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Anno 116 - N. 36
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12 settembre 1980 - L. 400 ABGIIIVIO
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
DOPO L'UNILATERALE E PROVOCATORIA DECISIONE DEL PARLAMENTO ISRAELIANO
9 puntM
di vista
Non penso sia già possibile dare un giudizio completo suU’inizio dell’« estate polacca ».
Tuttavia alcune osservazioni
si possono già fare.
1) L’azione degli operai polacchi ci ha dimostrato che il
processo di costruzione del socialismo è la partecipazione cosciente del movimento operaio
ai processi oggettivi che si svolgono nella società. L’industrializzazione rapida della Polonia,
col grande sviluppo che hanno
avuto le forze produttive, non è
stato accompagnato da un processo di democratizzazione reale
del potere che è rimasto in mano
a pochi funzionari o tecnocrati,
sia pure in un quadro economico che si definisce socialista.
In questo contesto sociale è
cresciuta la coscienza della classe operaia che ora pone i problemi politici della democrazia socialista aU’interno dei luoghi di
produzione e nell’informazione.
La classe operaia ha interpretato il movimento reale verso il
socialismo e ha appoggiato col
proprio intervento cosciente (lo
sciopero) la trasformazione socialista della società. L’importante dell’estate polacca non sono soltanto le conquiste ottenute ma la creazione di uomini
nuovi formati per una società
socialista. 2) Questi uomini di
una società socialista hanno richiesto come elemento qualificante della società la democrazia.
Per gli operai polacchi la pianificazione economica della loro
società è soltanto un passo in
avanti rispetto alla logica anarchica del mercato capitalista.
Essa è infatti razionale. Ma quando si presenta come sostituto
della libertà di confronto e di
espressione e non è possibile
confrontare la logica della pianificazione con le contraddizioni
che questa genera sul piano della vita individuale e collettiva,
essa è irrazionale.
Gli operai di Polonia con la richiesta di democrazia proprio in
questo campo affermano ancora
una volta che il processo di sviluppo sociale è per sua natura
dialettico. Ed è in questa dialettica che si trasformano i rapporti tra gli uomini, le istituzioni, i valori etici in senso socialista. 3) Tra le rivendicazioni di
questi uomini nuovi socialisti vi
è quella della libertà di espressione per le chiese e soprattutto
per la chiesa cattolica che è largamente maggioritaria nel paese. Credo però che il senso
profondo di questa richiesta risieda in quella necessità di ricerca dei valori umani che il socialismo deve promuovere. 1 presupposti teorici di queste rivendicazioni vanno visti nella storia stessa del marxismo polacco, che vede il processo rivoluzionario come superamento
dell’alienazione per la costruzione deH’uomo nuovo.
Le chiese, che predicano Gesù Cristo, predicano l’uomo nuovo. IJn confronto con esse deve
essere possibile.
Per le chiese, per la chiesa
cattolica polacca in particolare,
si apre dunque un periodo importante: sapranno scegliere il
confronto^ con gli uomini nuovi
del socialismo oppure preferiranno la via del potere attraverso
il concordato?
Le dichiarazioni del cardinale
WyszynsW sembrerebbero andare verso questa seconda strada. Ma è troppo presto per un
giudizio.
Giorgio Gardiol
Gerusalemme, orgoglio di Israele
Israele sembra oggi minacciato più cial proprio nazionalismo esasperato che da reali pericoli
esterni — Oggi più che mai la speranza è attesa di una parola profetica pronunciata e ascoltata
La tragedia di Bologna, col
suo carico di dolore, e in seguito i fatti di Polonia, seguiti giorno per giorno col fiato sospeso,
hanno lasciato in secondo piano
un brusco peggioramento nella
tormentata e complessa vicenda
medio<jrientale. Con una decisione che tutto il mondo ha definito « imilaterale », « arbitraria », « inutile », « superflua »,
'« nociva », il 23 luglio la Keneseth, il Parlamento israeliano, ha
approvato a larga maggioranza
una legge che proclama Gerusalemme « capitale eterna e indivisibile di Israele », afferma la
integrità e unità della Grande
Gerusalemme secondo i confini
'Stabiliti dopo la guerra del 1967
considerati inviolabili, e decreta
che Gerusalemme deve essere la
sede fissa del presidente della
Corte suprema della Keneseth
e del governo.
Non si tratta di nulla di sostanzialmente nuovo, rispetto alla situazione di fatto esistente
orrnai da 13 anni e rispetto alle
persistenti affermazioni del governo israeliano in questo senso.
Ma appunto per questo, l'aver
dato spazio all’ala oltranzista
che ha proposto questa legge e
l’averla approvata è stato giudicato un gesto provocatorio compiuto, non a caso, nel corso della sessione dell’ONU dedicata al
problema dell’autonomia palestinese. E tale carattere di provocazione è accresciuto dalla decisione di Begin di trasferire :al
più presto l'ufficio della presi
j'j-! "‘A 'a."' ’***"*’li •*“. "'■■«•-.U''-■«
'^Gerusalemme, la Città Santa delle tre grandi religioni monoteiste, ebraica, cristiana e musulmana
denza del Consiglio dei ministri
nella parte orientale di Gerusalemme, la parte araba che è stata annessa al resto della città
sotto la giurisdizione di Israele
non più di fatto ma ora affermata di diritto. Come risultato
immediato, oltre ad un generale
irrigidimento di tutti i molteplici rapporti nella questione medio-orientale, tutte le ambasciate
presenti a Gerusalemme sono state trasferite a Tel Aviv in segno
di protesta per l’annessione della città araba e la proclamazione
di Gerusalemme come capitale
israeliana. Tra le moltissime proteste nel campo internazionale,
ricordiamo quella del Comitato
centrale del Consiglio Ecumenico delle Chiese che si oppone a
questa decisione unilaterale che
« vanifica, nel modo più pericoloso che esista, tutti gli sforzi
in vista di pervenire ad una soluzione giusta del problema del
Medio Oriente, e mette così in
pericolo la pace di quella regione e del mondo intero » (vedi il
testo della dichiarazione a p. 10).
I CULTI MATTUTINI DEL SINODO
Osare Fimpossibile
Ecclesiaste 3: 1-17 ; Salmo 126;; 5-6
Val la pena di riconoscere che
nei nostri sinodi, nel dibattito
come negli incontri a iato, compare molto buon senso e molta
buona fede. A volte anche spazi
di fede. E c'è da ringraziarne il
Signore. Ma c’è anche da riconoscere che spesso non sappiamo con esattezza qual sia il tempo in cui siamo.
Certo nessuno di noi è così
“politico" da non sapere quando
è il tempo opportuno per dire
una parola di consolazione a chi
è travagliato^ e nessuno di noi
è così “spirituale" da ignorare
che v’è un tempo in cui ascoltare, predicare, mettere in pratica
la Parola non lascia le cose come stanno, neanche nei rapporti
sociali.
Ma quale è la Parola che va
predicata nel tempo nostro, a
noi stessi e a chi ci è interlocutore? E' tempo di digiuno o di
banchetto? E' tempo di seminare
o di mietere? E’ tempo di vacche magre o di vacche grasse?
E’ sempre il tempo di predicare: della Parola di Cristo siamo
debitori, a chi ci ascolta, a tempo e fuori tempo. Ma una stanchezza è ben possibile se non
troviamo quella voce, quel messaggio, che è necessario per la
nostra generazione; per questo
tempo che ci è stato dato dal
Signore perché lo usassimo, e
non per girare a vuoto; per le
ibuone opere che Dio ha preparato perché le praticassimo, e
non perché restassero eluse, inevase.
La sapienza antica degli scritti
dell’Antico Testamento che abbiamo letto ci chiede di saper
riconoscere i tempi. E quindi la
Parola di Dio ci invita anche ad
approfondire le tensioni, le dialettiche, le divisioni che i nostri
tempi conoscono e che vi sono
anche tra noi, nella Sua chiesa;
a non eludere le contraddizioni,
vitali per sperimentare e provare la nostra fede nel confronto
fraterno e nel quadro della vita
reale, dove i tempi sono a volte
sfasati e c’è nello stesso tempo
chi ride e chi piange, chi ha bisogno di una parola di giudizio
e chi ha bisogno di una parola
di misericordia.
Ma stiamo qui ancora sul piano, forse, di fede, ma di una fede in qualche modo fatta soltanto
di buon senso. Credo che l’Evangelo ci chieda di uscire da questo semplice buon senso. Credo
che dobbiamo osare un salto di
qualità, e chiedere a Dio di darci non solo buon senso ma fede.
Per essere salvati, non basterà
certo che comprendiamo i tempi
in cui siamo, anche se è necessario ed onesto verso noi e verso
gli altri che questo tentativo di
comprensione avvenga.
Per essere salvati ci è chiesto
qualcosa di piti, di diverso, di
L’orgoglio
dell’eletto
impossibile all’uomo, che dobbiamo indicare come conversione.
Convertiamoci, e vivremo. Forse ora, per noi, convertirci significa osare l’impossibile in Gesù
Cristo, alla sua scuola, nei tempi che la sua prima venuta hanno inaugurato. Chiedere nella
preghiera di poter seminare e
raccogliere, di poter raccogliere
dove non s’è seminato e seminare anche dove non si è certi di
mietere, avere l’ardire di cercare i frutti anche quando non
è la stagione dei fichi, volere per
noi la parola di Amos, « l’aratore
raggiungerà il mietitore ». In Gesù Cristo c’è la pienezza di questo seminare e raccogliere, vissuti insieme nello stesso momento della croce che è il luogo di
incontro delle vere, profonde
contraddizioni: del peccato dell'uomo — del nostro peccato —
e della misericordia del Padre;
della morte, e della vita; dei
frutti dell’incredulità, e dei frutti della fede.
I tempi per un credente in
Cristo sono segnati essenzialmente da questa croce. Qui grazia e giudizio, lacrime e canti di
gioia, trovano spazio entrambi,
i tempi e le logiche solo umane
sono saltati. Qui possono trovare senso le nostre contraddizioni, di uomini e di chiesé; di qui
può scaturire conversione, e ripartire la nostra predicazione.
Sergio Ribet
« Vi è una sorta di fascino
morboso nel modo in cui il governo Begin continua a condurre la barca dello stato », ha scritto in senso critico il « Gerusalem Post »; ed effettivamente,
nel vedere come per effetto di
queste decisioni Israele rimanga nella posizione forse più isolata dal tempo della sua costituzione, e tuttavia resti caparbiamente immobile nella sua intransigenza nazionalistica, pur nel
disaccordo si rimane come affascinati: dove trova Israele tanta forza e volontà per resistere
alle pressioni di una disapprovazione generale e ad una ostilità crescente? L’unica risposta
possibile mi sembra essere quella che vede anche in questa vicenda il segno dell’orgoglio dell’eletto.
La storia di Israele — ma
ugualmente la storia del cristianesimo — mostra come sia difficile mantenere una comprensione autentica e non distorta di
quel grande e misterioso annuncio dell’amore di Dio che è
espresso neU'elezione nell'Antico
e nel Nuovo Testamento. Basta
un nulla perché nella consapevolezza dell’elezione si insinui la
sfiducia, sfiducia che l’elezione
da parte di Dio sia sufficiente e
conseguente ricorso ad altre garanzie, come le alleanze militari
di Israele con altri popoli, o della chiesa col potere costituito;
o la paura, paura della responsabilità che l’elezione può comportare e conseguente tentativo
di mimetizzarsi, di voler essere,
Israele o Chiesa, « come gli altri
popoli »; o l’orgoglio, orgoglio di
possedere Dio anziché esserne
posseduti, e conseguente senso
di superiorità, del nazionalismo
ebraico o del razzismo cristiano,
nei confronti degli altri.
E quest’ultima distorsione del
concetto di elezione che mi sembra essere oggi alla base di alcuni atteggiamenti in Israele —
corno 1-1 iTorczione della citala
legge su Gerusalemme — che la
continua lotta per la sopravvivenza condotta contro gli arabi
non basta a spiegare.
Certo oggi in Israele non si
parla molto di elezione, eppure
resta la sua distorsione, l’ipersensibilità del diritto e la passione del possesso. Non più diritto alla salvezza a differenza
degli altri popoli, né possesso di
Dio come garanzia, ma diritto
politico, storico, geografico, possesso di un credito da far valere
ad ogni costo, contro tutti e
chiunque, anche contro i propri
amici ed alleati. Questa « elezione secolarÌ7.zata », non più religiosa, che trova in Gerusalemme il simbolo del proprio orgoglio, è forse il nodo centrale di
Israele, minacciato, oggi, forse
più dal suo interno che dall’esterno.
Una parola profetica
per l’ascolto di oggi
La tentazione di un nazionalismo carico di orgoglio non è certo cosa nuova per il popolo
ebraico. A tratti è emersa nella
storia di Israele. Al tempo del
Franco Giampiccoli
(cantina a pag. 4)
2
12 settembre 1980
I LAVORI SINODALI
Vacche magre in vista
Le chiese sono Invitate a prepararsi per tempi più difficili, che potranno essere affrontati solo con una maggiore disciplina contributiva
Il sogno di Faraone raccontato in Genesi 41, dove sette vacche magre divorano sette vacche
grasse, è stato preso quest’anno
dalla Tavola, nella sua relazione, come simbolo della situazione finanziaria della Chiesa. Da
qualche anno, infatti, il rendiconto denuncia un leggero attivo, ma esso è determinato o per
10 meno reso possibile dalTaiuto fraterno delle chiese estere.
È i>eriodo dunque di vacche grasse (senza esagerare, ovviamente, sulla loro obesità). Ma sarà
così per sempre? La Tavola, saggiamente invita le chiese a prepararsi per tempi diversi ed i
Sinodi passati si sono già espressi sull’ai^omento raccomandando (e nel linguaggio sinodale il
verbo raccomandare è molto forte ed impegnativo!) a tutti i
membri a darsi una disciplina
contributiva, prima consigliando
11 versamento mensile, poi invitando a dare una percentuale del
proprio stipendio ed infine indicando, lo scorso anno, questa
percentuale nel 2-3 per cento.
Unificare criteri
e condizioni
La Commissione d’esame nella
sua relazione ha proseguito su
questa linea, chiedendo alla Tavola ed alle chiese di razionalizzare maggiormente la loro amministrazione. Agli organi centrali (Tavola ed OPCEMI) chiedeva di unificare per lo meno i
criteri e le forme delTamministrazione e, perché no?, di proporre anche ai battisti di mettere assieme i diversi uffici, risparmiando così soldi ed energie e
dandosi la possibilità di avere a
disposizione mezzi più moderni
ed eflìcienti. Strumenti fondamentali in questa ristrutturazione dell’amministrazione sono la
programmazione a media e lunga scadenza e l’informazione:
«Informare, scriveva la CdE,
significa rispettare, coinvolgere e
(in un certo senso) controllare;
si tratta di fare delle scelte di
principio e trasformarle in strumenti tecnici ».
Nella breve discussione che
ha fatto seguito alla lettura della relazione della Commissione
d’Esame non si sono sentiti i lamenti che caratterizzavano gli
anni scorsi questa parte del dibattito sinodale, e questo è segno forse di una maggiore maturità raggiunta dalle chiese, anche se è vero che, rispetto ad
altre chiese italiane, la contribuzione media dei valdesi è ancora
bassa. Segnalo qui solo due interventi di rappresentanti della
Tavola, il primo che ricordava
come le maggiori spese siano rese necessarie dalle grandi scelte
operate dal Sinodo; anche le decisioni suite linea della chiesa
hanno infatti un prezzo che va
pagato. Nel secondo intervento
veniva richiesto alle chiese locali di precisare il proprio impegno per la copertura del preventivo deU’81, e veniva fatto notare come per gli stipendi pastorali sia previsto un aumento pari alla metà di quello degli stipendi legati alla scala mobile.
Amministrare
i soldi e le forze
Sotto il titolo « Amministrazione » non si è trattato solo di soldi, ma anche di uomini. In un
ordine del giorno si è espressa
riconoscenza al Signore per il
servizio prestato dai pastori
Giuseppe Anziani, Ernesto Ayassot, filarlo Gay e Pietro Valdo
Panasela che ad ottobre andranno in emeritazione e si è voluto
anche ringraziare quei pastori
emeriti che proseguono il loro
lavoro al servizio della chiesa.
Essi sono: Achille Deodato, Arnaldo Genre, Alfredo Janavel e
Roberto Nisbet. Il lavoro di questi pastori emeriti è tanto più
importante se si considera il fatto che il numero dei pastori decresce e che il ricambio è lentissimo. Una tabella statistica ap
prontata dalla CdE lo dice con
fredda chiarezza: non abbiamo
nessun pastore che abbia meno
di trent’anni. Ne abbiamo sette
fra i 30 e i 35 anni, ventuno fra
i 35 e i 45 anni, quaranta fra i
45 e i 55 anni, diciannove tra i
M e i 65 e ben tredici tra 1 65 e
i 70 anni. Non è mio compito qxii
di valutare queste cifre, che andrebbero pensate in un quadro
più ampio; ma è chiaro che esse
ci iiidicano come la parola « Ammimstrazione » non indichi solo
il modo in cui si spendono i soldi, ma anche e soprattutto il modo in cui noi usiamo le nostre
forze.
Altri mandati
Alcuni altri atti aventi attinenza alte responsabilità amministrativa della chiesa vanno ricordati. L’invito del Sinodo alle Con
ferenze distrettuali ad esprimere
con appositi atti l’approvazione
delle relazioni morali e finanziarie delle opere ed istituti che ad
esse riferiscono; la raccoinandazione alla Tavola affinché studi
te possibilità di sviluppare le
strutture distrettuali a fini di decentramento amministrativo; la
richiesta alla Tavola di proseguire te ricerca per la soluzione dei
problemi relativi all’esercizio del
pastorato femminile.
OPCEMI
Dopo l’amministrazione della
Tavola, il Sinodo ha affrontato
il capitolo OPCEMI, ne ha esaminato il rapporto, i ^consuntivi
ed i preventivi, e dopo averne
approvato l’operato ha votato un
odg simile a quello votato poco
prima per le chiese valdesi.
Paolo Ribet
ALLE CHIESE VALDESI E METODISTE
Il sinodo, viste le risultanze positive del rendiconto finanziario
[dell’OPCEMI] per l'anrio 1979,
rese lo larga parte possibili dall'impregno e dai senso di responsabilità delle chiese, si rivolge a queste ultime perché:
a) si adoperino per una sempre
maggiore regolarità nei versamenti
alla cassa centrale, tenendo conto
ohe rimportanza di questa pratica
riguarda specialmente le chiese con
contribuzioni medie e alte;
b) si pongano come obiettivo
un superamento, anche modesto,
degli impegni per l'anno in corso,
tenendo conto che un sensibile effetto possono avere, nel loro complesso, le chiese con piccole contribuzioni.
Pur riconfermando la necessità di
progredire nei criteri di distribuzione delle richieste di contribuzione a
chiese e distretti, il Sinodo richiama i rtrembri di chiesa all’Impegno
a contribuire nella proporzione del
due-tre per cento del proprio reddito.
NB. Le parti in chiaro sono comuni agli atti votati per le chiese
valdesi e quelle metodiste; la parte in neretto è rivolta alle sole chiese valdesi; la parte in corsivo alle
sole chiese metodiste.
COMMISSIONE
FINANZIARIA
Il Sinodo raccomanda alla Tavola
di ristrutturare il lavoro della
Commissione Finanziarla, come organo ristretto che si avvalga dì
volta in volta di competenze specifiche alio scopo di:
a) formulare proposte per la
tszionalizzazione del lavoro degli
uffici amministrativi;
b) collaborare alla compilazione delle tabelle statistiche D ed E
e alla elaborazione di dati su base
nazionale;
c) impostare sistenti per la
suddivisione delle richieste di contribuzione in base al criterio della
« capacità contributiva ».
