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Asno Vili — N. à
II SERIE
15 Febbrajo 1859.,
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo la verità nella carità. — Efes. VI. 15.
PREZZO DI ASSOCIAZIONE
Per lo Stato [franco a destinazione] .... £. 3 00
Per la Svizzera e Francia, id........... „ 4 25
Per l’Inghilterra, id................... „ 5 50
Per la Germania id................... „ 5 50
Non 8i ricevono associazioni per meno di un anno.
LE ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
In Torino all’Uffizio del Giornale, vìa del Principe
Tommaso dietro il Tempio Valdcae.
Nelle Peovixcik per mezzo di franco-bolli po~
ttali, che dovranno essere inviati franco al Direttore della Bconà Novella.
All’estero, a’ seguenti indiriazi : Parigi, dalla libreria C. Mej^eis, me Rivoli;
Ginevra, dal signor E. Beroud libraio ; Inghilterra per mezzo di franco-bolli
inglesi spediti franco al Direttore della Buona Novella,
SOMMARIO
Deir insegnamento storico-religioso nel Collegio nazionale di Torino. — Studj biblici, il diluvio II. —
Corrispondenza della B. Novella: Alessandria — Nizza. — Krenze. — Cronaca della quindicina. —
Notizie varie. — Annunzio.
DELL’INSEGNAMENTO STORICO-RELIGIOSO
NEL COLLEGIO NAZIONALE DI TORINO
Che una qualche differenza in bene passi, tra l’attuale andamento
dei nostri stabilimenti di pubblica istruzione, e quello di dieci anni
addietro, è cosa che non ^amo niente aKeni ad ammettere. Ma
che sia una tal differenza -quella che si sarebbe potuto aspettare
da dieci anni di vita civile e di liberale reggimento, questo poi è tutt’altra cosa; e fatti numerosi giunti a nostra cognizione, ci ¡irovano
fino all’evidenza, come sia impercettibile quel progresso, a fronte sovratutto.di quello che avrebbe dovuto essere. Chiunque infatti, non
pdgo delle apparenze, si proponga di penetrare' alquanto addentro
nell’interno reggiménto di quegl’istituti, e farsi un’idea esatta, sì dei
metodi che vi predominano, che dello spirito di cui vi è informato l’inseghàmento, e dell’atmosfera intellettuale e morale che in essi si respira,.npn stenterà a convincersi, che se i gesuiti sono stati espulsi dai
nostri-.collegi, non lo è stflto del pari la loro influenza; che dessii
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tuttalllncoutro è ancora quella che, per molti versi, vi si fa maggiormente sentire; che insegnanti e scolari la subiscono più assai di
quello che essi stessi credono; che i metodi, fatte alcune eccezioni,
più apparenti che reali, sono ancora i medesimi di una volta; che
gli stessi errori storici, gli stessi pregiudizj, che si credevano fugati
per sempre, vi sussistono e vi regnano, altrettahto potenti quanto lo
sieno mai stati.
Che se ci vengono domandate prove del nostro asserto, noi ira le
tante che potremmo addurre, ci limiteremo ad una sola, la quale ha
un peso tanto maggiore, che ci vien porta da quello fra i nostri stabilimenti di pubblica istruzione, che dovi'ebb’essere esemplare agli
altri, vogliamo dire il Collegio Nazionale di Torino.
Chi l’avrebbe creduto che, nell’anno di grazia 1859, in quel collegio, ove vengono ammessi allievi di ogni denominazione religiosa,
s’insegnerebbero, sul carattere e le origini delle comunioni cristiane
dissenzienti dalla romana, cose tali, che le più sconcie e le più ingiuriose non hanno al certo potuto essere insegnate ai tempi più nefasti
della gesuitica prepotenza ? Chi l’avrebbe creduto, che nell’anno di
grazia 1859, in quel collegio, si porrebbero (col permesso, dobbiamo
crederlo, dell’autorità che presiede alla pubblica istruzione) nelle
mani degli allievi, libri in cui la fede religiosa professata dalle
nazioni più civili dell’Em'opa e dell’America, e che è pur quella di
una parte, sebben piccola, dei cittadini di questo Stato, viene dipinta
con tali colori e così orrendi, da far credere quelli che la professano
gli esseri più abbominevoli che si possano rinvenire ? Eppure così
è: in un libro, intitolato: Compendio del catechismo di perseveranza,
pubblicato per cxvra di Monsignor vescovo di Mondavi, a profitto
del piccolo seminario (e che viene senz’altro adottato in un collegio
nazionale !) parlando dei Riformatori del decimosesto secolo, si dice
di Lutero che “ dopo aver condotto una vita scandalosa, moì'ì
uscendo da un pranzo, ove egli si era, secondo il suo costume
ingolfato nel vino e nelle vivande; di Zvinglio, che permetteva ogni
sorta di disordini, cosicliè, tutti gli uomini cattivi si unirono al
nuovo apostolo ; di Calvino, che moì'ì a Ginevra di malattia vergognosa ! ! della religione poi di cui furono banditori, che è stata stahilita da quattro grandi libertini, cui veruna anima onesta vorrebbe
rassomigliare ; che ha avuto per causa l’amor delle ricchezze e l’amor
dei piaceri sensuali; che essa permette di credere tutto ciò che si
vuole e di fare tutto ciò che si crede, infine che ha insanguinata
VAlemagna, la Svizzera e l’Inghilterra, ed ha condotto all’empietà
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e quindi alVindiffarcnzO; sorgente di tutte le rivoluzioni passate e
future !
