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Spett.
Blbllotsca Val'lsae
(Torino)
TC'
DELLE mLLT VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XC — Num. 18
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TORRE PELLICE — 29 Aprile 1960
Ammin. Claudiana Torre Pellice • C.C.P. 2-17557
XXV APRILE
"...ma domani farà giorno,.
La data del 25 aprile è entrata a
far parte del patrimonio delle feste
nazionali, con cortei e con discorsi
ufficiali. In un certo senso ne siamo
preoccupati, perchè, nella nostra patria, tutto ciò che diventa ufficiale, assume una veste di retorica, di conformismo: autorità e popolo (frase sacra
di tutti i manifesti di tutti i tempi)
sono invitati ad intervenire; alla solenne manifestazione che ricorda... che
cosa?
Perchè proprio questo è un fenomeno impressionante: oggi, i vecchi vogliono dimenticare ed i giovani non
sanno. C’è un vuoto di decenni di cui
nessuno desidera parlare. Ed allora
questa data, 25 aprile, corre il rischio
di non ricordare nulla.
E’ l’esperienza amara di tutti gli insegnanti che devono ogni volta riscoprire la stessa dolorosa verità: a casa
i genitori non parlano di questo periodo ai loro figli e forse neppure desiderano che se ne parli. « Non bisogna turbare le menti dei ragazzi » : è
giusto, però... non si può dimenticare! Non si deve dimenticare, perchè
quello che è stato, allora, non deve
ritornare mai più; non si deve dimenticare, e bisogna pure ricordarlo in
qualche modo ai giovani, che c’è stato
un tempo, in cui i loro genitori sono
vissuti, nel quale l’uomo civile ha operato come una bestia feroce. Perciò,
per non dimenticare, vogliamo ricordare oggi una di queste « cose » alle
quali il 25 aprile ha voluto dire un
« no » definitivo : la « cosa » orrenda
e incomprensibile di Ravensbriick.
A Ravensbriick, grazioso paesetto
a nord di Berlino, nella pianura ricca
di laghetti, meta, una volta, delle passeggiate domenicali dei buoni borghesi tedeschi, in esecuzione dei piani
nazisti sorse un campo di concentramento, di eliminazione, un Lager con
le sue baracche e camere a gas. Recentemente vi è- stato inaugurato un
monumento commemorativo: una stele alta sette metri in cui è raffigurata
una deportata in piedi che sorregge
un’altra deportata sfinita, come per
salvarla, condurla via da quel luogo
maledetto. Di questo luogo maledetto (uno dei tanti), ci parla Edmondo
Marcucci, senza odio, in uno studio
che Ali (rivista bimestrale delle U. C.
D. G.) ha pubblicato nel numero 1-2
(1960) e costituisce appunto per l’assenza dell’odio e della vendetta un
atto d’accusa verso un passato di tenebre, che non si può dimenticare.
Da queste undici pagine, stralciamo
solo alcuni paragrafi:
« Ravensbriick è oggi Un luogo sacro al dolore e al martirio delle donne che resistendo al nazifascismo lottarono per la libertà o che furono vittime dell’insensato odio di razza. Sì
sono calcolate 132.000 donne e bambini di 23 nazioni che negli anni 19391945 passarono per il campo. 92,700
esseri umani furono disrtutti. Vecchie
di oltre 80 anni, ragazze, scolare di 16
c 17 anni, ragazzi e bambini. Le donne più giovani avevano i loro bimbi
hati nel campo. Non meno di 863 bambini nacquero dal 1943 al 1945 e quasi tutti perirono di fame o furono uccisi. Era commovente vedere, nella cerimonia, alcuni di questi sopravvissuti.
Lo sterminio e la tortura dei piccoli innocenti fu uno del più raccapriccianti misfatti del nazismo. I neonati venivano uccisi (soffocati, ecc.),
e così pure le donne incinte e i lattanti. Tra le zingare sottoposte alla
sterilizzazione, vi furono alcune bambine di otto Unni. Del pari, dorme e
fanciulle furono vittime della ’’volontaria” estrazione di sangue per trasfusioni.
I primi bimbi arrivarono Ul campo
nel giugno 1939 col trasporto delle
zingare: erano svelte, belle creature
dagli occhi vivaci e dai capelli neri.
Poi, ne verinero altri. Un grande numero di bambini arrivarono con i trasporti dal terribile Lager di Auschwitz, recanti tatuato sugli esili braccini il numero dei prigionieri! 1 loro
genitori erano rimasti la maggior parte nelle camere a gas, morti nel tragitto od uccisi quando nón ne potevano più... Bambini soli, dalle madri
morte a Ravensbriick o mandate fuori a lavorare, bambini che non avevano conosciuto uno vera abitazione
umana, il focolare domestico... Bambini griddnti e piangenti, doloranti
per la fame, il freddo e l’abbandono...
I ragazzi dai 12 anni in su venivano
spediti a lavorare nelle fabbriche di
guerra. Come gli adulti, 12 ore, al
giorno e alla notte, affamati, stanchi
morti e disperatamente piangendo per
le loro mamme perdute!
Che péna leggere negli atti del processo di Norimberga la storia tragica
dei piccoli prigionieri! Una piccola
ebrea, superstite di una famiglia numerosa, doveva ad Auschwitz svestire
i bimbi destinati ad essere asfissiati.
II mondo concentrazionario — dobbiamo alla ’’civiltà” del nostro secolo
questo bel neologismo — era di una
assurda crudeltà e creava un’assurda
psicologia: i piccoli internati cercavdno con cura piccoli vetri rotti di bottiglia o un sasso piatto per giocare a
« gassato o non gassato? ».
Quando il 25 aprile il Comitato di
Liberazione nazionale per l’Alta Italia emanò il noto proclama « con cui
assumeva tutti i poteri civili e militari nelle regioni liberate; affidava la
tutela dell’ordine pubblico alle unità
del Corpo volontario della libertà appositamente incaricate; dichiarava
sciolti tutti i corpi fascisti; dichiarava
gli appartenenti a^lle forze armate tedesche prigionieri- di guerra », il Comitato stesso compiva un atto che doveva segnare l’inizio di nuovo capitolo nella nostra storia; compiva un
gesto che molti italiani videro in una
luce più pura e più nobile di un semplice annunzio di vittoria. Si. ebbe la
impressione che « il giorno » sognato
ed atteso invano dai milioni di creature umane eliminate nei Lager nazisti era giunto. {...Ma domani farà giorno, è il titolo di una pubblicazione di
Teresa Noce, consacrata a Ravensbrùck).
Non oseremmo affermare, oggi, che
il « giorno » sia nel suo pieno meriggio; ma il 25 aprile conserva tutta la
sua validità come simbolo e richiamo
di questo appassionato anelito. E ci
sia concesso di vederne il significato
più profondo in queste parole di Bernanos (citate da Ali): I martiri hartno
raggiunto il fondo della sofferenza,
noi abbiamo il debito verso di loro
di andare sino al fondo della verità.
Perchè l’uomo non debba ripercorrere il cammino di Ravensbriick: mai
più. Cl.
CRISI POLITICA
O MORALE?
Quanto sia difficile delimitare i
confini della a politica » è indubbia
mente arcinoto alla redazione dell’Eco delle Valli Valdesi! Le reiterate esortazioni a non occuparsi di
« politica » non sono mancate e sollevano un problema molto complesso. Infatti cos’è la « politica »? Per
molti, indubbiaipente, significa solo
l’attività dei singoli partiti politici,
e l’esortazione vorrebbe significare:
non aggiogatevi ad alcun partito. Per
altri, eredi del Risveglio, significa:
iC mondo; la politica è il regno del
principe di questo mondo, di Satana, contro l’Evangelo.
Gli uni e gli altri, numerosi nelle nostre Valli, hanno una conclusione in comune: i problemi della
« politica » non riguardano la Chiesa.
Non intendo oggi affrontare questi problemi che riehiederebbero ben
altre forze che le mie, ma mi sia
concesso di osservare come la recente e provvisoriamente chiusa crisi
governativa abbia dimostrato come
questa divisione tra mondo e Chiesa,
tra peccato ed Evangelo sia assolutamente artificiosa. Ad un certo punto i problemi di fondo si impongono, bisogna scegliere : sorgono i casi
di coscienza.
E nessuno può più stare alla fine
stra!
All'eretico la Bibbia del prete
Un eretico mereiaio d’Italia sta
percorrendo la via maestra di un remoto villaggio delle Cevenne; la
missione sta per terminare nell’alpestre borgo, ricco di storia e povero di speranze per il suo futuro; il
nostro viandante scorge nel cuore
del villaggio una vetusta chiesa cattolica e vicino un prete, intento a
rimettere in arnese la sua vecchia
moto: un saluto cordiale, una stretta di mano fraterna danno l’avvio
all’incontro, tessuto d’un lungo dialogo tra il colportore ed il sacerdote; questi è stato un prete operaio
per alcuni anni: egli racconta le sue
lotte, le sue amarezze, le vicende del
movimento stroncato in sul nascere;
egli parla con entusiasmo del suo lavoro fra i proletari delle fabbriche
e riversa nella sua parrocchia il suo
amore per i poveri, per i contadini
del suo villaggio. Si toccano dei temi delicati: rapporti tra Cattolicesimo e Protestantesimo in Italia, in
Spagna, in Columbia, le fratture tra
i popoli, le lotte di razza; si avverte
in lui un tormento, un’angoscia segreta per la profonda voragine che
separa le confessioni cristiane ed auspica una maggiore fraternità.
seul et même Dieu,
une seule et même foi,
un seul et même amour,,
Come fossero amici di vecchia data essi entrano in chiesa e parlano
della messa, del messaggio evangelico e poi, per una breve scaletta
salgono nel disadorno studio del sacerdote. Sul tavolo c’è una veccbi.t
carta geografica ed un libro: sulla
carta il buon sacerdote mostra le zone depresse delle Cevenne, poi si addentra nei problemi più urgenti per
salvare quelle terre : si avverte una
profonda sensibilità sociale e umana
ad un tempo, segno d’un cuore che
ama, che è vicino ai contadini che
lottano per non morire, per non do
ver partire da quelle valli sacre al
suo cuore... egli crede al miracolo
della rinascita sociale, crede al ritorno del contadino alla sua terra, a
mezzo di quanto di meglio la tecnica e l’appoggio finanziario possono
offrire. Sul tavolo c’è anche un libro e quel libro è la Bibbia, la ben
nota Bibbia della scuola biblica cat
Gli ex-preti
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, numerosi sono i preti che hanno abbandonato la Chiesa romana in diversi
paesi europei; in Francia si calcola che
siano 1000-2000; in Italia il loro numero
è ancora più elevato.
