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(Torini}
TO’'";*' “■'T T T-»
DELLE W.LT VALDESI
Settimanale
della Chiesa Yaldese
iatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e _________________________________________
Gettate lungi ---------------spedi, .bb. posuie. a Gn..^ TORRE PELLICE, 27 D-emb^ 1^7
CaBd.io d’indiriz«, Lire 40.- 1 A™. CUndian. Torre Pellice ■ C.C.P. M7j^
Ann. LXXXVII - N. 51
Una copia I*. 30
Eco: L. 1.200 per l’interno
L. 1.600 per Testerò
abbonamenti I
D4 UNA PREGHIERA DEL SALMISTA
Eco e La Luce: L. 1.800 per l’interno
L. 2.500 per l’estero
Mentre passano i nostri anni
“/o ho detto: Dio
mio, non mi portar via nel
--------Salmo 102, 24 —
mezzo dei miei giorni,.
La preghiera del Salmista, i cui j
giorni « svaniscono come fumo e le
cui ossa si consumano come un tizzone », è la richiesta a Dio di una vita lunga o, almeno, di un prolungamento dei suoi giorni oltre i limiti
della sua profonda afflizione.
Una lunga vita sulla terra era il segno di una particolare benedizione
di Dio per l'israelita antico. Morire
nel mezzo dei loro giorni, doveva essere il destino dei malvagi ; « Non ti
crucciare a cagione dei malvagi, perchè saran di subito falciati come il fieno e appassiranno come l'erba verde » (Salmo 37 ; 1-2) e ancora ; « Gli
uomini di sangue e di frode non arriveranno alla metà dei loro giorni »
(Salmo 55 : 23 ).
Veramente, non si può dire che la
richiesta del’ Salmista sia ingiustificata. Una vita lunga è certamente un
dono di Dio, un tempo di grazia che
■ Egli ci concede per il nostro bene,
malgrado il peso delle svariate sofferenze. Per tanti motivi siamo legati
alla vita terrena e, pur guardandola
con l'occhio della fede in Gesù Cristo al quale ogni giorno affidiamo la
nostra vita e la nostra morte, è in fondo abbastanza umano e naturale che
domandiamo a Dio di non portarci
via « nel mezzo dei nostri giorni ».
Abbiamo detto che è « umano e
naturale»: non è sempre con animo
cristiano che esprimiamo un tale desiderio. Una lunga vita può essere
per molti un tempo di nuove responsabilità, di rinnovati e più puri affetti,
di grande utilità alla famiglia ed alla
Chiesa, almeno a viste umane ; può
offrire una nuova, più ampia apertu
ra dell'anima verso i luminosi orizzonti della fede, della speranza, della caPer altri, può essere semplice
pietà. Forse egli ha fatto molte cosé,
ma non ha fatto « la sola cosa veramente necessaria ». Perchè la grazia
di Dio non è una generica e buona disposizione di Dio verso di noi. Quella
grazia ha un nome: Gesù Cristo; e la
vita più attiva, più movimentata, più
acclamata si riduce a poca cosa se non
si è aperta alla presenza di Gesù Cristo, nel quale abbiamo « la redenzione, la remissione dei nostri peccati »
(Col. 1 : U) la certezza che, nel volgere di tutte le cose e nel tramonto di
ogni esistenza, ci siamo ancorati a Colui che è la Verità, a Colui che dimora, lo stesso « ieri, oggi e in eterno ».
In secondo luogo, dobbiamo desiderare una vita in cui Dio sia glorificato: con la nostra voce, con il nostro
lavoro per modesto che sia, con il nostro servizio, con la nostra sofferenza,
con il nostro silenzio interiore che è
silenzio di meditazione e di preghiera, perciò di vera ed invisibile azione.
L'impegno con Cristo ha da essere
veramente un impegno: non un accomodamento, una perenne debolezza
fatta di pigrizia o di viltà, un costante
rifiuto di testimoniare con animo cristiano, Gòn—amore -cristiano.”-*« Bisogna ch'io compia le opere di Colui
mandato » diceva Gesù
LA VISITA DEL PRESIDENTE
e il ’Giorno doU'oSpiazioDe
iff
A ^
(Giov. 9:4). Con Lui abbiamo anche
noi delle opere da compiere affinchè
« gli uomini veggano le vostre buone
opere e glorifichino i il Padre vostro
che è nei cieli » ( Matteo 5: 16). Possibilmente meno par(>le e più azioni,
che siano la testimonSnza di una vita
in cui Cristo è presente.
Infine, vegliamo affinchè la nostra
vita non sia abbandonata a se stessa,
ma sia unita a Colui che ha vinto la
morte, e l'ha vinta per noi, per ciascuno di noi. Nella realtà del nostro
mondo e della nostra carne, la morte
è ancora sempre accompagnata dal
dolore e dal pianto. E tanto più, quando uno è portato via « nel mezzo dei
suoi giorni ». Cristo, però, non è un
fantasma, un mito umano: è la Via,
la Verità, la Vita. Con Lui la nostra
vita è al sicuro, anche quando giunge
la morte. Sotto certi aspetti, la fede è
un rischio. Ma vale la pena di correre
quel rischio. La nostra vita non sarà
perduta : anzi, la ritroveremo, più vera, più ricca, più pura. « Chi erede in
me, anche se muoia, vivrà » (Giov.
n : 25).
Ultimamente è stato ospite di Roma il Presidente della Repubblica
Federale Tedesca, Theodor Heuss.
Incontri, conferenze, visite, discorei,
forse in un tono eccezionalmente sincero e caldo. Ma fra queste «attività» una è stata particolarmente sienificativa: una visita alle Fosse Ardeatine, dove il 24 marzo 1944 venne^
ru trucidati da truppe tedesche 33o
ftstaggi italiani. .
La preistoria di questa visita presidenziale è stata un po’ burrascosa,
non si sa se per un male inteso senso
di ospitalità che voleva risparmiare
all’ospite un ricordo penoso, o se perchè pare che tutto ciò che ricorda in
qualche modo la Resistenza dia parecchio noia in certi ambienti nostrani. Comunque, la visita ha avuto
luogo, e i nostri giornali hanno avu
to agio di deplorare la quasi totale
assenza delle nostre personalità po
litiche, troppo assorte dai loro atra;
ri per avere la sensiblita di unirsi
all’ospite amico per ripensare a tutto ciò che quei morti ricordano.
Tanto meno « ufficiale », però, e
stata la sobria cerimonia cui H uss
ha partecipato. Davanti alle fosse,
l’occhio fìsso alla lapide, pareva compì
tare con lieve moto delle labbra sottili le parole scolpite che si and^
mentalmente traducendo: «.Viatori
assetati di libertà, fummo a caso rastrellati nelle strade e nel carcere,
per rappresaglia gettati in ^^assa,
trucidati, murati in queste Fosse.
Italiani, non imprecate; mamme.
- -- È^S^O»-plàa®ete portate
La sua promessa elisia e ciscorir l
sola. Ci aiuta-ad euìÌMrfe"^d a cammi^ I - - - ■ ------
nare nella via ch'Egli.'ha segnata. Con
le parole di un inno, diciamo :
che mi ha
Rimani presso a me e l'alma mia consola
Allor che nel sentier si sente stanca e sola.
Dal cuore sgombra l'ansia e dammi I infinita
Tua pace, che fa lievi gli affanni della vita.
E tutta la mia fè
Deh fa ch'io ponga in Te. _________Ermanno Rostan.
rità.
mente un tempo di attività terrena o
di
terreni egoismi, dopo l'ora grave
ed inquietante della malattia.
In fondo, a pensarci bene, la richiesta di una lunga vita è comprerisibile, ma non è sufficiente ; non esprime pienamente ciò che un anima cristiana deve pensare e sentire ne l'intimo di se stessa, quando è stata
illuminata dalla luce della rivelazione cristiana. La lunghezza della vita
umana non è garanzia assoluta di
bontà, di fedeltà, di utilità. E Tesser
portato via « nel mezzo dei giorni o
degli anni terreni » non è assoliAamente il segno che la bontà di Dio
si è allontanata da noi. C'è altro da
dire e su cui meditare.