Il nostro scopo, ognuno lo comprende, citando (Questi passi non è
punto d’inprenderne la confutazione, ma soltanto di far noto al pubblico, che certamente lo ignora, qual cibo intellettuale venga, a spese
del pubblico erario, somministrato alla nostra gioventù, in uno degli
Istituti primarj dello Stato, e secondariamente di chiedere a chi presiede alla pubblica istruzione infra di noi, se, per tacere di parecchi
altri inconvenienti, il porre libri siffatti nelle mani degli allieta, non
abbia questo inevitabile effetto di eccitare all’odio contro una intiera
classe di onorati cittadini, delitto questo previsto dai nostri codici, e
che nel caso attuale verrebbe incoraggiato e protetto dalle stesse
autorità che hanno per còmpito di frenarlo.
G. P. M.
STUDJ BIBLICI — IL DILUVIO
II
Gkne3i, vi, vii, vm
Non è del diluvio come della creazione; questa, di cui nessuno fu
testimone, dovette essere del tutto rivelata agli uomini, sia in una serie
di visioni, sia per inspirazione verbale propriamente detta, mentre la
narrazione biblica del diluvio è il racconto particolareggiato d’un
testimonio o testimonj oculari, che l’hanno trasmesso ai lor discendenti, ma la di cui tradizione si conservò con maggior freschezza e
purità presso i Semiti, pel motivo, senza dubbio, che hanno continuato
ad abitare nei luoghi più vicini dove Noè si era stabilito dopo il
diluvio.
Ecco i principali tratti di questo racconto, che indicano lo scopo ed
i mezzi, non che gli effetti della terribile visitazione di Dio.
Dacché i figliuoli di Set si furono legati colla razza maledetta di
Caino, la depravazione di tutta la stù'pe umana si estese con sì spaventevole rapidità che, alla decima generazione dopo Adamo, la terra
fu riempiuta di estorsioni ed ogni uomo corrotto. Uno solo conserva
la testimonianza d’essere stato giusto ed integro, camminando con Dio;
il che non vuol dire che fosse senjza peccato, poich’egli “ trovò grazia "
dinanzi al Signore: ora, sono i peccatori che hanno d’uopo di grazia; e
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s’egli fu aggradevole a Dio, ce lo dice ancora la Scrittura (Eb. xi, 7),
ei fu per aver creduto alla promessa del Signore ed obbedito alla sua
Parola, A Noè lia rivelato Iddio il decreto contro gli uomini: eglino
periranno per un diluvio ; ma Noè sarà salvato, colla sua famiglia, in
una grand’arca, per la costruzione della quale riceve l’ordine. Durante
120 anni, a quanto sembra dietro il versetto 3 del capo vi, questo
fedele servitore di Dio lavora a costruire il vascello, il primo forse, e
di certo il più straordinario che sia mai stato veduto,e che senza dubbio
attirerà sopra Noè la derisione della generazione incredula destinata
ad essere distrutta. Poi raccoglie degli animali per pajo o per sette
d’ogni specie, secondo il comandamento di Dio, e fa provigione di
cibo per tutte le creature viventi, che saranno rinchiuse con lui.
Finalmente il diluvio comincia: Noè ed i suoi entrano nell’arca e
Dio ne chiude sovr’essi la porta. Indi le cataratte dei cieli e le fonti
del grande abisso si aprono; le acque crescono, senza smettere, per
centocinquanta giorni; le più alte montagne ne sono coperte, ed ogni
carne che si muove sulla terra perì, è detto al versetto 21 del c. vii.
Lo scopo di Dio è compiuto ; egli fa passare un vento sulla terra, e
le acque cessano di crescere, perchè le fonti dell’abisso e le cataratte
dei cieli si rinserrano, e la pioggia cessa.
Le acque si ritirano senza interruzione; alla fine di quattro mesi
le sommità delle montagne ricompariscono. Tre mesi più tardi, Noè
toglie il coperchio dell’arca e vede che la terra si asciuga. Egli aveva,
in prima, sprigionato un corvo, indi una colomba, che non tornarono
più a lui dacché trovarono a nutrirsi fuori dell’arca. Un anno e dieci
giorni dopo il principio del diluvio, la terra è asciutta, e dietro l’invito
di Dio, Noè, colla sua famiglia abbandona l’asilo provvidenziale in
cui era stato preservato dalla generale distruzione.
Prima cura di lui è di oiferire al Signore degli olocausti d’ogai
spezie d’animali mondi, e l’Eterno fa con essolui alleanza, promettendo di non più distruggere la terra col diluvio, sebbene il cuore
naturale dell’uomo sia malvagio, dopo come avanti questo terribile
castigo.
Ecco, in sostanza, la narrazione mosaica del diluvio; narrazione
che, in varj tempi e luoghi, fu collocata nel novero delle favole, ed a
proposito della quale noi vedemmo più fiate l’incredulità dilettare
l’ignoranza, e cercare di distruggere presso il popolo la poca fede che
rimane ancora alla divina inspirazione delle Scritture, come se
fossero un lungo tessuto di assurdità, cui gli stessi fanciulli non passano più credei'e.