Che ne è stato di loro? Difficile dirlo.
La maggior parte di loro pare esser rimasta al di fuori di ogni Chiesa,, ma una
minoranza di questi uomini hanno trovato la via delle Chiese protestanti. In Francia, più di 40 di questi ex preti sono attualmente al lavoro nella Chiesa Riformata, sia come pastori che come laici;
una dozzina si sono uniti ad altre Chiese
protestanti; altri infine si sono volti alla
Chiesa ortodossa o a quella vecchio-cattolica.
Gli ex sacerdoti inseriti nella Chiesa Riformata di Francia hanno stabilito fra loro
un vincolo di fraternità e di servizio, in
due sensi: aiuto disinteressato ad ogni prete in difficoltà spirituale o materiale; di
sponibilità nei confronti della Chiesa Riformata di Francia per l’informazione e
la riflessione teologica (coscenza del cattolicesimo romano, inserimento dei Riformati nella situazione ecumenica attuale}
Una ventina di loro hanno tenuto una
sessione di studio a Sèie (Hérault) dal 4
al 7 aprile u. s.: giornate molto interessanti, animate da uno spirito veramente
fraterno, con la partecipazione di varie
personalità del Protestantesimo francese,
fra cui il Past. P. Bourguet, presidente del
Consiglio sinodale dell’ERF, e il Past. M.
Pradervand, segretario generale dell’ARM.
Una delle conclusioni di tale riunione
è la volontà di una migliore coordinazione per aiutare i preti d’Italia e di Spagna che si rifugiano in Francia per cercare una via d’uscita alla loro crisi. Fin
d’ora funzionano in Francia diversi centri
d’accoglienza.
(da un bollettino dell’Alleanza Riformata Mondiale)
tolica di Gerusalemme; e quel libro
diventa il tema di una simpatica conversazione : poi, all’improvviso, il
prete prende la Bibbia e con tatto
gentile ed affettuoso l’offre in omaggio al mereiaio e con una dedica :
Un seul et même Dieu, une seule et
même foi, un seul et même amour ».
Il ricordo delle Bibbie bruciate,
i! ricordo dei testimoni che pagarono sul rogo l’ardire di conservare
una Bibbia, il ricordo delle assemblee annientate per colpa della Bibbia e soltanto della Bibbia sembrano fugati per sempre da quel gesto,
da quella mano che tende all’eretico italiano il libro della Vita. Il mereiaio riprende il suo cammino; quel
gesto è per lui un segno ed un monito; un segno di riconoscenza ai padri che con l’esempio ed il coraggio
lianno rimesso in luce la Bibbia, ora
letta, meditata e diffusa anche dai
cattolici. Inoltre come un monito:
forse la mano dei discendenti del popolo della Bibbia è diventata troppo stanca, troppo insensibile, incapace di consegnare ad altri il Libro;
forse un giorno altri saranno scelti
dal Signore per gettare quel seme,
per mettere quel lievito nella pasta,
per diradar le nubi dai cuori, per
recare la Speranza nelle anime. La
mano di Dio non è mai troppo corta per salvare, non è mai troppo
stanca verso di noi; impariamo a
non perderci d’animo, a non disarmare, a non arrenderci al cospetto
del volto ossessionato del presente,
bensì ringraziamo il Signore che ci
permette ancora di andare, di camminare per il mondo con la buona
notizia, nel cuore, con la Bibbia in
mano per condurre la luce quelli
che giacciono nelle tenebre.
f.to II mereiaio ambulante
Ricordiamo dunque quel che è accaduto il 22 aprile.
L’on Fanfani, al termine di un.i
complessa partita, in cui ciascuna
delle parti ha cercato di nascondere
il suo gioco, ha dovuto rinunziare
all’incarico di formare il ministero.
In una sua dichiarazione, l’on. Fanfani stesso ha esplicitamente dichiarato fra l’altro: « Esaminando sue
cessivamente la situazione col segretario politico e con i presidenti dei
gruppi parlamentari ho constatato
che, all’inizio della delicata azione
politica, dei cui obiettivi resto più
che mai convinto, alcuni parlamentari hanno sollevato un problema di
coscienza ».
Sono parole estremamente chiare
e gravi. Finora si parlava di manovre di correnti e controcorrenti; di
aspirazioni ministeriali, di rivalità
personali, di ambizioni deluse, di
rapporti di equilibrio ecc. Questa
volta, no! Nel corso di una seduta
della quale non sappiamo nulla, vari deputati democristiani « hanno
sollevato un problema di coscienza ».
Ripetiamolo : è una cosa seria perchè va oltre i limiti di quello che
si chiama « politica » in senso stretto: la coscienza s’è risvegliata! Aveva taciuto in tutto questo grigio periodo travagliato dagli scandali Giuffrè e Roisecco.
Ora s’è risvegliata. Finalmente! E
dovremmo rallegrarcene, sul piano
« ecumenico »; ma questa coscienza
che parla solo nelle sedute a porte
chiuse ha una voce strana.
Ha detto no a Fanfani: era il suo
diritto ed il suo dovere. Ma perchè
ha detto no? A quanto riferiscono i
vari commentatori una parte dei deputati democristiani non vuole, o
non può, o non osa collaborare con
i socialisti; alla disciplina del parti
to ha contrapposto la voce della coscienza. E’ giusto! Ma è grave: il
problema della collaborazione politica assume la veste morale, diventa
un problema religioso. Ieri era il
veto ai comunisti; oggi ai socialisti;
domani....
Questa coscienza ha una voce strana ed inconfondibile: quella del lupo prepotente e vorace; quella del
regime intollerante: quella di Roma,
di ieri e di sempre.
Non possiamo ignorare queste cose; non abbiamo il diritto di chiudere gli occhi quando si pratica una
politica di discriminazione! Bando
alla politica? Sia pure! Ma proclamiamo ad alta voce l’Evàngelo!
” Qui non c’è greco e giudeo, circoncisione e incirconcisione, barbaro, scita, schiavo, libero... ”.
Se il nostro Evangelo significa ancora qualcosa, tradotto in lingua volgare, bisogna dire: ” Qui non c’è
bianco o negro, cattolico o protestante, socialista, comunista, proletario,
borghese... ”,
Ma Cristo è in ogni cosa e in tutti.
Spiegateci i casi di coscienza!
Cl.
ri’ìntolleranza religiosa
in declino
(New York). Al termine di uno studio
protrattosi per due anni, sotto gli auspici
delle Nazioni Unite. M. Arcot Krishnaswami (India), membro della sottocommissione delle Nazioni Unite per la prevenzione della discriminazione e per la
protezione delle minoranze, ha affermato
che l’intolleranza religiosa è in declino
(ma scriveva prima dei fatti antisemiti).
A suo dire questa situazione nuova è dovuta al mutamento di atteggiamento dei
governi, delle Chiese e del pubblico. E’
comunque necessario di sostenere ed incoraggiare i governi nella loro lotta in tal
senso.
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pag. 2
L’ECO DELLE mLLI VALDESI
29 aprile 1960 — N. 18
Le Pasteur Michel Morel rejoint
nos colons en Uruguay
I860: un pasteur arrive a Montevideo - Une rencontre historique > Garcia e Morei
Parmi les commémorations centenaires auxquelles les Vaudois du Rio
de la Plata sont désormais habitués,
il faut inclure l’arrivée du premier
pasteur de la « Colonia Agricola del
Rosario Oriental », actuellement désignée par le nom de Colonia Val dense.
Nos lecteurs savent que le premier
essai de colonisation vaudoise en Uni.
guay se réalisa dans le courant de
l’année 1857, aux alentours de la ville
de Florida, située à environ cent kilomètres au Nord de Montevideo. La
menace de persécution de part le jésuite Majesté et de sérieuses difficultés causées par des gens fanatisés,
obligèrent les premières 45 familles,
qui avaient quitté les Vallées pour
des raisons économiques à s’établir
aUleur. Dès la fin de l’année 1858, de
longs convois de charettes tirées par
des boeufs, transportèrent ce premie':'
groupe de près de 250 personnes, dans
le Département de Colonia, au SudOuest du pays.
Pendant leur séjour à Florida, et
jusqu’à l’arrivée du premier pasteur,
ils jouirent du ministère spiritual du
vaillant colon Jean Pierre Baridon,
qui joua un rôle de première importance. Nous lisons dans ses mémoires qu’à plusieurs reprises les chefs
de famille lui faisaient part de leurs
préoccupations pour quant à l’avenir
spirituel de leurs enfants. Des frases
telles que- «nous sommes dispersés,
sans pasteur, ni régent»; «je dois
rendre compte à Dieu de l’âme de
mes enfants» étaient souvent prononcées par nos premiers émigrés.