H Sinodo sollecita vivamente
chiese locali e distretti a dare la
massima collaborazione.
COMITATI ESTERI
Il Sinodo, informato della consistente solidarietà dimostrata dai
numerosi e diversi Amici dell'Estero a sostegno della nostra Opera,
esprime loro una fraterna riconoscenza.
IN MARGINE AL DIBATTITO SINODALE
L’assistenza socio-sanitaria alle Valli
Quando negli anni 1821 e 1834
si ottennero le regie autorizzazioni per fondare gli ospedali di
Torre e di Pomaretto, la loro
gestione fu dal Sinodo affidata
ad una apposita commissione. In
seguito, ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica col r.d. 4.VII.1858, tali istituti, dotati di apposito statuto, il
cui testo vigente risale al 1897,
vennero gestiti dalla Commissione per gli istituti ospitalieri
valdesi (CIOV), e la loro amministrazione tenuta ai sensi della
legge del 1890 sulle opere pie.
Alla cura della CIOV sono stati statutariamente aggregati via
via altri istituti di beneficenza
fondati alle Valli; ed essa è divenuta così la prima Commissione
sinodale amministrativa (CSA)
in seno alla Chiesa valdese.
In seguito vennero istituite altre due CSA: nel 1855 il Consiglio della facoltà di teologia
(CPT), a cui dovrebbero far capo tutte le iniziative di carattere teologico; e nel 1975 l’Opera
per le chiese metodiste in Italia
(OPCEMI) a cui sono state assegnate Tamministrazione del patrimonio mobiliare ed immobiliare delle chiese metodiste e la
cura dei loro rapporti in campo
ecumenico.
La funzione primaria di ciascuna CSA è quindi quella di gestire per conto del Sinodo delle
chiese un particolare settore di
competenze, rispondendo direttamente dell’amministrazione ordinaria e straordinaria. In tal
modo la Tavola viene sgravata
dall’onere e dalla responsabilità
di settori di competenze specifiche. Si evita così che sulla Tavola ricada un peso troppo gravoso che rischierebbe di incepparne il funzionamento e di determinare un accentramento di
poteri a causa della vastità del
le competenze assegnate ad un
solo organo ed ente ecclesiastico. La Tavola nei confronti delle CSA svolge solo la funzione
istituzionale sua propria; cioè il
controllo e la tutela. A tal fine
un suo componente assiste senza voto — cioè in funzione ispettiva — alle sedute delle CSA in
modo che la Tavola sia in grado di seguire lo sviluppo dell’ente e la politica da questo svolta nel proprio settore di competenze, nonché l’andamento dei
singoli istituti tramite i quali
ogni CSA esplica in pratica i
propri fini istituzionali.
Funzioni della CIOV
Le competenze proprie che caratterizzano la CIOV sono quelle relative al settore dell’assistenza socio-sanitaria alle Valli.
In tali termini attuali va infatti
letto l’aggettivo « ospitalieri »
che qualifica gli istituti di beneficenza che per norma statutaria
e fine istituzionale la CIOV conduce. Non si tratta pertanto solo di « istituti ospedalieri » ; la
CIOV non è, né statutariamente,
né per i suoi fini istituzionali preposta alla cura di soli ospedali,
ma di tutti quegli istituti che
nelle Valli provvedono ad « ospitalizzare », cioè a ricoverare
quanti per un verso o per l’altro,
indipendentemente dall’età e loro condizioni, abbisognano di
assistenza. Un tempo si trattava
solo dei valdesi bisognosi, ora
tali istituti, a seguito di un chiaro indirizzo sinodale che risente anche dello sviluppo dei rapporti interconfessionali in clima
ecuriienico, sono aperti al territorio. Cioè gli istituti retti dalla
CIOV possono accogliere anche
persone bisognose di assistenza
che valdesi non sono, limitatamente però al territorio delle
Valli valdesi. L’importanza del
settore di competenza sinodalmente affidato alla CIOV è rilevante, perché nel territorio delle
valli la presenza valdese ha, per
numero e qualità, una incidenza
tutta speciale che non si riscontra in nessun’aura parte del territorio della Repubblica. Alle
Valli — siano esse inserite nel
quadro delle due Comunità montane, o considerate nel Comprensorio pinerolese, o nella Regione Piemonte — qualsiasi problema di rilevanza sociale, come
per l’appunto quello socio-sanitario, non può essere valutato con
la dovuta attenzione senza tener
conto del fatto incidente e circostanziato della presenza valde
Giorgio Peyrot
(continua a pag. 10)
ECUMENE
Campi sul lavoro e sulla droga
Protestantesimo
in TV
La trasmissione prevista
per lunedi 15 va invece in
onda domenica 14 alle ore
23 e avrà per contenuto
« Notizie dal mondo evangelico ». Fra l’altro un servizio sul campio di Ecumene sul lavoro con intervista
airOn. Ingrao e un servizio sul campo FGEI sulla
droga.
La prevista trasmissione
suH’Assemblea dei Fratelli di Genova che doveva
andare in onda il 15 andrà
in onda lunedi 29 settembre.
Tra i campi che si sono svolti
nel centro giovanile di Ecumene ricordiamo i due principali
riportandone il resoconto dalla
agenzia nev.
Campo politico
sul lavoro
Il lavoro, produzione, trasformazione sociale, creazione di
nuovi soggetti, è stato il tema del
campo politico che si è svolto
a Ecumene di Velletri dal 20 al
27 luglio. Le relazioni sono state
presentate da Sergio Aquilante
(Il lavoro nell’etica protestante),
Biagio De Giovanni (Il lavoro
nelle tradizioni del movimento
operaio), Pietro Ingrao (Lavoro
produttivo e processi della trasformazione). Al termine del
campo una tavola rotonda sul
tema: « Operaismo, teoria dei bisogni, etica, rifiuto del lavoro »
ha visto il confronto di Massimo Cacciari, Giorgio Cortellessa, Giacomo Marramao, Lidia
Menapace e Rossana Rossanda.
Il dibattito è stato vivace anche se a momenti difficile: si è
visto come l’idea tradizionale di
lavóro produttivo sia cambiata
e come nell’ultimo decennio, l’atteggiamento delle nuove generazioni verso i problemi del lavoro si sia radicalmente trasformato; inoltre il mutamento del
rapporto di dipendenza fra produzione e politica si riflette non
solo su un’analisi globale dei soggetti sociali, ma sulle stesse alleanze politiche della classe operaia. Nel complesso il discorso
si è concentrato soprattutto sulla critica delle forme e dei modi
con cui il lavoro è ancora organizzato, partendo tuttavia dalrinterao del lavoro stesso.
« Libertà evangelica,
droga
e senso della vita »
Sul tema « Libertà evangelica,
droga e senso della vita » si è
svolto dal 10 al 18 agosto a Ecumene di Velletri un campo giovanile organizzato dalla Federazione giovanile evangelica italiana (EGEI). Il problema è stato
presentato sotto il profilo medico e giuridico, sotto quello economico e politico del mercato
nero e del proibizionismo e sotto quello più psicologico del come esso viene vissuto dai giovani. Una ricerca originale è stata
svolta sull’etica cristiana e l’uso
delle droghe.
In quest’ultima prospettiva sono stati sottolineati alcuni punti
che si ritrovano nel documento
finale. Anzitutto, è stato detto,
si deve fare attenzione a non
chiudere la problematica della
droga nelle categorie del lecito
e dell’illecito, dell’utile o del non
utile: evitare perciò gli atteggiamenti moralistici o di superiori
tà. Come protestanti, è stato detto, siamo consapevoli di non essere giustificati dalle opere che
compiamo o da cui ci asteniamo.
L’essenziale è invece entrare in
un rapporto vero con il prossimo, non per un generico senso
democratico, ma perché possiamo rendere ragione della nostra
speranza solo nel contesto di rapporti e di scambio e di condivisione reale con l’altro. Questa è
una premessa essenziale a ogni
ulteriore discorso sulla droga, invece il riferimento astratto a
Gesù Cristo non è uno strumento buono per cominciare una terapia di disintossicazione, perché
tale riferimento deve invece essere qualcosa che riguarda il
senso complessivo della nostra
vita.
Infine, sul problema della sofferenza di chi cerca la droga e
di chi l’ha trovata, si deve evitare un discorso troppo scontato
di accéttazione passiva del dolore e riaffermare invece che se è
vero che la sofferenza è il frutto
inevitabile dell’esistenza umana
segnata dal peccato, la lotta contro la sofferenza deve essere condotta non con tecniche che siano esterne e creino le contraddizioni. E ancora: se è vero che
molti cercano le droghe pesanti
perché sono delusi nella loro speranza di vivere in un mondo che
abbia qualche senso, occorre lottare appunto per trasformare la
realtà sociale per liberarla dalla
oppressione e dal non senso.
3
Le “riunioni di casa
ÿ»
Originario di una chiesa pentecostale, il teologo Walter J.
Hollenweger ha studiato il pentecostalismo antico e recente
ed è in questa veste uno degli esperti del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Di lui pubblichiamo questo articolo comparso
sul numero di agosto del SOEPI mensile.
no normalmente da una a due
ore, non servono per convertire
la gente ma a formare i loro propri membri. Acquistano nuovi
membri unicamente con dei contatti personali.
tecostali senza che vi sia un legame strutturale con le chi^
pentecostali. Anche queste chiese del resto sono qualificate come otri vecchi. Si rivela qui im
fatto ecumenico importante: il
fatto che le « riunioni di casa »
che appartengono teologicamente
alla tradizione pentecostale non
hanno condotto ad im raggruppamento in quella direzione.
« Rompevano il pane nelle case» ci dice il libro degli Atti
delle prime comunità cristiane
(2: 46) e ciò significa che i primi cristiani si sono riuniti in
case private. Oggi, in diversi paesi, si vedono risorgere « riunioni
di casa» di quel genere. Joyce
Thurman le ha studiate da vicino in Inghilterra. In dieci anni,
riferisce, queste « riunioni di casa » hanno guadagnato più di
50.000 membri, e questo in un’epoca in cui la maggior parte delle chiese. inglesi perdono menibri. Come il loro nome lo esprime, queste « riunioni di casa »
sono iniziate in case private. Ma
ben presto hanno assunto una tale ampiezza che è stato necessario tenerle nelle sale di scuole
affittate per l’occasione o in
chiese rilevate dalle chiese ufficiali.
L’apparizione di queste « riunioni di casa » va di pari passo
con il movimento carismatico.
Quando un gruppo carismatico si
crea in una parrocchia, due sono
le possibilità. O il gruppo è talmente forte che praticamente domina la vita della parrocchia e
allora quelli che non trovano
questa pietà di loro gusto se ne
vanno per unirsi ad altre parrocchie, o provoca una divisione
nella parrocchia: da una parte i
carismatici, dall’altra i cristiani
abituali. E dal momento che il
Consiglio di chiesa non ha molta
voce in capitolo nelle chiese inglesi, il seguito dipende in gran
parte dal pastore. Se lascia lare
ai carismatici si arriva ad una
coesistenza più o meno amichevole; ci si tollera e occasionalmente si lavora anche insieme.
Se il pastore rifiuta, il gruppo
sì unisce ad una comimità di
preghiera ecumenica senza per
questo rinunciare alla propria
appartenenza alla parrocchia di
origine.
di casa » che si raggruppano attualmente in Inghilterra in tre
organizzazioni dai legami non
molto stretti. La più importante
e più numerosa è composta dalle « harvesttime churches », dalle
chiese del tempo del raccolto.
L’hanno fondata due fratelli,
Bryn e Keri Jones, originari della piccola città mineraria di
Aberdare, nel Galles. La pietà e
l’insegnamento sono di tipo pentecostale. La coesione del movimento non è data da un sinodo
o da una costituzione, ma dal
giornale «Restauration», da visite regolari dei fondatori e dalle riunioni annuali {nel 1978 per
esempio, con la partecipazione
di 8.000 credenti).
Risveglio e
otri nuovi
Perdono la pazienza
Molti sono quelli che perdono
la pazienza con le chiese ufficiali. Istituiscono delle « riunioni
Contrariamente alle altre chiese in Inghilterra, le « riunioni di
casa » non hanno problemi finanziari. Per esempio a Bradford
hanno acquistato gli uffici del vescovado della Chiesa anglicana
per fame là loro sede. Vi hanr
no installato uno studio di registrazione, i’amministrazìone delle loro conferenze e una casa
editrice. La parrocchia dì Bradford — e non è che una su oltre
un centinaio — conta 423 membri. In totale versano circa l’equivalente di 150 milioni all’anno
sotto forma di imposta ecclesiastica volontaria, una somma del
tutto considerevole per ringhilterra.
La parrocchia è suddivìsa in
diversi gruppi di case. Ogni gruppo ha ì suoi «uffici» che comprendono anche un «health visitor», una specie di infermiera
di parrocchia. La maggior parte
dei membri è costituita da coppie sposate con bambini piccoli.
Qui non si incontrano poveri o
persone poco istruite, ma al pontrario universitari, medici, avvocati, maestri di scuola, infermiere, assistenti sociali.
I nuovi membri sono formati
accuratamente. I membri delle
« riunioni di casa » sanno in che
cosa credono e le deviazioni non
sono tollerate. Non evangelizzano con lo stile di Billy Graham.
Le loro predicazioni, che dura
Le «riunioni di casa» traggono la loro esistenza dalla convinzione che le chiese tradizionali hanno fatto il loro tempo
e che non possono più rinnovarsi: i vecchi otri non possono accogliere il vino nuovo del risveglio. I culti abituali della domenica e l’evangelizzazione tradizionale si sono rivelati oggi strumenti inadeguati, dicono questi
credenti. Bisognava perciò cercarne di nuovi. E il movimento
carismatico ha fornito questi
nuovi strumenti. Le « riunioni
di casa » fanno la stessa esperienza degli altri movimenti di risveglio prima di loro: rigettano
le strutture della chiesa ma diventano a loro volta un’organizzazione ecclesiastica.
Dal punto di vista teologico
l’insegnamento e la pietà corrispondono a certe tradizioni pen
Queste « riunioni di casa » non
sono dunque state create per
delle ragioni teologiche, ma piuttosto per il bisogpo di trovare
delle direzioni chiare e vincolanti per l’esperienza religiosa, la
gestione dei redditi, la vita familiare e l’educazione dei bambini. Così viene creata ima patria
umana e ideologica, ma al prezzo di una rinimcia volontaria
ad una vita indipendente, una
vita che molte persone sembrano
avere sempre più difficoltà ad intraprendere. Vivere come cristiani adulti forse non è più una
cosa accessibile a tutti ì cristiani.
Il settarismo
li minaccia
Le « riunioni di casa » non
hanno bisogno di pastori avendo
ricevuto una formazione teologica, dato che rinsegnamento e
la pietà sono già chiaramente
definiti. Hanno quindi soltanto
dei responsabili impiegati a tempo pieno e molti collaboratori
volontari che stabiliscono i contatti tra i diversi gruppi.
La concezione che queste « riunioni di casa » hanno della
rocchia è difficilmente conciliabile con quella delle chiese tradizionali. Le chiese si propongono come servizio di ciascuno e di
tutti. Le «riunioni di casa» riservano loro stesse ai loro membri. Nelle chiese tradizionali si
può essere cristiani in molti modi. Le «riunioni di casa» affermano di offrire il solo insegnamento giusto e la vera vìa.
Per quanto sia rallegrante assistere a un rinnovamento nella
Chiesa d’Inghilterra che da un'
certo tempo è immobile, non
posso tacere le gravi lacune delle «riunioni di casa». L’ignoranza teologica dei loro, responsabibili li conduce a considerare il
loro modo di vedere personale
come la sola ottica biblica difendibile. L’orientamento imilaterale
del gruppo impedisce di offrire
un servizio che si rivolga alla
società nel suo insieme. Le « riunioni di casa » sono un complemento e una correzione del concetto di chiesa « nazionale » e
hanno dunque un ruolo importante da giocare in questo senso. Ma non possono che condurre ai settarismo in seno alla cristianità se pensano di essere la
sola chiesa di Gesù Cristo.
Walter J. Hollenweger
Informazioni dalla CEvAA
A cura di Franco Davite
Il popolo canaco, detto anche
melanesiano, ha una grande disgrazia: quella di abitare in un
paese ricco e posto in situazione
strategica. Per questo la sua situazione si fa sempre più grave
e la chiesa evangelica di quelle
isole se ne è fatta portavoce.
La Francia ha occupato quelle
isole a est dell’Australia nel 1853
e fino alla seconda guerra mondiale la storia di quel popolo è
stata comune a tutti i popoli colonizzati (rivolte fallite nel
1878 e nel 1917, forte diminuzione della popolazione tanto che
nel 1902 i canachi erano ridotti
a 27.000 ed il sindaco di Numea
diceva al missionario Lehenard:
« fra una generazione non ci saranno più canachi »). La situazione attuale ha però origine dalla scoperta di enormi giacimenti
di minerale nickelifero: la garnierite. A causa dello sfruttamento di questo minerale la popolazione melanesiana, che nel
frattempo aveva ripreso ad espandersi, si è venuta a trovare in
minoranza sull’isola (42%) per il
grande afflusso di europei, tahitiani, asiatici in modo che, nonostante abbiano ricevuto la cittadinanza francese nel 1946, è lo
Continua la
repressione contro
i cristiani nella
Corea del Sud
(SOEPI) Il pastore Im Kìyoon è morto in carcere, il 26
luglio scorso, nella Corea del
Sud. Pastore metodista a Pusan,
egli è una delle tante vittime della repressione militare in atto
ned Paese.
Il 17 luglio sono state arrestate 21 persone tra cui tre pastori
protestanti. Gli altri arrestati
sono per la maggior parte universitari, giuristi e giornalisti.
Gli edifìci ecclesiastici della capitale sud-coreana sono controllati da soldati e mezzi blindati.
Secondo fonti bene informate
della Corea, « lo scopo dei militari non è quello di eliminare
la corruzione — questa è la versione ufficiale — ma di eliminare la democrazia. Le voci su atti di tortura compiuti sui prigionieri crescono; ma nessuna può
essere confermata, visto che nessuno è stato fino ad ora autorizzato ad incontrare i detenuti.
Da fonti americane si è appreso che diverse organizzazioni,
ivi comprese quelle cristiane,
prevedono di inviare delle delegazioni ufficiali nella Corea del
Sud per assistere a dei processi
e indagare sulle violazioni dei diritti dell’uomo.
/ecfeì dal mondo cristiano,
a cura di ANTONIO ADAMO
pelli a favore di altre quattro
persone condannate alla stessa
pena detentiva sono stati respinti. I cinque condannati sono accusati di avere ospitato il direttore della rivista «Formosa», per
il momento chiusa, in seguito agli incidenti seguiti alla manifestazione a favore dei diritti dell’uomo del dicembre scorso. Il
direttore della rivista è stato
condannato all’ergastolo.
Le Chiese boliviane
vittime
del colpo di stato
Repressione
a Taiwan
(SOEPI) Il ministro della Difesa di Taiwan ha rifiutato la domanda di appello contro la pena di sette anni di detenzione
pronunciata contro il segretario
generale della Chiesa presbiteriana di Taiwan. Anche gli ap
(SOEPI) Rappresentanti della
Chiesa cattolica e della Chiesa
metodista della Bolivia si sono
dichiarati « estremamente sensibili » e « profondamente toccati » dalla visita che la sig.ra Rocha, rappresentante del Consiglio Ecumenico delle Chiese, ha
effettuato in Bolivia dopo il recente colpo di stato.
Durante la sua visita la signora Rocha si è incontrata
con numerosi leaders deH’assemblea permanente per i diritti dell’uomo e con 'vari esponenti ecclesiastici cattolici e protestanti. Nonostante il pesante clima
di violenza e parecchi giorni di
detenzione, la signora Rocha ha
potuto visitare le regioni minerarie in cui la maggior parte dei
minatori continuano lo sciopero
e resistono alle forze armate. In
questa regione molti soldati hanno disertato per non sparare sui
loro concittadini.
