reg.
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Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
____________ -/
store d’Angrogna, « nella battaglia per costruire un mondo nuovo, dove la non violenza conti più
dei missili e degli eserciti, dove
la fraternità e la sincerità non
siano più parole vuote, e dove
la solidarietà con i minimi diventi un’esperienza reale, noi protestanti non abbiamo altro da offrire che questa parola di speranza e di salvezza. Una testimonianza pura, autentica, senza
risparmio; sapendo che Dio stesso ci accompagna: ’’Sii forte,
fatti animo; non ti spaventare e
non ti sgomentare, perché l’Eterno, il tuo Dio, sarà con te dovunque andrai” (Giosuè 1: 9) ».
Una scommessa rischiosa, allora come oggi, ma una decisione
fondamentale, così come è fondamentale un’altra delle indicazioni scaturite a Chanforan 450
anni fa. L’ha sottolineata con
forza Giorgio Tourn, presidente
della Società di Studi 'Valdesi,
nella rievocazione storica pomeridiana, al termine del concerto
delle Corali. « Nel 1532 — ha detto il past. Tourn — un’assemblea di credenti, senza neppure
un ordine del giorno, ha stroncato quella che era la mentalità di
15 secoli di storia; ha stroncato
l’idea che esiste una gerarchia,
che c’è chi decide e chi obbedisce, chi sa e chi non sa. 450 anni fa un’assemblea composta da
barba vecchi e giovani, da alcuni intellettuali d’oltralpe e
dalla gente di Angrogna ha praticamente espresso questa realtà:
che la chiesa è una comunità che
vive e si esprime nella sua libertà, e che non ha bisogno né di
gerarchie né di capi ».
Ma poi la chiesa valdese, nella
sua lunga storia, non è più ritornata a Chanforan, né al tempo
dei massacri del 1655, né all’epoca del ghetto, né ai tempi dell’espansione evangelistica successiva al 1848. « Si è costruita la
chiesa valdese » ha aggiunto
Tourn « ma non si è tornati a
Chanforan ». Si è aspettato fino
al 1932, ma chi allora tenne in
mano quell’assemblea non era
tanto la chiesa nel suo insieme
quanto piuttosto un piccolo gruppo di intellettuali, grandi leaders
quali Janni, Falchi e Jalla: gente
che di fronte al malessere che
cominciava a serpeggiare nella
chiesa (il fascismo era ormai
saldamente al potere, e tre anni
prima c’era stato il Concordato)
impose a Chanforan la parola
d’ordine « Noi dobbiamo restare
uniti. La chiesa deve fare quadrato, deve difendersi ».
« Oggi di nuovo, a distanza di
cinquant’anni », ha proseguito il
past. Tourn, « la chiesa valdese è
ritornata a Chanforan », e il dialogo che si intesse tra pastori e
popolo è molto più simile ad una
ricerca tra fratelli che all’indicazione di grandi linee da parte dei
leaders. Forse perché oggi non
ci sono più grandi leaders. Questo però, secondo Tourn, è un
dato estremamente positivo.
Significa che in questi anni la chiesa è cresciuta, non
soltanto nella fede, ma anche nell’unione e nella fraternità. « Ho
l’impressione che noi oggi siamo
venuti qui a Chanforan — ha
commentato Tourn — forse perché questa nostra comunità ha
bisogno, più che di unità, di fraternità. La nostra chiesa ha bisogno di trovare dei momenti per
esprimere insieme e per vivere
insieme la fraternità della fede.
Io non so che cosa succederà nei
prossimi cinquant’anni. Ho idee
molto meno chiare di quelle che
potevano avere i valdesi del ’500
e quelli del 1932. Di una cosa però sono certo — ha concluso —
ed è questa: se noi sapremo camminare così, alla ricerca della
nostra solidarietà di fratelli, riusciremo forse a costruire nei
prossimi 50 anni una comunità
che vive, come nel 1532, della
sua libertà, senza autoritarismi,
senza gerarchie, senza imposizioni. Una comunità che viva, come nel 1932, della sua volontà di
lavoro, di unità. E che questo
possa significare per il nostro
paese un apporto fecondo di rinnovamento ».
Una unità e una comunità di
intenti che la chiesa d’Angrogna
ha avuto il privilegio di sperimentare in prima persona, sia il
12 settembre nell’organizzare la
giornata commemorativa di
Chanforan (che ha previsto anche l’allestimento di un pranzo
e di una serata comunitaria alla
Sala Unionista), sia nel corso
delle altre manifestazioni svoltesi nell’arco di tutto un mese e
che qui ripercorriamo ora brevemente.
La passeggiata storica
Originale giornata, quella; proposta il 5 settembre dalla Società di Studi 'Valdesi in collaborazione con la comunità di Angrogna, ed alla quale hanno aderito molte persone tra cui pastori,
storici, anziani e famiglie con
bambini. Dopo il culto, presieduto dal pastore Platone e la
predicazione del prof. Gönnet nel
tempio di Pradeltorno, tutti sono saliti al « Coulege dei Barba »
dove gli studiosi hanno tra l’altro posto il problema dei confini tra leggenda e storia. È cioè
storicamente accertato che i barba studiassero la Bibbia in baite
nella zona di Pradeltorno, come
in tutte le valli valdesi, anche
se, forse, non in quella comunemente indicata ai visitatori. L’aver salvato dal cemento e dalla
trasformazione in seconda casa
per il week-end quella antica costruzione serve a far capire di
che tipo erano i luoghi di abitazione, di studio e di preghiera al
tempo degli antichi valdesi.
La foresteria di Pradeltorno,
seconda meta della passeggiata
storica in vai d’Angrogna, costruita vent’anni fa per decisione
di un gruppo di volenterosi, è
dotata di 40 posti letto e ospita
durante l’anno, a più riprese,
gruppi di evangelici, soprattutto
stranieri. L’accogliente sala da
pranzo ha ospitato chi ha voluto
consumare il pic nic a tavola. Al
termine Guido Ribet, che di quest’opera fu uno dei promotori,
ha posto il problema della continuazione dell’utilizzazione della
Foresteria nel prossimo futuro.
Nel pomeriggio, la prima tappa
si è avuta lungo l’Angrogna, al
toumpi Sachèt, il gorp del torrente dove la tradizione vuole
che il capitano Sacchetti di Polonghera abbia trovato la morte nel
corso di una delle prime azioni
militari intentate dai duchi di
Savoia contro i valdesi.
Al Serre l’infaticabile pastore
locale ci accoglieva nel tempio,
illustrandoci la realtà angrognina
fatta di pendolarismo e di spopolamento, soffermandosi in particolare sulla realizzazione, da
parte della Comunità Montana
ma in locali del Concistoro, di
un Foyer invernale per persone
anziane ed isolate.
Con i bambini che facevano a
gara nel precedere il gruppo, dimostrando la loro gioia di trascorrere una giornata diversa insieme, si raggiungeva Chanforan,
per riflettere ancora una volta
sugli affascinanti interrogativi
del movimento valdese che qui
Manifestazioni
e culti si sono
succeduti sui prati
di Chanforan, in vai
d’Angrogna, dove
sorge il monumento
(nella foto)
che ricorda
l'adesione, avvenuta
450 anni fa,
dei Valdesi alla
Riforma protestante
450 anni fa diventò chiesa, decidendo di aderire alla Riforma.
Proseguendo per la strada delle
« Tane », si è poi visitata la scuola-museo degli Odin; la successiva fermata alla « Ghieisa d’ia tana » ha posto a tutti con evidenza la consapevolezza della nostra
privilegiata condizione nei confronti di quei valdesi che dovevano nascondersi in una grotta
per pregare Dio e di quei credenti, anche valdesi, che oggi ancora sono perseguitati per il loro
credere, mentre la nostra fede è
tiepida e ben altri idoli (la carriera, la ricchezza) ci distolgono
dalla coerenza evangelica.
Attraverso il bosco, e poi scendendo lungo la strada, abbiamo
raggiunto la Sala Unionista del
Capoluogo dove ci aspettava un
thè, molto apprezzato visti la
pioggia e il freddo che avevano
accompagnato quest’ultima parte
del percorso, preparatoci dalla
Unione Femminile di Angrogna.
La conclusione dell’incontro
si è svolta nel tempio: una lettura biblica, una preghiera, un inno. Poi i partecipanti si sono lasciati con la certezza di aver
vissuto una giornata rara di vera
comunione fraterna, di serenità,
una occasione che ha permesso
a membri di comunità diverse
di fraternizzare, nella riconoscenza al Signore che ha aiutato la
sua chiesa a resistere e a conservare intatta la fede.
Concerto della
Corale di Angrogna
A Pradeltorno, cuore antico
delle valli valdesi, la Corale di
Angrogna ha voluto offrire una
serata di canti, letture e meditazioni. « Cantiamo il sermone
sul monte » — questo l’argomento proposto — voleva essere soprattutto una riflessione su alcuni aspetti di questo testo biblico
(Evangelo di Matteo, capitoli 5-6
e 7) che è stato al centro dell’attenzione e della vita dei valdesi
pre-riformati.
Canti storici della persecuzione, della lotta e della resistenza,
dalla « compleinte » del prigioniero di Saluzzo, alla « Sentinella
della Ghieisa », alla testimonianza delle prigioniere ugonotte della Tour de Constance; inni della
fiducia, della consacrazione e
dell’ubbidienza, sono stati intervallati da letture bibliche (Salmo 85, Michea 4: 1-6, Matteo 5:
1-10) e da testi particolarmente
significativi (scritti di Bonhoeffer, di Martin Luther King e di
profughi palestinesi). Il collegamento con l’attualità era costituito da una meditazione sul tema della pace svolta dal pastore
Platone sulla scorta dei versetti
del profeta Michea letti in precedenza; uno dei temi della riflessione sinodale.
L’intuizione pacifista e nonvio
lenta dei valdesi pre-riformati, a
cui il tema della serata ci ha richiamati, è stata vissuta da questi con coerenza per alcuni secoli, anche se l’esigenza della difesa da una violenta azione di
repressione che avrebbe condotto allo sterminio totale del popolo valdese (vedi i valdesi di
Calabria!) ha imposto, sia pure
in modo sofferto, una scelta diversa. Ma lo sterminio totale a
cui l’umanità è esposta oggi con
10 sviluppo abnorme e incontrollato dell’armamento atomico, impone nel nostro tempo la scelta
della pace e del disarmo come
unica possibilità di vita e di sopravvivenza, rendendo pienamente attuale l’intuizione nonviolenta dei valdesi medioevali.
Questo pensiero è stato ulteriormente e visivamente sottolineato dalla mostra sulla pace e
11 disarmo, allestita dalla FGEI
ed esposta per l’occasione nel
tempio di Pradeltorno.
Una parola di vivo apprezzamento alla Corale di Angrogna,
diretta da Jean-Louis Sappé, che
ha confermato il buon livello
tecnico e artistico raggiunto dal
gruppo, ed un sentito ringraziamento per la bella e suggestiva
serata che ci ha offerto.
Il culto del 22 agosto
Il mattino del 22 agosto, nelle
comunità della 'Val Pellice, le
chiese sono rimaste chiuse perché si è tenuto un unico culto
comune per tutta la valle nei
prati di Chanforan.
Circa duemila persone, provenienti da un po’ tutta Italia (ricordiamo che al pomeriggio a
Torre Pellice si sarebbe aperto
il Sinodo) hanno riempito i prati
intorno al monumento colà eretto dai giovani delle Unioni Cristiane nel 1932 a ricordo della
adesione dei valdesi alla Riforma protestante.
Il culto è stato presieduto dal
pastore di Angrogna, G. Platone,
mentre il sermone è stato tenuto
dal pastore Giorgio Bouchard,
moderatore della Tavola valdese
(il testo della predicazione è stato pubblicato nello scorso numero del giornale n.d.r.). Il canto,
guidato dalle corali riunite di
Angrogna e di Esslingen, ha toccato momenti particolarmente
suggestivi durante la Santa Cena, quando tutti quanti erano
seduti sul prato e ne hanno accompagnato la celebrazione intonando alcuni inni.