Le Rév. Pendleton, aumônier de
l’Ambassade Britannique à Montevideo, qui par son obligeante entremise
avait maintes fois protégé nos co
Ions et avait favorisé leur établissement dans le Département de Cclo
nia, visita la Colonie nouvellement
fondée et se rendit compte que le
ministère d’un pasteur et d’un régent étaient de toute urgence. Peu de
temps après, pendant un séjour e.r
Europe, il se mit en contact avec la
Table Vaudoise. Le 19 mai 1859, .è,
l’occasion du Synode, il prononça un
célèbre discours dans le temple neuf
de La Tour, en pérorant avec enthou
siasme la cause des Vaudois établis
en Uruguay.
Il leur dit entr’autre ; « les larmes
coulaient de ces yeux, cet après midi
lorsque j’entendais vos enfants d:
récole du dimanche chanter des cantiques dans le temple. Je pensais à
vos frères. Ils chantent eux aussi,
mais avec tristesse, en ayant comme
les Israélites suspendus leurs harpes
aux saules de la contrée « ...C’est Dieu
qui a conduit les trois premières fa
milles, pour que les Vaudois évangéll
Michel Morel
sent rUnigay ». C’est avec les larmes
aux yeux que vos frères vous demandent un pasteur et moi je finis en
vous le demandant à genoux pour
eux. Vous ne pouvez pas le refuser! ».
A un appel si impétueux ne pou
vait pas faire la sourde oreille le seul
pasteur qui quelques années auparavant avait défendu à courte épée
l’émigration vaudoise, causée nous
l’avons dit, par de pressantes raisons
économiques C’était le pasteur Michel Morel.
En rapport avec cette situation, feu
le pasteur Ernest Tron, dans sa bio
graphie de Michel Morel, laissa ces
mots: «La voix du devoir parle tou
jours, mais pas tout le monde a
courage d’obéir à son mandat impé
rieux! Le pasteur Morel était un vaillant et un homme de grande droitu
re. En se rendant compte que son
devoir était de partir pour rUruguay,
il s’y décida sans tarder! ».
Plus tard en se référant à cette
grande décision, Morel dira à plusieurs reprises : « Mon devoir, et rien
autre que mon devoir me décidèrent
à partir. Je ne pouvais pas laisser
seuls ceux-mêmes que j’avais encouragé à émigrer». Au début du mois
de janvier 1860, la famille du Pasteur
Morel quittait son alpestre paroisse
de Rorà, dont elle était originaire.
Doroteo Garcia
(Morel est le premier pasteur resortissant de Rorà) et se préparait à la
longue et pénible traversée de l’Océan
vers l’Amérique du Sud. Elle se com
posait de sept personnes: le Pasteur,
son épouse, (Victorine Jourdan, de La
Tour), un fils, trois filles et le vieux
père Morel.
Au moment de son départ Michei
Morel avait 41 ans; et, en sus d’une
bonne préparation théologique reçue
à l’accadémie de Genève, l’expérience
de plusieurs années de service, à Rodoret et à Rorà même, et une volonté
trempée pour les luttes de la vie.
C’était l’homme qu’il fallait pour
entreprendre un voyage si hasardeux
— on ne disposait alors que de voiliers — avec sa famille, et pour les res.
ponsabilités qui allaient tomber sur
ses épaules, sans aucune autorité
pour le soutenir à une telle distance
des Vallées.
Le 26 janvier le navire quitta le port
de Gènes. La traversée fut longue et
pénible, par les alternatives de vents
favcrables et contraires, les calmes
équatoriales — qui prolongèrent le
voyage au delà du temps prévu —
les provisions d’eau et d’aliments insuffisantes, qui furent rigoureusement
rationnées. Plusieurs compagnons de
voyages étaient des Italiens supersticieux au point de porter des amulettes suspendues au cou. Ces pauvres
gens commencèrent à croire que les
passagers protestants étaient la cause de tous les maux, et contribuèreni;
à empirer la situation. Avec la famille Morel voyageait aussi une quarantaine de Vaudois, pour lesquels le pas
teur Morel célébrait régulièrement les
cultes à bord. Il n’en fallu pas da
vantage pour que les supersticieux le
considéraient le diable en personne
et, ajoutaient-ils : « Si nous ne jetions
pas à l’eau ces gens là nous n’arriverons jamais à Montevideo ».
En traversant le golfe de «Santa
Cîatalina », le long des côtes du Bré
sil. le pauvre voilier fut surprit par
une violente tempête qui menaça le
faire sombrer. Morel eut à dire plus
tard : « Le Seigneur nous fit la grâce
de nous maintenir tranquilles, sûrs
et pleins de confiance. Le Seigneur
nous permit aussi de rencontrer un
bateau anglais qui ne put nous céder
que quattre sacs de galettes, puisque
i! manquait d’eau lui aussi ».
Le 26 avril le voilier entra finale
ment dans le port de Montevideo. Le
Rev. Pendleton avait quitté son poste
à la Légation Britannique, mais il
eut soin d’aviser ses amis qui firent
un acceuil très cordial aux nouveaux
arrivés. Ils invitèrent le pasteur Mo
rel à présider im culte dans le temple protestant, qui attira un grand
public. Un des journaux de la ville
mentionna élogieusement les nou
veaux arrivés et la prédication du di
manche.
Le directeur de la « Sociedad Agr:
cola del Rosario Oriental », Mr Do
roteo Garcia,de qui dépendaient nos
Colons, reçu Mr Morel avec beaucoup
de gentillesse, et l’accompagna visi
ter les alentours de la ville.
Le jeudi 3 mai, la famille Morel
prit place sur un navire de cabotage,
chargé de sel, qui se dirigeait à Paraná f ville située sur le fleuve homo
nyme dans la Province de Entre Rios
en Argentine). Deux jours plus tard
ils arrivèrent à l’embouchure du fieu
ve Rosario, où il débarquèrent non
loin de la colonie.
Mr Gardai, qui accompagnait le
Pasteur et sa famille, leur fit avoir
un abri pour la nuit dans le « rancho » des Oribe, propriétairesavo-isinant à la colonie. Tandis que lui
même s’y rendait à cheval, pour pré
venir les Vaudois; à la nouvelle de
l’arrivée de leur Pasteur, quelques cc
Ions allèrent le même soir le saluer
et lui souhaiter la bienvenue!
Le 8 mai un banquet était organisé
en honneur de Mr Morel, auquel pri
rent part quatre-vingt personnes. En
cette occurence Mr Garcia prononça
une allocution et renouvela sa promesse d’être toujoûrs prêt à aider la
cclonie.
Dès les premiers'jours MM. Garcia
et Morei parcourirent à cheval la vas
te étendue de champs colonisés par
les Vaudois. Parmi ses premières impressions il dit d’avoir trouvé la plus
grande partie des familles dans une
relative abondance, puisque chacime
avait des chevaux, des boeufs, des va
ches, des porcs et des poules. Chaque
famille avait aussi, un jardin et l’on
voyait déjà des pêchers, quelques ceps
et des peupliers. Toutes leurs plantations semblent prospérer — écrit-il
— Ils sont tous contents et jouissent
d’une santé excellepte. Le climat leur
est favorable et ce qu’ils désirent c’est
de voir leurs parents arriver bientôt.
Les colons se sont, construit des ran
chos... quelques Uns en ont trois.
jusqu’à quatre...». !
« Je croyais me trouver dans un désert, loin de toute habitation et en
relation seulemente avec les « gauchos », que nos géographies décrivent
d’une façon si triste... Rien de tout
cela... Nous sommés entourés d’estancias (grandes fermes) d’étrangers à
trois quart d’heure du village de Col
la (aujourd’hui la'ville de Rosario)
On se croirait dans les alentours de
Pignerol... Pour quant aux «gauches»
Si fiers, je crois que ceux d’Europe
sont plus dangereux que ceux de ce
pays. Nous vivons ici beaucoup plus
en sûreté qu’au Piémont. Les maisons ne sont pas fermées à clef, ni
le jour ni la nuit... Personne ne nous
ennuie... Nous allons et nous venons
à cheval sans encombre à Montevideo ».
Mr. Mcrel se fit un devoir de visiter aussi les habitants du village de
Colla (250 personnes environ). A son
letcur il put écrire d’avoir «reçu un
très bon acceuil et que tout le monde
rendait un excellent témci.gnage aux
colons. Le habitants de Ôolla sont
bien disposés envers nous... Ils profi
tèrent de la première occasion qui se
présenta pour exprimer à nos colons
leur intérêt et le plaisir de les voir
s’établir parmi eux. En sachant que
Cesan et Peyrot avaient eu le malheur
de voir leur « rancho » incendié, de
même qu’une bonne partie de leurs
meubles, ils se sont pas tenus en arrière dans leur libéralité; même le
curé a donné sa contribution ».
A la suite de cette collecte en fa
veur des sinistrés Monsier Morel s 3
fît un devoir de visiter tous les do
nateurs, leur témoignant le reconnaissance des Vaudois.
(à suivre)
Emile Ganz
Il Corpo Pastorale rîoplatense
con i neo-consacratl
Prima fila da sinistra a destra:
D. Perrachon, N. Rostan,
Ines Rostan, N. Tourn
Seconda fila :
N. Bertinat, A. Soggin, D.
Rostan, N. Berton, S. Long,
W. Artus, C. Negrin, C.
Griot.