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Tale disprezzo si comprenderebbe e si spiegherebbe facilmente, se
si trattasse d’una serie di miracoli, giacche è di moda, presso certa
classe di persone, di negare qualsiasi intervento miracoloso di Dio,
così nella sua creazione come nel governo del mondo e della Cliiesa.
Ma i miracoli abbondano eglino realmente in questa pagina della
storia terrestre ? La storia sacra ne indica ella un solo ? a meno che
non si appelli miracolo la rivelazione di Dio a Noè, e la cura eh’ Ei
))rende per la di lui conservazione. 1 geologi stessi, che per lungo
tempo sono stati, in genere, ostili alla rivelazione, o almeno pochissimo curanti di trovarsi con essa d’accordo, non sono eglino sforzati
a confessare, che si possono stabilire gli agenti naturali di cui Dio si
è servito in quella grande catastrofe? e non ci spiegano forse le leggi
per le quali la detta ;;iatastrofe potrebbe rinnovarsi, se Iddio non si
fosse impegnato a non piii sconvolgere la terra cogli stessi mezzi?
Havvi però una questione essenziale, cui si collegano ben altre
questioni, che se è convenevolmente risolta deve togliere molte difficoltà e rispondere a molte obbiezioni. Eccola: secondo il racconto biblico, il diluvio dovette egli essere universale ovvero parziale?—Non
ignoro che parecchi eminenti cristiani, fra i nostri contemporanei,
respingono a tutta forza persino l’ombra di un dubbio in proposito.
Per essi, le asserzioni della Bibbia sono così numerose, chiare e positive, che più non rimane loro se non ammettere, per fede, ciò che
l’intelligenza non saprebbe concepire. — Ma, è poi ben certo, che la
narrazione di Mosè sia del tutto inconciliabile col fatto di un diluvio
parziale, e che in conseguenza, il cristiano non possa lasciar penetrare
nel suo spirito una simile idea, senza recar ingiuria alla parola di Dio,
e senza porsi in contraddizione colla sua professione di fede verso la
divina ispirazione delle Scritture? È ciò, come dissi, che molti affermano con perfetta sicurezza; ma d’altra parte, essendovi parecchi
uomini sinceramente pii che si dichiararono per l’opinione contraria,
10 credo che vai la pena di esaminare gli argomenti d’ambe le parti,
e che dev’essere permesso, dopo maturo esame, d’abbracciare eziandio
11 secondo parere, senza incorrere nella taccia d’inclinare verso il
razionalismo o di favorire l’incredulità.
Il solo punto legittimo controverso fra cristiani è, non se la Scrittura debba esser creduta, ma sapere ciò ch’ella dice.
Quanto agli argomenti in favore di un diluvio universale, cioè
ch’abbia coperto tutte le più alte montagne del nostro globo, furono
in ]>arte enunciati già nel racconto succintamente dato.
Voglio indicarli ancora, senza omettenie alcuno, e senza il minimo
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desiderio d’iudeboliili. Il Signore dice c. vi, v. 7. “ Io sterminerò d’in
“ su la terra gli uomini ch’io ho creati; io sterminerò ogni cosa, dagli
“ uomini fino agli animali, ai rettili, ed agli uccelli del cielo. ”
Al vers. 13; “ appo me la fine d’ogni carne è giunta; perciocché
“ la terra è ripiena di violenza per cagion di costoro; ed ecco io li
“ farò perire insieme con la terra. ”
Al vers. 17: “ Ed ecco io farò venir sopra la terra il diluvio delle
“ acque, per far perire di sotto al cielo ogni carne, in cui è alito di
“ vita: tutto ciò ch’è in terra morrà. ”
Al capo VII ver. 4: “ Sterminerò d’in su la terra ogni cosa sussi“ stente ch’io ho fatta. "
Ai ver. 19-23: “ E tutti gli alti monti, che son sotto tutti i cieli,
“ furono coperti.... Ed ogni carne che si muove sopra la terra, degli
“ uccelli, degli animali domestici, delle fiere, e di tutti i rettili che
“ serpono sopra la terra, morì, insieme con tutti gli uomini. ”
Il ragionamento migliore nulla aggiunge alla forza di queste prove,
che haimo l’inestimabile vantaggio d’essere nettamente precisate per
la Parola stessa di Dio. Non bisogna dunque maravigliarsi, s’eUeno
poterono sembrare irrecusabili, anche alle intelligenze di prim’ordine. Tutto pare così perfettamente cliiaro ! Si direbbe altresì che,
per escludere ogni incertezza, lo Spirito di Dio abbia accumulato le
più forti espressioni e le meno equivoche. Come dunque accadde, che
degli amici della Bibbia (giaccbè ciò non ci sorprende dalla parte
dei nemici o degl’indiiferenti) come accadde, che abbiano sentito
essi il bisogno di studiare con ciu’a tutta particolare questo recconto,
iu apparenza sì semplice e sì facile a comprendersi, e ciò allo scopo
d’assicurarsi s’ei dice realmente quanto pare che dica?
Come accadde che buon numero di dotti pii sieno giunti ad un
risultamento così imprevisto, cioè, a non vedere nel diluvio che una
parziale catastrofe, la quale non ebbe per teatro che porzione della
terra che noi abitiamo? Questo noi ci faremo ad esaminare in un
prossimo articolo.
P. L.
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CORRISPONDENZA DELLA B. NOVELLA
Alessa-ndria li 12 fehhrajo 1859
Adunanze i)iù numerose. — La Religione degli Avi. — L’Apostolato di Babele io Italia,
del sacerdote Gastl.