A questa pagina hanno collaborato Jean Louis Sappé, Anna
e Remo Long, Alberto Taccia e
Paolo Gav
3
17 settembre 1982
vita delle chiese 3
UN CAMPO AL CENTRO BETHEL - CALABRIA
Carismi e ministeri
Il campo ecumenico tenutosi a Bethel (villaggio Racisi-CZ) sul tema «Carismi e ministeri nella
Chiesa oggi » ha visto quest’anno una partecipazione di evangelici e di cristiani di base molto numerosa rispetto ad analoghe esperienze degli anni
precedenti (esauriti anche i posti letto in tenda),
a riprova della funzione che il Centro va assumen
do nel Meridione. Animato dalle relazioni di Bruno D’Avanzo (Carismi e ministeri nella Chiesa contemporanea), di Bruno Tron (Carismi e ministeri
nel Nuovo Testamento) e di Antonio Mucciardi
(L’evoluzione storico-teologica dalla Chiesa cristiana primitiva ad O'^^i), il campo ha unanimemente
approvata la relazione che segue. MB - AM
« Gruppi di cristiani di base ed
evangelici della Toscana, Campania, Calabria e Sicilia, si sono
riuniti a Bethel, sulla Sila, dal 28
luglio al 5 agosto, per confrontarsi sul tema: « Carismi e ministeri nella Chiesa oggi ». L’argomento è stato trattato attraverso il confronto con la Bibbia, la
sua evoluzione storica e l’esame
di alcuni aspetti salienti della
realtà contemporanea.
A! termine dell’incontro i partecipanti si sono trovati concordi che i carismi e i ministeri
sono patrimonio di tutti i credenti nella loro diversità, senza
assumere un ruolo rigido (istituzionale e gerarchico). La loro autenticità è conseguente alla funzionalità del carisma e al riconoscimento di essi da parte della
assemblea dei credenti nel continuo confronto con la Parola di
Dio; ne deriva, pertanto, il loro
carattere temporaneo, anche nel
rispetto della libertà e della vocazione del singolo.
Qualsiasi comunità corre il pericolo di chiudersi in se stessa
e, al di là di quanto afferma a
parole, di vivere in funzione della propria autoconservazione, riducendo ogni suo impegno ad
attività soltanto interne che alla
lunga risultano sterili. Viceversa
nel momento in cui i singoli
membri della comunità (e in alcuni casi comunità intere) si sc>
no impegnati aU’estemo in attività di carattere politico-sociale,
tale loro impegno è diventato
spesso talmente totalizzante da
far loro ritenere inutile continuare a far parte di una comunità cristiana. Noi crediamo che
tale frattura attesti un errato
modo delle comunità e dei sin
goli di porsi di fronte al mondo.
Il cristiano particolarmente impegnato in attività politico-sociali dovrà riportare all’interno della sua comunità i problemi, le
tensioni, le lotte che vive quotidianamente nel mondo del lavoro, nel partito, nelle associazioni di cui fa parte. Dovrà cioè, per
quanto possibile, verificare assieme ai fratelli nella fede quanto
il suo impegno è realmente un
operare pei una giustizia in qualche modo anticipatrice del Regno e non semplice routine burocratica.
Del resto anche i ministeri che
vengono espletati dai singoli cristiani nelle rispettive comunità,
se vogliamo che diano frutti, non
possono limitarsi ad un’opera
esclusivamente interna. La lettura della Parola di Dio, ad esempio, si isterilisce e diventa ripetizione di formule belle quanto
inutili se non porta le comunità
nel loro complesso ad operare
nel mondo per la giustizia e per
la pace, lasciandosi provocare
dai segni dei tempi e traducendoli di volta in volta in ministeri adeguati. Di qui la necessità di
impegnarsi assieme a tutti gli
uomini di buona volontà in iniziative di liberazione umana quali movimenti per la pace, lotte
per la salvaguardia del posto di
lavoro o per la creazione di servizi sociali, equa distribuzione
delle ricchezze, lotta contro il fenomeno mafioso nelle sue molteplici forme, ecc.
Evangelizzare, quindi, significa
testimoniare Cristo non tanto
con parole quanto con gli atti
della nostra vita che attestino la
nostra conversione a Cristo. E
vangelizzare non significa portare gli altri nella nostra comunità, vista come luogo di certezze.
Nessuno possiede la verità;' la
verità che noi cerchiamo si scopre momento per momento nell’amore dell’uomo, nella comprensione reciproca, nell’operare
in modo coerente con i principi
evangelici, vedendo in o^i momento nel fratello il Cristo incarnato.
Da queste considerazioni risulta che i ministeri devono essere
visti come un servizio all’interno della comunità e al tempo
stesso proiettati all’esterno. Sorti storicamente come risposta ai
bisogni della comunità (Ef. 4:
11-12; Atti 6: 1-10) si sono gradualmente istituzionalizzati, perdendo il loro originario carattere. Pertanto, non si può semplicisticamente far cadere in
oblio il perdurare di processi di
istituzionalizzazione e gerarchizzazione che basano la loro legittimità su momenti rituali magico-sacramentali, poiché riteniamo che la liberazione dell’uomo
debba essere rivolta anche all’interno della chiesa istituzionale,
individuando proprio nella sacralità della gerarchizzazione un
segno di tutta l’involuzione della Chiesa. Inoltre tale situazione
può portare, come la storia ci
insegna, a chiusure conservatrici che conducono immancabilmente a banalizzare e a tradire
l’azione di Cristo nella società.
Se partiamo da questa analisi,
una comune ricerca nella fede
fra cristiani di varia provenienza sarà non solo fattibile, ma naturale, come del resto da tante
parti sta già accadendo ».
DISSENSO?
Caro Direttore,
mi è dispiaciuto quanto tu hai scritto sul Sinodo nel n. 36 dell'Eco/Luce
valutando il lavoro della commissione
d'esame; avendone fatto parte vorrei
cercare di precisare e chiarire alcune
cose.
Anzitutto vorrei spiegare perché la
nostra commissione quest'anno ha
scelto di distribuire » interi fogli di
ordini del giorno preconfezionati relativi ad un intero settore dei lavori sinodali ». Tu certamente ti ricordi che alcuni anni fa in un Sinodo si decise che
gli ordini del giorno fossero distribuiti
a tutti i deputati, affinché questi avessero possibilità di valutarli meglio, prima di votarli. Evidentemente questo non
sì può tecnicamente fare se non ciclostilando prima le proposte di ordini del
giorno. Nel tuo articolo tu dici che normalmente una commissione d'esame
tirava ■< fuori dal cassetto una proposta di delibera al termine della discussione di un tema ». Abbiamo evitato
questa prassi perché ci sembrava ipocrita, mentre abbiamo preferito giocare a carte scoperte, permettendo così
al Sinodo di elaborare degli ordini del
giorno che riflettessero il suo pensiero
e non il nostro. Mi stupisco del rimprovero che ci viene fatto e del fraintendimento delle nostre intenzioni. Non
abbiamo avuto alcuna difficoltà, mi pare, ad accettare tutti quegli emendamenti e quei miglioramenti alle nostre proposte. Altre volte abbiamo semplicemente ritirato i nostri ordini del giorno,
quando ci siamo resi conto che il Sinodo era su un’altra lunghezza d’onda.
Una seconda osservazione: a chi viene per la prima volta al Sinodo può.
sembrare eccessiva la discussione sugli emondamentì da apportare agli ordini del giorno. Sembra una perdita dì
tempo ed uno spaccare il capello in
quattro. Talvolta questo è anche vero.
Tuttavia non si deve dimenticare che
gli ordini del giorno costituiscono lo
strumento di marcia per l'esecutivo
neH'ìntervailo tra un Sinodo e l’altro.
Essi dunque devono essere formulati in
modo chiaro, contenere delle motivazioni che ne facciano comprendere il
senso per poterli eseguire anche al
CORRISPONDENZE
Iniziativa per una scuolajlaica
TORINO - Il Concistoro ha
partecipato con un suo rappresentante all’elaborazione di un
documento sulla « religione a
scuola » e lo ha in seguito sottoscritto insieme a diverse organizzazioni laiche. Il documento,
che pur non esprimendo una linea anti-religiosa ribadisce la visuale laica e non confessionale
della scuoia, chiede come primo
passo nel superamento della situazione presente una chiara affermazione della facoltatività
dell’insegnamento religioso attualmente inserito nei programmi della scuola pubblica, che superi le ambiguità della riforma
della Secondaria superiore approvata nel luglio scorso da un
ramo del Parlamento. Il documento sarà presentato e diffuso
in occasione di una manifestazione che avrà luogo mercoledì
22 settembre con la partecipazione del prof. G. Zagrebelski,
costituzionalista, della prof.ssa
G. Fresia Ansaldi, sindacalista,
del pastore F. Giampiccoli, moderatore l’avv. B. Segre.
• Una folla soprattutto di giovani ha gremito il tempio di C.so
Vittorio martedì, 7 setternbre
per dare un ultimo dolorosissimo saluto a due fratelli, Valter
e Sergio Challier, periti in un
incidente automobilistico in città insieme ad un loro amico alla
guida della sua vettura. Valter,
di 20 anni, e Sergio erano gli unici figli di Mario e Norma Montabone. A chi resta, colpito
in modo cosi, tremendo, abbiamo
ricordato che l’unica speranza
possibile è quella di poterci un
giorno « sedere a tavola nel regno dei cieli » con coloro che abbiamo amato, nella comunione
della fede resa possibile dalla
vittoria di Cristo sulla morte. Ai
genitori e ai parenti di Valter
e Sergio l’affettuosa simpatia
della comunità.
Due eventi
TRAPANI MARSALA — In
questi giorni d’estate abbiamo
avuto a Marsala la presentazione
al tempio della seconda nata dei
coniugi Rosario e Franca Caradonna, avvenimento insolito per
la nostra comunità che sottolinea
lo spirito di libertà in cui i credenti delle nostre chiese possono decidere nella pluralità di
opinioni che non attentano all’essenza della fede. Così Maria
Libera fu presentata alla comunità e dalla comunità al Signore.
La presentazione al tempio può
significare soprattutto l’impegno
dei genitori, cui fa eco quello
della comunità, a far sì che, con
Tammaestramento e la testimonianza dei grandi, queste umili
luci del mattino non solo non
si spengano a contatto col mondo, ma crescano in meridiani riflessi di Dio. E’ il nostro auspicio più vivo per Maria Libera,
dal nome augurale, e per i genitori felici.
Un avvenimento triste invece
per Trapani dove la comunità è
stata improvvisamente privata
deH’ottantcnne sorella Angelica
Pace. Fu nella comunità sin dalla sua fondazione, dal tempo
pionieristico, quando i vicini
sporcavano le porte della chiesa
e i marmocchi dei Salesiani facevano fischiare sinistramente i
sassi sul capo degli oranti. Trent’anni, sempre presente, interessata a tutto della comunità, mai
scandalizzata dei suoi alti e bassi, pronta sempre alla polemica
nei confronti delle idolatrie cattoliche, instancabile lettrice della
Bibbia, generosa sempre per l’opera del Signore. Al funerale il
pastore annunciò l’evangelo della risurrezione e ringraziò il Signore per il dono di questa sorella fedele. Mentre esprimiamo
fraterna solidarietà ai figli nel
lutto, auguriamo loro la stessa
fedeltà al Vangelo di babbo Mario indimenticato e di mamma
Angelica, essi tutti valdesi dalla
vigilia.
Vìsita ricambiata
SUSA — Domenica 22 agosto
u.s. ùn centinaio fra battisti e
valdesi della valle di Susa e metodisti e valdesi di S. Marzano
si sono incontrati a Bussoleno.
L’anno scorso, ai primi del mese
di settembre, eravamo stati noi
della valle di Susa a recarci a
S. Marzano. Quest’anno, secondo
gli accordi presi in quell’occasione, l’incontro ha avuto luogo nella nostra valle. Dopo lo scambio
dei saluti tra chi arrivava e chi
accoglieva gli ospiti, abbiamo
gremito la pur capace sala di
culto battista del luogo. Il culto
è stato condotto dal pastore locale Antonio Cammisa; mentre il
past. Ugo Tomassone di S. Marzano ci ha rivolto un messaggio
su Galati 5: 2 e ci ha detto che
la fede non va considerata come
un’« opera » e non deve quindi
diventare motivo di soddisfazione personale; ma fondata in quello che il Signore ha fatto per
noi, essa deve spingerci alla testimonianza
In seguito ha avuto luogo, nell’ampio cortile della chiesa e della casa pastorale, un’àgape-pranzo al sacco in cui ogni cosa è
stata messa in comune. Per l’ottima riuscita di tutto hanno
contribuito il bel tempo, la comodità del bel cortile e soprattutto la squisita e fraterna ospitalità dei padroni di casa: il pastore e signora Cammisa, in collaborazione con non pochi membri della comunità fra i quali si
distinguevano i giovani. Dopo i
saluti di commiato e le promesse
di rivederci, gli amici di S. Marzano, con il loro pullman, sono
andati a visitare i locali di culto
— battista e valdese — a Susa e
a Meana di Susa, per poi proseguire per S. Marzano. Un rinnovato grazie ai fratelli di Bussoleno che ci hanno ospitati, e particolarmente a Gina e Tonino
Cammisa, ai quali diamo anche
da queste righe il nostro più affettuoso benvenuto nella loro
nuova comunità.
di là della lettera e di fronte a situazioni nuove od impreviste. (...)