La signora Rocha, al ritorno
del suo viaggio, ha reso note le
gravi pressioni alle quali sono
sottoposte la Chiesa cattolica e
quella metodista il cui vescovo
ha ricevuto minacce di morte.
Si sa che sono scomparsi undici preti cattolici dopo alcune
azioni di oolizia in varie parrocchie; su questo grave episodió
il nunzio apostolico a La Paz ha
chiesto un’inchiesta. Numerosi
metodisti sono stati arrestati ed
il Collegio evangelico metodista
è stato invaso il 28 luglio da
unità paramilitari.
si aggraverà ancora. Il professore Harry de Lange, direttore
di im istituto dì ricerca sociologica di Rotterdam, ha affermato
che proclamare la lotta alla povertà è una ragione d’essere delle Chiese (status confessionis).
Egli ha detto: « una chiesa è autentica nella misura in cui ricchi e poveri ■vi possono comunicare, ma è ancora più importante che i poveri vi riconoscano il
Cristo ». Il professor de Lange
ha criticato l’attendismo delle
Chiese s-vizzere che tollerano
ancora che il loro paese, sebbene sia ricco, contribuisca in maniera insufficiente agli aiuti per
lo sviluppo.
L’Esercito
della Salvezza
in espansione
(B.I.P.) Le truppe dell’Eserci
Appello alle chiese
per la lotta
alla povertà
(SPP) 800 milioni di esseri umani vivono in assoluta povertà. Questa cifra ha inferto un
duro colpo all’ottimismo degli
specialisti dello sviluppo i quali
avevano predetto che entro 10 anni non ci sarebbero stati nel
mondo più di 400 milioni di poveri assoluti.
L’inflazione, la recessione nei
paesi industrializzati e il costo
dell’energia sono responsabili di
questa involuzione che, secondo
il parere della Banca mondiale.
to della Salvezza contano nel
mondo più di tre milioni di soldati all’opera, in 20.000 posti ed
istituzioni diverse, ripartiti in
80 paesi. L’Esercito della Salvezza ha conosciuto uno spettacolare sviluppo nella Corea del Sud
dove sono sorte 40 nuove comunità. Esso si augura di poter iniziare presto la propria opera in
Cina. L’azione delTEseroito della
Salvezza è rivolta soprattutto all’annuncio dell’Evangelo e all’impegno sociale nei confronti degli
affamati e degli indigenti nei paesi del Terzo mondo, dei drogati
e degli alcoolizzati nelle società
del benessere.
Hanno collaborato a questo
numero: Domenico Abate Mauro Albertengo - Renato
Coi'sson - Dino Gardiol - Enrico 'Tron - Severino Zotta.
ro impossibile difendersi contro
l’emarginazióne politica e commerciale e contro l’esproprio della loro terra.
Questo ultimo fatto rappresenta il maggior dramma di quella
popolazione. I giacimenti di garnierite si trovano per lo più nelle
zone alte delle valli più fertili e
sono a fior di terra. Perciò queste zone sono sventrate dai
bulldozer che scavano a cielo
aperto (cioè non in galleria) e
gli abitanti non sono solo allontanati dalle zone sfruttate, ma
da tutta la valle a causa del dissesto idrogeologico delle zone superiori che causa allagamenti a
tutte le piogge, valanghe di fango, interruzione di strade e ponti e cosi via. Il popolo canaco
deve abbandonare le proprie terre, le tribù sono smembrate e
disperse, tutta l’organizzazione
sociale e culturale di questo popolo è compromessa con la conseguenza di una forte diminuzione della sua competitività per
l’accesso al lavoro nel campo
economico, amministrativo e culturale, proprio nel momento in
cui ha anche perso le sue terre
migliori.
La Chiesa evangelica della Nuova Caledonia (20.000 membri comunicanti su una ponolazione
totale melanesiana di 60.000 persone) si è fatta portavoce in patria e all’estero di questa drammatica situazione e nel mese di
aprile 1980 una sua delegazione,
accompagnata da rappresentanti
della Chiesa Riformata di Francia e della Federazione protestante francese (tutti membri
della CEvAA) si è recata a Parigi presso il Presidente della Repubblica per esporre la situazione di questa minoranza etnica
minacciata di liquidazione.
Le forze che premono in questo campo sono enormi (interessi economici e militari legati allo
sfruttamentto del nichelio ed all’esistenza del poligono atomico
francese fra la Nuova Caledonia
e la Polinesia) e non sarà facile a
quella piccola chiesa di fai“ valere i diritti dei suoi membri e di
tutta la popolazione melanesiana di quelle isole.
La situazione si è ulteriormente aggravata nel corso degli ultimi mesi a causa di movimenti
indipendentisti che hanno sfiorato la rivolta in alcune isole
minori.
La Chiesa evangelica della Nuova Caledonia chiede l’aiuto e la
preghiera non solo delle chiese
francesi, ma di tutte quelle che
sono unite a lei nella CEvAA,
Chiesa valdese compresa.
4
Amare insieme
Dio e la terra
Il termine «spiritualità» ha
un sapore abbastanza equivoco,
in quanto evoca paradigmi culturali assai lontani da quelli biblici; ma la cosa si chiarisce
ove si tenga conto che i cattolici usano il vocabolo per definire
un atteggiamento di apertura e
di impegno personale nel dare
un valore (religioso) alla propria
vita, in antitesi ad una vita banale, ridotta ad un susseguirsi
di azioni senza significato definitivo, coartazione nell’universo
materiale e nel vortice della tecnica senz’anima di una società
consumistica, condanna all’assurdo e alla disperazione. Il volume intende anzi programmaticamente rappresentare il superamento dell’alienazione spiritualista. Secondo le parole di Bonooeffer (citate nella prefazione)
« Nel regno di Dio può credere
soltanto colui che ama la terra
e pio nello stesso tempo », la
spiritualità alla quale si fa riferimento è quella che non intende solo decifrare il progetto salvifico di Dio, ma anche realizzarlo all’interno della storia.
Tutta la realtà dell’uomo viene
così recepita nelle sue componenti spirituale e corporea. L’opera è piuttosto nutrita (1767 pagine), ma svolta con un linguaggio piano e facilmente intelleggibile, attraverso 109 voci redatte da 63 specialisti, coordinate
tra di loro per una lettura sisternatica, cioè_ guidata secondo un
piano organico, con una serie di
intelligenti rimandi. Le voci —
veri piccoli saggi monografici —
sono state scelte sulla base dei
« temi maggiormente sentiti »
dall uomo d’oggi, che deve trovare « validi riflessi per vivere
¡impegno cristiano all’interno
delle diverse situazioni umane ».
Lo spirito del volume è chiaramente ecumenico (in senso cattolico, si capisce); tra i collaboratori vi è anche il nostro Mario
Sbaffi, con due significative voci: Carità e Protestantesimo. Nel
complesso si tratta di un’opera
interessante, perché offre un
quadro aggiornato delle moderne posizioni cattoliche post-conciliari. Oltre a quelle tradizionalmente teologiche, di rilievo alcu
cune voci riguardanti approcci a
problematiche tipicamente contemporanee. (Ateo, Corpo, Ecologia, Famiglia, Femminismo,
Giornalista, Lavoratore, Mass Media, Mondo, Morte/risurrezione,
Patologia spirituale. Peccato e
penitenza in odierna acculturazione, Politica, Psicologia, Religiosità popolare. Scienziato, Sessualità, Sociologia, Sofferente/
malato, Tempo libero).
Aurelio Penna
Nuovo Dizionario di Spiritualità,
a cura di Stefano De Fiores
e Tulio Goffi, Edizioni Paoline,
1979, Lire 20.000.
Un documento
equivoco
La nostra editrice « Claudiana », ha lanciato insieme all’editrice Salesiana, « Ldc », una collana di carattere ecumenico; il
primo volumetto della serie è la
raccolta dei documenti relativi
al dialogo in corso tra Cattolici
e Riformati.
Ne daremo una prima valutazione critica, sulla base di una
accurata analisi, fatta dal prof.
Sergio Rostagno, docente di Teologia Sistematica nella Facoltà
Valdese di Teologia, in occasione di un incontro del « Centro
Evangelico di Cultura » di Roma.
Il documento ^ non rappresenta un punto di arrivo, un « accordo », ma un documento di
studio espressione di una commissione; è bene ricordare che
l’Alleanza Riformata Mondiale,
di cui la Chiesa valdese fa parte
sin dalla sua costituzione, ha legami puramente di collegamento, perciò non vincolanti, tra le
chiese di matrice calvinista e
zwingliana.
I terni oggetto del dialogo sono stati 5: La relazione di Cristo con la Chiesa, il rapporto
Scrittura-Tradizione, la presenza
di Cristo nel mondo, l’Eucarestia, il Ministero. Per ogni sezio
Gerusalemme
(segue da pag. 1)
profeta Amos, per esempio, dopo
un periodo di crisi con la divisione del popolo in due regni,
era seguito un periodo di espansione e di prosperità che progressivamente aveva visto il sorgere di una civiltà permeata di
un orgoglioso nazionalismo religioso in cui era fortissimo il senso del possesso dell’elezione in
senso esclusivista.
A questa situazione parla Amos
dicendo: « Non siete voi per me
come i figliuoli degli Etiopi, o
figliuoli di Israele, dice l’Eterno?
Non trassi io Israele fuor del
paese d’Egitto e i Filistei da
Caftor, e i Siri da Kir? » (9: 7).
Quale scandalo deve aver provocato questo profeta che osava
mettere in questione l’orgogliosa distorsione dell’elezione di
Israele: certo l’Eterno ha eletto
VOI, popolo d’Israele, ma allo
stesso modo ha eletto gli Etiopi, il popolo più lontano che si
conosca: certo vi ha fatto sorgere dal nulla, dal non-essere della schiavitù d’Egitto, ma lo stesso ha fatto per i Filistei e i Siri,
per i vostri nemici di sempre!
Nell’autentica comprensione
dell’elezione si aprono spiragli
di luce sulla realtà del l’amore
di Dio che non può essere posseduto ma che possiede, e che
possiede non ad esclusione, ma
ad inclusione anche di chi è minimo e insignificante, che elegge
l’uno non per rifiutare l’altro, ma
per affidare compiti di servizio
e di testimonianza che possono
essere svolti solo neH’umiltà e
nella riconoscenza e mai nell’orgoglio e nella presunzione.
L’Israele di oggi — come qualsiasi gruppo cristiano in cui dall’elezione sia germinato un orgoglio esclusivista — ha bisogno
di riascoltare questa parola di
Amos, non nelle Immobili liturgie del chiuso delle sinagoghe o
delle chiese, ma nel vivo dell’esistenza ed anche dei propri problemi politici. Ha bisogno di
ascoltarla come parola profetica
che parla all’oggi, che persuade
nell’umiltà e nella riconoscenza
che l’Eterno ha tratto Israele
dalla massacrante schiavitù dell’Egitto e certo anche dai ghetti
delle città europee decimati dalla persecuzione; ma che ugualmente ha tratto gli Arabi con la
stessa cura dai loro luoghi d’origine, dal loro non-essere per dar
loro un’esistenza umana.
Speranza
nel miracolo
Certo il ricordare questa parola ad Israele non può assolutamente avere il significato di
un dimenticare le responsabilità
arabe nella dolorosa e lunga vicenda palestinese; non può costituire in alcun modo la copertura ad un « vendere Israele in
cambio del petrolio », come ha
accusato il rappresentante di
Israele all’ONU parlando dei paesi europei; non può minimarnente mettere in questione il
diritto di Israele di esistere in
Palestina e di esistere in pace.
Ma può e deve avere il significato di ricordare ad Israele che
uguale diritto hanno gli arabi
palestinesi e di ricordare ad
Israele che l’ascolto rinnovato
di questa parola si traduce in
gesti e atteggiamenti concreti di
distensione e di pace anziché di
irrigidimento e di orgoglio: nella sospensione di gesti provocatori come lo spostamento degli
uffici della presidenza nella parte araba di Gerusalemme e nella disponibilità a riportare la
questione di Gerusalemme dall’ambito delle decisioni unilaterali a quello delle trattative da
svolgere. Anche questo fa parte,
per i credenti, della speranza
che si compia quel miracolo che
sempre è possibile a Dio solo:
che ancora oggi la sua parola
risuoni, e sia ascoltata.
Franco Giampiccoli
ne, molto francamente sottolinea
i punti d’accordo, quelli di disaccordo, punti in cui la differenza di opinione non si identifica con la confessione (progressisti e conservatori).
Il punto di partenza del documento è il comune riconoscimento di teologi Cattolici e Riformati (da parte Valdese era
presente il prof. Molnar di Praga) che Dio in Gesù Cristo ha
fatto causa comune con l’urna-nità peccatrice, Dio non vuole
salvare solamente il singolo, ma
rinnovare il mondo. Naturalmente, pur essendovi l’accordo sulla
Chiesa- come corpo di Cristo, vi
è, differenza tra cattolici e riformati nel considerare il rapporto
Cristo-Chiesa. Rimane un grave
equivoco: l’elezione, l’opera di
Dio in Cristo Gesù, non è così lineare come traspare dal documento: per questo il problema
della « giustificazione per fede »
non viene affrontato. La Chiesa,
e questo sembrano ignorarlo gli
estensori, resta peccatrice proprio nella sua testimonianza a
Gesù Cristo.
Con un argomento pretenzioso, viene superato anche il nodo
« Scrittura-Tradizione »; poiché il
metodo storico-critico ha dimostrato che la Scrittura è Tradizione, il problema non è più attuale.
In realtà, gli estensori dimenticano che i Riformatori non
erano dei « letteralisti »; la Riforma distingue chiaramente tra
Padri della Chiesa e le reali intenzioni degli scrittori biblici.
L’ambiguità diventa maggiore,
quando nella sezione « La presenza di Cristo nel mondo », si
parla di una storia predeterminata, di cui la chiesa, con la sua
« funzione mediatrice » è « segno
visibile ». Il linguaggio è in tutto il documento equivoco, è il
classico « dire » e « non dire » dei
documenti di carattere ecumenico.
Sebbene la valutazione dell’intero documento" sia som
mato « negativa », essa rèsta una
buona base per un confronto tra
due « teologie » diverse e una occasione per riflettere sul senso
della presenza protestante in
Italia.
La valutazione complessiva
spetta ovviamente alle comunità
e alla sessione sinodale; tuttavia
ci sembra significativo, come
commissione « ecumenica », sorta neH’ambito delle attività della « Fgei-Centro », rilevare come
ovunque nel « inondo » cristiano
abbia prevalso rincontro « bilaterale »; attualmente la Chiesa
Cattolica ha in corso colloqui bilaterali perfino con chiese pentecostali e appartenenti all’aren
delle « chiese libere ». Tali incontri ci paiono molto pericolosi, perché indeboliscono una certa convinzione biblico-teologica
che differenzia le chiese protestanti, pur nella loro diversità,
dalla chiesa di Roma.
Tuttavia, ci pare indispensabile, come federazione giovanilé
impegnata in un fraterno dialogo con le Comunità di base e
Cristiani per il Socialismo, non
ignorare quanto prodotto dai
vertici delle chiese. Ma la nostra
modesta eppure ferma lotta deve
essere una vasta mobilitazione,
affinché documenti oltremodo
equivoci, non creino confusione
nel già difficile cammino ecumenico.
Eugenio Stretti
^ « La Presenza di Cristo nella Chiesa e nel mondo » — elle di ci-Claudiana, 1979, L. 1.200. ^ ......
Edizione italiana a cura di Giovanni Cereti e Giovanni Scuderi.
La penna come
una spada
E’ uscito recentemente un libro che già in Francia ha riscosso molto successo: « Una zuppa
di erbe selvatiche », di Emilie
Caries. L’Autrice, molto avanti
negli anni, racconta la sua vita
con vivacità e franchezza. Figlia
di m9ntanari, ha trascorso la
propria esistenza nella vallata
della Clarée, presso Briançon, e
-negli episodi che narra potrebbero identificarsi tantissime donne delle nostre valli. Non c’è vittimismo in Emilie, né desiderio
di idealizzare i tempi che furono: parla con amore della bellezza della montagna, del carattere fermo e leale dei suoi abitanti, delle tradizioni pittoresche
tramandatesi di padre in figlio,
ma descrive anche la piaga delTalcoolismo, i tabù sessuali, la
fame, i pidocchi che affliggevano le piccole comunità agli inizi
del secolo. Ricorda la sorella
morta di parto a vent’anni senza
ché nessuno chiamasse un dottore, i bambini sottratti alla
scuola e spediti a lavorare nei
campi, gli orrori della guerra.
Fernminista ante litteram, Emilie
è diventata maestra quando studiare era ancora un’avventura e
ha insegnato per anni nelle borgate più sperdute e disagiate,
lottando per migliorare le condizioni di vita della sua gente,
spronando tutti a chiedere sussidi, aiuti dal Governo, medici,
scuole e parlando ai suoi piccoli
alunni di uguaglianza e di pace
quando farlo era veramente pericoloso. Ha combattuto il fascismo e suo marito Jean, anarchico convinto, è sempre stato al
suo fianco, compagno affettuoso
e solidale anche nei momenti
peggiori. I] libro, privo di retorica e di paroioni, è più convincente di mille saggi sui problemi
della montagna e dell’agricoltura. Afferma Bruno Frappat di
« Le Monde »: « Nella vecchiaia
Emilie Caries ha preso la penna
come se brandisse una spada:
12 settembre 1980
per abbattere i luoghi comuni,
confondere i potenti, i ricchi, e
dire il fatto loro ai maligni ».
C’è indubbiamente riuscita, nella
sua opera vibrano un entusiasmo
e una tenacia invidiabili.
Edi Morini
Emilie Carles, Una zuppa di erbe selvatiche, Pamphlet Rusconi 1980, L. 10.000.
Handicappati
esseri umani
Questo libro di Colleen McCullough ha riscosso un notevole
successo e sollevato vivaci polemiche: chi si aspettava il romanzo rosa e facilino è rimasto
deluso perché l’Autrice, senza
averne l’aria, solleva problemi
sui quali in genere si tace volentieri.
Mary Horton, dinamica e sgraziata signorina ormai matura, si
innamora di un giovane psichicamente handicappato che a modo suo la ricambia; in Tim la
donna scopre la sensibilità e la
tenerezM che non ha mai trovata negli uomini « normali » e in
Mary il giovanotto trova un amore meno ossessivo di quello dei
suoi familiari; lui non si cura né
dell’età né dell’aspetto fisico della sua partner, desidera solo che
sia se stessa, allegra, comprensiva e piena di fantasia. E si sposano; attorno a loro esplode la
malignità delle persone « a posto », che si sentono buone affermando che anche un subnormale
ha diritto ad andare a scuola o
a lavorare, ma inorridiscono se
questi accenna a volere una vita
affettiva e sessuale che vada oltre qualche incontro a pagamento. « Metteranno al mondo dei
tarati! » tuonano i benpensanti,
ma non è vero: Mary si è fatta
sterilizzare e si avvia insieme al
suo uomo verso un avvenire sereno e gratificante, la loro vita
scorrerà migliore di quella di
tante coppie tradizionali e sanissime.
Terminata la lettura sorgono
spontanee molte domande: siamo sicuri che un poliomielitico
o un cieco non possano essere
migliori come mariti di tanti uomini alcool izzati e maneschi?
Eppure molti considerano gli
handicappati creature asessuate
da confinare tra le mura domestiche o in appositi istituti e vedono in chi li avvicina con intenzioni affettuose un maniaco o nel
migliore dei casi uno squilibrato.
Se a voler affrontare la vita di
coppia è poi una donna con menomazioni fisiche o psichiche i
commenti sono ancora più acri:
« Non è una verá donna quella
lì! », « Come farà a cucinare, pulire, avere bambini? » Come se
sfornare manicaretti e partorire
bimbi fosse la base indispensabile per una buona intesa col
compagno della propria vita. Tim
è un libro valido: ci fa riflettere
su molte cose, vai la pena di leggerlo.