PER CONOS CERE LA VOSTRA F E D
GIORGIO GIRARDET
La [ede crisHana evangelica
L. 400
dei padri, se lo scempio su noi consumato avrà servito, al di là ueiia
vendetta, a consacrare il chntto dell’umana esistenza contro il crimine
delTassassinio ».
Lungi dall’adontarsi, l’ospite ha
compreso, forse meglio degli ospitanti, il sig:nificato del momento. Il ¿0
novembre, giorno della visita, e in
Germania il Bussund Bettag, il ^orno delTumiliazione e della preghiera,
festivo a tutti gli effetti civili. E ^
è vero, come è stato scritto, che nelle
chiese (cattoliche) si prega per i defunti e si domanda perdono per i
propri peccati ,nelle chiese protest^ti è questo secondo elemento che ha
unicamente posto, e non tanto in
senso individuale, quanto piuttosto
come preghiera che unisce in una
solidarietà di peccato e di fede nel
perdono tutta la nazione.
• • *
Theodor Heuss è protestante. Egli
è Presidente, rappresenta una nazione, e la sua 'visita ha avuto evidentemente un valore pubblico, è stato
l’omaggio deferente che deplora l’offesa fatta ad un altro popolo. Ma
forse il valore profondo del suo gesto è stato dato dal fatto che egli ha
fatto sentire che esso non era generico ed ufficiale, pia personale e vissuto intensamentè. Non creffiamo affatto che, come qualche cronista ha
supposto, egli abbia mormorato una
prece per i defuntL In quel giorno in
cui il suo popolo si raccoglieva nella
meditazione e nella preghiera dell’umiliazione e del pentimento), dì
fronte ad uno dei segni del peccato
del suo popolo egli non se ne sarà
voluto « lavar le mani », ma ne avrà
seriamente riconosciuta la correMionsabilità: il cristiano sa che dinanzi
ai segni del peccato egli non è «puro », se che è vana e blasfema illusi«^
ne far ricadere ogni responsabilità
su coloro cui non si è saputo p osato
dir chiaro il « non ti è lecito ! » di Dio.
E forse avrà riletto con mesta riserva le ultime parole della pur nobile iscrizione suUa lapide, riportata
prima: il cristiano s.": che «l’olocausto dei padri» non basta a «consacrare il diritto dell’umana esistenza», nè in tempo di guerra, nè in
tempo di pace; ci accorgiamo del ro
sto fin troppo, e con tristezza, che U
« testamento » della Resistenza non
basta a dar vita nuova al nostro paese. Solo un altro olocausto può neon' ■sacrai:? dar vita nigaiia;:.jtf ^ _
d’alloro, ma si raduna la Chiesa, la
comunità di coloro la cui ’vita e stata
dal Cristo riconsacrata, redenta, e
che sono chiamati a portare nel vivo
dell’esistenza i segni di questo riscatto.
Quanto avremmo bisogno, non soltanto come cittadini, ma ancor piu
come Chiesa, come Chiesa Valdese
in Italia di un « giorno del pentimento », in cui essere guidati fella
Parola del nostro Signore disubbidito e rinnegato in tanti aspetti della
vita quotidiana, all’umiliazione, al
perdono, a ricevere la forza di meglio
servirLo nel nostro paese! _E non per
avere una festa o un’attività di ^più)
per carità, ma perchè questo spinto
di umiliazione ,che è fame_ e sete di
giustizia evangelica, penetn il nostro
cuore e la nostra vita.
Gino Conte.
" ITA LIA GIUSTA £ BUONA
99
Nel giugno del 1925 Gaetano Salvemini scrisse a suo fratelIS una lettera molto
sempüee nella forma, ma densa di pensieri che hanno una profonda risonanza
anche ai nostri giorni. La lettera è pubblicata nel numero di ottobre da «Resistenza» e crediamo di far cosa graU ai lettori ripro ducendola integralmente nel
nostro giornale.
Ci sono delle vite umanejunghe,
ma sterili e vane: « alberi d'autunno
senza frutti ». E ci sono delle vite giovani o nella pienezza delle forze che
cadono, è vero, come stroncate dalla
tempesta, ma dopo aver portato il
loro frutto, dopo aver assolto la oro
missione.
Più che una vita lunga di anni, dobbiamo domandare a Dio il dono di
una vita buona, utile, fedele, indi
pendentemente dalla sua durata terrena.
Innanzi tutto una vita toccata da a
grazia di Dio in Gesù Cristo. Quella
grazia che è stata « manifestata (mr
la salvezza di tutti gli uomini » (Tito
2: n). Se un uomo muore in tarda
età, ma senza aver conosciuto intimamente quella grazia, perchè ha vin
colato i propri pensieri e la propria
attività soltanto alle cose che passano, allora la sua vita non è stata com
^ la cartolina dei tuoi due ragazzi e i saluti tuoi e di tua moglie. E vi
"’^ITscTZ Tuario mi ha commosso assai e conserverò U ^
prima che egli mi ha scritto, fra i ricordi più cari dt questi gwmt. Solammo to
vorrei che Mario, Gaetano e tua moglie e tutti gU amici non esageraste la gravita
- la serietà di questo incidente in cui sono impegnato, non vorrei che i tuoi ragazzi
:! eZcassero alla retorica e alla esagerazione, che sono le malatue del nostro
¡mese malaitie antiche, aggravatesi in questi uhinu tempi.
Parlare come si fa nella cartoUna. di bufera che imperversa su di me. di
martirio di miseria, confrontandomi con Mazzini, lo creda Mano e ere tu i
per non umiliare col paragone la twstra piccolezza. ^
F narlare di martirio per qualche settimana o mese di pngio
■ TtTmm ridicolo. E di miseria non è il caso di parlare: m troverò sempre
via - e troppo r ^’estero, senza dover mai parlare di miseria.
d. ^ ~ »rt. " «i
chino a non gonfiare mai le cose, a no ...__ce la heuria
rimanere aderenti aWumile modesta realta, quale questu e,
esagerassero la grandezza dei piccoU sacrifici aUrui. sar^ebbero meno paurosi de
piccolissimi sacrifici propri.
Dunque rimaniamo intesi: niente sacrifici, niente bufere, niente miseria, mente
piccolo tegolo sul capo, da non prendersi troppo sul serio, anche perM
non è detto che il tegolo, rimbalzando dal mio capo durissimo, non rom^ qualc^
altro capo meno duro del mio. E giacché sono a fare la predica e che ho aUre
due pagine per continuare, aggiungo che nella cartolina di Mano t^n mi e ptaciu^
gran che il fatto che egli parli della nostra ” bella e grande lUxlut . Avrei pr^^o
di veder aire un’Italia ” giusta e buona ”. So che non è colpa sua.
spero che sia intelligente e che supererà i pericoli della cattiva «pozione
Un’Italia grande che non fosse giusta, sarebbe una nazione th uomini malvagi,
c ie altre nazioni dovrebbero mettersi d’accordo per
per 1’umar.ità, cosi com. si misero d’accordo per reststere alla Germania dt Gu
slielmo II che era grande e non era giusta. _
Essere grandi non significa nulla, perchè c’è sempre
di fronte a cui noi siamo ^ ^r^^jlÌuritZiot
^qZti^ivÌo^'piùTra^i ^Zoì e noi ci troviamo più piccoli. Ma ess^e giusti
TZtZ TLi - grandi e piccoli che siamo - e nessun muUimento aitrm può
ÌZ^ci a merito di essere giusti, perchè la giustizia è un valore assoluto e non
7^ « ” beffa ” anche questo non è mento mistro se l’Itdhi è bella;
rha fatta così la natura, l’hanno fatta così i meriti deffe generaztant che et hanno
p^eJduto. Un’Italia bella che non fosse buona sarebbe una baldracca oscena, che
r-rsltl deff» boma. per poter continue ad amarla,
per non essere costreUi ad odiarla, è per questo che abbiamo l obbligo di lavorare
« magari di affrontare qualche piccola seccatura. „ , „ . ,,, ,
Dunque rimaniamo intesi: l’Italia ” giusta e buona st:
sì ma a patto che sia prima giusta e buona. Se no, se ne vada al diavolo con mtm
io’ *mi grZdezza e con tutta la sua bellezza. E con questo abbraccio tutti. Sofula
quegli amici che continuano a rimanere degni della mia
2
a —
fFCO DKIéLE VAIXT VALDKSf
Lù nostra Chiesa e i’^OGumenismri
Precisiamo alcune idee
Sempre in tema di rapporti col Cattolicesimo romano, con particolare riguardo alla missione della nostra Chiesa in Italia, ecco due nuovi
articoli per i nostri lettori.