LUCI ED OMBRE
. della chiesa in Cina
(Buck Hill Falls, Pa.) — Il Consìglio
delle Missioni della Chiesa mteodista negli
Stati Uniti ha esaminato un rapporto sulla
vita delle Chiese nella Repubblica Popolare Cinese. « La cosa più importante da
sapere, vi si dice, è che le Chiese in Cina
vivono. Hanno sofferto; si sono adattate
alla volontà politica ed economica dello
Stato. Tuttavia hanno resistito. Oggi in Cina si chiamano cristiani soltanto quelli
che lo sono veramente per una fede vissuta. I cosidetti « cristiani del riso » sono
scomparsi. Malgrado tutto ciò ci sono ancora 70.000 metodisti e 700.000 altri protestanti in Cina ». Non si può dimenticare
tuttavia che, tra l’altro, molti templi sono
stati dallo Stato destinati ad altri usi.
EN SOUVENIR
de David Malan
La nouvelle du départ pour la Patrie
Céleste de Mr. David Malan, décédé à
Pignerol il y a bientôt trois mois, est parvenue à Oliva, province de Cordoba, dans
la république Argentina, où notre regretté
ami a séjourné pendant 47 ans. Nous
croyons de rendre un témoignage à sa mémoire en publiant le message que Mr. Rafael Ferrera Amuchastegui, directeur de
la « Cooperativa Agricola », où il a été
employé longtemps, a envoyé à ses parents
demeurants aux Vallées, auxquels nous renouvelons notre sympathie chrétienne.
H. P.
Oliva, ce février 1960,
De notre plus haute considération ;
Le Conseil d’Administration et le personnel de la « Cooperativa Agricola de
Oliva Ltda » à la nouvelle du décès de
Monsieur David Malan, vous adressent
leurs sincères expressions de condoléance, pour une perte si irréparable.
Pendant ses nombreuses années de service, en qualité d’employé de cette Société,
il a démontré de l’honnêteté et une soigneuse application aux fonctions qui lui
étaient confiées, comme aussi il fut un
excellent compagnon et un bon ami. Ces
vertus le distinguèrent toujours entre le
personnel. C’est pour de si nobles qualités, que la nouvelle de son décès a causé
à la Direction, aux employés et aux amis
de Oliva, un regret sincère; et nous regrettons aussi que son séjour au pays natal, à côté des siens, ait été très court,
puisqu’il avait toujours exprimé le désir
de retourner à son pays, ce qu’il obtint
au prix de beaucoup de sacrifices!
Pour tout ce qui précède et pour son
grand respect et son grand amour dont
il a donné maintes preuves en cette République Argentine, à l’ami Malan nous
lui réserverons toujours une grande place
dans le souvenir, en ayant eu le bonheur
de l’avoir parmi nous.
Nous ..adressons à tous les. membres de
sa famille nos plus profondes condoléances.
Au nom de la « Cooperativa Agricola
Oliva », de la direction et du personnel (Signé:) Rafael Ferreyra Amucliastegui Oérent.
Un gruppo di valdesi a Morges
Un dono grande ed insieme molto impegnativo
I rapporti di fraterna amicizia tra
Vaudois du Piémont e Vaudois du
Cianton de Vaud si rinnovano e fioriscono : l’ultimo frutto (ultimo nel tempo) di tale fraternità è stato il viaggio
organizzato dalle comunità di S. Giovanni e Torre Pellice, con annesse la
Corale di Torre e la Scuola d’Agricoltura dei Monnets. Quattro pullman
che, in corteo disühitosi soltanto due
0 tre volte, hanno recato un centoquaranta valdesi a restituire ai cittadini di Morges la visita da essi fatta
la primavera 1959 àlle nostre due comunità. Un viaggio interessante e bello, favorito dal tempo eccezionalmente splendido, e dalla scarsità di piccoli
ed inevitabili incidenti.
II programma del viaggio era indubbiamente carico: partenza alle 4
a. m. del sabato 23 aprile; Novara.
Stresa, Domodossola, Sempione; corridoi di neve in cui gli abili autisti
fecero descrivere aiipullman curve misurate al millimetro... Dopo Briga,
il caldo e la piena fioritura del Valiese; e a sera le cittadine sulla riva nord
de! Lago Temano; Villeneuve, dove
si aspetano i ritardatari, Cully, dove
si ricordano gite precedenti, Morges,
dove al suono delle campane, che ha
commosso molti di noi, i fratelli elvetici radunatisi con noi nel tempio per
un istante di ringraziamento a Dio,
assegnano i viaggiatori alle famiglie
ospitanti. Qui ognuno dei gitanti avrà
1 suoi ricordi personali; ma è bene,
seppure ormai superfluo, citare quale
sia stata la larghezza, non solo materiale, di tale ospitalità; la si riassume
nel dire d’essersi sentiti « a casa propria » ma questo è ormai un modo di
dire, che non fa più impressione. C’era
evidentemente qualcosa di molto più
che una semplice poUtesse; il segreto
dell’affetto che si manifestava in naturalezza, spontaneità, comprensione
deve essere in una vera vitalità del
sentimento religioso, non guasta dall’essere liberi e numericamente forti
in paese protestante.
La stessa vitalità agisce nel tempio;
la solennità non è imposta dal di fuori ma sgorga dalla convinzione; la comunità partecipa al culto in una liturgia ricca ma austera: il culto della
domenica mattina ci ha dimostrato
che si può essere calvinisti anche dando al servizio divino un più spiccato
carattere liturgico, come appunto stiamo ora imparando pure noi.
La Corale di Torre ha partecipato
al culto con un inno di autore elvetico
e con uno in italiano. Al termine del
culto, ha ancora eseguito, di fronte all’assemblea, un corale e il Giuro di
Sibaud, che tutti hanno ascoltato in
piedi e con evidenti segni di commozione.
La visita a Saint-Loup e a Losanna
hanno dato un’idea dell’attività assistenziale e del patrimonio storico-artistico dei nostri fratelli.
A Saint-Loup abbiamo ammirato le
bellezze della natura, l’ampiezza del
lavoro svolto da quelle diaconesse e
la sua perfezione organizzativa.
A Losanna il Professor Meylan ci
ha esposto le vicende e i pregi della
Cattedrale, il più bel monumento gotico della Svizzera; il pomeriggio è
terminato con la visita rapida, sui
pullman, del quartiere elegante di
Quchy.
Alla Ecole ménagère di Marcelin,
pranzo in comune, ottimo e festevole;
quindi serata varia, con programmi di
canti (molto apprezzata l’esecuzione
di canzoni valdesi da parte della nostra Corale), di danze locali, presentazioni, ringraziamenti. Qui la nostra
Scuola d’Agricoltura ha avuto il suo
quarto d’ora (forse un po’ abbondante)
di celebrità : vita e problemi della
scuola sono stati esposti dal Prof, dalla, circondato da una corona di giovani allieve.
Lunedì 25 ; raduno e cerimonia di
saluto, con un semplice culto; visita
libera a Prangins e Ginevra; ritorno
attraverso la Savoia e i Colli del Lautaret-Monginevro-Sestrière, con visioni stupende sui ghiacciai al calar del
sole.
Oltre a tutte le cose belle viste e
udite, riportiamo a casa un, dono,
grande ed insieme impegnativo: ci è
stato detto che la visita di quei di
Morges alle Valli Valdesi ha dato frutti spirituali ; questo non è opera di
uomini; la potenza di Dio si manifesta nella nostra debolezza; ringraziamo il Padre di noi tutti per quanto
ha dato di offrire e di ricevere agli
uni ed agli altri, in terra d’Italia e di
Svizzera. E ringraziamo i nostri ospiti
per la loro accoglienza così spontaneamente accurata e così cordialmente aperta.
UN DECES
Le 5 courant Avril ont eu lieu au Temple de l’Eglise Evangélique Libre de Cannes, présidées par Mr. le Pasteur Loup,
les obsèques de notre regretté frère Vaudois: Monsieur Bertalot Frédéric Albert,
décédé à Cannes le 3 courant à Page de
82 ans.
De nombreux amis étaient venus témoigner à sa Veuve et à sa nombreuse famille
notre chrétienne sympathie.
Originaire de Prarustin il s’était installé
à Cannes dès le début de ce siècle. Il resta
fidèle à la foi de nos pères, n’oubliant jamais « la carrière dont il avait été tiré »
ni « la pierre dont il avait été formé ». Très
attaché à notre Eglise et aux institutions
Vaudoises hospitalières, il fut pour elles
un constant et dévoué collaborateur. Nous
sommes heureux de lui en rendre témoi*
fanage. a. Stallé,
3
29 aprile 1960 — N. 18
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
pag. 2
PUNTI DI VISTA
la “Lettera al clero italiano.
Come è noto, dall’assemblea generale
della GEI tenntasi nell’ottobre scorso è
venuta l’ispirazione per un documento cbe
ricercasse e mettesse in chiaro risalto l’atteggiamento pratico ed i presupposti teorici del malessere spirituale che, a detta
di molti, travaglia il nostro paese, e desse
nel contempo le indicazioni necessarie a
contenerlo ed a combatterlo. Abbiamo così
oggi la « Lettera al Clero » che porta le
firme di alcuni illustri cardinali e di tutti
i vescovi italiani. Scopo della lettera è appunto individuare il male del secolo, denunciarlo e offrire l’antidoto.