Edi Morini
Colleen McCullough, Tim, Bompiani, L. 6.000.
TRIBUNA LIBERA
Marzabotto: umiliati e offesi
Una lettrice ha inviato al Sindaco di Roma una lettera a
proposito del caso Reder che qui riportiamo.
Egregio signor Sindaco,
a parte le ragioni, purtroppo
non morali e civili che ha deciso il tribunale di Bari a liberare
Reder, ciò che mi ha veramente
esterrefatta è stato che la gente
di Marzabotto si sia sentita offesa e umiliata da questa sentenza.
Mi domando cosa questi « cattolici » hanno capito del senso
di essere cristiani e se ad essi
non sfugge totalmente l’originalità..., l’essenza della buona Novella che ci porta l’Evangelo. Ma
mi chiedo: se essi seguono impulsi umani, sentimenti di condanna e intolleranza, comprensibili risentimenti e niente altro,
di chi è la colpa? Non è forse di
coloro che hanno avuto l’incarico di guidarli nella via della fede?
Questi sacerdoti che non sanno prendere neanche loro un atteggiamento d’autentici cristia
ni... che distinguono la figura del
prete, che deve perdonare e quella dell’uomo che condanna, cosa
possono insegnare di genuinamente cristiano alla gente se non
riescono ad afferrare l’assurdità
di tale « distinguo »?
Cristo è salito sulla croce umiliato ed offeso dalla gente, la
stessa che l’osannava qualche
giorno prima... ed è morto anche per Reder.
Questa gente di Marzabotto
che si è alimentata di dolore per
35 anni; di un dolore incommensurabile, lacerante, disperato,
consumatore, non ha fatto altro
che condannare se stessa legando la sua sofferenza al ricordo
della punizione e delle sofferenze di Reder.
Ma Gesù insegna a superare
l’odio e la vendetta proprio col
perdono non solo perché è’ Dio
che fa le nostre vendette ma perché il perdono ci liberà da sen
timenti che fisicamente e maral
mente c’incatenano, rivelandoci
il senso vero del dolore.
Già la legge ebraica diceva di
amarci « gli uni gli altri » e Gesù la completa aggiungendo di
amare anche i nostri nemici...
e va oltre dicendo: « amatevi come Io vi ho amato ». In modo
perfetto come Dio ci ha amati.
Se il cattolicesimo insegna
qualcosa di diverso allora non
va confuso con la dottrina di
Cristo che è altra cosa.
Alla gente di Marzabotto vorrei chiedere se le parole pronunciate dal figlio di Bachelet davanti alla bara del padre assassinato, almeno quelle, non li facciano sentire meno umiliati e meno offesi, e... meditino, che vittima, in un certo senso, è anche
Reder. Vittima di un regime che
lo ha alimentato d'odio fin dalla
più tenera età.
E perché, infine, noi che abbiamo una fede che ci insegna
la speranza, non crediamo al suo
pentimento?
In fede
Perla: de Rosa, Roma
5
12 settembre 1980
DALLA SERATA DI EVANGELIZZAZIONE IN PIAZZA DURANTE IL SINODO A TORRE PELLICE
L’'talia di oggi; religione o
Evangelo? Ricostruzione
o trasformazione?
Più dì mille persone hanno partecipato, martedì 5 agosto, in Piazza Muston
a Torre Pellice alla serata dì evangelizzazione organizzata durante i lavori del
Sinodo. Questa serata è stata un momento integrante del Sinodo; forse
tra i suoi momenti più interessanti. Senza dubbio il più coinvolgente. Dopo
gli inni evangelici cantati dalle Corali valdesi riunite e le musiche dei
trombettieri del Baden, in rapida successione hanno parlato, con vivace
spontaneità: Franca Long, Sergio Aquilante e Giorgio Bouchard. Tema del*
la serata: L’Italia di oggi e la nostra responsabilità nell'attuale crisi di
valori. Tema reso ancor più urgente e drammatico dalia strage dì Bologna a cui ogni intervento sì è riferito. Per evidenti ragioni di spazio in
questa pagina ci limitiamo a registrare solo alcuni passaggi essenziali dei
tre interventi.
»' '
FRANCA LONG
Molti sino ad oggi hanno
sottovalutato il movimento delle donne. Per esempio uno dei luoghi comuni più
diffusi e più sbagliati è riassumibile in una frase: ora le donne vogliono essere come gli uomini. Questa frase risente molto
della presunzione maschile. Perché le donne non vogliono affatto
essere come gli uomini nel senso
che mettono in discussione questa società, contestano le sue ingiustizie, il suo individualismo,
la sua separazione così artiffciosa tra il pubblico e il privato e
la contestano come una società
che è sì il prodotto delle classi
egemoni che si sono succedute
nei secoli, ma in iparticolare, se
guardiamo la situazione, è il
prodotto della parte maschile di
queste classi dominanti. Perché
le donne ffnora non haimo mai
fatto storia, per lo meno non la
storia ufficiale. L’hanno fatta di
rimando, di supporto, mogli, madri, figlie, amanti di qualcuno,
di qualche uomo. Poi c’è stata
qualche santa, qualche poetessa,
ma non hanno fatto la storia,
perché per fare la storia bisogna
stare nel terreno pubblico e starci come ci stanno gli uomini, da
protagonisti. Si capisce che per
quanto riguarda il discorso della parità ci si batte perché si attui in Italia la Costituzione repubblicana e quindi la parità di
diritti tra gli uomini e le donne
laddove non si è ancora attuata:
ma questa direi che è una preoccupazione di tutte le forze democratiche del paese, non è una
prerogativa delle donne.
Di fronte alla realtà della donna le chiese hanno grosse responsabilità. La Chiesa cattolica
certo prima di tutte, ma forse
un po’ di autocritica nel mondo
evangelico sarebbe ora che ce
la facessimo, nel senso che le
chiese hanno assunto, a volte
anche senza una riflessione specifica, la morale dominante e
l’hanno assunta come unica morale possibile dimenticando a
volte quel messaggio straordinario che è l’Evangelo che sconvolge le regole dell’uomo e anche i
suoi buoni pensieri. La Chiesa
cattolica ha la grossa responsabilità di aver sacralizzato questa
morale e quindi le donne Phan^
no così interiorizzata che noi
oggi abbiamo milioni di donne
nel nostro paese che vivono il
cristianesimo non come un fatto
liberante e gioioso ma come una
religione vissuta con sensi di
colpa, sacrificio, e soprattutto
la vivono come un invito ad accettare passivamente la vita, a
subirla. Noi dobbiamo pur dire
qualcosa a queste donne, come
chiese dobbiamo predicare loro
l’Evangelo, la buona notizia. Questa buona notizia dice cose importanti per ognuna e per tutte
queste donne. Dice per esempio
di uscire dalle case, di essere se
stesse, di assumersi delle responsabilità, di agire per il bene. Servire gli altri non vuol dire per
forza servire i propri congiunti
e i propri figli ad esclusione degli altri. In questo caso il messaggio evangelico può essere un
invito a un impegno politico sociale, per loro stesse e per gli
altri che può cambiare la vita di
queste persone. Perché Gesù
quando incontrava le donne, così come ce lo racconta l’Evangelo, la loro vita cambiava.
Ma ci sono anche le altre donne che hanno preso coscienza
di una serie di cose: le donne
militanti. E’ un po’ più difficile
parlare a loro di Gesù Cristo.
Io sono convinta che dobbiamo
farlo ma oggi comincia a diventare difficile, come comincia a
diventare difficile parlare a molti giovani politicizzati.
Essi pensano che il cristianesimo è una religione oppressiva
e opprimente e che per liberarsi
e camminare avanti bisogna buttarlo via. Ma non hanno sempre
torto, perché il cristianesimo che
conoscono loro è abbastanza
repressivo nei confronti della loro personalità, nei confronti della loro possibilità di militare politicamente, nei confronti delle
possibilità di creare una società
diversa, nei confronti della sessualità, di come viverla. Noi come evangelici abbiamo avuto
questo dono dell’Evangelo e della Bibbia e allora glielo dobbiamo comunicare. Dobbiamo avere il coraggio di comunicarlo se
crediamo che la fede nel Cristo
come salvatore dà senso alla nostra esistenza. Dobbiamo comunicarlo anche a chi ha fatto questo cammino e dobbiamo viverlo. Qggi la gente è molto esigente e non possiamo parlare in un
modo e vivere in un altro. Bisogna essere credibili e quindi vivere con coerenza quotidianamente questo messaggio evangelico per poterlo annunciare. E
allora penso a quanto sia possibile far capire che c’è un abisso
tra certi atteggiamenti della chiesa cattolica di fronte al problema dell’aborto quando i vescovi
della Chiesa cattolica parlano
soltanto di difesa di un principio astratto, di una legge teorica di difesa della vita e ignorano sistematicamente le responsabilità collettive rispetto al problema della donna che si trova
di fronte al dramma dell’aborto
oppure le responsabilità loro,
della Chiesa cattolica, che ha
proibito i contraccettivi, che ha
tenuto all’oscuro le possibilità
di vivere una maternità responsabile per la donna. Ecco, quando insorgono questi atteggiamenti che arrivano a rispolverare il
vecchio espediente della scomunica, ci vorrebbe qualcuno che
dicesse alle donne che quello è
un atteggiamento legittimo ma
esattamente il contrario di quello di Gesù Cristo il quale tutte
le volte che ha incontrato una
donna, daH’adultera alla peccatrice, alla malata, alla prostituta, alla straniera discriminata
per legge in Israele, non ha mai
condannato, non ha mai scomunicato, ha sempre amato, ha parlato con queste donne ma so, prattutto le ha trattate con una
capacità di rispetto che è straordinaria e che per il tempo era
assolutamente rivoluzionaria. E
ha trasgredito la legge del suo
tempo, ha trasgredito la mentalità corrente, ha scandalizzato i
benpensanti, i suoi discepoli,
perché un maestro che parlava
per strada con una donna diventava impuro; ha dichiarato, ha
praticato, ha vissuto la libertà
dalla legge, quella che poi l’apostolo Paolo ha predicato e quella ancora che i Riformatori del
XVI secolo hanno ritrovato e ricapito e rivissuto. Dobbiamo verificare giorno dopo giorno se
noi viviamo con coerenza questa libertà dalla legge e se riusciamo ad inserirci in un progetto generale di liberazione del
le donne. Che non è solo delle
donne ma è un progetto generale di liberazione dell’umanità, un
progetto che sarà storico e quindi parziale e quindi imperfetto,
ma che sarà un progetto che ci
coinvolge interamente insieme
agli altri e che sarà forse un modo credibile per il nostro tempo
per dire in che modo noi attendiamo il Regno di Dio.
SERGIO AQUILANTE
Le nostre comunità sono poche, sono piccole, ma non
sono un’idea, hanno una
loro realtà, hanno un’organizzazione, una vita comunitaria, elaborano ed attuano interventi nel
sociale, nel culturale, rendono
testimonianza ad una nuova dimensione dell’esistenza, e tutto
questo costituisce la loro storicità; una storicità diversa da
quella della chiesa di maggioranza. Le nostre comunità sono
costantemente tese verso il Regno nuovo che viene, ma questo
non significa affatto una svalutazione del presente. Abbiamo detto tante volte, il Regno nuovo
non è sempre il solo futuro, anzi questo Regno entra nel presente, si scontra con il presente, richiede ravvedimento all’individuo e alla società. Opera una
frattura, il cui risultato è una
comunità che per forza di cose,
deve fare i conti con la società
in cui è chiamata a testimoniare quel Regno, talvolta anche
contro l’ordine sociale esistente.
Queste sono le nostre comunità: nel mezzogiorno come altrove, e questa è la loro storicità, la loro posizione di libertà
di critica, verso questo mondo
che passa.
Qra se guardiamo al mezzogiorno la prima cosa da dire è
che una certa immagine non corrisponde più alla realtà.
Non è più vera l’immagine di
un mezzogiorno arretrato, indifferente verso lo Stato.
Lo Stato ha oltrepassato Eboli,
10 Stato si è avvicinato di molto
alla gente del mezzogiorno.
Tuttavia la stessa modernizzazione del mezzogiorno trascina
con sé elementi tipicamente religiosi. Certo hai l.a fabbrica, hai
la città moderna però per quel
che riguarda il tuo lavoro, la
qualità della tua vita è qualcun
altro che decide per te.
C’è una sorta di gerarchia di
situazioni al vertice della quale
c’è un luogo di potere decisionale da cui tu dipendi, un luogo
lontano, per quel che riguarda
11 nostro discorso fuori del mezzogiorno, come velato di mistero. E il rapporto con questo potere può avvenire solo per delega, attraverso tutta una serie di
passaggi, di mediazioni. Ed è
contro questa visione e impostazione gerarchica della vita e dei
rapporti, questo senso del mistero, questa pratica della delega, questo intreccio di politica
e di religione, che le nostre comunità rendono testimonianza
dell’ordine nuovo di Dio, anche
contro quella carità cristiana ridotta all’assistenza; questo perché la carità cristiana, l’amore
stesso di Dio fra gli uomini, cioè
Gesù Cristo in cui non c’è più
giudeo né greco, né schiavo, né
maschio, né femmina, dunque
una carità, un amore che è la
fine delle discriminazioni, della
barriera della superiorità dell’uno sull’altro e quindi delle dipendenze; ecco quello è TEvangelo. Al di là di tanti ritardi ed
errori, noi siamo pur sempre la
comunità del sacerdozio universale, in quanto tali non possiamo
non lottare per la costruzione
della partecipazione a tutti i livelli, la nostra stessa vita comunitaria, le nostre stesse opere
sociali sono delle proposte, dei
segnali, dei tentativi minuscoli,
ma concreti per produrre una
società in cui ci sia leale partecipazione. Noi chiamiamo gli altri a misurarsi con queste proposte, con questi tentativi, perché siamo profondamente convinti che non può esserci vera
democrazia là dove larghi strati della popolazione sono esclusi
dalla partecipazione alla decisione.
La questione meridionale conserva tutta la sua centralità, nella vita del paese, è vero, ma questa centralità non va più intesa
come una battaglia, per portare
la cosiddetta porzione di Italia
arretrata, il mezzogiorno, a livello della porzione di Italia
avanzata, il nord delTindustria.
Il vero modo è un altro, vi abbiamo già accennato, è quello
della vita intera. Il mezzogiorno,
anche in questa sua modernizzazione, resta un corpo acefalo,
senza testa, oggi abbiamo messo
la fabbrica, ma gli elementi della decisione di questa fabbrica
sono a Milano, sono a Torino,
nel mezzogiorno è stato indubbiamente costruito un apparato
produttivo moderno, ma questo
non ha nessuna autonomia di
decisione. Il vero nodo sta allora, nelTappropriarsi della decisione, la quale alla fine riguarda
la qualità stessa della vita meridionale.
Noi diciamo dunque, nel nostro lavoro, nella nostra testimonianza, che il vero nodo sta nel
portare avanti, senza sosta, questa battaglia per appropriarsi
della decisione che è poi la battaglia della trasformazione profonda, del profondo rinnovamento.
Qui è il posto delTEvangelo,
ovvero della libertà dalle antiche
e moderne schiavitù di vario tipo, per camminare lealmente in
novità di vita, per costruire cose
buone.
GIORGIO BOUCHARD
Se noi ci limitassimo a proporre al nostro popolo di
scoprire nuovamente la
realtà grande e profonda della
misericordia di Dio, noi avremmo fatto solo metà del nostro
lavoro, perché tutto ciò che noi
diciamo in generale lo possiamo
e lo dobbiamo vivere a livello
personale. Perciò mentre predichiamo al nostro popolo, che deve riscoprire il suo Dio, ogni volta che parliamo con una persona o con noi stessi, dobbiamo
dire allo stesso tempo: tu devi
riscoprire il tuo Dio.
E allora, se prima abbiamo
usato per parola d’ordine la parola riforma (riforma morale,
economica e politica, n.d.r.) ora
dobbiamo avere con pieno coraggio, la capacità di usare la
parola « conversione », senza conversione non c’è salvezza.
Ed in questo tempo di crisi,
di egoismo e di paura — che ci
è stato violentemente ricordato
dalla strage di Bologna — la scoperta di Dio significa soprattutto
non lasciarci rinchiudere nel privato perché rinasce la vecchia
Italia di Francesco Guicciardini,
il mio « particolare », io, la mia
casa, la mia macchina, la mia
carriera.
Scoprire Dio significa essere liberati da questo spirito. Conversione significa essere trasformati. Noi viviamo dunque, come
predicatori di riforma sul piano
nazionale e di conversione sul
piano personale. Com’è, e dov’è
che si possono unificare queste
cose, ■ com’è e dov’è che si può
unificare la protesta di Franca
Long e la proposta di Sergio
Aquilante? Su questo dobbiamo
essere chiari: non è dentro la
nostra chiesa, questo no. Le nostre chiese sono luogo di incontro, di dibattito e di predicazione, non pretendono dì essere luogo della soluzione, perché il punto di incontro della rifornia del
rapporto con Dio di un intero
popolo, è nella conversione della
singola persona. Questo punto di
incontro non sta dentro la chiesa, ma sta soltanto nella persona storica di Gesù di Nazareth.
Lì, pubblicò e privato, riforma
e conversione, trasformazione e
provvedimento, lì si unificano.
Il nostro paese si dice cristiano
ma in realtà, la consapevolezza
della realtà di Gesù Cristo è limitata. Se esaminiamo noi stessi che siamo qui questa sera, le
mille strade che hanno portato
qui ognuno di noi, vediamo che
sono tutte strade che hanno avuto ad un certo punto l’incontro
con Gesù Cristo: o ce lo siamo
messo in tasca, o lo abbiamo amministrato, o lo abbiamo conservato. Qra si tratta di riscoprire
la nostra relazione con Gesù Cristo e proporre a tutto un popolo di riscoprirlo.
Non lasciamoci ingannare da
chi dice: Gesù Cristo è una questione privata! Questo no!
Noi riteniamo, che come Gesù
aveva un valore per tutta la Giudea, così oggi ha valore per tutto il popolo italiano e per ogni
singola persona che vive in mezzo a questo popolo.
Si tratta soltanto di avere il
coraggio, noi protestanti per primi, di riaprire le pagine della
Scrittura e di aiutare Gesù Cristo a percorrere il mondo del
nostro tempo.
Gesù Cristo non è morto per
le nostre anime, ma per le nostre vite. E non è risorto per la
nostra consolazione ma per la
nostra trasformazione. E allora
vai la pena che noi ci mettiamo
con i nostri amici e con tutti gli
(continua a pag. 10)
Pagina a cura di
GiUSEPPE PLATONE
Fotografie di
RENATO RiBET
6
12 settembre 1980
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
NEL PINEROLESE
PERRERO
Riunioni Verso la disoccupazione?
aWaperto
Abbiamo la netta impressione
che le riunioni estive all'aperto
stano ih ripresa e riscuotano la.
partecipazione, oltre che dei "fedetih0i culti e riunioni, anche di
S\o‘^ppii che, dopo la confermar
zióhé, si sono un po’ allontanati
dallé attività ecclesiastiche o di
estranei che vengono a sapere,
chissà come, delle riunioni stesse e pensano bene di venire a vedere, che cosa, ci si fa.
Quest'attività non è naturalmente l’unicà ad essere in ripresa. Tutti i tipi di scampagnate,
malgrado gli aumenti della benzina, sono in ripresa e si potrebbe pensare che, per andare in un
altro posto, i partecipanti pensino che tanto vale andare alla
riunione. È anche possibile che
per alcuni sia così. Ma sono stato colpito quest’estate dal fatto
che ad alcune riunioni ho rivisto
persone che per caso erano venute alla manifestazione di Pentecoste '80. È difficile pensare
che la loro partecipazione alle
riunioni estive non sia dovuta a un interesse suscitato
dalla riunione di maggio. In passato abbiamo spesso chiamato
« simpatizzanti » coloro che si avvicinavano alle nostre chiese protestanti e che sembravano destinati, prima o poi, ad aderirvi.