Caro fratello,
Vi ko promesso di darvi di tanto in tanto, alcune notizie sull’opera nostra
di evangelizzazione in questa città di .Alessandria: eccomi a mantenervi
la mia promessa.
Le nostre adunanze sono da qualche tempo, un poeo più frequentate che
per l’addictro. Pero il numero dei discepoli di Gesù-Cristo è ancora piccolo,
se Io paragoniamo alla gran moltitudine cho rimane indiiFerente alle cose
religiose.
Una delle cause che ne impedisco molti di esaminare seriamente la dottrina dell’Evangelo, è il pregiudizio propagato dai preti, che non dobbiamo
abbandonare la religione nella quale siamo nati. Colui che è nato romano
deve rimanere nel romanesimo, dicono essi, colui che è nato israelita deve
rimanere nel giudaismo, colui che 6 nato protestante deve rimanere nel
protestantismo ecc. Se questa massima fosse vera, gli Apostoli, che erano
nati nel giudaismo, fecero male di seguire la dottrina di Gesù-Cristo ! Ma
i preti che adoperano questo mezzo per impedire i loro seguaci di diventarlo
della parola di Dio, non la credono vera neppure essi. Infatti i giornali clericali si vantano che in Inghilterra i loro missionarj convertono al papismo
molti protestanti. Perchè non lasciarli nella religione nella quale sono nati ?
Sembra nondimeno che l’Evangelo abbia già esercitato una.qualche influenza sopra queste popolazioni, poiché i preti cominciano a gridare contro
di noi. Un prete della diocesi di Alessandria fece ultimamente stampare un
libeUo pieno zeppo di calunnie, di falsità sopra i protestanti e la loro
dottrina.
ili propongo di dare ai vostri lettori alcuni brani di questo strano scritto,
affinchè possano giudicare delle armi di cui si servono i clericali per conbatterc i loro avversari.
Il titolo del libeUo è il segmente: Vapostolato di Babele in Italia, del sacerdote Gasti G. B. prevosto di Costelieriola.
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Per oggi mi limito a trascrivervi le seguenti parole colle quali l’autore
dedica il suo libro a Maria Vergine ;
Alla gran donna, che schiacciò il capo
Del serpe infernale
AUa vergine di Geremìa immacolata
Casa della divina Sapienza
Tabernacolo santificato dell'Altissimo
Madre del bell’amore
Splendore della vita e della verità,
Santuario dello Spirito Santo
Piena di grazie, e beiìedetta tra tutte le figlie di Èva,
Gloria della celeste Gerusalemme, allegrezza del mondo
Onore dell’umanità
Regina sedente alla destra di Dio
Avvolta nel manto dorato,
E
Di sole vestita
A Maria madre di Gesù.
Se volessi rilevare tutti gli errori contenuti in queste poche righe, vi sarebbe da scrivere un libro ; voglio però notarne alcuni.
1° “ AUa gran donna che schiacciò il capo del serpe infernale. ”
n nostro buon prevosto non dimostra una gran conoscenza delle sacre
lettere, quando dice che Maria ha schiacciato il capo del serpente, Gen. iii, 15.
H senso dell’originale porta che la progenie o il seme della donna schiaccierà
il capo al serpente, e non la donna stessa. Lo scopo deUa romana Chiesa nel
cambiare il senso di questo passo, è stato d’innalzare Maria e di farne il
Mediatore del mondo, mentrechè Gesù Cristo è l’unico nostro Mediatore
1. Tim. n, 5.
2° “ AUa Vergine di Geremìa ”
In Geremìa vii, 11 è parlato della casa di Dio e non di Maria Vergine.
Il sig. parroco di Costelieriola non ha probabilmente giammai letto questo
passo di Geremìa, avra presa la sua spiegazione in qualche predica di un
fanatico adorator di Maria.
3° “ Immacolata. ” H passo del Cantico dei Cantici citato per stabilire
che Maria è immacolata, non si applica punto a Maria, ma alla Chiesa chiamata neUa Scrittura la sposa di Gesù Cristo. Efes, v, 25. Apoc. xxi, 910,27,
In nessun passo Maria vien chiamata le sposa di sua FigUuolo. Non è dunque
di lei che parla Salomone nel suo Cantico.
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4° Casa della divina Sapienza. Prov. ix, 1.
La divina Sapienza di cui parla Salomone è Gesù Cristo e non Maria
Giob. XII, 13. Prov. i, 20. Mat. xi, 19. 1. Cor. i, 24, 30. Apoc. v, 12.
La conoscenza di Cristo, la fede in Lui ci dà la vita eterna Giov. vi, 47 ;
ma la fede in Maria non potrà mai salvare un’anima.
5° “ Tabernacolo santificato dell’Altissimo. ”
Dove ha trovato il sig. parroco Gasti che il tabernacolo dell’Altissimo
sia Maria Vergine ?
Il tabernacolo o la casa di Dio sono :
1° La tenda fatta da Moisè nel diserto, dove Iddio si manifestava al suo
popolo. 2° Il tempio di Gerusalemme e 3° il cuor dell'uomo, nel quale Dio
vuole abitare. In questo senso Egli ha anche stabilito il suo tabernacolo
nel cuore di Maria; ma non altrimenti.