Terza osservazione: molti deputati
giungono al Sinodo quasi completamente a digiuno di informazioni. Difetto loro, difetto delle chiese che li votano
con leggerezza, difetto delle nostre
strutture ecc. Quest'anno, come tu noti giustam'ente, il documento sull ecumenismo è passato pressoché all unanimità. Intanto perché era stato discusso il tema in quasi tutte le comunità,
ma poi anche perché abbiamo voluto
che il Sinodo si fermasse in modo particolare sul documento, consentendo a
tutti di leggerlo, meditarlo, capirlo, discuterlo. I risultati sono stati positivi
e credo che il metodo adottato possa
costituire una valida indicazione anche
per il futuro. Su alcuni temi specifici e
di largo respiro sì può effettivamente
compiere una analisi ed una discussione preventiva nelle comunità; ma non
su tutti. Una larga parte delle decisioni sinodali riguarda aspetti amministrativi, sui quali la commissione d'esame
compie una approfondita indagine e predispone un’istruttoria. Ho l'impressione
che molte cose potrebbero essere esaminate e risolte in sede di conferenza
distrettuale, valorizzando così quella
sede per tutti i problemi di carattere
regionale e alleggerendo anche i lavori sinodali.
Quest'anno quasi due giornate sono
state spese per la discussione di temi di fondo: ecumenismo, diritti dei
malati e morenti, pace e disarmo. Credo
sia un record, rispetto agli altri Sinodi.
Ma ho l'impressione che denoti una
certa linea di tendenza, che sarebbe
forse miope non prendere in debita
considerazione. Per cui è urgente ripensare un po' a ciò che debbono essere i nostri Sinodi. Questo mi pare
essere l'argomento di fondo del tuo
articolo, che però può indurre alla ricerca di un falso obiettivo: quello di
trovare un capro espiatorio sul quale
far ricadere la responsabilità di un Sinodo “ disordinato ». Bisogna, io credo,
del tutto evitare la soluzione facile di
colpevolizzare la commissione d'esame, 0 la presidenza, o il gusto del
parlare dei deputati o di altri, per
l’ingorgo verificatosi nel Sinodo di
quest'anno (ma solo in questo?), e ricercare invece le cause di fondo, problemi ebe stanno a monte (per usare
un'espressione passata di moda). La
nostra chiesa è cresciuta in questi ultimi anni, non di numero, ma a causa
dei problemi ebe si trova a dover affrontare e delle risposte ebe deve dare agli interrogativi del nostro tempo. In tal senso una riforma del Sinodo
è non solo auspicabile, ma anche necessaria, affinché le nostre chiese siano in grado di prendere il posto che
loro compete per la testimonianza all'Evangelo nel momento presente.
Luciano Deodato, Blesi
A parte un dettaglio (il rilievo sulla Commissione d’Esame. ricevuto da
una parte un po’ come fatto personale,
mentre invece era espresso nel quadro
delVanalisi di un processo evolutivo
che dura da anni), non mi sembra proprio che diciamo cose mollo diverse.
(f- g )
Religione
e scuola
Roma, 25-26 settembre 1982
Facoltà valdese di teologia, via
P. Cossa 42, Roma.
Ore 9: Apertura del convegno.
Ore 9.30; La religione a scuola. Sguardo retrospettivo e proposte attuali (F. Giampiccoli) •
discussione.
Ore 15.30: Religione e cultura:
riflessioni sull’importanza della
«cultura religiosa» (P. Ricca) ■
dibattito.
Ore 20.45 : Religione e scuola :
quali proposte. (Tavola rotonda
con Giovanni Franzoni, Stefano
Rodotà, Claudio Tron).
Il convegno proseguirà la domenica mattina concludendo i
lavori con il pranzo.
Iscrizioni e informazioni : Rossella Luci (06'6796817), Daniele
Bouchard (06/3604926), Franca e
Carla Long (06'3604683).
4
4 obiettivo aperto
17 settembre 1982
PROSEGUE LA RELAZIONE SUI LAVORI DELL’ASSEMBLEA SINODALE
La vita delle nostre chiese
Il primo punto importante dell’agenda sinodale è stato il dibattito sulla vita delle chiese. Si è
parlato di una crisi latente
del ministero pastorale che a
sua volta sarebbe legata alla crisi stessa che stanno attraversando le nostre comunità. C’è chi
ha invocato un convegno pastorale per capire i guai dell’attuale
situazione e chi ha proposto la
diffusione di un questionario per
raccogliere, in modo sistematico,
i segni dell’attuale trasformazione del lavoro pastorale. Spini
ha sostenuto che sovente le ragioni della crisi sono legate al
fatto che i pastori vivono « rinchiusi » nelle loro comunità.
«Possiamo parlare di campo di
lavoro pastorale senza parlare
di evangelizzazione? Dev’essere
chiaro che non si è solo pastori
per quelli di dentro ma per quelli di fuori. Finché lo sguardo è
rivolto solo verso casa nostra e
non verso i cinquanta milioni di
italiani nostri concittadini faremo un buco nell’acqua ».
Sinodo e
mass media
Tutta la principale stampa italiana, la televisione, la radio, con
inviati speciali rimasti molti giorni sul posto, hanno dato ampio
spazio ai lavori del Sinodo valdese-metodista, non solo riferendo sui suoi lavori, ma anche con
frequenti e diffuse interviste a
molti caratterizzanti personaggi.
C’è stato chi si è divertito, constatando che il più diffuso giornale italiano ha dedicato in cinque giorni più spazio al Sinodo,
che non alla contemporanea riunione a Rimini dei cattolici di
C. L. e del Movimento Popolare.
Questo ampliato interesse ha avuto ragioni non tutte omogenee
e non tutte facili da identificare:
la spesso mal compresa presenza di una donna pastore nella
predicazione di apertura, da molti annunciata come Presidenza
del Sinodo; la natura dei più
importanti argomenti trattati
(diritti dei malati e dei morenti,
pace e disarmo, ecumenismo, insegnamento della religione nella
scuola e Intese), tutti problemi
di interesse generale che vanno
ben al di là della vita interna
delle nostre chiese; l’ottimo lavoro di preparazione e di presenza
del Servizio Stampa; ma forse
anche qualcosa di più, identificabile nella ormai generale ricerca
di principi validi « erga omnes »
basati su di una cultura diversa
da quella cattolica dominante.
È certo comunque che questa
maggior attenzione del mondo
esterno per le nostre attività dovrà ispirare, non solo un naturale compiacimento per la ormai avvenuta rottura di un ghetto culturale, ma anche una maggior attenzione e una più concreta responsabilità di ciascuno
verso ciò che diciamo e facciamo.
Difficile analizzare, o anche
riassumere, quanto pubblicato.
L’impressione è che non tutti gli
inviati dei giornali hanno dimostrato di ben capire lo spirito
di fondo dei lavori sinodali. Ottimi gli scritti di alcuni (Licata,
Sciubba, Zizola ad es.); più vaghi o interessati ad aspetti politico-sociali, che non sono la totalità della nostra presenza, altri
interventi; limitati ad aspetti
marginali alcuni pochi. Nel complesso tuttavia una palese simpatia ed un evidente sforzo di
comprendere e spiegare ai lettori.
Niso De Michelis
Rio de la Piata
Il Sinodo esprime la solidarietà
di tutte le chiese del'ramo europeo
nei confronti delle chiese sorelle
del Rio de la Piata nel momento
in cui queste si trovano confrontate
con vecchi e nuovi problemi;
invita la Tavola a continuare la
ricerca dei mezzi più idonei per
aiutare concretamente i nostri fratelli nelle loro necessità in ordine
alla predicazione dell’Evangeio;
incoraggia lo scambio di pastori. studenti in teologia, laici, in
collegamento con l’attività svolta
dal centro Emmanuel e dall’ISEDET
(Facoltà di teologia, n.d.r.).
Evangelizzazione
Il Sinodo richiamandosi a 19/Si/SO
ed a 11/SI/81, chiede ai circuiti di
continuare a stimolare e favorire
iniziative evangelistiche, al di fuori
di ogni vuoto trionfalismo, ma altresì di uno sterile pessimismo che
rischia di ignorare i segni della grazia del Signore.
nemiche acuite dal recente conflitto anglo-argentino, sta per nascere il Consiglio Latino Americano delle Chiese Evangeliche
(C.L.A.I.). 11 dibattito ha sottolineato l’importanza di questo avvenimento a cui gli stessi valdesi
latino-americani guardano come
ad una possibilità nuova capace
di fare maggiormente penetrare
il pensiero protestante in un continente pressoché interamente
cattolico.
Si è discusso anche della guerra delle Malvinas: è stato solo
un conflitto nazionalista paragonabile a certe campagne in Africa dell’Italia del duce? O è stata
una guerra del futuro poiché la
decolonizzazione non è ancora finita? Su questo punto non si è
raggiunto nessun accordo anche
perché sull’analisi di questo conflitto i pareri sono divisi.
Informazioni sulla vita delle
nostre chiese sono rimbalzate durante tutta la settimana sinodale; per esempio quando si è parlato della pace o dell’ora di religione o dei diritti dei malati
e dei morenti. Ma dal Sinodo se
è emerso lo stato di salute delle
nostre chiese non è emerso il
dettaglio delle singole situazioni.
Esso è stato tracciato subito dopo il Sinodo nella riunione generale delle Commissioni di Distretto e di Circuito. E qui il dibattito è sceso immediatamente
sul pratico: come avviare, nel
concreto della vita delle nostre
chiese, le scelte decise in Sinodo? In un certo senso tutto comincia adesso.
Giuseppe Platone
li ministero
pastorale
Qualcun altro si è chiesto come mai alcuni giovani licenziati
in teologia hanno serie perplessità ad entrare nel ministero pastorale. E a questo proposito
Marco Rostan ha notato che l’attuale esigenza, espressa da alcuni
studenti in teologia, di autorealizzarsi nel ministero pastorale
andrebbe chiarita non in base ad
un modello precostituito di chiesa ma sulla base di un’effettiva
disponibilità verso possibili cambiamenti. Peccato che un tema
così attuale, di cui abbiamo avuto tracce anche su questo giornale sia stato solo sfiorato.
Un altro interrogativo del dibattito sinodale su questo capitolo concerneva il fatto che ormai nel pianeta valdese-metodista dieci chiese sono prive di cura pastorale. La commissione di
esame, con un pizzico di malignità, ha fatto però notare al
Sinodo che ormai dodici pastori lavorano « fuori » dal tradizionale campo di lavoro e la
tendenza ad uscire dagli schemi
classici anziché diminuire sembrerebbe aumentare.
Un primo tentativo di risposta
ai diversi interrogativi è stato
offerto dal moderatore Bouchard che ha ricordato come,
benché si stiano fortemente sviluppando nelle comunità locali i
ministeri laici, il lavoro pastorale, anche dal punto di vista della
capacità di imprimere un orientamento teologico, sia di fatto ancora molto richiesto. Inoltre egli
non ha escluso la possibilità che
i pastori possano, almeno ogni
dieci anni, usufruire di un periodo di studio o scambio di esperienze per rivitalizzare il proprio
ministero.
Area Rioplatense
Il discorso sulla vita delle chiese è poi riemerso a proposito
della situazione della chiesa valdese nel Rio de la Piata. Mentre
veniva letto il messaggio del
« Moderador » Bertlnat, in aula
aleggiava un silenzio partecipe
rotto soltanto, al termine, da un
lungo fragoroso applauso teso a
sottolineare i legami profondi
che uniscono le due parti della
stessa chiesa. In America Latina,
dove la nostra chiesa non conosce soltanto le ristrettezze eco
L’ATTIVITA’ DELLA CLAUDIANA
Due libri ai mese
In un Sinodo che si è occupato molto più del « che cosa » dire che non del « come » e degli
strumenti con cui dirlo — a differenza di altri Sinodi del passato
in cui non riuscivamo a definire
le nostre posizioni su vari problemi quali quello dei malati e
dei morenti o dell’ecumenismo,
perché ci attardavamo troppo
sui regolamenti o suH’amministrazione — il tema della Claudiana ha trovato poco tempo
nelle discussioni sinodali.