« Simpatizzante » era, quindi, sinonimo di « futuro protestante ».
In questi ultimi anni si è probabilmente creata una nuova figura di simpatizzante, cioè quella di coloro i quali hanno una
qualche "simpatia” per la predicazione evangelica come viene
fatta nelle nostre chiese protestanti storiche, anche se probabilmente non vi aderiranno mai.
Che l’annuncio dell’Evangelo possa anche produrre questo fenorneno deve essere per noi un motivo di gioia e non di disturbo.
Come ci è stato ricordato nel
culto di apertura del Sinodo di
quest’anno, il Signore vede giungere il tempo della mietitura
molto prima di noi. Quindi anche se noi non vediamo uno sbocco chiaro di certe nostre cose,
non per questo è detto che siano
poco feconde.
Del resto la riunione estiva all’aperto non è una semplice
scampagnata. Se qualcuno desidera evadere ha mille possibilità ed è un po’ difficile che scelga
di incontrarsi a meditare l’Evangelo coi suoi fratelli solo per
prendere una boccata d’aria. Un
abitante cattolico della Val Germanasca il giorno del XV agosto
ha mille possibilità di andare in
montagna e non si capisce perché debba andare proprio al Bagnau di Angrogna a sentire il sermone del Moderatore e un dibattito sulla lezione di religione
nelle scuole se non ci sono in
questi discorsi elementi di interesse per lui.
Le riunioni all’aperto sono,
quindi, un’occasione per evangelizzare. Abbiamo qualche volta
l’impressione che le nostre chiese si stiano un po’ troppo trasformando in agenzie di organizzazione di vacanze (abbiamo ormai molte case per vacanze, foresterie, le chiese locali organizzano molte "vacanze insieme”).
Per chi lavora nella scuola vien
forse fatto di pensare con una
punta di ironia che tutto sommato era meglio quando la Chiesa
organizzava scuole piuttosto che
quando organizza vacanze. Ma le
riunioni estive non ci sembrano,
per ora, rientrare in questo rischio. Anzi, quando tutti se ne
vanno a mettersi al sole per dimenticare i loro pensieri, noi
proponiamo loro di incontrarsi
a pensare coi loro fratelli.
Claudio Tron
La grande paura del licenziamento e della disoccupazione va
diffondendosi tra le famiglie dei
lavoratori del pinerolese. Come
è noto la nostra zona è investita
da una crisi industriale che dura da parecchi anni. Negli anni
'60 e 70 è stato quasi compietamente smantellato il settore tessile che dava lavoro ad alcune
migliaia di lavoratori nelle valli.
La RIV, la grande industria che
produce cuscinetti a sfere, prima ha decentrato gli stabilimenti lungo la direttrice per Torino
(Pinerolo ed Airasca) e poi grazie a massicci investimenti tecnologici ha ridotto al minimo il
turnover (ricambio del personale) ed è arrivata a ridurre di alcune migliaia il numero dei lavoratori impiegati.
Indesit
_ Adesso si è aperta la crisi delITndesit (su cui abbiamo riferito negli scorsi numeri del giornale) e per il momento non vi
sono sintomi di una soluzione
della vicenda. Il 27 settembre vi
sarà la prima udienza del tribunale per discutere l’istanza di
fallimento presentata dalla Ducati (creditrice di 16 milioni) e
vi è ragione di credere che —
se entro quella data non si aggiungeranno altri creditori —
quest'istanza verrà respinta.
Ma la proprietà non è intenzionata ad arrivare a corto termine ad una ripresa della produzione. Denuncia 2500 operai
eccedenti e una crisi di merca
to. Ha chiesto al governo ed alle
banche 120 miliardi per ricerca
e finanziamenti ed ha ottenuto
su questo piano solo promesse
di interessamento ma nessun impegno concreto.
Su un altro piano il nuovo amministratore delegato sta cercando partecipazioni di altre imprese del settore (si parla del gruppo tedesco AEG) ma i risultati
di questi incontri sono per il
momento segreti.
Sul piano del comportamento
degli operai si notano segni di
stanchezza: dopo mesi di presi
di della fabbrica, vi è difficoltà
a organizzare i turni, le assemblee sono poco frequentate.
Alcuni silenziosamente hanno
cominciato a licenziarsi, tra questi anche direttori di produzione, capi-reparto, quadri tecnici.
L’impressione che si ha guardando daH’estemo la vicenda è
che si arriverà ad un ridimensionamento deH’occupazione e (forse) ad una modifica della attuale struttura produttiva dellTndesit. Ma su questo la partita è
ancora tutta da giocare.
se
PINEROLO
Mostra dell'artigianato
Si è conclusa domenica 7 settembre la Quarta rassegna pinerolese dell’artigianato cui hanno
partecipato oltre un centinaio
di espositori (piccoli artigiani e
commercianti) mentre si calcola
intorno alle 80.000 persone il numero dei visitatori della mostra.
La chiesa valdese è stata presente, nell’ambito della manifestazione, con un banco libri della
Claudiana (molto richiesti i libri
storici) ed ha organizzato una
serata sotto il titolo: « Conoscere il mondo valdese ». La serata,
iniziata con canti e « complaintes» presentati dalle corali riunite di S. (ìermano, Pinerolo e
Luserna S. Giovanni e diretti
dalla sig.na Tiirck, è proseguita
con la presentazione e visione di
un film, del regista A. Jungratmayr, sul valdismo, proiettato
per la prima volta quest’anno
in aprile alla televisione tedesca.
Al termine della proiezione, svoltasi nel Teatro Primavera (tutti i
450 posti a sedere erano occupati, molta gente in piedi) si è avviato, partendo proprio dal film,
un dibattito su attualità è prospettive della presenza valdese in
Italia.
Sull’argomento torneremo in
modo più dettagliato nel prossimo numero del giornale.
ANGROGNA
Importanti decisioni
Il Consiglio Comunale, in apertura della riunione del 29 agosto, ha ritenuto doveroso prendere posizione, con gli ordini del
giorno che riportiamo qui sotto, su due fatti che seppmre
in misura diversa testimoniano
della difficile situazione in cui
si trova — e non da oggi — il
nostro paese.
Strage di Bologna
Il Consiglio Comunale, di fronte ai recenti, gravissimi atti di
terrorismo culminati il 2 agosto
1980 con la strage di Bologna
— esprime la sua solidarietà
alle famiglie delle vittime;
.— sollecita una rapida conclusione delle indagini e la condanna degli autori di questo ennesimo attentato di marca fascista, dei complici e dei mandanti;
— richiama il Governo, l'opposizione di sinistra, le organizzazioni dei lavoratori ad una costante mobilitazione antifascista
in difesa della democrazia e per
cambiare le condizioni economiche, sociali e politiche che alimentano la violenza eversiva;
— invita la Giunta municipale
a potenziare le iniziative antifasciste nei quartieri e nella
scuola.
Occupazione
Il Consiglio Comunale manifesta viva preoccupazione per l’attacco alla occupazione che si sta
portando avanti alla Indesit e alla Fiat, ed esprime solidarietà
alle operaie e agli operai in lot
ta per
voro.
la difesa del posto di la
Esenzione
dalla religione
Il punto sulla situazione,
la « tassa sulla coscienza »,
la procedura dell’esenzione, in un incontro-dibattito
Domenica 14 Settembre
ore 15
al Convitto di Villar Perosa.
Un invito cordiale alla
partecipazione a studenti,
genitori e operatori scolastici.
La CED
Servizi di assistenza
scolastica
E’ stato rico'nfermato — sempre all’unanimità — l’appalto dei
servizi di cucina a Piercarla Bertin (per il Capoluogo) e a Luigina Ricca (per Chiot dl’Aiga).
I prezzi dei pasti alla refezione hanno subito un aumento del
20%, e costeranno 600 lire per
gli alunni della Materna, 650 per
le Elementari, 1200 per le insegnanti in servizio.
Rappresentanti neK
Consiglio della
Comunità Montana
Sono stati eletti, con 11 voti
su 13, Franca Coisson e Renato
Bertot per la maggioranza, e Ferruccio Giordan per la minoranza.
Strada Serre
Buonanotte-Arvura
E’ stato approvato all’unanimità il progetto relativo alla sistemazione del 3’ tronco, dalla
CRUI a BUONANOTTE, per un
importo di 82 milioni di lire.
Servizio di autolinea
Angrogna
Torre Pellice
II 18 settembre, con la riapertura della scuola dell’obbligo, riprende il servizio giornaliero,
dal lunedì al sabato (esclusi i festivi).
La novità di quest’anno è costituita dall’istituzione di un secondo pullmino, che servirà prevalentemente la zona occidentale del comune e rileverà il servizio di taxi che lo scorso anno era
svolto sulle direttrici Martel Torre Pellice e Pradeltorno - Torre, a favore degli studenti della
scuola media.
Il secondo pullmino è un « minibus interurbano di linea DAILY
35/8 », acquistato ancora ai tem
pi della passata amministrazione e costato L. 21.033.000, di cui
L. 15.774.750 di contributo regionale.
— Gli autisti saranno Piermario Sappé (minibus) e GP. Bertalot (vecchio autobus). In attesa della ratifica della nomina di
quest’ultimo da parte dei superiori organismi di controllo, il
servizio sarà garantito da Albino Rivoira.
— I biglietti si acquistano in
Municipio, o sul pullmino, direttamente dagli autisti.
I prezzi sono rimasti quelli di
due anni fa, e cioè: una corsa:
L. 300; due corse: L. 500; tesserino da 10 corse: L. 2.500; abbonamento mensile studenti: Lire
6.000; abbonamento mensile lavoratori: L. 7.000.
Si consiglia, anche per motivi
di praticità, l’acquisto dei tesserini da 10 corse, validi tutto l’anno.
— Gli alunni della scuola materna, elementare e media viaggiano gratis, ma unicamente nei
giorni di lezione; debbono però
essere in possesso dell’apposito
tesserino di riconoscimento (da
chiedere o far rinnovare in Municipio, portando una fotografia
dell’avente diritto alla agevolazione).
— Per quanto riguarda la scuola m.atema e quella elementare
del Capoluogo, il servizio automobilistico è stato deliberato,
d’intesa con la Direzione Didattica, in funzione del tempo pieno
che funzionerà, a partire dal 1°
giorno di lezione, dalle ore 9 alle
ore 16, per cinque giorni settimanali (escluso quindi il sabato).
COLLEGIO
VALDESE
L’inaugurazione dell’anno scolastico 1980-81 avrà
luogo il
18 SETTEMBRE
alle ore 15.30
nella Sala Sinodale.
Il pubblico è cordialmente invitato.
La Direzione
Chi è
minoranza?
Riunitosi per la seconda volta
dopo le elezioni, il Consiglio comunale di Perrero ha provveduto a nominare i membri delle
varie commissioni e i rappresentanti del Comune nei consorzi. Le votazioni, concordate in
precedenza, si sono svolte tranquillamente, ad eccezione della
nomina dei consiglieri destinati
ad entrare nel Consiglio della
Comunità montana. In questa occasione, trattandosi di un incarico politicamente rilevante, il
corisigliere di Chiotti, Sergio
Chiaramello, si è messo in minoranza proprio al momento giusto per prendersi i voti necessari per l’elezione ad un posto
che alla minoranza spetta di diritto. In questo modo l’opposizione è stata tagliata fuori senza complimenti. Per la maggioranza sono stati eletti i consiglieri Guido Poet e Gianni Martin.
Terminate le nomine, con alcune ratifiche a delibere di giunta si è esaurito l’ordine del giorno. Il sindaco ha però annunciato che il prossimo consiglio
si occuperà in modo particolare
della viabilità. Una seduta importante, data l’urgenza di molti
lavori appaltati e da appaltare
che dovi anno essere conclusi prima deH’invemo.
• I proprietari di alcune ’500’
parcheggiate all’aperto nell'abitato di Perrero hanno avuto domenica mattina la spiacevole
sorpresa di trovarle saccheggiate da una banda di teppisti. Anche la chiesa parrocchiale di Perosa Argentina è stata alleggerita di alcuni oggetti preziosi. Simili furti alle automobili e atti
di vandalismo sono stati denunciati a Prali nel corso dell’estate.
L. V.
VAL PELLICE
150 ore
Sono aperte fino al 20 settembre le
iscrizioni ai corsi di Scuola Media per
lavoratori (150 ore).
• I Corsi sono: completamente gratuiti; aperti a tutti i lavoratori occupati, disoccupati, casalinghe, pensionati, ecc.; svolti nelle scuole medie statali, con insegnanti compresi nell'organico della scuola media.
• Si svolgono: con orari che verranno stabiliti airinlzib del corso secondo
le esigenze degli iscritti; per 3 ore giornaliere, esclusi i sabati e le domeniche; da fine settembre a giugno.
• Rilasciano: dopo un anno un regolare diploma di terza media, dopo un
esame con gli stessi insegnanti del
corso.
• Che cosa è richiesto per iscriversi? Occorre aver compiuto i 16 anni.
Chi ha più di 23 anni può Iscriversi anche se non ha la licenza di quinta elementare. Bisogna compilare una domanda, fornita dalla segreteria della
scuola ■< Leonardo da Vinci » V.le Rimembranza 9 - Torre Peliice oppure
dalle segreterie delle scuole « Silvio
Pellico » e « Brignone - di Pinerolo. Le
domande sono anche reperibili presso
le organizzazioni sindacali CGiL-CISLUI.L. Bisogna allegare un certificato di
nascita in carta libera.
TORRE PELLICE
Scuola Media Statale
Si avvisano i genitori degli
alunni iscritti alle classi prime
che Lunedi 15 settembre alle
ore 10 nei locali della Scuola
avrà luogo l’estrazione a sorte
per l’assegnazione delle classi
stesse alle varie sezioni.
I genitori sono cordialmente
invitati.
Nell’occasione si daranno informazioni e risposte ad eventuali quesiti posti sul funzionamento della Scuola.
La Preside
Mirella Argentieri Bein
7
12 settembre 1980
CRONACA DELLE VALLI
I LAVORI SINODALI
GUARDIE ECOLOGICHE
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CIOV: il difficile lavoro
dell'assistenza
Il dibattito sinodale sull’operato della CIOV è stato quest’anno particolarmente vivace e prolungato.
L’argomento meritava una
attenzione particolare da
parte del Sinodo perché
siamo certamente ad una
svolta importante per la
vita dei due ospedali (Pomaretto e Torre Pellice) e
dei due istituti per anziani (S. Germano e «Rifugio»
di S. Giovanni), soprattutto a causa della riforma
sanitaria divenuta operante dal 1“ gennaio 1980 e del
« piano socio^sanitario regionale » proposto dalla
Regione Piemonte il 12
marzo scorso.
La CIOV, per far fronte
alle nuove situazioni propone una ristrutturazione
radicale dei suoi compiti
e del suo lavoro. Nella relazione al Sinodo si dice
infatti che bisognerebbe
« separare i tre organismi
assistenziali... in tre Enti
distinti con propri Comitati gestionali e proprie Amministrazioni.
Il nome CIOV potrebbe
restare airorganismo che
si occuperà degli Ospedali.
Il Rifugio ”Re Carlo Alberto” ha già personalità giuridica propria, una fisionomia ben definita, e potrebbe essere gestito da am proprio comitato amministrativo. L’Asilo di San Germano Chisone potrebbe essere retto da un Comitato
eletto dalla Chiesa locale
o anche dalle Chiese delle
Valli Chisone e Germanasca, ovvero rientrare in un
contesto (da studiare e verificare) di altre istituzioni omogenee ».
Torino e Valli
Altro aspetto interessante della proposta è quello
di uno stretto collegamento, fino airintegrazione, tra
gli ospedali delle Valli e
quello evangelico di Torino. È già stata stipulata
una convenzione tra la
CIOV e l’ospedale di Torino per una consulenza
di ragioneria generale in
vista deirintegrazione dei
servizi amministrativi. Anche un’integrazione a livello istituzionale è però
auspicabile, perché l’interlocutore è la Regione, la
quale mostra di comprendere meglio una trattativa
di intesa globale, non con
singoli istituti, ma più
semplicemente con « la
Chiesa Valdese». Per questa operatone è opportuno, ovviamente, attendere
l’approvazione delle « Intese » tra Stato Italiano e
Chiesa Valdese.
Alcune lacune
Vista a grandi linee la
proposta della CIOV è pro
babilmente Tunica da farsi
oggi. Vista più da vicino i
membri del Sinodo, sollecitati in questo dalla Commissione d’Esame, harmo
riscontrato alcune inevita^
bili lacune dovute allo stadio ancora iniziale della
progettazione. Se togliamo
gli ospedali, che hanno avuto in questi anni un notevole incremento e una
cura particolare (e lo si nota anche dando solo una
occhiata superficiale alla
relazione CIOV) per impegno di uomini, revisione
di strutture e servizi, le altre due realtà, cioè le case
per anziani, sembrano venire im po’ troppo a rimorchio. Questo rilievo (fatto
dalla Commissione d’Esame) lascia qualche perplessità circa la loro immediata funzionalità dal momento in cui saranno gestite in
modo autonomo.
Il lavoro della CIOV sarà quest’anno più difiìcile e
delicato del solito. Il Sinodo (vedi o.d.g. apposito)
le chiede di risolvere molti
problemi e di rispondere a
molte esigenze. Occorrerà,
per quanto riguarda gli istituti per anziani, chiarire e precisare il rapporto
con gli Enti locali, ricreare o creare maggiore interesse da parte delle chiese e dei circuiti, predisporre piani finanziari a breve
e lunga scadenza. I due
istituti hanno chiaramente
bisogno di migliorie tecniche e ambientali e necessitano di personale sanitario
ed assistenziale sempre più
qualificato.
A proposito di personale,
la CdE ha fatto notare che,
dai colloqui avuti, da un
lato esso manifesta «la sua
piena disponibilità ed un
senso vocazionale che aiutano certamente ad affrontare ed a superare le molte difficoltà ed il peso di
un lavoro così impegnativo; dall’altro si rilevano i
quasi inesistenti rapporti a
livello ’’personale” con la
CIOV. Sarebbe importante
che il personale avesse idee chiare circa la propria
posizione retributiva, il
proprio mansionario, le
possibilità di qualificazione che gli sono offerte (ad
es. il passaggio da ausiliaria a infermiera generica e
poi professionale) ecc.».
Una commissione
potenziata
Il Sinodo ha allargato il
numero dei membri della
CIOV proprio con lo scopo di avere delle sottocommissioni interne dì lavoro sui singoli istituti e
per i diversi problemi.
L’o.d.g. che indica le linee
di lavoro della CIOV per i
prossimi mesi è stato pre
sentato (forse per la prima volta nella storia del
Sinodo...) congiuntamente da Tavola, CIOV e CdE,
a significare una ben definita volontà di lavorare
insieme per migliorare il
tipo di servizio che la chiesa è chiamata a dare nel
campo dell’assistenza.
È certamente doveroso
lavorare con efficienza e
competenza affrontando in
maniera non dilettantesca
le diverse situazioni, e la
CIOV mostra di essere sulla buona strada, grazie anche alTimpegno della presidenza laica a tempo pieno. I vecchi e i nuovi membri della CIOV sanno, però, che il loro lavoro non
è semplicemente quello di
far funzionare ospedali e
istituti come se fossero
delle aziende che devono
far quadrare dèi bilanci,
bensì (oltre a questo, beninteso) come servizi che
hanno a che fare con uomini e donne, ariani e malati, gente bisognosa di cura e di affetto, persone per
le quali il rischio di essere emarginati, o peggio
« dimenticati », è reale e
quotidiano.