“ Madre del bell’amore ”
La citazione deU’Ecclesiastico xxiv, 24 non può fare autorità per noi,
perciocché quel libro non è divino ma apocrifa. Cionondimeno un lettore
imparziale non crederà giammai che l’autore dell’Ecclesiastico abbia voluto
parlarci di Maria.
7'^ “ Piena di grazie ”
Non è piena di grazie che dice l’angelo, ma “ ricevuta in grazia ” come
porta l’originale greco. Maria esclama nel magnificat : “ lo spirito mio festeggia in Dio mio Salvatore. ” Come quella che voi dite piena di grazie,
chiama Dio suo Salvatore ? Qual contraddizione !
8° “ Allegrezza del mondo ”
L’angelo dice ai pastori; “ Vi annunzio una grande allegrezza che tutto
il popolo avrà, cioè che oggi neUa città di David vi è nato il Salvator che
è Cristo il Signore, ” e non Maria.
9° “ Onore dell’umanità ” Giuditta xv, 10.
Dubito che Maria volesse accettare la lode che il popolo dà a Giuditta,
per avere ucciso il generale degli Assiri con tradimento. Non mi rammento
di aver mai letto che Maria abbia fatta qualche cosa di simile a ciò che fece
Giuditta per esserle assomigliata.
10 Di sole vestita. Apoc. xii, 1.
La donna di cui ci è parlato in questo passo rappresenta la Chiesa e non
Maria. Ecco la spiegazione data dal Calmet, Benedettino, al passo in questione:
“ La Chiesa è qui rappresentata sotto la figura di una donna rivestita da
sole, avendo la luna ai suoi piedi ed una corona di 12 stelle sul capo.”
Potete, dal fin qui detto, farvi un’idea del contenuto del libro del Don Gasti.
Ecco l’uso che i clericali fanno della Santa Scrittura. Non ci deve dunque
fare meraviglia che i preti proibiscano la lettura della Bibbia al popolo, se
tutti avessero nelle mani il libro di Dio e potessero, come lo abbiamo fatto,
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esaminare le citazioni che i preti fanno della Scrittm’a sia nei loro scritti
come nelle loro prediche, il popolo sarebbe presto disingannato.
Credetemi, caro fratello, il vostro devotiss. amico
A. G.
Nizza 1 febbrajo 1859
— Fondazione di una Società per la pubblicazione di opere cristiane in Urym italiana,
ausiliaria di quella di Torino. — Collette nel Tempio valdese di Nizza.
Carissimo fratello ed amico.
Sentirete con gioja, che oggi stesso, è stata costituita, a Nizza, una Società
per la pubblicazione di opere cristiane in linijua italiana, ausiliaria della
Società dei Trattati di Torino. Spinta dal desiderio di far penetrare l’Evangelo segnatamente in seno alla classe colta, la Società nizzarda si prefigge
di pubblicare quelle opere specialmente, originali o tradotte, le quali, al
merito della sostanza, cristianamente parlando, associeranno, inquanto a
forma, un merito letterario incontestato. Si tratta di aprire concorsi per la
composizione di scritti confacienti ai veri bisogni dell’Italia, e di far passare
nella nostra favella alcune frale opere migliori, nel senso sovraindicato, che
esistono in francese, in inglese ed in tedesco. Fra alcuni giorni, una circolare
diretta al pubblico cristiano verrà stampata, e porgerà maggiori schiarimenti intorno al pensiero che ha presieduto alla fondazione della nuova Società.
Il comitato è composto dei signori C. Childers, cappellano inglese : A.
Burn-Miirdoch, cappellano scozzese, L. Pilatte, pastore valdese; F. Bruschi,
evangelista; C. Harris; F. Hamilton seg’retoMo; Gio. Tronca, E. Corinaldi
cassiere, tutti domiciliati a Nizza o nei dintorni.
Poiché ho l’occasione di scrivervi, vi dirò che, sono pochi giorni, una
colletta venne fatta all’uscir dal culto della Chiesa valdese, a benefizio della
Società dei Trattati di Torino, la qual colletta ha fruttato f. 106,15 cent.
Alcuni giorni prima una colletta di 190 f. era stata fatta, in seno alla stessa
Chiosa, a benefizio deUe Missioni fra i pagani.
N. N.
Firenze, febbrajo 1859.
(brano di lettera)
......“ Di così fatto bugio ne spacciano financo in chiesa, ove pare che ogni
cosa allctti al mentire (salvo forse pochissimi casi). L’atteggiar dei preti
e dei chierici cho là compiono le sacre funzioni, è tutt’altro che acconcio ad
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infondere rispetto ed adorazione nel cuore degli astanti. Anzi pare ohe uno
spirito di simonia e di venalità aleggi so^Ta quei capi cospersi deU’unzione,
ma non già unzione sacra, poiché ella non valse a strapparne i profani pensieri di mondanità. L’ampie volte, che ripercosse, mandano quelle voci gagliarde, ricusar dovrebbero di far loro eco; anzi gli avelli soli, che ai lor
piedi sotto stanno, son degni d’accoglicrne lo noto. Questo che da qualche
persona verrà forse tacciato d’esagerazione fu ed è perme sentimento vero ch’io
provai e provo ognor quand’io miro l’audace e svelta mimica di quei sacerdoti strani, nelle loro sacre rappresentazioni.