La relazione della Tavola segnala l’intenso lavoro editoriale
della Claudiana, con 27 nuove
pubblicazioni e 4 ristampe. Questo significa che in media è uscita una pubblicazione ogni 15
giorni. Anche se tra queste ci sono libri di consultazione, è chiaro che un ritmo di lettura di unlibro ogni 15 giorni è certamente di gran lunga superiore alla
media, perciò diffìcilmente anche
il membro di chiesa impegnato
VARATO IL NUOVO «SERVIZIO DIACONALE»
La chiesa allarga le sue tende
I Diaconi non sono impiegati
a basso costo, ma fratelli e sorelle che, in piena solidarietà
con i Pastori, esercitano un ministero particolare riconosciuto
nella Chiesa Questo, in sostanza, quanto il Sinodo ha voluto
dire approvando il progetto sul
« servizio diaconale » presentato
dalla Tavola.
L’esigenza di avere dei collaboratori fissi che, nel ruolo tenuto dalla Tavola, operassero
nell’ambito della Chiesa un servizio a carattere non specificamente pastorale, era già stata
posta fin dal 1966, anno in cui
si aprì il famoso « ruolo diaconale », come denominazione provvisoria in attesa di ulteriore definizione e con l’iscrizione di
quattro nominativi.
Tale situazione di provvisorietà si protrasse fino al 1979, anno
in cui, con l’approvazione del
Regolamento sui ministeri (RO
3), si stabilì l’inquadramento
giuridico e il rapporto amministrativo degli iscritti a servizio
diaconale, definiti optanti in analogia alla denominazione usata
per i professori del Collegio che
avevano scelto la condizione pastorale.
Un primo progetto della Tavola, presentato due anni fa, prevedeva un più definito inserimento dei Diaconi iscritti a ruolo, come ministri nella Chiesa, allo
stesso livello dei Pastori, sia pur
con mansioni diverse, ma con
lo stesso riconoscimento.
Il progetto suscitò lunghe e
appassionate discussioni nelle
Chiese e sulla nostra stampa.
L’obiezione più forte che fu
espressa denunciò il pericolo di
una forma di « clericalizzazione »
dei laici e la conseguente creazione di una categoria di ministeri non pastorali che avrebbe
operato una indebita frattura
con quei fratelli che, nell'ambito della Chiesa o delle sue opere, lavorano in una autentica dimensione vocazionale senza particolari riconoscimenti ecclesiastici.
Accolta l’obiezione di fondo e
lasciando impregiudicato il problema generale dei ministeri nella Chiesa ancora da approfondire, è stata avvertita per altro la
necessità che il modo particolare, con cui gli iscritti a servizio
diaconale esercitano il loro ministero, in un atteggiamento di
totale disponibilità e solidarietà
con i Pastori, fosse sottolineato
e riconosciuto, senza per altro
precostituii'e discriminazioni di
merito nei confronti di altri fratelli che operano nella Chiesa
con ugual spirito di consacrazione ma m un rapporto diverso.
Infatti l’art. 37 del RO 3 così definisce la condizione di chi è
iscritto al ruolo generale, sia Pastore che Diacono: «Tra gli iscritti a ruolo e l'amministrazione
ecclesiastica non intercorre un
rapporto di impiego, ma per l’esercizio della loro missione i pri
mi consacrano la propria vita al
servizio nella Chiesa e- la seconda assume l'impegno di sostenerli nelle necessità della loro
vita ».
Il progetto approvato dal Sinodo sottolinea in particolare
tre aspetti particolari:
a) la definizione del termine
Diacono (come quello più adatto
per designare tale forma di ministero), 1 settori, per altro non
rigidamente definiti, nell’ambito
dei quali il servizio dei Diaconi
si svolge e le norme per l’assunzione (professionalità, preparazione biblica e teologica, anno di
prova ecc.);
h) il riconoscimento di questa particolare forma di ministero, che non consisterà in una
consacrazione come quella dei
Pastori, ma in una presentazione in un culto pubblico come avviene per i predicatori locali;
c) la rappresentanza negli organismi assembleari (circuiti, distretti e Sinodo), in realtà già
prevista implicitamente dai regolamenti, salvo che per la rappresentanza in Sinodo. Per quest’ultima c stata votata una aggiunta al comma che regola la
partecipazione con voce consultiva di un rappresentante iscritto a ruolo dei professori del Collegio. Tale aggiunta prevede la
rappresentanza di due Diaconi
con voce consultiva « designati
dai medesimi ».
Alberto Taccia
riuscirà a star dietro a tutta la
produzione Claudiana, tanto più
che probabilmente acquisterà anche pubblicazioni di altre case.
Perciò alla produzione intensa,
del resto indispensabile per essere presenti in modo rilevante
sul mercato extraecclesiastico,
non fa sempre riscontro un andamento altrettanto intenso nelle
vendite. È, dunque, su questo
settore che è ora necessario concentrare gli sforzi, sia al momento della scelta dei temi e degli
autori — quanto più « attuali » e
« italiani » possibile — sia nella
organizzazione della diffusione.
La Tavola dà alcune importanti
indicazioni in questa direzione,
chiedendo materiale di seria divulgazione, biografìe storiche, libri « regalabili » che abbiano tuttavia un contenuto di testimonianza, libri per l’infanzia e l’adolescenza, testi da destinare alle
scuole e alle università per far
conoscere il pensiero protestante.
Suggerisce, inoltre, il rilancio di
attività di colportaggio, settimane del libro, recensioni più frequenti anche utilizzando gli spazi RAI-TV, oltre, naturalmente,
a quelle da diffondere attraverso
la stampa evangelica e non. La
Commissione d’esame accoglie le
proposte della Tavola ed aggiunge quella di creare un ufficio
commerciale e una rete di « rappresentanti », cioè di fratelli che
si occupino in ogni circuito di
propagandare adeguatamente
nelle librerie la nostra produzione libraria. Dopo una breve discussione sulla proposta dell’ufficio commerciale, in cui viene
evidenziata l’esigenza anche di
potenziare rapporto teologico e
quella di valorizzare le competenze acquisite dall’attuale Direttore sia a livello di distribuzione, sia a livello editoriale, viene
approvato un ordine del giorno,
che tende, come ha affermato il
Moderatore in un suo intervento,
non solo a « tenere in vita » la
Claudiana, ma a « migliorarne la
qualità della vita ».
Claudio Tron
Claudiana
Il Sinodo.
nella convinzione che la Claudiana
(editrice e librerie) debba continuare ad essere sostenuta quanto più
possibile dalla chiesa per la sua
insostituibile funzione di presenza
evangelica e di testimonianza,
richiamandosi ai numerosi atti
sinodali precedenti, invita la Tavola
Valdese a proseguirne il potenziamento dotandola sia di mezzi finanziari che di maggiori possibilità di
collaborazione nei settori editoriale,
redazionale e commerciale.
5
17 settembre 1982
obiettivo aperto 5
UN DIBATTITO SINODALE CHE HA INCONTRATO ALL ESTERNO UN ATTENTO INTERESSE
I DIRITTI DEI MALATI E DEI MORENTI
Non è un fatto clamoroso, come sembra esser
parso a una parte della stampa italiana, ma è
certo importante che il Sinodo deile chiese valdesi
e metodiste abbia dibattuto quest’anno il tema
dei diritti dei malati e dei morenti, in cui si iscri\e anche la questione dell’eutanasia.
Non è un fatto clamoroso perché è naturale
che una chiesa come la nostra, che è spinta dalla
sua teologia a occuparsi dell’uomo, e a farsi carico
di ogni sforzo perché la sofferenza e la perdita di
dignità e di libertà della persona umana possano
essere vinte, si occupi di questi problemi. È con
l'aiuto fraterno a livello individuale e comunitario,
ina anche attraverso una crescita deila sensibilità
e deiia soiidarietà di tutto il corpo sociale, che si
ottiene anche attraverso l’adozione di provvedimenti legislativi più moderni il raggiungimento
di questi scopi.
Coerente con tali premesse il Sinodo ha approvato su questa materia i 4 ordini dei giorno che
sono riprodotti in questa pagina.
È stato importante che ii Sinodo abbia trovato
il tempo quest’anno di inserire questo argomento
nel suo già così denso programma di lavoro. Importante perché nessuna chiesa in Italia aveva finora fatto nulla di simile, come è stato rilevato
dalla stampa nazionale. Ma soprattutto importante perché in questa materia l’arretratezza della no
stra società, a livello istituzionale come a livello
dei rapporti interpersonali, è particolarmente evidente e desolante. Anche fra noi, lo dobbiamo dire
senza cercare di sfuggire alle nostre respoiwabiutà, non è vissuto come si dovrebbe l’amore di Cru
sto di fronte al dramma della malattia e della sofferenza, della solitudine provocata dalla malattia,
dalla vecchiaia, e da tutte le cause di alienazione
presenti nella società di oggi. - . *
È bene quindi che alla riflessione, che e stata
fatta in questi anni nelle chiese e nei circuiti, segua un impegno chiaro a tutti i livelli, perche la
testimonianza che il Sinodo ha dato alla società
italiana possa essere veramente credibile.
Negli scorsi decenni, attraverso la predicazione e lo studio, sono pervenuti alle nostre comunità i frutti della riflessione teologica seguita alla
« grande svolta » di Karl Barthr l’uomo, non per
sua virtù ma perché è amato da Dio, è al centro
dell’attenzione della chiesa. Ora si tratta, ci sembra, di identificare e approfondire i vari temi in
cui questo interesse per l’uomo deve rendersi esplicito e operante. Questo dei diritti dei inalati e dei
morenti è un primo capitolo: ce ne saranno altri
su cui meditare, per seguire in questa vita l’insegnamento del nostro maestro Gesù Cristo e rendere al mondo una testimonianza coerente dell’evangelo Marco Tullio Fiorio
Una parola specifica è stata rivolta dal Sinodo ai nostri ospedali.
Nella foto l'Ospedale Evangelico di Napoli.
Invito al Governo italiano
ad aggiornare la legislazione
Il Sinodo, presi in esame i problemi connessi coi diritti dei malati e
dei morenti, cui si riferiscono la
Racc. 779 (1976) e la Risoluzione 613
(1976) deU’Assemblea Parlamentare
de! Consiglio d’Europa e che sono
stati oggetto di ampio dibattito nelle chiese valdesi e metodiste,
valutando positivamente la costituzione di Tribunali per i diritti del
malato e solidarizzando con le istanze da questi promosse,
nota che tale realizzazione non
esaurisce le richieste del Consiglio
d'Europa,
sollecita dal Governo Italiano l’aggiornamento della nostra legislazione (secondo quanto richiesto dalla
Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa) con la presentazione
al Parlamento di adeguati disegni di
legge sui seguenti punti:
1. Assistenza psicoterapica ai malati e ai morenti e formazione professionale a ciò finalizzata degli
operatori sanitari (medici, infermieri, assistenti sociali).
2. Sospensione delle cure nei casi di
sopravvivenza vegetativa legata
all’uso di mezzi tecnologici sofisticati e, più in generale, problema
dell’eutanasia passiva;
ritiene inoltre che occorra un serio approfondimento in sede giuridica in relazione ai casi di rifiuto di
cure a motivo di convinzioni religiose che tenga conto sia dei diritti fondamentali della persona del malato,
sia della responsabilità del medico
di fronte all’impossibilità di intervenire altrimenti in maniera efficace.
stacco, quasi possa essere in essa disconosciuto il carattere di persona,
per farne un puro oggetto di studio,
o peggio di sperimentazione, e a tal
fine richiama gli operatori sanitari
appartenenti alle chiese, e quelli dipendenti da opere evangeliche, a
considerarsi ogni giorno dei portatori di un servizio fraterno, rispondendo nel loro settore specifico alla
vocazione evangelica che è per tutti
(Me. 10; 43-45), invita le chiese e la
Facoltà di Teologia ad approfondire
la riflessione sulla sofferenza e la
morte e a farne oggetto di catechesi
verso i giovani e i membri delle nostre comunità, al fine di porre in
grado i credenti di considerare con
chiarezza evangelica tali evenienze,
per affrontarle con fede.