La dedizione
del personale
La dedizione e l’attenta
cura che la CdE ha riscontrato in buona parte degli
atteggiamenti del personale (valdese e non) merita
rilievo e attenzione. Altrettanto vogliamo poter dire
delle chiese locali e dei circuiti, ma il pericolo che il
senso diaconale della Chiesa e del Sinodo si esaurisca nel nominare Commissioni e Comitati direttivi
e delegare loro l’attuazione
della diaconia,_ è sempre
presente. Lo si può combattere e sconfiggere ricordando a noi stessi sempre
che abbiamo a che fare
con degli uomini (gli assistiti) verso i quali, come
credenti e come cittadini,
abbiamo un debito di solidarietà e di amore da pagare.
Paolo Sbaffl
(Su questo argomento vedi
articolo a jì. 2 nella serie di interventi "In margine al Sinodo” di G. Peyrot).
Mandati alla CIOV
Rendiconti
Il Sinodo, rallegrandosi
del fatto che il rendiconto
finanziario d“ pàtrimoMalr e
la pianta organica degli Istituti gestiti dalla CIOV sono
stati presentati in visione ai
membri dei Sinodo, come richiesto dail'art. 35/CD 1/80
— chiede aila CIOV che taie
presentazione sia effettuata
anche per il futuro.
Ristrutturazione
il Sinodo, concordando scila necessità di una ristrutturazione deiia CiOV, dopo aver esaminato e discusso ii
progetto presentato in Sinodo, dà mandato alia CiOV
stessa di presentare un dettagiiato e concreto programma di questa ristrutturazione che tenga conto anche
degii eiementi emersi nel
corso della discussione sinodaie. Tale progetto dovrà essere presentato ai distretti
in tempo utiie per una discussione da parte Jeiie
Conferenze Distrettuali.
Informazione
Il Sinodo, approva Toparato della CIOV e Insista
sulla necessità che sla dato
ampio spazio all’informazione.
Gestione
unitaria
Il Sinodo, udita la relazione delia CiOV e delia CdE
sull'operato della stessa, accoglie ii principio
— che, nei rispetto deli'autonomia dei Concistoro di
Torino, si operi un coilegamento tra gli ospedaii vaidesi siti nella Regione Piemonte;
— che si giunga ad una
separazione delia gestione
attuaimente curata unitariamente daiia CIOV, degli istituti di assistenza da quella
degli ospedali.
Dà mandato alla Tavola
ad alia CIOV per lo studio
della nuova conseguente sistemazione statutaria ed istituzionale, in collaborazione
col Concistoro di Torino per
quanto di competenza, in vista delle deliberazioni definitive al riguardo da parte
della prossima sessione sinodale;
dà altresì mandato alla
CIOV, d'intesa con la Tavola, di operare fin d'ora quelle modificazioni di carattere
amministrativo e funzionale
che siano già consentite dall’attuale quadro statutario/
istituzionale, nella linea dei
principi sopra accolti.
Cara magna Linota,
magna Albertina di San
Giovanni chiede se sai
qualcosa delTEPTA. E’ un
modo per conoscere subito il giorno di qualsiasi
anno?
Ringrazio di cuore ma
gna Albertina che mi crede
così in gamba da essere
capace di capirci qualcosa con tutte le nuove sigle
che ci troviamo davanti
ogni giorno. Ai miei tempi
si sarebbe detto che spuntano come funghi, ma ormai dove spuntavano i bo
leti, le domeniche di motocross hanno portato via
perfino la terra, altro che
funghi!
Così, per consolarci della mancanza di “reali” da
mangiare in insalata, e di
garitole (gallinacci) per le
nostre frittate, possiamo
sempre metterci a far raccolta di ERTA, IRPEF,
ILOR, CEE, CISNAL e altre strane accozzaglie di
lettere che non si sa cóme
pronunciare. Oggi la gente
ha tanta fretta che non trova più il tempo di dire una
parola intera. Intanto, pub
blicando la lettera di magna Albertina, forse troverò qualcuno che ci saprà
spiegare che cos’è questa
misteriosa ERTA. O l'ha
inventata lei per prendermi in giro?
Magna Linota
L’angolo di Magna Linota è aperto a chi voglia
sottoporle problemi, esprimere pareri, avanzare richieste. Indirizzare a: Magna Linota. Eco deOe Valli Valdesi, Casella Postale,
Torre Pelllce.
Proteggere
la natura
Lo scorso autunno la Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca istituiva un corso per la formazione di guardie furate
ecologiche volontarie in
base alla Legge Regionale
N. 68 del 6.11.'78 « Norme
per la conservazione del
patrimonio naturale e dell’assetto ambientale ».
Al termine del corso una
settantina di candidati
superava Tesarne ed iniziava l’iter burocratico per
ottenere i necessari visti
da parte della Prefettura.
In questi mesi estivi sono
giunte una quindicina di
autorizzazioni ad altrettanti aspiranti che così hanno
preso immediatamente servizio; le altre se^iranno
nei mesi successivi. La figura della guardia volontaria e gli ambiti di competenza sono tuttora oggetto di dibattito da parte delle stesse guardie che
si staimo costituendo come « Corpo », (hindosi im
proprio statuto. Nel settore della protezione dell’ambiente si è ancora alle
prime battute, il lavoro da
fare è tantissimo e dovrà
coinvolgere tutti coloro
che vivono alTinterno delle valli o le frequentano
come gitanti. Citiamo ad
esempio l’appello inviato a
fine giugno al Presidente
della Com. Montana da oltre un centinaio di agricoltori della valle impotenti
di fronte alla massa di turisti che calpestando i prati impedivano praticamente l’operazione di fienagione. (Questo atteggiamento
di completa indifferenza
verso la vita della montagna, deve, essere combattuto sui fronte dell’informazione e dell'educazione, anche se questo è un cornpito arduo i cui risultati si
vedranno sui tempi lunghi.
In tal senso un certo numero di guardie, ancora
durante il mese di maggio
aveva preso contatto con
diverse scuole della valle,
altri hanno preparato degli stands distribuendo documentazione durante le
varie iniziative estive (mostre, sagre ecc.). In una
recente riunione è poi sta
to deciso di acquistare un
centinaio di cartelli che riporteranno gli articoli più
significativi della Legge 68;
essi verranno posti nei vari « punti caldi », dove è
maggiore il passaggio e la
sosta dei turisti domenicali.
Un’altra iniziativa presa
tempo addietro dalla Com.
Montana, quella di istituire delle aree attrezzate per
il pic-nic, il campeggio ed
i percorsi ginnici, sta avendo un discreto successo.
In quanto si è notato che
il turista trovandosi a suo
agio è maggiormente portato a preservare l'ambiente che lo accoglie. Purtroppo non mancano i casi di
intemperanze o atti di vandalismo (si tagliano i contenitori metallici per rifiuti messi a dimora il ^orno prima per fame griglie
da mettere sulla brace!!!...)
Il bilancio di questi primi due mesi di servizio
effettuati dalle guardie è
comunque incoraggiante,
tenuto conto della novità
dell’iniziativa. Molti, invitati a spegnere i fuochi accesi in luoghi rischiosi o a
togliere dai prati le loro
auto, accettano di buon
grado, dialogano, si interessano; le guardie offrono loro delle piccole guide
pratiche circa Tapplicazione della Legge edite dalla
Regione. Si può quindi già
affermare che l’iniziativa
acquista consensi man mano che viene conosciuta.
Esistono comunque coloro che la Legge la conoscono e la violano coscientemente. E poiché la loro
azione è particolarmente
dannosa sulThabitat o per
la conservazione delle specie (raccolta di funghi con
rastrelli, estirpazione di
piante protette, raccolta di
lumache o rane nei periodi di riproduzione, effettuare con mezzi fuori strada dei percorsi su prati o
boschi... ecc.) le guardie
incominceranno a procedere alla stesura di verbali
che verranno tramutati in
ammende dai sindaci dei
comuni nei quali è stata
rilevata l’infrazione.
Adriano Longo
CATTOLICESIMO LOCALE
Sull’ora di religione
L’angolo di Magna Linota
VILLAR PELLICE. Ritorno anticipato al fondovalle quest'anno
per le due famiglie di Villar
Pellice che durante l'estate
sfruttano i pascoli delTalpeggio
di Caugis. L'inclemenza della
primavera e il ritardato arrivo
dell'estate hanno frenato la crescita dell'erba, costringendo prima gli allevatori a pascolare le
mucche su terreni adatti soltanto alle capre, poi ad abbandonare i pascoli con un mese di
anticipo sul previsto. Tornati al
fondovalle si vedranno così costretti, dopo aver consumato
tutta l'erba che potranno trovarvi, a passare all'alimentazione
a fieno. m. a.
L’ora di religione fa discutere. A Pinerolo continua il suo lavoro di studio
e riflessione il gruppo della Chiesa valdese che ha
iniziato un confronto con
alcune esperienze cattoliche: la comunità di base
e la parrocchia di San Lazzaro.
Proprio quest’ultiraa parrocchia, nelTapprossimarsi
del nuovo anno scolastico
1980-81, ha indirizzato una
serie di richieste agli organismi diocesani e agli insegnanti di religione. Nel
documento si dice tra l’altro:
« In vista di una qualche chiarezza pensiamo che
sia importante un pronunciamento pubblico degli
organismi diocesani e degli insegnanti di religione
sui seguenti punti:
1) sulla tassa di 700 lire
richiesta recentemente per
la dichiarazione di esonero
(vedere nostra lettera del
29 maggio scorso);
2) sulla dignità e importanza dell’esonero stesso nell'attuale situazione
confessionale;
3) sulla “non confessionalità" dei contenuti dell’insegnamento, che potrebbe essere aperto alla
sperimentazione e alla collaborazione con altre posi
zioni religiose e culturali;
4) sulla lotta per modificare l'art. 9 della 4” bozza
del Concordato al fine di
ottenere l’eliminazione della “confessionalità” dell’ora di religione o almeno al fine di ottenere la
opzionalità - facoltatività
dell’ora stessa.
Qualora non venga chiaramente espressa una posizione su questi punti, rimane ambigua ogni presenza all’interno della scuola pubblica di insegnanti
“presentati dalla autorità
ecclesiastica”, per svolgere
dei programmi “concordati con l’autorità ecclesiastica”, in base a dei testi
“ammessi dall’autorità ecclesiastica" ».
Società
di Studi
Vaidesi
È stato pubblicato in questi
giorni il n. 147 del Bollettino
della Società di studi valdesi.
Contiene articoli di Enea Baimas, Antonio Adamo, Giuseppe
Trombotto, Valdo Vinay, Teofilo
G. Pons, Lea Falchi.
Per richieste di copie rivolgersi a Osvaldo Coisson — Via
R. d’Azeglio 2 - 10066 Torre
Pellice.
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8
CRONACA DELLE VALU
12 settembre 1980
La Grande Traversata
delle Alpi
Un’iniziativa nuova al secondo anno di vita. Quali prospettive apre e quali problemi pone per la sua affermazione?
ITINERARI ALLE VALLI — 7
Colle della Balma
A cura di Raimondo Genre
Un anno di vita in effetti è poco, e quindi è anche giustificato il fatto che
non tutti, anche all’interno
delle nostre vallate, abbiano valutato l’importanza ed il significato che una
simile iniziativa potrà avere in futuro. Molti ancora pensano che si tratti
di una marcia alpina e si
dimostrano curiosi di conoscere in quale data si
effettuerà. È quindi doveroso precisare, in vista di
una più ampia informazione, che non si tratta di una competizione, ma di im
percorso permanente, opportimamente segnalato,
con dei posti tappa.
Quando, fra qualche anno, ritinerario sarà completato, dalle Alpi Marittime si potrà raggiungere il
Lago Maggiore. Le prime
frazioni di questo percorso
sono state messe in funzione, a livello sperimentale già Io scorso armo e
riguardano proprio le nostre valli.
Vi sono infatti posti tappa presso il Rifugio Barbara e a Villanova in Val
Penice; a Rodoretto e a
Balziglia, in Val Germanasca; al Laux, in Val Chisone. I tracciati vo'utamente
non raggiungono centri già
toccati dal turismo speculativo ma attraversano pr?feribilmente zone ancora
integre dal punto di vista
naturalistico. Come si può
notare non tutte le tappe
hanno uguale lunghezza,
comunque sono tutte adatte per essere percorse anche da famiglie con bambi- '
ni; chi si sente più in forlila può percorrere tragitti
più lunghi, oppure salire
su cime di particolare interesse che si trovino lungo il percorso.
Attualmente i posti tappa sono stati creati appoggiandosi a rifugi, trattorie
o a case private, utilizzando vecchi locali od attrezzandone di nuovi con il
contributo delle Comunità
Montane. Il prezzo di un
pernottamento è, per l’anno in corso, di L. 3.000 e
l’uso cucina si aggira sulle
700 lire. Con preavviso di
qualche ora, è piossibile in
quasi tutti i posti consumare pasti completi a prezzi contenuti.
Attualmente si starmo attrezzando delle variemti e
dei nuovi posti tappa nel
comune di Perrero in Val
Germanasca, al Gran Faetto, in Val Chisone e presso
il rifugio del Lago Verde
(Frali). I nuovi tracciati
permetteranno di assorbire un maggior numero di
escursionisti, nel contempo serviranno a creare un
collegamento con l’analoga
«Grande Randonnée» francese, già in funzione da
una diecina d’anni.
Si è quindi all’inizio, ma
all’interno della organizzazione, già si sta pensando ai problemi che sorgeranno non appena l’iniziativa sarà maggiormente conosciuta. Anzitutto sarà
necessario un collegamento stabile fra i vari posti
tappa per segnalare per
tempo gruppi in arrivo e
per garantire la sicurezza
in qualsiasi condizione di
tempo lungo tutto l’itinerario. Per i gruppi che superano le 10 unità è già
da ora consigliabile un preavviso, in quanto i posti
tappa dispongono attualmente di una capienza di
una ventina di posti letto.
A partire dai prossimi
anni si presenterà il problema di avere degli accompagnatori per comitive, che conoscano la montagna e la sappiano affrontare, che conoscano la flora e la fauna e la storia
locale. Questi accompagnatori dovranno preferibilmente reclutarsi fra i val
ligiani e già attualmente
la Regione Piemonte sta
studiando 11 loro inquadramento e la loro preparazione con appositi corsi.
La costituzione di parchi
e riserve regionali (Val
Troncea ed Orsiera-Rocciavré) avvenuta quest’anno,
confinanti con analoghi
parchi francesi o riserve
private sul versante italiano, interessa direttamente
gli itinerari della Gta. Quindi si può prevedere che
tra qualche armo, quando
saranno sufficientemente
popolati di animali, potranno svolgere un’azione
di ulteriore richiamo turistico qualificato.
Il ruolo dell’accompagnatore diventa quindi essenziale in questa azione di
avvicinamento alla montagna e di educazione ad un
corretto rapporto con la
natura. I nostri giovani
. non dovrebbero quindi lasciarsi sfuggire questa interessante possibilità di lavoro. È bene rammentare
infatti che per una reale
difesa della possibilità di
vita della montagna, è la
gente che vi abita che deve essere in prima persona impegnata ad esserne
elemento propulsore. Questa intenzione è alla base
del lavoro degli organizzatori.
L’iniziativa si pone anche l’obiettivo di incrementare il rapnorto fra turista e popolazione montana, ad esempio mettendo
a disposizione i prodotti
locali — latte, formaggio,
uova, miele, verdura —. A
chi è costretto a consumare per tutto l’anno il latte
in cartocci può far piacere
bere il latte visto mungere
poco prima! !
È in fondo anche sulle
piccole cose che si gioca
Notizie utili
il futuro dell’iniziativa. Per
questo è importante che essa non passi in sordina
ma sia accettata coscientemente da chi in montagna
ci vive. Sarebbe utile agli
uni e piacevole per gli altri trovare in vendita piccoli oggetti in legno di artigianato locale con la chiara indicazione che trattasi
di prodotti locali, di pezzi
unici, possibilmente non
mescolati con altri prodotti dozzinali che solitamente riempiono le vetrine. Venendo infine alla storia delle nostre valli, l’argomento è così vasto che richiederebbe una sua trattazione specifica. Possiamo comunque constatare che la
notevole ricchezza di documenti e di oggetti presenti nei musei di Frali,
Rodoretto e Balziglia, toccati dalla Gta, ha ora bisogno di essere sistematizzata. C’è chi ha già dedicato e continua a dedicarvi
molto tempo e passione;
ma il passo maggiore lo
dobbiamo fare tutti noi
prendendo coscienza che
una presentazione sobria e
precisa della nostra storia
e della nostra cultura i
un debito che abbiamo verso chi sceglie di salire
quassù. L’escursionista desidera sapere e conoscere,
seppure nel tempo limitato del suo passaggio; una
presentazione tramite audiovisivi (diapositive con
commento), da lasciarsi
nei posti tappa potrebbe
essere uh invito preciso
a ritornare e ad approfondire.
La documentazione della
Gta può essere richiesta a
Comitato Promotore Gta
c/o CDA
Corso Moncalieri, 23/d
10131 Torino.
Adriano Longo
Novità legislative in campo alimentare
La Gazzetta Ufficiale n. 193 del 16 luglio di quest'anno ha pubblicato Il DPR n. 327 del 26 marzo '80 con cui viene promulgato il
Regolamento per la produzione e la vendita di sostanze alimentari
e bevande.
Si tratta quindi di una normativa importante per negozi di vendita di alimentari, macellerie, rosticcerie, salumerie, ma anche per
trattorie, pensioni, alberghi, bar, e inoltre per istituti, foresterie,
case per ferie.
Il Regolamento stabilisce innanzitutto la competenza in materia di controllo sanitario che è affidata alle Unità Sanitarie Locali
(comuni e comunità montane) e le materie sottoposte a vigilanza:
sostanze utilizzate, utensili, e apparecchiature, locali, personale
addetto, mezzi di trasporto.
In particolare il Regolamento prevede che i locali in, cui si effettua la produzione di sostanze alimentari devono essere riconopciuti idonei, e che il personale addetto (e anche coloro che possono venire a contatto occasionalmente con le merci) siano dotati
di un libretto di idoneità sanitaria e sottoposti a vaccinazioni e visite mediche periodiche.
Ulteriori informazioni gli interessati potranno ricavarle dalla
Gazzetta Ufficiale consultabile p.-esso tutti i comuni.
Località di partenza:
Colletto delle Fontane
Dislivello in salita: 855 m
Tempo complessivo: h 4
Con questo itinerario intendiamo proporre una
escursione molto facile, dato il non eccessivo dislivello, che ci consente di
ammirare dall’alto i bei
valloni di Rodoretto e di
Salza entrambi poco conosciuti, escursionisticamente parlando. Infatti l’itinerario si svolge tutto sul
lungo crinale che, staccatosi dal Monte Pignerol,
scende fin verso Ferrerò,
dividendo la vai Germanasca in due zone abbastanza nettamente distinte: a
Nord i valloni di MasselloSalza, a Sud quelli di PraliRodoretto.
Nel primo tratto il sentiero (vedi itin. n. 1) attraversa la bella abetaia del
bosco di Salza, poi si innalza oltre al limite della
vegetazione arborea procedendo ora sul versante di
Rodoretto, ora su quello
di Salza. A questo punto il
panorama diventa grandioso e ispazia su tutta la
valle e le montagne circostanti.
Molto ricca la flora con
abbondanza di specie che
in altre zone più frequentate vanno scomparendo.
Qui la stella alpina, la viola, la genzianella, l’astro,
la nigritella e cento altre
specie formano delle tavolozze di incomparabile bellezza. Il periodo di maggior fioritura corrisponde
con la fine di luglio - inizio agosto.
Meno ricca la fauna anche se non è impossibile
incontrare qualche camoscio che si sposta da un
vallone all’altro. Sono presenti anche alcune marmotte, f>ernici bianche, co
inaugurazione del
Rifugio Jervis
Domenica 14 settembre
sarà inaugurato il ricostruito rifugio 'Willy Jervis
al Prà (m. 1712).