Primo frutto della sconvenevolezza degli stessi ecclesiastici nelle loro
funzioni, si è la poca venerazione dei laici per le chiese. In santa Maria del
Fiore, le due porte' dei lati (più vicine a loro), sono diventate come i due
capi di una strada, e spesse volte sbucano dall’una, volgendo i passi all’altra, persone che pajono aflfacendatissime, ed a tutt’altre intente che ad oggetti religiosi. Inoltre convien pure notare che le chiese in questa parte
d’Italia, essendo piuttosto tcmpj del gusto e dell’arte, che non semplici ricoveri della preghiera, n’emerge naturalissima questa conseguenza, che
mentre a’ode il romoreggiar tumultuoso delle voci dei preti ohe modulano
gl’inni devoti, altri rimira in una cappella appartata i dipinti di questo o
di quell’altro pittore di vaglia; altri forse attende a copiare le ghirlande ed
i fiorami di un marmo; altri a più sconce occupazioni. Cosichè se noi computiamo tutte queste osservazioni, ne potremo conchiudere ohe questo popolo
è molto amante dell’arte, del bello, e pochissimo del buono e del vero, cioè
della religione. Ch’egli sia cultore dell’arte anzi che della religione, valga a
darne conferma quel soverchio esaltar la Vergine la quale dappertutto si
regala di fiori e di lumi notturni, mentre negletti si giacciono, i nomi del
Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo, in fondo ad una chiesa o ad una
cappella. Giova aUa religione di costà ed ai suoi fautori lasciarli nel buio,
affinchè essi non risplendano cou tutta la maestà, ad esterminio dell’idolatria
a eui si vuol farli mantello. Quivi la preghiera rivolta ad una Vergine
dipinta da un’artista di grido, pare che abbia maggiore efficacia; l’arte aggiunge pregio alla Vergine, e non la Vergine all’arte. Chi passerà per la
via che, dal quartiere 8. Giovanni, mette al ponte alla Carraja, se ne potrà
di leggieri assicurare, leggendo sulla cantonata della via della Nunziatina,
quanto segue; “ Ossequia la gran Madre del Signore, che Uli velli effiggiò,
“ sommo pittore, nell’anno 1668; ” fatti questi che addimostrano quale si
è la religione di cui sono vaghe le persone di costà.
Il peggio si è, che essi, in tanta confusione, pretendono ritenere il Vangelo
al par di noi ; ma importa sapere in cho modo lo ritenete, se intero e spezzato; se qual lampada in sul candeliere, oppure fatto a brani e affogato dalle
vostre leggende, calpestato e bruttato dalle massime che voi tentate accoppiargli. Oh no! povero anime travagliate, non andate più ormai attinger
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acqua, per dissetarvi, alle fonti screpolate ed aride ; venite al pozzo di Giacobbe colla Samaritana. Ahi! quanto per pietà mi si commoveva il cuore
allorquando mi accadde d’imbattermi in persona che stava ginocchioni nella
via, davanti ad un’imagine qualunque, recitando preghiere ! A dissipare quelle
lagrime di cui tu avevi pregni gli occhi e gonfio il cuore, quanto più fruttuosa e consolatrice sarebbe stata una preghiera semplice nel silenzio e nel
segreto, purché diretta al Padre in nome del Figlio! —Perchè, o Sovrani
di questa terra, opporci i vostri divieti, allorché una parola tolta dall’eterna
verità sarebbe più proficuo balsamo, che non tutta la vostra faraggine di
preghiere alle vergine ed ai santi?
A che prò, trascinare seco voi, nella via che battete, tante anime che un
giorno alzeranno incontro voi una voce spaventosa?Dominio sui corpi vi godete, ma lasciate alle anime quel gran reggitore cui solo esse devono sudditanza insieme con adorazione. Allentate adunque quelle feree catene in che
voi stringete ancora i banditori del Vangelo, buona novella di salute, e lo
lasciate, qual benefico fiume irrigare quei vostri possessi, che frutterannovi
non più dieci per uno, ma sessanta e cento per uno.
Questi sono i rammarichi a cui s’abbandonerà qualunque moderato amatore di libertà di coscienza, trovandosi rinchiuso fra le mura di Firenze, in
compagnia del Bargello, e di chi gHe ne potrebbe dare al caso più ampia
conoscenza. Più gelido se ne fa il brivido, al pensar che non pochi hanno
sperimentato l’amenità di quel rispettabile abituro, per essersi voluti impacciare d’interessi spettanti ad un’altro mondo, senza averne prima ottenuta
buona licenza dalle autorità competenti. Ciò non pertanto corre voce piuttosto accreditata che poche settimane fa, due preti, l’uno dei quali elemosiniere del carcere, abbiano lasciata la sottana ormai troppo gravosa per la
loro coscienza, senza che però ne sieno stati processati, (il che fa mera'
viglia) poiché cagion di emozione fu la loro conversione, a Corte.
Di quelle riunioni in cui si legge il Vangelo e si prega frateUevobnente
da persone spregiudicate, che di già conoscevano gli errori romani e li rinnegano, non sono informato in modo da poterne parlare ordinatamente; so
che la polizia li costringe ad andar molto cauti, afiin di non essere rintracciati; epperciò fa di mestieri che le raunanze loro si tengano or qua or là,
come usano i clubs delle società segrete. Da quanto intesi, due damigelle
inglesi ne sono il priucipal sostegno, ed io spero di farne conoscenza prima
di far ritorno in patria.