Il Past. Gforgio Tourn, rispondendo al Dott. Rochat, chiarisce la posizione da lui già esposta nel suo precedente articolo sulla commemorazione della Riforma. La verità proclamata dalla Riforma, egli dice, è
un giudizio cii condanna degli errori della Chiesa romana ; e, tuttavia,
egli pensa che si possa commemorare oggi la Riforma Protestante in
uno spirito di ricerca e di dialogo col Cattolicesimo.
Egli precisa il suo pensiero suH'ecumenismo e teme che il redattore del giornale, avendo impiegato in un suo precedente scritto sul
« Vero gregge di Cristo » il termine « ecumenico » tra virgolette e in
tono leggermente polemico, pensi che quel termine sia sinonimo di filocattolico o di tiepido nella fede evangelica. Ora rispondiamo dicendo :
sappiamo molto bene che l'ecumenismo non è affatto un filocattolicesimo e che ci sono nel movimento ecumenico delle coscienze religiose
fortemente legate ai motivi evangelici della fede. Se non lo credessimo
saremmo disonesti e, se dimenticassimo la grande azione deH'ecumenismo in favore delle Chiese, saremmo semplicemente degli ingrati.
Pure, è doveroso aggiungere che, sotto il nome di « ecumenismo » si
celano talvolta atteggiamenti che ci lasciano perplessi ; c'è una tendenza
all'ecumenismo che è piuttosto confusionaria ; per correr dietro all'unità
è disposta ad attenuare le esigenze della verità. Si cerca, per così dire,
il compromesso; e tanto più visibile, ma al tempo stesso pericoloso,
appare il compromesso quando l'ecumenismo assume una veste politica
e si atteggia a difensore della civiltà o, per lo meno, di una forma di
civiltà, quella occidentale. Non sono pochi, oggi, coloro i quali van dicendo che bisogna essere uniti contro il comune nemico, vale a dire il
comuniSmo,, e non s'accorgono che il Cattolicesimo romano si sta adoprando quanto mai attivamente per inserirsi nella vita politica delle nazioni europee e di oltre Oceano allo scopo di dirigere le nazioni con
l'aiuto del « suo » braccio secolare. E là dove il Cattolicesimo politico
riesce a governare con pieni poteri, il paternalismo e l'assolutismo si ri^
velano in forme talvolta non essenzialmente dissimili da quelle degli
Stati totalitari che pur si vogliono combattere. Già altre volte abbiamo
detto che tra Mosca e la Curia romana ci sono molte differenze, ma anche non poche somiglianze di atteggiamenti e di stile, che non ci sentiamo assolutamente di approvare. E molta brava gente, fra gli americani
e fra ceti « ecumenici », è pronta a chiuder gli occhi sulle malefatte
della dittatura spagnola pur di far fronte comune contro il comuniSmo
russo. Qui l'idolatria dell'unità impedisce di veder la realtà come essa è,
specie nei confronti delie minoranze religiose ; ed è per questo motivo
che la nostra testimonianza in Italia ha la sua ragion d'essere anche in
funzione polemica, per amor della verità e soprattutto della verità dell'Evangelo.
L'unità non ha da essere un «idolo»; siamo prima di tutto al servizio di Dio e dell'Evangelo. E, pertanto, anche al servizio degli uomini,
nostri fratelli. Forse, su questo punto, dissentiamo un po' dal Col. Lino
de Nicola : abbiamo qualcosa da dire non soltanto a coloro che ci sono
« fratelli in Cristo » nelia fede e nella speranza, ma anche agli altri. E il
problema, come è stato da lui impostato, non ci sembra in realtà tanto
semplice. E' comunque chiaro che Gesù non è andato soltanto da quelli
che erano ben disposti verso di lui ; è anche andato da quelli che oggi
chiamiamo « lontani » o « estranei alla fede » perchè questa è la ragione
profonda della Sua incarnazione e della Sua venuta. Red.
Come riconoscere i nostri fratelli
Un’influenza malefica, assai peggiore dell’asiatica, sembra spirare
nei nostri cervelli tutte le volte che
si cerca di veder chiaro in taluni
problemi che la nostra vita di tutti
i giorni ci presenta, specie se si riferiscono alle nostre relazioni col
mondo e con quegli organismi re.igiosi, o sedicenti tali, che stanno vicino a noi con apparenza o funzioni di condurre gli uomini a Dio. Adesso abbiamo la confusione prodotta dall’iniziativa, nata dalle migliori intenzioni, di veder più chiaro nei
nostri rapporti con la chiesa romana.
Eppure mi pare che non ci sia
tanto da agitarsi. Ancora una volta
— ed è strano che questo pensiero
non venga subito alla mente di tutti
—. ogni dubbio^'è risolto se noi ci
riferiamo solo alla Parola di Dio.
Essa ci dice che nostro compito sulla terra è quello di annimziare a
tutti i popoli la buona notizia che
Dio ci ha salvati in Cristo, insegnando loro ad osservare le cose che Ge
Essere ecumenici non significa essere neutri
Abbiamo letto con vero interesse la
lettera che il Dott. Rochat ha inviar
to all'Eco a proposito dei due artt
coli apparsi nel numero della Riforma. Gli spunti per una riflessione ed
una proficua discussione sono numerosi e formuliamo il voto che la nostra chiesa proprio perchè presbiteriana rifletta e discuta su questi problemi essenziali alla sua vita prima
del Sinodo venturo.
Vorremmo personalmente precisare solo alcuni termini sia nel nostro
articolo che in quello del Dott. Rdchat. Anzitutto si rassicuri il Dott.
Rochat: non era intenzione nostra
(e neppure dell’Eco!) pretendere che
l’anniversario della Riforma celebra^
to nel 1957 fosse il primo nella storia veramente commemorato nello
spirito dei Riformatori, quasi che fino ad oggi nessuno avesse compreso.
Volevamo soltanto asserire che la Riforma si può commemorare veramente in uno spirito di ricerca e di dialogo. Non è cioè sufficiente ricordare
i meriti di coloro che non hanno temuto di porre la verità a fondamento della loro vita, come hanno saputo fare i Riformatori; è necessari.'
ricordare perchè lo hanno fatto. Ci
sembra lo abbiano fatto perchè la
Chiesa ascoltasse e credesse a questa
verità. E ci chiediamo che cos’è oggi
questa verità: è la condanna della
chiesa cattolica così com’essa ci appare. 11 giudizio, il rimprovero perchè
essa tradisce il suo Signore, lo ripudia, lo sostituisce con altri Signori
o, come dice il linguaggio dell’Antico
Testamento, perchè essa si prostituisce con i Baal di questo secolo. Tutto questo ci pare di averlo detto con
sufficiente chiarezza nel nostro articolo.
Ma la verità vuole anche che si di
ca che Dio è ancora Dio da poter
perdonare e perciò redimere anche
Roma. Non si tratta di «illuderci in
una riforma della Chiesa Romana
dal suo interno », si tratta di sperare
e pregare perchè Dio la riformi dall’esterno o dairinterno, ma come vuole Lui, perchè Lui solo lo può fare.
Questo ci conduce al punto che
maggiormente ci viene rimproverato:
considerare la Chiesa Cattolica Romana parte della Chiesa cristiana.
E’ questa una Ixmga questione che
non solleveremo qui, ma ci pare che
questo sia sempre stato l’atteggiamento dell’evangelismo italiano. La
Chiesa Cattolica non è una chiesa
fedele all’Evangelo, va scivolando verso forme che contraddicono i principi dell’evangelo, perde sensibilmente
la sua coscienza di testimonianza, ma
tutto questo non significa che fino
ad oggi il Signore le abbia tolte le
promesse e la speranza di Gesù Cristo. Non ci è lecito perciò rifiutarle
il nome di cristiana. Questo non equivale a dire che tra la fede evangelica e quella cattolica non vi sia
differenza e si possa appartenere indifferentemente all’una o all’altra!
Come non equivaleva al tempo di
Elia adorare l’Eterno o Baal! Al contrario ogni evangelico che tace collabcra a tenere Roma neila sua idolatria.