Un ruolo particolare
per gli Ospedali evangelici
Obiettivi per l’informazione
e l'orientamento del pubblico
Il Sinodo, richiamandosi alla delibera presa con SI 70/1979 in riferimento alla materia di cui alla Racc.
779 (1976) e alla Ris. 613 (1976) della
Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, esaminati i problemi
connessi con la condizione di malattia, alla luce dei principi evangelici
di solidarietà umana e di amore fraterno,
individua la necessità di perseguire attraverso la stampa e tutti i possibili mezzi democratici di informazione e di orientamento dell’opinione pubblica, e in unione con associazioni e gruppi sensibili a tali esigenze, i seguenti obiettivi:
1. Che in armonia con la Costituzione della Repubblica Italiana e con
la legge 833 (di cui sollecita l’applicazione), le cure mediche o chirurgiche siano accessibili a tutti
i cittadini nella stessa misura e
con uguale possibilità di scelta,
indipendentemente da differenze
. di condizioni economiche o di rango sociale, e che il trattamento nei
funghi di cura non sia influenzato
dalf’appartenenza a partiti politici, chiese, razze, diversi da quelli
della maggioranza dei cittadini.
2. Che vengano rispettati i diritti del
malato, già riconosciuti dalla legislazione italiana, ad avere informazione precisa e a partecipare
alla decisione sulla scelta del metodo di cura da adottare,
auspica che sia assicurata dalla
legislazione italiana la possibilità di
una assistenza psicoterapica ai malati e ai morenti da parte del personale ospedaliero e che a questo fine
gli operatori sanitari ricevano adeguata preparazione, e che sia riconosciuto dalla legge il diritto a richiedere la sospensione di trattamenti rivolti solo a prolungare la sopravvivenza da parte di soggetti senza speranza di guarigione, e in presenza di
dolore o altre condizioni fisiche o
psichiche che ne rendano l’esistenza
intollerabile e ne alterino profondamente la vita di relazione,
considera urgente un cambiamento di mentalità nella categoria degli
operatori sanitari, e in particolare
dei medici, operanti nel settore pubblico perché la persona malata possa
avere un trattamento adeguato al
suo stato, senza paternalismo né di
II Sinodo presi in esame i problemi connessi con i diritti dei malati
e dei morenti, anche in seguito alla
discussione già avvenuta nelle chiese
valdesi e metodiste, ritiene che gli
Ospedali Evangelici abbiano un particolare ruolo da svolgere in questo
campo. Li invita perciò ad esprimere la loro testimonianza:
— neH’affermare una linea di difesa della salute che tenga conto delle esigenze dei cittadini, che si ponga nello spirito della riforma sanitaria: intervento di prevenzione sulle persone e sul territorio, attraverso servizi sociali e stimolo delle istituzioni pubbliche; de-ospedalizzazione e day hospital; tempo pieno dei
medici;
— nell’istituire con i sofferenti dei
rappoiTi che siano di rispetto della
loro personalità e dei loro desideri
(a cominciare dalle dovute informazioni sul funzionamento dell’ospedale e sulle persone che sono chiamate
ad esercitarvi funzioni direttive e
tecnicamente qualificate, e fino al
coinvolgimento nelle decisioni che
li riguardano);
— nella promozione di un’azione
educativa sia all’interno che all'esterno dell’ospedale, nei riguardi degli
operatori sanitari e della popolazione, miranti a realizzare un livello di
assistenza in cui la persona umana
possa essere al centro di tutti gli
sforzi di chi lavora nel settore della
sanità, e i cittadini siano in grado
non solo di raggiungere una maggiore coscienza inerente la conservazione e il ripristino dello stato di salute, ma anche di esigere dai responsabili politici e amministrativi che
sia data piena attuazione in questo
campo alla legge e alla carta costituzionale. Al raggiungimento di tali
scopi si può tendere attraverso convegni, gruppi di studio, conferenze
e con un rapporto quotidiano con il
pubblico e con le Unità Sanitarie
Locali, che sia ispirato alla chiarezza e all’interesse per l’uomo che sono propri dell’Evangelo;
— nel sollecitare e rendere fattiva
la collaborazione di « laici » (cioè di
persone non coinvolte per motivi
professionali nell’assistenza agli infermi), aprendo gli ospedali all’apporto di servizio, di consigli e anche
di critiche da parte di gruppi riconosciuti di provenienza ecclesiastica
o meno; e nello .sviluppo di forme
interne di riflessione e di azione in
favore dei ricoverati.
Non dimentichiamo chi
soffre fuori dagli ospedali
Il Sinodo ritenuto che nelle discussioni sui diritti dei malati e dei
morenti non si è potutq approfondire, con l’ampiezza e con l’attenzione
che meritano, i problemi di sofferenza e di malattia che escono dal
quadro della ospedalizzazione (ansia, malattie psichiche, tossicodipen
denza, solitudine, vecchiaia, alcolismo e fumo) si impegna ad affrontare anche questi aspetti del problema in una prossima sessione e a questo scopo dà mandato alla Tavola di
nominare una o più Commissioni di
consulenza.
(testo provvisorio degli Atti sinodali ’82)
6
6 cronaca delle Valli
17 settembre 1982
SE NE E’ DISCUSSO AL COMPRENSORIO
Il futuro del Pinerolese
Per la
platea...
Nel suo messaggio al Sinodo
dopo la rielezione, il moderatore accennava ad un fatto nuovo
che da alcuni anni si sta verificando in occasione delle nostre
assemblee pubbliche: la presenza massiccia dei mass media.
In quest’estate '82, infatti, siamo stati circondati da radio, televisione, giornalisti di tutti i
maggiori quotidiani italiani, e
dalle Alpi alla Sicilia si è parlato di noi in tutti i modi. La cosa
merita attenzione. Il moderatore
valutava positivamente il fenomeno in quanto indica chiaramente che siamo usciti definitivamente dai ghetto e che siamo
riconosciuti pubblicamente come una componente della realtà
sociale, culturale e religiosa del
paese. Invitava però ad una certa vigilanza. Secondo me, a ragione, e non solo per il disturbo
causato dagli "spot" e dalle telecamere, per cui a volte sembra
che recitiamo per la platea... dimostrando così la nostra incoerenza rispetto a quanto sostenuto per i battesimi col flash.
Chi ha letto i numerosi articoli apparsi sulla stampa durante il Sinodo avrà sicuramente
notato che l’immagine che di noi
viene data all’esterno è spesso
deformata rispetto a quella che
noi abbiamo di noi stessi, a volte in modo grossolano. Ciò è
comprensibile proprio perché, fino a pochi anni fa, siamo stati
assenti, o meglio ignorati, per
cui vi è nei nostri confronti una
certa disinformazione da cui deriva avvolte una superficialità di
giudizio. C'è chi invece ci conosce benissimo — penso ai redattori dell'Eco del Chisone — ma
che, volendo essere « plus royaUste que le roi », pretende di darci lezioni di retta dottrina riformata-calvinista, il che ci farebbe
sorridere se non fosse che, anche in questo caso, ci si ostina
a dare di noi una immagine inesatta, forse in buona fede ma
con un tantino di cattiveria.
Ma forse siamo noi a dare
una certa immagine di noi, che
poi altri trasmettono. Essendo
un popolo-chiesa, spesso succede che nelle manifestazioni pubbliche alle Valli diamo più importanza al nostro essere popolo, con le sue tradizioni di minoranza sociale e culturale, che
al nostro essere chiesa evangelica, cioè comunità di credenti
discepoli di Cristo. Un solo esempio: l’uso, in queste occasioni,
del costume valdese. E' indubbiamente un elemento telegenico
che “passa" molto bene sullo
schermo. Il problema è che rischia di “passare" solo questo
cosicché al profano il valdese rischia di apparire come un amish
o un mormone degli Stati Uniti:
gente strana ancorata al passato, oggetto di curiosità, il che
non è poi tanto grave. Ma rischia
di passare del tutto inosservato,
o comunque in secondo piano,
quello che è stato ed è la nostra
ragione di essere: la testimonianza all'evangelo di Cristo.
Nell’era della rivoluzione tecnologica e delle comunicazioni di
massa, aovremmo trovare un
modo di essere, di testimoniare
e di predicare che sia recepibile
nei contenuti e non solo nella
forma. A questo ci dovrebbe portare naturalmente il nostro essere riformali. Il rischio, se no, è
che i mass media che ci hanno
permesso di uscire dal ghetto ci
ricaccino in un altro ghetto, quello di una minoranza strana, diversa, simpatica, ma inoffensiva,
non significativa.
Jean-.Tacques Peyronel
« La strategia di sviluppo del
pinerolese » era il tema di fondo del convegno organizzato dal
Comprensorio di Pinerolo sabato 11 settembre in collaborazione colla Provincia di Torino. Le
tre relazioni di Celeste Martina,
presidente del Comprensorio, di
Eugenio Maccari, presidente della Provincia, e dell’assessore regionale Simonelli hanno cercato
di affrontare il tema senza tuttavia rispondere al problema
della « strategia » che era il tema
del convegno.
Martina, a parte le ovvie constatazioni sulle difficoltà attuali
dell’economia pinerolese, ha sostenuto che vi sono notevoli difficoltà per trovare una strategia
essendo difficile la collaborazione istituzionale tra i vari enti
locali, non avendo la zona una
viabilità tale da permettere ipotesi di nuovi insediamenti industriali.
Per Maccari invece gli enti locali non hanno una chiara consapevolezza della drammaticità
della crisi e si comportano nelle
loro richieste in modo campanilistico e privi di una visione globale del problemi.
Per l’assessore alla programmazione Simonelli è necessario
che il Comprensorio si doti al
più presto di strumenti per inserirsi nei progetti-obiettivo di
sviluppo predisposti dalla Regione.
Nel dibattito che è seguito sono intervenuti Camusso (sinda
co di Pinerolo), Canal (sindacati), Ambrosio (Esap), Chiabrando (Coldiretti), Daviero (presidente Comunità Montana Val
Chisone), Gili (Sinistra Indipendente), Blanc (PCI), Cerchio e
Picco (DO, Bontempi (PCI),
Fiandrotti (PSD, Botta i(DC).
Ciascuno di questi interventi
ha puntualizzato aspetti particolari del problema.
Dall’insieme del convegno è
emersa una impreparazione complessiva del Comprensorio (che
è ,ente di programmazione) ad
affrontare i problemi di sviluppo del pinerolese. Si è avuta la
impressione che siano carenti
anche le informazioni di base
sulle quali basare una strategia
di sviluppo.
Le difficoltà politiche in cui si
trova l’attuale maggioranza comprensoriale spiegano solo in parte questa carenza. Il problema
vero è la mancanza da parte della « classe politica » locale di una
cultura della programmazione e
un appiattimento dei problemi
della politica anche in campo
economico a « lottizzazioni » di
potere.
Un convegno dunque che non
è servito a chiarire il futuro del
pinerolese e che tutto sommato
si è rivelato piuttosto rituale.
Gl.
«Delinquenza» minorile
PINEROLO — Da un po’ di
tempo sono cresciuti in città i
piccoli atti di vandalismo : lampioni rotti, danneggiamenti alle
panchine, messa fuori uso dei
telefoni pubblici.
Parallelamente sono cresciuti
i piccoli furti nelle auto e i
borseggi al mercato. Frutto evidente di un deterioramento della condizione giovanile, non trovando i giovani quegli sbocchi
professionali e lavorativi che la
società dovrebbe garantire loro.
Ma questa volta a tre ragazzi
di 14 anni è andata male. Sono
stati sorpresi dai carabinieri a
scassinare un telefono pubblico
nei pressi della stazione. Bottino 11 mila lire.
Per questa cifra i tre rischiano
ora una condanna per furto con
l’aggravante dello scasso.
Questa notizia dovrebbe preoccupare non poco l’amministrazione comunale che stenta ad
iniziare un’azione di prevenzione
nei confronti della « devianza »
minorile.
DALLE CHIESE
Amici Ospedale di Poma retto
Da qualche anno l’Associazione Amici dell’Ospedale Valdese
di Pomaretto svolge la sua attività di coliaborazione alla gestione dell’ospedale attraverso realizzazioni ed interventi resi possibili dalle offerte che, in segno
di riconoscenza, degenti, ex degenti e simpatizzanti dispongono a favore dell’Associazione, e
il lavoro prestato da alcuni soci.