Ora, secondo i vescovi cattolici, l’errore
fondamentale di oggi è il laicismo, che si
esprime in modo multiforme e riveste caratteristiche differenti: si configura come
opposizione ad ogni iniziativa della gerarchia, come tentativo di gettare discredilo sulle sue azioni; oppure come sistematica e maligna denunzia di supposte inframmettenze del clero nella vita pubblica, o ancora come concezione di vita materialistica e negatrice dei valori dello spirito. Accanto a queste forme la Lettera indica anche gli errori di certo laicismo infiltratosi nella mentalità e nelle azioni degli stessi sacerdoti, ai quali è opportuno
ripetere « non conformatevi al presente secolo ». Il rimedio all’atteggiamento laicista è indicato in una più profonda spiritualità, nel ritorno alle motivazioni perennemente valide del cristianesimo, sia da
parte dei sacerdoti, sia proprio da parte
del laicato cattolico, che deve approfondire con lo studio la propria cultura morain modo che se ne avvantaggi la sua testimonianza nei confronti dei « lontani », degli scettici e dei negatori.
La Lettera, che è la prima nel suo genere in Italia, non contiene nessuna vioè pacata e curata, scevra da retorica predicatoria e, a tratti, ha delle locuzioni
piacevolmente moderne. Certo dobbiamo
leggerla sullo sfondo delle condanne ponficie del liberalismo, sullo sfondo di certi
divieti e preclusioni ormai codificate e
sulle quali non si torna, nto. Ben noto
anche il metodo di riunire sotto lo stesso
denominatore degli atteggiamenti disparati : riducendoli ad un solo fondamentale
errore di impostazione dottrinale, li si liquida in blocco.
Il documento dei vescovi porta la data
del 25 marzo, giorno della Annunciazione e deirincarnazione del Figlio di Dio.
(Í E’ VIncarnazione, si afferma, che ha dato
al mondo Gesù Cristo ». Si tratta di una
tesi chiaramente mariologica, che non a
caso introduce il discorso sul laicismo. In
sostanza l’incarnazione vien fatta dipendere dall’assenso della Vergine, nel Fiat di
Maria si vede la prova di quella cooperazione tra Dio e creatura, di quell’unione
tra natura e grazia, tra naturale e soprannaturale, che è il pilastro fondamentale
della teologia cattolica.
L’errore del laicismo è teologico, consi
ste nel separare arbitrariamente il fine naturale dell’uomo dal suo fine soprannaturale. Può darsi anche che il laicismo non
neghi questo secondo fine, ma lo isola dall’altro e relega ad esempio la religione nella sfera della vita privata, senza contatto
con la vita economica e sociale, che è autonoma. Laicismo e cattolicesimo stanno
quindi su due posizioni fondamentalmente
differenti, era dunque inevitabile la condanna se si considerano le cose dal punto
di vista cattolico-romano. Il fatto è che
purtroppo i laici hanno spesso della religione un concetto ricevuto, e ricevuto proprio dal cattolicesimo.
Ma la Lettera comprende sotto la denominazione laicismo, anche un altro fenomeno, abbastanza diverso, quello della secolarizzazione. In realtà i vescovi, per voler riunire lutto sotto un unico denominatore, hanno confuso arbitrariamente laicismo e secolarizzazione. Molti dei mali
che essi denunciano, non sono imputabili
al solo spirito laico) ma allo ispirào d.
profonda secolarizzazione che travaglia la
nostra società. Altri hanno usato a questo
proposito il termine di decristianizzazione
(che orrendi neologismi!) che è molto forte e molto realistico, ma i vescovi, usandolo, avrebbero fatto una ammissione troppo grave. La secolarizzazione avviene quando la vita degli individui e dei popoli non
trova più il suo giusto riferimento a Cristo. E le cause per cui molti di noi vivono
in un atteggiamento di ateismo pratico,
non sono da ricercarsi in primo luogo nello spirito di « modernità », ma piuttosto
nel comportamento della Chiesa. L’allontanamento delle masse da Cristo è solo il
risultato di un errore ecclesiastico, identificabile nella confusione che si è prodotta
in altri tempi, e forse contniua a prodursi,
tra esigenza cristiana ed esigenza di una
ben definita società borghese.
Il documento episcopale evita di confessare il peccato della Chiesa nella secolarizzazione, ma riconosce che lo spirito del
secolo è entrato anche in molti sacerdoti
e laici. La denuncia era già stata fatta da
cattolici sinceri e da sacerdoti. I vescovi
l’hanno accolta senza riserve, come hanno
saputo far tesoro di molti avvertimenti
pervenuti da quei settori detti d’avanguardia, i quali sono d’altra parte e senza cerimonie condannati, sia pur genericamente.
11 rimedio allo spirito del secolo penetrato nella Chiesa ha da esser spirituale. In
tutta la sua parte finale la Lettera trova
gli accenti più sinceri per raccomandare la
spiritualità del sacerdozio ricondotto alle
sue ragioni ed ai suoi scopi cristiani.
”11 laicismo, più che con la nostra dialettica, lo vinceremo con la pratica coerente della nostra vita”. Oltre a ciò, si
raccomanda di penetrare i motivi interiori
dell’atteggiamento laico c secolarizzato, ma
— questa è una contradizione lampante —
si condannano precisamente quelli che si
sono avventurati seriamente in questa comprensione, e si sconsiglia la lettura di opere (cattoliche, si noti!) d’oltralpe, giudicate pericolose, per cui dovremo rassegnarci e vedere i preti italiani più ignoranti e
sempre in ritardo sugli altri.
Si deve vedere in questa lunga epistola
uno scopo prevalentemente politico? Certo noti è assente la preoceupazione di combattere il laicismo anche sotto questo profilo. Tutta la prima parte della Lettera lo
dimostra chiaramente. Eppure non si può
dire che i vescovi abbiano taciuto la realtà
della secolarizzazione imperante in Italia
ed infiltratasi anche tra il laicato ed il
clero cattolico: la tendenza a sostituire ”a/
primato della grazia quello degli strumenti
e delle tecniche umane*'.
E’ da giudicare positivamente tutta l’ultima parte contenente il richiamo alla coerenza con la fede professata, nonché l’esortazione ad evitare "ogni forma di esagerato
autoritarismo... non interferendo in campi
dove non abbiamo alcun diritto di dare direttive^ poiché il giudizio e la scelta sono
affidati alla libertà di ognuno*". Non si
dice naturalmente quali siano questi campi, per cui — anche dopo il divieto vescovile ad una manifestazione squisitamente
artistica come quella della rappresentazione del « San Sebastiano » al S. Carlo di Napoli e dopo i noti interventi nella crisi
governativa — non sembra che ci sia da
attendere per il futuro una maggior cautela dell’intervento ecclesiastico negli affari politici.
Chi legge questa Lettera ha probabilmente chiaro quali siano le preoccupazioni e i problemi dell’episcopato italiano in
ordine alla buona condotta del gregge affidatogli. Non vi sono, a nostro parere, cose
nuove nè si dà prova di molla larghezza
di vedute: contano i deslinalar.': non sappiamo quali siano le reazioni dei sacerdoti,
sempre a contatto con la vita secolare. Ci
auguriamo che essi non diano al documento troppe interpretazioni e che non lo corredino di troppi sillogismi, ma che lo
prendano, specialmente in quella parte che
li esorta a liberarsi dello spirito del presente secolo, in evangelica semplicità.
S. Rostagno
Au calendrier
"Valli Nostre»
0 mon pays, sois mes amours
Toujours. Chateaubriand.
Au sein de mon logis d’une terre étrangère,
Qu’il est doux d’égayer ma chambre solitaire
En tournant les feuillets d’un charmant calendrier
Que je ne peux revoir sans sourire et prier!
Car je vois repasser devant moi les années
Où je crus habiter ptour toujours les Vallées...
Hélas, je suis bien loin de la génération
Qui se meut vaillamment au sein de ce vallon
Où, dans un temps passé, plein d’espoir, j’ai vécu!
J’y serais maintenant étranger, méconnu...
Je soupire en pensant à la loi bien cruelle
Qui, sans pitié, me force à descendre l’échelle
D’une existence pleine, aimante, sans pouvoir
Retrouver mon passé, mon monde et mon manoir...
Soudain le calendrier prend l’air d’un camarade.
Je rougis de me croire un étranger maussade.
Par les gens d’outre-mer à l’exil condamné...
Tout mon être s’émeut; la patrie a parlé;
J’entends sa douce voix; c’est à moi de répondre.
Je sens au fond du coeur une glace se fondre;
Un passé qui revient pénétré de ce miel
Qui les jours adoucit d’un sourire étemel.
Condensant la distance en une seule étreinte.
Et fait revivre encor notre famille éteinte.
Le calendrier me dit: les monts sont toujours là;
L’Esprit se renouvelle en dépit du trépas.
Au delà de ces monts; au delà d’un déboire
Nous continuons ailleurs, plus vive, notre histoire.
Merci, cher Calendrier, tu ne sauras jamais.
Dans ton humble mission, le bien que tu me fais.
Giovannino Trop
Una strana stirpe di audaci
Figure salienti del Metodismo primitivo
Forse la Chiesa oggi è chiamata, più
che a definire o a scrivere la sua fede, a
viverla. E’ una necessità che la Chiesa
stessa fa notare ai suoi membri e che il
mondo esterno fa notare alla Chiesa. In
altri tempi bastava, per mantenere una
,cefta autorità, fare delle dotte disquisizioni di cui nessuno capisse niente, perchè
tutti pensassero : « Guarda quante cose sa
quella gente ». Oggi non basta più. Ci conforta, però, il pensiero che non siamo i
primi a constatare, a fatti avvenuti, senza
rimedi pronti, le nuove esigenze della
testimonianza e Tineluttabile inefficacia
perpetua del metodo della « poudre aux
yeux ».