* • •
Vorremmo, detto questo, precisará
due termini che non sembrano chiari nella discussione: ecumenico e polemico. Ecumenico non significa affatto filo cattolico o tiepido nella fe
de evangelica o peggio indifferente ad
essa: significa semplicemente porsi il
problema dell’unità della chiesa di
Gesù Cristo. Dovrebbe già essere chiaro ma non sembra lo sia. Lo stesso
articolo firmato dal redattore nell’Eco poneva il termine ecumenico
tra virgolette parlando degli « ecumenici» cui non pi^e la polemica spicciola. Essere ecumenici non significa
essere neutri ma avere delle posizioni chiare in materia di fede. Essere
neutri, tiepidi, larghi di vedute, «au
dessus de le mêlée », non è essere
ecumenici ma semplicemente abiura
re. In quanto al termine polemico.
lo si intende in tutti i sensi ed a
quanto pare con im tono di disprezzo, in senso peggiorativo insomma.
Non deve essere nè volevamo fosse
nel nostro scritto. Dovendo precisare
ad un cattolico che cosa mi impedisce di accogliere il principio di autorità del papa o il dogma dell'assun
zione di Maria sarà inevitabile che
contesti la sua posizione, che faccia
cioè della polemica se polemica deriva da «polemos » che significa lotta.
Non vedo come dovrei testimoniare
della mia fede evangelica senza es
sere condotto inevitabilmente a com
battere, cioè a polemizzare. Ogni volta che un evangelico prende posizione non direi che fa della polemica,
ma che è « polemico » perchè la parola di Dio urta contro l’idolatria religiosa dell’uomo. Ma è il movente e
10 spirito della lotta che possono essere diversi e molto diversi dallo spirito evangelico.
L’interrogativo che ponevamo era
11 seguente : nella sua lotta per la verità in cui Dio lo spinge per vocazione, l’evangelismo nostro può affermar
re in buona coscienza di combattere
l’unica battaglia di Dio e nello spirito
da Lui voluto? Se la risposta è si,
continuiamo pure su quella via; se
la risposta fosse «no» vediamo dove è la lacuna.
Giorgio Tourn.
sù ci ha lasciato detto. E’ chiaro che
tutti coloro che fanno questo, e soltanto questo, sono nostri fratelli nella fede 6 nella speranza; ed a coloro
che non fanno questo dobbiamo applicare l’ammonimento dell’apostolo Giovanni: « Non lo ricevete e
non lo salutate ».
Troppo semplice? Sì, come sono
semplici —- ma chiare, ma irresistibili — tutte le cose che la Scrittura
c’insegna da parte di Dio, e che non
sono difficili a capire ed a praticare,
purché ci si avvicini ad esse con cuore semplice ed onesto, con mentalità rinnovata e trasformata a similitudine dei piccoli fanciulli.
<1 *
Se crediamo veramente alla Parola di Dio, non ci deve riuscir difficile vedere quello che dobbiamo fare
anche in questo problema. Prima di
tutto, direi di pon stare tanto a considerare le chiese, per poi comprendere ed avvicinarci od allontanarci
da quelli che ci sono dentro. Pietra
di paragone della fede degli uomini non sono le chiese, sempre fallaci
anche nelle migliori intenzioni, ma
1» Parola di Dio che è infallibile ed
è vicina a ciascuno di noi, purché
la possiamo sentire; Non dalla chiesa cui appartengono dobbiamo riconoscere i nostri fratelli -— molti sono ip una chiesa od in un’altra senza
volerlo, spesso senza saperlo — ma
dalla loro fede che si rivela per mezzo dell’amore, e dal loro attaccamento alla Verità rivelata una volta
per sempre ai santi.
Allora mi pare che il problema
« con chi dobbiamo stare? E che cosa possiamo dire a chi sembra camminare come noi sulla via di Dio? »
si risolva ip modo molto facile. Dobbiamo stare con chi confessa, con i
fatti e non con le parole, una fede
preziosa come la nostra; dobbiamo
dire pon alle chiese, ma a tutti coloro che ci sembrano animati dal no
stro stesso zelo per ubbidire a ì)io^:
« Ravvediti, credi all’Evangelo;, p:
vieni, e seguiamo insieme il Signore.
Gesù ».
L’ecumenismo — mi sia permesso
adoperare l’efficace parola usata dal
pastore Raima pel suo ultimo articolo su questo giornale — si form.a
nella base. Sono i singoli credenl- ;
che devono sentirsi in comunione fr;-1
loro, attuando nella loro fede la pa
loia del Cristo: «che tutti siantuno »; e ciò indipendentemente dal
l’atteggiamento delle gerarchie. M '
così —- si dirà — é più difficile giungere ad un accordo concreto sull’azione da svolgere tutti i giorni. No ; .
piente può resistere ad un moto isp:- j
rato dalla fede, perché la nostra fe"
de é la potenza che vince il mondo,
e la divisione fra le chiese é opera j
del mondo e del suo principe. E, d’al- ;
tra parte, é inutile mettere ipsieme
con la forza dell’autorità persone
che non s’intendono: nessuno, se
non la Parola di Dio, può costringermi a chiamar fratello chi non
riconosco per tale. Ed ancora: ricordiamo che non dall’azione più o
meno concorde ed illuminata delle
chiese viene il Regno di Dio, ma
solo dalla volontà di Colui che lo
manda.
Con la Scrittura alla mano e nel
cuore possiamo dimque risolvere anche il problema di avvicinarci o di
allontanarci da chi sembra essere
incamminato come noi sulla via di
Dio: chi confessa Gesù Cristo venuto in carne — con tutto quello che
questa confessione comporta — é
da Dio, e quindi é nostro fratello;
chi non lo fa, o lo fa solo a parole,
può essere un elemento della dialettica della storia e uno strumento, come lo era l’Assiria, pelle mani di
Dio per compiere i suoi disegni; m»
non è necessario, anzi può essere
dannoso, che ci associamo a lui.
L. de Nicola.
Société Centrale
d ' Evangélisation
•ñf’
’Î
Segnaliamo ai lettori alcune recenti pubblicazioni della SocM>- |
Centrale d'évangélisation, che compie una bella opera in comuniq:;^-, ^ |
con la Chiesa Riformata di Francia. Queste opere possono acquistài» 'a:ÿ i
anche presso la Claudiana a Torre Pellice. j
Jean-Paul Benoit — Combat d'apôtres — Traduction et Commentaire c
Livre des Actes des Apôtres (600 francs).
Catholicisme et Protestantisme — Lettre Pastorale du Synode général de
l'Eglise Réformée des Pays-Bas (300 francs).
Jean Calvin — Brève instruction chrétienne — Adaptation en français
moderne de P. Courthial (210 francs).
Roger Ferlet — QUH - « Avez-vous une femme à bord? » — Nouvelles.
Préface d'André Chamson de l'Académie française (240 francs).
3
L*ECn nCLLE VALLI VAI.DESI
— s
ZONE DEPRESSE ALLE VALLI
situazione di Roccapiatta
Iniziamo, con questo del Pastore Giovanni
Peyrot, una serie di brevi articoli sulla vita
sociale e economica delle nostre popolazioni delle Valli. In questa specie di « inchiesta » verranno toccati aspetti vari
della situazione in cui vivono le nostre popolazioni valligiano: aspetti e problemi
che sono comuni a tutte le genti di montagna. Questi dovrebbero presentarsi con
particolare urgenza di attenzione.
I f ^ccapiatta è, oggi, una iraz'one
t «I Comune di S. ¡secondo di Pine
-iO, i,ituata dai 700 ai mille metri
ii altitudine sul 1 veJlo del mare, distante dal capoluogo due ore di cammino. i\el passato era Comune autonomo, imo a quando il fascismo ne
abolì l’entità g.urioica per accentrare tutto a ¡5. Secondo. iNel passato era anche una zona discretamente popolata, se ancora troviamo ben
tre. scuole ci Beckwith » (il benemerito generale inglese, amico dei Vaidesi, Il quaie lece costrmre nelle nostre Valli, verso il 1830, in gran parte sue spese, oltre un centinaio
di queste scuole quàrtiera.i che hanno istruito parecchie generazioni, e
jiertanto il livello culturale deJe popolazioni a un grado più elevalo ni
#ue'i -i del resto nel Piemonte). Queste scuole nella zonà di Roccap latta
ospitavano ciascuna una media di 12
bair 'i ni: si trovavano, e si trovano
tuttora, ai Godins, ai Cardons e ai
"'^stans, nella quale Ultima localuà
trovava anche la residenza del
iv régent », cioè del maestro parrocchiale. V’erano dunque una quarantina di bambini ;la popolazione contava almeno 50 famiglie.