Il gruppo dei soci fondatori
avverte la necessità di poter operare più incisivamente interessando altri amici con i quali consigliarsi e scambiare esperienze,
amici disponibili, all’occorrenza,
a partecipare attivamente alla
vita dell’Associazione.
Venerdì 24 settembre 1982, alle
ore 20,30, presso il Cinema Edelweiss di Pomaretto si terrà una
assemblea aperta a tutti, con il
fine di illustrare finalità e modi di operare ed i progetti per
il futuro.
La sede dell’Associazione si
trova presso Pons Attilio, Via
Carlo Alberto 50 - Pomaretto tei. 81.202.
Convegno monitori
del I Circuito
Sabato 25 settembre si svolgerà nei locali della casa unioni
sta di Torre Pellice il primo dei
convegni di preparazione per i
monitori della Val Pellice per
l’anno 1982-83.
Il programma prevede;
— ore 16: presentazione della
scheda sul Padre Nostro;
— ore 17: thè;
— ore 17.30 : momento di incontro tra i monitori;
— ore 18: scelta di alcuni canti;
— ore 18.30: conclusione.
Tutti i monitori, genitori ed
interessati sono invitati a partecipare.
Attività femminili
del Primo Distretto
Mercoled; 29 settembre, alle
ore 15, a Villar Perosa, presso
il Convitto Valdese, riunione delle Responsabili di attività femminili delle Valli e delle Conduttrici del lavoro in gruppo per
il corso di animatrici di studi
biblici.
Possono partecipare tutte le
sorelle interessate; in questo incontro si tratterà anche della
Giornata Mondiale di Preghiera
per il 1983.
La Federazione Femminile Evangelica Valdese-Metodista spera vivamente in una rappresentanza da ogni gruppo di attività
femminili.
Assemblea di Chiesa
LUSERNA SAN GIOVANNI
— L’Assemblea di Chiesa è convocata per sabato 18 c. m. alle
ore 20.30 nei locali della ex Scuola Materna con i seguenti punti
all’ordine del giorno: relazione
della Commissione d’Esame sull’operato del Concistoro, elezione di un anziano e un diacono
e varie.
In base alle discussioni che saranno fatte in seguito alla lettura della controrelazione si programmeranno i lavori deile varie attività per i prossimi mesi.
Tutti i membri di chiesa sono
cordialmente invitati ad essere
presentì.
Incontro con la
chiesa di Rolle
FERRERÒ — Domenica 19
settembre p. v. la chiesa di Perrero-Maniglia riceve la visita della chiesa sorella di Rolle (Svizzera). In quella occasione si avrà
un culto unico nel tempio di Maniglia con inizio alle ore 10,30.
Dopo il culto vi sarà un pranzo
in comune presso la scuola di
Maniglia.
L’AVIS ha 45 anni
PINEROLO — La sezione dell'AVIS
(Associazione Volontari Italiani del Sangue) celebra quest'anno II 45“ anno di
fondazione, e per questo ha programmato una serie di manifestazioni per la
fine di settembre.
A Pinerolo l’AVIS conta 588 donatori
effettivi, e la sezione vanta il fatto di
essere, come anzianità di fondazione,
la seconda in Piemonte e la quarta in
Italia.
Da quest'anno opera a Pinerolo anche l'AlDO (Associazione Italiana Donatori di Organi), associazione parallela all'AVIS che sta acquistando autonomia propria, e per la quale si sta riscontrando un interesse notevole di un
sernpre maggior numero di persone.
In breve, le principali manifestazioni avranno questo calendario:
mercoledì 22 settembre, ore 20.30;
Teatro Primavera: due atti unici (■• Fa
male il tabacco? >. di A. Cechov; »Mutatis mutandis » di D. Campton) presentati dairUn. Cult. Arteviva Teatro;
il ricavato sarà offerto all'AVIS di Pinerolo:
giovedì 23 settembre, ore 20.30:
Tombola gigante in piazza 3" Alpini;
venerdì 24 settembre, ore 20.30: serata organizzata da Radio Gemini e Tele
Pinerolo;
sabato 25 settembre, ore 20.30: Messa in piazza Roma officiata dal Vescovo di Pinerolo; ore 21.30: fiaccolata
per le vie cittadine « AVIS per la
pace ■■; nel corso della serata è previsto un breve messaggio del past. M.
Ayassot a nome della comunità valdese
di Pinerolo:
domenica 26 settembre, ore 10: inaugurazione del Monumento al Donatore
in piazza Solferino, con la partecipazione del Ministro della Sanità, on. Altissimo; ore 10.30: cerimonia ufficiale e
premiazione dei Volontari benemeriti
presso il cinema Primavera.
Torre Pellice
a Piazza Grande
Sabato 18 settembre, alle ore 21.30,
in replica alle ore 13 della domenica,
ospite di Telecupole a Piazza Grande,
vi sarà il Comune di Torre Pellice.
In studio saranno presenti amministratori e rappresentanti di associazioni culturali e sportivo-turistiche.
Per il documentario hanno collaborato la Corale Valdese di Torre Pellice,
il Coro Alpino Val Pellice, la Società
di Studi Valdesi ed artigiani locali.
Per la laicità
della scuola
PINEROLO — Martedì 21 settembre
alle ore 21, presso i locali della chiesa
valdese di Pinerolo, via dei Mille 1,
si terrà una riunione per proseguire la
discussione (già iniziata durante l'anno
scolastico trascorso) sull'insegnamento della religione nella scuola.
Hanno collaborato a questo
numero: Marisa Bitto - Dino
Gardiol - Paolo Gay - Paolo
Giunco - Antonio Mucciardi Paolo Ribet - Katarina Rostagno - Paolo Varese - Alessandro Vetta.
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AGENZIA GENERALE DI TORRE PELLICE
di ARNALDO PROCHET (I N) CGiitroinohìIi Míiri*¡ii
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7
cronaca delle Valli 7
DIFFICOLTA’ E SPERANZE DELL’ESSERE GENITORI
Educare un figlio
La società industriale in crisi
sta sfornando milioni di disoccupati e di cassaintegrati; le case
in affitto con l’equo canone sono
introvabili e i lavoratori dipendenti rincorrono l’inflazione cercando invano di risparmiare per
acquistare un alloggio in edilizia
agevolata.
L’assistenza sanitaria, invece
di fornire un buon servizio, inventa il ticket.
E' il momento di lottare per
una migliore giustizia sociale,
senza delegare eternamente altri
che agiscano nel nostro interesse.
In mezzo a tutte queste difficoltà i genitori devono vivere i
problemi del loro tempo insieme ai fratelli e contemporaneamente scegliere la paternità e la
maternità responsabilmente.
Come dice Roberto Eynard,
« non è sempre facile far coincidere le scelte con le esigenze econom.iche »; pensiamo a chi ha un
doppio lavoro, a chi, oltre alle 8
ore ne fa altre di straordiriario
e o di viaggio, a chi fa orari pesantissimi in negozi o bar e ^
tante altre situazioni in cui dedicare ogni giorno alcune ore alla vera educazione dei figli è problematico.
Eppure la scelta di valori diversi dalla produttività, dalla
competitività e dall’accumulo di
denaro e di beni è indispensabile per cambiare il ritmo e il
senso della nostra vita.
La gioia di allevare un figlio,
biologico o adottato, aiuta a vincere la mentalità consumistica,
che spinge al doppio lavoro, per
dare più oggetti (il televisore a
colori o il giocattolo così costo
so che nessun altro se lo può permettere).
Non è forse meglio che papà e
mamma lavorino lo stretto necessario (sappiamo tutti quanto
denaro è indispensabile al giorno d’oggi) e facciano la scelta
cosciente di riservare delle ore
per pregare, parlare, discutere,
leggere, giocare, passeggiare con
il figlio?
Con l’esempio, gli adulti possono dimostrare alla nuova generazione che i veri valori non
sono l’automobile ultimo modello, il visone, il far carriera calpestando i compagni di lavoro,
ma la fede in Cristo, manifestata
attraverso il servizio verso i fratelli.
Quando si riesce a cambiare
il tipo di esistenza frenetica, ci
si ferma a chiedere a se stessi:
« Compro l’affetto di mio figlio
facendogli regali costosi o rinuncio ad una trasferta remunerativa e gli do delle ore del mio
tempo libero giocando o leggendo con lui? ».
La ricompensa che si ottiene
è l’esperienza esaltante, nonostante le difficoltà, di crescere
un bambino, la felicità di ringraziare con lui Dio prima dei
pasti e di leggere la Bibbia (perché no? in francese) tutti insieme alla sera, facendo il bilancio
della giornata.
E’ bello andare insieme al tempio la domenica mattina, sapendo che alla' Scuola Domenicale
il bimbo imparerà a stare^ con i
coetanei e con loro canterà: « Il
Signore ha messo un seme nella
terra del mio giardino » e leggerà che Gesìi ordinò ai discepoli
di lasciare che i piccoli andassero a Lui.
AVETE CAMBIATO
PARERE?
Nel riferire del culto inaugurale del
Sinodo Valdese l'Eco del Chisone n.
32 del 26 agosto giustamente scriveva
di una « televisione sempre più ardita,
che butta sciabolate di luce sull assemblea, percorrendo addirittura in lenta
processione il corridoio centrale per
riprendere la gente in preghiera. Chi
ricorda — prosegue il giornale — quante storie si sono dette e scritte nemmeno un anno fa perché un parente
aveva voluto scattare una foto a un
battesimo valdese è stupefatto della
infinita pazienza di oggi ».
Non posso che unirmi allo stupore
dell'Eco de! Chisone e che — dopo
tutto il clamore suscitato allora per
due innocenti fotografie scattate alla
luce di un quasi invisibile flash
prendere atto del totale silenzio di
chi allora tanto criticò il battesimo su
ricordato. Ma evidentemente, a distanza anche di breve tempo e a seconda
delle circostanze, le opinioni possono
anche cambiare.
Edoardo Micol, Luserna S. G.
DIMENTICANZE?
Caro Direttore.
Come certo saprai durante l'estate, in
occasione delle varie feste paesane,
si organizzano qua e là delle simpatiche
mostre-mercato, dove spesso non manca un banchetto della Claudiana. Ne ho
visitati con piacere due (a Porosa e a
Pinerolo) e ho visto esposte molte
pubblicazioni interessanti, però... Mancava, 0 per lo meno non era in vista,
qualche numero dell'“ Amico dei fanciulli », e mi è rincresciuto. Sovente
questo giornalino non compare neppure sulle bancarelle domenicali, all'uscita dal Tempio ed è un vero peccato, secondo me.
« L'Amico dei fanciulli » è uno dei
primissimi periodici dedicati esclusivamente ai piccoli comparsi in Italia, e
credo che meriterebbe più attenzione;
il costo deH’abbonamento annuale (L.
3.500) è irrisorio, e questo piccolo
mensile offre un mucchio di spunti positivi.
Ci sono brani biblici ben spiegati,
proprio a misura di bambino, novelle,
dialoghi, giochi, poesie che in molti
casi costituiscono una lettura gradevole e rilassante anche per gli adulti.
Se non vogliamo che I nostri figli
vengano del tutto so-mmersi da fumetti inverosimili e violenti, dobbiamo potenziare pubblicazioni alternative
che invitino, come “ L'Amico », alla
pace e alla fratellanza; un tempo esso
era assai propagandato e diffuso dai
Pastori, peccato che questa sana abitudine sembri scomparsa.
Sui banchi della Claudiana mancava
poi anche qualcos'altro; ■■ Impegno », la
rivista deirU.C.D.G., che ospita gli
scritti di molte donne evangeliche, e
analizza con grande competenza I problemi legati al mondo femminile. Bisognerebbe sfruttare di più i momenti di
contatto con l'esterno (manifestazioni,
mostre, ecc.) per far conoscere questi
periodici accessibili a tutti e interessanti.
Vedrò « Impegno » e « L'Amico dei
fanciulli » sulle prossime bancarelle?
Lo spero proprio e ringrazio fin d'ora
con amicizia.
Cordialmente,
Edi Merini, Pomaretto
A pochi anni i bimbi partecipano con gioia alle giornate comunitarie, ai falò, alle riunioni
del XV agosto e Pentecoste, cominciando a conoscere la Bibbia
e i problemi della Chiesa. Tutto
questo è realizzabile. Certamente la situazione è più semplice
quando entrambi i genitori sono
valdesi credenti e hanno le stesse idee sull’educazione dei figli.