Abbiamo, infatti, letto con grande interesse il volume del vescovo metodista Sante Umberto Barbieri: Una strana stirpe di
audaci, edito dalla Claudiana, nella traduzione del pastore Bruno Corsani, in
cui l’Autore, uno dei presidenti del Consiglio Ecumenico delle Chiese, che forse
molti lettori ricordano dalla sua visita
alle Valli di due anni fa, ha raccolto una
serie di profili esposti in lezioni tennte in
varie Facoltà teologiche, fra cui la nostra,
dei primi banditori del Metodismo. Il genere non era facile: è sempre agevole cadere nel tipo di agiografia di edificazione
cattolica, che fa dei suoi santi soggetti
astratti ed inimitabili, molto più adatti
a scoraggiare gli sforzi di chi vuol farne
che ad incoraggiarne dei nuovi. Gli audaci
del Barbieri, non hanno un’audacia che
ti scoraggia, perchè non è audacia umana.
Non si tratta di biografie vere e proprie,
quanto, piuttosto, di profili, ben docu
COLLEGIO
VALDESE
La fine dell’anno scolastico è stata fissala per il 28 maggio e l’inizio degli esami per il 3 giugno: alle ore 8 per le classi
del Ginnasio Liceo, alle 8,30 per quelle
della Scuola Media, alle 9 per gli esami
di Ammissione alla Scuola Media.
Gli orari delle singole prove saranno
tempestivamente pubblicate all’albo dei rispettivi Istituti.
Le domande d’iscrizione ai vari Esami
di Ammissione alla Scuola Media, di Licenza dalla Scuola Media, di Ammissione
al Liceo e di Idoneità alle varie classi vanno inoltrate alle Presidenze della Scuola
Media e del Liceo, entro il 18 maggio p. v.
su carta da bollo da lire 100 e coi documenti di rito.
Per gli Esami di Ammissione alla Scuola Media, si precisa che la domanda di
iscrizione su carta da bollo di lire lOO,
firmata dall’alunno e controfirmata da uno
dei genitori o da chi per esso, va accompagnata dai seguenti documenti:
a) certificato di nascita su carta da bollo
di lire lOO;
b) documento di identità personale (rilascialo dal Municipio di residenza su
carta da bollo di lire 100) ;
c) certificato di rivaccinazione antivaiolosa (carta libera) ;
d) programma d’esame controfirmato dall’insegnante dell’alunno.
Le tasse di iscrizione e d’esame devono
essere versate all’atto della iscrizione presso la Segreteria dell’Istitulo, che è aperta
ogni giorno feriale, dalle ore 10,30 alle
12,30.
mentati, di quei personaggi. Profili quanto
mai sobri, senza alcun commento esplicito,
a parte quello breve alla fine che conclude
tutta l’opera, ma che lasciano capire al
lettore quanto può servirgli. Nou è un
libro difficile, e pure coniiene tante idee
„cbe,JàPte__yoltc non,j|6t vygliopo ^capire.
Contiene, in sostanza >bna serie di esempi
di uomini che si sono resi conto che era
una gran bella cosa avere delle idee chiare
sui problemi teologici, e che non si poteva abbracciare bonariamente qualsiasi dottrina, ma che era anche più bello vivere
la propria fede con coerenza. E l’hanno
fatto. Perchè era la loro vocazione e per
insegnarlo ai posteri. Le polemiche dottrinali, se si eccettua quella spiacevole fra
calvinisti e arminìani, cioè fra sostenitori
della dottrina secondo cui Dio predestina
gli eletti e della dottrina contraria, non
furono mai la loro preoccupazione. E fecero qualcosa; vissero qualcosa, forse in
modo molto strano, talvolta, ma lo vissero. E questo fu il loro segreto per vincere, per essere audaci a modo loro.
Vi sono figme strane, dicemmo; forse
la loro stranezza deriva anche dal fatto
<he non siamo abituati a leggere di gente
vissuta come loro, nell’ambiente inglese
del ’700, fra beghe di ogni sorta tra le
varie denominazioni religiose, non sempre
serene ed edificanti, ma già leggendo i
profili degli antenati di Wesley, il banditore del Metodismo, c’è anche qualcos’altro
che ci turba: e questo è il vedere che
quelli erano malgrado il loro ambiente
uomini come noi, con pregi e difetti, che,
tuttavia vivevano la fede. L’Autore non ne
la il panegirico, non ne enumera solo le
virtù: li mette nel libro a dimostrare che
il Metodismo non è nato come un fungo,
dal mattino alla sera, ma che era preparato da varie generazioni. E come ci tnrono pecche nel Metodismo, cosi ce ne furono anche nei preparatori. Ma ci furono
anche dei meriti. E forse questi ci paiono
strani.
La loro stranezza consiste soprattutto nel
fatto di aver sempre voluto nuove forze
per la predicazione e nel modo in cui le
Hanno recintate. Si incomincia con l’ordinazione di Kiccardo "Whatcoat e Tommaso
Vasey, diaconi prima, poi pastori, da parte
di pastori anziché di un vescovo. Poi si
torma la « banda degli irregolari », Giovanni Nelson, Tommaso Maxfield, Maria
dosanquet, Tilippo Embury, ecc., neppure
ordinati: i primi predicatori laici del Melodisnio. Si noti che vi sono anche le donne fra costoro. Gente che aveva studiato
e che conosceva solo la Bibbia; gente povera e gente ricca; gente intelligente e
gente semplice; tutti quegli audaci sono
di un medesimo sentire, hanno una medesima preoccupazione: predicare l’Evangelo. Hanno un pulpito.' Bene. Non lo
hanno? Fa lo stesso. Li si riconosce? Tanto meglio ; ma se non c’è il riconoscimento, fa lo stesso.
Certo è auspicabile solo fino a un certo
punto una predicazione assolntamente incontrollata, perchè può sempre capitare il
tipo che si fa un dovere, per mettersi in
vista od altro, di voler fare qualcosa di
un po’ stravagante e che non trova nulla
di meglio a questo scopo della predicazione; ma questi tipi sono rari e l’esperienza
del Metodismo fu felice. Portò ad un riconoscimento più concreto del sacerdozio
universale ed alla sua utilizzazione pratica
nella Chiesa.
Si noti che tutto questo avveniva in un
ambiente ufficialmente clericale, quindi,
anche di fatto, molto più clericale ancora
del nostro : noi con la nostra piccola, in
confronto, dose di clericalismo, saremmo
capaci di fare altrettanto? Un mio amico
mi racconta che alle donnette della sua
comunità, che non è neppure una delle
più disprezzabili delle Valli, piacerebbe
veder circolare il pastore in sottana: non
so se mi spiego, ma con simili idee è possibile che si effettui un risveglio? Certo,
dove non lo possiamo suscitare noi, Dio
può suscitarlo Lui, ma certe cose ci lasciano piuttosto perplessi: non si tratta
affatto di far fuori i pastori, ma di fare
quello che hanno fatto gli audaci del Barbieri, cioè di capire che il cristiano è tale
anche nella lingua, e che, perciò, la sua
parola è per forza una parola cristiana,
cioè una predicazione. Questa è la base
per ogni risveglio: cosi siamo nati anche
noi valdesi, e a partire dal momento in
cui solo più i pastori hanno certi diritti
e certi doveri di testimonianza, cessiamo
di essere valdesi.
Per tutte queste considerazioni credo
che il libro in esame sia di utilità immediata per la nostra Chiesa: ripeto, tutti i
motivi che ho elencato non sono espliciti:
l’Autore si limita a esporre, in forma piana e accessibile a tutti ; ma appunto perchè non è un libro di regole astratte penso
che sia di gradimento a tutti quelli che lo
leggeranno.
A questo primo volume seguirà un altro, dello stesso Autore, che è già in preparazione: Collaboratori di Dio. Speriamo
che in questo tempo in cui stiamo per
unirci. Metodisti e Valdesi, in Italia, questa collana metodista contribuisca a far
conoscere il movimento, almeno qui alle
Valli, dove i contatti con quei fratelli saranno forse meno frequenti che altrove,
per la distanza dalle loro comunità.
c. t.
Sante U. Barbieri — Una strana stirpe di
audaci — Claudiana, Torre Pellice,
1960 — L. 600.
Sette giorni
GIOVEDÌ’ 21 APRILE
La rivolta militare scoppiata nel Venezuela sembra soffocata. Inquieta per contro è la situazione nella Corea Meridionale.
VENERDÌ’ 22 APRILE
A Livorno le strade sono insangu’nate
da gravi incidenti tra paracadust; e gioventù locale.
Fanfani non è riuscito a concludere il
suo tentativo di formare un ministero autonomo con l’astensione dei socialisti. Una
dichiarazione ufficiale dell’on. Fanfani attribuisce espl'citamente la responsabilità
del fallimento a determinate prese di posizione estili di uomini del suo partito.
SABATO 23 APRILE
Il presidente della repubblica ha ripreso
le conversazioni con gli esponenti dei vari partiti in vista di una soluzione della
crisi.
Nell’America meridionale sj segnalano
co.mplotti e sommosse in vari stati.
Il presidente della repubbPea ha invitalo
Fon. Tambroni a presentarsi al senato per
ottenerne la fiduc'a, dopo aver respinto le
sue dimissioni.
DOMENICA 24 APRILE
Il ministero Tambroni si presenterà mer
coledi al senato; nel frattempo i direltVi
dei vari partit: esaminano la nuova situazione .
La Corea del Sud sj avvia lentamente
verso la normalizzazione; l’aiteggiamenío
del dittatore rimane però sempre ambiguo;
afferma infatti di voler rinunziare ai suoi
legami con il partito liberale, ma non intende rinunziare ad esercitare il potere .politico.
LUNEDI’ 25 APRILE
La Liberazione è stata ricordata in tutta
l’Italia con solenni manifeistazioni.