Oggi la popolazione locale è forìemeiite diminuita, per minore nai talità senza dubbio, ma anche e sopralutio per l’emigrazione. Oggi si
contano nella zona soltanto 25 famiglie, con una popolazione scolastica di 15 alunni, che si recano nell’unica scuola aperta, ai Rostans. Un
centinaio di anime in tutto. Sono
s-opratutto i villaggi più alti che hanj ..o maggiormente sofferto di questo
! opojjolamento : ai Godins (dove anticamente sorgeva im rudimentale
' tempio, primo locale per il culto
pubblico sorto nella zona da quando
; i valdesi cominciarono a costruire
)oro templi, prima di allora si riuni
vano nella località di « Rocca Ghiei
sa », un anfratto fra ¡ dirupi che so
vrastano il vallone) abitavano certa
mente 8-10 famiglie; oggi sono ri
dotte a tre, e forse sarebbero an
che meno se, dalla vicina zona d
Augrogna non fossero venute divei
se famiglie a prendere il posto di
quelle che erano partite. Ai Cardons
e alla Cardonera ci saranno state da
10-12 famiglie; oggi sono 4, tra cui
una di fittavoli, una di 2 persone,
una di un vecchio... gli altri sono
partiti! Voi trovate numerose case
vuote, altre giacciono già in rovina.
Le ortiche e i rovi avanzano un
pò ovunque, là dove una volta era
ii regno della vita.
I villaggi più in basso, come Rostans, Ciarvet, Pracustan,. Campas,
Chanphoran, sembrano resistere me
glio al fenomeno della emigrazione
perchè situati g'à più in basso, e
perchè diversi elementi di questi villaggi si recano a lavorare in fabbrica (come a S. Germano, alla Riv di
Vil'ar Porosa, al Malanaggio, a Pinerolo). Avere nella famiglia anche
soltanto una busta paga mensile,
\ uol d’re tanto per quella popolazione, la quale, altrimenti, vive su
alcune giornate di terreno magro:
un pò di prato per tenere 2-3 bovine
e qualche pecora; qualche campo,
da cui ricavare alcune gerle di patate e 3-4 quintali di segala; qualche
castagna e un pò di bosco che fornisce la legna per l’uso famigliare,
i: fogl'ame per produrre lo stallatico. e qualche carro di legna da vendere.
In queste condizioni, si comprende
come la vita lassù sia dura, scorno
da e monotona. Voi trovate nume
rose case co] pavimento di terra bat
tuta, e i muri intonacati con melma
perchè lassù sabbia non ce n’è, far
la venire costa tre volte solo di tra
sporto... La vita è dura, perchè le
entrate sono poche, i prodotti locai
del suolo sul mercato non sono ap
j>rezzati in giusta misura... e le spe
■se ci sono, non proporzionate alle
entrate... !
HBircra dei satelliti,
la luce elettrica
Bisogna anche dhe che la zona è
stata sin qui abbandonata a se stessa. Mancava addirittura la luce elettrica, olle è arrivata lassù solo un
mese fa, dopo molte laboriose pratiche. Nessuna società voleva allacciare tale zona con i suoi elettrodotti perchè tale allacciamento non era
finanziariamente conveniente... il
Comune, non voleva, e non poteva,
con i suoi bilanci normali, sostenere la spesa dell’impianto della linea... lo Stato non si muoveva, con
la famosa « legge sulla montagna »
...la popolazone era anche divisa.
Finalmente, con un pò di buona volontà, di cui si dà atto al Dr. Peano,
S'ndaco di S. Secondo, e alla Amministrazione Comunale, ai consiglieri di Roccapiatta Forneron e Griglio,
un consorzio degli utenti è stato crealo sul posto e una l’nea è stata stesa e allacciata a quella dell’Inverso
Porte, di proprietà dell’industriale
sig. Widemann di S. Germano Chisene, al quale pure va la riconoscenza sincera di tutta la popolazione,
che, nell’èra dei satelliti artificiali,
ha potuto conoscere anche quella
della elettricità.
Tale linea èlettrlca è costata 4 mi
Da Firenze riceviamo questa letterata di una signora Valdese che _ama sinceramente le Vaili. Ussa si inserisce nello studio dei problemi sociali delle nostre Valli, di eui abbiamo
ma eco nell’articolo su Roccapiatta
deur, ^
n, dans le n» de l’Echo du 22
bre «La vallée du Queyras»
* question de nôtre (ou plutôt de
messe) abstention à l’entraide,
fet, le pasteur Bouchard, vers le
iL._at de l’été avait souligné l’urgenjee et la gravité de la situation apres
t'l’alluvione » surtout chez quelques
■iitioUles de la vallée de Suse, ain>el
ijo crois demeuré sans réponse. Sur
i L’Eglise Reformée vous parle » de
■ ■ ptembre — on lit un bel article
:c à l’aide du Queyras ». U est fort regrettable que nos jeunes Agapins
soient absents, dans les moments
moins récréatifs, et que ceci passa
sous silence n’était pas à notre honneur. Merci, et un bravo pour y avoir
^ensé
J’ai également avec vif plaisir lu
qu’au dernier Convegno à Turin, un
Prof Pons, déplorait le peu d’intérêt
pour la situation précaire aux Vallées. Avec un peu d’énergie et de fantaisie en 15 jours, j’ai presque re
cueilli la somme pour porter l’eau à
une fraction de Villar Pellice (la
Maoussa). Chose triste à dire, les
plus difficiles à convaincre et... à décourser .sont nos corréligionnaires ici.
Ne pourrait-on pas chaque année,
dans chaque grand centie, faire une
fête en faveur des hameaux et des familles plus déshéritées des Vallées, à
fin que ces bons montagnards puissent subsister dans ces lieux qu’ils
aiment?. J’avais confectionné des sachets de Lavende des Alpes, demandant ainsi, hors l’église, une offrande
(les catholiques ont été épatants!!);
puis une fête champêtre avec buffet,
chants, musiques et danses. Chose
donc rapide à préparer et aussi agréa
ble pour les (victimes) invités.
Pourrais-je demander à la Pro Val
li si on ne pourrait faire quelque cho
se pour une autre paroisse, cette fois.
Je pensais à Rocheplate; n’ont-ils
pas là de très grosses difficultés?
Je m’excuse de prendre votre temps
mais notre temps à tous doit aussi
être un peu le temps de ceux qui ont
besoin, surtout s’il s’agit des Vaudois;
si nous délaissons le Cep que devien
dront les sarments?
Veuillez croire à mes meilleurs
sentiments
Evéline Beux
lioni e mezzo, di cui una buona parte pagata col taglio di alcuni lotti di
bosco di proprietà dell’ex Comune
di Roccapiatta, ui^’ contributo dello
Stato e imo della Jiopolazione, che
ha fornito anche i ^ali ed il lavoro
materiale. |
5
Gli urgenti bisogni
di oggi
La luce elettrica,“ però, non risolve tutti i problemi di Roccapiatta.
La zona avrebbe urgente bisogno di
una strada carrozzabile che rendesse
un po’ più agevole il transito. La
strada che c’è ora è impraticabile
alle macchine ed ai motori in genere; quando poi piove, allora è un
aliar serio andare da quelle parti
anche a piedi... Eppure la gente ha
assoluto bisogno di', percorrere quella strada per lavoro, per le commissioni che deve fare a S. Secondo o
a Pinerolo o alte Porte, per scendere a chiamare il medico, la levatrice, il veterinario per casi urgenti,
per recarsi al culto nel tempio di
S. Bartolomeo (poiché quello locale, vetusto, è aperto solo nei mesi
estivi). Si pensi che il dottore o
chiunque altro debba prestare servizio pubblico, è da quelle parti ancora abbastanza sovente (due o tre
volte la settimana)'e il post’no deve
fare quella strada tutti i santi giorni...! Ci sembra dunque che le autorità comunali dovrebbero continuare il loro fatt’vo interessamento
presso gli organi competenti e presso le casse a tal uopo create onde
far fruire anche alla zona di Roccapiatta alcune di quelle provvidenze
contemplate dalla a legge sulla montagna » o delle zone depresse (che
non esistono solo in Calabria o in
Sardegna, ma anche qui, alle porte
di Torino come ebbe a dire il Prof.