Negli altri casi, il desiderio di
avviare il figlio alla fede, ben sapendo che solo Dio dà, può
aiutare i coniugi di diversa confessione ad una lettura ecumenica della Bibbia e a conoscere
e frequentare le due comunità.
Nell’ambito della famiglia, la
funzione educativa è spesso delegata alla madre, che, in Italia,
raramente per scelta, nella maggior parte dei casi è ancora casalinga. Proprio per questa sua
condizione, o per l’altra di lavoro fuori -I- lavoro in casa, se non
medita sull'importanza di dedicare tempo, non solo perché il
figlio sia sempre pulito, ma perché sia sereno, rischia di « affidarlo » a mamma TV («così sta
fermo sul tappeto e non mi rovina la cera ») o « scaricarlo » a
parenti e conoscenti che lo sopportano di malavoglia. E’ certamente meglio il bambino sereno
e felice che i pavimenti lucenti
e i vetri che brillano.
Eppure i padri, quando scelgono con consapevolezza di essere tali, hanno doti eccezionali di
educatori; inoltre è fondamentale che i figli abbiano una figura paterna a cui rifarsi.
Oggi — fa piacere constatarlo
— molto più che nelle passate
generazioni, i padri partecipano
attivamente all’educazione; non
c’è nessun bambino che si ostini
davanti ad una fredda televisione, quando il papà con gioia, non
per obbligo, gli propone una passeggiata o la costruzione di un
treno con il meccano.
Certo, quando si arriva stanchi dal lavoro, la tentazione della poltrona, del giornale, del regalo di un biglietto da cinquemila per mandare il figlio al cinema, per stare tranquilli, è
umana, ma ha senz’altro delle
conseguenze negative.
Anche 1 nonni, e ora di frequente anche i bisnonni, possono cooperare all’educazione di
un bimbo. Il rapporto tra la nuova generazione e quelle passate è
spesso fatto di tenerezza e di
vero affetto reciproco. Il bambino ascolta con piacere, soprattutto nei primi anni di vita, il
nonno raccontare della sua giovinezza; la bisnonna può forse
ancora ricordare quando le giovani mamme valdesi, per poche
lire e un buon nutrimento, andavano balie a Marsiglia, lasciando il loro bimbo a casa, o di
quando andavano ad insegriare
il francese ai bambini inglesi. Il
bisnonno si rallegra ascoltando
il nipote che canta: « Comme un
phare sur la plage » e sente che,
attraverso il bimbo, la sua vita e
la sua cultura continueranno.
Proponendo questi valori in
famiglia e con l’aiuto della comunità, si cerca di avviare il figlio all’amore di Dio e al servizio dei fratelli.
Se Dio vorrà, le nostre speranze si realizzeranno.
Anna e Remo Long
ARREDAMENTI
_ Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via S. Secondo, 38 - PINEROLO - Tel. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
Pro Asilo dei vecchi dì
San Germano
Doni pervenuti nel mese di giugno 1982
L. 15.000: Rostan Evelina, Castelnuovo;' Murialdo Vlncenzlna, Vado Ligure.
L. 10.000: Attilia Forneron GardioI, S.
Secondo, in mem, sorella Ernestina;
Pons Alma e Nida, S. Secondo, in memoria cari; N. N.
Pro Ospedale Valdese
di Pomaretto
Doni ricevuti nel mese di luglio 1982
L. 300.000: N. N., in memoria di Berta Mathieu.
L. 100.000:: Farmacia Dr. Forni, Bordlghera, in mem. Berta Mathieu: Irene
Malan, in mem. Berta Mathieu; Giovanni Grill, in mem. Berta Mathieu; D.
S. Nisbet, in mem. Berta Mathieu.
L. 50.000: Grazie Signore! Una mamma riconoscente; Ghigo Luigi, Perosa
Argentina: Natale Renato, Usseaux;
Tardo Maurizio, Pinerolo, in mem. della
moglie Cerotti Giovanna; Bonino Anita,
Villar Perosa; Norma Costantino Codino, in mem. Berta Mathieu: Violetta
Billour, in mem. Berta Mathieu: Peyrot
Giovanni e Anna, in mem. Berta Mathieu.
L. 25.000: Mariuccia Grill, in mem.
Berta Mathieu; Laura Rostagno Avondetto. in mem. Berta Mathieu.
L. 20.000: Le amiche di llda. San Germano. per un fiore in mem. di Paolino
Zaninetti; Past. Long Silvio, Viganello,
in mem. Berta Mathieu; Del Priore Nina, Pavone Canavese, in mem. Berta
Mathieu; Frida Peano, in mem. Berta
Mathieu; Sorelle Yardella, in mem.
Berta Mathieu; Fornerone Albina, S. Secondo, in mem, sorella Ernestina e nipote Enzo; Fam. Rivoira Silvio e ippolito Mario, S. Germano, in mem. Giovanni Grill: Fam. Bertalot e Avondet,
S. Germano, ricordando l'amico Paolino.
L. 15.009: Fam. Long Ernesto fu Daniele, Pramollo, in mem. dei nostri cari: Grange Franca, Perosa Argentina;
Davite Charbonnier Margherita, S. Secondo.
L. 10,000: Scollo Salvatore, Pinerolo:
Emilia Bertasso, Torino, in mem. Paolino Zaninetti; Benedetto Bertarione Bice, Pavone Canavese, in mem. Berta
Mathieu: Livietta e Oreste Richard, S.
Germano in occ. Confermazione Marina; Oreste, Livietta e Marina Richard,
S. Germano, riconoscenti al Signore.
Pro Ospedale Valdese
di Torre Pellìce
Doni ricevuti nel mese di luglio 1982
L. 50.000: I vicini di casa, in mem.
di Vittorio Magnano; Coisson Roberto e
Elisa, Torre Pellice; Vittoria Spelta, Torre Pellice.
L. 20.0Ü0: N.N.N.N., Torre Pellice, in
mem. Clelia Persico: Pons Emilia e
Alma, S. Secondo, in mem. Remigio
Pons.
L. 15.000: Edmea Gilli in Paschetto,
Torre Pellice.
L. 10.000: Margherita Gönnet e figli.
Torre Pellice, in mem. dei nostri cari;
Violetta Vogt Fraterrigo, Torre Pellice,
in mem. del marito.
Per ristrutturazione Ospedale di Torre
Pellice.
Doni ricevuti nel mese di luglio 1982
MT. 2000: Dagli amici della Germania, tramite il past. Cipriano Tourn.
L. 250.000: In memoria di Romano
Alberto, i familiari. San Secondo.
Pro Istituti Ospitalieri
Valdesi
Doni ricevuti nel mese di luglio 1982
L. 36.000: Caterina De Beux, Torre
Pellice.
Pro Rifugio « Carlo Alberto >
di Luserna San Giovanni
Doni pervenuti nel mese di maggio.
L. 15.000: Fornerone Rina, Prarostino,
in memoria dei cugini Mario e Anna
Costantino.
Doni pervenuti nel mese di giugno
L. 100.000: N. N., in memoria di Angiolina Archetti Maestri, Acqui Terme.
L. 77.000: In memoria di Nota Lucia
ved. Agami, amici e vicini di casa.
L. 20.000: Ricordando la mamma Sal
vagiot Costanza, Lidia ed Edgardo.
L. 10.000: Carco Antonio, Catania;
Alma e Nida Pons, San Secondo P.. in
memoria loro cari.
Doni pervenuti nel mese di luglio.
L. 630.0C<3: Chiesa di Spiez, in occasione visita al Rifugio il 9.7.82 ricordando 1532/1982.
L. 550.000: Chiesa Evangelica di Germania Evangelische Gemeindeyuged,
per ristrutturazione.
L. 400.000: N. N., Torre Pellice.
L. 200.000: Istituto Bancario S. Paolo, agenzia di Pinerolo.
L. 100.000: Chiesa Metodista Comunità di Padova.
L. 50.000: Ghigou Jouve, Alessandria:
Regina Chiavia Rostan, Torre Pellice,
in memoria suoi cari: Amici di Anna;
Cotta Morandini avv. Giorgio, Torre
Pellice; A. T. B.
L. 30.000: In memoria di Enrico Taglierò, le figlie.
L. 25.000: Camilla De Bernardi, Torre Pellice, in memoria di Cesarina, Enrico, Davide Taglierò.
L. 20.000: Tamietti Maria, Torre Pellice; Tourn Flora: f. E.; Past. Long Silvio, Viganello, in memoria del Past.
Valdese Rivoira Lorenzo.
L. 15.000: N. N.; Emma e Alda Cougn
Ernesto e Mirella Bein, Torre Pellice
L. 12.000: N. N. N. N., Torre Pellice
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in memoria loro cari; Bleynat Roberto
San Secondo; N. N., Firenze, con l'au
gurio di un lavoro benedetto; Alla me
moria di Schindler Clotilde e Ribet G
no da Durand Maddalena; Dalia fami
glia Romano, in memoria, un letto ortopedico.
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8
8 uomo e società
17 settembre 1982
TENTIAMO DI FARE IL PUNTO SUL MOVIMENTO PER LA PACE NEL SUO CENTRO NEVRALGICO
Comiso; il movimento
si va assottigliando
Il movimento internazionale
per la pace sostiene da un anno che la battaglia di Comiso è
centrale per tutto il movimento:
se .i missili vengono installati in
Italia anche gli altri paesi europei saranno costretti prima o
poi ad accettarli, per cui saranno vanificate non soltanto tutte
le marce e le manifestazioni avutesi fino ad ora, ma la stessa
credibilità, le stesse speranze suscitate dal movimento saranno
definitivamente, o quasi, seppellite.
Partendo da questo assunto
fondamentale: « o si vince a Comiso o si perde su tutti gli altri
fronti », ci si aspetterebbe un
impegno concreto, chiaro, deciso, da parte di tutte quelle forze
che sino ad ora si sono dichiarate contro l’installazione dei missili a Comiso. Già in Sinodo è
stato lucidamente detto in un intervento di Paolo Naso che il
movimento è giunto ad un bivio
e che alcune grosse forze, che si
sono mobilitate fino ad ora, tendono a sganciarsi da questo’ tipo
di impegno.
Il primo settembre, scelto dal
carripo internazionale della pace
di Comiso come momento di azione (blocco delle vie di accesso
all’aeroporto) e di testimonianza di una volontà certo pacifica,
ma non per questo meno intransigente, di bloccare il secondo
lotto di lavori, ha fotografato
esattamente la crisi che il movimento sta attraversando (e quindi la sua impotenza) e lo sganciamento delle forze di massa. Il
tutto si è risolto in una modesta
« festa della pace » alla quale
hanno preso parte un centinaio
di persone. Vi sono stati alcuni
canti, alcuni interventi abbastanza scontati e triti, e quello che
gli organizzatori della manifestazione hanno ritenuto il « piatto
forte », cioè i riti religiosi. Hanno
iniziato i bonzi buddisti con una
serie di canti e preghiere; ha
proseguito un pastore valdese
che ha tentato di evidenziare che
non di rito si doveva parlare, ma
di un ascolto della parola vivente di Dio; ha concluso un frate
francescano con tre preghiere.
Quale futuro?
A questo punto è d’obbligo domandarci se tutto questo ha an
COMMENTI
Il generale Dalla Chiesa
Non ebbi occasione di conoscere personalmente il pretetto
Dalla Chiesa, ma quando giunse
a Palermo alcuni mesi fa, ad un
messaggio di solidarietà che gli
avevo inviato, di proprio pugno
mi rispose che l’aveva gradito
molto e mi ringraziava. Da questo, dai discorsi, dai contatti che
cercava (appena giunto a Palermo si era recato in un liceo cittadino per parlare agli studenti
del suo lavoro) risultava chiararnente la sua personalità carica
di sentimento umano, amante
dell’ordine e della giustizia, deciso a servire con tutto se stesso.
Dalla stampa apprendiamo che
era piuttosto solo nel compito
che gli era stato affidato e che
molte promesse gli erano state
fatte ma non tutte mantenute.
Sul Giornale di Sicilia del giorno dopo l’assassinio sono apparsi titoli come: « I suoi poteri
speciali restarono un tema di dibattito » e: « Molti i responsabili di questa morte »; ancora un
altro titolo: « Tutto è finito ».
Con ciò si vuole esprimere quello che sarebbe il pensiero dell'uomo della strada che generalmente quando avviene un delitto
corre a casa e vi si chiude, evita
di dire quello che sente o pensa.