C’è però un .campo che potrebbe ricevere la semenza evangelica, qualora
ella venisse gettata, ed è quella popolazione fluttuante di forestieri d’ogni
nazione che così numerosi s’aggirano in questa città, chi per visitarne le
belle arti, e chi per ritornarsi in salute.
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CRONACA DELLA QUINDICINA
Siamo in obbligo di rettificare alcune espressioni dell’ultima cronaca.L’istitutore di Aigueblanche, il sig. Pons, che dicemmo condannato dal tribunale,
per causa del suo insegnamento evangelico, a fr. 200 di multa, non fu altri menti rimosso dalla sua scuola, come si supponeva. Anzi por quanto ci viene
scritto da persona, che merita ogni nostra fiducia, 38 capi di famiglia, fra
cui parecchi consiglieri comunali, fecero una dichiarazione, portante, che non
solo il sig. Pons era persona onestissima, e dotata di tutte le qualità, che ad
un degno precettore si convengono, ma che era bene accetto ancora a tutti
i padri di famiglia per i progressi che facevano i suoi scuolari, sia nello studio, che nella loro morale condotta; e che il di lui insegnamento era conforme ai più sani principj della religione di G. Cristo. Asserivasi inoltre in
detto certificato, che il sig. Pons mai non crasi occupato, in iscuola, nel discutere i principj della religione romana, contentandosi solo di esporre le
dottrine evangeliche. Questo documento fu legalizzato col bollo del Comune
e colla firma del sindaco. Un altro documento della stessa portata fugli rilasciato dal sindaco stesso, a maggiore discarico delle di lui ottime qualità
e come maestro, e come buon cittadino, per cui venne appieno reintegrato
nella publica estimazione di quel Comune non solo, ma di tutta la Savoja.
Noi registriamo con piacere questo fatto, e per dar luogo alla verità, e per
far conoscere ai nostri lettori, che la libertà di coscienza viene apprezzata
dovunque dalle popolazioni del regno Sabaudo, e che fra poco non sarà più
presso di noi un vano nome, od una lettera morta. Una forte frazione della
Camera dei Deputati insiste su questo principio, e proclama altamente, che
il più prezioso dritto dell’uomo è la libertà della sua coscienza.
Purtroppo da tal giusto desiderio dissenie il clero in generale e specialmente
i suoi prelati. Questi, e per i particolari interessi, e per idee preconcette, opposti a qualunque progresso, mostrano in ogni circostanza, che non si allontanano d’un passo dalle idee del Concilio Tridentino. Così fece l’Arcivescovo di Vehcelli Mons. d’Angennes, in occasione del matrimonio della
principessa Clotilde, figlia primogenita dell’ottimo nostro re Vittorio Emanuele II. col principe Napoleone. Chiamato nel regio palazzo a benedire
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e confermare la fortunata unione, pronunziò un discorso, che non sappiamo
quale impressione avrà fatta nella mente degli altissimi personaggi, presso i
quali fu recitato. Ma noi come evangelici, e lettori assidui delle sante Scritture, noteremo il passo seguente; “ finche venuto il divin Redentore a ri“ staurare nel mondo la cotanto decaduta umanità, lo richiamò (il matri“ monio) iilla sua istituzione primiera, e col suo primo miracolo, santificando
“ in Oana le nozze, il rese onorato e santo; anzi nobilitato cotanto, ohe ricco
“ lo voUe dei meriti infiniti del suo preziosissimo sangue, ergendolo alla di“ gnità di sacramento, e di gi-ande fra i sacramenti ”. — Noi evangelici non
leggiamo altro nel Vangelo di S. Giov. che Gesù Cristo converti l’acqua in
vino. Tutto al più si può dedurre, che avendo Gesù Cristo seduto a mensa
in un convito di nozze, nobilitò, od esaltò il matrimonio, come lo stato naturale e degno deH’uomo. Il resto poi il nobile prelato lo lesse nella sua
poetica fantasìa, che pare abbialo guidato in tutto il suo discorso ; — come
apertamente lo dichiara quest’altro passo; — “ la sua diletta qual ricca vite
si awiticchierà ai muri del suo diletto; ed i loro bei pargoletti, quai teneri
virgulti d’olivo, faranno alla lor mensa deliziosa corona d’intorno ” — Noi
diremo però che so maggiore sapienza biblica si avviticchiasse alle intelligenze prelatizie dei nostri tempi, meno materia di riso fornirebbero agl’increduli i parochi, ed i superiori ecclesiastici deUa Chiesa papale.
Non abbiamo forse letto nella Gazzetta del popolo di pochi giorni fa, che
in Sostegno (Biella) la società degli operai volendo celebrare la festa di non
so qual santo, ed avendo portato in chiesa due bandiere tricolori, come suol
farsi in occasione di processioni, il paroco accortosi del tricolore, si mostrò
fieramente sdegnato, e sebbene celebrasse ancora la messa, fece trasportare
fuori della chiesa quelle bandiere con grave bisbiglio, e scandalo del popolo;
e per calmare l’effervescenza popolare bisognò convenire, che le due bandiere sarebbero riportate in chiesa al vespro, e sofferte, sebben di mal animo,
dal paroco retrogrado ?