Grosso della Amministrazione Provinciale).
E la popolazione non abbia paura
di far conoscere, tramite i suoi rappresentanti nel Comune, e per altre
vie se è necessario, i suoi problemi;
e non si accontenti di pagare le tasso (che pure vanno pagate!) e di
mormorare.
All’avvenire di Roccapiatta si interessi prima di tutto la popolazione, adottando anche quegli accorgimenti moderni per una più razionale coltVazione della terra (alcuni tipi di macchine coire falciatrici, trattori si adattano abbastanza bene anche in montagna; i fertilizzanti chC
mici arricchirebbero di sostanze
nuove i terreni che ne mancano). E
come abbiamo detto la popolazione
si interessi a trarre dalla vigente legislazione agricola per la montagna
tutti quei vantaggi per i quali la legge è stata fatta.
E si interessino anche le autorità
comunali, per quello che esse possono fare per questa zona particolare
del Comune, *
Così si rafforzerà l’amore per la
propria terra e si porrà un argine,
l’unico possibile, contro il fenomeno dello spopolamento e dell’abbandono della montagna e della terra.
Se le condizioni di vita a Roccapiatta diverranno un po’ più umane
e un po’ più civili, allora vedremo
i giovani restare lassù dove hanno
v’ssuto ì loro padri (in condizioni
ben più difficili, ci sembra), perchè
ci sarà la luce elettrica, la radio, una buona strada che permette di
percorrerla con qualsiasi tempo, per
recarsi al lavoro a valle, per il trasporto delle derrate alimentari fin
lassù (non più a spalla, ma con un
comodo automezzo o su carro) per
il trasporto a valle dei frutti della
terra e per qualsiasi altra necessita.
Giovanni Peyrot
ET questa una
storia veccMa:
avrà almeno trenta
anni. Eppure —
ancora oggi — non
posso pensarci senza che mi venga da
sorridere, talmente
mi sembra ridicola!...
State un po’ a sentire.
0
Era il primo anno che salivo a
Piamprà per le vacanze. Si era d’estate, naturalmente: un’estate torrida, infuocata. Arrivando, avevo fatto il giro dei vicini per salutarli, sentire le
notizie dello scorso inverno, informarmi sullo stato della salute e dei lavori
campestri.
E avevo notato, tra le altre cose, un
cane: un grosso cane, nè bello nè brutto, non saprei dire di che razza. Forse
non aveva ’’razza”: un vecchio bastardo, senza pretese. Niente lo distingueva da un qualsiasi altro cane di
montagna, salvo una cosa: il pelo lungo, eccessivamente lungo. Certo, non
era stato tosato da molto tempo, forse da un anno, da alcuni anni. Lo feci
notare al padrone.
— Come si chiama il vostro cane?
— Si chiama Tellin.
— E da quanto tempo non lo tosate?
— Non saprei. Ho altro da pensare!...
— Con questo caldo!
— Avete ragione: lo farò
tina.
0
Il bravo contadino mantenne la parola. L’indomani, Tellin era ringiovanito. Ma in quale modo? Il pelo era
stato tagliato (e come ’’tagliato”) soltanto sulla parte destra. La fiancata
sinistra era ancora intatta. Vidi arrivare Tellin a casa mia, come al solito,
nella speranza di buscarsi qualche
buon boccone. Non dico che fosse irriconoscibile; ma non era più lui : non
era più quel bel cane, fiero e vigoroso, che di solito mi veniva incontro
saltellando: era un cane qualunque,
che avanzava a stento, tutto mogio,
come mortificato, un cane per così dire ’’informe”, senza personalità, senza
brio: una specie di macchina, non un
autentico ’’animale”.
Il cane
di Barba Lin
domat
Lo stesso giorno,
incontred il padrone.
— Che cosa è
successo a Tellin?
Il nùo vicino à
mise a ridere.
Un bel caso, vero? Stavo tosandolo, naturalmente con
la migliore intenzione di arrivare sino
in fondo.
Speravo di non essere interrotto. Quando si dice la disdetta! Sul più bello arriva un giovanotto: "La mia mucca
ha messo un piede in fallo. E? caduta, non arrivo a farla rialzare. Venite
ad aiutarmi. Venite subito. E? urgente!” Ho dovuto piantare in asso ogni
cosa e andare con lui. Il cane finirò
di tosarlo domani.
L’indomani il cane era sempre nelle stesse condizioni. E così il giorno
dopo, la settimana dopo, il mese dopo. Venne l’inverno. Tellin, sempre
più mogio, stava disteso sul lato scoperto; moriva di freddo. E lo ritrovai
così, tosato a mezzo, l’estate seguente.
0
Quante volte, nella mia vita, sorridendo con una certa amarezza, ho ripensato — come ripenso oggi — al
cane di Barba Lin! Quante volte —
per intervento degli altri o di me stesso — mi son trovato davanti a un lavoro, magari bene avviato, poi interrotto... ” per forza ”, cioè per una
futile ragione; ma che poi non ho potuto, o saputo, o voluto riprendere e
che è rimasto così ”a mezzo”, incompiuto, inutile, senza capo nè coda,
senza significato e senza ragione. Oppure magari l’ho ripreso, quarulo —
per fare qualcosa di buono, era ormai
troppo tardi; tempo sprecato, lavoro
sprecato, denaro sprecato. Mi guardo
intorno: quanti "cani di Barba Lin”
con una sola fiancata tosata! Fra i
tanti pensieri, non tutti rosei, che, in
questa fine d’anno, mi si affacciano
cilla mente, c’è — purtroppo — da
iscrivere anche questo...
E allora?
Allora occorre prendere una risoluzione. E ciascuno dei miei lettori
saprà prendersela da sè — per proprio
conto — senza che mi cKCorra aggiungere altro. Giovanni E. Meille.
EiiariliaiiiBCi allorno
Una stazione radio
protestante internazionale
Lo scorso mese di giugno la Federazione
delle Chiese protestanti svizzere non aceet
lava la proposta di installare una stazio«
radiofonica protestante internazionale. Recentemente « La Vie Protestante » poneva
nuovamente in discussione la proposta osservando tra l’altro che la Chiesa ha una
vocazione missionaria verso tutti i popoli
compresi quelli cosiddetti cristiani dell’Europa. Il protestantesimo si trova in una situazione di inferiorità rispetto al cattolicesimo che da anni diffonde programmi
dalla Radio Vaticana su molte lunghezze
d’onda e con programmi in molte lingue.
Esistono stazioni radio protestanti in Africa, America ed Estremo Oriente, ma nessuna in Europa. Il progetto prevede che la
stazione sarebbe installata in Svizzera e
ascoltabile in un raggio di tremila chilometri ossia su tutta TEuropa e l’Africa del
Nord. Il funzionamento di una trasmittente di questo genere richiederebbe una
spesa di 700.000 franchi svizzeri all’anno,
circa cento milioni di lire. « La Vie Protestante » afferma che ottanta milioni di
protestanti europei possono riuscire, se vogliono, a condurre a termine il progetto.
Si sta formando un comitato promotore e
la rivista invita tutti queUi che intendono
aderire a questa iniziativa a mettersi in comunicazione con la sua redazione (10, Boulevard du Théâtre, Ginevra).
Decorazioni pontifìcie
Alcuni uomini politici cattolici americani hanno ricevuto non molto tempo fa delle
decorazioni dal papa per servizi resi alla
chiesa cattolica. Il Congresso americano ha
poi deciso di permettere a cittadini statunitensi di fregiarsi delle decorazioni concesse da una ’’potenza straniera”. La rivista ’’Christian Century” commenta che
questa decisione del Congresso equivale a
riconoscere ufficialmente il Vaticano come
una ’’potenza straniera” e quindi i vescovi
cattolici che prestano giuramento di fedeltà al papa devono essere considerati come
’’funzionari di una potenza straniera”.