Tutto è finito perché Dalla
Chiesa era l’ultima carta validissima dello Stato? Ci rifiutiamo
di pensarlo e quindi di condividere una frase simile. E come
credenti in Cristo, il vero Signore morto per tutti i peccatori e
risorto perché in lui avessimo
vita, continuiamo a vivere anche
a Palermo, fiduciosi in lui nonostante orgoglio, egoismo, tragica violenza sembrino regnare e
avere rultima parola.
Archimede Bertolino
Chiunque ha seguito i telegiornali e i collegamenti televisivi da
Palermo il giorno dopo Tassa.ssinio, ha potuto rendersi conto
della rabbia e della disperazione
che venivano manifestate sia la
mattina, quando il ministro dell’Interno è arrivato a villa Witha
ker dove era allestita la camera
ardente, sia il pomeriggio alla fine del rito funebre. E' noto che
l’on. Spadolini ha attribuito le
evidenti dimostrazioni di ostilità
a gruppi ben circoscritti: « Erano fascisti ed extraparlamentari ». E’ sconcertante che il presidente del Consiglio, dopo un
fallo gravissimo come quello di
Palermo, abbia minimizzato la
protesta di migliaia di persone
che in quel momento rispecchiavano i sentimenti del Paese, invece di farsene carico e riportarla in Parlamento. Il silenzio
sarebbe stato molto più dignitoso.
La classe politica italiana sta
cercando, dove può, di recuperare una credibilità che si è giocata in anni di malgoverno, di
imbarazzanti silenzi, di tragiche
coperture di responsabilità. Il
Paese ha dovuto abituarsi a scandali finanziari a dir poco catastrofici, a scandali politici giocati di volta in volta sulla pelle
di terremotati, alluvionati, ecc.
(Quello che è più grave è che tutti i personaggi di queste storie
continuano a ricoprire funzioni
di vitale importanza per la vita
del Paese. Bene o male sono riusciti a divincolarsi dalle responsabilità dei pasticci creati.
Adesso oltre agli scandali bisogna abituarsi alle stragi di
massa che si consumano quasi
quotidianamente e con un cre.scendo veniginoso. Bologna, Italicus, Pio la Torre, Moro, Dalla
Chiesa c moltissimi altri diventano ognuno una perla di una
lunga collana della quale non si
vede la line. In questa situazione si tergiversa con parole di
circostanza, prese di posizione,
dichiarazioni. Dichiarazioni che
nessuno ascolta più, che nessuno crede più. I tempi e gli avvenimenti dimostrano da sé che
è indispensabile un ricambio ai
vertici della politica italiana. Il
problema è che i « cadreghini »
trentennali sono diventati corpo
unico con le persone che vi sono
sedute sopirà.
Pierenrico Jahier
cora un senso. Seriamente come
credenti impegnati per la pace
dobbiamo riflettere se il movimento al punto in cui è giunto,
almeno qui in Sicilia, secondo
quanto si è potuto vedere in questo ultimo mese di manifestazio
ni. Se il movimento ha un futuro! Qual è, innanzitutto, la sua
credibilità nella città e fuori di
essa; qual è la sua capacità di
aggregazione, di sensibilizzazione, di mobilitazione? L’impressione sconsolante che si ricava è
che ci troviamo davanti ad un
certo numero di persone (decisamente sparuto e direi anche
insignificante) che in modi abbastanza spontanei ed ingenui
cerca velleitariamente di acquistare udienza e credibilità in
una società che chiaramente bada al sodo, ai dati concreti. La
colpa dell’apparente fallimento
che oggi si registra nel movimen
to per la pace a Comiso però
non è da ascrivere a questi giovani che ingenuamente manifestano per la pace, ma — parliamo
pure di colpa — di quanti non
sanno ancora, o non vogliono ancora, impegnarsi, spendersi in
modo totale per la pace... La
strada è lunga ma il tempo è
breve; l’assunto citato all’inizio è
nella sua drammaticità davanti
a noi; il Sinodo ha espresso con
Un bell’ordine del giorno la volontà di pace delle Chiese valdesi e metodiste: facciamo in modo che le nostre non siano solo
parole gettate al vento.
-Arrigo Bonnes
La storia delia pazienza
(segue da pag. 1 )
mento dell’intesa con la Chiesa
valdo-metodista. Qui la pazienza
della storia non c’entra nulla,
perché siamo purtroppo nella
cronaca, signor Presidente del
Consiglio. Il 7 luglio 1981 lei diceva testualmente che “sarebbe
stata nostra cura arrivare alla
definitiva firma della intesa dello
Stato Italiano con la Chiesa valdese”. Sono passati tredici mesi
e lei oggi ha detto che “siamo in
vista di concretare l’intesa raggiunta con la Chiesa valdese”.
Forse ha tolto la “cura", cioè la
preoccupazione, perché mi pare
che, dopo tredici mesi in cui non
se ne è occupato, sarebbe stata
stonata questa nota di preoccupazione ».
SPADOLINI: « Me ne sono occupato, lant’è vero che c’è una
commissione che ha lavorato.
Sono state mosse obiezioni al testo predisposto dalla commissione, di cui hanno fatto parte
i valdesi ».
CORLEONE: « Signor Presidente del Consiglio, lei sa che
questo non è esatto, perché quella commissione, che era inutile,
di intralcio, che procurava una
perdita di tempo, perché in reaità... ».
SPADOLINI: « Questo lo dice
lei, perché se l’ho costituita vuol
dire che non era inutile, o almeno che non l'ho ritenuta tale! ».
CORLEONE: « Questa è una
aggravante, se mi consente, nel
mio giudizio politico, perché in
realtà la Chiesa valdese, per il
quarto anno consecutivo, nel suo
sinodo ha protestato contro la
mancata ratifica; questa intesa
è senza oneri per lo Stato, perché risponde solo ad un criterio
costituzionale di libertà di coscienza, non chiede privilegi concordatari. In realtà, le obiezioni
che l’amministrazione può muovere vertono sul perché questa
intesa è iu contraddizione, ad
esempio, con l’articolo 3 della
vostra, legge sulla scuola media
superiore, dove si tratta dell’insegnamemo religioso; certo, c’è
una contraddizione profonda;
questa situazione, a nostro parere, è intollerabile perché è una
violazione costituz.ionale in atto.
Si parla di modifiche costituzionali. Noi chiediamo che sia attuata la Costituzione, ed in questo caso il suo articolo 8. Sono
stati presentati documenti del
sindacato ispettivo cui il Governo non dà risposta, non da un
giorno, ma da mesi e da anni.
Questo, .s), è un problema di funzionalità del Parlamento, in cui
il sindacato ispettivo è continuamente vilipeso. E noi le promettiamo che non le daremo pace
fino a che non sarà data attuazione all’intesa, finché il Parlamento non sia messo in condizione di definire il testo deU’intesa. Non facciamo promesse a
vanvera; nel momento in cui le
promettiamo questa continua
sollecitazione, adotteremo sicuramente gli strumenti qui e fuori di qui per incalzare il Governo.
Questa è una promessa che le
facciamo, augurandoci che non
abbia tempi lunghi, nella consapevolezza oltretutto che la firma
definitiva alla ratifica deU’intesa
con la Chiesa valdo-metodista
potrebbe essere un motivo di
vanto del Governo laico, perché
il suo non sia un Governo come
gli altri, un Governo democristiano.
Avendo la possibilità di confrontare due programmi, possiamo vedere con chiarezza le inadempienze e richiamare il Governo alle sue responsabilità. Il
Parlamento, i deputati della maggioranza c dell’opposizione su
questo problema specifico hanno compiuto il loro dovere esercitando il sindacato ispettivo, ma
non hanno mai ricevuto risposta. Il Governo, invece, non ha
fatto la sua parte, e questo è
particolarmente grave.
Di fronte a questa possibilità
di bis, non consentiremo che vi
sia la presentazione di un nuovo
Governo alle Camere con questo
problema ancora sul tappeto.
Non lo consentiremo perché ritenianio che i problemi di rispetto della Costituzione siano fondamentali. Non vi è commissione amniinistrativa che tenga di
fronte ad un problema semplice, chiaro e pulito, la cui soluzione viene ritardata. Mi stupisce che non abbia interrotto ieri
il segretario del partito liberale
Zanone su questo problema... ».
SPADOLINI: «Non l’ho interrotto e le spiego il perché. Lei
rappresenta un partilo di opposizione, che non ha ministri in
questo Governo; il partito dell’onorevole Zanone, invece, ha un
ministro che fa parte del Consiglio dei ministri e che, quindi,
può porre la questione in quella
sede. Ecco perché rispondo a lei
con cortesia tenendo presente
che i parliti di Governo hanno
gli strumenti, in sede di Governo, per porre i problemi. (...) ».
CORLEONE: « Mi sembra comunque utile che vi sia questa
chiarezza. Su questo punto andremo avanti e, come le abbiamo promesso, la aiuteremo ad
ottemperare al suo programma».
SPADOLINI: «Di questo punto mi sono occupato solo io, nessun partito della coalizione mi
ha mai chiesto nulla al riguardo
(interruzione del deputato Pochetti). Neanche dell’opposizione, onorevole Pochetti. Non esiste un documento del partito comunista relativo ai valdesi, forse
perché non avete valdesi comunisti ».
CORLEONE: « Sono state presentate interpellanze e mozioni
firmate anche da colleghi socialisti e comunisti... Comunque le
abbiamo promesso questo aiuto
e continueremo a darlo fino a
che non si arriverà ad una soluzione del problema ».
La replica
di Spadolini
A tutti replicava poi il presidente SPADOLINI che così confermava il programma del suo
governo .‘iull’« intesa »:
«Nei loro interventi numerosi
oratori, (a cominciare dall’onorevole Zanone per passare agli
onorevoli Corleone e Galli), si sono riferiti al problema della « intesa » con la Tavola valdese, sollecitandone la definizione.
Mentre ricordo che sull’argomento la delegazione governativa e quella della Tavola valdese
hanno concordato un secondo
testo soltanto nel 1981, dopo
aver apportato alla bozza precedente alcune necessarie modifiche, richieste per altro dagli stessi valdesi, posso assicurare che
il problema è allo studio degli
uffici della Presidenza del Consiglio che hanno sollecitamente
acquieto sul testo i pareri delle
amministrazioni interessate.
E’ in corso l'istruttoria necessaria per risolvere alcuni problemi d’ordine interpretativo e
redazionale sorti a seguito delle
osservazioni formulate dai .Ministeri.
Sarà cura del Governo procedere al più presto alla definizione dello strumenio legislativo
che, ai sensi dell'articolo 8 della
Costituzione, dovrà dare applicazione alia intesa raggiunta ».
L’« intesa » dunque fa discutere. Dopo anni di battere e ribattere su questo chiodo anche
le forze politiche ne hanno capito la portata e cominciano a
sottolineare l’importanza che
essa ha per l’afTermazione di una
concezione laica dei rapporti tra
stato e chiesa nel nostro paese.
Stupisce che un presidente laico
(e storico dei rapporti tra stato
e chiesa) accetti di fatto di subordinarne l’attuazione alla revisione del Concordato. L’attuazione dell’intesa (e dell’art. 8 della Costituzione) non è una questione di ordine burocratico che
compete alle varie amministrazioni dello stato come lascia intendere il presidente del consiglio quando parla di « istruttoria necessaria » in seguito alle
osservazioni dei ministeri, ma è
nella competenza politica del governo il quale è chiamato a valutarla non in base alla conformità o meno a preesistenti norme giuridiche (come hanno fatto molti burocrati ministeriali)
ma sotto il profilo dell’opportunità politica e del ri.spctto della
Costituzione.
Sotto questo aspetto è uno
sfuggire alle proprie responsabilità il chiederci un po’ di « pazienza ». Le prime istanze per
l’applicazione dell’articolo 8 risalgono al 1948 e furono eluse con
un espediente procedurale. Non
vorremmo ora che fosse un espediente burocratico a « metterle
sul binario morto » come dice
Zanone.
Se poi l’impressione che noi —
e molti parlamentari — abbiamo
che essa sia di fatto subordinata
alla revisione del Concordato, è
sbagliata, il presidente Spadolini
può fugarla in un modo estremamente semplice: presentando
sollecitamente la legge di applicazione. Saremo felici di mettere fine alla nostra pazienza.
Giorgio GardioI