Kruscew in un discorso al Soviet dell’Azerbaigian ha dichiarato che vi sono
buone probabil'tà dii successo per l’incontro al vertice e che Eisenhower e Mac Millan gli sembrano animati dall’intenzione
di risolvere tutte le controversie con mezzi
pacifici.
Grav’'.ssimi danni e numerose vittime hanno provocato scosse di terremoto nell’Iran;
le prime notizie parlano di una catastrofe
più grave di quella di Agadir.
MARTEDÌ’ 26 APRILE
Il discorso di Kruscew al Soviet delTAzerbaigian non appare più cosi ottimista
agli osservatori occ dentali, in quanto i riferiiment; alla situazione di Berl'no sarebbero tali da de.stare notevoli preoccupazioni.
La situazione nella Corea del Sud è sempre molto confusa. L’on. Tambroni ha convocato il ministero per concordare il testo
delle dichiarazioni al senato.
MERCO! EDI’ 27 APRILE
L’on Tambroni ha fatto le sue nuove
dichiarazioni al senato, precisando i lim'ti
dell’azione del suo iminiistero, in vista dell’approvazione dei bilanci e di assicurare
la presenza dell’Italia alle varie Conferenze internazionali.
Una nuova tappa nel cammino dell’abolizicne del colonialismo è data dalla avvenuta e proclamata indipendenza del Togo.
Il generale De Gaule ha r'confermato la
sua fedeltà al principio dell’autodeterminazione degli Algerini.
é uscito
L. 250
Editrice Claudiana . Torre Pellice
Il laicato nella Chiesa
La Commissione permanente per
gli anziani evangelisti ed i ministeri
femminili, nei corso delle sue ricerche e delle sue discussioni, è giunta
alla conclusione di proporre a tutta
la Chiesa un riesame ed una meditazione sul problema generale dei ministeri.
Pensiamo che sia oggi urgente, per
la vita delle nostre Chiese, e per la
nostra presenza evangelizzatrice, riscoprire il senso del servizio di Cristo nel mondo, da parte di tutto il
popolo di Dio, riconoscendo i doni
che lo Spirito suscita in mezzo a noi :
siano essi ministeri speciali offerti a
pieno tempo, ovvero impegno laico
offerto negli schemi della vita quotidiana.
Per questo ci proponiamo di offrire a quanti ci segnaleranno il loro nome la possibilità di ricevere materiali di informazione e di ricerca, al fine
di suscitare dibattiti e riflessione personale ; nella speranza che questo ci
conduca ad un rinnovamento e ad
una precisazione della nostra vocazione di popolo testimone dell'Evangelo
in questo paese.
Chi vorrà ricevere materiale di informazione è pregato di scrivere al
pastore Neri Giampiccoli, via Masone
11, Bergamo.
4
pag. 4
L’ECO DELLE>VA1X1 VALDESI
29 aprile I960 — N. 18
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
S. 6£RMA)^0 CHISOHE
Al culto della domenica delle Palme abbiamo ammesso, quali . nuovi membri di
chiesa 26 catecumeni che avevano terminato il corso quadriennale di preparazione,
Eissi sono; Avondet Mara, Balmas Ina,
Cheiret Nedina, Costabello Silvana, Gallian Rosina, Melchiori Adriana, Polissero
Gina, Rivoira Bruna, Stocco Ida, Travers
Fiordalisa, Beux Dario, Beux Giorgio, Canonico Italo, Comba Albino, Comba Dino,
Comba Germano, Gallian Arturo, Gilles
Emilio, Martinat Cesare, Martinat Pier
Paolo, Pelissero Piero, Pons Loris, Roccione Franco, Rostan Stefano e Soulier Marco. Auguriamo a questi giovani di' essere
dei credenti coscienti e responsabili.
L’Unione Femminile ha organizzato, per
loro e per le loro madri, un simpatico pomeriggio. Dopo alcune parole introduttive
del pastore veniva distribuito, ad ogni confermato, l’opuscolo « Sii Fedele » ed un
quadretto con testo biblico. Abbiamo quindi avuto il piacere di ammirare una serie
proiezioni luminose a colori presentate dal
past. R. Jahier che, con la signora, aveva
gentilmente accettato di prendere parte attiva alla nostra riunione. Lo ringraziamo
sentitamente.
Giovedì 21 aprile una quarantina di signore si sono recate a visitare l’Uliveto e
Villa Olanda recando, ad ogni rifugiato,
un piccolo segno di solidarietà. La visita
ha suscitato molto interesse dato che si
era già parlato del problema del rifugiato
che deve essere presente al nostro spirito
quest’anno.
Domenica 24 aprile 2 pullman recavano
a S. Germano 70 membri della chiesa di
Sarapierdarena guidati dal pastore Nisbet.
Essi hanno preso parte al nostro culto e
sono stati quindi ricevuti nella nostra
Nuova Sala ove ci è stata offerta l’opportunità di dare alcune informazioni a carattere storico sulla nostra parrocchia. Nel
pomeriggio i nostri ospiti si sono quindi
recati a visitare il locale asilo dei vecchi.
Siamo stati molto lieti per questo incontro che ci auguriamo proficuo per tutti.
Dipartenze. Nel corso di questi ultimi
giorni abbiamo dovuto percorrere ripetutamente la via del camposanto.
11 22 aprile deponevamo nel cimitero
delle Murise la spoglia mortale della nostra sorella Soulier Enrichetta ved. Long
della Società. Molto conosciuta e stimata
in tutta la valle una vera folla ha preso
parte ai funerali.
Il 24 aprile abbiamo accompagnato al
campo del riposo Comba Bartolomeo deceduto ai Bert dopo lunghi mesi di penosa
infermità.
Il 25 aprile è stata sepolta nel cimitero
di Villa Jahier Paolina ved. Jahier delle
Gorge. Si è spenta serenamente nella tarda
età di anni 87.
A tutti coloro che sono stati colpiti dal
lutto, rinnoviamo l’espressione della nostra simpatia cristiana.
Come sanno i lettori dell’Eco delle Valli
Valdesi, i Valdesi di
Luserna San Giovanni sono stati ossessionati, la settimana dal
17 al 24, dalla voce prepotente di una
Missione operante nella Parrocchia di San
Giovanni Battista. Siamo lieti ora di segnalare un episodio caratteristico e positivo sul piano ecumenico. Domenica 24,
alle ore 10, il potente altoparlante della
chiesa parrocchiale ha fatto la seguente
comunicazione che riproduciamo fedelmente e senza commenti: « Attenzione;
questo è l’ultimo appello prima dell’inizio
delle funzioni. Ci asteniamo da altri ap
positivo
POM ARETTO
Le celebrazioni della settimana santa sono state affollatissime, a mo’ di compenso
ai vuoti passati e futuri: dopo il culto del
giovedì santo, venerdì santo al Clot e di
Pasqua, con un ottimo coro preparato dal
la Signorina Speranza Grill tutto è rien
trato negli argini consueti. 11 mese di mag
gio del resto offrirà altre occasioni pei
« déborder d’enthousiasme » con la fidu
eia che qualche cosa rimanga comunque
nei cuori. Siamo lieti di aver visto, salutato
dei fratelli e sorelle pomarine residenti all’estero o lontano da Pomaretto.
L’unione giovanile ha accolto il gruppo
dei confermati e con una partecipazione
buona, dopo i periodi di magra nella stagione invernale: domandiamo a Dio che
queste fresche milizie siano liete di servire
il Signore là dove Egli le chiama a testimoniare.
La domenica 24 maggio abbiamo celebrato il battesimo di Peyran Marinella di
Gino e Maria : ringraziamo il Signore per
questa creatura che ha alletato la casa della
famiglia Peyran; che lo Spirito di Dio
consenta alla tenera creatura di crescere
nell’araore del Signore ed al riparo delle
tentazioni del mondo.
Domenica 1» maggio il Pastore di Biella
e Ivrea visiterà Pomaretto con la sua comunità: sin da ora diamo loro il benvenuto per la giornata che trascorrereranno
con noi e il culto sarà presieduto dal Pastore Giorgio Bouchard.
1 bambini della Scuola Domenicale hanno fatto la loro gita annuale: a Sibaud, al
Convitto di Torre, al Mnseo, alla casa dei
profnghi a Villa Olanda ed al Rifngio hanno sostato durante la bella giornata. Si è
cantato molto specialmente per i profughi e gli ospiti del Rifugio. L’accoglienza
è stata dovunque ottima. Un grazie di cuore alla Direzione del Convitto Valdese per
l’affettuosa ospitalità e per la sorpresa del
film.
Domenica 8 maggio avrà luogo un incontro delle mamme della parrocchia all’Inverso (cappella del Clot) ospiti dei
bambini che reciteranno sotto la guida
dell’insegnante Germana Costantin.
Corali dell’alta vai Germanasca
in un incontro fraterno a Perrero
Il progarmma tradizionalmente molto
denso delle attività nelle prossime domeniche ha costretto gli organizzatori a stabilire questo incontro per il lunedi di Pasqua 18 Aprile.
Si è trattato del primo esperimento per
riunire le eorali della Val Germanasca da
Villasecca in su in un incontro fraterno,
che non presentasse le difficoltà delle
« grandi feste di canto »; ma che pure of
frìsse alle nostre corali la possibilità di
trovarsi assieme per uscire dal loro tradi
zinnale isolamento e rendere la loro testi
monianza di canto e di fede.
A questo scopo si era deciso di non chic
dere alle singole corali, talvolta non com
píete di tutte le voci, di presentare un
canto da sole, ma si erano proposti i soli
cantici indicati dalla Commissione del
Canto Sacro.