Le missioni svedesi
L’Atlante delle Missioni svedesi offre dei
dati che, sebbene raccolti due anni fa, pos
sono dare un’idea dell’estensione del lavo
ro realizzato da quelle società che manten
gono 1500 missionari e quasi 13.000 colla
boratori indigeni. Le chiese da essi fondate
contano quasi 350.000 membri, per l’ottanU
per cento in Africa. c
La preghiera del giusto è la chiave del
cielo. Sale l’umile richiesta e ne ridiscende
la divina misericordia.
Agostino.
PICCOLA SERIE BIBLICA
Giorgio Girardet — CONOSCETE LA BIBBIA?
a —LA GENESI
Aldo Comba — EZECHIELE CI PARLA
Enrico Corsani — IL PROFETA OSEA E IL SUO MESSAGGIO
L. 55
L. 100
L. 85
L. 85
ed alla
interpretazione di alcune parti della Sacra Scrittura.
4
è umolto
.THE YALDENSI4N CHURCH
CALENDAR
Calendario inglese iUnstrato
L. 400
L'Eco delle Valli Valdesi
é U9oHo
CHIAVE BIBLICA
Broasura L. 3.500
Rilegata L. 4.500
Claudiana - Torre Penice
Vita ecclesiastica
a Milano
I NOSTRI CULTI
Domenica 1 Dicembre abbiamo avuto il piacere di aver il Culto presieduto dal Moderatore. Come inizio
di Avvento, egli ha portato la nostra
attenzione sulla speranza cristiana.
E’ stato un messaggio profondamente gradito e notevolmente utile. Ringraziamo il Pastore Moderatore Achille Deodato per la visita che ci
ha fatto.
Nel mese di Dicembre i nostri culti avranno lo scopo di pr^ararci alla celebrazione di Natale. Cerchiamo
tutti di seguire questi culti nella
gioia del Natale che viene; e nella
riconoscenza a Dio per avere fatto
scendere il Suo Figliolo sulla terra
I per salvare noi peccatori.
CULTURA RELIGIOSA
Le nostre riunioni del mercoledì
sera sono frequentate da circa una
trentina di presenti, e lo schema di
quello che viene studiato è distribuito ogni settimana a oltre sessanta
persone che hanno chiesto di seguire questi studi.
Abbiamo terminato di esaminare
come storicamente si sono formati il
Cattolicesimo e il Protestantesimo ed
abbiamo dato uno sguardo anche al
loro sviluppo fino al giorno d’oggi.
Abbiamo iniziato poi lo studio dei
punti di contatto e di contenuto che
Protestantesimo e Cattolicesimo hanno di fronte alla Bibbia.
Questo sarà ancora l’argomento
della prossima riunione. Ci fermeremo in seguito a studiare quello che
è il concetto cattolico-romano ed il
concetto protestante di Dio.
ISTRUZIONE RELIGIOSA
Il 22 Novembre abbiamo avuto il
secondo incontro fra Comitato dei
Monitori e genitori dei bambini della Scuola Domenicale. A questo incontro abbiamo anche invitato gli
insegnanti delle Scuole elementari
perchè gli argomenti trattati erano
di notevole interesse anche per loro.
Parlarono il professore Bonomi sui
rapporti fra Scuola Domenicale e
istruzione elementare; la dott. Luciana Tagliabue ha ricordato ancora
ai genitori quelle, che sono le caratteristiche della notsra Scuola Dome
nicale. I genitori non erano molto
numerosi; avremmo desiderato averne con noi tm numero assai maggiore, ma imo spirito di cordialità ha
animato la riimitme che si è rivelata
assai utile ed apprezzata. Ci auguriamo di potere, più in là nell’inverno, avere un’altra volta l’occasione
di invitare attorno ai Monitori i genitori e quanti si occupano dell’attività educatrice presso i bambini.
UNIONE GIOVANILE VALDESE
Continuano, regolarmente frequentate, le riunioni del giovedì. In via
sperimentale la riunione si scinde in
vari gruppi: vi è il gruppo che lavora
in preparazione di un banco per il
Bazar e un gruppo che si raccoglie
per uno studio. Un gruppo che lavora
per la preparazione di una serata.
L'argomento di studio dell’Unione in
questo periodo è un esame del cattolicesimo romano.
Ci auguriamo che questa attività
possa progredire regolarmente e che
tutti i giovani della Chiesa prendano
parte ad essa.
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Collaborazione evangelica
delle Chiese di Genova
Nelle quattro Domeniche che precedono il Natale, le fratellanze delle
Chiese Evangeliche di Genova — ad
iniziativa del Consiglio dei Pastori —
si sono riunite nel pomeriggio, alle
ore 18, per dei Culti speciali dell’Avvento, in preparazione alla celebrazione del Natale.
Hanno partecipato a questi culti i
seguenti Pastori: Georges Bernouilli
della Chiesa Riformata Svizzera; Aldo Sballi della Chiesa Valdese; Rolt
Lepsien della Chiesa Luterana; Emidio Santini della Chiesa Battista;
Sergio Aquilante della Chiesa Metodista; Paolo Bosio della Chiraa Valdese.
Gli argomenti trattati sono stati i
seguenti: «Profezie Messianiche»;
«11 cantico di Maria»; «Colui che
viene ».
L’ultimo Culto tenuto nella Chiesa
Luterana ha avuto carattere essenzialmente liturgico.
Le chiese Valdese, Svizzera, Batti
sta e Luterana sono state affollate
dai fratelli di tutte le Chiese, lieti di
ritrovarsi insieme, sotto lo sguardo
di Dio, per prepararsi a celebrare la
venuta del Salvatore. Una volta ancora abbiamo potuto sfterimentare
l’unione spirituale di tutte le Chiese
Evangeliche, nel nome di Cristo e
sulla base della iua ispirata Parola.
Congresso internazionale
di Rabbini
AMSTERDAM. — Si è tenuto nei giom
scorsi un convegno dei rabbini capi di O
landa, Inghilterra, Irlanda, Germania, Sve
zia, Norvegia, Danimarca, Belgio e Sviz
zera; i rabbini dei paesi dell’Europa orien
tale non hanno potuto inlervenire e il con
vegno ha dovuto osservare che « v’è in
quei paesi una tendenza a eliminare le comunità ebraiche, benché un quarto della
popolazione ebraica abiti proprio in quei
paesi ». Il congresso ha deciso la formazione delle seguenti commissioni: una per la
preparazione della federazione europea dei
rabbini ortodossi; una per lo studio delle
questioni riguardanti i problemi religiosi
da discutere alla prossima conferenza dei
rabbini e una per la pubblicazione della
letteratura ebraica; è stala approvata anche una risoluzione nella quale si chiede
che venga formato un comitato per la creazione di organismi atti alla preparazione
degli istitutori religiosi. (ANS.4)
Cerimonie luterane vietate
BERLINO. — La cerimonia che avrebbe
dovuto tenersi il 31 ottobre a Wittenberg
per ricordare il 450° anniversario dell’affissione delle tesi contro le indulgenze fatte da Lutero ha dovuto essere rinviata non
avendo le anlorità della R.D.T. concesso
il permesso di ingresso al vescovo protestante di Amburgo, Volkmach Horntricb,
che doveva pronunziare il discorso celebrativo. (ANSA)
Progressi evangelici
in Spagna
Nonostante la tradizionale, loiolesca ostilità spagnola contro gli evangelici, costoro affermano la loro presenza con vigore e con zelo. La Chiesa
Evangelica non è ufficialmente rb
conosciuta, ma il movimento evangelico progredisce rapidamente. Il
Dr. Gutierrez-Marin, presidente della Chiesa Evangelica in Ispagna, (che
sarà in Isvizzera tra alcuni mesi per
una serie di conferenze) riferisce che
nel 1945 tutte le chiese evangeliche
di Barcellona erano chiuse e che gli
evangelici erano costretti a riunirsi
clandestinamente (Oh!... l’ineffabile
tolleranza fraterna del romanesimo
quando impera solo...). Oggi si conta
no in Barcellona 15 Comunità evan
geliche ed altrettanti luoghi di culto
Il numero dei fedeli è quadruplicato
Anche a Madrid 12 chiese sono aperte, mentre nel 1945 .erano solo 5. Il
rallegrante sviluppo del movimento
evangelico si deve attribuire alla forte predicazione del Vangelo. In una
adunanza dedicata aH’influenza della Sacra Scrittura assistevano 700
persone : il 45 per cento dei presenti
non era evangelico. Fatto tanto più
notevole che, per i soliti divieti in
qulsitoriali, non si erano potute annunziare pubblicamente le conferenze
La carità nella Bibbia
I «Testimoni ili Jeovai) neirinik
BAGDAD. —■ Sono apparsi alle rive del
Tigri i "testimoni di Jeova" finora sconosciuti in queste località; essi ogni mattina
si appostano sulla via Rachid, arteria principale della città, per offrire il loro libro
ai passanti, l "ttslimoni” com’è noto ritengono che la fine del mondo avverrà nel
2914, visto che essa non avvenne nel 1914
prima credemno. (ANS.4)
come
PARIGI. — In una conferenza tenuta all’accademia di scienze morali e politiche
il gran rabbino di Parigi, Giacobbe Kapan,
ha parlato dello spirito di carità nella Bibbia ebraica affermando che bisogrui considerare più lo spirito che la lettera dei libri
sacri. La bibbio ebraica "non è il libro della giustizia rigorosa”; il famoso versetto
"occhio per occhio, dente per dente" significa semplicemente che la pena deve essere proporzionata al delitto; questa formula è una regola giuridica. La carità è
stata proclamata da Mose col comandamento "amerai il prossimo come te stesso” e
questa legge include tutta l’umanità.