I fogli clericali giidano a tutta possa, e si lamentano che Mons. Fransoni
Arcivescovo di Torino, e l’altro Mons. Morangiù Arcivescovo di Cagliari
siano tutt’ora in esilio, e non ristorati alle loro chiese. Ma gli awersarj rispondono, che quei due prelati sono incorreggibili, ed altro non mh-ano, eh.
a contrastare parte del dominio temporale a chi spetta di dritto e di fatto.
In questo campo portasi la discussione viva, e continua; e lasciasi senza risposta concludente il libro dei tre preti pavesi contro il nuovo dogma del-
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l’immacolata. Forse si spera che questa nuova dottrina acquisterà dal tempo
quell'autorità, che ricavar non si può dai documenti ecclesiastici.
Questi fogli clericali però si consolano, perchè in America l’autorità papale va stendendo sempre più le sue ali, avendo nominato il vescovo di
Baltimora, primate, di quel vasto impero; o perchè due altissimi personaggi,
che trovansi attualmente in Roma, pareva loro, che dessero qualche indizio
di volere abbracciare il romanesimo. Congratuliamoci noi evangelici però,
e rivolgiamo al Signore i nostri rendimenti di grazie, perchè la sua parola
va continuamente progi-edendo nelle varie città e terre del Piemonte; e
dovunque trovasi ohi ami di leggere la Bibbia, e di conoscere la legge cristiana nel suo puro fonte.
In Francia il movimento della Chiesa evangelica ha ri.svegliato l’attenzione dei dotti, e M. de llemnsat publicò un bell’articolo nella Rcvue des
deux mondes, sulla Riforma del secolo xvi. E se i letterati di quella grande
nazione si occuperanno delle materie religiose più che per lo passato, non
potranno i facitori di falsi miracoli cosi facilmente imporre alle ignaro moltitudini, senza correr pericolo d’essere scoperti. Così accadde ultimamente
a Tkie negli alti Pirenei. Una fanciulla di 14 anni annunziava d’avere apparizioni della Vergine, di Gesù Cristo, e perfino di alcuni suoi parenti
trapassati. Ma un commissario di poliiia essendo stato presente ad ima di
queste fantasmagorìe, scoprì l’inganno, e tutto venne sventato. H Vangelo
non ha bisogno di tali intrighi, ed ipocriti ritrovati. Esso dovunque s’introduca porta la verità, ed illumina le nazioni. In Piemonte non vedonsi più
da qualche tempo in qua le aperture d’occhi delle statue di stucco o di marmo, 0 le lagrime versate dalle immagini deUa Vergine, dipinte in tela. Lo
scetticismo e l’incredulità va restringendosi sempre più fra i sedicenti filoBofi, e J.0 studio della Bibbia allargandosi, si progredisce, conviene sperarlo,
verso una riforma radicale della nazione.
NOTIZIE DIVERSE
Torino. — Colletta per le Missioni. — Domenica scorsa. 13 febbrajo,
venne fatta in seno alla congregazione italiana, in connessione colla Chiesa
Valdese di questa città, una colletta a prò delle Missioni infra i pagani, la
quale unitamente ad alcuni doni speciali, fruttò la somma di f. 125, 10 c.
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— Vendita per un'opera di beneficenza. — Il venticinque del corrente,
avrà luogo, volendo Iddio, dall’ 1 alle 5 pom. nella gran sala, a piano terreno della casa parocohiale valdese, via del Principe Tommaso, una vendita
di oggetti diversi, a benefizio della Società delle damigelle evangeliche, per
la protezione dell'infanzia povera. All’ufSzio della Buona Novella si riceveranno, fino alla vigilia di quel giorno, i doni che si destinassero a quell’opera eccellente.
— Stabilimento di cucitura per le operaje povere e senza lavoro. — Quest’opera, una delle più eccellenti, — si per lo scopo che si prefigge, che
per i risultati che le fu dato di ottenere — fra quelle che, in breve lasso
di tempo, vennero intraprese in seno alla Chiesa evangelica di Torino, seguita a prosperare nel modo più consolante, mediante la benedizione di Dio,
sotto l’intcUigente ed energica direzione dalla Signora N. de Fernex, la
quale nè tempo, nè sollecitudine, nè denaro, nè fatica non risparmia a tale
intento. H valore degli oggetti fatturati che ammontava, l’anno scorso, a
6 700, f. ha raggiunto e in quest’anno la cifi'ra di 7,000, ed il guadagno
delle operaje che fu l’anno passato di 1,300, salì fino ai 1,700 in quest’anno.
Disgraziatamente una parte notevole di questi oggetti, per 2000 f. all’incirca,
rimangono tuttora in magazeno, e richiedono di essere smerciati, perchè non
si abbia da ridurre il numero delle operaje. Pensino a questo tutti coloro che
sono nel caso di provveder se stessi o i loro dipendenti di oggetti di vestiario e di biancherìa, e non neghino alla esimia signora, che con tanta abnegazione si è consecrata a quell’opera, la loro cooperazìone.
Casale — Attentalo contro la libertà di coscienza. — Domenica 13 del
corrente, la sala addetta al culto evangelico, che da anni si celebrava pacificamente in questa città, venne, con grida e minaccie, invasa da una turba
di popolo fanatizzato, ma l’autorita fatta avvertita di quello che succedeva,
con lodevole sollecitudine mandava sul luogo la forza, che presto ebbe disperso l’assembramento e restituita la quiete.
Domenico Grosso gerente.
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TORINO — TiiiograBa CLAUDIANA, ilirotla ila R Trombetln.