Tuttavia anche questo programma minimo ha ancora spaventato alcuni dei nostri gruppi, peraltro non facilitati anche
dalla data che si è dovuto scegliere, talché
le corali presenti erano solo due: Perrero
e Villasecca.
L’incontro è stato presieduto dal Pastore Davite della Commissione del Canto
sacro ed il messaggio è stato porto dal
Pastore di Perrero: Lorenzo Rivoira, i
canti sono stati diretti dalla Signora Rivoira e dal Pastore Davite che ha pure
illustrato ai coralisti ed alla Comunità
quale servizio possono rendere alla Chiesa
anche delle piccole corali come le nostre
che possono, tuttavia, impegnarsi in un
lavoro utilissimo per il buon andamento
dei nostri culti e per migliorare la conoscenza del nostro innario che è necessaria
alla nostra vita spirituale.
Se non si può dire che la chiesa fosse
gremita, bisogna tnttavia affermare che fin
da... Marsiglia son venuti a sentirci! E ci
è grato rinnovare i nostri salnti al Sig.
Poet e Signora, presidente dell’Union
Vandoise di Marsiglia che se pur non hanno fatto il viaggio a questo scopo (sarebbe
anche piuttosto ottimista dire che il Pastore Giovanni Tron e Signora sono saliti
per questo dall’Uruguai) ci hanno fatto
molto piacere con la loro presenza in
mezzo a noi in quest’occasione.
Un cor alista.
Scuola Latina di Pomaretto
Esame di ammissione
alla scuola media
I candidati all’esame di Ammissione alla Scuola Media devono presentare, entro
il 15 Maggio p. V., i seguenti documenti :
1) Certificato di nascita in bollo da
L. 100;
2) Certificato di rivaccinazione antivaiolosa e antidifterica in carta libera ;
3) Programma di studio, firmato dall’insegnante;
4) Tassa d’esame di L. 600 da versarsi
in presidenza;
5) Domanda di iscrizione all’esame in
bollo da L. 100 firmata dal candidato e
controfirmata dal padre ;
6) Documento d’identità;
7j Dichiarazione in carta libera in cui
si impegnano a frequentare per un anno
la scuola ove sostennero l’esame (secondo
il modello affisso all’albo dell’istituto).
La Direzione.
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di fronte Caserma Berardi (Alpini)
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pelli e dalla ritrasmissione della funzione, per non disturbare i fratelli
Valdesi che in questo momento si riuniscono nel tempio. Penseremo ad essi durante la nostra funzione, come speriamo
che essi penseranno a noi. E chiediamo scusa ai fratelli Valdesi se li abbiamo disturbati nel corso di questa nostra missione che
si rivolgeva ai nostri parrocchiani. E terminiamo augurando buona Pasqua ».
Non facciamo commenti, ma pensiamo
che quest’episodio si possa senz’altro giudicare positivo sul piano delle relazioni
tra cattolici e valdesi. Un uditore.
— Ringraziamo assai l’Associazione Pradeltorno che ha curato il normale svolgimento della Scuola Domenicale e del culto di domenica 24 aprile, in assenza del
pastore.
— Ci rallegriamo di sapere che Lillina
Tourn, dopo aver subito un lieve intervento chirurgico , si sta rimettendo rapidamente e speriamo possa presto tornare
fra noi.
— Ricordiamo ancora l’Assemblea di
Chiesa di domenica prossima, 1" maggio,
subito dopo il culto.
— La gita di Chiesa avrà luogo domenica
29 maggio con meta Courmayeur-Entrèves.
Siete pregati di iscrivervi subito, pagando
1.008 lire di iscrizione. Questo particolare
è necessario perchè il vostro nominativo
entri nella lista dei gitanti.
— Comunichiamo che entro il 5 maggio
verrà inviata la lista delle madri della nostra comunità che intendono partecipare
alla Giornata delle Madri ad Agape, domenica 22 maggio. Affrettatevi perciò ad iscrivervi {senza lardivi pentimenti, però!).
VILLASECCA
La domenica delle Palme sono stati confermati: Ines Massel (Mayzetta), Renata
Peyronel (Peyroneo), Silvio Peyronel (Giulberso, studente a Torre Pellice), Rino Tron
(Villasecca Superiore).
Luigi Grill (La Torre) era già stato
confermato alcune domeniche or sono dovendosi recare in Francia per questione
di lavoro.
Il Signore che ha udito la loro promessa, assista ogni giorno questi nostri giovani fratelli affinchè essi possano mantenerle fedelmente e servire il Signore con
gioia e con costanza.
Domenica 24 abbiamo avuto il piacere
di avere fra di noi un nutrito gruppo di
fratelli e sorelle della Chiesa di Sampierdarena e di altri gruppi evangelici della
zona, sotto la direzione del Pastore Roberto Nisbet.
La nostra Comunità era rappresentata
soprattutto da un gruppo di Madri e di
giovani dell’Unione che hanno fatto « gli
onori di casa » con impegno e simpatia
fraterna.
Abbiamo cercato di far loro rivivere alcuni momenti della storia della nostra
Chiesa particolarmente collegati ai luoghi
della nostra Valle e di presentare la situazione attuale nella nostra Comunità in un
momento di trasformazione sociale e spi
rituale affinchè i legami stretti in quei
pochi momenti potuti passare assieme diventino più concreti e reali.
Ai nostri Fratelli liguri giunga ancora
il nostro cordiale e fraterno saluto nella
.speranza di poter riallacciare nuovamente
questa relazione che si è stabilita fra di
Per un focolare
domeslico
Giovane valdese 27 anni residente nel
Canadà, desideroso di trovare una compagna affettuasa e virtuosa, desidererebbe
corrispondere a scopo matrimoniale, con
giovane evangelica.
Ricordiamo ai nostri corrispondenti che
per evitarci fatiche di corrispondenza e
perdita di tempo, sarebbe bene se possibile
che ci accludessero sempre una fotografia
Nella maggior parte dei casi essa è neces
saria perchè non è probabile — e nemme
no desiderabile — che si invii una corri
spondenza senza che si abbia un’idea, al
meno in effige, di chi ci sta dinanzi. La
raccomandazione vale soprattutto per chi
risponde a un comunicato già appar.so su
questa rubrica. Non tutti i casi per altro
sono eguali ed abbiamo potuto effettuare
promettenti presentazioni anche senza fotografie. In casi invece come quello del
giovanotto del Canadà, stimiamo che chi
vorrà rispondergli dovrà prima o poi mandargli la propria fotografia. Naturalmente
anche il giovanotto invierà la sua...
ALLA GIOVANETTA 24enne DI TORINO
Ci dispiace, cara figliuola, ma non possiamo aderire al suo desiderio. Se lei ci
manda il suo indirizzo le risponderemo direttamente. Gli indirizzi di chi ci ha scritto sono sacri per noi e non possiamo certo
pubblicarli sul giornale. Anche lei, d’altronde, non sarebbe contenta se venisse
pubblicato il suo indirizzo sul giornale.
Piccolo Teatro Studentesco
« F. Lo Bue »
Sabato 30 aprile, alle ore 21, nell’Aula
Magna del Collegio Valdese, i professori
Giorgio Colombo e Lucio Tabutti presenteranno una conferenza che ha per oggetto:
« Pittura e comunicazione ». Composizioni
pittoriche ed altri interessanti docuihenti
di carattere musicale e drammatico commenteranno l’esposizione. Vi parteciperanno noti attori.
IN LIBRERIA
ARRIVI
LACHAT, Reception et action du S.t
Esprit, L. 500.
PERY, Epitre aux Galates, L. 500.
E. FORGET, Approche de la guérison
divine, L. 600.
TH. MANN, Lettera sul matrimonio.
L. 500.
S. KIERKEGAARD, Breviario, L. 500
F. KAFKA, Lettera al padre, L. 500.
G. BERNANOS, Un uomo solo, L. 500.
C. BO, Poesie sui poveri, L. èOO.
RICHIESTE
SCHAFF, Dizionario biblico, illustrato.
T. GAY, Arsenale antipapale.
E. MEYNIER, Storia dei papi.
E. MEYNIER, Storia del cristianesimo.
LEA, Storia dell’Inquisizione di Spagna.
E. COMBA, Storia dei Valdesi (ediz.
inglese).
Per richieste ed offerte rivolgersi alla Libreria Claudiana, Torre Pellics
; Torino).
Benemerenze
assistenziali
Tj’Associazione Nazionale Enti Assistenziali ha concesso un attestato
di benemerenza alla signora Meta
Gallian Bauer, in riconoscimento
della sua molteplice attività nel campo assistenziale, in modo particolare nel Val Pellice.
Alla signora Serafina Caccianiga
vedova Monastier lo stesso Ente ha
concesso un premio di bontà, perchè, per quanto duramente provata
da una lunga malattia della madre,
nonostante le sue modeste condizio'
ni finanziarie, circoiulava di cure affettuose una bambina affidatale dall'Opera Maternità ed Infanzia.
E’ sempre con commozione profonda che c’inchiniamo di fronte a
queste manifestazioni di testimonianza di fedeltà all’Evangelo.
Redattore: Gino Conte
Coppieri . Torre Pellice
Tel. 94.76
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice . c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina . s. p. a.
Torre Pellice (Torino)
Ringraziamento
Giovane valdese operata dalla Doti.ssa
Graziella Lupo all’Osp. di Como, desidera
esprimerle la sua riconoscenza per le ge
nerose cure ricevute. Ringrazia pure il pastore Soggin e la comunità valdese di Como per l’assistenza fraterna avuta durante
il lungo periodo di degenza all’ospedale.
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