(ANSA)
la pace moodiale può di]
dalla $egro|3ziono razialo
JOHANNESBURG. — Al sinodo della
Chiesa anglicana il vescovo Ambrogio Roeves ha confermato Vopposizione della sua
Chiesa alla separazione razíale. "Essa, ha
detto, è il problema più urgente davanti al
quale si trova l’umanità. Può essere infatti
che la pace del mondo dipenda dal modo
col quale la razza bianca risponderà alle
rivendicazioni sempre più pressanti di milioni d’uomini di colore in Asia e in Africa". (ANSA)
Campagna antiprotestante
nella Gernu«nia orientale
BERLINO. — La stampa e la radio della
Germania orientale hanno opposto un netto rifiuto alla proposta avanzata dal consìglio della Chiesa evangelica tedesca cR iniziare conversazioni col governo per regolare le questioni sorte fri la Chiesa e la
Repubblica democratica; non c’è stata una
risposta ufficiale, pvchè le autorità erano
a Mosca per il 40® della rivoluzione bolscevica, ma l’atteggiamento della stampa e
la violenta campagna nuovamente intrapresa contro la Chiesa evangelica lasciano supporre che anche la risposta ufficiale sarà
sullo stesso tono negativo. (ANSA)
Doni per 'l’Eco dolio Valli’
Vidossich Cesare 100; A. Coissor
Chentre 200; Messina Giovanni 300;
Bosio Paolo 500; Bouchard Elma 100;
Ranieri Edmondo 100; Paschetto Bruno 300; Ribet Remo 100; Billour Enrico 350; Ferruccio Avondetto 350;,
Mantelli Giovanni 200; Simeoni Osvaldo 100; Stoffel Meta 200; Jourdan
Giovanni 100; Bouchàrd Davide 300;
Pascal Arturo 250; Pascal Enrico 100;
Pellenc Riccardo 200; Viglielmo Beniamino 100; Boer Giovanni 100; Diener Otto 1(W; Pons Enrichetta 100;
Pons Mario 100; Bertalot Alma 300;
Mathè Arduina 400; Soulier Bartolomeo 300; Paschetto Umberto 300;
Gardiol Susanna 300; Pons Giovanni 50; Jalla Guglielmo 100; Pietro
Bracco 100.
Sempre ad iniziativa del Consiglio
dei Pastori saranno tenute periódicamente, nelle varie Chiese, adunanze
di appello.
Nel mese di Novembre la Chiesa
Metodista di Sestri Ponente si è riempita per ascoltare l’insegnamento della Parola di Dio sul tema del « rav
vedimento » : « Ravvedetevi poiché il
regno di Dio è vicino ». I Pastori
Aquilante e Bosio hanno efficacemente interpretato quel messaggio.
(vox)
E' uscita la nuova edizione della
« Bibbia Riveduta con Referenze »
16mo, carta indiana, 1028 pagine,
cartine geografiche, angoli tondi, spessore 2 centimetri circa.
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Rivolgersi alla « LIBRERIA SACRE
SCRITTURE » - Piazza Madonna di Loreto 25 - Roma.
Lunedì 16 è improvvisamente mancato all’affetto dei suoi cari
Bonino Carlo
di anni 56
angosciati, ma sostenuti dalla fede e
dalla speranza cristiana, ne danno il
triste annunzio: la moglie Salvarani
Letizia Matilde, la figlia Mirella col
marito Alfonso Rossetto, il padre Pietro, il fratello Angelo con la moglie
Cristoforo Cesarina e il figlio Alfredo
ed i parenti tutti.
« Il dono di Dio è la vita
eterna» (Rom. 6: 23)
I funerali hanno avuto luogo martedì 17 c. m,
Ivrea, 17 Die. 1967.
AVVISI ECONOMICI
lireUore: Prof. Gino
^«‘'blìcazioiie autorizzata H-'l TriH-uale di
p; -«nlo ron decreto del —>nnaio 19.S5
Luserna San Giovanni
CERCASI per famiglia inglese (in
Inghilterra) capaci cuoca e cameriera possibilmente parenti o amiche - ottimo trattamento. Per informazioni scrivere a Enrica Gérard Rostan, Corso Vittorio Emanuele 58, Torino.
_ DIPARTENZE. Alcuni nuovi vuoti
si sono prodotti in queste ultime settimane nella famiglia parrocchiale.
Il 5 novembre rispondeva con serena fede alla chiamata del Signore,
in età di 87 anni, Luigia Piston dei
Rossenghi, vedova dellEvangelista G.
Pons, madre del nostro Anziano Beniamino e della Insegnante Sigma
Liliana ; il 6 dicembre rispondeva alla improvvisa chiamata divina, senza
sofferenze, fiduciosamente, Enrico Benech, dei Prochet, in età di 74 anni;
l’8 dicembre dopo breve, dolorosa malattia, fermo nella sua fede, ritornava
al suo Dio P. Amedeo Malan della
Comba, in età di 79 anni, padre della
Direttrice de « l’Uliveto », sig.na Elda ;
e il 14 dicembre si addormentava dolcemente nel Signore, dopo lunghi pazienti anni di infermità, nel suo 83»
anno, Jenny Bertin vedova Chiavia
dei Malanot.
Alle famiglie dolorosamente provate ridiciamo la nostra solidarietà nel
dolore della separazione e nella ferma
speranza del ritrovo nella Casa del
Padre.
NUOVI FOCOLARI. I nostri fraterni auguri di lunga carriera, nella
benedizione del Signore, accompagnano le 7 coppie di sposi che hanno celebrato la loro unione nei nostri templi in queste ultime settimane: il nostro impaginatore alla Subalpina di
Torre Pellice Paolo Rostagno di Roberto e Maria Luisa Riva di Osvaldo
il 26 ottobre; Ezio Odin fu Giosuè, di
Angrogna e Maria Beux figliuola del
V. Presidente della commissione dell’Asilo per Vecchi, il 3 novembre; Aldo Goss di Valdino e Rosina Dann.« >u
di Ernesto, il 4 novembre; Guido Bellion di Giulio ed Ernestina Long tì- fi
Ernesto il 16 novembre; Alberto Ricca fu Carlo e Fiorina Griglio di Giovanni il 14 dicembre; e, lo stesso giorno, Giuseppe Scaglia fu Michele e Costantino Paolina fu Pietro.
Fervidi auguri di lungo e benedetto
ministero rivolgiamo ancora agli sj:- -a
si Pastore Teofllo Pons di Rodorettr
e Irma Monnet di Angrogna di cui il
matrimonio è stato celebrato il 14 dii
cembre nel nostro tempio del C^abas,'
dal Pastore della sposa, sig. Gino Conte del Serre di Angrogna. t. j.
Redallore: Ermuntw Roshin
Via dei MiUe, 1 - Pinerolo
tei. 2009
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - '-c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - .s. P- a.
Torre Pellice (Torino)
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