Il rifugio era andato distrutto alcuni anni fa a
causa di un incendio, ora
grazie al lavoro dei volontari del CAI-UGET della
"Val Penice, e con l’aiuto
degli alpini, il rifugio è
stato completamente ristrutturato.
turnici, gracchi e numerosa avifauna minore.
Date le quote relativamente basse e la buona
esposizione, questo itinerario può essere percorso
senza grossi problemi da
maggio ad ottobre.
Abbandonata a Porosa
Argentina la S.S. 23, seguire la strada provinciale per
Frali fino al bivio (Rivet)
per Rodoretto e Fontane.
Lasciata a sinistra la strada che sale a Rodoretto
seguire quella che supera
Gardiola e sale a Fontane.
Qui termina la strada
asfaltata, ma con le automobili è possibile proseguire, su strada a fondo
naturale, fino al Colletto
delle Fontane seguendo la
carrozzabile che unisce
Fontane al capoluogo (Didiero).
Lasciata l’auto sul piazzaletto, fare provvista di
acqua alla fontanella posta sotto alla strada dato
che lungo il percorso non
si incontrano più sorgenti,
poi imboccare il sentiero
(31 blu) che si diparte dal
colle nel luogo stesso dove c’è l’area attrezzata ed
il traliccio dell’ENEL. Il
sentiero, chiaramente individuabile anche p^r la presenza dei segnavia Gta, si
inoltra subito nel bosco
con percorso in lieve salita
fino al Colle di Serrevecchio 1707 m (dal cocuzzolo a sinistra del colle, bella vista su Fontane, Crosetto. Serrevecchio).
Lasciata la mulattiera
che scende a Serrevecchio,
seguire il sentiero che si
innalza sul versante di Rodoretto costeggiando un
impiantamento di abete
rosso. Questo tratto è il
più faticoso di tutto il percorso in quanto si alternano brevi salite, balze rocciose e magri pascoli. Raggiunto il limite superiore
dei larici il percorso diventa meno faticoso ed in
breve si raggiunge l’ampia
sella erbosa del Pian dà
Grà 2009 m (h 1,30 dal Colletto delle Fontane). Sul
colletto si perdono un po’
le tracce del sentiero, proseguire comunque lungo il
crinale (attenzione a non
seguire le tracce dei sentieri che, in piano, portano l’uno agli Albourné e
l’altro all’Alp dà Grà) che
porta al Monte Fruscierà
2185 m, riconoscibile anche da lontano per l’ometto trigonometrico costruito sulla piccola vetta.
Da questo punto non esistono più problemi per individuare il percorso in
quanto il sentiero segue
praticamente la cresta
spartiacque con percorso
di tutto riposo che permette di ammirare il paesaggio circostante e la splendida fioritura soprattutto
sul versante Sud.
Si perviene così in circa
due ore al Colle della Baima 2427 m posto alla base
del contrafforte che sale
al Monte Pignerol 2876 m.
Al Colle della Balma pervengono anche il sentiero
proveniente dall’Alpe di
Salza e quello proveniente
dalla bergeria della Balma.
Dal Colle della Balma
conviene proseguire per
un breve tratto pianeggiante fino all’inizio del vallone nivale che conduce al
Colle della Vailetta, in
quanto vi si trova l’unica
sorgente reperibile lungo
tutto l’itinerario. 2485 m
h 4 dal Colletto delle Fontane. Chi volesse ancora
proseguire può, senza pericolo e senza eccessiva
fatica, raggiungere il Colle
della Valletta 2690 m per
gettare uno sguardo nell’alto vallone della Troncea
(Pragelato) e sui monti circostanti.
Sia dal Colle della Valletta, sia dal Colle della
Balma si può raggiungere
la vetta del Monte Pignerol con una arrampicata
che, pur essendo facile, richiede qualche attenzione
per cui esula dai limiti
escursionistici che abbiamo imposto ai nostri itinerari. Il ritorno, dalla
fontana della Valletta al
Colletto delle Fontane, si
compie sullo stesso percorso dell’andata. Si ponga attenzione al Colle della Balma per imboccare il
sentiero giusto e non uno
di quelli che scendono a
valle, soprattutto in caso
di nebbia.
Nel calcolare il tempo
per il ritorno, si tenga presente che si impiegherà
poco meno che alla salita,
dato il percorso pianeggiante ed i numerosi saliscendi.
ili CIRCUITO
Val Germanasca
Collettivo
Biblico
Ecumenico
Il Collettivo Biblico Ecumenico ricomincerà la sua
ricerca a PEROSA ARGENTINA — nei locali della
Sala Lombardini — Martedì 23 settembre alle ore
20.30.
Si esaminerà il Libro del
Deuteronomio, durante i
mesi di ottobre e novembre, tutte le settimane, il
martedì sera.
Tutti sono caldamente
invitati a partecipare.
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9
12 settembre 1980
CRONACA DELLE VALLI
DIBATTITI
ANGROGNA
Insegnare al Collegio
Le opinioni di un’insegnante della media sulla funzione della scuola
Vorrei rispondere all’articolo
della signora Alba lazeolla (Scuole valdesi e stato, Eco 35, 5 sett.
1980). Come insegnante al Collegio di Torre Pellice, vorrei chiarire semplicemente perché ho insegnato al Collegio, perché ho
accettato di rimanervi pur essendo, da un punto di vista pratico, in difficoltà, per ì 35 km.
che separano la mia casa da Torre, e preferisco che questo avvenga sull’Eco perché vorrei che
queste cose potessero chiarirsi
non come « corrispondenza privata » ma allargata, anche in riferimento a qualche intervento
sinodale.
Non posso negare che, come
spinta iniziale, il « bisogno concreto » sia stato il primo passo
verso l’insegnamento in questa
scuola. Ma anche questo è stato
un momento di dura riflessione
e ripensamenti. Prima di accettare ho avuto lunghe discussioni, questo perché, come linea di
principio, la « scuola privata »
l’ho sempre condannata ed esclusa in tutti i modi. Premesso questo vorrei aggiungere alcune precisazioni, o forse « confessioni »
personali.
Mi sono sentita toccata da alcune affermazioni: « è più comodo dare sovvenzioni che affrontare i problemi ». Certo è vero, è
vero anche per moltissimi dei
nostri membri di chiesa, è vero
per la mentalità « comune »: si
paga, si regala, ci si scarica la
coscienza. E allora? Perché far
entrare questo discorso, anche
se in sé giusto, nella linea del
Collegio? Forse chi paga per reggerlo, la pensa così? Ebbene, se
così fosse (non lo posso davvero
sapere), allora cerchiamo di demitizzare quest-a idea così diffusa, e cerchiamo di lavorare perché così non sia!
\ A Torre Pellice la media non
è privata, non è confessionale.
E’ aperta a cattolici e valdesi e
a chiunque ne faccia domanda,
di diversa estrazione sociale, di
diverse provenienze e culture;
vediamo, quindi, in quest’ottica
la realtà dell’istituto.
Gli insegnanti che vi lavorano
sono sia valdesi che non, ognxmo
con i suoi limiti ed i suoi pregi,
così come gli insegnanti di ogni
scuola statale.
La scuola è piccola, ciò permette un buon accordo e un
buon funzionamento del rapporto interpersonale, tra gli insegnanti, e tutto questo va a vantaggio deH’insegnamento e del
rapporto con gli allievi. E' possibile cercare di non dare il
« caos », certo, ma un tentativo
(non si può affermare se riuscito o meno, lo si verificherà con
gli anni; e, comunque, si prova
Con coscienza), di riuscire a dare
qualcosa e comunque, « nel »
caos. Un lavoro dentro e non
fuori. Inserito nella realtà giornaliera, con programmi che affrontano problemi concreti e non
la prospettiva di un mondo roseo. E questo, da parte mia e sicuramente di altri insegnanti, è
svolto con coscienza cristiana e
spirito di testimonianza. Non
, per formare una assoluta « perI sonalità evangelica valdese... » e
forse anche, perché no? L’importante, forse, non è seminare
ovunque si possa? Comunque
non è importante anche il "solo”
(anche se piccolo, lo so) passo
dell’atteggiamento di credente
nell’insegnamento?
Perché non « esercitiamo il nostro ministerio, come sale e lievito, proprio in Quelle scuole dove impera il caos... gruppetti di
disturbo... ». Innanzi tutto: contiamoci, quanti insegnanti evangelici siamo all'interno del Collegio? Quattro, otto, dieci? Dove
potremmo andare ad inserirci
nella « scuola del caos »? I) Con
quale possibilità concreta? II) In
quante scuole? Da coprire tutta
Italia? Impossibile. E, comunque ci sono; sono tanti gli insegnanti evangelici che insegnano
in tutta Italia nelle statali, non
tutti lottano nel caos, molti si
adagiano, molti lottano, molti
hanno le mani legate... (1).
Ciò non cambia nulla. Abbiamo la possibilità di testimoniare lì dove siamo, e io sono al
Collegio. Se mi chiamassero allo
Stato ora come ora non so se
accetterei. Ho preso un impegno,
ho lavorato e voglio portare
avanti questa scelta. L’ambiente
stesso in cui opero favorisce im
buon risultato. Ma i miei ragazzi non vivono in un ambiente
« asettico ». E questo voglio che
sia chiaro. Se altrimenti fosse,
io per prima -me ne andrei. Il
Collegio non è e non vuole essere una scuola di « santi e suore » né di preparazione teologica
valdese!
Istruzione religiosa e biblica.
Sono d’accordissimo nel sentire
l’esigenza di una migliore prepaparazione delle scuole domenicali; dei monitori, delle famiglie
e comunità e della responsabilizzazione di queste, nei confronti della preparazione biblica dei
ragazzi; il luogo del culto e dell’istruzione biblica è lì. L’ora di
« cultura religiosa » da noi svolta l’anno scorso a scuola, non
voleva essere un surrogato di
istruzione biblica, ma un’ora .di
informazione « culturale » su fatti nell’ambito « religioso »; studio dell’Eco delle Valli, struttura dell’organizzazione ecclesiastica valdese, rapporti col cattolicesimo. E su questa linea penso
e spero si organizzerà pure il rapporto di quest’anno.
Quello che io cerco di dare ai
miei ragazzi non è la visione della vita facile. Vanno incontro ad
un mondo sempre più disastrato, sarebbe anticristiano ed antisociale non prepararli. Comunque loro stessi vivono nel mondo, e questo piccolo pezzo di
mondo personale lo portano nella scuola, nella classe, con i loro
problemi, a volte anche molto
grossi. Gli stessi problemi che
portano i ragazzi delle statali,
sono uguali, non diversi! Cerco
di dare loro gli strumenti necessari per poter lavorare nel domani.
Ma è anche la famiglia che,
dobbiamo ricordarlo, si inserisce e lavora già da prima di noi
a questo. Cosa sarà dato al ragazzo non è della scuola al ip0%.
Non dimentichiamo la famiglia,
l’ambiente, la comunità in cui il
ragazzo vive. Il móndo « roseo »
può anche essere lì.
Simonetta Colucci Rlhet
(1) Basterebbe citare un articolo
uscito sull’Eco qualche mese fa, in cui
a proposito dell’ora di religione, si rivelava come delle famiglie valdesi accettassero l’insegnamento cattolico fatto dall’insegnante-suora ai propri ragazzi. Era proprio un caso?
In quel momento qual’era la scuola
più confessionale? quella di Stato o il
Collegio?
TORRE PELLICE
Domenica 7 settembre si sono
uniti in matrimonio Monnet Luisa e Hocco Franco. Ai novelli
sposi giunga un pensiero fraterno per una vita serena con
l’aiuto dii Dio.
• Domenica 7 settembre dopo
il Culto ai Coppieri, durante un
piccolo trattenimento offerto
dal past. R. Nisbet e Signora,
la Comunità li ha circondati fraternamente in occasione del loro cinquantesimo anno di matrimonio e di ministero pastorale.
• Nel pomeriggio è stato rllestito dalla Società di cucito un
thè con bazar a favore dei restauri dei Tempio dei Coppieri.
Questa iniziativa è stata accolta
con favore dai fratelli del quartiere che hanno partecipato con
zelo. Rinnoviamo un vivo ringraziamento a tutti coloro che hanno offerto il loro lavoro e la loro collaborazione.
• Sono deceduti Jalla ^mée,
da tempo ospite del Rifugio Carlo Alberto, Bein Luisa ved. Durand, Pellegrin SUvia ved. Costantino, Bonnet Renato.
Alle famiglie afiffitte esprimiamo la nostra simpatia cristiana,
fiduciosi nelle Promesse divine.
LETTERA
L’Asilo di
San Giovanni
Ho avuto modo in questo periodo di
vivere da vicino ia vita dell'Asilo por
anziani di Luserna S. Giovanni, e sento
vivo il desiderio di esprimere la gratitu
dine e l'ammirazione che ho in cuore
per questa Casa in cui regna, oltre
che l'abnegazione totale, lo spirito dell'amore di Cristo verso i ricoverati, e
Dio solo sa quanta pazienza e devozione sono necessari a tutti quelli che
si occupano della grande famiglia dell'Asilo, dal Direttore, efficientissimo,
paziente, sempre pronto ad aiutare tutti in qualunque momento, alla segretaria, sempre affabile e sorridente, alla
cuoca che, con le giornate afose continua a preparare pasti gustosi e vari, cibi leggeri e nutrienti per chi è
costretto a letto, alle infermiere, brave, gentili, più pronte ad una carezza
che ad un moto d'impazienza, alle giovani che servono a tavola e che gentilmente aiutano chi non ci vede o
ha qualche difficoltà. So che II nostro
Asilo è sorretto da doni anche cospicui
che sono certo molto necessari. Ma preghiamo per quanti vi dedicano le loro errergie per amore fraterno, affinché il Signore rinnovi loro giorno per
giorno le forze di cui han tanto bisogno!
Lalla Conte Jalla
CHIOTTI
Si sono sposati nel municipio
di Ferrerò Enrica Giraud e Lamy Clot 'Varizia. Auguri alla giovane coppia che si stabilisce a
Chiotti.
• È deceduto alFetà di 72 anni Mario Cantoni, che da poco
tempo era venuto ad abitare
nel villag^o di Serre Marco, dopo aver risieduto per molti anni,
a Pomaretto. I funerali si sono
svolti a Pomaretto con rito civile.
• Continua presso la scuola di
Chiotti la raccolta della carta e
del vetro i cui proventi sono destinati alle scuole elementari della valle. La somma raccolta fino
ad oggi ha raggiunto le quattrocentomila lire.
Evangelizzazione
nel nostro tempo
Proseguendo un’attività che
da parecchi anni un gruppo di
evangelici e a volte un solo
membro del gruppo ha svolto in
occasione di pubbliche manifestazioni: del 25 aprile a Ponte
■Vecchio di Lusemetta, al Montoso nella grande manifestazione popolare che annualmente
raccoglie un numero considerevole di partigiani e anziani della resistenza al nazi-fascismo, e
recentemente nelle tre giornate
del 1, 2 e 3 agosto del Festival
dell’Unità e il 5 in piazza Muston in occasione dell’incontro
popolare « L’ITALIA DI OGGI »
è stato fatto un grosso lavoro di
diffusione di stampa evangelica
con una vendita di oltre 120 volumi della Editrice Claudiana.
Nelle predette pubbliche manifestazioni inoltre sono stati diffusi volantini, oltre 200 copie di
Com-Nuovi 'Tempi, copie dell’Eco
delle Valli ed oltre 300 porzioni
del Vangelo (Ep. di Paolo, Evangeli di Marco, Luca, Giovanni
ecc.). Abbonamenti sono stati
raccolti sia a Com-Nuovi Tempi
che all’Eco delle Valli (alcuni
nuovi abbonati, cattolici). Sono
• s.tati stabiliti rapporti e conseguenti incontri con cattolici che
in p. Muston per la prima volta
contattavano i nostri del gruppo
giovanile ed alcuni anziani. Far
conoscere l’evangelo, ecco il primo nostro compito perché gran
parte dei nostri connazionali vivono una religione d’anagrafe
ma non conoscono la Parola di
Dio, che non basta predicare
dai pulpiti ma che deve diventare dinamica, e perciò trasformatrice attraverso la personale testimonianza e meglio ancora col
generoso animatore impegno di
gruppi capaci di svolgere un tale
lavoro. da.
■Woungly-Massada Ebenezer e
Lucette pastore nel Cameroun,
Bruno Tron pastore valdese e ftimiglja hanno presieduto insieme
al pastore Platone i culti al Serre e Capoluogo domenica 31 agosto nel quadro del recente
campo CEvAA svoltosi ad Agape.
Ld ringraziamo dei loro messaggi e rivolgiamo loro l’augurio di
un ministero benedetto dal Signore.
• Domenica 14 i -giovani del
gruppo FQEI Prassuit Vemé trascorreranno una giornata comunitaria alla Balziglia in cui, dopo il culto, si discuterà il programma di attività.
POMARETTO
Sabato 6 settembre, si sono
uniti in matrimonio, con rito civile, Bordignon Sergio e Pascal
Marilena entrambi di Pomaretto.
Agli sposi i sinceri auguri di
tutta la comunità.
• Verdoia Michele è venuto
ad alliétàre con la sua presenza
i genitori Pons Lelia e Verdoia
Sergio.
• Lunedì 1° settembre si sono
svolti i funerali della nostra sorella Letizia Matthieu in Grill,
deceduta nella sua abitazione in
Pomaretto.
Ai familiari tutti tutta la simpatia cristiana della comunità.
RODORETTO
Agosto 1980 se n’è andato. Anche l’estate, quassù, sta facendo
le valigie. E’ stata però una stagione che ha consolidato il legame di una popolazione da decenni ormai sparsa nel fondo
valle. C’è voluto il grosso problema del nostro Tempio per
mettere alla prova la nostra solidarietà. E la solidarietà c’è stata: e come!
Tolte le eccezioni (qualche
volta incomprensibili), 1 Rodorini hanno dimostrato di che còsa
sono capaci. Hanno assolto il loro impegno e la soddisfazione,
specie morale, è apparsa su ogni volto nei nostri incontri estivi.
Si dice: « Non tutti i mali vengono per nuocere ». Forse il
proverbio è veritiero.
Ecco il 3" elenco degli offerenti: In memoria di Talmon Siena, 1 figli L. 10.000; Tron Rosa
ved. Balma G. Enrico 25.000;
Pons Margherita e Genre Giulio
10.000; Geme Marisa 10.000; Tron
Dino e fam. 10.000; Tron Enrico
e Romeo 50.000; Signora Fuhrmann 10.000; Genre Elma, in
memoria del marito e del figlio
20.000; Genre Germana ed il figlio Rinaldo, in memoria del
marito e padre 40.000; Genre Augusto e fam. 20.000; Tron Giulio
e Pons Ida 20.000; ed infine, ma
non ultimi, i Fratelli in fede di
Walldorf, fra i quali ci sono
molti discendenti di coloro che
nel lontano, ma vicino alla nostra
mente, 1600 lasciarono la travagliata terra natia, marchi 2.000.
A loro, in particolare, il nostro
commosso « grazie ».
• Un grazie ancora al pastore Arnaldo Genre e Signora od
a tutti i numerosi Pramollini che
il 24 agosto scorso sono saliti a
Rodoretto per il Culto. Guidati
dalla Corale, i nostri Inni in italiano ed in francese, hanno riecheggiato nel nostro Tempio come nei bei tempi lontani.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Il concistoro è convocato al
presbiterio lunedì 15 c.m. alle ore
20.30 per programmare le attività del nuovo anno ecclesiastico,
procedere alle nomine dei membri delle varie commissioni e comitati, stabilire le date della
prossima Assemblea di Chiesa,
della Festa del Raccolto e dell’inaugurazione della Cappella
dei Jalla.
Sarà presente il pastore Bruno Bellion che dal 1° ottobre inizierà il suo nuovo ministerio
nella nostra oomimità.
Data l’importanza della seduta
si raccomanda la presenza e la
puntualità. |
• Rinnoviamo il nostro affet-i
to e la nostra simpatia cristiana j
alle famiglie di Malan Susanna
in Prassuit, deceduta, dopo lunga malattia, nella sua abitazione
al Tore all’età di anni 82, di
Comba Alfredo degli Odin, e di
Rochon Paolo Alberto, deceduti
entrambi all’età di anni 71.
V CIRCUITO
L’incontro annuale dei
monitori del Circuito è fis^ato per i giorni sabato
27 e domenica 28 settembre alla Casa Unionista di
Torre PeUIce.
Il pomeriggio e la serata di sabato saranno consacrati all’esame del programma della Scuola domenicale del prossimo anno, il pomeriggio di domenica ad un incontro con
Franco Girardet sui problemi generali del nostro
lavoro educativo.
Il programma dettagliato sul prossimo numero.
Il marito della compianta
Marietta Geymonat
nell’impossibilità di farlo personalmente, ringrazia tutte le persone che con
scritti e parole di conforto sono state
vicine in questo triste momento.
Un ringraziamento particolare al Pastore B. Bellion, alla Dott.ssa Cossinelli e tutto il personale del reparto chirurgia, dell’Cfepedale Cottolengo di Pinerolo.
« Non temere: Solo abbi fede ».
Bobbio Pellice, 1“ settembre 1989.
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TORRE PELLICE
Si comunica che l’assemblea generale del 19.4.1980 ha deliberato l’adeguamento della quota sociale a L. 5.000
(cinquemila) come stabilito dalla legge
127/1971. Termine utile; 19 ottobre
1980. Per informazioni rivolgersi alla
direzione o al negozio sociale.
Il presidente : Giordano Giulio
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dal sabato ore 14 al lunedì ore 8
dalle ore 14 della vigìlia del giorno festivo Infrasettimanale alle
8 del giorno successivo presso
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Nella notte dei giorni feriali, dalle ore 20 alle ore 8 (escluso sabato, domenica e vigilia dei festivi) presso {'OSPEDALE VALDESE - Torre Pellice - Tel. 932433.
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la farmacia Muston, giovedì chiusa la farmacia Intarnazionale.
A Luserna San Giovanni: mercoledì chiusa la farmacia Preti,
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Torre Pellice: Tel. 91273
Luserna S. Giovanni: Tel. 90118
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dal sabato ore 14 al lunedì ore 8,
dalle ore 14 della vigilia dei
giorni festivi alle ore 8 dei giorni
successivi ai festivi
le notti dalle ore 20 alle 8.
Il recapito del servirlo è presso
la CROCE VERDE di Perosa Argentina - Tel. 81.000.
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domenica 14 SETTEMBRE
Perosa Argentina: FARMACIA
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Croce Verde Porte - Tel. 74197
Croce Verde Perosa - Tel. 810ÒO
10
10.
12 settembre 1980
PER UNA MEDICINA DELLA SALUTE
"Bambini e farmaci
fi
Una nuova comprensione della medicina può farne uno strumento
per un’esperienza di salute migliore e meno carica di ansia
CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
Dichiarazione su
Gerusalemme
La presentazioiie di questo libro nel risvolto della copertina,
dice:
« L’obiettivo fondamentaie di
questo volumetto può essere
cosi riassunto ’’cerchiamo di
somministrare al bambino, al
momento giusto, solo farmaci
per cui esistono sicure prove di
efBcacia, tenendo anche conto
del fatto che la’ somministrazione di ogni farmaco comporta
non solo heneflci ma anche potenziali rischi’’».
Mi sembra tuttavia che nel
perseguire questo obiettivo, solo
apparentemente banale e scontato, il libro raggiunga una mèta
assai più importante. Quando al
cap. 2 si legge che « questo testo si presenta come una proposta di impegnarsi in modo specifico sul tema della comprensibilità » e più sotto si precisa che
la comprensibilità è una « proposta provocatoria di cambiamento di ruoli », ci si rende conto
che non si tratta solo di uno stimolo all’uso più corretto e più
« scientifico » di determinati strumenti quali i farmaci, ma che la
proposta avanzata è ben più ampia e investe il modo di vivere
e di capire la medicina.
Quale medicina?
Il modello di salute che la nostra società ci ha messo in testa
è senza dubbio questo: sto bene
se non ho malattie, se ogni pezzetto dei mio corpo funziona, se
sono in grado di lavorare fe
quindi di produrre), se il mio
modo di pensare e di comportarmi corrisponde alla normalità.
La salute cioè è la somma aritmetica di tutte queste normalità, ritarda i tecnici, io non c’entro. Si può quindi esprimere questa concezione in questo modo:
-I- visite mediche,-!- medicine, +
analisi = -i- salute.
Se il mio stare male dipende
infatti da un pezzetto del mio
corpo che non funziona, si tratta di eliminare quel sintomo (e
per questo ci sono i medici e le
medicine) e risolvere così il problema. Non ci si domanda se quel
sintomo, quel disagio non sia
piuttosto l’effetto di ima realtà
comune a molte altre persone
che potrebbe essere modificata, e
neppure se l’eliminazione o la
riduzione di quella determinata
anormalità influisca in qualche
modo sulla durata e sulla qualità della nostra vita.
Con il ricorso al medico esprimiamo una completa rinuncia a
risolvere il nostro problema soggettivo, con il ricorso al farmaco
riduciamo il disagio immediato
e ci nascondiamo le altre paure.
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Dino Ciesch, Roberta
Colonna Romano, Niso De Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay.
Marco Pasquet, Aurelio Penna,
Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, Ornella
Sbaffi, Liliana Viglielmo.
Editore: AIP, Associazione Informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono 011/655.278 - c.c.p. 327106
intestato a « L'Eco delle Valli La Luce ».
Redazione Valli: Via Arnaud, 25 10066 Torre Pellice.
Abbonamenti: Italia annuo 9.000 semestrale 5.000 - estero annuo
15.000 - sostenitore annuo 20.000.
Una copia L. 300, arretrata L. 500.
Cambio di indirizzo L. 200.
Pubblicità: prezzo a modulo (mm.
41x40) L. 7.000 più I.V.A.
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna: mortuari
220 - doni 80 - economici 150 per
parola.
Fondo di solidarietà ccp 11234101
intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino.
« La Luce •: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
« L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
L’uso del farmaco diventa allora il surrogato della comprensione del nostro problema. Ma
una popolazione che venga abituata a mettere nelle mani dei
tecnici (medici in questo caso)
la soluzione dei propri problemi,
perde non solo la capacità di risolverli, ma anche la fiducia
stessa in questa capacità.
Il capovolgimento di questa
tendenza consiste nel dare un
segno positivo al concetto di salute, che da « non avere malattie » diventa « stare bene ». Non
si tratta allora di curare, ma di
avere cura, avere cura dello stare bene quindi dell’individuo e
della sua realtà. Cambia l’oggetto di questo aver cura, che non
è più la malattia ma la salute,
ma cambia anche il soggetto. Di
questa medicina della salute non
possono più essere soli artefici
i tecnici, ma tutti diventano artefici come individui e come cittadini. La medicina della salute
non può essere che una medicina partecipata.
Le conseguenze
Le conseguenze di una impostazione di questo genere costituiscono il messaggio centrale di
questo libro, un messaggio tanto importante da mettere in crisi l’intero sistema sanitario: amministratori e politici nella programmazione e organizzazione
dei servizi sanitari, medici nella
loro pratica professionale, utenti nelle loro richieste e aspettative. Tali conseguenze, nello specifico per quanto riguarda i
bambini sono essenzialmente
due:
a) rendersi conto che il bambino, nel suo esprimere una sensazione di disagio (che noi siamo abituati a valutare sempre
e solo come espressione di malattia) è un indivìduo, con una
sua realtà personale e familiare che deve essere compresa
perché si possano cercare interpretazioni e soluzioni non solo in
termini di malattia — e quindi
di farmaci — ma in termini di
realtà particolare, più umana,
più personale.
b) Realizzare quindi che la
comprensione presuppone una
andata e un ritorno, altrimenti
non è possibile. Questo implica
la necessità di un linguaggio comune, l’uso cioè di una terminologia che sia chiara e comprensibile dalle due parti, implica un
approccio e aspettative comuni
e quindi conoscenze comuni, significa anche e soprattutto da
parte di chi « ha cura » del bambino un atteggiamento di ascolto
e di rispetto per indiviiip^re i
bisogni che vengono spesso espressi indirettamente.
Momenti di
« non salute »
Quali domande è necessario
quindi porsi di fronte ad un momento di « non salute » del bambino?
— se c’è sofferenza soggettiva
come eliminarla con il minor
rischio possibile (conoscenza
del rapporto benefici/rischio
dei farmaci);
— se c’è pericolo di una evoluzione verso una sofferenza futura, cioè se il bambino rischia qualcosa per la durata
o la qualità della sua vita,
in questo caso cosa fare;
— nel caso non vi sia sofferenza
soggettiva, né rischio per il
futuro se sia possibile, anziché «normalizzare» a tutti i
costi subito (quindi con i farmaci), la ricerca di interpretazioni non mediche.
Partendo quindi dalle malattie
più frequenti dei bambini, il nostro libro affronta l’esame di casi concreti in base a questa nuova impostazione. Esso si pone
quindi come uno strumento di
dialogo e di comprensione reciproca tra operatori sanitari e
utenti, costituendo così una proposta nuova e onesta di partecipazione.
« Non si esce da una tradizione dì passività e di abdicazione
alla comprensione, semplicemente sostituendo ricette sbagliate
con ricette più giuste o più documentate», avvertono gli stessi
autori a pag. 126. Mi sembra
questa la chiave con cui bisogna
accingersi a leggere questo libro.
Non si tratta di imparare delle
nuove « verità » che si sostituiscono alle passate. La medicina
non ha delle verità da imporre,
ma la possibilità — se avrà la
forza di fare questa scelta — di
essere uno strumento utilizzabile e comprensibile da tutti per
produrre un’esperienza di salute
migliore e meno carica di ansia.
DanieUe Giampiccoli
* M. G. Franzosi, a. Pisacane, G.
Tognoni, Bambini e farmaci. Il
« pensiero scientifico » Editore Roma, 1979, pp. 146, L. 6.500.
4 Sulla base delle precedenti
■ ■ dichiarazioni del Consiglio
Ecumenico delle Chiese, il Comitato centrale si oppone alla
decisione unilaterale di Israele
di annettersi la parte orientale
di Gerusalemme e di riunire la
città, che considera come la sua
«capitale eterna», sotto la sua
sola sovranità.
O Questa decisione è contra^ ■ ria a tutte le risoluzioni dell’ONU su tale problema. Essa
vanifica, nel modo più pericoloso
che esìsta, tutti gli sforzi in vista di pervenire ad una soluzione giusta del problema del Medio Oriente, e mette così in pericolo la pace di quella regione e
del mondo intero.
3 11 Comitato centrale rìaffer■ ma la dichiarazione su Gerusalemme pronunciata dall’Assemblea di Nairobi nel 1975: essa sottolinea che è necessario
guardarsi dalla tendenza a sottovalutare l’importanza che Gerusalemme ha per l’una o l’altra delle tre religioni monoteiste.
Bisogna considerare il destino
di Gerusalemme tenendo conto
delle persone — dei cristiani
così come degli ebrei e dei musulmani — e non soltanto dei
santuari. Per questo, come si
riconosce che lo statuto futuro
di Gerusalemme è legato al destino del popolo ebraico, così non
si può neppure riconoscere tale
statuto senza tener conto del destino del popolo palestinese; è
bene perciò che questo statuto
venga determinato nel contesto
generale della soluzione del conflitto del Medio Oriente nel suo
insieme.
^ Il Comitato centrale invita
• le chiese membro a far pressione in ogni modo possibile su
Israele, tramite i governi dei
loro paesi, per domandargli di
sospendere ogni misura concernente Gerusalemme: ravvenire di
quella città deve figurare all’ordine del giorno di neg:oziati ufficiali, ai quali partecipino Israele e d Palestinesi, sull’autodeterminazione e sulla soluzione del
confiitto del Medio Oriente.
5 Riconoscendo che Gerusa• lemme è un luogo di profonda ispirazione religiosa per tutti
i cristiani e che essi vi sono tutti
molto attaccati, il Comitato centrale prega vivamente il CEC
di svolgere un ruolo attivo esprimendo il sentimento generale
dei cristiani e di aiutare le chiese ad assumere pienamente il
loro ruolo di corresponsabili
nelle decisioni concernenti il carattere futuro di Gerusalemme.
g Inoltre il Comitato centrale
prega vivamente il segretario generale di studiare, in collaborazione con le chiese membro
del Medio Oriente e con il 'Vaticano, la possibilità di cercar
di trovare la soluzione migliore
al problema di Gerusalemme e
questo per mezzo di tutti i possibili mezzi e strumenti efficaci e
appropriati, quali l’organizzazione congiunta o separata di colloqui internazionali e ogni altro
contatto e iniziativa concernente
Gerusalemme. Il segretario generale dovrebbe ugualmente studiare la possibilità di consultare le comunità musulmane ed
ebraiche interessate al carattere
futuro di Gerusalemme al fine
di cercare i mezzi per promuovere la giustizia e la coesistenza
nella Città della Pace.
(Dichiarazione del Comitato
centrale del CEC riunito dal 14
al 22 agosto).
L'Italia oggi
(segue da pag. 5)
altri a riparlare di questo Gesù
Cristo, il Gesù degli Evangeli,
del discorso della montagna, il
Gesù delle parabole, il Gesù certamente crocifisso e senza alcun
dubbio il Cristo risorto. Se noi
avremo l’umiltà e il coraggio di
lasciarlo parlare, allora sarà ben
chiaro che il cristianesimo non
è una religione e che d’altra parte il Cristo è vivente, poiché in
questo si riassume tutto il nostro discorso.
Noi temiamo e combattiamo,
parliamo e ricerchiamo, ma intorno a tutto questo c’è la consapevolezza, talvolta ridotta solo
ad un filo, che il Cristo! è vivente, perciò quando noi dalle piazze d’Italia o in una casa privata,
parliamo dell’Evangelo, parliamo insieme con altre persone
nella consapevolezza che il Gesù
degli Evangeli e delle parabole,
della resurrezione e della croce,
il Cristo e lo Spirito Santo è
presente ed è operante ed è a
questo scopo che noi ci siamo
impegnati.
Noi conosciamo i nostri gravi
difetti, vorremmo però dire con
chiarezza, che è alla predicazione
di Cristo crocifìsso e risorto,
unico salvatore, che abbiamo
consacrato le nostre chiese e le
nostre vite. G. Bouchard
L’assistenza socio-sanitaria
(segue da pag. 2)
se; e ciò sia per quanto concerne le provvidenze da gestire, sia
per quel che riguarda la realtà
degli utenti al cui servizio occorre porre le strumentalità necessarie.
Ecco perché la CIOV, e non
la Tavola — impegnata in tanti
altri problemi nell’intero territorio nazionale ed all’estero — deve provvedere, e soprattutto attrezzarsi per ben provvedere, a
quanto occorre non solo per la
amministrazione degli istituti
ospitalieri (e non soltanto ospedalieri) esistenti alle Valli per le
oc-correnze socio-sanitarie della
popolazione valdese e non valdese, ma soprattutto per condurre la politica di questo delicato settore che attualmente attraversa un momento di ristrutturazione nell’ambito statale. E’
la CIOV che su questi punti risponde, informa, sollecita il Sinodo su quanto occorre per
mantenere, coordinare e sviluppare il settore specifico delle sue
competenze. Questa la linea che
legittimamente il Sinodo e le
chiese debbono attendersi che la
CIOV, quale CSA, segua.
Proposta suicida
Tutto all’opposto, malauguratamente al Sinodo di quest’anno
la CIOV si è presentata con un
« programma di ristrutturazione
dell’ente », del tutto suicida. Infatti si sarebbe voluto che l’Asilo di San Germano venisse sganciato dalla CIOV e passato alla
Tavola; che il Rifugio Carlo Alberto — il cui statuto sancisce
che il « Sinodo delega la CIOV
ad amministrarlo e dirigerlo
quale nuovo ente morale aggregato » — venisse dotato di un
nuovo dispositivo che dovrebbe
sganciare il Rifugio dalla CIOV
per farlo gestire da altra commissione. La CIOV quindi — si
pensa — dovrebbe occuparsi solo più dei due ospedali e se mai,
in una nuova combinazione, anche di quello di Torino!
Non v’è chi non veda l’aspetto
contraddittorio e dissolvente di
tali proposte che fortunatamente
il Sinodo non ha varate, rinviandole a nuovo esame. L’accoglimento di tali proposte o di consimili, animate dalla stessa tendenza, significherebbe anzitutto
l’abolizione della CIOV quale
CSA. Infatti per gestire due ospedali non merita che il Sinodo si
scomodi a promuovere una speciale Commissione amministrativa. Se la politica socio-sanitaria delle chiese valdesi e metodiste si dovesse orientare in tal
senso, tali istituti, come gli altri
due di cui ora i dirigenti CIOV
si vorrebbero disfare, potrebbero
essere gestiti da una commissio
ne nominata dalla Tavola, come
avviene per tutti gli altri istituti
che esplicano attività consimili
nelle altre zone d’Italia e che
dipendono direttamente dalla Tavola. Il Sinodo continuerebbe
ovviamente ad interessarsi del
settore e . della conduzione della
politica socio-sanitaria alle Valli, ma facendo capo alla Tavola
anche per queste incombenze. E’
da questa che il Sinodo attenderebbe il rendiconto di quanto
operato di anno in anno circa il
Rifugio, l’Asilo e i due ospedali,
e non certo dalla commissione
che gestirebbe questi ultimi, la
quale passerebbe anch’essa alle
dirette dipendenze della Tavola.
Sarebbe infatti la Tavola a dover garantire l’unità della politica e delle attività socio-sanitarie
alle Valli.
Un allarme opportuno
E’ questo che pensano di volere i dirigenti CIOV? Mi pare
impossibile! Ma questa sarebbe
la conseguenza logica e pratica
del loro « progetto ».
Non intendo entrare qui in merito ai motivi addotti a sostegno
del deprecato « progetto ». 'Tuttavia, sia la tenuta amministrativa secondo impianti diversi, sia
il dover applicare legislazioni
differenti per i singoli istituti,
sia l’inserimento nella politica
socio-sanitaria della Regione, sono solo difficoltà da sormontare, non già impedimenti inibenti
il funzionamento dell’impianto
CIOV come nel tempo è stato
impostato dal Sinodo. A mio avviso bisogna ricevere tale « progetto » come un allarme opoortunamente fatto squillare dai dirigenti CIOV in vista delle necessità occorrenti per fronteggiare le difficoltà che bisogna
oggi, e tanto più in un non lontano domani, saper risolvere
quando sarà stata varata la riforma assistenziale. Questo l’aspetto reale del problema che
sta davanti alle chiese, specie
delle Valli, e che bisogna affrontare nel quadro di quello altrettanto reale delle necessità della
popolazione delle Valli.
E’ noto il graduale spopolamento montano a cui gli organi
regionali non sembrano provvedere e di cui non pare tengano
conto nell’allestire le provvidenze socio-sanitarie. E’ da attendersi quindi uno sviluppo della
politica socio-sanitaria della
CIOV, non una sua riduzione
nell’attuale momento, né tanto
meno un’abdicazione. Occorre invece una maggiore efficienza, un
più diretto inserimento nelle necessità della zona, un più deciso intervento nel quadro regionale. Ci si attende che per questo sviluppo venga approntato
quanto necessario a seguito dello studio che l’atto 58 del Sinodo 1980 ha voluto assegnare a
chi di dovere.
Giorgio Peyrot